Il mio paese non esiste . Presentazione di Silvia Geroldi ____________________________________________ Alle fotografie di Roberto Alfredo Oliva ci si deve abituare, richiedono
tempo. Le immagini nella nostra vita scorrono solitamente molto veloci: sui device più aggiornati, sul pc del grigio ufficio di città, sulla retina persa nel vuoto del finestrino di un autobus. Passano colori e forme infilzati a formare collanine scadenti, di quelle che se si perdono non è un problema, non hanno valore. Allo stesso modo scorre come in un nastro veloce e svilito anche l'ambiente, noi in realtà solo immersi nel nostro “noi”, sordi e ciechi a tutto. Poi arrivano le fotografie degli autori bravi come Roberto. Il paesaggio si mette in pausa, gli spettatori in allerta. All'inizio si guarda con l'aspettativa un po' banale di riscoprire un territorio. Nel caso delle immagini di Roberto non è proprio così, in realtà, o quanto meno non è mai solo così. La Toirano che viene mostrata è posta sul vetrino di un microscopio e i più esperti riconosceranno particolari, ripasseranno la Storia Maiuscola, rispolvereranno orgoglio cittadino. Molte infatti sono le preziosità di questa località dell'entroterra savonese individuabili nelle fotografie oggetto di questa mostra: la chiesa parrocchiale di S Martino, la pala d'altare dell'Oratorio di San Sebastiano, ma anche le piazze, gli alberi, persino i mattoni saranno noti e, allo stesso tempo, nuovi. Esiste però un secondo livello di lettura del lavoro di Roberto Alfredo Oliva, più profondo e significativo, e forse paradossalmente più riscontrabile nelle persone distratte, tra gli impreparati, in chi non (ri)conosce i luoghi. I dettagli decontestualizzati predispongono ad
ascoltare una storia minuscola e sottotono che agisce tutta nella bolla temporale sospesa tra passato e presente, tra narrazione ufficiale e
collettiva e interiorità del singolo spettatore. E allora, nella grana di un muro colpito dalla luce, Roberto smette di essere valida guida turistica e diventa autore di dialoghi da completare. Storie iniziate e non finite, pagine aperte e poi lasciate lì, al vento e al sole, i finali multipli e certamente molto, molto soggettivi. Perché Toirano, in fondo, non esiste. È nessun luogo e tutti i luoghi. È tutta la provincia italiana costruita da nobiltà periferiche e ambiziose, preti colti con il senso del bello, mercanti furbi e intraprendenti, coppiette che si svelano a bassa voce sulle panchine, alberi muti testimoni, affreschi salvati che ammiccano, rassicurante e imperitura devozione, accenti urbanistici pensati con la migliore buona volontà. Toirano è l'Italia tutta, talmente carica di bellezza, certezze e glorioso passato da essere ormai matura, satura e leggermente sfaldata, come un giglio qualche ora dopo il momento del suo punto massimo di candore. E si resta lì, a fare autocoscienza. Tra un sospiro di ammirazione – quanta ricchezza! - e uno di rassegnazione – e poi? Lì, immobili come panchine. Silvia Geroldi
Roberto oliva fotografo