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ITALIOT E

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ITALIOTE

ITALIOTE

lo risulta sensibilmente più lungo, oltre settata anni. La modalità d'insediamento, tuttavia, si conferma canonica: un primo nucleo stanziato in posizione dominante, su di un imp ervio promontorio proteso nel mare. Canonica anche la connotazione costiera alla sua base: due in se nature s imm etriche e la foce di un corso d'acqua negli immediati paraggi.

Pur riuscendo facilmente comprensibile il disegno strategico di occupazione progressiva dell'intero golfo cui obbediva la nuova colonia, il suo prudentissimo attuarsi per gradi lascia supporre preesistenti e radicati interessi geopolitici. Del resto, dopo quella prima iniziativa, le resistenze e le ostilità contro i coloni si protrassero, per quasi due secoli e so ltanto la loro piena affermaz ion e militare valse a dissolverle.

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Significativo al riguardo che mentre il villaggio di Partenope sulla sommità di Pizzofalcone è attribuito al 680 l'impianto della 'città nuova', Neapolis, non oltrepassa il 474, ovvero immediatamente dopo la grave disfatta inflitta dalle squadre cumana e siracusana alla flotta etrusca in quelle stesse acque. Per gli Etruschi non si trattò di un nefasto episodio ma di un ennesimo disastro bellico, ulteriore tappa della loro completa estraneazione dalla Campania. I Cumani, infatti, li avevano già: " ... sconfitti in una battaglia terrestre nel 524 a.e., e di nuovo, nel 506 a.C. ad Aricia e nel 474 in una battaglia navale davanti a Cuma, battaglia che stroncò il potere marittimo etru sco. La loro influenza in Campania e nel Lazio decadde così molto rapidamente " <63 >

Ovvio, quindi, che dissoltasi tale temibile minaccia nulla più si oppose alle mire cumane: Partenope fu vistosamente ampliata e ad essa s i affiancò una nuova città, appunto Neapolis. É interessante ricordare che almeno fin quasi alla conclusione del IV seco lo , entrambe coesistevano perfettamente distinte e separate, tanto che nel 327, nel corso d ella guerra con Roma il console Publiolo si accampò nell'area interposta. Essendo Napoli il tangibile riscontro di un'affermazione militare oste ntò dall'origine un cospicuo apparato difensivo senza dubbio eccedente le sue coeve esigenze. Di certo Neapolis: " ... nacque come una città relativamente piccola. Il colle su l qual e essa sorgeva era stato circondato con opere di fortificazioni, rinforzando le difese naturali, delimitando così un 'area già naturalmente definita, entro il perimetro della quale doveva potersi assicurare una v ita autonoma ed autosufficiente " <64i

La cerchia eretta in aderenza al ciglio tattico del modestissimo rilievo costiero , accentuando e d integrando le scarse difese naturali non teneva in alcun conto,

IOJ Planimetria della Napoli greca come di prammatica, del tessuto w-bano di gran lunga inferiore, finendo perciò per includere anche su perfici disabitate. La città del V secolo, perciò: " occupava solamente la parte nord-occidentale (attualmente S. Aniello a Caponapoli piazza S. Gaetano) dell'ampia area recinta dalle mura. Nella seconda metà del V sec poi, per influenza ateniese con il conseguente svi luppo dell'economia napoletana , la città ampliandosi ebbe il tracciato ortogonale (tuttora presente) che fu protetto da mura non costituenti però una vera cinta difensiva. Infatti , solo dalla metà del I V sec. a.C. le nuove murn divennero un efficiente sistema fortificato, segue ndo il precedente tracciato per la maggior parte del perimetro difensivo " <651

• In ogni caso Neapolis: " al s uo sorgere , lnon] lascerebbe intravedere caratteri molto dissimili da quelli che aveva Partenope: s i tratterà sempre, al princ1p10 di una città non molto grande, ben difesa , collegata al porto e capace di una vita autonoma nei confronti del retroterra ... "<Ml.

Lo st rin gen te bisogno di sicurezza di quel nuovo insediamento traspare pienamente dalla sua approssimata fortificazione perimetrale. Le mura infatti: " non hanno un carattere omogeneo e continuo: costruite per potenziare le difese naturali , si pongono a seconda delle particolari esigenze del terreno; tendenzialmente abbiamo un duplice aspetto, quello datoci dalle mura poste in cresta al colle o in un avvalJamento e l'altro datoci dai grossi muri di terrazzamento che, addossati agli strapiombi, ne accentuano i valori difensivi. La pietra impiegata è un tufo granuloso molto friabile, di facile lavorazione In alcuni casi è a doppia cortina con speroni tra sve r sa li di collegamento , con blocchi posti a coltello e con un riempimento. tra cortina e cortina, costituito da resti tufacei di lavorazione, pietrame e terra ... " <67)

Il tracciato della fortificazione più arcaica , per quanto desumibile, s i snodava lungo l'attuale via Foria, piazza S. Domenico , via Mez zoca nnon e, corso Umberto, S. Agostino alla Zecca, via Soprammuro, piazza Tribunali, via S. Sofia, piazza SS. Apostoli per chiudersi nuovamente in via Foria. Dell 'orig inale muraglia restano alquanti lacerti, il più consistente dei quali è osservabile presso il moderno edificio costruito a ridosso dell ' Ospedale degli Incurabili. Un altro, nei pressi di S. Domenico Maggiore , sebbe ne di minore entità, appare più complesso tramandandoci non so lo segme nti di cortina isodomica ma anche ruderi di torri, con le relative scal e, probabili componenti di una porta.

I n breve però le fortificazioni del V secolo si dimostraro no se non in s ufficienti di sicuro non più affidabili, essendosi nel frattempo rivoluzionato per l'avvento delle macchine l 'i nvest imento ossidionale. Ne conseguì una profonda 1iqualificazione della cerchia, con la rifondazione di ampie tratte e la sostituzione dì molte altre con muraglie di più moderna concezione e di più stabile saldezza, conseguite: " ... impiegando un tufo più compatto e resistente in un'opera isodoma che allineava conci posti di testa e di taglio e che conferiva maggior compattezza alle strutture... " <<>8)

Più in dettaglio, circa la trama muraria: " le fortificazioni di Napoli sono un modello della perfezione raggiunta dalle scuole greche nel lavorare i materiali da costruzione, quando non ancora si adoperava il cemento. r blocchi con tutte le piccole differenze si possono ricondmTe ad unica misura di larghezza e di spessore. La larghezza varia dai 78 agli 82 cm, lo spessore si mantiene tra i cm 40 e 42. La isodomia dei filari risulta qundi di due varietà secondo che i massi erano disposti a coltello o adagiati sulle facce maggiori; nella prima posizione si aveva il filare alto da 78 a 82 cm, nella seconda da 40 a 42. La lunghezza dei parallelepipedi variava con maggiore libertà [con] massi lunghi fino a due met1i ... La concatenazione dei massi , indispen sabile per ottenere la solidità della struttura fu osservata in sommo grado " <69 >

Quanto al perimetro della nuova murazione va rilevato che in linea di massima: " ... non si discostò, se non limitatamente per particolari esigenze, dal I' andamento delle primitive mura condizionate, anch'esse dalla natura del terreno; non vi fu, infatti, necessità di cambiamenti ma solo quella di potenziare il valore difensivo ... " 17 0) In pratica tale incremento fu ottenuto per lo più maggiorando lo spessore della cerchia , tramite: " ... una cortina esterna a lieva scarpata con speroni appoggiati alla vecchia cortina; a volte, invece, l ' ispessimento delle mura è ottenuto con un muro a 106 Res ti delle mura greche di Napoli doppia cortina accostato al muro primitivo , o , in altri casi, completamente separato. Spesso ove esisteva il ten-azzamento a protezione del fianco del colle , con le mura poste sul! ' orlo dello strapiombo, le nuove opere di difesa si sono portate sin nelle parti basse, come è il caso delle strutture di piazza Bellini, databili al quarto

I 07 Resti delle mura g rec he di Napoli sec olo, che cost mite ai pi e di dell o strapio mbo. finiscono per rendere inaccessibili le mura correnti in alto. In tali lavori le mura fini sco no con l 'acqui s tare uno s pesso re notevole , anche s uperiore a i venti metri, p er cui dovevano risultare , considerando l'altezza, inespugnabili. Ma ancora maggiore diventa Ja forza di re sis tenza di que s te mura in virtù di tutto un complesso , e non c hiaramente per noi definito, sis te ma di avancorpi s ituati nella parte pianeggiante , tali da impedire all'eve ntu ale nemico di accostarsi al già munito s istema difensivo. Non sappiamo se que s ti avancorpi fo ssero o no collegati con le mura, anche se sembra logico pens are che non fossero isola ti. L e opere più poderose dì questi propugnacola so no a piazza Cavour ed all'angolo di via M ezzocannone ... "< 711 •

E proprio a carico d ella tratt a coincidente con via M ezz o ca nnon e, il cui andamento appare e nigmatico per i 1itrovamenti dì re st i murari s ia ad est che ad ovest della s te ssa, una plau s ibil e ipotesi fornisce: " una s oluzione al duplice probl e ma topografico [secondo la qual e] quel vallone di via M ezzocannone che di per sé poteva essere elemento favor evo le, così come tutti gli altri che circondano la città, finiva per tradire la s ua debole zza a causa della limitata ampiezza... invece il fos s ato di via Mezzocannone presentava s ul versa nte occidentale un'altura quasi alla stessa quota delle alture d e l lato orientale; nel l ato meridionale , inoltre, il colle di S. Giovanni Maggiore è quasi più a l to del corrispondente del l ato opposto, mentre iJ fo ssa to sembra far s i più a ngusto. É ovvio quindi che, urgendo una nece ss ità difensiva, nel rinforzare il s istema di mura s i sia co nqu istato anc he il ciglione opposto del fos sa to di via Mezzocannone, crea ndo si un amp io ed organico sistema difen sivo così come s i era fa tto s ul versante se ttentrionale "<72)

Dal punto di vista tattico le mura del IV seco l o offrono una maggiore protezione del front e a mare

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