Dior
Università degli studi della Campania “L. Vanvitelli” Dip. di Architettura e Disegno Industriale C.D.L. Design per la moda Corso: Abilità Informatiche Docenti: Alessandra Cirafici, Angelo Esposito Marroccella Allieva: Petraroia Rita A03000727
BIOGRAFIA
Christian Dior, figlio di un industriale, assecondò il desiderio dei propri genitori frequentando l’École des Sciences Politiques dal 1920 al 1925. Alla fine Dior lasciò gli studi, e grazie all’aiuto finanziario del padre nel 1928 riuscì ad aprire una piccola galleria d’arte, che però dovette chiudere pochi anni dopo per via del crollo dell’azienda di famiglia. Dal 1937 al 1939 lo stilista lavorò con Robert Piguet finché non fu chiamato per il servizio militare. Nel 1942, Dior cominciò a lavorare nella casa di moda di Lucien Lelong, dove lui e Pierre Balmain diventarono i principali stilisti. L’8 ottobre 1946 Dior aprì un suo atelier a Parigi con l’aiuto finanziario di Marcel Boussac, il re del cotone. Dior riuscì nell’impresa di rivoluzionare la moda degli anni quaranta, introducendo uno stile e un’idea di femminilità completamente nuovi. La donna di Dior aveva spalle arrotondate rispetto a quelle imbottite precedentemente in uso; gonna lunga a forma di corolla a venti centimetri dal suolo; vita di vespa ottenuta con un leggero bustino, la celebre guêpière;
tessuti raffinati e costosi, che sostituirono il panno usato durante la guerra. L’abbondanza di stoffa dei suoi modelli fu di non poco aiuto alla ripresa dell’industria tessile. La sua linea, detta New Look, fu lanciata nel 1947 in America, dove aprì nel 1948 la boutique Dior New York. Fu anche il primo ad associare sistematicamente lo stile degli accessori alla linea dei vestiti, vendendo, insieme ai modelli, scarpe, borse, foulard, profumi e perfino lo smalto per unghie. Dior estese la sua attività in 24 Paesi, e portò il suo giro d’affari a sfiorare il miliardo di lire dell’epoca, una cifra enorme.
Christian Dior morì al Grand Hotel & La Pace di Montecatini Terme dopo una partita di canasta con un gruppo di amici. Fu infatti trovato morto nella sua camera dalla sua più stretta collaboratrice Raymendo Zanecker e da un medico; era rimasto vittima di un collasso. Aveva 52 anni. Dopo la sua morte la maison Dior ha continuato la sua attività con Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè, John Galliano e Raf Simons che ne ha assunto la direzione creativa per l’universo femminile nel 2012. Al giorno d’oggi la maison Dior conta più di 200 boutique in tutto il mondo di cui sei in Italia (Milano, Roma, Firenze, Venezia, Portofino, Capri). La maison Dior dà vita ogni stagione a nuove creazioni di: abbigliamento femminile (prêt-àporter, haute couture, accessori, calzature); gioielleria e orologeria; abbigliamento maschile (prêt-àporter, accessori, calzature); abbigliamento per bambini (accessori, calzature). Nonchè profumi, maquillage e cosmesi. Dior, ad ogni modo, con la sua nuova siluette, é stato il responsabile principale del ritorno di Parigi come “capitale” del mondo per la moda, dopo che aveva per-
so la sua importanza durante la seconda guerra mondiale. Nonostante ciò, ci furono molte critiche nei confronti del New Look, soprattutto da parte delle femministe.
STILE E MOOD
GOSSIP
Una serie di piccole curiosità su quello che è stato uno dei più grandi stilisti di tutti i tempi e la cui Casa di moda riscuote da sempre un successo planetario. Dior è stato un imprenditore: difatti, mentre Christian andava ancora a scuola, ha venduto i suoi schizzi di moda per le strade per circa 10 centesimi l’uno. Era un uomo che credeva molto nel destino, influenzato dalla nonna materna, è stata attirato dagli indovini sin dalla tenera età di 14 anni salvo poi consultarli per tutta la vita. Nel corso della sua vita è stato anche un mercante d’arte: nel 1928, iniziò a
lavorare in una piccola galleria d’arte finanziata dal padre. Mentre era lì, ha venduto anche dipinti di Pablo Picasso. Ha servito per il suo Paese: difatti è stato chiamato in servizio come ufficiale nell’esercito francese dal 1940. Avrebbe anche potuto essere un architetto, non a caso il suo amore per la struttura lo ha ispirato a fare abiti che accentuassero i fianchi e il busto di una donna. Amava molto i fiori: il fiore preferito di Christian era il mughetto. Avrebbe cucito questi fiori negli orli dei vestiti dei suoi modelli prima di uno spettacolo come simbolo di buona fortuna. Abiti che presero forma in primis grazie alla figura della sua sorella, in quanto ella fu la sua prima musa. Christian infatti ha lanciato il suo primo profumo nel 1947 e lo chiamò Miss Dior in onore di sua sorella Caterina.
BRAND IMAGE
Christian Dior
Comunicazione del brand digitale
IL BRAND OGGI
Il marchio Christian Dior è distribuito in tutto il mondo, attraverso una capillare rete di punti vendita, disseminati praticamente sull’intero territorio internazionale, e suddivisi fra grande distribuzione organizzata e boutique monomarca. In tutto si contano circa 160 punti vendita Christian Dior in tutto il mondo. Il paese con più punti vendita è gli Stati Uniti, con circa 30 negozi Dior. In Italia il marchio è venduto nei negozi di Roma, Milano, Portofino, Isola di Capri|Capri, Venezia e Firenze. L’arrivo di Maria Grazia Chiuri da Dior come Direttore Creativo è uno dei cambiamenti più attesi nel mondo della moda. Il rumor si è fatto sempre più insistente ed è stato confermato ufficialmente dopo la sfilata
Haute Couture di Valentino (per cui Chiuri ha lavorato in coppia con Pierpaolo Piccioli dal 2008 come direttore creativo, dal 1999 come designer). È l’inizio di una nuova era per la Maison francese, rimasta senza un leading role dopo l’addio di Raf Simons. Un nuovo inizio anche per il fatto che Maria Grazia Chiuri è la prima donna ad assumere questo ruolo in tutta la storia di Dior. «Il talento di Maria Grazia Chiuri è grandissimo e riconosciuto a livello internazionale: porterà la sua visione elegante e moderna della donna Dior senza soluzione di continuità con l’heritage e i codici definiti da monsieur Dior» ha affermato Bernard Arnault, proprietario di Lvmh, gruppo francese cui fa capo Dior.
«Entrare a far parte della maison Dior è un grande onore - ha detto Maria Grazia Chiuri, fino a ieri co- direttore creativo di Valentino -; Sento la grande responsabilità di essere la prima donna alla guida delle creazioni in un’azienda così profondamente radicata nella pura espressione della femminilità. L’infinita ricchezza dell’heritage di Dior continua ad essere una fonte di ispirazione costante e non vedo l’ora di esprimere la mia visione personale. Sono estremamente grata a Mr Arnault e Mr Toledano per la fiducia accordatami». «La visione della donna di Maria Grazia Chiuri - ha detto Sidney Toledano, presidente e Ceo di Dior - insieme sensuale e poetica, è in linea con quella di monsieur Dior . La sua expertise
nell’arte della couture e la sua passione per l’attività aro saranno in perfetta armonia con l’eccezionale know how dei nostri atelier». Continua il tour mondiale delle precollezioni presentate con sensazionali show che sono macchine di comunicazione nelle quali la moda è quasi accessorio, da tanto che il resto attira e soddisfa l’occhio. Adesso tocca alla storica maison francese, che conquista Los Angeles con una produzione faraonica degna di un kolossal dell’âge d’or del cinema: grandi tende issate su pali di legno, tra il sioux e il nomade, scandiscono lo spazio, alternate a casupole compatte dal sapore messicano. Palloni aerostatici incombono sull’orizzonte, mentre tamburi frenetici segnano il ritmo dello show. I paragoni hollywoodiani, peró, si fermano qui. L’ostentazione di mezzi è evidente, ma l’intento del direttore artistico Maria Grazia Chiuri, arrivata al timone appena dieci mesi fa ma già fautrice di una evidente rivitalizzazione tradottassi in un +19% di fatturato nei primi tre mesi dell’anno nei negozi monomarca, è di natura ben diversa.
«Penso che ci debba essere sempre un legame forte tra la collezione che si presenta e dove la si presenta - racconta -. Questa stagione cercavo un luogo nel quale ritrovare un forte contatto con la natura, e Los Angeles mi è sembrata perfetta, perchè gli spazi sono enormi e selvaggi. Questa non è solo la città del cinema, delle celebrity e dei red carpet». Fedele quel tanto che basta all’eredità di Monsieur Dior, del quale tralascia le grandeur in favore di un composto decorativismo, Maria Grazia Chiuri è intenzionata a imprimere una forte impronta femminile - e femminista al suo Dior, allontanandolo dalla freddezza idealizzata come dalla teatralità istrionica dei recenti predecessori. Il femminismo è forse più dichiarazione programmatica, o slogan sulla t-shirt, che altro, ma lo slittamento di prospettiva è significativo. Il viaggio mentale, questa stagione, è particolarmente accidentato un po’ come la strada percorsa per arrivare alla riserva. La prova ha eleganza, gravitas e dignità. «Noi designer diamo un punto di vista ma poi le donne interpretano sempre a modo proprio - conclude Chiuri, adesso davvero femminista -.
Oggi il dialogo con le clienti è diverso, perchè diverso è il loro modo di vivere e consumare. Imporre una visione univoca sarebbe anacronistico».
Link di pubblicazione
AND YOU, WHAT WOULD YOU DO FOR LOVE?
#diorlovechain