SICILIA
ZAFFERANA ETNEA - ALTO BELICE CORLEONESE PARCO DELLE MADONIE 219
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ZAFFERANA ETNEA CENNI STORICI Zafferana Etnea, centro turistico estivo ed invernale per l’Etna, sorge a 600 m sul livello del mare, sulle pendici orientali del vulcano attivo più alto d’Europa; è meta di turisti attratti dalla spettacolarità delle sue eruzioni, di tanti villeggianti nel periodo estivo richiamati dal patrimonio artistico, monumentale e culturale, di amanti dell’ escursionismo lungo i suggestivi sentieri naturali lungo il vulcano e di numerosi sciatori in inverno. Conta circa 8650 abitanti e dista 23 Km da Catania e 24 da Taormina.
Denominato “la perla dell’Etna”, è immerso nel verde del Parco dell’Etna e la sua posizione permette di ammirare un incantevole panorama che nelle giornate limpide spazia dalle coste della Calabria a quelle del golfo di Siracusa. Zafferana è comune di recente formazione, costituito nel 1826 con un decreto di Francesco I re delle due Sicile mediante l’unione delle borgate di “Zafarana Etnea”, Ballo, Cancelliere, Rocca d’Api, Sarro e Pisano e successivamente, nel 1831, anche di Fleri. Il toponimo di Zafferana Etnea appare per la prima volta alla fine del 1600 e gradualmente si afferma sugli altri ad indicare la borgata che si stava sviluppando dall’antico quartiere di San Giacomo nella zona di Cella (il moderno centro di Zafferana). In un documento del 1497 si rileva che il toponimo più antico di Zafferana è ”Cella” che indicava la stessa contrada denominata San Giacomo. Il toponimo “Zafarana” si riscontra invece in alcune carte del 1694. Il suo significato deriverebbe dall’arabo e significherebbe “fischio del vento” oppure secondo altri contrada ricchissima d’acqua. Secondo un’altra ipotesi il nome di Zafferana deriverebbe dall’arabo “Zaufanah” che vuol dire giallo per le grandi estensioni di ginestra e di zafferano che si trovano sul suo territorio. La coltivazione dello zafferano - crocus longiflorus e crocus sativus - anticamente era molto diffusa e se ne estraeva un colorante e una droga. Nel 1700 il toponimo “Zafarana” prevale su tutti gli altri e darà il nome al paese. Da
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“Zafarana” si passa poi al nome “Zafferana Etnea” che è quello che si trova nel decreto di erezione a Comune nel 1826. Dopo qualche anno si dice indifferentemente “Zafarana Etnea” e “Zafferana Etnea”. Nel 1880 sui registri comunali e parrocchiali si trova la denominazione attuale “Zafferana Etnea”. La nascita di Zafferana Etnea è legata al Priorato di San Giacomo, un monastero benedettino di epoca medievale con annessa una chiesa. Il convento si trovava nella valle a monte di Zafferana, che proprio per la presenza del convento, è denominata Valle San Giacomo e a cui si accede da una strada intitolata allo stesso santo, che dal centro del paese immette nella valle omonima. Le origini del priorato sono da collocarsi intorno al XII secolo. I priorati erano piccole parti del territorio di proprietà della Mensa Vescovile dove venivano erette delle cappelle che servivano da “asilo spirituale” a quei frati che facevano gli esercizi monastici sotto la direzione di un monaco anziano che veniva chiamato “Priore”. Il Priorato di San Giacomo” era un priorato rurale i cui monaci seguivano la regola di San Benedetto: “ora et labora”, cioè la preghiera e il lavoro nei campi. L’esatta ubicazione del Priorato di San Giacomo era nell’omonima valle a monte di Zafferana, nella vigna denominata “Ursina”. Nel 1464 si ebbe la fine del priorato con l’unione a quello di Sant’Agata La Vetere. Oggi non si hanno tracce del convento, che fu trasformato in casa rurale, mentre pare che la chiesa sia esistita fino al 1693, anno in cui venne distrutta dal terremoto che colpì tanti comuni dell’Etna. La storia di Zafferana comincia nei primi decenni del ‘600 come si evince da un documento notarile che parla del primo quartiere di San Giacomo. Sorgono le prime case e prende vita l’economia agricola. Nel 1792 un’eruzione dell’Etna dissemina panico per i paesi etnei e la lava divora i terreni fertili distruggendo boschi, frutteti e pascoli. Sembra perduta ogni speranza per la salvezza del paese. La gente in un impeto di fede chiede a Dio, per intercessione della Vergine Maria, il miracolo di bloccare la forza distruttrice del vulcano e porta in processione dalla Chiesa la statua della Madonna della Provvidenza. Quando ormai gli abitanti, colti dallo spavento, stanno per abbandonare le loro case, la colata si ferma a poca distanza dal paese. Per ricordare l’avvenimento fu eretto un altarino, fu posta una lapide all’entrata del paese e fu formulato un voto, da sciogliersi ogni anno, di compiere un pellegrinaggio devozionale a questo luogo. Il pellegrinaggio votivo si svolge, ogni anno, il sabato precedente il giorno della festa della Madonna della Provvidenza che si svolge invece la seconda domenica di agosto. Meritevole è il recupero di Villa Anna, trasformata in Parco Comunale, tipico esempio di giardino romantico con una ricca collezione di pregiate camelie e di annosi alberi di alto fusto. All’interno del Parco sorge una palazzina in stile liberty dall’architettura tipica dei parchi etnei realizzati secondo le tradizioni dei giardini del settecento e con l’inserimento di elementi rustici quali pergolati, alberi da frutto, giare, balaustre, statue vecchie, colonnati, sedili, gazebi. La palazzina liberty del Parco Comunale ospita oggi alcuni uffici comunali tra cui la biblioteca e gli uffici della solidarietà sociale e della pubblica istruzione. Altarino di Piano dell’Acqua L’altarino di Piano dell’Acqua sorge nell’omonima zona ai piedi della colata lavica del ’91-’93 che minacciò seriamente l’abitato di Zafferana, sfiorando qualche casa rurale. Fu costruito dai fedeli nel 1994 in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo lavico ed è costituito da una bella statua moderna della Madonna della Provvidenza, posta all’interno di un recinto sacro delimitato da una recinzione di pietra lavica e aiuole.
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Primo tra i Parchi naturali della Sicilia, il Parco dell'Etna è stato istituito il 17 marzo 1987 al fine di tutelare lo straordinario patrimonio naturale del vulcano e concorrere alla corretta gestione dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile del territorio per le presenti e future generazioni. L'Etna la “montagna”, il “Mons - Gebel” degli Arabi , considerato dagli antichi come una divinità è il Vulcano più alto d’Europa e uno dei più grandi vulcani attivi del nostro pianeta. E' alto 3.346 metri, il suo diametro alla base supera i 40 Km e la sua circonferenza i 250 Km. L'Etna è una struttura complessa (vulcano multiplo o poligenico) originatasi in seguito alla sovrapposizione di prodotti eruttivi emessi nel corso di millenni (si è formato circa 500.000 anni fa) attraverso diversi sistemi di risalita magmatica (assi eruttivi) che hanno creato differenziate coperture laviche e piroclastiche. Oggi l'Etna presenta quattro bocche sommitali eruttive (Bocca Nuova, Centrale, Sud Est, Nord Est) e numerosi crateri laterali. Nelle zone interessate da colate laviche recenti vi è il deserto vulcanico. Nessuna forma di vita né vegetale, né animale. Mentre sono fertilissime e ricche di vita le aree interessate da antiche colate. L'interazione tra le forme primordiali e le forme di vita vegetale che si sono succedute nello spazio e nel tempo ha determinato l'evoluzione di una straordinaria varietà di ambienti e paesaggi naturali che sono il risultato di lunghi e complessi fenomeni (fisico-chimici,biologici e più recentemente umani).Le prime forme di vita che si insediano sono costituite da Muschi e Licheni , tra i quali assume un ruolo fondamentale lo Stereocaulon vesuvianum. Subentrano poi le prime Fanerogame, le pioniere per eccellenza, tra cui spiccano diverse specie di Sedum, di Rumex e di Genista aetnensis, seguite poi da altre numerose specie vegetali. Oltre 1.400 specie vegetali costituiscono la flora dell'Etna, tra di esse le piante superiori (Faggi, Lecci, Betulle, Pini, Querce, Castagni) sono quelle maggiormente rappresentate. In mezzo alle colate laviche non è raro trovare anche fertilissime “dagale” coltivate a frutteti (mele, ciliege, pere, mandorle, nocciole) o a vigneto e uliveto. E sui terreni lavici, più in basso, si sono impiantati benissimo anche il pistacchio e il ficodindia che costituiscono ormai tipici paesaggi dell'Etna, e oggi riconosciuti con specifiche Denominazioni d'Origine Protetta. Non rientrano all'interno del perimetro del Parco i centri abitati . I comuni, i cui territori ricadono all'interno del Parco, sono i seguenti: Adrano,Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedare, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant'Alfio, S. Maria di Licodia, Trecastagni, Viagrande, Zafferana Etnea.
ARTIGIANATO, PRODOTTI TIPICI, EVENTI Prodotto tipico per eccellenza è il miele che ha permesso a Zafferana di fregiarsi del titolo di “città del miele”. L’apicoltura è infatti l’attività più fiorente e ha reso la cittadina uno dei maggiori produttori di miele in campo nazionale con il 15% della produzione e una concentrazione di circa 800 piccole imprese del settore. Le specialità di miele tipiche di Zafferana variano da quello di zagara a quelli di arancio, castagno, eucalipto, limone, millefiori e ficodindia. Un posto importante hanno i vini di qualità prodotti
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nelle vigne di Zafferana, molti dei quali con marchio D.O.C., acquistabili anche presso privati che ne praticano la vendita al minuto. Non mancano poi anche pere, ciliegie, pesche e mele (quest’ultime nelle svariate qualità di “cola”, “gelato cola”, “delizioso bianco e rosso”) derivanti da coltivazioni biologiche, spesso messe in vendita dai produttori ed esposte sulla soglia di casa. Pregiati i funghi raccolti nei boschi di Zafferana disponibili da novembre a maggio che dominano i mercatini rionali e i menu dei ristoranti e delle trattorie locali nei quali diventano base per la preparazione di prelibati piatti. Notevole è la pasticceria che annovera lo “sciatore”: un biscotto al latte ricoperto da cioccolato fondente, oggi disponibile anche nelle varianti al cioccolato bianco e al pistacchio. Lo “sciatore” è stato inventato a Zafferana per rispondere ai bisogni energetici degli sciatori diretti verso le piste sciistiche dell’Etna; le paste di mandorle, di nocciola e di pistacchio; le “cassatele di ricotta”; e le “foglie da tè”: fragranti biscotti sottilissimi a forma di foglia alle mandorle, oggi disponibili nelle anche nelle varianti al pistacchio e alla nocciola, preparati secondo una ricetta esclusiva e segreta. Specialità tipica della rosticceria è la “pizza siciliana”:un calzone fritto a forma di mezzaluna, la cui pasta è preparata secondo una ricetta esclusiva e segreta, ripieno di tuma, acciughe e pepe, oggi disponibile nelle varianti ai funghi porcini, al prosciutto, olive, cipolle e pomodoro. Eventi: http://www.zafferana-etnea.it/archivio.htm
NUMERI TELEFONICI UTILI Gabinetto del Sindaco, via della Montagna +39-095-7098033 Ufficio Vice Segretario, via della Montagna +39-095-7082123 Municipio Polizia Municipale Carabinieri Polizia di Stato Corpo Forestale Vigili del Fuoco Guard. di Finanza Misericordia Protezione Civile Ass. Sanitaria Tel. Azzurro Enel Gruppo Fratres Autostrade Aeroporto Ferrovie
095.7081975 095.7083862 112 - 095.7081768 113 095.7082065 115 117 095.7082888 095.7083533 118 196.96 800.900.800 095.956021 1518 095.7239111 89.20.21
PROTEZIONE CIVILE Via Libertà, 3 +39-095-7083533 Via della Montagna +39-095-7083876
ASSOCIAZIONE PRO LOCO P.zza Luigi Sturzo, 3 +39-095-7082825 GUARDIA MEDICA (notturna e festiva) V.le dei Giardini, 1 +39-095-7082634
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POLIZIA MUNICIPALE Via Monte Grappa, 6 +39-095-7083862 CARABINIERI P.zza Luigi Sturzo, 8 +39-095-7081768 CORPO FORESTALE Via Cassone, 39 +39-095-7082065 FRATRES “Paolo VI” Via Vitt. Emanuele, 205 – Fleri +39-095-956021 +39-095-956627 FRATERNITA’ DI MISERICORDIA Via Libertà, 3 +39-095-7082888 N.B. : Foto gentilmente fornite dalle Amministrazioni Comunali interessate © Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo Tutti i diritti riservati - Riproduzione autorizzata con citazione della fonte
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ALTO BELICE CORLEONESE CENNI STORICI L’Alto Belice Corleonese si estende a sud di Palermo, verso l’interno. Le prime notizie storiche lo danno popolato dalla popolazione indigena degli Elimi, a nord Ovest, e dai Sicani, a sud. Questi ultimi daranno il nome alla catena montuosa che interessa l’area sud dell’Alto Belice Corleonese. In epoca classica e medioevale, il comprensorio segue le vicende storiche siciliane: la colonizzazione greca e cartaginese, le guerre puniche, l’affermazione dei Romani, le invasioni barbariche, la presenza bizantina, la conquista araba. I
Normanni fondano Monreale (sec. XII), la città più importante del distretto, e la dotano di un ampio territorio, nucleo fondante di quello dell’Alto Belice Corleonese. L’imperatore Federico II di Svevia nel Duecento distrugge le ultime roccaforti dei ribelli arabi, asserragliati presso antiche città, oggi importanti siti archeologici, come Ietas ed Entella. Al tempo dei Vespri siciliani (sec. XIII) il Senato di Palermo e la città di Corleone si alleano contro gli Angioini, e il vessillo che issano porta il colore giallo di Palermo e quello rosso della rivoluzione, scelto da Corleone. Questi colori diventeranno quelli della bandiera siciliana. Alla fine del Quattrocento, gruppi di coloni albanesi, in fuga dall’invasione turca, fondano i centri abitati di Piana degli Albanesi, Palazzo Adriano, Contessa Entellina, Mezzoiuso, Santa Cristina Gela, conservando sino ad oggi la lingua, le tradizioni, il rito religioso greco. Durante la dominazione spagnola, tra il Cinquecento ed il Settecento, l’incremento demografico porta alla fondazione di nuovi centri abitati: Bolognetta, Camporeale, Cefalà Diana, Campofiorito, Godrano, Marineo e Roccamena. Ai moti antiborbonici e all’epopea garibaldina partecipano tutti i comuni, ma in particolare la popolazione di Corleone, Belmonte Mezzano e Marineo.
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RISORSE NATURALI E ARTISTICHE Il territorio è costituito da montagne calcaree e arenarie che vanno dai Monti di Palermo, sino alla Rocca Busambra, massiccio di grande interesse naturalistico per le pareti verticali del versante nord, per la foresta, per la presenza di numerose forme endemiche. Poco più a sud, i Monti Sicani, presentano un’alternanza di boschi di latifoglie, campi arati e pascoli. Alla forte caratterizzazione del paesaggio contribuisce un panorama agrario d’antica memoria, tipico della Sicilia dei feudi. Questo aspetto particolare di "sicilianità" si manifesta anche nei manufatti, nelle tradizioni popolari (ancora fortemente presenti), nelle pietanze e nei dolci, dove prevale l’invadenza del colore. Le aree più specificamente naturalistiche sono costituite da 7 Riserve naturali e altri 12 siti minori protetti. Anche i sei laghi artificiali hanno forti valenze paesagistiche e ornitologiche. Le riserve naturali più grandi sono Carcaci, Monte San Genuardo, Ficuzza. Quest’ultima era la riserva di caccia di re Ferdinando III di Borbone. Qui nel 1803 l’architetto Venanzio Marguglia costruì un Casino di Caccia, maestoso edificio situato sullo sfondo delle pareti calcare della Rocca Busambra, ai piedi del Bosco, in posizione dominante il piccolo villaggio di Ficuzza (Corleone). All’interno della Riserva naturale di Monte San Genuardo, si trova l'Abbazia di Santa Maria del Bosco, in territorio di Contessa Entellina. L'imponente complesso fu edificato tra il 1583 e il 1646. Il terremoto del 1968 ha danneggiato la monumentale chiesa annessa al convento, della quale rimangono la facciata e il campanile. Da qui proviene il famoso busto di Eleonora d'Aragona, capolavoro del Rinascimento ed opera somma di Francesco Laurana (1471). I Centri abitati dell’Alto Belice Corleonese hanno una forte connotazione medioevale. Infatti, molti monumenti importanti risalgono al periodo arabo-normanno e aragonese. Medioevali sono poi gli impianti urbanistici di molti comuni di antica fondazione: Monreale, Corleone, Giuliana, Chiusa Sclafani, Prizzi. Su questo contesto medioevale si è innestato lo sviluppo urbanistico in epoca spagnola (sec. XVI – XVIII), caratterizzato da palazzi nobiliari, chiese e conventi. Qui il barocco domina e si attarda oltre il suo tempo, sino al sec XIX. Stucchi, statue, intarsi marmorei, grandi tele con storie di santi, arricchiscono tante belle chiese, che, a loro volta, qualificano (e in alcuni casi dominano) i centri storici. Le statue dei Gagini (sec. XVI), gli stucchi del Serpotta (sec. XVIII), i dipinti di scuola siciliana, tra i quali ricordiamo quelli di Pietro Novelli, detto il Monrealese (sec. XVII), il migliore pittore siciliano del suo secolo, sono stati valorizzati con l’iniziativa Museo Diffuso - Percorsi di arte figurativa dal XV al XVIII secolo (www.mirabileartificio.it). A Monreale troviamo il famoso Duomo, il Convento Benedettino (con il bel Chiostro del secolo XII) e il complesso di Guglielmo II, oggi sede della Civica galleria d’arte moderna e di esposizioni temporanee.
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Il Duomo, con i suoi 6340 mq di mosaici a fondo oro eseguiti tra il XII e il XIII secolo, è uno dei siti più visitati in Sicilia. Sempre a Monreale, in località San Martino delle Scale, si erge l'Abbazia Benedettina, fondata, secondo la tradizione, da San Gregorio Magno nel sec.VI, distrutta dagli Arabi nell’anno 820, riedificata a partire dal 1336 e completata nel 1770 da Venanzio Marvuglia. Il piccolo centro medioevale di Giuliana è dominato dall'imponente e ben conservato Castello di Federico II d'Aragona (sec.XIV). Le Terme di Cefalà Diana rappresentano un esempio raro d’edificio arabo normanno, di tipo non religioso. La tradizione attribuisce la costruzione al periodo arabo, ma l'impianto originario è romano e l'attuale edificio è stato costruito in età normanna da maestranze arabe. Le aree archeologiche ufficialmente censite sono decine. Tra le più importanti, Monte Iato (San Giuseppe Iato), Rocca di Entella (Contessa Entellina), Montagna dei Cavalli (Prizzi), Montagnola (Marineo), Casale (Corleone). Si tratta dei resti di città indigene, poi ellenizzate, che sorgono sulla sommità di monti e rocche, in posizione panoramica rispetto ad un paesaggio agrario tradizionale ben conservato e caratteristico della Sicilia interna. Per valorizzarne quest’aspetto naturalistico è stato creato un Itinerario archeologico paesaggistico, che utilizza anche i sentieri che collegano i siti archeologici ai paesi e alle vicine Riserve naturali. Nel sito archeologico di Monte Iato sorgeva la città elima di Ietas. I principali elementi urbani oggi visibili sono: il teatro, che poteva ospitare 4500 spettatori, l'Agorà, i resti di piccoli santuari e case ellenistiche. Piccoli musei archeologici sono presenti a Corleone, Roccamena, Contessa Entellina, Marineo, Prizzi. La Sicilia dei Borboni, del latifondo, delle lotte sociali dei contadini, della mafia e della resistenza alla criminalità organizzata, diventa richiamo turistico a Corleone, ma è presente in tutto il territorio, con numerosi luoghi della memoria letteraria e cinematografica: - Portella della Ginestra (1947), la cui strage, voluta dal bandito Salvatore Giuliano, è stata riprodotta nell’omonimo film di Francesco Rosi; - Corleone, resa famosa da diversi film: il Padrino, di Francis Ford Coppola; Placido Rizzotto, di Pasquale Scimeca; Corleone, di Pasquale Squitieri;
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la piazza di Palazzo Adriano, riprodotta nel film Nuovo Cinema Paradiso, di Salvatore Tornatore;
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l'Abbazia di Santa Maria del Bosco, nella quale sono state girate scene del film Dimenticare Palermo, di Francesco Rosi; Camporeale, dov'è ambientato un episodio del film Comizi d’amore, di Pier Paolo Pasolini.
ARTIGIANATO, PRODOTTI TIPICI, EVENTI A Monreale, si perpetua la tradizione del mosaico e delle ceramiche. A Piana degli Albanesi, vive la lavorazione orafa bizantina e la produzione di icone. A Marineo, si trova una delle poche scuole di liuteria del Mezzogiorno d’Italia. Nell’Alto Belice Corleonese vi sono quattro prodotti a denominazione di origine (Dop e Doc), un presidio Slow Food (susina di Monreale) e un’antica tradizione eno-gastronomica.
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Il prodotto principe è il vino, turisticamente valorizzato dalle Strade del Vino Monreale DOC e Alcamo DOC. Altri prodotti dell’eccellenza sono l’olio, il pane (famoso quello di Monreale), i formaggi pecorino e caciocavallo, la ricotta, il melone verde d’inverno, il miele di nespolo del Giappone, i cannoli di Piana degli Albanesi. L’evento culturale più importante è la Rassegna di musica sacra e per organo, che si tiene nel Duomo di Monreale nel mese di novembre. Da segnalare anche la stagione di prosa del Teatro del Baglio, a Villafrati. Ricchissimo il calendario degli eventi collegati ai riti pasquali. Tra i più noti, la rappresentazione dei Diavoli a Prizzi, la Sfilata in costume a Piana degli Albanesi, la Processione di Corleone. Per carnevale, a Mezzoiuso, la rappresentazione in costume denominata Mastro di Campo.
INFRASTRUTTURE TURISTICHE L’Alto Belice Corleonese si presenta come un grande parco per gli amanti della natura e degli sport all’aperto. Una pista ciclabile di 30 chilometri, ricavata nel tracciato di una ferrovia dimessa, attraversa la grande Riserva naturale di Ficuzza. Centinaia di sentieri percorrono le Riserve e le collegano con i paesi, con le aree archeologiche, con le aree attrezzate di sosta e con le masserie. Nelle montagne che sovrastano Piana degli Albanesi si può praticare il parapendio e, nel suo lago, la canoa, il canottaggio, la pesca. L’equitazione è un’attrattiva di molte strutture agrituristiche. Queste sono più di venti, e si trovano nelle vicinanze dei centri abitati. Strutture alberghiere tradizionali sono presenti nei comuni di Monreale, Corleone, Palazzo Adriano e Bolognetta. Per maggiori dettagli si può consultare la Guida dell’Ospitalità: www.pattoaltobelice.com
COME RAGGIUNGERE LA DESTINAZIONE Raggiungere Palermo in aereo, in nave o in autostrada. Per inoltrarsi nell’Alto Belice Corleonese, percorrere le statali 121 e 118 per Agrigento, o la statale 624 per Sciacca. Altrimenti, raggiungere Monreale, a soli 4 chilometri da Palermo, e proseguire per la statale 186.
INFORMAZIONI TURISTICHE www.altobelicecorleonese.com - www.aapit.pa.it N.B. : Foto gentilmente fornite dalle Amministrazioni Comunali interessate © Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo Tutti i diritti riservati - Riproduzione autorizzata con citazione della fonte
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PARCO DELLE MADONIE RISORSE NATURALI E CULTURALI La flora è la protagonista del territorio del Parco. Questo paradiso botanico e le sue vette che raggiungono i 1.979 metri di quota, ospita oltre la metà delle 2.600 specie presenti in Sicilia e circa 150 dei 200 endemismi. Il più rappresentativo è l'"Abies Nebrodensis" con 29 esemplari. La fauna è caratterizzata dal 65% degli uccelli nidificatori e da tutti i mammiferi presenti in Sicilia. Molto significativi sono anche gli aspetti geologici e paesaggistici.
Da vari punti è possibile osservare straordinari paesaggi tra cui l'Etna, i Nebrodi e le isole Eolie, che le albe e i tramonti tingono di splendidi colori dandogli un aspetto quasi irreale. Notevole è il patrimonio naturalistico, storico e artistico. In un contesto caratterizzato da aspre montagne che si affacciano sul mare di Sicilia, sono ancora evidenti i segni dell'uomo, testimonianze di una presenza millenaria (Preistoria) che in alcuni casi si tramanda in attività attuali. Il territorio è segnato da numerosi edifici religiosi, monasteri, eremi e chiese rupestri, spesso suggestivamente isolate in alto sulle montagne. Dimenticati lungo le vie d'acqua i mulini, le vecchie masserie spesso costruite sui resti di più antichi casali romani, testimoniano la capacità di una cultura capace di vivere in simbiosi con la natura. Nelle Madonie si trovano le più antiche rocce di Sicilia, formatesi durante il Triassico. Lo documentano i numerosissimi fossili di lamellibranchi, alghe e spugne che si rinvengono nelle zone calcaree della catena montuosa. Le vette più alte e spettacolari della catena sono, Pizzo Carbonara (1979 m.), Monte San
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Salvatore (1912 m.), Monte Ferro (1906 m.) Monte Quacella (1869 m.), Monte dei Cervi (1656). Pur facendo parte dello stesso complesso presentano ognuna un aspetto diverso. Nelle Madonie che occupano appena il 2% della superficie dell'isola, sono presenti oltre la metà delle specie vegetali siciliani tra le quali parecchie endemiche. L'area madonita con le sue caratteristiche geomorfologicheclimatiche, consente l'identificazione di tre zone distinte: La fascia costiera del versante settentrionale, protetta dai venti africani in cui si trovano i più fitti boschi, gli uliveti secolari, i sughereti, i castagneti, i frassini da manna, i querceti a roverella e nuclei da agrifoglio di Piano Pomo. La vasta catena montuosa conserva invece il manto boschivo di leccio e faggio e presenta numerosissime specie endemiche tra le quali l'Abies Nebrodensis, relitto di antiche glaciazioni. Il versante meridionale assolato e spoglio o verdeggiante e mite nel susseguirsi mutevole delle stagioni è "l'aspetto della vera Sicilia; ma è anche un dolce susseguirsi di dorsi montani e collinosi tutti coltivati a frumento e ad orzo". La fauna delle Madonie qualitativamente e quantitativamente, conserva una grande varietà di specie. Tra i mammiferi si annovera la Martora, la Volpe, il Gatto Selvatico e l'Istrice. Da segnalare tra gli uccelli l'Aquila Reale, l'Aquila del Bonelli ed il Gracchio Corallino. Per quanto riguarda rettili e anfibi nel parco sono presenti quasi tutte le specie siciliane. Chiunque abbia visitato le Madonie è rimasto meravigliato dalla diversità e abbondanza degli invertebrati, di cui almeno trenta specie sono endemiche. La variabilità degli ambienti naturali presenti fa sì che le Madonie ospitino numerose specie di farfalle, la specie più interessante dal punto di vista bio-geografico è il Parnassius Apollo sottospecie endemica madonita. Fin dalle epoche più remote, l'uomo ha lasciato su queste montagne, i segni della sua presenza confermati dai rinvenimenti nella grotta del Vecchiuzzo vicino a Petralia Sottana, in alcune grotte e abissi nei pressi di Isnello e Gratteri e dai reperti pre-ellenici della Rocca, il promontorio che domina Cefalù e la sua bella cattedrale normanna. Ma anche il pastore e il contadino hanno lasciato le loro tracce nei pagliai lungo i sentieri di montagna, negli ovili ricavati nella roccia, nei nudi ricoveri di pietra. La presenza di alcuni vecchi insediamenti rurali nei quali continuano a ruotare le vecchie macine mosse da animali, dove si svolge l'attività di trasformazione delle olive in olio, parte finale di un'attività svolta con metodi antichi tramandati da padre in figlio da idea del rapporto spesso difficile del contadino con la sua terra. Nella splendida cornice costituita dai quindici centri abitati ricchi di tradizioni, folklore ed artigianato, ben conservati, le architetture anche rurali testimoniano l'espressione di una cultura che ha saputo conservare i sani valori di questi luoghi.
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ARTIGIANATO, PRODOTTI TIPICI, EVENTI In queste terre una tradizione contadina millenaria offre i sapori di formaggi tipici e il calore dell'ospitalità siciliana. I funghi di basilisco diventano ambiti ingredienti per la preparazione dei primi piatti. Le salsicce e le costatine di agnello vivacizzano le interminabili grigliate. I pasticcieri da queste parti si sbizzarriscono nel creare dolci sempre più raffinati, lo sfoglio, la testa di turco, gli amaretti. I vini conservano gli odori di un'attività quasi sacrale. Per finire non manca di certo una buona granita al gusto di limone, di fragole e di frutti di bosco. Il ritmo della vita da queste parti è scandito dai suoni che ancora si riescono ad apprezzare lungo le strade e le viuzze che caratterizzano i centri urbani con le loro imponenti cattedrali, con i loro maestosi castelli. La storia non ha necessità di essere studiata nei libri ma si incontra nelle piacevoli passeggiate estive. I piccoli centri che costellano il massiccio delle Madonie possiedono quasi tutti preziosi patrimoni artistici che solo un'osservazione attenta e meticolosa può disvelare. Non si tratta spesso, infatti, di manufatti architettonici che si impongono per la loro maestosità anche al turista frettoloso, ma di piccoli tesori architettonici o d'arte figurativa seminascosti. L'insieme si presta una sorta di esplorazione che riserva continuamente il grande piacere della scoperta.
INFRASTRUTTURE TURISTICHE Il territorio del Parco è abbastanza dotato di infrastrutture turistiche sia di tipo alberghiero sia di tipo extralberghiero (affittacamere, B&B, agriturismi). Sul sito dell’Ente www.parcodellemadonie.it alla voce “Dove dormire” è possibile trovare per ogni singolo Comune dell’area protetta, i posti dove soggiornare.
COME RAGGIUNGERE LA LOCALITA’ In automobile: Da Palermo: Autostrada A19 Palermo-Catania - uscite: Buonfornello, Scillato, Tremonzelli. Da Messina: Autostrada A20 Messina-Palermo - uscite: Castelbuono, Cefalù. Da Catania: Autostrada A19 Catania-Palermo - uscite: Tremonzelli, Scillato, Buonfornello. In pullman: Palermo - via P. Balsamo. 16 (piazza staz. FS) - tel. 091.6166028 Catania - via D'Amico. 181 (piazza staz. FS) - tel. 095.536168 Messina - piazza Repubblica. 6 (piazza staz. FS) - tel. 090.771914 In aereo: Aeroporto di Palermo "Falcone Borsellino" Aeroporto di Catania "Fontana Rossa" Aeroporto di Trapani "Birgi" In nave: Porto di Palermo: Porto di termini Imprese Porto di Catania
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NUMERI TELEFONICI UTILI Gestore: Ente Parco delle Madonie Sede: Corso Paolo Agliata, 16 - 90027 Petralia Sottana (PA) Tel. 0921/684011 Fax: 0921/680478 E-mail: epm@parcodellemadonie.it - Sito internet: www.parcodellemadonie.it N.B. : Foto gentilmente fornite dalle Amministrazioni Comunali interessate Š Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo Tutti i diritti riservati - Riproduzione autorizzata con citazione della fonte
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