12 ottobre - Piattaforma rivendicativa studentesca regionale

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DAGLI STUDENTI

LA PUGLIA RINASCE

12 OTTOBRE 2018 PIATTAFORMA RIVENDICATIVA STUDENTESCA

Puglia



PIATTAFORMA RIVENDICATIVA STUDENTESCA UNIONE DEGLI STUDENTI PUGLIA e RETE DELLA CONOSCENZA PUGLIA

Le condizioni dell’istruzione in Puglia sono sempre più precarie. In questa fase storica, caratterizzata da un governo nazionale più che discutibile in quanto a democraticità dell’agenda politica e propensione all’inclusività sociale, da un ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, espressione di una visione di istruzione elitaria e privatizzata, che con misure di facciata tenta di svolgere un ruolo pacificatore di fronte alle istanze della popolazione studentesca (promettendo di stanziare, ad esempio, 7 miliardi di euro per l’edilizia scolastica - in seguito divenuto 1 solo miliardo - e promettendo di ridefinire il ruolo dell’alternanza scuola-lavoro e dell’esame di stato), la nostra regione vive, parallelamente, di problematiche strutturali irrisolte. Basti pensare all’incremento del 37,5% dei NEET al Meridione: tra i giovani compresi tra i 15 e i 29 anni, 796 000 non possiedono alcun titolo di studio 824 000 non possiedono un diploma e 201.000 non possiedono una laurea (fonte: ISTAT). Davanti a questi numeri allarmanti, che dimostrano l’assenza di possibilità di accedere alla cultura e una povertà strutturale causa di analfabetismo diffuso, il governo non ha attuato alcuna strategia di risoluzione ma ha preferito istituire un ministero per il Meridione senza portafoglio e che non sembra avere affatto finalità redistributive delle risorse dal Nord al Sud. Guardando allo scenario regionale pugliese, peraltro, assistiamo imbarazzati alla fase di stallo della giunta e del consiglio regionale che tra continui rimpasti e maggioranza in bilico non riesce a produrre interventi realmente incisivi per le condizioni del territorio. Infatti, nella nostra Regione, la povertà è una condizione che subiscono molti studenti e su cui non vi sono provvedimenti sistematizzati: a conferma delle nostre preoccupazioni, i dati rilasciati dall’USR Puglia fotografano per l’anno scolastico 2018/2019 un calo di iscrizioni pari a quasi 13000 studenti, per le scuole di ogni ordine e grado della nostra Regione, in controtendenza rispetto alle previsioni dello stesso Ministero dell’Istruzione che si attestavano a 8000 unità. In Italia, la condizione del diritto allo studio diventa di anno in anno sempre più preoccupante. Dalle borse di studio ai posti letto negli studentati, sino al servizio mense e ai trasporti, gli studenti universitari italiani si trovano in estrema difficoltà ad affrontare ogni nuovo anno accademico come una rincorsa nelle diverse graduatorie, che potrebbero vederli vincitori o esclusi da un loro diritto per decimi di punti.


A fronte di un aumento dei richiedenti delle borse di studio, proprio a causa dell’impoverimento generalizzato delle famiglie, sono sempre di più gli studenti e le studentesse che restano esclusi dall’assegnazione di un posto alloggio, seppur idonei, per via delle strutture insufficienti. A Bari, stando alle graduatorie provvisorie, su 2121 domande sono disponibili solo 1334 posti e ciò determina centinaia di studenti esclusi e a rischio abbandono degli studi. Ciò significa che sebbene, grazie al nostro incessante lavoro all’interno del cda adisu, la figura dell’idoneo non beneficiario di borsa di studio sia stata ormai quasi eliminata in Regione, questa condizione di ingiustizia continua a ripetersi per quanto riguarda il posto alloggio. E noi non ci stiamo! Alla luce di questo quadro allarmante il 1 ottobre Link ha lanciato a livello nazionale una consultazione studentesca “La nostra vita non è un gioco: ora parlano gli studenti” che si terrà dal 22 al 26 ottobre per prendere parola come studenti e studentesse su quelli che sono i nostri reali bisogni durante il nostro percorso di formazione verso la Legge di Stabilità, in cui il quadro della realtà dello studente medio italiano emergerà con forza per riuscire a far percepire a questo Paese, al suo Governo e ai diversi governi regionali quali sono gli ostacoli che troviamo sul nostro percorso accademico di anno in anno e che obbligano migliaia di studenti ad abbandonare gli studi o a rinunciare all’iscrizione. L’ultima misura attuata dal Governo nazionale sulla scuola è la direttiva “Scuole Sicure”: un piano che mira ad intensificare la “sicurezza” all’interno delle scuole attraverso la militarizzazione e il controllo delle scuole (con misure quali il daspo scolastico ad esempio) rivolto ad alcune “cittàpilota”, tra cui quella di Bari. Questo intervento non ci appare realmente in grado di garantire la sicurezza nelle scuole, perchè pensiamo che incrementando la repressione non si agisca sui problemi strutturali dei nostri istituti, che molto spesso non possiedono i requisiti minimi di sicurezza in termini di edilizia e di garanzia di accesso agli stessi spazi. I dati relativi all’istruzione si scontrano con la percentuale di popolazione costretta a migrare dalla nostra Regione: l’assenza di un tessuto produttivo all’altezza degli standard nazionali, europei e la mancanza di investimenti in welfare favoriscono l’incremento delle disuguaglianze materiali, già fortemente presenti nel Meridione e non forniscono alcuna prospettiva di futuro. Pensiamo che la questione meridionale debba essere al centro dell’attenzione delle politiche governative sui diversi livelli investendo risorse economiche su scuole e università, dando valore alla terza missione dei luoghi della formazione che riguarda proprio il rapporto col territorio e i benefici che ne conseguono sul piano culturale, sociale, economico. Le nostre scuole e le università pugliesi contano diversi studenti diplomati e laureati che potrebbero agire sul proprio territorio di nascita, lavorando, continuando a studiare, migliorandolo e ripensandolo dal punto di vista produttivo e socio-culturale: è qui che risiede la funzione sociale e rivoluzionaria della formazione e la via d'uscita dall’empasse che stiamo vivendo. Alcune misure risalenti agli ultimi governi come ad esempio “Resto al Sud” e il “Patto per la Puglia”, sembrano essere molto parziali e poco redistributive delle risorse, e soprattutto non esistono misure mirate che agiscano per il reinserimento nei percorsi educativi di chi ne resta escluso, né investimenti strategici occupazionali per chi non studia e non lavora o per coloro che pur essendosi laureati in Regione non trovano sbocchi occupazionali coerenti col proprio percorso di studio.


Il progetto “Diritti a scuola”, lanciato nel 2007 dalla Regione Puglia, per abbattere la dispersione e qualificare il sistema scolastico ha rappresentato un’avanguardia ma risulta, ad ogni modo, parziale e una risorsa contingenziale per le scuole a fronte dei pochi finanziamenti strutturali. L’emergenza desertificazione sociale colpisce soprattutto nella fascia studentesca e giovanile. Crediamo che la povertà culturale, economica, relazionale che mette a rischio il nostro presente e il nostro futuro in Puglia ( quasi la metà della popolazione è in stato di disoccupazione), sia legata alle numerose barriere economiche scolastiche e universitarie, poichè l’accesso all’istruzione fortemente limitato, se non irraggiungibile per numerose famiglie non produce emancipazione e nuove opportunità. È per questo motivo - forse - che in Puglia si verificano uno dei tassi di dispersione scolastica più elevati del Paese (17,7%) e un’ elevatissima percentuale di minori in povertà relativa pari al 27% che ad oggi non consegnano alcune prospettiva per il futuro di questa Regione. L’assenza di un accesso universale alla formazione in questo contesto non solo non permette ai luoghi della formazione di adempiere al loro ruolo di ascensore sociale, ma li configura come spazio di riproduzione delle diseguaglianze, alimentando anzi l’idea di una “scuola di classe”, dove è possibile accedervi e arrivare alla fine del proprio percorso di studi solo in relazione alla propria condizione materiale di partenza. Ad oggi la spesa media che uno studente è costretto a sostenere per iscriversi a scuola è pari a 526€ solo per il corredo scolastico. I dati sulla nostra Regione ci dimostrano che la vera crisi in atto è educativa: 1 studente su 3 abbandona gli studi nella città di Foggia; il 18% degli studenti tarantini viene bocciato e il 15,5% dei 15enni tarantini cerca lavoro invece di andare a scuola; la povertà strutturale (4a città più povera d’Italia) e l’assenza di prospettive di lavoro ad alta formazione che investe il territorio brindisino condiziona estremamente la scelta degli studi (il 41,1% si iscrive ad istituti tecnici e professionali con il solo obiettivo di trovare immediatamente lavoro appena finiti gli studi); nella città di Lecce il 30% della popolazione ha abbandonato gli studi dopo aver conseguito la terza media. Nonostante queste premesse, il Governo regionale non individua ancora come priorità politica investire nel finanziamento alla Legge Regionale per il Diritto allo Studio Scolastico e, anzi, promuove misure fortemente parziali come l’attuale sistema di rimborso del 25% del costo complessivo d’uso regionale che, sebbene parta da una nostra proposta, presenta dei fortissimi limiti legati ai criteri di reddito escludenti e al rimborso parziale della spesa. Sul fronte del diritto allo studio universitario, invece, ci sono stati alcuni avanzamenti portati avanti negli ultimi anni, sebbene ci siano ancora nodi scoperti che riguardano il futuro di migliaia di studenti pugliesi: i tempi di erogazione delle borse di studio, la questione dei tempi di percorrenza di alcune tratte per i quali gli studenti di alcuni comuni come Andria, Ruvo, Corato (Bari- Bat) che ad oggi sono considerati “pendolari” ai sensi del bando Adisu, secondo noi dovrebbero essere considerati “fuorisede”, questione già discussa in sede di CDA e che è nostra intenzione riaprire, a difesa del diritto alla mobilità degli studenti interessati da questi disagi. Infine, anche sul piano dei servizi Adisu, come ad esempio il prestito libri o le mense, va proseguita un’azione strategica di monitoraggio e di risoluzione delle problematiche insieme alle istituzioni preposte, partendo dall’ascolto delle irregolarità o delle criticità rinvenute dagli studenti.


Ormai 9 anni fa gli studenti e le studentesse pugliesi ottennero una vittoria storica, ossia l’approvazione e la ratifica della legge regionale sul diritto allo studio. Questa vittoria è rimasta tale solo ed esclusivamente sulla carta poiché data la crisi economica, che allora era agli albori, non ha mai ricevuto gli investimenti necessari alla messa in pratica delle norme presenti nella legge, con la mission di garantire a tutti e a tutte un’istruzione realmente gratuita e di qualità. Oggi, questa legge, purtroppo mai finanziata, va rivista e aggiornata alla luce delle trasformazioni verificatesi nelle scuole (es. l’obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro). E’ sempre più urgente attuare quanto scritto in alcuni articoli della L.R. 31/2009, garantire un sistema di comodato d’uso gratuito dei libri di testo (e non a rimborso del 25% del costo complessivo come è ad oggi), finanziamenti per la messa a norma degli istituti, regolamenti stringenti per i progetti di alternanza scuola-lavoro per evitare i troppi casi di sfruttamento presenti nella nostra Regione e finanziamenti per progetti autogestiti studenteschi e per l’apertura delle scuole oltre le ore di lezione. Un’alta percentuale di studenti, per investire sul proprio futuro, si trova costretta dunque a dover cambiare città o Regione, talvolta rinunciando a vivere nella propria città natale e producendo uno spostamento di competenze e di ricchezze troppo spesso non riconosciuto, e questo nonostante il loro originario desiderio di influire positivamente sul territorio in cui vivono. Servono nuove forme di welfare studentesco in grado di garantire una piena cittadinanza per i soggetti in formazione. Per welfare studentesco intendiamo l’insieme delle iniziative concrete nella pianificazione dei servizi, delle agevolazioni, degli interventi che direttamente o indirettamente contribuiscano a migliorare la condizione dei soggetti in formazione all’interno del territorio in cui vivono, siano essi residenti, fuorisede, italiani o stranieri, delle scuole superiori o universitari, di ITS o AFAM. Noi studenti non vogliamo più essere una parte viva della cittadinanza cui viene impedito di incidere politicamente, socialmente, culturalmente nei nostri spazi vitali. Oggi nelle città si gioca un’importantissima partita, uno scontro, spesso impari, tra i grandi interessi privati e speculativi e la volontà collettiva di partecipazione democratica. Come soggetti in formazione vogliamo essere protagonisti fino in fondo di questa partita, per costruire una serie di garanzie sociali capaci di favorire percorsi di vita rispettosi dell'autonomia del singolo nella propria progettazione umana, lavorativa e formativa. Vogliamo riprenderci e vivere le città uscendo dal velo dell’invisibilità e costruire una gestione dei territori partecipata, fondata su cittadinanza inclusiva e partecipazione. Per cittadinanza studentesca intendiamo nuovi diritti e pratiche innovative sul piano del welfare municipale regionale e nazionale per i soggetti in formazione riconosciuti come soggetti attivi nello sviluppo dei territori. Come studenti e studentesse di questa Regione vogliamo riprendere il controllo sulla gestione dei nostri territori, costruire nuove prospettive di vivibilità della città e strategie per la crescita dei nostri territori che ci permettano di superare l’attuale contraddizione di “città non universitaria” o “centro periferico”, mettendo la formazione e la promozione dei diritti al centro dello sviluppo delle nostre città, che devono essere ripensate a misura di studente in quanto pieno cittadino della città in cui studia, si muove e cresce. Il campo d’azione per investire concretamente nella formazione deve essere ampio ed inclusivo. Occorre finanziare le strutture scolastiche ed universitarie, incentivare l’accesso ai canali di formazione diretta e indiretta, agevolare e potenziare il trasporto pubblico, garantire il diritto all’abitare e la tutela degli studenti in stage, pianificare un sistema di reddito di formazione


costituito da erogazioni monetarie dirette e da agevolazioni indirette per l’accesso ai servizi e alla produzione culturale, anche in autonomia rispetto al percorso formativo. Nelle nostre città vogliamo contare, vogliamo poter dire la nostra sulle ripetute ingiustizie che continuiamo a subire sulla nostra pelle. Tutti parlano di noi studenti ma nessuno parla con noi studenti. Per troppo tempo abbiamo pagato sulla nostra pelle per responsabilità che non ci appartengono, siamo stati costretti a fare lavoretti di fortuna o ad indebitarci per pagarci gli studi. La Regione Puglia, l’A.di.su. Puglia, l'Ufficio Scolastico Regionale, il Governo nazionale: tutti parlano di giovani come priorità assoluta per il Paese ma nessuno di loro ha mai risposto alle nostre richieste e ai nostri bisogni. Non è più possibile ignorarci: in questo Paese serve una scossa!

Per queste ragioni il 12 ottobre scendiamo in piazza per: • • • • •

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una carta di cittadinanza regionale per i soggetti in formazione che dia diritto agli studenti e alle studentesse di avere libero accesso a cinema, teatri, musei, trasporti, etc; il reddito per i soggetti in formazione per liberarci dal ricatto legato alle nostre condizioni socio-economiche di partenza; il finanziamento della Legge Regionale per il diritto allo studio (L.R. 31/09) mai finanziata dalla sua approvazione, ormai 9 anni fa; un sistema di comodato d’uso gratuito per i libri di testo regionale per gli studenti e le studentesse delle scuole superiori che garantisca gratuitamente a tutti e tutte i libri necessari per il corretto svolgimento dell’anno scolastico; l’approvazione dello Statuto degli studenti e delle studentesse in alternanza scuola-lavoro e l’introduzione di un Codice Etico per le esperienze di alternanza scuola-lavoro affinché non saremo più costretti a fare alternanza scuola-lavoro senza diritti e tutele per noi studenti, a pagamento, per nulla formativa o non inerente al nostro percorso di studi e per evitare che si svolgano percorsi con enti o aziende che sfruttano i lavoratori, inquinano le nostre terre o hanno legami con la criminalità organizzata; una mappatura regionale delle condizioni degli edifici scolastici perchè le scuole sicure sono quelle stabili e che non cadono a pezzi; il finanziamento di progetti autogestiti studenteschi extracurriculari e scuole aperte anche oltre l’orario di lezione affinchè la scuola non diventi mero spazio di ricezione ma di costruzione collettiva e partecipazione attiva a 360°; tempi di erogazione delle borse di studio Adisu e dei rimborsi per gli idonei non assegnatari di posto alloggio rispettati affinché gli studenti non debbano anticipare ulteriori somme che spesso non ci sono; l’eliminazione della figura dell’idoneo non beneficiario di borsa di studio e dell’idoneo non assegnatario di posto alloggio attraverso l’ascolto e la fiducia nelle proposte degli studenti; la modifica di parti del bando Adisu: stop all’erogazione della borsa vincolata ai 20 cfu per gli iscritti al primo anno, il passaggio da pendolare a fuorisede per gli studenti che impiegano tanti minuti di percorrenza (più di 65 min) seppur per tratte brevi.


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