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Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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Alpi lombarde di Lorenzo Berlendis

Cosa succede sulle Prealpi bergamasche quando l’inverno manca dei caratteri tipici che ce lo facevano riconoscere? Proponiamo di seguito un originale racconto dai luoghi del turismo della neve.

Cosa succede sulle Prealpi bergamasche quando l’inverno manca dei caratteri tipici che ce lo facevano riconoscere? «La complessità della situazione climatica che si vive in montagna, ambiente principe per fragilità e bellezza, presenta aspetti e letture apparentemente contraddittori - sostiene Paolo Valoti, storico dirigente del CAI -. Ovvio, la mancanza su versanti e cime del niveo manto che li fa rilucere contro il cielo inibisce, non solo per chi mette gli sci ai piedi, il fascino e l’attrattività propria di questi paesaggi negli inverni alpini». Il crollo delle scorte di acqua in forma di ghiaccio e neve assommato alla scarsità, tal quale, di precipitazioni ha ridotto i livelli in quelle perle vanto delle Orobie costitute dai laghetti di Porcile, Branchino o Becco, nonché quasi prosciugato gli invasi artificiali come Fregabolgia o Gemelli deputati ad alimentare centrali idroelettriche e corsi d’acqua. Eppure, il prolungarsi inusitato delle condizioni di assenza di neve ha offerto altre opportunità, ad esempio al popolo dei semplici camminatori: «Il 2022 orobico, forte anche dell’onda lunga del bisogno di ‘natura’ esploso nel post-pandemia, ha conosciuto una moltiplicazione delle presenze oltre ogni possibile previsione. I rifugi in quota hanno potuto aprire con quattro settimane di anticipo e chiudere un mese più tardi, accogliendo flussi incessanti di escursionisti. La domanda, in crescita esponenziale, ha stremato i gestori e li ha costretti a ritararsi su più fronti. Innanzitutto, ampliando le capacità di accoglienza e ospitalità, ma anche riconsiderando, insieme agli utenti, le disponibilità in merito agli usi di acqua ed energia. Lo sforzo di condividere la necessità di comportamenti più virtuosi ha rappresentato una novità emersa con diffusa e maggiore consapevolezza». Alcuni operatori, puntando all’autosufficienza energetica, si son dotati di micro-pale eoliche e pannelli solari, altri hanno adottato politiche ‘plastic less’, altri ancora hanno riqualificato l’offerta gastronomica con cibi sempre più legati al territorio. Questa positiva evoluzione non occulta evidentemente la fragilità di un territorio privato in grande parte di uno dei suoi elementi costitutivi: «Sul ghiaccio del Gleno dal 1925 al 1950 si sono svolti i campionati italiani di sci, quest’anno si sale al Gleno senza pestare neve, la vedretta di Scais è ridotta a un fazzoletto!». Che in montagna risulti molto più complesso che in pianura capi-

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