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VERSO LE ELEZIONI

Il Centone Ministeriale

Coloro che chiedevano un programma al G overno, coloro che p iù volte hanno vibratamente protestato contro l'acefalia politica de] Governo, no n nascondono la loro amara delusione. La relazione che precede il decreto di scioglimento della Carnera attuale, non è un programma. Fo rse, Giovanni Giolitti, prima di patte Carlo M arx in soffitta, deve averg li rubato la nota p aradossale affermazione : « Chi compone un p rogramma per l'avven ire è un reazionario» Ora Giolitti ci tiene molto a essere o a p arere « democratico » ; qui ndi, detesta i programmi. ... In v erità, noi non ci aspett.ivamo nien te di meglio o di diverso. Abbiamo rivendicato all.'on. G i olitti il diritto di non avere progummi, quando democratici e conse rvatori riuniti per l'occasione, imploravano a gran voce dall'on. G iolitti un programnia, un programma qualsiasi. Ci voleva poco a prevedere che il Presidente del Consiglio non sarebbe uscito dalle vie consuete e dai soliti.... luoghi co muni. Bastav:a ricordare i precedenti. Nel 1909 fu ancora l'o n. Giolitti l'est ensore della relazione per lo scioglimento della Cam era. Ebbene, la relazione che abbiamo pubblicata ieri , non è c he una seconda edizione di quella del 1909. Cinque anni fa l'on. · Giolitti cominciava la sua relazione: coll'elencare tutti i provvedimenti leg islativi della Camera disciolt.i. C e r:ano molte cifre anche allo r:a. Vi si ricordav a la quasi raddoppiata impor tazione del carbon fossile nel p eriodo 1900-'907; l'aumento di con cessioni per le deviazioni d i acque pubbliche « corrispondenti a 489 mila cav:alli di namici» ; il balzo del prodotto lo rdo delle ferrovie esercite d:allo Stato ; i. depositi alle diverse categorie di Casse di risparmio ; il rialzo « impressionante » dei salari; l'aumento delle riserve metalliche dei tre istituti d'emissione.• ,. E nel 1913 l'on. Giolitti cita appunto il prodotto delle ferrovie; quello d elle poste e telegrafi ; dà. t otali delle riserve metalliche; d ei depositi a risparmio nelle Casse postali e nelle Casse di rispannio ordinarie ; dell'importazione del car~on fossile... . Tale e quale, come nel 1909. Nell'odierna relazione c'è in più un dato solo : quello che concerne l'aumento di popolazione co nsiderato da Giolitti come « u na delle più sicure garanzie della futura grandezza di un popolo ».•.• Tes i urischiata e discutibile. Fottemmo continuare a rilevare le a.nalogjc fra le due relazioni 1909-1913, ma l'esercizio non fnna. la spesa. Piuttosto ci piace rico rdare che i giudizi dell'opinione pubblica d 'allora hanno singolarissimi' punti di rassomiglianza coi commenti odicm.i.

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Nel 1909 i Partiti furono concordi, dichiara lo Schiavi nello scritto pubblicato sulla Riforma Sociale, « nel pensare che il programma governativo evitasse di proposito ogni questione viva per la battaglia elettorale, come già il ministro l' aveva evitato nelle d iscussioni parlamenta:ri e che fosse un documento burocratico obbligatorio per l'operazione inevitabile ormai delle elezioni, le quali però non avrebbero dovuto, nel pensiero dcll'on. Giolitti, mutare che di ben poco h. composizione della Camera e avrebbero dovuto costituire una semplice parentesi, imposta dal formalismo costituzionale, nell"andamento ordinario dell'attività parlamentare da lui diretta>). 1 propositi e le speranze dell'on, G iolitti no n son affiltto diversi nell'anno di grazia 1913, malgrado l'allargamento del suffragio destinato a non alterare di molto Ja composizione della Camera futura.

Nel 1909 il Cqrritrt della Stra « rimproverava al Governo di non avvedersi oel suo documento del desiderio di tutto i1 paese che lo Stato, le sue istituzioni, i suoi congegni si elevino all'altezza delle aspirazioni e dei bisogni», ccc. ; nd 1 913 il Corriere si schiera contro il Governo che « colla sua larvata dittatura rappresenta un grave pericolo per l'avvenire.... ».

JJ Giornale d'Italia del 1909 « deplorava la politica scarS3 d'idealità e vuota di positive aspirazioni che in quel programma veniva continuat a» Il Giornalt d'Italia del 1913 scrive: « Indubbiamente coloro che si aspettavano un programma concreto ed alto rimarranno d elusi. Il programma. n o n c'è. È una relazione diligente, a:cid:a., burocratica e null'altro».

L'Avanti I del 1909 de6niva il programma giolittiano « il nulla». e l'Asiariti I del 1913 è lieto di esprimere lo stesso giudizio, Non creiliamo che con questi semplici e istruttivi raffronti possa convalidarsi la massima che la stòria si ripete> certo però che le relazioni ministerfali stillate da Giolitti si rassomigliano tutte malgrado il trascorrere degli anni e degli eventi come una goa:ia d"acqua all'alua.

Ecco perché non ci pungeva il desiderio di conoscere il programma giolittiano. Lo conoscevamo in precedenza. Poteva variare un dettaglio, non lo s.cheletro i la forma, non la sostanza. Per conoscere il Giolitti del 1913, b astava tornuc al Giolitti del 1909.

Tutta la prima parte della relazione giolittiana è dcdiata all'esaltazione dclla guerra libica. Udite :

« L'~tusi2smo di tutto il popolo ìtaliwo all'annunz.io della impresa di Libia fu tale da ricordare i giorni più belli del Riso1gimento italiano, del quale l'Italia aveva allora appunto, con patriottico s lancio, celebrato il cinquantenario. Questo entusiasmo popolare, che durante tutta la guerra si è mantenuto sempre uguale, è stato la più gr.ndc delle forze che sorressero il Governo, il quale ne traeva la prova sicura che egli era fedele interprete della volontà del paese •.

Che l'entusiasmo ci sia stato è - purtroppo I - un fatto innegabile, però Giolitti dimentica d i dire come tale entusiasmo sia stato suscitato e alimentato. Giolitti ha preferito scivolare e non fermarsi su questo punto scabroso, pe:rché giltmmai nella storia vj fu spettacolo più solenne e scandaloso e rivoltante di turlupinatura o rdita ai danni di tutto un p opolo. L'entusiasmo libico è stato suscitato e alimen tato colla menzog na. Tutti hanno mentito nel settembre del 19u. tutti e - quel ch'è p iù abbominevole - sapendo dì mentire. Il Governo si è posto in garà coi nazionalisti nello spacciar consapute bugie. Ciò che si è scritto e si è detto all'inizio dell'impresa libica rimarrà eterno documento ·d i -vergogna. Giolitti - proprio lui 1 - al 2. ottobre dd 1911 dìchiarava « non trattarsi di una guerra, ma di una verte02a cavalleresca (tic !) coi giovani turchi)), e il Corriere della S era : <1 ·La conquista d ella Tripolitania importa una semplice passeggiata militare». P er Ja Stampa « l'occupazione della Tripolitania era molto facile e scevra di pericoli•... >l De Felice che batté in que,l.l'~poca il record dell'improntitudine e della demagogia assicunva che « l'impresa n on doveva costare la viu di un sol o soldatQ italiano >). Sul motivo della « passeggiata milita.re)> insisteva il Gionwde d'/lalia, mentre il Rufo dd Car/i,m affermava che « i pochi milioni necessari all' impresa libica erano impiegati ad 1uura per gli utili che avrebbe ro reso mbilo alla madre patria». Lo stesso ottimismo confidente e scervellato inspirava la stampa d emocratica che oggi, approssimandosi il giorno della resa dei conti, vira prudentemente di bordo e accentua il suo anti-tripolioismo. Per il Giornale del Matlino la « conquista si sarebbe effettuata senza spargime~to dì :sangue.... ». Ma basta con le cita2:ioni che potremmo continuare :all'infinito. Tali miserabili mistifica2ioni servinno a fo rmare quella che Barelli chiamava « l'atmosfera. vittoriosa». Cosl e non altrimenti fu suscitato l'entusiasmo io mezzo a un popolo ignuo di storia e di g eogn.fia. e già dimentico della prima impresa africana, Per mantenere l'entusiasmo durante i primi tempi dcli2 impresa ci pensò il Governo coi suoi comuniati dal teatro della guerra, comunicati tendenziosi sempre e troppo spesso compie- tamente f.a.lsi, ci pensuono gli inviati dei gandi giornali e, d opo la. prima cruentissima fase della guerra, il Governo tornò a ravvivare gli entusiasmi che languivano con la « festa delle bandiere », colla « distrib uzione delle medaglie» e altre simili p arate militariste. Oggi, dopo due anni di guerra, iHusioni e speranze sono dileguate. La rca1tà, )a durissima e tragica realtà riprende i suoi diritti. Leggere per credere l'amara con:ispondenza da Tripoli pubblicata dal non sospetto Giornale d'Italia in data 30 settembre. Da essa risulta che a Tripoli tutto langue nell'abbà'ndono e nella desolazione, malgrado l'artificiosa imp o rtazione d ella civiltà italiana.

« T ripoli - scrive il corri5pondente del Giornale d'llaUa - s"inoltra sempre più in un pe-riodo di profonda sonnolenza...

« La crisi economica che si determinò in seguito al primo tumultuario afl'ollamento d i energie, n on disciplinate, non sostenute più da nessuna garanzia, fu fatale; il Governo venne meno ai suoi impegni; g li aiuti, gli appoggi, le concessioni che aveva promesso e ne lle guaii specialmente la maggioranza sperava, tutto fallì e mo lti, moltissimi si trovarono davan ti a difficoltà iasormontabili che essi da soli non avrebbero potuto su~are e che difatti non su~rarono. Vi furono q uindi dei n aufragi: l e vittime non fur on poche , e quei pochissimi che si salva• rono si aff rettarono ad abbandonare i l lu ogo delle loro disgrazie . Ma il male peggiore non fu precisamente questo; lo scoraggiamento dei vinti si ripercosse fatalment e in rutti gli altri uomini ài. buona volontà che avevano delle idee e dei progetti da attuar e in Libia, e la conseguenza è stato un arresto quasi im· provvi so del fl usso emigratorio vetso la nuova colonia, arresto che ha prodotto la paralisi dei centri p rincipali della colonia stessa ».

Capite? E dite che Tripoli, secondo i progetti del nazionalismo fanfarone, do veva accogliete g can parte degli emigranti italiani. L'ass urdo più criminale è stat o q ue llo ·di far ctedcre alla possibilità di una Tripolitania « colonia di popolamento )}. Intanto, mentre le illusioni sfumano, la g uerra continua.... Ciò non incrina affatto s ia pure di una lieve pt eoccupazione l'ottimismo dell'o n. Giolitti. Egli dich.ia.ra che « la spedizione cli Libia non ha segnato - r oiltJ alnm punto di vi.tll'l - un arresto nella marcia ascendente del nost ro paese», anzi « l'Italia troverà ndl'impresa libica un forte aiuto nella sua magni.fica ascensione civile ed eco nomica.... ». Si direbbe che Giolitti abbia voglia_di schcr.zue. Già, ieri, il nostro corrispondente da Roma smentiva con dati di fatto le affermazioni audaci dell'onorevole Giolitti.

Noi riprodurremo qui il pensiero di un personaggio non meno auto revole dell'attuale Presidente del Consiglio. Parliamo dell'on. Lw:ntti Il quale nel suo articolo accotato e pessimista del .28 settembre dichiara che « passerà. "' almeno " una nuova generazione prima che l a Libia, fra I, regioni meno fertili del/' Afn·ca MtdiJe"mua, si avvii a bastare a se s tessa e per un quarto di seco lo saranno urgenti le semi• nagioni di continue e grosse spese». L'on . Luuatci si sente « tre• mare le ve ne e i polsi» quando osa.mina <~ l'ardua materia d elle spese di g uerra e di pace economica», ma l'on. Giolitti non soffre di questi t errori. Egli annuncia a cuor leggero che l'impresa va co ndotta innanzi, sino in fondo ....

D all'Avanti !, N. 273, 2 ottobre 19H, XVII•.

• Il nrm-t,rovamm,z (:"12)

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