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CAP. 3 CASE STUDY “STREAMING CALCIO ‘PIRATA’ IN ITALIA”

“Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l'Italia stava vincendo per venti a zero e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d'angolo...”.

Il secondo tragico Fantozzi (Luciano Salce, 1976)

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3.1 Il calcio in Italia tra “vecchia” TV, social media e streaming

Raymond Williams affermava234 – già alla fine degli anni ’60 del XX secolo – che guardare lo sport in TV fosse uno dei motivi per cui valesse la pena possedere il televisore. Se ci riferisce ad uno sport in particolare, il calcio, e ad una nazione, l’Italia, il binomio sport/TV ed il suo indissolubile connubio già profetizzato da Williams appare piuttosto vero e concreto.

L’ingresso del calcio nei televisori degli italiani ha una data precisa: 24 gennaio 1954.235

Per la prima volta, dopo i precedenti esperimenti,236 nel corso di quella data venne trasmessa in diretta la partita tra le Nazionali d’Italia ed Egitto, valevole per la qualificazione ai Mondiali di calcio dello stesso anno. La cronaca della partita fu affidata, tra gli altri, a Niccolò Carosio, celebre radiocronista che in questo modo siglò una sorta di passaggio di testimone dalla radio – all’epoca padrona indiscussa del “racconto calcistico” – alla neonata televisione. Il primo programma sportivo italiano,

234 Raymond Williams, “As We See Others”, The Listener, 01/08/1968.

235 https://www.tuttomercatoweb.com/accadde-oggi/24-gennaio-1954-la-tv-italiana-trasmette-la-prima-partitadi-calcio-928764 (consultato il 31/05/2018).

236 http://pochestorie.corriere.it/2018/02/05/5-febbraio-1950-il-calcio-arriva-in-televisione/ (consultato il 31/05/2018).

Domenica Sportiva, è anche il più longevo programma della tv italiana. Lo sport, ed in particolar modo il calcio, iniziano dunque ad essere raccontati come spettacolo televisivo cui assistere dal divano di casa. Ci si trova ancora nell’era televisiva della cosiddetta “scarsità” dell’offerta, in un regime di monopolio rappresentato dalla Rai e con una ancora scarsa diffusione di apparecchi televisivi. In un certo senso si può affermare che il calcio, inteso come prodotto televisivo, abbia accompagnato e rappresentato il passaggio dall’età della “scarsità” all’età della “competizione”, tramite nuovi player quali le reti commerciali Fininvest negli anni ’80 ed il successivo ingresso dei canali pay-tv satellitari a partire dai primi anni ’90.

Il cosiddetto “Mundialito” del 1980 è stato infatti un altro momento di passaggio fondamentale. In quell’occasione – e per la prima volta in Italia – una rete commerciale, Canale 5, riuscì ad accaparrarsi i diritti di trasmissione (sebbene in leggera differita) di un importante evento calcistico internazionale, scavalcando così la monopolista Rai. Gli stessi programmi televisivi ancillari all’evento sportivo iniziarono a proliferare sulle reti locali, così come la sperimentazione di format di successo come ad esempio 90° minuto, Quelli che il calcio…. e Il Processo del lunedì. Venne così a crearsi una particolare configurazione del prodotto televisivo calcistico: da una parte la diretta live della partita vera e propria, dall’altro il racconto dell’evento sportivo nei momenti sia precedenti alla partita che post-gara, grazie alla riproposizione degli highlights della stessa e dibattiti in studio (si pensi alla celebre “moviola”).

In un mercato televisivo sempre più competitivo grazie all’ascesa dei nuovi player commerciali, già a partire dagli anni ’70 e poi per tutti gli anni ’80 cominciano ad essere trasmesse le dirette di alcune prestigiose competizioni europee per club.

Negli anni ’90 si assistette così:

• alla creazione di format calcistici di successo come la rinnovata Coppa dei Campioni – UEFA Champions League da parte della federazione UEFA, competizione che vede fronteggiarsi le più blasonate squadre d’Europa;

• alla nascita, all’indomani della Legge Mammì,237 dei nuovi canali satellitari quali

TELE+238 prima e Stream TV239 dopo.

Questi fattori concomitanti crearono un nuovo sfruttamento per quanto concerne la diretta televisiva delle partite di calcio, con i nuovi canali pay-tv e pay-per-view in grado d’inserirsi nell’offerta delle dirette dei massimi campionati di calcio italiani, trasformando così l’appuntamento calcistico in un bene di club, accessibile tramite decoder e previa sottoscrizione di un abbonamento.

Proprio in questo contesto l’evento calcistico iniziò a legarsi sempre più, sia finanziariamente che come bacino di pubblico, alla televisione. Così come la stessa televisione cominciò a concepire l’appuntamento calcistico come uno dei pochi ed importanti momenti di sincronizzazione sociale legati ad un evento che si svolge in diretta. Se in un primo momento era stato lo stesso palinsesto TV a doversi allineare al calendario delle partite e delle stagioni calcistiche, a partire dagli anni ’90 le emittenti televisive hanno pian piano imposto anticipi e posticipi delle partite durante i campionati di Serie A e B, di modo da sfruttare in maniera più redditizia slot del palinsesto molto ambiti, come ad esempio il prime time della domenica.

A questo proposito Raymond Boyle afferma che: the history of TV and sport is one characterized by innovation, change, disruption, dispute, and ultimately the recognition that TV needed sporting content and the elite sport has become financially and symbolically dependent on TV.240

In questo senso, un evento calcistico come quello della UEFA Champions League rappresenta un oramai sempre più raro appuntamento televisivo live capace di convogliare un elevato numero di spettatori a livello internazionale e cadenzato in vari momenti nel corso di tutto l’anno (o meglio, nel corso di tutta la stagione televisiva). Un format che non ha quasi eguali per portata di spettatori, fidelizzazione, prestigio e ricorrenza periodica.

237 Legge 6 agosto 1990, n. 223 nata a seguito della direttiva comunitaria 89/552/CEE “Televisione senza frontiere”.

238 Tele+, lanciata nel 1990, è stata la prima piattaforma televisiva commerciale a pagamento in Italia (pay tv) Nel 2003 è stata inglobata da Sky Italia.

239 Stream Tv è stata una piattaforma televisiva commerciale a pagamento operante in Italia, lanciata nel 1997 e poi assorbita nel 2003 da Sky Italia.

240 Raymond Boyle, “Television Sport in the Age of Screens and Content”, Television & New Media, vol. 15, n. 8, 2014, p. 747.

Lo stesso Boyle mostra241 infatti come i broadcaster tradizionali rappresentino ancora un solido baluardo perlo sfruttamento delmercato televisivo annesso al calcio, inquanto rimangono gli unici attori in grado di raccogliere attorno ad un unico evento sportivo larghe fette di audience che appaiono oggi sempre più frammentate dall’ipertrofica offerta di contenuti.

Nel corso del nuovo millennio in Italia si poté assistere alla fusione dei canali pay-tv Tele+e Stream TV nella nuova piattaforma televisiva a pagamento Sky Italia, così come alla creazione del canale a pagamento Mediaset Premium, all’interno del gruppo Fininvest, compresa poi la fallimentare esperienza di Dahlia TV, del gruppo La7. In questo rinnovato parco dell’offerta calcistica televisiva – arricchito anche dal concomitante avvento del digitale terrestre – la dispersione del prodotto calcistico appare ancora più palese e strettamente legata alla “battaglia” per accaparrarsi i diritti di ritrasmissione (cfr. par. 3.2). Ecco allora un’istantanea – ad ogni modo meramente esemplificativa e parziale – della situazione italiana attuale:

• la Rai, in quanto servizio pubblico, si presenta come contenitore degli eventi calcistici e delle dirette che riguardano principalmente la Nazionale italiana di calcio o competizioni nazionali minori per club, come ad esempio la TIM Cup. Dal 2018 l’emittente di Stato tornerà, dopo sei anni, a trasmettere in chiaro le partite delle squadre di club italiane impegnate nella prestigiosa competizione UEFA Champions League;242

• il comparto Mediaset, almeno fino a giugno 2018,243 appare in grado di attuare una doppia strategia: da un lato l’acquisto in esclusiva di un’intera competizione calcistica come la UEFA Champions League per il proprio canale a pagamento

241 Ibidem, p. 749.

242 Fulvio Bianchi, “Rai, tutto fatto per la Champions: dal 2018 il mercoledì la gara di una italiana in chiaro”, La Repubblica – Spy Calcio, 31/05/2017, http://www.repubblica.it/rubriche/spycalcio/2017/05/31/news/champions_rai_sky-166874294/ (consultato il 31/05/2018).

243 Redazione Huffington Post, “Mediaset vince la Champions League nel 2015-2018. Con 700 milioni di euro, battuta l’offerta di Sky”, Huffington Post, 10/02/2014, https://www.huffingtonpost.it/2014/02/10/mediasetchampions-league_n_4759736.html (consultato il 31/05/2018).

Mediaset Premium, dall’altro la possibilità di ottimizzare i profitti allargando il bacino di spettatori attraverso la diretta in chiaro sui propri canali free-to-air delle partite più importanti della suddetta competizione, nel più classico two-sided market Modalità che può essere spiegata attraverso il concetto economico di dynamic inconsistency, 244 in base al quale alcune decisioni di prezzo e vendita divengono inconsistenti prese in tempi differenti, compreso lo sfruttamento di un evento sportivo Inoltre, sempre Mediaset è recentemente diventata anche l’attuale detentrice dei diritti di trasmissione in Italia di una competizione che ha risonanza mondiale come la FIFA World Cup 2018 in Russia;245

• la piattaforma a pagamento Sky Italia sembra capace di mantenere la diretta dei più importanti campionati di calcio per club in Europa, comprese altre competizioni europee minori, come ad esempio la UEFA Europa League Dal 2018246 cambierà ancora l’offerta con l’esclusiva della UEFA Champions League che passa dalle reti Mediaset a Sky Italia, con quest’ultima in grado di ampliare il proprio carnet di appuntamenti così da provare a concentrare in un’unica piattaforma tutti gli appuntamenti calcistici di maggior richiamo, sia nazionali che internazionali;

• infine, i canali Eurosport 1 e 2 (di proprietà del gruppo Discovery Communications) sembrano defilati per quanto riguarda l’offerta delle partite dei massimi campionati di calcio, privilegiando la diretta di altri sport – compresi i diritti tv sulle Olimpiadi fino al 2024247 – o limitandosi agli highlights di una competizione di prestigio come la UEFA Champions League.

244 Si veda: Finn E. Kydland, Edward C. Prescott, “Rules Rather than Discretion: The Inconsistency of Optimal Plans”, The Journal of Political Economy, vol. 85, n. 3, giugno 1977, pp. 473-492; Daniel Read, George Loewenstein, Shobana Kalyanaraman, “Mixing virtue and vice: combining the immediacy effect and the diversification heuristic”, Journal of Behavioral Decision Making, vol. 12, n. 3, 1999, pp. 257-273.

245 Redazione Sport Mediaset, “Ufficiale: i Mondiali di Russia 2018 in esclusiva a Mediaset”, Sport Mediaset, 21/12/2017, http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/russia2018/ufficiale-i-mondiali-di-russia-2018-inesclusiva-a-mediaset_1188069-201702a.shtml (consultato il 31/05/2018).

246 Fulvio Bianchi, “Champions e Europa League, a Sky i diritti tv 2018-2021”, La Repubblica, 14/06/2017, http://www.repubblica.it/sport/calcio/champions/2017/06/14/news/diritti_tv_a_sky-168070801/ (consultato il 31/05/2018).

247 Giuliano Balestrieri, “A Eurosport i diritti tv per le Olimpiadi fino al 2024”, La Repubblica – Economia & Finanza, 29/06/2015, http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/06/29/news/olimpiadi_diritti_tv117937896/ (consultato il 31/05/2018).

Ciò che appare evidente, ad ogni modo, è una forte frammentazione dei contenuti calcistici, contesi fra diversi competitor televisivi e con quest’ultimi in grado di attuare differenti strategie di competizione e sfruttamento del prodotto “calcio”. Così un format come ad esempio la UEFA Champions League, poiché appare estremamente ambito248 e unico nel suo genere per le ragioni sopra esposte, può cambiare “casa” di anno in anno, generando confusione tra tifosi ed abbonati ai vari canali pay-tv.

A rendere ancor più frammentaria l’offerta delle partite di calcio è quella che Hutchins e Rowe definiscono come «online digital plenitude»,249 dovuta al contemporaneo moltiplicarsi dello streaming online su molteplici schermi quali laptop, tablet e smartphone (cfr. par. 2.2), così come una maggiore dispersione ed offerta degli stessi appuntamenti sportivi. I due accademici affermano infatti che: lower barriers of access and cost have multiplied the number of media companies, sports organizations, clubs, and even individuals athletes who can produce and distribute content for online consumption and allowed large numbers of users to appropriate, modify and share digital sports footage trough web sites.250

Anche il calcio, dunque, ha da tempo iniziato ad imperversare sul Web, sia sul versante della diretta streaming online, sia per quanto riguarda la fidelizzazione attraverso i nuovi social media. Interessante, a questo punto, è analizzare il legame sempre più stretto tra social network e calcio. Da un lato i social media rappresentano una vetrina unica per i tifosi nel condividere i momenti che accompagnano la propria squadra, specialmente per eventi calcistici di portata internazionale come gli Europei o i Mondiali di calcio. A tal proposito si può citare l’interessante lavoro di studio svolto da Neil O’Boyle e Colm Kearns a proposito del fenomeno di “mediatizzazzione positiva” dei fan irlandesi durante la manifestazione sportiva UEFA EURO 2016 in Francia. Gli stessi due studiosi infatti scrivono:

248 Giovanni Armanini, “Diritti tv, la Champions 2018-2021 è un successone: + 50% nei mercati chiave”, Calcio e Finanza, 07/09/2017 http://www.calcioefinanza.it/2017/09/07/diritti-tv-champions-2018-2021-incassi-pernazione/ (consultato il 31/05/2018).

249 Brett Hutchins, David Rowe, “From Broadcst Scarcity to Digital Plenitude: The Changing Dynamics of the Media Sport Content Economy”, Television & New Media, vol. 10, n. 4, 2009, pp. 354-370.

250 Ibidem, p. 356.

The behaviour of Irish fans attending the 2016 Union of European Football Associations (UEFA) European Championship in France (hereafter Euro 2016) attracted worldwide media attention […]much of this coverage centered on video of footage of Irish fans, taken on smartphones and posted to the Internet (in most cases by fans themselves). As the tournament unfolded, therefore, Irish fans become increasingly central to the “eventness” of Euro 2016.251

Dall’altro versante, anche i più importanti club di calcio e calciatori iniziano a fare un uso attento e strategico dei più diffusi social media, al fine di rinsaldare la comunicazione e il legame con la propria base di tifosi. Ormai ogni importante club calcistico ha un proprio profilo Twitter, Facebook o Instagram, attraverso cui è in grado di raggiungere ed aggiornare la propria base di tifosi (sempre più internazionali) su notizie riguardanti nuovi acquisti di calciatori o a diffondere immagini e video di “backstage” direttamente dagli spogliatoi e campi d’allenamento. Per quanto concerne la diretta delle partite, il servizio live di Facebook – Sports on Facebook – ha recentemente proposto252 la diretta delle due semifinali della coppa nazionale per club in Spagna, nonché le partite del campionato messicano di calcio, quest’ultimo visibile soltanto per gli utenti che accedono dagli USA,253 confermando così le diffuse politiche di geoblocking già esposte in precedenza (cfr. par. 1.8).

Il live streaming online delle partite di calcio o degli highlights vede coinvolti sia i tradizionali player del comparto televisivo, attraverso adattate pratiche di strategia e distribuzione, sia nuovi attori e piattaforme di distribuzione stand-alone.

Se si rimane nel campo dei tradizionali broadcaster e canali pay-tv, Rai, Mediaset e Sky presentano tutti dei siti dedicati e dei portali catch-up dove è possibile seguire la diretta in streaming a partire dai canali ufficiali. Per Rai esiste ad esempio il nuovo portale Rai Play, dove è possibile seguire in diretta le partite in streaming. Lo stesso vale per Mediaset, la quale ha recentemente reso disponibile anche sulle proprie properties online la possibilità di seguire in diretta streaming tutte le partite della prestigiosa FIFA World Cup 2018 in Russia.254 Sia Rai Play che il portale Mediaset offrono il proprio servizio streaming gratuitamente, previa registrazione al sito e sottoscrizione dei termini di servizio. Attraverso questo stretto controllo e profilazione sugli accessi ai portali, i broadcaster possono così attuare e sfruttare il classico two-sided market, rinnovato nella forma del cosiddetto multi-sided market su piattaforma digitale, comprendente altri attori del mercato come ad esempio i gestori di rete (cfr. par. 1.3).

251 Neil O’ Boyle, Colm Kearns, “The Greening of Euro 2016: Fan Footage, Representational Tropes, and the Media Lionization of the Irish in France”, Television & New Media, First Published 22/11/2017, p. 2. https://doi.org/10.1177/1527476417741201 (consultato il 31/05/2018).

252 David Del Valle, “Spain’s Copa del Rey streamed on Facebook”, Advanced Television, 03/02/2017, https://advanced-television.com/2017/02/03/spains-copa-del-rey-streamed-on-facebook (consultato il 31/05/2018).

253 Scott Sochnick, “Facebook Will Live-Stream Mexican Soccer in Deal With Univision”, Bloomberg Technology, 13/02/2017, https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-02-13/facebook-will-live-streammexican-soccer-in-deal-with-univision (consultato il 31/05/2018).

Sky già da tempo ha affiancato ai propri canali la piattaforma Sky Go, da cui gli abbonati ai canali pay tv possono seguire le dirette streaming, comprese le partite di calcio per gli abbonati all’omonimo pacchetto. Ancora Sky – per scongiurare il sempre più diffuso fenomeno del cord-cutting255 – offre una piattaforma di contenuti in streaming online, chiamata Now TV, la quale non richiede la stipula di abbonamento, come per i canali pay tv, ma il semplice pagamento di un pass giornaliero, settimanale o un ticket mensile per determinati pacchetti di contenuti (compreso il calcio), disponibili in streaming e fruibili sul televisore tramite strumenti quali Chromecast.256

Oltre ai tradizionali broadcaster televisivi, anche altri attori hanno iniziato ad entrare in maniera sempre più graduale nel campo dello streaming per le partite di calcio. Si può citare il caso di TIM Vision, classico esempio di telco che attua strategie d’integrazione obliqua nell’acquisto e distribuzione di contenuti audiovisivi attraverso una propria piattaforma digitale. La piattaforma TIM Vision, attraverso il sito Seria A TIM, propone un pacchetto di tre partite per ogni turno di Serie A in formato pay-per-view, da vedere in streaming su diversi apparecchi mobile o pc.

Fra i nuovi player in grado di offrire interessanti contenuti in streaming non è poi così sorprendente trovare i siti di scommesse sportive quali Bet365 e SNAI. Quest’ultima, in particolare, offre la possibilità di guardare in streaming, senza telecronaca e su un videoplayer che non può ingrandirsi a tutta pagina, le partite di Serie A, B ed altri campionati minori. Il servizio è disponibile soltanto per gli utenti che hanno già versato un importo minimo sul proprio conto valido per il centro scommesse, integrando così due tipi di business piuttosto redditizi e complementari, scommesse e calcio. Già da questi esempi si può evincere come per un certo tipo di pubblico, sia esso tifoso o semplice spettatore, una qualità di visione più bassa o su un videoplayer piccolo possono essere “barattate” con la facilità di un servizio immediatamente accessibile e ad un costo vantaggioso, meglio ancora se legato ad altre attività complementari alla visione della partita, come le scommesse sportive (cross-selling). A questo punto si può notare la somiglianza fra il videoplayer di un sito pirata e quello di un sito di scommesse on-line (fig. 3).

254 Redazione Sport Mediaset, “Mediaset-Russia 2018, un’altra rivoluzione: tutto il Mondiale in diretta online”, Sport Mediaset, 22/12/2017, http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/russia2018/mediaset-russia-2018-unaltra-rivoluzione-tutto-il-mondiale-in-diretta-online_1188356-201702a.shtml (consultato il 31/05/2018).

255 Nell’ambito televisivo, con il termine cord-cutting ci si riferisce alla pratica, da parte degli abbonati ai canali pay-tv, di rescindere l’abbonamento in favore dei nuovi competitor OTT online.

256 Chromecast è un adattatore che, collegandosi al televisore, permette di visualizzare in streaming i contenuti prelevati in rete attraverso il browser Chrome, di proprietà di Google.

Fuori dai confini nazionali è già possibile fruire di partite in streaming attraverso piattaforme OTT stand-alone. Fra queste una delle più in crescita è sicuramente Dazn, di proprietà di Perform Group. La suddetta piattaforma di video streaming stand-alone è specializzata nella proposta di contenuti sportivi nelle due modalità live e on demand, dunque con la possibilità di rivedere un appuntamento sportivo “in diretta”, stavolta nei tempi e modi personalizzati dall’utente stesso. Proprio per questo motivo Dazn è stato definito da più parti come «il nuovo Netflix per il calcio».257 Dapprima diffuso in Germania, Austria, Svizzera e Giappone, Dazn è adesso presente anche in Canada e distribuisce, attraverso la propria piattaforma OTT, oltre 8.000 eventi sportivi in streaming, compresi i prestigiosi appuntamenti della UEFA Champions League e UEFA Europa League a partire dalla stagione 2018-19. Quest’ultimi appuntamenti, tuttavia, saranno disponibili nelle sole nazioni di Germania ed Austria, confermando così il sempre più importante ruolo di “controllo” svolto dalla tecnologia di geoblocking (cfr. par. 1.8).

Negli USA è invece attiva la piattaforma di sport streaming Fubo, la quale offre, tra i molti eventi, alcune partite di UEFA Europa League, UEFA Champions League ed i principali campionati nazionali attraverso tre diversi pacchetti di abbonamento mensili. Anche in questo caso il geoblocking non consente l’accesso proveniente da altre nazioni escluse dal servizio streaming offerto da Fubo. Infine, si può citare la piattaforma live streaming Mycujoo. Fondata da due giovani studenti portoghesi, Mycujoo offre la possibilità di guardare in live streaming le partite di calcio di campionati minori fin quasi ad arrivare alle categorie dilettantistiche, provando così ad intercettare la “coda lunga” e le nicchie più nascoste di sportivi e tifosi. In questo caso è molto probabile che la diretta di una partita di calcio si allontani sempre più dalla categoria di “liveness” legata ad un evento (cfr. par. 2.2) per avvicinarsi alla semplice di diretta come può essere quella di una telecamera a circuito chiuso.

Infine, forse un aspetto non particolarmente attinente ma piuttosto intrigante e sempre più diffuso riguarda la diretta di un’altra tipologia di visione, ovvero quella legata al mondo “partecipativo” dei videogiochi. In questo senso il portale Twitch offre, fra gli altri, un servizio di live streaming dei più celebri titoli di simulazione calcistica, come ad esempio il videogame FIFA sviluppato dall’americana Electronic Arts. Proprio quest’ultimo titolo conta circa quattro milioni di follower sul proprio canale Twitch. Come evidenziano alcuni recenti articoli,258 il mondo degli eGamers, ovvero i videogiocatori professionistici, influenza sempre più il mondo reale con continui rimandi fra le piattaforme di gioco virtuale ed il calcio giocato “sul campo”. In questo senso, portali come Twitch offrono sia il live streaming di veri e propri tornei di calcio fra eGamers su piattaforme di gioco virtuali, sia la possibilità di rivedere on demand la suddetta partita virtuale o torneo. Infatti, uno degli aspetti cardine dello streaming dei videogiochi è propria la loro capacità di attivare una forte spinta partecipativa fra il pubblico che segue lo streaming e chi lo gioca. L’utente che fruisce dello streaming sui portali Twitch è infatti egli stesso spesso un videogamer, il quale decide di rivedere più volte (on demand) la stessa partita di un torneo del videogioco FIFA per poter imparare, apprendere ed imitare a sua volta le mosse ed i trucchi che vede sullo schermo.

257 Giovanni Armanini, “Il nuovo Netflix per il calcio si chiama Dazn, ed è già attivo in Germania”, Calcio & Finanza, 16/08/2016, http://www.calcioefinanza.it/2016/08/16/dazn-nuovo-netflix-sport-calcio/ (consultato il 21/03/2018).

Interessante è a questo punto notare come le categorie di streaming live e on demand tendano a scemare ed a fondersi insieme in una prospettiva sempre più partecipativa, virtuale ed avveniristica, come quella appunto dello streaming videoludico. Da questa breve ricognizione riguardante l’offerta dell’evento calcistico tra “vecchi” e nuovi media, risulta abbastanza evidente una sempre più netta dispersione del prodotto “calcio” sia sulla tv tradizionale (free-to-air e pay-tv), sia nell’offerta in streaming online, sebbene bisogna tener presente anche della rapida deperibilità dell’evento sportivo, poiché viene spesso fruito in diretta e in un arco di tempo limitato L’evento calcistico, infatti, è spesso visto come un unicum nel campo dell’offerta live dei media audiovisivi, diventando così un prodotto estremamente ambito da parte di tutti gli operatori nel mercato TV – ed adesso anche OTT – interessati al suo sfruttamento per raccogliere maggior audience, abbonati ed utenti.

258 Emanuele Atturo, “Come FIFA è entrato nel calcio reale”, l’Ultimo Uomo, 24/10/2017 http://www.ultimouomo.com/come-fifa-e-entrato-nel-calcio-reale/ (consultatoil 31/05/2018);Simon Hattenstone, “Hashtag United, Wimbly Womblys and the Virtual Gamers Striking It Rich”, The Guardian, 14/06/2017 https://www.theguardian.com/football/2017/jun/14/hashtag-united-virtual-gamers-striking-rich-sport-2-0 (consultato il 31/05/2018).

Le grandi compagnie telco – all’interno di questo scenario – cominciano ad entrare con sempre maggior prepotenza nel campo dell’acquisizione ed offerta di contenuti sportivi per così dire “pregiati”, di modo da rivaleggiare con le tradizionali pay-tv. In tal senso un esempio – fuori dai confini nazionali – è rappresentato259 dalla recente ed agguerrita disputa tra l’operatore telefonico inglese BT Group e la pay-tv Sky UK circa l’acquisizione dei diritti di licenza della Premier League, massimo campionato calcistico inglese.

3.2 La battaglia per i diritti audiovisivi sportivi

Strettamente legata alla dispersione dell’offerta delle partite di calcio in Italia (ed Europa) è la cosiddetta “battaglia” per i diritti audiovisivi sportivi nel nuovo contesto digitale Quando si parla di diritti audiovisivi sportivi, ed in particolare quelli relativi a manifestazioni calcistiche, si fa riferimento a cifre importanti e quasi impareggiabili rispetto ad altri comparti dei media. Basti pensare al recente bando di assegnazione da parte della Lega Serie A dei diritti di sfruttamento delle immagini delle partite di Serie

A al nuovo player cino-spagnolo Mediapro (con obbligo di cedere i suddetti diritti a terze parti) alla cifra monstre di 1,05 miliardi di euro l’anno per il triennio 2018-2021.260 Bando in seguito bocciato dal Tribunale di Milano.261 La suddetta “battaglia” viene giocata su più campi:

• da una parte le Leghe e Federazioni calcistiche (con all’interno anime ed interessi diversi da club a club), le quali cercano di ottimizzare il più possibile la vendita del proprio “prodotto”, spesso grazie all’intervento d’intermediari ed advisor quali ad esempio Infront Sports & Media;262

259 Nic Fildes, “Sky the winner as BT trims Premier League”, Financial Times, 14/02/2018, https://www.ft.com/content/49a54742-1178-11e8-940e-08320fc2a277 (consulto il 31/05/2018).

260 Tiziana Cairati, “Mediapro si aggiudica i diritti tv del calcio 2018-2021. Sky contro la Lega: offerta inammissibile”, La Stampa, 05/02/2018, http://www.lastampa.it/2018/02/05/sport/calcio/mediapro-siaggiudicata-i-diritti-tv-del-calcio-per-il-triennio-qTmbwruqCcJeYKwuTefqmM/pagina.html (consultato il 31/05/2018).

261 Fulvio Bianchi, “Diritti tv, il giudice dà ragione a Sky e annulla il bando Mediapro”, La Repubblica, 09/05/2018, http://www.repubblica.it/sport/calcio/2018/05/09/news/caos_diritti_tv_giudice_annulla_bando_mediapro195896242/ (consultato il 31/05/2018).

262 Azienda specializzata nel marketing per lo sport con sede a Zurigo, in Svizzera. Nel febbraio 2015 viene a acquistata dalla conglomerata cinese Dalian Wanda.

• dall’altra gli operatori televisivi ed i nuovi player delle piattaforme digitali che competono per accaparrarsi un prodotto audiovisivo, come quello calcistico, che spesso funge da killer application per via delle potenzialità economiche ed audience (o abbonati) che riesce a raccogliere in quanto evento live di grande risonanza;

• al centro di questa “battaglia” per i diritti audiovisivi sportivi una funzione fondamentale è svolta dagli organi antitrust quali AGCM263 e AGCOM, nonché dalle direttive comunitarie europee al fine di tutelare la competitività e il rispetto delle regole del mercato nell’assegnazione dei suddetti diritti.

Raymond Boyle a tal proposito afferma che: «the position of copyright in the arena of sports content rights and properties of sporting organizations is an area of growing legal and commercial interest in the digital age».264

Come ben esposto nel volume di Morelli,265 agli albori della nascita di un «mercato per i diritti audiovisivi sportivi» vi stava la collisione tra due entità e prerogative differenti: da una parte le emittenti televisive che difendevano la pretesa di riprendere gli eventi sportivi liberamente, in base al diritto di cronaca,266 dall’altra gli organizzatori del suddetto evento sportivo, i quali reclamavano il diritto esclusivo di utilizzazione economica sui propri eventi. Sempre Morelli individua267 tre fasi nell’evoluzione sia storica che normativa del mercato dei diritti audiovisivi in Italia:

• una prima fase, a partire dagli anni ’60, incentrata sulla vendita centralizzata, da parte di leghe calcio e federazioni, dei diritti televisivi ad un unico acquirente “autorizzato”, la Rai. In questa fase, lo stesso Morelli individua268 una prima bipartizione nella fruizione del prodotto calcistico: la modalità del

263 Autorità garante della concorrenza e del mercato, è un’autorità amministrativa indipendente italiana istituita con la legge n. 287/1990, su impulso di direttive comunitarie.

264 Raymond Boyle, “Battle for control? Copyright, football and European media rights”, Media, Culture & Society, vol. 37, n. 3, 2015, p. 360.

265 EnzoMorelli, I diritti audiovisivi sportivi. Manuale giuridico, pratico e teorico, sui diritti di trasmissione degli eventi sportivi a seguito della riforma Melandri, Giuffrè Editore, 2012, pp 27-31.

266 Si veda: Salvatore Alberto Romano, “Diritto di cronaca e ripresa di spettacoli sportivi”, Giur. Merito, vol. I, 1978, pp. 530 ss.; Emanuele Santoro, “Manifestazioni sportive e cronaca televisiva”, Rivista di diritto sportivo, 1979, pp. 46 ss.

267 E. Morelli, op. cit., pp. 3-251.

268 Ibidem, p. 7.

«cinegiornale», che si concentra sugli highlights della partita, e la modalità «documentario», che invece descrive dettagliatamente la manifestazione sportiva dall’inizio alla sua conclusione;

• una seconda fase, iniziata negli anni ’90 fino al 2005, in cui si assiste al progressivo abbandono della vendita centralizzata da parte delle leghe e federazioni, a favore della vendita “individuale”, in base alla quale ogni club dei principali campionati di calcio in Italia risulta padrone dei propri diritti di trasmissione codificati. È questo, infatti, il periodo in cui proliferano le reti paytv quali Tele + e Stream TV, poi confluite in Sky Italia;

• infine, una terza fase, in cui avviene il “ritorno” alla vendita centralizzata da parte delle leghe e federazioni calcio, ma tenendo conto di un regime concorrenziale per così dire “multipiattaforma”, composto da diversi player – siano essi televisivi o i nuovi OTT – e con l’obbligo di non cedere l’intera esclusiva di una competizione ad un unico acquirente, ma di suddividere l’offerta in differenti “pacchetti”, come previsto nel “decreto Melandri-Gentiloni”.269 La cosiddetta

“spartizione” dei compensi dei diritti tv tra i diversi club dei campionati italiani nel periodo 2018-21 sarà regolato dal recente “decreto Lotti”, che promette più equità fra i club italiani.270

La prima comparsa del termine di “diritti audiovisivi sportivi” in Italia arriva piuttosto in ritardo, più precisamente nella legge delega del 19 luglio 2007, n. 106, poi adottata nel cosiddetto “decreto Melandri-Gentiloni”. Nel testo della suddetta legge vengono infatti accorpati i diritti audiovisivi sportivi nell’ambito del diritto d’autore,271 diventando così “diritti connessi” al diritto d’autore, per quanto concerne la trasmissione, comunicazione e messa a disposizione del pubblico – sia in sede radiotelevisiva che su internet – delle partite dei maggiori campionati professionistici di calcio e basket italiani.

269 Nel decreto legislativo n.9/2008 (“Melandri-Gentiloni”), all’articolo 9, comma 4 si legge: «è fatto divieto a chiunque di acquisire in esclusiva tutti i pacchetti relativi alle dirette, fermi restando i divieti previsti in materia di formazione di posizioni dominanti».

270 Redazione Calcio & Finanza, “Lotti firma il decreto per i diritti tv della Serie A: ‘Più equilibrio tra le big e le piccole’”, Calcio e Finanza, 01/03/2018, http://www.calcioefinanza.it/2018/03/01/diritti-tv-serie-a-decreto-lotti/ (consulto il 31/05/2018).

271 Legge 22 aprile 1941, n. 633, recante titolo “Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”.

Prima di allora gli eventi sportivi hanno goduto, storicamente, di una sorta di debole copertura rispetto ad altre manifestazioni ed eventi, a carattere più artistico e creativo, le quali venivano tutelate già allora dal diritto d’autore. In tal senso, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea da un lato ha affermato272 che gli incontri sportivi – in quanto sono disciplinati da propri regolamenti di gioco – non lasciano margine alla libertà creativa e per questo motivo non rientrano a pieno titolo nelle opere d’ingegno tutelate dal diritto d’autore. Dall’altro versante, sempre la Corte di Giustizia evidenzia come gli incontri sportivi rivestano un carattere unico ed originale e, in base a questo, possano godere di una forma di tutela come per le opere d’ingegno, sebbene sia attenuata e soggetta a restrizioni al fine di proteggere il diritto all’informazione su eventi di rilevanza sociale come previsto dall’art. 3-bis della direttiva 89/552/CEE dal titolo “Televisione senza frontiere”.273 La studiosa Benetazzo274 a tal proposito mostra come il Parlamento Europeo, proprio in riferimento agli eventi di rilevanza sociale, si sia più volte espresso a favore della trasmissione in chiaro dei cosiddetti listed-events, ovvero quegli eventi e quelle competizioni sportive e calcistiche la cui presenza è assicurata nei palinsesti televisivi. Distinti dai listed-events vi sono invece i contenuti sportivi definiti premium, i quali possono essere distribuiti attraverso segnale criptato sui canali pay-tv. In questo senso, infatti, si muove la direttiva comunitaria 97/36/CE e l’art. 14 della successiva direttiva 2010/13/UE, la quale sancisce che ciascun membro dell’Unione Europea abbia facoltà di stilare una propria lista degli eventi sportivi di particolare rilevanza (listedevents), siano essi nazionali e non, che devono essere trasmessi in chiaro. Lista che deve poi essere notificata alla Commissione europea che ne verifica la compatibilità con il diritto comunitario.

In Italia, l’AGCOM ha dunque dato attuazione alle direttive comunitarie grazie alle delibere 9 marzo 1999, n. 8/99 e successiva delibera 15 marzo 2012 n. 131275 attraverso

272 Direttiva comunitaria 97/36/CE.

273 Cfr. Cristiana Benetazzo, “Diritti audiovisivi ed eventi sportivi tra esclusive, pluralismo e mercato”, Federalismi.it Rivista di Diritto Pubblico comparato, n. 20, 2017, p. 16.

274 Ibidem, pp. 17-18.

275 Le delibere citate sono tutte consultabili sul sito web: www.agcom.it una propria lista degli eventi di rilevanza nazionale che devono essere trasmessi in chiaro. Tra questi si può citare, a titolo esemplificativo, la finale e tutte le partite della Nazionale italiana durante il Campionato del Mondo di calcio, la finale e le semifinali delle competizioni europee per club quali la UEFA Champions League e la UEFA Europa League qualora siano coinvolte squadre italiane e tutte le partite della Nazionale italiana di calcio, in casa e fuori casa, nel corso di competizioni ufficiali. In altre Paesi, come ad esempio nel Regno Unito ed in Belgio, è accaduto che siano stati inseriti tra i listed-events di rilevanza nazionale intere competizioni calcistiche, come nel caso degli Europei e dei Mondiali di calcio.276

A questo punto appare evidente come la “battaglia” per il mercato dei diritti audiovisivi sportivi sia fortemente influenzata da questa problematicità tra direttive antitrust a tutela del diritto d’informazione da un lato e detentori dei diritti di sfruttamento dall’altro, problematicità espressa dalla spaccatura tra listed-events in chiaro ed eventi sportivi premium, quest’ultimi per lo più diffusi attraverso segnale criptato dai canali pay-tv. Come fatto notare ancora da Benetazzo, la sfida che organi antitrust ed operatori economici si trovano di fronte è la realizzazione di più obiettivi simultaneamente: consentire l’accesso da parte del massimo numero di utenti possibile a contenuti di qualità e di loro interesse senza doversi abbonare a una pluralità di piattaforme, proteggendo al contempo una concorrenza effettiva nel mercato della distribuzione dei contenuti audiovisivi, senza, perciò, frenare l’innovazione nel settore. 277

A questo punto il tema dei diritti audiovisivi sportivi si pone proprio in questa contrapposizione, al fine d’individuare «il giusto limite oltre il quale l’informazione sullo spettacolo sportivo finisce col tramutarsi in indebita appropriazione del risultato dell’altrui attività lavorativa».278

276 Sara Gobbato, “Diritti tv: la Corte UE conferma l’integrale inclusione di Mondiali ed Europei di calcio tra gli ‘eventi di rilevanza nazionale’ di Belgio e Regno Unito”, Media Laws, 19/07/2013, http://www.medialaws.eu/diritti-tv-la-corte-ue-conferma-lintegrale-inclusione-di-mondiali-ed-europei-di-calciotra-gli-eventi-di-rilevanza-nazionale-di-belgio-e-regno-unito/ (consulto il 31/05/2018).

277 C. Benetazzo, op. cit., p. 31.

278 Ivi.

Sempre a proposito del mercato dei diritti audiovisivi sportivi Morelli identifica,279 oltre al mercato rilevante come sopra esposto (costituito da un venditore ed un contraente), anche un piano del mercato merceologico, in base al quale s’individuano i prodotti e servizi tra loro concorrenti e “sostituibili”. In questo senso eventi calcistici come ad esempio il campionato di Serie A o la UEFA Champions League, per via del loro appeal televisivo e per il numero elevato di spettatori che riescono a garantire, possono costituire un mercato a sé perché appaiono non sostituibili con un’altra competizione sportiva agli occhi del tifoso/spettatore. Questi tipi di appuntamenti riescono, dunque, a fidelizzare una larga fetta di pubblico e sembrano così in grado di spostare un largo numero di abbonati ai canali pay-tv, così come a livello audience, nel più classico twosided market attivato tramite la raccolta pubblicitaria. I diritti di sfruttamento di questo tipo di competizioni non possono dunque essere pensati come sostituibili con i diritti di sfruttamento di altre competizioni sportive che non siano calcistiche. Un terzo piano del mercato dei diritti audiovisivi sportivi è individuato su base geografica. Infatti, affinché questo sistema dei diritti audiovisivi funzioni, esso dipende fortemente dall’esclusività geografica di questi stessi diritti di sfruttamento. Proprio in quest’ultimo piano si sono consumate le più recenti diatribe tra detentori dei diritti ed utenti/fruitori, così come attraverso lo sviluppo dello streaming online che è, per sua stessa natura, potenzialmente fruibile senza limiti geografici. A tal scopo si può citare il cosiddetto “caso Murphy”280 che ha –solo parzialmente – sancito la libertànella vendita, utilizzo ed importazione, tra i diversi paesi dell’UE, di strumenti di decodifica quali decoder e schede per le partite trasmesse su segnale criptato. E ancora, più in generale, si possono citare le politiche di geoblocking attuate dalle piattaforme digitali che distribuiscono contenuti sportivi online, anchee soprattutto in streaming. Inquest’ottica, il recente accordo281 tra Parlamento europeo, Commissione europea e Stati membri circa la possibilità di usufruire dei servizi in streaming in tutto il territorio europeo senza limiti territoriali di geoblocking procede certamente nella direzione del Digital Single Market proposto per gli Stati dell’UE. Allo stesso tempo la “portabilità” dei contenuti in streaming riguarderà soltanto un arco di tempo limitato, non consentendo il cosiddetto “mercato degli abbonamenti streaming” tra paesi dell’UE.

279 E. Morelli, op. cit., pp. 52 ss.

280 R. Boyle, op. cit., pp. 363-366;SaraGobbato,“Dirittiesclusividiradiodiffusione:Ms Murphybattela Football Association Premier League”, Media & Laws, 05/10/2011, http://www.medialaws.eu/diritti-esclusivi-diradiodiffusione-ms-murphy-batte-la-football-association-premier-league/ (consultato il 31/05/2018).

281 Commessione Europea, “Mercato unico digitale: i negoziatori dell'UE concordano nuove norme che consentono agli europei di poter utilizzare i servizi di contenuti online in un altro paese dell'UE”, Comunicato Stampa, 07/02/2017, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-225_it.htm (consultato il 31/05/2018).

Ferrero mostra282, infatti, come lo stesso mercato audiovisivo sportivo sia oggi sempre più influenzato:

• dalla fruizione dei contenuti audiovisivi sul Web, ed in particolare attraverso app per dispositivi mobile;

• dalla continua ascesa di nuovi player quali le piattaforme digitali OTT che si situano in posizione di rivalità/convivenza con i tradizionali attori del comparto televisivo, anche nella riproposizione di dirette ed avvenimenti sportivi;

• ed infine dalle mutate forme di fruizione che gli stessi OTT attivano, quali ad esempio la visione di contenuti on demand nei tempi e modi scelti dall’utente della piattaforma, favorendo un accesso alla partita ed alle competizioni in tempi personalizzati dall’utente.

In questo senso, Boyle evidenzia come: «the issue of live Internet streaming of content has also been a growing factor for right holders».283 Gli operatori televisivi sono spinti ad entrare in maniera sempre più decisa nello sviluppo di piattaforme di distribuzione di contenuti sportivi in streaming, dato l’alto potenziale di quest’ultimo settore. In questo modo la “battaglia” per i diritti audiovisivi sportivi inizia a farsi man mano più agguerrita anche sul nuovo campo delle piattaforme di distribuzione online di eventi sportivi live e on demand, con i tradizionali operatori televisivi che competono con i nuovi player OTT stand-alone. Anche le leghe e federazioni calcistiche hanno recepito il nuovo potenziale dato dallo sfruttamento e distribuzione di contenuti sportivi online, ampliando ed implementando la vendita di pacchetti ad hoc, come è il caso del “pacchetto C” presente nel bando di assegnazione dei diritti audiovisivi sportivi per la

282 MassimoFerrero,“Dirittisportivieconcorrenza–Unbinomio piùagevoleinfuturo?”, inSaraGobbato, Oreste Pollicino(acuradi), Eventi sportivi e diritti audiovisivi: le esclusive tra concorrenza e regolazione, Aracne, Roma, 2014, pp. 51-54.

283 R. Boyle, op. cit., p. 361.

Serie A nel triennio 2018-21, pacchetto che appunto prevede la distribuzione e sfruttamento online ed instreaming deidiritti audiovisivi della suddetta competizione.284

3.3 Streaming calcio “pirata”

Per certi versi, la situazione sul piano dell’offerta calcistica online ed in streaming va sempre più “istituzionalizzandosi” grazie anche a diversi fattori concomitanti:

• sviluppo del modello di fruizione online e streaming su molteplici device quali smartphone, pc e tablet, oltre ai dispositivi di visione del contenuto online sulla TV come ad esempio Chromecast e le Smart TV in generale;

• aumento di valore, a fronte di una maggiore domanda, dei diritti di sfruttamento online da parte delle Leghe e Federazioni calcistiche per la distribuzione ed offerta dei contenuti sportivi disponibili in streaming da assegnare ai tradizionali operatori tv o a nuovi player OTT stand-alone, spesso assegnati attraverso “pacchetti ad hoc”;

• conseguente incremento dei portali e dirette streaming da parte dei tradizionali broadcaster in una posizione di rivalità/coesistenza con le nuove piattaforme digitali OTT stand-alone, specializzate sempre più nella distribuzione di eventi sportivi online.

Allo stesso tempo, il consumo “pirata” ed informale sia degli highlights di una partita di calcio, sia della diretta vera e propria, continua ad essere una pratica piuttosto diffusa. Prova empirica è l’elevato numero di siti web e portali che distribuiscono contenuto sportivo “non autorizzato”. Un articolo apparso su The Atlantic285 evidenzia proprio come la diffusione dello streaming “pirata” per le partite di calcio sia fortemente correlato al tifo per una determinata squadra di calcio ed alla condivisione dal basso tra appassionati, in un meccanismo in cui la componente informale di “reputazione” e quella del tifo si rafforzano a vicenda. Ciò è dovuto principalmente – come visto nel paragrafo precedente – alla dispersione delle esclusive dei contenuti calcistici definiti premium tra diversi player televisivi, così come alla difficoltà di accesso rispetto ad una determinata località geografica non servita dall’offerta di quel determinato campionato o partita, e infine ugualmente importante è la gratuità di accesso al contenuto sportivo reso disponibile attraverso pratiche di “scambio” e condivisione tra tifosi ed appassionati. Lo streaming non autorizzato delle partite di calcio ha spesso la prerogativa di essere fruito live, ovvero nello stesso momento in cui si svolge l’evento sportivo, attraverso un investimento economico “informale” che il più delle volte si basa sulla componente del tifo e dell’aggregazione sociale. Uno dei punti di forzadella diretta sportiva è proprio rappresentato dall’imprevedibilità degli sviluppi della competizione, quest’ultima vissuta contemporaneamente da più spettatori/tifosi (cfr. par. 2.2). Da ciò ne consegue la rapida deperibilità di valore – sia informativo che economico – dello stesso contenuto calcistico, con una conseguente maggiore stretta dei detentori dei diritti sul contenuto live rispetto agli highlights on demand caricati dagli utenti in modo non autorizzato.

284 Redazione Calcio & Finanza, “La Serie A alla sfida dei diritti sul web: ecco chi punta sul calcio in streaming”, Calcio & Finanza, 08/01/2018, http://www.calcioefinanza.it/2018/01/08/diritti-tv-serie-sul-web-pacchetto-cportabilita/ (consultato il 31/05/2018).

285 Terrance F. Ross, “Soccer’s Unsolvable Piracy Problem”, The Atlantic, 21/11/2014, https://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2014/11/soccers-unsolvable-piracyproblem/383021/?single_page=true (consultato il 31/05/2018).

3.3.1 Highlights on demand

Il prodotto calcistico fruibile on demand è spesso costituito dagli highlights di una partita, dalle interviste dei giocatori nei pre e post gara, dalle conferenze stampa della squadra di calcio così come tutti quegli avvenimenti a latere della competizione e che coinvolgono le squadre di calcio. Il loro valore e numero di visualizzazioni decresce rapidamente all’aumentare del tempo trascorso prima e dopo la partita di calcio. Come mostrato da James Meese e Aneta Podkalicka,286 una serie di portali dalla struttura e dal web-design piuttosto professionale si propongono di recuperare questi contenuti nel mare magnum dell’offerta dispersa dei contenuti sportivi, configurandosi come una “zona grigia” semi-legale molto simile ai già citati cyberlocker e siti d’indicizzazione (cfr. par. 1.5). Fra questi si può citare il sito Footytube, il quale cerca di aggregare ed intercettare tutta una serie di contenuti sportivi sparsi sul web o registrati dai canali paytv. Footytube in questo caso cerca di accontentare una nicchia piuttosto ristretta di appassionati e tifosi, la cosiddetta “coda lunga”. La qualità dei video è spesso bassa e –data la sua capacità di perlustrare il Web a livello globale – presenta il più delle volte una telecronaca in lingua straniera alla partita. Comune è infatti il secondary broadcast come ad esempio il broacasting di una tv latinoamericana o russa per una partita di Serie A, metodo attraverso cui si aggira l’eventualità d’intervento dei maggiori player detentori dei diritti – come è il caso di Sky, ad esempio – per quanto riguarda la grafica, il logo e l’“impacchettamento” del prodotto televisivo In questo modo viene a crearsi un vero e proprio archivio degli highlights, consultabile anche a distanza di mesi o anni dalla partita in questione. I maggiori “contenitori” degli highlights on demand rimangono comunque le piattaforme di video sharing, fra cui spicca ovviamente YouTube. Anche in questo caso YouTube adotta la già citata strategia “a due facce”: da un lato incentiva la condivisione di video e contenuti da parte di utenti/tifosi, ma allo stesso tempo attua quel «local control» in grado di accontentare sia i detentori di diritti (attraverso strumenti quali il Content ID), sia lo sfruttamento di dinamiche legate all’analisi dei dati e preferenze degli utenti. Anche in questo caso, il numero di visualizzazioni risulta decisamente ridotto rispetto alle dirette delle competizioni, che ovviamente rappresentano il core business su cui s’incentrano i diritti audiovisivi sportivi.

Un elemento ulteriore e piuttosto originale è rappresentato da brevissimi highlights caricati sulla piattaforma social Vine. Anche in questo caso si può riprendere il concetto di «ephemeral media» già esposto in precedenza (cfr. par. 1.4) per meglio descrivere la brevissima ed effimera durata di questo tipo di contenuti. Nel corso dei Mondiali di calcio del 2014 in Brasile, ad esempio, sono nati una miriade di micro-blog su Vine dove utenti e tifosi postavano brevi frammenti di sei secondi di highlights quasi in diretta rispetto alla stessa partita, spesso registrati dal televisore attraverso la funzione di replay e poi ripresi grazie alla fotocamera dello smartphone.287

3.3.2 Live-streaming

Il live-streaming di contenuti sportivi non autorizzati – ed in particolare calcistici – si dipana in una costellazione di portali, siti Web e blog estremamente variegato e spesso resiliente al blocco o chiusura da parte dei detentori di diritti. Come evidenziato nell’intervista a Ben Nicholson di IMGMedia – già citata nel saggio diBoyle288 – spesso appare più conveniente e veloce, per chi detiene i diritti di sfruttamento, appropriarsi dei contenuti trasmessi in streaming e sfruttare gli introiti pubblicitari dai banner dei siti “pirata” piuttosto che avviare tutte le procedure per la chiusura o oscuramento di quest’ultimi. I portali in questione si comportano spesso come un aggregatore di link (indexing site) che rimanda ad altri siti dove effettivamente avviene il broadcast “pirata” e live della partita. Si va dai molto noti siti come Rojadirecta e Redstream ad altri microblog quasi sconosciuti.

L’accesso e la fruibilità del live streaming cosiddetto “pirata” risulta spesso molto difficoltosa e di difficile fruibilità a causa della presenza di una miriade di pop-up, banner pubblicitari, qualità dello streaming più o meno scarsa, audio assente o telecronaca straniera. Inoltre, la “vita” di ogni link può essere molto breve e durare giusto qualche minuto prima che questo scompaia, sia soppresso o più semplicemente possa crashare a causa di troppi utenti collegati al link. Proprio in riferimento alla negoziazione tra il tifoso/utente e la fruibilità/qualità spesso problematica ed incerta dei siti live streaming pirata, Florian Hoof289 applica il concetto economico di «digital lemon». Questo concetto è stato utilizzato originariamente da George A. Akerlof290 per descrivere l’incertezza del mercato delle auto usate. L’acquisto di un’auto usata – in base alle informazioni parziali di cui dispone l’acquirente – può infatti rivelarsi un affare ma può anche trasformarsi in un cosiddetto lemon, ovvero un prodotto che è sovrastimato per via di difetti tenuti nascosti. Nel caso del live streaming delle partite di calcio “pirata”, l’utente si trova nella stessa dinamica d’incertezza riguardo alla qualità, accesso e localizzazione dei link per lo streaming, così da trasformarsi in costi di tempo e ricerca per l’utente/fruitore. Inoltre, l’idea di lemon ben si presta al broadcasting dello sport proprio per la sua insita caratteristica di liveness. Infatti, a differenza del download pirata di film, serie tv o musica, la maggior parte del valore della partita di calcio risiede proprio nella sua fruibilità in diretta. Viceversa, la visione della partita registrata e a risultato già noto perde molto del suo potere attrattivo. In questo senso, un link di live streaming difettoso o di scarsa qualità aumenta estremamente il rischio, da parte dell’utente, di fallire nell’intento di fruire della partita in diretta, rendendo così l’incertezza del “mercato” del live streaming pirata molto vicina a quella del già citato «digital lemon».

288 Ibidem, p. 370-71.

289 Florian Hoof, “Live sports, piracy and uncertainty: understanding illegal streaming aggregation platforms”, in R. Lobato, J. Meese, op. cit., pp. 86-92.

290 George A. Akerlof, “The Market for ‘Lemons’: Quality Uncertainty and the Market Mechanism”, The Quarterly Journal of Economics, vol. 84, n. 3, agosto 1970, pp. 488-500.

Proprio per sopperire a questa possibilità, i portali di streaming pirata spesso offrono la possibilità di accedere ad un vasto range di link per lo stesso evento. A seconda del portale e del tipo di competizione, si possono infatti contare anche più di dieci link per la stessa partita. Ognuno di questi link ovviamente offre una diversa qualità di video streaming, un differente audio per la telecronaca ed una “vita” che può coprire l’intero corso della partita o soltanto qualche frammento, prima che lo stesso link sia oscurato.

È chiaro inoltre come la “qualità” del link per il live streaming sia incerta ed imprevedibile fino all’accesso e fruizione dello stesso link da parte dell’utente. Lo stesso Hoof291 individua una serie di elementi che rendono la fruizione di una partita di calcio in streaming “rischiosa” ed incerta (digital lemon, per l’appunto):

• cercabilità (ovvero la difficoltà nel rintracciare il portale di live streaming “pirata” o attraverso link che vengono resi noti sui social network);

• accessibilità (se l’accesso avviene attraverso il browser, app per dispositivi mobile o software dedicati);

• qualità del suono e dell’immagine (risoluzione dell’immagine, qualità dei pacchetti video in streaming e lingua della telecronaca);

• stabilità ed affidabilità (interruzione dello streaming a causa dell’intervento dei detentori dei diritti, problemi tecnici e di banda larga);

• pericoli di sicurezza (causati da malware e virus mentre si utilizzano piattaforme di streaming illegale).

In questo senso il potenziale utente di live streaming “pirata” deve valutare i costi di tempo e ricerca per un link dalla qualità accettabile e piuttosto stabile in rapporto alla caratteristica live di una partita di calcio che perde sempre più il suo valore man mano che trascorre il tempo. Così facendo l’utente/tifoso “negozia” il proprio tempo ed una scarsa user-experience per fruire di un evento ubiquo (basta una connessione internet) che si svolge in un arco di tempo ben preciso e a cui altrimenti non potrebbe accedere per ragioni di prezzo (oneroso abbonamento ad una o più pay-tv) o territoriali. Il consumo informale del calcio in streaming diventa così una risposta alla crescente dispersione degli eventi sportivi su diverse piattaforme e broadcaster (i quali puntano all’esclusiva sugli stessi), al geoblocking imposto dai nuovi player OTT ed alla mancata copertura dell’evento sportivo da parte dei brodcaster nazionali. A tutto ciò si aggiunge il particolare statuto dell’utente/tifoso che può essere assimilato, per certi versi, a quello del fan di una serie tv o di un universo narrativo, comprese tutte le dinamiche di partecipazione e scambio reputazionale già introdotte in precedenza (cfr. par. 1.5).

Conclusione

(La palla è mia. Telco e tech-firm alla conquista dello streaming)

Lo studio qui condotto ha evidenziato come l’aspetto non autorizzato ed informale del consumo streaming attraverso siti d’indicizzazione e cyberlocker abbia svolto il ruolo d’incubatore di pratiche poi apprese ed “istituzionalizzate” dai nuovi player dell’audiovisivo, in primis i nuovi SVOD quali Netflix e piattaforme di videosharing gratuite come è il caso di YouTube. Un esempio su tutti è il fenomeno del binge watching, modalità di visione continuitiva di una serie televisiva nata negli spazi informali di consumo divergente e poi istituzionalizzata attraverso un percorso di legittimazione istituzionale proprio grazie agli OTT stand-alone. In particolare, in una realtà mediale sempre più dominata dall’abbondanza di contenuti, a fare la differenza e creare nuovo vantaggio competitivo sono dinamiche legate all’user-experience, ovvero all’esperienza di fruizione, ricerca e consumo del contenuto attraverso cataloghi facilmente accessibili ed ubiqui. Le nuove realtà dei media vengono così a costituirsi come veri e propriecosistemi in gradod’inglobare sia gliaspetti di produzione chequelli di consumo, in un rapporto di reciproco scambio e negoziazione dove vengono intereressati più attori in un complesso multi-sided market

Un’altra traiettoria derivata dalla pirateria è l’aspetto per così dire “globale” del contenuto, il quale è reso disponibile su canali non autorizzati anche attraverso pratiche di aggiramento del geoblocking proprio in risposta ad un’esclusività locale e temporale data dalle tradizionali finestre di sfruttamento. I nuovi player, recependo questa tendenza e la facile disponibilità di contenuto digitale non autorizzato, si presentano come portatori di tendenze distributive globali e slegate da uno sfruttamento temporale, rendendo disponibile il proprio contenuto streaming nelle modalità anytime/anywhere e all-at-once. Allo stesso tempo, continuano ad essere presenti processi di “controllo locale” sui contenuti attraverso la creazione dicataloghi differenti da Paese a Paese (vedi Netflix) oppure attraverso il meccanismo di geoblocking dell’intera piattaforma streaming OTT (vedi Hulu per l’Italia) o ancora limitatamente ad alcuni contenuti che godono di un’esclusività territoriale (vedi YouTube ed i portali catch-up dei tradizionali broadcaster, ad esempio).

Nel comparto più propriamente televisivo, queste nuove tendenze introdotte dagli OTT di video streaming convivono e coesistono con i tradizionali modelli della televisione per così dire “lineare”, quali il palinsensto e la diretta, quest’ultima intesa come uno specifico televisivo via via più strategico in quanto spesso legata all’esclusività di un avvenimento da esperire hic et nunc. Anche l’accesso in streaming on demand di contenuto televisivo nella modalità catch-up su piattaforme istituzionali si configura spesso all’interno di una dinamica legata al palinsesto ed alle abitudini di fruizione proprie degli spettatori.

Le serie TV – sebbene rappresentino meglio di qualsiasi altro contenuto mediale il nuovo consumo on demand e personalizzato soprattutto attraverso la pratica del binge watching – mostrano segni di continuità proprio grazie ai particolari revival di show trasmessi dai broadcaster tradizionali.

Ad aver sempre più peso specifico sono inoltre i concetti di brand e social, entrambi in parte dervivanti dalle pratiche di reputazione ed interazione nate e sviluppare soprattutto all’interno degli interstizi informali di condivisione ed accesso ai contenuti. Il brand, infatti, lega e fidelizza il pubblico al proprio canale TV così da “marchiare” i propri contenuti altrimenti dispersi nel mare magnum dell’offerta digitale, in un rapporto di reciproco scambio reputazionale tra pratiche di consumo “a valle” e di produzione “a monte”. L’aspetto social delle nuove TV consente poi quel processo d’interazione e partecipazione che è la linfa vitale di quelle comunità fandom nate spesso su paesaggi non autorizzati e a margine della produzione istituzionale.

Infine, si è visto come la pratica dello streaming pirata di una cosiddetta killer application per le TV italiane, ovvero la diretta di eventi calcistici, sia il risultato di una negoziazione economica informale tra:

• bassa user-experience e rapida deperibilità del contenuto live nei siti pirata, a fronte di una disponibilità gratuita;

• barriere d’accesso date dall’esclusività geografica e locale dei contenuti e dalla disperisione degli stessi contenuti premium su differenti canali pay e piattaforme televisive.

A conferma del valore sempre più strategico ed onersoso dell’evento calcistico sia per il comparto mediale che per le federazioni è stata evidenziata la cosiddetta “battaglia” per accaparrarsi i diritti di esclusiva sulle immagini di una data competizione sportiva. Il difficile ingresso (quantomeno in Italia) di nuove piattaforme streaming stand-alone, alla stregua di Netflix per le serie tv, conferma il forte ruolo di gatekeeper svolto ancora una volta dai tradizionali brodcaster, gli unici almeno in Italia a possedere ancora vaste properties, know-how e bacino d’utenza tali da soddisfare un prodotto televisivo così importante ed in grado di spostare gli equilibri fra un comparto mediale e l’altro. Se si torna all’aspetto già evidenziato nell’introduzione di questo lavoro – ovvero la stretta ed indispensabile connessione tra video streaming ed internet – nelle prospettive future di sviluppo dello streaming in tutto il suo spettro (in)formale uno dei temi che acquisirà via via più valore ed importanza sarà sicuramente il dibatitto sulla net neutrality e l’ingresso delle grandi cable company nel comparto mediale

La net neutrality è stata introdotta per la prima volta dallo studioso Tim Wu292 ed è intesa come un principio di design generale circa la struttura del Web. Nella pratica, la traduzione di questo principio implica il fatto che i gestori di rete (ISP) non possano creare delle «corsie di velocità preferenziale» per alcuni pacchetti dati, piuttosto che altri. In altre parole, la net neutrality sott’intende l’idea che sul Web il flusso dei contenuti e dei pacchetti dati dovrebbero essere trattati tutti allo stesso modo.

Nel dicembre 2017293 la Federal Communications Commission (FCC) ha approvato una misura che, di fatto, può mettere fine alla net neutrality nel mercato audiovisivo attualmente più evoluto, ovvero gli USA. Se questa misura verrà confermata in futuro, la velocità e priorità del flusso dati su Internet potrà essere decisa dalla contrattazione fra le grandi telco ed i content provider che producono e distribuiscono contenuti su Internet, quali ad esempio Netflix. In questo modo è piuttosto verosimile che compagnie telefoniche come Comcast, AT&T e Verizone (da sempre in opposizione alla net neutrality) potranno privilegiare certe piattaforme Web e determinati flussi dati di video streaming, dietro pagamento di un cospicuo compenso da parte delle suddette piattaforme. Quest’ultime potranno così usufruire di “corsie preferenziali” a scapito di altre piccole aziende che non potranno pagare il servizio. In un recente articolo apparso sull’Atlantic,294 lo studioso Larry Downes fa notare come le stesse aziende che fino a qualche anno fa difendevano strenuamente la net neutrality, adesso appaiono più restie ad intervenire nel dibattito pubblico. Un caso paradigmatico può essere rappresentato proprio da Netflix. Se l’azienda di Reed Hastings, nel 2014, si presentava ancora come la paladina della net neutrality, 295 a distanza di qualche anno e con il ripresentarsi della questione, lo stesso Reed Hastings ha affermato296 che il dibattitto sulla net neutrality non è più così importante per Netflix, poiché oramai la piattaforma OTT è abbastanza grande ed influente da ottenere qualsiasi tipo di accordo commerciale con gli ISP. Ciò che si può interpretare in filigrana da queste parole –sottolinea ancora Downes – è come questi colossi del Web abbiano ormai la forza e l’influenza per dominare il mercato e il flusso dei contenuti (ed in particolare lo streaming video) su Internet. Anzi, appare evidente che accordi circa corsie preferenziali

293 Pierangelo Soldavini, “Addio alla Net Neutrality: come potrebbe cambiare internet per gli utenti”, Il Sole 24 Ore, 15/12/2017, http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2017-12-15/comprendere-net-neutrality-e-perche-eimportante-noi-093818.shtml?uuid=AEFdrsSD (consultato il 31/05/2018).

294 Joe Pinsker, “Where Were Netflix and Google in the Net-Neutrality Fight?”, The Atlantic, 20/12/2017, https://www.theatlantic.com/business/archive/2017/12/netflix-google-net-neutrality/548768/ (consultato il 31/05/2018).

295 Reed Hastings, “Internet Tolls And The Case For Strong Net Neutrality”, Netflix Blog, 20/03/2014 https://media.netflix.com/en/company-blog/internet-tolls-and-the-case-for-strong-net-neutrality (consultato il 31/05/2018).

296 Tony Romm, “Netlfix CEO: Net Neutrality is no longer our ‘primary battle’”, Recode, 31/05/2017 https://www.recode.net/2017/5/31/15720268/netflix-ceo-reed-hastings-net-neutrality-open-internet (consultato il 31/05/2018). per certi contenuti e per piattaforme OTT con grande capacità economica possano andare a tutto vantaggio delle attuali aziende che dominano l’offerta streaming. Così le grandi telco americane – sia attraverso la futura creazione di corsie di velocità premium per il video streaming e sia attraverso integrazioni oblique nel comparto dei media al fine di creare immensi conglomerati – acquisiranno un ruolo sempre più strategico nella produzione e distribuzione di contenuto audiovisivo. Recenti rumor297 circa le acquisizioni degli asset multimediali Fox da parte della conglomerata Comcast (già proprietaria di Xfinity, NBC, Universal e Telemundo, fra gli altri) confermano proprio questa tendenza già citata da Schwarz come «accumulo corporativo» (cfr. par. 1.3).

Di fronte a questa spinta sempre più “istituzionale” nel campo dell’offerta audiovisiva e con l’ingresso di strutture fortemente integrate obliquamente, le piattaforme SVOD appaiono dei nuovi, fragili, attori lì dove il ruolo di gatekeeper e struttura “forte” è ancora una volta svolto dai giganti quali Google e Amazon, proprietari rispettivamente dei server dove “girano” i brani di Spotify e le serie tv di Netflix. Lo stesso si può dire a proposito delle grandi compagnie telefoniche le quali sono proprietarie, a loro volta, dei cavi e della tecnologia di delivery della rete Internet. Senza trascurare poi le grandi tech-firm come Apple, le quali posseggono la tecnologia, i device e più in generale gli “schermi” dove è possibile fruire di contenuti mediali in streaming. Lo stesso video streaming – che per molto tempo ha rappresentato il luogo di pratiche di consumo divergenti e quello d’incubatore informale di nuove forme di partecipazione e fruizione di contenuto mediale – diventa il territorio di “conquista” di nuovi player in grado di trarre vantaggio competitivo da queste pratiche, come è il caso degli OTT stand-alone. Al tempo stesso, quest’ultimi appaiono stretti nella morsa dei veri “proprietari”, ovvero di chi quei cavi, quei server e quegli schermi li gestisce, possiede e rende possibile la visione in streaming dell’ultima serie tv sul portale Netflix tanto quanto della partita di calcio su portali pirata e non autorizzati.

297 Redazione Il Sole 24 Ore, “Comcast prepara contro-offerta cash per gli asset multimediali Fox”, Il Sole 24 Ore, 08/05/2018, http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-05-08/comcast-prepara-contro-offertacash-gli-asset-multimediali-fox-091850.shtml?uuid=AECdWjkE (consultato il 31/05/2018).

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