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Dislivelli

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Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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Il punto di vista dell’isolano di Francesco Picciotto

Nel 1962 sulle Madonie nascevano i primi impianti di risalita che avrebbero fatto di Piano Battaglia l’unica stazione sciistica della Sicilia occidentale. Sull’Etna avevano già cominciato nel 1953. Illusioni che contengono in sé una pretesa identitaria che si scontra con pratiche e azioni che nulla hanno a che fare con la nostra identità.

Di questa mia isola dicono sia terra di contraddizioni. Io che la amo profondamente, tanto profondamente quanto a volte riesco ad odiarla, preferisco pensarla come l’isola degli ossimori. Come si sa l’ossimoro è una figura retorica consistente nell’accostare nella medesima locuzione parole che esprimono concetti contrari. Per quanto mi riguarda la definizione potrebbe essere i l paradigma della mia terra: un luogo nel quale non esistono cose che dovrebbero esserci, e ci sono contemporaneamente cose che non dovrebbero esistere.

Sarei nato l’anno successivo a quel 1962 in cui sulle Madonie (i monti più alti della Sicilia se si esclude il Vulcano) nascevano i primi impianti di risalita che avrebbero fatto di Piano Battaglia (è questo il toponimo della zona che nel tempo si dimostrerà quanto mai pertinente alla storia recente del luogo) l’unica stazione sciistica della Sicilia occidentale. Sul Vulcano avevano già cominc iato con la prima funivia nel 1953, nascita che qualcuno celebrerà con le seguenti parole: «la storia della Funivia dell'Etna comincia nel 1953, costruita coraggiosamente sul vulcano attivo più alto d'Europa». E lì, per forza di cose, si entra in relazione con un’altra caratteristica tipica questa volta non della Sicilia ma del siciliano: un modo di esprimersi, un interloquire ibrido e difficilmente decodificabile da parte di “estranei” che porta a chiedersi: “ma parla sul serio o scherza? Sta ironizzando oppure è perfettamente consapevole di quello che dice?”. Anche perché, proprio in questo caso, la “coraggiosa costruzione” avrebbe portato negli anni il Vulcano (che di lavoro nella sua vita fa appunto il vulcano) a distruggere i “coraggiosi impianti di risalita” per ben cinque volte dal 1977 al 2002, impianti ogni volta ricostruiti con costi, anche sociali, altissimi in quello che Legambiente, nel suo report “NeveDiversa”, ha definito come vero e proprio “accanimento terapeutico”.

Ma procediamo con ordine e ricominciamo da dove eravamo partiti. E lo faccio anche io con i modi e le forme che critico alla mia terra, indulgendo in una specie di ossimoro personale che mi porta a parlare di ciò che non conosco per come dovrei ma che provo

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