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RICERCHE BIBLIOGRAFICHE

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NOTA BIBLlOGRAFICA

NOTA BIBLlOGRAFICA

Collana a cura del Centro Amilcar Cabral

Aspetti storici, politici eeconomici del problema della terra in Zimbabwe a cura di Mario Zamponi, 1988

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I problemi dello sviluppo in Mali a cura di Gian Paolo Chiari, 1988 li Sudafrica: storia, politica, economia e societànella biblioteca del Centro

Amilcar Cabral a cura di Alessandra Vi.\,coGilardi, 1988

Intellettuali e dissensonella Cina del dopo-Mao a cura di M(lurizio M(lrinelli, 1988

Le donnenei processidi sviluppo nell'Africa subsal1ariana a cura di Nadi(1Bennuzzi,1989

"Mahatma" Gandhi a cura di G{lbriele Ros.\'i,1989

Agricoltura e sviluppo rurale nell'Africa subsal1ariana a cura di Mario Zllmponi, 1990

Iran 1941-1991: dalla Monarchia alla Repubblica Islamica

(Icur(1di Maria Cri.\,tinaPudioli, 1992

Popoli musulmani dell'ex-Unione Sovietica a cura di Antonio Giu,\'tozzi,1993

Turchia 1923-1993: settant'annidi storia repubblicana a cura di Maria Cri.\'tinaPudioli, 1993

Leggere il Tibet: bibliografia italiana del Paesedelle Nevi 1624-1993 di Pietro Angelini, 1994

I sindacati indipendenti sudatficani: bibliografia di Franco Barchie.\'i,1994

La Cina dei viaggiatori: lettere, diari, descrizioni di viaggi degli occidentali in Cina tra '800 e '900 di M{lurizio Marirlelli

L'Africa nell'esperienzacoloniale italiana: la biblioteca di Guerrino Lasagni di Uoldelul Chel(tti Virar

In

Le illustrazioni degli occhielli sonotratte dauna serie di acquerelli del 1936del

Capitano Paolo Caccia Dominioni

Comune di Bologna

Centro Arnilcar Cabral studi, iniziative e informazioni sull'Asia, l'Africa e l'America Latina

Regione Emilia Romagna

Soprintendenza ai Beni Librari e Documentari

(1915-1991) n volume che che qui presentiamo è la versione a .\'tampa del catalogo delfondo. VOùtme che non sarebbe stato possibile pubblicare, se non avessimo trovato disponibilità e collaborazione nella Sovrintendenza ai Beni Librari e Documentari della Regione Emilia Romagna, come sempre sensibilea.lle proposte che vanno nel senso di una valorizzazione del patrimonio librario della no.\'tra regione.

La Biblioteca del Centro Amilcar Cabral recentemente si è arricchita di circa 800 volumi, più diversi fascicoli di riviste sull' Africa Orientale Italiana, donati dalla famiglia del Generale Guerrino Lasagni di Reggio Emilia, perche venissero messi a disposizione di studenti e ricercatori.

I volumi, che includono opere geografiche, storiche, letterarie, rappresentano il percorso di lettura di un funzionario italiano, che ha continuato a lavorare nel Corno d'Africa anche dopo la caduta del regime coloniale. Un percorso che riflette, anche nelle sue contraddizioni, l'interesse e l'approccio politico e culturale di una generazione nei con;fronti del continente africano.

Abbiamo ritenuto importante valorizzare que.\,ta donazione, inve11tariando e catalogando il.fondo Lasagni e rendendolo consultabile pre.\,so la no.\'tra Biblioteca.

Nel ringraziare lafamigli{l Lasagni, che ha voluto mettere a disposizione degli studenti e della comunità scientifica in genere un importante patrimonio, esprimo l'auspicio che questo volum.epo.\,.\,ae.\'serenon solo uno strum.ento di informazione bibliografica per la ricerca storica, ma anche un' occa,\'ione di riflessione su una pagina non molto conosciuta e studiata del nostro pa,\,sato recente.

Note Biografiche

GuelTÌno Lasagni ènato aReggio Emilia ne11915.

È andatoper laprima volta in Eritrea durantela campagnadel 1935-36, il più giovane ufficiale in Africa Orientale. Qui hapartecipato ai combattimenti col IV Battaglione '~Toselli", rimanendovi fino alla campagnadel 1940-45.

E statoinsignito di otto ricompense alvalor militare eèstatoproposto perlamedaglia d'oro, per atti di valore nella battaglia di Cheren.

In Eritrea hadiretto per quattro anni il Campo Invalidi eVeterani di Guerra, un'organizzazione creata per l'assistenzaagli ascari invalidi emutilati in guerra. Nel dopoguerra hacreato, eperuncertoperiodo diretto, un'azienda agraria modello in Sabatà(Addis Abeba).

Nel 1960 è tornato in Italia, dove ha continuato la carriera militare, fino al grado di Generale.

È morto aReggio Emilia, nel 1991.

Sepenso a m.iopadre, lo ricordo chiuso nel suo studio, in poltrona, con un libro sulle ginocchia. Non avevamo bisogno di chiedergli cosa stesse leggen- do: era sicuramente qualcosa sull 'Africa Orientale.

Mio padre è andato in A.frica per la prima volta ne11935, come allievo ufficiale. Aveva 19 anni, eper rendermi conto di co.\'asignifichi devo pensare a mio nipote Paolo, che ne ha 'sedici, o ai figli delle mie amiche, che mi sembrano bambini anche se stanno per andare all'Univer.\'ità.

In Africa orientale hapartecipato a campagne di guerra dltl 1935 a11938, ealle operazioni della seconda guerra mondiale dltl '40 al '41, quando venne fatto prigioniero dagli inglesi.

Di quel periodo noi .figli abbiamo sempre saputo pochi.\'simo: mio padre era molto schivo, esattamente il contrario del reduce chiacchierone. Sapevamo che nel 1941 una bomba gli aveva lacerato il volto, e la.ferita lo aveva tenuto tra la vita e la morte per giorni, ltlsciandogli poi una cicatrice profonda sulla quale spesso scherzava, dicendoci cheprima opoi si sarebbe fatto anche lui un intervento di chirurgia plastica. Una scatola piena di medaglie (una d'argento, varie di bronzo, croci di guerra, la propòstaper la medaglia d'oro...); qualche ritaglio di giornale e, soprattutto, i ricordi dei suoi amici ci hanno fatto sapere che era considerato molto coraggio.\'o -loro dicevano "un eroe ", eanoi quella parola suonava .\,trana e desueta. Sapevamo, perche era un racconto che ci aveva colpito, che per un lungo periodo era .\,tatodato per disperso, tanto che sua madre lo aveva creduto morto.

Quando la guerra .finì non rimase molto in Italia. Il tempo di curarsi le ferite, di spo.\,ar.\,i -con mia madre ,\'iconoscevano da bambini. e di partire insieme per A.\'mara, dove questa volta tornava in pace, a lavorare per il Ministero.

Ad Asmara siamo rima.\'ti il più pos,\'ibile; poi, nel '60, per molte ragioni, è stato neces.\,ario rientrare in Itltlia -ma ho sempre pen.\,ato che mio padre, senza dirselo, luJbia continuato per molto tempo a considerarlo un rientro tpm.nnr/mpn in ntfp~n ti; tnrnnrp in Afrif'n Ppr f'nlf;,Jnrp III fprrrl Tp nnf'hp volta che ha parlato dei suoi sogni, infatti, ha raccontato di come per lui I'Eritrea fosse soprattutto grandi spazi, terra da coltivare, da trasformare in frutteti rigogliosi assieme ai fratelli, magari ai figli enipoti -e poiche i sogni non conoscono la lucidità impietosa della storia, anche agli eritrei, ai suoi "amici ascari". Erano le sue vecchie radici contadine, che rispuntavano a nutrire questo sogno africano.

Non èpiù tornato in Africa, invece. E non solo per le alterne vicende della vita (malattie, lutti, eun nuovo matrimonio), ma anche, credo, perche infondo mio padre sapeva che l'Africa di cui aveva tanta nostalgia era quella irripetibile del passato, era la sua stessa giovinezza.

E allora ha ricreato quel pezzo di storia e di passato nel suo studio, accumulando libri e riviste, intrecciando contatti con i librai di tutta Italia, tessendo una rete di cataloghi e ordini, pacchetti recapitati dal postino e scambi con altri appassionati.

Credo di non sbagliare di molto se dico che negli ultimi trenta anni mio padre non ha letto praticamente altri libri senon quelli che in qualche modo gli parlavano dell 'Africa Orientale.

Non era, però, puro e semplice reducismo; mi piace pensare che fosse anche ricerca, intere.'ìse vero, amore per l'Africa -come poteva amarla un ufficiale della sua età, vissuto nella sua epoca. Ed era così poco maniacale, questa sua pas.'ìione, che èci passata quasi inosservata; Forse era troppo sotto agli occhi perche potessimo accorgercene davvero; semplicemente, quando cercavamo mio padre, enon 10vedevamo in giro per la casa, o in giardino, era lì, nel suo studio, che leggeva.

Ade.'ìso pen.'ìo che que.'ìta sua pas.'ìione non sia stata priva di dolore e di solitudine; io stes.'ìa,con tutta lafame di libri che avevo allora, per tanto tempo non mi sono m(li sognata di .'ìfogliare uno di quelli di mio padre; penso a quanta presunzione adolescenziale, ideologica, abbia nutrito l'indifferenza, la poca curiosità che mi.facev(mo liquidare semplicemente come "fascista" tutta quella letteratu r(l, quel periodo, quella storia. Certo erano tempi di scontri politici violenti, ma non consoll.l pen.'ì(lrlo.

Quando, ne11991, mio padre è morto, per un momento ho sognato che (t/meno i libri tornassero ad A.'ìmara, i,l regalo al nuovo governo, come piccoli.'ìsimo (tardivo) .'ìegno di stima verso un paese coraggioso, finalmente indipendente. Era troppo difficile. E allora ci è venuto in mente un altro luogo, ugualmente felice, che teneva insieme le due terre di mio padre, quella emiliana e quella ~fricana: il Cabral, la biblioteca che, in Emilia, si occupa d'Africa.

Per questo .'ìono così grat(l alla biblioteca Cabral, l.t/I'interesse per nulla burocratico di Elena Tripodi, cheha resopossibile la donazione; al rigoroso lavoro di Uoldelul Chelati Virar, che ha catalog(lto i te.'ìtiecurato l'introduzione.

È molto tri.'ìte vedere Unl.l libreria spenta, inutilizzata; così, invece, la sensazione èche questi libri, Ull tempo tanto l.lmati, tornino (lvivere nelle mafli di chi li sfoglia.

Maria Cristina ùlsa~ni

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