Federico Bianchi - Francesco Gavatorta Riccardo Paloppi - Alex Roggero
Life
SM@RT L’esperienza del lavoro da remoto e nuovi modi per vivere (bene)
Prima edizione: Dicembre 2020 Questo libro è opera di: CONTENUTI Alex Roggero, Federico Bianchi, Francesco Gavatorta REVISIONE Floriana Cantarella DESIGN & IMPAGINAZIONE Riccardo Paloppi
Le esperienze inserite in questo volume sono state raccolte dagli autori tramite LinkedIn e AirTable senza alterarne il contenuto. Le immagini, ove queste risultavano di bassa risoluzione, sono state all’occorrenza sostituite da scatti fotografici selezionati via Unsplash e/o Freepik raffiguranti soggetti quanto più simili alle immagini originali (il nome della fonte e dei rispettivi autori è in questi casi riportato nelle immediate vicinanze della foto sostitutiva). Le illustrazioni sono selezionate via Freepik e Adobe Stock.
Federico Bianchi - Francesco Gavatorta Riccardo Paloppi - Alex Roggero
Life
SM@RT L’esperienza del lavoro da remoto e nuovi modi per vivere (bene)
Indice ISTRUZIONI PER L’USO
COME TUTTO È INIZIATO E PERCHÉ a cura di Francesco Gavatorta COSA ABBIAMO CHIESTO AI NOSTRI SMART WORKERS?
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Lucia
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Alex
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Irene
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Tiziana
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Marta
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Paola
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Roberto
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Heidi
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Nunzia
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Lubov
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Federico
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Paolo
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Claudio
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Lisa
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Lucia
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POSTFAZIONE a cura di Federico Bianchi
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RINGRAZIAMENTI
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GLI AUTORI
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Istruzioni per l’uso Il testo che avete fra le mani è una raccolta di esperienze nate durante il lockdown, da professionisti che hanno risposto alla nostra call su LinkedIn di sviluppare un articolo condiviso che raccontasse come cambiava il lavoro, diventando completamente “full remote”. Il risultato è una raccolta fatta di parole e immagini, senza alcun fine statistico, che riassume sorprese e difficoltà vissute durante il lockdown e che apre orizzonti nuovi e forse imprevedibili. I partecipanti sono indicati con il nome di battesimo e a ognuno è stato dedicato un capitolo. Potete leggerli non necessariamente nell’ordine in cui li trovate, che è assolutamente causale. I redattori non hanno cambiato nulla delle testimonianze ricevute, né alterato il senso in alcun modo.
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INTRODUZIONE
Come tutto è iniziato, e perché A CURA DI FRANCESCO GAVATORTA
Il periodo del lockdown è stato per molti il ripetersi di una specie di giorno della marmotta. Un tavolo, una sedia, magari una tazza di the e il computer a permetterci di fare tutto ciò che facevamo “fuori”, con la Rete che diventa l’unica finestra sul mondo esterno a casa nostra: in un immobilismo totalizzante come quello, è il caso che il più delle volte governa una situazione apparentemente sempre uguale a se stessa. In una sorta di controprova neanche tanto necessaria, si può dire che anche in questa storia il caso sia stato un fattore decisivo. Nello specifico, ha assunto le forme e le parole di un post di Alex Roggero, capitato per caso sulla mia bacheca di LinkedIn una mattina. Un post dove si parlava di smart working, un tema che in quei giorni di totale staticità mi affascinava sempre più.
Apro una parentesi, perché in fondo se ci pensate, è sempre così: ci si comincia a interrogare sulle cose quando le possiamo guardare con più attenzione, proprio perché distanti.
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COME TUTTO È INIZIATO, E PERCHÉ
Lo smart working, tema abusato durante il lockdown e impiegato come sinonimo di lavoro da remoto, era una di quelle cose che più attiravano la mia attenzione in quei giorni mentre, costretto in casa, immaginavo cosa significasse cambiare il mio modo di intendere il lavoro. Vivere in maniera agile senza orari né vincoli spaziali, fornendo competenze sulla base di un rapporto fiduciario pressoché inattaccabile con la mia azienda: una modalità su cui più ragionavo più mi sentivo intrigato, a maggior ragione in quella situazione di generale impossibilità a slegarsi dai luoghi. Certo: era già un cambio di paradigma meraviglioso, il poter anche solo organizzarsi per lavorare da casa, in una situazione ingessata come quella italiana. Peccato fosse anche stato obbligato, quel cambio, da un generale contesto di morte. Chiusa la parentesi. In quel post, Alex richiamava l’attenzione su chi leggeva chiedendo aiuto: cercava qualcuno che volesse provare a mettersi a immaginare “un articolo condiviso sullo smart working” insieme a Federico Bianchi. Io non conoscevo né Alex, né Federico, ma grazie anche a quella forma elastica che solo la Rete ci ha potuto concedere di acquisire, non ho potuto far altro che chiedere la connessione ad Alex e dire “presente”. Ecco allora il primo passaggio. Alex mi mette in contatto con Federico e con lui cominciamo a ragionare. Federico si prende un’ora per raccontarmi cosa significhi la consulenza dello smart working, più un’altra ora per farmi vedere -a grandi linee- come si imposta un progetto (serio) di smart working. Me la racconta, poi io gli dò il mio punto di vista, e parte uno scambio di idee fittissimo.
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INTRODUZIONE
Il focus era uno solo: come raccontare la necessità di uscire dai complessi che l’idea che il lavoro sia un un oggetto vincolato a una dimensione spazio-temporale definita si porta dietro, senza per questo risultare didascalici o peggio, supponenti? Come valorizzare un’esperienza come quella del lockdown, distante dal concetto più puro dello smart working, ma comunque preziosa per molti che erano completamente digiuni dal discorso? Ecco allora l’idea: Mettiamo insieme una griglia che non sia solo una specie di survey, ma che permetta di soffermarsi sull’unicità dello sguardo di ognuno. Facciamo sì che quest’idea di collegialità diventi una specie di catalogo delle sensazioni, in cui si possano trovare non solo i pregi che la smaterializzazione del concetto di ufficio si porta dietro, ma anche i dubbi e le difficoltà che essa presenta. Apriamola agli altri, lasciamo che siano le persone a riempirla, nutrirla con la propria unicità, costruendo un affresco di una situazione di cui, se saremo furbi, potremmo portarci dietro solo le cose buone che ci ha lasciato. Così, mi metto all’opera di una scaletta che ipotizziamo di proporre alla nostra rete. Preparo una bozza e la discutiamo con Federico. La affiniamo, poi lui la struttura su un tool online, facendola diventare fruibile. Il risultato finale ci garba. Lo condividiamo con Alex. Perfetto, ci diciamo: mettiamolo online, e vediamo che succede. In aiuto ci viene Riccardo, che si offre di impaginarlo.
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COME TUTTO È INIZIATO, E PERCHÉ
Il resto è storia, o meglio, è oggetto, report, restituzione… in una parola, articolo. Quell’articolo, che oggi potete leggere nelle pagine che seguono. Perché di risposte ne sono arrivate, e sono ricche di spunti, curiosità, e anche riflessioni. Sono ciò che ci aspettavamo che fossero: ricchezza per chi legge. Lasciamo a voi il giudizio finale: noi crediamo che sì, meriti soffermarsi su cosa sia significato per molti di noi cambiare il modo di concepire il lavoro. Al di là del risultato, però, c’è una riflessione che merita un focus tutto per sé. Sarebbe potuto succedere comunque, tutto questo? Anche se non fossimo stati proprio in quella particolare condizione di lavoratori da remoto? Forse no. Perché alla fine, le cose succedono così, con il caso che ti guida e le idee che diventano realtà, grazie anche a un qualcosa che non si può non definire “smart”, nei modi e nei tempi in cui tutto ciò è stato generato. Per questo vien da pensare che tutto questo sia andato proprio così, secondo questa logica e seguendo questa formula, con questi incontri casuali che diventano belli e importanti, con questo progetto che nasce dalla voglia di ognuno di creare qualcosa di interessante, proprio perché si sviluppa secondo delle meccaniche che non sono né analogiche né digitali. Sono, semplicemente, smart.
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INTRODUZIONE
Il lavoro può essere così? Può riuscire anche se non siamo vincolati da un luogo o da schemi orari? Può diventare flessibile e in grado di adattarsi ai nostri tempi, proprio come noi che, in questo progetto, siamo riusciti a realizzare ciò che volevamo compatibilmente con tante attività che fortunatamente dovevamo portare avanti in contemporanea? Noi crediamo di sì. Ci crediamo talmente tanto che ci siamo impegnati e abbiamo immaginato di poterlo raccontare attraverso le parole di chi ha scelto di condividere con noi la propria esperienza. Il risultato, dicevamo, è nelle vostre mani: vi apprestate a leggerlo, e speriamo a commentarlo. Se questo sforzo contribuirà a generare un minimo di coscienza attorno al concetto di smart working, beh, allora saremo felici di aver contribuito anche noi. E buona lettura.
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Cosa abbiamo chiesto ai nostri smart workers? CORPO
Come è cambiato il rapporto con la mia dimensione fisica grazie allo smart working? Mi muovo di più o di meno? Devo frammentare la mia attività per percepire la mia fisicità ( fare due passi, sgranchirmi le gambe)? Ho cambiato oppure è sempre uguale il mio rapporto con il concetto di vestirsi? MENTE E TEMPO
L’idea di andare/non andare in ufficio mi arricchisce? Come è cambiato il mio rapporto con il percepito del lavoro? Mi sento costrett* a sapere che potrei non uscire di casa (o che devo tornare in ufficio)? Come vivo la transizione verso il tempo libero e lo scorrere verso le scadenze? 14
COSA ABBIAMO CHIESTO AI NOSTRI SMART WORKERS?
GLI ALTRI
Come percepisco gli altri, i colleghi, i parenti e gli amici? Ho rivisto il mio modo di relazionarmi? Ho cambiato opinione sul team? TALENTI E ORIZZONTI
Il cambio di routine mi ha permesso di riflettere sul mio contributo al team? Mi sento valorizzat*? Cosa vorrei cambiare e cosa invece vorrei tenere? SMART WORKING IN UN’IMMAGINE
Una scrivania, una tazza per il caffè, una finestra, una sveglia... Scegli un’immagine che riesce a raccontare al meglio il cambiamento che hai vissuto nel tuo modo di vivere il lavoro. 15
Lucia
La luce e l’aria diventano supporti, al pari dei dispositivi. Una forma di connessione con il mondo reale che integra il lavoro digitale.
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LUCIA
La distanza permette un distacco sano, che aiuta ad aprirsi ad alti modelli provenienti dall’esterno. Lo sguardo si apre. CORPO Dopo una prima fase in cui sentivo acutamente la mancanza di movimento fisico, e ovviavo seguendo attività di fitness on line, ho perso interesse e progressivamente avverto un maggior desiderio di isolamento. Ora che potrei riprendere le mie consuete abitudini sportive, non lo faccio. Mi sto forzando per riprendere contatto con la natura, le escursioni, gli incontri. La dimensione domestica ti avvolge e rischia di imprigionarti. Da tempo alterno già lavoro da casa ad attività esterne, e non sono cambiate le abitudini: ritmi di lavoro e pause, orari corretti per l’alimentazione e il riposo sono mantenuti. Ma sento un po’ la sindrome da “Scoprendo Forrester”.
MENTE E TEMPO Vivo con piacere la libertà di organizzare il tempo di lavoro, di evitare i tempi di spostamento, e ho attrezzato casa in modo estremamente piacevole e funzionale per il lavoro. La produttività è migliore. Per assurdo devo fare i conti con i sensi di colpa quando passo meno tempo del previsto al computer. Mancano i rapporti diretti. La relativa calma e mancanza di stress rispetto ai tempi tradizionali rendono meno pressante l’esigenza di svago e tempo libero. In questo c’è rischio di impoverimento.
GLI ALTRI Apprezzo maggiormente le relazioni. Vedersi di meno significa anche avere meno conflittualità o tensioni in generale. La relazione per certi aspetti è più professionale, meno viziata da aspetti emozionali e relazioni che prima a volte incidevano anche negativamente sui rapporti di lavoro. La distanza permette un distacco sano, che aiuta ad aprirsi ad altri modelli provenienti dall’esterno. Lo sguardo si apre.
TALENTI E ORIZZONTI Il mio contributo è talvolta migliorato. Maggiore autonomia, indipendenza sui progetti e ottimizzazione dei momenti di confronto mi hanno portata a propormi in modo più intraprendente. Il pensiero è più libero da condizionamenti che derivano dallo stare a stretto contatto con colleghi e superiori e con le loro caratteristiche personali, che a volte generano scoraggiamento o tensione a svantaggio delle proposte e degli apporti di ognuno. Le caratteristiche personali condizionano in misura minore la validità delle proposte. 17
Photo by Alexey Ruban via Unsplash
Alex
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ALEX
Sono in generale più felice.
CORPO In generale direi meno, anche se ho aumentato mostruosamente la quantità di sport. Direi che cammino meno, ma faccio molto più sport.
MENTE E TEMPO Percepisco meglio il mio lavoro, meno obblighi, più autonomia e libertà. Sono in generale più felice. Raggiungo prima gli obiettivi e le scadenze. La creatività però è diminuita molto, ho meno idee stando sempre in casa a lavorare. In sintesi, più produttivo ma meno creativo.
GLI ALTRI I colleghi offrono grande aiuto e collaborazione, sono preziosi. Gli amici sono la boccata d’aria per uscire dalla routine. I parenti la colonna su cui appoggiarsi.
TALENTI E ORIZZONTI Sì, ci ha fatto fare un balzo in avanti a livello di team, progetti e consapevolezze.
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Irene
L’umarell è diventato il mio collega di ufficio :)
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IRENE
Si è un po’ distaccati da quanto sta avvenendo in azienda.
CORPO Mi muovo nettamente meno.
MENTE E TEMPO Difficile prendersi pause e staccare, manca lo scambio “alla macchinetta” con i colleghi. Si è un po’ distaccati da quanto sta avvenendo in azienda.
GLI ALTRI Rapporti quotidiani con il mio team, rarissimi con gli altri salvo alcune rare occasioni.
TALENTI E ORIZZONTI Ho un team junior, formarli a distanza è più complesso. La vicinanza quotidiana permetteva un maggiore stimolo e scambio continuo, volto a renderli indipendenti.
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Tiziana
Lasciare andare vecchi schemi di pensiero per affrontare il nuovo senza pregiudizio.
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TIZIANA
È un frangente straordinario per pensare ad un cambiamento professionale.
CORPO Meno occasioni per muoversi e un deciso calo della spesa in abbigliamento.
MENTE E TEMPO Ottima gestione scadenze. Mi manca il tragitto casa/lavoro come “momento” per spezzare le attività e distrarsi per trovare ispirazione.
GLI ALTRI No, stessa opinione.
TALENTI E ORIZZONTI È un frangente straordinario per pensare ad un cambiamento professionale.
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Photo by Steve Johnson on Unsplash
Marta
Hai presente quando dicono “una vita a coloriâ€?? Sono bergamasca, il periodo è stato impegnativo sotto molti punti di vista. Da instancabile ottimista quale sono, scelgo un colore sgargiante, sempre e talvolta nonostante... 24
MARTA
Ho avuto modo di approfondire le mie conoscenze.
CORPO Incredibile, ma vero. Se dovessi sintetizzare il periodo del lockdown e affiancarlo alla nuova (purtroppo temporanea) modalità di lavoro, bé direi: fantastico! Un’ora di attività fisica al giorno, chiusa in casa, home fitness e la tabella si rispetta. Super spettacolare!
MENTE E TEMPO Le scadenze? La mia prima occupazione è impiegata da un commercialista... Diciamo che le scadenze non sono mai state un grosso problema, ho imparato a gestirle molto prima del lockdown.
GLI ALTRI Team? What? Cosa?!? La collaborazione non fa parte dell’ufficio in cui lavoro. Purtroppo.
TALENTI E ORIZZONTI Cambiare lavoro è un tarlo che si è insinuato nel mio cervello molto prima. Ho avuto modo di approfondire le mie conoscenze... Eh sì, sempre più convinta!
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Paola
La Vergine del Silenzio: tempo e spazio sono i tool piĂš avanzati per capire quali sono davvero le prioritĂ .
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PAOLA
Desidero andare in ufficio più che mai. Lo trovo il vero benefit. CORPO La vita attiva è la mia più grande mancanza, anche se sono orribilmente pigra. Il corpo è la parte di me più penalizzata. Soprattutto quando non hai più trent’anni. Devo fare qualcosa di fisico, non solo per il bene del corpo ma per quello della mia psiche.
MENTE E TEMPO Non è l’alternanza casa/ufficio il problema per me. Il problema è la mancanza di alternanza. Anche se non sono obbligata dal mio contratto lavorativo, desidero andare in ufficio più che mai. Lo trovo il vero benefit. Se non posso o non voglio andare, questo non vuol dire che non lavorerò, anzi. Questo perché posso gestire il lavoro in totale responsabilità e libertà. So quando devo essere a disposizione delle altre persone e quando invece devo concentrarmi in solitudine per portare avanti altri tipi di progetti.
GLI ALTRI Gli altri sono sempre stati e sempre saranno ciò che c’è più di prezioso nella mia vita, chiunque essi siano. Però ho capito che il poter gestire le distanze e i tempi di contatto aiuta a superare molte difficoltà in un team, dando il giusto spazio di riflessione. Il tempo guarisce, schiarisce e determina. E’ che noi lo consideriamo un nemico quando invece è il nostro principale alleato.
TALENTI E ORIZZONTI Si, molto. Avvalora la mia esperienza e le mie responsabilità dandomi maggiormente la misura di chi sono: un elemento indispensabile. Voglio tenere la mia esperienza e replicarla in altre aziende. Senza matrimoni.
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Roberto
Da buon pugliese mi ero procurato una stampa che riproducesse prodotti tipici delle mie zone. CosÏ quella che allego è l’immagine che si vedeva dietro di me in ogni collegamento on line. Anche coi clienti :-) 28
ROBERTO
L’assenza del rapporto fisico ha tolto immediatezza nello scambio di alcune informazioni. Qualcosa si perde. CORPO
Faccio esercizi fisici in casa anche adesso. Mi vesto a seconda delle necessità. La percezione rispetto a prima non è cambiata.
MENTE E TEMPO Lavoro su appuntamenti. Prima l’80% erano fisicamente dal cliente. Adesso è 100% on line. Aspettando nuovi sviluppi...
GLI ALTRI I miei colleghi li rivedo nelle riunioni on line. Li sento al telefono e via mail. Non ho visto cambiamenti nei miei rapporti con loro. Ma parlando con alcuni di essi, mi hanno confermato che l’assenza del rapporto fisico ha tolto immediatezza nello scambio di alcune informazioni. Quindi qualcosa si perde.
TALENTI E ORIZZONTI Il mio è un lavoro di team allargato. Il mio contributo resta fondamentale e durante la pandemia ho tenuto diversi corsi di formazione on line ai clienti registrati. Adesso stiamo pensando di ribadire la stessa esperienza ma on site a richiesta del cliente. Quello che cambierà sarà forse la possibilità di lavorare da casa in giorni in cui la presenza in ufficio non sia indispensabile.
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Heidi
Si confonde spesso il remote working con lo smart working. Smart working è anche la libertà di lavorare in posti diversi e in orari diversi. Flessibilità .
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HEIDI
Anche lo smart working deve avere regole ben codificate: orari, luoghi e appuntamenti. CORPO Lavoro in smart working da anni ormai ma il lockdown mi ha fatto capire come il mio modo fosse un po’ “malato”. Ho preso l’abitudine di uscire a fare due passi o una corsa OGNI giorno e questo limita le mie ore davanti al pc, libera la mia mente e ha aumentato il focus e la produttività. Per quanto concerne l’abbigliamento invece ormai sono la regina del mezzo busto: vestita solo nella parte che entra nella web cam. Pessima abitudine.
MENTE E TEMPO Anche lo smart working deve avere delle regole e ben codificate: orari, luoghi e appuntamenti. Altrimenti si rischia di avere tutta la casa che diventa un ufficio e di non staccare mai. Il tempo non usato per gli spostamenti per me diventa tempo a me dedicato: fino alle 9 non accendo la tecnologia, leggo, faccio un blando esercizio, ascolto musica. In questo modo la mente è super reattiva e non arrivo a fine giornata con la sensazione di non aver fatto nulla per me.
GLI ALTRI Gestire un team da remoto può essere complicato se non lo si è mai fatto. Si danno spesso per scontate delle informazioni che prima passavano anche grazie al contatto gomito a gomito.
TALENTI E ORIZZONTI Non tanto il mio quanto quello degli altri. Ho aiutato diversi team a capire come lavorare a distanza.
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Nunzia
Per me smart working ha significato poter lavorare e nel contempo dedicarmi al giardinaggio, con ottimi risultati su entrambi i fronti. 32
NUNZIA
Non è cambiato il “percepito del lavoro”, qualunque cosa significhi. CORPO Prima facevo minimo 3/4 km al giorno, adesso passo molto più tempo sul divano a scrivere sul pc; e ho pure dovuto sospendere la palestra, causa covid. Quindi il bilancio da questo punto di vista è negativo. I miei muscoli si stanno riducendo! Di positivo c’è che ovviamente mi stanco meno nel va e torna dal lavoro, in compenso mi stanco di più nello sfaccendare domestico, che prima potevo ignorare, tanto restavo fuori casa tutto il giorno. Quanto al vestirsi: mi vesto solo per andare a cena fuori o per vedere amici, manca tutta la dimensione di vestirsi per andare al lavoro. A casa sto come capita. C’è un certa tendenza all’inselvatichimento, diciamo cosi, che faccio un po’ di fatica a combattere. Per fortuna ci sono le uscite serali che mi costringono a mettermi in tiro.
MENTE E TEMPO Sono molto pigra e mi piace stare da sola (e lavorare anche da sola); quindi questo smart working per me è abbastanza una jattura, perché asseconda alcuni miei difetti. Non è cambiato il “percepito del lavoro”, qualunque cosa significhi: per mestiere scrivo, e continuo a farlo. Stare a casa come ho detto mi piace, quindi no, non mi sento costretta, posso stare giorni e giorni senza uscire (ho anche un gran bel terrazzo da curare). Alterno lavoro e pause, o altro, un po’ come mi pare, le scadenze obbligate sono rare, tipo avere una intervista fissata per una X ora, o dover consegnare un articolo quel giorno, ma insomma, nulla di nuovo rispetto a prima.
GLI ALTRI I colleghi continuo a sentirli ogni giorno, dirigo ormai da mesi il nostro piccolo team via chat, senza problemi. Cazzeggiamo anche parecchio, come del resto facevamo prima. Amici e parenti ovviamente li vedo dal vivo, grazie a Dio, adesso che si può fare. La sola differenza è che ci vediamo a pochi per volta, magari non organizzo una cena per venti persone, ma massimo per otto. Non so cosa significhi “aver cambiato opinione sul team”, ma i miei ragazzi in smart stanno lavorando benissimo, pure meglio di prima.
TALENTI E ORIZZONTI Boh, valorizzata come prima, sono io che dirigo il team. Caso mai, ho potuto valorizzare di più chi lavora con me. Come ho detto, sono stati bravissimi tutti anche nell’emergenza più grave. Cosa vorrei cambiare: personalmente non credo che la creatività e i nuovi progetti possano nascere senza uno scambio dal vivo. Noto che ho da un lato più tempo per pensare, e quindi avere nuove idee, ma dall’altro anche una maggiore pigrizia nel realizzarle. Quindi ok sw, ma senza abbandonare la terza dimensione, quella fisica, che dà adrenalina e stimolo. 33
Lubov
Non ho simboli, se non la casa sempre pulita!
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LUBOV
Avendo meno stress dall’ufficio riesco a fare più cose. CORPO In generale, non è cambiato dato che continuo a fare sport. Anzi, con remote work lo faccio di più. Quello che ho tolto è il tragitto in macchina e quindi lo stress del traffico. Nel vestirsi sono più rilassata, anche se quando faccio le call con i clienti mi preparo.
MENTE E TEMPO Il pensiero di dover andare in ufficio mi fa sentire male. Mi piace tanto lavorare da casa e organizzare i miei orari come piace a me, oltre a poter fare i lavori domestici in parallelo. Le scadenze non erano un problema prima e non lo sono oggi, anzi forse meglio perché avendo meno stress dall’ufficio riesco a fare più cose.
GLI ALTRI Non sono cambiati.
TALENTI E ORIZZONTI Non mi sento valorizzata, ma questo non deriva da lockdown o lavoro da remoto ma bensì da corsi che ho fatto e quindi la prospettiva per me è cambiata. Vorrei tenere le relazioni con alcuni colleghi.
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Federico
Dalla Milano da bere alla propria taverna.. ma la domanda è: quale sarà il nuovo equilibrio?
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FEDERICO
In passato ho sempre criticato il lavoro da casa, ma oggi è diverso. CORPO Mi muovo di meno ma meglio. Non frequento più Milano giornalmente, in compenso ho deciso di riappropriarmi di uno sport che mi fa camminare molto e stare in mezzo alla natura: il golf.
MENTE E TEMPO In passato ho sempre criticato il lavoro da casa (già nel 2009 andavo in coworking piuttosto che non rimanere a casa) ma oggi è diverso: sapere che il modello non è più stressato sull’ufficio mi fa sentire meno la sensazione di essere “orso”. In questo contribuisce anche l’uso massivo di videoconf che, per quanto 2D, ti fa sentire comunque meno “solo”.
GLI ALTRI Sicuramente ho consolidato le relazioni più forti.
TALENTI E ORIZZONTI Più che al team mi riferisco ai clienti, il cambio mi ha permesso di valorizzare il mio ruolo e quello del mio team rispetto ai nostri clienti, siamo più incisivi, siamo più “giusti”, mi sento valorizzato.
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Paolo
Le mie scarpe in riva al mare: corsa prima di iniziare la giornata di lavoro.
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PAOLO
La separazione tra lavoro e tempo libero viene garantita da passeggiate e sport. CORPO Mi vesto più comodo per lavorare da casa. Faccio più sport: ho sostituito il tempo di trasferimento casa-ufficio-casa con il running, che spesso pratico in luoghi speciali: in montagna, in riva al mare.
MENTE E TEMPO Durante il periodo di lockdown, non essendo possibile uscire di casa, diventava molto difficile distinguere i momenti di tempo libero dai momenti di lavoro: era un lunghissimo “giorno della marmotta”. Finito il lockdown, la separazione tra lavoro e tempo libero viene garantita da passeggiate e sport.
GLI ALTRI Ho avviato nuove relazioni, anche professionali, nate proprio grazie al lockdown. Ho incrementato la mia attività sui social network.
TALENTI E ORIZZONTI Lavoro principalmente da solo, come professionista.
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Claudio
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CLAUDIO
Poter andare in ufficio consente una visione più ampia delle cose. CORPO Pur con qualche limitazione dovuta alla situazione di emergenza, anche durante la fase più lunga di smart working sono riuscito a mantenere la mia attività fisica simile a quella che mantenevo durante il mio lavoro in ufficio. Idem per quanto riguarda il concetto di vestirmi.
MENTE E TEMPO La peculiarità del mio lavoro, sono addetto stampa del Comune di Genova, è piuttosto eterogenea e slegata da orari fissi. Alcune attività sono completamente gestibili in smart working (rassegne stampa, redazione di alcuni tipi di comunicati stampa, invio e pubblicazione su siti e social media di comunicati e articoli, ecc.), altre invece richiedono la presenza (sopralluoghi, organizzazione tecnica, gestione di conferenze stampa, ecc.). Nel mio caso poter andare in ufficio consente una visione più ampia delle cose e una maggiore facilità nell’affrontare eventuali imprevisti. Quindi, di fatto, lavorare in presenza mi arricchisce di più anche dal punto di vista delle esperienze e della crescita professionale. Ha evidenziato i limiti che costrizioni fisiche possono avere nello svolgimento della mia professione. Talvolta anche dal punto di vista relazionale. Qualsiasi imposizione è negativa, dal punto di vista lavorativo il protrarsi di certe costrizioni diventa deleterio. Massimizzo il tempo da dedicare a me stesso e alle mie passioni, ottimizzando il lavoro per mantenere le scadenze che mi sono prefissato.
GLI ALTRI La mia esperienza di smart working ha evidenziato quanto sia necessario adattare ciascun rapporto alle situazioni e alle limitazioni contingenti. Questo soprattutto in ambito professionale e in specifici casi nei quali il modo di relazionarsi doveva necessariamente cambiare. Per quanto riguarda il team, lo smart working ha evidenziato pregi e difetti di ciascuno dei componenti influendo anche su alcune mie opinioni.
TALENTI E ORIZZONTI Il cambio di routine mi ha permesso di riflettere sul mio contributo al team? Riflettere sul mio contributo al team è una cosa che ho sempre fatto per cercare di migliorare me stesso, il team e la qualità del lavoro da svolgere. Mi sento valorizzato? No. Cosa vorrei cambiare e cosa invece vorrei tenere? La mia esperienza di smart working ha evidenziato la necessità di un’organizzazione efficace e di una gestione chiara dei compiti e dei carichi di lavoro di ciascun membro del team. I principali aspetti positivi che ho potuto apprezzare sono stati la flessibilità e l’ottimizzazione di alcuni compiti. 41
Lisa
Più bella cosa non c’è...
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LISA
Ho molti più intervalli rispetto a quando ero in ufficio che mi permettono di liberare la mente e concentrare il focus. CORPO “Ribaltato” è la parola giusta. Il concetto di vestirsi, soprattutto per una donna, è ben diverso dal semplice indossare un pantalone e una camicia. Ho potuto finalmente dire addio alla sveglia con due, ripeto, DUE ore di anticipo rispetto al mio partner. Questo non vuol dire che mi presenti in modo inadeguato alle riunioni, ma la semplice idea di poter indossare indumenti comodi durante la settimana è gia’, per me, motivo di felicità. Ho molti più intervalli rispetto a quando ero in ufficio che mi permettono di liberare la mente e concentrare il focus.
MENTE E TEMPO In modo sereno. L’idea di non andare in ufficio mi ha già arricchito, donandomi tempo che impiego in modo diverso rispetto al viaggiare, fare file, semafori, cercare parcheggio, intrattenere conversazioni forzate con il collega antipatico ecc. Percepisco il lavoro come più “sotto la mia responsabilità” e per questo molto spesso finisco con il lavorare più di quello che facevo prima. Mi sentiro’ sicuramente costretta a tornare in ufficio ma soprattutto a tornare ad un modello per me già obsoleto. Gestisco le scadenze allo stesso modo con cui le gestivo in precedenza.
GLI ALTRI Ho cambiato opinione sul team, non credevo potessimo legare in questo modo da remoto. Sono sempre molto disponibili con me, e io con loro.
TALENTI E ORIZZONTI Si, mi sento valorizzata. La leadership è comunque molto attenta a mostrare presenza e sa bene come valorizzare i risultati ottenuti dal singolo team member. Sono raddoppiati i punti di contatto con il management, le opportunità di crescita e le recognition.
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Image: rawpixel.com via freepik.com
Lucia
Ritagliarsi tempo per respirare profondamente e liberare la mente.
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LUCIA
Mi arricchisce l’idea di poter gestire il mio tempo in autonomia.
CORPO Nel complesso mi sono mossa di meno. Ho provato a mantenere degli ‘appuntamenti’ fissi con l’attività fisica, ma quando lavoro da casa, tendo a stare molto più seduta e ferma. Ora mi vesto in modo da sentirmi bene con me stessa: il modo in cui mi vesto rappresenta semplicemente come mi sento.
MENTE E TEMPO Mi arricchisce l’idea di poter gestire il mio tempo in autonomia, libera di scegliere se stare a casa o andare in ufficio. A casa è più difficile gestire il tempo, non riesco a mantenere una netta distinzione vita/lavoro. Riesco però a rimanere più focalizzata sulle scadenze, con meno distrazioni.
GLI ALTRI Percepisco parenti e amici più vicino. i colleghi più lontano: con i colleghi, la relazione è legata al lavoro, spesso non c’è altro in comune, la distanza mi ha fatto sentire più ‘sola’. Ho confermato una idea che avevo già: il team è una ‘entità’ che va costruita davvero, con impegno. altrimenti siamo solo singoli e che lavorano insieme, ma non siamo un gruppo.
TALENTI E ORIZZONTI Lavoriamo troppo in ‘emergenza’ senza una reale programmazione: questo è poco funzionale e non valorizza il contributo del singolo nel team. Vorrei lavorare in un contesto più strutturato e organizzato, con compiti più chiari e obiettivi definiti.
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POSTFAZIONE
Postfazione A CURA DI FEDERICO BIANCHI
Il 1 marzo 2020 Giuseppe Conte, con il DPCM che instaurava la zona rossa su tutto il territorio nazionale, si è reso in un attimo il più importante Direttore HR Italiano estendendo la legge del lavoro agile a tutte le organizzazioni e permettendo di lavorare 5 giorni su 5 da casa per ridurre le occasioni di contatto tra le persone in piena prima ondata di Coronavirus. La risposta è stata determinata, come spesso accade a noi italiani nelle situazioni di emergenza: nell’arco di una settimana quasi tutti i lavoratori sono stati operativi da casa con i mezzi che si avevano a disposizione. Con energia e forza di volontà siamo riusciti a dare continuità alle attività, cercando di essere il più possibile efficienti. Non è stato semplice, certo: i limiti della nuova situazione si sono mostrati da subito a tutti: fatica nell’organizzare il lavoro, continue riunioni in videoconference, mancanza della documentazione cartacea, e molto altro. Ciò non toglie che qualcosa sia rimasto: il 2020 che si sta (finalmente) concludendo possiamo considerarlo come anno 0 dello Smart Working, quello che ci ha svezzato. Ora però si inizia il vero percorso di cambiamento. Se il 2020 ha veramente aperto le porte al Lavoro Agile lo vedremo soltanto quando nel 2021 si adotterà un nuovo modo di intendere l’organizzazione del lavoro. Se qualcosa di positivo nell’emergenza c’è stata, è che ha dato la possibilità di sperimentare a tutti un percorso alternativo che altrimenti avremmo intrapreso, ad essere ottimisti, tra qualche anno. L’augurio è che l’anno venturo possa portare tutti a chiedersi: “Come posso rendere agile il mio lavoro e quello degli altri?”, attivando un processo di riflessione sul proprio modo di lavorare mettendo in discussione come siamo abituati a fare le cose, ma soprattutto prestando la dovuta attenzione al tema della collaborazione. In questa cornice anche il benessere organizzativo diventa una conseguenza implicita. 47
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Il cambio di mindset e la predisposizione a nuove metodologie lavorative spianano la strada ad un modo di lavorare diverso, migliore, più inclusivo. Essere una realtà smart dove le persone partecipano allo sviluppo di un’organizzazione dentro la quale è più facile allenare nuovi comportamenti, far nascere più opportunità e permettere alle persone di esprimere il proprio talento. Ad esempio, uno dei passi più importanti per perseguire quest’obiettivo è che le aziende istituiscano un Budget Organizzativo, come quello per la ricerca e sviluppo: un modo per evitare che l’inefficienza organizzativa influenzi negativamente i processi interni o le relazioni tra le persone. La speranza è che in questo percorso ci sia anche l’occasione di superare il conflitto che è emerso in questi mesi tra chi era a favore e chi era contro lo Smart Working. Non si tratta di tifoseria, ma di mettere nelle condizioni corrette persone ed organizzazioni per analizzare in maniera lucida le diverse componenti del lavoro di tutti i giorni e iniziare a rispondere a queste domande: Quanto sono remotizzabili le nostre attività? Quanto le persone che abitano l’organizzazione sono in grado di affrontare un cambiamento nella collaborazione? Qual è la motivazione dei singoli ad adottare un nuovo modo di lavorare? Ma soprattutto, la domanda che tutte le aziende devono porsi è: In che modo un nuovo modo di lavorare può aiutarmi ad essere più competitiva e vincere le sfide che il mercato, ogni giorno, mi mette di fronte? Il 2021 che si affaccia sarà ricco di sfide. Speriamo che il 2020, in tutto il male che ci ha fatto sperimentare, ci lasci anche qualche segno tangibile di speranza per affrontare il futuro.
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Ringraziamenti Un grazie immenso a tutti coloro che hanno voluto condividere con noi la propria esperienza di smart working: Lucia, Alex, Irene, Tiziana, Marta, Paola, Roberto, Heidi, Nunzia, Lubov, Federico, Paolo, Claudio, Lisa, Lucia.
Gli autori FEDERICO BIANCHI FOUNDER - SMARTWORKING SRL https://www.linkedin.com/in/federicobianchi-smartworking/
FRANCESCO GAVATORTA STRATEGIC MARKETING MANAGER - BAKECA.IT https://www.linkedin.com/in/francescogavatorta/
RICCARDO PALOPPI ART DIRECTOR & DESIGNER - BABOL https://www.linkedin.com/in/riccardopaloppi/
ALEX ROGGERO CHIEF BRAND OFFICER - VTENEXT https://www.linkedin.com/in/alexroggero/
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Il lavoro può essere così? Può riuscire anche se non siamo vincolati da un luogo o da schemi orari? Può diventare flessibile e in grado di adattarsi ai nostri tempi, proprio come noi che, in questo progetto, siamo riusciti a realizzare ciò che volevamo compatibilmente con tante attività che fortunatamente dovevamo portare avanti in contemporanea? Noi crediamo di sì. Il testo che avete fra le mani è una raccolta di esperienze nate durante il lockdown, da professionisti che hanno risposto alla nostra call su LinkedIn di sviluppare un articolo condiviso che raccontasse come cambiava il lavoro, diventando completamente “full remote”. Il risultato è una raccolta fatta di parole e immagini, senza alcun fine statistico, che riassume sorprese e difficoltà vissute durante il lockdown e che apre orizzonti nuovi e forse imprevedibili. I partecipanti sono indicati con il nome di battesimo e a ognuno è stato dedicato un capitolo. Potete leggerli non necessariamente nell’ordine in cui li trovate, che è assolutamente causale. I redattori non hanno cambiato nulla delle testimonianze ricevute, né alterato il senso in alcun modo.