Rassegna stampa Giancarlo Bigazzi

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66 In memoria di un grande autore di canzoni, quale è stato Giancarlo Bigazzi, pubblichiamo un’intervista che il Maestro aveva rilasciato al nostro collaboratore Andrea Direnzo. Il 19 gennaio scorso, il “silenzioso artigiano di successi” è scomparso dopo un lungo periodo di malattia.

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o conosciuto il Maestro qualche anno fa, nel 2008, grazie a sua moglie Gianna, dolce amica, donna di straordinaria umanità e generosità. Era l’inizio di febbraio, ero di passaggio in Versilia e ho trascorso qualche giorno insieme al Maestro nella sua casa a Camaiore. Ricordo con affetto e tenerezza la sua figura, ma soprattutto le appassionanti conversazioni intorno alla musica. In oltre quarant’anni

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di carriera, dopo aver scritto i più grandi successi pop della canzone italiana, dopo aver conosciuto tantissimi artisti, ne aveva da raccontare. Avevo accanto a me il Maestro Bigazzi, l’autore di bellissime canzoni come Un colpo al cuore (Mina), Luglio (Riccardo Del Turco), Lisa dagli occhi blu (Mario Tessuto), Eternità (Ornella Vanoni), Vent’anni (Massimo Ranieri), Montagne verdi (Marcella Bella), Più ci penso (Gianni Bella), Io camminerò (Umberto Tozzi), Un amore grande (Loretta Goggi), Inevitabile follia (Raf), Ci vorrebbe il mare (Marco Masini),

Non amarmi (Aleandro Baldi e Francesca Alotta), Gli uomini non cambiano (Mia Martini), Cyrano (Francesco Guccini) e la lista potrebbe continuare ancora per molto. Alcuni di questi artisti, devono il loro successo al Maestro, ottimo talent scout e produttore; infatti, verso la metà degli anni ‘80, formò una vera e propria “scuderia Bigazzi” che faceva capo a Settignano, nella sua casa sulle splendide colline fiorentine. Sorrideva (e sorridevo anch’io) quando parlava della sua avventura con gli Squallor, gruppo goliardico che nacque nei primi anni ‘70 e che aveva come unico scopo quello di divertirsi, anche se poi “giocando e scherzando” hanno inciso dischi per circa 25 anni. Mi raccontò della sua esperienza nel cinema, come autore di colonne sonore (Meri per sempre, Ragazzi fuori e Mediterraneo, Premio Oscar nel ‘91). Con il Maestro Bigazzi se ne va un pezzo di storia della canzone italiana, quella esportata in tutto il mondo e che ha contribuito a fare grande il nome della nostra Italia. Custodirò il suo ricordo con cura e affetto, insieme alla sua immagine di uomo forte e fragile allo stesso tempo, all’immancabile sigaretta tra le mani, a quella verve speciale e inconfondibile


67 di “toscanaccio” purosangue. Grazie per quanto ci hai regalato in musica Maestro, in emozioni, in vita! Siamo nel soggiorno di casa Bigazzi. Iniziamo a parlare a raffica di musica e di canzoni. Aziono il registratore nel momento esatto in cui comincia una bellissima e straordinaria storia: “C’era una volta un vispo ragazzetto fiorentino a cui la madre aveva insegnato un po’ di solfeggio e qualche accordo…” Proprio così, quello che so di musica è tutto qui! In seguito è stato determinante l’incontro con Riccardo Del Turco, di cui ero molto amico e che si esibiva a Firenze nei night insieme all’Orchestra Rauchi. Accadde che tra il ‘64 e ‘il 65, Del Turco terminò il suo contratto con la RCA e cercava nuove canzoni da proporre in giro. Ho cominciato a frequentare casa sua e nacque un’intensa collaborazione. Un giorno ci recammo a Milano e grazie a lui ho conosciuto il mitico Ladislao Sugar, il suocero di Caterina Caselli, che ha subito fiutato il mio talento e mi ha ingaggiato per 150 mila lire al mese, che all’epoca erano una buona cifra, come lavorare in banca alla grande! Qui ho trovato un funzionario, Ettore Carrera, che mi ha aiutato moltissimo; ricordo che mi mandarono a Roma a collaborare con un produttore, Enrico Polito, con cui ho poi scritto Rose rosse. Ho iniziato così a frequentare l’ambiente, a crearmi delle amicizie, da cosa nasce cosa… così ho cominciato! Qual è stata la sua prima canzone composta? Un colpo al cuore, che avevo scritto per me, senza nessuna pretesa, per farla sentire agli amici delle orchestre di Firenze, ma che poi incise per la Durium Mario Zelinotti, partecipando a Un Disco per l’Estate del ’68 e poi al Cantagiro... Sbaglio o la incise anche Mina?

Sì, la fece anche lei dopo aver sentito la versione di Zelinotti, che a mio parere aveva un arrangiamento poco convincente. Mina fiutò il potenziale del pezzo, ne fece un arrangiamento giusto e fu un medio successo. Per me che ero un giovane autore fu quello comunque un tassello importante. E poi cosa accadde? Ci furono un paio di episodi fulminanti con Del Turco, ossia Luglio e Cosa hai messo nel caffè, con cui iniziarono ad arrivare i primi soldi della S.I.A.E. Pensa un po’ che con il primo assegno di 12 milioni di lire potei comprarmi una casa a Firenze! Da quel momento in poi ho avuto la strada facilitata, ero già dentro, ero molto conosciuto, molto richiesto, cosicché iniziai a produrre io stesso. A questo punto è necessario fermarsi un attimo per elencare solo alcuni tra gli artisti più importanti prodotti o seguiti dal Maestro Bigazzi: Massimo Ranieri, Gianni e Marcella Bella, Umberto Tozzi, Raf, Aleandro Baldi, Marco Masini, Mia Martini e Fabrizio Moro. Maestro, le va di dire qualcosa a proposito di qualcuno? Certo! Cominciamo da Massimo Ranieri… Eravamo verso la fine degli anni ‘60 e il suo vero produttore, Enrico Polito, era ammalato e non si riprese più. Dunque, io seguivo tutto il lavoro con lui, con l’orchestra e con il mio amico Totò Savio, che scriveva musica molto bene. Ricordo che Ranieri era seguito dal padre. Era un ragazzino, che con passione e impegno è diventato il grande artista che tutti conosciamo. Ancora oggi le sue canzoni sopravvivono perché lui è ancora in auge. È stato un incontro davvero incredibile! Ma devo ammettere che la fortuna non mi è mai mancata negli incontri… Tra i più importanti, sicuramente quello con Umberto Tozzi? Si, Tozzi era un ragazzo che cantava bene. Mi fu presentato nel ‘75 come l’autore di Un corpo e un’anima di Wess e Dori Ghezzi. Franco Daldello, che era il direttore delle Edizioni Sugar in quel

momento, mi mandò questo promettente ragazzo per fargli scrivere qualcosa. Venne giù a Firenze e realizzammo insieme un provino di una canzone intitolata Mi manca; da qui l’idea di realizzare un intero lp, Donna amante mia, che ebbe discreta fortuna. Da quel momento in poi abbiamo dato vita a successi straordinari che hanno avuto un enorme riscontro internazionale come Ti amo e Gloria, incisa da Laura Branigan negli Stati Uniti. Ti racconto un aneddoto: il grande direttore d’orchestra Herbert von Karajan durante un’intervista con Luzzatto Fegiz, gli chiese per favore di interrompere poiché in televisione c’era Tozzi con Gloria e non voleva assolutamente perderselo! E von Karajan non era certo l’ultimo arrivato! Negli anni ‘80 è arrivato invece Raffaele Riefoli, in arte Raf… Me lo segnalò un mio amico che aveva un negozio di articoli musicali. In quel periodo era in un gruppo che si chiamava Cafè Caracas insieme a Ghigo Renzulli, poi chitarrista dei Litfiba. Beccammo Self Control, su cui ci lavorai

Gli Squallor

Giancarlo Bigazzi

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un anno. Quando poi attuammo il passaggio in italiano, scrissi per lui Inevitabile follia. È un autore forte, bravo, ricercato. Nel frattempo nacque anche l’idea di un trio vincente, vero? Si, quello formato da MorandiTozzi-Ruggeri che trionfò al Festival di Sanremo del ‘87 con Si può dare di più. L’idea nacque da Mario Ragni, in quel momento direttore artistico della Ricordi, che voleva mandare a Sanremo tre nomi conosciuti. Ci lavorammo un po’ e dopo aver trovato i tre artisti, abbiamo buttato giù la canzone, molto semplice ma forte allo stesso tempo. Ruggeri provò a fare un testo ma non funzionava; allora ci misi le mani io e finalmente la realizzammo. Quell’anno al festival c’era Pippo Baudo; alle prove si capì subito che erano loro i vincitori. Altro sodalizio importante è stato quello con Marco Masini… Masini era il tastierista di Tozzi e Raf e con me faceva il programmatore ed era bravissimo come vocalist. Il provino di Si può dare di più, infatti, lo registrò lui. Insieme abbiamo realizzato tutte le canzoni del suo primo periodo: da Disperato a Perché lo fai, fino a Ci vorrebbe il mare. Un pensiero doveroso anche su Aleandro Baldi… Aleandro è l’artista che mi sta nel cuore più di tutti. Un amico mi portò una cassetta con le canzoni scritte da questo ragazzo cieco. Lì per lì pensai: “Madonna, che…”, ma poi ho ascoltato delle canzoni straordinarie, profondissime, tutte di 10 o 12 minuti, tra l’altro cantava da far paura! L’ho poi incontrato ed ho trovato una persona agguerrita, senza paura. L’abbiamo portato a Sanremo nel ‘86 con La nave va, che si classificò al secondo posto dei Giovani.

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Nel tempo ci abbiamo riprovato e nel ‘92 abbiamo trionfato con Non amarmi, un successo internazionale inciso addirittura dalla coppia Jennifer Lopez e Marc Anthony. E per concludere in bellezza, Mia Martini… È stato l’incontro più eccitante della mia carriera! Come è arrivata in casa Bigazzi? I suoi produttori, Gabriele Varano e Giovanni Sanjust, mi hanno telefonato dicendomi che volevano mandare Mimì al Festival di Sanremo. Sono venuti a Firenze e qui è nata Gli uomini non cambiano… (Interviene Gianna): Lei era tanto che voleva giungere a te, Giancarlo... Può darsi, ma io la racconto come la vedo io! Lei faceva parte di un altro giro, aveva altri autori che scrivevano per lei, ad esempio Dario Baldan Bembo. Tornando a Gli uomini non cambiano, è nata una mattina insieme a Marco Falagiani, mani sul pianoforte, una frase


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semplicissima ma condita bene. Lei non era entusiasta del pezzo, però capiva la forza commerciale della cosa. Sai la gente da me viene per questo! Per me è stato un incontro divertente e fruttifero. Mimì faceva la differenza quando cantava, non tanto vocale quanto mentale. È l’artista più vera che ho incrociato in vita mia, brava anche sul piano musicale, perfezionista, preparata. Cosa ha perso la canzone italiana con lei? Tantissimo! Ha perso l’unica all’altezza di Mina, che ancora oggi impazzisce per Mia Martini e ne è una grande estimatrice. Mimì non era una cantante, era un’interprete profonda. Maestro, supponiamo per assurdo che Mimì fosse ancora qui tra noi. Come si collocherebbe nell’attuale panorama musicale italiano? Sarebbe in cima, era la Piaf italiana. Era un’artista molto conosciuta, che faceva anche discutere. In buona sostanza era fortissima!

Abbiamo nominato prima Totò Savio, con cui ha condiviso tanti successi e la goliardica avventura degli Squallor… Sì, è il migliore amico della mia vita! Eravamo molto uniti. Una persona di un’onestà e di una capacità musicale straordinaria. Qualche anno fa è scomparso (nel 2004, n.d.a.), e mi manca tanto! Nel 2002, Mina ha cantato un suo pezzo, nell’album Veleno coinvolgendola anche vocalmente. Come nasce questa curiosa collaborazione? Portai il brano Il pazzo al figlio Massimiliano e lei lo trovò fortissimo. Quando l’ha inciso, mi trovavo in studio e lei mi disse: “Dai, facciamolo in duo!”. E che le dicevo no? È nato tutto per gioco, lei gioca sempre altrimenti non si diverte.

Con Cyrano ha suggellato un’altra collaborazione importante, quella con Francesco Guccini. Ci sono altri artisti con cui le sarebbe piaciuto collaborare? Fabrizio De André sicuramente, ma anche Lucio Battisti. Guardando al panorama musicale presente, c’è qualche giovane artista che le piace? Tiziano Ferro mi piace più di tutti. Ma anche Giorgia, Elisa, Laura Pausini e i Negramaro. Se dovesse scegliere tre canzoni del suo canzoniere? Direi Gloria, Ti amo, Rose rosse e… Montagne verdi, Eternità, Vent’anni, Si può dare di più, tre sole non bastano! Conserva tutti i dischi prodotti o in cui sono presenti sue canzoni? No, purtroppo no. Non ho nessun archivio…

(Interviene Gianna): Pensa se avessi cantato sul serio, Giancarlo! Con questa tua voce sporca saresti stato il “Joe Cocker italiano”! (ridiamo tutti, n.d.a.) Ci sono stati artisti che hanno frequentato casa Bigazzi ma con cui non si è riuscito a far nulla? (Gianna): Sì, Loredana Berté, Patty Pravo, Zucchero… (Bigazzi) Si, Zucchero! Nei primi anni ‘80 è venuto e mi ha fatto sentire del materiale; l’ho ascoltato, ma mi sembrava Tozzi! Con le altre due signore è stato impossibile collaborare a causa del loro caratterino… (Gianna): Anche Andrea Bocelli venne verso la fine degli anni ‘80. Era il periodo in cui si produceva Aleandro Baldi. Ad Andrea piacevano molto le canzoni di Aleandro, le avrebbe volute cantare lui. Gli demmo comunque dei consigli... E chi avrebbe immaginato che avrebbe poi avuto un successo internazionale?

Disinnesco la registrazione. Penso che l’archivio delle sue canzoni è presente nel DNA del nostro Paese, nei cuori di quanti le hanno ascoltate, cantate e inglobate nella propria esistenza. Continuo a chiacchierare con il Maestro e con Gianna. Si fa presto sera. Vado a dormire con un tesoro in più nel cuore. Grazie Maestro!

Con la moglie Gianna

Giancarlo Bigazzi

· RARO!


Festival News daily giovedì 19 febbraio 2009 - Pagina 6

GIANCARLO BIGAZZI, è LA MUSICA Incontro all’Hotel Londra con la signora Gianna, moglie del grande maestro toscano. Nei salotti festivalieri abbiamo incontrato la moglie Gianna, a Sanremo con la famiglia per seguire le sorti della giovane scoperta Barbara Gilbo. Un’occasione ghiotta per ripercorrere la carriera di uno dei maggiori autori di musica italiana. Ecco alcuni estratti dell piacevole chiacchierata. di Tiziana Pavone Come furono gli esordi? Giancarlo è sempre stato un creativo. Studiò Economia e Commercio. Si trasferì a Roma e fece il bancario per tre anni, ma in testa suonavano solo canzoni. Arrivò il momento degli incontri fortunati, perchè Giancarlo frequentava la dolce vita, faceva le ore piccole e a gran fatica si alzava la mattina per vestire i panni dell’impiegato. Conobbe in quel modo i grandi cineasti con i quali collaborò in seguito. Con il primo contratto editoriale alla CGD (ora Sugar), lasciò per sempre il primo mestiere, mai amato. Il successo arrivò subito. Noi ci eravamo già conosciuti, in Toscana. Siamo nei ‘60. Lo persi di vista, appunto quando si trasferì a Roma. La sua prima canzone la ascoltai per radio e fu davvero una sorpresa, Un colpo al cuore. La cantò Mina. Scrisse anche per Riccardo Del Turco il suo primo successo europeo (Luglio), Mario Tessuto (Lisa dagli occhi blu), Renato dei Profeti (Lady Barbara). Ha iniziato a scrivere i testi per le sue musiche perchè non c’era nessuno che lo accontentava. Negli anni settanta continuò la sua carriera di autore, collaborando con altri

grandi storici della canzone, come Totò Savio (insieme, per Massimo Ranieri Rose Rosse, Erba di casa mia e altri successi). Nel ‘71 ci incontrammo di nuovo e scoppiò il grande amore. Da allora non vi siete più lasciati e ha condiviso con lui tutta la carriera... Si. Rose rosse è tra le mie canzoni preferite. Fa riferimento alla vita reale. Fu l’unica volta che ricevetti così tante rose, non passavano per la porta. Dal ‘71 non ci lasciammo più e io vissi tutti i successi con lui. Mi ricordo che per festeggiare in modo goliardico i suoi successi, con Daniele Pace (a cui si aggiunge il musicista Totò Savio, e i discografici Alfredo Cerutti, Elio Gariboldi, ndr) creò gli Squallor. Con Gianni e Marcella Bella realizzò Montagne verdi, Non si può morire dentro, Più ci penso, ecc. E poi ancora altre importanti collaborazioni che lo portarono a fabbricare un successo dietro l’altro, senza soste. Fino a incontrare Umberto Tozzi, per il quale produce e compone hit (Donna amante mia, Io camminerò, Ti amo, Tu, Gloria, Stella stai). Ricordo anche quel sanremese Si può dare di più (cantata da Tozzi con Enrico Ruggeri e Gianni Morandi). Scrisse Un amore grande per Pupo. Dalla Vanoni a Guccini, citare tutti è difficile...Poi anche per il cinema (Mary per sempre, Ragazzi fuori di Dino Risi, Mediterraneo di Salvatores, per citarne alcuni).

Come dice tra stupore e ammirazione, una sua amica, Mara Majonchi: Giancarlo Bigazzi è un vero genio! Ogni volta che decide di fare un successo, lui lo fa! Si. Mara l’ammiro molto, è un’amica. Confermo. Lui è sempre stato così: un grande creativo. E pensare che non ha mai studiato solfeggio, benchè la madre fosse insegnante di musica. Non ha fatto il conservatorio, odiava il pianoforte. Iniziò con incoscienza a suonare il contrabbasso, andava per i fatti suoi, col fischio. La musica ce l’ha nel DNA: è stata la cosa più importante della sua vita. Io vengo dopo. Ha scritto davvero per tutti. Il suo modo di


lavorare non è mai cambiato: gli interpreti sono differenti, ma su ognuno lui ha cucito l’abito giusto. E’ stata la formula che ha permesso di salvare i conti di grosse aziende. Tanto che a Milano, negli anni ‘70, anni lontani dalla crisi di oggi, davanti alle fabbriche del disco, vennero eretti striscioni per elogiarlo, per dire che grazie a lui la ditta era salva. Ha fatto vendere tanti dischi... Tra tanti artisti che sono passati in Toscana, in tutti questi anni, chi ricorda di più? Senz’altro Mia Martini. La porto nel cuore. E la prego di citarla ogni volta che può capitare, tra i grandi. Vengono fatti altri nomi. Del suo ci si dimentica troppo spesso. Invece lei è stata una grande interprete. Consiglio sempre l’ascolto di suoi dischi, alle giovani in carriera. Quando mancò, stavamo ideando un progetto che l’appassionò molto... Stimava molto Giancarlo, che le scrisse Gli uomini non cambiano. E’ Bigazzi l’autore scelto da Ranieri (si sono conosciuti quarant’anni fa), per portare sul palco Barbara Gilbo. La giovane cantautrice ha collaborato nella stesura della canzone, scritta a tre mani, con Martelli, un altro talentuoso giovane della scuderia Bigazzi.


Intervista a Giancarlo Bigazzi

Una rapsodia con Mia Martini - Maestro, la sua opinione su Mia Martini? - Come è nata la vostra collaborazione? Indiscutibilmente una grande artista che ho avuto la fortuna d’incontrare nella mia lunga carriera, tramite Gianni Sanguist, perchè la stessa Mimì aveva espresso il desiderio di poter collaborare direttamente con me. - Lei ha firmato nel 1972 un brano inciso da Caterina Caselli “Meglio morire che perdere te” su musica di Dario Baldan Bembo. E’ stato ripreso da Mia Martini con il titolo “La nave” con un testo diverso firmato da Luigi Albertelli nell’album “Nel mondo una cosa”. Conosce il motivo legato a questa decisione? Forse dovuto a diritti editoriali delle due diverse case discografiche CGD e Ricordi? No, ne ero all’oscuro... - Nei primi anni ’70 Mia Martini vince il “Festivalbar 1973” con “Minuetto” ex aequo con “Io domani” , scritta da lei per Marcella, allora sua pupilla. Ha pensato in quel periodo di proporre a Mimì qualche sua composizione? C’è stato qualche

l’inedito “Fammi sentire bella”. Ci può raccontare le vicissitudini legate a questo brano, che sembra sia stato provinato anche da Laura Pausini, prima del suo exploit con “La solitudine”? Il coautore Angelo Valsiglio mise una condizione, cioè di mandare a Sanremo “Fammi sentire bella” al posto de “ Gli uomini non cambiano”;. Successivamente fatti sentire i due provini al mondo discografico fu presa la decisione di mandare “ Gli uomini non cambiano”; D’allora non ho avuto più rapporti con Valsiglio, mentre il provino é attualmente in mano alla Sugar di Caterina Caselli. - Dal ’93 in poi, è terminato il vostro breve ma intenso connubio artistico. C’è chi asserisce perché non ha portato i frutti sperati, dal punto di vista commerciale. E’ stato realmente così? No, il motivo è perché Mimì in quel periodo cambiò spesso casa discografica e decise di andare a Sanremo con la sorella, anche se, ricordo che nei suoi progetti c’era quello di realizzare un disco in cui tutti i pezzi parlassero della luna,poi un altro suo progetto era un disco di cover con alcune mie canzoni: -Eternità (O. Vanoni)

tentativo, in tal senso?

-IO domani (M.Bella)

Anche se in quel periodo lavoravo con Marcella Bella sono sempre stato un estimatore di Mia Martini, se in quel periodo non ho lavorato con lei è semplicemente perché non eravamo nello stesso giro.

-Ci vorrebbe il mare (M.Masini)

- Dopo la partecipazione a Sanremo ’92 con “Gli uomini non cambiano” Mia Martini ha detto: Bigazzi è ormai il mio salumiere, quando ho bisogno dell’affettato, mi rivolgo a lui. Così è nata “Rapsodia”. Che ricordo ha di questo brano e della straordinaria partecipazione alll’Eurofestival? Ho un bellissimo ricordo, perché era tale il piacere di sentirla cantare che riusciva sempre ad emozionarmi. - Molti fans sperano che venga pubblicato

-Un colpo al cuore (Mina) -Io camminerò (U.Tozzi) - Maestro, lei ha lavorato con grandi interpreti femminili come Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Milva, Marcella e Mia Martini. Con chi ha avuto più difficoltà e con chi si è trovato maggiormente in sinergia? Le mie preferite sono sempre state Mina e Mia Martini











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