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cento anni dopo. Le celebrazioni del centenario

della Grande Guerra in Italia ed in europa

maria teresa sChiavino

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1. Generalità

La ricorrenza dei cento anni dello scoppio della Prima Guerra Mondiale ha dato origine, come ci si poteva immaginare, a una vasta messe di pubblicazioni. una ricorrenza così importante non poteva passare sotto silenzio in un paese che ne ha fatto motivo di celebrazione ma anche di riflessione. Pensare alla Grande Guerra significa da un lato coltivare la memoria di un evento che rischia di perdersi nel flusso della temporalità – cento anni sono una distanza abbastanza importante, tanto da giustificare una legge che lo renda «patrimonio storico»1 – e dall’altro, proprio per questa distanza, averne una visione pacificata e storicizzata, riuscire a coglierne il senso (o il non-senso) e la portata.

una bibliografia sulla Prima Guerra Mondiale, per non essere una vuota elencazione di titoli, deve avere delle delimitazioni cronologiche precise: in maniera molto ristretta, mi limiterò dunque alla produzione bibliografica degli anni delle celebrazioni, e dunque al periodo che va dal 2014 fino ad oggi, con qualche rara eccezione per documenti particolarmente significativi per la ricerca storica. In un modo o nell’altro, le ultime produzioni fanno sempre da spartiacque, rinnovando temi e metodologie della ricerca. alcuni degli studi più recenti e interessanti sono opera di giovani generazioni di storici che hanno guardato da nuove angolazioni a questo argomento così vasto.

Le nuove angolazioni sono grosso modo la storia culturale e quella della mentalità, con un progressivo abbandono dell’aspetto diplomatico-militare caratteristico della storiografia del secondo dopoguerra (nel periodo precedente non c’era stata vera riflessione sul conflitto, dominando una letteratura patriottarda e retorica, già tesa in qualche modo verso nuove conflittualità) e anche della storia sociale, che aveva caratterizzato gli studi sulla Grande Guerra a partire dagli anni ’70 del novecento. Ma in realtà i lavori di più ampio respiro hanno utilizzato tutte le prospettive elaborate nel corso degli anni dalla ricerca storica, per dare un quadro quanto più completo possibile della società, delle sue componenti e dei rapporti di forze in gioco nel tempo in cui è esplosa la Prima Guerra Mondiale.

2. In Italia

a fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca storiografica italiana relativa alla Grande Guerra ci pensano tre grossi lavori molto interessanti.

La società italiana e la Grande Guerra: Annali della Fondazione Ugo La Malfa 2013, a cura di corrado scibilia e Giovanna Procacci, raccoglie saggi di diversi autori su alcuni temi “caldi” della riflessione sul primo conflitto mondiale. Gli studi e i percorsi di ricerca degli ultimi decenni sono ripresi e ampliati: dal rapporto tra mondo della cultura e guerra al pacifismo, dalla indagine economica a quella sociale (la vita, la morte, le malattie create dalla guerra), alla propaganda, al patriottismo, al rapporto con risorgimento. nell’introduzione la curatrice disegna una preziosa periodizzazione degli studi italiani sul primo conflitto mondiale.

Il Dizionario storico della Prima guerra mondiale (Laterza 2017), curato da nicola Labanca, è un’opera unica nel suo genere. È organizzato in 38 paragrafi, ognuno dei quali affronta un argomento diverso corredato dalla sua bibliografia. Il volume, opera di giovani storici che offrono voci e punti di vista differenti, è una minuziosa autopsia della guerra e di tutti gli elementi – politici, sociali, culturali, militari, istituzionali – che la composero. segna un tornante con la storiografia precedente sia per gli argomenti affrontati che per gli approcci storiografici differenti.

I tre volumi A cent’anni dalla grande guerra: materiali per conoscere, capire, ricordare2 cui hanno prestato la penna adolfo scotto di Luzio, ernesto Galli della Loggia, Giovanni belardelli, affrontano l’evento nella sua complessità, dividendolo in tre grandi temi che ricostruiscono i fatti della guerra (Il mondo nella tormenta), la mentalità, il contesto storico-culturale in cui è iniziato il conflitto (La guerra degli italiani), e la rielaborazione successiva dell’evento (La pace, il lutto, la memoria).

3. Cronache

Intento narrativo e memoriale hanno le Cronache dal fronte: 1917, pubblicazioni realizzate dal settimanale «espresso» con materiali dell’archivio diaristico nazionale. si tratta di 10 volumi dal titolo collettivo “La prima guerra mondiale in Italia, cronache dal fronte”, formati da 4 diari e 6 libri di immagini.

ciascun volume è dedicato a un particolare anno del conflitto, suddiviso in mesi e giorni, arricchito da schede storiche, note redazionali, elenchi di nomi e luoghi, mappe e fotografie.

Il corpo di spedizione italiano in Murmania, 1918-1919, di Giuseppe cacciaguerra (roma, stato Maggiore dell’esercito, ufficio storico, 2014, stampa 2013) racconta le vicende del contingente militare inviato nell’agosto 1918 in Murmania (Murmansk), all’interno di una spedizione alleata nella regione della russia settentrionale per contrastare prima i tedeschi e poi i russi bolscevichi. nel corso della spedizione molti soldati morirono a causa della febbre spagnola.

Alla Grande Guerra in automobile, di Guido chigi saracini (il Mulino, 2015) è il diario di un anti-interventista convinto che, allo scoppio della guerra, decide di partire e di mettere se stesso, la propria automobile e il proprio autista al servizio della croce rossa. Il conte Guido «parte per senso del dovere, per amor di patria, perché crede che appartenere a un’élite significhi dare il buon esempio e assumersi fino in fondo le proprie responsabilità», e percorrerà le retrovie della guerra guidando la propria auto trasformata in ambulanza fino al 1916, quando sarà costretto a rientrare a causa di una broncopolmonite.

Scene della guerra d’Italia di George Macaulay trevelyan, introduzione di Mario Isnenghi (edizioni di storia e Letteratura, 2016) sono ricordi di guerra del famoso storico inglese. L’autore per tre anni fu tra l’Isonzo e Gorizia a capo di 27 ambulanze della croce rossa britannica che, nel corso dei tre anni di guerra, prestarono aiuto a circa 170.000 soldati italiani. Partigiano della causa italiana del risorgimento, considera la Grande Guerra come l’ultima battaglia risorgimentale per l’indipendenza della Penisola. Ma il volume è anche «uno dei resoconti più belli e più sinceri del primo conflitto mondiale sul fronte austro-italiano».

La casa editrice La biblioteca dell’immagine propone una collana dal titolo Voci e urla dalle trincee, dedicata alle storie e ai ricordi dei soldati, con tre volumi del 2015 al suo attivo: La grande guerra di Pio rossi, La grande guerra a piedi di nicola Giraldi e La prima guerra mondiale nel Friuli occidentale di Fulvio comin.

all’interno di un discorso di “cronaca” della guerra si pone anche «europeana 1914-18», progetto europeo che raccoglie e digitalizza dati, documenti e testimonianze di privati cittadini relativi alla Grande Guerra in tutti i paesi che vi furono coinvolti. un evento che ha segnato la storia d’europa e ne ha ridisegnato i rapporti di forze è diventato oggi un territorio comune di testimonianze, un patrimonio culturale europeo che conta circa 56 000 unità digitalizzate. Interessante, in questo caso, l’uso di una tecnica moderna e la scelta di indirizzarsi verso la scrittura popolare – diari e memorie di soldati –, una sorta di ricostruzione della guerra “dal basso”, dall’esperienza dei singoli individui che vi furono coinvolti. europeana 1914-18 raccoglie documenti digitali, per lo più diari e memorie di guerra, giornali, cartoline, ma anche registrazioni sonore e oggetti, medaglie e quant’altro possa servire a un “racconto dal basso” degli eventi bellici. La prospettiva è quella proposta sin dagli anni ’70 dall’archivio trentino della scrittura popolare e dall’archivio ligure della scrittura popolare e sulla traccia segnata dallo storico antonio Gibelli che, sin dai tempi della rivista «Movimento operaio e socialista»3, studia la Prima Guerra Mondiale a partire dai diretti protagonisti delle battaglie, i soldati appunto, quasi tutti provenienti dal mondo contadino.

4. La storia culturale e della mentalità ancora di antonio Gibelli è La Guerra Grande: storia di gente comune (Laterza, 2014) che elabora un’analisi trasversale della sorte delle genti di tutti i paesi coinvolti nel conflitto, condannata a una sorte comune di terribili disagi e sofferenze da una parte e dall’altra della linea di combattimento. Il volume è basato in gran parte su testimonianze scritte private - lettere, diari, memorie - conservate nell’archivio ligure della scrittura Popolare. un altro storico che ha scelto di confrontarsi con la storia della mentalità è Mario Isnenghi, autore, insieme a Giorgio rochat, de La Grande Guerra (2000). ancora di Mario Isnenghi, Convertirsi alla guerra. Liquidazioni, mobilitazioni e abiure nell’Italia tra il 1914 e il 1918 (donzelli, 2015) affronta la rivoluzione nel sistema delle alleanze operata dall’Italia tra il giugno 1914 e il maggio 1915, l’abbandono della triplice in nome di una nuova alleanza che garantisse, alla fine della guerra, un maggior ruolo dell’Italia nel panorama europeo, e il processo che portò a questo cambio di prospettiva. elementi politici che erano stati fino a quel momento in secondo piano, come la “redenzione” di trento e trieste, balzarono in prima linea; l’immagine della Germania subì una profonda trasformazione a sua volta, divenendo immagine del Male; gli stessi socialisti, allora riuniti in una Internazionale, a poco a poco abbandonarono questa posizione per convertirsi al nazionalismo più acceso. Mario Isnenghi descrive e documenta questo lento ma inarrestabile processo verso le posizioni interventiste, in cui i media (primo fra tutti il «corriere della sera») ebbero un ruolo di primo piano. una bibliografia ragionata sulla “storia mentale” è quella fornita da Marco bizzocchi sulla e-review degli Istituti storici dell’emilia romagna4, in cui affronta la storiografia relativa alle trasformazioni del mondo mentale dei soldati e di tutti coloro che furono coinvolti nella Grande Guerra:

Gibelli introduce in Italia l’approccio “culturale” alla guerra: è infatti tra gli storici che più si sono confrontati con la vita dei soldati al fronte, analizzandola dal punto di vista della storia delle mentalità e della storia delle generazioni. una prospettiva di lungo respiro, iniziata nel 1991 con L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale (bollati boringhieri) per approdare al volume La guerra degli italiani (bur, 2014), in cui descrive quello che fu «evento di dimensioni inaudite che sterminò un’intera generazione e segnò la fine della vecchia europa» ma anche prima grande esperienza collettiva degli italiani come popolo nato dall’unità. Per la prima volta si trovarono fianco a fianco giovani provenienti da tutte le regioni italiane, con i loro dialetti e le loro mentalità, costretti a combattere per una guerra comune, mentre la vita di coloro che restarono a casa fu segnata da uno sforzo che assorbì tutte le energie della nazione: le donne si assunsero la responsabilità di portare avanti le famiglie, entrarono nel mondo del lavoro maschile – le fabbriche – e si trovarono anche a fronteggiare la vita pubblica sia attraverso l’organizzazione delle operazioni di raccolta per i soldati che attraverso la creazione di uffici per creare un legame tra il fronte e la casa; i bambini, dopo aver visto padre e fratelli maggiori partire per il fronte, vissero per anni in un mondo che, attraverso i giornalini e i libri di scuola, parlava loro unicamente di guerra. L’autore affronta il radicale cambiamento di mentalità che la Prima Guerra Mondiale produsse sulla società del suo tempo, e soprattutto sui contadini. La Grande Guerra è vista come uno spartiacque fra mondo antico e mondo moderno, segnando essa stessa l’avvento della modernità nel mondo del lavoro – con l’industrializzazione – nei rapporti tra i cittadini e lo stato (che per la prima volta entra di peso nella vita privata), nei nuovi strumenti di comunicazione: scrittura e fotografia, grammofono e cinema. La scrittura, soprattutto quella privata, è la grande novità del tempo. L’esperienza della guerra e la distanza con le famiglie, la necessità di non dimenticare gli eventi eccezionali in cui si trovano coinvolti, fa sì che i soldati utilizzino ampiamente, come mai prima, la scrittura. È la prima grande forma di alfabetizzazione del paese. corrispondenze, diari, sono utilizzate dall’autore insieme alle testimonianze di medici, psichiatri, psicologi per indagare il mondo mentale dei soldati, il versante traumatico del conflitto.

Il mito della Grande Guerra (bologna, il Mulino, 2014) è la riedizione di un testo del 1979 in cui il mito viene scomposto nelle sue innumerevoli sfaccettature per dare uno spaccato di storia mentale, sociale, politica dell’Italia nel passaggio dalla politica delle élites alla società di massa. analizzando la stampa periodica dell’epoca, i fogli di trincea, i diari di guerra, l’autore è riuscito a ricostruire il mondo delle idee che hanno preceduto lo scoppio della guerra, ripercorrendo anche le strade che portarono all’intervento, il ruolo di poeti e intellettuali nella creazione di un clima politico, e cioè «l’atteggiamento di una intera generazione di intellettuali italiani nei confronti dell’intervento e poi dell’esperienza bellica. da Marinetti a Papini, da Prezzolini a Gadda, da soffici a Jahier, serra, Malaparte, borgese, d’annunzio, la guerra si configura di volta in volta come occasione rigeneratrice per l’individuo e la società, come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe» (dalla quarta di copertina).

Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale di enzo Forcella, alberto Monticone (roma-bari, GLF editori Laterza, 2014, ristampa di edizioni precedenti) mette in evidenza, attraverso la nuda presentazione di sentenze, processi e condanne subite dai soldati italiani per i motivi più vari (diserzione, tradimento, vilipendio) l’altro versante della guerra, quello del cosiddetto disfattismo, che in tempi normali verrebbe detto pacifismo e che invece in tempi di guerra è punito con la morte ignominiosa. Il rifiuto di tanti soldati di sottoporsi alla logica perversa della guerra e della propaganda dimostra la falsità di tanta retorica nata intorno alla figura del soldato eroe, del sacrificio, della morte gloriosa, della libera scelta di servire la patria.

5. La prima guerra mondiale a livello di storia locale da una ricerca nella banca dati nazionale, sbn, con chiave di ricerca “prima guerra mondiale”, risulta che nel periodo 2014-2017 sono stati editi 570 lavori sull’argomento: il picco delle pubblicazioni si è avuto nel 2015, con 208 monografie, poi il trend ha cominciato a diminuire negli anni seguenti. una buona parte delle ricerche riguarda il livello “locale”: archivi, biblioteche e istituti culturali sono stati fra i primi a organizzare questo recupero della memoria storica. dalle ricerche di prima mano sui documenti e sulla stampa locale di quegli anni emerge il dato di un paese coinvolto a 360 gradi nel conflitto, pur restando in gran parte estraneo alla guerra combattuta, vista la distanza dal fronte. Il livello locale è davvero importante per comprendere come il popolo della nazione sia stato portato, attraverso una martellante propaganda, ad accettare e a fare propria l‘idea della guerra e poi, dopo il “maggio radioso”, come abbia funzionato la creazione di quello che venne chiamato “Fronte interno” e cioè tutto l’apparato organizzativo di assistenza rivolto sia ai soldati al fronte che alle loro famiglie rimaste a casa senza sostegni. I materiali e i documenti di mostre e pubblicazioni degli archivi di stato potranno davvero essere di grande utilità per ricostruire le dinamiche del rapporto fronte/fronte interno. Fanno parte di questo ambito ricerche quali Pavia nella prima guerra mondiale, Milano, cisalpino Istituto editoriale universitario, 2015; La prima guerra mondiale e l’Umbria, roma, Gangemi, 2015, s. chioatto, Il clero trevigiano nella Prima Guerra Mondiale; 1914. Ri-vivere la guerra. La guerra europea e la neutralità italiana nella stampa e nell’opinione pubblica salernitana. 1914-1915. catalogo della mostra. a cura di archivio di stato di salerno, archivio storico del comune di salerno, biblioteca Provinciale di salerno; L’ ora trepida delle armi. La Basilicata e la Grande guerra nei documenti d’archivio. Catalogo della mostra / a cura di valeria verrastro… [et al.] [Potenza: archivio di stato], 2015 (Lagonegro, zaccara); Siciliani al fronte: lettere dalla Grande Guerra / elena riccio, carlo verri. Palermo, Istituto poligrafico europeo, 2017; 1915: l’Italia entra in guerra: la Toscana si mobilita: convegno di storia militare, Firenze, 4 maggio 2015: atti del convegno / a cura di u. Morozzi, c. sodini; [organizzato da] università degli studi Firenze (saGas, dipartimento di storia, archeologia, geografia, arti e spettacolo Firenze: Phasar, 2016); La Grande Guerra: fotografie dal fronte, note da Cuneo e dalle città “irredente” a cura di Marco ruzzi (cuneo, Primalpe, [2015?]).

6. La storia di genere

Per quanto riguarda la storia di genere, abbiamo Le donne nel primo conflitto mondiale dalle linee avanzate al fronte interno. La Grande Guerra delle Italiane a cura di anna Maria Isastia, Piero crociani, Paola ducci, ada Fichera, Paolo Formiconi (roma, Ministero della difesa ufficio storico, 2016).

c’è poi il numero 23 di «Krieg und Geschlecht / Guerra e genere» (2014), (a cura di siglinde clementi e oswald Überegger). Questo numero di «Guerra e genere» raccoglie i risultati del seminario “Guerra – genere – regione: la Prima guerra mondiale nella prospettiva di genere. Germania, Austria e Italia a confronto”, organizzato nel marzo 2014 dal centro di competenza per la storia regionale della Libera università di bolzano. La prospettiva di genere, a lungo trascurata in ambito di storia della Prima Guerra Mondiale, viene rimessa al centro del dibattito storiografico. Il fascicolo contiene tre ampi studi di storia della storiografia che fanno il punto sulle ricerche di storia delle donne e di genere in Germania, austria e Italia. La seconda parte contiene invece saggi di storia di genere legati all’ambito locale dell’arco alpino, zona di confine, melting pot di cultura italiana e tedesca, luogo di indistricabili conflitti.

Infine, il volume collettivo curato da dacia Maraini Donne nella Grande Guerra (il Mulino, 2014), frutto del lavoro di ricerca dell’associazione Controparola, laboratorio di ricerche di genere che raccoglie giornaliste e scrittrici di tutta Italia. nel volume si incontrano personaggi femminili di grande impatto, ma anche un esercito di donne sconosciute che hanno retto il paese e portato avanti la vita in assenza degli uomini, che hanno seguito i soldati sui campi di battaglia dandogli sostegno sanitario, morale e anche sessuale.

7. Uno sguardo agli scaffali stranieri

In ambito europeo ricordiamo La prima guerra mondiale a cura di stéphane audoin-rouzeau e Jean-Jacques becker: edizione italiana a cura di antonio Gibelli (einaudi, 2014). un’opera in due volumi, edizione italiana della “encyclopédie de la Grande Guerre”, un lavoro che, in linea con le nuove tendenze della storia culturale, dà ampio spazio alla “dimensione soggettiva” degli eventi. diari, corrispondenze, testimonianze orali sono la materia su cui si basa la ricerca, la quale però non tralascia i processi storico-economico-sociali che formano la trama profonda di queste storie personali. In Francia la Grande Guerra ha sempre occupato uno spazio molto importante sia nel campo della ricerca storica che della memoria collettiva - notevole, negli anni ’80 del ’900, l’esperienza di radio France che nel 1998 lanciò un appello agli ascoltatori per ritrovare lettere di congiunti coinvolti nella Grande Guerra, appello a cui risposero circa 8000 persone. Le lettere poi furono raccolte da Jean Pierre Guéno nel volume Paroles de poilus: Lettres et carnets du front 1914-1918 (1998) e ripubblicate nel 2013 nella collana J’ai Lu di Librio insieme a Carnets de Verdun (Librio 2014) - testimonianze scritte di soldati che combatterono a verdun, campo di battaglia della operazione Gericht, luogo di resistenza francese dove persero la vita circa 90000 fanti. Le sue colline, come quelle della somme, furono massacrate da milioni di obici tedeschi. I materiali provengono dagli archivi memoriali di Peronne e verdun. nella corsa alla tecnologia e agli armamenti (nasce allora l’industria delle armi) è individuato uno dei fili che legano quella guerra al mondo di oggi. La ricerca pende dalla parte dei rapporti fra Germania e Impero turco (l’autore collabora con l’università di Istanbul, dove vive sei mesi l’anno). anche christopher clark, professore di storia all’università di cambridge, ne Les somnambules: été 1914. Comment l’Europe à marché vers la guerre (etudes, 2015), per trovare le cause della conflagrazione che mise in ginocchio l’europa va a scavare negli ultimi anni dell’ottocento, in tutti quei fattori che sembravano costituire la forza del vecchio continente e invece nascondevano i germi della sua debolezza. La tesi di clark capovolge l’interpretazione vigente rispetto alle responsabilità della guerra, ritrovando in tutti gli uomini politici dell’epoca una incapacità di guardare lontano, un sonnambulismo appunto che impedisce di avere uno sguardo obiettivo sulla realtà, nell’illusione di affermare una propria egemonia sul continente europeo: la guerra è scatenata da motivi economici più che politici, che siano essi la spartizione del crollato Impero ottomano, la supremazia sui mari, le questioni coloniali, che opponevano i vari paesi fra di loro; ma poi essa continua quasi autonomamente come un ingranaggio che una volta lanciato non può più – o forse non vuole – essere fermato. e il fattore causale che scatena la guerra non è da individuare, secondo clark, nei colpi di pistola di sarajevo ma in quelli che uccidono i simboli del pacifismo, dell’internazionalismo e del riformismo: Jean Jaurès (capo del partito socialista francese, pacifista assassinato nel 1914 da un giovane nazionalista), Joseph caillaux (che già nel 1911 era riuscito a evitare una guerra tra Francia e Germania per il controllo del Marocco) e il Primo Ministro russo Piotr stolypine, riformista ucciso nel 1906 da un rivoluzionario: la loro morte lascia campo aperto alle spinte più radicali dell’interventismo europeo. anche sul versante di lingua tedesca la ricorrenza dei cento anni ha dato luogo a una messe di pubblicazioni e riflessioni su ciò che è stata la prima guerra mondiale e sulle sue conseguenze nel lungo periodo. delle tante pubblicazioni citerò soltanto alcune:

La grande storia della prima guerra mondiale: battaglie, eroi, strategie, imprese, armi del conflitto che ha cambiato il mondo di Peter hart (roma): newton compton, 2014) è una potente narrazione degli eventi della prima guerra mondiale. L’autore è storico presso l’Imperial War Museum di Londra ed eminente esperto in particolare della Grande Guerra. Il suo fulcro d’interesse è la storia militare: fondamentali due saggi dedicati ad alcune famose battaglie come quelle della somme e di Gallipoli. In questo libro si analizza a 360 gradi il primo conflitto mondiale, con un linguaggio e una narrazione avvincenti, qualità che rende il saggio un racconto comprensibile a tutti: tra i materiali utilizzati, moltissime testimonianze dei protagonisti. Generali, ufficiali, semplici fanti, marinai danno voce a un racconto corale che riporta alla vita i fatti e le vicende di un evento fondamentale della nostra storia. norman stone, storico e accademico inglese, ne La prima guerra mondiale, una breve storia (Feltrinelli, ristampa 2014), ricostruisce invece il panorama degli equilibri di potere, le condizioni economiche e le illusioni imperiali delle potenze europee all’alba del ’900, cioè le forze profonde che agirono nel determinare l’accendersi del conflitto, dando la responsabilità di certe scelte di politica estera – che poi avrebbero portato alla guerra – agli intellettuali dell’epoca (tra cui un giovane Max Weber agli inizi della carriera accademica) per aver spinto la Germania verso una politica estera competitiva e armata.

Prima guerra mondiale, la rivoluzione globale di Lawrence sondhaus (traduzione di Piero arlorio, torino, einaudi, 2014) è la storia complessiva del conflitto e delle sue conseguenze, analizzata attraverso la storia militare, diplomatica e politica ma anche attraverso la storia sociale: se da un lato sono rappresentati tutti i teatri di guerra (il fronte orientale e balcanico e gli interventi nei mari e in ambito extraeuropeo), dall’altro grande spazio è dato ai “fronti interni”, al coinvolgimento delle popolazioni civili. Le trasformazioni provocate dalla guerra nei comportamenti sociali, nei rapporti di lavoro o tra i sessi, nel commercio e nella finanza internazionale sono narrate con uno stile appassionante, utilizzando anche immagini e fotografie di grande impatto visivo. sondhaus è professore di storia e scienze Politiche all’università di Indianapolis.

Il volume Der Erste Weltkrieg di volker berghahn ( h . beck, 2015) fa un’analisi approfondita e globale dell’evento e, partendo dal dibattito attuale, analizza minutamente le sue tante componenti: i costi e le perdite (in termini di ricchezza e di vite), le responsabilità dei “portatori di decisioni”, le élites economiche, politiche e militari in contrapposizione al popolo, la guerra come fe nomeno totalizzante della vita e dell’esperienza dei cittadini – in Germania il fronte interno era chiamato heimatfront, il “fronte a casa” – le conseguenze della guerra, i vinti e i vincitori, la rivoluzione russa come evento contemporaneo e collaterale. un vasto affresco dei tre anni che sconvolsero non solo l’assetto dell’ europa ma anche il modo di sentire, di pensare, di immaginare il futuro. volker berghalm, nato nel 1936, insegna storia della Germania moderna alla c olumbia university di new York.

Tirol und der Erste Weltkrieg: Ereignisse, Hintergründe, Schicksale5 di Michael Forcher (haymon verlag, 2015) analizza gli aspetti della guerra in tirolo, regione di confine in cui la convivenza delle due popolazioni in conflitto resero più acuta e terribile l’esperienza della guerra.

Schulbuch und Erster Weltkrieg: Kulturwissenschaftliche Analysen und geschichtsdidatctische uberlungen6 (v&r unipress, 2015) di barbara christophe e Kerstin schwedes analizza i libri delle scuole elementari di diversi paesi per evidenziare le diverse narrazioni della guerra.

Emotion, Habitus und Erster Weltkrieg: soziologische Studien zum militärischen Untergang der Habsburger Monarchie, di helmut Kuzmichs e sabine h. haring (v&r unipress, 2013). analizza gli elementi e gli effetti della disfatta tedesca e del crollo dei vecchi imperi, le cui conseguenze sociologiche continuano fino ad oggi ad essere sottovalutate.

Erster Weltkrieg: Kindheit, Jugend und Literatur: Deutschland, Österreich, Osteuropa, England, Belgien und Frankreich7 di hans-heino ewers si occupa della letteratura per l’infanzia e la gioventù nella Prima Guerra Mondiale. L’autore ha lavorato presso la biblioteca del Goethe Institut dell’università di Francoforte sul Meno ed è attualmente professore senior della stessa università, e analizza la letteratura per l’infanzia e la giovinezza degli anni della prima guerra mondiale.

Erster Weltkrieg und Dschihad: Die Deutschen und die Revolutionierung des Orients8 di Wilfried Loth, Marc hanisch (Walter de Gruyter, 2014): in questo volume è analizzata la strategia di far insorgere le popolazioni islamiche del Medio oriente contro l’Impero britannico, sviluppata dalla leadership politica e militare tedesca dopo la crisi del 1914. con il contributo di Marc hanisch, Michael Jonas, stefan M. Kreutzer, Martin Kröger, bernd Lemke, Wilfried Loth, veit veltzke, alexander Will e Jan zinke.

La Prima Guerra Mondiale tra prima grande modernizzazione e crisi del sistema è il tema del volume Erster Weltkrieg: Kulturwissenschaftliches Handbuch di niels Werber, stefan Kaufmann, Lars Koch (J.b. Metzler, 2014). Il volume indaga le mitologie, i discorsi e i temi che hanno circondato gli eventi, interrogandosi sul modo in cui questi tempi sono poi stati interpretati e trattati negli anni seguenti il conflitto.

Europäische Krise und Erster Weltkrieg: Beiträge zur Militärpolitik des kaiserreichs 1871-1914 di bernd F. schulte analizza le politiche militari dell’Impero tedesco alla luce delle conseguenze della guerra.

Per concludere, il Diario di guerra 1914-1918 di ernst Junger (la Goriziana, 2016). Junger, intellettuale e filosofo tedesco allora diciannovenne ufficiale di fanteria dell’esercito prussiano, redige una ricchissima cronaca quasi quotidiana dei quattro anni di guerra, in cui parla della sconfitta, del senso di aver compiuto il proprio dovere, del sentimento di patria. benché il diario sia stato rielaborato negli anni successivi dall’autore stesso, resta una voce proveniente direttamente da quegli anni, ed è pervaso da quella sensibilità, dal sentimento della Patria e della grandezza tedesca, di un nazionalismo profondo: «Il libro nasce dalla rielaborazione formale del contenuto dei miei diari di guerra. durante tutto il corso della guerra mi sono sforzato di mettere subito su carta le mie impressioni, tra un salto e l’altro, o al più tardi la sera stessa del giorno di battaglia. […] non sono un uomo di penna, tuttavia spero che, dopo aver deposto questo libro, qualcuno sia riuscito a farsi un’idea di quel che è stato fatto da noi soldati di fanteria. abbiamo perso molto, forse tutto, anche l’onore. Ma ci resta una cosa: l’onorevole ricordo della più grandiosa armata che sia mai esistita e della più imponente battaglia che sia mai stata combattuta. onorarlo in quest’epoca di rinnegamento e di deperimento morale è il più fiero dovere di chiunque abbia combattuto non solo col fucile e le granate, ma anche col cuore pieno d’ardore per la causa tedesca». Junger partecipò anche alla seconda guerra mondiale come ufficiale della Wermacht, pur esprimendo, all’interno dei suoi diari, molte perplessità riguardo al regime nazista di cui comunque fece parte.

Note

1 Legge 7 marzo 2001, n. 78 “ tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale”.

2 roma: Ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca, 2015.

3 a. Gibelli, Per una storia dell’esperienza di guerra dei contadini, in «Movimento operaio e socialista», 1 (1986), p. 10. Ma prima di lui Paul Fussell [1984] ed eric J. Leed [1985], storici statunitensi che per primi affrontarono la prima guerra mondiale come momento di trasformazione del mondo mentale dei suoi protagonisti in The Great War and Modern Memory, del 1975, e No Man’s Land. Combat & Identity in World War I, del 1979.

4 http://e-review.it/bizzocchi-nuove-storie-sulla-grande-guerra-violenze-traumi-retaggi, novembre 2017.

5 In italiano: Il Tirolo e la prima guerra mondiale: Eventi, sfondo, destino.

6 In italiano: Libri scolastici e Prima Guerra Mondiale: analisi scientifico-culturale e considerazioni di didattica della storia

7 In italiano: Prima Guerra Mondiale: Infanzia, adolescenza e letteratura

8 In italiano: Prima guerra mondiale e Jihad: i tedeschi e la rivolta dell’Oriente

Parte II

la Grande Guerra ed i Gruppi industriali italiani. la viCenda delle manifatture Cotoniere meridionali

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