Riflesso Umbria Marzo Aprile 2014

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Mar-Apr 2014

Periodico di informazione, cultura e società dell’Umbria

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ANDREA SARTORETTI: UN ATTORE DI SUCCESSO




VICEDIRETTORE Carlo Timio REDAZIONE Alessio Proietti, Giulio Siena, Noemi Furiani, Alessia Mencaroni, Walter Leti, Elisabetta Bardelli, Marilena Badolato, Italo Profice, Claudio Cattuto, Marco Servili HANNO COLLABORATO Alessandro Biscarini, Elisa Giglio, Laura Patricia Barberi, Rita Valletti, Eleonora Zeroli, Paolo Corradini, Attilio Campese, Matthieu Bragato, Giuliana Spinelli Batta, Giovanni Angelis RINGRAZIAMENTI Antonio Morabito, Andrea Sartoretti, Cristian Betti, Roberta Pellizzaro, Andrea Cabiale, Riccardo Ghilardi EDITORE Ass. Media Eventi REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011 PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE R!style Project STAMPA Litoprint Bastia Umbra (PG) CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info FACEBOOK Riflesso Umbria GRUPPO EDITORIALE Riflesso Umbria Riflesso Lombardia

Anno 3 - n.2

IN COPERTINA ANDREA SARTORETTI ANDREA SARTORETTI

foto: riccardo ghilardi

DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio

Marzo/Aprile

DISTRIBUZIONE Regione Umbria e Principato di Monaco

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EDITORIALE 5 Il Turismo che salva APPUNTAMENTI 6 AGENDA 8 EVENTi

Festival del Giornalismo Settimana internazionale della danza Festa del Tulipano

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16 Weekend News 20 L’INTERVISTA

Andrea Sartoretti: da New York a Corciano con l’amore per il cinema TO

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FORUM MADE IN ITALY “Sua Eccellenza ITALIA”

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economia 22 ARTI E MESTIERI

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La diffusione dell’”arte nova” in Umbria

ARCHITETTURA, ARTE E TERRITORIO 25 ARTE

Michelangelo e l’accademia delle arti del disegno: un connubio che segna la storia

28 GIARDINI

Il Frontone: il primo giardino pubblico della città di Perugia

30 LUOGHI DI CULTO

Abbazia di Sant’Eutizio: ascetismo e contemplazione

40 ARTE

Il santuario di Mongiovino e la testimonianza del culto per la divinità

43 ARTE e ARCHITETTURA

Brufa, un’empatia perfetta tra arte e natura

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TEMPO LIBERO 52 MODA

Pitti uomo 2014

54 BRIEFING CULTURALE

Quando la mela può far turismo Spoleto da fiction Tempio di Frà Bevignate a Perugia

55 ITALIA in PILLOLE

La ragazza con l’orecchino di perla La cultura e l’impresa a Torino Se il green rende il futuro sostenibile

56 GIOIELLI di BACCO

Il sole d’Italia in bottiglia: l’Orvieto

59 CONCORSO FOTOGRAFICO Architettura e design in Italia

60 GIRI del GUSTO

Farburger: l’Umbria nel cuore e nella mente il mondo

62 ANIMALI

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SOCIETÁ

Il gatto: un’amicizia millenaria

64 SELEZIONE LIBRI

Il bronzo insanguinato Vado da Francesco La più bella delle tutte

46 VIP IN UMBRIA

Susanna Tamaro: “Quando al cuor non si comanda”

48 PARIS

Il ciclo-taxi: un nuovo modo per scoprire la “Ville Lumière”

50 DE LEGIBUS

Il nuovo codice deontologico degli avvocati

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Embassy Guest Table UN OGGETTO PREZIOSO PER DISPORRE I PROPRI OSPITI A TAVOLA Anna Rita Setti, da un’antica abitudine di famiglia, ha voluto ricreare in chiave moderna un segnaposto originale e utile per ricevere a tavola. Quante volte i vostri ospiti in colazioni o pranzi, sia formali che non, si ritrovano a dover cercare il loro nome sulle tavole? Embassy Guest Table è stato ideato proprio per far fronte a questa esigenza. Tutti i modelli, rigorosamente realizzati in Italia da esperti artigiani, sono in pelle, con ricami e rifiniture ricercate; possono essere personalizzabili sia nelle forme, nelle dimensioni, che nei numeri dei posti. Un oggetto anche d’arredamento che renderà senz’altro più piacevole e raffinato l’ambiente e l’arte della tavola. Sede: Via Baldo, 1 Perugia (Italy) Email: lesacchediannaritasetti@hotmail.com Sito web: www.lesacchediannaritasetti.com


EDITORIALE

IL TURISMO CHE SALVA MARIO TIMIO

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ene ha fatto la Regione Umbria a sponsorizzare con oltre 600mila euro la nona serie televisiva Don Matteo ambientata a Spoleto. In cambio uno spot in ogni puntata su siti turistici dell’Umbria. É un salto di qualità che “espone” turisticamente la Regione a testimonial di alto livello. É l’inizio di un percorso nuovo che esprime coraggio e determinazione ribaltando le ristrette logiche istituzionali in iniziative a favore di un segmento importante della nostra economia. Se è vero che il turismo sta vivendo una fase di grande trasformazione a causa di fattori interni ed esterni, è necessario inserirsi nei meandri di tale trasformazione, poiché il turismo è la “migliore” azienda che abbiamo in Umbria anche se spesso ce lo dimentichiamo. È il nostro “petrolio” che dobbiamo sfruttare senza costruire pozzi. É un settore che non possiamo delocalizzare eppure viene trattato peggio di altri. Un’impresa come la Electrolux può trasferire in Polonia la produzione dei suoi prodotti, ma non la cattedrale di Orvieto, l’isola Polvese o le bellezze di Assisi patrimonio dell’Unesco. Eppure i governi e le istituzioni locali hanno investito poco e male e senza una strategia di largo respiro, forse perché non hanno creduto nel valore del turismo, non più fenomeno di èlite, ma movimento di massa. Dobbiamo crederci tutti, attivarci velocemente e coinvolgere tutte le componenti della filiera tu-

ristica, ognuna nel proprio ruolo, pubblico e privato, regione e consorzi di operatori. Non dimentichiamo che al marchio Expo di Milano del 2015 sono legati circa 21 milioni di turisti; cerchiamo di averne ricadute consistenti con iniziative intelligenti, nel solco di investimenti congrui che, tra l’altro, hanno rientri molto più rapidi rispetto ad altri settori economici per l’occupazione che creano e per l’ingresso immediato di denaro che veicolano. Certo è interessante vendere posti letto, ma lo è parimenti la promozione del prodotto storico, artistico, culturale, enogastronomico. Meglio ancora se offerti in un unico pacchetto. Anche perché il turista di oggi ha esigenze nuove; non si accontenta del buon albergo o dell’accogliente agriturismo, ma a questi vuole associare la visita a siti culturali, esige partecipare ad eventi storici ed infine gustare prelibatezze della cucina umbra. Dice Andrea Illy, Presidente Fondazione Altagamma, “Il turismo può salvarci; 150 miliardi in cinque-sette anni sono un +1% di Pil di crescita annua con una sola iniziativa, senza contare l’indotto indiretto potenziale” . E se parte di tale crescita cadesse in Umbria? È certo che il turismo può salvare anche la nostra economia. Basta saperlo gestire senza demagogia ma con buon senso. Facendo rete, innanzi tutto. Non più una immagine “atomizzata”, ma unica e all’altezza della migliore tradizione umbra.

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AGENDA - Marzo / Aprile a cura di RITA VALLETTI CARNEM LEVARE 1 marzo - 19 aprile Mostra Luigi Frappi Ristorante Nanà - (Pg)

AMATEATRO 21 marzo - 2 maggio Festa della Creatività Teatro Boni - Acquapendente (TR)

la stagione 2014 1 marzo - 26 aprile Teatro Santa Cristina Porano - (Tr)

90 minuti sull’Architettura e sull’Arte Umbra 21 marzo - 12 dicembre Perugia

www.ristorantenana.it

www.comune.porano.tr.it

LA FORMA DEL RACCONTO 1 marzo - 30 giugno Arte e Concilio nel Vaticano II° Mostra di Venanzo Crocetti Assisi Cittadella

www.teatromancinelli.it

www.aur-umbria.it

GIORNATE DEL FAI 22-23 marzo XXII edizione

www.giornatefai.it

www.cittadella.org

PICCOLE SCULTURE in CERAMICA 2 marzo - 4 maggio Museo Regionale della Ceramica Deruta - (Pg)

www.comunederuta.gov.it

OMAGGIO all’UMBRIA 12 aprile 2014 Concerto di Pasqua per l’Unicef Italia Direttore M° Zubin Mehta Orvieto

www.omaggioallumbria.it VISIONI in MUSICA 12 marzo - 7 aprile Teatro Esperia Bastia Umbra

INTRECCI 12 aprile – 7 giugno Dialoghi sulla Bellezza Bevagna

www.teatroesperia.it

www.claudiocutuli.com

GUBBIO nella Storia e nell’ARTE 13 marzo – 23 giugno Biblioteca Sperelliana Gubbio

ASSISI ANTIQUARIATO escursioni in Umbria 25 aprile – 4 maggio XLII Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato

www.comune.gubbio.pg.it

www.assisiantiquariato.it

MATAVITATAU Esperienza Tradizione Percezione 16 marzo - 20 luglio Todi

CORSA ALL’ANELLO 26 aprile – 10 maggio Rievocazione storica Narni - (Tr)

www.matavitatau.it

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www.corsallanello.it



EVENTI

IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL GIORNALISMO AI BLOCCHI DI PARTENZA L’OTTAVA EDIZIONE DI QUESTA UNICA KERMESSE SULLA COMUNICAZIONE RIAPRE I SIPARI DOPO IL GRANDE SUCCESSO DELL’ ATTIVITÁ DI CROWDFUNDING CARLO TIMIO

harper reed - sala dei notari - foto chiara di giorgi


S f.de bortoli dir. corriere della sera

p. mieli direttore rcs libri

e. mauro direttore la repubblica

m. maggioni rainews24

i scaldano i motori e questa volta ci si attende una partenza ancora più sprintosa. Anche perché il via quest’anno ha avuto delle complicazioni… Tutte risolte. Anzi. Meglio non poteva andare. Perché la raccolta fondi che è stata attivata per l’organizzazione dell’evento ha raggiunto risultati inaspettati. E inimmaginabili. Dietro il crowfunding si è mossa un’intera comunità che da sempre segue il Festival con passione, entusiasmo e partecipazione attiva. E così quando è sorta l’esigenza di raccogliere finanziamenti per mettere le gambe all’ottava edizione del Festival, è scattata un’altra leva: quella della solidarietà. Sì, perché questa manifestazione – che non ha eguali nel mondo per le connotazioni che presenta – attira sempre più pubblico ed è seguita (forse anche per la gratuita di tutte le iniziative) da migliaia di persone italiane e straniere. Per chi ha a che fare con il settore della comunicazione, questa iniziativa rappresenta l’unico happening in cui tutti vengono messi sullo stesso livello, tutti hanno la possibilità di esprimersi, raccontare la propria esperienza e condividerla con gli altri. Interattività, trasparenza, partecipazione trasversale e multimedialità: un cocktail vincente di elementi che fanno amare il Festival. E allora, perché no, contribuire con un piccolo obolo alla sua continuazione diventa quasi un obbligo morale per non interrompere l’unica kermesse italiana che sa dare risposte concrete alle continue trasformazione cui è sottoposto il mondo della comunicazione. Ma perché si è dovuto ricorrere al crowdfunding? Perché Arianna Ciccone e Christopher Potter, i due organizzatori del Festival, hanno deciso di rinunciare per il 2014 ai contributi pubblici. Sebbene la loro manifestazione porti in Umbria gente, turisti e curiosi per seguire l’evento, con non poche ricadute in termini economici e di immagine per l’intero territorio. Per evitare quindi di disperdere quello straordinario bagaglio di esperienza nell’organizzazione di eventi, hanno pensato bene di far affidamento al buon senso degli appassionati e di coloro che lavorano in questo ambito. E da qui hanno dato avvio alla ricerca fondi. “Non avrei mai creduto – chiosa Arianna Ciccone – che il crowdfunding raggiungesse un successo del genere. Quando lo abbiamo lanciato ho pensato è un miracolo se arriviamo a 50mila, mai avrei pensato di superare i 100mila”. Ma veniamo al cuore della manifestazione. Dal 30 aprile al 4 maggio Perugia, come di consueto, verrà inondata di esperti


del settore, giornalisti, blogger e appassionati con lo scopo primario di immergersi in un’atmosfera magica in cui la città si trasforma in una fucina di notizie, informazioni, scambi di idee, proposte, iniziative e progetti. Insomma un vero laboratorio culturale all’aria aperta. “Tra le novità di quest’anno – asserisce la Ciccone – due saranno i temi a cui teniamo particolarmente: l’ascesa del lettore nell’era dell’open web e lo scoop del Guardian su NSA, il caso Snowden, e la sorveglianza di massa digitale”.

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E allora, aspettando l’ottava edizione del Festival internazionale del Giornalismo, tra seminari, premiazioni, presentazione di libri e documentari, auguriamo una grandiosa riuscita a questo evento che tanto dà al capoluogo umbro, con l’auspicio che possa contribuire all’arricchimento di quel paniere di attività culturali di cui Perugia ha estremo bisogno per poter superare il traguardo della Candidatura a Capitale europea della Cultura 2019.


s. varetto tg24

b. severgnini corriere della sera

r. napoletano direttore sole 24ore

zucconi, buffoni, rossi, ciccone - foto diego figone




EVENTI

SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA DANZA Una prestigiosa giuria premierà i ballerini più talentuosi della danza mondiale ELISA GIGLIO

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a “sesta arte” sbarca di nuovo a Spoleto. Si tratta della Settimana Internazionale della Danza, una manifestazione di grande prestigio, che avrà luogo dal 7 al 12 aprile 2014.Cento giovani ballerini delle scuole professionali di danza si esibiranno e si sfideranno sul palco del Teatro Nuovo Giancarlo Menotti. Le sezioni del concorso saranno quattro: “Classica”, “Pas de deux”, “Moderna e contemporanea” e “Composizione coreografica”. L’edizione di quest’anno sarà dedicata al coreografo Aurelio Milloss nel 25° anniversario della sua scomparsa, un grande personaggio della danza mondiale, fondatore del balletto italiano moderno. Tante novità, dunque, in serbo per la 24° edizione del più importante concorso di danza in Italia, tutte caratterizzate da un forte legame con l’Umbria. Tra le varie, la collaborazione con la sala cinematografica Frau, ovvero per tutta la durata dell’evento verranno proiettati alcuni tra i film

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più famosi della storia del cinema che hanno avuto l’arte performativa come protagonista. Inoltre, ci saranno spettacoli, film, convegni, stages ed eventi culturali, proposti al pubblico dalla direzione artistica di Irina Kashkova. La Settimana internazionale della Danza si aprirà con uno spettacolo ispirato al libro “Il piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Sotto la regia di Arturo Cannistrà danzeranno gli allievi dell’Associazione TerniEventi Danza. L’esibizione sarà dedicata agli studenti spoletini delle scuole elementari, medie e superiori che nel corso dell’anno scolastico hanno letto il celebre testo dello scrittore francese. Il 12 aprile, al termine dello spettacolo di gala, i migliori giovani talenti della danza mondiale verranno premiati dalla giuria del concorso, formata dai più grandi nomi della danza internazionale. Infine, un’apposita giuria di giornalisti assegnerà l’atteso Premio della Critica, riservato al ballerino più talentuoso.


EVENTI

FESTA DEL TULIPANO

Fiori e caroselli a Castiglione del Lago a cura della Redazione

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osso, giallo, arancione: questi sono solo alcuni dei colori, che pervaderanno Castiglione del Lago. Fervono i preparativi per la Festa del Tulipano, storico evento della città lacustre. Giunta ormai alla sua 48° edizione, l’allegra manifestazione si svolgerà dal 9 al 13 aprile 2014. L’origine della festa si deve ad alcune famiglie olandesi, che avevano scelto, nel dopoguerra, l’amena città umbra come dimora, portando l’usanza di festeggiare la primavera entrante con addobbi floreali sui balconi e con piccoli carri. Venne usato il tulipano, il primo fiore della stagione, dal gambo ancora corto e per questo non sul mercato, coltivato dalle stesse famiglie sulle sponde del Lago Trasimeno. Ancora oggi la tradizione continua, di anno in anno. Gli addobbi floreali di tulipani saranno, dunque, in ogni angolo, piazza, via, finestra e vetrina, un’esplosione di colori e profumi. Gli allestitori più bravi si disputeranno anche il premio per la creazione floreale più bella. Il ful-

cro dell’evento sarà la sfilata dei carri allegorici “vestiti” esclusivamente con tulipani e quest’anno, in occasione del 60° anniversario della Rai, il tema scelto sarà il Carosello, storica trasmissione del primo canale nazionale. Le contrade avranno tutte un loro leit motiv: il Castello sarà abbinato a “Calimero”, la contrada Mulino realizzerà il suo carro con “Jo Condor”, Fontivegge si cimenterà con “Carmencita”, Piana sarà con “l’Omino coi Baffi”, la contrada Prati con “Salomone, pirata pacioccone”. Inoltre, un altro appuntamento da non perdere sarà il corteo storico in costume, ispirato all’epoca di Ascanio della Corgna, duca di Castiglione del Lago nel 1550. Saranno aperte taverne e cantine rustiche per l’occasione, ci saranno bande musicali, gruppi folcloristici, sbandieratori e in piazza si svolgeranno antichi giochi tradizionali, duelli tra le contrade, l’elezione di Madonna Primavera e Messer Castiglione, fino ad arrivare all’atteso Palio del Tulipano tra le contrade cittadine.

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Weekend News Umbria che ci stupisce a un passo dall’inizio ufficiale della Primavera tra rassegne cinematografiche del Festival del Cinema di Spello, mostre di richiamo internazionale come quella di “Sensational Umbria” di Steve McCurry a Perugia. Umbria che ci incanta con i suoi luoghi da capogiro come il Palazzo del Gusto a Orvieto. Umbria premiata e riconosciuta a livello nazionale come regione più ospitale d’Italia. Umbria da non perdere LAURA PATRICIA BARBERI

SPELLO / Weekend del 1-2 marzo “FESTIVAL DEL CINEMA DI SPELLO” Dal 27 Febbraio al 2 Marzo torna il Festival del Cinema Città di Spello. La manifestazione, si svolge anche quest’anno nei luoghi più suggestivi della zona: tra Villa Fidelia, il Teatro Subasio, la Sala Polivalente Ca’ Rapillo e la Sala dell’Editto del Comune, ma anche a Monte Castello di Vibio

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ed il Teatro della Concordia, Marsciano ed il cinema Concordia, Torgiano e la Sala S. Antonio. Il Festival, riservato a pellicole italiane spesso poco conosciute, nasce nel 2012 per celebrare il Cinema ma soprattutto per valorizzare e avvicinare i giovani a quelle professioni fondamenta-

li e spesso sconosciute ai più, che lavorano “dietro le quinte”, ma che sono indispensabili per la realizzazione di un film. Novità assoluta di quest’anno è la premiazione di una nuova professione: il montaggio del suono, all’interno della rassegna-concorso “Le professioni del cinema”.


PERUGIA / Weekend del 5-6 aprile LOCALI EX FATEBENEFRATELLI

“SENSATIONAL UMBRIA” Mostra di STEVE MCCURRY Dopo aver svelato in giro per il mondo alcune delle suggestive immagine catturate dal celebre obiettivo del maestro Steve McCurry, arriva a Perugia la mostra completa con i 100 scatti dedicati all’Umbria, eseguiti durante il suo soggiorno nella regione. Uno story-telling visivo capace di regalare un’esperienza unica all’osservatore. Un’esperienza che diviene viaggio alla scoperta delle suggestioni

attraverso i borghi, i paesaggi, la spiritualità e le genti di un luogo che ha saputo gelosamente custodire le sue vocazioni, le sue risorse ambientali e le sue tradizioni. “Sensational Umbria” svela la bellezza di luoghi senza tempo in cui tradizione e innovazione si fondono senza intaccare le loro reciproche unicità, narrando una quotidianità che, attraverso luci, colori e tagli, diventa densa

di quel fascino che alle volte sfugge all’occhio di chi la guarda tutti i giorni, e che McCurry ha saputo cogliere nella sua meravigliosa interezza. Protagonisti degli scatti, i paesaggi, la storia, la cultura, l’artigianato e le tradizioni di un’Umbria da scoprire per chi non l’ha mai vista e da riscoprire per chi la abita. La mostra sarà inaugurata il 29 marzo e visitabile fino al 5 ottobre.

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ORVIETO / Weekend del 26-27 aprile “PALAZZO DEL GUSTO” Vi segnaliamo il Palazzo del Gusto a Orvieto, situato nell’ex convento San Giovanni “Il Palazzo del Gusto” è un’istituzione per la valorizzazione e la promozione dell’enogastronomia locale. 
Ospitato nell’ex convento di San Giovanni nel cuore medievale di Orvieto, è un punto di incontro tra i diversi soggetti che lavorano nel settore della vitivinicoltura e dei prodotti tipici. Di particolare interesse all’interno del Palazzo è l’Enoteca Regionale dell’Umbria, ospitata nelle antiche cantine del convento scavate nel tufo: unica struttura pubblica di questo tipo in Regione, oggi una vetrina delle 11 DOC e 2 DOCG umbre. Da non perdere il Chiostro del Palazzo strutturato su un impianto quadrato con cinque arcate per lato con particolarissimi capitelli ionici insolitamente realizzati con le volute che guardano il vano delle rispettive arcate; il pozzo centrale, attribuito al Sangallo attinge ad una originale cisterna toroidale costruita sotto la superficie del chiostro stesso. www.ilpalazzodelgusto.it.

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ANDREA SARTORETTI, DA NEW YORK A CORCIANO CON L’AMORE PER IL CINEMA a cura di CARLO TIMIO

Andrea Sartoretti, un attore a tutto

tondo, che spazia dal teatro al cinema passando per le fiction. Sin da piccolo ha nutrito una passione smisurata per il cinema che poi, nel corso degli anni, si è trasformata in una professione. Ma nonostante il grande successo ottenuto, è rimasto un ragazzo con i piedi per terra e attaccato alle sue origini umbre. E sarà per questo che ritiene Corciano (il borgo in cui ha trascorso parte della sua infanzia) il luogo ideale per lanciare un festival del Cinema. Andrea, lei è nato a New York e cresciuto a Roma. Qual è il suo legame con l’Umbria? E più precisamente con Corciano? “Un legame di sangue direi. Mio padre mi ha trasmesso le radici umbre e come per un albero sono parte di me, mi han-

no sostenuto e alimentato. Il bisnonno di mio padre è nato in casa a Corciano, nella stessa casa dove ho passato numerosi fine settimana, pasque e mesi estivi. E poi, una volta assaggiata la torta al testo o la torta di pasqua, non si può più tornare indietro!”. Come ha deciso di entrare nel mondo dello spettacolo, in particolar modo di diventare attore? “In realtà non ne ho idea, posso solo supporre o immaginare di averlo sempre voluto fare o addirittura di esserlo sempre stato. Ho cominciato tardi, dopo aver soggiornato in varie facoltà universitarie, avevo 25 anni. Mia madre mi racconta di giornate intere in cui passavo il tempo a giocare interpretando personaggi di fantasia oppure di ore passate a guardare film sin da piccolissimo. Sono la prima persona della mia famiglia a scegliere una professione artistica. Non è


stato facile ma non sono stato osteggiato, sia mia madre che mio padre, seppur spaventati e preoccupati che io abbia scelto un mestiere claudicante e privo di certezze, hanno sempre rispettato la mia scelta fino a diventare degli accaniti tifosi”. Qual è stato il momento decisivo per la sua carriera? “Senza dubbio le due serie di Romanzo Criminale”. Romanzo Criminale e Squadra Antimafia - Palermo oggi, le hanno dato molta popolarità. Come riesce a conciliare vita privata e notorietà? “In realtà non c’è nulla da conciliare. Se si diventa noti, la notorietà diventa parte della tua vita. È un riconoscimento al tuo lavoro e solo così va interpretata. Se è sostenuta da una passione e da una professione si riesce a mantenere uno sguardo lucido e i piedi per terra”. Qual è il ruolo che maggiormente preferisce interpretare? E quello che ha fatto con meno gioia? “Interpretare personaggi cattivi e quindi immergersi in personalità complesse per raccontarne le varie sfumature di grigio è faticoso, sicuramente difficile ma professionalmente molto stimolante. In realtà ho interpretato spesso anche personaggi da commedia (Boris la serie e il film, Eccomi Qua, Piovono Mucche, Feisbum) prima di entrare a far parte della versione romanzata della Banda della Magliana, e mi sono divertito moltissimo. Ho un enorme rispetto per l’umorismo e credo sia lo strumento più efficace per dire e far capire argomenti lontani dall’essere divertenti. Purtroppo per ora in Italia la

gran parte delle commedie dicono molto poco, sono spesso una sequenza di gag montate una dopo l’altra o la messa in scena di barzellette. Mi manca Monicelli, mi manca moltissimo Massimo Troisi”. Come si svolge una sua giornata tipica? “Normalmente. Se lavoro, mi sveglio molto presto, vado al lavoro, torno la sera, studio le scene per il giorno dopo e vado a dormire. Nel tempo libero mi dedico agli affetti, agli amici, alla lettura, alle mostre, allo sport e ovviamente vado spesso a teatro e al cinema”. È in contatto con gli attori con cui lavora al di fuori dei set cinematografici? “Assolutamente si. I set di Boris, Romanzo Criminale, Squadra Antimafia e ACAB mi hanno regalato bellissime e importanti amicizie”. Il sindaco di Corciano Cristian Betti ha parlato di un progetto per promuovere il cinema nel borgo umbro… cosa ne pensa? Vorrebbe prenderne parte? “Un festival o un evento per promuovere il cinema ha bisogno di un posto dove non manchino bellezza, ospitalità e curiosità. E allora Corciano ne è la cornice ideale. Lo so, sono di parte ma Corciano è realmente uno dei borghi più belli d’Italia (visitare per credere). Le persone che lavorano per farlo crescere culturalmente, lo fanno con grande dedizione e amore. Ne è la prova l’entusiasmo e l’età del nuovo eletto Sindaco Cristian Betti, un ragazzo di 34 anni (in Italia, un miracolo!). Credo, anzi sono sicuro che sia il sintomo che a Corciano non sia più di moda la frase celebre del Principe di Salina ‘tutto cambia affinché nulla cambi’”. 21


ARTI E MESTIERI

LA DIFFUSIONE DELL’ “ARTE NOVA” IN UMBRIA Numerose sono state le pubblicazioni di rilievo realizz ate in terra umbra: tra queste spiccano l a stampa dell a prima copia dell a Divina Commedia a Foligno WALTER LETI

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N

el percorso storico dell’umanità alcuni avvenimenti rivoluzionari, destinati a innovare radicalmente la storia della civiltà, vengono assunti dagli storici come spartiacque fra due diverse epoche. La transizione fra Medioevo e Rinascimento può a buon diritto essere rappresentata dall’invenzione della stampa a caratteri mobili dovuta all’orafo di Magonza Johan Gutenberg nel 1455. Nella rivoluzione culturale e sociale che ne è conseguita l’Umbria riveste un ruolo non secondario. Storica è la data dell’11 Aprile 1472, quando viene realizzata a Foligno la prima copia della Divina Commedia, primo libro stampato in Italia in lingua italiana, ad opera di Johan Numeister, allievo di Gutenberg, insieme a Evangelista Angelini di Trevi con la collaborazione dell’orafo folignate Emiliano Orfini. La carta fu fornita dai monaci benedettini che dal 1256 al 1484 gestirono in proprio le cartiere di Pale e Belfiore. La carta fu esaminata dal Numeister più volte e venne prodotta secondo apposite specifiche. Nel Rinascimento, con la riscoperta dei classici greci e latini, vi è un notevole sviluppo dell’ ”arte nova” o “arte miracolosa”, come veniva definita la stampa. Anche in Umbria aumentano le stamperie che qui lavorano soprattutto per la Chiesa e le magistrature italiane. Una curiosità forse non nota a tutti: nel 1761 la tipografia Mariotti di Foligno dà per la prima volta alle stampe il Barbanera, un lunario che dispensa consigli agli agricoltori, proverbi, previsioni del tempo, elenco delle festività, delle fiere e dei mercati. Il Barbanera conosce una diffusione nazionale e ancora oggi, dopo due secoli e mezzo, ha notevoli tirature. É nell’Alta Umbria, comunque, che l’ “arte nova” assume una dimensione di rilievo assoluto. Nel 1538 a Città di Castello, su inca-

rico dei Priori cittadini, tre stampatori ambulanti compongono il liber statutorum Civitatis Castelli, vale a dire gli statuti che riportano le leggi, le regole e le gabelle applicate. Sotto il titolo è una xilografia, un’incisione in legno che rappresenta un castello sovrastato dai santi Florido e Amanzio, protettori della città. Dopo circa un secolo dal passaggio dei tre stampatori ambulanti cominciano a svolgere la propria attività piccole stamperie stabili che lavorano prevalentemente per la municipalità, per la Chiesa locale e per le occasionali pubblicazioni dei poeti e degli eruditi della zona. La loro diffusione è favorita anche dagli scarsi collegamenti dell’Umbria che rendono difficili gli spostamenti nelle città maggiormente attrezzate per la stampa; ma, pur limitandosi a dare una risposta ai bisogni tipografici locali, i maestri artigiani avviano una tradizione destinata a lasciare un segno. Tra le decine di stamperie operanti dal XVI al XX secolo una citazione particolare merita la “Scipione Lapi” fondata nel 1872. Qui sono stati stampati migliaia di libri delle edizioni “Dante Alighieri” e numerosi classici della letteratura latina e greca. Qui hanno lavorato alle edizioni delle loro opere letterati come Raffaele De Cesare e Giosuè Carducci. Oggi, a circa cinque secoli dalla stampa degli Statuti, il comparto grafico dell’Alta Umbria rappresenta uno dei volani dell’economia locale: i dati disponibili al 2007 riferiscono l’attività di circa 150 aziende di piccole e medie dimensioni con più di 1300 occupati e un fatturato che nell’anno di riferimento ha superato i 115 milioni di euro, di cui il 10% derivato dal mercato europeo e il 6% da quello extracomunitario. L’eloquenza dei dati individua nell’Alto Tevere Umbro un territorio che vanta la più alta concentrazione di aziende grafiche al mondo.



ArTE

MICHELANGELO E LA VOLTA PIù BELLA DEL MONDO

MARIO TIMIO

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ra il 18 febbraio 1564 quando Michelangelo Buonarroti emana l’ultimo respiro. Aveva 89 anni. Fino al giorno prima era ancora intento a scolpire la Pietà Rondanini, il capolavoro che suggella una splendida carriera artistica. Unico nel genere poiché Michelangelo ha lasciato le opere più prestigiose al mondo. Si definiva architetto e scultore (celebre è il suo David a Firenze) ma le sue opere più note sono pitture. Gli umbri gli sono debitori poiché nel 1554 ha trascorso un periodo a Spoleto, forse per tirarsi fuori dai numerosi “affanni” romani. L’ultimo suo grande impegno pittorico è il Giudizio Universale nella Cappella Sistina scoperto nel 1541. La composizione è concepita come un’architettura di corpi articolati su diversi piani coinvolti nel movimento imperioso e pacato del Cristo Giudice. Ma l’opera magna di Michelangelo è la Volta della Cappella Sistina (consegnato al papa Giulio II nel 1512) nella quale l’artista dipinge le storie della Genesi in nove riquadri, cominciando il lavoro in senso contrario alla successione storica degli eventi.. Così, la scena dell’Ebbrezza di Noè è la prima ad essere rappresentata e quella della Separazione della luce dalle tenebre, l’ultima Il riquadro più

celebre è la Creazione di Adamo la cui scena occupa una posizione centrale nella volta, anche se il centro geometrico è il riquadro della Creazione di Eva. Nella figura di Dio è stato identificato il cervello umano, così come nel riquadro di Eva è stato definito il polmone. Ma in tutti i riquadri e nelle Sibille e Profeti che li accompagnano è stato visto un organo umano occulto nelle varie figure. Uno per tutti è il cuore nella immagine della Sibilla Delfica. Michelangelo è l’emblema dell’isolamento (ha rifiutato qualsiasi aiuto nella preparazione dei suoi lavori) e della solitudine. Forse ciò lo ha condotto ad essere un po’ narcisista: lo si deduce dai numerosi autoritratti in vari dipinti. Il più celebre è quello espresso nel Giudizio Universale ove tra le grinze della pelle di S.Bartolomeo, appare il volto sofferente del Maestro. É un autoritratto simbolico: la pelle assurge a metafora di sofferenze, di accuse infamanti, di profondo disagio. Il tutto espressione dell’inquietudine che il Buonarroti inseriva nelle immagini, a partire dal suo autoritratto. É questa una componente essenziale per comprendere appieno la figura di Buonarroti da inserire nelle celebrazioni del suo 550° anniversario della morte, che cade proprio quest’anno.

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MICHELANGELO E L’ ACCADEMIA DELLE ARTI DEL DISEGNO: UN CONNUBIO CHE SEGNA LA STORIA

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ell’Anno di Michelangelo, ARTOUR-O the MUST (un evento dedicato alla comunicazione e alla divulgazione dell’arte e dei suoi protagonisti) torna a Firenze per il suo decimo anno consecutivo, per celebrare, insieme all’Accademia delle Arti del Disegno – di cui Michelangelo fu il primo Accademico – il 450° dalla sua fondazione voluta nel 1563 da Cosimo I. Questa l’occasione per aggiungere ai tradizionali appuntamenti di ARTOUR-O (Interior , nel Parco, a Tavola e in Città) una sezione dedicata al sommo Genio dal titolo “Io e Michelangelo”, per esplorare la cultura di oggi in rapporto alla nostra grande tradizione. Artisti over e under 35 sono i protagonisti di questa mostra, inaugurata da ARTOUR-O a Firenze il 13 marzo 2014 nella Villa privata Fani, e che proseguirà in entrambe le sedi dell’Accademia delle Arti del Disegno in via Orsanmichele 4 e in via Ricasoli 66. ARTOUR-O è una piattaforma di progetti presentati da enti pubblici e privati che nella maggior parte si identificano con la figura del committente, allo scopo di sensibilizzare il pubblico sui valori della cultura, stimolando curiosità e creatività in ogni campo. Tra gli illustri presenti l’Ambasciata di Spagna, l’Ufficio del Turismo e dei congressi del Principato di Monaco, il polo museale di La Spezia, i comuni di Genova e di Guidonia Montecelio, la fondazione atchugarry, la fondazione fiumara d’arte di Antonio Presti e la fondazione tres pinos di Buenos Aires, le aziende Fani gioielli, il marchesato degli Aleramici e Pola Cecchi. Il tema principale è sempre “la committenza” che non si riferisce solo a quella classica, anzi è così non ha mai abbassato la guardia e oggi più vivace che mai intende lasciare il segno dell’arte di questo specifico momento. Due i premi assegnati agli under 35 che hanno partecipato alla mostra “Io e Michelangelo” che quest’anno si è sovrapposta con la sezione “ under” al gAt (giovani Artisti di talento) . I focus dell’evento, molto amati e molto seguiti hanno offerto interessanti spunti di riflessione, di ricerca di soluzioni ai tanti problemi che affliggono la nostra cultura e quindi l’identità dell’Italia. Anche i dinner sono visti in quest’ottica e la mostra “ARTOUR-O a tavola con il menù e su marte porterei” con le relative cene esplora questo campo, proponendo un’educazione gastronomica in modo lieve, divertente e saporito con la mostra legata al rapporto con il cibo e il menu.. e su Marte porterei con i piatti suggeriti dagli Artisti. Vi aspettiamo quindi numerosi ad ARTOUR-O il MUST delle mostre aperte fino a fine giugno. www.ellequadro.com

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GIARDINI

IL FRONTONE: PRIMO GIARDINO PUBBLICO DELLA CITTÁ DI PERUGIA La struttura dei giardini tra storia, composizione architettonica e ricchezza vegetativa ALESSIA MENCARONI

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roseguendo il percorso delle architetture dei giardini in Umbria, il Frontone, con i suoi 8.300 mq circa, costituisce il primo esempio di giardino pubblico della città di Perugia, ubicato tra Borgo XX Giugno e Viale Roma, con accesso dallo stesso Borgo XX Giugno. Il giardino, sorto su un’area che aveva ospitato prima una necropoli etrusca e poi un forte difensivo da cui i perugini “fronteggiavano” il nemico, costituisce il luogo

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deputato alle passeggiate e al cinema estivo, ma tale zona fu sede dal 1707 delle adunanze della locale Accademia degli Arcadi che ne delineò la configurazione attuale intorno alla seconda metà del XVIII secolo e sempre in quell’epoca, fu edificato l’anfiteatro con gradoni di terra contornati da olmi e i viali furono delimitati con esemplari di specie esotiche. Dopo un periodo di abbandono, verso il 1780 il giardino venne risistemato da-


gli stessi Arcadi che sostituirono i gradoni di terra con gli attuali sedili di travertino, piantarono i lecci al posto degli olmi e costruirono un primo recinto murario; nel 1791 infine installarono al centro dell’anfiteatro l’arco di travertino disegnato da Baldassarre Orsini. Durante l’800 il giardino venne ulteriormente ristrutturato con la realizzazione delle aiuole e della vasca centrale, l’ampliamento del recinto murario e la sostituzione delle specie esotiche con i lecci ancora presenti. Il giardino è organizzato in quattro viali, separati da siepi di Viburnum Tinus, sei statue raffiguranti le Arti adornano l’anfiteatro. I passaggi laterali sono fiancheggiati da cipressi piantati nel 1780, mentre i castagni d’India nel 1819. La creazione dell’ampia spianata, però, si deve a Braccio Fortebraccio da Montone, condottiero e signore di Perugia, che ne fece la piazza d’armi della città. Qui il 20 giugno 1859, alle 15,30 ebbe inizio lo scontro tra le truppe svizzere del colonnello Schimd e gli insorti perugini. Alla fine

della giornata di combattimenti si contarono 53 morti, sommando le due parti in lotta, tra militari e civili. Non solo giardino, ma luogo ricco di storia della città a cui appartiene. Anche la composizione vegetazionale di per sé è semplice ma di notevole pregio, in quanto costituita da esemplari ormai secolari di leccio e di siepi di alloro e lentaggine. La sua composizione architettonica composta dalla recinzione chiusa da un’elegante cancellata e il sistema di aiuole centrali delimitato dai quattro viali principali intercalati dai vialetti secondari che confluiscono nell’emiciclo terminale caratterizzato dalle sei statue delle arti e l’anfiteatro, sono frutto di una composizione cresciuta e delineata nei diversi anni. Tutt’oggi il giardino è luogo di manifestazioni ed eventi come il Perugia Flower Show che si tiene ogni maggio ormai da diversi anni; per diverse edizioni ha anche ospitato i concerti dei “big” di Umbria Jazz ed è spazio verde di incontro e passeggiate adiacente al centro storico cittadino.

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LUOGHI DI CULTO

ABBAZIA DI SANT’EUTIZIO, ASCETISMO E CONTEMPLAZIONE

NELLA COMUNITà SPIRITUALE DELLA VALCASTORIANA NACQUE LA CELEBRE SCUOLA CHIRURGICA PRECIANA, UNA DELLE PRIME DI MICROCHIRURGIA SPECIALIZZATA GIULIO SIENA

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orge a Preci in Valnerina sulle pendici del monte Torre Collescille l’abbazia fondata nel V secolo dai monaci siriani anacoreti. I padri furono Santo Spes, Sant’Eutizio e San Fiorenzo. E’ qui che fu diffuso e si realizzò, nella pratica della vita e dell’esercizio, l’ideale benedettino scandito dalla regola ora et labora. Sono i Dialoghi di Gregorio Magno il documento più antico a citare la comunità spirituale della valcastoriana dove ancor oggi si respira quell’atmosfera di preghiera e di ascetismo contemplativo tipico del loro stile di vita severo e semplice. Su di uno sperone di tufo immerso nel verde vivo dei boschi, l’abbazia ben presto acquisì prestigio e potere, estendendo la sua influenza e le sue proprietà dallo spoletino all’ascolano e al teramano. Ritenuto uno dei complessi monastici più antichi in Italia, tra i più importanti per il monachesimo occidentale l’abbazia divenne un importante centro spirituale del movimento benedettino. La prosperità di cui godeva l’Abbazia permise ai monaci non solo di ampliare e restaurare il complesso architettonico ma consentì inoltre di aprire una ricca biblioteca; celebri i codici liturgici che testimoniano l’attività dei monaci nella fede e nell’esercizio. Qui fu redatto uno dei più antichi e importanti documenti in volgare: la Confessio Eutiziana dell’XI sec. I monaci,

acquisirono non solo conoscenze teologiche e umanistiche, ma si interessarono presto anche di medicina, esercitando gli studi sulle piante medicinali nel loro laboratorio alchemico e dando vita alla famosa scuola chirurgica preciana, che rese Preci famosa in tutta Europa con l’appellativo di “Pulchra Sabina Preces Prisca Chirurgis Patria”. I monaci si specializzarono in oculistica, litotomia ed interventi alla mano; il museo oggi ne raccoglie gli strumenti di chirurgia. Tra i medici più illustri ricordiamo Durante Scacchi, archiatra del Papa Sisto V; il fratello Francesco che nel 1588 operò di cateratta la regina Elisabetta d’Inghilterra; Orazio Cattani, medico del sultano Mehemed nel 1620 ed infine i fratelli Carocci che operarono sempre di cateratta l’imperatrice Eleonora di Gonzaga nel 1648. Il complesso abbaziale è costituito dal corpo della chiesa adagiato su di un terrazzamento, posto tra la vallata e la scogliera, dove si trovano le antiche grotte degli eremiti. Due i cortili arricchiti da bifore trecentesche e da una fontana. La natura, il silenzio e l’ascolto del messaggio benedettino rendono questo luogo, oggi più che mai, altamente educativo insegnando a riscoprire quella dimensione umana del vivere che, troppo spesso, per distrazioni o affanni moderni dimentichiamo.


PICCARDI JEWELS, GLI ANELLI CAMOUFLAGE CHE FANNO TENDENZA Piccardi Jewels è un nuovo marchio del settore dei gioielli, che realizza anelli camouflage. Un’idea nuova, nata nel 2013 da una brillante intuizione di Paolo Piccardi, un giovane imprenditore della provincia di Perugia, che ha ideato e messo in produzione questa inedita collezione di anelli. Tutto nasce dall’osservazione delle tendenze nel mondo della moda e degli accessori. “Guardandomi in giro – afferma Piccardi – nell’ultimo periodo, ho notato un crescente interesse verso la moda del militare. Il fascino del camouflage, in tutte le sue varianti cromatiche, è irresistibile e intramontabile. Ho quindi immaginato di dare inizio a una attività tutta incentrata sul comparto degli accessori, e più in particolare su anelli realizzati con diversi colorazioni camouflage”. E così Piccardi è riuscito a creare un campionario con un prodotto unico, ma con tre utilizzi distinti (anello, ciondolo e portachiavi) con sei diversi colorazioni. Oggi questo oggetto si può acquistare in vari negozi in Umbria, Toscana e Emilia Romagna, ma soprattutto si può comprare su internet grazie allo shop online creato in concomitanza con il lancio del nuovo brand. In un periodo dove il “camo” è subentrato in ogni capo di abbigliamento e non solo, questo di Piccardi è un prodotto unico nel suo genere in quanto il primo “gioiello modaiolo” a riportare la mimetica in vari colori. Dopo uno sponsor con la fashion blogger Chiara Biasi, l’azienda, ancora in fase di evoluzione e in ricerca di nuovi collaboratori per la distribuzione, è in fase di espansione sul territorio nazionale. Nel settembre 2014, Piccardi parteciperà anche alla fiera di Vicenza. Il giovane imprenditore rassicura: “Altri progetti sono già in cantiere”. Il prodotto è anche acquistabile tramite e-commerce su www.piccardijewels.com e in pronta consegna in 24 ore.

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MONTECARLO

FORUM INTERNAZIONALE DEL MADE IN ITALY PRINCIPATO DI MONACO 14-16 MARZO 2014 “SUA ECCELLENZA, ITALIA”



FORUM INTERNAZIONALE DEL MADE IN ITALY: UN TRIONFO ANNUNCIATO

“SUA ECCELLENZA ITALIA” SI PRESENTA A MONTECARLO LANCIANDO SFIDE PER CONSOLIDARE IL SUCCESSO DEL BRAND ITALIANO NEL MONDO a cura di CARLO TIMIO

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e la bellezza salverà il mondo (secondo quanto affermava Dostoevskij), e il made in Italy è un concentrato di bellezza, allora il made in Italy salverà il mondo. Ma senza avere ambizioni tanto velleitarie, in fondo ci accontenteremo che riesca a salvare l’Italia. Sì, perché il brand maggiormente rappresentativo del Bel Paese piace, tira e attira. Piace perché le eccellenze, la creatività e l’elevata qualità fanno breccia sugli amanti del bello; tira perché spinge l’economia italiana a crescere grazie ai dati positivi sulle esportazioni; e attira perché il numero di persone che vengono in Italia per scegliere ed acquistare i nostri prodotti made in Italy è in continua fase espansiva. Il Forum Internazionale del made in Italy organizzato a Montecarlo al Grimaldi Forum

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dall’Ambasciata d’Italia nel Principato di Monaco, con il supporto dei ministeri degli Affari esteri, dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole e forestali e con il patronato del Presidente della Repubblica italiana e del Principe Alberto II, è stato il primo appuntamento di questo calibro a dare peso e rilievo al brand che più di tutti mette in mostra i nostri asset strategici e il nostro vero valore identitario. L’idea di mettere le gambe a una manifestazione che esaltasse l’Italia che funziona e che contribuisce in modo determinante a rifare il make-up a un Paese che all’estero viene ancora visto come irrigidito, inefficiente e spesso bizantino, è frutto di una brillante intuizione dell’Ambasciatore Antonio Morabito che ha deciso di creare a Montecarlo una piattaforma interna-


zionale per l’affermazione del made in Italy e il suo ulteriore consolidamento sui mercati internazionali. Oggi, va da sé che il brand italiano riesce a collocarsi senza troppi ostacoli a livello globale, ma rimane ancora un’ampia fatta della popolazione mondiale che ha enormi capacità di acquisto, ma che ancora non riesce a indirizzarsi sui marchi italiani. Il country manager di Google Italia Fabio Vaccarono durante la conferenza ha esposta la sua ricetta. “Oggi le vecchie tradizioni commerciali non funzionano più. I nuovi orizzonti sono rappresentati da internet, l’e-commerce e quindi la distribuzione online. Investire sull’economia digitale ha un impatto moltiplicativa di crescita. Internet è un ecosistema e il margine di sviluppo per l’Italia (ancora poco incline all’uso di questo strumento) è notevole. Un altro concetto essenziale che è emerso in tutta la sua chiarezza è che oggi il modello di business va cambiato e aggiornato. La old economy fa fatica ad affermarsi sui mercati internazionali. Il mondo dell’imprenditoria italiana – costituita essenzialmente da pmi a conduzione familiare –, deve cominciare ad esternalizzare il management dell’azienda, affidandolo ad esperti del settore, capaci di organizzare, sviluppare e mettere a punto strategie per la conquista di nuovi mercati esteri. Altra importante nota messa in rilievo durante il Forum è stata la necessità di creare reti. “Diventare grandi per restare piccoli”: è questo lo slogan che ha attratto più consensi. Il concetto è molto semplice: autonomia a casa propria con aperture ad altre imprese non concorrenti (collocate anche in aree geograficamente distanti) finalizzata a una collaborazione per aprire nuovi fronti commerciali. “Sono ottimista – afferma il vice ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – che la situazione economica del Paese migliori anche grazie al cambio di passo dell’attuale governo. Desidero soffermarmi sul concetto di diplomazia dell’attrazione dei capitali esteri. Vale a dire attrarre investimenti economico-finanziari per far crescere le aziende italiane. Il made in Italy deve significare produrre in Italia, mantenere la creatività e il core business in Italia, ma il management e la finanza possono essere anche stranieri”. Ma


quando si parla di Italia e delle sue caratteristiche principali non si può prescindere dal considerare la cultura in tutte le sue molteplici declinazioni. “Il patrimonio culturale italiano – sostiene Emmanuele Emanuele (Presidente della Fondazione Roma) – è uno straordinario strumento di crescita economica, sociale e spirituale. Nel 2013 la filiera culturale italiana ha incassato 274 miliardi di euro (circa un quarto

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del Pil)”. Ma il margine di crescita è ancora elevato. “Il turismo, strettamente connesso con la cultura italiana è l’unico settore che registra crescite annue continuative del 5-6% – asserisce Renzo Iorio (Presidente di Federturismo Confindustria) – e può essere considerato la leva fondamentale per far crescere e vivere il Paese”. Giorgio Caire di Lauzet (Presidente Prima Classe Italia) insiste sul fatto che “il marketing

deve essere uno strumento su cui puntare in modo più consistente. Utilizzare per esempio i nostri personaggi storici quali Michelangelo, Marconi e Raffaello potrebbe costituire un sistema unico e originale per promuovere le nostre bellezze e eccellenze”. E allora ripensare il patrimonio culturale come “materia prima” per il rilancio del Paese dovrebbe rappresentare un karma per la nostra classe politica.


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Foto: Andrea Cabiale


ArTE

IL SANTUARIO DI MONGIOVINO E LA TESTIMONIANZA DEL CULTO PER LA DIVINITÀ Il “Monte sacro a Giove” ubicato a Panicale e i miracoli che avvolgono di mistero la sua storia NOEMI FURIANI


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i può essere credenti o no ma non si può rimanere indifferenti alla sacralità che trapela dall’antico borgo medievale fortificato di Mongiovino e dal santuario che lo sovrasta. Mongiovino, sulle colline sempre verdi di Panicale, in direzione di Tavernelle, significa letteralmente “Monte sacro a Giove” a testimonianza del culto per la divinità che anticamente c’era in questa zona. Non si sa di preciso quando iniziarono i lavori di costruzione del santuario, uno dei luoghi di culto italiani più visitati da fedeli e pellegrini, ma un documento conservato alla Biblioteca Augusta di Perugia attesta che già nel 1513 era partita la realizzazione di una cappella volta a proteggere e conservare un’edicola raffigurante l’immagine della Vergine in trono con il Bambino del XIV secolo. Questa cappella fu poi inglobata nell’architettura del santuario divenendone il vano absidale. La storia di questo santuario mariano si fonda non su una ma su due storie miracolose: la prima racconta che la pastorella Andreana, mentre governava il gregge vicino a un pozzo dove era stata collocata un’edicola votiva della Madonna con il Bambino, sentì la Vergine Maria che la chiamava e le chiedeva di adoperarsi per ripulire quel luogo di venerazione da sterpi ed erbacce e renderlo un decoroso luogo di preghiera. La seconda storia ha come protagonista San Giorgio, il quale, vista la misera quantità di pane raccolta da Andreana durante la questua per procurare il pasto ai lavoratori impegnati nel cantiere della chiesa, interviene e fa sì che dal sacco semivuoto della pastorella venga fuori tanto pane quanto ne occorra per saziare tutti. Le prove dei due miracoli naturalmente non ci sono. Rimane però l’affresco con la Vergine in trono con il Bambino dell’edicola votiva. E non importa se sia esattamente l’immagine del miracolo, poiché quella tenerissima immagine il suo miracolo l’ha già fatto quando attorno a sé ha visto prima alzarsi i muri

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del santuario – che ha una pianta a croce greca ed è opera del grande architetto bramantesco Rocco da Vicenza – , e poi quando ha richiamato artisti che hanno ricoperto i muri dell’edificio di grandi capolavori. Gli affreschi che sono conservati all’interno sono considerati il più importante esempio di manierismo in Umbria. All’incrocio dei bracci spicca la cupola ottagonale sorretta da quattro pilastri quadrati e da volte. All’interno quattro cappelle: Cappella della Resurrezione, dell’Ascensione, della Madonna, della Madonna del Rosario. É evidente la profonda simbologia sacrale alla base della concezione di questa chiesa, vero e proprio luogo di pellegrinaggio: l’entrata e l’uscita sono in asse con il centro della cupola e il passaggio materiale attraverso questi elementi architettonici simboleggia quello spirituale di penitenza, purificazione, contemplazione della gloria celeste raffigurata nella cupola. Ognuna delle facciate esterne è scandita

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da quattro ordini di lesene giganti e sulla facciata del fronte nord e del fronte sud spiccano due grandi portali riccamente scolpiti, ornati da doppi ordini di colonne e protetti da tetti sporgenti che formano dei pronai. Molti furono gli scarpellini che decorarono con bassorilievi gli stipiti degli archi dei portali abbellendoli con decorazioni di eccezionale bellezza. Tra i tanti possiamo ricordare Lorenzo da Carrara e Bernardino da Siena. Il santuario è tutto realizzato in pietra arenaria proveniente dalla vicina cava della Petraia e da Cibottola. Bellissime le sculture in terracotta nelle nicchie dell’organo eseguite da Bevignate da Perugia e Arrigo Fiammingo. Tra le opere pittoriche non si può non ricordare la Deposizione dalla croce di Arrigo Fiammingo, la Resurrezione di Nicolò Pomarancio, l’Incoronazione di Maria rappresentata sulla cupola da Mattia Batini. Il santuario è stato completamente restaurato in occasione e con i fondi del Giubileo del 2000.


ArTE e TERRITORIO

BRUFA, UN’EMPATIA PERFETTA TRA ARTE E NATURA

UN PARCO DELLE SCULTURE CHE OGNI ANNO SI ARRICCHISCE DI NUOVE OPERE ARTISTICHE E ARCHITETTONICHE: UN VERO MUSEO A cielo APERTo PAOLO CORRADINI

“Contro tutti i terrorismi”. Ettore Consolazione


“Il Tempio delle Voci”. Mirta Carroli

“Broken Circle”. Beverly Pepper

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“L’Equilibrista”. Marcello Sforna


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l parco delle sculture an plein air di Brufa nasce nel 1987 su iniziativa del Comune di Torgiano, Provincia di Perugia e Pro-Loco di Brufa. Come si percorre la strada per arrivare a Brufa ci imbattiamo in magnifiche opere scultoree- architettoniche che sembrano idealmente incorniciare le colline e le valli circostanti tutte con un proprio carattere e significato che l’autore ha voluto imprimere allo spazio del territorio. Siamo immersi nella splendida dorsale Torgiano - Brufa - Miralduolo - Torgiano, tra “La Strada del Vino e dell’Arte” dove tra vigneti, piazze del borgo e colline sono state inserite le grandi sculture di artisti contemporanei (Pierucci, Sforna, Pizzoni, Miniucchi, Giuman, De Felice, Liberatore, Caruso, Sguanci, Mastroianni, Carroli, Lorenzetti, Roca-Rey, Carri-

no, Giuliani, Marotta, Mattiacci, Staccioli, Trubbiani, Cascella, Magnoni, Brook, Corsucci). La sensazione di empatia tra arte e natura è evidente, un posto da scoprire in tutta la sua estensione e per una passeggiata dedicata anche alla riflessione sotto il respiro dell’arte. Tra le innumerevoli sculture segnaliamo l’opera di Ettore Consolazione “Contro tutti i terrorismi” (2010) che incontriamo lungo la strada per Bastia Umbra, due torri piegate sembrano protendere verso la vallata e verso la città di Assisi simbolo mondiale della pace. Ogni anno il parco si arricchisce di una nuova opera tra l’ultima settimana di agosto e gli inizi di settembre, in concomitanza con la festa dedicata al patrono Sant’Ermete Il museo all’aria aperta è sempre aperto e vi aspetta per meravigliarvi.

“Arc-en-ciel”. Carlo Lorenzetti

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VIP IN UMBRIA

SUSANNA TAMARO: QUANDO AL CUOR NON SI COMANDA

ELEONORA ZEROLI

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a scrittrice triestina Susanna Tamaro, mostrò fin da giovane una particolare sensibilità e attenzione per lo studio dell’animo umano, del dolore e della gioia, un modo forse per affrontare l’insanabile contrasto tra la libertà del suo mondo interiore e la rigidità di condotta che l’ambiente borghese in cui visse la sua infanzia esigeva. Questa dicotomia viene evidenziata dalla scrittrice in più opere come “Ogni angelo è tremendo”, nel best seller “Va dove ti porta il cuore” ma anche nel suo ultimo romanzo “Illimitz”, in realtà il primo romanzo completato dalla scrittrice all’età di ventisei anni, ma non ancora pubblicato, che narra di un giovane che parte da Trieste verso la cittadina austriaca di Illimitz, in cerca delle origini della sua famiglia ma anche di sé stesso. In giovinezza Susanna Tamaro ha

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vissuto a Roma collaborando con la RAI ma poi, per problemi respiratori, ha deciso di trasferirsi nel piccolo borgo di Porano, un comune di circa duemila abitanti nei pressi di Orvieto. Porano rivela le sue origini etrusche nelle preziose tombe dei Golini e degli Hescanas ma è durante il medioevo che conosce il suo periodo di massimo sviluppo e splendore. Grazie alla sua posizione e alla sua altezza costituiva il luogo ideale per i signori feudali per il controllo dei traffici commerciali lungo la via Cassia. A quel periodo risalgono la Villa Paolina che nei suoi maestosi giardini ospita ogni anno, nel mese di giugno, un prestigioso concorso ippico nazionale ed il magnifico Castel Rubello, nel quale è possibile affittare appartamenti e organizzare cerimonie, immergendosi nell’atmosfera degli sfarzi di corte e godendo dai


giardini di una incantevole vista sul Duomo di Orvieto. Non è difficile capire perché un’affermata scrittrice con la passione per la botanica e attenta alle problematiche ambientali, abbia scelto di vivere in questo luogo. Nel 2000 Susanna Tamaro è riuscita a realizzare un progetto che coltivava da tempo, ossia la creazione di una fondazione di beneficienza che porta il suo stesso nome e che ha sostenuto importanti progetti che vanno da corsi gratuiti di musicoterapia per anziani ad Orvieto, a donazioni per case famiglia romane fino a corsi di formazione per ragazze che vivono nei quartieri più poveri di Bombay. Nel 2011 “Va dove ti porta il cuore”, romanzo che ha venduto più di 13 milioni di copie in Italia e nel mondo, è stato inserito tra i 150 grandi romanzi che hanno segnato la storia d’Italia

ed è di questi giorni la notizia della nomina della scrittrice nel consiglio di amministrazione dell’Opera del Duomo di Orvieto. Sono lontani i tempi in cui la giovane Susanna si vedeva chiudere le porte in faccia dalle case editrici, nonostante ricevesse l’apprezzamento da parte di grandi nomi quali Federico Fellini e Alberto Moravia. Viene in mente ciò che l’anziana protagonista del suo best seller scriveva in una lettera alla nipote: “Ti ricordi quando ti insegnavo a cucinare le crêpes? Quando le fai saltare in aria, ti dicevo, devi pensare a tutto tranne al fatto che devono ricadere dritte nella padella. Se ti concentri sul volo puoi stare certa che cadranno accartocciate, oppure si spiaccicheranno direttamente sul fornello. È buffo ma è proprio la distrazione che ci fa giungere al centro delle cose, al loro cuore”.

VILLA PAOLINA

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PARIS

IL CICLO-TAXI, UN

NUOVO MODO PER SCOPRIRE LA “VILLE LUMIÈRE”

Un modo piacevole e originale per visitare con un mezzo “verde” le bellezze delle città. Una funzione aggiuntiva della bici MATTHIEU BRAGATO (Inviato da Parigi)

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arigi. La tour Eiffel, Notre-Dame, il Louvre. Per visitare tutte queste meraviglie ci vuole tempo. Ci poniamo allora lo stesso problema: come andare da un posto all’altro senza perdere niente della città e dei monumenti che possiamo incontrare per strada. C’è la metro, è più economica, ma è sottoterra e piena di gente. Il taxi invece è caro, veloce, e non si vede bene. Da pochi anni ha preso piede un’alternativa sorprendente: il Ciclo-taxi. È stato introdotto in Francia nel 2003 e viene

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dall’Asia. Il concetto è semplice: gli autisti conducono il cliente, a bordo delle proprie bici, laddove gli viene richiesto. Le bici sono comode e alcune sono equipaggiate con protezione contro la pioggia. In generale, i conducenti lavorano in proprio. La maggior parte di loro viene da Parigi, sono simpatici e conoscono bene la città. Gilles e Dominique sono una coppia di nantesi e hanno provato l’esperienza con Bruno. Questi è un signore sorridente che sembra avere una quarantina d’anni; si definisce sia autista di bici-taxi che “vera guida turistica”. Gilles


e Dominique hanno fatto un giro dalla tour Eiffel alla Cattedrale di Notre Dame: “La passeggiata è stata piacevole. É molto interessante essere trasportati da un autoctono” – aggiunge Dominique –. Il primo vantaggio del ciclo-taxi è di essere trasportati da un parigino che vi presenta la città. Spesso e volentieri con il sorriso (cosa rara per un parigino)! Il prezzo si negozia. Il secondo vantaggio è di fare una passeggiata nella capitale senza camminare. Il terzo vantaggio: la bici-taxi è un modo di trasporto verde. “Va avanti grazie alla forza delle gambe” – spiega Thibault –. “Abbiamo una piccola assistenza elettrica come unico aiuto”. Thibault è uno studente di 25 anni che guida il ciclo-taxi da 3 anni. Ma il bici-taxi comporta uno svantaggio: il prezzo. Per un giro tra il museo del Louvre e la Tour Eiffel

(3.5 kilometri) il costo si aggira intorno ai 20-25 euro per due persone. Per un giro di un’ora ci vogliono 50 euro. Thibault si giustifica: “Noi non siamo solo un taxi, facciamo anche gite turistiche”. Si paga dunque sia il percorso che la prestazione del conducente. Attenzione, il prezzo varia a seconda dei conducenti e spesso si deve negoziare. Alcuni autisti vengono dall’estero: “Non conoscono tutti la storia di Parigi e sono più cari” – sottolinea Thibault –. Prima di salire, vi consiglio di chiedere il prezzo per due persone. Poi assicuratevi che vi faccia fare anche una gita turistica. Perché alla fine, la cosa più rilevante di un ciclo-taxi è di fare un giro insieme a un vero parigino che vi spieghi la storia e i segreti della “ville lumière”. Buona passeggiata!

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de legibus

IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO DEGLI AVVOCATI N uove norme tese a garantire l’interesse pubblico al corretto esercizio della professione forense Elisabetta Bardelli

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l codice deontologico degli avvocati, aggiornato secondo le previsioni del nuovo ordinamento forense (legge 247/2012), è stato approvato dal Consiglio nazionale forense il 31 gennaio 2014 ed entrerà in vigore dopo 60 giorni dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Il nuovo testo, che si compone di 73 articoli divisi in 7 titoli, recepisce le più recenti previsioni disciplinari sparse in diversi testi legislativi, con l’obiettivo di esaltare la funzione sociale dell’avvocato, garantendo l’affidamento della collettività al corretto esercizio della professione. Tra i principi generali, raccolti nel titolo I, si richiamano il dovere di aggiornamento e di formazione continua, ai quali si affiancano quelli di competenza, di indipendenza, di leale concorrenza, di diligenza e di adempimento fiscale, previdenziale, assicurativo e contributivo. Le norme dedicate ai rapporti con il cliente, promosse dal titolo III dell’attuale codice al titolo II, si incentrano soprattutto sulla nascita del rapporto

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professionale, con la previsione di specifici obblighi di informazione che riguardano l’importanza della controversia, la prevedibile durata del processo, gli oneri ipotizzabili, la possibilità di avvalersi della mediazione. L’accento viene posto sulla trasparenza, correttezza, verità e riservatezza che deve improntare l’obbligo informativo dell’avvocato. Viene ribadito il divieto di accaparramento della clientela e si introducono novità anche in materia di pubblicità forense, con la specifica indicazione dei mezzi di informazione vietati e consentiti a scopo promozionale. Ai rapporti con i colleghi è dedicato il titolo III, che, tra l’altro, impone all’avvocato di favorire la crescita professionale di praticanti e collaboratori. Si introducono nuovi titoli dedicati ai doveri dell’avvocato nel processo ed ai rapporti con le istituzioni forensi. Tra le principali novità si segnala anche la tendenziale tipizzazione degli illeciti disciplinari, con l’espressa indicazione delle sanzioni.


ISRAELE dal 15 al 23 maggio 2014 Con la conoscenza e l’amore per il mondo che ci accompagna da anni e ci porta ad abbracciare l’umanità nella sua interezza proponiamo un viaggio unico per conoscere un paese e un popolo che va oltre la religione

Un viaggio fantastico per scoprire le radici delle culture monoteiste

CILENTO dal 01 al 03 maggio 2014 Un viaggio unico nella Magna Grecia, tra mare e cultura , Paestum, Agropoli, e la capitale del Sud, Salerno. ….. E perché no …. Castellabate, splendida location del film BENVENUTI AL SUD Alla scoperta di Colori e Sapori UNICI

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MODA

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’85esima edizione della manifestazione tra le piú importanti nel settore dell’abbigliamento si è conclusa a Firenze con grande successo. I marchi piú rilevanti sia italiani che stranieri hanno esposto le loro novitá e tendenze in un’atmosfera piena di energia e vivacitá. 21.000 compratori (provenienti da oltre 120 paesi) e quasi 30.000 visitatori sono alcuni dei numeri che evidenziano la consistente crescita di interesse verso il segmento delle produzioni artiginali, del classico contemporaneo, ma anche del casualsport e dello sportswear. 52

Anche l’Umbria era presente con le sue aziende di eccellenza del settore del cashmere, dell’abbigliamento e degli accessori moda. Tra queste Brunello Cucinelli, Cruciani, Fioroni cashmere e Acquarama si sono messe in risalto in modo originale, ognuna con un proprio spazio espositivo. Da notare inoltre la presenza di giovani designer, selezionati da un’attenta attività di scouting, che ha fatto da contraltare ai migliori brand internazionali. Il prossimo appuntamento è il 17-20 giugno 2014!



BRIEFING CULTURALE a cura della REDAZIONE

Quando la mela può far turismo

SPOLETO DA FICTION

É abituata a missioni culturali del tutto particolari per creare l’ “archeologia arborea”, cioè adottare frutti perduti per goderne sapori e gusti mai provati o dimenticati. Isabella Dalla Ragione, agronoma umbra, è titolare di una tenuta di sette ettari in S.Lorenzo di Lerchi - Città di Castello, ove fioriscono 440 alberi da frutto di 150 varietà che sarebbero estinti senza la sua opera. La conservazione è il risultato di anni di studio e di ricerca in archivi, conventi e casolari, di storie di vecchi contadini tutti in grado di fornire notizie preziose per costruire un frutteto collezione, appunto l’ “archeologia arborea”. Una preziosa collezione nello spartito di una storia tutta umbra, sulla quale si sono accesi i riflettori delle eccellenze per il benessere e la qualità, nel cui contesto anche le mele di altri tempo possono veicolare turismo sfruttando i dolci che con esse si possono preparare, a partire dalla “pastilla”, dolce di mele senza farina oggi di grande attualità.

Qual è il motivo del successo ”planetario” della fiction televisiva di Don Matteo? É un record “catodico” con circa nove milioni di telespettatori di cui moltissimi, a sorpresa, sono i giovani. Ma è una sorpresa relativa dal momento che il coinvolgimento giovanile è presente in ogni puntata ed è del tutto particolare l’approccio ai problemi giovanili proposto da Don Matteo. Figuriamoci che il prete parla di perdono, di non-solitudine, di speranza, di riscatto, di misericordia. Sembra una nuova pedagogia della quale non si sente parlare da molto tempo, ma che Don Matteo mette in moto ad ogni occasione di caduta. Egli sa toccare le corde della coscienza solo apparentemente sopita, pronta a riemergere positivamente sotto gli incalzanti sillogismi del prete ciclista che non solo risolvono il “giallo” di ogni episodio, ma forniscono un messaggio ben preciso per tutti: ritrovare la speranza di riscatto, la forza per reagire ad un evento negativo, la determinazione di uscire dalla propria situazione, la fiducia nei propri mezzi, l’impegno a non demordere.

Tempio di Fra’ Bevignate a Perugia

Alla periferia di Perugia il complesso di S. Bevignate, recentemente ristrutturato, fa mostra di sé nella maestosa semplicità che raccoglie storie tutt’altro che semplici. Voluta nel 1237 dal Papa Gregorio IX che a Perugia, considerata allora anti-ghibellina, poteva trovare in caso di bisogno una protezione sicura, è stata edificata dai Templari, ovvero l’Ordine cavalleresco inviato dal Papa a Gerusalemme per le Crociate. Il tempio è ricco di fregi e affreschi; tra questi spicca per bellezza e originalità la croce patente cioè una croce con i quattro rami uguali. Accanto sono dipinte 9 stelle che rappresentano i 9 cavalieri che hanno fondato il tempio. Non poteva mancare l’Ultima Cena con Cristo all’angolo e una figura femminile appoggiata a lui. Sotto la tavolata in corrispondenza del Cristo si intravede un’altra donna, forse la Maddalena. Il gioiello è visitabile due giorni alla settimana.


ITALIA IN PILLOLE a cura della Redazione Bologna e la Ragazza con l’orecchino di perla

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ltre alla bellezza, in comune la Gioconda di Leonardo da Vinci e la Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer hanno un particolare: entrambe sono diventate note casualmente: la prima dopo il furto al Louvre messo a segno dall’italiano Vincenzo Perrugia nel 1911, l’altra dopo l’acquisto in una vendita all’asta dell’Aia da parte del collezionista Arnoldus Tombe che nel 1902 la lasciò in eredità al museo Mauritshuis della capitale olandese. Ora è visibile a Bologna nel palazzo Fava fino al 25 maggio 2014. La Ragazza con l’orecchino di perla è uno dei quadri più famosi al mondo, oggetto di un immenso culto planetario. Il suo è uno sguardo languido che si volta verso di noi quasi ammiccante, forse conscia del suo calamitante fascino, accentuato dalle labbra umide e semiaperte, con il turbante azzurro e giallo e con il grande orecchino di perla splendente di luce. Del quadro non si sa nulla di certo, si ignora il committente ed il nome della ragazza misteriosa.

La cultura e l’impresa si coniugano a Torino

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l progetto Amiex ha una formula che può risultare vincente: coniugare il mondo della cultura e quello dell’impresa. Apparentemente non hanno un comune denominatore, ma si cercano a vicenda per fare sistema. Oramai la cultura ha un asset economico rilevante con ricadute consistenti nei valori dell’impresa. Ed allora ecco Amiex un evento filiera che si propone di intercettare le esigenze di operatori pubblici e privati della cultura, dell’arte, della storia, dei musei e relativi servizi. Amiex 2014 è la prima edizione di un appuntamento che sarà a cadenza annuale e che si svolge a Torino (Centro Congressi Lingotto). La scelta del capoluogo piemontese non è casuale, poiché come sostengono gli organizzatori “è una città che ha fatto della cultura una linea strategica di sviluppo condivisa da tutti gli attori del territorio”. É un’ offerta culturale molto alta con importanti ricadute economiche e occupazionali, quindi sociali.

Se il green rende il futuro sostenibile

Le imprese che hanno fatto investimenti su una formazione eco-sostenibile sono quelle che producono più posti di lavoro – sostiene Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola –. Oltre il 60% degli assunti nel settore ricerca e sviluppo ha una formazione green”. Se la richiesta è in questi termini, l’offerta formativa si adegua. In Italia sono oltre 1900 i corsi universitari e di specializzazione che si tingono di “verde” con oltre 50mila allievi già con specializzazione post- triennale. Il “green job” comprende ingegneri, manager antisprechi, architetti e designer a vocazione ecosostenibile. Per citare alcune offerte formative ricordiamo il corso di laurea in Architettura Ambientale del Politecnico di Milano, l’indirizzo in ingegneria energetica delle università di Padova, Sapienza di Roma, Alma Mater di Bologna. E in Inghilterra si può frequentare il master in Environmental Economics della London School of Economics.


gioielli di bacco

IL SOLE D’ITALIA IN BOTTIGLIA: L’ORVIETO Un vino noto fin dal Rinascimento che deve le sue qualità all’ esposizione climatica , al modo di vinificazione e allo sviluppo della “muffa nobile” che conferisce la vasta gA mma di profumi e sapori MARCO SERVILI

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ondata su una svettante “rupe di tufo”, che si innalza nella porzione sud-occidentale dell’Umbria, Orvieto è il luogo dove nasce e viene prodotto uno dei vini più importanti e ricchi di storia d’Italia: “l’Orvieto”. Un vino le cui qualità e notorietà erano già note nel 1500 quando il pittore Luca Signorelli, incaricato di realizzare gli affreschi dell’imponente Duomo, appone una particolare clausula nel contratto stipulato con la committenza: … “che gli si desse di quel vino orvietano quanto ne volesse”… (Papa Urbano IV – 1290) ed anche in epoca moderna il poeta Gabriele D’Annunzio lo definì: “sole d’Italia in bottiglia”, per decantarne il carattere caldo ed avvolgente. Oggi, l’ “Orvieto” è un vino a Denominazione di Origine Controllata (D.O.C. - 1971/2010), che comprende anche la sottozona “Orvieto classico” (la più antica), prodotto nei Comuni di Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Guardea, Montecchio, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto, Orvieto, Porano (tutti in Prov. di Terni) e nei Comuni di Bagnoregio, Castiglione

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in Teverina, Civitella d’Agliano, Graffignano, Lubriano (tutti in Prov. di Viterbo). Il vino nasce dalla vinificazione in acciaio e/o legno delle uve: Trebbiano Toscano o procanico (40-60%), Verdello (15-20%), Grechetto, Canaiolo Bianco e Malvasia Toscana (max 20%) per la differenza; poi, sono ammesse altre uve autorizzate e/o raccomandate quali: Sauvignon, Traminer, Riesling, Chardonnay. Viene prodotto nelle tipologie: secco, abboccato, amabile, dolce, superiore (attribuita al vino che ha una gradazione alcolica l’un percento più elevata rispetto a quella minima prevista dal disciplinare della D.O.C. di 12% vol) e vendemmia tardiva/muffa nobile (esclusivamente per il vino denominato con la qualificazione “superiore”). É affinato in piccoli caratelli “barrique” per almeno 4/8 mesi. I vigneti, immersi generalmente in un clima mite, ventilato ed asciutto, sono coltivati sui terreni collinari di tipo sedimentario intorno alla “rupe”, ricchi di calcare e hanno una resa massima di 11 t/ ha ed un titolo alcolometrico minimo di 11,5% vol. Particolari, poi, i vigneti col-

tivati sulle aree vicine al bacino artificiale del “Lago di Corbara” (nato per fini idroelettrici alla fine degli anni Sessanta sbarrando con una diga il Fiume Tevere dopo la stretta “Gola di Forello”), messi a dimora sui depositi alluvionali e sulle argille marine, dove un leggero incremento della temperatura ed una maggiore e persistente umidità comportano il particolare sviluppo della “muffa nobile” – botrytis cinerea - responsabile di quella espressività gusto-olfattiva che fa diventare il vino di Orvieto un grande vino da meditazione. Alla vista, il vino si presenta elegante, di un giallo paglierino terso e luminoso, con un ampia gamma di profumi di ottima intensità, mela annurca, kiwi, mandorla dolce, erbe aromatiche ed una decisa vena minerale. Di buon corpo in bocca, sapientemente in equilibrio tra la nota alcolica e la dosata sapidità, con un lungo e corrispondente finale leggermente burroso. Particolare è il vino “muffato”, dal colore giallo dorato carico e dai riflessi ambrati e dai profumi di grande avvolgenza ed intensità, che si aprono a sentori di cedro candito, scorza di arancio e mandarino, zucchero a velo e miele, note iodate, a cui corrisponde

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in bocca una grande dolcezza d’ingresso, per poi lasciar subentrare, appena dopo, piccole sfumature di lieve sapidità, che ne sostengono il lunghissimo finale e lo arricchiscono armonizzando la dolcezza. Il vino di “Orvieto” si abbina perfettamente a piatti a base di pesce, ma anche a stringozzi (ciriole ad Orvieto), pomodori ripieni alla umbra, trota alle mandorle, lumache e formaggi freschi, nella tipologia “secco”; ad antipasti di fegato grasso, formaggi erborinati e di capra, nonché piccanti ed alla pasticceria secca, nella tipologia “vendemmia tardiva / muffato”.

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CONCORSO FOTOGRAFICO Riflesso lancia il concorso fotografico “Architettura e Design in Italia”!

Il Concorso fotografico RISCATTO sul tema “Architettura e Design in Italia e nel Mondo” è volto ad individuare e divulgare immagini inedite nel comparto delle strutture architettoniche e design scattate sia sul territorio nazionale che nel resto del mondo, permettendo di mettere in mostra le abilità e la creatività di fotografi ed appassionati di fotografia. I partecipanti dovranno inviare le foto con cui concorrere (massimo 2), rigorosamente originali ed inedite, entro il 28 aprile 2014, effettuando la registrazione e caricando l’immagine seguendo le indicazioni riportate nel sito web: www.riflesso.info. Il Concorso è aperto a fotografi di qualsiasi livello, anche non residenti in Umbria, ed è gratuito. Un’apposita giuria valuterà le foto pervenute, selezionando le migliori e decretando lo scatto vincitore. I risultati saranno resi noti attraverso la pubblicazione sia nella Rivista Riflesso in formato cartaceo che nel sito web. Ulteriori informazioni sono presenti nella sezione “Art Foto Lab” del sito web: www.riflesso.info


GIRI DEL GUSTO

FARBURGER: L’UMBRIA NEL CUORE E NELLA MENTE IL MONDO

U n “ verde mondo tondo ” , identitario alla fine di un percorso MARILENA BADOLATO

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l farburger nasce con l’Umbria nel cuore e nella mente il mondo. Se il villaggio globale è ormai una realtà del nostro vivere quotidiano, anche l’identità di un “burger” ci appartiene. Il farburger possiede, sul piano simbolico, uno spessore culturale profondo che riflette la sua stessa altezza e composizione: può riprodurre, mescolandoli come è la sua natura, tutti gli ingredienti tipici e storici di una regione, la realtà gastronomica di un territorio. É un “mondo tondo” che può creare, da una mescolanza di tipicità locali, una nuova creatura “glocale”. Se globalizziamo la nostra biodiversità culturale e gastronomica, la tipicità entrerà nel villaggio globale senza esserne risucchiata, ma come un vessillo, una bandiera di gusto. Globalizzando la biodiversità gastro-

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nomica, la possiamo esportare mantenendola intatta. Il farburger diventa così un “burger di conoscenza” che parla di identità locali in modo universale, e avrà innumerevoli varianti, persino nelle salse che lo accompagnano. Insomma la vecchia polpetta della nonna che raccontava di storie locali, di feste religiose o di una felice serendipità, parla oggi il linguaggio del mondo. Il farburger nasce allora come “gemellaggio di gusto”. Al suo interno potranno alternarsi, oltre al farro imprescindibile elemento che regala persino il suo nome alla preparazione, prodotti storici e tipici regionali. Del nostro territorio saranno i famosi legumi della Valnerina, le altrettanto conosciute patate di questa valle montana, le verdure e le erbe spontanee, le piante campestri, i funghi, an-


che ipogei come il nostro tartufo nero pregiato, ma anche altre prelibatezze di diverse nostre realtà umbre come la fagiolina del lago Trasimeno, il sedano nero di Trevi, la cipolla di Cannara, quella “una e trina” che regala l’aroma intenso e dolce della sua “cipollità”. Potrà anche contenere tutte quelle spezie, oltre lo zafferano di Cascia o di Città della Pieve, che ci ricordano che la mediterraneità è un “sentimento” e la dieta mediterranea nasce da un incontro di scambi e di contatti, di culture e popoli che hanno abitato in tempi remotissimi e abitano ancor oggi le sponde del mediterraneo. Anche questo vuole essere il farburger: un incontro tra civiltà diverse. Alla luce della storia, le identità alimentari non sono poi così originarie, autoctone o tradizionali, bensì frutto di incontri, incroci, invenzioni. Ricette come risultato ultimo di pratiche alimentari nate dall’incontro di culture, tecniche, gusti, nonché dalla libera circolazione di uomini e merci. Noi siamo il punto fisso: l’identità non esiste all’origine bensì al termine del percorso. Questo è il farburger, identitario alla fine di un percorso. Ma il farburger è anche oggetto di studio.

Troppo allettante l’idea di creare un preparazione culinaria che contenesse qualcosa di moderno e attuale da mescolare con un alimento attestato da novemila anni come è il farro; troppo intrigante e affascinate il pensiero di un connubio di alimenti fantasticamente storici e veramente locali per creare invece qualcosa di modernamente globale; troppo eccitante trasferire a un alimento tipico, un “burger” delle brume europee, la solarità dei nostri prodotti mediterranei; troppo bella l’idea di strapparlo ad una fisionomia americana che ha fatto di una originale bistecca macinata con cipolla e pane grattugiato importata verso la metà dell’800 da immigrati tedeschi di Amburgo, la propria bandiera, il proprio vessillo di gusto. Troppo attuale l’idea di renderlo completamente vegetariano e a base di farro, un verde mondo tondo, proprio come la mia regione, l’Umbria. Troppo coinvolgente l’idea di parlarne e troppo affascinante l’idea di affrontare la ricerca di sublime autosufficienza locale e insieme di assoluta originalità, di raffinato gioco e di scavo nell’ineffabilità dell’immemoriale, che mai mi abbandona, mai mi abbandonerà.


Animali

Il gatto Un’amicizia millenaria Da sempre, l’intelligente animale è stato compagno dell’uomo, in una sorta di mutua vantaggiosa convivenza tipica del dare per ricevere. Dalla sacralità all’amichetto del diavolo GIULIANA SPINELLI BATTA

Da quanto tempo l’uomo e il gatto sono amici”? É molto difficile dare una risposta precisa, ma grazie alle ricerche degli archeologi la questione è forse meno misteriosa. Il progenitore del primo gatto moderno è la specie felina selvatica Felis lunensis, risalente a oltre un milione di anni fa e a cui si fa risalire l’origine del gatto selvatico, Felis silvestris. Il gatto selvatico, animale solitario e notturno, vive nelle zone boschive, pochi esemplari sono presenti ancor oggi nell’Italia centro meridionale lungo la dorsale appenninica, nelle isole e in parte delle Alpi. La sua presenza in Umbria, sui Monti Sibillini, risale al non lontano 1995, documentata da zoologi della Università degli Studi di Perugia. Ma è il gatto selvatico diffusosi in Africa, Felis silvestris lybica, l’antenato del nostro gatto domestico. E l’amicizia tra gatto e uomo a quando risale? Secondo

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studi recenti, in un sito archeologico di un antico villaggio a Cipro, sono stati rinvenuti i resti, risalenti a oltre novemila anni fa, di una persona sepolta accanto al suo gatto, a testimoniare il tentativo di prolungare l’amicizia tra uomo e animale anche dopo la morte. Prima di questa scoperta si credeva fossero stati gli antichi Egizi a instaurare, cinquemila anni fa, la prima forma di “contratto” tra mici e uomini. In Egitto la ricchezza principale era rappresentata dalla coltivazione del grano e i silos che lo contenevano, leggendari per la loro capienza, attiravano eserciti di topi. Era impossibile per i guardiani reali vincere da soli una guerra contro un tale nemico, così subentrò in aiuto il gatto, un animale selvatico abilissimo nella caccia, che non verrà mai addomesticato del tutto, ma che instaurerà con l’uomo un rapporto di interesse reciproco. Non


stupisce che in Egitto i gatti venissero considerati sacri e delle divinità tanto che la dea Bastet veniva raffigurata con corpo di donna e testa di gatto. Il gatto era anche tenuto in grande considerazione, ritenuto chiaroveggente per quegli occhi che brillavano di notte e riuscivano a vedere al buio, e per questo gli fu dato il nome “mau” che significava vedere. Sempre in Egitto si fa risalire l’origine del misterioso potere attribuito ai gatti neri, ritenuti vicini al culto della dea Iside, la dea della notte, il cui colore era il nero. Ma Iside era considerata la dea della fortuna e da qui la credenza che il gatto nero portasse fortuna, in opposto al pensare odierno. Con l’avvento del Cristianesimo i gatti, che non smisero mai di essere considerati animali dotati di poteri misteriosi, assunsero una connotazione maligna e per molti secoli furono considerati creature diaboliche e malvage. Sul gatto nero le credenze si divisero poi in due correnti di pensiero opposte e ancor oggi gli sono attribuiti sia poteri negativi come da noi (sfortuna), sia poteri positivi come nei paesi anglosassoni dove si diffuse l’idea che l’amicizia con una di queste piccole panterine avrebbe portato buona fortuna: un” amichetto del diavolo” meglio averlo amico che nemico, giusto?

Ritornando al nostro amato micio domestico non possiamo però datare il suo passaggio dagli antichi granai egizi ai nostri divani. É vero che con il tempo il suo spirito indipendente tipico di tutti i predatori, si è dovuto misurare con i compromessi qualora le opportunità venissero a mancare. Qui entra in gioco il carattere del più complesso degli animali domestici: se deciderà di convivere con l’uomo si adatterà ed essendo un animale intelligente ripagherà con l’affetto tutto quello che riceve, ma attenzione non darà mai niente senza motivo. La convivenza deve essere vantaggiosa per entrambi, l’imposizione e i maltrattamenti lo fanno allontanare perché non si assoggetta passivamente come accade per altre specie animali. Il nascere e crescere in casa, in un ambiente tranquillo e sereno soddisfa tutti i suoi bisogni: cibo, coccole e amore, un caldo ricovero, simpatia, affetto. L’uomo non è stato sempre tenero nei suoi confronti, oggi fortunatamente abbiamo scoperto che la sua compagnia, il suo affetto è una bellissima cosa, che ci dà grande felicità. Il nostro gatto è una presenza dolce e accattivante nella casa, un ospite ideale e rassicurante soprattutto per l’uomo di questo millennio afflitto dalla fretta e dallo stress.


selezione libri a cura di ITALO PROFICE

Santi Parlagreco ci delizia con un giallo di pregevole fattura: Il bronzo insanguinato. Il commissario Serafino, indaga sul misterioso omicidio di Roberto De Rossi, un giovane studente di archeologia iscritto all’Università degli Studi di Perugia. Dietro all’omicidio si prefigura un losco traffico di reperti archeologici: la cupidigia di possessione dei tombaroli e la conseguente brama di denaro delineano un quadro intrigante. Gli interrogatori molto efficaci di Serafino scioglieranno la trama. L’autore definisce accuratamente la vittima cogliendo tutto ciò che riguarda la sua personalità e le sue abitudini mentre intorno all’omicida si crea un’aura misteriosa. E le ultime righe del giallo lasceranno sorprendentemente interdetti, come quando davanti ad una scultura di bronzo etrusca non si riescono a trovare le parole necessarie per raffigurare la sensazionale bellezza del reperto. A fare da sfondo c’è Perugia, con le sue splendide vie, i suoi scorci mozzafiato e i suoi abitanti eterogenei. Sarapar Editore

Padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del sacro convento di Assisi, racconta la storia di tante persone afflitte dall’ansia esistenziale che di fronte alla quiete della basilica, davanti alla tomba del Santo, ritrovano quella serenità d’animo indispensabile per raggiungere il bene ultimo a cui l’uomo tende da sempre: la felicità. Vado da Francesco comunica la filosofia del francescanesimo con schiettezza trascinando il lettore in un viaggio di testimonianze lungo 51 anni: dalla prima visita ad Assisi di Papa Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, all’ultima di Papa Francesco, il 4 ottobre 2013, scorrono illustri testimonianze; Giorgio Napolitano, Roberto Benigni, Mikail Gorbaciov, Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer, Andrea Bocelli, Dario Fo per citarne solo alcuni, che nel silenzio mistico della basilica hanno trovato conforto, ispirazione, calore, pace. Edizioni Mondadori.

Simona Valigi racconta una storia di lotta e sofferenza senza autocommiserazione contro una malattia debilitante come quella del cancro. Eppure questo incredibile calvario che prende alla gola senza preavviso è una condizione comune a tante donne. Il tumore al seno non solo aggredisce il corpo, ma anche la mente e l’anima. In questa storia di rivincita l’autrice si scuote davanti al “male” liberando l’anima dall’oppressione canaglia e cercando di ritrovare il fascino e la vanità tanto cari a una donna. La più bella delle tutte, come la definisce suo figlio di otto anni, scrive un libro per restare vicino a tante donne che sopportano con difficoltà “piaghe” di questo calibro e dare loro una nuova opportunità di vita. Il ricavato del libro sarà devoluto in beneficienza. Edizioni Albatros.


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