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Dislivelli

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Ricerca e comunicazione sulla montagna

ad immaginare a fronte di fonti scarsissime. Torno quindi alle “mie Madonie” (e dico mie perché da quelle montagne un pezzo della mia famiglia e della mia storia discendono) e torno con delle domande che so essere senza risposta in termini di fonti storiche ma che posso immaginare in termini antropologici. Non conosco chi sta all’origine di questa idea e non so come si svolsero i lavori, gli incontri, le riunioni fra le istituzioni e più in generale fra le persone, che finirono per partorire l’idea del comprensorio sciistico delle Madonie. Posso arrivare però, come dicevo, ad immaginare attraverso la conoscenza antropologica della mia gente, quali siano state le sollecitazioni, cosa abbia ispirato l’azione, cosa abbia, o non abbia, supportato coloro che avevano la competenza e il ruolo per prendere decisioni, nell’atto del decidere. Ed è da questo ultimo punto che partirei. Provo ad immedesimarmi in una di quelle persone che deve prendere una decisione (saranno stati amministratori e imprenditori dell’epoca) e che farei io in quel caso? Cosa farebbe ognuno di voi per potere prendere una decisione rel ativamente all’opportunità di costruire o meno una stazione sciistica sulle Madonie? Io per prima cosa proverei a recuperare dati climatici che possano dare risposta alla mia domanda: “ma statisticamente da queste parti come vanno le cose? Ci sono state fino ad adesso in queste zone precipitazioni nevose degne di questo nome e che possano rendere nel tempo, in termini quantitativi e di durata, significativi degli investimenti del genere?”. Non st o parlando di quello che sarebbe successo decenni dopo. Non sto parlando di cambiamenti climatici, delle 342 stazioni sciistiche in difficoltà in Italia a ben altre latitudini a partire già dagli anni novanta. Non sto parlando di un fatto già assodato che ci dice che, se le cose continuano ad andare avanti così, tutte le località sciistiche al di sotto dei 2000 metri di quota (Piano Battaglia si trova non soltanto in Sicilia ma anche a una quota compresa fra i 1600 e i 1850 metri s.l.m.) non potranno più contare su un innevamento sufficiente (parliamo solo di quello naturale) a renderle economicamente sostenibili. Sto parlando di un amministratore avveduto, di un imprenditore lungimirante degli anni ’60 che dice: “recuperiamo un po’ i dati degli anni passati e capiamo se la cosa può funzionare”. Ché i dati già a quel tempo c’erano. Il Servizio Idrografico Italiano infatti aveva già a disposizione dati (che avrebbe pubblica to solo nel 1971 ma che già da allora erano reperibili) su “La nevosità in Italia nel quarantennio 1921-1960”. E cosa ci raccontano q uesti dati? Nell’area madonita le precipitazioni nevose medie nel quarantennio in questione sono comprese fra 50 e 100 cm, che il numero medio di giornate di precipitazioni nevose è compreso fra 5 e 10 giorni e che, soprattutto, la permanenza media del manto nevoso nella zona in questione è compresa fra 1 e 10 giorni! In una parola, se

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