La nonna Aliena - Fulvia Degl'Innocenti

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Richiuse lo sportello e si sentì il rumore di un motore che si avviava. La capsula cominciò a fremere tanto da staccarsi dal pavimento e si proiettò fuori come un razzo. A quel punto Camy spalancò la porta e seguì con lo sguardo la capsula fino a quando, dopo pochi secondi, non la vide più.

FULVIA DEGL’INNOCENTI

Fulvia Degl’Innocenti è una giornalista di Famiglia Cristiana. Ha pubblicato oltre novanta titoli per svariati editori, e molti dei suoi libri sono stati tradotti all’estero. Ha vinto diversi premi tra cui Il Bancarellino e il premio Andersen. Dirige la collana di narrativa Il parco delle storie per Edizioni Paoline ed è presidente di ICWA, Associazione italiana degli scrittori per ragazzi. Gira l’Italia incontrando i ragazzi in scuole, festival, librerie.

LA NONNA ALIENA

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Alex e Camy sono due gemelli di otto anni, che dopo la scomparsa dei loro genitori durante una spedizione su un vulcano, sono affidati alla nonna materna. È una nonna bizzarra e fuori dagli schemi, che cela un segreto: nelle notti di luna piena parte per lo spazio con una capsula che tiene nascosta nel solaio. I bambini convincono la nonna a portarli con sé nei suoi viaggi interstellari e approdano su bizzarri pianeti. Ma quando la nonna sembra restìa a compiere un altro viaggio, Camy decide di partire da sola. Qualcosa però va storto e la bambina rimane intrappolata nel pianeta di Sharazam… Occorre tutta l’inventiva della nonna per riportarla a casa!


CAPI TOLO 1

Scomparsi

N

on si hanno notizie da giorni di Giulio e Roberta Calenda, i due coniugi esploratori scomparsi mentre scalavano il vulcano Cotopaxi sulle Ande dell’Equador. Era una coppia esperta, abituata a questo tipo di imprese. Squadre di soccorso stanno perlustrando la zona, ma dei due nessuna traccia. In attesa del loro ritorno sono stati affidati alla nonna paterna i due figli dei coniugi, i gemelli di otto anni Alessandro e Camilla. «Ehi Alex, parlano di noi in tv!». «Wow Camy, siamo famosi». «Che cosa c’è da esultare» sospirò nonna Adele con lo sguardo perso nel vuoto. «Mamma 7


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e papà sono scomparsi. Che ne sarà di noi…». «Dai nonna, è già successo» provò a consolarla Alex. «E poi sono sempre tornati. Ricordi quella volta che erano andati nella foresta Amazzonica e per giorni non rispondevano al telefono? Poi si è scoperto che erano ospiti in un villaggio di Yanomami dove non c’era segnale». «E quella volta che hanno attraversato l’Atlantico in catamarano e li ha sorpresi una tempesta?» gli fece eco Camy. «Li hanno ritrovati dopo venti giorni su una zattera». Alex e Camy erano abituati alle lunghe assenze dei genitori. Provetti avventurieri, si erano conosciuti durante una vacanza estrema e avevano fatto della loro passione un vero e proprio lavoro. Durante le loro spedizioni gestivano un blog, facevano collegamenti radio e tv, vendevano servizi fotografici ai giornali e al loro ritorno tenevano conferenze. Avevano anche scritto diversi libri. Quando erano arrivati i gemelli non avevano rinunciato a partire e sin dai loro primi mesi li avevano portati con sé. Quando i bambini ave8


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vano due anni avevano fatto il giro del mondo, fermandosi qualche giorno in un posto per poi ripartire. Ma da quando era arrivata l’età della scuola i bambini erano rimasti a casa affidati alla nonna paterna. E per consolarsi dell’assenza di mamma e papà, avevano finalmente potuto avere il cagnolino che tanto desideravano, un vivace maltese di nome Spizzico. «Nonna, abbiamo fame, che c’è per cena?». Erano già le 20.30 e la loro pancia brontolava. La nonna si alzò stancamente dalla sedia e si avvicinò al frigorifero… «Con questa preoccupazione non ho voglia di cucinare ragazzi. Facciamo pane e prosciutto, va bene?». «Benissimo, nonna. Tu riposati che ci pensiamo noi. Vuoi un panino anche tu?». «Grazie bambini miei, ma non ho fame. Magari dopo bevo una tazza di latte». La nonna la stava prendendo proprio male. Eppure, era sempre stata una donna energica, che aveva gestito con dolcezza e fermezza i due nipoti. Neppure la scomparsa del marito due 9


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anni prima l’aveva così afflitta. Giulio era il suo unico figlio, per lui aveva sognato un destino diverso. Lo immaginava avvocato dopo la laurea in legge, ma gli era presa quella frenesia di viaggiare e poi quando aveva incontrato Roberta tutti i suoi progetti erano andati a farsi benedire. E un po’ gliene faceva una colpa a quella ragazza. Era incapace di stare ferma, in testa mille progetti, come un’ansia che la divorava. Amava i suoi figli ma non accettava che la ostacolassero nel suo desiderio di perlustrare ogni angolo del mondo. Ne era certa, senza di lei Giulio prima o poi si sarebbe calmato. «Finirete per cacciarvi nei guai» provava ad ammonirli ogni volta che pensavano a un nuovo progetto. Ma non le davano ascolto, ed eccola qui ad aspettare un cenno di vita, con un peso nel cuore. Che ne sarebbe stato di quei bambini se non fossero tornati? Alex e Camy si erano spazzolati due panini a testa accompagnati da un bicchierone di succo d’arancia. In teoria sarebbe stata l’ora di andare a dormire, l’indomani c’era scuola, ma la nonna 10


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non diceva nulla persa nei suoi pensieri. Alex era sdraiato sul letto con un fumetto mentre Camy armeggiava con il tablet. «Ho avuto un’idea» disse Camy al fratello. «Costruiamo un telefono! Guarda qui, è semplice» e mostrò il tutorial che stava consultando. «Ma io stavo per addormentarmi… non possiamo farlo domani?». Alex era più calmo e riflessivo, mentre Camy sembrava la copia di sua mamma. Sempre un’idea in testa, sempre in movimento. «Eh su pigrone. Domani lo andiamo a provare al parco. È semplice. Bastano due bicchieri di carta e un filo di cotone. Vado a prendere tutto in cucina». La nonna si era addormentata davanti alla tv. Camy aprì la dispensa per prendere i bicchieri di carta avanzati dalla loro festa di compleanno. Il filo lo trovò nel cestino dei lavori della nonna, che aveva la passione dell’uncinetto. «Ecco qua. Basta fare un buchino sul fondo dei bicchieri, farci passare il filo e annodarlo bene». «E funziona?». 11


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«Qui dice di sì, dai proviamo». Avevano lasciato il filo bello lungo così Alex rimase in camera e Camy andò nel ripostiglio in fondo al corridoio chiudendo la porta. «Ehi fratello, mi senti?». «Forte e chiaro sorella» e in effetti la voce gli arrivava all’orecchio nitida come se Camy fosse lì vicino. «Hai visto che funziona?». «Figo! Ma che cosa ci diciamo». «Mi piacerebbe con questo telefono poter parlare con mamma e papà». «E che cosa gli diresti?». «Che sono diventati famosi e che se tornano tutte le televisioni parlerebbero di loro». «Io invece gli direi che gli voglio bene e che mi mancano». «Mancano anche a me». «Che cosa facciamo se non tornano?». «Li andiamo a cercare noi?». «Non dire cavolate. Siamo solo dei bambini». «Abbiamo la nonna. Gli amici. E…». «Però sarà brutto lo stesso». 12


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«Lo so. E ora mi sento tanto triste». «Allora torna in camera che ti do un mega abbraccione». «Sei un super fratello. Lo sai?». I genitori di Alex e Camy erano scomparsi ormai da due mesi, quando una mattina alle dieci suonò il campanello della porta. Era l’assistente sociale che il tribunale dei minori aveva già mandato una volta per sincerarsi che andasse tutto bene; dovette insistere per cinque minuti prima che la nonna andasse ad aprire. Aveva un aspetto molto trasandato, le calze sfilate, i capelli, con il segno visibile della ricrescita bianca, in disordine, una macchia di sugo sulla camicia da notte. «Mi spiace disturbarla, pensavo fosse sveglia. Non ha risposto ai miei messaggi e alle mie telefonate e sono venuta a vedere come va». «Va tutto bene. Ce la caviamo» il tono però era basso, quasi sussurrato, gli occhi gonfi di chi ha pianto. «Mi fa entrare per dare un’occhiata?». «Certo, entri pure». La casa versava in uno stato pietoso. In cuci13


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na c’era l’odore della spazzatura che da giorni non veniva gettata. Il tavolo era pieno di briciole, i piatti sporchi nel lavello, in un angolo c’erano gli escrementi del cane che evidentemente non era stato portato fuori a fare i suoi bisogni. L’assistente sociale aprì la porta della camera dei bambini e rimase sorpresa di trovarli ancora addormentati. «Ma che cosa ci fanno qui? Non dovrebbero essere a scuola?». «A scuola?» lo sguardo dell’anziana donna era smarrito. «Credevo fosse domenica». «No, è venerdì» disse gelida l’assistente sociale. I bambini nel frattempo si erano svegliati. Erano andati a letto vestiti. «Buongiorno ragazzi, tutto a posto?». «Sì sì!» si affrettarono a rispondere stiracchiandosi. Spizzico intanto si era intrufolato nel letto e leccava la faccia di Camy. “No” pensò l’assistente sociale, “non va bene per nulla. Qui regna il più totale caos, e la nonna non è evidentemente più in grado di occuparsi di loro”. 14


Richiuse lo sportello e si sentì il rumore di un motore che si avviava. La capsula cominciò a fremere tanto da staccarsi dal pavimento e si proiettò fuori come un razzo. A quel punto Camy spalancò la porta e seguì con lo sguardo la capsula fino a quando, dopo pochi secondi, non la vide più.

FULVIA DEGL’INNOCENTI

Fulvia Degl’Innocenti è una giornalista di Famiglia Cristiana. Ha pubblicato oltre novanta titoli per svariati editori, e molti dei suoi libri sono stati tradotti all’estero. Ha vinto diversi premi tra cui Il Bancarellino e il premio Andersen. Dirige la collana di narrativa Il parco delle storie per Edizioni Paoline ed è presidente di ICWA, Associazione italiana degli scrittori per ragazzi. Gira l’Italia incontrando i ragazzi in scuole, festival, librerie.

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Alex e Camy sono due gemelli di otto anni, che dopo la scomparsa dei loro genitori durante una spedizione su un vulcano, sono affidati alla nonna materna. È una nonna bizzarra e fuori dagli schemi, che cela un segreto: nelle notti di luna piena parte per lo spazio con una capsula che tiene nascosta nel solaio. I bambini convincono la nonna a portarli con sé nei suoi viaggi interstellari e approdano su bizzarri pianeti. Ma quando la nonna sembra restìa a compiere un altro viaggio, Camy decide di partire da sola. Qualcosa però va storto e la bambina rimane intrappolata nel pianeta di Sharazam… Occorre tutta l’inventiva della nonna per riportarla a casa!


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