VICEDIRETTORE Carlo Timio DIRETTORE ARTISTICO Alessio Proietti REDAZIONE Selene Geraci, Giulio Siena, Francesca Casanova, Claudia Piccoli, Giulia Brambilla, Christian Chiarelli, Cesare Joly, Marilena Badolato HANNO COLLABORATO Marina Manuela Sotgiu, Giulia Ronchi, Michela Baretti, Sara Zoppi, Gaia Righetti, Samanta Sforna, Francesca Fregapane Elisa Giglio, Alessandro Biscarini
Novembre / Dicembre
DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio
Titolo: VANiTY
(Omaggio ai Grandi Classici dell’Arte)
Tecnica: olio su tela Autore: Michela Mirici Cappa Omegna (VB) Suggestioni:
L’opera simboleggia la vanità, come la vanità di quell’arte contemporanea del “nuovo a tutti i costi”. Dietro a tale visione si scorgono sguardi stupiti, incuriositi e riprovevoli dei “Grandi Classici dell’Arte”, nei quali insegnamenti si ritrovano le radici dell’arte stessa. Tra i “grandi” si annoverano, tra gli altri, Leonardo che trascorse parte della sua vita in Lombardia, come il Caravaggio nato a Milano. Una visione, quindi, che vorrebbe nella contemporaneità il supporto di un giusto bagaglio tecnico e culturale, affinché essa non risulti effimera.
Anno 1 - n.6 EDITORE Ass. Media Eventi REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011 PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE R!style Project CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info PUBBLICITÁ commerciale@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info
EDITORIALE 5 “I Promessi Sposi” e la cultura del mecenatismo
APPUNTAMENTI EVENTI
10
Natale Village a Castel Mella
14 Food: la scienza dai semi al piatto 18 Faro basso in Franciacorta 22 Ugo La Pietra
FACEBOOK Riflesso Umbria GRUPPO EDITORIALE Riflesso Umbria Riflesso Lombardia
18
22
economia 27 GREEN ECONOMY Tutti pazzi per il Led!
27
58
ARCHITETTURA, ARTE E TERRITORIO 32 Milena Barberis e la Pop Art 36 Grattanuvole: l’esposizione della creatività
54 TEMPO LIBERO
32
58 TEATRO
Mydrama al Donizzetti di Brescia
62 GIRI DEL GUSTO
Il Bontà: salone delle eccellenze gastronomiche artigianali
36 SOCIETÁ 40 MODA
White Show a Milano: la moda dei giovani
46
46 SANITÀ
Arte terapia autunnale
ASSOCIAZIONISMO
50 Illuminiamo il mondo 54 A.i.a.c.e. videoarte
62
EDITORIALE
“I PROMESSI SPOSI”, UN TORCHIO DI STAMPA E LA CULTURA DEL MECENATISMO MARIO TIMIO
C
’è ancora un antico ma anche moderno legame che unisce l’Umbria alla Lombardia, o se volete Foligno a Milano. Dopo aver illustrato nei numeri precedenti l’influsso culturale esercitato dall’Umbria sulla Lombardia con i nomi del folignate Giuseppe Piermarini, architetto del Teatro alla Scala e del perugino Galeazzo Alessi progettatore del Palazzo Marino, torno alla ribalta con uno strumento di grande valore storico che unisce le due regioni: a Foligno recentemente è stato trovato in un’antica tipografia il torchio di stampa della prima edizione dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Il torchio in ferro porta la targa “Amos dell’Orto- Monza 1840”. È una storia affascinante quella del torchio manzoniano, incentrato comunque su mecenatismo del Marchese Filippo Villani che ne ha fatto dono alla Tipografia Sociale la quale ha stampato le prime 10mila copie dei Promessi Sposi. Proprio quella di Filippo Villani è inseribile in una delle moderne espressioni di mecenatismo. Mecenatismo che dopo in lungo periodo di sonno è ritornato in auge, forse a causa della crisi che ha indotto il governo nella persona del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini a legiferare a favore dell’arte e della scienza. Con tale volano vengono consolidate iniziali donazioni per progetti volti al recupero di siti artistici quali gli scavi di Pompei, il Colosseo a Roma, l’Arco Etrusco a Perugia. Viene esaltata la promozione della cultura e della ricerca scientifica, viene riattivata la tutela del patrimonio storico e artistico lungo lo stivale. Tutto ciò richiede un impegno quotidiano, tanto individuale quanto pubblico in una efficace sinergia. Cultura e ricerca sono settori strategici e rappresentano investimenti vantaggiosi in grado di produrre diritti e opportunità. In alcuni settori siamo
giunti al punto che prima di acquistare un bene si chiede cosa sponsorizzi l’azienda produttrice. La carenza di fonti pubblici fa considerare l’apporto del privato perfino nel campo della ricerca. Anche se la filantropia è poco diffusa in Italia, alcune realtà sono stupefacenti. La fondazione Armenis-Harvard di Trieste è una di queste. Essa premia giovani ricercatori con finanziamenti privati che permettono di attivare laboratori di ricerca in Italia nel campo delle biotecnologie, della sequenza genomica, delle malattie degenerative del cervello. La fondazione gestisce la Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati (Sissi) le cui scoperte sono state presentate recentemente al Senato in un evento dal titolo: “Il cuore della scienza: le storie degli scienziati che hanno scelto l’Italia”. Con premiazione dei ricercatori. A testimoniare la bontà dell’iniziativa e della scelta. La Lombardia detiene il primato delle regioni relativo alle sponsorizzazioni, registrando un finanziamento privato a favore della cultura e della ricerca per un valore di 10.571.862 milioni di euro. É un buon viatico per sottolineare che è falso affermare che l’Italia non ha futuro. La politica deve però fare la sua parte a sostegno dell’iniziativa di Franceschini. Dovrebbe catalizzare una vera cultura del mecenatismo, affinchè l’iniziativa di Villani non resti isolata nel passato, creando incentivi con sgravi fiscali. Ci si attende che le imprese siano motivate a investire nella ricerca accademica, creando una sinergia scuola-lavoro, tanto utile ai giovani. Potrebbe promulgare leggi che risolvono problemi burocratici, individuando opportunità di ricerca interessanti e coeve risorse finanziarie. Per creare e acquistare attrezzatura, ad esempio, che possono aiutare a scandire la storia come ha insegnato Filippo Villani.
5
RIFLESSO LOMBARDIA
La Redazione di Riflesso esprime i più vivi ringraziamenti ai suoi collaboratori per la loro professionalità, serietà ed entusiasmo riposti su questo nostro progetto editoriale. Un ringraziamento speciale va anche ai nostri lettori e sostenitori! Auguri a tutti per un Felice Natale e Gioioso 2015!
FRANCESCO COLAMARTINO
SELENE GERACI
MARINA MANUELA SOTGIU
GIULIA RONCHI
CLAUDIA PICCOLI
FRANCESCA FREGAPANE
GAIA RIGHETTI
SARA ZOPPI
CESARE JOLY
FRANCESCA CASANOVA
CHRISTIAN 7 CHIARELLI
MICHELA BARETTI
concorso d’arte Il Gruppo Riflesso Editore è lieto di annunciare la conclusione del concorso
“Disegna la tua Copertina” che nel corso di questo 2014 ha visto la partecipazione di oltre 150 artisti nell’ambito delle arti visive. Il successo dell’iniziativa ha permesso di valutare proposte sia di autori noti che emergenti, nonché di appassionati che hanno aderito al contest esponendo la propria sensibilità e la propria tecnica. L’Arte visiva esce vincitrice da questo contesto, capace di coinvolgere generazioni, luoghi e stili diversi in una forma d’espressione potente ed impattante. I media hanno la possibilità di offrire agli Artisti nuove vetrine ed ambienti espositivi trasversali. Riflesso ha sposato questa idee scegliendo di dare all’Arte lo spazio che merita, arricchendosi con essa di espressione e contenuti, esponendola in copertina. Si ringrazia per l’importante supporto offerto, oltre al circuito istituzionale ormai saldo al Gruppo Riflesso Editore, tra cui l’Ambasciata d’Italia nel Principato di Monaco, anche i partners che hanno promosso la diffusione mediatica dell’iniziativa attraverso i propri portali web; in modo particolare si ringrazia: Europa Concorsi - www.europaconcorsi.com Associazione Giovani Artisti Italiani - www.giovaniartisti.it Professione Architetto - www.professionearchitetto.it Accademia Carrara di Belle Arti Bergamo - www.accademiabellearti.bg.it Istituto Superiore di Comunicazione - www.ilas.com Pittura e Dintorni - www.pitturaedintorni.it Exibart - www.exibart.com Find my Talent - www.findmytalent.it Art Job - www.artjob.it
Daniele Buschi
Valentina Silvestri
Massimo Falsaci
02 Marzo-APrile
03 maggio-giugno
Giorgio Pondi
Aicha Diarra
MICHELA MIRICI CAPPA
04 luglio-agosto
05 settembre-ottobre
06 novembre-dicembre
01 Gennaio-Febbraio
9
EVENTI
NATALE VILLAGE A CASTEL MELLA
IL VILLAGGIO DI BABBO NATALE SI FA SPAZIO NELLA ZONA DELLA “LEONESSA” ELISA GIGLIO
10
V
ivere la magica atmosfera natalizia è possibile. Nel nord Italia vengono organizzati numerosi eventi. Ma sicuramente uno dei più curiosi e caratteristici è Natale Village in Piazza Unità d’Italia a Castel Mella, in provincia di Brescia, dal 13 al 28 dicembre. Si tratta di una manifestazione dedicata al mondo natalizio con i suoi colori, sapori e profumi. Villaggio di Babbo Natale, mercatini di Natale, animazione, gastronomia e concorsi. É questo e tanto altro. La piazza si veste a festa, come un vero e proprio paese natalizio con la casa di Babbo Natale, il tradizionale mercatino, e poi attrazioni, musiche, animazioni, artisti di strada, spettacoli a tema. Una grande area è dedicata ai sapori e alla gastronomia tipica natalizia da molte regioni italiane, quali Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Calabria, Puglia, Sicilia, in grado di trasmettere attraverso le tante prelibatezze la vera atmosfera del Natale. All’interno non manca l’area dedicata alle giostre e alle simpatiche attrazioni per bambini. Un luogo da scoprire per tutti, sia per i più piccoli che per i grandi, dove la parola d’ordine è magia. Il villaggio delle feste ospita oltre 50 gazebo con prodotti provenienti da tutta Italia. In più c’è anche lo spazio espositivo per gli hobbisti e per i piccoli
artigiani lombardi e non solo. La casa di Babbo Natale è indubbiamente la principale attrazione, dove i piccoli sono invitati all’iniziativa “Scrivi il tuo Natale”, ovvero ogni bambino può consegnare la propria letterina direttamente nelle mani del Babbo, che premia la lettera più originale e simpatica. Il divertimento si unisce alla beneficenza e allo spirito altruistico che caratterizza il Natale: in occasione della manifestazione presso la Casa di Babbo Natale è prevista anche una raccolta fondi a favore dei bambini. In più, viene organizzato il concorso “Disegna il tuo Natale”, riservato agli studenti delle scuole elementari e medie dei comuni bresciani di Castel Mella, Flero, Roncadelle e Torbole Casaglia. I bambini e i ragazzi sono invitati a realizzare un disegno con tema “Il mio Natale”, che sia espressione di quello che per l’autore rappresenta il proprio Natale. I migliori disegni vengono esposti in un’area apposita presso la manifestazione. Ogni sera il pubblico viene allietato con spettacoli, concerti di vario genere ad ingresso gratuito, tipo “Natale in jazz”, “Natale mexicano”, “Natale country”. Il 25 dicembre viene organizzato lo “Sky lanterns show”, il magico volo delle lanterne volanti, a coronare il giorno della nascita di Gesù Bambino.
11
13
EVENTI
P
“FOOD -
LA SCIENZA DAI SEMI AL PIATTO” PIACERE, CULTURA, STORIA, TECNOLOGIA : OGGI IL CIBO DEVE SAPER CONCILIARE IL FABBISOGNO NUTRIZIONALE CON LA TUTELA DEL PIANETA SARA ZOPPI
14
arlare di cibo oggi vuol dire parlare di scienza e di piacere, di natura e di cultura, di tecnologia e di tradizioni, ma vuole anche dire fare previsioni e investimenti per riuscire a conciliare la necessità di sfamare un numero sempre crescente di persone e la tutela del pianeta che le ospita. É importante capire come l’uomo ha modificato la natura per nutrirsi, le tecniche per coltivare gli alimenti, per conservarli e cucinarli. “Food | la scienza nel piatto”, dal 20 novembre 2014 al 28 giugno 2015 al Museo di Storia Naturale di Milano, è un’ottima occasione per imparare e per riflettere su un argomento con cui entriamo in contatto quotidianamente e da cui dipendono la nostra salute e la nostra vita. La mostra affronta il tema del cibo in maniera multidisciplinare, coniugando storia, scienza e gastronomia. Un percorso interattivo, articolato in più sezioni, consentirà a tutti di imparare, divertendosi, aspetti poco noti di un argomento fondamentale come quello dell’alimentazione, la cui conoscenza ci consentirà una maggior consapevolezza dei rischi e dei benefici per la nostra salute; un’anticipazione del grande evento di Milano Expo 2015. Il mondo del cibo viene indagato con estrema serietà, ma anche con una forte componente ludico-gastronomica in grado di affascinare un pubblico di tutte le età. Attraverso le diverse sezioni i visitatori avranno la possibilità di scoprire, per esempio, che in origine le carote erano viola e che l’attuale colore arancione è dovuto a una serie di mutazioni genetiche (la carota arancione nasce in Olanda come omaggio alla famiglia regnante degli Orange), che vista e udito possono influenzare la nostra percezione del sapore, il tutto spiegato scientificamente. “FOOD | la scienza dai semi al piatto” è una mostra adatta a tutti i tipi di pubblici: i bambini e i ragazzi potranno imparare dai laboratori interattivi; gli studenti troveranno esposte le informazioni scientifiche più aggiornate; gli insegnanti avranno accesso a chiavi di lettura inaspettate e intrecci interdisciplinari; i curiosi e gli appassionati di cucina potranno approfondire le proprie conoscenze e scoprire trucchi “scientifici” da utilizzare poi nella cucina di casa. Il percorso della mostra prende avvio dalla sezione dedicata ai semi, fondamentali nel loro ruolo di custodi della biodiversità. I semi sono
profondamente legati alla storia delle civiltà poiché ne hanno segnato usi e costumi alimentari, in un intreccio di storia e di sociologia che va dalle migrazioni ai viaggi, dagli scambi commerciali ai piatti tradizionali. Ulteriore tematica trattata sono le modifiche genetiche spontanee che ci fanno trovare nel nostro piatto alimenti “giovani”, che mai avrebbero potuto mangiare i greci o gli egizi. La mostra “Food” analizza poi il tema dei sensi, che influenzano il nostro rapporto col cibo al punto di consentirci di sopravvivere e di gioire del cibo. La mostra si conclude analizzando il tema della scienza in cucina, illustrando le trasformazioni chimiche che interessano gli alimenti durante la cottura e raccontandoci le invenzioni tecnologiche che hanno segnato la storia della conservazione e della consumazione degli alimenti, dal frigorifero alla pentola a pressione. Con un linguaggio accessibile a tutti e una narrazione multisensoriale sviluppati in un percorso interattivo e giocoso, l’esposizione vuole unire piacere, divertimento e conoscenza e vuole stupire i visitatori invitandoli a scoprire il mondo che sta dietro ad ogni boccone!
13
16
17
FARO BASSO IN FRANCIACORTA
EVENTI LA VESPA : UNA PASSIONE, UN OGGETTO SEMPRE DI MODA, UNO STILE DI VITA GAIA RIGHETTI
E
ra il 1953 quando Audrey Hapburne salì in sella alla V30T, consacrando così il mito della vespa in milioni di sale cinematografiche con “Vacanze romane”. Chiunque abbia visto il film, non potrà fare a meno di ricordare la scena della principessa e del giornalista mentre vagabondano per la bella Roma su una 125 faro basso verde. Da lì, il successo della vespa fu travolgente con un balzo di vendite in tutto il mondo. Primi tra tutti, i grandi attori hollywoodiani come Marlon Brando che iniziarono a farsi fotografare in sella ad esse. Le vespe degli anni della dolce vita italiana furono uniche nel loro genere, avendo il fanale posto sul parafango anteriore anziché, come sarebbe successo più tardi, sullo sterzo, chiamandosi per l’appunto vespe faro basso. Ma l’immagine della dolce vita italiana non si è fermata a quelle rappresentazioni in bianco e nero. La vespa è ancora oggi un’icona che accomuna diverse generazioni, dall’ottantenne malinconico, al giovane curioso. Ne è stato un esempio l’evento “Faro basso in Franciacorta”dell’11 ottobre organizzato dal Vespa Club di Chiari, che ha festeggiato così, grazie al suo presidente Fabio Togni, il decimo anniversario della sua rifondazione dando la possibilità ai vespisti di inoltrarsi nei sapori, nella cultura e nel territorio della loro comunità. Faro basso ha coinvolto cinquantacinque vespisti provenienti non solo dalla provincia di Brescia, ma da Carmagnola, Mantova, Vicenza, Pescantina, Treviso, Parma… Stile, eleganza, passione. Queste le parole chiave per descrivere la sfilza di vespe che hanno sfilato alla manifestazi-
19
one, sotto gli occhi appassionati dei piloti storici della “Sei Giorni” Antonio Zin e Giuseppe Cau, veterani della vespa. Dopo il ritrovo a Montichiari intorno alle ore nove, è iniziato il tour guidato al museo delle mille miglia tra pezzi unici di macchine e motori, ma anche tra cineprese risalenti al cinema felliniano, per finire in mezzo a foto e chitarre dei Beatles. Da lì, in vespa per una cinquantina di chilometri fino ad arrivare a Rezzato, nella maestosa villa cinquecentesca Fenaroli per un aperitivo e un pranzo di gala e per prepararsi al tour in Franciacorta condito dai gusti dolci dei prodotti tipici locali.
20
Come ultimo step, Villa Mazzotti a Chiari dove, dopo una mostra fotografica ed un’abbuffata di dolci, si sono tenute le premiazioni con tanto di pacco regalo per ogni singolo partecipante, contenente una bottiglia personalizzata di Bellavista Alma Cuvèe Brut, una placca metallica smaltata, due chili di pasta, una toppa della giornata ed infine una spilla. Un vero e proprio evento d’altri tempi che ha visto riunirsi giovani e meno giovani accumunati dall’amore non soltanto per un “oggetto”, ma per un vero e proprio stile di vita. Il giovane presidente del Vespa Club di Pescantina ha raccontato così la giorna-
ta: “Bella, una giornata davvero bella nel senso che non capita tutti i giorni di vedere manifestazioni dedicate esclusivamente al faro basso. È stato bello il senso del raduno perché i partecipanti erano in linea con gli anni delle vespe e la maggior parte di loro indossava vestiti anni cinquanta, dall’elegante allo sportivo, come gli acrobati di Piaggio. Addirittura gli accessori sulle vespe erano originali del tempo. Un evento curatissimo nei dettagli”. Glie eventi organizzati dai vari Vespa Club sono sempre numerosi e testimoni dell’amore dei vespisti per quel mezzo così vintage ma allo stesso tempo così moderno che sembra possa appartenere a tutte le epoche, passate presenti e future.
EVENTI
UGO LA PIETRA:
LA CONTINUA RICERCA DEI SIGNIFICATI PROFONDI DELLE COSE LA TRIENNALE DESIGN MUSEUM OSPITA OLTRE 1000 OPERE DELL’ ARTISTA VISIONARIO QUANTO ACUTO FRANCESCA FREGAPANE
22
T
riennale Design Museum propone al grande pubblico la prima grande monografica sul lavoro di Ugo La Pietra che esplora la rilevanza delle sue ricerche costantemente legate al rapporto uomo-ambiente. Come egli stesso scriveva fin dal 1968: “Ho sempre pensato che un essere umano garantisce la propria sopravvivenza attraverso la modificazione dell’ambiente in cui vive ed opera, non solo ma ho sempre creduto che abitare un luogo vuol dire poterlo capire, amare, odiare, esplorare...” Architetto di formazione, intraprende la sua attività di progettista, musicista, cineasta, artista negli anni sessanta quando si assiste alla rinascita di sperimentazioni di diversi linguaggi estetici e culturali. La sua ricerca avviata da più di mezzo secolo fonda le sue radici sull’osservazione costante della realtà in cui vive e si muove, considerando importante se non essenziale la dimensione antropologica, emotiva, esistenziale del nostro stare al mondo. “Vivere il quotidiano per fare opere d’eccezione “ riportava in uno dei suoi scritti. Ciò che Ugo La Pietra ha sempre messo in risalto è stata la ricerca di un possibile equilibrio che intercorre fra comunicazione diretta tra individui e tra individui e ambiente. Essere capaci di comunicare con oggetti la cui materialità è esaltata dall’uso di risorse naturali presenti sul territorio, di lavorazioni legate alla tradizione, utilizzando quegli oggetti, frutto di molteplici interazioni, con cui intessere rapporti, metafore e relazioni simboliche. Segni di un popolo che cerca di rivolgere la propria attenzione verso ciò che può toccare con mano. Nella speranza che questa pratica diretta possa ridare all’individuo quella sensibilità che gli antenati e le culture passate avevano nei confronti
ugo la pietra 26 novembre - 15 febbraio 2015 Triennale di Milano Viale Alemagna 6, Milano www.triennale.org 23
dell’ambiente. L’esposizione mette in mostra le oltre 1000 opere in un percorso che, accompagnato da elementi audiovisivi e sonori, cconcorrono a raccontare al visitatore le origini e gli sviluppi concettuali del pensiero del nostro protagonista. Visionario e dalla sensibilità acuta, crede fortemente in ciò che ha creato e in quello che sarà il futuro delle sue opere come fonte di insegnamento: “Contano più le intenzioni o i risultati? Se fosse
24
per i ri su l t a t i non r if a r e i n ulla d i q ue llo c he h o fat t o o no n h o fat t o . Delu d ent i ed effime ri g l i e si t i . M a , s e g ua r d o a lle in t e n z io n i, mi s emb ra d i av er arat o e s eminat o molto , a l t ri ra c c o g lie r a n n o ”. Pe r c hi è a b it ua to a v alu t are u nicament e il p ro d o t t o fin ito e non i l me t od o c o n c ui lo s i la v o r a , p e r ch i co ns id era l’ o p era e no n l’ int enzio ne, questo ra c c ont o è v a n o .
25
Sede: Via Baldo, 1 Perugia (Italy) Email: lesacchediannaritasetti@hotmail.com Sito web: www.lesacchediannaritasetti.com
green economy
TUTTI PAZZI PER IL LED! Da new york, via stoccolma fino a milano: la rivoluzione luminosa dell’efficienza energetica MARINA MANUELA SOTGIU
D
a qualche anno, l’uso massiccio dei LED per l’illuminazione pubblica è diventato un trend globale, dando il via, a partire da città come Las Vegas e L.A., a una vera e propria ondata di rinnovamento luminoso per le strade cittadine di metropoli americane e europee. Poco più di un anno fa, New York City, ha deciso di seguire l’onda LED, dando il via al più grande progetto del mondo di sostituzione dei vecchi lampioni stradali con lampioni di nuova tecnologia. Il piano di sostituzione vedrà impegnata la città fino al 2017, per un totale di 250.000 punti luci cambiati e risparmi energetici attesi per oltre 6 milioni di dollari. Ma le città europee e italiane non sono da meno! Parigi, oltre al piano di sostituzione dei punti luci, ha attuato una politica di zonizzazione luminosa della metropoli e vietato agli esercizi commerciali delle aree non turistiche di tenere accese insegne e vetrine dopo la mezzanotte. Milano, in vista dell’Expò, si è accaparrata il primato in Italia di città illuminata a LED, e il suo esempio sta contagiando altri comuni, compresa la capitale romana. Da un mese a questa parte infatti, il comune di Milano in collaborazione con A2A ha iniziato l’operazione che entro agosto 2015 vedrà sostituiti oltre 140 mila punti luci con apparecchi a led! Grazie a questo processo, Milano ridurrà i consumi per l’illuminazione da oltre 114 milioni di kWh annui a 55 milioni di kWh, pressappoco la metà, e grazie al risparmio energetico ottenuto, saranno emesse 23.650 tonnellate di Co2 in meno in atmosfera ogni
27
anno. Senza considerare inoltre, l’effetto positivo dell’operazione sull’inquinamento luminoso del capoluogo lombardo! L’importanza della tecnologia LED per la nostra società e il futuro del pianeta, è stata sancita il 7otttobre ufficialmente a Stoccarda, durante l’assegnazione del Nobel per la Fisica, che quest’anno con lo slogan “nuova luce per illuminare il mondo”, è stato assegnato proprio agli inventori della luce LED blu. In cosa consiste dunque questa fenomenale tecnologia, ormai ovunque nelle nostre case (dai display ai punti luce), e ben presto ovunque anche al di fuori dalla porta? I LED (Light Emitting Diodes, “Diodi che emettono luce”), conosciuti dagli inizi del novecento, ma introdotti nel 1962, da parte di Nick Holonyak Jr, consistono di un chip di materiale semiconduttore a due terminali (uno con eccedenza di elettroni e uno con un deficit) che consente il passaggio di corrente elettrica in una sola direzione rilasciando luce (fotoni), nel campo del visibile, di tipo monocromatico, a differenza delle lampade a incandescenza e fluorescenti. Per ottenere la luce bianca, per intenderci quella solare, si usano oggi una serie di diodi combinati (fondamentali i 3 colori blu, rosso e verde dunque). Su
questa tecnologia hanno lavorato per 30 anni i tre ricercatori giapponesi premiati dal Nobel: Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura. Infatti, fin dagli anni 80 si conoscevano e usavano i diodi verdi e rossi, ma non si riusciva a ottenere una fonte di luce blu, il che rendeva impossibile creare una luce bianca data dalla somma delle tre componenti. Questo finché all’inizio degli anni ´90, per la prima volta, i tre ricercatori riuscirono a generare un fascio di luce blu da cristalli di materiali semiconduttori. Da quel momento a oggi, la costante implementazione della tecnologia ha prodotto miglioramenti incredibili in termini di efficienza luminosa, spettro di emissione, intensità, durata di vita, costo, affidabilità e potenzialità applicative. I LED capaci di darci luce bianca, non sono solo una scoperta importantissima nel campo della fisica ottica, ma anche per lo scenario globale di efficientamento energetico e attenzione verso l’ambiente. Basti considerare prima di tutto il loro consumo elettrico notevolmente contenuto rispetto aalle altre tecnologie di illuminazione. Solo in Italia la quota annua di energia elettrica destinata all’illuminazione rappresenta almeno il 13 % del consumo totale di elettricità nel comparto residenziale e ha un
los angeles / pre-led
empire state building, new york city
los angeles / post-led
peso tutt’altro che trascurabile sulla bolletta energetica delle famiglie. Per non parlare inoltre degli effetti deleteri per l’ambiente dell’inquinamento luminoso delle nostre città: le lampade a LED permettono di indirizzare in modo maggiormente circoscritto e puntuale il fascio luminoso, a differenza delle vecchie tecnologie. Le lampade a incandescenza, che, come dice il nome stesso, generano luce sfruttando l’incandescenza di un filo di tungsteno attraversato dalla corrente elettrica, hanno un elevata dispersione dell’energia sotto forma di calore, il che le rende davvero poco efficienti e molto energivore. Queste, come sappiamo, sono state affiancate e spesso soppiantate dalle lampadine a risparmio energetico, ovvero le lampade alogene e fluorescenti, dai costi più elevati ma di durata maggiore e potenza assorbita minore. Le lampade fluorescenti, illuminano grazie a una scarica generata da una differenza di potenziale tra due elettrodi immersi in un gas; garantiscono una efficienza nettamente superiore rispetto alle alogene, ma richiedono un’attenzione particolare a fine vita per la presenza all’interno di mercurio (pericoloso per l’ambiente e per la salute), e dunque costi elevati di smaltimento. Le attuali tecnologie LED a parità di potenza assorbita, producono un flusso luminoso di circa 5 volte superiore alle lampadine di vecchia generazione, con bassissima dissipazione di calore, il che le rende, per efficienza, la migliore tecnologia sul mercato. Attualmente, hanno dei costi maggiori rispetto alle lampade fluorescenti, ma la loro durata supera abbondantemente le 7500-10000 ore di vita di queste ultime. Quando si va a sostituire una vecchia lampadina da 60 Watt con una a LED bisogna ragionare in Lumen, unità di misura del flusso luminoso emesso dalla lampada: per avere la stessa quantità di luce dalla nostra lampadina possiamo scegliere un LED di circa 7 Watt, corrispondente a 600 Lumens, con un notevole risparmio sulla potenza elettrica assorbita. Le dimensioni e peso ridotti e la loro flessibilità di inserimento, permettono inoltre di progettare apparecchi luminosi di svariati tipi e disposizioni spaziali finora impensabili, come ad esempio integrazione all’interno di elementi artistici, installazioni in acqua, la creazione di nuovi linguaggi architettonici. I lighting designer si possono sbizzarrire nella creazione di scenari luminosi globali di pregio artistico e architetture virtuali. Un esempio fra tanti, il restyling dell’Empire State Building a NY, che attualmente grazie a una particolare tecnologia a LED innovativa, segnala con i suoi cambiamenti cromatici, spesso sincronizzati con la musica, i maggiori eventi della metropoli (come accade per halloween, http://www.nyc-site.com/newyork/. Questa tecnologia dunque sembra essere la perfetta soluzione per risparmiare sulla bolletta elettrica, ma ha ancora delle “pecche”, sia per quanto riguarda il comfort visivo (la luce emessa risulta ancora troppo “fredda” e abbagliante) sia dal punto di vista dei tempi di ritorno degli investimenti rispetto al costo dei componenti e ai risparmi ottenuti. Non sempre passare al LED oggi è la soluzione migliore, soprattutto se alla base non vi è una buona riprogettazione di tutto il sistema luminoso oltre che del singolo punto luce. Discorso tanto più valido nell’illuminazione pubblica, dove la luce stradale deve rispondere a delle caratteristiche precise di comfort visivo, per evitare abbagliamenti e zone d’ombra, e rispettare esigenze di illuminazione differenti per aree e funzioni differenti. Tutto ciò è stato previsto dal comune di Milano nella corsa all’Expò per il suo piano di sostituzione? La risposta la avremo probabilmente passeggiando di notte per Milano e, sicuramente, a posteriori del grande evento. Intanto, godiamoci l’onda verde della luce LED nelle nostre strade, e ricordiamo di spegnere sempre la luce quando usciamo di casa!
31
artisti
BARBERIS E LA SUA DIROMPENTE POP ART LA GIOVANE ARTISTA REALIZZA CAPOLAVORI UNICI DA AMMIRARE IN VERNISSAGE SIA IN CITTÁ ITALIANE CHE IN BRASILE SELENE GERACI
U
na Milano non solo da bere, è questo il pensiero che solletica la mente quando si ha la possibilità di scoprire che tra un happy hour e una one night si nascondono iniziative di più ampio respiro esuli del tutto dalla superficialità dei soliti eventi. Ironicamente sono proprio le ore dell’aperitivo a trasformarsi in un vero e proprio vernissage innovativo. L’idea nasce dalla giovane artista Milena Barberis che con la sua dirompente Pop Art è riuscita ad invadere le location più inaspettate di arte e colori. Milena nasce a Milano, dove frequenta l’Istituto di Grafica l’Ateneo . Dopo il diploma lavora in diverse agenzie pubblicitarie e contemporaneamente coltiva la sua passione per l’arte. Finché quello che inizialmente era un semplice hobby esplode in una vera e incontenibile passione, che la spinge a ricercare il suo stile, sperimentando dalla Action painting alla Pop Art, lasciandosi influenzare dai maggiori esponenti di queste due correnti pittoriche: Andy Warhol e Jackson Pollock. é proprio sperimentando e giocando con immagini e colori, che trova finalmente il suo segno e crea la sua prima collezione dedicata a personaggi considerati icone di stile (Freddie Mercury, Madonna, Kurt Cobain, Stanley Kubrick, Michael Jackson etc..) oltre che della musica e del cinema. I quadri vengono realizzati con una tecnica mista su tela. Sfruttando le sue conoscenze grafiche,
32
l’artista realizza una composizione fotografica, la trasforma in illustrazione e la completa stampandola su tela e ridipingendola con colori acrilici, polveri, brillantini, vernici e resina. Dando vita a capolavori unici montati su telai in legno di alta qualità. Le sue opere esposte in più occasioni in diversi locali della movida milanese sembrano quasi celebrare l’ insolita fusione tra il più alto significato artistico e la sua stessa dimensione Pop. Dalle tele impregnate di tinte sgargianti traspare inequivocabile tutto il suo talento e la sua vitalità. Un talento che prevedibilmente non ha conquistato solo la capitale lombarda ma anche Roma, Pescara e Novara fino a raggiungere il più lontano Brasile, più esattamente Fortaleza e San Paolo due città che hanno regalato all’artista incredibili successi. Ed è dunque così, che anche quando credi di conoscerla a fondo Milano sceglie di sorprenderti rivelandosi ancora una volta come la città dai mille volti, ma anche dai mille talenti e dalle infinite possibilità.
33
33
aRTE E Architettura
GRATTA NUVOLE, UN’ESPOSIZIONE CHE MAPPA LA CREATIVITÀ TRA PASSATO E FUTURO LA MOSTRA RIPERCORRE LA STORIA DI UN SECOLO DI GRATTACIELI A MILANO FRANCESCA CASANOVA
36
I
n corso fino al 7 dicembre presso la Fondazione Riccardo Catella, la mostra, a cura di Alessandra Coppa, docente di Storia dell’Architettura, in co-promozione con il Politecnico di Milano, è un’operazione culturale che rientra nello spirito della Fondazione di portare avanti una riflessione ed un confronto sul tema dello sviluppo del territorio attraverso incontri e progetti espositivi,con l’obbiettivo di promuovere l’innovazione e la creatività italiana nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, del verde e degli spazi pubblici, della sostenibilità ambientale e del design. ‘Gratta nuvole’, un termine bizzarro, dal sapore giocoso, coniato dall’ Ingegnere Achille Manfredini per il suo edificio multipiano immaginato e disegnato nel 1910 ma mai realizzato, che si presta ad hoc a fare da titolo ad un esposizione che esplora il tema della verticalità a Milano,non essendo mai stato possibile ricondurre ad una definizione univoca l’ eterogeneità tipologica degli ‘edifici alti’ in città. In mostra 75 di questi, presi a campionario in un escursus tra passato, presente e futuro, dal sognato Grattanuvole alla Torre Isozaki a San Siro che con i suoi 202 metri vanta il primato di edificio più’ alto d’Italia. Quattro le sezioni in cui si articola la mostra lungo il percorso espositivo che si snoda sui 3 livelli del villino in stile Liberty fine ottocentesco, realizzato come magazzino ferroviario ed utilizzato nel corso del Novecento come set cinematografico e laboratorio di arte, sede dal 2007 della Fondazione, dopo la ristrutturazione del 2005. A partire dal nuovo scenario urbano, risultato di un processo di rigenerazione identitaria di vuoti e aree dismesse, che ha ridisegnato lo skyline di Milano dichiarandone la sua nuova spinta verso la verticalità, si ripercorrono le tappe che hanno visto il sorgere di landmark in città, dal grattacielo Pirelli e la torre Guelfa archetipo della ricostruzione post-bellica, passando per la discussa Torre Velasca, fino ad arrivare appunto a Portello, CityLife e al Centro direzionale Unicredit.
37
GRATTANUVOLE NUOVO SKYLINE
Ad accogliere il visitatore il plastico del progetto Porta nuova, ra urbana dei quartieri Garibaldi, Isola e Varesine il cui tessuto ha nalzamento della Torre Unicredit, Bosco Verticale, Torre Diamante la sala con un affascinante colpo d’occhio su quello che è stato
GRATTANUVOLE STORICI
grande intervento di ricucitufatto da terreno fertile per l’inche risplendono al centro delil cantiere più’ esteso d’Europa.
Si prosegue al piano superiore con una narrazione storica che mette in mostra i disegni originali, con dettagli costruttivi degli architetti firmatari delle torri storiche, dai BBPR, a Gio Ponti, passando per le Utopie su carta del sant’Elia. Tavoli touch screan permettono al visitatore di trovare approfondimenti sui singoli edifici e messaggi audio-video raccontano le riflessioni di 7 architetti sul tema e cercano di dare risposte ai dibattiti accesi in passato e ancor oggi su quella che sia l’immagine della ‘vera milanesità’.
GRATTANUVOLE CONTEMPORANEI
Si affronta il tema dell’attacco a terra, dell’ efficienza energetica ricordando la certificazione Leed Gold ottenuta dalla Torre diamante, e dell’abitare in alto citando la Torre Solea con i suoi moderni bowindow emblema di questo modo di abitare tutto milanese.
GRATTANUVOLE LEGO
Si scende per finire al piano interrato dove in uno scenario di volte in mattoni troviamo esposti fieri sul loro podio 10 modellini costruiti da 10 importanti studi di architettura milanese con il Kit Lego Architecture Studio, che interpretano il tema della torre in chiave ludica immaginando robot da abitare, gastroarchitetture fluide, e tetti giardino provenienti da altre galassie. La mostra prosegue in città con la proposta di un itinerario interamente percorribile con la Metro, la linea del tram 1 ATM o il bikeMi che passa in rassegna 24 grattanuvole storici e contemporanei.
moda
WHITE SHOW A MILANO: IL MONDO DELLA MODA AFFIDATO AI GIOVANI STILISTI SPAZIO ANCHE A DESIGNER E ARTISTI, CHE DIVERSIFICANO LE LORO COLLEZIONI CON CREATIVITÀ E INNOVAIZONE CLAUDIA PICCOLI
40
I
l Wh it e S h o w, la ras s eg na d ed icat a alla mo d a co nt emp o ranea e s v o lt o s i recent ement e a Milano , h a ent u s ias m at o p er la s u a s o lit à at t enzio ne v ers o i nu o v i s t ilis t i, d es ig ner e art is t i ch e hanno l’ o ccas io ne d i far co no s cere le lo ro c reazio ni. In q u es t e ed izio ni s o no s t at e p res ent at e le co llezio ni d o nna p rimav era/ e s t at e 2 01 5 , ma s i s o no v is t e es p o s izio ni r ig u ard ant i anch e il cib o , il b eau t y e l’ art e . Hanno es ib it o le lo ro co llezio ni b en 4 5 3 aziend e d i ab b ig liament o e acces s o r i, d i cu i o lt re la met à it aliane. L’ ev ent o s i è s v o lt o neg li s p azi d i v ia To rt o n a 2 7 , v ia To rt o na 3 5 e v ia To rt o na 5 4 . I n v ia To rt o na 2 7 s o no s t at e p res ent at e, t r a le alt re, la co llezio ne d i s ciarp e d i Co lle ct io n Priv ee, firmat a Faliero S art i, la lin ea d i calzat u re A D A nn Demeu lemees t er, T h e Lo s er Pro ject , march io b erlines e d i a bb ig liament o e acces s o ri, e A I A rt is anal I nt ellig ence, co n la co llezio ne d ella d es igner Lu d o v ica A mat i. A ree s p eciali s o no s tat e d ed icat e ai march i Barb ara A lan (ab b ig liament o ), Dis mis s iano s & Miller (s carp e), Pet er No n (s carp e). In v ia To rt o n a 3 5 s o n s t at i es p o s t i s o p rat t u t t o march i d i g io ielli. Le co llezio ni p iù d eg ne d i no t a s ono s t at e q u elle d i Aq u arama (linea d i c ap is p alla), Manu rina (linea d i acces s o ri d i lu s s o ), T is s a Fo nt aned a (b o rs e), S t ine G o y a (ab b ig liament o e acces s o ri). Lo s pazio d i v ia To rt o na 5 4 è s t at o d ed icat o al cas u al wear e allo s p o rt s wear, e h a o s p it at o la s ezio ne Ins id e Wh it e, d ed icat a a l le s t art -u p , e l’ area d ed icat a al b eau t y .
43
44
45
SANITÀ
Creare in gruppo per nutrire radici FRAMMENTI AUTUNNALI DI ARTE TERAPIA ALLA RICERCA DI QUELLA CREATIVITÀ SPONTANEA INSITA IN CIASCUNO DI NOI MICHELA BARETTI
“La creatività è una bella addormentata che, per diventare efficace, ha bisogno di un catalizzatore: il catalizzatore numero uno è la spontaneità“ J.L. Moreno “Quando qualcuno ha imparato a “immergersi in se stesso”, allora sarà capace di immergersi senza riserve in un altro o nel suo lavoro, e si farà più quieto e meno frammentato, almeno così mi sembra” Etty Hillesum
L
e sfumature d’autunno ben si prestano ad incontri di rinnovamento, nuove connessioni, riflessioni profonde. Come cambiano i colori delle foglie, rendendo ancora più evidenti e preziose le diversità, così si accendono i riflettori su bizzarri accostamenti, straordinarie evoluzioni, incantevoli danze a mezz’aria. In questo periodo, che apparentemente esibisce tristezza e solitudine, parlare di gruppo è un po’ come celebrare l’essenza dei legami e dell’unicità: non c’è luogo migliore di un bosco, nella fresca stagione dai toni caldi, per respirare il senso del “fare parte” e del contenere diverse originalità. Mentre i sentieri si animano di profumi, suoni e magia, grazie all’unione delle luminose foglie che celebrano le trasformazioni, i mutamenti e la naturale evoluzione, l’armonia d’insieme crea straordinarie alchimie a più livelli e in ogni frammento si può percepire l’intensità dello spazio totale. La forza del gruppo, metaforicamente, è un gioco di luci ed ombre che si alternano: nel gruppo si può essere al centro dell’attenzione, restare un passo indietro, avere un ruolo fisso o cambiarlo in continuazione; ci si può muovere in svariate direzioni, sentendosi in una sorta di nido che nutre, accoglie e protegge, eppure può divenire soffocante. Certo, perché il gruppo richiede un notevole sforzo: la presenza di altre persone comporta una certa limitazione della libertà individuale, può condurre alla necessità di compromessi; nel gruppo si può essere protagonisti, ma anche presenze marginali o addirittura fastidiose e molto spesso non per scelta. L’unione di più individui con un obiettivo o un progetto comune è una vera e propria entità complessa, che va coltivata, sostenuta e alimentata con molta cura, affinché non si sgretoli né perda un centro. Quando i membri di un gruppo sono chiamati a creare insieme, come accade nei gruppi di arte terapia, in cui i diversi materiali a disposizione e le più o meno esplicite indicazioni dell’arte terapeuta stimolano incontri di forme, suggestioni e colori, molto spesso il silenzio accompagna processi estremamente personali, eppure l’energia del gruppo è talmente forte da insinuarsi, con modi garbati ma potenti, in ogni opera realizzata. Lavorare singolarmente nel gruppo, significa quindi lasciarsi toccare da un invisibile filo che mette in comunicazione le
47
diverse individualità presenti, provocando uno sfiorarsi simbolico che avvicina anche le personalità più distanti. Ecco allora che un colore, una forma o un movimento, senza che nessuno se ne accorga, diventano il leit motiv del gruppo stesso e la specificità con cui ciascuno li declina, offre un ampio e complesso disegno del momento condiviso. Nei gruppi di arte terapia le parole d’ordine possono essere più o meno queste, a seconda del percorso e della situazione: giocare, ascoltarsi, conoscersi, sciogliersi, liberarsi, rispecchiarsi, sentire, esprimere, comunicare; qualsiasi gesto avviene in un clima in cui è richiesta la spontaneità e, mentre l’autenticità si affina sempre più, i compagni di viaggio avvertono, quasi inspiegabilmente, quel senso di comunione proprio di chi percorre il medesimo sentiero. Tornando all’immagine iniziale del bosco in autunno, vivere un’esperienza come quella dell’arte terapia in gruppo, indipendentemente dal genere, dal ruolo e dalle caratteristiche personali, che pure sono molto importanti e condizionanti, ci si addentra nel terreno simbolico su cui poggiano le radici e non si produce altro che nutrimento. Perché il nutrimento fondamentale per vivere semplicemente una vita a regola d’arte è quella creatività spontanea che ciascuno ha in sé.
48
L
Le sfumature d’autunno ben si prestano ad incontri di rinnovamento, nuove connessioni, riflessioni profonde. Come cambiano i colori delle foglie, rendendo ancora più evidenti e preziose le diversità, così si accendono i riflettori su bizzarri accostamenti, straordinarie evoluzioni, incantevoli danze a mezz’aria. In questo periodo, che apparentemente esibisce tristezza e solitudine, parlare di gruppo è un po’ come celebrare l’essenza dei legami e dell’unicità: non c’è luogo migliore di un bosco, nella fresca stagione dai toni caldi, per respirare il senso del “fare parte” e del contenere diverse originalità. Mentre i sentieri si animano di profumi, suoni e magia, grazie all’unione delle luminose foglie che celebrano le trasformazioni, i mutamenti e la naturale evoluzione, l’armonia d’insieme crea straordinarie alchimie a più livelli e in ogni frammento si può percepire l’intensità dello spazio totale. La forza del gruppo, metaforicamente, è un gioco di luci ed ombre che si alternano: nel gruppo si può essere al centro dell’attenzione, restare un passo
49
associazionismo
“RICORDATI DI ESSERE FELICE”. ECCO IL PROGETTO DI ILLUMINIAMO IL MONDO LA POSITIVITÀ DILAGA IN RETE GRAZIE ALL’IDEA DI DUE GIOVANI LOMBARDI GIULIA RONCHI
50
S
ceg li e rico rd a d i es s ere felice: q u es t o il s emp lice ma efficace mo t t o di Illu miniamo ilmo nd o , g ru p p o nat o s u Faceb o o k p o i d iv enu t o u na Onlu s g razie all’ imp eg no , ma no n s o lo , d ei t ant is s imi is crit t i. Già, p erch é d i b as e l’ imp eg no c’ è s icu rament e, ma v i è anch e t ant a p o s it iv it à ch e, s eco nd o g li s t es s i memb ri d ell’ o rg anizzazio ne b enefica, aiu t a a o t t enere ris u lt at i t ang ib ili. Og ni g io rno mig liaia d i is crit t i p u b b licano fo t o e alt ri co nt enu t i s u lla p ag ina s o cial d el g ru p p o , co n il p recis o s co p o d i illu minare la p ro p ria v it a e q u ella d elle alt re p ers o ne. Pao lo Bo rzacch iello , id eat o re d el p ro g et t o ins ieme a S ara Ceit any a Ro nch i, d ice: “Vo g liamo o rient are ch i ci s eg u e a cercare at t o rno a s é ciò ch e è b ello e ch e, co nd iv is o , p u ò aiu t are alt re p ers o ne a s t are meg lio ”. A lla b as e d i q u es t o p ens iero c’ è la co nv inzio ne ch e il no s t ro cerv ello s ia s p int o a cercare q u ello ch e g li ch ied iamo : il meccanis mo s i ch iama “s is t ema at t iv ant e ret ico lare”, ed è il mo t o re d ell’ int era iniziat iv a. Per q u es t o , ch i d iv ent a memb ro d el g ru p p o d ev e co nt rib u ire a las ciare s u i s o cial u n p o s t , u na fo t o o u n v id eo ch e co nt eng a ed es p rima felicit à. Do p o es s ere nat o e cres ciu t o s u l s o cial net wo rk d i Zu ckerb erg , il g ru p p o h a ap ert o u n s u o s it o int ernet (www. illu miniamo ilmo nd o . it ) e, p o s t d o p o p o s t , s i s o no s u s s eg u it e anch e u na s erie d i iniziat iv e co ncret e: le cene t ra g li is crit t i, u n lib ro co n i p ens ieri e le fo t o d ei s o ci, la p rima co nv ent io n a liv ello nazio nale e s v ariat i inco nt ri lo cali. Grazie al fat t o d i s o s t enere imp o rt ant i iniziat iv e b enefich e, il g ru p p o è d iv ent at o u na Onlu s : nel 2 01 3 i s o ld i d i cene t ra s o ci e racco lt e v arie s o no and at i all’ as s o ciazio ne “La fu erza d el Co razo n”, in A rg ent ina. T u t t i i fo nd i d el 2 01 4 , inv ece, s o no e v erranno d es t inat i all’ as s o ciazio ne “A mici d el cent ro Vit t o rio d i Cap u a”, at t iv a nel s et t o re d ella riab ilit azio ne eq u es t re p er b amb ini d is ab ili.
associazionismo
A.I.A.C.E. AUDACE VIDEOARTE, L’IMMAGINE SOPRA TUTTO I REGISTI di cortometraggi SI CONCENTRANO SU PARTICOLARI e CON TECNICHE CHE DANNO FORZA ALLE IMMAGINI E AL LINGUAGGIO VISIVO
CESARE JOLY
L
a videoarte. La video-arte, non è l’arte del video. E poi, il video, è arte? Le immagini usate nei lavori di questo genere sembrano accostate in maniera casuale, appaiono spesso raffazzonate, insensate. L’intento dei registi di brevi spezzoni video è innanzitutto concentrarsi su piccoli particolari di vita quotidiana: video sperimentali che vedono macchie d’olio nell’acqua galleggiare per poi unirsi: sembra uno di quelli spettacoli che incantava gli occhi fanciulli di quando
54
per sbaglio cadeva una goccia di succo d’oliva nel nostro bicchiere. Ci sono registi che riprendono questi frammenti e tentano, senza parole, solo attraverso l’ermetismo delle immagini a creare galassie di chiazze d’olio dove ogni goccia si unisce ad una particella oleosa che naviga nell’acqua senza meta: interessante bestia l’uomo, ma deve sempre dare un senso a tutto, peraltro, un senso che gli piaccia. Ma prima di nutrire le nostre menti, siamo avvezzi piuttosto a nutrire i
nostri occhi. La bellezza è diventata una cosa rara, non sto parlando di esperire ciò che ci circonda attraverso i sensi, bensì di abbracciare qualcosa di più grande, ed Aiace (associazione italiana amici cinema d’essai) a Milano, sembra sapere bene ciò che intendo per “bellezza”. Nel 2014 l’associazione festeggia la sua ventiquattresima edizione, proponendo i pezzi di cinema che più hanno toccato la giuria, e ne hanno risvegliato il recondito. L’ordine nella confusione può sembrare una
dietrologia, una giuria che valuta ed analizza centinaia di pezzi video, nella maggior parte dei casi muti, deve veramente scavare a fondo nella fredda terra dell’inconoscibile e trovare qualcosa di razionale per venire a capo dei significati che i pionieri della videoarte intendono comunicare. A novembre è di nuovo ora di mettersi in gioco. Molte immagini, spesso nessuna parola, perché? Ce lo dice anche Linga Seger, una mentor di sceneggiatura che suggerisce, nelle proprie
55
opere, come migliorare la scrittura di uno script, stesura dopo stesura. Ebbene, lei ci dice: “Meglio cominciare con una serie di immagini piuttosto che con delle parole. Molto meglio”. Le immagini ci gettano senza rimedio in un’atmosfera, in un contesto, in un involucro che stende a piene mani il colore su una tabula rasa. Il cinema è ancora un mezzo influente, il cinema ci fa discutere, ci fa arrabbiare, ci fa emozionare, ma è più democratico della scienza, siccome non ci costringe a pensarla come lui, giustificando ciò che esprime con degli asettici numeri. Chi ama il video, in ogni caso, chi ama farne quantomeno, sa di essere salvo. I registi che intrappolano su SD, pellicola, hard disc e simili le immagini che da anni si fanno strada attraverso le loro menti devono essere tradotte quanto prima in un linguaggio visivo che ha lo stesso effetto della patata bollente: va scaricata in fretta, perché brucia. Ma come dicevo prima, tutti coloro che donano vita alle immagini, che come arpie, assillano le loro menti, sono salvi: solamente chi fa film capisce quanto sia catartico realizzare un’opera visiva, poter condividere con i fruitori ciò che si tenta di far uscire dal proprio cuore senza compromessi. Certamente fare film è anche molto doloroso, siccome la realizzazione non rispecchierà (soddisferà?) mai le richieste iniziali, ideali. Aiace questo lo sa, e vuole incoraggiare anche questo 2014 gli aspiranti registi di tutto il mondo a continuare a dire qualcosa al mondo stesso. Fare arte non è per tutti comunque, bisogna avere molte cose da dire, capacità di ricredersi e rinnovarsi, ma soprattutto, incapacità di arrendersi. La condivisione è l’aspetto fondamentale nell’arte, bisogna portare il proprio bambino a scuola, metterlo a sedere in un banco (lo schermo) ed aspettare che venga valutato (visione) ed aiutarlo a migliorare e dare i meglio di sé in caso prenda un
56
brutto voto (giuria). Fare arte vuol dire esporsi, fare arte vuol dire collocarsi, prendere una posizione, tentando di rinnovare le proprie passioni, l’unico modo a volte per non vedere sempre più gente svettare davanti a noi e tornare ad essere competitivi. Nation for two è il titolo dell’opera
di Chaja Hertog e Nir Nadler; due registi che raccontano la fatica per eccellenza: l’amore di due ragazzi, uno in Israele, l’altra in Palestina, che scavano una buca come fossero talpe, e quando stanno per raggiungersi, vengono issati da delle funi che li fanno penzolare come pezzi di carne prima che possano unirsi. Le immagini hanno un forte potere espressivo insomma, comunicano forte e chiaro ogni concetto. Continuate a fare arte dunque, che sia video o meno, sarà sempre una chance in più per (l’) un uomo, di rimanere immortale.
57
teatro
MYDRAMA: A TEATRO LEZIONI PER DIVENTARE SPETTATORI DOC DALLA COLLABORAZIONE TRA IL TEATRO DONIZZETTI E L’UNIVERSITÀ DI BERGAMO NASCE IL PROGETTO DI EDUCAZIONE TEATRALE RIVOLTO A STUDENTI
SAMANTA SFORNA
B
ergamo- Per il teatro Donizzetti l’educazione teatrale va appresa fin da giovani. Il progetto formativo Mydrama infatti nasce dall’esigenza di fornire agli adolescenti in fase scolastica, tutti gli strumenti necessari a comprendere fino in fondo il vero significato di uno spettacolo. Il progetto ha come obiettivo la creazione del pubblico del futuro a cui, secondo la Direzione del Teatro Donizzetti, “va ridata la dovuta centralità”. Sono infatti gli spettatori che recepiscono e filtrano le varie azioni performative proposte ma, tale ope-
razione porterebbe ad un risultato poco affidabile senza una base teorica adeguata. L’educazione teatrale che il il Teatro Donizetti propone agli istituti scolastici di Bergamo e provincia, è un percorso legato alla visione di due spettacoli inseriti nel cartellone della Stagione di Prosa 2014\2015: “Enrico VI” di Pirandello per la regia di Franco Branciaroli e “La dodicesima notte” di Shakespeare per la regia di Carlo Cecchi. Successivamente le classi aderenti dovranno approfondire la conoscenza degli spettacoli visti, con una delle due attività di labora-
57 59
60
torio proposte: un incontro propedeutico in classe o una lezione di scrittura drammaturgica. Grazie a Mydrama inoltre, ai ragazzi viene offerta la possibilità di assistere alla messa in scena di spettacoli ad un prezzo fortemente ridotto nelle serate di martedì, mercoledì e giovedì e di partecipare alla matineé del prossimo 12 marzo durante la quale verrà proposto uno spettacolo del cartellone della Stagione Maggiore. Negli anni precedenti, nonostante le difficoltà economiche, numerosi sono stati gli istituti scolastici che hanno aderito alle attività proposte dal Teatro Donizzetti. Evidentemente a Bergamo e dintorni si è scelto di investire sulla cultura. Fino a prova contraria quest’ultima, una volta acquisita, sembra che sia ancora uno dei pochi settori a non essere colpito da crisi.
61
GIRI DEL GUSTO
“IL BONTÀ”:
SALONE DELLE ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE ARTIGIANALI CREMONA PROTAGONISTA DI UN’ESPOSIZIONE ENOGASTRONOMICA ALL’INSEGNA DI GUSTO E GOLOSITÁ
MARILENA BADOLATO
L
a bontà è di casa in questa città. Basta percorrere le sue vie e assaporare la deliziosa mostarda, quel “mustum ardens” della storia, spremitura di vino reso piccante dall’aggiunta dei grani di senape, in tutte le sue fantastiche varianti, e la frutta candita, le marmellate e composte o il godurioso torrone che ne ha segnato la storia. Ma a Cremona c’è anche ”Il Bonta’“, una manifestazione organizzata dall’Ente Cremona Fiere e con una storia lunga undici anni, che ogni anno espone il meglio delle eccellenze di qualità agroalimentare lombarda, il “cuore della pianura padana”, ma anche eccellenze italiane presso i padiglioni della
62
Fiera di Cremona, in una tre giorni, dal 7 al 10 novembre, all’insegna del gusto e della golosità. Aggirarsi tra questi stand è un po’ percorrere la storia della gastronomia di questa splendida città e regione, ma non solo, perché molte regioni italiane partecipano a questa esposizione di oltre duemila prodotti, anche di nicchia, in un profumato evento in sinergia con le più innovative attrezzature per la valorizzazione dei prodotti stessi. Esporre, visitare, partecipare agli eventi, entrare nella multimedialità grazie alla partnership di “CremonaFiere” con la piattaforma di Alice, questo è diventata nel tempo la grande esposizione cremonese,
61
dove si incontrano non solo produttori, ma anche distributori, buyer, ristoratori . Seminari e convegni faranno invece incontrare giornalisti, esperti del settore, studiosi del mondo del gusto insieme a chef che si esibiranno in “cooking show e “cooking class” per il pubblico di appassionati e curiosi che riempie da sempre le sale di questo grande padiglione fieristico. Dal profumato pistacchio verde di Bronte Dop alle birre artigianali toscane aromatizzate alla castagna o all’uva passa e ginepro per “un inverno aromatico da bere”; ai vini preziosi della zona del Roero; alla pasta fresca tradizionale e innovativa farcita di “Salva cremasco” un formaggio Dop prodotto nel cremasco, bassa bergamasca e pianura bresciana; o all’altrettanto pregiato ligure “Santo Stefano di Aveto”; o ancora degustazioni di lardo di Colonnata Igp insieme ai salumi più tradizionali emiliani come il culatello di Zibello Dop o il fratellino minore , il “fiocchetto” o la spalla cruda di Palasone, Presidio Slow Food, con accanto l’aceto balsamico tradizionale Dop e mille altri prodotti tipici e storici. Tra gli eventi la presentazione editoriale “La cucina del riso in Italia”, in collaborazione con l’Accademia Italiana della Cucina e il seminario “Frutta, bacche e drupe; conoscerle e gustarle” con la relazione di Gisella Corvi, farmacista, presidente internazionale dell’associazione enogastronomica il Fornello di Rivalta-Piacenza che da anni collabora con Il Bontà anche nella pubblicazione di libri che contengono le ricette regionali delle “fornelle” , raccolte dalle vare delegazioni con storie e aneddoti dei territori, e di cui anche la delegazione di Perugia, per l’Umbria intera, ha portato il suo contributo con ricette delle tipicità locali.
65
famoso fusion asian restaurant
Viale Abruzzi 76 - 20131 Milano Tel: 02 20 47 248 info@famosofusion.com
Via Vigevano 9 - 20144 Milano Tel: 02 837 69 88 vigevano@famosofusion.com
riflesso.info