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Dislivelli
Sulla
Che cosa sta accadendo alla casa comune?
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Molti oggi tendono a prorogare le risposte, a distogliere lo sguardo a difesa della propria “non negoziabile” comfort zone. Di certo la mutazione non è agevole, perché cambiare il nostro modo di pensare e le modalità del nostro stare al mondo non è facile. Eppure è necessario.
Chiederselo è d'obbligo. Nella sua “Laudato si'” Francesco pone significativamente questo tema come incipit del primo capitolo. Un interrogarsi difficile, doloroso, inquietante. Motivo per il quale in molti – a cominciare da chi ha continuato a negare la crisi climatica quasi si trattasse di un'emergenza contingente – oggi tendono a distogliere lo sguardo, un moderno nichilismo che si traduce in infastidita indifferenza, a difesa della propria “non negoziabile” comfort zone. Ancora persuasi che ci si possa salvare da soli. Di certo la domanda non è agevole. In primo luogo perché quel che sta accadendo alla nostra casa ha a che fare con una complessità che non sappiamo leggere. Perché quel che accade è frequentemente nel territorio dell'inedito. E infine perché cambiare il nostro modo di pensare e le modalità del nostro stare al mondo non è facile.
Lo potremmo dire così. La modernità è figlia del positivismo. Di quello sguardo filosofico che aveva come presupposto materiale la società dell'abbondanza. Tanto che nelle sue principali declinazioni, il pensiero liberale come quello di origine marxista, pur nella loro opposizione, erano accomunati nelle magnifiche sorti progressive, distinguendosi sugli assetti proprietari e sulla distribuzione della ricchezza.
“Eppure facciamo fatica a comprendere le conseguenze che l'esaurimento di questi straordinari ecosistemi comporterà per le comunità che ne hanno sin qui beneficiato”
All'inizio del XIX secolo abitavano il pianeta meno di un miliardo di esseri umani e veniva consumata una quantità irrilevante di risorse rispetto a quanto gli ecosistemi riuscivano a mettere a disposizione di tutti i viventi. Con l'irrompere di Antropocene le cose andranno diversamente. Ma ancora nel 1960, in pieno boom economico, con una popolazione globale inferiore ai tre miliardi di esseri umani, il pianeta consumava la metà delle risorse disponibili. Il tema cruciale continuava a essere quello della diseguaglianza.