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Meet the Founder

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“Prima di aiutare gli altri, devi essere in grado di aiutare te stesso”
Cosa vuol dire per un’azienda essere sostenibile? Una società sostenibile è una società che si sostiene, quindi fa profitto; una società sostenibile a livello umano è una società che ha delle relazioni con i propri clienti. Oggi l’aspetto della sostenibilità è associato al mondo della comunicazione. Greta Thunberg ha detto: “Il mondo è da conservare”. È una cosa che dicono tante persone da tanto tempo, probabilmente l’ha detto meglio degli altri o ha semplicemente fatto più scalpore, quindi le aziende vogliono impegnarsi di più e mostrare il loro impegno.La sostenibilità o è radicata o è semplicemente un mezzo di marketing. Io credo che arriverà la vera svolta quando si troverà un nuovo sistema alternativo di energia. Ognuno dovrebbe chiedersi se sta facendo abbastanza per essere sostenibile questo perché credo che l’essere umano, in quanto animale, sia un parassita. Ha distrutto tantissime specie per la sua sopravvivenza ed è l’unico animale che cambia l’ambiente nel quale vive. È estremamente arrogante, avendo il pollice opponibile ed essendo un po’ più intelligente degli altri è convinto che il mondo sia suo.
Dal punto di vista delle problematiche sociali, come può un’azienda dare un suo contributo? Una società è una struttura sociale: quando un imprenditore costruisce qualcosa, fa automaticamente qualcosa di positivo in termini sociali. Di per sé è insito nella società. Poi ci sono delle società o degli imprenditori che hanno il piacere di farlo anche in altri modi, quindi facendo dei progetti con fine sociale.
Anche Reach è un progetto sociale. Sì, Reach incontra due necessità: quella di Richmond Italia di comunicare e quella di B.LIVE di avere dei progetti. È un modello di business sociale, che dà dei ritorni di marketing. Se si può fare qualcosa che aiuta, è bello farlo.
Cosa ne pensi dei buchi nel curriculum? Io non guardo i curricula. A me piace parlare con una persona e capire com’è. Le persone che arrivano in Richmond Italia ci stanno per tanto tempo. Prima di tutto mi piace capire se mi stanno simpatiche e se mi piacerebbe lavorare con loro, dal momento che trascorro più tempo con loro che con la mia famiglia.
Ti ho fatto questa domanda perché a noi è un po’ cara, noi abbiamo alcuni ragazzi che hanno dei buchi
sul curriculum a causa delle cure che hanno dovuto seguire. E voi come li gestite i buchi sul curriculum? Te la faccio io una domanda.
Secondo me bisognerebbe trovare un modo affinché il curriculum trasmetta che il buco è dato da una necessità. Magari un ragazzo non vuole mettere sul curriculum il fatto di avere seguito delle cure. Perché? Perché non metterlo?
Perché alcuni ragazzi non se la sentono. Hanno paura che questo possa essere discriminante, ed è qui che torniamo all’inclusione. Questa è una paura del ragazzo. Potrebbe anche essere un plus.
Certo. Però in un mondo performante come il nostro, ammettere di avere avuto un problema che ti ha tolto tanto tempo può creare un timore. Vero. Non mi è capitato personalmente, però penso che così il ragazzo stia raccontando a qualcuno un’esperienza importante, che potrebbe essere un plus nella valutazione.
C’è ancora tanto lavoro da fare eh? Voglio dire, non c’è ancora la stessa inclusione per tutti. Penso che tutto si muova, prima o poi l’uomo ci arriva. Con questo non è che non si debba fare niente, bisogna cercare di fare qualcosa per andare in quella direzione. Però prima di aiutare gli altri devi essere in grado di aiutare te stesso. L’aiutare gli altri deriva dall’essere capaci di aiutare sé stessi.
Se fossi un albero, che albero saresti? Una quercia. È un classico, perché è forte e resistente. Potrei dirti anche pioppo, ulivo, salice piangente… E poi ho finito le conoscenze del mondo vegetale! Però “quercia” è proprio arrogante come risposta… Credo che sceglierò l’ulivo, è una pianta che mi piace davvero tanto.
Che cos’è l’amore? Domanda difficile… Volere bene agli altri con diverse intensità, nei confronti della donna che si ama, nei confronti dei propri figli, degli amici. È una voglia di donarsi senza avere tanto indietro. Un po’ banale come risposta, però penso che a volte le risposte più semplici siano le più vere e autentiche. Per me l’amore è volere bene agli altri senza aspettarsi più di tanto in cambio… Però se ti danno indietro è meglio!
Guarda il video dell’intervista sul canale YouTube di Richmond Italia
Claudio Honegger
Amministratore Unico di Richmond Italia
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