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I Frizzoni e la comunità elvetico riformata bergamasca
I FRIZZONI E LA COMUNITÀ ELVETICO RIFORMATA BERGAMASCA
Tanto la storiografia italiana quanto quella svizzera hanno dedicato un numero molto limitato di studi alla comunità elvetico riformata di Bergamo, nonostante la stessa sia un caso di grande interesse per gli studiosi di mobilità degli uomini e dei capitali. Nel quadro più generale delle comunità svizzere e riformate nella Penisola, quella bergamasca può essere considerata per molti aspetti peculiare, come già aveva intuito Giorgio Spini nel suo studio sui protestanti nell’Italia Liberale. 8 Si trattava infatti di una comunità complessa, stratificata e articolata di cui hanno fatto parte diverse generazioni di commercianti, imprenditori e industriali, oltre che le loro maestranze reclutate nei paesi d’ origine per svolgere mansioni altamente qualificate, oppure per attività domestiche e di cura dei figli. Gli individui che inizialmente andarono costituendo la comunità erano originari dei Grigioni, dei cantoni svizzero-tedeschi e, in misura minore, di quelli romandi. A loro si aggiunsero in seguito altre componenti protestanti di origine francese o di altra provenienza centro-nord europea. 9
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8 “Un caso in certo modo peculiare è quello della Chiesa Evangelica di Bergamo, sorta nel 1807 e restata autonoma per oltre un secolo, cioè fino alla propria confluenza nell’ ambito valdese nel 1934. Composta inizialmente soprattutto di protestanti romanci dei Grigioni, francesi oriundi delle Cevenne e svizzero-tedeschi, legati in prevalenza all’industria serica, ebbe, dopo l’Unità italiana, un afflusso ulteriore di svizzero-tedeschi, immigrati nelle Valli bergamasche come imprenditori o tecnici dell’Industria cotoniera. Oltre a partecipare intensamente allo sviluppo economico della Lombardia, la comunità evangelica di Bergamo – pure mantenendo il carattere di una chiesa in prevalenza elvetica – ebbe anche rapporti culturali notevoli con l’Italia liberale. Furono suoi membri Giovanni Morelli (1816-1891), fondatore della storiografia dell’ arte a carattere scientifico, combattente nelle guerre di indipendenza, poi eletto deputato al parlamento nel 1860 e riconfermato per quattro legislature successive ” [Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, Claudiana, Torre Pellice, 2002, nota 1, p. 9]. 9 Mauro Gelfi, I cotonieri svizzeri a Bergamo, in AA.VV., Svizzeri a Bergamo nella storia, nell’ arte, nella cultura, nell’ economia, “Arte e Storia ” , X, 44, settembreottobre 2009, pp. 248-255; Mauro Gelfi, Gli svizzeri della prima ondata. Il tessile a Bergamo dal XVIII secolo, in AA.VV., Svizzeri a Bergamo nella storia, nell’ arte,
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Più in particolare, sebbene alcune famiglie di zurighesi fossero giunte a Bergamo nel corso del Cinquecento, la comunità elvetico riformata iniziò a svilupparsi solo a partire dagli anni Settanta del Settecento, quando alcune famiglie engadinesi, tra cui i Frizzoni, gli Zavaritt, i Curò e gli Stampa, si insediarono definitivamente nella Bergamasca.
Antonio Frizzoni (1754-1835) può essere considerato il capostipite della sua famiglia, poiché fu il primo a rimanere nella città orobica fino alla morte. Così lo descriveva il nipote Teodoro Frizzoni (1838-1931) in un manoscritto autobiografico non datato, ma sicuramente successivo al 1921:
All’ età di 20 anni in torno 1774 [Antonio Frizzoni] discese a Bergamo, iniziando la sua carriera in qualità di fattorino della ditta serica Steiner collo stipendio annuo di 400 lire. La sobrietà, l’ attività interessata a favore della ditta, gli procacciarono piena fiducia nonché la stima generale. Da semplice fattorino egli non tardava quindi a trasformarsi in agente di fiducia al quale vennero allargandosi le risorse personali a tale segno che a lui veniva affidato l’impianto transitorio di nuova filanda, costituendola nel nome proprio (Antonio Frizzoni) in ditta indipendente. Difficile il determinare la misura degli aumenti annui di lavoro e di
nella cultura, nell’ economia,
“Arte e Storia ” , X, 44, settembre-ottobre 2009, pp. 152-157; Emidio Campi, La comunione evangelica riformata di Bergamo, in AA.VV., Svizzeri a Bergamo nella storia, nell’ arte, nella cultura, nell’ economia, “Arte e Storia ” , X, 44, settembre-ottobre 2009, pp. 40-53; Maria G. Girardet e Thomas Soggin, Una presenza riformata a Bergamo. La comunità cristiana evangelica nel corso di due secoli, Sestante, Bergamo, 2007; Silvio Honegger, Johann Caspar von Orelli e gli Svizzeri di Bergamo, in Michele C. Ferrari, a cura di, Gegen Unwissenheit und Finsternis. Johann Caspar von Orelli (1787-1849) und die Kultur seiner Zeit, Chronos, Zurich, 2000, pp. 71-82; Silvio Honegger, Gli svizzeri di Bergamo: storia della comunità svizzera di Bergamo dal Cinquecento e l’inizio del Novecento, Junior, Bergamo, 1997; Cinzia Martignone, La comunità evangelica di Bergamo dal 1848 al 1880, ACME, 1996, 2, pp. 27-70; Cinzia Martignone, La comunità evangelica di Bergamo (1807-1848), in “Archivio Storico Lombardo ” , CXX, 1994; Cinzia Martignone, La Comunità Evangelica di Bergamo: una collettività di imprenditori (1807-1903), in “Padania ” , II (1988), n. 4, pp. 47-56; Luigi Santini, La comunità evangelica di Bergamo. Vicende storiche, Claudiana, Torre Pellice, 1960; Giulio Zavaritt, Origini e vicende della comunità cristiana evangelica di Bergamo nei primi venticinque lustri della sua storia (1807-1932), Alpina, Torre Pellice, 1936.
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produzione serica che nel brevissimo giro di anni gli permisero di moltiplicare le bacinelle a centinaia, quando la seta d’Italia non aveva la concorrenza dell’Asia, mentre Lione andava sviluppando l’ arte di convertire il filo serico italico in stoffa. 10
Con queste righe Teodoro Frizzoni descriveva suo nonno come un self-made man, capace sia di conquistarsi una fortuna con il merito e il lavoro, sia di educare i suoi discendenti ai valori che avrebbero permesso loro di ripetere la sua impresa. Probabilmente, proprio per questo motivo, nel manoscritto di Teodoro Frizzoni non si faceva cenno alla bottega del caffè aperta dal bisnonno Antonio Frizzoni (1718-1796) che, peraltro, impiegò suo figlio durante i primi tempi del soggiorno orobico. Solo dopo qualche tempo, il figlio Antonio (1754-1835) lasciò la bottega del padre (che tornò nei Grigioni) e iniziò a lavorare come fattorino e scrivano, fino a quando fu in grado di iniziare un ’ attività in proprio nella produzione e nel commercio della seta, decisiva nel determinare le future sorti della famiglia.
Una volta insiediati, mentre sviluppavano i propri commerci e coltivavano i loro interessi economici sul territorio, i Frizzoni mantenevano e rafforzavano legami con i membri di altre famiglie grigionesi, con gli svizzero-tedeschi e con i riformati in generale. Proprio da quei legami prese vita una comunità complessa ed eterogenea: infatti, sebbene si trattasse di una realtà chiusa – basti pensare al tasso di endogamia anche a carattere transnazionale, nel senso che Caglioti ha attribuito a questa espressione11 – si dimostrò capace di aperture straordinarie, all’ apparenza quasi impensabili.
In merito, è emblematico proprio il modo in cui si giunse alla costituzione della comunità religiosa riformata in senso proprio. Gli studi condotti fino ad oggi attraverso le carte dell’Ar-
10 Autobiografia Zio Teodoro, Manoscritto, Archivio Privato Sandra Frizzoni Zavaritt. 11 La Caglioti ha parlato di endogamia transnazionale per descrivere un atteggiamento diffuso tra le famiglie di imprenditori protestanti in Italia e cioè la tendenza a sposare membri delle proprie medesime comunità di imprenditori protestanti in emigrazione sparse per l’Europa [Daniela Luigia Caglioti, Vite parallele. Una minoranza protestante nell’Italia dell’Ottocento, Il Mulino, Bologna, 2006].
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chivio della Chiesa evangelica raccontano infatti di una comunità che, grazie allo sforzo di otto famiglie – tra cui i Frizzoni, gli Zavaritt, gli Steiner, i Cavalier e i Mariton –, nel 1807 si costituì formalmente come “Comunità di culto evangelico ” riuscendo ad avere un pastore originariamente in contatto con un membro della famiglia Steiner. 12 L’ organizzazione si presentava agli occhi delle autorità cittadine come comunità di culto privato, senza relazioni di sorta con altre comunità religiose ed esercitante il proprio culto, in un locale a pigione messo a disposizione da correligionari. Si muoveva quindi nell’invisibilità pubblica per quanto riguardava le sue pratiche religiose mentre, contemporaneamente, era già dotata di forte visibilità economica e politica. Solo nel 1876, la comunità riuscì a dotarsi di un tempio che ne rendeva pubblica la presenza. Un dato inatteso riguarda proprio i comportamenti dei membri delle stesse famiglie negli anni immediatamente precedenti all’ arrivo del primo pastore Johann Gaspar von Orelli. Risulta infatti dagli archivi familiari che tanto Antonio Frizzoni (1754-1835) quanto Ambrogio Zavaritt (1766-1832) avessero ritenuto necessario somministrare il battesimo cattolico ai loro figli, proprio in anni di grande tensione tra clericali e anticlericali – liberali o protestanti che fossero – come furono quelli compresi tra la Rivoluzione francese e la Restaurazione. Quale genere di interpretazione si può dare su un comportamento di questo tipo? Secondo Luigi Santini, già nel 1758-59, “ nella comunità evangelico-germanica di Venezia delle nascite e delle morti di bambini avevano creato seri imbarazzi: bambini battezzati in chiesa cattolica solo nominalmente, per avere uno stato civile, dovevano essere seppelliti in cimitero cattolico se i genitori erano evangelici? Si poteva battezzare, dare uno stato civile, a un bimbo con padrini evangelici? Al fondo della questione vi era dunque il fatto che amministrativamente i protestanti facevano parte di una parrocchia cattolica la quale esercitava le funzioni dell’ attuale stato civile ” . 13 Questa spiegazione non basta per giustificare pratiche sicuramente intollerabili per gran parte del locale clero cattolico che, in linea di princi-
12 L. Santini, La comunità evangelica di Bergamo, pp. 51-92. 13 Idem.
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pio, avrebbe dovuto osteggiarle.
14 Per fare chiarezza, occorrerebbe approfondire, da una parte, la natura dei rapporti che si erano sviluppati tra gli evangelici bergamaschi e la Chiesa locale, dall’ altra, le reazioni dei clericali di fronte all’ avanzata dei riformati in città. 15 In ogni caso, dai documenti fino ad ora consultati pare che, dopo avere portato in città un pastore e dopo avere ottenuto un cimitero protestante nel 1811, i riformati locali non ricorsero più al battesimo cattolico. Secondo Cinzia Martignone, inoltre, una tendenziale tolleranza e disponibilità al reciproco riconoscimento tra riformati e clero locale, dipendeva da una sorta di accordo per il quale i primi rinunciavano a qualsiasi forma di proselitismo e di rapporto con altre comunità riformate in Italia e nel mondo, mentre il secondo tollerava la loro azione economica e la loro presenza negli organi amministrativi.
16 Di certo, la comunità evangelica riformata si caratterizzò per un ’ apertura dottrinale particolare, che le consentiva di mantenere al suo interno membri legati a tradizioni protestanti diverse. Il pastore Heinrick Kitt fu la migliore espressione di questo atteggiamento: ministro della comunità per più di cinquant ’ anni, venne eletto nel 1846 e mantenne il suo incarico fino al 1903. Come risulta dai suoi discorsi, gli evangelici bergamaschi tendevano a minimizzare l’importanza delle distinzioni interne al mondo protestante, alla ricerca di una sorta di prassi cristiana comune:
14 In questi anni la capacità di controllo del clero sulle attività politiche, culturali ed editoriali nella provincia era ancora decisiva. In città i fermenti anticlericali, radicali, liberali e democratici erano costantemente repressi e contenuti, tanto che il prefetto Lucio Fiorentini scriveva in una sua relazione per il ministero dell’Interno del 1885: “Giova però rilevare come il partito radicale sia in questa Città e nella Provincia ben poco numeroso e come i suoi sforzi di guadagnare a sé le masse operaie e dei lavoratori della campagna non abbiano approdato fin qui, e fortunatamente, che a meschini risultati” . Dall’ altro versante della barricata, il socialista Arcangelo Ghisleri, in un suo discorso del 1880, definiva Bergamo come “la più clericale e feudale dell città lombarde ” . In Claudia Pighizzini, Federico Maironi e le origini del socialismo bergamasco, Il Filo di Arianna, Bergamo, 1992, p. 21-22. 15 Su questi temi è in corso una ricerca sviluppata a partire dagli archivi privati dei discendenti di quattro famiglie, ossia Frizzoni, Zavaritt, Ginoulhiac e Blumer. 16 C. Martignone, La comunità evangelica di Bergamo (1807-1848), cit..
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Quanto a noi, non pensiamo né a provocazioni, né a polemiche, né a querele e dispute religiose, che non più sono punto dei nostri tempi; e se tendiamo ad alcuna propaganda e ben dobbiamo tendervi per obbligo di coscienze, egli è quella che sta, con o senza parola, negli effetti d’ una vita cristiana, effetti che noi accettiamo dagli altri, come cerchiamo e dobbiamo cercar di produrli da nostra parte. Una vita divinamente rigenerata, purezza e probità d’ animo, fede, coscienza, rettitudine, carità fraterna fu, ecco, da bella prima il frutto del cristianesimo, ed è ancora il frutto, il miglior frutto della riforma religiosa che ci è stata tramandata dai nostri padri e che noi certo vogliamo custodire come un sacro deposito anche in questa nostra piccola comunione. 17
La struttura della comunità e il modo in cui la stessa delineava i propri confini e stabiliva i rapporti che avrebbe mantenuto con la società circostante emergono anche dall’ analisi delle scelte di cittadinanza e di partecipazione politica dei suoi membri. L’ «Elenco dei forestieri domiciliati nella Provincia di Bergamo che ottennero di essere prosciolti dalla cittadinanza austriaca», redatto dalla Deputazione Provinciale, mostra i nomi di alcuni capifamiglia che decisero di conservare la cittadinanza straniera, ma non dicono nulla di molti altri riformati – svizzeri, grigionesi o francesi – di peso nella comunità, come gli Zavaritt, i Ginoulhiac e gli Stampa. La scelta della cittadinanza esprimeva non solo istanze identitarie e di conservazione, quanto un progetto, una strategia di inserimento in un ambiente economico e sociale diverso da quello d’ origine. Allo stato attuale non si hanno conoscenze sufficienti per spiegare la condotta di tutti i protestanti bergamaschi, tuttavia è possibile azzardare qualche ipotesi rispetto alla famglia Frizzoni, i cui membri furono particolamente attivi nella vita politica locale. Primo tra tutti, proprio il capostipite Antonio Frizzoni (1754-1835) venne eletto nel primo consiglio comunale di Bergamo nel 1802 e divenne membro del consiglio della Camera di Commercio nel 1812. Questa scelta di presenza nella politica e nelle istituzioni può certamente
17 Ibidem.
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essere interpretata come una strategia economica, da perseguire in funzione di una migliore realizzazione degli affari in città, dato che consentiva loro di diventare parte degli organi dirigenziali locali.
Insieme ad altri grigionesi, i Frizzoni si caratterizzarono anche per un notevole investimento in opere assistenziali, talvolta di carattere strettamente paternalistico, talaltra muovendosi nell’ orbita dei fermenti politici democratico-radicali ottocenteschi. Tra la metà del diciannovesimo e la fine del ventesimo secolo fondarono o parteciparono alla vita di diversi enti che – a differenza di quanto registrato dalla Caglioti rispetto al caso napoletano –18 non si rivolgevano solo ai membri in difficoltà della loro comunità, ma erano aperti a tutta la popolazione bergamasca. Enti del genere furono: l’Istituto Rachitici, l’Istituto bambini lattanti e slattati, l’Opera bergamasca per la salute dei fanciulli, la Lega bergamasca per la educazione del popolo, 19 l’Opera pia del dottor Emilio Engel, la Scuola di educazione domestica della signora Penco Baldini, gli Asili infantili di Pedrengo, Albegno, Gorle. Come vedremo diffusamente nel prossimo paragrafo, la stessa sezione della Croce Rossa locale ebbe tra i suoi animatori numerosi discendenti delle famiglie riformate.
Dopo l’Unità d’Italia, e con particolare intensità negli anni Settanta dell’Ottocento, si trasferì a Bergamo quella generazione di imprenditori cotonieri svizzero tedeschi – Legler, Blumer, Zopfi, Luchsinger, per citarne soltanto alcuni – che rese ancora più complessa la fisionomia della comunità in cui si inserirono. Costoro, infatti, si trovarono di fronte a riformati dalle lontane origini elvetiche, assimilati a dei protestanti di origini francesi, spesso cittadini italiani e, soprattutto, avvezzi all’ uso della lingua italiana anche nel corso delle cerimonie religiose. Si trattava di imprenditori di lingua tedesca che, con il loro seguito di maestranze e di lavoratori domestici, non stringevano facilmente legami con la popolazione locale ma vivevano con difficoltà anche i rapporti con il mondo ri-
18 D. L. Caglioti, Vite parallele, cit.. 19 La “Lega bergamasca per l’ educazione del popolo ” venne fondata nel gennaio del 1891 e presieduta da Ciro Caversazzi. Si trattava della prima istituzione a carattere sociale gestita dai liberali [in proposito si veda Angelo Bendotti e Giuliana Bertacchi, Liberi e uguali. La Camera del lavoro di Bergamo dalle origini alla prima guerra mondiale, Il Filo di Arianna, Bergamo, 1985, pp. 17-31.
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Un ritratto dei tre fratelli Frizzoni.
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formato locale tanto che, alla morte del pastore Kitt nel 1903, scissero la comunità in una “ parte italiana ” e in una “ parte svizzera ” .
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Parallelamente alle trasformazioni interne alla comunità, cambiava il tessuto economico e sociale della provincia. Se per oltre mezzo secolo i riformati avevano costituito nel loro insieme la prima potenza economica della Bergamasca – basti pensare che la stessa Banca Popolare di Bergamo, fondata nel 1869, ebbe come primo presidente Cesare Ginoulhiac – a partire dagli anni Settanta lo sviluppo di un ’imprenditoria locale, o di altra provenienza lombarda, faceva di loro un ’élite in mezzo a delle altre.
Negli stessi anni, la famiglia Frizzoni perse progressivamente il proprio peso nel mondo dell’imprenditoria locale, per esprimere invece personalità di alto profilo ma orientate alla politica, alle arti liberali, alla cultura, alla medicina. Ciò dipese probabilmente in parte dalle scelte educative del capostipite che affidò i figli a precettori che li condusserono verso passioni e studi umanistici.
Antonio (1804-1876), Giovanni Leonardo (1806-1849) e Federico (1807-1893) Frizzoni ebbero per esempio un rapporto particolarmente intenso con il precettore Gustav Gündel che li accompagnò in un Gran Tour attraverso varie città d’ arte italiane. Tra i figli di Giovanni Leonardo ci fu Teodoro Frizzoni – di cui si parlerà ampiamente nel prossimo paragrafo con riferimento al suo operato nella Croce Rossa – che studiò in diverse università europee, si occupò a lungo di arte e letteratura, strinse un legame di amicizia con Francesco De Sanctis, conobbe personalemente Benedetto Croce, si appassionò alle sorti dell’Italia nel Risorgimento e si impegnò tra le fila dei liberali bergamaschi, anche come fondatore e animatore della “Lega bergamasca per l’ educazione del popolo ” a cui si è già accennato. 21 Dallo stesso ramo di Teodoro discendeva infine proprio Ugo Frizzoni, il medico, socialista e ufficiale della Croce Rossa a cui è dedicato l’ ultimo paragrafo di questa breve introduzione.
20 C. Martignone, La comunità evangelica di Bergamo, cit.. 21 In merito si veda anche C. Pighizzini, Federico Maironi e le origini del socialismo bergamasco, cit., p. 47.
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