Ugo Levita / ONDAPERPETUA

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ON DA P E R P E TUA

UGO LEVITA

a cura di FERDINANDO CRETA e FRANCESCA SACCHI TOMMASI con un testo di VITTORIO SGARBI

Museo d’Arte Contemporanea Sannio

Studio d’Arte Tommasi



ON DAPE R PE TUA

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UGO LEVITA

Vittorio Sgarbi Levita, l’inconscio come figurazione infinita Ferdinando Creta Ondaperpetua Francesca Sacchi Tommasi Levita, la filosofia del colore Francesco Creta Rapsodie Contemporanee

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Opere

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Biografia Principali esposizioni dal 1998 al 2017 Ugo Levita La pesantezza della Bellezza


COLLABORAZIONE SCIENTIFICA Morena Cecere Italo Mustone Maria Tea Varo Paola Viola RINGRAZIAMENTI Per il testo in catalogo a pagina 13 Francesco Creta PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Roberto steve Gobesso FOTOGRAFIE DELLE OPERE Marcello Fedeli STAMPA DEL CATALOGO Capobianco - Stampa & Grafica 81 via San Pasquale, 82100 Benevento © dei singoli quadri e per le fotografie Ugo Levita Con il contributo di

Stampato nel mese di aprile dell’anno 2017 Proprietà letteraria riservata; nessuna fotografia, nessun testo, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta e/o utilizzata senza il permesso scritto dell’autore e/o degli aventi diritto.

Provincia di Benevento

Museo d’Arte Contemporanea Sannio


ON DAPE R PE TUA

Benevento ARCOS - Museo d’Arte Contemporanea Sannio 16 novembre - 8 dicembre 2016 Firenze ETRA - Studio d’Arte Tommasi 29 aprile - 21 maggio 2017

a cura di FERDINANDO CRETA e FRANCESCA SACCHI TOMMASI con un testo di VITTORIO SGARBI


Uomo visto di fronte e di spalle (ritratto di V. S.) 2015, olio su tela, cm 70 x 60


Levita, l’inconscio come figurazione infinita

Imaginifica. Così, dovendo usare un solo termine, definirei l’arte di Ugo

Levita, campano di nascita diventato umbro de facto, che da tempo ormai non più prossimo ho avuto varie occasioni di seguire e apprezzare. Imaginifica nel senso storico più pertinente, quello che d’Annunzio attribuisce all’autobiografico Stelio Effrena de Il fuoco, facendo Levita dell’immaginazione e della sua traduzione in termini visuali, per imagines, quindi, il fulcro del suo modo di esprimersi. Disegnatore dalle capacità fuori dal comune, ottenute attraverso la più onesta delle formazioni professionali, quella manuale, Levita le orienta subito in direzione del suo primo oggetto di fascinazione artistica, il Surrealismo, condividendo con Dalì e Magritte la fiducia nell’ortodossia della figurazione antropocentrica come Königsweg (strada maestra) verso la scoperta dell’inconscio, per usare le parole con cui Freud definisce il sogno. Anche i metodi di esplorazione dell’immaginario più recondito di cui Levita si serve trovano fondamento nella poetica surrealista, in primo luogo la costruzione per associazioni di elementi che il senso abituale riterrebbe incongrui, dispiegate in una serie di soluzioni che contemplano sempre la possibilità di nuove varianti, teoricamente inesauribili; ma in quanto all’automatismo psichico, lo strumento surrealista per antonomasia, secondo André Breton, ho dubbi che Levita, troppo cosciente dei suoi mezzi, giunti nel frattempo a conseguire una maturità pressoché assoluta, ne faccia ancora un impiego sistematico, se non presupponendolo come ra-

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dice originaria della sua creatività, così come del resto facevano anche Dalì e Magritte. Credo che in tal senso sia più forte, in lui, l’antico principio manierista per cui è sempre il disegno a creare qualsiasi universo visivo, compreso quello derivabile dalla nostra componente più interiore, e non viceversa. Se quindi è il disegno il motore primo da cui tutto artisticamente deriva, e l’inconscio solo un suo referente, non è tanto il caos determinato dalla libera elaborazione fantastica il campo in cui le rappresentazioni di Levita si muovono, come pure a qualcuno è parso, quanto, semmai, il tentativo di rinvenire in quel caos, proprio attraverso l’atto pittorico, interpretato, per dirla ancora con le parole di Breton, come “forza organizzatrice della casualità”, il barlume di un ordine complessivo, per quanto disorganico rispetto alle idee più frequenti di equilibrio e paratassi, la parvenza di una ratio che, seppure differente da quella vigente nelle nostre consuetudini ordinarie, non sia del tutto inconciliabile con essa, permettendoci almeno di riflettere sul fatto che le sue manifestazioni possano avere un significato, anche quando dovesse sfuggirci completamente. Sotto questo aspetto, vedere un’opera di Levita equivale ad ascoltare una lingua che non conosciamo e le cui combinazioni fonetiche, portatrici di senso nella nostra, ci appaiono sconclusionate e arbitrarie, ma ci affascinano ugualmente per via della loro inedita sonorità, facendoci immaginare la possibilità di riconoscere in essa delle assonanze con il nostro modo di intendere e comunicare. Nell’incertezza, però, di una corrispondenza davvero stabile fra le due lingue, preferiamo affidarci ad altri canali

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nel rapportarci empaticamente con quelle immagini, subendo volentieri, per esempio, il piacere barocco per la stupefazione, certamente caro a Levita, o la suggestione simbolista per l’arcano, evocata più o meno intenzionalmente in qualche archetipo come quei labirinti di Chartres, circolari, impiegati anche a mò di aureole, che odorano di psicanalisi e di sfuggenti complessità borgesiane. In effetti, tutto, nei dipinti di Levita, sarebbe inquadrabile nei binari dei nostri schemi mentali più regolari, se venisse considerato singolarmente, fuori dal contesto di collocazione; è il loro assemblaggio in un unicum visivamente compatto, ma dissociato concettualmente, almeno così ci sembra inizialmente, a determinare disorientamento, a istillare impressioni di precarietà, ma non nelle immagini, che anzi, per maestria formale e sapienza compositiva finiscono per incuterci spontaneo rispetto, perfino soggezione, è in noi, nelle nostre auree convinzioni, fino a un momento prima granitiche, ora diventate improvvisamente d’argilla, che si incrina qualcosa, denudandoci nella nostra imprevista debolezza. Forse lo scopo maggiore delle opere di Levita, filosofico, prima ancora che artistico, è insinuare in noi un dubbio supremo, terrificante nell’ineludibilità della sua sostanza: e se fosse la realtà, o meglio, quella che ci fanno ritenere tale, la grande aberrazione, l’abbaglio alla base di tutti gli altri? Se fosse quello rivelatoci da Levita il vero mondo, intuibile solo per chi avesse il dono di poterlo intuire, servendo a poco o a nulla la ragione? Vittorio Sgarbi

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In arte (ritratto di F. C.) 2016, olio su tela, cm 60 x 50


Ondaperpetua

Nel 1924 André Breton nel Manifesto del surrealismo scrive: “Cara im-

maginazione, quello che più amo in te è che perdoni. La sola parola libertà è tutto ciò che ancora mi esalta. La credo atta ad alimentare, indefinitamente, l’antico fanatismo umano. Risponde senza dubbio alla mia sola aspirazione legittima. Tra le tante disgrazie di cui siamo eredi, bisogna riconoscere che ci è lasciata la massima libertà dello spirito. Sta a noi non farne cattivo uso.” Ugo Levita appartiene a quel genere di artisti che fa buon uso della sua libertà di spirito. La sua “pittura di fantasie e di sogni, di incubi e di miti, di simboli e di miracoli, il tutto in un intrico di piani e di flash back, di commistioni e di intarsi”, (Antonio Carlo Ponti) è come dice Breton una aspirazione legittima, lontana e distinta dalle tendenze modaiole. Un approccio d’avanguardia che, più che vero, in una società sofferente, con seri problemi d’identità, fa fatica a ritrovarsi. Levita, con “una pittura di sterminata felicità, nonostante la realtà, con il suo mondo pieno di misteri e di narrazioni circolari, dove lo spazio e il tempo si trovano in somma sintonia, dentro la storia audace e onirica dell’utopia, in un universo di figure trasfigurate e di corpi o volti che non sai se più umani o angelici” (A.C. P.), realizza il suo progetto artistico e celebra la sua libertà. Vicino e lontano da un quotidiano frenetico e caotico, attraverso un processo liberatorio, si muove verso dimensioni felicemente armoniche, spinto da una necessità dell’esserci. La magia surreale rappresenta in qualche modo la sublimazione del suo immaginario, quasi in un significativo sogno o son desto di amletica memoria; ma Levita nel sognare è desto, attento all’uomo, alla sua storia, al suo habitat: l’uomo rimane sempre al centro nella sua poetica ricca di elementi simbolici. Nella mostra beneventana l’artista ripropone il leitmotiv della sua ricerca e gli spazi di Arcos entrano nel suo lavoro con la storia, il sogno, il desiderio in una suggestione simbiotica che, attraverso Ondaperpetua, il titolo che Levita ha adottato per tutte le sue mostre, sostanzia passato, presente e futuro. Ferdinando Creta

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Etra (ritratto di F. S. T.) 2017, olio su tela, cm 40 x 40


Levita, la filosofia del colore

Ho conosciuto Ugo Levita un paio di anni fa a Gualdo Tadino. Lo ricordo

come se fosse ieri. Era con Maria Tea Varo, attrice intensa e talentuosa, sua moglie e musa, compagna di viaggi reali e fantastici che insieme con le figlie, Cecilia Alma e Artemisia, creature meravigliose, e ispiratrici di esaltanti lavori del padre. Così posso vantare un’amicizia che nel corso delle stagioni si è fortificata, accrescendo una reciproca stima, che con il tempo ha realizzato il sogno di accogliere la sua personale qui a Firenze, una mostra già avviata con grande successo nel Museo Arcos di Benevento. Ho sempre apprezzato la ricerca pittorica straordinaria nell’uso del colore, della sua grande capacità di rispettare i canoni classici sempre reinterpretati con l’occhio attento al presente. Le atmosfere si ispirano fortemente alla tematica del Surrealismo, attraversati da un respiro simbolista costante, sospeso, che richiama in ogni suo dipinto, e che in ognuno di loro, che sono vivi e portatori di molteplici messaggi, lasciano la possibilità di sentire e vedere cosa desideriamo, senza condizionamenti “intellettuali”. Si confronta con i grandi maestri, ma rimane se stesso. Levita è Levita. Non sembra Magritte, Klee, Duchamp… è lui, fedele e sincero a se stesso. L’intelligenza prevale su qualsiasi corrente artistica, ed il tempo ne ripagherà il suo volere e il suo valore. Rimanendo un appassionato seguace di se stesso e a una sua precisa visione dell’arte, riportando lil sogno nei nostri cuori, sono felice di poter inaugurare e portare insieme all’amico e curatore Ferdinando Creta, mio compagno di avventure e divertimenti, questa mostra voluta e desiderata, certa del successo che regaleremo a noi stessi, lascio la magia entrare nuovamente per queste stanze che tanti artisti ha ispirato, quello che per ultimo ha tanto animato il mio amato nonno Marcello Tommasi. Francesca Sacchi Tommasi

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Mare Nostrum 2010, olio su tela, cm 80 x 120


Rapsodie Contemporanee “ acqui sotto il segno del caprone, o del montone, o se vogliamo delN

l’ariete e vissi nella città della sirena Partenope. Iniziai il viaggio artistico vendendo il cielo a cubetti, sotto lo sguardo surrealista di zio Renè”. Non si può considerare il lavoro di Ugo Levita senza tenere conto delle parole scelte per la sua Autobiografia Fantabestiale. Dal riferimento all’esoterica figura del caprone alla citazione dell’amore per Magritte, Levita presenta la sua visione dell’arte in poche righe che in realtà si prestano a infiniti significati e, nel mentre nasconde icone arcane nelle sue opere, si avvicina e si allontana dalla dialettica surrealista. L’automatismo teorizzato da Andrè Breton sembra essere piegato ad una necessità di ordine compositivo, dove ogni elemento è giocato tra verosimiglianza e paradossi prospettici, tipicamente escheriani. Dalla matrice totalmente libera del Surrealismo si passa all’effetto straniante della corrente del Realismo Magico, che al contrario del movimento da cui deriva, utilizza i suoi contesti fantastici per mutuare elementi biografici, sogni o tematiche sociali. Una pittura fatta di estetica e contenuto a cui l’artista fa riferimento, che non diviene rigido paradigma della sua produzione, ma pretesto per le sue creazioni che, superato lo sconvolgimento iniziale, ci sfidano a riconoscere i singoli elementi, a distinguerli e poi a leggere l’intera opera. Levita è pittore dalla cultura profonda che spazia negli ambiti più svariati del sapere. È amante della musica e del teatro, del cinema e dell’arte, della natura. Dalle sue opere trapela la sua non comune capacità d’essere lettore consapevole del passato e del presente. L’artista è attento conoscitore dell’ “enciclopedia tribale” del nostro tempo che da sapiente alchimista trasmuta continuamente nella sua produzione pittorica. Ogni opera di Levita è frutto di una selezione accurata dei singoli elementi, che l’artista rapsodicamente compone nelle sue sinfonie pittoriche. La sua attenzione alla storia dell’arte, dalle citazioni archeologiche al-

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l’utilizzo di schemi compositivi del passato, emerge chiarissima nel pannello laterale del Trittico per la Bestia, intitolato Una Vanitas per le sorelle di Bella, in cui rielabora magicamente le Vanitas seicentesche, nature morte alludenti alla caducità della vita. Silenziosa, ma assordante, la critica alla società contemporanea, ai suoi idoli posticci e alla sua scarsa attenzione per il patrimonio. Levita, attraverso opere che, nella loro struttura classica, dichiarano i problemi del quotidiano, con modi allegorici e senza essere mai diretto, espone la sua denuncia. In Mare Nostrum una donna addormentata domina la scena, sospesa nel vuoto di un cielo nuvoloso, mentre su un proscenio di pietra, a ricordare la pittura di Antonello da Messina, sono raffigurati un Tritone suonatore di conchiglia con le sembianze di un aborigeno delle tribù dell’Oceania; due figure, con tute anticontaminazione, sono intente a raccogliere conchiglie in fiamme nel fumo nero della plastica bruciata. L’opera sembrerebbe un messaggio di richiesta d’aiuto del nostro Mediterraneo: in realtà, Levita crea la percezione di un significato che potrebbe essere inafferrabile. La vasta produzione pittorica è raccolta da quasi vent’anni in una serie di personali, tutte con lo stesso titolo: in un eterno ciclo la sua Ondaperpetua si rigenera ogni volta. Scegliere di non cambiare mai titolo, di immaginare la propria produzione come un Uroboros, serpente alchemico che si morde la coda, simbolo dell’eterno ritorno, esprime la volontà di leggere il continuo rinnovamento non come un’evoluzione bensì come una palingenesi. Francesco Creta

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OPERE


Trittico della Bella e della Bestia A SINISTRA

Una Vanitas per le sorelle di Bella, cm 120 x 80

AL CENTRO La partenza di Bella, un nuovo volto per la Bestia e altre fiabe, cm 150 x 200 A DESTRA

Concerto grosso per la Bestia, cm 120 x 80 2013, olio su tela

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Oceano (Bill Viola) 2016, olio su tela, cm 70 x 70


Le ali dello spazio nel tempo 2016, olio e acrilico su tela, cm 50 x 70

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Ipotesi Pippo Delbono e Bobò 2016, olio su tela, cm 60 x 60


Lo scrittore distratto 2014, olio e acrilico su tela, cm 50 x 50

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Les ages des anges 2006, olio e acrilico su tela, cm 195 x 162


La Fenice 2002, Olio e acrilico su tela, cm 200 x 150

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Cecilia Alma Levita all’età di dieci anni mentre, sui monti dell’Himalaya, libera le anime raccolte nel mare 2011, olio su tela, cm 70 x 50


Core ‘ngrato (Partenope’s song) 2011, olio e acrilico su tela, cm 70 x 50

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La ballerina (o l’insostenibile leggerezza dell’essere) 2014, olio su tela, cm 80 x 60


Pulcinella e la terra dei fuochi 2013, olio su tela, cm 35 x 40

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La Mamma di RenĂŠ Magritte (o, volendo, quella del principe di Sansevero) 2016, olio su tela, cm 60 x 40


Himalaya 2016, olio su tela, cm 60 x 50

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Bramante, il falconiere di Todi 2014, olio su tela, diametro cm 70


La stella nera (o ipotesi e criteri per un monumento alla bellezza femminile) 2015, olio su tela, cm 50 x 100

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Trittico del guerriero astrale A SINISTRA AL CENTRO A DESTRA

Il fuoco, cm 80 x 80

L’aria nel labirinto, cm 80 x 80

L’aria e il fuoco plasmano il ferro, cm 80 x 80 2009, olio e acrilico su tela

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Cosa sono le nuvole 2016, olio su tela, cm 50 x 50


Il fanciullo Caravaggio morso dal ramarro di Escher 2015, pastello, acquarello e matita su carta Murillo, cm 70 x 50

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Thรกnatos 1 2009, olio su tela, cm 70 x 50


Thรกnatos 2 2010, olio e acrilico su tela, cm 70 x 50

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L’Unicorno di Pulcinella 2012, olio su tela, cm 40 x 50


La preghiera del fuoco 2011, olio su tela, cm 50 x 70

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Sancta Monnezza 2012, olio e acrilico su tela, cm 80 x 80


Uomini e Dei danzano su Pompei 2009, olio su tela, cm 80 x 100

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ETRA Studio d’Arte Tommasi 57 via della Pergola - Firenze www.etrastudiotommasi.it

ARCOS Museo d’Arte Contemporanea Sannio 1 corso Garibaldi - Benevento www.museodelsannio.it



“Come un sogno, come una magia, come una città di geni celesti, così è detta la produzione, così lo stare, così la distruzione”. (Nagarjiuna II° secolo a.C.)

“Manovale della Pittura, che lavora nel Campo dell’Immaginario”. Così si definisce Ugo Antonio Levita che nasce ad Acerra nella provincia napoletana nel 1958, e frequenta gli studi artistici prima a Napoli e in seguito a Firenze. Si interessa ben presto all’arte fantastica e alla figurazione, cui si avvicina dopo essere rimasto affascinato dalle opere e dai testi surrealisti. Negli anni ottanta, a Napoli, in una situazione dominata dalle tendenze, con altri giovani come Dante Manchisi, Giuliano Lo Priore, Franco Matano, Peppe Barile, Giorgio Simeoli, dà vita ad un gruppo che andrà sotto il nome di Ascendente & Discendente, dove le varie esperienze portate si incontrano per proporre un nuovo tributo al mondo dell’immaginario. Successivamente elabora una sua poetica che si muove in modo trasversale e autonomo all’interno delle culture e del tempo, acquisendo la consapevolezza del dinamismo e della complessità storica. Verso la fine degli anni novanta lo storico dell’arte, Vittorio Sgarbi, lo presenta al critico mantovano Renzo Margonari, studioso delle tematiche legate alla ricerca surrealista e docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Verona, il quale sarà curatore della sua prima mostra personale, nel 1998, nel Castello di Acerra. In seguito a questo evento il critico e giornalista d’arte del quotidiano la Repubblica, Vitaliano Corbi, lo inserisce nel suo volume Quale avanguardia? L’arte a Napoli nella seconda metà del Novecento. Attualmente Levita collabora con LIBELLULE LTD-MAGIC REALISM, che ha sede a San Francisco e Parigi, la quale raccoglie artisti mondiali di ispirazione surrealista, con il Centre for Art of International Imaginary Realism in Danimarca. È stato inserito da Alfried Kostrewa, critico d’arte di Hannover, nell’Euro-Bilder-Projekt come rappresentante dell’Italia tra i Paesi che hanno aderito alla moneta unica. In seguito sarà scelto per la realizzazione di un’opera che rappresenti l’unione dei suddetti paesi. In Umbria parteciperà, invitato dal critico d’arte Antonio Carlo Ponti, all’edizione conclusiva di Terra di Maestri, il processo di storicizzazione dell’arte umbra del novecento, nella quale inaugurazione, a villa Fidelia di Spello, Vittorio Sgarbi citerà lo stile raffinato

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e colto della pittura di Levita; all’Umbria del Cuore del Festival di Corciano, Mevania in Chartis a Bevagna, al Festival Segni Barocchi a Foligno. Nel 2011 espone cinque opere alla 54a Biennale di Venezia, nel Padiglione Italia della sezione umbra del Museo d’Arte Contemporanea di Spoleto, diretto da Gianluca Marziani. Nel 2014 le POSTE ITALIANE, da un’opera di Levita, emettono una cartolina per le celebrazioni del cinquecentenario della morte dell’architetto Donato Bramante, con successivo annullo filatelico nel tempio della Consolazione, all’interno del quale sarà esposta l’opera in questione. Sempre nel 2014 espone al Grand Palais di Parigi nella mostra Comparaisons 2014. Nell’aprile 2015, Vittorio Sgarbi presenta su Rai2 un’opera di Levita, durante la trasmissione televisiva Virus. Sempre nel 2015 è presente alla Expo Arte Contemporanea di Milano, su progetto della Regione Lombardia e a cura di Vittorio Sgarbi. “Napoletano verace, ma trapiantato in Umbria, Ugo Levita è pittore che unisce il ‘cervello’, fervido d’immaginazione fremente, all’abilità pittorica, quel virtuosismo di cui si è perso oggigiorno il gusto, la sfida, il senso, la bellezza, la necessità. Al trucco scoperto delle avanguardie epigoniche tutto stupore e ferocia, non di Kandinskji, Pascali, Klee, Burri, Duchamp, Pollock, Manzoni, Fontana..., Levita oppone una pittura di fantasie e di sogni, di incubi e di miti, di simboli e di miracoli, il tutto in un intrico di piani e di flash back, di commistioni e di intarsi. Un mondo il suo pieno di misteri e di narrazioni circolari, dove lo spazio e il tempo si trovano in somma sintonia, dentro la storia audace e onirica dell’utopia, in un universo di figure trasfigurate e di corpi o volti che non sai se più umani o angelici. Una pittura di sterminata felicità, nonostante la realtà.” (Antonio Carlo Ponti) Ondaperpetua è il progetto che identifica la sua poetica e che lo rappresenta culturalmente. Dopo il 2000 si trasferisce in Umbria in una ex casa colonica nei dintorni di Todi, a Canonica, dove ha il suo studio ed uno spazio espositivo permanente. Si sono interessati della sua opera, tra gli altri a vario titolo, i critici, giornalisti e scrittori: Giorgio Agnisola, Andrea Baffoni, Jon Beinart, Claus Brusen, Marinella Caputo, Vitaliano Corbi, Beppe Chierici, Ferdinando Creta, Francesco Creta, Philippe Daverio, Emidio De Albentiis, Francesca Duranti, Pierre Fogli, Zoe Fragoulopoulou, Janus, Alfried Kostrewza, Paolo Lesino, Michele Loffredo, Pippo Lombardo, Massimo Mattioli, Angela Mallardo, Renzo Margonari, Aniello Montano, Rosario Pinto, Antonio Carlo Ponti, Giacomo Maria Prati, Francesco Revel, Francesca Sacchi Tommasi, Catherine Saez, Francesco Santaniello, Giovanni Serafini, Vittorio Sgarbi, Isabella Zaffarami.

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Principali esposizioni dal 1998 al 2017 2017 In den Mäandern der Schönheit, Deutsches Hirtenmuseum, Hersbruck (Germania) - Ondaperpetua, mostra personale, a cura di Francesca Sacchi Tommasi e Ferdinando Creta, testo in catalogo di Vittorio Sgarbi, ETRA - Studio Tommasi, Firenze - You no speak Americano original, a cura di Antonio Manfredi, CAM - Contemporary Art Museum, Casoria, (NA). 2016 Dalla Terra al Cielo. Dal Figurativo all’Informale, a cura di Vittorio Sgarbi, Polo Museale di Gualdo Tadino (PG) - Human Rights? #Diversity, Fondazione Opera Campana dei Caduti, Rovereto (TN) - CostieraArte 2016, palazzo Mezzacapo, Maiori (SA) - Bramante, l’Aquila con la Tovaglia e altri Miti, TodiFestival, teatro Nido dell’aquila, Todi (PG) - Ondaperpetua, mostra personale, a cura di Francesca Sacchi Tommasi e Ferdinando Creta, ARCOS Museo d’arte contemporanea, Benevento. 2015 Expo Arte Contemporanea Milano 2015, a cura di Vittorio Sgarbi, villa Bagatti-Valsecchi, Varedo - Human Rights International Film Festival, sala personale, palazzo del Vignola, Todi (PG) - Tredicidiciotto. Artisti per il piccolo formato, La Casa di Schiele, Benevento. 2014 Nouvelle Comparaison 2014, Grand Palais, Parigi (Francia) - Omaggio a Donato Bramante nel cinquecentario della morte, con emissione da parte delle POSTE ITALIANE di cartolina con annullo filatelico, tempio della Consolazione, Todi (PG) - Nei Meandri della Bellezza, cartoline d’artista, galleria del Carbone, Ferrara - Ange Exquis, Centre Culturel Valery Larbaud, Vichy (Francia) - XXXV edizione Festival ‘Segni Barocchi’, La Fiaba Barocca da Cenerentola a La Bella e la Bestia, Museo di palazzo Trinci, Foligno (PG) - Scrigni d’autore, collezione Cantina Roccafiore, palazzo Valenti Fredi, Festival di Todi, Todi (PG) - Ange Exquis, Traun (Austria) - Basculus, Bastoni e Scettri d’artista, Museo d’Arte Contemporanea di palazzo Collicola, Spoleto (PG). 2013 ARTquake, casa del Mantegna, Mantova - Incendium, artisti per ‘Città della Scienza’, Pan-palazzo delle Arti, Napoli - United Artists for Africa, Cerp-Centro Espositivo Rocca Paolina, Perugia - XXXIV edizione Festival ‘Segni Barocchi’, La Bella e la Bestia, mostra personale, Museo di palazzo Trinci, Foligno (PG). 2012 Apokalips, sede Regione Lombardia al grattacielo Pirelli, Milano - V Premio ‘Segrete di Bocca’, libreria Bocca, Milano - Nativity, chiostro nord Basilica di San Francesco, Assisi (PG) - Ondaperpetua, mostra personale, SpaziArti Ungallery, Milano - Ondaperpetua, Studio Aperto, palazzo Ranieri di Sorbello, Perugia - Lo Sguardo sull’Antico, museo Archelogico Nazionale, Sperlonga (LT) - ARTquake, chiostri di San Domenico, Reggio Emilia - Il ritratto di bambino fra reale ed immaginario, galleria Artemisia, Perugia. 2011 54a edizione della Biennale di Venezia, padiglione Umbria - Museo d’Arte Contemporanea di palazzo Collicola, Spoleto (PG) - Ange Exquis, Ducal palace, Nevers (Francia) - Natività, museo della Ceramica, Deruta (PG) - Ange Exquis, Phantasten Museum, palais Palffy, Vienna (Austria) - Ondaperpetua, mostra personale, teatro Romano, Bevagna (PG) - Ange Exquis, Barockschloss, Riegersburg (Austria). 2010 I Guardiani dello Spirito, museo della Rocca, San Leo (RN) - Il Mito del Vero, palazo Fondazione Durini, Milano - Premio ‘Segrete di Bocca’, libreria Bocca, Milano. 2009 L’Angelo è strano... dice l’Angelo, galleria Reneissance, Firenze - Dante’s Divine Comedy, Center for Art of International Imaginary Realism, Saeby (Danimarca) - Collection ‘Louis Legrand’, Casa d’aste Hargesheimer & Gunther, Düsseldorf (Germania). 2008 Uomini, Angeli e Demoni. L’anima allo specchio, Crt, palazzo della Triennale, Milano

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- Ange Exquis, galerie A l’Ecu de France, Viroflay (Francia) - Navigatori dell’Infinito, Arte fantastica al Palagio Fiorentino, Stia (AR) - Ange Exquis, Chapelle des Jèsuites, Chaumont-Sur-Marne (Francia) - Ange Exquis, Alten Rathaus, Viechtach (Germania) - L’Anima allo Specchio, sala esposizioni libreria Mondadori, Venezia - Ange Exquis, Hospices Saint Charles, Rosny-Sur-Seine (Francia). 2007 Terra di Maestri, il Novecento Umbro, villa Fidelia, Spello (PG) - Ange Exquis, Hospices Saint Charles, Saint-Germain-Des-Angles (Francia) - Festival Fantastique Chimeria, Chateau fort, Sedan (Francia) - In Chartis Mevaniae, decennale 1998-2007, museo Civico, Bevagna (PG). 2006 Ange Exquis, Etre ange, Etrange, Gran Palais, Parigi (Francia) - Ondaperpetua, mostra personale, Centro del Parco Nazionale d’Abruzzo, Civitella Alfedena (AQ). 2005 Regard Fantastique, Mairie du 16ème arrondissement, Parigi (Francia) - Ondaperpetua, mostra personale, pinacoteca comunale di palazzo Gazzoli, Terni - L’Umbria del cuore, ex chiesa di San Francesco, Corciano (PG). 2004 Euro-bilder Projekt, Rosenkrug Gallery, Hannover - XXXI premio ‘Sulmona’, Sulmona (AQ) - Realizzazione Palio del Mercato delle Gaite - Ondaperpetua, mostra personale, palazzo dei Consoli, Bevagna (PG) - XXVI edizione del ‘Porticato Gaetano’, pinacoteca d’Arte Contemporanea, Gaeta (LT) - In Chartis Mevaniae, palazzo dei Consoli, Bevagna (PG) - Decennale premio ‘Remo Gardeschi’, pinacoteca Comunale, Montevarchi (AR). 2003 Ondaperpetua, mostra personale, Salle d’exposition communale, Divonne (Francia) - XL Mostra Nazionale Santhià, Santhià (VC) - Immagina 5, Fiera, Reggio Emilia - Le stanze di Eros-L’erotismo nell’immaginario artistico contemporaneo, galleria d’arte moderna e contemporanea, Piombino (LI) - Vino pellite curas, villa Chigi, Castelnuovo Berardenga (SI) - Realizzazione di un’opera per Maschio o Femmina, tema dell’edizione 2003 di Eurochocolat, Cerp-Centro espositivo rocca Paolina, Perugia - Le stanze di Eros, Fiera, Reggio Emilia. 2002 Ondaperpetua, mostra personale, museo Civico, Bettona (PG) - 39° anniversario Carrefour in Italia, Caserta - VII edizione di Mistero del Sacro, auditorium, San Giustino Umbro (PG) - Minimum, collettiva del piccolo formato, galleria Spazio Arte, Perugia - Immagina 4, Fiera, Reggio Emilia - Parfums de femmes, galleria Comunale, Piombino (LI) XXIV edizione del premio ‘Sebastiano Conca’, pinacoteca Comunale, Gaeta (LT). 2001 Ondaperpetua, mostra personale, ex chiesa di San Francesco, Bolsena (VT) - Ondaperpetua, palazzo dei Priori, Sangemini (TR) - Nettare dei, enoteca Pinchiorri, Firenze. 2000 Ondaperpetua, mostra personale, museo d’Arte contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti, Mantova - Ondaperpetua, mostra personale, centro Culturale ‘Caffè dell’Epoca’, Napoli - XXXVII Mostra Nazionale Santhià, Santhià (VC) - Ondaperpetua, mostra personale, palazzo delle Arti, Capodrise (CE) - XXII Edizione del Porticato Gaetano, pinacoteca d’Arte contemporanea, Gaeta (LT) - Ondaperpetua, mostra personale, stanze Ulivieri, Montevarchi (AR) - Sguardi, collettiva, Ken’s Art Gallery, Firenze. 1999 Mostra premio ‘Ido Novello’, Trivero (BI) - Vincitore del premio di pittura Remo Gardeschi, Montevarchi (AR) - Omaggio a Segantini nel centenario della morte, Mostra itinerante di artisti europei, Trentino Alto Adige - Vincitore del premio ‘Sebastiano Conca’, Gaeta (LT) - Mostra del ‘Festival Ethnos’, villa Campolieto, Ercolano (NA) - Premio di pittura Città di Lissone, palazzo Terragni, Lissone (MI) - Arte Fiera 99, Fiera, Padova. 1998 Ondaperpetua, prima mostra personale, castello Baronale, Acerra (NA) - La Città Museo 3, rassegna d’Arte contemporanea trans-europea, Boville Ernica (FR).

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La pesantezza della Bellezza La bellezza a volte è insopportabile? Tempo fa proposi ad un amico l’ascolto di un brano musicale che sapevo gli piacesse, mi rispose che non gli andava in quel momento. “Perché?” “Perché è troppo bello” rispose. Questo mi fece riflettere cogliendomi di sorpresa: pensai che la bellezza non può esistere con lo stesso grado di intensità e riceverla in qualsiasi momento; essa necessita di un palcoscenico sul quale esibirsi e non sempre si trovano, o si ha voglia di trovare i biglietti per assistere alla sua rappresentazione. A volte ferisce incontrarla nell’oceano della “bruttezza”. La “bellezza” è l’armonia che incastra gli elementi nella composizione, che sia essa uditiva, visiva o vestita con altri aspetti percettivi, sospesi nel conflitto degli opposti. Se la bellezza diventa un medicamento, è possibile assumerla durante una riunione di condominio o nel traffico delle città? Bisogna attraversare il tunnel della bruttezza per scovarla e stanarla nei fili d’erba, nel canto del vento, o nelle periferie delle città. Uno dei miei padri ispiratori, Andrè Breton, nel romanzo Nadja scriveva: “La bellezza sarà convulsa o non sarà”. Ugo Levita

Artemisia all’età di due anni, 2012, olio su tela, cm 35 x 25




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