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Capit o l o V
Lo spionnggio economico
La getresi
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Molti ricordano come l'Unione Sovietica praticasse una forsennata attività '5pionistica per raccogliere informazioni commerciali, economiche e industriali onde aiutare il paese a non rimanere indietro rispetto alle potenze capitaliste, magari superandole in alcuni settori strategici, per dimostrare, anche politicamente, la validità del sistema marxista. Informazioni che venivano poi sapientemente studiate, rielaborate e utilizzate per esigenze interne utili al regime, presentando i risultati come il frutto del progresso socialista e dell'impegno dei lavoratori. Basti per tutti citare il caso clamoroso dell'aereo franco-britannico Concorde (insuperato gioiello dell'industria aeronautica, il primo aereo supersonico per passeggeri, ora dismesso per gli eccessivi costi di gestione) di cui i sovietici riprodussero nel 1968, addirittura qualche mese pri ma del suo definitivo lancio da parte di Londra e P arigi, la copia esatta: il Tupolev TU 144, detto anche
«Concordoski». Forse nell'assurda speranza di far credere che erano stati gli anglo-francesi a copiare dai sovietici (arrivati prima) e non il contrario.
Nessuno tuttavia lo ha mai seriamente creduto. Fu anzi abbastanza facile all'epoca intuire come gli scienziati dell'Urss avessero potuto raggiungere la raffinata tecnologia franco-britannica in così poco tempo e partendo da basi industriali molto più arretrate. Del resto non erano mancati arresti ed espulsioni, a ulteriore conferma del fortissimo interesse e dell'assoluta priorità che Mosca aveva posto nel cercare di penetrare i segreti dell' Aerospatiale di Tolosa.
In effetti, come si seppe s uccess ivamente, fin dal1962 il Co11corde era s tato l'oggetto di un sistematico sp ionaggio sovietico. Ciò aveva causato, due anni dopo, l'arres to da parte dei servizi segreti francesi di un agente della Repubblica Democratica Tedesca, Jean-Paul Soupert, il quale aveva svelato le attività di un altro agente, Herbert Steinbrecher, da cinque anni intento a far passa re da To losa a Mosca microfilm e sc hede tecniche. Nel1965 veniva inoltre arrestato ed espulso dalla Francia, Scrguci Pavlov, alto uffi ciale del Kgb, ufficialmente il rappresentante dell' Aeroflot in Francia, sor preso con i piani del motore Olympus c del radar del Concorde nei s uoi bagagli.
Era insomma evidente che Mo sca aveva messo in atto una delle s ue più importanti iniziative di sp ionaggio economico del dopoguerra. E per farlo non aveva esitato a utiliaare le stesse tecniche dello spionaggio militare vero e proprio, dove i successi erano stati eclatanti, a volte spettacolari.
Anche in questo caso sarebbe sufficiente far riferimento alla celeberrime «s pie atomiche» (Fuchs, i coniugi Rosenberg ecc.), che consentirono alla Patria dei La voratori di fare pass i da gigante nell'elaborazione della bomba ato- mica, di cui gli Stati Uniti rischiavano di mantenere «l'esclusiva» ancora per molti anni. n caso dei Polo non è certo isolato. Gli «uomini d'affari» viaggiano e, viaggiando, fondano succursali, creano avamposti commerciali, aprono vie di comunicazione, concludono accordi, fanno investimenti. In un simile quadro di attività l'informazione assume un valore tutto particolare: è preziosa, è oro contante!
Ora, se lo spionaggio militare, come abbiamo constatato, è in pratica sempre esistito, quello economico compare invece in tempi più recenti. La sua nascita (anche se non mancano avvisaglie e specifici episodi nel periodo antico) viene convenzionalmente fatta risalire al XIII-XIV secolo, quando in Occidente irrompe un'inedita classe sociale, quella dei «mercanti di città», che si struttura in corporazioni e inizia a sviluppare un'economia rivolta verso il mondo esterno, verso mercati anche lontani, verso tutte le regioni dove appare conveniente fare affari.
Dal Nord Italia alle Fiandre, da Venezia a Bruges, da Firenze ad Amalfi, commercianti, venditori di tessuti, mercanti di spezie, agenti bancari cominciano a prosperare e a sviluppare le loro reti di contatti e di conoscenze. Ma per fare commercio bisogna c&sere bene informati sullo stato degli affari, conoscere le effettive possibilità di guadagno nelle contrade lontane, dove, per forza di cose, è necessario recarsi di persona. È l'epoca in cui i grandi commercianti diventano grandi viaggiatori, grandi avventurieri (come i celebri fratelli Niccolò c Matteo Polo, i quali, partendo per l'Oriente con il figlio e nipote Marco, rimangono lontano da Venezia per un quarto di secolo. Marco parte che ha diciassette anni e ritorna in patria che ne ha quarantuno).
Grazie quindi alle loro filiali, agli uffici periferici e agli «Sportelli esteri», i commercianti medioevali sono in grado di attivare un buon sistema di raccolta e trasmissione di informazioni economiche (e politiche) attraverso veri «bollettini di analisi» riservati.
Lo sviluppo dell'attività bancaria in particolare moltiplica l'esigenza di informazioni "preventive". Prestando in effetti denaro agli Stati, i grandi banchieri vogliono essere bene al corrente dell'evoluzione politica e, soprattutto, del potenziale economico dei Joro creditori. Speculando poi sulle monete e sulle merci, cercano di prevedere gli eventi che possono influenzarne il corso. E come lo possono fare? Solo disponendo delle informazioni giuste!
Tuttavia c'è un altro problema da risolvere: affinché l'informazione sia utile, deve poter arrivare in tempo. I commercianti lo capiscono bene e a Firenze formano una sorta di cooperativa per dar vita, nel1357, al primo servizio di posta privata che ogni settimana collega la città toscana ad Avignone e viceversa. Presto tali servizi si moltiplicheranno e i vari corrieri attraverseranno l'Europa in tutte le direzioni, trasportando allo stesso tempo la corrispondenza dei commercianti c quella dei loro clienti, accorciando costantemente i tempi di consegna (dieci giorni per collegare Avignone e Parigi, venti Genova c Parigi, un mese Firenze e Londra), con scadenze, per l'epoca, forsennate.
Del resto, in una fase storica in cui pochi hanno il raro privilegio di viaggiare, i mercanti-viaggiatori si ritroveranno cucita addosso una copertura ideale, naturale, quasi obbligata, alla quale non potranno sfuggire, per sviluppare un tipo di spionaggio economico, utile ovviamente anche a fini politici.
Mercanti-spia, mercanti-agenti di informazione economica, mercanti-agenti di influenza, mercanti-agenti governativi: lo spionaggio economico si fonde inevitabilmente con quello politico, che a sua volta è legato a quello militare. L'intelligence, allo stadio ancora embrionale, tende inconsapevolmente a farsi «Sistema».
I se rv i z i segre t i di V e 11 ezia
Dove lo spionaggio economico diventa una componente essenziale e costante della politica estera nonché nella strategia di espan..,ione economico-commerciale, o;trutturandosi presto in servizio pubblico, sarà a Venezia. Qui del resto verranno concesse le prime patenti industriali europee per « 11110 sfru ttame11 to monopol istico, ma a11clze coli temporanea me n te 1111a licellza di servizio».
Quindi non solo spionaggio, ma anche controspionaggio economico, per la prote.1.ione cioè dei propri segreti commerciali, industriali e scientifici.
Emblematica al riguardo è la •<guerra degli specchi». Venezia è orgogliosa della sua insuperata arte nel produrre specchi. Arte che eleva a un livello di eccellenza, non c;en.ta tuttavia aver sottratto inizialmente alcuni segreti industriali ai pur bravi artigiani lorenesi e facendo di tutto in seguito per proteggere quella che nel frattempo era diventata una expertise tipicamente veneziana.
Come bene indica il Prof. Paolo Preto nella s u a fondamentale opera I Servizi Segreti di Venezia, la città lagunare si rivelerà uno dei primi Stati moderni a dotarsi di una struttura pubblica destinata a difendere la sicurezza interna ed esterna della Repubblica, un sistema coerente di servizi segreti, centrato in special modo sulla dimensione economica e mercantile. In effetti, con la trasformazione di Venezia da picco l a comunità di pescatori a grande potenza commerciale e marinara, si sviluppano parallelamente i servizi «riservati» dello St ato.
A Venezia, crocevia internazionale di scambi marittimi e inevitabile centro di informazioni economico-commerciali, le notizie, le nove, avranno un'influenza crescente su tutta la vita economica deUa Città-Stato. Tutti i settori ne dipendono per impostare meglio le proprie iniziative: dalle assicurazioni alle finanze, dal commercio delle spezie ai rifornimenti alimentari. Si assiste insomma a una sorta di spasmodica ricerca delle nove, soprattutto quelle provenienti dal Levante, dai turchi, dall'estero insomma, mentre specularmente si sviluppa una vera psicosi del «segreto », della riservatezza delle informazioni, dell'assoluta esigenza di non rivelare notizie che in qualche modo possano nuocere alla Repubblica e alle sue correnti commerciali.
Tutti devono dare il proprio contributo, veneziani c amici di Venezia. Così, ad esempio, ognj buon cittadino che si trovi all'estero è invitato a informare i governanti della città su quanto ha visto ed eventualmente scoperto. E per stimolare la collaborazione, le autorità escogitano un metodo semplice quanto raffinato. Per poter cioè dialogare con l'Amministrazione, al singolo viene offerta la comoda via dell'invio di «domande >>, «Suppliche », « raccordi », documenti che - si assicura - saranno letti con estrema attenzione dai destinatari. Vengono sovente depositate nelle ben note «Bocche di Leone » (sorta di cassette postali esterne sistemate presso le diverse magistrature interessate, in un primo momento in legno, successivamente in pietra, dove si fanno cadere le denunce attraverso una fessura, la gola del leone appunto, verso un contenitore apribile solo dall'interno dell'edificio e dagli addetti ai lavori).
Inizialmente utilizzati per richiedere un intervento a favore del firmatario o per offrire un servizio, ovvero per proporre una nuova iniziativa o invenzione, con il tempo i « raccordi» si trasformeranno fatalmente in temibili (e anche anonimi) strumenti di segnalazione e di delazione attraverso cui le autorità acquisiscono la collaborazione volontaria e gratuita di migliaia di corrispondenti. Una fittissima rete informativa, un prezioso ausilio delle attività di preven7ione, un efficace servizio di controspionaggio interno.
Un po' come avverrà, diversi secoli dopo, con l'Ovra di memoria, che non avrà bisogno di organici molto numerosi per controllare gli italiani: i «volontari» in realtà non faranno mai difetto, le informazioni affluiranno agevolmente, la «collaborazione» sarà fiorente. Almeno finché il regime sarà forte e il buon funzionamento dell'Organismo garantirà un buon ritorno in termini di carriera, di risorse finanziarie e di prestigio sociale per chi ne fa parte.
A Venezia, fin dal 1300, viene istituito il Consiglio dei Dteet, 'lupremo organo deci sio nale per gestire gli affari segreti legati alla sicurezza dello Stato, una sorta di ministero dell'Interno collegiale: una delle principali istituzioni governative, accanto naturalmente alla figura del Doge, coadiuvato dalla Serenissima Signoria e dal Minor Consiglio, nonché degli altri organi deliberativi della Repubblica, quali il Maggior Consiglio e il Senato.
Col tempo verranno ulteriormente estese le competenze del Consiglio dei Dieci, fino a inglobarvi tutte le principali materie della amministrazione pubblica (moneta, fisco, acqua, monasteri ecc.), assumendo, sul finire del XVI secolo, la sua conformazione definitiva, attraverso anche l'operato degli Inquisitori di Stato, super 007 dell'epoca, dotati di cospicui mezzi operativi e finanziari per favorire, appunto, la «co llaborazione ».
Organismo quindi di controspionaggio interno e in qualche modo di «polizia politica». Attraverso gli Inquisi- tori di Stato, il Consiglio veglja su tutto quanto si riferisce alla sicurezza interna, alla tranquillità del paese, alla gestione degli «agenti» interru e soprattutto alla tutela del segreto, vera ossessione della classe politica veneziana, tesa a difendere il proprio modo di vita basato sull'interscambio commerciale, sull'attività mercantile e sull'espansione economica. D Consiglio finisce in definitiva per occuparsi di tutto, persino di reprimere la sodomia, come risulta da una legge adottata ncl1496 («i barbieri e i medici o altri che curino ragazzi o donne i quali o le quali abbiano patito In sodomia siano telluli e debbano venire il giorno stesso o il giorno dopo ai Capi del Consiglio dei Dieci e notificare il nome del ragazzo o della dollnn il quale o In quale 11mmo in cura»).
Ma il Consiglio si presenta anche come organismo di spionaggio esterno attraverso la estesa rete diplomatica presente nei paesi e nelle corti più importanU di allora. Con il consolidamento delle rappre5entanze diplomatiche «Stabili», cioè permanenti, si accentua il ruolo dell'ambasciatore nella s ua attività di raccolta «finalizzata» d i notizie. ln effetti gli ambasciatori della Repubblica di San Marco, maestri nell'arte di riferire, che faranno scuola creando per molti aspetti la tradizione diplomatica europea con le loro celebri «relazioni», saranno spesso anche al centro di attività di intelligence, soprattutto in campo economico. Non disdegneranno nemmeno di curare operazioni di sabotaggio in tempo di guerra e utilizzeranno con perizia i più elaborati cifrari e codici del momento, numerici e numericoalfabetici, di cui i veneziani saranno abilissimi e rinomati inventori. Per gli interess i superiori della Repubblica ovviamente.
Ma il Consiglio dei Dieci disporrà anche di un'altra rete di spie, in qualche misura parallela a quella dei diplomatici e in qualche caso persino a quella degli Inquisitori, fatta di cittadini e di agenti occasionati attentissimi a carpire segreti in ogni angolo del paese, i_n ogni piazza del mondo e a riferirne alle autorità per il beneficio di tutta la comunità mercantile lagunare. Non è quindi azzardato affermare che a Venezia lo «Spionaggio e controspionaggio economico » abbiano accompagnato lo sviluppo della Repubblica e il consolidamento delle sue istituzioni.
I Dispacci e le Relazioni degli ambasciatori veneziani. La diplomazia costituiva dunque l'insieme degli "occhi e le orecchie" della Repubblica di Venezia e la posizione "neutrale" della Serenissima faceva dei diplomatici degli osservatori privilegiati della vita politica ed economica internazionale. Tutte le notizie erano trasmesse attraverso due tipi di documenti: i Dispacci e le Relazioni.
I dispacci erano della comunicazioni informali, trasmesse dagli ambasciatori a Venezia più volte al mese e anche, in alcuni casi, più volte a settimana. Contenevano informazioni molto dettagliate sulla vita nelle corti estere, nonché valutazioni su deter- minati avvenimenti politici, economici e finanziari di immediato interesse per la Repubblica. Spesso si trattava di notizie "riservate". Destinatario era in genere il Consiglio dei Dieci Le relazioni erano invece documenti ufficiali destinati alla lettura pubblica i11 Senato. In pratica si trattava di quello che oggi si chiama il "rapporto di fine missione" dopo due o tre anni di permanenza nella sede estera. Questi documenti dovevano ovviamente essere fatti per iscritto e dovevano essere molto curati nello stile (affinché fossero facilmente comprensibili nella lettura ai senatori) e presupponeva quindi Wl grande capacità di descrivere l'attività diplonmtica, forti qualità di osservaziolle, sicuro giudizio per valutare e classificare i vari argomenti trattati. l dispacci e le relazioni venivano conservali nella sezione segreta della Cancelleria e gli ambasciatori non potevano né farsene 11110 copia né divulgarne il contenuto. Le notizie diplomatiche servivallo no11 solo n guidare La politica estera di Venezia, ma anche a trame qualche insegnamento per migliorare Lo stesso sistema di govemo della Sereuissima.
Cap itolo VI
Londra: nasce il primo servizio segreto moderno
Uu quadro co mpo sito
In Europa, durante il lungo periodo medioevale, furono trascurati, salvo alcune eccezioni come abbiamo visto, i principi dell'organi.tza7ione e dell'utilizzo dell'informa7ione preventiva, propri degli imperi e dei regni del mondo antico. A Oriente l'impero bizantino aveva invece dato inizio a una qualche codifica delle pratiche dello spionaggio e gettate le basi di quella che s u ccessivamente diventerà un a vera e propria «teori a della raccolta delle informazioni r iservate». Tuttavia l'impressione generale che s i ricava quando si scorre il «lato intelligence» di quell'epoca storica, è che ci si trovi essenz ialmente di fronte a iniziative singole, a sforzi di personalità fuori del comune, a intuizioni isolate. Si potrebbero certo citare decine e decine di episodi di spionaggio, complotti, missioni segrete, azioni di copertura, forme di controspionaggio ecc., ma resterebbe se mpre la sensazione di un quadro generale di riferimento di so rdin ato, alq uanto incoerente, senza un filo conduttore e un intervento organizzato e consapevole dello Stato . l Tudor si organizzano n contesto politico del secolo è particolarmente agitato. Le «riforme» di Lutero in Germania (con le famose 95 tesi affisse sul portale della cattedrale di Wittenberg) e di Calvino in (con il suo inflessibile rigori smo morale) introducono l'elemento religioso nello scontro tra gli Stati, dove i regnanti avevano fino ad allora lasciato sempre l'ultima parola al Papa. Con l'ondata riformi sta ciò non potrà più avvenire. Anzi. n coinvolgimento degli Stati nei conflitti diventa total e, perseguendo essi ormai non solo l'affermazione di una politica o velleità di potenza, ma anche la difesa o l'imposizione di una diversa visione del mondo e persino dell'altro mondo ... Proprio nel momento in cui diversi Stati europei cominciano ad assumere fisionomia «nazionale ». Politica, velleità di potenza e religione acuiscono i contrasti a cui ciascuna parte cerca di far fronte con tutti gli strumenti a disposizione.
Abbiamo constatato come la Guerra dei Cent'anni (combattuta con lunghi intervalli tra Francia e Inghilterra dal1337 a11453) abbia reso evidente ai governanti la necessità imperiosa di dotarsi di sistemi di «Conosce nza finalizzata» solidi, permanenti ed efficaci, quali strumenti complementari da utilizzare per impostare meglio l'iniziativa politica e/o l'azione militare. L'avvento dell'aristocrazia commercia le, dal canto suo, farà esplodere, come nel caso di Venezia, l'esigenza dell' «informazione economica», o meglio dell' «intelligence economica», dando vita alle prime reti estere di scambio di analisi riservate e di corrispondenza segreta.
Tuttavia, secondo la maggioranza degli storici dell'intelligence, è a Londra, nel secolo XVI, che nasceranno i primi servizi segreti nel senso moderno del termine, cioè i primi servizi strutturati e permanenti, sotto il controllo del governo, chiamati a realizzare attività e iniziative contro i nemici esterni e interni dello Stato.
Tra Riforma e Controriforma, tra cattolici e protestanti, tra inquisizione ed evoluzione, due diverse concezioni della vita si fronteggiano e si combattono. Occorre quindi organizzarsi al meglio in tale prospettiva.
Nel1558 Elisabetta Tudor accede al trono d'Inghilterra e presto il suo regno diventa il grande alfiere del protestantesimo. È in que.,to periodo che nasce il secret sen,ice inglese.
L'immagine dell'agente segreto (giovani provenienti da prestigiose università, dai migliori ambienti sociali) in Inghilterra continua oggi a essere percepita in maniera molto più positiva che negli altri paesi europei, dove l'agente è visto più come una «s pia)) moralmente condannabile che come un ufficiale al servizio della patria. Insomma, il personaggio di James Bond, agente operativo patriottico e affidabile, difficilmente avrebbe potuto vedere la luce in Italia o in Francia. Si tratta in effetti di un prodotto tipicamente british, la cui origine va ricercata proprio nel regno di Elisabetta la Grande.
Debole, isolata, con a capo una regina dai diritti dinastici incerti, l'Inghilterra protestante di Elisabetta Tudor, per far fronte all'offensiva della cattolica Spagna, non ha altra scelta che ricorrere allo spionaggio s u vasta scala. Bisogna dire che Elisabetta in questo settore molto aveva appreso dal padre, Enrico VIII, il quale seguiva da vicino le condotte segrete della politica inglese, condotte affidate alle cure del suo segretario privato Thomas Cromwell.
Primo capo dello spionaggio inglese, primo <<C» di Londra, Cromwell aveva moltiplicato all'infinito il numero dei subaltemi (informatori, indicatori, delatori ecc.) pur limitando allo stretto indispensabile la squadra dei dirigenti responsabili. Anche se la sua particolare expertise non gli porterà fortuna e non lo salverà dal patibolo reale non essendosi più ritrovato, a un certo momento, sulla stessa lunghezza d'onda del suo re (a quell'epoca le sconfitte politiche non si risolvevano con la presidenza di una commissione parlamentare o di un grande ente previdenzialc: la sanzione era un po' più radicale!).
Analogo ruolo viene assegnato da Elisabetta al suo segretario William Ceci!, che servirà fedelmente la regina per più di quarant'anni.
Preoccupato di rafforzare il potere di Elisabetta c di fare nello stesso tempo dell'Inghilterra protestante un paese forte e rispettato, Cecil istituisce un vero servizio segreto denominato Difesa dello Stato (State Defense), competente sia per lo spionaggio all'estero che per il controspionaggio all'interno. I suoi agenti professionisti, reclutati tra persone colte e soprattutto patriottiche in In ghilterra c all'estero, costituiscono una struttura perrrta/Jellte incaricata di raccogliere tutte le notizie di interesse, che vengono immediatamente trasmesse a Cecil. Questi le esamina, le valuta e le commenta esclusivamente con la regina, la quale poi se ne serve per le sue decisioni politiche e militari.
Sir William inaugura anche il primo Servizio Cifra del paese, istituito per mettere in chiaro tutte le comunicazioni considerate sospette. Si conosce anche il nome del primo «cifratore» uffi ciale del regno, un certo Mister Somers, il cui incarico iniziale sembra sia stato quello di mettere in chiaro un rapporto segreto sottratto all'ambasciata di Spagna a Londra.
Tutta questa organizzazione naturalmente ha dei costi. All'inizio Cecil pensa di poter provvedere di tasca propria pur di far piacere alla regina, che di spese non vuol sentir parlare. Successivamente tuttavia, visto il notevole lievitare dell'impegno finanziario in concomitanza dello sviluppo della rete spionistica presente ormai in molti paesi d'Europa, pensa bene di chiedere il rimborso delle somme anticipate al Tesoro della corona.
È l'inizio dell ' istituzione dei controversi «fondi segreti», che saranno compresi in tutti i bilanci degli Stati moderni.
Francis Walsinglzam
Cecil non può tuttavia occuparsi di tutto né è in grado di s postarsi s pesso. Prende quindi la decisione di delegare i suoi poteri operativi in materia al suo vice, fine psicologo ed esperto diplomatico: Francis Walsingham. Mai scelta fu più appropriata: sarà infatti i] giovane Francis che consoliderà con successo la costruzione di sicurezza ideata e iniziata dal suo illustre predecessore. Uomo colto, paziente, riservato, devoto, sempre vestito di nero (il «mio moro » lo chiamava la regina, anche a causa della sua pelle scura), dopo aver vissuto in Italia ed essere stato ambasciatore d'Inghilterra a Parigi, Walsingharn entra a trentotto anni nel Consiglio della regina (una specìe di Consiglio dei Ministri dell'epoca). Ricevuto l'incarico, Francis amplia presto, gestendola e manipolandola con grande abilità, una rete di agenti permanenti che arriva
Francis Walsingham
a contare cinquanta/sessanta elementi dislocati nelle diverse capitali (in parallelo alle ambasciate ufficiali) e nelJe più importanti città di mare europee (inevitabili centri di irradiazione di notizie). Affascinato in particolare dall'Italia e dalla nostra arte per l'intrigo e la «combinazione», Walsingham utilizzerà spesso agenti italiani alJ'estero. In Inghilterra si servirà preferibilmente di giovani laureati usciti dalle Università di Cambridge e Oxford. Non trascura peraltro elementi qualificati appartenenti al mondo artistico e «irregolare», convinto che questi possano più facilmente di altri farsi aprire le porte dei principi. Insomma, una rete variegata ma sempre di alto livello.
Si racconta al riguardo che uno degli agenti di Walsingham, John Dee, sia stato all'origine del primo grande successo del sevizio segreto inglese. Dee si sarebbe infatti procurato un'importantissima lettera segreta inviata da Filippo II al Papa, nella quale il re di Spagna manifestava chiaramente la sua volontà di attaccare l'Inghilterra. Dee è stato un personaggio alquanto controverso. Matematico, astronomo/ astrologo, dedito agli studi del soprannaturale, agente doppio, cifratore di genio, viene da molti consideralo come il primo "agente segreto al servizio d i Sua Maestà". È in effetti l' agente preferito di Elisabetta, cui rimarrà sempre fedele. Predecessore reale cui si sarebbe ispirato lan Fleming per il suo 007 letterario. Sollecitato nella sua fantasia anche dal fatto che Dee usava firmare i suoi messaggi a Elisabetta con la
Jolw Dee
"007", sigla con la quale voleva indicare che la missiva era riservata ai soli occhi della regina (00 indica gli occhi e 7 è il numero perfetto), formula che diventerà anche il suo nome in codice che sarà reso celebre da Fleming in tutto il pianeta cinque secoli dopo!
Altro famoso agente «irregolare » della rete sa rà il grande drammaturgo Christopher Marlowe, incaricato di infiltrare i gesuiti di All'inizio sembra svolgere adeguatamente la c;ua missione, poi viene brutalmente elim inato a ventinove anni perché sospettato di doppio gioco.
Walsingham sarà particolarmente attivo ed efficiente nelle iniziative di controspionaggio, soprattutto quelle tese ad annullare le mire francesi sulla Scozia e quindi contro i serv izi segreti dei ... gesuiti, che- c'è da crederci - non dovevano essere tra i meno efficienti.
Proprio con riferimento alla Scozia, gli agenti di Walsingham realizzeranno probabilmente la loro più importante operazione di ccspionaggio nero», di attiva dic;informazione, vera e propria manipolazione di notizie, tesa a influenzare le decisioni politiche: compromettere cioè Maria Stuarda, ex regina proclamata di Francia, regina cattolica della Scozia c, nel momento in cui Sir Francis agisce, prigioniera di Elisabetta, la quale, peraltro, non sa bene cosa fame e come trattare politicamente il caso.
Christopher Marlowe, poeta geniale, grande drammaturgo , pessima spia. Figlio di wz ciabattino, Christopher Marlowe, giovmze intellettuale irrequieto, dissoluto, omosessuale, poeta geniale e immenso drammaturgo, decide di bruciare le tappe del successo sociale e della carriera artistica. La strada più sernplice da seguire per accelerare i tempi della scalata è senza dubbio quella di mettersi a/servizio e vivere all'ombra di un personaggio importante. Meglio se molto importante, come Sir Francis Walsingham, meglio ancora se reclutati dai servizi segreti che 11011 lesinano SLI mezzi e paghe. Così Cllristopher, detto «Kit>>, brillante studente di Cambridge, dove è approdato grazie a una borsa di studio, viene contattato dagli uomini di Walsingllam per un'importante missione in Francia: spiare le attività del collegio dei gesuiti di Reims, dove si trama attivamente contro Elisabetta in favore della cattolica Maria SI uarda. Poco per la verità si sa dei risultati della missione, che peraltro avrebbe dovuto estendersi anche n Parigi, dove l'ambasciatore inglese, Edwnrd Stafford, sembra non dare pitì sufficienti garanzie.
Tornato in patria per finire gli studi all'università, Kit inizia la sua agitata vita di mediocre agente segreto, di grande drammaturgo (La tragica storia del dottor Faust, L'ebreo di Malta, Edoardo Il), di sublime poeta (porta alla perfezione il «verso 11011 rimato»), di dissolutezza ed eccessi sessuali: illsomma di eroe maledetto per eccellenza.
Dopo l'opaca missione a Reims, Mnrlowe fatalmente viene coinvolto nel complotto Babington, e la sua misteriosa morte, avvenuta in una locanda di Deptjord nel 1593, farà sorgere il sospetto di un'eliminazione in buona regola di un agente doppio. Si scoprirà infatti successivamente che i suoi assassini erano tutti leqali, in un modo o nell'altro, ai servizi segreti di sir francis
(lngram Frizer, Robert Poley, Niclwlas Skers, lutti «agenti speciali»). Quale altro motivo avrebbe potuto provocare /'uccisone di Marlowe? Cosa ci facevano quel 30 maggio del 1593 tre spie nella stessa locanda di Deptford dove si trovava Ki t?
Una morte, comunque, che llOn fa sensazione e che viene messa rapidamente a tacere: Marlowe ucciso durante una rissa tra ubriachi. Non si tratta di 1111 ateo socialme11te pericoloso, di un libertino di un probabile doppiogiochista? A chi può interessare la sua fine? No, 11011 vale proprio la pena di accertare la verità malgrado sin stato eliminato l/IlO dei pitì grandi poeti di h1tta la letteratura inglese, a wi solo Shakespeare dedicherà un accorato tributo in As You Like lt (Come Vi piace).
Il caso Maria Stuarda
Convinti che Maria Stuarda rappresenti un gravissimo pericolo per la Corona e per la stessa Riforma, Ceci} e Walsingham concepiscono un diabolico piano per mettere Elisabetta con le spalle al muro e non !asciarle altra scelta che sbara7 zarsi per c;empre di Maria. Strumento consapevole del complotto c;arà Gilbert Gifford, un inglese che frequenta il collegio gesuitico di Reims, dove si trama non poco contro Elisabetta. Rientrato in Inghilterra per una missione affidatagli dai responsabili del collegio, viene subito arrestato. Tra minacce e lusinghe, non tarda molto a farsi reclutare dai servizi di Wabingham, diventando un classico agente doppio.
In Francia, dove presto fa ritorno, nessuno dubita che Gifford sia stato «rivoltato» dai servizi segreti inglesi. Non gli è quindi troppo difficile, con la sua fama di dinamico «gesuita», infiltrarsi nell'entourage del duca di Guisa, sul quale, seguendo le direttive di Londra, inizia a esercitare una forte pressione psicologica per convincerlo ... a finanziare l'uccisione di Elisabetta! Preludio - suggerisce abilmente e ripetutamente Gifford - per l'invasione dell'Inghilterra, dove sarebbe stata finalmente ristabilita la religione cattolica, Maria Stuarda sarebbe diventata regina e l'influenza francese si sarebbe definitivamente consolidata.
Un'allettante prospettiva per P arigi, non c'è che dire. n complotto è ben iniziato.
Gifford rientra nuovamente in Inghilterra, questa volta portando con sé una serie di lettere e documenti che gli consentiranno di avvicinare l'ambasciatore di Francia c gli ambienti cattolici di Londra. Con le presentazioni di cui è in possesso, riesce a persuadere il capo-missione francese che è arrivato il momento di far pervenire a Maria Stuarda la corrispondenza segreta arrivata dalla Francia c che si accumula nella cancelleria diplomatica, non essendo possibile inoltrarla alla sua i11ustre destinataria, che langue prigioniera da anni a Cartley Hall, nello Straffordshire.
Con una certa leggerezza l'ambasciatore francese accetta in definitiva l'offerta. Cosl tutta la corrispondenza da e verso la Francia di interesse per Maria Stuarda passerà direttamente, prima della consegna all'interessata, da Gifford sul tavolo di Walsingham. Ma non basta. Nei documenti "pre-visionati" non si riscontra ancora nulla di realmente compromettente. Walsingham sollecita allora Gifford di fare in modo che il duca di Guisa metta bene per iscritto la sua intenzione di invadere le isole britanniche. A quel momento, è chiaro, Maria Stuarda non avrebbe più scampo (non c'è evidentemente metodo migliore per sventare un complotto che quello di suscitarlo e dirige rl o fin dall'inizio!).
Gifford non è solo molto abile: è anche molto fortunato. Walsingham da temp o si sta spremendo le meningi per inventare un bel complotto contro Elisabetta e, malgrado i progressi compiuti, è lontano dalla conclusione. Ed ecco che Gilbert Gifford sarà rapidamente in grado di servirgliene uno autentico, anche se piuttosto deboluccio, su un piatto d'argento.
Gilbert, di cui ancora nessuno sospetta la doppia natura, viene messo al corrente del complotto (ma sarebbe meglio dire intrigo) montato da un giovane aristocratico cattolico in vena di protagonismo, Anthony Babington, una «testa calda» forse senza un grande seguito, ma deciso a far cedere di essere a capo di un grande movimento di libera.done dell'Inghilterra. Naturalmente gli «uomini dell' ombra)) di Londra hanno tutto l'interesse a ritenere- e far ritenere alla regina -che l'iniziativa di Babington sia particolarmente pericolosa e che sia necessario intervenire con tempestività.
Un ulteriore aiuto a Walsingham viene del resto dalla stessa Maria, che commette un errore fatale. Informata di quanto si va tessendo intorno alla sua persona, ritiene di dover scrivere a Babington una calorosa lettera di appoggio e di incoraggiamento all'impresa: «Ci ·l'orrnnno un buon esercito, forze importauti per rwscire a liberarmi)). Non solo. La sofisticazione dei servizi inglesi arriva al punto che il bravissimo cripto analista di Walsingham aggiunge alla lettera di Maria un suo insidiosissimo post scriptum in cui, con una perfetta imitazione della calligrafia e con una impeccabile applicazione del cifrario nemico, chiede a Babington di darle i nomi dei patrioti per poterli ringraziare come meritano.
Questi, a sua volta, preso dall'entusiasmo le risponde immediatamente e millantando un'organizzazione di cui non dispone: «lo stesso, assistito da dieci gentiluomini e da celltinaia di nostri compagni, libereremo la Vostra Persona Reale dalle mani dei suoi nemici. Per l'eliminazione della usurpatrice (. .. ) sono pronti sei giovani nobili, tutti miei amici intimi, che con il/oro ::::elo cattolico e per sen,ire Vostra Maestà si incaricheranno della terribile esecuzione». Ingenuamente poi, aderendo al falso invito di Maria, elenca i nominativi dei gentiluomi- ni che dovranno liberarla. A quel punto, per gli inglesi il gioco è fatto.
Walsingham non aspettava altro! La sua trappola ha funzionato e si è richiusa perfettamente. Uno alla volta tutti i congiurati- che probabjlmente non hanno mai rappresentato un vero perico lo per Elisabetta- cadranno nelle maglie del contro-spionaggio inglese. E saranno giustiziati nelle peggiori condizioni.
Buon'ultima, all'età di quarantacinque anni, Maria Stuarda sarà decapitata 1'8 febbraio del1587. La minaccia cattolica è scartata, Elisabetta c il protestantesimo sono salvi. Si consolida definitivamente il sentimento nazionale inglese.
D'ora in poi i servizi segreti saranno visti dai sudditi di Sua Maestà con fiducia e apprezzamento, anche se molti ignorano il cinismo di cui sanno a volte dar prova pur di raggiungere lo scopo prcfissato.
E Gifford?
In realtà si era eclissalo alcuni mesi prima della conclusione del dramma, avendo intuito che il cerchio stava per chiudersi intorno a lui e che vari sospetti oramai aleggiavano intorno alla sua equivoca natura di informatore. Avuto chiaro sentore del pericolo, lascia segretamente l'Inghilterra e fa perdere per sempre le sue tracce. Sembra che abbia finito la sua carriera come ... prete. Una bella e imprevedibile uscita di scena per un doppiogiochista che aveva contribuito alla perdita di una regina, dimostrando quanto temibili fossero i servizi gestiti da Walsingham.
Numerosi saranno i s u ccessi, alcuni anche spettacolari, del secret service di Walsingham, non esenti peraltro da qualche fallimento, come nel caso dell'ambasciatore inglese a Parigi, Edward Stafford, passato per motivi di denaro alla Spagna e mai smascherato, probabilmente perché protagonista di un raffinato triplo gioco.
Da una relazione dell'ambasciatore di Spagna a Parigi, Bernardino de emerge chiaramente che Stafford può esser comprato. L'ambasciatore inglese in effetti, pur essendo di nobile origine, non dispone di finanze fiorenti e solide: giocatore incallito, grande amatore, abituato al lusso e generoso con gli amici, Edward conduce un train de vze eccezionalmente elevato. Ha quindi sempre bisogno di soldi. Scrive de Mendoza: «Necessita terribilmente di denaro e, anche se non ne ha fatto espressamente richiesta, la sua situa:ione è tale clze si può ottenere da 1111 tutto ciò che si desidera dal momento che lo si paga ».
Stafford viene insomma formalmente reclutato, sia pure a caro prezzo. È una spia molto costosa. Coperto ora di soldi, sen7a più preoccupazioni per la fine del mese, diventato per gli spagnoli «il nostro nuovo amico», Stafford fornisce a Madrid preziose informazioni sui movimenti della flotta e degli ammiragli britannici. Ritornato in patria, morirà nel c;uo letto senza essere oggetto di alcuna inchiesta, avendo forse tradito anche gli spagno li per garantirsi la ritirata strategica in Gran Bretagna. Un triplo gioco in grande stile!
Tra i successi più significativi va invece citato l'episodio che vede protagonista uno degli 007 di WaJsingham, il quale riesce a prendere visione di una lettera c;egreta inviata nel 1587 dall'ammiraglio spagnolo Santa Cruz al re Filippo 11 per fare il punto della situa7ione in vista dell'invasione dell'Inghilterra. Una lettera che è piuttosto un'articolata relazione: nome di ciascuna nave, composizione del suo equipaggio, porto d'ancoraggio, armamento ecc. Una vera messe d'informazioni strategico-militari.
L'incombente minaccia spagnola fa cosl entrare gli uomini di Walsingham in ebolliz ion e. Si ricorre a grandi mezzi e si stanziano ingenti finanziamenti. A Firenze viene reclutato l'ambasciatore di Toscana in Spagna; a Londra, l'ambasciatore del Portogallo mette a disposizione degli inglesi la rete informativa che ha tessuto in Spagna; abbiamo già accennato alla lettera procurata da John Dee; i principali porti s pagnoli pullulano di spie inglesi. In tal modo gli «agen ti di influenza>> avranno buon gioco nel bloccare il finanziamento della complessa operazione della lnvencible Armada per parecchi mesi.
Andata co munque in porto l'iniziativa stren uamente voluta da Filippo II, Walsingham sarà in grado di predire con certezza alla regina, nel maggio del 1588, che 1' Armada sarebbe salpata in luglio. Come effettivamente avvenne. Gli spagnoli- non c'è da dubitarne- erano largamente attesi.
Lo storico s u ccesso inglese dipe se, come si sa, da differenti fattori: l'eccezionale abilità di Francis Drake c degli altri «corsar i della regina», i venti favorevoli, una rivoluzionaria tecnica del combattimento navale di cui i Tudor erano convinti assertori, con il superamcnto tra l'altro della medioevale distinzione di «combattente» e «mar inaio», ancora invece presente nelle forze spagnole . Ma verosim ilmente il maggior fattore di successo fu una migliore assimilazione dello spirito rinascimentale, dell' «ar ia del tempo» da parte di Elisabetta rispetto a Filippo II, sovrano dalla mentalità sosta nzialmente ancora medioevale, s uperato nelle sue concezioni politiche e s trategico-militari. E in questa assimilazione dell'era moderna éera probabilmente anche la consapevolezza di un efficiente servizio seg reto che accompagnasse l'azione dello Stato e proteggesse la nascita della Nazione.
E in quel momento stava proprio nascendo una grande Nazione!
I Tudor, sovmni illuminati, fautori di intelligen ce. Se l'Inghilterra sa approfittare delle nuove, inaspettate vie commerciali e delle prospettil'e politiche aperte dalla scoperta dell'America, se la «piccola isola agreste» si trasformerà nel corso di appena wz secolo nella «Signora incontrastata dei mari», ciò è dovuto soprattutto all'opera illuminata dei sovrani Tudor, lucidi inte111reti de/loro tempo.
Enrico VII, l'ini:::iatore della dinastia, favorisce lo sviluppo del commercio, facendo capire ai suoi .:;udditi che il mare può dare immensi benefici sapendone scoprire i segreti. È il primo sovrano i118lese ad abbandonare la tradizionale poli tica di appog8iarsi sulla nol1iltà ferriera e ad avviare inpece un'intensa collaborazione con la classe macantile. Egli dà vita a una forte borglwsia, con interessi prevalentemente commerciali, che fornirà all'Inghilterra la chim,e della sua stabilità e della sua prosperità.
Con Enrico VIII, secondo figlio di Enrico VII, gli orizzonti si fanno più t'asti. Vengono rotti i ie8ami con l'Europa e co11 il Cattolicesimo, considerati delle barriere al sorgere dello stato 11aziona/e e all'affermaziotle sulle rotte oceaniche. Enrico ha per primo l'idea di utlfl Royal Navy, una flotta cioè destinata csclusiramente al combattimento (in precedenza le funzioni commerciali e militari anno riunite nello stesso tipo di nm 1e).
Le navi di Enrico Vili pengono concepite cotz un solo scopo: attaccare le imbarcazioni nemiche. in tale prospettiva vengono aperti lungo le fiancate i porte/li per consentire ai cannoni di sparare di lato. Nasce tm elemmto tattico fino a quel momento sconosciuto- la «portata»- e cambia di conseguenza tutta la tattica navale. Si passa cioè dalla tecnica della «linea di fronte» (liue abreast, 1lfll'i fianco a fianco per la protezione dei remi) alla «linea di fila» (/i ne ahead, una nave dietro l'altra, per COlisentire l'opportuno posizionamento e far sparare i cannoni dai porte/li). Londra comincia ad affermarsi sui mari del mondo.
Con Elisabetta I, l'ultinza dei Tudor, rivivono lo spirito com- merciale del nonno e l'intraprendenza politica del padre, temperati tuttavia da una visione lucida ed equilibrata della sua epoca. Da ww parte infatti la regi11a dà 1wovo alito all'allea11za tra corona e mercanti, aggiungendovi peraltro quella con i marinai e i corsari; dall'altra si prepara lentamente ma costantemente alla guerra co11tro la Spagna, guerra che la vedrà Jill.almente vincitrice. A Londra si aprono le vie dell'Impero.
Tre grandi sovrani, tre grandi ilwovatori, i quali, nelle loro storiche irnprese, mai trascureranno, anzi incoraggeranno e svilupperanno, le attività tese alla co11oscenza prevelltiva, alla raccolta ji11alizzata di notizie in favore degli interessi pubblici, alla difesa del segreto di Stato, alle iniziative di httelligence politica e militare.
Cap it o l o VI
La sicurezza delle i11jormazioni: dalla stegmzografia alla crittogrnfia, dai codici alla criptoannlisi
Una delle principali preoccupazioni dci governanti c degli strateghi in guerra, o in vista della preparazione di un conflitto, è stata costantemente quella di «nascondere » al nemico cruciali informazioni o,cambiate tramite l'invio di messaggi, ovvero di «proteggere» le notizie ricevute dalle spie amiche. La «S icurezza delle informazioni» ha accompagnato il nascere e lo sviluppo dello spionaggio e dell'intelligence attraverso il ricorso a due tecniche fondamentali: la «S teganografia », che si basa sull'occultamento del messaggio e, molto più tardi, la «Cri ttografia », che tende non tanto a nascondere il messaggio quanto il suo significato.
Abbiamo già riferito del bizzarro metodo di steganografia utilizzato nell'antica Persia e narratoci da Erodoto: scrivere cioè il messaggio sulla testa rasata di uno schiavo, il quale sarebbe stato inviato in missione solo dopo aver recuperato la sua chioma, che avrebbe peraltro dovuto di nuovo cedere all'arrivo a destinazione. Plinio il Vecchio, dal canto suo, spiega nei dettagli come fabbricare un inchiostro invisibile ottenuto dal succo del titimalo (Herbn lactarin): l'inchiostro una volta asciugato diventa trasparente, potendo però riapparire dopo un leggero riscaldamento.
Celebre, e divertente per certi aspetti, è rimasta l'invenzione dello scienziato italiano Giovanni Porta, che agli inizi del XVI secolo insegna come nascondere un messaggio in un ... uovo sodo.
Si prepara dunque un inchiostro composto di allume e aceto e si scrive il testo del messaggio sul guscio dell'uovo. L'inchiostro ha la qualità di penetrare nel guscio, che è poroso, per andarsi a depositare sull'albume solidificato. Il messaggio potrà quindi essere lelto sbucciando l'uovo. Altro vantaggio, una volta letto il messaggio, si potrà facilmente farlo sparire. Come? Mangiando l'uovo.
Tutte tecniche certo molto ingegnose, ma che si riveleranno in definitiva di uso limitato e, soprattutto, poco sicure. Se il messaggio è scoperto, non c'è difesa: il testo rimasto «in chiaro» sarà irrimediabilmente letto.
Gli sforzi quindi si indirizzeranno piuttosto verso la crittografia vera e propria, rendere cioè incomprensibile per il nemico il testo del messaggio anche nell'eventualità che quesli ne entri in possesso.
Della scitnla spartana (400 a.C.), primo importante esempio di crittografia, abbiamo già parlalo. Altro esempio, meno noto, ci viene dal Kama Sutra, dove tra le sessantaquattro arti femminili consigliate c'è anche quella della scrittura segreta per nascondere eventuali legami proibiti. Si tratta di una raffinata tecnica di sostituzione (ciascuna lettera del testo originale viene sostituita con vari metodi da una lettera differente) che prevede l'abbi- namento casuale di coppie di lettere dell'alfabeto da utilizzare appunto al posto delle lettere originali.
Enea il Tattico (intorno al 360 a.C.) riferisce nel suo Trattat o sui Messaggi di un sagace metodo basato su un «disco » nella zona esterna del quale sono ricavati ventiquattro fori , ciascuno corrispondente a una lettera dell'alfabeto. Al momento dell'invio si fa passare un filo, da un foro centrale, nei fori corrispondenti alle successive lettere del tes to. All'arrivo, ricreato l'ordine originario delle lettere, s i sv olge il filo segnando le lettere che vengono man mano indicate. Ma non basta. n testo così ottenuto va poi letto al rovescio.
Nel Vecchio Testamento non mancano esempi di «Sos tituzione » secondo la formula tradizionale ebrea dell' atbash, si conta cioè il posto che la lettera originale occupa nell'alfabeto per sostituirla con la lettera che occupa lo stesso pos to nell'alfabeto, ma cominciando a contare dalla fine. Anche se, va detto, probabilmente l' atbash era concepito più per dare un certo senso di mistero al testo che non per reali esigenze di nasconderne il significato.
Giulio Cesare invece, come si ricorderà, utilizza abbondantemente la cifratura di sostituzione nei suoi messaggi militari (spostando di tre posti la lettera originale nell'alfabeto o anche scambiando le lettere latine con quelle greche).
Tuttavia anche la crittografia mostrerà col tempo le sue
Il cifrario di Giulio Cesare debolezze e non sarà esente da fallimenti. Nonostante il ricorso a veri e propri «codici>>, il sistema più evoluto di crittografia (la crittografia di base verte sulla sostituzione di lettere, il codice prevede la sostituzione di parole o addirittura di intere frasi), la «criptoanalisi» (la capacità cioè di leggere i messaggi cifrati pur non avendone la chiave di lettura) perfezionerà in parallelo le sue tecniche, avviando così quella storica rincorsa, che si può dire duri tuttora, tra coloro che inventano nuovi s istemi per nascondere al nemico il senso dci messaggi trasmessi e gli e s perti che scoprono invece come penetrare i codici del campo avverso. Rincorsa che avrà il pregio di far compiere alla scienza e alla tecnica stupefacenti passi in avanti.
Celebre è rimasta, durante la seconda guerra mondiale, la «battaglia» degli esperti inglesi di Bletchley Park (dove vennero concepiti i primi computer della storia) per rompere il codice «Enigma» tedesco, una macchina di cifratura elettromeccanica considerata dai nazisti, a torto appunto, impenetrabile, «battaglia dell'ombra» che ebbe notevoli conseguenze sulle battaglie palesi.
Nel periodo medioevale il poco interesse per lo spionaggio determinerà anche una scarsa propensione per codici e tecniche di cifratura. Per molto tempo si adope- reranno semplici sistemi di sostituzione, ma più a fini personali (ad esempio per nascondere i nomi propri) che non per proteggere informazioni legate a operazioni o iniziative belliche. ln quel periodo nascono anche le prime macchine cifranti, dalle quali in sostanza deriveranno, diversi secoli dopo, i sistemi di cifratura elettromeccanici. La più ce lebre di tali invenzioni è senza dubbio il «disco)) di Leon Battista Alberti, architetto e letterato italiano vissuto nel XV secolo, uno dei padri della cifratura polialfabetica.
Intorno a ll 'anno 1000 nascono i primi «alfabeti cifranti)) (ogni lettera dell'alfabeto, compresi spazi e segni di interpunzione, trova corrispondenza in un segno di altro alfabeto, spesso inventato dall'ideatore della cifra del momento) che saranno impiegati soprattutto nelle missioni diplomatiche, in particolare modo da parte delle repubbliche marinare e dalla corte papale. Molto in voga in quel periodo saranno le cosiddette «nomenclature» (un mix di alfabeti cifranti c di nomi in codice) e altri sistemi della stessa famiglia, di una grandi5sima varietà. Fino a quando, sul finire del 1400, i maggiori sistemi di cifratura monoalfabetica in uso vengono unificati, su incarico del Papa, dal parmen-,e Gabriele de Lavinde in un manuale, tuttora conservato in Vaticano, dove ogni lettera è cifrata con un segno di fantasia c dove non mancano numerose nomenclature.
La sua macchina consiste in sostanza di due dischi in rame, uno più piccolo dell'altro. Sul cerchio esterno, stabile, con 24 caselle, vengono seri tte 20 lettere latine maiuscole più i numeri l, 2, 3 e 4. Su quello interno, mobile, vengono scritte 24 lettere latine minuscole per il testo cifrato. I dischi possono quindi essere girati indipendentemente in modo che gli alfabeti possano assumere posizioni diverse l'uno in rapporto all'altro, a seconda della chiave di sostituzione scelta, potendo così dar vita a innumerevoli c complicate combinazioni. Il sistema polialfabetico costituisce il progresso più significativo della crittografia dopo secoli! Il vantaggio per chi lo usa in effetti è enorme: la stessa lettera dell'alfabeto non viene cioè più "cifrata" allo stesso modo. Rimane di conseguenza poco spazio per lo studio delle frequenze.
Ma, com'è facile intuire, non si ferma certo la competizione tra cifratori e analisti: niente arresta i progressi della criptoanalisi, che consente sempre più spesso ai regnanti dell'epoca di venire a conoscenza di quasi tutti i segreti circolanti tra le corti europee. Decifraturc che a volte giocano un ruo lo assolutamente determinante nell'esito di importanti eventi storici, come nel caso della condanna a morte di Maria Stuarda.
Le famose lettere fatte pervenire a Maria Stuarda erano cifrate secondo un sistema di sostituzione e di nomenclature (23 simboli sostituivano le lettere dell'alfabeto e 36 simboli rappresentavano parole o frasi) di assai difficile interpretazione. Ma Walsingham già da tempo, in coerenza con lo sviluppo dei suoi servizi segreti, aveva dato un forte impulso alla crittografia e alla criptoanalisi, grazie peraltro allo studio e all'applicazione delle teorie dci crittografi italiani Cardano e Alberti.
Convinto quindi dell'importanza della criptoanalisi per gli interessi della Corona, Walsingham crea a Londra il primo servizio strutturato di decifrazione, assicurandosi la collaborazione di Thomas Phelippes, uno dei migliori esperti europei, grande linguista che, oltre all'inglese, parlava perfettamente l'italiano, il francese, lo spagnolo, il latino e il tedesco. Le lettere di- o destinate a- Maria, nelle sue mani, sveleranno i segreti più custoditi. Stabilendo la frequenza di ogni lettera, Phelippes riesce a trovare le corrispondenze per le lettere che appaiono più spesso. Gradualmente poi identifica le (<nulle » (vocali inserite solo per S\' iare eventuali decifratori) c le diversioni criptografichc, mettendole da parte. A quel punto non gli rimane che identificare un certo numero di nomi in codice, il cui senso può essere dedotto secondo il contesto generale.
Phelippes in ogni caso non commette errori.
Babington si è troppo scoperto, Maria è stata imprudente. Hanno entrambi dato fiducia a un sistema di cifratura ritenuto impenetrabile. Ma sistemi davvero impenetrabili non esistono. La storia è piena di errori di valutazione del genere (fino ai casi clamorosi della macchina tedesca Enigma e della giapponese Cifrante Alfabetica "97", i cui codici furono ((rotti)) rispettivamente dagli inglesi e dagli americani), risultato dell'antica propensione dei c;ervizi a proteggere i propri segreti e a conoscere quelli dell'avversario, nell'eterna rincorsa tra cifratori e criptoanalisti. Nel difficile contemperamento, oggi più attuale che mai con l'avvento dell'era telematica e informatica, tra esigenza di informazione e necessità di riservatezza, tra operatività delle forze dell'ordine e rispetto della privacy. Tra la sicurezza dello Stato c il rispetto delle regole democratiche, tra la difesa dei cittadini e le garanzie costituzionali.
Evoluzioni recenti
Lo sviluppo delle reti informatiche ha consentito agli studiosi di varcare due tappe fondamentali nell'evoluzione della crittografia: la messa a punto del primo sistema crittografico standardizzato a livello internazionale, il DES (Data Encryption Stnndnrd) a chiave privata e la s uccessiva introduzione della chi ave pubblica PKC (Pttblic Key CryptoKrnphy).
Il DES è un s istema algoritmico composto di cifratura elettronica che consiste nel traslare e sostituire più bit/ secondo con una chiave simmetrica di 56 bit. È stato co nsiderato un sistema altamente affidabile per molli anni. Tuttavia soffre di alcune limitazioni. In primo luogo la chiave simmetrica: sia il mittente che il destinatario devono disporre del1a stessa chiave, necessaria quindi sia per cifrare che per decifrare. Ora queste due chiavi devono essere scambiate tra i due utenti per poter operare. E q\.ti sta il problema! In caso di inlcrcettazione della chiave, la decodifica del messaggio di interesse sarà agevolata. In oltre, con le polenze di calcolo attualmente disponibili nei più sofisticati co mputer, si può fo r zare una chiave DES in po- che ore (esaminando tutte le possibili combinazioni). La stupefacente diffusione dei mezzi trasrnissivi ha finito in sostanza per mettere in crisi i sistemi di crittografia che gestivano comunicazioni tra un gruppo limitato di persone c non tra milionj di individui.
Il problema di una gestione sicura dello scambio di chiavi è stato risolto con l'introduzione del sistema a chiave pubblica o doppia chiave, il PKC appunto.
Esempio: due utenti (A e B) sono in possesso di due chiavi una pubblica (che è nota) e una prh,ata (conosciuta solo dal suo detentore). A vuole in'l'iare 1111 messaggio a B. Cifra dunque il testo co11 la chiat'e pubblica di B c lo trasmette al c;uo destinatario. B, rice'l.luto ilme%aggro, lo decifra con la sua chiave privata (che nessuno conosce, IIC'IIlllleno A). In definitiva nuche nel caso in cui In chiave pubblica venisse intercettata, 11011 sarebbe comtmque possibile decifrare il messaggio l rnsmesso n 8, il quale è l'unico detentore della chiave di decifrazione.
Il sistema di cifratura PKC
Un crittografo d'eccez ione: Leo n Battista A lb erti. Tu t ti sanno che Leon Battista Alberti fu il progettista, a Firenze, di Palazzo Rucellai e della chiesa di Santa Maria Novella, nonché autore del De Re Aedificatoria. Non tutti sanno però che l'eminente architetto fu anche uno dei più grandi crittografi dell'epoca medioevale.
Dopo la tragica fine di Maria Stuarda, dovuta anche a messaggi decifrati o «re-cifrati » ad arte, i crittografi europei so110 perplessi e cercano nuove vie. La semplice sostituzione 11011 è più sufficiente garanzia di riservatezza, i criptoanalisti lo han110 co11 abbonda11za dimostrato. Un nuovo sistema di cifratura s'impone. Ed è in tale contesto che eu tra in gioco il linguista e matematico A/berti il quale, a seguito, sembra, di un colloquio sull'argomento con il segretario del papa Leonardo
Dato, Ila l'idea di creare u11 siste ma di cifrat ura dc/tutto illedito. Fino ad allora in effetti il sis tema di cifratura era stato per cosi dire «motzoaifabetico», veniva cioè utilizzato un solo alfabeto cifrato per criptare i messaggi. A/berti invece va molto pitì in là e propone di utilizzare più alfabeti cifrmtti allo stesso tempo, passando dall'LI Il O all'altro in fase di cifra tura , per confondere e complicare il lavoro dei criptoanalisti avversari. Il vantaggio determinante del sistema è che, passando da wz alfabeto all'altro, la stessa lettera nell'alfabeto originale 11011 appare necessariamente tradotta allo stesso rnodo 11el testo cifrato, lasciando così poco spazio allo s tudi o delle frequellze, che perdono di senso carne metodo di criptomwlisi. Mentre cioè 11el sistema precedente -a titolo esemplificativo - tutte le B del testo originale corrispondevano a una stessa lettera nel testo cifrato, una Z ad esempio, col sistema di Alberti tutte le B del testo originale avranno una corrispondenza diversa: Z, ma anche V o T o 5 ecc. Da qui deriva, come abbiamo visto, il famoso «disco» di Alberti, semplice e geniale allo stesso tempo, In prima macchina cifrante della storia.
Sulla base delle idee di Alberti, altri esperti perfezioneranllO successivamente il sistema (il tedesco Tritemio, l'italiano Porta e il francese Blaise de Vigellère), fino ad arrivare all'elnbora::iolle del celebre «Quadrato de Vigenère» dove, sistematizzando i codici polinlfabetici, vengo1zo utilizzati ben 26 alfabeti cifrati distinti per codificare Llll messaggio.
La guerra tra crittografi e criptoanalisti è desti1wta a contilluare.
Verso ulteriori mutazioni dei Servizi Seg1'eti
Con la progrec;siva integra/ione delle Signorie feudali in Stati unitari forti, organizzati attorno a un sovrano potente c a un'efficiente burocrazia, in vista degli Stati1\!azione del XIX secolo, si accentueranno i contrasti territoriali, si moltiplicheranno le contese dinastiche, si dilateranno le iniziative diplomatiche, si intensificheranno i confronti religiosi (cattolici contro protestanti). La guerra e la diplomazia di conseguenza saranno affidate sempre più spesso a «professionisti», in grado di meglio competere con gli avversari, mentre l'attività di <ipionaggio o di intelligence faticherà- a eccezione dell'Inghilterra, come abbiamo visto- a farsi accettare come una delle componenti significative della politica di sicurezza interna ed esterna dello Stato. Per molto tempo lo spionaggio resterà in buona parte il dominio di grandi avventurieri o di piccoli truffatori, ovvero di persone interessate a fare fortuna o comunque animate da tornaconti personali.
Nel periodo rinascimentale emergerà invece un nuovo tipo di agente, che prefigura le grandi spie protagoniste della cronaca del XX secolo: l' «agente ideologico», cioè non motivato dalla prospettiva del guadagno o dal gusto per l'avventura, o anche dalla soddisfazione di ricev ere onori e riconoscimenti, ma spinto dalla semplice volontà di servire una causa ritenuta giusta. Una causa, a quell'epoca, «religiosa», ma che in seguito si preciserà eminentemente «politica». Nasce in tal modo anche la «pregiudiziale» morale, assente probabilmente nell'era antica, ma ben presente invece ai nostri giorni e tuttora irrisolta: gli agenti segreti vanno considerati traditori o patrioti?
Ca pitol o V III
Lo spionaggio nell'Europa continentale fra il XVI secolo e il XVII secolo
Il cardinale Ricllelieu
Se la nascita dei servizi segreti inglesi può essere altribuita a Francis Walsingham, il fedele ministro di Elisabetta Tudor, l'organizzazione dei «serv izi » francesi va senza dubbio accreditata a uno dei più grandi personaggi della storia di Francia: w1 principe della chiesa, Armand jean du Plcssis, più conosciuto come il cardinale Richelieu.
Chiamato al potere da Luigi XIII nel 1624, Richclieu si propone in maniera decisa di rinforzare il potere centrale, indebolire le correnti pro testanti e promuovere la supremazia della Francia in Europa: un programma di governo ben preciso e particolarmente ambizioso che richiede imperativamente mezzi adeguati.
Uno di questi consiste in una fitta rete informativa, interna ed estera, che il cardinale sviluppa e potenzia fino a farne uno degli strumenti più efficaci della propria strategia politica.
Nel settore dell'intelligence francese- che nasce proprio mentre declina quella inglese dopo il periodo d'oro di Elisabetta I, morta nel1603- Richelieu si serve di una delle figure p iù intriganti e misteriose di quel periodo.
Un altro uomo di chiesa, un cappuccino, François Le Clerc du Tremblay, ribattezzato <<Père Joseph». Amico, consigHere, uomo di assoluta fiducia, «Padre Giuseppe» è e fa tutt'uno con il cardinale, sempre però rimanendo dietro le quinte, senza mai uscire dai ranghi, costantemente restio ad apparire sulla scena.
Tanto che il suo operato ha dato luogo a un'espressione figurata nella lingua francese, ripresa anche in italiano, «eminenza grigia», per via del co lore della sua tonaca. Espressione che ancora oggi sta a indicare il consigliere influente e discreto di ciascuno dci potenti de l mondo. L'eminenza grigia insomma è sempre dietro !'«eminenza rossa». Se Richelieu è iJ capo della diplomazia francese, Père j oseph, organiz2atore dei servizi segreti, ne è senza dubbio l'esecutore e, per certi aspetti, l'ispiratore.
L'eminenza grigia si serve quindi agevolmente dci numerosi conventi di cappuccini, sia in Francia che all'estero, per stabilire una vasta re t e di informatori c di agenti speciali, in to naca ma anche in abiti civili. Da quando poi Padre Giuseppe ottiene dal Papa l'autorizzazione a creare- e a dirigere -la Congregazione della propaganda fide, la rete può contare s u potenzialità insperate, arrivando fino alle più lontane contrade, secondo istruzioni ferme e dettagliate.
Così, diligentemente, i buoni padri cappuccini fanno pervenire a Parigi notizie preziose dalle province del regno e da lontani paesi stranieri, diffondendo ovviamente la fede cattolica ma promovendo allo stesso tempo la grandezza della Fra n cia .
Cappu ccini-spie, cappuccini-agenti speciali, cappuccini-diplomatici, cappuccini-mercanti, cappuccini-scienziati, questi sono i protagonisti della rete che agisce agli ordini d i Joseph per la gloria della Chiesa, della Francia e ... del cardinale.
Tutti quindi riferiscono al grande superiore gerarchico il quale, a sua volta, riferisce a Richelieu.
In Francia si passa insomma rapidamente dall'intelligence intermittente e saltuaria dei secoli precedenti, a un'attività di informazione strutturata, continua, finalizzata. In una parola, moderna.
Tutte le mattine il cardinale è informato sugli avvenimenti del giorno prima. E tutte le sere commenta con il suo più stretto collaboratore le notizie ricevute, verifica i risultati delle operazioni in corso, immagina nuove iniziative, abbozza le istruzioni per il giorno dopo .
Una volta presa dal cardinale la decisione «politica» di perseguire un determinato progetto, della sua realizzazione pratica si incarica Joseph, il quale dispone oramai di un vero e proprio stato maggiore (di cappuccini) e di una sterminata rete di informatori, dentro e fuori i conventi in Europa, in Africa e in Asia.
Una forma del tutto inedita di intelligence, un servizio segreto di agenti in tonaca, una rete di stazioni informative ospitate nei conventi. Un sistema in ogni caso tremendamente efficace, che aiuta in maniera significativa Rich elieu a realizzare i suoi principali obiettivi politici.
L ' emin en za grtgta. Strano e inquietante personaggio, François Le Clerc du Tremblay. Semplice padre cappuccino, diventa uno degli uomini più potenti di Francia. Animato da una fede intensa e colma di pietas, è pronto a indossare l'abito del cavaliere per difendere la fede sul campo i11 qualsiasi circostanza. Duro a volte co11 gli altri, lo è soprattutto con se stesso, irnponendosi austerità, autoflagellazioni e penitenza. Abile diplomatico, politico di ampie visioni, grande agente di intelligence, diventa la «Spalla» di Richelieu dal quale lo separa solo la morte.
Temuto insomma per il suo forte carattere, nza stimato per La sua indubbia intelligenza: al suo funerale partecipa tutta La Parigi che conta.
Ln carriera del barone di Mafflier- carne era all'inizio conosciuto- fu un seguito di avvenimenti eccezionali.
Nato n Parigi ne/1577, conclusa una breve e brillante carriera rnilitare, dopo aver viaggiato in Eu ropn, come tutti i giovani aristocratici del tempo, e acquisita la conoscenza di più Lingue straniere (italiano, spagnolo e tedesco), ha improvvisamente la vocazione religiosa e indossa l'abito monncale divenelldo appunto «le Père Joseph de PariS>>.
Consigliere religioso del/n signora D'Orléans-Longueville, folldntrice dell'ordine "Fil/es du Cnlvaire'', dalla quale ottiene l'autorizzazione a istituire numerosi co11venti per ragazze, stringe amicizia con il giovane vescovo di Luçon, il futuro cardinale Richel ieu.
Realizza alcune importanti missioni all'estero per conto di Luigi XIIJ, in particolare a Roma e presso la corte di Spnglla, guadagnandosi la stima incondizionata del suo molto più giovane amico vescovo, del quale peraltro percepisce chiaramente le potenzialità politiche e diplomatiche.
Così, quando Luigi XIII decide
Frnnçois le Clerc du Trembnly di formare un nuovo governo e chiede consigli allo sperimentato padre Giuseppe, questi non esita a fare il nome del vescovo di Luçon.
Per una volta in politica la riconoscenza prende il suo posto. Appena avute in mano le redini del potere in effetti, il neo cardinale, memore e grato, scrive al monaco «venite con me a condividere la gestione degli affari di Stato ( .. .) ce ne sono di urgenti e non voglio affidarli a nessuno né risolver/i senza i Vostri consigli. Venite dunque presto a ricevere le testimonianza della stima che ha per Voi, il cardilwle di Richelieu».
Comincia un sodalizio intenso e duraturo, desti11ato a governare la Francia per vent'anni nella singolare complementarità di intenti e di una gestione tesa a esaltare il ruolo di Parigi in Europa e 11el mondo.
Al funerale della sua eminenza grigia, Richelieu dichiara " ... ho perso In mia consolazione e il mio soccorso ... ". D'ora in poi avrà zm altro interlocutore privilegiato: Mazarino!
Giulio Mazarino n nuovo cardinale-ministro non ha la fortuna di avere al suo fianco un personaggio solido e fidato come «Padre Giuseppe» e quindi la «rete informativa» francese subisce un forte ridimensionamento. Tuttavia egli ha abbastanza intuito da far funzionare in maniera soddisfacen te 1' attività di raccolta di informazioni, ben gestendo i suoi ministri e manipolando sapientemen te i suoi migliori agenti.
Morto Richelieu nel1642, Luigi XITI, considerata l'eccellente prova data dal cardinale e dai suoi agenti- cappuccini, pensa bene di chi amare a governare il paese un altro cardinale, un italiano, nato a Pescina in Abruzzo, un diplomatico vaticano, Giulio Mazarino (o Mazzarino), passato alla storia col nome francesizzato di Mazarin.
Fra questi sicuramente va ricordato il capitano dei moschettieri D' Artagnan (reso celebre da Alexandre Dumas nella storia romanzata dei Tre Moschettieri), protagonista, fra le molte missioni di spionaggio affidategli, di una rocambolesca «infiltrazione»: vestito da monaco (decisamente la copertura preferita del tempo!), fattosi crescere una barba adeguata al ruolo, riesce a intrufolarsi fra le truppe ribelli della «Fronda» che nel1652 avevano occupato Bordeaux. Si com porta da vero monaco, offre assistenza, aiuta i feriti, dà consigli, raccoglie le confidenze, finisce insomma col diventare il cappellano di fiducia dei rivoltosi. Facendo mostra anche della sua perizia in materie belliche, diviene addirittura consigliere militare del Capo ribelle. È così in grado di inviare informazioni preziose alle autorità legali, fino a quando tuttavia non è costretto a fuggire precipitosamente, avendo avuto sentore di stare sul punto di essere scoperto.
Un D' Artagnan, un moschettiere del re, un po' diverso da come ce l'ha fatto immaginare e sognare Dumas. Una spia insomma che cerca di fare al meglio il suo lavoro e non un coraggioso, un trasparente soldato difensore della legalità, un generoso compagno d'armi, un moschettiere pronto a morire per il re.
Fra i ministri Mazarino si avvale della collaborazione del marchese di Louvois cui si deve la creazione in Francia del primo embrione di Servizio informativo militare attraverso la "Sezione statistica del deposito di guerra", con mezzi per la verità molto limitati, ma con una volontà certa di far emergere l'importanza dello spionaggio e dell'intelligence.
Il manuale di diplomazia scritto da François de Callières qualche tempo dopo, sotto Luigi XIV, appare molto eloquente al riguardo: «Bisogna che un abUe nego- ziatore non trascuri di acquisire nel suo campo, con delle gratifiche e altri benefici, certe persone che hanno più spirito che fortuna e hanno l'arte di insinuarsi in tutte le Corti. Abbiamo visto alcuni musicisti e cantanti che, in ragione delle loro entrate presso alcuni principi e ministri, hanno scoperto grandi disegni. Questi stessi sovrani hanno spesso dei collaboratori minori ai quali si confidano, collaboratori che non sanno sempre resistere a un bel regalo fatto a proposito.( ...
) Succede spesso nei negoziati ciò che succede anche in guerra e cioè che le spie ben selezionate contribuiscono più di ogni altra cosa al buon successo delle grandi imprese».
Se sotto Luigi XIV nasce un Servizio di informazioni militare, con il suo pronipote, Luigi XV comincia parallelamente a operare una sorta di polizia politica segreta, i1 cosiddetto Secret dtt Roi. Strumento occulto di diplomazia «personale» del re, il cui principale obiettivo consiste nel seguire e influenzare le sorti politiche della Polonia.
Controllato quindi esclusivamente dal sovrano, formato da una rete di agenti ben indottrinati, generosamente pagati (lo stesso Voltaire non disdegna di procurare qualche informazione per la Francia), il Secret si rivela presto un'organizzazione ben funzionante con un'invidiabile rete di corrispondenti esteri, da Costantinopoli a Stoccolma, da San Pietroburgo a Londra.
Tuttavia, si può dire che nell'insieme il meccanismo non ha tutto il successo cui avrebbe potuto aspirare. Soprattutto perché il re in definitiva non sa utilizzarlo al meglio, occupato com'è con le sue favorite, prigioniero della sua indeterminatezza politica, troppo timido per imporsi ai suoi ministri, e senza una sicura visione strategica sottostante. Come in definitiva non ha successo, per gli stessi motivi, anche l'altra rete, quella ufficiale, che fa capo al ministro degli esteri e che il sovrano aveva appunto cercato di aggirare con la sua rete parallela.
Inevitabili sono le confusioni, i malintesi e qualche volta anche le sovrapposizioni di iniziative e lo spreco di risorse (uno scenario di bruciante attualità: anche oggi in tanti paesi esistono rivalità fra i vari «Servizi», soprattutto se manca una visione strategica chiara e univoca nella classe politica dirigente).
Non fidandosi delle stesse Poste reali, Luigi XV crea persino un sistema personale di recapito della corrispondenza del Secret. Ma non per questo l'organizzazione funziona meglio. Si cerca allora di compensare le falle che inevitabilmente si verificano nella ricerca di informazioni utili, facendo ricorso a personalità d'eccezione, spie dai mille volti capaci di inlrodursi in qualsiasi ambiente, come Charles Geneviève Louis Auguste André Timothée d'Eon de Beaumont, più conosciuto sotto il nome de Chevalier d'Con. Un personaggio dal fascino ambiguo, alimentato dal suo talenlo di diplomatico, dalJa sua abilità di agente «di influenza)) e soprattutto dai dubbi sul suo sesso. Uomo o d01ma? Travestito per piacere o per dovere?
Le Ch eva lie r d'Eo u: uo m o, domt a o travesti to? Se il certificato di morte attesta senza ombra di dubbio che d'Eon ha gli organi genitali maschili, rimane tuttavia il mistero, l'ambiguità del personaggio. Perché una persona in vista come lui (è successivamente capitano dei dragoni, dottore in diritto civile, avvocato n/ parlamento di Parigi, ministro ple11ipotenziario) comincia a indossare abiti femminili dai quaU a un certo punto della sua vita mai più si separerà? Per meglio svolgere le sue missioni segrete, sfruttando appunto le sue fattezze femminili in cerca di una copertura a tuffa prova? Ovvero per dare sfogo alle esigenze di una sessualità «doppia>> che ne fn il travestito più celebre di Francia?
Tm1to celebre che In sua stravagante e contraddittoria personalità ispira negli anni ottn11ta del XX secolo nlwni creatori di mangn (cartoni animati giapponesi) che gli dedicano diverse serie televisive. Prima la serie di Le C h eva li er d'Eo n, collegato vagamente alla vicenda storica e, successivamente, quella di Lady Oscar, la rosa di Versailles, molto più mmanzata e opera di pura fantasia. In Lady Oscar in effetti i personaggi vi appaiono in ruoli invertiti rispetto all'originale: nel mnugn, cioè, si racconta di una ragn:zn tral.'estita da uomo, mentre l'originale era UJl uomo che si spacciava per dom1a ...
Sarà lo stesso Luigi XV n "scoprire" lo strano personaggio. Avendolo notato durante 11n ricevimento mascherato vestito da domta e avendone constatato la vivace intelligenza, ha subito l'idea di 11tilizzarlo per i servizi del suo Secret.
Ln prima missione è introdursi presso In corte di Elisabe tta di Russia (impenetrabile per gli uomini), influenzamt' la politica l'C'l'SO Parigi e fare dn ht fermediario di una corrispondenza non ufficiale e segretissima fra i due sovrani. Il re ha visto giuo;to. !11 effetti d'Eon, CO/t il nome di Lin Ben1111101tf, arriva in Russia dopo w1 ILmgo Piaggio durante il quale peraltro /m dovuto difendersi (lui, un ex capitano dei dragoni!) dalla spietata corte di molti uomini. Tanfo il s11o trat•estimento è peifetto, tanto il suo viso imberbe si presta all'ambiguità dei ruoli, tanto i suoi modi si ri"l•elnno aggraziati.
A San Pietroburgo opera così bene da diventare «lettrice intima
Le C/u:mlier d'E011 e particolare» della zarina, sulla quale esercita un'abile pressione per avvicinarla alla causa della Francia.
Scoperta alla lunga la vera natura sessuale del suo ospite, Elisabetta non solo non se ne offusca e non si sente offesa, ma anzi si lascia avvolgere dallo strano fascino dell'androgino, dell'uomo che sembra donna o del/n donna che nasconde l'ttoniO. Insomma tra i due si stabilisce un forte feeling e probabilmentehanno suggerito alcuni storici- una forte attrazione fisica, che porta la zarina n consegnare n d'Con l'impegno scritto che In Russia si sarebbe alleata co11 la Frmtcia (come in effetti avviene poco tempo dopo co11 la firma del trattato di Versailles ne/1756 che limita in qualche modo le pretese msse sul/n Polo11ia).
Un successo strabiliante per il «Cavaliere» che si vede nsseg11are altre missioni segrete, portate n termi11e spesso con la sua copertura preferita: l'abito femminile.
Tomn diverse volte in Russia, segue una breve carriera militare nel corso della quale si distingue per il suo coraggio, view! successivamente i11vinto n Londra dove sotto le mentite spoglie femminili sottrae segreti militari di tale importanza che Parigi, rico11oscellte, lo 11omina ministro plenipolenziario residente presso In Corte di Smt Giacomo.
Un successo dietro l'altro, tutto sembra riuscirgli, difficile per lui rimanere con i piedi per terra. Si crede n w1 certo punto così importante da rifiutare un incarico che gli lta affidato il re perché considerato non conso110 al suo rango. Questo è il suo primo passo falso. Il secondo, fatale, è quello di inimicarsi madame de Pompadour, La potente favorita di Luigi XV.
Da quel mome11to comincia il suo declino. Perde tutti i suoi titoli, incarichi e prebende. Ma d'Eo11 ha mtcora una carta importante da giocare: è in possesso di docume11ti segreti che potrebbero danneggiare immensamente Luigi XV (lettere in cui il re di Francia esprime L'intenzione di invadere l'lllghilterra). in tali condizioni non gli è difficile riuscire a limitare i danni.
Nel frattenzpo è salito al trono Luigi XVI (1774) che, contrariamente al suo predecessore, vuole farla finita con i servizi paralleli, co11 il Secret du Roi e i suoi agenti.
Negozia quindi il recupero degli imbarazzanti documenti. D'Eon può tornare in Francia e ottiene un'eccellente pensione all'unica condizione di dichiararsi pubblicamente donna e vestire per sempre gli abiti fernminili (probabilmente perché all'epoca il concetto di «travestito» è inaccettabile e bisogna alla fine scegliere. E tutti credono che d'Eon sin una donna. Deve quindi conformarsi alla credenza generale, non alimentare più l'ambiguità del suo stato e tomare nell'anonimato).
È condannato quindi a vestirsi da donna per il resto della sua vita, proprio quando forse, stanco dei fravestimen ti da spia, vorrebbe indossare gli abiti del suo sesso.
Ma come abbiamo visto è troppo tardi. Luigi XVI preferisce Ua Beaumonf al Cavaliere.
Per il re d'Eon è una do11na, e anclze una bella donna, se si pensa che il conte Beaumarc!Jnis- inviato n Londra per negoziare un accordo soddisfacente sulle carte segrete- gli (le) chiederà coll insistenza di sposarlo!
Uuo sguardo sugli altri paesi europei: Spagna, Stati tedeschi e Russia
La Spagna si affaccia probabilmente in ritardo al mondo dell'intelligence, ma molto presto recupera le distanze da Parigi e Londra, dotandosi di un servizio di al to livello di sofisticazione. Centralizzati, organizzati da professionisti che hanno accesso diretto al sovrano, abili nel reclutare fonti volontarie, utilizzando tutti i mezzi (compresi ricatto e corruzione) pur di realizzare gli scopi prefissi. I servizi segreti spagnoli servono in genere bene il sovrano e il paese.
Nel 1599 viene istituito un posto permanente nella pubblica amministrazione per un alto funzionario incaricato di seguire e gestire in maniera continuativa le attività di spionaggio e di controspionaggio: nasce la figura della cosiddetta «Espia Mnyor de In corte y superintendente generai de las inteligencias secretas ». A ricoprire l'importante incarico viene chiamato un generale di vasta esperienza militare c di totale fiducia del re Filippo lii, Juan Velazquez de Vclasco. Rapidamente l'alto funzionario si mette al lavoro nella prospettiva di razionalizzare, centralizzare, coordinare e unificare le attività di informazione della monarchia. In tale prospettiva si trova nella necessità di circondarsi di agenti fidati e addestrati, avviando così progressivamente l'organiu;azione della rete informativa e la professionalizzazione del personale addetto.
La nomina di Velazquez de Velasco costituisce probabilmente una delle testimonianze più antiche della consapevolezza che emerge in Spagna della necessità di un effettivo coordinamento e direzione di servizi segreti al servizio dello Stato.
Lo spionaggio spagnolo peraltro assume contorni specifici che lo differenziano non poco dagli altri «Servizi» europei.
Caratterizzato da una forte componente ideologicoreligiosa, è formato in maggioranza da agenti non spagnoli, tenuto conto dei possedimenti di Madrid nel nord Europa che consentono alla Espia Mayor di reclutare facilmente in loco. Il che peraltro comporta un notevole risparmio in termini di costi e retribuzione degli agenti.
Alla Espia Mayor insomma arrivano informazioni non solo dal circuito diplomatico e dalle poche spie professio- nali inviate dalla capitale (soprattutto in Francia, uno dei principali obiettivi dell'intelligence iberica), ma anche da altre basi operative che circondano la Francia (spie non spagnole, che riferiscono da Bruxelles, Milano, Genova, Torino ecc.). Insomma una fitta rete di agenti per lo più volontari motivati dalla religione, dall'ideologia o anche dalla voglia di arricchirsi o dalla necessità di sopravvivere .
.Nfa ci sono anche agenti obbligati alloro mestiere con il ricatto: gli ebrei.
Riconquistato tutto il territorio nazionale dopo una lotta secolare contro i musulmani, la Spagna si ritrova profondamente, «fondamentalmente » cattolica, quindi antiprotestante e, soprattutto, antiebraica. Oltre all'accusa classica di essere responsabili della morte di Cristo, Madrid imputa agli ebrei di essere stati troppo vicini all'occupante arabo. E questa forse è considerata una colpa ancora maggiore (altri tempi: ebrei accusati di essere stati troppo amici degli arabi!).
La situazione diventa presto insostenibile. Nel 1492 i sovrani spagnoli l'iabella e Ferdinando pensano di risolvere la questione espellendo forzosamente dal paese tutti gli ebrei i quali, in parte si convertono (distinguendosi tra conversos, sinceramente volti alla chiesa cattolica e marrallOS, che invece continuano di nascosto a praticare i riti ebraici), in parte si spargono per tutta l'Europa. Inevitabilmente si stabiliscono contatti e collegamenti (anche familiari) tra gli ebrei convertiti rimasti in Spagna e quelli costretti all'emigrazione.
Non sfuggono di conseguenza agli attenti servizi del nascente spionaggio spagnolo le potenzialità che in tale quadro si aprono per esercitare pressioni, ricatti e ritorsioni sulle famiglie rimaste in Spagna per costringere gli espatriati a collaborare con gli agenti della Espia Mayor.
Come nel caso di un certo Martin del Espiritu, diventato monaco, costretto a collaborare per evitare la condanna a morte del fratello detenuto in una prigione spagnola. Un procedimento semplice e ripugnante, che verrà ripreso tre secoli e mezzo secolo dopo dai servizi segreti nazisti e comunisti: minacciare rappresaglie sulla famiglie dell'elemento individuato per ottenere sicura collaborazione nelle attività di spionaggio
Nei paesi di lingua tedesca assistiamo a una forte differenziazione tra l'organizzazione di Federico Il di Prussia e quella di Maria Teresa d'Austria.
Il re prussiano in effetti non dispone di una rete, di un'attività sistematica di spionaggio. Ma solo di singo li agenti che gestisce personalmente e con risultati ineguali. L'imperatrice austriaca, invece, può contare su servizi organizzati ed eccellenti tecnici, soprattutto per l'intercettazione della posta e per la dei messaggi, in particolare i dispacci diplomatici. Un sistema così ben funzionante che ai decifratori viennesi non ci vuole molto per «rompere» anche i codici della corrispondenza ultrasegreta di Luigi XV, quella del famoso Secret du Roi.
Insomma Berlino ha delle spie, ma non un servizio segreto propriamente detto. Vi enna ha un servizio segreto, ma non grandi agenti individuali.
Federico II si serve delle spie con un perfetto cinismo e senza alcuno scrupolo. Come Sun Tsu ventidue secoli prima, opera una classificazione delle spie che riduce però a quattro tipi e secondo un differente criterio: le grandi spie, le spie doppiogiochiste, le spie di poco conto e le spie «costrette». Per una più ampia disponibilità di spie «costrette», il re consiglia semplicemente - anche in questo caso! - di minacciare le loro famiglie, donne e bambini compresi, dell e peggiori sevizie. Scrive in effetti nelle <<istruzioni» per il reclutamento: «Se la persona da voi scelta non riporta indietro il vostro agente dopo aver soggiornato nel campo nemico, l'Di lo minaccerete di far sgozzare sua moglie e i suoi figli e di far saccheggiare e bruciare la casa. Sono stato obbligato a scrvirmi di questo metodo quando eravamo al campo di Clwtusitz ed è riuscito beue». Semplice ed efficace! Per quanto riguarda poi l'Austria, si racconta che l'attività di intercettazione e decifrazione della corrispondenza era talmente diffusa a Vienna, che alla protesta dell'ambasciatore inglese, sorpreso di aver trovato nel suo corriere diplomatico solo delle copie c non gli originali della corrispondenza ricevuta da Londra, il cancelliere Kaunitz gli avrebbe dato questa stupefacente risposta: <<Mio Dio! Ma come sono maldestri i miei uomini!>>.
In Russia i servizi rivelano presto la loro efficacia. Gli avvenimenti storici che portano dal disordine dei principati ru<>si del medioevo allo Stato forte e centralizzato della grande monarchia, danno la misura di tutta la loro abilità in quello che diversi secoli dopo sarà definito da Kipling il <<Grande Gioco».
Dopo la lunga dominazione dei mongoli -che avevano fatto dell'arte dello spionaggio uno dei principali strumenti delle loro conquiste territoriali -i russi si sentono naturalmente portati all' «approccio indiretto», avendo acquisito una concezione asiatica d ello Stato e rispettosi di una religione che non faceva certo della tolleranza la sua principale qualità.
Si può dire in effetti che i regimi russi, dal medioevo alla cadu ta del comunismo, sono sempre stati caratterizzati da un forte autoritarismo che fatalmente ha portato con sé un bisogno ossessivo di proteggersi da complotti e colpi di Stato. La cultura dello spionaggio e dell'intelligence ha in Ru ssia origini molto lontane e caratteristiche peculiari. I russi sono quindi i primi europei a stabilire un posto di Stato (seguiti dagli spagnoli qualche tempo dopo) dedicato allo spionaggio e al controspionaggio, ponendo le basi dei servizi che cominciano a formarsi attorno alla nuova figura.
Nel 1565 Jvan IV il Terribile crea I'Oprichnina, primo servizio segreto strutturato ma che, in realtà, si rivela presto solo uno strumento di terrore per colpire i nemici del trono. Quindi, più una polizia politica segreta che un organismo di spionaggio per la protezione «esterna » del regno. Impostasi con il terrore, l'Opritchnina si rende responsabile di tali eccessi di violenza e dà prova di tale crudeltà che, dopo appena sette anni dalla sua istituzione, lo stesso Ivan ne decreta traumaticamente la fine, facendo uccidere tutti i suoi agenti ...
Successivamente, nel ricordo dei terribili misfatti della Opritchruna, i russi preferiscono fare a meno dci servizi segreti. Bisogna attendere lo zar Alexis nel 1650 per vedere di nuovo operare una rete di agenti con compiti questa volta di effettivo spionaggio esterno e controspionaggio interno. Agenti che si avviano a una sempre maggiore professiona lità fino a cogliere i primi importanti successi, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Nel 1774 ne sarà vittima illustre La Chétardie, ambasciatore francese a San Pictorburgo.
Il diplomatico, in effetti, affida imprudentemente al corriere alcune carte che svelano i dettagli degli intrighi che trama a corte e dei suoi tentativi di corrompere l'entourage imperiale. La sua corrispondenza viene tranquillamente aperta, letta con attenzione e duramente commentata . Inevitabile e immediata segue la dichiarazione della zarina Elisabetta destinata all'imprudente diplomatico di «persona non grata».
La Chétardie, del tutto ignaro dei metodi russi, (non si legge la posta di un diplomatico en poste! Che diamine ... ) protesta fermamente la sua innocenza, dicendosi vittima un complotto. Ma nulla può di fronte alle inoppugnabili prove di cui sono in possesso i servizi i cui agenti, peraltro, non resistono alla tentazione di leggere all'esterrefatto ambasciatore gli ec;tratti delle sue stesse lettere dove si fa riferimento a oscure macchinazioni ... Insomma, è difficile continuare a negare in tali condizioni: all'ambasciatore francese non resta che fare le valige e tornarsene a Parigi con la coda tra le gambe.
Federico II di Prussia: gay tollera11te e intransigente militarista . Ricordato probabilmente come il più grande re di Prussia (alla sua morte il regno L) raddoppiato in superficie e triplicato 111 popolazione), Fedenco ì! animato da 1111 sorprendente dualismo, quasi 11110 schizofrellico sdoppiamento della personalità dot 1Uio - si racconta - a 1111 tipo di educazione, impostagli dal padre, del tutto contraria alla sua vera natura interiore. Co11 un n rigida impostaziotre 111 ili taristica, cioè, quando i11l'ece al giovane Federico piaceva comporre musica e fare amici::ia con gli scudieri ...
Gay dichiarato e impenitente, i11tellettualmente tollerante, uomo di grande cultura e musicista eccezionale, vicino agli e11ciclopedisti francesi, amico di Volta ire, Federico no11 esita a invadere bruta/me nte la Slesia senza dichiarazione di guerra e a impossessarsene senza esitazioni, i11corpornndola tranquillamente al suo regno. Gli eserciti europei scopr0110 11110 strategn militare di notevole portata.
Una vita e 1111 carattere insomma pieni di contraddizioni. Da giovane scrive insieme n Voltaire un saggio dal titolo Antimachiavel, in cui contesta il machiavellismo in difesa del diritto naturale, della pace e di una politica umana retta. Però, una volta sa lito al trono nel 1740, si adopera per fare dell'esercito prussimw una delle macchine da guerra più potenti d'Europa, fino ad arrivare a circa 200.000 effettivi e a consacrargli l'BO % del bila11cio dello s tato.
Se fa di Berlino una delle capitali europee più famose e del suo castello di Sans-Souci n Potsdam un salotto cos mopolita dove si ritrovano intellettuali, musicisti, scrittori e filosofi, Federico Il non tentew1a nell'utilizzare cinicamente e con metodi spicci In rete di spie di cui dispone, che fanno capo esclusivame nte n lui.
Tollera11te, abolisce la tortura, riforma i codici tel!e11do conto degli insegnamenti di Cesare Beccaria, depenalizza sodo mia e omosessua lità (et pour cause!). Ma si mostra del tutto intran sige nt e nel difendere le conquiste militari (Siesia e parte della Polo nin) riservando l utte le forze n/In conservaz io11 e dei bottini di g uerra.
L e v icende de ll' in te llige n ce i ng lese Sappiamo che con Elis abetta Tudor nasc e il primo servizio seg reto moderno d'Europa, so tto la guida di Francis
Walsingham il cui s uccessore è Robert Cccil (figlio di William Ceci!, il Capo de l Consiglio privato di Elisa betta), che prose guendo nella direzione indicata dai suoi predecessori rinforza e sviluppa ulteriormente i servizi. Con il s uo successore infine, Ralph Winwood, i serviz i di Sua Maestà esprimono il massimo della loro efficienza, sven- tando un complotto che avrebbe potuto comportare il ritorno di sovrani cattolici sul trono di Londra e invertire in qualche modo il corso della Storia: il cosiddetto <<complotto delle polveri». un piano diabolico immaginato per sterminare, d'un solo colpo, il re, i ministri e tutti i parlamentari.
I cospiratori, un gruppo di nobili di provincia affiliati alla causa cattolica, sono riusciti a farsi affittare, dall'ignara vedova di un commerciante dj carbone, un grande deposito non più in uc;o e i cui locali arrivano in parte fin sotto il paiano di Westminster, il parlamento inglese.
Tutti questi locali dovranno essere riempiti di esplosivi da far brillare il giorno dell'inaugurazione dell'assemblea, il 5 novembre 1605. Si vuole realizzare un strage epocale.
Il giorno dopo, secondo i piani dci «terroristi», nel paese in stato di c;hock e privato di dirigenza sarà facile alimentare nel disordine generale la rivolta dei cattolici, mentre l'esercito spagnolo verrà a dare una mano dai Paesi Bassi, sbarcando tempestivamente sulle coste inglesi e contribuendo a restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. Semplice e devastante. Un piano che rischia di riuscire. Ma i cospiratori non hanno fatto i conti con gli abilissimi signori dell'ombra che vegliano e saranno in grado di sventare il complotto praticamente sul nascere. Gli agenti di Winwood riescono a intercettare alcuni gesuiti "sospetti" venuti dalla Francia per partecipare all'azione. Li pedinano con arte per giorni e giorni in ogni loro movimento, fino ad arrivare ai capi della congiura prima ancora che abbiano cominciato a rifornire il deposito della merce fatale. Una volta arrestati, vengono immediatamente mandati al patibolo. Si può dire che con Winwood i servizi segreti inglesi raggiungono il loro apogeo.
Subito dopo, in effetti, comincia un periodo di decaden- za. n nuovo re, Carlo I, li trascura fino a eliminarli del tutto. È un periodo di forte repressione. Lo Stato autoritario spinge i perseguitati della chiesa anglicana a fuggire nelle colonie americane (nel1620 parte il miti co Mayflower). Con l'avvento della Repubblica, Oliver Cromwell mette fine al declino di quelli che erano stati i migliori servizi segreti al mondo, affidandone la riorganizzazione a John Thurloe, importante esponente politico repubblicano, che crea un nuovo Dipartimento per le informazioni
Tornata la monarchia, Carlo II continua nell'opera di ripristino dell'apparato di spionaggio e di intelligence, inaugurando anche una nuova forma di collaborazione dei servizi con scrittori e intellettuali (Daniel Defoe, l'autore di Robinso11 Crusoe, ne è un classico esempio) che dura in pratica fino ai nostri giorni.
La riorganizzazione del servizio è così efficace che William Pitt, primo minislro di Carlo IIJ, può dichiarare con soddisfazione: "11on si spnrn 1111 solo colpo di cn1111011e nel mondo senza che la Grn11 Bretng11n snppin perché".
Capitolo IX
I servizi segreti durante la rivoluzione francese e l'epopea napoleonica
!11789 segna sen7a dubbio una svolta nella storia d'Europa e nell'evoluzione delle idee e del pensiero politico.
Cade in Francia una monarchia secolare, cade la testa di Luigi XVI, esponente di una della famiglie reali più illustri d'Europa, cade insomma il mondo dei privilegi e delle ineguaglianze. Ma il nuovo mondo, basato sui tre principi solennemente proclamati (Liberlé, Egalité, Fmtemité) slcnta a emergere. La fase ((transitoria» è drammatica e causa non poche c;offerenze.
Appena insediatosi, il governo rivoluzionario dà immediatamente vita a un vasto servizio di informazioni e sicurezza con un duplice obiettivo.
All'interno, preservare lo slancio rivoluzionario che, come spesso succede, dopo i primi entusiastici tempi, tende ad affievolirsi di fronte all'emergere di nuovi e più impellenti problemi. Bisogna allora intervenire per ravvi- varlo. Il metodo più semplice è quello di spaventare, condizionare, terrorizzare l'intera popolazione. È l'opzione scelta dai rivoluzionari francesi. l «terroristi » vogliono anche bloccare eventuali iniziative degli aristocratici «e migrati» all'estero (e questo è il secondo obbiettivo) impartendo istruzioni aggressive e particolarmente violente: «bisognerà che gli agenti si ingegnino a far male ai nostri nemici. Incendiare i loro porti, i loro arsenali, le loro navi, c anche far cadere le loro grosse teste ( ... ) dobbiamo immaginare i progetti più disastrosi contro gli inglesi e gli spagnoli».
Gli agenti segreti si trasformano quindi in biechi ausiliari di polizia al servizio del Terrore, cercando incessantemente nuovi complotti, scovando nuovi controrivoluzionari, rastrellando nuovi nemici del regime per alimentare senza soste gli instancabili Tribunali rivoluzionari.
Fra il1792 c il 1794 il Terrore fa decine di migliaia di vittime, spesso condannate senza processo, con un ritmoghigliottina aiutando! -di 65 esecuzioni al giorno.
Mentre nel loro lavoro in patria i «ci ttadini » agenti segreti hanno «Successo» in quanto, in sostanza, si chjcde loro di svolgere una mera e bieca attività di delazione, in una folle corsa alla denuncia che porta la Rivoluzione a «divorare se stessa», all'estero invece- dove sarebbe stata necessaria più perizia professionale- si registrano solo fallimenti.
Gli agenti utilizzati non hanno alcuna preparazione specifica, limitati, inoltre, come sono da regolamenti rivoluzionari burocraticamente ottusi: al massimo si rivelano spettatori di «disastri» che non hanno minimamente contribuito a determinare.
Bisogna attendere Napoleone Bonaparte che, nel1799, spazzato via il Direttorio, si installa al potere e nomina il miglior capo della polizia che si possa immaginare, l'uomo che è all'origine dei modenù metodi investigativi, Joseph Fouché.
Fouché ristruttura subito il suo ministero dividendolo in quattro Direzioni generali di cui una in particolare (la Sureté Générale) si può considerare un vero servizio di controspionaggio e di polizia politica. n nuovo capo della polizia inoltre è il primo a capire l'importanza, per un'efficiente attività di informazione, di disporre di ampie documentazioni oggettivamente riscontrabili. I suoi agenti sono quindi istruiti ad aprire con cura «fascicoli» su tutte le personalità politiche importanti, per servirsene al momento opportuno.
Per 20 anni primo poliziotto di Francia (attraverso diversi regimi), Fouché ha sicuramente lasciato il segno nell'organizzazione della polizia intesa anche come controspionaggio internazionale e interno (contro i nemici del regime di turno). Egli, ad esempio, è il primo a bandire la violenza dagli interrogatori, convinto che si può ottenere molto di più con particolari tecniche che portano il soggetto a contraddirsi, non dandogli altra scelta alla fine se non quella di confessare.
Anzi nelle questioni più strettamente spionistiche, Fouché non si rivela necessariamente un seguace della p u nizione violenta (anche se il suo passato non gioca certo a suo favore): preferisce invece di gran lunga «rigirare» il soggetto catturato, facendone un agente d oppio oppure lasciare che una persona sospetta commetta un crimine per meglio ricattarlo con i «fascicoli».
Ma Napoleone non si affida solo a Fouché per la trattazione delle questioni segrete dell'impero. Operano evidentemente anche aItri organi: i servizi segreti delle forze armate, de l ministero degli esteri (quello più efficiente) e del- la gendarmeria. E soprattutto singole spie. Di queste la più celebre, passata alla Storia come «La spia dell'Imperatore», è senza dubbio l'alsaziano Charles Schulmeister, agente del "Service de Renseignement militaire".
Con la tecnica raffinata delle migliori spie, dare cioè al nemico qualche notizia vera di scarsa importanza (per acquistare credibilità) e ottenere in cambio notizie sostanziali, Schulmeister è all'origine di una delle più belle vittorie dell'imperatore francese, quella di Ulm, nel 1805. L'alsaziano infatti riesce a far credere al generale viennese Mack che le truppe francesi stanno tornando indietro per fronteggiare il malcontento che monta in Francia per le ripetute guerre di Napoleone, anche sulla base di un'importante e inoppugnabile documentazione, rigorosamente falsa, concepita e fabbricata dai servizi segreti francesi.
Il generale austriaco cade nella trappola e insegue le truppe «fuggitive». A Ulm, ai margini della Foresta Nera, finalmente le incontra. Ma non trova il resto di un esercito in fase di smobilitazione; ha invece la sgradita sorpresa di trovarsi di fronte tutto l'esercito imperiale pronto al combattimento. Come si sa, a Ulm Napoleone coglie un successo strepitoso, 40.000 austriaci gli si arrendono. Schulmeister ha lavorato bene. Napoleone gli è riconoscente, anche se rifiuta categoricamente di concedergli la Légion d'honneur perché «le spie si ricompensm10 con l'oro, non con le decorazioni».
Cllarles Louis Scfwlmeister, l ' I mpera t ore de ll e spie. È sicuramente la spia più brillante e più efficace della sua epoca. Nato nel1770, alsaziano, eccellente poliglotta (qualità indispensabile per w1 buon age11te anche ai nostri giorni), inizia da giovane, a Strasburgo, una piccola attività commerciale. Ma Charles Louis è troppo intelligente e brillante per accontentarsi di vende- re :ucclzero e tabacco. O meglio, vuole continuare l'attività commerciale ma a modo suo, da esperto contrabbandiere, passando incessantemente da una rim n/l'altra del Reno e guadagnando tanto denaro. l/matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d'A ustrin, tu ttnvin, mette improvvisamente fille al/n carriera di Sc/mlmeistcr. Gli austriaci non hanno dirnentimto lo smacco subìto n U/111 per colpn sun. Ne chiedono qui11di a Napoleone (ora genero dell'imperatore austriaco!), l'a/fon tannmen lo.
Piccolo di statura, con una folta capigliatura rossiccia, viene notato per ln sua sveltezza mentale dal generale Savary (un fedelissimo di Napoleone, futuro successore di Fouché nella direzione del/n polizia) clze ne propone i servizi all'Imperatore con questo vintico: ((Maestà , ecco 1111 uomo clze è tutto cen,ello e niente wore)> . Ma forse si sbaglia. Sclmlmeister in realtà hn anche un cuore. Tutto il sofisticato, nsclrioso e difficile doppio gioco di cui i• protagonista, è diretto solo alla gloria dell'Imperatore e della Frmrcin. Non tradisce mai questo ideale in 1-111 periodo storico in cui, ilrvece, i tradimenti per danaro o per convenienze politiche sono all'ordine del giorno. È comunque vero che Sclrulmeister unisce per così dire /'(<utile nl dilettevole». Per i servigi resi alla Frmzcin riceve ingenti somme di denaro, tanto dn pernrettersi la costruzioue di wz lussuoso castello nella località di Mei11nu, presso Strasburgo. Ma mai lo sfiora l'idea di accettare favori o soldi dalla parte nl't'ersa.
Non contento del suo :,uccesso a Ulm, Sclwlmeister si ingegna per passare clmzdestilrnmente, travestito da venditore nmbulmzte, le linee francesi, fino ad arrivare nelle vicinanze degli accampamenti russi. Qui con In solita tecnica di dare (<piccole>> informazioni per attenerne delle «grandi>>, è presto in grado di inviare a Savnry 1111 articolato rapporto con preziose informazioni sul dislocamento e In consistenza delle truppe msse e austriache.
Sulla via del ritorno tuttavia l'alsaziano viene catturato da un gruppo di soldati austriaci. Ma riesce rocambolescamente a sfuggire all'inevitabile impiccagione, fingendosi nwrto dopo essere stato picchiato dai soldati che l'accompagnavano al luogo di detenzione.
Generosamente retribuito per le sue gesta da Napoleone, Schulmeister nelle campagne belliche successive dirige, sempre co11 ottimi risultati, una rete di spie al sen1izio dell'imperatore e della Francia. Di eccezionale mobilità, la presenza di «Monsieur Charles» viene costantemente seg11alata in tutta la Germania e in tutta l'Austria, ma non viene 111ai arrestato, grazie mzciie al/n sua leggendaria abilità nei travestimenti: è pe1fetto, di volta in volta, nei panni di pastore prote..;tn11te, commerciante, notabile, mendicante e persino soldato.
Sacrificato sull'altare del più imprevedibile dei matrimoni, Charles Louis se ne ritomn nel suo castello di Mei11nu a Strasburgo, che però no11 è i11 grado di conservare n lungo. Lancia tosi 11egli affari, 11on si rivela altrettanto abile quanto lo era stato nello spionaggio. Alcune operazioni finanziarie sbagliate lo obbligano infatti n separarsi dalle sue preziose proprietà immobil inri.
[.vita, con la consueta perizia, le epurazioni dovute al ritorno in Francia di Luigi XVIll e muore, povero e dimenticato, a 83 armi.
Non ebbe mai alcun riconoscimento formale. Ma un titolo almeno lo ottenne: la spia dell'imperatore fu da tutti considerato «l'imperatore delle spie».
Ca pitolo X
Una nuova era dell'lntelligence in Europa e negt; Stati Uniti
Prussia
Nella seconda metà del XIX secolo si addensano sull'Europa nubi minacciose e cariche di tensione. Gli Stati più potenti del continente si osservano, si controllano, si sfidano da una sponda all'altra del Reno.
Da una parte la Francia, sicura della sua forza, della sua solidità economica, del suo apparato industriale e desiderosa di non perdere il suo primato continentale. Dall'altra, la Germania, per il momento ancora divisa in numerosi piccoli regni e principati, ma che aspira a diventare un impero «nazionale». Nasce quella rivalità franco-tedesca che sarà all'origine di ben tre guerre fra il 1870 e il1940.
L'artefice dell'unificazione tedesca, della nascita dello Stato nazione e del sorgere di una potenza continentale capace di tenere testa a tutti gli altri Stati, è senza d ubbio il prussiano Otto von Bismarck.
A lui si d eve anche l'attivazione di un efficiente servi- zio di spionaggio e di intelligence, prima in Prussia, poi in tutto l'impero tedesco. L'uomo che mette in pratica le visioni di Bismarck in materia, è Wilhelm Stieber, vero anticipatore dei moderni servizi di informazione.
In effetti Stieber, uomo di grande intelligenza e sensibilità, fin dalle sue prime missioni non si limita a riferire burocraticamente i fatti, ma usa anche commentarli con considerazioni di ordine più generale e "politico".
Per esempio, nel rapporto «Cospiratori comunisti del XIX secolo», scritto nel 1853 dopo aver teso una trappola a Londra allo stesso Karl Marx al quale sottrae un prezioso schedario con i nomi di agitatori prussiani, afferma: «tutti questi tentativi tesi allo sconvolgimento generale della società derivano dalla miseria elle reg11a nei diversi paesi interessati, di conseguenza l'arma più efficace per combatterli non può venire che da una migliore istruzione e da wrn migliore remunerazione dei lavoratori».
Non è quindi da escludere che nella polilica sociale di Bismarck, tesa appunto a migliorare le condizioni di lavoro degli operai e a elevarne i salari, abbiano influito in qualche modo anche le valutazioni di Stieber per una «decompressione» sociale, per meglio garantire l'ordine politico e mettendo fuori gioco, così, gli agitatori che in quegli anni soffiano sul vento della rivoluzione. Quindi niente di più sbagliato che ritenere Stieber un semplice provocatore e un uomo di «bassa polizia», come i suoi denigratori tentano di tramandare. Ci pare più corretto invece considerarlo una sorta di precursore di un moderno ed efficiente servizio di intelligence. La carriera di Stieber si snoda così attraverso frequenti e notevoli successi: per esempio nel1845, in Slesia, si infiltra all'interno di un gruppo di rivoluzionari socialisti facendoli tutti arrestare; oppure nel 1851 a Londra, come abbiamo visto fa cadere in trappola Karl Marx, anche se non può catturare i rivoluzionari tedeschi rimasti in Inghilterra (e protetti dalla legge inglese) ma solo quelli che rientrano in Prussia; ma anche nel 1858, quando smaschera una preoccupante rete parallela di spionaggio militare.
La carriera di questo eccellente «professionista» conosce tuttavia un fase di stallo, quando il nuovo re di Prussia
Guglielmo I (succeduto al padre Federico-Guglielmo IV) inizia a seguire tendenze politiche più «liberali», nelle quali non sembra esserci ruoli di primo piano per personaggi considerati «ambigui», come Stieber.
Presto tuttavia la professionalità farà premio sulla politica. Stieber in effetti sventa un attentato contro Bismarck, primo ministro di Guglielmo. Questi si rende conto che, nell'interesse del paese, è meglio non privarsi dei servizi di Herr Wilhelm che così ritorna alla ribalta. Gli viene assegnato un posto di strategica importanza: capo del servizio segreto prussiano a Vienna, la città rivale di Berlino nella corsa ingaggiata per la dominazione degli Stati tedeschi.
Al riguardo Stieber ha già le idee chiare. Prima di partire, consegna a Bismarck un rapporto dove fra l'altro sostiene che "i modesti risultati ottenuti con i metodi di osservazione utilizzati fra gli Sta ti dipendono dalla insufficienza del numero degli agenti impiegati. Questo è il motivo per cui il mio servizio dovrebbe poter contare sul maggior numero di agenti possibile. Si tratterebbe di mettere in piedi un vero 'esercito' di instancabili osservatori. Il flusso delle informazioni(. . .) sarebbe successivamente filtrato. La sintesi permetterebbe ai destinatari di lavorare su basi solide». Concetti, come si sa, q u anto mai moderni.
Ma Stieber va oltre. Intravede anche l'utilizzo a fini informativi della stampa: «per l'istituzione di questa organizzazione, di concezione del tutto nuova, vorrei poter utilizzare la potenza, pure del tutto nuova e sempre crescente, della stampa. ( ... ) 11 fatto che si riconosca ai giornalisti il diritto di fare dommzde, potrebbe farne dei collaboratori insospettabili del servizio segreto. ( ... )Gli stessi segreti economici e militari non scoraggiano i giornalisti, i quali n volte conoscono in maniera così i11tirrza uomini politici e militari in posti di alta responsabilità che questi non si astengono dal parlare di tutto". Se alla parola «stampa» si aggiungessero le parole «radio» e «televisione», potrebbe sembrare l'estratto di una circolare di un qualunque servizio segreto bene organ:Uzato dei nostri giorni ...
Molti agenti, fondi a sufficienza, manipolazione di giornalisti, ma Stieber usa anche un' «arma segreta»: «la vanità delle personalità desiderose di far sapere del proprio stato in pubblico», arma che sa sfruttare a dovere.
Così struttt1rata e organiaata, la nuova c moderna «Stazione» di Stieber a Vienna è in grado di fornire a Bismarck l'informazione tanto attesa: l'Austria auspica di ritrovarsi a capo di una confederazione di stati tedeschi, ma il governo austriaco intende perseguire questo obiettivo con metodi pacifici e non con la guerra, per la quale del resto non è affatto preparata.
Bene quindi per Bismarck che invece la guerra la invoca, ma naturalmente non vuole apparire come aggressore.
Spetta di conseguenza a Stieber attivare tutta la sua rete di agenti per soffiare sul fuoco delle rivcndicazioni patriot- tiche delle varie nazionalità che compongono l'impero austro-ungarico (cechi, ungheresi, italiani, sloveni, dalmati ecc.) e per scatenare contro l'imperatore
Francesco Giuseppe una forte campagna
Wil/relm Steiber, grande anticipatore dei modemi servizi di informazione di disinformazione sulla stampa dei paesi neutrali. Fare in modo insomma che l'Austria cada nel tranello teso e dia alla Prussia un pretesto valido per intervenire. Cosa che puntualmente avverrà per le contrastate rivendicazioni tedesche sull'ex ducato danese di Holstein.
Bismarck ha finalmente l'occasione d i dimostrare a Sadowa, nel1866, la superi orità dell'esercito prussiano e di confermare definitivamente il ruolo di riferimento assunto dalla Prussia nei confronti degli Stati della Confederazione germanica. L'unità della Germania - ormai è evidentepotrà essere realizzata solo per iniziativa della Prussia.
Dopo Vienna, il successivo obiettivo di Bismarck, in vista della proclamazione dell'impero, del Reich tedesco, è la Francia.
Stieber si trasferisce segretamente a Parigi.
Eccellente conosc itore della natura umana, raccomanda ai suoi «talent scout» di co n centrarsi su tre tipi di individui: •·le persone appartenenti alle classi povere elle sognano di guadagnare soldi senza fatica; gli ufficiali e i fimzionari elle llm111o bisogno di soldi per debiti di gioco o che siano stati frustrati 11elle loro aspirazioni di carriera( ... ) ovvero elle ha11no subìto llll'ingiusti:ia per motivi politici; tutti coloro che potrebbero avere Llll moti·uo pa farsi ricattare».
Inoltre devono avere un trattamento privilegiato g li avversar i dichiarati del reg ime imperiale, che presentano anche il vantaggio di fornire notizie di alto valore politico, per motivi essenzialmente ideo logici, cioè gratuitamente, con risparmio sulle spese della «stazione».
Se si pensa poi che il controspionaggio francese dell'epoca è quasi inesistente, si può avere un'idea del terreno particolarmente fertile che gli agenti di Stieber trovano a Parigi per la loro semina.
Insomma, la guerra tra Francia e Prussia appare sem- pre meno evitabile. Ma, come per l'Austria, il «Cancelliere di ferro» non vuole apparire come aggressore e cerca il buon pretesto.
La goccia che fa traboccare il vaso questa volta è «il dispaccio d'Ems» che riferisce sugli esiti dell'incontro fra re Guglielmo e l'ambasciatore francese Benedetti, avvenuto appunto alla stazione termale di Ems nell'estate del 1870, con la cortesia delle regole diplomatiche in vigore.
Oggetto del colloquio: la complicata questione della candidatura del principe prussiano Leopold von Hohenzollem al trono di Spagna, fortemente osteggiata da Parigi che teme l'eccessivo estendersi della influenza di Berlino in Europa. La controversa candidatura per la verità era stata presto ritirata. Ma Napoleone III insiste per avere una rinuncia formale anche per il futuro da parte di Berlino e invia appunto l'ambasciatore Benedetti a Ems per sollecitarla direttamente al re. Guglielmo si incontra una prima volta col diplomatico c gli conferma la rinuncia tedesca, ma si mostra restio a fornire garanzie formali o altri tipi di dichiarazionj. Alle successive insistenze di Benedetti per un nuovo incontro, il re fa rispondere che non ha nulla da aggiungere rispetto a quanto già detto pochi giorru prima.
In tale contesto il dispaccio d'Ems, assume un rilievo davvero singolare e del tutto sproporzionato rispetto agli eventi di cui è all'origine.
Nella versione per la stampa, il testo del messaggio viene in effetti da Bismarck (con l'attiva partecipazione dello stesso Stieber), abilmente riassunto, sapientemente manipolato e fatto pubblicare in bella evidenza, dando dell'incontro una descrizione che suona come una grave umiliazione per la Francia e per lo stesso imperatore Napoleone III.
Nella sintesi pubblicata dai giornali, Guglielmo ha scortesemente messo fine al colloquio con l'ambasciatore francese (il che non corrisponde alla verità), facendogli poi sapere da un suo su bai terno di non avere più nulla da dirgli sull'argomento e di non volerlo più vedere ri confronto con le armate prussiane sarà disastroso. A Napoleone il trono, alla Francia l'Alsazia e parte della Lorena, mentre il secondo Reich tedesco viene proclamato - suprema umiliazione per i francesi - nel salone degli specchi del castello di Versailles. Bismarck insomma trionfa su tutti i fronti.
Come sperava Bismarck, Napoleone III si sente offeso e considera che la sua dignità c quella della Francia siano state umiliate dall'atteggiamento prussiano descritto dalla stampa ...
L'orgoglio e il nazionalismo francese non possono permettere un simile trattamento e si scatenano. La Prussia va punita e ridimensionata! Ma non tutti a Parigi sono d'accordo: •11011 si fn In guerra per 1111a questio11e di etichetta!» urla l'opposizione.
Napoleone III in definitiva cade nella trappola tesagli dal cancelliere di ferro e dichiara guerra alla Prussia il19 luglio del 1870, commettendo il più tragico errore della sua vita politica e personale.
Stieber ha lavorato proprio bene e la sua efficienza è da tutti riconosciuta e Herr Whilelm è ricompensato anche con onori ufficiali c decorazioni del più alto livello.
Il cancelliere dell'appena costituto impero tedesco dichiara, diversamente da quanto aveva affermato Napoleone I a proposito di Schulmcister: «non ci si deve accontentare di dare soldi n/le spie. Bisogna invece saper testimollinre loro degli ouori quando li meritano». E Stieber certamente li meritava.
Austria
L'altra potenza continentale di lingua tedesca è l'Austria o meglio l'impero austro-ungarico. Vienna trae gli opportuni insegnamenti dalle trappole e dagli inganni tesi con successo da Schulmeister. l militari austriaci non hanno affatto dimenticato la lezione di Ulm.
In effetti, già a partire dal 1811 il governo imperiale istituisce un Servizio di informazioni militare e, al suo interno, attiva un Ufficio speciale, che possiamo definire di intelligence (Evidenzburo), in caricato di raccogliere notizie utili da tutte le possib ili fonti di informazioni, anche quelle che oggi chiamiamo «aperte». Con sede a Vienna, il nuovo servizio dispone di antenne in diversi paesi stranieri, con propri agenti inseriti anche nelle ambasciate c consolati austro-ungarici e lavora sotto il diretto controllo dello Stato maggiore della difesa con la copertura di Servizio storico dell'esercì to.
Nella rete del Ktwdscltafts Stelle- come verrà successivamente ch iamato- operano agenti di due tipi: gli <<Onorevoli corrispondenti» (volontari non sovvenzionati) c i «confidenti» (regolarmente stipendiati). Il servi ..do dispone parallelamente anc he delle antenne estere della polizia segreta.
Insomma un'organizzazione so lid a, nel complesso ben funzionante e con un notevole bilancio a sua disposizione. U Kundschafts Stelle concentra la sua atten/ione verso tre obiettivi principali: la Serbia, che sostiene le tendenze insurrezionali della Bosnia; l'Italia, che moltiplica le manifestazioni «irredentiste» nel Tirolo e a Trieste, e la Russia, nella s ua storica proiezione verso i Balcani.
Una rete informativa che si sviluppa grazie anche al personale apporto di un personaggio singolare, una «Spia» d'eccezione: il capitano Alfred Redl. Come Stieber in Prus- sia trent'anni prima, Redl è l'artefice dei servizi segreti in Austria. Ma, contrariamente al suo omologo berlinese che finisce la propria carriera tra riconoscimenti e decorazioni, Redl sarà protagonista d i uno scandalo di enormi dimensioni, che minaccerà la credibilità di quegli stessi servizi da lu i consolidati e modernizzati.
Di qualità professionali eccezionali, dotato di grande dinamismo e senso dell'organizzazione, Redl ha però due punti deboli: il gusto per il lu sso, nell'inconsapevole desiderio forc;e di compensare le <;ue umili origini, e la sua prorompente omosessualità, che pur cercando in tutti i modi di nascondere, condiziona pesantemente le sue attività.
Organizzatore dei servizi segreti militari dell'impero, ricattato a causa delle sue debolezze, si troverà nella necessità di dover passare noti;rie riservate al serv izio segreto nemico, quello russo, la temibile Ochrana. Scoperto, sceglie la via del s ui cidio piuttosto che affrontare la vergogna e il disonore di un pubblico processo.
L'affare Alfred Redl . Nato nel 1864, figlio di 1111 modesto impiegato delle ferrovie, Alfred Redl, con grande determinazione e molta fatica, riesce a realizzare il suo sogno di sempre: diventare ufficiale nell'esercito imperiale, nonostante le sue 11011 aristocratiche origini. Non solo, ma si rivela anche uno degli ufficiali più l1rillanti della sua generazione e inizia presto una carriera assai promettente. Dil'enta addetto militare a San Piefroburgodove impara il russo e si familiarizza con il servizio segreto locale- poi viene nominato, ad appena 36 mmi, Capo del confrospiouaggio all'Evidenzburo.
Alfred, pieno di energie e con una capacità di lavoro fuori del comune, avvia la modemizzazio11e del servizio. Ricorre a procedimellti rivoluzionari per l'epoca e che vengono ripresi successi- vamente da tutti i servizi europei: schede biografiche con le impronte digitali e le fotografie dei sospetti, sorveglianza dei gruppi politici dissidenti, ascolti clandestini di conversazioni telefoniche, registrazioni su cilindri di cera (anticipazione del magnetofono) ecc. Il servizio, insomma, sotto la sua direzio11e vola di successo in successo. Tutti sono soddisfatti de/lavoro di Alfred che del resto, da parte sua, è sempre disponibile ad aiutare i giovani ufficiali e i giovani i11 genere, co11 i quali si trova proprio a suo agio ... Fra questi c'è Stephan Hromodka, un bellissimo quindicenne, che chiede e ottiene l'appoggio di Redl per entrare nella scuola dei cadetti di Vienna. Nasce un'amicizia, o meglio una passione segreta, che sarà la causa della rovina del brillante capo del controspionaggio imperiale austriaco.
Ma per il momento Alfred Redl prosegue In sua eccellente carriera.
Nel 1903 il Ministero degli Esteri austriaco riceve un'informazione allarmante: i russi SOILO in possesso dei piani di guerra austriaci. Redl è i11caricnto di scovare il traditore. Cosa che fa ill tempo record. Si tratta del colonnello Sigmund Hekalio il quale però, nel frattempo, si è rifugiato in Brasile. Mn questo 110n rappresenta un problema per Redl che riesce n farlo estradare per frode (gli accordi tra i due paesi in effetti non avrebbero permesso l'estraci izi011e per «spionaggio»), secondo una vrocedum perfettamente impostata.
Al processo di Vienna, Hekalio riconosce di aver venduto dei docu111enti ni russi, ma precisa di non aver mai dato i piani di spiegamento delle forze, per il semplice fatto che l'incarico che ricopriva non gli consentiva mnteria/me11te l'accesso n tali documenti. Ci sono evidentemente altri «traditori» ... Anche questi però vengono presto individuati da Redl. Si tratta di altri due ufficiali: 1111 maggiore e un capitano. Tutti e tre condannati ai forzati. Le quotazioni del brillante capo del controspionaggio salgono ulteriormente e Redl sembra avviarsi verso la nomina n capo di tutti i servizi segreti austriaci. Nel frattempo si è trasferito in un lussuoso nppnrtmnenlo dat•e vive stabilmente con Stephan. Ma all'apparenza non c'è nulla di m1ormnle. Stephnn pnssn per suo «nipote» e l'elevato tenore di vita (automobili, sen,i:io, villeggiature, ·l'estiti) ostentato dn Ull Redl ossessionato dalle sue «umili origini>>, è ben giustificato da una consistente aedità ricevuta da 1111 lontano ::io.
Contrarinmen te alle previ<>ion i tuttavia (forse qualche dubbio comi11cia n farsi strada fra i colleghi) non ottiene In nomi nn sospirata e Ile/l'aprile del 1913, viene destinato n Prngn con l'importante incarico di Capo di stato maggiore della 8'' armata. Lì inizia l'epilogo dell'mruenfura di Alfred, wz epilogo dovuto anche n sfortunate causalità
Al «fermo-posta" dell'uffido postale di Prngn giace da tempo 1111n lettera indirizzata n 11n certo Nikon Nizetns, proveniente anonimamente dalla Germantn. Nessuno è venuta n cercarla. Scaduto il termine previsto, la lettera viene rima11datn indietro a Berlino, dove viene aperta. Contiene 6.000 corone e due indirizzi, n Parigi e Ginevra, di spie conoscitlfe dai servizi tedeschi c austriaci. Si attivano immediatamente i servizi dei due paesi. Si decide così di seguire attentamente il percorso delle future lettere che pwztunlmeute arrivano all'ufficio postale di Prngn oramai sotto controllo: due nge11ti del controspionaggio vi si so1zo «nccnmpnti>> in attesa di conoscere il misterioso destinatario che prima o poi si farà
Nel frattempo vive 1111 drnnuna passionale. Stephan lo vuole lasciare, intende addirittura sposarsi e vivere 1111n vita nonnnle. Alfred è letteralmente disperato, sconvolto. È disposto n tutto pur di fargli cambiare idea. Il giovane amante alla fine si lascia convincere ma esige un regalo di riconciliazione: una nuova autovettura, una costosissima Oaimler.
A corto di denaro Alfred, accecato dalla passione, per no11 scontentare Stephan in un momento così delicato della loro unione, commette un errore talmente incredibile che la sua professionalità avrebbe senza dubbio censurato nell'ultimo dei suoi agenti: si reca di persona all'ufficio postale e reclama illgenuamente le Lettere a nome di Nizetas.
!//formato dell'accaduto dai suoi agenti "postali", il capo del controspionaggio 11011 ha più dubbi: Nikon Nizetas e Alfred Redl SOIIO la stessa persona. La costemazione è generale. La sorpresa è totale.
Quando i due ufficiali venuti per arrestarlo si presentai/o alla sua porta, prima ancora eire possano parlare, Redl dice: «SO perché siete venuti>> e nella IIOtfl! si suicida Lascia11do l/Il ultimo messaggio: <<La frivolezza e In passione mi hanno distrutto.
Pago per i peccati eire ho commesso IIClln min Una fine che fa molto (forse troppo) comodo ai servizi eire in tal modo evitano lo scandalo. Da alcuni ambie11ti peraltro vie11e avanzato il sospetto che Alfred sin stato «aiutato» n suicidarsi, il suo presu11to ultimo messaggio sembra coincidere troppo con Io sce11ario elle i servizi avrebbero maggiormmte gradito. La stampa intanto si impadronisce dell'affaire. l11somma lo Stato maggiore non può pitì tacere e, Jmr confermando il suicidio, rende 110ta la storia di Redl, spia, traditore e omosessuale.
Più tardi si saprà che i danni arrecati da Redl al suo paese sono stati molto più gravi di quanto si sospettasse. Nelle sue carte c'è addirittura traccia di una sorta di «accordO>> - assolutamente unico nella storia dello spionaggio- con il suo omologo russo con cui reciprocamente si impegnavano a scambiarsi i nomi dei loro agenti i quali venivano puntualme11te scoperti e arrestati, mentre agli efficienti capi andavano promozioni, decorazioni e premi.
Parallelamente Redl, ricattato per la sua omosessualità e per il legame con il «nipote», fornisce per circa dieci anni- dal 1903 al1913 -documentazione militare ai russi, che lo retrilmiscono profumatamente.
I piani dello spiegamento delle truppe austriache erano stati naturalmente fomiti dallo stesso Redl e non da Hekalio e compagni. Dalle carte confiscate al «traditore» si constaterà che il disastro delle truppe austriache damnti ai serbi, nel1914, era stato la diretta conseguen:a dei piani fomiti da Redl al suo «amico» capo dei sen,izi segreti russi.
\!el1985 un bel film ricorderà la tragica figura di Redl: Il colonnello Redl dì lsfl'il11 S:abò, con Klaus Maria Brandauer nel ruolo del protagonista.
Stati Unit i
Le prime forme di attività di spionaggio si manifestano durante la Guerra di indipendenza. Grazie soprattutto all'interesse che lo c;tec,c,o generale George Washingtonfuturo primo presidente degli USA -manifesta nei confronti dei servizi segreti, nei quali nutre molta fiducia. Sorpreso dalla mancanza di qualsivoglia struttura di intelligence nelle truppe coloniali inglesi (sconfitte probabilmente per questo motivo dall'esercito francese nella battagl ia di Fort Ouquesne,) non vuole ripetere lo stesso errore quando si ritrova a capo delle truppe ribelli. Fin dalJ'inizio della guerra indipendentic;ta, in effetti, Washington consacra il 10% del bilancio militare ai servizi di informazione, convinto che "non c'è niente di più necessario che w1 buon serviz.io di informazione e niente più difficile da ottenere". Nel 1775 istituisce la prima unità militare di informazioni nella storia americana: i Knowlton's Rangers.
I «Servizi» insomma cominciano a prendere forma, si consolidano e dimostrano di funzionare abbastanza bene, sia attraverso singole personalità di grande valore (come il capitano Nathan Hale, la prima spia statunitense morta in missione: a suo perenne ricordo, proprio all'entrata del quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, si erge una statua che lo raffigura), sia con reti di agenti (la più famosa delle quali è senza dubbio la segretissima rete Culper, incaricata di agire in territorio nemico).
L'organizzazione di Samuel Culper (la cui identità rimane segreta allo stesso Washington che lo conosce solo come «agente 722») raccoglie notizie dagli ambienti più disparati, svolge attività di disinformazione, compie qualche volta anche azioni di sabotaggio. I suoi agenti sono abilissimi nel cifrare le notizie e nel trascriverle, con l'inchiostro invisibile, tra le righe di libri che depositano nelle cosiddette «buche delle lettere morte» (dead drops), secondo una tecnica peraltro utilizzata ancora oggi. ln un posto sta- bilito in anticipo, la spia lascia i propri messaggi. Successivamente, avvisato da un banale segnale, l'agente di collegamento si reca a prelevare la «merce» dalla buca delle lettere morte dove può, a sua volta, lasciare delle istruzioni.
La rete di Culper consente a Washington di disporre, per tutta la durata della guerra, di informazioni quotidiane sullo stato delle truppe inglesi che lo metteranno in condizione di sventare pericoli dalle con-
Natha11 Hah' seguenze devastanti. Come, ad esempio, nel caso dello sbarco delle truppe alleate francesi del generale di Rochambeau a New Port, ne1 1780, sbarco reso possibile da un'abile iniziativa di disinformazione della «rete», che mantiene le armate di Sua Maestà britannica bloccate a New York. Grazie poi a uomini come Benjamin Franklinprimo ambasciatore degli Stati Uniti in FranciaWashington può usufruire dei risultati di un'intensa attività di intelligence esterna, indispensabile al consolidamento della nuova entità federale appena costituitasi.
Esauritosi il conflitto, scomparso Washington, scoperti alcuni agenti «doppi », il servizio verrà progressivamente trascurato, fino a scomparire del tutto.
Così alla vigilia della Guerra di secessione, che scuote drammaticamente l'ex-colonia inglese dal 1861 al 1865, non è attivo alcun servizio di informazione, né nel Nord industriale e abolizionista né nel Sud agricolo e schiavista.
I belligeranti quindi sono costretti a ricorrere ad avventurieri di ogni risma (il capitano Phillip Henson, un agente doppio) o a personaggi singolari (come la diciottenne Belle Boyd, per i sudisti) o a detective privati (il celebre Allan Pillkertoll, per i nordisti).
Forse le uniche manifestazioni di attività sistematiche di «informazione tattica » possono essere ritrovate nei cosiddetti Black Dispatches, Messaggi Neri . ll risultato, cioè, delle attività di spionaggio realizzate per gli Stati del Nord da schiavi liberati o anche da schiavi disposti a essere agenti di penetrazione «in profondità».
È da questa rete, coordinata da Allan P inkerton, che nascono più tardi i primi servizi strutturati di informazioni militari: nel1882l'Office ofNaval Intelligence (ONI) e nel1885 il Military Infonnation Departement (MIO).
Da allora in poi i servizi segreti americani, pur arriva- ti in ritardo sulla scena dello spionaggio mondiale, non cessano di svilupparsi.
Nel corso della guerra ispano-americana del 1898 gli addetti commerciali e culturali delle ambasciate vengono trasformati d'ufficio in agenti informativi incaricati di valutare le effettive capacità militari degli spagnoli e di scoprire la dislocazione della flotta di Madrid. All'Avana, ad esempio, un attaché statunitense si serve dci migliori clementi in servizio presso l'ufficio telegrafico della Western Union per intercettare le comunicazioni tra Madrid e i comandi spagnoli operanti nell'isola. Insomma, tutto è utile alla causa della nascente intelligence americana.
Alla vigilia della prima guerra mondiale tuttavia, tagli di bilancio, riorganizzazioni burocratiche, posizioni politiche non favorevoli, determinano un severo ridimensionamento della struttura di spionaggio e controspionaggio.
Benjamin Franklin, scie n z iato, diplomat ico, agente segreto. Tutti associano il11ome di Benjamin Frnnklin all'invenzione del «parafulmine» e nl primo studio sulla 11aturn elettrica del fulmine. Molti ricordano anche cl1e Benjamin fu uomo politico, diplomatico, xiomnlista e filosofo, ma pochi sanno che Frnnklin fu uno sperimentato agente di lntellixence.
Genio poliedrico, sposa fin dall'inizio In causa indipendentista americana. Nel 1776 contribuisce alla stesura della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti e dieci anni più tardi partecipa alla redazione della costituzio11e americana.
Principale animatore del Comitato affari esteri e responsabile del Comitato della «Corrispondenza segreta>> (forma embrionale del servizio comunicazioni segrete), nel 1778 è a Versailles quale capo della delegazione incaricata di ottenere l'appoggio francese alla causa indipendentista. Ne/1783 è nominato amba- sciatore degli Stati Uniti in Francia. A Parigi Franklin maneggia con maestria la diplomazia segreta e la disinformazione. Malgrado la netta vittoria americana di Saratoga ne/1777, la Francia di luigi XVI continua a esitare, non si pronuncia, non appoggia chiaramente gli insorti come ci si aspettava. Franklin allora, con eccezionale abilità diplornatica, avvia una serie di iniziative tese a far credere di essere in definitiva pronto a negoziare con gli inglesi e moltiplica i gesti di buona volontà nei confronti di Londra. A Parigi naturalmente suo11a subito l'allarme all'idea di un'eventuale riconciliazione anglo-americana. Non c'è più qui11di tempo da perdere ... Il Consiglio reale decide di proporre agli Stati Uniti un accordo commerciale e finanziario nonché un'alleanza militare.
Qualche tempo dopo Benjnmin, esperto nella disinformazione, pubblica una falsa edizione di un giornale di Boston (annunci economici compresi), dove si riferisce di ordini dati dal governatore inglese del Canada, il quale avrebbe lautamente ricompensato mercenari indiani per ogni «scalpo» americano presentato. Il giornale racconta poi, con dettagli raccapriccianti, che molti degli scalpi già portati appartengo11o a donne e bambini. Grande è l'emozione nell'opinione pubblica inglese. Cresce il partito contl·ario al proseguimento della guerra con le ex-colonie. Una eccellente e riuscita iniziativa di disinformazione, di deception ... Franklin tuttavia non è esente da critiche, soprattutto per non aver voluto credere alle insinuazioni riguardanti il suo amico e segretario, Edward Bancroft, elemento alquanto sospetto, che poi si rivelerà essere effettivamente un pericoloso agente doppio, stipendiato da Lon- dra. l sospetti così finiscono per ricadere sullo stesso Fra11klin, anche se si riveleranno completamente infondati.
Natura assai co mpl essa qu ella del geni a/e Be11jmn in Franklin , «age11te segreto» ma anche filantropo e benefattore dell'umanità, se riflettiamo sulle sue più importanti e variegate in ve 11 z ioni: oltre al parafulmine, le lenti bifo ca li (trova la soluzione prima per se stesso, dovendo continuamente passare da LI/l occlziale all'altro), le pinne, il contachilometri, la stufaca min etto, il ca tetere, l'ar monica a bicchieri e persino ... la sedia a dondolo!
Personaggio singolare e iHclassificabile, in lui, secondo gli stor ici americani, si fondevano armoniosamente" le vi rtù del Puritallesimo, se11za i suoi difetti e La luce dell'lllumillismo, se11za il suo eccessivo ardore ... ".
Alti e bassi d ei servizi di
Intelligence Europei
Se in Francia il ce leberrimo affairc Dreyfu s (18941906) provoca qua s i la paralisi dei se rvizi seg reti. responsab ili di un 'azio ne di «co pertura » milita re finita mal e e concepita in un contesto di se ntimenti antisemiti c di lotte politiche interne, in Inghilterra la sang uinosa sco nfitta del generale Gordon a Khartum (1884), a opera del Mahdi, determina un sussulto organizzativo c di modcrnizzazione che farà in poco tempo dell'intelligence britannica il miglior serv izio segreto al mondo.
Come si ricorda, l'ufficia.le dell'ese rcito Alfred Dreyfus, alsaz iano ed ebreo, è accusato dal Deuxiè me Bureau (all'epoca servizio s ia di spionaggio che di co ntro s pionaggio ) di aver consegnato all'addetto militare tedesco importanti dettagli sul freno «idraulico » in costruzione per il cannone da 120mrn nonché informa z ioni sull'organizzazione dell'artiglieria e della mobilita zione delle truppe di copertura.
La prova principale è una ricevuta di consegna di documenti che sembrerebbe inchiodare Dreyfus. Ma- si saprà dopo- si tratta di un documento falso, costruito a tavolino dagli stessi servizi. Una vicenda che ha ripercussioni enormi sulla vita politica e morale francese, avendo il sentimento antisemita condito buona parte degli sviluppi della spy<>tory. Una vicenda che in qualche modo determina anche parte della storia del mondo: al processo di Dreyfus è presente il giornalista austriaco Theodore Herzl il quale si convince, dopo le ingiustizie subite dall'ufficiale alsaziano, che gli ebrei non potranno mai integrarsi completamente nelle varie società dove sono disseminati e che saranno al sicuro solo vivendo in un loro Stato nazionale. Nascono in pratica le prime riflessioni della corrente di pensiero «sionista>>, che propugna appunto il ritorno degli ebrei a Sion (antico nome di Gerusalemme) e che porterà, decenni dopo, alla costituzione dello Stato di Intanto Dreyfus, riconosciuto colpevole da un tribunale militare, viene degradato, umiliato c condannato ai lavori forzati a vita in Guyana.
Ma presto i primi dubbi affiorano, il nuovo capo dci Servi,d di informazione, Picquart, contesta la maniera con cui il suo predecessore ha gestito - e manipolatotutta la vicenda. Emile Zola col suo storico articolo "J'accuse" su l giornale L'A11rore del 13 gem1aio 1898, dà una dimensione politica al caso di spionaggio - che la gerarchia militare fa di tutto per mantenere riservatafino a determinare la revisione del processo, il riconoscimento dell'innocenL.a dell'ufficiale e la sua successiva riabilitazione. Questa in breve la questione che divise la Francia e l'Europa tra dreyfusards e anti-dreyfusards.
Ma in tutti i variegati sviluppi della vicenda le moti- vazioni sottostanti sono sempre sembrate alquanto insufficienti o comunque non del tutto comprensibili. Perché insomma Dreyfus è stalo messo in causa?
Tutto è stato ordito- in una folle ondata di antisemitismo - per colpire un ufficiale ebreo e con lui tutti gli ebrei francesi che ricoprono incarichi di alta responsabilità? O c'è qualcosa di più c l'antisemitismo è stato un elemento «collaterale» che comunque non è dispiaciuto agli ufficiali antisemiti dello stato maggiore francese?
Tra gli storici francesi guadagna terreno questa seconda ipotesi. Tutto l'affare Dreyfus, cioè, sarebbe stato montato dagli stessi servizi francesi per sviare completamente i tedeschi.
Una colossale azione di intoxication per la difesa di irrinunciabili interessi nazionali. Far credere in sostanza che lutta l'altenzione della gerarchia militare è concentrata sulla modernizzazione del cannone da 120mm (e le spie che vi si avvicinano vengono severamente punite), quando in realtà gli esperti lavoravano già da tempo su un pezzo ultramoderno, suscettibile di dare alla Francia un vantaggio decisivo c la cui costruzione va assolutamente tenuta segreta: il cannone da 75 mm! Un cannone in grado di sparare fino a 24 colpi al minuto, contro i 5 cui possono arrivare i cannoni tedeschi. Che poi il capro espiatorio sia un ufficiale ebreo, tanto meglio.
Un'ipotesi che ci pare abbastanza credibile c che darebbe una diabolica coerenza alla gestione del caso e dimostrerebbe anche le aberrazioni che si determinano nei servizi segreti quando vi prevalgono forme di «fondamentalismo» di qualsiasi genere.
Il Deuxième Bureau, largamente coinvolto nello scandalo, come abbiamo visto, viene drasticamente ridimensionato da Gallifet, nuovo ministro della guerra. Le com- petenze del Bureau in materia di controspionaggio passano al ministero dell'Interno a cui, dopo qualche tempo, saranno affidate anche le responsabilità nel settore dello spionaggio.
Inizia insomma una lunga fase di assestamento che nuoce non poco all'efficada operativa del servizio segreto francese, in crisi fino alla vigilia della prima guerra mondiale.
Gli inglesi, al contrario, arrivano alla «grande guerra» con servizi ben organizzati e in grado di dare un contributo significativo allo sforzo bellico del paese.
Già all'indomani della sconfitta di Gordona Khartum, sir George Aston scrive: «L'organizzazione e la forza degli eserciti stranieri erano considerate come materie trascurabili.( ... ) Questo servizio aveva goduto di un lungo sonno da quando il ricordo degli scandali di Crimea si era dissolto nel passato. Fu risvegliato dall'interesse che sollevarono nel pubblico i notevoli successi dell'esercito tedesco contro l'Austria nel 1866 e contro la Francia nel 1870». Successi, come si ricorda, dovuti anche all'eccellente lavoro compiuto dietro le quinte da Wilhelm Stieber.
Durante la guerra contro i Boeri, Londra dispone di w1 nuovo servizio di intelligence che effettivamente dà buona prova di sé. Ma ulteriori miglioramenti si impongono per colmare lacune persistenti, fino ad arrivare alla costituzione della Directory of Military Jntelligence, divisa in otto sezioni e con decine di ufficiali al servizio.
Tuttavia le rivalità fra le sezioni, fra gli alti gradi militari, fra esercito e marina (che dispongono di propri servizi di informazione), rendono evidente la necessità di creare, parallelamente a quella militare e in una visione più ampia della raccolta di informazioni, anche un'intelligence civile e spingono a collaborare più efficacemente con la polizia, con Scotland Yard.
È cosa fatta nel1909, quando il Comitato imperiale per Ja difesa istituisce l' M05 (che diventa durante la prima guerra mondiale MIS, servizio di controspionaggio all'interno del paese) e l'Mie (futuro MI6 o Secret Intelligence Service, servizio di spionaggio all'estero).
Due personaggi d'eccezione sono messi a capo dei due nuovi servizi: sir Vernon Kell (MOS) c Mansfiel Smith-Cumming (Mie). Nei decenni successivi i due servizi diventano una leggenda nel mondo dello spionaggio internazionale. Proprio dalle file dell'MI6 uscirà molto tempo dopo, nel periodo della guerra fredda ... James Bond, il più celebre agente segreto della letteratura spiorustica di tutti i tempi.
Ma per il momento l'MOS e l'Mie, rinnovati nelle strutture e nelle missioni, si preparano ad affrontare le sfide del primo conflitto mondiale.
Gli Stati italia11i
Abbiamo seguito l'evoluzione delle attività dei servizi segreti nei principali stati europei e nei nascenti Stati Uniti. Ora ci soffermiamo sui servizi segreti italiani, che seguono un'evoluzione non molto dissimile da guanto abbiamo constatato in Europa, soprattutto in Francia e in Inghilterra.
Anche in Italia, cioè, emerge chiaro il rapporto che si stabili<>cc fra il nascere di strutture burocratiche solide e permanenti, con eserciti e diplomazie stabili e la conseguente istituzione di servizi segreti. Cioè: più il governo è in grado di esercitare il suo potere attraverso un' amministrazione funzionante, maggiore è l'esigenza di autodifesa delle strutture, all'interno e all'esterno, mediante l'istituzione di «organis mi paralleli )).
Con qualche differenza tuttavia.
In Francia e in Inghilterra lo stato unitario e nazionale si afferma molto presto, fin dal XVI secolo. In Italia invece, come sappiamo, bisognerà attendere ancora tre secoli. Quindi gli agenti i taliani risentiranno per moltissimo tem- podi un certo approccio legato più al «particulare», alla piccola città, al singolo sovrano, alla difesa di interessi personali del principe, con una spregiudicatezza nelle modalità, un cinismo nelle finalità, un gusto per la «Co mbinazione » e per il doppio e triplo gioco che si manifestano forse meno in altri paesi, soprattutto in Inghilterra, dove il senso dello Stato, la difesa dell'interesse «ge nerale », la fedeltà al sovrano impregnano presto anche l'operato delle s pie di Sua Maestà.
Le cose tuttavia cambieranno in seguito, con la formazione in Italia di città-stato, dalle dimensioni, dalle potenzialità economiche e dal peso politico tali da poter rivaleggiare con molte grandi monarchie europee.
In questi casi, in particolare a Firenze e a Venezia, si registra una maggiore concordanza, una più marcata corrispondenza con quanto accade nello stesso periodo in molti stati europei in materia di servizi segreti e intelligence.
Firenze
Prima dell'avvento della Signoria, la città pullula di spie di tutti i generi (frati, contadini, ruffiani, giocatori commercianti ccc.) che agiscono tuttavia in maniera disordinata, inefficiente e con finalità immediate e spesso ambigue. Senza cioè un obiettivo di insieme. Spionaggio improvvisato c caso per caso.
È solo con Cosimo dc' Medici il Grande, autoritario iniziatore del granducato mediceo, che si instaura l'utilizzo sistematico delle spie, per il controllo politico all'interno e per l'autodifesa all'estero, tale da far considerare presto i servizi segreti come uno strumento riconosciuto della nuova organizzazione statale.
Uno strumento tuttavia sempre più utilizzato per sor- vegliare anche gli umori dei cittadini e per neutralizzare gli avversari politici, qualche volta anche attraverso l'eliminazione fisica. Gli implacabili sicari di Cosimo arrivano dappertutto: a Venezia eliminano Lorenzino, colpevole di aver assassinato il cugino Alessandro; a Parigi fanno fuori Piero Capponi, partecipe alla congiura di Orazio Pucci. In definitiva, quindi, più che un sistema coerente di intelligence, le spie di Cosimo finiscono per formare un apparato, una rete di delatori, sicari e agenti di polizia politica. Secondo l'accurata e perspicace relazione dell'ambasciatore di Venezia, Vincenzo Fedeli, come ci racconta Paolo Preto nel suo interessantissimo volume I servizi segreti di Venezia, Firenze è popolata di cittadini sordi e muti, tanto è il timore di essere spiati, e di finire nell'ingranaggio repressivo del duca: «per sapere e intendere mininwmente tutti gli umori della sua città e del suo stato, (Cosimo) ha costituito un twmero infiiJito di una certa sorte d'uomini, che SOILO da tutti fuggiti come la peste, perché sono già scoperti e so11o chiamate spie del duca, li quali riportano al duca tutto quello che si parla di lui e che di lui si dice nelle case, nelle chiese, llelli monasteri, nelle strade e nelle piazze, e da simili relazioni se ne sono fatte subito dimostrazioni. E questo terrore delle spie è ridotto a questo termine che tutti hanno paura del compagno e che lmo 11011 sia spia dell'altro per acquistarsi la grazia del duca».
L'apparato di Cosimo sopravvive a lungo. Tanto a lungo che, in buona sostanza, viene ereditato e utilizzato dai suoi successori e persino dalla «illuminata» amministrazione austriaca del Granducato, fino ad arrivare al suo dissolvimento nella fusione dei servizi degli stati pre-unitari con le strutture di intelligence del Regno d'Italia.
Antonio Bruciali, infi ltra t o per necessità. Cosimo de' Medici naturalmente non bada a spese per assicurarsi il buon funzionamento dei suoi servizi. Come non bada a spese per promuovere l'arte e la cultura (in sinfonia, del resto, con altri illustri membri della dinastia) attraverso un mecenatismo attento anche alle finalità politiche: gli artisti e i letterati attratti dalla generosità del duca finiscono inevitabilmente per tesserne le lodi, esaltandone le attività e lasciandosi andare qualche volta a ciò che oggi si chiamerebbe «culto della personalità)).
Quindi, mentre spie e agenti sventano pericoli, controllauo gli umori della popolazione e proteggono il duca dai s uoi nemici politici, artisti e letterati ne assicurano in qualche 1nodo il «mnrketing politicO>>, sempre associando il nome e In gloria di Cosimo al nome e alla gloria di Firenze.
Un servizio segreto dalle finalità cm inentemente poi i fiche non può prescindere dalle tecniche di infiltrazione. In questo settore In generosi tà del duca ci po11e davn11ti a sorprese certe.
Uno dei suoi agenti sadt in effetto Antonio Brucio/i, letterato, wnnllistn, filosofo religioso, in odore di eresia per il celebre Nuovo testamento di greco nuovamente tradotto in lingu a toscana, dove emergono le sue simpatie per illuteranesimo, silllpnti e che gli causeranno gravi difficoltà sin sul piano personale che del lavoro.
Bandito da Firenze, si trasferisce con la famiglia n Vmezia , dove il fratello ha una tipografia e dove lavorerà co me correttore di bozze. Bruciali continua peraltro a pubblicare opere filosofiche e religiose che lo portano inevitabilmente in rotta di collis ione con l'inquisizione ("Biblia, quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento"). La sua traduzione della Bibbia, in particolare, viene considerata eretica e messa all'indice nel 1559. Costretto all'abiura, isolato, più volte arrestato, senza risorse, il grande pensatore si rassegna ad accettare la proposta dei messaggeri di Cosimo.
Questa consiste in una provvidenziale retribuzione in cambio di rapporti regolari e dettagliati sulle attività politiche di Venezia, co11 particolare riferimento a tutto ciò che possa interessare Firenze e il SIIO duca.
Un grande letterato, un eccellente scrittore, infiltrato e agente di intelligence per necessità. Di certo i suoi rapporti sono stati letti e apprezzati a Firenze non solo per le notizie trasmesse.
Venezia
Nella città lagunare la sintonia dei servizi segreti con quanto accade nelle grandi monarchie europee è ancora più marcata. Venezia si dota presto di una struttura pubblica destinata a difendere la sicurezza interna ed esterna della Repubblica. Con una caratteristica propria, tuttavia: un sistema di sicurezza centrato in particolar modo sulla dimensione economica e commerciale. Si può dire che nella Serenissima nasce l'«intelligence economica».
Abbiamo in sostanza già visto che a Venezia, crocevia internazionale di scambi marittimi, le nove hanno un'influenza crescente sullo sviluppo della vita economica della Repubblica. Tutti i settori ne dipendono per impostare meglio le proprie iniziative.
Tutti inoltre devono dare il loro contributo, veneziani e amici di Venezia. Sappiamo che per facilitare il «dialogo» dei cittadini con l'amministrazione, vengono istituite le «bocche di leone», specie di cassette postali sistemate presso amministrazioni interessate attraverso le quali piovono domande, suppliche, «raccordi», ma anche delazioni e denunce di ogni genere.
Fin dal 1300 viene creato il Consiglio dei Dieci, supremo organo decisionale per gestire gli affari legati alla sicurezza dello Stato. Successivamente, con l'ampliamento delle sue competenze, il Consiglio fa ricorso all'operato degli Inquisitori di Stato, potente corpo di super agenti dotato di cospicui mezzi finanziari e con poteri anche giudiziari nell'ambito del Tribunale degli inqui sitori. li Consiglio si caratterizza anche per le sue attività all'estero, utilizzando la vasta rete delle ambasciate veneziane presso le corti più importanti dell'epoca. Gli a mba sciatori veneziani, «Stimola ti » nell'arte di riferire, sempre in bilico s ull 'ambig ua linea di demarcazione fra attività diplomatica e spionaggio (celebre al riguardo il motto di Giacomo
Casanova: «le sole spie confesse so11o gli ambasciatori»), stabiliscono la tradizione diplomatica europea con le loro «relazioni». Un siste ma di intclligence quindi ben funzionante e ben str utturato.
Giacomo Casanova, uno 007 troppo romatltico. Una vita avventurosa, ricca di avve11immti come quel/n di Giacomo Casanova, fra i figli più illustri di Venezia, difficilmente avrebbe potuto escludere la dime1zsio11e di age11fe segreto.
Grande seduttore, impareggiabile co11versatore, eccelle11te scri ttore, geniale anticipatore di eventi elle sarnn11o di attualità decenni dopo (a Parigi, ad esempio, dà vita, i11tomo al1750, n una sorta di lotteria 11azionale per rimpinguare le cnsse dello Stato), Giacomo Casanova è anche, 11ell'ultima parte della sua vita- a partire da/1774- age11te segreto.
Spia peraltro proprio per conto di quegli ((i11quisitori» che an11i prima, ne11755, lo avevano fatto rinchiudere 11el carcere dei Piombi per «libertinaggio», per wza relazione intrattenuta con una certa «suor M M», per apparfe11enza alla massoneria e per spregio della religione, insomma per condotta considerata contraria alla pubblica morale.
Fuggito rocambolescamente dai Piombi attraverso i tetti del
Gmcomo Ca"'/l(ll'n, trol'po romantico per L"Ssere 1111n lmonn 5pin palazzo Ducale, Casanova per 18 anni era rimasto prudentemente all'estero, incontrando i personaggi più importanti dell'epoca e collezionmzdo innumerevoli avve11/ure galanti e noll pochi guai fl1Inlzzinri. hz effetti la collaborazione dello «007 troppo romantico» cou gli« inquisitori" sz trascina stnncamen te per alcun i mmi, fino alla sua totale intermzione per «scarso relldimento». Uno scarso rendimento, tuttavia, che suona come un bel complimento per l'illteressato, impegnato invece nella redazione delle sue memorie, Histoire de ma vie, Pero capolavoro letterario.
Tomato finn/mente in patria, accetta, per di fare In spia per co11to dei temibili «i11quisitori> •.
Sembra tut fnvin che le relazioni di Giacomo (le riferte) non siano mai state molto illteressanti per il loro contenuto alquanto generico c vago, comunque senza elementi specifici e sufficienti per poter arrestare o perseguitare qualcuno.
È probabilmente troppo uomo di mondo Giacomo Casanova, troppo conoscitore delle debolezze e dei difetti umani, forse anche troppo romantico, per darsi con profitto a un'attività di spionaggio politico. La sua appartenenza al servizio degli <dnquisitori» è dovuta a puri scopi di soprnvvh'e1zza. In fondo IU! prova una profonda nvversioue.
E lo Stato pontificio?
Va detto che lo Stato pontificio non dispone all'epoca di uno specifico apparato addetto alla raccolta di informazioni finalizzate. Et pour cause: per lungo tempo in effetti non ne avrà bisogno.
I papi godono di un eccezionale vantaggio rispetto agli altri sovrani: possono agevolmente acquisire notizie da tutto il mondo attraverso il clero secolare o la formidabile rete di nunziature, monasteri, chiese e istituti religiosi.
In tale contesto svolgono un ruolo particolarmente efficace i grandi ordini religiosi, in particolare i gesuiti, che dispongono addirittura di un loro validissimo sistema di cifratura dei messaggi e si riveleranno a volte temibili agenti di intelligence.
Gli stessi sovrani cattolici, de .l resto, si appoggiano spesso al sistema informativo pontificio traendone non pochi benefici. Conosciamo i casi di Richelieu c Mazarino e dei rispettivi sovrani.
La rapida evoluzione dei tempi rende tuttavia sempre più evidente che se il Papa riesce ad avere (tramite appunto nunzi, vescovi, gesuiti ccc.) informazioni corrette e sufficienti sull'operato della classe dirigente c sug li umori della popolazione, non altrettanto tempestiva si rivela per lui la raccolta di notizie in merito alle grandi trame politicodiplomatiche del XV1/XVII secolo che tendono a spingere la Chiesa- come istituzione temporale e statale- ai margini del concerto politico europeo.
Pio V così fin dal 1566 crea una rete strutturata di agenti segret i, denominata Entità (in un primo momento chiamata Santa Alleanza), che ha il compito di riferire al Papa tutto quanto può essere utile per la difesa della cristianità e per neutralizzare oppositori e nemici politici.
L'Entità godrà dell'incondizionato appoggio dei Gesuiti che ne faciliteranno senz' altro le attività, mettendo a sua disposizione i punti di appoggio e riferimento dell' ordine presenti in molte parti del mondo.
La rivoluzione francese, la bufera napoleonica, gli stravolgimenti del XVIIT/XIX secolo faranno gradualmente prendere coscienza al Papa che i tradizionali canali informativi fino ad allora utilizzati si rivelavano insufficienti a percepire il costante infittirsi delle relazioni internazionali e che occorreva di conseguenza organizzarsi altrimenti, aggiornando e adattando il sistema informativo per stare al passo dei tumultuosi mutamenti dell'epoca. Sulla scia di tale esigenza viene creato il cosiddetto Sodalitium Pianum, una rete di informatori tesa soprattutto ad acquisire notizie per meglio lottare contro le forme di modernismo che sembrava minacciare i cardini tradizionali della chiesa e il suo potere temporale. Sciol t o nel1922, per alcuni avrebbe continuato a operare segretamente fino al1946
Non c'è quin di proprio da meravigliarsi se anche ai nostri giorni il Vaticano disponga di un moderno organismo informativo di cui in realtà si sa poco, ma che deve funzionare molto bene nell'ambito degli specialisti della gendarmeria vaticana e sempre con il prezioso ausilio dei gesuiti e dei nunzi apostolici. Non tanto per raccogliere notizie di strategia geopolitica, quanto piuttosto al fine di esaminare l'evolversi della situazione nei vari paesi del mondo sia per tenere informata la gerarchia ecclesiastica sia per difendersi da possibili attentati contro il Papa. In questa ultima prospettiva la collaborazione con i servizi informativi italiani sarà, c'è da giurarci, intensa e continuata.
C'è insomma poco posto per la fantasia, immaginando strutture su per segrete, operative e dalle non sempre chiare finalità ... Come ha cercato di far credere recentemente un immaginifico scrittore che ha affermato sul suo blog di avere finalmente "scoperto" i servizi segreti del Vaticano!
Nome? Istituto Gesuitico di Studi Vaghi (sic!) (IGESV A).
Indirizzo? Vin dei Cherubini 32, Roma. Direttore? Un non meglio identificato Monsignor Novacek. Nucleo operativo?
Un gmppo di superagenti denominato RIP (Req11iescnnt In Pacem). Uno scherzo evidentemente, nel quale peraltro molti sono incredibilmente cad u ti.
In definHiva, al di là di sigle improponibili e lasciando da parte riferimenti a strutture del passato, è certa oggi l'esistenza in Vaticano di un attivo, ben organizzato e moderno servizio di intelligence
R egno d'Italia
Alcune «tare», spesso rimproverate ai servizi informativi italiani, vengono da lontano, probabilmente dal momento stesso della loro creazione, nel1863 sotto la direzione del colonnello Edoardo Driquet, due anni dopo la dichiarazione dell'Unità d'Italia.
La fusione degli apparati degli Stati preunitari avviene, in effetti, in maniera piuttosto frettolosa e disordinata (prima ancora che la nuova Pubblica sicurezza, nel 1867, imponga la propria sovranHà su tutte le province del regno), sotto la pressione degli eventi e senza significativo ricambio generazionale. Anzi utilizzando il più delle volte gli stessi agenti delle monarchie spodestate per combattere proprio i colpi di coda an ti-annessionistici dei Borboni e degli Asburgo.
Sin dall'inizio quindi si percepiscono certe tendenze alla «resistenza», ben celate voglie di creare apparati negli apparati, «servizi nei servizi», gestioni talmente riservate da non paterne più ricostmire con esattezza né le origini né i collegamenti. Non si attiva insomma fin dall'inizio un servizio efficiente, «nazionale», moderno, con alto senso del nuovo stato unitario. Permane invece la propensione, tutta italian a, a considerare i servizi segreti più «Strumento di potere», al servizio cioè di reconditi interessi, che <<Strumento di governo», per assicurare la stabilità interna e gestire la sicurezza esterna, al servizio dello Stato e del bene pubblico.
Del resto l' «Ufficio I» di Driquet ha vita breve. Diviene in effetti capro espiatorio delle sconfitte di Custoza e Lissa, durante la terza guerra d'indipendenza, ed è soppresso nel1866.
Per molti anni le strutture informative superstiti si concentreranno soprattutto nella lotta al brigantaggio meridiona le, nelle cui file affluiscono non solo contadini disperati e diseredati di ogni specie, ma anche ex militari dei disciolti eserciti. Un'intelligence quindi di sostanziale supporto alle truppe piemontesi nella repressione delle manifestazioni popolari che esplodono (al Sud, ma non solo) a causa dei forti '>qui li bri sociali ne ll 'Italia unita e dell'estrema povertà dci contadini.
La tristemente nota legge sul macinato (1869), con le c;ue disastrose conseguenze per i ceti meno abbienti, contribuisce poi a far emergere una nuova coscienza sociale, attraverso cui c;i sviluppano le idee socialiste e le contestazioni anarchiche. In prospettiva nuovi target per i servizi segreti nostrani ...
Ma a sconfiggere il brigantaggio meridionale, più che la cavalleria piemontese, sarà l'attuazione della legge Piea, una normativa di eccezionale durezza e fermamente determinata a liberare "le regioni infettate" dal fenomeno criminale e che, al tempo stesso, garantisce ai briganti catturati riduzioni di pena e immu nit à in cambio di utili informazioni per l'eli mina zione dei gruppi ancora in atti- vità. Una sorta di normativa sui pentiti ante litteram.
Finita l'emergenza del brigantaggio, si definiscono meglio le competenze fra la dimensione «civile» e quella «militare» dei servizi.
Per la parte civile, anche a seguito dell'attentato a Umberto I nel 1878, per mano dell'anarchico Giovanni Passannante, viene decisa nel1880 una significativa riorganizzazione della Pubblica sicurezza in generale c dei Servizi segreti civili in particolare, che assumono la denominazione di Ufficio per gli affari politici e riservati (dipendente dal Ministero dell'Interno), nel cui ambito viene istituito il primo schedario fotografico degli arrestati e dei sospetti.
All'estero poi- nel quadro di una stretta collaborazione che si instaura fra i dicasteri degli Esteri e dell'Internovengono attivati i consolati italiani, nei cui organici figureranno agenti speciali accreditati come funzionari amministrativi e incaricati di sorvegliare all'estero i nuovi targct dei servizi: anarchici, socialisti e rivoluzionari.
Al termine della prima guerra mondiale, l'Ufficio viene sciolto e riorganizzato in una Divisone affari generali e riservati dalla quale scaturisce successivamente, nel 1930, la ben nota polizia politica di Mussolini, l'OVRA.
L'intelligence militare propriamente detta, dal canto suo, viene ristrutturata solo a partire dal 1900, con la ricostituzione dell'«Ufficio i» (dipendente dal ministero della Guerra), il cui sviluppo tuttavia è molto lento nonostante gli sforzi dei rispettivi responsabili. Situazione che dura fino alla vigilia della guerra di Libia nel1911, quando l'urgente necessità di "carte topografiche" e di notizie sulla conformazione geografica della regione schiudono ai servizi militari nuovi orizzonti, buone occasioni di ampliamento e, soprattutto, fondi insperati. Noti e insospettabili geografi, ufficialmente in Tripolitania in missione scienti- fica, in realtà preparano, su istruzione e dietro cospicuo compenso dell'Ufficio I, dettagliate carte topografiche in vista dello sbarco militare italiano e forniscono anche utili notizie sulle difese turche e sulle popolazioni locali.
Altra convulsa riforma è introdotta allo scoppio della prima guerra mondiale ne11914. Ma risulta tuttora incerto l'effettivo contributo dato dai nostri servizi all'andamento delle operazioni belliche. Secondo alcuni autori parte della respono.,abilità della sconfitta di Caporetto nel 1917, ad esempio, sarebbe dovuta all'inefficienza dell'intelligence militare. Per altri, invece, non poche colpe del disastro andrebbero addebitate allo stesso Stato maggiore incapace di valutare nella loro giusta portata le notizie ricevute. Se si crede almeno a quanto scrive il colonnello Douhet (peraltro condannato a un anno di reclusione per aver <<Osato» criticare lo Stato maggiore): «Si leggono i bollettim dell'llfficio 11iformazioni ( ... ) Nonostante l'addensarsi delle tmppe austriache nel Trentina <;i comh1cin nd escludere In minaccia e si finisce co11 l'nm111ettere che possa essere una fin tn. Si sn che vi sono dn 14 n 18 divisioni e credesi nello scherzo ... ».
Insomma Douhet ripropone l'eterno dilemma tra l'acquisizione della notizia e la sua corretta valutazione ai fini delle pertinenti decisioni politico-militari.
Questa in rapida sintesi la si tuazione dci «Mezzi speciali» che eredita nel 1922 il fasci<;mo.
Un insieme di uffici e servizi non molto efficienti, di stru tture ancora debolmente consolidate e con finalità non se mpre chiaramente definite. In ogni caso inadatti ai variegati compi- ti che si ripromette di assegnare loro il na scen te regime che, dopo l'intelligence politica, metterà le mani anche nei se rvizi segreti militari con la creazione del SIM (Servizio Informazioni Militare).
Capitano Eugenio De Rossi, agente speciale ante fitteram. Se volessimo cercare Wl predecessore credibile degli «agenti speciali», non quelli cinematografici ma quelli realmente esistiti, dovremmo forse far rijerime11to a 1111 eroe della prima guerra 111011dinle, il capitano Eugenio De Rossi, brescimw, nato nel1863. Capitano dei bersaglieri, di stanza n Pi11erolo 11elln fortezza di Fenestrelle, De Rossi inizia ne/1893 la sua attività di intelligence militare redige11do tm pregiato studio su l/11 possibile colpo di mn11o da parte francese sulle «difese nvn11znte della fro11tiera italiana». Le re/azio11i tra Rornn e Parigi sono in quel periodo molto delicate. ln agosto ad Aigues Mortes (Marsiglia)
Esplode
In rabbia an ti-italiana (sia per la massiccia emigrazione rli nostri connaziona li vista con crescente diffidenza, sia per l'atteggiamento fortemente nn ti-tedesco di Parigi che si riflette su Roma clte Ila da poco rinnovato l'adesione al/n Triplice alleanza) che provoca ben 50 morti tra i lavoratori italia11i. L'Ufficio l dello Stato maggiore apprezza qui11di co11 particolare interesse lo studio. Lo apprezza tanto che decide di utilizzare operativamente De Rossi per una serie di «escursioni ciclistiche» in Savoia, Valle del Rodano e Alpi Marittime dove osservare i movime11ti delle truppe francesi, le modalità operative di trasporto e di mobilita zione, la configurazione del terreno ecc. De Rossi riesce persi11o a procurarsi wz esemplare di fucile Lebel1886 (modificato ne/1893), inviando/o subito a Roma per i conseguenti accertamenti. L'Ufficio l è sempre più soddisfa tto del lavoro di De Ro ssi cui affida ulteriori incarichi dì «escursioni», questa volta in Carinzia e
Slovenia, dove raccoglie notizie di intelligence militari considerate «molto interessanti». Durante queste missioni De Rossi è sempre intimamente convinto della loro utilità e non mostra mai di preoccuparsi dei pericoli elle comportano.
Nel1890 viene assegnato all'Ufficio storico dello Stato maggiore. Ne è estremamente soddisfatto. Con tale copertura può alternare ricerche storiche e missioni di spionaggio militare in territori stranieri. Le sue «escursioni» questa volta si concentraIlO sull'Impero austro-ungarico, che pur essendo ttn paese allento, è stato il nemico di ieri e potrebbe esserlo, chissà, a11che domani. È sempre bene quindi effettuare nel paese attente ricognizioni di strade, ferrovie e porti, o:>sen•nre le truppe in movimento e in addestramento, mlutnme il morale, seguinu' le manovre. cose cln• De Rossi fa egregiamente.
[ i11cnricato di un'ulteriore delicata missio11e, questa volta i11 Corsica, do·pe deve attivare e consolidare una rete di infonnatori: nnche in questo cnso ottiene 1111 ottimo successo.
Insomma co11 le sue escursioni ciclistiche De Rossi rende grandi sen,igi allo Stato maggiore, trasformando In sua passione per il ciclismo in 1111 pl'ezioso 111ezzo di intellige11ce militare. Alla vigilia della prima guerra mondiale, fa della bicicletta anche uno strumento n fini bellici, ottenemfo la creazione di 11 uovi reparti di bersaglieri-ciclisti.
Nel giugno del 1915 De Rossi, con i suoi uomini, è protago11istn ai piedi de/monte Mrzli di una rischiosa operazione bellica che gli vale la medaglia d'argento al Valor militare ma gli costa l'uso delle gambe.
Così, dopo la guerra, l'uomo che aveva percorso in bicicletta vari paesi d'Europa infiltrandosi nei posti più riservati per raccogliere preziose informazioni militari, il promotore durante La guerra della «mobilità» dei bersaglieri con In bicicletta, si ritrova grande i11valido e impossibilitato a riprendere quell'attività per la quale si era dimostrato uno degli age n ti pi lÌ efficaci e produttivi dell'Ufficio l dello Stato Maggiore.
Capitolo XII
La Prima guerra mondiale
Risulta praticamente impossibile sintetizzare in poche pagine l'evoluzione dei c;ervizi segreti nei più importanti paesi durante le due guerre mondiali. Per due motivi principali.
Da un lato, bisogna in effetti tenere conto che la guerra tende a diventare <<totale ». I servizi cercano quindi d i adattarsi e aggiornarsi alla nuova situazione, dando però luogo ad attività variegate, spesso confuse, contraddittorie e difficili da decifrare in quanto, pur di raggiun gere lo scopo prefisso (a volte vitale per il successo di w1'azione, di una battaglia, forse delJa stesc;a guerra), tutti i mezzi appaiono buoni. Così gli avventurieri si mescolan o ai professionisti, i civili ai militari, i mercenari ai truffatori e si fa di conseguenza grande fatica a seguire una linea chiara di evoluzione del settore in ciascun paese.
In precedenza le guerre avevano riguardato essenzialmente gli eserciti interessati e i gruppi di persone implicate in specifici- e lim itati - eventi bellici. Per il resto della popolazione, a parte alcuni "effetti collaterali", gli scontri militari potevano apparire come accadimenti lontani. Con la Prima guerra mondiale, invece, tutto cambia. Il protrarsi del conflitto, la sua estensione geografica, la potenzialità distruttiva delle nuove armi, finiscono per richiedere lo sforzo collettivo di tutto il paese per consolidarne il potenziale bellico e la capacità di resistenza.
Paradossalmente poi sono proprio gli eventi militari nella «guerra totale » a far cambiare, sia pur con le difficoltà e le contraddizioni cui abbiamo accennato, fisionomia ai servizi segreti che gradualmente passano dal mero «Spionaggio » aU'intelligence, cioè da una semplice raccolta di informazioni miJitari o comunque settoriali per finalità tattiche a un esame delle notizie acquisite secondo una prospettiva strategica di sicurezza del paese, in vista di decisioni che vanno prese esclusivamente dal potere politico. Occorre allora ottenere notizie non solo sul dispositivo militare del paese nemico, ma anche sullo stato delle sue industrie, sul morale delle sue truppe, sull'evoluzione politica interna, sull'approvvigionamento della popolazione, in una paroln, sulla capacità di tenuta del paese.
Dall'altro Jato, gli eventi di intelligence, le azioni di spionaggio, le iniziative di disinformazione sono così numerosi e variegati nelle due guerre mondiali da alimentare una bibliografia davvero sterminata, soprattutto nelle pubblicazioni in lingua inglese e francese. Tentarne una sintesi non solo sarebbe arduo, ma probabilmente anche inutile, tenendo conto delle finalità fondamentalmente divulgative del presente studio. n lettore, in effetti, rischierebbe di perdersi nel labirinto delle azioni e controazioni, nel doppio e triplo gioco di molti agenti, nell'intreccio- a volte inestricabile- fra spionaggio e controspionaggio, disinformazione e spie rivoltate, nelle innumerevoli iniziative tentate, fallite o riuscite.
Ci è sembrato quindi più «maneggevole » raccontare le attività dei maggiori responsabili dei servizi segreti, verificare le evoluzioni «tecniche» che si regjstrano sull'onda degli avvenimenti bellici nel funzionamento di alcuni servizi e fare riferimento a figure di agenti segreti che hanno caratterizzato in maniera speciale determinati contesti e periodi storici (come, a esempio, Matn Hnri o Lawrence d'Arabia per guanto riguarda la prima guerra mondiale).
Ci piace, insomma, continuare a scoprire la storia dei Servizi attraverc;o i loro più significativi «007» .
Nei primi anni del )Jovecento si precisano i due «blocchi» dal cui confronto scaturisce la prima deflagrazione definita «mondiale» per il coinvolgimento anche di paesi extraeuropei.
Da una parte quindi abbiamo gli imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria), dall'altra la Francia c la Gran Bretagna unite dal 1904 dalla famosa «En tente Cordiale». La Ru.,sia raggiunge Parigi e Londra nel 1907 con la «Triple Entente>>, mentre l'Jtalia è sempre in bilico tra i due blocchi, sebbene legata agli imperi centrali dalla Triplice Alleanza. Il Giappone è alleato della Gran Bretagna. Gli Stati Uniti c;;ono per il momento neutrali, come sono neutrali il Belgio e i Paesi Bassi.
I due principali focolai di tensione sono l'AlsaziaLorena (sempre strenuamente rivendicata dalla Francia dopo la conquista prussiana del 1870) e i paesi balcanici che - sostenuti dalla Russia - si vogliono liberare del giogo della Turchia e dell'Austria-Ungheria.
L'assassinio a Sarajevo dell'erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914, per mano del terrorista serbo Gavrilo Princip, induce Vienna, un mese dopo, a dichiarare guerra alla Serbia. Per il tragico gioco delle alleanze e contro-alleanze_. in breve tutta l'Europa è messa a ferro e fuoco.
I servizi, come abbiamo visto, subiscono una profonda metamorfosi per far fronte alle nuove esigenze di informazioni non più solo militari, ma anche economiche, politiche, finanziarie, industriali, scientifiche: «globali» in una parola. I civili entrano così nel mondo dello spionaggio: matematici, ingegneri, docenti universitari, linguisti, lavorano accanto ai tecnici militari migliorandone notevolmente le prestazioni anche per rispondere alle sfide tecnologiche che pone la generalizzazione dell'uso della telefonia, della telegrafia via filo e poi radioelettrica, attraverso lo sviluppo delle intercettazioni, dei servizi e metodi di cifratura c decifratura.
Cadono di conseguenza molti dei pregiudizi nutriti dagli alti gradi degli Stati Maggiori verso le forme di «Spionaggio tecnico», che in tempo di guerra progrediscono velocemente e rivelano tutta la loro utilità.
Un tr is d'assi inglesi
Alla vigilia della prima guerra mondiale i servizi segreti inglesi hanno raggiunto un livello di preparazione e di operatività probabilmente unico al mondo.
Tre personaggi d'eccezione ne dirigono le principali strutture operative: sir Mansfield Ctunming (spionaggio), sir
Vemon Ke/1 (controspionaggio), sir Basi! Thomso11 (Special Branch di Scotland Yard).
Ufficiale della Royal Navy, sulla cinquantina, già semipensionato e con una lunga esperienza di spionaggio operativo, nel1909 Mansfield CummiHg viene inaspettatamente richiamato in servizio dal direttore della N ava l Intelligence per creare qualcosa di «nuovo», una struttura di spionaggio per l'estero, coerente ed efficace, tesa soprattutto a fronteggiare le minacce che si addensano sui cieli tedeschi. Mansfield, uomo determinato e di carattere, si mette subito al lavoro e in soli pochi anni darà vita a uno dei migliori servizi allora operanti: il «British Secret Intelligence Se17JiCe», più tardi chiamato anche MI6 (Military lntelligence, sezione 6, spionaggio e controspionaggio esterno). n primo obiettivo è assicurato dai suoi informatori, uomini d'affari e intellettuali più o meno benevoli i quali gli fanno pervenire disegni industriali, lo informano sullo stato delle navi, gli descrivono le qualità teaùche delle armi utilizzate dalla Kriegsmarine. Per il secondo obiettivo fatra gli altri- affidamento alla temibile organizzazione della celebre spia operante in Russia, Sidney Reilly.
Il metodo di Cumrning è semplice, ma estremamente valido: assoluta segretezza delle attività di intelligence (]a sua stessa identità, sconosciuta ai più persino nell'ambito del suo servizio, è rivelata solo nel1932, cioè ben nove anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1923). Firma le comunicazioni interne con la leggendaria iniziale di «C », scritta con l'inchiostro verde, iniziale utilizzata anche dai suoi successori; recluta persone di grande levatura intellettuale e culturale, e dai provati sentimenti patriottici; ottiene i fondi necessari per l'ampliamento degli organici e delle strutture; lavora in stretto coordinamento con gli altri «Servizi» del suo paese.
Inoltre definisce immediatamente e con chiarezza i principali obiettivi del nuovo servizio: conoscere lo stato dell'armamento navale tedesco e le reti di spie operanti in Europa centrale e orientale.
All'inizio della guerra la buona intesa con Vernon Kell e Basi! Thomson dà i primi importanti risultati. Ben ventidue pericolose spie tedesche vengono arrestate e tutta la rete spionistica tedesca in Gran Bretagna messa in grande difficoltà.
Segue una serie di successi durante tutta la durata del conflitto.
Dopo la guerra, Cumming recupera per la sua struttura (ormai dipendente dal Foreign Office) la responsabilità del servizio passaporti, consentendo così agli agenti dell'MI6 di beneficiare dello status diplomatico presso ambasciate e consolati britannici all'estero.
Prima di lasciare il servizio, a cui rimane sempre vicino come è nella tradizione degli agenti segreti (il Servizio non si lascia mai, ovvero il Servizio non lascia mai i suoi agenti!), imposta le nuove priorità dell'Ml6: la crociata anti-bolscevica, cui associare anche gli altri servizi speciali europei.
Formatosi alla scuola militare di Sandhurst, Vernon Ccorge Waldegrave Kell fa le sue prime, importanti esperienze di intelligence in Cina all'epoca della rivolta dei Boxers (1900); impara perfettamente, da autodidatta, cinque lingue straniere; invia da Tientsin interessanti corrispondenze al Daily Telegraph.
Tornato a Londra, viene assegnato alla sezione tedesca del War Office, dove perfeziona le proprie conoscenze e consolida la propria esperienza in materia di intelligence, facendo mostra di eccezionali qualità operative e organizzative.
Nel1906 quindi viene considerata la persona più indi- cata per dar vita a un servizio di controspionaggio interno dalle competenze e finalità più ampie rispetto alla dimensione esclusivamente militare. Nasce l'MOSche successivamente prende il nome conservato fino ai nostri giorni: l'MIS (Military Intelligence, sezione 5).
Kell è uno dei capi di servizi segreti più longevi del paese: resta alla testa delJ'MIS per ben 33 anni. Longevità peraltro che sembra confermare il carattere per così dire «nazionale» dell'intelligence inglese, al servizio cioè non di questo o quel governo, ma dell'intera nazione, con agenti e capi che rimangono in funzione solo alla luce delle loro qualità professionali e tecniche.
Se Cummunig è «C», Kell è evidentemente, in un paese dove si adorano le tradizioni, «K».
Durante la guerra gli effettivi del servizio si ampliano in maniera eccezionale: da soli 14 ufficiali nel 1914 a ben 700 nel1918. Nel periodo bellico si conferma così l'efficacia del servizio che si sviluppa ulteriormente specialmente intorno agli anni '30, quando le sue competenze si estendono alla trattazione di tutte le questioni concernenti la sicurezza interna del territorio britamuco.
Non altrettanto bene invece vanno le cose allo scoppio della seconda guerra mondiale quando Kell, forse superato da nuove tecniche e dai metodi spregiudicati dei nazisti, non è in grado di sventare diverse azioni tedesche di intelligence e di sabotaggio.
Winston Churchill - appassionato ed esperto di questioni di intelligence- non può perrnettersi il lusso di tentennamenti o ritardi nel conseguimento di risultati di fronte all'incalzare de11a situazione. Così, nel maggio del 1940, decide di mettere fine alla lunga- forse troppo- carriera di Kell.
È senza dubbio un grande poliziotto Basi! Thomso11, tm avventuriero alla Lawrence d'Arabia, ma con un alto senso dello Stato e della fedeltà alla Corona. Laureatosi a Oxford, giovane magistrato alle isole Fiji, a 29 anni diviene primo ministro del re di Tonga. Rientrato in patria, diventa capo delle ricerche criminali di Scotland Yard e quindi responsabile della Special Branch. Fa del suo servizio il «braccio armato» dell'MIS, che non dispone di poteri giudiziari e non può quindi procedere direttamente ad alcun arresto. Nelle sue memorie racconta con precisione i successi ottenuti grazie alla stretta collaborazione con l'MIS e l'M I6 (allora dipendenti dal ministero della Guerra): «lutto il merito della scoperta delle organizzazioni di spionaggio tedesco va al servizio di un Dipartimento del 111inistero della Guerra diretto da ufficiali di grande valore e abilità. Da te111po sospettavano che Llll certo Karl Gustave Enzst, parrucchiere i11 Caledonian road, fosse la cassetta postale degli agenti tedeschi dispersi in tutto il paese ( ... ) Circa 22 ( ... ). Fu così deciso di attendere la
Sir Basi/ Thomso11
dichiarazione di guerra prima di arrestarli. La mattina del5 agosto La polizia civile ricevette l'ordine di arrestarli». La Germania viene privata proprio nel momento più cruciale dei suoi «OCchi» e delle s u e «orecchie» in Gran Bretagna, ricevendo un colpo durissimo.
Basil continua la sua brillante carriera anche nel dopoguerra, fino agli anni '20, quando si trova ad affrontare una situazione dai contorni squisitamente politici e dove la sola perizia professionale non è più sufficiente: il terrorismo irlandese.
Ma la fine della sua carriera, nel 1925, avviene per un'oscura storia di prostituzione. Viene arrestato da un anonimo agente ad Hyde Park, in flagranza di reato, mentre si intrattiene con una prostituta su una panchina pubblica. Peccato imperdonabile nella puritana Inghilterra di allora: è condannato a una pesante multa e alle dimissioni, anche se sir Basil affermerà sempre di essere vittima di un agguato ben organizzato dai comunisti che odiano e temono le sue qualità professionali.
Chissà? Forse è preferibile credere a una debolezza umana finita male, piuttosto che a una trappola e lementare, da principianti, nella q uale sarebbe caduto «il miglior poliziotto e criminologo di Grnn Bretagna».
Room 40, Old Building («40 OB» ). Non tutti sanno che gli spettacolari successi conseguiti dagli inglesi a Bletchley Park durante La seconda guerra mondiale nel decodificare La macchina rice-trasmittente tedesca Enigma, hanno origine nei lavori impostati vent'anni prima dalla Naval Intelligence Division diretta dall'ammiraglio Reginald Hall (i cui decodificatori lavoravano appunto nei locali della Room 40, nell'Old Building dell'ammiragliato, da cui la sigla «40 08»).
L'ammiraglio Hall è da tempo convinto della fondamentale importanza di intercettare e mettere in chiaro le comunicazioni tedesche per il buon andamento delle operazioni belliche. Hall peraltro riceve presto tutto l'appoggio e l'incoraggiamento di Winstorz Churchill, all'epoca ministro della Marina (Primo ford dell'ammiragliato), il quale, come sappiamo, si appassiona alle questioni di intelligence e alle moderne tec11iche di decodifica di cui intuisce subito i vantaggi per ;t paese in grado di utilizzar/e. Il servizio così si organizza n/meglio.
Prima operazione: una notte i cavi telegrafici sottomarini tedeschi vengono portati alla superficie, tagliati e rispediti sott'acqun, ormai inutilizznbili. Ora i messaggi tedeschi possono viaggiare solo via etere e quindi so11o intercettabili.
Per la seconda operazione, un colpo di fortuna aiuta gli uomini del «40 OB>>.l russi recupernno il corpo di 1111 riffi cinle tedesco dell'incrociatore Magdeburg, affoHdato nel Baltico. Ha con sé intatti i codici eire consentono di scoprire la chiave di cifratura dell'nmmiragfinto tedesco.
Altri «rewperi» per111ettono agli inglesi di ampliare le possibilità di decifraturn. Durante tutto il conflitto, i messaggi inviati o ricevuti dallo Stato maggiore, dal Ministero degli Affari Esteri, e da altri servizi ttjficiali di Berlino 11011 at1ranrro più segreti per Londra.
Scrive Basi! Thomson nelle sue menwrie: «Si stabiliscono delle stazioni di ascolto lungo le coste britallnic!Je. La raccolta noffuma dei messaggi viene spedita agli uomini del "40 OB" per la relativa decijrazio11e: conoscere i piani segreti de/nemico dalla sua propria bocca, vale meglio che una ton/Iellata di rapporti inviati dall'esercito di spie sgui11zag liate dagli alleati. Poche persolle conoscono l'esistenza di "40 OB". La cosa fu tenuta nascosta ai ministri sposati. !messaggi decifrati, a volte 2.000 al giorno, erano conservati con cura e gli stessi membri del governo che li utilizzavano a volte non11e conoscevano la fonte».
«40 OB», uno sconosciuto e non sempre apprezzato organismo, che tuttavia dà un contributo notevole al buon andamento delle operazioni militari inglesi e che entusiasma sempre più il Primo ford dell'ammiragliato, spesso presente negli oscuri corridoi del Vecchio Edificio, dove gli specialisti inglesi penetrano i pensieri segreti dell'avversario, per congratularsi con loro e incoraggiar/i n proseguire In loro preziosa attività.
a caso Winston Churchill, non appe11a tornato al potere nel maggio del 1940, fa di tutto per organizzare la ripresa del lavoro del <<40 OB>>, istituendo il leggendario Centro di decifrazione di Bletchely Pnrk, doPe viene «rotto» il codice tedesco di E11igma c• dove veugouo concepiti i primi comptlfers della storia.
Il « t e legramma Z imm e rmamt »: uu ' op erazion e britanni ca di a cce lera l 'e tttrata in g u erra d eg li Sta ti Uu i ti. Lo11drn è sempre pi rì convinta eire la pnrtecipnzio· ue degli Stati Uuiti possa rivelarsi risolutiva per le sorti del conflitto che dura già da tre anni. Mn quali so11o gli in teressi americani in Europa? Come il gcm?mo di Wnshington potrebbe giustificare un mten1ento statunitense di fronte n uun opiniom• pubblica isoln:iouista e «distaute» dai co11frnsti europei?
Occorre- devouo dirsi gli strnteghi dell'in telligellce britannica - trovare «qualcosa» per persuadere gli americani che, nell'ambito del conflitto europeo, sono i11 gioco anche loro precisi interessi uaz.ionnli e eire quindi 11011 possono rimanere con/e mani in mauo.
Come sempre nelle grandi operazioni di intelligence, un briciolo di fortuna è i11dispensabile. Ln fortulla - che gli inglesi peraltro sono prOizti.;simi a cogliere al volo -arriva questa t 1oltn con zm telegramma che il mi11istro degli esteri tedesco, Arthur Zimmermmm, invia 11el gennaio del1917 al suo ambasciatore n Città del Messico, Von Eckhardt. Nel messaggio Berlino propone in sostanza ai messicani un'al/emzza in funzione an ti-statunitense. Zimmennann è molto preciso: la Germania si impegna a sostenere i reclami di ritorno del Nuovo Messico, Texas e Arizona al Messico. lft OI 1\t\" ,_, , 1?1,. ' h"-• 1..,.t tnt :t\!!l4 wua '':.' u n a \'W4l t,!2,W IJ'C'1.f .Jl"• t t f" C •' f ,_, ..,.. 111c r nl'fiC: n'n rtt jO "'"' ntv ,..••,. ltìtt t..wa ., attt U-Ut auu ..,... ltUt n•u U \. UU r at ! t U 'l')tf lt.IIC lill"' l tu:o tar. • U 4t '9u. u t t& a.x:t n.aQ.l "
«Cominceremo il 1o febbraio una campagna sottomarina senza restrizioni. Speriamo tuttavia che gli Stati Uniti resteranno neutrali. Se 11011 riusciremo iu questo intento, proponiamo le seguenti condizioni: faremo la guerra e concluderemo la pace i11 comune. Daremo il11ostro concorso [l11nnziario e stipuleremo che il Messico dovrà recuperare i ferri fori del Texns, Nuovo Messico e Arizo11a perduti nel 1848. S. V vorrà incaricarsi della messa a punto dei dettagli. S. V è pregata di so11dare Carra11za nella maniera più riservata possibile(. .. ). Faccia capire n Carranza che una guerra sottomarina a oltrmzza avrà ragione dell'Inghilterra e la obbligherà a chiedere la pace i11 soli due mesi. Accusi ricevuta.
Utf •au ,." IIT sun I U trae ,.._ lWt tr u i.a, 11t:c.. u 11t J'HI u .-u t t9t mf ,_. •u•
• .,.. : )f"!'' r.om l/testo cifrato del "Telegramma Zimmerman11 " n telegramma del resto costituisce un'irripetibile occasione per influenzare l'opinione pubblica americana e cercare di vincerne le tendenze isolazioniste. Dimostrerebbe, infatti, che il conflitto europeo non è poi così lontano e che l'aggravarsi della situazione rischia di minacciare di rettamente gli USA. Rimettere in discussione l'appartenenza del Texns, Nuovo Messico e Arizona? Impensabile! Chi potrebbe allora, in tali condizioni, essere contrario al coinvolgimento staflmitense?
Il telegramma viene intercettato e messo in. chiaro dal segretissùno- ed efficientissimo- centro del «40 08». L'evento appare subito troppo allettante per non pensare di servirsene. Gli inglesi, tuttavia, aspettano un paio di mesi prima di far pubblicare strumentalmente la notizia, sin per essere assolutamente sicuri della sua autenticità sia per confondere Berlino sulla vera fonte dell'informazione (non far capire, insomma, che i codici tedeschi erano stati «rotti»).
Così il primo marzo 1917, d'accordo evidentemente con il governo americano (favorevole all'intervento), il testo del telegramma Zimmermam1 è sulla prima pagina di molti quotidiani.
L'opinione pubblica americana, già scossa dall'nffondmnento del transatlantico "Lusitania" a opera di un sommergibile tedesco (con 123 vittime americane), è in subbuglio, il suo isolazioHismo vacilla, l'intervento in Europa appare sernpre più necessario. Le ricadute della guerra europea sono alle porte di casa. Washington insomma è pronta al grande passo.
Guglielmo Il, capito il dirompente impatto psicologico del "telegramma", cerca di ricorrere ai ripari. Licenzia immediatamente Zimmermann. Ma ormai è troppo tardi.
Il 6 aprile 1917 gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania. Proprio ciò che voleva Londra. Un eccellente risultato per gli uomini della Room 40!
Il campo tedesco
Se Londra si mostra particolarmente attiva sul fronte delle azioni di spionaggio e delle iniziative Intelligence, Berlino non se ne sta certo tranquilla. Anzi una delle operazioni di ascolto clandestino più fruttuosa viene realizzata proprio dai tedeschi, prima ancora che i britannici mettano in attività il servizio «40 OB».
Alla vigilia della battaglia di Tannenberg (agosto 1914), in effetti, i servizi di intercettazione del generale Hindenburg dirigono le loro antenne in direzione dell'esercito russo posizionato di fronte. Lo stato maggiore russo commette a un certo momento l'imperdonabile errore di trasmettere messaggi rad io non cifrati e con l'indicazione dello spiegamento delle forze. Gli esperti tedeschi non si lasciano sfuggire l'occasione. Ottenuta la preziosa informazione, Hindenburg ri-dispiega le sue truppe in funzione delle notizie acquisite e infligge ai russi una terribile sconfitta. Successo che non meravig lia se si pensa a chi d irige in que l momento i servizi segreti tedeschi: il colonnello Walter Nicolai. Personaggio pittoresco e contraddittorio dalle gra n di capacità organizzative c operative, ma anche dalle vistose deficienze di v isione po litica. Uomo forse più di intrighi e di spionaggio militare classico che non agente di intelligence, con respiro politico e di ampie prospettive.
Il n azio nal is t a Nico lai. A Konigsberg ne/1906, u11 giovane ufficiale del controspionaggio, Walter Nicolai, organizza una rete di spie sul territorio russo ottemndo notevoli successi e ampi riconoscimenti, tanto da spazzare via quella pati11a di disgusto e avversio11e nei confronti dei servizi dell'ombra da sempre nutrita dai grandi generali prussiani, da von Clausewitz a von Moltke. Successi che nel1913 gli varra111to la nomina a capo dei servizi di controspionaggio con il grado di colo1111ello.
Va tuttavia detto che se Nicolai ottiene numerose affermazioni sul terreno, sia nel settore dello spionaggio che del controspionaggio, non altrettanto avviene nella «prospettiva intelligence>>. A Nicolai infatti si rimproverano tre errori principali: non aver capito che gli Stati Uniti sarebbero entrati prima o poi ù1 guerra (tralasciando quindi di attivarvi una solida rete informativa quando erano ancora neutrali), aver trascurato del tutto l'intelligence economica (contrariamente a quanto avevano cominciato a fare tutti gli altri servizi segreti), aver omesso di acquisire notizie su un'arma nuova, destinata a rivoluzionarne l'arte della guerra, il carro armato!
Tuttavia, abbasta11za misteriosamente, Nicolai sopravvive alle alteme vicende dello spionaggio tedesco del periodo bellico e continua a controllare i servizi fino al1921. Diventa successivamente l'uomo di tutti gli intrighi e di tutte le operazioni ombra che legano i nazionalisti tedeschi e svolge un ruolo uotevole nell'apparato informativo del partito e dello Stato nazista.
È lui che negozia con l'URSS gli accordi che permeffo110 all'esercito tedesco di ricostituirsi e di addestrarsi nei territori russi (in barba ai divieti di Versailles). Al crollo del nazismo, Nicolai fa perdere le sue tracce. Ricercato, nessuno sa dove sia finito. Molti lo dan110 rifugiato presso «gli amici sovietici», altri sono sicuri della sua fuga in Sud America, come tanti gerarchi nazisti. Non si esclude nemmeno l'ipotesi di u11 s uo anonimo suicidio, dopo essersi tanto impegnato, da acceso nazionalista, per il Terzo Reich che doveva durare mille anni e che invece va in frantumi dopo appena 13 anni d'esistenza.
Capo dei servizi controverso, politicamente impegnato, nazionalista e nazista, Nicolai aveva commesso numerosi errori di valutazione politica e strategica. Ma non sbaglia la sua uscita di scena, degna di un grande agente: nessuno in effetti rivede o ha notizie del colonnello Walter Nicolai, svanito nel nulla, dopo la primavera del1945.
Gli agenti leggendari: Mata Rari e Lawrettce d'Arabia
Margaretlw Geertruida Zelle, inquieta ragazza della provincia olandese, passata alla storia con il nome d'arte di Mata Hari, è per molti l'archetipo della spia romantica, generosa, bella, travolta dagli avvenimenti e dai sentimenti, tradita dagli stessi uomini cui ha dato spesso e volentieri piacere.
Se però si sfronda il personaggio dalle sovrapposizioni letterarie e soprattutto cinematografiche che ne hanno fatto una leggenda, si scopre una realtà un po' diversa.
Mata Hari non è romantica (è una detni-mondaine di alto bordo), né generosa (è sempre a corto e in cerca di denaro), né propriamente bella (alta, è molto piacente e sensuale nei suoi audaci travestimenti orientali, ma non ha molto seno ed è piuttosto abbondante sui fianchi), né spia professionista (i suoi tentativi di avere un minimo di formazione professionale alla scuo la tedesca di spionaggio di Fraulein Doktor falliscono clamorosamente) e il suo maldestro disegno di avviare un pericoloso doppio gioco (per ricevere contemporaneamente somme d i denaro dai tedeschi c dai francesi) finisce tragicamente il 15 ottobre del 1917 nel Bois de Vincennes, nei pressi di Parigi.
Tuttavia, di fronte al ploto n e d'esecu7ione, Mata Hari muore con dignità e con coraggio. Rifiuta la benda agli occhi e il suo ultimo bacio è per i giovani soldati che s tanno per ucciderla. E, ancora una volta, il suo fasci- no funziona: dei dodici colpi sparati, otto mancano volutamente il bersaglio, uno è caricato a salve, come da tradizione, e solo tre le sono fatali.
Una fine nobile, che riscatta forse la sua non esaltante vicenda umana. Ma chi è l'agente H21?
Nata nel 1876 a Leeuwarden, in Olanda, da una famiglia di commercianti (il padre era un cappellaio), Margaretha sin da giovanissima si mostra insofferente alla soffocante vita di provincia e alle grigie prospettive di una vita da bottegaia.
A soli 18 anni, ma ormai donna formata e desiderabile, evade dal difficile ambiente familiare rispondendo a un annuncio di giornale pubblicato da un non più giovanissimo ufficiale dell'esercito coloniale olandese, Rudolph Macleod, in cerca di una giovane moglie da portare con sé nell'isola di Giava, dove è destinato a prestare servizio.
Margaretha è ben contenta di seguirlo per correre l'avventura negli esotici l idi delle Indie olandesi, abbandonando le brume e il freddo del nord Europa.
Per qualche tempo le cose non vanno male. Margaretha ha dal capitano Macleod due figli, un maschio, Norman, e una femmina, Luisa (Nollah), mentre la carriera militare del marito conosce qualche positivo sviluppo.
In pochi anni però i rapporti fra i due coniugi si guastano in maniera irreparabile. Il caldo, le febbri, la differenza di età, l'alcolismo di Rudolph, la voglia di vivere di Margaretha, il forte impatto della realtà esotica sulla giovane olandese attirata dalla musica, dai colori, dalle danze e dalla gente del posto, un dramma familiare (la misteriosa morte del figlioletto Norman avvelenato, sembra, da un servo esacerbato da un aspro rimprovero), determinano la fine traumatica del matrimonio.
Dopo il rientro precipitoso in Europa e il divorzio,
Margaretha si ritrova presto senza so ldi, senza lavoro e senza marito.
Ma bisogna pur vivere. A i utata anche dalla sua carnagione scura e da capelli e occhi nerissimi, che non ne fanno certo il tipo di donna olandese, si inventa il misterioso personaggio di Mata Hari («occhio del mattino »), ballerina esotica e spregiudicata che inaugura in qualche maniera la moda dello streap- tea se, mandando in delirio le platee di uomini che accorrono ad acclamarla in attesa del momento fatale in cui rimane nuda sulla sce na.
Mata Hari poi condisce le sue ardite performance con sa lse esotiche e ingredienti di sacralità facendo sognare gli attempati aristocratici che si affollano ai suo i piedi: «Sono nata 11el sud dell'India in u11a città santa chiamata jauffnpnfall in una famiglia della casta sacra dei brami11i. Mio padre, per il suo spirito caritatevole, si chiamava Assirvadnm 'be11edizione di Dio'. Mia madre, gloriosa bajadera del tempio di Ka11da Swa11y, morì n 14 a11ni il giomo s tesso della mia 11ascita. (. .. )l sacerdoti mi adottarono e mi diedero il 110m e di Matn Hari, 'occ!tio del mafti11o'. ( ... )Mi riuchiusero Ilei palio della pagoda di Sliiva e, segttelzdo le orme materne, mi insegnaro110 i sa11fi riti della danza. A riscl1io della vita sono entrata successivamente nei fempli segreti dell'India dove Ilo assistito alle esibizio11i delle danzatrici sacre davanti ai simulncri più esclusivi di Shiva, Visnù e Ka/ì. Persilzo i sacerdoti cl1e sorveglimzo l'altare sacro mi hall/W creduto una bajadera del tempio. La vendetta dei sacerdoti lmddisti per chi profana i riti è terribile.( ... ) Giu11fa alla pubertà, la gra11de maestra, che vedeva in me una creatura predesti11nta, decise di consacrarmi n Shiva iniziandomi ai suoi misteri in una notte di Sakty-Pttjda di primavera». Fantasie «salgariane», confusioni storiche e geografiche, che hanno però l'impatto voluto su un pubblico del tutto ignaro di Oriente, di Indie olandesi e di India britannica. Un pubblico a cui basta una parola misteriosa come «Sakty-Pujda » (che non vuol dire nulla) per immaginare chissà quali furori sens uali esportati appunto tramite l' «Occhio del mattino» dall'India in Europa, come del resto Mata Hari fa intendere con i suoi invitanti movimenti del bacino. n controspionaggio francese però la tiene già d' occhio. Il capitano George Ladoux, «il cacciatore di spie>>, nutre forti dubbi sul fin troppo manifesto attivismo della ballerina e per metterla alla prova le propone, dietro congruo compenso, di lavorare per i servizi segreti francesi (considerate le sue «amicizie» tra gli alti ufficiali tedeschi). Mata Hari, sempre in cerca di denaro, non resiste alla tentazione e accetta. Inizia così un doppio gioco di cui però non percepisce la portata, i pericoli e le intrinseche difficoltà. Sono tutti così gentili con lei!
A partire dal 1905 si esibisce in tutte la capitali europee. Successo, den aro e amanti non mancano. Tra le sue conquiste conta a Parigi Jules Cambon, Segretario generale del Ministero degli Esteri; all' Aja, van der Lainent, presidente del consiglio; a Berlino, il duca di Brunswick ecc. In somma può vantare una vasta rete di «a mici zie» altolocate in più paesi.
Ne l 1914 scoppia la guerra. Mata Hari, con i s uoi 38 ann i, comincia a non avere più l'età per una ballerina esotica e misteriosa. Le esibizioni si fanno più rare, sempre meno teatri la richiedono, anche se continuano ad abbondare gli amanti, in particolare uomini in uniforme, per i quali Margaretha ha semp re avuto una specia le inclinazione. Forse si sta preparando un nuovo ruolo, un nuovo personaggio; forse lasciati i panni di Mata Hari, sta per indossare quelli dell'agente segre to.
Nel gennaio del 1916 il console tedesco all' Aja, von Kremer, propone a Margaretha- dietro un forte compenso in denaro - di raccogliere informazioni in Francia dove è nota la sua vasta .rete di conoscenze e amanti fra gli alti gradi dell'esercito. Margaretha accetta e frequenta, peraltro con scarso profitto come abbiamo visto, la famosa sc uola di spionaggio di Fraulein Doktor, al secolo Elisabeth Schragmuller. Mata Hari è d'ora in poi, per i tedeschi, l'agente H21, codice identificativo AF44.
A Madrid, dove i s uoi continui spostamenti «ar tistici » la portano nel 1916, crede di poter agevolmente muoversi tra le braccia d i addetti militari francesi e tedeschi, sollecitando ingenuamente notizie fra le lenzuola dei migliori alberghi della città. Questa volta però sono i tedeschi a nutrire sospetti e decidono che è preferibile disfarsi di un agente non più attendibile, sospettato anzi di fare il doppiogioco. In un messaggio dell'addetto militare tedesco a Madrid, von Kalle,- trasmesso a Berlino volutamente con un codice conosciuto dal controspionaggio francese- si fa riferimento alla vera identità dell'agente H21: è ìl mezzo migliore per disfarsi con discrezione di un agente non più credibile. Da quel momento, in effetti, il destino di Mata Hari è segnato.
Tornata Parigi senza nulla sospettare, Mata Hari viene arrestata il13 gennaio del1917 nella sua camera d'albergo all'Elysée Palace e rinchiusa nella carceri di Saint-Lazare.
A conclusione del processo svoltosi davanti al Consigl io d i guerra, viene considerata colpevole di tutti i capi di imputazione contestatile: Mata Hari è una spia al soldo di Berlino e ha passato al nemico informazioni riservate che hanno arrecato grave danno agli interess i militari francesi. « fl Consiglio di Guerra condamw all'unm1imità Margaretlta Geertruida Zelle alla pena di morte mediante fucilazione». La sentenza viene eseguita il15 ottobre 1917. Nessuno reclama il corpo della ballerina più acclamata del suo tempo.
Mata Hari, pericoloso agente tedesco? Che abbia fornito informazioni riservate non c'è dubbio. Che queste abbiano arrecato danno agli interessi francesi appare invece assai improbabile. Anzi, i più accreditati storici ritengono di scarsa rilevanza le notizie passate ai tedeschi.
Perché allora condannarla a morte? Non tanto per la c;ua attività di spionaggio, quanto per «dare l'esempio», in un momento in cui la guerra segna il passo, gli alleati sono in difficoltà, le diserzioni si moltiplicano, il disfattismo dilaga nelle trincee. L'eliminazione di un personaggio così conosciuto, con tanti amici tra le alte sfere militari e politiche di diversi paesi, suona come un deciso e duro monito alle disfattiste di molti.
Mata Hari in definitiva, come aveva promesso a Ladoux, rende paradossalmente un grande servizio alla Francia. La sua eliminazione funziona da deterrente, mostrando alJ'opinionc pubblica e soprattutto ai (gli umili soldati delle trincee) che per Parigi la guerra continua con decisione e che non c'è posto per i disfattisti, i disertori, gli obiettori di coscienza c soprattutto per le spie. Sacrificata insomma pour l'exemple!
Difficile riassumere in poche righe la vicenda umana, storica e po litica di un personaggio dalle motivazioni spesso inafferrabili, dalle ambizioni smisurate, dal carattere particolarmente introverso, dai sentimenti volentieri tenuti nascosti come Lawrence d'Arabia. Del resto, lui c;tesc;o, parlando di sé, dice: «Non sono fra gli uomini che si possono riassumere in tre parole».
Se il distacco tra leggenda e realtà è evidente nel caso di Mata Hari, non altrettanto si può dire per Lawrence d'Arabia nei confronti del quale l'identificazione tra realtà e leggenda appare invece più credibile, il confine tra mito e personaggio storico più sfumato.
La sua è in effetti una vita «leggendaria», in cui si mescolano in maniera inestricabilc i fatti e l'interpretazione dei fatti; i suoi anni vissuti in Medio Oriente rivestono un significato davvero eccezionale per l'evoluzione politica di quella regione, il suo contributo alla causa araba è di immensa portata. Uomo di cultura, archeologo, militare, agente segreto, «agente di influenza », consigliere politico, scrittore, filosofo; ma chi era veramente Lawrence d'Arabia? Per gli arabi è un liberatore, per gli inglesi un traditore, per qualcuno un mitomane, per Churchill «wto dei più grandi principi che In nafllra abbia creato ».
Gallese, secondo di cinque figli illegittimi, Thomas Edward Lawrence nasce ncl1888 a Tremadoc a seguito di una relazione avuta dal padre, Thomas Chapman, con la sua giovane governante, Sarah Madden. Per tutta la vita soffrirà e risentirà dell'illegittimità della sua nascita. Dotato di eccezionale intelligenza, a due anni impara l'alfabeto unicamente ascoltando il fratello maggiore che lo recita, a sci anni studia il latino. Vivendo in un ambiente di ragazzi (i suoi quattro fratelli e i loro amici e compagni di scuola), si sente sempre più attratto dall'universo maschile, mentre la sua timidezza verso le donne si trasforma presto in una sorta di avversione.
Piccolo di statura a causa di un incidente nell'adolescenza che ne limita la crescita (non supera 1,64 m), biondo, occhi azzurri, carnagione bianca (immagine ben riflessa- salvo la statura- dall'attore Peter O' Toole nel celebre film di David Lean), iscritto all'Università di Oxford, a partire dal 1909 viaggia in lungo e in largo nel Medio Oriente per redigere la sua. tesi di laurea in archeologia dedicata «all'influenza delle crociate sull'architettura militare euro- pea». La regione l'affascina (<<gli arabi esercitano un'attrazione particolare sulla mia immaginazione»), non sa ancora che ne diventerà l'eroe di riferimento.
Il 2 agosto 1914 la Turchia- alleata della Germaniaprende le armi contro la Gran Bretagna. La rivolta araba diventa improvvisamente un fattore fondamentale della strategia britannica nella regione.
I servizi segreti di Londra si agitano, cercano le persone più idonee per entrare nel complicato gioco di cavalcare le aspirazioni autonomiste arabe ma solo ... in fun7ione an titurca. Di candidati idonei ce ne sono pochi. L'atteruione si concentra su quello strano giovane gallese che ha adottato le usanze e i costumi dei beduini, è capace di condurre la loro stessa vita, di mangiare e di vestirsi come loro, di sopravvivere come loro aUc incognite del deserto. Si tratta inc;omma di un elemento che può essere molto utile.
Alla luce dell'esperienza acquisita, considerata la sua conoc;cenza dei luoghi e della lingua araba, Lawrence viene assegnato, quattro mesi prima dello scoppio della guerra, alla se7ione dei c;ervizi segreti britannici del Cairo . .t'\ell'ambito delle missioni che gli vengono assegnate nella veste di agente segreto, ha l'incarico di sondare i quattro figli di Hussein, capo delle armate arabe attivate contro la dominazione turca. Si intende bene in partico lare con il terzo l'emiro Faysal, del quale intuisce le qualità politiche e capisce che in lui si identificherà presto la rivolta araba. Nel gennaio del1916, gli giunge la notizia tanto attesa: viene distaccato prec;so lo stesso Faysal come ufficiale di collegamento.
Il 6luglio 1917 gli arabi conquistano il porto di Akaba (sul mar Rosso}, eliminando così ogni minaccia per gli inglesi su Suez. Lawrence, solo ufficiale britannico presente nell'impresa, viene considerato un eroe nazionale: viste le esitazioni dello stesso Faysal, ha spinto lui stesso gli arabi, in effetti guidandoli al combattimento in una leggendaria cavalcata verso Akaba.
Una vittoria dalle enormi ripercussioni psicologiche su Lawrence: inizia la sua presa di coscienza del ruolo svolto e il desiderio di indipendenza nei confronti delle autorità britanniche del Cairo. Londra in effetti considera la rivolta araba solo «Strumentale» per facilitare l'avanzata dei propri eserciti, ma non ha nessuna intenzione di ritirarsi dalla regione. Per Lawrence invece la rivolta è diventata un fine in sé. «Strumentale» per l'indipendenza della nazione araba. Insomma, dovendo scegliere tra gli interessi della Gran Bretagna e quelli degli arabi, opta per questi ultimi.
Muore «l'agente di influenza» britannico, nasce Lawrence d'Arabia.
Dopo la caduta di Damasco- dove entra da trionfatore in una Rolls-Royce blu seduto accanto a Faysal, futuro re della Siria e poi dell'Iraq - Lawrence comincia a capire che la strategia di Londra ha preso una piega che a lui non piace affatto. Emergono in effetti le prime indiscrc.lioni sull'accordo segreto concluso tra il britannico Sykes e il francese Picot, dove si prevede la divisione delle sfere di influenza nel medio Oriente tra Londra e Parigi. Ne rimane profondamente deluso e indignato. Si rende conto di essere stato utilizzato, manipolato, sfruttato per tradire in definitiva i suoi compagni d'armi arabi, ai quali parlava di autonomia e di indipendenza e che ora invece si vedono solo cambiare di «tutore»: da Costantinopoli a Londra ovvero a Parigi. Non lo sopporta. Si considera tm «traditore», non degli inglesi, ma degli arabi, nella cui causa si è completamente identificato e per il successo della quale ha dato un contributo di eccezionale valore militare e politico. È profondamente deluso e depresso. Decide di fare
tabula rasa del suo passato di militare e agente segreto!
Rinuncia al grado di colonnello che si era guadagnato sul campo e rifiuta sdegnosamente un'alta onorificenza militare britannica.
Riappare nel gennaio del1919 a Parigi come consigliere tecnico della delegazione britannica per il Medio Oriente e come interprete e consigliere di Faysal, che cerca di aiutare in tutti modi.
Ma si dimette nuovamente dal suo incarico quando la Francia scaccia Faysal da Damasco, avendo Parigi ricevuto il mandato della Società delle Nazioni su Libano e Siria.
Privo di ulteriori compiti, ha il tempo di iniziare la redazione della sua opera principale, l sette pilastri della saggezza, scritta probabilmente per esorcizzare i suoi rimorsi riconoscendo pubblicamente i suoi errori. Il libro riscuote un immenso successo letterario, successo tuttavia che Lawrence vuole fuggire a tutti i costi rifugiandosi nell'anonimato. Ricorre alla complicità dello stesso Capo di stato maggiore dell'aeronautica per poter prestare servizio come semplice recluta, pur avendo il grado di colonnello, col nome di John Hume, e dimenticare attraverso un duro lavoro fisico le sue disavventure arabe. Nel1925 vuole fuggire ancora più lontano, si fa assegnare a una base aerea della RAF, in India, dove rimane per diversi anni come semplice meccanico, questa volta col nome di T.E. Shaw.
Rientrato finalmente iln Inghilterra, si costruisce su misura una strana routine quotidiana. Nel suo tranquillo e isolato cottage di Clouds Hill (nel Dorset), tra malinconie e depressioni, conduce una sorta di doppia vita. Se la mattina è un semplice soldato in pensione, la sera riceve i più grandi letterati del tempo che vengono volentieri a parlare con il fenomeno letterario del momento e a rendere omaggio all'eroe non dimenticato dell'epopea araba.
TI 19 maggio del 1935, l'uomo che aveva condotto le armate arabe alla vittoria sui turchi, muore a 47 anni nella maniera più inattesa e banale: per evitare due ragazzi in bicicletta, perde il controllo della sua moto e si fracassa il cranio sull'asfalto della strada.
Scompare una leggenda. Ma al s uo funerale, il feretro è seguito da una sola persona: Winston Churchill.
Una sc ultura lo ricorda in una piccola chiesa di Wareham (Dorset), poco distante dal luogo dell'incidente: è vestito come un principe della Mecca, co n i san d ali ai piedi, il corpo avvolto da una bianca djellaba, sotto la testa un cuscino a forma di se lla di cammello, al fianco una s pada dall'impugnatura d 'o ro.
Una sc ultura per ricordare alle generazioni s uccess ive la parabola umana di una delle figure più significative de] XX seco lo.
Thomas Edward Lawrence, alias T.E. Smith, alias T.E.
Shaw, alias John Hume, sarà per sempre c per tutti Lnwre11ce d' Arabin.
Capi t ol o XIII
Tra le due guerre mondiali
A conclusione della Grande guerra gli apparati c;egreti dei vari paesi coinvolti nel conflitto sembrano prendere direzioni diverse.
La rapida smobilitazionc degli eserciti, le esigenze della ricostruzione, le politiche economiche di breve periodo impongono alle democrazie drastici tagli di bilancio che non risparmiano i servizi di intelligence. Del resto è opinione comune che la minaccia sia ormai sparita. Ci sono solidi trattati di pace in grado di assicurare la ... tabilità per lungo tempo; c'è la nuova organizzazione universale chiamata Società delle Nazioni, garante della pacifica convivenza dei popoli. Perché continuare a mantenere costosi servizi di spionaggio e controspionaggio?
Gli stessi Stati Uniti, con strutture di intelligence già abbastanza arretrate rispetto ai grandi Stati europei, fanno un ulteriore passo indietro nel nome di un rinnovato idealismo nelle relazioni internazionali, smantellando il servizio di decodificazione con tanta perizia messo su anni prima da Herbert Yardley (il futuro autore del controverso best-seller The American Black Chamber).
Una famosa battuta del Segretario di stato Henry Stimson sintetizza in qualche modo l'atteggiamento dei governanti statunitensi: «Un vero geHtleman 1L0n legge la posta degli altri». Il problema (si sarebbe potuto replicare a Stimson) è che sono gli altri a leggere la posta del gentiluomo. Come comportarsi allora con chi gentiluomo non è? Occorrerà pur difendersi.
Un atteggiamento ingenuo e fin troppo idealista che avrà conseguenze davvero nefaste. I servizi segreti dei paesi democratici infatti tarderanno a capire la vera natura dci regimi che si andavano affermando in Europa c in particolare le mire e le finalità di quello nazista.
Al contrario i regimi (di destra c di sinistra) tesi verso il totalitarismo, valorizzeranno e alimenteranno con uomini, mezzi e finanziamenti i rispettivi servizi segreti.
Proprio in considerazione del contesto in cui operano, gli apparati informativi dei regimi totalitari si trasformeranno sempre più in mere polizie politiche, strumenti utili al consolidamento del potere all'interno e all'affermazione del prestigio all'esterno. ln breve tempo, quindi, la funzione originaria di «informazione preventiva» passerà in secondo piano e i servizi si limiteranno in sostanza ad assecondare le mire di Capi paranoici e irresponsabili.
Trasformazione, tuttavia, che contiene in nuce debolezze di vario genere che non tarderanno a svilupparsi, malgrado la qualità dei dirigenti e degli agenti, a causa delle lotte interne, delle rivalità personali, degli accecamenti ideologici e della paranoia diffusa che caratterizzano progressivamente i servizi di regime. Paranoia che porta i due maggiori dittatori dell'epoca a commettere errori fatali.
Stalin, ad esempio, non vorrà credere alle diverse segnala- zioni dei suoi migliori agenti circa l'imminente invasione dell'URSS da parte dei nazisti con l'Operazione Barbarossa.
Hitler, dal canto suo, cadrà in pieno nella trappola della «disinformazione» alleata della Operazione Fortitude tesa a far credere che il grande sbarco alleato in Europa, per l'apertura del secondo fronte nel giungo 1944, sarebbe avvenuto nel Pas de Calais e non in Normandia, dove invece ebbe luogo con l'Operazione Overlord.
I servizi segreti dei paesi democratici quindi, dopo uno svantaggio iniziale, non solo riusciranno a recuperare il terreno perduto, ma saranno anche in grado, durante la Seconda guerra mondiale, di vincere il confronto segreto con i loro omologhi nemici, contribuendo in maniera significativa alla vittoria palese degli alleati sulle truppe nazi-fasciste.
Servizi hitleriani: rivalità e sovrapposizioni di competenze
In Germania, attraverso una rigida organizzazione gerarchica, w1 insieme di servizi, strutture e uffici tende in prospettiva a servire un solo capo e a impegnarsi per una sola idea. Tuttavia è proprio l'eccesso di zelo, l'ossessiva volontà di affermare l'ideologia al di sopra di tutto, l'esagerata rigidità gerarchica a causare rivalità, sottovalutazioni, contraddizionir favorendo in definitiva l'intelligence alleata, che sa utilmente approfittare delle debolezze dell'intelligence nazista.
Abwher. Dal1920 al1945 l'Abwher costituisce l'organizzazione incaricata dello spionaggio militare esterno e del controspionaggio delle forze armate tedesche. Creata clandestinamente in seno all'esercito di 100.000 uomini consentito dal Trattato di Versailles, deriva direttamente dall'Ufficio imperiale lllB di Walter Nicolai e viene «ufficializzato» nel1925. Dieci anni pirì tardi ne prende la direzione l'ammiraglio Wilhelm Canaris nominato con l'assenso di Himmler, il gran controllore di tutte le milizie naziste, le polizie e i servizi di intelligence dello Stato e del partito. Un servizio per la verità IWII troppo efficellte, vittima spesso dell'arte della "deception" del/'Intelligence inglese.
Il 9 aprile 1945 Canaris viene impiccato dai nazisti nei pressi di Norimberga, sospettato di aver partecipato all'orgallizzazione dell'atte11tato del 20 luglio 1944 teso a e/imÌ/l(lre Hitler.
S. D., Serviz io di Sicurezz a . Servizio di informazioni e di polizia politica del Partito nazista dipelldente dalle SS. Creato da Hitler nel 1931 e subito affidato a Reinllard Heydrich. Primo incarico: distruggere Emest Roh111 e la sua organizzazione paramilitare S.A. («reparti d'assalto»). È all'origine della tristemente famosa notte dei lunghi coltelli, fornendo al Fiihrer le prove del «tradime11to» degli uomini di Rohm. L'SO diventa la «polizia politica>> del paese. Co11trolla tutta la società tedesca nelle sue varie espressioni e e/assi sociali e va a caccia senza pietà degli ebrei e degli avversari delle idee nazionalsocialiste. In continua competizione conl'Abwehr di Canaris, su cui vorrebbe esercitare un esteso controllo «politico» e di cui non apprezza i metodi di investigazione, considerati non abbastanza spregiudicati e, soprattutto, senza sufficiente connotazione ideologica.
Ges tap o, Poli z ia s egre ta di S tato. Creata nel 1933 in Prussia dal primo ministro regionale di allora, Herman11
Goring, passa successivamente sotto il controllo delle SS di Himmler. Compito della Gestapo è «Combattere tutte le tende11- ze pericolose per lo Stato>>. Una voluta indeterminatezza per darle in pratica immensi poteri al di sopra della legge e al di là di qualsiasi responsabilità Perso tribunali penali o amministrativi. Al solo apparire dei suoi agenti, irmnancabilmente vestiti COI I l'inzpermeabile di pelle 1tera, si manifesta un solo sentimento: terrore. La Gestapo ha autorità per indagare su tutti i casi di tradimento, spionaggio, controspionaggio e attacchi criminali al Partito nazistn. Durante la seconda guerra mondiale la Gestapo arriva n contare ben 45.000 unità specializzate nel controllo delle aree occupate dell'Europa per dare la caccia a ebre1, socialisti, omosessuali, zingari, tutta gente i11somma da spedire nei campi d1 conccntrnmmto.
SS, Squad re di Pro t ez i one. Concepite all'inizio come formazioni paramilitari per la protezione del Partito 11azista, dal 1929 passano sotto il controllo di Heinrich Himmler. Con l'av'l't'llfo al potere di Hitler nel 1933, le Squadre di protezione (5clwtz-5taffeln) si militari::::ano, si sviluppa11o e si conc;o/ida110, facendo di Himmler l'uomo più pote11te del regime dopo il Fiihrer. l suoi compo11e11t1 so11o i11 genere uomini ii1COI1dizionatnmell te devoti al Capo, rigorosamente aria ni, pro nt i n tutto, addestrati per uccidere, con compiti di polizia e di repressione. Durante la seconda g11errn mondiale vengono anche liti lizzate come unità combattenti (Waffen-55). Sviluppa tesi in maniera pertiginosn, fino n contare 1111 milione di uomini, le Waffes 55, si rh'elermwo unità perfettamellte addestrate e adeguatamente ideologizzate.
RHS A , Direz i o ne ge n eral e d e lla S icu rezz a de llo S tato . È creata dallo stesso Hilter nel setternbre 1939, co1z lo scopo di raggruppare in un unico organismo i ltUmcrosi servizi di polizia, spionaggio e co11trospionaggio. Tuttavia l'opera- zione, più che assicurare un miglior coordinamento delle strutture interessate, risponde in realtà all'esigenza di concentrare 11 tutti i poteri nelle mani di Hitler e di Himmler. Va inoltre Iii osservato che malgrado l'importante riorganizzazione, l'RHSA mancherà sempre di due servizi esse11ziali: quello degli ascolti radio-elettrici di esclusiva competenza di Goring al Ministero dell'Aviazione e quello della sezione di criptoanalisi, fino alla ji11e alle dipende11ze dell'Alto Comando Militare.
Union e Sovietica, ovvero della cotmnistione tra servizi di informazion e e cariche istituzionali
L'Unione Sovietica, benché ideologicamente agli antipodi della Germania nazista, sviluppa un sistema di spionaggio e di polizia politica in qualche modo analogo, con le stesse debolezze e ambiguità, le stesse tendenze a servire una sola persona, un solo capo, trasformando sempre più i servizi di intelligence in polizia politica al servizio del regime. Tuttavia con una specifica caratteristica: l'integrazione fra potere politico e serviL.i di spionaggio è tale che spesso i capi dcll'intelligence diventano responsabili politici di primo piano. Secondo una tradizione che dura ancora oggi con la rinata e "democratica" Russia, se si pensa che Putin, l'attuale Presidente, è stato ufficiale del KGB e, successivamente, capo dei nuovi servizi segreti F.S.B.
Ceka, Commissione s traordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio. È il primo organo di sicurezza, di polizia e di spio11aggio creato dai rivoluzionari sovietici fin dal 1917. Svolge per i bolscevichi lo stesso ruolo dell'Okhrana per il regime zarista. Inizialmente la Ceka si prefigge di effettuare i11chieste giudiziarie, ma a partire del febbra- io 1918 diventa l'organo di repressione di tutti gli oppositori al regime e lo strumento di un terrore cieco e organizzato . Spiare per eliminare . Ha il potere di uccidere, senza processo, tutti coloro che si frappongono al trionfo del regime comunista . La sua attività si svolge in tre direzioni: lotta agli oppositori della rivoluzione all'estero; lotta contro gli oppositori interni; controllo delle convinzioni ideologiche di militari, contadini e operai. I suoi metodi sono efficaci: in quattro anni di «attività» le si accreditano 250.000 esecuzioni sommarie. Come poteva in tali condizioni resistere un'opposizione interna?
Nel 1922, finita la guerra civile, la Cekn diventa la GPU (direzione della Polizia di stato); questa dipende direttamente dal Soviet supremo e non più dal ministero dell'Interno, accentuando così la commistione dei ruoli fra intelligence e potere, tra responsabili dei servizi e cariche istituzionali. Nel1941, per far fronte alla minaccia tedesca, Sta/in crea l'NKGB togliendo alla GPU le missi01ri di sicurezza all'estero. Organismo questo che ha vita breve: qualche mese dopo la sua nascita è assorbito dal più famoso NKVD.
N KVD, Commi ss ariato del popolo ag li affari interni. Costituisce probabilme11te la pizì grande organizzazione di terrore poliziesco e di spionaggio del XX secolo, il riferimento per tutti i regimi totalitari. Istituito nel 1919, tre anni dopo assorbe la CPU, erede come abbiamo visto della terrificante Ceka e riceve come missione principale la liquidazione di ogni forma di opposizione al consolidamento del comunismo in Unione Sovietica. Il suo successo più grande è il reclutamento di cinque brillanti studenti di Cambridge, dei quali Kim Philby sarà l'agente più noto.
Nel1934l'NKVD cumula le funzioni di polizia politica, giudiziaria, di frontiera, di milizia e assume la responsabilità dell'amministrazione dei campi di concentramento e dei lavori for- zati (GULAG). Nel1935 è l'oggetto delle prime grandi «purghe» di Sta/in. 3.000 suoi agenti sono jr1cilati senza processo . Diventa quindi un docile braccio secolare del grande Capo per aiutarlo a eliminare i nemici del popolo che si annidano nel partito, nelle forze armate e nello stesso GRU, il servizio segreto militare. Nel 1937 il famigerato Beria 11e diventa il capo. Nel 1943 viene istifz<ita la temibile cellula chiamata Smersh, COli compiti di controspionaggio nelle forze armate sovietiche. Man mano, cioè, che le truppe sovieticl1e avanzano verso ovest, la Smersh deve ricercare e arrestare tutti gli individui sospettati di collaborare co/nemico. Ne/1946 I'NKVD diventa a tutti gli effetti 1m ministero, con il nome di MVD. Dopo la morte di Sta/in si fonde co11 il NKGB per dar vita nel 1954 al potentissimo KGB, che sarà compete1zte sia per lo spionaggio estero che per il controspio11aggio intemo.
G RU, Direz ion e prin ci pal e de ll ' intellige n ce mil ita re. È creata lle/1918 con decreto di Lenin su proposla di Troisky, il primo orgmtizzatore dell'Armata rossa, forse per con lrobilanciare il peso e il potere della Ceka. L'importanza accordata all 'ilttelLigence militare dal potere sovietico è tale che il GRU- 1111ica eccezione nella girandola di sigle elle abbiamo inco11trnto- ati mversa t11ttn In storia dell'Unione Sovietica, sopravvivelldo persino alla sua scomparsa. Tra le due guerre il GRU, alle dirette dipendenze dello stato maggiore della difesa, orienta le sue attività verso l' intelligeHce strategico-militare e la raccolta di informazioni sugli armamenti . A nche il GRU viene decimato dalle purghe staliniane, pur avendo svolto un eccellente lavoro, come per esempio con il reclutamento di Richard Sorge (colui che avverte Stalin sull'imminente attacco nazista).
Storicamente il GR U conosce due evoluzioni principali: una riorganizznzione durante In seconda guerra mondiale per accentuare il collegamento diretto con Sta/in, e nel 1949 quando, a fronte della nascita della CIA, Mosca pensa di dar vita a un grande sen,izio unificato di intelligeHce. Ma l'elefantiaca burocrazia sovietica frena l'avvento di questa nuova struttura. Da allora l'intelligence militare ritrova e conserva una certa autonomia in seno alle forze armate sovieticlw. Con la scomparsa dell'URSS, il GRU diventa servizio di illformazioni militare della Russia. I suoi compiti coprono l'intero ciclo della «informazione finalizzata>> attraverso la raccolta e l'utilizzo delle informazioni nei tre settori tradizionali dello spionaggio: 11111n110, teC11ico ed elettrouico.
L'lntellige1lce fascista
Ceka, OVRA, SIM, MSVN, nomi e sigle dell'era fascista che forse non dicono molto ai giovani di oggi, ma evocano per i loro padri e nonni sinistre e vaghe reminiscenze di organismi di polizia e d'inlclligence al servizio del regime.
Il fascismo, al pari degli a ltri regimi autoritari, si trova presto obbligato ad affrontare le due principali sfide dalle quali dipende la propria c.;opravvivenza: generare il consenso e controllare la dissidenLa.
Per stimolare il consenso, viene creata un'efficiente struttura propagandistica c di indottrinamento, con i suoi specifici riti, le sue spettacolari scenografie, le sue «mistiche» liturgie. Le masse ne sono indubbiamente colpite. Una struttura quindi che non fallisce l'obiettivo.
Per consolidare il potere e imbrigliare le correnti politiche d'opposizione, sono invece istituiti diversi corpi investigativi: le «polizie di Mussolini>>. Polizie, appunto, al plurale, giacché si tratta di corpi e organismi istituzionalmente differenziati, ma gradualmente tendenti verso una sola finalità: salvaguardare il regime e proteggere il suo Duce. Anche in questo caso si può dire che la missione affidata all' «intell igence fascista» è stata compiuta con successo.
Si passa così dalla polivalente Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), alla famigerata Ceka del Vimina/e; dal sofisticato controllo della PS da parte di Arturo Bocchini all' onnipresente O VRA, al SJM (Servizio Informazioni Militare). Si assiste insomma nell'Italia fascista al classico fenomeno di identificazione del partito vincitore con le strutture dello stato conquistato, come del resto era avvenuto qualche tempo prima in Unione Sovietica e come avverrà qualche anno dopo nella Germania di Hitler.
La Milizia
MSVN è la prima sigla che gli italiani imparano a conoscere dopo la formazione del primo governo Mussolini, nel novembre del1922. Avuto dal re il potere, il trentanovenne Presidente del Consiglio ha una preoccupazione principale: fermare l'ondata di violenza dei suoi squadristi, i quali continuano ad agire sulla scìa dei metodi fino ad allora utilizzati per combattere gli avversari del movimento fascista. La violenza, tuttavia, prima celebrata come «efficace» metodo di lotta politica, ora rischia di compromettere proprio le prospettive di durata del primo governo Mussolini, governo di coalizione appoggiato dai liberali e dai popolari, approvato alla Camera dei deputati con una maggioranza schiacciante (306 sì, contro 116 no), ma assai instabile. I deputati fascisti d'altra parte sono pochi, appena 35. Tutto quindi è ancora possibile. La situazione potrebbe ribaltarsi in qualsiasi momento se la coalizione si sciogliesse. Occorre adottare presto misure di auto-conservazione.
Tra le più significative di queste va sicuramente annoverata la costituzione, nel gen n aio del 1923, ad appena poche settimane dalla nascita del governo, della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), «la Milizia», come è successivamente chiamata, un organismo dalle molteplici finalità, peraltro non ben delineate al momento della sua creazione.
Come affermato dallo stesso Mussolini, la Milizia serve innanzi tutto «a far rientrare nella legalità le squadre d'azione», inserendole in un corpo militarmente organizzato, ma senza disperderne «lo spirito e l'ardimento», cioè la voglia di menar le mani ... È poi chiamata a svolgere compiti di varia natura, con variabili finalità.
Recita l'articolo 2 del Decreto istitutivo: <<La MVSN è al servizio di Dio e della Patria e agli ordini del Capo del Governo. Provvede con i corpi armati della Pubblica Sicurezza e col Regio Esercito a mantenere all'interno l'ordine pubblico e prepara e conserva inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi italiani nel mondo». Finalità come si vede in parte messianiche («al servizio di Dio»), in parte a\.ltoritarie («conserva inquadrati i cittadini»), certamente inquietanti (un secondo esercito in pratica agli ordini del Capo del governo), suscettibili in ogni caso di interpretazioni diverse.
I compiti della Milizia di conseguenza risulteranno in costante evoluzione nel tempo per rispondere a esigenze contingenti del regime: da milizia armata della Rivoluzione, a vera e propria struttura militare; da centrale di indottrinamento politico-educativo a servizio semisegreto; da supporto del Tribunale speciale a scuola di ardimento.
L'appartenenza alla MVSN non comporta la necessità del servizio continuativo, almeno per i gradi meno elevati.
I membri della Milizia provengono in effetti da varie categorie sociali e professionali e vengono convocati, «attivati», solo per determinate esigenze di ordine pubblìco. Una sorta di Guardia Nazionale, attraverso la quale il nascente regime intende concretizzare un'intensa integrazione fra società civile, disciplina militare e indottrinamento ideologico. E in parte ci riesce. Dall'appartenenza alla Milizia possono inoltre derivare benefici sociali, opportunità professionaH, stima e considerazione pubbliche.
La Milizia ha proprie caserme, propri comandi e proprie uniformi: camicia e cravatta nere, fiamme nere sul bavero, fascette metalliche invece delle stellette c il caratteristico fez, inevitabilmente nero.
Capo supremo è l'autoproclamatosi «caporale d'onore» Benito Mussolini il quale, tuttavia, delega l'esercizio del comando a un luogotenente generale.
Nell'errata presunzione che gli italiani abbiano ereditato le virtù civili e l'abilità guerriera dell'antica Roma, la Milizia viene organizzata secondo una struttura gerarchica di derivazione «romana» (co11soli generali, co11soli, se11iori, ce11tllrio11i e capimnnipoli) e raggruppamenti di uomini sempre romanamente suddivisi (mn11ipoli, centurie, coorti e legio11i). Comincia il delirio scenografico, caro a tutte le dittature di tutti i tempi.
Con la costituzione degli Uffici politici di investigazione (UPI) presso ogni grande unità, la Milizia infine assume incarichi di polizia politica e di controspionaggio, che qualche anno più tardi saranno ereditate dali'OVRA. Si consolida così uno dei pilastri di sostegno del regime. La crescente militarizzazione del corpo (le «camicie nere» della Milizia combatterono sui vari fronti delia seconda guerra mondiale) comporterà anche attività di collaborazione con l'intelligence militare.
Il primo luogotenente è il quadntmviro Emilio De Bono. L'ultimo è il generale Quirino Arme! lini in carica quando, nel dicembre del 1943, un decreto legge del governo Badoglio attesta la morte, anche amministrativa, della MVSN, nata vent'anni prima per difendere, consolidare e diffondere le virtù fasciste.
La Ceka del Viminale
Nonostante l'opera della Milizia, l'auspicata normalizzazione stenta ad arrivare. Se molti squadristi cominciano faticosamente a rientrare nei ranghi, l'opposizione invece si mostra sempre più nervosa. Il governo è al centro di forti critiche parlamentari, provenienti da destra e da sinistra. La situazione si fa fluida.
C'è quindi bisogno di un nuovo strumento che possa intimidire la sinistra e rintuzzare le frange estremiste di destra che contestano Mussolini, accusato di essersi «imborghesito» e integrato nel sistema. Uno strumento, un organismo che naturalmente non deve apparire per non mettere in imbarazzo il Capo del governo. Un organismo segreto, composto da uomini di assoluta fiducia e pronti a tutto.
Nasce la Ceka del Viminale. Cosl battezzata dai suoi stessi iniziatori per richiamare, minacciosamente e forse anche con un certo malsano e crudele compiacimento, la ben più temibile polizia sovietica (di cui abbiamo fatto cenno sopra). Una «Squadra punitiva politica», segreta, ma non tanto, visto che i suoi uffici centrali sono ubicati nei locali del ministero degli Interni, il Viminale appunto.
Nuclei cekisti sorgono un po' in tutta Italia, ma il più importante è sicuramente quello di Roma, alla cui testa viene posto Amerigo Dùmini, personaggio singolare e inquietante, uomo di fiducia di Mussolini, squadrista dal curriculum di tutto rispetto. Famoso è rimasto il suo modo di presentarsi: «Piacere, Dùmini, otto onùcidi».
L'opinione pubblica viene a sapere dell'esistenza delle squadracce di Dùmini e di Marinelli (Segretario amministrativo del PNF, al quale l'organizzazione fa riferimento) solo nel giugno del 1924, grazie a un articolo della Voce Repubblicana che denuncia il rapimento avvenuto sullun- gotevere Arnaldo da Brescia, dì Giacomo Matteottì, segretario del Partito socialista unitario, rapimento attribuito appunto alla Ceka del Viminale, misterioso gruppo di cui nessuno ha mai sentito parlare prima.
In effetti proprio ai cekisti si deve il rapimento e l'uccisione, probabilmente non premeditata, del parlamentare socialista che aveva iniziato una vigorosa opposizione contro Mussolini c aveva preannunciato in parlamento clamorose rivelazioni in merito a presunti brogli elettorali nelle elezioni dell'aprile di quello stesso anno, che avevano visto il trionfo del «listone» fascista grazie al premio di maggioranza.
La morte di Matteotti determina tuttavia conseguenze imprevedibili e paradossali. Da una parte, infatti, il delitto produce la fine della Ceka, che in quanto a organizzazione c tempestività non somiglia nemmeno lontanamente- per fortuna degli italiani - alla polizia sovietica da cui ha mutuato il nome. La struttura, ormai scoperta e sotto accusa, si scioglie come neve al sole. Il suo commando romano (Dùmini, Volpi, Viola, Poveruomo e Malacria) viene ricono&ciuto colpevole e, sia pure blandamente, condannato in un processo «guidato» che si svolge a Chieti. Finisce la breve esistenza deJJa Ceka italiana.
Dall'altra parte, quello che sembrava un episodio destinato a tarpare le ali del nascente movimento fascista, un evento dal quale Mussolini - considerato il responsabile morale dell'accaduto - avrebbe potuto non riprendersi più, alla fine ha l'effetto opposto. Soprattutto per l'inconsistente atteggiamento dell'opposizione che, commettendo un grave errore di strategia politica, si ritira simbolicamente sull'Aventino e diserta i lavori parlamentari.
I fascisti si trovano in tal modo il terreno parlamentare sgombro di ostacoli. Mussolini ne approfitta e, dopo lo spavaldo discorso del gennaio del 1925 in cui si assume la piena responsabilità dell'accaduto («io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è avvenuto»), sfidando apertamente l'opposizione, prepara il terreno alle «leggi fascistissime» del 1926 e del 1927, che segnano la fine del sistema parlamentare e della democrazia.
L'OVRA
Delle sigle dell'intelligence fascista quella che più impressiona e turba il sonno di tanti italiani è probabilmente l'OVRA, vera polizia politica al servizio del regime.
Innanzitutto preoccupano le circostanze in cui si viene a sapere dell'esistenza dell' «Organismo». Cioè casualmente, indirettamente da un dispaccio dell'Agenzia Stefani, ripresa da molti giornali, che cita una sconosciuta «Sezio11e Speciale Ovrn della Direzione Generale della Pubblica Sicurezza», in occasione di un'operazione contro un'orgruùzzazione clandestina. Un organismo quindi fino ad allora rimasto assolutamente segreto.
Tutti ora si chiedono, preoccupati e incuriositi, che cos'è l'OVRA, che cosa si nasconde dietro la misteriosa sigla. Diverse sono state le interpretazioni sulla genesi dell'acronimo, cui fu dato un significato concreto solo a posteriori. Organismo di Vigilanza e di Repressione dell'Antifascismo è il più accreditato, ma ce ne sono anche altri, come Opera Volontaria per la Repressione dell'Antifascismo.
In realtà è molto probabile che il termine OVRA, con la sua poco rassicurante assonanza con la parola piovra, con il suo contenuto misterioso, con il suo intrinseco messaggio di nascosta ramificazione, sia stato scelto a tavolino per impressionare il Paese, per dru·e la sensazione che l'OVRA, invisibile a tutti, fosse l'occhio del regime minacciosamen- te puntato su tutti coloro che fossero tentati eli assumere atteggiamenti non ortodossi. Una sorta di orwelliano «grande fratello» ante-litteram. Nessuno può e deve sentirsi al riparo.
Del resto Mussolini, con il suo estro giornalistico, era uno specialista di formule a effetto. OVRA potrebbe benissimo essere stata una sua invenzione.
Gli italiani si chiedono infine cosa faccia e come agisca l'OVRA.
Al riguardo va subito precisato che l'OVRA - contrariamente alle sue omologhe sovietiche e tedesche - non utilizza metodi particolarmente violenti, non tortura e non fa «Sparire » i suoi indagati. L'attività dell'organizzazione è essenzialmente investigativa. La repressione vera e propria viene lasciata ad altre istituzioni, come il tristemente noto Tribunale speciale per la difesa dello Stato.
L'Italia è così avvolta dai mille tentacoli di una mostruosa piovra che tutto vede e su tutto riferisce. In effetti è un continuo raccontare, commentare, interpretare, spiare. L'OVRA intercetta i telefoni, ascolta le conversazioni all'aperto, legge i messaggi scritti nei bagni pubblici, incarica i portieri degli immobili eli riferire sui commenti politici degli inquilini, agenti dell'Organismo frequentano bar c ristoranti a caccia di critiche al regime e censure a Mussolini.
Le informazioni affluiscono alle reti controllate dalla struttura, vengono quindi attentamente filtrate dai rispettivi responsabili, trasmesse poi al Centro e finalmente poste all'attenzione del capo della Polizia, «don» Arturo Bocchini.
L'OVRA non avrà mai organici molto ampi (nel periodo di massima operatività, gli agenti sono 400 per 12 zone) semplicemente perché non ce n'è bisogno.
Da un lato, in effetti, viene stabilito l'obbligo per gli organismi polizieschi e militari dello Stato di mettersi a disposizione dei su per-agenti dell'OVRA, dall'altro l'organismo non ha difficoltà a reclutare delatori fortuiti. l «trombettieri», informatori occasionali, costituiranno la colonna portante dell'OVRA: si fa la cifra di 12.000.
L'esistenza dell'OVRA si sviluppa secondo tre fasi alquanto diverse. n primo periodo è certamente quello più duro e difficile, ma anche que11o dei maggiori successi. E il momento della repressione antifascista. 11 regime si consolida, la delazione fa meraviglie, le la n ce dell'antifascismo si spuntano, l'opposizione è inchiodata al muro. L'OVRA fa paura.
Messi sotto controllo i movimenti contrari al regime, nel secondo periodo (dal 1935 alla dichiarazione di guerra nel1940), l'organismo prende di mira i profittatori e i corrotti di tutte le specie. Allo stesso tempo tasta il polso dell'opinione pubblica per controllare il grado di consenso al regime.
Durante il conflitto, infine, si accentua la dimensione di spionaggio e di controspionaggio, la collaborazione e qualche volta la commistione con il Servizio informazioni militare (SIM). Una collaborazione che non piace molto alla gerarchia militare, ma che risulta già iniziata nel 1937 al tempo della guerra di Spagna, sotto gli auspici del generale Mario Roatta.
In definitiva l'OVRA, creata da Arturo Bocchini e diretta da Guido Leto, si rivela un organismo abbastanza ben funzionante e relativamente ben gestito. Le sue finalità non sono sempre trasparenti e i suoi metodi non sempre corretti. In effetti sbavatur,e ed eccessi non mancherann.o.
Ma nel complesso l'OVRA compie le missioni per le quali era stata concepita: neutralizzare l'antifascismo, gestire il consenso, proteggere il Duce.
Il SIM
Abbiamo seguito alcune fasi dello sviluppo dell'intelligence militare italian a, dall' «Ufficio l» del colonne llo Driquet alle riforme dello spionaggio militare del 1900, del 1911 e sopra ttutto del 1914, alla vigilia della prima g uerra mondiale durante la quale, ancora una volta, i nostri s ervi7i s ono accusati di ineffi cienza in relazione alla sconfitta di Caporetto nel1917. Per molti, in realtà, la respon sa bilità va a dd ebitata allo Stato Maggiore che non ha saputo adeguatamente valutare le notizie tempestivamente fornite dagli agenti dell' «U fficio I » sui movimenti d elle truppe a ustro-ungariche.
n fascismo in definitiva riceve in eredità un insieme di uffici e servizi non molto efficienti, abbastanza divisi, con nuclei di spionaggio e intelligence militare attivi in ciascuna Arma e debolmente coordinati.
È inevitabile quindi che i responsabili del regime, dopo l'intelligencc interna, mettano mano anche all'intelligence militare ed esterna per ristrutturarla all'insegna di un'efficienza che, in prospettiva, deve servire la «rivolu.Lione fascista».
Il Servizio Informazioni Militare (SIM) viene istituito nel1925, per gestire in maniera coordinata i singoli servizi operanti nelle diverse Armi, e per evitare so vrapposizioni di at ti vità (quando non contrapposizioni di interessi) sovente causa di sprechi nelle risorse e inefficienze nel servizio. Inoltre, l'effervescente situazione internazionale del "dopo Vcrsaiiles", l' ancora fluido contesto interno dove l'emergente regime fascista è bersaglio di pesanti influenze esterne, richiedono l'attivazione di una più solida e funziona le stru ttura di spionaggio e di controspionaggio.
Poche sono le notizie su i primi anni di attività del SIM. Si può presumere che queste si siano svolte lungo le linee classiche di un servizio segreto militare. All'inizio non si intromette nella vita politica interna e si concentra su iniziative di intelligence militare, sulla raccolta e valutazione di notizie utili alla difesa e alla sicurezza del paese.
Roma in particolare, sede di rappresentanze diplomatiche e consolari, diventa un teatro operativo ideale, dove il SIM si muove con notevole agio, riuscendo a mettere a segno importanti colpi, acquisendo o decifrando documenti di alto valore informativo.
Basti, al riguardo, ricordare il caso del prelevamento del codice di cifratura degli addetti militari americani, il cosiddetto 8/nck Code , nell'agosto del1941. Con la complicità di un impiegato italiano dell'ambasciata, Loris Gherardi, il quale riesce ad aprire la cassaforte di uno degli addetti americani col doppione della chiave ricavato da un calco, due agenti del SIM prelevano il prezioso documento, che provvedono rapidamente a fotografare nella sede centrale del SIM. Quindi ripongono il Black Code al suo posto e nessuno sospetta di niente. Un'operazione perfettamente eseguita! Gli alleati se ne accorgeranno solo un anno dopo. Nel frattempo, più di 3.000 messaggi americani sono decifrati.
Se quindi il lavoro di controspionaggio si svolge con soddisfazione degli alti responsabili del SIM, non altrettanto si può dire delle iniziative di spionaggio all'estero. I centri sono pochi, appena cinque, concentrati nei tradizionali teatri europei (Francia, Spagna, Germania, per esempio) e rare sono le operazioni e gli interventi «sul terreno».
E con l'evoluzione della politica estera di Mussolini, progressivamente più aggressiva e spregiudicata, che il SIM si trova a dover affrontare compiti ben più complessi e impegnativi rispetto al passato. Ciò finisce per determinare non solo un notevole ampliamento della rete estera (Medio
Oriente, Balcani, Africa Orieptale ecc., dove gli addetti militari presso le nostre ambasciate sono "invitati" a collaborare), ma anche un cambiamento della natura stessa delle attività del Servizio, sempre più operativo sul campo e con funzioni di spionaggio attivo a favore del regime.
Il SIM quindi fatalmente si ritrova implicato nelle vicende interne del paese, intervenendo direttamente in diverse iniziative a sostegno del governo del momento (tentazione alla quale del resto ben pochi servizi segreti resistono).
Se infatti si guarda al ruolo che, dodici anni dopo la sua costituzione, il SIM svolgerà nella guerra civile in Spagna (il capo del SIM, generale Mario Roatta, assume addirittura il comando delle truppe italiane) e soprattulto alla parte che ha nell'uccisione dei fratelli Rosselli in Francia (operazione gestita con l'aiuto degli estremisti francesi della Cagoulc), come affermare che il Servizio segreto militare non abbia agito in definitiva come la Milizia d i De Bono, la Ceka di Dumini, la PS di Bocchini, l'OVRA di Leto- variegati volti di una stessa maschera - per sostenere il regime e consolidare il fascismo?
Solo con lo scoppio della seconda guerra mondiale il SIM ricentra le proprie attività sulle finalità originarie del Regio decreto istitutivo: l'intelligence militare vera e propria. In tale funzione consegue diversi successi e non dà sul piano tecnico una cattiva prova di sé, secondo la valutazione di molti esperti del settore.
Nell'agosto nel 1943, Badoglio sostituisce il capo del SIM, Cesare Amè, e ordina la creazione di un ufficio per la repressione delle attività fasciste in campo civile. Insomma secondo le migliori tradizioni del trasformismo italico, gli stessi uomini che avevano appoggiato e preparato l'intervento fascista in Spagna, che erano stati all'origine della uccisione dei fratelli Rosselli, che venivano considerati tra i principali sostegni del regime, sono ora incaricati di reprimere le residue attività fasciste!
Successivamente, da Brindisi, il «rinnovato» servizio segreto militare avvia nel Regno del Sud un'intensa collaborazione coi servizi britannici (i nemici di ieri) nel segno della «Co ntinuità tecnica ».
Qualche anno dopo In conclusione del conflitto, il SIM lascia il posto al SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate) che, dal canto suo, predilige la collaborazione con i servizi segreti statunitensi in fwvione anticomunista.
Esaminare le vicende che portano dal SIFAR al SID (Servizio Informazioni Difesa), da questi al SISMI/SISDE c infine all' AISE (Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Estera) c all' AIS J (Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Interna) richiederebbe, non un libro, ma un'enciclopedia. In effetti l'intreccio tra servizi segreti e vicende politiche nazionali è stato cosl intenso che a volte sono scaturiti effetti deva"itanti, con episodi rimasti tuttora oscuri, a distanza di decenni, mbteri mai svelati, situazioni mai completamente chiarite.
Cna tendenza che ha guidato per troppo tempo i nostri -;ervizi ma che, ci auguriamo, sia stata definitivamente invertita con la riforma dell'intelligencc italiana, di cui parleremo più avanti.
Le spie del regime sono così numerose che è arduo persino citare solo le più importanti. Ci soffermiamo quindia titolo puramente esemplificativo - unicamente su due figure emblematiche: una, del funzionamento degli organismi istituzionali (Pubblica Sicurezza l OVRA), l'altra, degli agenti operativi sul terreno.
Arturo Bo cc1tini, il «pontefic e» de lla Pubbli ca S icurezz a. Il 23 settembre 1926 il quarantaseienne prefetto di Genova, Arturo Bocchini, riceve da Mussolini l'incarico di Capo della polizia.
Protot ipo dei nuovi alti funziouari dello Stato individuati dal Duce per liberarsi della vecch in dirigenza gioii ttiana, «don» Arturo svolgerà con grande professionalità In sua attività istituz ioHnle, avendo presto identificato il fascismo co11 lo Stato e confondendo i ruoli dell'uno con le finalità dell'altro.
«L'investigazione deve prevalere sull'azione»: è il motto preferito del giovane Capo della polizia, motto che ben prefigura ln tattica investigntiva che adotterà per neu l rnl izznre gli nntifnscisti e proteggere In persona del Duce. Gli uomini di Bocchini saran11o quindi addestrali a infiltrare piuttosto che ad arrestare, prevenire piuttosto che reprimere, sapendo peraltro di poter contare sulla delazione, pudicamente ribattezzata <<informazione fiduciaria», immancabile prodotto degli Stati di polizia.
Una tattica che ha successo. Bocchini con i suoi metodi paternalistici, le sue investigazioni felpate, senza inutili cmdeltà, si rivelerà l'uomo più nefasto per l'opposizione antifascista immobilizzata, «narcotizznta» e messa in stato di sostanziale impotenza.
Sul piano personale Arturo
Bocchini vie11e descritto come esuberante nel carattere, divertente nei modi, elegante nel vestire, amante della buona cucina e delle belle do11 11 e. «Doll Arturo» tuttavia sn anche essere
Arturo Bocchi11i cinico ifa abortire una sua amante che soccombe sotto i ferri di l/Il ginecologo incompetente), spudorato (favorisce smaccatameute i suoi conterranei) e prcvaricatore (costringe al trasferimento il marito di una sua amante che si era permesso di «protestare»).
Sul piano professionale è un lavoratore instancabile, di una memoria prodigiosa che lo dispensa dal prendere appunti e note, eccellente oratore, perfetto conoscitore e profondo innovafare della macchina della PS.
Bocchim arriva al momento giusto e, soprattutto, parti' col piede giusto. Poco dopo la sua nomina, infatti, vengo11o approvate le leggi «fascistissime" c adottati specifici provz,edimcnti amministrativi che istituisco11o in pratica lo Stato autoritario, se non ancora totalitario. Viene infatti varato il famoso Testo Unico delle leggi sulla Pubbfica Sicurezza, nel cui ambito la polizia viene signijicativmne11te rinforzata e i suoi poteri adeguatamente ampliati. In tale contesto, inoltre, vengono sciolti i partiti politici, i sindacati e le associazioni contrari al regime e decretata la decadenza dei 132 deputati dell'Aventino.
È l'i11izio della dittatura eire Pede il <<Fouché di Mussolini» tra i massimi protagonisti, sia pure da 11n punto di vista più professionale che politico.
Co11 Arturo Boccht11i emerge in effetti una figura istituziollale i11edita: è formalmente il Capo della polizia -al vertice qui11di di un'Amministrazione pubblica- ma allo stesso tempo, di fatto svolge le funzioni di Ministro dell'Interno (considerato l'interim mantenuto per 111olti mmi da Mussolini), con 1111 controllo ravvicinato e personale della struttura di polizia come raramente si era verificato in precedenza.
Per raggi ungere i suoi obiettivi «Don ArturO>> stabilisce presto le quattro priorità da perseguire nel nuovo sistema informativo: istituzione di uno speciale servizio di polizia politica (da cui scahtrisce L'OVRA); aggiornamento del casellario politico cel!trale e del relativo schedario; attivazione di 1m servizio di polizia di frontiera; creazione di una squadra speciale di «su per agenti» per la protezione ravvicinata della persona di Mussoli11i (vera ossessione per il nuovo Capo della polizia).
Emerge così, sotto In sua gestione, una nuova concezione dell'ordine pubblico, che comprende tutti gli aspetti della vita politica, economica e sociale del paese. Le schedaturc dei cittadini diventano sempre più meticolose, fino ad arrivare alla creazione di una «Cartella biografica » dei sospetti, nella quale vengono raccolte notizie sulle loro cultura, attitudil1i e capacità professionali, senza trascurare ovviamente il riferimento alle loro caratteristiche fisiche, psichiche e di carattere, {t11o n sfociare nella valutazione di parametri morali (religione, tendenze sessuali, frequentazioni personali e familiari ecc.).
Lo stesso Bacchi ni annota personnlmen te i11 LI/l qundemonc i 11om i delle spie più illustri e più insospettnbili che «co llabormiO» con la PS prima e con I'OVRA dopo.
Le direttive per gli age11ti sono chiare e, ben applicate, consmtono nll'eleg(l/lfe Capo della polizia di cogliere indubbi successi sul piano della «preve11zione politica », tanto da poter spostare le priorità della sua rete (avendo ill pratica paralizzato l'o pposizione intemn) verso la sistematica 'l.'erifica della opinione pubblica.
«Sondare con ogni rnezzo e continuame11fe In pubblica opillione, sfruttando la capacità di osservazione dei funzionari, agellti che debbono permanere negli uffici il minor tempo possibile, che debbono sviluppare conoscenze e relazioni in tutti gli ambi('llti, spostandosi abitualmente nelle rispettive giurisdizioni per osservare, co11trollare, sviluppare le notizie apportate dagli informatori e inviate al Mi11istero. L'Ovra deve essere 1111 organo agile c duttile che lavora con la massima celerità e precisione, che colpisce co11 prontezza ed energia, che previene offese e pericoli, e che precede l'avversario in tutti i campi operando con fede, accortezza e tecnica. »
Sul piano tecnico e professiollale, quale modemo servizio di intelligence non condividerebbe tali direttive?
Stremato da una vita professionale e privata molto intensa e impegnativa, Bocchini nmore il 20 novembre 1940, appena alcuni mesi dopo lo scoppio della guerra .
Mai quindi sapremo quale sarebbe stato il suo atteggiamento il 25 luglio del 1943, quando il suo successore, Carmine Senise, sceglie Badoglio e abbandona Mussolini.
Come si sarebbe comportato «don Arturo»? Per coerenza personale e professionale avrebbe forse scelto il Duce, continuando a proteggere la sua persona come aveva efficacemellfe fatto per 14 anni consecutivi. E avrebbe così impresso wz altro corso a/In storia del nostro Paese.
Ma dalla morte di Bocchini n/luglio del 1943 molti eventi hmmo cambiato gli italiani e imprevedibili circostanze hanno scosso l'Italia. Chissà forse anche il «Fonché» di Mussolini si sarebbe schierato co1z Badoglio.
Lu ca Osteria, il più abile 007 del regim e. Nato a Genova nel1905, di umile estrazione sociale, giovane marinaio squattrinato, senza alcuna precedente esperienza poliziesca, Luca Osteria ha un unico merito: durante il servizio militare è stato l'attendente dell'ufficiale della Regia Marina Costanzo Ciano, il padre di Galeazzo, che sarà Sottosegretario per la Marina e promosso ammiraglio della riserva.
Per lui svolgerà anche alcuni incarichi delicati. Soddisfatto dei suoi servizi, l'ammiraglio lo raccomanderà a Ernesto Gulì, dnl 1926 responsabile del neonato «Ufficio Speciale Informaz ion i», posto alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio .
Compito dell'ufficio è prevenire attentati contro la persona del Duce, infiltrando gli ambienti dei fuoriusciti politici all'estero, soprathltto in Francia dove sono molto attivi.
Conquistato, oltre che dalle solide «c redenz iali», anche dal modo di fare convincente ed entusiasta, Gulì non esita ad affi- dare al giovane Osteria una missione di straordinaria importanza e difficoltà: infiltrarsi rapidamente nel Club des marins di Marsiglia, dove si annidano numerosi comunisti italiani, che tentano di mantenere aperto un canale informativo e operativo fra il centro estero e quello intemo del Partito comunista. Ma IlO/l ci riescono. Manca proprio wz fidato agente di collegamento. Che non tarda ad nrrivare ...
Falso marinaio di un vero armatore geuovese, Luca Osteria raggiunge Marsiglia e prende alloggio in ww squallida locanda per marittimi, facendosi chimnnre Ugo. Qui ha l'incredibile fortuna di condividere la stanza con un altro marinaio italiano, fuoriuscito politico, tal Gullotto, be11 noto alla polizia italiana per le sue attività antifasciste.
Ugo è simpatico, suscita fiducia nell'interlocutore. Tanto è l'entusiasmo giovanile di cui fa mostra, che il suo moderato eonesto antifascismo appare credibile: il Gullotto finisce con l'affidargli due lettere e dei soldi da co11segnnre n/la famiglia rimasta in Italia. Ma 11011 basta, Guflotto gli chiede mtche di pre1zdere colitatto con /'associazio11e di mutuo soccorso "Branca marinara comw1ista" per rinttivnre Ull co/legame/Ilo operativo fra i COIIHInisti figuri e quelli emigrati n Marsiglia. L giochi sono fatti. Osteria inizia così wz fantastico lavoro di pe11etrazio11e che si rivela danllosissimo per l'organizzazione comunista in Italia.
11 successo di Osteria in Fra11cia è valutato dall"'Ufficio Speciale" con tale soddisfazione che gli viene chiesto di partecipare, nel febbraio del1929, al Congresso in ternnzionale antifascista, quale rappresentante del Partito italiano comunista clandestino!
Osteria teme di mostrarsi impacciato in una simile circostanza, e in un primo momento pensa di rinunciare. Dietro le insistenze dell'Ufficio tuttavia finisce per accettare. Se la caverà egregiamente: partecipa alle discussioni, esprime con convinzione il punto di vista di antifascisti italiani esiliati in Frmzcia. Il «delegato francese» sulla via del ritorno, a Parigi, riceve persino i complimenti del «signor Ercoli», alias Palmiro Togliatti.
Il gioco di Osteria tutfmlia del'e essere interrotto per la crescente rivalità tra Bocchini (che fa arrestare prematuramente tre esponenti comunisti recatisi clandestinamente in italia) e Guli (che avrebbe preferito posticipare l'arresto per arrivare n pesci più grossi). Luca Osteria, alias Ugo- che aveva ricevuto i tre in Italia- viene subito sospettato dai compagni francesi di essere un doppiogiochista. Non può essere stato che lui n denunciarli.
È meglio quindi che, almeno per il momento, non tomi in Francia, md '5arebbe pnferibile se si tenesse lontano dnll'Itnlin con un altro incarico. Questa volta In destinazione è Sidnet;, in Australia. Qui un italiano emigrato, Andrea Pagnotti, ex cekistn, minaccia di fare dirompenti dichiarazioni .;;u/ caso Mntteotti, ferita da poco rimarginntnsi (siamo agli inizi dd 1930) e che non va nssolutnme11te riaperta per evitare ricadute politicamente imprel•edibili. Insomma bisogna togliere di mezzo il fastidioso indi'uiduo. L'incarico è affidato n Osteria che si dimostra m1corn una volta u11 agente eccezi01wfmente capace.
Arrivato n Sidney, rh"ìCe con una serie di stratagemmi n conquistare In simpatia e la fiducia del Pngnotti, il quale accetta 1111n san di salire <;ul mercantile italin11o dove alloggia Luca. Qui la vittima designata vime immediatamente immobilizznln, rinchiusa in una cabina, rimpatriata e consegnata alla polizia di Messina. Che fine abbia fatto 11011 si è mai saputo, ma questo non è il problema di Lucn Osteria che ha felicemente portato n termine la missione che gli era stata affidata ...
Osteria sarà protagonista di altre mi<;sioni e di altre imprese. infiltra m
Osteria
maniera assai efficace la ((Concentrazione» di tutti i partiti politici italiani contrari al fascismo e operante in Francia; successivamente, durante In guerra, mina le basi del Centro socialista di Ignazio Silone in Svizzera, e mette in difficoltà lo stesso servizio segreto inglese (con il gruppo operativo denominato (d tigrotti»).
Ma, stranamente, caduto il fascismo, non esita attraverso un complicato triplo gioco con i nazisti a salvare la vita a diversi e importanti personaggi della resistenza, come testimonia molto chiaramente lo stesso In dro Mon fanelli, che deve proprio a Osteria la sua evasione dal carcere di San Vittore a Roma, dopo che i tedeschi lo nvc.'Va110 condannato a morte.
Insomma la spia che aveva causato danni non i11difjerenti nl partito comllnista, il delatore che aveva infiltrato la Collcentrazione antifascista, l'agente che aveva tratto in inganno il Centro socialista di Silo11e, l'uomo dalle iunumerevoli identith, dopo In guerra è destinatario di attestati di riconoscenza da parte dì qualificati espo11e11ti della resistenza. Collaborerà persino con Ferruccio Parri, Presidente del Co11siglio dal giugno al dicembre 1945.
Come spesso avviene con le grandi spie, ancl1e In personalità di Luca Osteria è n11imata dn <(mille passio11i», da molteplici motivazioni, ria contrndditori senti111e11ti che la rendono difficilmente defillibile, ma proprio per questo affascinante. Mn chi era i11 defin itivn Luca Osteria?
Capitolo XIV
La Seconda Guerra Mondiale
Nel corso della seconda guerra mondiale si assiste a uno straordinario sviluppo delle azioni clandestine e delle iniziative di «disinformazione», in un drammatico contesto in cui tutti i "co]pi" sono ammessi.
Una guerra «globale» che costringe i servizi speciali ad adattarsi alle strategie più diversificate: dallo spionaggio politico ed economico alle tecniche raffinate della propaganda politica, dalla guerra psicologica alle pratiche di «deception», dalle intercettazioni e messe in chiaro dei messaggi nemki alle azioni m il itati non convenzionali (guerriglia e sabotaggio). Per la prima volta, inoltre, la dimensione «globale)) del conflitto e le sue motivazioni fortemen te ideologiche spingono i civili a parteciparvi, diversamente da quanto era avven ut o ne1 corso d ella prima guerra mondiale. Centinaia di migliaia di uomini e donne si impegnano così nei movimenti d i resistenza alle fo r ze di occupazione del Tripartito.
Una guerra preceduta da numerose azioni segrete che influenzano il corso dei successivi avvenimenti politici. Sappiamo già, per esempio, che l'esercito tedesco, secondo il Trattato di Versailles, non può riarmarsi e i suoi effettivi non possono superare le 100.000 unità. Ma sappiamo anche che il super agente Walter Nicolai negozia con Mosca le modalità per far esercitare le truppe tedesche in territorio sovietico, mentre le fabbriche russe funzionano a pieno ritmo per produrre le armi vietate a Berlino. Una collaborazione «tecnica» talmente stretta che comporta un avvicinamento «oggettivo» fra i due regimi pur ideologicamente contrapposti e che molti anni dopo porterà i suoi frutti: sarà proprio l'accordo segreto stipulato fra Berlino e Mosca il 23 agosto del 1939, a dare a Hitler mani libere sulla Polonia, mettendolo nelle condizioni di sfidare apertamente le potenze occidentali.
Del resto le operazioni militari lanciate da Hitler prima del l 0 settembre 1939 (rioccupazione della Renania nel 1936, annessione dell'Austria e dei Sudcti ncl1938 e occupazione della Cecoslovacchia nel1939) sono tutte precedute e accompagnate da operazioni di propaganda e di guerra psicologica.
Una guerra che formalmente comincia proprio con una iniziativa di «disinformazione finalizzata»: l'Operazione Himmler, tesa a far credere che la Germania era stata attaccata dalla Polonia! Una piccola unità di SS, comandata dallo spregiudicato agente Alfred Naujocks, vestita con uniformi polacche, attacca la stazione radio di Gleiwitz, città tedesca di frontiera, ritirandosi immediatamente dopo, non senza aver prima letto ai microfoni un messaggio ferocemente antinazista e aver lasciato sul terreno un cadavere in uniforme da soldato polacco (ma proveniente evidentemente da qualche campo di concentramento tedesco) per dare credibilità all'operazione. Una mistificazione perfetta. È il casus belli tanto atteso da Hitler che si vede «Costretto» a rispondere all' «aggressione», lanciando sessanta divisioni in territorio polacco.
Questo è l'inizio di una guerra che, emblematicamente, si conclude con una memorabile operazione di deception, che consente agli alleati di sbarcare in Francia e avviare la liberazione dell'Europa dal giogo nazista. Grazie infatti alla Operazione Fortitude i tedeschi si convincono che l'atteso grande sbarco alleato, per l'apertura del «Secondo fronte », sarebbe avvenuto nel Pas de Calais e non in Normandia, dove le difese costiere non vengono rinforzate e dove le truppe naziste verranno prese di sorpresa.
Se nel caso della prima guerra mondiale, come abbiamo constatato, risulta particolarmente arduo sintetizzare le operazioni segrete e le vicende dei principali agenti segreti, nel caso del secondo conflitto mondiale si è presi quasi da vertigine, volendo tentare lo stesso approccio, tanto intensa è stata l'attività nell'ombra, così numerosi gli agenti segreti, così spettacolari i progressi nel settore della crittografia, così determinanti in definitiva i riflessi della guerra segreta su quella palese. Tanto che non è azzardato affermare che se le democrazie hanno avuto finalmente ragione del nazismo, ciò è stato dovuto anche all'efficacia e alla superiorità dei loro «mezzi speciali».
Per le stesse motivazioni illustrate sopra, ci linùtererno quindi a seguire gli innumerevoli eventi della guerra segreta attraverso le gesta di agenti emblematici (Cicero, spia prezzolata per i tedeschi e Richard Sorge, spia sovietica per convinzione ideologica), le operazioni Fortitude e Mincemeat, determinanti per il successo dello sbarco alleato in Europa e le drammatiche rivalità nella lotta per la decifrazione dei sistemi crittografici nemici (il sistema britannico Ultra e quello americano Magie).
Scelte indubbiamente arbitrarie ma che riteniamo necessarie per offrire una sin tetica visione del funzionamento dei servizi segreti nei loro variegati aspetti durante il conflitto. Senza rischiare così di far perdere il lettore nel labirinto delle infinite azioni, operazioni, missioni, iniziative e controiniziative messe in atto dai paesi coinvolti che mobilitano h t tti i loro «mezzi speciali», tutte le loro strutture segrete, tutti i più recenti ritrovati della tecnica per avere ragione dell'avversario.
Cicero, l'uomo elle vo leva essere «ricco, molto ricco». Il 26 ottobre 1943 arriva n Berlino un curioso telegramma dnll'nmbascinta del li1 Reicll ad Ankara. Dice testualmente: «Al Mi11istro degli [steri del Reicll, foncllim Von Rib/Jentrop. Segretissimo e personale. Abbiamo offerta di un irnpiegnto dell'Ambasciata d'Inghilterra- che asserisce di essere il cameriere personale dell'Ambasciatore- di pl'ocurarci fotografie di docu111e11ti originali segretissimi. Per la prima co11segna, il 30 ottobre p. v., sono richieste 20.000 sterline i11glesi in biglietti di banca; 15.000 per cin scu11 rullino aggiuntivo. Ci faccia sapere se l'offerta può essere accettata. Se somma richiesta deve essere inviata co n corriere speciale e arrivare qui prima del 20 ottobre. Cameriere in questione è stato qualche anno fa n/ servizio del nostro Primo Segretario. Non disponiamo qui di ues-
SUIW altra informazione. F.to Von Papen».
Tre giomi dopo arriva, sorpre11dentemente chiara e precisa, In risposta dalla Willtelmstrasse: «All'Ambasciatore Von Papen. Segretissimo e personale. Accetti l'offerta del cameriere britannico con tutte le precauzioni del caso . Corriere speciale arriverà ad Ankara il 30 ottobre prima di mezzogiomo. Aspettiamo rapporto immediatamente dopo la consegna dei documenti. F.to Von Ribbentrop».
È l'inizio di uno degli intrighi spionistici più singolari della seconda guerra mondiale, immortalato negli anni cinquanta dal film di Joseph Leo Mankiewicz (5 fingers, in italiano Operazione Cicero), con ]ames Mason nel ruolo del protagonista e Oanielle Darrieux nella parte di zma con tessa polacca uscita dalla fmztasia degli sceneggiatori.
Ma chi è il misterioso «cameriere dell'Ambasciatore britanniCO»? Chi si nasconde dietro le spoglie dello strano personaggio che l'ambasciatore Von Pape11 soprmmominerà Cicero, tanto eloquenti risultermmo i messaggi che consegnerà ai tedeschi? Elyesa Ba:na è 1111 turco di origine n/lmnese e di religione musulmana, nato uel1904 a Pristi11a, allora città dell'impero ottommw. Segue la famiglia che si trasferisce prima a Salonicco e successivamente a lstanbul. Giovanissimo si imbarca sulle navi che solca11o il Mediterraneo. Fa molte esperienze, impara bene il francese, diventa fra l'altro buon autista c abile cameriere, e quindi entra nella <<casta» dei domestici tuttofare destinati a lat'orare nelle ambasciate e consolati stranieri in Turchia. Autista de/ministro plenipotenziario jugoslnr>o, poi dell'addetto militare americano, quindi cameriere presso il Primo segretario tedesco, BaZIIa segue In sua carriera di kawass, COl/Il? erano chiamati i domestici delle legazioni estere. Non è fltffaPia sempre facile conservare l/Il posto «fisso» presso i diplomatici, fi111zio11ari in continuo movimento. Baz11a non tarda a ritrovarsi se11za lavoro, pu r avendo un a mogi ie e quattro figli da mantenere.
A contatto con aml1ienti raffinati dove regna l'abbondanza, Elyesa ha covato uua sola 'l'Oca:ione: «diventare ricco, molto ricco». Non sa ancora come. Ma l'occasione attesa si presenta presto. Su 1111 giomale di Ankara legge che il Primo segretario dell'ambasciata britannica cerca Wl provetto kawass. Bazna non ha esitazioni. Si presenta, ha ottime referenze e una vasta esperienza lavorativa, viene subito assunto. Non solo. Il Primo segretario per fare bella figura «Cede» dopo poco tempo il bravo came- riere al suo ambasciatore, sir Hughe Knntchbull-Hugessen, clze da tempo ne cercava uno. Scatta a questo punto la molla che fa intravedere a Bazna concrete prospettive di arricchime11to. In effetti, tutte le carte importanti e riservate dell'ambasciata vengono custodite in due cofanetti, uno rosso, l'altro nero. La sera, n chiusura della giornata lavorativa, quello rosso viene riposto nella cassaforte blindata della cancelleria, quello nero viene portato dall'ambasciatore nella sua residenza personale. Sof frendo di insonnia, sir Hughe usa consultare le preziose carte fino a tarda notte.
Nella mente di Elyesa si precisa allora il pim10 di azione. Al pari di una sequenza cinematografica, Cicero intravede come procedere: me11tre il capo missione fa il suo bagno serale, Bazna prende co11la cera le impro11te della chiave del cofanetto e la riprodurrh perfettamente. Una sera il diplomatico, aiutato da 1111 potente SOIIIIifero, cade in un SOIIIIO profondo. Elyesa allora e11tra 11ella camera da letto e apre il cofanetto nero. Prende q11indi i docunrenti, li porta nella sua camera e li fotografa co11 una vecchia Leica da 35 111111, una /ampadi11n Jlood da 100 watts e un cavalletto di fortuna. lnftne rimette tutto a posto.
Sequenza che il furbo kawass ripete be11 26 volte, dall'ottobre del 1943 all'aprile del 1944, fotografando un ce11tinaio di dowmen ti. Docunre11 ti di particolare interesse perché nel1943 la Turchia è a11cora 1/eutra/e, e per questo motivo è al ce11tro delle brame dei due blocchi colitendenti che fanno a gara per averla dalla loro parte.
Ludwig Moyzisclr, capo della si eu rezza dell'ambasciata tedesca con cui Cicero pre11de contatto, si rende subito conto dell'importanza delle informazioni offerte, che valgono certamente più delle 20.000 sterline richieste per la prima consegna. Ma a Berlino prevale lo scetticismo. Dn un lato, in effetti, si riflettono sulla vicenda i rapporti di reciproca antipatia e rivalità tra l'ex cancelliere Von Papen e il ministro degli esteri Von Ribbentrop, il quale mal vedrebbe il suo ambasciatore ad Ankara protagonista di un «colpo» così eclatante. Dall'altra non è in effetti sempre agevole distinguere nel periodo bellico il confine tra informazione e disinformazione, tra iniziative militari annunciate e propaganda politica <finalizzata». l tedeschi insomma non escludono una manipolazione, anche inconsapevole, di Cicero da parte dei servizi segreti alleati. Persino l'ultima infonnazione passata da Cicero, nella primavera del 1944, dove per la prima volta vie11e menzio11ato il nome in codice «Operazione Overlord», il grande sbarco alleato ne/nord dell'Europa, viene ricevuta con sospetto e diffidenza.
Tale è lo scetticismo che Berlino decide di stare al gioco, ma pagando la spia turca co11 denaro falso, nel quadro Hella fantastica coutraffazione ideata da Alfred Naujocks, già protagonista dell'operazione Himmler a Gleiwitz: la produzione, cioè, Sll vasta scala di sterline perfettamente imitate per destabilizzare le eco/lomie occidentali attraverso un'inflazione incontro/labile e per finanziare «Senza costi» la rete spionistica favorevole alnazisnw . Cicero è una delle vittime di questo gioco paradossale: fornisce notizie vere considerate false, e riceve in cambio sterline false considerate vere!
Le carte tedesche passate all'ufficio dell'OSS di Allen Dulles a Bema da parte di u11 tedesco antinazista, Fritz Kolbe, mettono finalmente gli inglesi sul chi vive . Cicero, dal canto suo, intuisce che qualcosa sta cambiando (arriva da Londra un super agente per capire chi si nasconda sotto lo pseudonimo di Cicero; la segretaria di Ludwig Moyzisch passa agli americani) e improvvisamente fa sparire, leggero e veloce come il vento, ogni sua h'accia.
Riappare dopo La guerra a Istanbul completamente trasformato. È diventato un imprenditore di successo utilizzando le sterline del Reich. Ma anche questo gioco dura poco. Presto si scopre che il denaro contante utilizzato è falso, l'impresa di Bnwa è desfillnta nl fallimellto ed Elyesa perde tutto. Per vivere è costretto, come molti suoi connazionali, a emigrare in Germa11in dove chiede uno speciale sussidio nl governo per i «Servizi resi>> e dove fa fruttare le sue avventure scrivendo, co n l'aiuto di un giornalista tedesco, LI Il libro di grande sltccesso (l was Cicero).
Ma i diritti di autore non bastano a coprire le esigei/Ze di un uonio sempre in cerca di denaro (ha una famiglia numerosa, due mogli e otto figli) e deciso n rincorrere il suo etemo sogno di diventare «ricco, molto riccO>>. Il destino, clw si è già beffato di Lui mettendogli in mano lilla montagna di denaro falso, Lo raggira ancora una volta, un'ultima volta: lo fa morire nel 1970 n Monaco di Baviera, con la qualificn ufficiale di «disoccllpnto».
Cicero, La spia più famosa del periodo bellico, iscritto nelle liste di collocamento della Repubblica Federale Tedesca!
R icltard Sorge, la più grande sp i a de l XX seco l o. Se Cicero è il prototipo della spia dilettante, del/adro di informazioni per il miglior offerente a scopo di lllcro personale, Sorge rappresenta, all'opposto, l'agente professionista, la spia che agisce per convinzione ideologica, che si sacrifica personalmente per la salvezza dell'umallilà.
Nato da padre tedesco e da madre russa, dotato di utl misterioso fascino derivante probabilmente dalla sua origine binazionale a cui poche donne sanno resistere, il giovane Richard si avvicina agli ideali pacifisti dell'estrema sinistra dopo gli orrori della prima guerra mondiale, scoprendo presto, e condi- videndole, le idee di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht. n 6 settembre 1933 così sbarca in Giappone il «giornalista» tedesco, dottor Richard Sorge, con delle credenziali che gli facilitano l'accreditamento di corrispondente estero presso le autorità locali e gli aprono nel contempo le porte dell'ambasciata del Terzo Reich. il neo-ambasciatore, riconoscente, 110111ina addetto stampa dell'ambasciata il dottor Sorge, che re?alizzn così wt'infiltrazione senza precedenti nella storia dello spionaggio: una spia sovietica vie11e invitata a svolgere delicate funzioni all'intenw dell'ambasciata nnzista!
Attratto dal paradiso sovietico dei lavoratori, Sorge si trasferisce a Mosca nel 1924 dopo essersi laureato all'università di Amburgo in Scienze politiche. Notato per la sua vivace intelligenza e profonda cultura, viene immediatamente utilizzato, prima nel Komintem e, successivamente, nel servizio segreto militare sovietico, il GRU. Diventa agente a tutti gli effetti. Sotto copertura compie co11 successo importanti missioni in diversi paesi europei e nella stessa Cina devastata dalla guerra civile Ira il Kuominta11g di Chiang Kai-Shek e l'esercito comunista di Mao Tse-Tung.
Convinto di avere tra le mani zm elemento di ecceziol'wli qualità, il GRU («4° Ufficio»), dopo quasi dieci m111i di «rodaggio», decide di mandare Richard Sorge in Giappone per una missione della massima importanza: carpire i segreti della politica estera giapponese, clze rischia di mutare gli equilibri strategici in Oriente, e verificare l'andamento dei rapporti nippotedeschi, decisivi per il quadro geo-strategico lltolldiale cile si va delineando. Ma prima Richard- abituato ormai a cambiare identità: sarà successivamente Robert, Smith, johnson, Ramsay ecc.- deve recarsi i11 Germa11ia per costituirsi un'adeguata e inattacabile «co pertu rn».
Qui l'agente Ramsay riai/accia vecchie conoscellze e si dimostra così entusiasta delnazismo 11ascente e vincente, così credibile nei suoi atti di fede nella esalta n te dottrina nazionalsocialista, che non gli è difficile, attraverso documentati e ben scritti articoli, farsi nominare corrispondente da Toktjo di ben tre quotidiani e un settima11ale tedeschi: Frmzkfu rter Zeitung, Taglische Rzmdschau, Berliner Borsen Zeitung e Zeitschrift fur Geopolitik.
L'addetto militare tedesco, Eugen Ott, in particolare, si mostra subito entusiasta del dottor Sorge, che fa mostra di conoscere tanti misteri della politica giapponese e che non disdegna di passargli generosamente utili iltformazioni (secondo la vecchia tecnica delle migliori spie: sacrificare poche notizie veritiere per attenerne di ben più importanti). Anzi, l'amico Richard si propone addirittura di scrivergli i messaggi che Ott, poco esperto della lingua e della mentalità giapponese, più familiare con i piani di battaglia che con la penna, con crescente difficoltà invia alle proprie nu tori l h. Se poi si pensa che la stessa signora Ott non è insensibile al fascino dell'aitante giornalista, si ha 11n'idea del grado di intimità che Ramsny riesce n stabilire con 11110 dei massimi responsabili dell'ambasciata nnzistn.
Ott è rnolto soddisfatto, non delle smancerie romantiche della moglie, ma della fama di «fine conoscitore» di cose giapponesi che si va facendo n Berlino, grazie app11nto alla collaborazione di Richard! Fama che compie il suo cammino: qunlldo Hel1936 si deve scegliere ll/1 IIUOVO Cnpomissione, rugen Ott viene COli tutta naturalezza indicato per occupare l'importante incarico.
Anche il GRU è molto soddisfatto, ma evidentemellle per mo/ iv i diversi.
Oglli mattina insomma Sorge, insieme all'ambasciatore, prende visione di tutto il traffico telegrafico indirizzato o proveniente da Berlino e discute con lui i progetti di relazioni da i11viare. Un'ambasciata che dal punto di vista della sicurezza si rivela davvero w1 colabrodo.
Ma Ott no/l è l'unica fo!lte informativa di cui dispone Richard, aiutato da un piccolo nucleo di agenti e tecnici di valo- re che rendono all'URSS servizi inestimabili e solo tardivamente riconosciuti.
Per le trasmissioni radio, può contare sul fidato ed esperto operatore Max Klausen, un tedesco in grado di ricevere e di trasmettere in qualunque momento e in qualunque luogo. Per la raccolta di notizie dalle fonti più disparate, Sorge si serve di un analista politico giapponese, Hofsumi Ozaki, ben introdotto nei corridoi governativi di Tokt;o; di un giornalista jugoslavo, Branko Vukelic, frequentatore di ambienti intellettuali dove pure si dico110 cose interessanti; del noto pittore Yotoku Miyagi, riferimento per i circoli artistici e cultumli. Ulla squadra insomma di altissimo livello, ma elle 11011 sempre è creduta dalla casa madre. Nel marzo 1941 Sorge fa pervenire a Mosca un microfilm contenente diversi messaggi di Ribbentrop a Ott in cui si fa chiaramente riferimento all'«inevitabile attacco tedesco all'URSS per la metà di giugno» di quello stesso anno. Poche settimane dopo riesce a essere ancora più preciso: 190 divisioni tedesche sono state ammassate alla frontiera orientale. Ma a Mosca gli strnteghi del Cremlino, alle prese con molteplici fonti informative, discordanti vafutnzio11i politico-militari e soprattutto con In testardaggine di Sta/in, convinto della <ifedeltà» dell'alleato tedesco, 11011 danno molto credito alle valutazioni dell'agente Rnmsay, commettendo un errore dalle conseguenze incalcolabili, anche in termini di perdite di vite umane. «Dubitiamo della veridicità delle vostre informazioni» è la stupefacente risposta che giunge da Mosca e che getta Sorge in uno stato di profonda prostrazione. Ma per la «causa» occorre andare avanti, continuare a spiare.
Sarà in effetti ancora Sorge, questa volta finalmente creduto, a dare l'informazione capitale, quella che cambierà il corso della Storia. Le notizie captate da Ozaki, intrufolatosi nel frattempo nell'entourage dello stesso primo ministro Konoye, appaiono ogni giomo più chiare. «D Giappone è troppo impegnato nell' Indoci.na francese per prevedere di attaccare l'Unione Sovietica», come invece si aspettavano e si auguravano i sostenitori dell'Asse Roma-Berlino-ToktJO. Sta/in questa volta è più lullgimirante, e comunque non ha più molto da perdere: le truppe tedesche 11on sono lontane da Mosca.
Sulla base quindi delle indicazioni fornite da Sorge, sposta le forze stanziate in Manciuria per far fronte a Wll!Ventuale attacco giapponese, sul fronte occidentale, rafforzalldo le indebolite truppe sovietiche in u11 momento decisivo della battaglia. L'avanzata nazista verrà definitivamente fermata n Stalingrndo. Hitler ha virtualmente perso In guerra. Sorge può pellsnre, a ragione, di aver salvato l'esistenza dell'Unione Sovietica.
Al momento della massima efficienza operativa, In rete Sorge tuttavia commette alcuni errori e/te portermwo alla sua scoperta e n/l 'arresto di tu t ti i suoi componenti.
Per diverso tempo Richard Sorge è al centro di LI/l paradossale- e, se non ci fosse di 111 ezzo la guerra, divertente- intreccio politico-giudiziario. L'ambasciata nazista, sicura di 111/(l «Svista» dei servizi segreti giapponesi chiede l'immediata lib erazione del suo «addetto stampa» (Ott no11 crede affatto che Richnrd sia una spia sovietica, e 11011 sa nemiiWIIO clte è stato l'amante di sua moglie); i sovietici dal canto loro non mostrano alcun interesse per In loro spia più efficiente, preferendo forse far dimenticare l'accecamento di Sta/in, cui potrebbero esse re addebitate le centinaia di migliaia di vite umane inutilmente perse per non aver volu lo credere all'immilzente attacco nazistn; i giapponesi infine si mostrano incerti sul da farsi per non compromettere le prospettive di neutralità sovietica ai confini del Manciukuò e della Siberia.
Così solo nel novembre del 1944 la botola si apre sotto i piedi di Sorge e di Ozaki (gli altri membri della squadra sono stati condannati all'ergastolo).
Nei tre anni che passano dal momento dell'arresto fino all'eseCliZione capitale, Mosca non fa nulla per salvare Sorge, del quale peraltro in Unione Sovietica non si sente più parlare. Stalin non vuole verosimilmente che la sua immagine di salvatore della patria sia scalfita da «brutti ricordi», tanto più che il generale Berzin, lo «Scopritore» di Sorge, è scomparso nel nulla, vittima delle «purghe» del Cremlino.
Occorrerà attendere il XX cOJzgresso del Partito comunista sovietico, nel 1964, il congresso della «destalinizzazione» e del «disgelo» per assistere alla riabilitazione di Sorge (che viene ufficialmente dichiarato eroe defi'U11ione Sovietica) di cui viene finalmente riconosciuto il contributo eccezionale dato allo sforzo bellico del paese.
Riclznrd Sorge, una spia senza dubbio fuori del comune. Non aveva in effetti bisogno di forzare casseforti per impossessarsi di documenti segreti: emno i loro stessi detentori a offrirglieli su un piatto d'argento. Non doveva ricorrere a travestimellti: era lo stesso ambasciatore tedesco che tutte le mattine insisteva per veder/o chiedendogli il parere s111le questioni più riservate. Non si limitava a raccogliere passivamente le informazioni, ma le analizzava, le studiava, ne desumeva intelligenti valutazioni co/l uno stupefacente spirito di osservazione, degno del più esperto diplomatico.
Eroe per alcuni, traditore per altri, giornalista di razza per molti, seduttore per le donne che ha conosciuto, Richard Sorge è stato probabilmente la più grande spia del XX secolo.
Le iniziative di <<disinformazione» sono state, come abbiamo visto, innumerevoli durante la seconda guerra mondiale e impossibili da elencare in questa rapida ricognizione della storia degli 007. Ci limitiamo quindi a citare solo due operazioni emblematiche, l'una (Mincement), per la immaginifica costruzione che la caratterizza, degna della sceneggiatura del più riuscito film di spionaggio; l'altra (Fortitude), per le conseguenze avute sugli esiti del conflitto, avendo grandemente agevo lato lo sbarco degli alleati in Normandia.
Emblematiche, d'altra parte, anche per gli sviluppi delle tecniche dello spionaggio, dell'impiego dei «mezzi speciali» e dell'utilizzo degli agenti segreti in un determinato contesto storico.
L'Operazione Mincemeat . Siamo agli iltizi del1943, un mwo davvero cruciale per le sorti del secondo conflitto mondiale. Gli allenti in effetti si so11o già installai i nel Nord Africa e si apprestano n mettere piede sul continente europeo. Se fallissero l'operazione, t11tto sarebbe ancora possibile per Hitler e i suoi n/leali. Per l'intelligcnce inglese, quindi, occorre a ogni costo ingannare i 11azisti sulle reali intenzioni alleate. Se certo è difficile convincerli clte lo sbarco 11011 avverrà in Sicilia (nnt11rnle e ovvia «tes ta di ponte» per l'inizio della marcia di liberazione dell'Europa), rzo11 è forse impossibile persuader/i che sono previsti simultaneamente altri sbarchi, in particolare sulle coste della Sardegna e della Grecia, per evitare il concentramento di uomini e mezzi a difesa della sola Sicilia.
Nella mente di Ewen Montagu, brillante e giovane ufficiaLe della Royal Navy, si deliHeano così i contorni di quella che sarà appunto l'Operazione Mincemeat, esposta peraltro co11 tale forza persuasiva allo Stato Maggiore della Marina da essere approvata subito, con entusiasmo e senza riserve.
Secondo Montngu basta procurarsi il cadavere di una perso- na sui trentacinque anni, vesfirlo da ufficiale della Royal Navy, vittima di un incidente aereo sulle abituali rotte inglesi nel Mediterraneo e portatore di documenti segreti dai quali emerge che gli alleati si apprestano a sbarcare in Grecia e non in Sicilia come tutti credono, far derivare il cadavere verso le coste meridionali della neutrale Spagna dove è molto attivo il controspionaggio tedesco, che certo non mancherebbe di interessarsi al caso e... il gioco è fatto! Questa in poche righe l'operazione chiamata, con discutibile humour inglese, mincemeat (carne tritata).
Con i mezzi speciali del Secret Service si monta in tempo record tutta la struttura dell'operazione.
Il cadavere di un vagabondo gallese di trentaqunttro mmi, Michael Glyndwr, affetto da disturbi psichici e suicidatosi buttandosi nel Tamigi (e quindi con i polmo11i ancora pieni di acqua) costituisce l'occasione. Con incredibile cura dei dettagli gli si costruisce una precisa identità, n cominciare dal nome e dagli incarichi: «William Martin, capitano, fncen te funzioni di maggiore, dei fucilieri marini di Sua Maestà britmmicn, ufficiale di Stato Maggiore al Quartiere generale delle operazioni congiunte», titolare della carta di identità emessa il 2 febbraio 1943, in sostituzione della carta n. 09650 andata smarrita.
Stabilitane l'identità, si plasma a tavolino l'accattivante (e perciò credibile) personalità di William. Un invito al Club Cabaret ne fa w1 amatore di ballo; una lettera della Lloyds
Bank che gli chiede di appianare un debito di 79 sterline Lo dipinge come un ufficiale un po' spendaccione; una fattura per l'acquisto di wt anello e una fotografia fanno conoscere la sua fidanzata Pam, che lo attende con ansia; infine u1za lettera del vecchio padre lo fa apparire come attento agli affetti familiari. Conosciamo ora bene Witliam Martin, "un uomo mai esistito". Martin, a parte qualche umana e perdonabilissima debolezza, è un ufficiale della Royal NamJ competente e di grn11de affidabilità, che viaggia i11 missione portando con sé lettere realmente scritte da altissimi ufficiali (che si prestano al gioco) per far credere che lo sbarco nel sud dell'Europa sarebbe avPelluto i11 Grecia, pur se co11 qualche diversione in Sicilia e in Sardegna (In prinrnlelfera è nfinnn di Archibald Ney, Vice capo dello Stato maggiore imperiale per il gc11erale Hnrold Alexander; In seconda è n firma di lord Mowztbatten per l'ammiraglio Cunningham c la terzn, sempre n firma di ford Mountbatten, per il ge11erale Eisenhower).
Come far pervenire ora le importanti missive 11elle mn11i del con trospionnggio tedesco?
11 sottomarino Seraplz, in rotta verso Malta, 11011 ha difficoltà n «lanciare», il 19 aprile del 1943 il cadavere al largo delle coste della città spagnola di Huelvn, con In carte/In contene11te i preziosi documenti saldamente temlta da una catenella di sicllrezzn e con il gilet di salvataggio indossato dai militari allenti i11 volo (il celebre Mae West, così chiamato in onore della prosperosa diva di Hollywood), sperando mi ben volere delle corre11ti.
Il 3 maggio u1z messaggio dell'addetto navale britannico a Madrid dà l'attesa notizia: LI/t peschereccio spagnolo ha ripescafo il cadavere di William Martin che è stato posto a disposizio/le delle competenti autorità ... e quindi del controspionaggio tedesco.
Tutti gli oggetti personali e La cartella con le carte segrete vengono naturalmente rimesse dagli spag11oli all'ambasciata britannica di Madrid, ma 11011 prima che le buste siano state accurnta- mente aperte e richiuse. Infatti sulle buste erano state apposte alcu1Ze ciglia che sarebbero cadute solo al momento dell'aperhtra. Ora nelle buste riconsegnate non vi è più alcuna traccia delle ciglia ... È quindi evidente che i tedeschi hanno preso visione delle lettere e sono convinti inoltre che Londra non si allarmerà più di tanto per l'incidente, avendo recuperato «intatto» il cnrteggio. Ancora oggi nel piccolo cimitero di Huelva esiste la tomba di William Martin «l'uomo cl1e non è mai esistito» («A William Martin, nato il 29 mar:::o 1907 e morto il 24 aprile 1943. Dulce et decorum est pro patria mori»). Per la cerimonia funebre arrit'a- a conferma della credibilità di tutta l'opera:ione- anche un disperato messaggio di cordogliO della fidanzata Pam (in realtà la segretaria di Montagu). lnazisti insomma so110 caduti in pieno nella trappola. Sono convi11ti di avere tra le mani docunwzti segreti di altissimo valore militare e strategico. Montagu rassicura Churchill, in visita a Washington, co1z wz telegramma rimasto famoso: «Carne tritata ingoiata interamente!».
In effetti prima dello sl,arco iu Sicilia si Ila notizia che i tedeschi hanuo spostato una divisione corazzata dalla Francia verso il Peloponneso (temendo appunto uno sbarco in Grecia), hanno concentrato le difese del sud Italia piuttosto t•erso nord ot•est (pensando ad azioni dimostrative in Sardegna), smantellato parte delle loro difese nel sud della Sicilia e dirottato una buona parte della flotta verso il Mar Egeo.
Del resto documenti sequestra - ti dopo la guerra negli archivi nazisti confermano il completo successo dell'operazione.
Un rapporto di Doenitz dice chiaramente: «il Fiihrer non è d'accordo con il Duce sul fatto che il punto probabile dell'invasione sia la Sicilia. Egli è convinto che gli ordini angloamericani recentemente scoperti confermino la presunzione che l'attacco previsto sarà diretto principalmente contro la Sardegna e il Peloponneso».
Un successo da accreditare nl Servizio segreto britannico, come conferma nelle sue memorie ford Ismay, capo dello Stato maggiore imperiale: «l'operazi01ze ebbe UII successo oltre ogni 110stra aspettativa. Disperdere gli sforzi dije11sivi tedeschi attraverso tutta l'Europa, al punto da far partire dalla Sicilia delle navi tedesche, costituì LI/l exploit notevolissimo, che merita la particolare grntitudille di coloro che sono sbarcati in Sicilia e delle loro famiglie».
Op eration Fortitude. U11 bel giorno di maggio del 1944, nella riposante campagna del sud dell'Inghilterra, 1111 trm1quillo e fedele suddito di Su n Maestà, Syd11ey Ceorge Cripps, si agita 110n poco accorge11dosi improvvisamente dal/n sua dini11g-room che deci11e di carri armati stm1no attraversando i suoi terreni, permette 11 dosi persilw di tra11sitare sul suo curatissimo prato! Non ha nemmeno il tempo di indignarsi, rendendosi conto, stupefatto, che i blindati 11011lasciano alcu11a traccia. È incredibile. Che cosa sta succedendo?
Ma le meraviglie della giornata non finisco/lo lì. Cripps assiste a una seconda scena che lo lascia ancora più perplesso. Un toro, infastidito dal trambusto della strana col01ma, enrica un carro armato che, co lpito, lentamente si sgonfia.
In effetti si tratta di grossi involucri in caucciù sagomati e dipinti ad arte e che, visti da Lontano o dall'alto, creano L'ilhtsione di veri mezzi blindati.
Cripps insomma sta assistendo allo svolgimento iniziale di quella che sarebbe stata la maggiore iniziativa alleata di disinformazione nella seconda guerra mondiale, l'Operazione Fortitude (Forza d'animo), ideata nel contesto del piano generale di disinformazione per il 1944 chiarnato Bodyguard.
Abbiamo già visto come la principale preoccupazione degli alleati sia quella di confondere i nazisti su tempi e luoghi del grande sbarco per l'apertura del secondo fronte. Uno sbarco assolutamente determinante per gli esiti del conflitto.
Così i servizi segreti anglo-americani architettano l'Operazione Fortitude per far credere ai nazisti che in realtà sono previsti non uno, ma più sbarchi, ne/nord e nel sud dell'Europa, per i quali però è necessario impiegare almeno ottanta divisioni (ma quelle effettivamente disponibili non arrivano a quaranta). C'è quindi l'esigenza di «Creare» dal nulla quaranta divisioni, con relativi armamenti, carri armati, aerei, mezzi da sbarco, uomini be11 visibili dall'alto ecc. Sembra un 'idea piuttosto folle, un fan tasioso sce11ario di film e non an rigoroso piano militare da cui può dipendere l'esito finale della guerra. Eppure funzionerl't!
L'operazione si articola in tre differenti direzioni: Fortitude Nord (operazioni di copertura in Norvegia e nei paesi scandinavi); Fortitude Sud 1 (operazioni sulle coste belghe e francesi), Fortitude Sud 2 (ulteriori attività di depistaggio dopo lo sbarco in Normandia).
A nord gli specialisti deL/'in telligence inglese sfruttano «l'ossessione scandinava» di Hitler, ovvero la preoccupazione di poter controllare i
Carro am1ato il! caucciù perfettamente sagomato porti della Norvegia liberi dal ghiaccio, nell'eventualità di dover far fronte ad accerchiamenti navali ai danni della Germania.
Questa «Ossessione» spiega l'importante dispositivo militare nazista nella Norvegia occupata, dove sono di stanza ben 380.000 uomini, una divisione corazzata, l.SOO cannoni costieri.
Fortitude Nord, attraverso una serie di finti sbarchi ricognitivi, di fasulle pressioni sul governo svedese, di richiesta urgente di informazioni operative agli agenti alleati in Norvegia (stato di ponti, strade, porti e aeroporti), tenta di far credere all'imminenza di w1 tentativo degli alleati di liberare il paese sca11dinavo per mantenere inchiodato in Norvegia l'importante dispositivo militare tedesco, tenendo/o lontano dalla Normandia. lnazisti si agitano, capiscono che qualcosa si sta muovendo e cercano col/ferme. Berlino attiva quindi le poche spie di cui ancora dispoue in Gran 81·etagna, molte delle quali peraltro «rivoltate» dall'MIS. U11a di queste è juan Pujol Garcia, nome in codice Garbo, uno spagnolo agente deii'Alnuehr, da tempo passato nel campo n/lento. Garbo gioca rm ruolo fondamentale per il successo di Fortitude. Tramite il console tedesco a Lisbona i11 un primo tempo e, dalla primavera de/1942, direttamente da Londra, egli fa perve11ire n Berlino notizie manipolate dall'MIS e dall'MI6 (vere le informazioni di poca importanza, false quelle di maggior contenuto) per 11011 far muovere i tedeschi dalla Norvegia e concentrare l'attenzione dei comrmdi militari 11nzisti sempre su Calais e trascurando le spiagge del/n Norma11dia. Berliuo mai sospetterebbe dell'agente fuan Pujol, decorato peraltro con la Croce di Ferro per i servizi resi al terzo Reich, le cui inforAerei di legno mazioni vengono considerate quanto mai veritiere.
Fortitude Sud prevede uno scenario ancora più audace e sofisticato: la concentrazione nel sud dell'Inghilterra di tre corpi d'armata, i primi due reali, il terzo fittizio... Denominato FUSAG, l'inesistente corpo d'armata americano simula una partenza dalle coste inglesi i n direzione della Francia nel tratto di mare fra Dover e Calais. Così gli aerei della sorvolando le coste meridionali dell'Inghilterra, possono osservare i movimenti della potente armata fatta in realtà di aerei di legno, di mezzi da sbarco posticci e dipinti alla meglio, di carri armati (come ha constatato il signor Cripps) in caucciù . I piloti nazisti non sospetteranno mai fino n che punto la contraerea alleata li abbia risparmiati per permettere loro di fotografare a volontà la scenografia predisposta. La mistificazione arriva a un punto di tale raffinatezza che in occasione dei bombardamenti di quelle che i tedeschi credono riseroe di petrolio, vengono requisiti gli artificieri del cinema per provocare esplosioni così potenti da dare l'illusione, ad alta quota, di aver distrutto una quantità inverosimile di carburante.
Anche in questo caso, come per Fortitude Nord esperti operatori radio e cifratori comunicano ogni giorno ordini fasulli, tipici di forze armate in effervescenza e pronte a passare all'azione, naturalmente facendo i11 modo che i tedeschi possano captare gli DI'dilli scambiati tra fantomatici comandi.
Lo stesso Garbo non manca di fornire il proprio contr ibuto suggerendo utili indicazioni sul carattere dei militari tedeschi: «Speculazioni, congetture, fughe di notizie non hanno molto effetto sullo spirito dei militari tedeschi. Gli ufficiali dello Stato Maggiore sono soliti trarre le proprie conclus ioni a partire da dati reali, fatti, cose concrete, compresa quindi l'identificazione e il dislocamento di formazioni, unità, quartieri generali, luoghi di raggruppamento». Proprio ciò che Fortitude intende offrire al nemico: «Cose reali» e <ifatti concreti».
Fortitude Sud continua a funzionare anche dopo il 6 giugno 1944. Un 'intensa attività radio dà l'impressione che altri sba rchi sono previsti nella zona di Calais. Le divisioni fantoccio americane della FUSAG vengono addirittura messe al comando del ge nerale Patton. È difficile pen sa re che 11n generale così importante e conosciuto possa pres tarsi a una mistificazione. E infatti Berlino nonio pensa e si ritroverà del tutto disorientata.
Forlitude in definitiva è il pitì graHde successo di deceptio11 della seconda guerra mondiale.
Dopo lo sbarco allento su ll e sp iagge 11 ormann e, l'alto co mando tedesco es ita ben quarnntotto ore prima di decidere di inviare tutte le divisio ni dispo nibili sul nuovo fronte (temendo sempre nu ov i sbarchi ne/nord della Francia e ll On avendo fatto muo vere le trttppe di stanza ilt Norvegia). Due lunghi Riomi di Ìltcertezzn fatali per i nnzisti, due g iom i durante i quali gli allenti posso no CO II so lidare le indispensabili teste di poute, conse ntendo la partenza delle truppe del generale Bradley per avviare In liberaz ion e deii'Curopn.
Mai , come nel caso di Fortitude, i servizi segreti hanno servito così bene l'iniziativa militare, in 1111 co ntes to di ecce ll en te in lerazione politico-strategico-operativa.
Durante i sei lunghi anni che sco nvol go no il mond o dal 1939 al 1945, la competizione delle alleanze co ntrappos te nel settore della crittografia s i sv iluppa in maniera ve rtigino sa, ne lla consapevolezza che la conoscenza « preventiva» delle intenzioni nemiche d à un vantaggio incalcolabile e s uscettibile d ' influen z are le sorti s te sse della guerra. Di conse guenza da una parte e dall ' altra non si les inano mezzi, finanziamenti e uomini per individuare i s is temi più efficienti, tesi a proteggere le proprie informazioni e a «leggere» invece quelle degli altri, oltre- tutto in un periodo in cui ciascuno dei contendenti pretende di essere vicino al conseguimento dell'arma assoluta (la bomba atomica) che garantirebbe la vittoria finale. In questa sotterranea e segretissima lotta d'altro canto la scienza compie progressi davvero sorprendenti.
Per esempio, è nell'ambito del progetto britannico Ultra (realizzato per scoprire i misteri della macchina cifrante tedesca Enigma) voluto da Churchill, che scommetteva sull'importanza dei servizi segreti e sulla utilità della crittografia, che vengono costruiti i primi computers della storia, quando si passa dalle decifranti elettro-meccaniche, le famose Bombe, a quelle elettro-magnetiche, dette Colossus.
Ci pare quindi opportuno fare cenno almeno ai due più grandi progetti di decifrazione impostati dagli alleati durante la guerra: il britarutico Ultra, per «rompere» i codici tedeschi di Enigma, e l'americano Magie, per leggere i codici giapponesi Purple.
La storia di Enigma. Enigma è La macchina cifrante picì celebre della recente storia militare. Utilizzata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, è considerata assolutamente impenetrabile dalla gerarchia nazista, che fa totale affidamento sui suoi sofisticati meccauismi elettro-meccanici per la trasmissione degli ordini più segreti.
Simile a una macchina da scrivere con due tastiere (di cui una luminosa), dal peso di trenta chili circa, facile da trasportare, Enigma era stata inventata negli anni venti da un ingegnere tedesco di origine olandese, Arthur Scherbius, per esigenze commerciali: era cioè a disposizione di società e ditte per la trasmissione via radio di messaggi in codice impossibili da decifrare. Ben presto tuttavia il suo successo attira L'attenzione delle forze armate e dei servizi segreti tedeschi, che decidono di adottarla apportandovi alcuni adattamenti e modifiche per rendere il sistema più sicuro e più sofisticato.
L'originalità di Enigma consiste nella combinazione di tre piccoli rotori con le lettere cifrate che si spostano in sequenza a ogni battuta (se cioè battendo il tasto A nella prima tastiera si ottiene la lettera cifrata Z nella tastiera luminosa, alla successiva battuta di A- per esempio- si ottiene un'altra lettera, scelta in maniera casuale dai tre rotori, ma mai la Z ottenuta all'inizio), nella grande varietà dei sistemi di aggiustamento (le «chiavi» per regolare 11elln ma11iera voluta i rotori) e nella possibilità di ciascun rotore di essere sostituito da ingranaggi di ricambio contenenti ulteriori seque11ze di lettere e schemi di cablaggio che producono miliardi di combinazio11i possibili. 11 messaggio così trasmesso (e ricevuto via radio) può essere messo in chiaro rtnicnmente ribnffendolo su u11n mncchi11n simile, regolata allo stesso modo di quella mittente, co11 chiavi che vei!J?Ono cambiate a brevi intervalli e simultanenme111e SII tutta In rete.
Gli esperti di Bletchley Pnrk hanno all'inizio gra11di difficoltà per venire n capo di f.nigmn, nonostante le informaziolli ricevute dai servizi segreti della Polo11ia (alla vigilia dell'illvasiolle nnzista del 1° settembre del 1939), dove già da tempo matematici ed esperti nvevn11o compiuto significativi progressi 11ella spiegazione dei meccanismi della cifrante tedesca. La messa i11 chiaro dei mes- saggi Enigma CO/l i sistemi di decifra elettro-meccanica (le Bombe), per quanto avanzati, risulta in realtà lenta, incerta e difficoltosa. Le chiavi illfatti 11011 solo conte11gono gli innesti dei collegamenti, ma indicano anche la posizione dei rotori e il loro orientamento. Il che complica ulteriormente il lavoro dei cripto-analisti britannici. nfattore tempo del resto è essenziale. Spesso infatti la decifrazione dei messaggi rischia di arrivare troppo tardi rispetto ai fatti segnalati. Per essere utile, l'informazione deve essere anche "tempestiva". Occorre quindi fare di tutto per procurarsi lepreziosissime «chiavi» che assicurano la lettura dei messaggi in tempo reale.
In attesa che matematici e ricercatori geniali, come Alan Turing, completino i loro studi sui sistemi di decodifica elettromagnetica (più efficienti e più rapidi e che, come abbiamo visto, daranno vita al primo computer della storia), a Londra non rimmzgoHo da percorrere che due vie: prelevare le chiavi dalle navi nemiche catturate o rubar/e presso le ambasciate nazisfe nei paesi terzi.
Nel primo caso, Lo11drn beneficia di un colpo realmente molto fortullato: la cattura di wz sommergibile tedesco della classe U-Boot, nel maggio de/1941, allargo delle isole Ebridi, co11 a bordo una macchina Enigma perfettamente jullziollante, le relative chiavi e le istruzioni per l'uso (la vicenda è rievocata nel film U-571).
Nel secondo, l'M/6 può contare su agenti di eccezionale valore, come la fascinosa Cy11thia (al secolo Elisabeth Thorpe Pack) che entra in possesso delle clziavi di decifra custodite nell'ambasciata italiana a Washi11gton (anche l'italia utilizzava macchine Enigma) prima dell'entrata in guerra degli Stati Uniti.
Sempre considerando di assoluta priorità il mantenimento del segreto sulle attività di Bletchley Park, Londra ritiene di così vitale importanza non far sapere ai tedeschi che il funzionamento di Enigma è stato violato, da decidere - tra gli altri episodidi non far evacuare gli abitanti della città di Coventry, del cui bombardamento le autorità britanniche vengono a sapere inanti- cipo. Anche se molti storici contestano tale circostanza, argotnentando che l'informazione carpita ai tedeschi non precisava quale sarebbe stata la città bersaglio dei bombardamenti.
In ogni caso un'attività talmente segreta quella di Bletchley Park che verrà parzialmente svelata dai britannici solo negli anni '70, trent'anni dopo la fine della guerra.
Un segreto che però dà presto i suoi frutti. La battaglia di Capo Mntapan ne è un ese111pio significativo. La sorprendente sconfitta della Regia Marina italiana n opera della Roynl Navy allargo del Peloponneso, ne/marzo del1941, può essere capita e spiegata solo alla luce di quanto avveniva n Bletclzley Pnrk, dove peraltro, n partire del 1943, il sistema Enigma è completamente permeabile, con o senza codici di accesso (ma i tedeschi non lo sospetteranno mai).
La fine della guerra sottomnr;nn in Atlan l ico e In vittoria su i temibili U-Boot sono essmzialmente dovute n/lavoro dei criptoanalisti britannici elle «leggono» le rotte seguite dai comandanti tedeschi.
L'ul timo messaggio cifrato di una macchina Enigma è un breve testo dell'ammiraglio Doenifz, l'effimero successore di Hil'/er, il l 0 maggio 1945, che dice: «<l Fiilzrer è morto. La lotta continua». Messaggio inutilmente segreto e pietosame11tc irrenlistico. Tutti infatti sanno già elle Hilfer si è suicidnto e che 11011 c'è pitì una lotta da continuare. La guerra è ormai finita. Come è finita la carriera di E11igma!
Cynthia, la spia dagli occhi v e rdi. Americana, sposata con un diplomatico americano, Arthur Pnck, Elisnbeth Thorpe viene arruolata a New York dal British Security Coordinatio11 (BSC), l'organismo dei servizi segreti inglesi incaricato di collaborare, durante la guerra, con gli omologhi servizi americani.
Intelligente, colta, sincera democratica, Elisabeth sente di dover dare il proprio contributo alla causa alleata per sconfiggere quanto più detesta nella vita: il nazisnzo, il fascismo, la dittatura, la guerra. Per raggiungere lo scopo, l'agente Cynthia è disposta a tutto, anche a mettere a disposizione il proprio corpo. Insomma non indietreggerà se, per il successo della causa alleata, sarà necessario sedurre la vittima designata da cu i ottenere preziose informazioni. Alla vigilia del conflitto si ritrova in Polonia, dove il marito è stato trasferito in qualità di consigliere dell'ambasciata britannica. Qui viene "agganciata" dal Secret lntelligence 5ervice (515), interessatissimo a capire in che direzione in definitiva si muoverà il govemo polacco e quali progressi siano stati compiuti dai matematici di Varsavia, impegnati a scoprire i segreti della macchi/la cifrante tedesca Enigma. Per mettersi allora nella posizione migliore di osservazione accende una lave story con Michal Lubienski, potente capo di gabinetto del Ministro degli Esteri, jòsef Beck. 11 515 sarà molto soddisfatto della nuova recluta.
Un precedeHte che deve essere stato preso in considerazione quando a New York, nel febbraio del1941, il B5C la recluta e le assegna le due missio11i che ne farmi no ww delle spie più efficaci del periodo bellico. La prima: procurarsi le tabelle cifranti della Marina militare italiana (cJ1e usa anche la macchina Enigma) custodite presso la nostra Ambasciata a WaslziHgton. La seconda: entrare in possesso anche di quelle frallcesi, conservate presso l'ambasciata del govemo Pétain, attiva nella capitale americana.
Cynthia riuscirà brillantemente nelle due operazioni, sempre seducendo le sue vittime. La prima operazione peraltro è stata contestata dagli eredi della vitti- ma, l'amrniraglio Alberto Lais, i quali sostengono che la storia era stata notevolmente "amplificata", se non inventata, dalla stessa spia nelle sue memorie. La maggioranza degli studiosi di intelligence è, invece, concorde nel sostenere che l'aggancio di Lais da parte della bella e affascinante Cynthia ci sarebbe effett ivamente stato e il materiale procurato in tali circostanze dall'americana avrebbe avuto couseguenze catastrofiche nella battaglia di Capo Matnpan (28/29 marzo 194n dove la Regia Marina subirà una drammatica sconfitta. Il fatto è che gli inglesi erano in grado di leggere le istruzioni segretiss im e inviate da Supennarina (il comando superiore della Marina attivato nel 1940) alle proprie unità, pote11do facilmwte decifrare i messaggi italiani, grazie appunto n/le chiavi procurate da Cynthia.
Nella seconda operazio11e la preda è l'addetto stampa dell'ambasciata francese, Charles Brousse, splendidamente sedotto, ma non abbandonato, giacché Charles diventerà il secondo marito di Cynthia che noll di rado si innamorava delle proprie vittime ...
11 materiale fomito da Cynthia co nse 11tirà agli alleali, 11el novembre 1942 (operazione Torcl z) di sbarcare senza troppe perdite nel Nord Africa (Algeri, Cnsablnncn, Orn11o), co11oscendo in anticipo le diposizioni delle autorità militari e le rotte delle navi francesi.
Anche gli americani, come già gli inglesi, saran no es trenrnmellte soddisfatti de/lavoro della "spia dagli occhi verdi" e glielo riconosceranno. Ellery Hunhzgton, ca po dell'nntenua OSS (l'organismo di spionaggio statunitense dell'epoca) al seguito delle truppe alleate le scriverà molto compiaciuto: "A parte i principali obiettivi, non abbiamo incontrato in pratica alcwrn resistenza. La ragio11e va ricercata nel segreto 111ilitare. Ma penso che Lei lo debba sapere bene, perché ciò è avvenuto grazie n/le sue tabelle. Esse hanno cambiato il corso della guerra!".
Il progetto M agie. Se gli inglesi scoprono a Bletchley Park i segreti di Enigma tramite il sistema Ultra, gli americani non sono da meno nei confronti dei codici giapponesi, penetrando la macchina cifrante Purple a seguito dei successi ottenuN dal progetto denominato Magie.
La nascita ufficiale di Magie viwe generalmente datata al25 settembre del1940, quando per la prima volta vengono messi i11 chiaro alczmi messaggi cifrati giapponesi. Le sue origini tuttavia si possono far risalire al periodo postbellico della prima guerra mondiale, accreditandone il merito iniziale al criptoanalista americano Herbert Yardley.
Yardlet; può in effetti essere considerato l'iniziatore dei servizi di decrittazione statunitensi e il prornotore delle ricerche in tale settore. Dopo aver accompagnato nel 1919 il PresideHte Wilson alla conferenza di pace di Versnilles, a capo di una piccola squadra di cifratori, Yardlet; riceve l'incarico di penetrare i codici giapponesi. Sceglie così motivati ed esperti m1nlisti, matematici, tecnici, linguisti, conoscitori della lingua giapponese, traduttori, formando insomma un efficiente gruppo di lavoro (detto Black Chamber) che rnggirmge presto gli scopi prefissi .
Le sue attività hanno tanto successo che, llell'importante Conferenza navale di Washington del1921, gli americani trattano in una posizione di vantaggio potendo leggere le istruzioni da Tokyo nello stesso momento dei delegati giapponesi.
Negli anni successivi, tuttavia, Yardley si lascia attrarre da altri interessi, lavorando piuttosto per imprese private che ovviamente pagano molto rneglio del servizio pubblico . Senza pe rò la sua continuativa presenza il gruppo finisce per perdere molti colpi e diventa gradualmente poco opera t ivo. In quel periodo, inoltre, prevale negli Stati Uniti l'idea di vivere una nuova era di pace, dove i servizi segreti non sono più così necessari. Il Segretario di Stato Stimson, sicuro che «Uil gen tleman non legge mai la posta degli altri», non ha di conseguenza molti dubbi nel deci- dere di sciogliere definitivamente il servizio di ricerca crittografica, diventato nel frattempo assai costoso e poco produttivo.
Yardley, molto contrariato, scrive allora un libro di memorie che fa sensazione e che diventa un best seller mondiale, The American Black Chamber, dove racconta senza ritegno le sue imprese, soprattutto quelle collegate alla Conferenza navale.
Il libro suscita una comprensibile emozione negli ambiellti governativi di Washington e Ynrdley viene messo al bando, nonostante i suoi indubbi meriti.
A Tokyo parallelamente scoppia inevitabile una violenta tempesta politico-diplomatica. l giapponesi decidono immediatamente di abbandonare il siste111n dei codici manuali per passare a quelli efeti romeccan ici. Vengo HO concepite e prodotte in tempo record macchine cifranti dette «alfabeticlle modello 97», non molto dissimili nella co11cezione di base dalle tedesche Enigma e elle gli americani soprrmnomiJLmw Purple.
La decisa presa di posizio11e giapponese costringe presto gli america ni n riorgrm izznrc la stm tturn di decifraziolle e n riprendere le ricerche (da poco sospese) 11el settore della criptommlisi co11 nuovi uomini e pitì co11sistenti mezzi fillanziari (nasce il Signa/
Jnt elligence Service). A cnpo della strutf11ra vie11e opport11nnme11te posto 1111 allievo di Ynrdley, William Friedmnn, ell e in venli mesi di duro lavoro, aiutato da esperti di alto valore elle ha111t0 viss uto per anni in Giappone, riesce finalmente 11el settembre del 1940 a rompere il «Codice rOSSO».
Poche persone sono al corrente dell'exploit e pochissime sono destinatarie dei fogli con la stampigliatura «Magie», dove sono riportati i messaggi giapponesi «tradotti» in chiaro e in inglese.
Magie permetterà di risparmiare nel corso della guerra migliaia di vite umane, ma non sarà in grado di evitare il disastro d1 Pearl Harbour il 7 dicembre del1941. Perché?
Secondo uno dei più rece11ti studi sull'argomento (Robert Stitweft, Day of deceit. The truth about Pearl Harbour), gli americani sin dal/'i11izio di novembre di quell'm111o sono al corrente del piano operatim giapponese per via dell'incessante scambio di messagg1 cifrati tra ministeri, ambasciate, consolati, comandi nipponici ecc. Ma tali messaggi- decifrati da Magierimangono per troppo tempo sulle scrivanie di Washingto11 e vengono portati a conoscenza dei comandi napali americani co11 i11dugio.
Ora è vero che a causa del ritardo accumulato dagli operatori, dai traduttori e dalle dattilografe dell'ambasciata giapponese il fatale, ultimo messaggio di Tokyo con In dichiarazione di guerra in debita forma viene couseg11nta al Dipartimento di Stato 1111 'orn più tardi, e cioè alle 14 i11vece che alle 13 (qua11do l'attacco i11 pratica è già comiuciato).
Ma secondo Stinnett, i cifrntori americani erano stati piiÌ rapidi dei «colleghi» giapponesi. /11 effetti risulta che fin dalle dieci de/mattino di quel 7 dicembre- quattro ore prima dell'attacco - 1 messaggi Purple erano stati dati in visio11e al Presidente Roosevelt.
Che cosa è successo in definitiva? Mal funzionamento dell'intelligence, sfasamento nella catena di comando, o ·mluto ritardo nella trasmissione delle notizie per massimizzare l'impatto, <<mediatico» e smuovere il prevalente sentimento iso/azionista dell'opiniolle pubblica americana, molto restia ad affrontare un altro conflitto mondiale?
La Storia non ha ancora pronunciato la parola definitiva al riguardo, anche se, con Robert Sthmett, i sostenitori della terza tesi aumentano.
Una cosa tuttavia è certa: Magie sul piano tecnico ha fatto il suo dovere, ha funzionato a meraviglia, è stato addirittura più rapido del 11emico, ritardato dalle pastoie burocratiche della propria ambasciata.
La disinformazione
Uno degli aspetti più insidiosi dello "spionaggio aggressivo" è senza dubbio rappresentato dalla disinformazione (disinformntion o anche deception in inglese, intoxicaton informative, in francese). Un'attività che peraltro può sfuggire di mano, provocando conseguenze imprevedibili e anche non volute dai s uoi s te ss i ideatori. .. Un esempio famoso di evidente attività di disinformation, che dura da più di un secolo nonostante le numerose messe a punto ufficiali, è dato dai Protocolli (falsi) dei Savi di Sion.
È in effetti stupefacente constatare come una pubblicazione, frutto della «p ropaganda nera» messa in atto da un servizio segre to, abbia continuato ad avere nefasti effetti, anche dopo che ne è s tata accertata, e chiaramente dimostra ta, la falsità.
Dopo l'assass inio dello zar A lessandro rr nel 1881, la polizia segreta russa, la tcmibile Okrana, cerca di scre ditare i riformatori liberali che se mbrano guadagnare terreno c simpatie fra le minoranze oppresse, in particolare tra gli ebrei. A Parigi un abile agente dell'Okrana, l'aristocratico e intellettuale Matvei Golovinski, viene incaricato della non facile missione. Ottimo giornalista, collaboratore del Figaro, Golovinsky inizia a scrivere una serie di articoli per denigrare gli ebrei, proprio all'epoca dell'affaire Dreyfus, cioè nel momento di massima polarizzazione dell'opinione pubblica europea verso i semi ti.
Successivamente, nel1897, esce a Parigi la prima edizione dei «Protocolli», un testo scritto app unto da Golovinski
(il quale si sarebbe ispirato alle opere dello scrittore antisemita Maurice Joly e in particolare al suo Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu), testo che viene immediatamente tradotto in russo, riscuotendo immediato successo. Inizia quindi a circolare l'idea, tuttora viva nell'immaginario collettivo di molti paesi, del «Complotto ebraico internazionale», intrecciato peraltro con l'altro complotto che pure turba i sonni degli aristocratici: quello massonico. TI complotto «giudaico-massonico», sarà molto di moda negli anni trenta. L'Okrana cerca in effetti un capro espiatorio dei processi di liberalizzazione in atto in Russia. Il «complotto internazionale» cade quindi a pennello.
Non c'è dubbio, scrivono i prezzolati giornalisti dell'Okrana additando al disprezzo pubblico il testo «sovversivo» dei 24 Protocolli: è tutta colpa degli ebrei che complottano in segreto per mettere le mani sull'economia mondiale.
I Protocolli, in effetti, si presentano come un «piano operativo ultra segreto» concepito dagli «anziani», elabora-
U11'attic.>ità di disùiformazione che dura da secoli: "l protocolli dei Savi di Sion".
Benché ne sia sta ta accertata la falsità, in alcuni paesi arabi ancora oggi si continua a dar loro credito to in occasione del Congresso semita di Basilea, ritrovato per caso e indirizzato alle nuove generazioni perché si impadroniscano delle tecniche e delle strategie necessarie per ottenere il controllo della finanza internazionale e l'instaurazione di un nuovo ordine sociale, basato sul principio della manipolazione delle masse.
I metodi preferiti sono: la diffusione delle idee liberali (da combattere, quindi}, il sovvertimento della morale (da fermare}, la contestazione dell'autorità tradizionale e dei valori cristiani (da respingere), la libertà di stampa (da limitare) ecc. Insomma tutti comodi alibi per i circoli conservatori tesi a fronteggiare le minacce alle loro posizioni di potere.
Ma la manipolazione risulta talmente evidente, che lo Primo ministro russo, Stolypin, ordina nel 1905 un'inchiesta segreta c accurata. La conclusione è scontata: si tratta di un falso, di un documento creato a tavolino. Non esistono i «Savi di Sion», non esiste alcun complotto internaziona le, non esistono i Protocolli. Lo stesso zar Nicola II, posto di fronte all'evidenza, dichiara che «una buona causa non può essere difesa con mezzi sporchi». Quindi fin dal 1905 si sa che i Protocolli sono fasulli. Seguono comunque altre accurate indagini e verifiche.
Famosa è rimasta quella del Times del 1921 che ripercorrc nei dettagli tutte le vicende del manoscritto c dimostra senza ombra di dubbio che si è trattato solo di una iniziativa di disinformazione ben riuscita.
Tredici anni dopo, nel 1934, la Corte cantonale di Berna, investita del caso, arriva dopo approfondite indagini alle stesse conclusioni. Uno dei giudici in particolare dichiara: «Spero che verrà il momento in cui nessuno sarà in grado di capire come una mezza dozzina di persone sane e responsabili furono capaci per settimm1e di prendersi gioco dell' iHtelligenzn della Corte, discutendo dell'autenticità dei cosid- detti Protocolli, proprio quei protocolli che nocivi, come sono stati e saranno, non sono nient'altro che ridicole assurdità». Ma non per questo si fermano le strumentalizzazioni dei Protocolli. Veri o non veri, essi rispondono a mai sopite tendenze antisemite che albergano in vasti strati delle popolazioni europee e servono bene allo scopo. Lo stesso Hitler, pur probabilmente consapevole della falsità del documento, scrive in Mein Kampf: «la cosa importante è che con terrificalllt? certezza essi rivela11o la natura e l'atth•ità del popolo ebraico ed espone i loro conte.:.ti interni come anche i loro scopi ji11al i». E sappiamo dove que.,ta convinzione abbia condotto i nazisti e la stessa Germania. Ma ancora oggi i Protocolli, incredibilmente, continuano a essere stampati e diffusi, soprattutto in Medio Oriente: in Egitto, in Iran, in Arabia Sa udita, in Libano i Consigli dei Savi sono presi sul serio e coincidono col comune sentire in quei paesi nei confronti degli ebrei. Hamas nel suo Statuto co<;titutivo, all'art. 32, stabilisce che «il piallo sio11ista è senza limiti. Dopo la Palestina i sionisti aspirano a espandersi dal Nilo all'Eufrate. Qua11do avrmmo sistemato la regione, essi ripartirai/l/O e aspireranno a ulteriori e'ipmzsioni e così Pia. l/loro piano ('• contenuto nei Protocolli dei Savi di Sion e la loro attuale condotta è la miglior prova di ciò che diciamo».
Il giornale del Cairo al-Akhbar scrive nel 2002:
«Tu t ti i mali elle alt li nlme nte affliggono il 111011do sono dovuti al Sio11ismo. Questo non deve sorprendere perché
1 Protocolli dei Savi di Sion, che furono redatti dai loro anziani più di un secolo fa, stanno procedendo in base n llll piano preciso e una meticolosa tabella di marcia ed essi dimostrano clte sebbene sia11o una minorauza, il loro obiettivo è quello di dominare il mondo e l'intera razza umana» .
Nei testi scolastici sauditi ancora oggi gli studenti apprendono che:
"Queste sono risoluzioni segrete, molto probabilmente del summenzionato congresso di Basilea. furono scoperti nel XIX secolo. Gli ebrei cercarono di negarne l'esistenza, ma c'era ampia evidenza della foro autenticità e che fossero stati emanati dagli anziani di Sion. l Protocolli possono essere riassunti nei seguenti punti: l. Rovesciare i fondamenti deff'attuafe società mondiale e i suoi sistemi, in modo da permettere al Sionismo di avere il monopolio del governo mondiale.
2. Eliminare le llnzionafità e le religioni, specialmente le nazioni cristiane.
3. Sforzarsi di incrementare la cormzione negli attuali regimi europei, dato che il Sionismo crede nella loro corntzio11e e nel Loro collasso finale.
4. Controllare i mezzi di pubblicazione, propaganda e stampa, usando l'oro per provocare disordini, seducendo fa gente per mezzo della Lussuria e diffondendo f'immoralitn.
La prova schiacciante dell'autenticità di queste risoluzioni, così come dei piani infemafi ebraici in essi inclusi, è la reale attuaziolle di molti di quesl i propositi, intrighi e cospi rnzion i contenuti nei Protocolli. Chiunque li legga- e sono sfati pubblicati Ilei XIX secolo- comprende oggi fino a clu: punto è stato realizzato molto di ciò che si trova nei Protocolli".
Ma l'Okrana, pur consapevole della sua efficacia, avrebbe mai pensato che una sua iniziativa di disinformazione avrebbe avuto tanto successo nello spazio e nel tempo? Avrebbe mai immaginato d i essere all'origine dell'iniziativa di disinformazione più duratura della Storia? Il fatto è che i Protocolli, veri o falsi che siano considerati, rispondono troppo bene alle finalità politiche di determinati paesi, decisi a cancellare dalla carta geografica lo Stato di Israele, per rinunciare a questo strumento di propaganda e per non valutarli per ciò che in realtà sono: solo un eccellente esercizio di "spionaggio aggressivo" della polizia poli tica degli zar!
Cap it o l o XIV
Ln guerrn fredda
Dopo la seconda guerra mondiale, contrariamente a quanto era avvenuto a conclusione della prima nel 1918, i servizi speciali dei vari paesi non solo non vengono <;mantellati, ma vengono rinforzati e riorganizzati per far fronte allo scontro che già si annuncia tra i due imperi emergenti in difesa delle rispettive zone di influenn: gli Stati Uniti a ovest e l'Unione Sovietica a est.
Svanita nel1945 antinazista, l'Europa si ritrova ben presto divisa in due blocchi contrapposti, uno comunista e l'altro liberai-democratico (è l'epoca del discorso di Churchill della «corti11n di ferro», del Piano Marshall e del Cominform nel 1947, nonché dell'Alleanza Atlantica nel 1949 e del Patto di Varsavia nel1955).
Inizia insomma una fase di grande tensione politica e militare caratterizzata da rigide ideologie contrapposte ma, fortunatamente, controllata dalla consapevolezza di dover evitare scontri militari globali, soprattutto nel momento in cui tra le due superpotenze si verifica l' «egui- librio nucleare», con la certezza quindi di essere reciprocamente distrutte in caso di guerra atomica (la dottrina militare della Mutual Assured Destruction, MAD). Una guerra quindi che non può essere diretta, «calda», ma piuttosto indiretta, «fredda » (la celebre definizione si deve agli americani Bernard Baruch e Walter Lippmann), combattuta cioè con altri mezzi: per interposti paesi (Corea, Vietnam, Africa, Cuba, Centro America, Afghanjstan) e tramite ... i servizi segreti.
Le sotterranee battaglie che vengono combattute dagli agenti segreti nel periodo della guerra fredda producono un gran numero di vittime. Le spie, inviate sia dall'Est che dall'Ovest o anche reclutate sul posto, svolgono attività particolarmente pericolose (è la regola del «g ioco », gli agenti sono consapevoli dci rischi che corrono): quando sono scoperte infatti, vengono uccise immediatamente o, quando va loro bene, scambiate con altri agenti. Come vengono abbattuti senza scampo, al momento dcll'individuazionc, gli aerei spia e gli altri apparecchi di ricognizione.
Gli americani decidono così di mettere ordine nella loro intelligence, dopo i due anni di incertezza seguiti allo scioglimento dcli'OSS (0/fice of Strategie Services), creato per le specifiche esigenze belliche nel1942.
Superate finalmente le perplessità degli avversari di una grande struttura unificata di intelligence, nel 1947 viene istituita la CIA (Centrai lntelligence Agency), organizzazione incaricata delle attività di intelligence all'estero nei settori politici, economici, tecnici e scientifici.
Direttamente dipendente dal presidente degli Stati Unitiattraverso il National Security Council- è solidamente controllata dal potere politico. Dotata di ingenti mezzi e finanziamenti, ha fin dall'inizio ampi poteri, ma non quello giudiziario di perseguire davanti ai tribunali agenti nemici.
Solo l'FBI (Federa/ Bureau oj lnvestigntion), dipendente dal ministero della Giustizia e incaricato del controspionaggio all'interno del territorio, ha il potere di farlo.
La missione fondamentale, non scritta, della CIA è di frenare qualsiasi iniziativa di espansione del comunismo (nel solco della «dottrina Truman» di contninmenf dell'espansionismo sovietico) e a tal fine moltiplica le operazioni di disinformazione o di destabilizzazione in varie parti del mondo.
In risposta l'URSS crea qualche anno più tardi, nel 195-1, il KGB (Comitato per la sicurezza dello Stato) che accentra nel suo seno tutte le attività e tutti i poteri di spionaggio sia all'estero sia all'interno. La sua missione fondamentale, non scritta, è di evitare la caduta del comunismo, prevenendo le minacce interne ed esterne contro il regime sovietico (e i regimi «Satelliti») e incoraggiando anche iniziative di «penetrazione» ideologica verso Ovest.
V1issioni insomma, quelle della CIA e del KGB, del tutto incompatibili c contrapposte.
In tali condizioni lo scontro è, come abbiamo visto, molto aspro, senza esclusione di colpi, con episodi eclatanti (almeno tra quelli conosciuti) che lasciano per molto tempo il segno. I «servizi» conoscono in questo periodo un'espansione senza precedenti nella storia mondiale dell'intelligence.
I due blocchi in effetti, da un lato, cercano di proteggersi dall'avversario ma, dall'altro, tentano di penetrarlo utilizzando tutti i mezzi a dispoc:;izione dello spionaggio aggressivo, «nero». Gli agenti quindi pullulano in una variegata gamma di «specialità»: agenti di influenza, di penetrazione, doppi, in sonno, legali, provocatori, speciali ecc. Simboli di questo mondo che si agita in segreto, di queste attività sotterranee, di queste tragedie personali di
Berlilw. Il p01r1t• del/t• spre, tratro d1 scnmln fil nge1111 dei dul' cnmpi co11fmpposti. È qui elle il pilotn americn11o Gnry Powers fu scnm/linto co11 In SIIJII!r spm sovietica Rudo/11/r A/lt'l cui l'opinione pubblica non sa molto , s e non ciò che vede nei film o legge nei romanzi ispirati alla realtà di quel periodo, s ono il ponte Glicnike (il ponte delle s pie, Glie11iker Brìicke) e il Checkpoint Chnrlie, nella Berlino del dopoguerra, s ulla Friedrichstrasse, il punto di collegamento fra la zona di occupazione sovietica e quella americana, la «zo na libera ». Teatri di sca mbi di s pi e, di drammatici inseguimenti, di inconfcssale operazioni.
Del re s to c'è una nuova forma di minaccia cui far fronte con permanente, assidua vigilanza: l'attacco nucleare. In tale eventualità, si sa, i tempi di reazione sono estremamente ridotti. Occorre quindi essere in grado di individuare immediatamente qualsiasi decollo di bombardieri strategici o lancio di qualsiasi missile con testala atomica, informandone i governanti interessati per le pertinenti valutazioni e decisioni. Prevedendo altresì di lasciare ai dirigenti politici un lasso ragionevole di tempo per adottare la «buona decisione». Di conseguenza si sviluppa lo spionaggio tecnico con gli aerei-spia e, successivamente, con i satelliti di osservazione. n resto del mondo però viene, per così dire, un po' trascurato, osservato da lontano. Ciò spiega, a esempio, la «Sorpresa » dei britannici al momento dell'invasione argentina delle Falkland / Malvine nell'aprile del1982.
In effetti se da un parte c'è la consapevolezza dell'assoluta necessità di evitare l'olocausto nucleare in caso di conflitto, dall'altra le due superpotenze non rinunciano ad aumentare i rispettivi arsenali nucleari in una assurda corsa per avere le migliori chance nel «primo colpo nucleare » (il famoso first st rike) determinante per impedire al nemico di reagire in maniera tempestiva e adeguata. Vanno quindi avanti parallelamente per decenni la corsa agli armamenti e i negoziati per la limitazione e la riduzione degli ordigni nucleari. Solo agli inizi degli anni '80 si arriva finalmente alla conclusione del primo accordo START, Strategie Arms Reduction Talks. I due blocchi insomma hanno innumerevoli ragioni e necessità per spiarsi vicendevolmente.
La contrapposizione dei due blocchi è tale che si temono invasioni reciproche non solo militari ma ancl1e ideologiche e politiche. Tra il1947 e i11950, temendo la minaccia sovietica, q u asi tutti i principali paesi della NATO organizzano un sistema segretissimo di prosecuzione della guerra in caso di invasione con azioni di guerriglia condotta da uomini ben addestrati e dotati di armi predisposte nascostamente nei vari paesi dell'alleanza. L'operazione, conosciuta con il nome di Stay Behind, si articola in n u merose ramificazioni: quella in Italia è la controversa Gladio, che tante polemiche suscita negli anni novan ta quando viene «Scoperta» e quando alcuni esperti sostengono che nelle direttive di Gladio c'è una certa tendenza a confondere
«minaccia esterna» e «sovversione interna». Ma le due cose, si può osservare, sono necessariamente collegate, se si tiene conto che l'invasione esterna potrebbe essere preparata con azioni di penetrazione ideologica e politica interna, attivate da spie e agenti avversari già presenti nel paese.
Negli Stati Uniti intanto la «Caccia alle streghe» del senatore Joseph Raymond McCarthy dà il via a una serie di inchieste politico-giudiziarie tese a colpire qualunque possibile influenza comunista negli apparati dello Stato: scoppia il fenomeno del «maccartismo». È forse il momento di maggior tensione della guerra fredda. Inchieste, condotte spesso in palese contrasto con i principi costituzionali e giuridici statunitensi, che colpiscono numerosi soggetti, anche personaggi famosi, sulla base di un semplice sospetto.
La guerra fredda si protrae in sostanza- fra alti c bassi, tra fasi acute e periodi di «disge lo», tra tensione e distensione - dalla fine del la seco n da guerra mondiale fino al collasso dell'Unione Sovietica n ei pri mi an ni novan ta.
Il simbo lo forse più vivido e drammatico della divis ione ideologica e politica de l mondo- e dell'Europa in partico lare - è il Muro di Berlino, edificato nel 1961. Alto 4 met ri e lu ngo 46 chilometri, impedisce l'esodo dci cittadini della Repubb li ca Democratica Te d esca (RDT) verso la Repubblica Federale Tedesca (RFT). Separa i tedeschi dai tedeschi, Berlino Ovest da Berlino Est, la RFT dalla RDT, il mondo libera i-democratico da quello comunista.
Sarà abbattuto a furor di popolo a colpi di piccone, da cariche di bulldozer, con tutti i mezzi disponibili, nel novembre del1989.
Prin ci p a li "s p eci ali zzaz i o ni " d eg li agenti segre ti
Agente di influenza
Age11fe di parficolnn• h·l•aturn culturale e inlellettunle. Cerca di mflumzare, co11 nffil'ità di l•ario gmere, In renlln politica e sociale 11elln quale è i11serito afm.•ore del paese per il quale opera.
Agente provocatore
Agente sotto copertura, cioè con falsa identità. Incita e incoraggia individui sospetti a co111piere crimini o atti illeciti al fine di documentarli e servirsene n danno del paese contro cui opera.
Agente di penetrazione
Agente particolarmente addestrato che riesce a penetrare in incognito in organizzazioni nemiche o reti crimiltnli. Sono richieste ottviamente buone co11oscenze antropologiche, religiose, sociali e ideologiche del paese in cui opera, oltre alla perfetta padronanza della lingua .
Agente in sonno
Agente inviato in un altro paese per condurre missioni di intelligence. Non gli si chiede però di essere immediatamente operativo. Dovrà colldurre uua vita norrnale, al pari di qualunque altro cittadino del paese fino al momento i11 cui si renderà necessario il suo intervento e verrà quindi "svegliato".
Age nte s peciale
Viene acwratamente selezionato per livello culturale, professionalità e idoneità fisica. In genere destinato a i11dagare su questioni relative alla sicurezza nazionale e n delicati eventi internazionali. È l'agente spesso attivo "srll campo", specializzato in settori operativi, anche di tipo milìtare e di controspio11aggio (con o senza licenza di uccidere) e si avvale di una rete di i11jormnlori.
Agente doppio
Simula di lavorare per u11'ngenzin di lntelligel!ce, mentre, iH realtà, opera a favore di un'organizzazione nemica.
Agente legale
Opera in paesi stranieri co11 copertura legale, in genere 11 tilizzando l'accreditamento diplomatico chiesto dall'nmbascinln del proprio paese (con tutti i vantaggi che 11e co11seguono: immunità, uso del corriere diplomatico ecc ... ). Del loro effettivo ruolo so110 informati i servizi del paese di accoglienza con i quali collabora.
Juliu s ed Eth el R os enb erg. Uno dei casi pizì emblematici dell'atmosfera di forte contrapposizione ideologica e divisione politica che si respira negli anni della guerra fredda, è senza dubbio quello dei coniugi Rosenberg, accusati negli Stati Uniti di spionaggio a favore dell'Unione Sovietica. L'opinione pubblica mondiale si divide presto tra "colpevolisti" e "innocentisti", manifestazioni di piazza scuotono l'ordine pubblico in diPersi paesi, Washington è accusata di intolleranza ideologica capitalista tesa a dominare il mondo.
Nell'aprile del1951 julius e Ethel Rosenberg, ebrei americaIli, membri attivi del partito comzmista, vengono condannati a morte per spionaggio in fm•ore di Mosca. Si imputa loro in particolare di arer trasmesso agli amici sovietici informazioni e documenti- acquisiti dal famoso progetto Manhattan- rivelatisi utili alla costruzione dell'arma atomica, di cui fino a qliL'lmomento gli USA lzamzo avuto in qualche modo L'esclusiva mo11diale.
La sentenza deve essere eseguita il 21 maggio dello stesso m11zo. Immediatamente, tuttavia, si scatena i11 vari paesi un'intellsa campagna mzti-USA c i1111eggiante ai coniugi Rose11berg, considerati come capri espiatori sacrificati sull'altare della guerra fredda. Si mobilita l'intclligl!cnzin ilztemnzionnlc, intcnJcngono per.;onalità dell'arte e della cultura, uomini politici e gover- nanti. "I Rosenberg non devo11o morire" è il titolo di una pièce teatrale di graude successo seri tta dal celebre storico jraHcese l dubbi se i Rosenberg fossero colpevoli o innocenti sono rimasti presenti nell'opinione pubblica per quarant'anni. fino a quando la pubblicazione di alcuni dossier dell'FBI, l'apertura degli archivi del KGB, le rivelazi01zi sul progetto Venona (sistema nmericn11o di decifrazione dei messaggi sovietici), le meiiiOrie di alcztni protagonisti della vicenda hanno consentito di eliminare le incertezze passate. Dall'insieme di In/i nuove follti informative si deduce che i Rosenberg erano colpevoli dei reati loro addebitati. Avevano cioè cospirato contro gli USA, il loro paese. La giuria non si era sbagliata.
Alain Decaux, sicuro dell'innocenza dei due imputati.
Si fa sempre più strada l'idea che la giuria americana si sia sbagliata e che In Corte in ogni caso sin stata troppo severa. Essere com u11isti- viene ripe tu t o- non vuoi dire essere necessariamente spie asservite a Mosca. Gli in te ressa ti del resto non fanno che proclamare la loro innocenza. La stessa opi11ione pubblica americnna comincia a dubitare.
La difesa, cavalcando l'onda della protesta mondiale, cercherà in tutti i modi di far riaprire i termhzi del processo. Ma non sarà in grado di presentare prove e riscontri decisivi. Così, dopo diversi rinvii, i Rosenberg snrmmo giustiziati nel giug11o del 1953.
Meritavano per questo la pena di morte? Le informazioni passate a Mosca ermw state così importanti?
Nel riflettere sulla risposta da dare a tali quesiti, 11011 bisogna dimenticare che i Rosenberg avrebbero avuto la vita salva se avessero confessato e svelato il funzionamento della rete spionistica cui attivarnente appartenevano. Ma, come osservò il giudice Kaufmall, essi scelgono di non parlare, scelgono «di morire perché amavano la loro causa più della loro vita e di quella dei loro figli».
E proprio dalla messa in chiaro dei messaggi sovietici (nel- l'ambito del progetto Venon.a) che emerge senza ombra di dubbio l'appartenenza della coppia alla rete spionistica sovietica negli USA. Tm questi messaggi ce ne sono alcuni che fanno riferimento addirittura alla «imprudenza» di ]ulius che qualche volta sembra trascurare Le regole della casa . «La nostra preoccupazione è dovuta al fatto che ]ulius parla delle nostre questioni con altri membri della rete nel suo appartamento. Abbiamo notizie che l'FBJ utilizza mezzi tecnici per ascoltare le conversazioni della persone che sorveglia. È quindi necessario invitarlo fermamente a rinunciare n tali conversazioni».
Le memorie delle grandi spie sovietiche scritte dopo il crollo dell'URSS, vanno nello stesso senso, in particolare quelle di Aleksnnder Feklisov, l'ufficiale che recluta i Rosenberg. Racconta Aleksnnder che In collaborazione con Julitts (all'epoca impiegato presso un'impresa di prodotti elettr01neccanici legata alle forze armate) em stata molto proficua. Tra i documenti avuti da Rosenberg- precisa Feklisov- figurano i piani di 1111 dispositivo radio che permette di distinguere gli aerei amici da quelli nemici nonché U/1 «detonatore di prossimità»
(noli i piani, ma il pezzo stesso), un meccanismo che fa esplodere il proiettile sparato contro tm aereo a qualche metro dal bersaglio: i suoi numerosi frammenti non danno alcuna possibilità di salvezza al velivolo preso di mira. Inoltre, le testimonianze durante il processo di Harry Go/d, spia sovietica confessa, di Oavid Greenglass, fratello della moglie di ]ulius (tecnico nel centro di Las Alamos dove si costruisce La bomba atomica), confermano le tesi accusatorie nei confronti dei coniugi Rosenberg (anche di Ethel, membro attivo della rete, che all'inizio sembrava estranea alle attività del marito): si sono procurati documentazione sensibile sulle attività dei laboratori di Las Alamos passando/a ai sovietici. Un quadro dal quale emergono pochi dubbi sulla colpevolezza dei Rosenberg.
Lo stesso Alain Decaux, con ammirevole onestà intellettuale, ha avuto il coraggio di ammettere di essersi sbagliato. Ripudia persino la sua pièce teatrale che in effetti non è pitì stata rappresentata: «No n posso impedirmi di sentire un certo malessere nell'evocare questo paradosso: sincerame/lte persuaso della totale innocenza dei Rosenberg, ne ho convinto- a torto - decine di migliaia di spettatori nel mondo e qualche milione quando fu adattata per In televisione. C'è di che far riflettere sulle responsabilità, 11011 solo dello storico, ma anche dell'autore teatrale quando tratta fatti reali».
Non è facile stabilire che cosa abl?in animato i Rosenberg. Probabilmente l'ideologia comunista e In prospettiva di w1 «mondo migliore>> . Oppure l'idea che gli Stati Uniti fossero diventati una nazione antisemita e che quindi bisognasse combatterli in nome di un paese, l' Unione Sovietica, che dichiarava di non esserlo. Se così fosse i Rosenberg si sarebbero sbagliati su tutta la linea. Il comunismo infatti n011 solo non hn migliorato In sorte dei lavoratori, ma lzn generato tlll «mondo peggiore».
L'antisemitismo sovietico, poi, non è 11em mello !onta namente paragonabile ai limitati fenomeni antisemiti che si registrano negli USA negli anni 1930/40, dovuti più che altro a una troppo estesa libertà individuale. D'altra parte il giudice Kaufman, il procuratore Saypol e il suo vice Coh11 -i maggiori protagonisti del processo - sono loro stessi ebrei. Come si può allora pe11snre che l'antisemitismo abbia potuto sottendere la sentenza.
Chi furono dunque in definitiva Julius e Lthel Rose11berg?
Come ha scritto Florin Aftalion (autore di un documentato volume sull'argomento: La trahison des Rosenbcrg), «i Rosenberg furono i martiri di una causa clte avrebbero invece dovuto combattere con tutte le loro forze se non fossero stati accecati dalla ideologia ».
Capitolo XIV
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