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Dislivelli
Ricerca e comunicazione sulla montagna
La Narrazione
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diverse... - perché inadempiente nella fornitura della manna fatta cadere (gratis) fin qui sulle nostre montagne e che non abbiamo saputo tener da conto quando sembrava risorsa abbondante, dovuta. Sarebbe bene inoltre essere consapevoli che potrebbe non essere una buona idea quella di sostituire un Dio in cui si è persa la fede con un altro, presunto più efficiente, cui affidare le chiavi del proprio destino. Chiara Valerio in un recente libro uscito per Einaudi (“La tecnologia è religione”, 2023) si chiede "che differenza c’è tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo o per chiacchierare con qualcuno distante chilometri?". O, mutatis mutandis, visto che dalle nuvole non arrivano più i fiocchi, inventarsi dei marchingegni che ne programmino - o almeno ci illudiamo di poterlo fare davvero - la produzione al bisogno.
Non esistono bacchette magiche o scorciatoie. Scongiurare la fine del mondo, trovando la chiave per offrire un diverso Fine al Mondo è la cornice della sfida. La decisione di scegliere di insistere cocciutamente sulla direzione data o invece di scartare di lato, decidendo di impegnarci per l'alternativa, sta in capo nostro. Siamo esseri umani molto attaccati alle abitudini - anche, e forse soprattutto, a quelle cattive - ma possediamo una capacità unica, ossia quella di vedere in anticipo ciò che ancora non c'è e di potergli dare forma sfruttando le nostre abilità intellettuali, manuali e relazionali. Oltre la neve ci sono la conversione ecologica (siamo parte della natura e non suoi proprietari), una revisione antropologica profonda (più consapevole dei limiti) e la riprogettazione delle economie collegate al turismo di massa. Se quest'operazione multilivello sembra più immediata lì dove le dimensioni del fenomeno hanno ancora caratteristiche di tipo artigianale - il caso del primo inverno di chiusura degli impianti della Panarotta è da questo punto di vista interessante -, più complessa sarà la transizione per quei contesti in cui la monocoltura dello sci e il suo sviluppo intensivo hanno di fatto monopolizzato e irrigidito la struttura produttiva e la fisionomia comunitaria, legandola a doppio filo ai successi o ai fallimenti dell'industria della neve.
Oltre la neve, come precondizione troppo spesso sottovalutata, ci devono essere necessarie alleanze tra diversi. Movimenti ambientalisti, imprenditori visionari, politici capaci di ascoltare e pianificare, comunità di nuovo cooperative.
Oltre la neve (o quel che ne rimane) c'è una rinnovata immaginazione collettiva.
Federico Zappini