IN QUESTO NUMERO NAZIONI UNITE E SVILUPPO IL POLO AGRO-ALIMENTARE DI ROMA SVILUPPO INDUSTRIALE E CRESCITA ECONOMICA THE WORLD BANK GROUP IL SISTEMA ONU IN ITALIA
Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo
Il decennio che va dal 1945 al 1955 ha visto la diplomazia italiana impegnata nello sforzo di rimediare all'ingiusta esclusione dell'Italia dalla Conferenza di San Francisco che diede vita all'Organizzazione delle Nazioni Unite. Già all’epoca la giovane democrazia italiana possedeva tutti i requisiti per entrarvi a far parte, ne condivideva ideali e principi, ed in più ospitava la FAO sin dal 1946. Ciò nonostante, si è dovuto attendere il 14 dicembre 1955 per l'approvazione e la successiva ratifica della Risoluzione che ha sancito il nostro ingresso all'ONU. Tirando le somme dei 57 anni trascorsi da quel fatidico giorno in cui il nostro Paese espresse finalmente “il compiacimento per la fine gaudiosa di tanto problema”, possiamo di sicuro constatare che non solo la partecipazione e il ruolo dell'Italia alle Nazioni Unite sono stati determinanti, avendo non pochi funzionari italiani ricoperto posizioni ed incarichi di prestigio, ma anche che la presenza delle Nazioni Unite in Italia si è andata via via intensificando. Ad oggi, infatti, l’Italia è certamente uno dei paesi europei più importanti per quanto concerne la dislocazione di agenzie specializzate, uffici e rappresentanze del sistema ONU, in punti qualificati del territorio nazionale. Roma, in particolare, è la sede delle principali Organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di sicurezza alimentare, agricoltura e sviluppo sostenibile e che costituiscono il cosiddetto polo agro-alimentare romano: FAO, IFAD e WFP. Ma non solo. A Roma si discute di rifugiati e di emergenze umanitarie in sede UNHCR; di diritti dei bambini e delle donne con il Comitato italiano per l'UNICEF; di sviluppo industriale in sede UNIDO-ITPO. E ancora, le sedi italiane dell'UN/DESA, dell'UNICRI, della WB, solo per citarne alcune, contribuiscono in modo determinante a rendere Roma una delle principali sedi europee della politica internazionale dopo Ginevra e al pari di Vienna e Parigi. Tutto ciò ovviamente rappresenta una grande opportunità sia per l'Italia, sia per i giovani italiani interessati alle relazioni internazionali e ai temi dello sviluppo in tutte le sue accezioni. E' fondamentale, d’altra parte, avere piena percezione e consapevolezza di questi organismi che, purtroppo, alle volte rimangono forse troppo distaccati dal territorio e, quindi, poco conosciuti. Con questa pubblicazione intendiamo presentare ai nostri giovani lettori alcuni degli organismi internazionali presenti sul nostro territorio, gli obiettivi, la struttura, e soprattutto le possibilità di inserimento professionale per i giovani al loro interno. Il nostro messaggio vuole essere il seguente: Lavorare in un organismo internazionale non è facile ma non è sicuramente una missione impossibile. Dare un volto ai singoli enti, ai responsabili del recruitment e ai giovani che già lavorano al loro interno è un passaggio necessario per capire cosa questi Enti cercano e quali competenze è indispensabile acquisire affinché il proprio profilo diventi appetibile agli occhi di un’organizzazione internazionale.
REDAZIONE
Direttore Responsabile Dott.ssa Manuela Sessa Vicedirettore Dott.ssa Daniela Conte Federica Calderoni, Beatrice Conci, Fiorenza De Medici, Chiara Alvestir, Francesca Azzarà, Roberto De Girolamo, Lucia Murgante, Giulia Riccio, Daniele Fattorini . Proprietario Associazione Giovani nel Mondo Raccolta Pubblicitaria marketing@romemun.org 2
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NAZIONI UNITE E SVILUPPO INTERVISTA AL PROFESSOR FRANCO VOLPI Esperto di Cooperazione e Sviluppo Franco Volpi ha studiato alle Università di Pavia e di Cambridge. Professore ordinario dal 1966, ha insegnato Scienza delle finanze all’Università di Perugia e a quella di Firenze, dove nel 1975 è passato all’insegnamento di Economia dello sviluppo nelle Facoltà di Economia e di Scienze Politiche. E’ stato Presidente del corso di laurea in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale e coordinatore del Dottorato in Politica e Economia dei Paesi in Via di Sviluppo. E’ attualmente incaricato di un Laboratorio su sviluppo economico e istituzioni. Ha diretto numerose collane di pubblicazioni scientifiche ('I classici dell'economia politica' per l'Isedi, 'Finanza pubblica' per F. Angeli) e la rivista 'Metamorfosi' dal 1980 al 1985. Le sue principali pubblicazioni sui temi dell’economia dello sviluppo sono: Crisi, aggiustamento, sviluppo, il caso dell'Africa Subsahariana, (con B .Mersi), F. Angeli,1993; Introduzione all'economia dello sviluppo, F. Angeli,1994; Sviluppo, Jaca Book, 1995; Lezioni di economia dello sviluppo, F. Angeli, varie edizioni, Teoria e politica dell’aiuto allo sviluppo, (con M.Biggeri), F.Angeli,2006. Per parlare di sviluppo non si può non parlare del Sistema ONU, quali sono le principali istituzioni incaricate di sviluppo e cooperazione? Quello che viene chiamato ‘Sistema Onu’ è un insieme di istituzioni complesso e alquanto eterogeneo. Se, infatti, consideriamo le diverse organizzazioni che hanno istituzionalmente il
compito di fornire aiuto allo sviluppo economico dei paesi considerati meno sviluppati, in generale o per particolari settori, e quelle che, pur non avendo questo scopo, hanno avuto e hanno un ruolo importante nell’economia di quei paesi, possiamo distinguerle in tre principali
categorie: a) i Programmi, Fondi e Istituti di ricerca (tra i quali hanno particolare importanza l’UNCTAD, l’UNDP e l’UNICEF); b) le Commissioni regionali (tra le quali particolarmente attive l’ECLA e la ECA), c) e le Agenzie specializzate ,tra le quali è l’ILO e la FAO; tra queste è classificato anche il World Bank Group che comprende, tra l’altro, il IMF. Ciò che occorre notare è che Banca Mondiale e Fondo monetario,istituiti con gli accordi di Bretton Woods con l’obiettivo, il primo di cooperare alla ricostruzione postbellica, il secondo di assicurare la stabilità monetaria internazionale, a differenza degli altri organi, sono governati da consigli nei quali il peso dei diversi paesi componenti è in relazione alle quote versate e queste sono determinate in base al reddito del paese. Queste istituzioni, quindi, sono state fino ad ora dominate dalle maggiori potenze, in particolare Stati Uniti e Gran Bretagna. 3
Quale tipo di formazione universitaria è più idonea per poter un giorno lavorare nelle Agenzie ONU che si occupano di sviluppo? Le Agenzie ONU si occupano di una grande varietà di problemi e hanno quindi bisogno di persone fornite di diverse specializzazioni : servono medici, ingegneri, agronomi, esperti di problemi amministrativi, sociologi, antropologi, economisti. Da una decina d’anni in Italia esistono corsi di laurea triennale e magistrale che si propongono di formare laureati adatti alle attività di cooperazione, con una impronta prevalentemente economica e/o sociologica. Per un giovane che aspiri a occupare posizioni nelle Agenzie dell’ONU, come nel Fondo Monetario o nella Banca Mondiale è condizione importante e, in qualche caso necessaria, avere un titolo di Dottore di ricerca (PHD). L’ammissione ai migliori corsi di PHD all’estero è costosa; per questo il laureato che vi aspira e non ha mezzi propri adeguati, deve concorrere alle borse di studio di Università, Fondazioni ecc. Purtroppo la riduzione delle risorse pubbliche italiane disponibili, avvenuta in questo ultimo decennio, è un ostacolo che una politica più attenta alla formazione di capitale umano dovrebbe superare. Che tipo di formazione postuniversitaria, invece, consiglierebbe? Sarebbe molto importante la diffusione e il rafforzamento dei rapporti tra l’università e le organizzazioni della cooperazione. Il laureato e il dottore di ricerca
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possono perfezionare la loro formazione svolgendo stages presso organizzazioni internazionali o nazionali, o partecipando a loro programmi e progetti. E’questa una forma di apprendistato fondamentale per valutare il grado della propria preparazione universitaria, imparare a lavorare in gruppo, allargare le proprie conoscenze e verificare la saldezza delle proprie motivazioni. Un consiglio che mi sentirei di dare riguarda il problema della specializzazione: è evidente che un medico o un economista che vuole operare nella cooperazione (come ovviamente in qualsiasi altro campo) dovrebbe essere un buon medico e un buon economista, ma, per svolgere con successo il suo lavoro professionale è importante che abbia una visuale ampia, impari a conoscere e a comprendere gli aspetti sociali e culturali dell’ambiente in cui si trova a operare, dotandosi degli strumenti concettuali appropriati. Quale esperienze “sul campo” lei consiglierebbe di fare per poter perseguire questo obiettivo? A seconda della laurea o del dottorato conseguito l’esperienza sul campo sarà diversa. Per un me-
dico sarà importante partecipare a un progetto in campo sanitario, nell’ambito del quale, lavorando in un ospedale o in un ambulatorio o partecipando a campagne di vaccinazione, non solo vedrà ‘dal vero’ malattie che aveva conosciuto solo o prevalentemente sui libri, ma dovrà acquisire la capacità di comprendere la mentalità di pazienti e delle loro famiglie, spesso molto diversi da quelli abituali nel suo ambiente, e tener conto dell’importanza delle medicine tradizionali e, in generale, della cultura locale, anche per conquistare la fiducia di chi vuole aiutare. Un laureato in economia si troverà a confrontare le teorie sulle quali si è formato in università e gli strumenti che ha appreso con le caratteristiche economiche e sociali della realtà in cui deve agire, vederne la maggior o minore adeguatezza, contribuire così non solo ad attuare ma anche a migliorare il progetto cui partecipa. E discorsi analoghi si possono fare per l’ingegnere o l’agronomo. Per molti anni, quando l’università italiana disponeva di più risorse, una volta assegnata una tesi di laurea, procuravo al laureando i fondi necessari a passare un paio di mesi in un paese africano per analizzare il fenomeno oggetto della tesi,
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come, ad esempio, un cluster di piccole imprese, un programma di liberalizzazione in atto, una istituzione locale di credito. Oggi ciò è più difficile e spetta, sia all’iniziativa dei giovani, sia e soprattutto ai docenti e agli organi universitari cercare i contatti necessari con organizzazioni internazionali e nazionali, fondazioni, ONG che possano offrire ai laureati l’occasione di stages e tirocini sul campo. Essendo Lei un esperto di cooperazione e di sviluppo, hai mai pensato di lavorare o fare da consulente per l’ONU? E se no, perché? Il mestiere che ho scelto è quello del ricercatore e dell’insegnante. Dubito che sia possibile fare bene cose diverse e comunque io non lo so fare. Ho preferito e preferisco contribuire alla formazione di giovani colti, preparati e forniti di senso critico, incoraggiando le motivazioni che li rendono interessati ai problemi dello sviluppo. Quando elenco mentalmente i molti miei studenti che operano con successo e soddisfazione in organizzazioni internazionali o nelle ONG, anche in posizioni di grande responsabilità, penso di aver ottenuto un buon risultato..
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IL POLO AGRO-ALIMENTARE DI ROMA FAO FOOD AND AGRICULTURAL ORGANIZATION “For a world without hunger”
Fonte:FAO
La Mission Sin dal 1945, anno della sua creazione, la FAO lavora per eliminare la fame nel mondo e garantire che tutti abbiamo regolare accesso al cibo necessario a condurre una vita sana e attiva. Le attività della FAO, sia quelle gestite dall'Headquarters che quelle realizzate sul "campo", sono volte ad aumentare i livelli di nutrizione nel mondo, migliorare la produttività agricola e la vita delle popolazioni rurali e a contribuire alla crescita economica mondiale. Considerato che molti dei paesi e delle regioni più povere al mondo vedranno la propria popolazione raddoppiare nel periodo 2000 - 2050, con la popolazione africana che aumenterà da 820 milioni a 2 miliardi, la missione della FAO diventerà sempre più fondamentale.
and Aquaculture; Forestry; Corporate Services, Human Resources and Finance; Natural Resources Management and Environment; and Technical Cooperation. Dove è presente la FAO? Oltre alla Sede centrale a Roma, la FAO è presente in oltre 130 paesi. La rete decentralizzata comprende cinque uffici regionali, 11 uffici subregionali, due gruppi multidisciplinari, 74 uffici sul campo pienamente operativi (esclusi quelli ospitati dagli uffici regionali e sub regionali), otto uffici con personale tecnico/Rappresentanti della FAO, e 36 paesi con accreditamento multiplo. Inoltre l’Organizzazione ha cinque uffici di collegamento e quattro uffici informazione nei paesi in via di sviluppo.
Che tipo di organizzazione è la FAO? La FAO è un'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite di cui fanno parte 191 Stati membri, 2 membri associati e un'organizzazione internazionale, l'Unione Europea. Le attività possono essere raggruppate in quattro principali aree – mettere a disposizione informazioni, condividere esperienze di policy, procurare alle nazioni un luogo di incontro e portare le conoscenze sul campo. Per realizzare tali attività la FAO è organizzata in sette Dipartimenti: Agriculture and Consumer Protection; Economic and Social Development; Fisheries
Il personale della FAO Al 1 aprile 2011, le persone impiegate in FAO con la qualifica di Professional Staff/Funzionari ( sono inclusi gli Associate Professional Officers e i National Professional Officers) erano 1 835, mentre 1 856 persone erano impiegate come support staff. I dati si riferiscono solo al personale con contratto a tempo determinato o a carattere continuativo. Approssimativamente, circa il 53 % lavora nella sede di Roma mentre il rimanente è impiegato negli uffici sparsi in tutto il mondo. Negli ultimi 15 anni la proporzione di 5
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donne nella categoria Professional staff si è quasi duplicata passando dal 16 al 34%.
la riabilitazione) e sostegno diretto ai lavori della FAO sul campo. Si prevede che, nel biennio 2012 2013, i contributi volontari supereranno 1,4 miliardi di dollari.
Il lavoro sul campo Per oltre 20 anni gli interventi della FAO sul campo si sono evoluti per uniformarsi sempre più alle necessità dei partners, con il risultato di aver generato un significativo cambiamento nell’enfasi e nell’approccio con cui viene svolto il mandato dell’Agenzia. Ad oggi, le attività sul campo mirano a definire le priorità nazionali per gli scopi dell’organizzazione e a dare risposte anticipando il crescente numero di emergenze che sfidano la sicurezza alimentare nelle regioni più povere. Pertanto, in quanto parte integrante di tale processo di rinnovamento della FAO, la decentralizzazione è stata considerata una priorità.
Per sapere di più sul lavoro della FAO visitate il sito www.fao.org e leggete le numerose pubblicazioni scaricabili all' indirizzo http://www.fao.org/publications/en/ E dunque, quali sono le OPPORTUNITÀ DI CARRIERA che si prospettano in FAO? La FAO cerca di includere nel suo organico il miglior staff possibile al fine di perseguire nel migliore dei modi il suo impegno verso la eradicazione della fame nel mondo. A coloro che sono assai talentuosi e soprattutto in linea con il mandato dell’agenzia, la FAO è in grado di offrire un ambiente di lavoro dinamico, internazionale e multiculturale. Basti pensare che ad oggi nell’Agenzia sono impiegati specialisti provenienti da 100 paesi differenti!
Budget e contributi Nel 2010, la FAO ha realizzato programmi e progetti per un totale di 903 milioni di dollari. Il programma generale di lavoro della FAO è finanziato sia da contributi fissi che volontari. I contributi fissi sono quelli forniti dai paesi membri e vengono decisi in occasione della Conferenza biennale della FAO. Il budget ordinario della FAO per l’anno 2012/2013 ammonta ad 1 miliardo di dollari. I contributi volontari, invece, sono forniti dai membri e da altri partners che forniscono ai governi assistenza tecnica e di emergenza (inclusa
Per quanto riguarda gli stipendi, la FAO adotta il sistema UN. I dettagli possono essere facilmente reperiti sul sito dell’ International Civil Service Commission. Dal momento che la FAO opera su scala globale, allo staff è richiesta un'elevata flessibilità in termini di mobilità, sia da un punto di vista geografico che di funzioni svolte.
Per meglio comprendere in che modo i giovani possano trovare lavoro presso la FAO, abbiamo intervistato la Responsabile delle Risorse Umane per i programmi YPP (Young Professional Programme) e APO (Associate Professional Officers Programme) della FAO Miho Mitsui
Miho Mitsui, ci dica qualcosa su di Lei. Io sono Giapponese. Prima di cominciare la mia carriera, ho studiato negli USA laureandomi in Sociologia e successivamente in Inghilterra dove ho conseguito il dottorato in studi sullo sviluppo. Ho cominciato in Giappone come consulente delle risorse umane in
uno degli studi di contabilità più importanti a livello globale. Dopo qualche anno di esperienza nel settore privato, ho fatto richiesta per partecipare ad uno dei programmi APO finanziati dal mio Paese e sono stata selezionata presso lo UNDP. Questa esperienza della durata di due anni mi ha permesso di lavorare in Danimarca e negli Stati Uniti come specialista delle risorse umane e, soprattutto, di perseguire altre opportunità e di sviluppare la mia carriera nel sistema ONU. Dopo essere stata APO allo UNDP, infatti, mi è stata offerta la possibilità di lavorare al WHO, tre anni in Svizzera e tre anni in India. In seguito, direttamente da Nuova 6
Delhi sono arrivata a Roma per lavorare alla FAO. Miho, qual è il suggerimento che si sente di dare agli studenti che sono interessati a lavorare per la FAO? I candidati devono possedere una laurea e devono avere esperienza in una delle aree correlate al lavoro dell'Agenzia, ovvero: economia, scienze animali, scienze agronomiche, botanica e scienze del territorio, sociologia rurale, pesca, silvicoltura, coordinazione d’emergenza, possedimento fondiario, finanza, amministrazione, informatica, gestione delle risorse umane e altre aree sempre relazionate con il mandato dell’Agen-
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zia. È oltremodo richiesta una buona conoscenza dell’Inglese, del Francese o dello Spagnolo. La conoscenza di altre due lingue tra Arabo, Cinese e Russo rappresenta senz’altro un vantaggio. In aggiunta a queste competenze più complesse e prettamente di natura tecnica, la FAO tiene in considerazione anche altri requisiti aggiuntivi quali la capacità di lavorare in team e la capacità di comunicare chiaramente. Quali sono dunque le opportunità offerte ai giovani che vogliono lavorare in FAO? Ai giovani offriamo le seguenti opportunità facilmente reperibili sul sito dell’agenzia nella sezione “resource”:
Dove possiamo saperne di più riguardo queste opportunità? Molte informazioni dettagliate su tutti i programmi elencati sopra, proprio come le altre opportunità di lavoro all’interno della FAO, possono essere reperite sul nostro sito internet. Fino ad ora, il sito ha rappresentato la migliore fonte di informazioni per le job opportunities nell’Agenzia. A suo parere, qual è l’aspetto migliore del lavoro in FAO? La FAO è un agenzia specializzata, creata per garantire la sicurezza alimentare in modo tale che tutti gli esseri umani abbiano regolare accesso a cibo di media - alta qualità e che possano condurre una
vita attiva e sana. La nostra mission è innalzare il livello di nutrizione, perfezionare la produttività agricola, migliorare le vite delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita dell’economia globale. Se si è genuinamente interessati a questo mandato e si vuole fare la differenza, la FAO è probabilmente il miglior posto in cui lavorare. Se si vuole essere coinvolti in interazioni e in discussioni con esperti tecnici sia all’interno che all’esterno della FAO e si è pronti ad affrontare e a superare energicamente le sfide che il nostro mandato ci pone innanzi, questo è senz’altro il posto giusto in cui cominciare la propria carriera.
FAO Associate Professional Officer Gli APOs sono giovani spesso intorno ai 30 anni d’età, con pochi anni di esperienza lavorativa alle spalle che vengono selezionati e finanziati dai loro stessi governi per lavorare alla FAO. Il Programma APO è un’esperienza meravigliosa sia perché dà la possibilità ai partecipanti di conoscere dall'interno il lavoro concreto svolto dall’Agenzia, sia perché gli consente di sviluppare le giuste competenze tecniche, utili per le loro future carriere. FAO Junior Professionals Programme Questo programma è stato indetto molto recentemente basti pensare che il primo gruppo di Junior Professionals è stato attivato solo lo scorso luglio. Il programma offre agli Young Professionals, di solito un po’ più giovani degli APOs, l’opportunità di acquisire esperienza sul campo con la FAO. Differentemente dagli APOs che sono finanziati dai governi dei Paesi a cui appartengono i partecipanti, i JPs sono interamente finanziati dalla FAO. FAO Volunteer Programme Il Volunteer Programme permette agli individui di contribuire volontariamente all’operato FAO. I candidati devono per lo meno possedere un interesse accademico per il mandato e per gli obbiettivi dell’agenzia. È da notare, ad ogni modo, che per i volontari non è previsto nessun tipo di retribuzione.
Link Utili: Per scoprire tutte le opportunità di lavoro come volontario, consulente, Intern, APO, vi consigliamo di visitare i seguenti link: http://www.fao.org/employment/empl-home/en/ FAO Associate Professional Officer - http://www.fao.org/tc/apo/en/ FAO Junior Professionals Programme - http://www.fao.org/employment/jpp/en/ FAO Internship Programme - http://www.fao.org/employment/empl-internship/en/ FAO Volunteer Programme - http://www.fao.org/employment/empl-faovolunteer/en/ 7
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Fabrizia Covi, Volontaria FAO, e Tommasso Alacevich, Associate Professional Officer, raccontano le loro esperienze a Giovani nel Mondo
Fabrizia Covi, Volontaria FAO Fabrizia, ci descrivi brevemente la tua formazione accademica e professionale? Nel luglio 2009 mi sono laureata in Scienze Politiche presso l’Università La Sapienza di Roma e nel dicembre 2011 ho conseguito la laurea magistrale in Relazioni Internazionali, presso la medesima università. Ho iniziato la mia esperienza in FAO nell’ottobre 2011, durante la stesura finale della tesi in diritto internazionale ambientale. Nel corso degli studi ho maturato anche due esperienze all’estero: la prima accademica, come studente ERASMUS presso l’University College of London; la seconda professionale, come stagista presso l’Ambasciata d’Italia a Londra. Perchè hai scelto di lavorare in FAO? Ho deciso di mandare la mia application per lavorare in FAO, poiché ritenevo che uno stage presso un’agenzia delle Nazioni Unite avrebbe costituito un’esperienza professionale di grande valore formativo. Inoltre l’idea di partecipare alla nobile missione dell’organizzazione, unita alla motivazione e all’interesse nella materia, mi hanno spinto fin qui.
è assistere la mia responsabile, Ms. Cristina Pelazza, Human Resources Officer, nella preparazione e nel coordinamento dei Programmi di formazione del personale. Nell’assolvere questa funzione svolgo quotidianamente varie e stimolanti attività, quali la gestione amministrativo-logistica dei corsi di formazione per il personale della FAO, l’aggiornamento del materiale didattico e lo sviluppo di nuovi programmi di formazione. Cosa apprezzi di più della FAO e qual è la sfida più grande? L’aspetto che più mi affascina di questa organizzazione è la possibilità di lavorare in un ambiente multi-culturale, multi-etnico e multi-religioso, dove le differenze si incontrano e lavorano insieme per obiettivi comuni. La sfida più grande e, a mio avviso, più difficile da vincere consiste nel saper bilanciare gli interessi nazionali ed internazionali in gioco, senza perdere di vista gli obiettivi della FAO. La sfida più importante per ognuno di noi è di ricordare ogni giorno che lavoriamo per eliminare la fame nel mondo, garantire la sicurezza alimentare a livello globale e combattere la povertà. Quale sarà il tuo prossimo obiettivo/successo? Per il mio prossimo futuro, mi auguro di proseguire la mia giovane carriera nell’ambito delle organizzazioni internazionali, specialmente tramite esperienze all’estero, e di mantener vivi dentro di me quegli ideali che ispirano l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Di cosa ti occupi? Da oltre tre mesi lavoro presso la divisione di Risorse Umane – Staff Development and Learning Branch (CSHT). Il mio compito principale 8
Tommasso Alacevich - FAO APO Tommasso, come nasce il tuo interesse per le tematiche dello sviluppo? Ho conosciuto il mondo della cooperazione durante i miei studi universitari. Se inizialmente pensavo che con una laurea in Economia avrei potuto lavorare per strutture pubbliche in Italia, più avanti, nei vari seminari e corsi su sviluppo ed economia internazionale, ho capito che si poteva guardare anche al di là del nostro paese, e affrontare sfide più ampie – e a mio modo di vedere anche più urgenti! Mi sono laureato in Economia presso l’Università degli studi “Roma Tre” nel 2004. In quell’anno, impaziente di iniziare a mettere in pratica gli studi, ho iniziato a svolgere servizio civile presso Volontari nel Mondo FOCSIV, una Federazione italiana di Organismi (ONG) impegnati sul fronte del volontariato internazionale, formazione e sicurezza alimentare. È stata una bellissima esperienza che mi ha messo in relazione con il mondo lavorativo in un campo che ho sempre ritenuto interessante, da quando ne ho conosciuto l’esistenza. In questo senso devo molto all’Università che mi ha consentito di entrare in contatto con realtà che permettevano di combinare passione e impegno lavorativo. Studiando economia con indirizzo “sviluppo”, una delle prime cose che salta agli occhi è la profonda ingiustizia che sta nella disuguaglianza dell’accesso alle risorse, ai servizi di base, all’educazione…, che si traducono poi in
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disuguaglianza di opportunità e mancanza di capacità di vivere una vita libera. Tutto questo è ancora più evidente nei contesti rurali dei paesi meno sviluppati, dove anche l’accesso al cibo non riesce ad essere garantito; è su questi aspetti che ho concentrato i miei sforzi, sia mentre scrivevo la tesi di laurea sia preparando quella del Master Internazionale in Cooperazione allo Sviluppo, che ho frequentato presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori (IUSS) di Pavia, così come poi nel lavoro, durante i quasi tre anni spesi a lavorare presso l’IFAD, International Fund for Agricultural Development. Perché hai scelto di lavorare in FAO? Diciamo che è capitato, ma forse niente avviene per caso. Come tanti giovani che lavorano nel settore della cooperazione, avevo mandato il curriculum a UN/DESA (Dipartimento delle Nazioni Unite degli affari economici e sociali) per partecipare al programma JPO (Junior Professional Officer). Sulla base di un incontro di interessi tra il mio profilo, il mio curriculum di studi, le mie precedenti esperienze lavorative, e le necessità segnalate dai vari uffici ONU che avevano fatto richiesta a UN/DESA, sono stato selezionato come JPO – Program Officer - nella rappresentanza FAO, in Bangladesh, che in quel momento iniziava un periodo di forte crescita. Il JPO permette di fare un’esperienza professionale in Organizzazioni Internazionali, quali le Nazioni Unite e l’Unione Europea, in vari contesti e campi lavorativi. Il programma per cui ero stato selezionato, basato sul “campo”, mi avrebbe permesso di toccare con mano le sfide per servire chi ha più bisogno, consentendomi di averne esperienza diretta e quotidiana, oltre che di accumulare conoscenze tecniche e istituzionali in un’importante organizzazione internazionale di riferimento nel campo dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, affiancando professionisti
esperti e a confronto diretto con altre realtà governative e non governative. Ho accettato e le aspettative che mi prefiguravo si sono verificate. E adesso di cosa ti occupi in FAO? Ho vissuto a Dhaka per quasi tre anni, durante i quali ho seguito lo sviluppo di vari progetti e la formulazione di un grosso piano d’investimenti per l’agricoltura e la sicurezza alimentare. Al termine di questo periodo, ho avuto l’occasione di trasferirmi a Roma per gli ultimi quindici mesi di contratto, ed attualmente sto completando il programma JPO nel Centro Investimenti della FAO, seguendo le attività della Divisione nel supporto alla pianificazione nazionale ed al rafforzamento delle capacità dei Governi e di altre controparti locali, nonché nella formulazione di progetti, rivolti principalmente nella zona dell’Asia del Sud (Bangladesh in primis) ma anche nel nord dell’Africa, come anche in Djibouti e in Yemen. Quali sono gli aspetti che maggiormente apprezzi del tuo lavoro e cosa rappresenta per te quest'esperienza? Come dicono in tanti sulla FAO, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Grazie alla sua capacità di agire sul piano diplomatico come sull’implementazione di progetti sul terreno, la FAO è tra le organizzazioni internazionali quella che ha maggiori capacità di affrontare e di ridurre l’insicurezza alimentare. Non è solo un privilegio lavorare per la FAO di per sé; essere basati nella sede centrale a Roma rappresenta anche la possibilità di imparare continuamente da colleghi più esperti, e di mantenere una visione globale, confrontando situazioni di paesi diversi per affinare gli approcci di intervento e migliorare il servizio ai beneficiari ed ai paesi membri. Lavorare per la FAO rappresenta anche una sfida: nonostante ci sia poco tempo per raggiungere il primo obiettivo di 9
sviluppo del millennio – sradicare la povertà e l’insicurezza alimentare entro il 2015, e nonostante in molte zone del mondo il numero di affamati stia crescendo, il tema dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare da qualche anno e’ cresciuto di importanza nell’agenda internazionale. La sfida della FAO sta nel continuare a porsi come agente di riferimento, come centro di eccellenza ed offrire servizi di assistenza tecnica ai paesi più bisognosi. In termini più concreti, una delle sfide starà nel continuare a guidare governi ed altri attori nell’indirizzare gli investimenti pubblici (e privati!) laddove i bisogni sono maggiori, e nei settori che hanno più potenziale per ridurre povertà e fame. E nel tuo futuro cosa c'è? Non ho un unico obiettivo. Tendo a dare una grande importanza al lavoro nella mia vita, credo che col lavoro (ma non solo!, c’è un mondo da vivere la fuori…) una persona possa coniugare passione personale e soddisfazione professionale. Mi piacerebbe poter continuare a lavorare in questo settore, magari con altre esperienze di campo. Più concretamente, cosa che in fondo conta di più nell’immediato, ho un progetto in Bangladesh al quale sto contribuendo. Il Bangladesh è un contesto prioritario, circa 42 milioni di abitanti non hanno accesso ad un quantitativo di cibo sufficiente a soddisfare il fabbisogno calorico giornaliero. Attraverso una serie di attività volte a rafforzare le capacità di enti governativi e della società civile, il progetto si ripropone di rafforzare la capacità del Bangladesh stesso di formulare e contribuire alla realizzazione di progetti e investimenti di sicurezza alimentare sul proprio territorio. Il mio prossimo obiettivo è dunque contribuire a rendere questo progetto efficiente ed efficace. Più in astratto, mi piacerebbe continuare a coniugare la passione che ho per questo lavoro con gli affetti e la vita al di fuori.
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FEATURE: Ending Hunger in our lifetime Se vivete a Roma, vi sarà capitato di vedere per strada un cartellone con su scritto “Un miliardo di persone soffre la fame cronica. E io non lo posso più accettare”. Questo slogan ed un fischietto giallo sono i simboli della campagna internazionale lanciata dalla FAO per far pressione sui governi di tutto il mondo affinché diano priorità assoluta al problema della fame. L’ obiettivo? Creare una massa critica di gente che non tollera che un miliardo di esseri umani siano colpiti da fame cronica e vuole dare voce al problema. Durante il primo anno dell’iniziativa, grazie ai numerosi eventi dedicati ed al lancio di una petizione online, sono state raccolte oltre 3 milioni di firme e decine di migliaia di sostenitori hanno aderito alla campagna attraverso
i social media, costituendo la base di un movimento internazionale che chiede l’eradicazione della fame nel mondo. Un movimento quello di Ending Hunger che ha continuamente bisogno di essere alimentato con nuove idee. Per questo e’ stato creato un portale online multilingue all’interno del quale vengono proposte notizie, interviste, video, report e libri. Tutti questi contenuti aiutano a capire perché, in un momento storico in cui la produzione di cibo e’ sufficiente a sfamare tutta l’umanità’, ci sono ancora persone che muoiono di fame e, soprattutto, cosa può essere fatto ad ogni livello, per raggiungere un traguardo così importante. Le università, ad esempio, possono contribuire in modo determinante alla lotta contro la fame, diffondendo le conoscenze, incre-
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mentando la ricerca scientifica, stimolando la discussione ma, soprattutto, formando i leader che domani potranno prendere decisioni consapevoli ed essere risolutivi rispetto al problema. Se anche voi siete indignati per questa situazione e vi interessa collaborare, EndingHunger ha bisogno di voi! Sostenete il movimento sui social media contribuendo al dibattito con nuove idee; motivate i vostri amici coinvolgendoli nel movimento; organizzate eventi di sensibilizzazione nella vostra università e, se vi sentite particolarmente stimolati, scrivete il vostro punto di vista in un articolo da inviare a: info@endinghunger.org. URL: www.endinghunger.org FB: http://www.facebook.com/1billionhungry
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IFAD INTERNATIONAL FUND FOR AGRICULTURAL DEVELOPMENT
"Enabling poor rural people to overcome poverty"
La mission Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD, International Fund for Agricultural Development) è un’istituzione finanziaria internazionale e un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, con sede a Roma, fondata nel 1977 con il mandato specifico di elaborare progetti di sviluppo agricolo tramite la creazione di imprese rurali (agricole e non) e per combattere la fame e la povertà nelle aree rurali più povere del pianeta. La decisione di istituire la nuova istituzione finanziaria fu presa infatti in occasione della Conferenza Mondiale sull’Alimentazione del 1974, la quale stabilì che per far fronte alle cause dell’insicurezza alimentare, occorreva risolvere innanzitutto i problemi strutturali dei Paesi in Via di Sviluppo, tenendo conto che la maggior parte delle popolazioni povere sono concentrate nelle zone rurali. Il mandato dell’IFAD, di cui oggi fanno parte 167 Paesi membri, è quello di mettere i poveri delle aree rurali in condizione di sviluppare le loro capacità di produrre reddito e di incrementare la loro produzione alimentare ed agricola; a tal fine l’IFAD promuove la formazione professionale e lo sviluppo delle competenze e collabora con le comunità locali al fine di aiutarle ad organizzarsi e a rafforzare le proprie istituzioni, a migliorare le infrastrutture e i servizi finanziari rurali. Ricercando soluzioni specifiche per ogni Paese, gli interventi dell’IFAD consentono alle comunità rurali di assumere la responsabilità del proprio sviluppo, anche attraverso maggiori possibilità di accesso alle risorse naturali, tecnologiche e produttive, ai mercati ed ai servizi finanziari, nonché ai processi di programmazione politica a livello locale e nazionale. L’IFAD combatte la povertà non solo prestando denaro a tassi agevolati o tramite donazioni, ma anche sostenendo la causa
delle popolazioni rurali. L’IFAD si impegna affinché il punto di vista dei piccoli agricoltori ed imprenditori rurali abbia un peso sulle decisioni di politica internazionale e fornisce alle popolazioni rurali le competenze necessarie a partecipare e contribuire in prima persona ai processi di definizione delle politiche pubbliche che le riguardano. Per la sua natura di organizzazione multilaterale il Fondo offre inoltre una piattaforma globale per discutere importanti questioni politiche e attirare l’attenzione sul ruolo dello sviluppo agricolo per il conseguimento degli Obiettivi del Millennio. La struttura I principali organi direttivi del Fondo sono rappresentati dal Consiglio dei Governatori che si riunisce una volta l’anno, con la partecipazione di tutti i Paesi membri, ed il Consiglio di Amministrazione che è composto da 18 Paesi membri e da 18 Paesi supplenti, eletti con un mandato di tre anni. Il Consiglio di Amministrazione adotta le principali politiche e risoluzioni del Fondo e le raccomanda al Consiglio dei Governatori, al quale spetta l’approvazione finale, ivi inclusi il piano di lavoro e di bilancio e l’adozione di nuovi regolamenti. Al Consiglio dei Governatori spetta inoltre l’elezione del Presidente del Fondo, che rimane in carica con un mandato, rinnovabile, di 4 anni. Dall’aprile 2009 il Presidente dell’IFAD è il nigeriano Kanayo F. Nwanze. Le risorse Le risorse del Fondo derivano da periodiche ricostituzioni da parte dei Paesi membri, che vengono negoziate ogni tre anni. Dal 1978, il Fondo ha già investito più di 10 miliardi di dollari in oltre 730 programmi e progetti, assicurando prestiti a tassi agevolati e donazioni di cui hanno beneficiato oltre 300 11
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milioni di persone e contadini che vivono in condizioni di povertà assoluta. Trattandosi di programmi che vengono co-finanziati insieme ai numerosi partners del Fondo (Governi, Fondazioni ed altri organismi internazionali, tra cui la Banca Mondiale), a questi investimenti vanno inoltre aggiunti circa 17 miliardi di dollari assicurati attraverso altri finanziamenti bilaterali e/o multilaterali, per un valore complessivo di oltre 27 miliardi di dollari. Attualmente, l’IFAD finanzia oltre 200 programmi e progetti in 84 Paesi in via di Sviluppo ed è in corso il negoziato per il nono rifinanziamento del Fondo stesso.
nazionali per la ricerca agricola, istituti di ricerca sulle politiche ed università e, ovviamente,con le altre agenzie delle Nazioni Unite, in particolare con le“Agenzie sorelle” di Roma: FAO e WFP. Aree di intervento Le principali aree di intervento in cui opera l’IFAD sono l’Africa sub-sahariana (42 paesi con 115 programmi e progetti in corso di attuazione) e l’area Asia e Pacifico (19 paesi con 59 programmi e progetti in corso di attuazione); diversi progetti di sviluppo sono inoltre attivi nell’area America Latina - Caraibi e Medio Oriente, Nord Africa, Asia Centrale ed Europa Orientale. Dal 1977, anno della sua istituzione, l’IFAD ha mobilitato a favore dello sviluppo rurale quasi 21 miliardi di dollari tra co-finanziamenti e risorse nazionali, oltre a contribuire a sua volta con circa 13,7 miliardi di dollari in prestiti e donazioni, ha sostenuto 892 programmi e progetti in 116 paesi del mondo e ha messo circa 400 milioni di persone in condizione di coltivare maggiori quantità di alimenti, migliorare la gestione delle proprie terre e di altre risorse naturali, acquisire nuove competenze, avviare piccole imprese, istituire organizzazioni solide e ottenere voce in capitolo sulle decisioni che influenzano la loro vita.
Come lavora l'IFAD? L’IFAD svolge principalmente il ruolo di mobilitare risorse da investire in opportunità di sviluppo per i poveri delle aree rurali. A tal fine i partenariati ricoprono un elemento centrale in tutte le attività dell’IFAD. Il Fondo lavora in stretta collaborazione innanzitutto con i governi dei Paesi beneficiari in via di sviluppo (in primo luogo con i ministeri dell’agricoltura e delle finanze e con le istituzioni ad essi associate) e con le comunità locali che vivono nelle aree rurali nella formulazione, supervisione e valutazione dei di programmi e progetti a guida nazionale che sostengano i piccoli agricoltori ed i produttori rurali poveri. L’IFAD lavora, inoltre, in sinergia con organizzazioni internazionali (in primis OPEC - Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio - e OCSE - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico); con le organizzazioni non governative; con il settore privato per formulare progetti e programmi innovativi e coerenti con le politiche nazionali in materia di sviluppo agricolo e rurale; con altre istituzioni finanziarie multilaterali, donatori bilaterali, centri inter-
©IFAD/Amadou Keita
I risultati raggiunti ad oggi Nel campo dello sviluppo dei mercati di beni e servizi ambientali l’IFAD ha ottenuto negli ultimi anni notevoli risultati, tra cui: la formazione di 4,5 milioni di persone nell’uso di tecniche e pratiche agricole migliorate, il miglioramento della gestione di 5,5 milioni di ettari di terra di proprietà collettiva, il ripristino o la costruzione di 18.000 km di strade, la formazione o il rafforzamento di 13.000 gruppi impegnati in attività di commercializzazione, formazione di 716.000 persone con profilo commerciale ed imprenditoriale e la formazione di 2,1 milioni di persone in tecniche di gestione delle comunità. Nell’ambito dei progetti riguardanti i servizi finanziari rurali l’IFAD ha sostenuto molte istituzioni finanziarie decentrate; i principali risultati ottenuti sono stati l’aver assistito, in collaborazione con le istituzioni finanziarie, più di 30 milioni di utenti e l’aver concesso a ben 24 milioni di donne prestiti (pari all’83 per cento dei prestiti complessivamente erogati)! 12
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Giovani nel mondo vi illustra qui di seguito i due programmi che vi consentono di fare un'esperienza professionale presso l'IFAD: l'Internship Programme e l'Associate Professional Officer Programme!
INTERNSHIP PROGRAMME Per candidarsi è necessario compilare in tutte le sue parti il modulo “IFAD Personal History Form” disponibile online al link http://www.ifad.org/job/va/phf.htm ed inviarlo all'indirizzo email internship@ifad.org. Le domande vengono esaminate dalla divisione Risorse Umane dell’IFAD che di volta in volta stilano ed aggiornano la lista dei potenziali tirocinanti. Questa lista ha validità di 1 anno e, a seconda delle opportunità e delle necessità, gli uffici interessati vi faranno riferimento per attingere nominativi. La durata dei tirocini è massimo di 6 mesi, solitamente non prorogabili, ed è prevista una retribuzione mensile in un’unica rata di 600 US$.
Il programma di tirocini dell'IFAD rappresenta un'ottima opportunità per studenti e neolaureati in discipline riguardanti le attività e la missione dell'Agenzia per vivere un'esperienza professionale e formativa nel settore dello sviluppo agricolo a diretto contatto con i funzionari. I requisiti e le competenze richiesti sono: - Essere studenti universitari o neolaureati triennali o magistrali da non più di 12 mesi; - Conoscere in maniera fluente la lingua inglese e le altre lingue ufficiali di IFAD; - Essere cittadino di uno degli stati membri dell’IFAD; - Non avere superato i trent' anni di età; - Essere in possesso di una copertura sanitaria.
FOCUS SUL PROGRAMMA APO - ASSOCIATE PROFESSIONAL OFFICER PROGRAMME panti avranno: • ottenuto una comprensione del mandato, delle strategie e degli obiettivi dell’IFAD e di come il loro lavoro abbia contribuito a realizzarli; • acquisito pienamente la capacità di gestire un lavoro in team; • sviluppato la capacità di lavorare sul campo in un’ampia varietà di divisioni; • compreso in che modo vengono portati avanti i progetti da attuare sul campo e come l’IFAD dia il suo aiuto alle persone povere delle aree rurali; • partecipato a workshops interni ed esterni, a seminari o a corsi finalizzati ad accrescere le loro competenze; • affrontato un viaggio sul campo nel caso in cui siano stati assegnati alle aree operative; • preso parte al corso offerto dall’IT Division inerente i sistemi Microsoft Office;
I programmi APO sono stati creati dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite e rappresentano un’opportunità unica per reclutare giovani professionisti intenzionati a lavorare nel campo delle attività a supporto dello sviluppo. L’IFAD ha indetto i suoi primi programmi APO nel 1980, appena tre anni dopo la sua fondazione e, da allora, ha continuato a promuovere questo tipo di iniziativa. Quali sono i vantaggi? Sicuramente il più importante consiste nel fatto che i giovani partecipanti sono portati ad acquisire una solida conoscenza della cooperazione internazionale grazie all’unione di esperienze pratiche sulle tematiche dello sviluppo svolte sia in sede che sul campo. Alla fine del loro incarico presso l’IFAD i parteci13
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• partecipato a programmi di formazione ufficiale, al programma di orientamento IFAD, al processo di training svolto sul campo, ad incarichi speciali e ad altre attività educative. Un ulteriore vantaggio riguarda, poi, la stessa Organizzazione che in questo modo può contare sull’entusiasmo e sul pensiero innovativo di giovani professionisti nel raggiungimento degli obbiettivi di sviluppo prefissati. Trattandosi di un programma finanziato dai Governi nazionali (Accordi di finanziamento sono stati stipulati dall'IFAD con Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Norvegia, Svizzera, Svezia e USA), anche il Paese finanziatore ne trae beneficio perché fornendo un’ opportunità di training ai propri giovani cittadini ne accresce le competenze in aree specializzate!
per le procedure di reclutamento del programma APO. Inizialmente l’IFAD identifica le aree di assegnazione degli APOs e formula dettagliate offerte di lavoro che sono successivamente trasmesse ai Paesi finanziatori interessati dal programma. E' infatti il Paese finanziatore che si occupa di selezionare i candidati appropriati per il progetto, dopodiché li sottopone all’IFAD per una revisione. Tutti coloro che possiedono i requisisti di eleggibilità sono invitati presso la sede dell’Agenzia per sostenere un colloquio. Viene così effettuata una selezione finale ed inviata una segnalazione al Paese/ente finanziatore. Per l'Italia l'Ente di riferimento è l'ufficio United Nations Human Resources for International Cooperation (UNDESA) http://www.undesa.it Negli ultimi anni alcuni finanziatori hanno espresso la volontà di inserire all’interno degli APOs cittadini provenienti da PVS. Tali candidati dovranno seguire le stesse procedure indicate sopra.
Qual è il profilo dei candidati APO? Generalmente i candidati destinatari di questo tipo di iniziativa sono uomini e donne qualificati sotto i 32 anni d’età in possesso di una laurea in agraria, nutrizione, ingegneria civile, economia, scienze politiche, sociologia, business administration, relazioni internazionali o discipline correlate. E’ necessario, inoltre, che il candidato abbia un minimo di due anni di esperienza lavorativa pregressa e che possieda un’ottima conoscenza di una delle lingue ufficiali dell’IFAD (Arabo, Inglese, Francese, Spagnolo). È richiesta obbligatoriamente una conoscenza di base della lingua inglese. Gli APOs sono retribuiti con un livello p1/p2 in linea con i salari ONU e consentono di stipulare con l’organizzazione un contratto a termine della durata di un anno eventualmente rinnovabile per un secondo e un terzo anno a seconda dell’ operato del young professional e dei fondi disponibili.
E dopo? Quali opportunità di carriera si prospettano? Negli anni, l’IFAD ha garantito un impiego regolare a molti fra coloro che hanno svolto gli APOs. In alcuni casi, i partecipanti hanno occupato posizioni di lavoro senior o manageriali. Verso la fine del loro incarico, i partecipanti possono far richiesta per una vacancy presso l’IFAD. Sono considerati come candidati interni e le loro domande sono valutate alla luce dell’esperienza che i giovani hanno acquisito durante la loro esperienza nell’agenzia. Dunque, gli ex partecipanti al programma APO hanno la possibilità di ottenere contratti a scadenza o contratti a tempo determinato presso l’IFAD. Infine, molti di coloro che hanno partecipato al programma, hanno constatato che la loro esperienza con l’IFAD è stata una rampa di lancio per poter lavorare presso altre agenzie governative e non governative e nel settore privato.
Modalità di selezione L’ufficio Risorse Umane è il punto di riferimento
Link utili: Internship Programme http://www.ifad.org/job/intern/index.htm APO Programme http://www.ifad.org/job/apo/index.htm Segui IFAD su: Facebook Twitter: @IFADnews Youtube: http://www.youtube.com/user/IFADTV 14
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Giovani nel Mondo ha intervistato Giulia Maria Baldinelli, ex studentessa LUISS, per capire quali possibilità di carriere possono presentarsi dopo uno stage presso l' IFAD.
Giulia Maria Baldinelli nasce a Roma nel 1985. Laureatasi in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'università LUISS Guido Carli di Roma, con una tesi sui diritti dei popoli indigeni e le migrazioni, ha prima svolto prima un'internship presso l'IFAD, e poi attività di consulenza per Bioversity International. Viaggiatrice curiosa, appassionata degli indigenous issues e della tutela della biodiversità, si trova da un anno a Londra per seguire un progetto di dottorato alla SOAS. Giulia, come è iniziata la tua esperienza a Bioversity International? Nel 2009 ho svolto un internship presso l’ IFAD, nell’ambito delle ricerche per la preparazione della mia tesi di laurea specialistica. Avendo lavorato per sei mesi con la coordinatrice dell’ufficio Questioni Indigene e Tribali dell’IFAD, sono venuta in contatto con alcuni esperti di indigenous issues. Durante lo stage ho collaborato sporadicamente con il fondatore e coordinatore della Indigenous Partnership for Agrobiodiversity and Food Sovereignty, iniziativa supportata e ospitata dal centro di ri-
cerca internazionale Bioversity International. Al termine del mio internship all’IFAD ho quindi iniziato a lavorare presso Bioversity International come stagista per la Indigenous Partnership. Successivamente, ho continuato a lavorare a Bioversity, prima come stagista e poi come consulente, per un anno e mezzo circa. Qual è stato il progetto che ti ha maggiormente appassionata? Senz’altro la Indigenous Partnership, il mio primo incarico a Bioversity, volto ad a incoraggiare la comunicazione e la collaborazione tra scienziati, popoli indigeni e piccole comunità locali con il comune interesse di perseguire lo sviluppo facendo leva sulla conservazione della biodiversità in agricoltura. Dopo un periodo di ricerca con la Indigenous Partnership, ho preso parte ad altri progetti altrettanto interessanti. Ho inizialmente contribuito alla preparazione di un’agenda di ricerca sulle risorse genetiche vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura. In seguito, ho collaborato alla preparazione di alcuni studi per la realizzazione del report State of the World’s Forest Genetic Resources che la FAO sta preparando con la partecipazione di altre organizzazioni e centri di ricerca internazionali. Le esperienze professionali, prima in IFAD, poi con Biodiversity ti hanno 15
formato in un settore ben definito, quello della biodiversità agricola. Adesso hai deciso di frequentare un prestigioso dottorato di ricerca per specializzarti ulteriormente. Ce ne parli brevemente? Si, attualmente sto svolgendo un dottorato di ricerca presso l’università SOAS di Londra. Il mio argomento di ricerca riguarda la conservazione della biodiversità agricola nelle Ande boliviane e le conseguenze dei flussi migratori campagna-città che coinvolgono i piccoli agricoltori indigeni. Nel mio primo anno di dottorato ho preparato il progetto di ricerca su cui lavorerò per i prossimi due anni, prima in Bolivia per la raccolta dei dati e poi di nuovo a Londra per la redazione della tesi. Sicuramente, le precedenti esperienze professionali hanno giocato un ruolo fondamentale nella scelta dell’argomento di ricerca, in cui ho cercato di combinare il mio interesse per le questioni indigene e i flussi migratori, con un focus sulla conservazione delle risorse naturali. Essere entrata in contatto con la realtà di un’organizzazione come Bioversity mi ha permesso di articolare il mio progetto secondo un’impostazione interdisciplinare che unisce movimenti di popolazione e gestione delle risorse naturali e agricole e di approfondire tematiche quali la tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e la conservazione dell’agro biodiversità.
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THE WORLD FOOD PROGRAMME "Fighting Hunger Worldwide"
Fonte: WFP
Cos’è e cosa fa il Programma Alimentare Mondiale (WFP)? Il WFP è la più grande organizzazione umanitaria internazionale , è l’agenzia delle Nazioni Unite in prima linea nella lotta contro la fame. Ogni anno, in media, sfama oltre 90 milioni di persone in più di 70 paesi. Il WFP è anche il braccio logistico delle Nazioni Unite. 30 navi, 70 velivoli e 5.000 camion del WFP sono sempre in movimento per portare cibo e assistenza dove sono più necessari.
momento giusto”. Cosa significa in concreto? Innazitutto il riconoscimento che i bisogni alimentari cambiano a seconda dell’età e della condizione fisica. Un neonato, un bambino piccolo, un malato, una donna incinta o che allatta hanno specifici bisogni alimentari. Perché nei primi due anni di vita, uno stato di malnutrizione cronica produce danni irreversibili. Non solo al fisico ma all’intelletto. Anche chi nasce da una madre denutrita parte svantaggiato. Che tipi di programmi attua il WFP? Il WFP, oltre a rispondere alle emergenze alimentari, attua molti tipi di programmi. Tra questi, c’è il programma di pasti scolastici: il WFP fornisce cibo a scuola a circa 26 milioni di studenti. Il cibo, sotto forma di pasti scolastici, incoraggia le famiglie a mandare i propri figli a lezione, dando loro anche una speranza in un futuro migliore. Con i programmi “Cibo in cambio di lavoro”, il WFP fornisce razioni alimentari in cambio di lavoro utile allo sviluppo della comunità. Anche i progetti di “Cibo in cambio di formazione” permettono, a chi non ha i mezzi, di apprendere un mestiere o imparare a leggere e a scrivere, capacità fondamentali per conquistare l’autonomia economica. Tra i programmi più diffusi vi sono anche quelli di “Voucher o contante per il cibo”.
Com’è gestito il WFP? Il Programma Alimentare Mondiale è gestito da un Consiglio d’Amministrazione formato da 36 rappresentanti degli Stati membri. L’agenzia è guidata da un Direttore Esecutivo, nominato congiuntamente dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e dal Direttore Generale della FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura), e rimane in carica per cinque anni. L’attuale Direttore Esecutivo è Ertharin Cousin, in carica dal 5 aprile 2012, cui spetta il compito di amministrare il WFP e di attuarne programmi, progetti e ogni altra attività. Il cibo giusto al momento giusto L’assistenza alimentare è stata declinata dal Programma Alimentare Mondiale in vari modi, sintetizzabili nella formula “Il cibo giusto al 16
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Quali sono gli obiettivi del WFP? Sono 5 gli obiettivi strategici del WFP: • Salvare vite umane e salvaguardare i mezzi di sussistenza nelle emergenze. • Prevenire la fame acuta, investire nella prevenzione dei disastri naturali e nelle misure di attenuazione del loro impatto. • Favorire la ricostruzione nelle fasi successive a un conflitto, a un disastro naturale o nei periodi di transizione. • Ridurre la fame cronica e la malnutrizione. • Rafforzare le capacità nazionali di lotta alla fame anche attraverso i programmi di “acquisti locali” e di “P4P” (Acquisti per il Progresso).
Lo sapevate che a Brindisi c'è la Base di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite (UNHRD - UN Humanitarian Response Depot)? A Brindisi opera la Base di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite (UNHRD) gestita dal WFP per conto dell’intera comunità umanitaria e da cui partono i primi soccorsi di emergenza in grado di raggiungere le aree di crisi nell'arco di 24/48 ore. Essa fa parte di un network di cinque basi logistiche – situate oltre che a Brindisi, in Ghana, Dubai, Panama e Malesia - il cui scopo è quello di assistere le popolazioni di paesi colpiti da disastri naturali o emergenze complesse aumentando la capacità di risposta della comunità umanitaria internazionale attraverso il pre-posizionamento di materiale umanitario - mezzi di riparo provvisorio, medicinali, strutture per lo stoccaggio degli aiuti, mezzi logistici, ecc. - e il loro invio nelle aree colpite. Gli stock di materiale umanitario e attrezzature logistiche pre-posizionate nei magazzini del network possono essere di proprietà di agenzie delle Nazioni Unite, di Governi, di Organizzazioni non governative o internazionali che abbiano un accordo di cooperazione con il WFP.
Da chi e come è finanziato il WFP? Il WFP è finanziato esclusivamente su base volontaria. L'agenzia riceve donazioni sotto forma di: - denaro; - alimenti base quali farina, fagioli, olio, sale e zucchero; - attrezzature utili a coltivare, immagazzinare e cuocere il cibo. Dal momento che il WFP non dispone di finanziamenti propri, ogni donazione, che sia in denaro o in natura, viene accompagnata da una quota in contante necessaria alla movimentazione, alla gestione e al monitoraggio dell'assistenza alimentare. Il WFP riceve contributi da governi, da imprese private e da individui.
Lo sapevate che esiste il Comitato Italiano WFP? Il Comitato Italiano WFP è un’organizzazione senza scopo di lucro (Onlus) nata nel 2005 con il mandato di affiancare il WFP in Italia sostenendo e promuovendo attività di sensibilizzazione e raccolta fondi. Esso è diretto da un Consiglio Direttivo e ha la sua sede nello stesso edificio che ospita il WFP.
Il WFP e l’Europa Risale al 2005 la “partnership strategica” tra WFP e Unione Europea, un’asse fondamentale per incanalare crescenti energie e risorse nella lotta contro la fame nel mondo e per intervenire nei teatri di crisi umanitaria. In particolare l’Ufficio per l’Aiuto Umanitario e la Protezione Civile (ECHO) sostiene numerosi programmi del WFP.
Link utili Sito web del WFP (versione italiana) http://it.wfp.org/ Sito web di Freerice: http://it.freerice.com (il gioco on-line attraverso cui puoi donare chicchi di riso al WFP) Sito della Base di Pronto http://www.hrdlab.eu/ Intervento Umanitario delle Nazioni Unite Segui il WFP su: Facebook ProgrammaAlimentareMondiale Twitter @WFP_IT - Youtube http://www.youtube.com/wfpitalia 17
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Il WFP e l’alimentazione scolastica
Nelle scuole I bambini ricevono la colazione, il pranzo o entrambi i pasti a scuola. I pasti sono preparati nelle scuole, oppure nelle comunità o in cucine centrali e consegnati nelle scuole. In alcuni programmi, si offrono pasti completi mentre in altri si forniscono biscotti ad alto contenuto energetico o degli snacks.
Nessun bambino dovrebbe andare a scuola affamato. Questa è la missione che il WFP si è proposto di portare a termine entro il 2015. Il WFP calcola che sono necessari 3,2 miliardi di dollari all’anno per assistere i 66 milioni di bambini affamati del mondo. Nel 2011, oltre 25 milioni di bambini hanno usufruito dei pasti scolastici del WFP. L’alimentazione scolastica incoraggia le famiglie povere a mandare i propri figli a scuola e a fare in modo che la frequentino regolarmente. I programmi di alimentazione scolastica del WFP sono spesso mirati alle ragazze, permettendo loro di avere un’istruzione anche in quelle comunità che tradizionalmente tenderebbero a marginalizzarle da un punto di vista educativo. Per quanto è possibile, il cibo viene acquistato localmente, nei paesi in via di sviluppo, con conseguenti benefici anche per lo sviluppo locale e per i piccoli agricoltori. 20 centesimi di euro al giorno assicurano una tazza di porridge, riso o legumi. Con 40 euro si sfama un bambino per un intero anno scolastico.
Le razioni da portare a casa Intere famiglie ricevono il cibo se i propri bambini frequentano la scuola in modo regolare. Le razioni da portare a casa funzionano come una specie di trasferimento di contante, dal momento che il loro valore compensa le spese per mandare i figli a scuola. Per gli studenti particolarmente vulnerabili, come le bambine o gli orfani, ai pasti scolastici si possono aggiungere razioni da portare a casa. La presenza del WFP • Nel 2011, il WFP ha fornito pasti scolastici a 25.9 milioni di bambini in 60 paesi. • Nel 2011, Il WFP ha anche fornito razioni da portare a casa a 2 milioni di ragazze e a 800.000 ragazzi.
Quali sono dunque le possibilità di carriera all'interno del WFP? Quali sono i livelli iniziali di accesso e cosa deve fare un giovane per cogliere le opportunità che vengono offerte? Lo chiediamo ad ANNE COLLANAN, Responsabile Risorse umane per le assunzioni e i trasferimenti al WFP
Anne Callanan, è una delle dirigenti dell’ufficio personale del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), approdata di recente alla sede generale di Roma. La sua carriera al WFP è, però, iniziata 25 anni fa.
Di origine irlandese, Anne ha, infatti, mosso i suoi primi passi nel mondo delle organizzazioni internazionali lavorando come UN volunteer al WFP in Pakistan, negli anni caldi della crisi afghana mentre uno dei suoi più recenti incarichi l’ha vista impegnata in Malawi come vice direttrice dell’ufficio del WFP. A lei chiediamo quali possibilità concrete ha un giovane di intraprendere una carriera nelle organizzazioni internazionali , quali profili professionali sono maggiormente richiesti e quali sono i passi da compiere se si vuole fare domanda per uno stage al WFP. Di seguito le informazioni che ci ha fornito, precedute da una sua raccomandazione.
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“Chi intende fare domanda per una delle posizioni aperte al WFP, è importante che segua tutti i vari passaggi richiesti dal nostro sistema elettronico di screening. Bisogna leggere bene le istruzioni e seguirle fedelmente rispondendo a tutte le domande”, suggerisce Anne Collanan. E per chi intende fare domanda per una posizione di volontario o per uno stage, ecco il suo consiglio: “è importante inserire, nella domanda, ogni esperienza di lavoro fatta, a livello comunitario o in associazioni di volontariato. Conta dimostrare la motivazione e l’interesse che si hanno per questo tipo di lavoro”.
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Volontari
universitaria ed aver maturato 1-3 anni di esperienza lavorativa in ambito internazionale in un’area di interesse del WFP. Avere un’ottima conoscenza dell’Inglese. E’ preferibile anche avere una buona conoscenza di una seconda lingua tra quelle ufficiali delle Nazioni Unite . •Come fare domanda? Attraverso il Ministero degli Affari Esteri del tuo paese o, per i cittadini italiani, attraverso UNDESA.
•I volontari del WFP sono persone che offrono le loro competenze al Programma Alimentare Mondiale. •I volontari non ricevono alcun tipo di remunerazione. •Criteri di selezione: età compresa tra i 18 ed i 62 anni. •Come fare domanda? •Compila il tuo CV on-line tramite la pagina web del WFP www.wfp.org •Fai domanda tramite “Voluntary Assistans Roster” alla pagina http://www.wfp.org/about/vacancies/locals
Funzionari Internazionali •Ambiti lavorativi: Programmazione, Risposta d’emergenza, Amministrazione, Logistica, Finanze, Risorse Umane, Approvvigionamenti, Nutrizione, Aviazione, Comunicazioni, Informazione, IT/Tecnologia, Ufficio legale, Sicurezza, Affari politici, ecc.
Stagisti •Il Programma di stage del WFP offre agli studenti più meritevoli un’oppurtunità per acquisire un’esperienza di lavoro concreta in posizioni affini alla loro formazione accademica. •Criteri di selezione: essere iscritti all’università laurea triennale o altro - e continuare ad esserlo per tutta la durata dello stage. Aver completato almeno 2 anni di studi universitari e aver seguito dei corsi negli ultimi 12 mesi. •Buone capacità di comunicazione in Inglese. •Gli stage hanno, solitamente, una durata di 3 - 6 mesi. •Gli stagisti ricevono un’indennità, fino ad un massimo di 700 US $ mensili (a seconda del luogo dove è situato l’ufficio del WFP). •Come fare domanda? •Compila il tuo CV on-line tramite la pagina web del WFP www.wfp.org •Fai domanda tramite “Internship Roster” alla pagina http://www.wfp.org/about/vacancies/internship .
•Criteri di selezione: essere in possesso di un titolo di laurea universitario, aver maturato 1-3 anni di esperienza lavorativa, avere un’ottima conoscenza (livello C) di una lingua ufficiale delle Nazioni Unite : arabo, cinese, inglese, francese, russo o spagnolo; avere una buona conoscenza (livello B) di un’altra lingua ufficiale delle Nazioni Unite o del portoghese (una delle lingue di lavoro del WFP). Una buona conoscenza (livello B) dell’Inglese è richiesta in ogni circostanza. •Come fare domanda? •Compila il tuo CV on-line tramite la pagina web del WFP www.wfp.org •Fai domanda per le posizioni lavorative disponibili alla pagina http://www.wfp.org/about/vacancies/professionals Visita il nostro sito web per avere maggiori dettagli sulle opportunità di lavoro al WFP: http://www.wfp.org/about/vacancies/
Junior Professional Officer (JPO) •Criteri di selezione: essere in possesso della laurea
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foto Daniela Zedda
Giovani nel Mondo intervista VICHI DE MARCHI, spoker person del Programma Alimentare Mondiale.
Dott.ssa De Marchi, di cosa si occupa al WFP? Ci racconta brevemente la sua carriera all’interno dell’Agenzia? Lavoro alla sede generale del WFP, a Roma, e svolgo la funzione di Portavoce per l’Italia dell’agenzia per l’assistenza alimentare, occupandomi sia dell’ufficio stampa che delle iniziative di comunicazione e sensibilizzazione sul territorio e con differenti istituzioni. Vengo dal mondo del giornalismo, come gran parte dei miei colleghi che lavorano all’ufficio comunicazione del WFP nel ruolo di Public Information Officer. Si tratta di
un profilo professionale specifico che richiede, in genere, di avere alle spalle almeno cinque anni di attività professionale. Quando sono arrivata al WFP , in realtà avevo quasi vent’anni di professione giornalistica, passati in gran parte ad occuparmi di politica estera. Aver lavorato come giornalista è stato certamente un grande aiuto nel dialogo con i colleghi impegnati nelle diverse testate soprattutto perché si conoscono bene quali sono le esigenze e le curiosità del mondo dei media. Cosa cerca nei suoi giovani collaboratori? Quali sono le qualità/requisiti che devono necessariamente possedere? Il team che si occupa della comunicazione del WFP con l’Italia è molto piccolo, con la sola integrazione, a rotazione, di una/uno stagista italiano. In un giovane collaboratore cerco l’entusiasmo e l’affidabilità oltre a una solida preparazione culturale e alla conoscenza ottima dell’inglese,
scritto e parlato. Ovviamente serve una capacità di ottima scrittura anche in italiano dato che gran parte del nostro lavoro ha a che fare con traduzioni e scrittura di testi e comunicati per il pubblico e il web WFP italiani. Dovendo dare un consiglio ai giovani che ambiscono a lavorare al WFP cosa direbbe? Dal punto di vista del curriculum scolastico, è fondamentale un’esperienza di studio universitario e, se possibile, di lavoro all’estero. Serve anche un certo grado di specializzazione. E’ importante accompagnare il percorso di studio con esperienze lavorative o di volontariato. E completare gli studi in tempi abbastanza rapidi con buoni voti e in università dalla solida reputazione accademica. Anche un periodo di stage in istituzioni internazionali o in istituti a vocazione internazionale può aiutare. Sapendo che la competizione è molto dura.
FREERICE, più giochi più doni, più impari Un successo del web, Freerice.com (nella versione italiana Freerice.com/it) è il gioco a quiz, educativo e umanitario, che riscuote adesioni soprattutto tra i più giovani. Ad ogni risposta giusta del giocatore online, il sito dona, attraverso i suoi sponsor, dieci chicchi di riso al WFP. Dal lancio del gioco online, nel 2007, sono stati raccolti oltre 95 miliardi di chicchi di riso, sufficienti a sfamare quasi 5 milioni di persone. Senza nessun contributo personale di chi gioca, che deve solo concentrarsi nella risposta alle domande. Tradotto dall’inglese in 5 lingue - italiano, francese, spagnolo, cinese e coreano - il giocatore può registrarsi sul sito freerice.com, scegliere la lingua e cominciare a rispondere con un click alle domande. Nella versione italiana, lanciata sul web a settembre 2011, si possono testare le proprie conoscenze in : lingua italiana (vocabolario), letteratura, bandiere, capitali del mondo. La versione inglese, invece, esistente dal 2007, offre argomenti aggiuntivi, quali matematica, arte, geografia, luoghi famosi ed anatomia. Una volta registrati sul sito, si possono invitare amici a giocare, creare gruppi tra cui sfidarsi, condividere i propri punteggi ed altro attraverso facebook e twitter, e presto ci sarà anche una applicazione per telefoni mobili. Freerice.com è uno strumento utile e divertente ma soprattutto utilizza le immense potenzialità della rete, per aiutare chi è meno fortunato e ha bisogno di assistenza. E se nel farlo si impara qualcosa e ci si diverte, tanto meglio. Consigliamo di provare a giocare. Potreste non smettere più! 20
Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo
Giovani nel Mondo intervista Raffaella Policastro un anno dopo l'Opportunity Fair Go International che le ha aperto le porte del WFP!
Raffaella Policastro ha completato il suo stage presso l’ufficio comunicazione del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite nell’aprile 2012. In questa intervista racconta la sua esperienza di stagista. Di cosa ti sei occupata al WFP? Come sei stata inquadrata all’interno del WFP? Ho lavorato come stagista nella divisione di Comunicazione nel quartier generale del WFP, a Roma. In particolare, ho lavorato nel team italiano occupandomi di tutto ciò che riguarda i media e i siti web del WFP per l’Italia, oltre a campagne di fundraising e eventi di promozione e sensibilizzazione del WFP in Italia. Mi è piaciuto davvero molto la divisione in cui ho lavorato. Ho trovato un ambiente dinamico e stimolante. Raffaella come è iniziata la tua esperienza? Come sei venuta a conoscenza di questa opportunità? Era da tempo che cercavo opportunità di stage nelle organizzazioni internazionali. Ho cercato molto, soprattutto online, ma non è molto facile riuscire a trovare uno stage in questo tipo di organizzazioni, anche perché vengono
inviate candidature da tutto il mondo e i giovani che si candidano sono abbastanza qualificati, per cui la competizione è elevata. Tuttavia un giorno ho trovato proprio quello che cercavo: la fiera del lavoro Go International dedicata alle carriere internazionali organizzata dall'Associazione Giovani nel Mondo presso la LUISS Guido Carli di Roma. Sono andata alla fiera e devo dire che è stata davvero utile, ho avuto l’opportunità di parlare direttamente con persone che lavoravano per varie agenzie ONU a Roma e ho potuto fare domande e chiarire i miei dubbi grazie a loro e, soprattutto, visitando lo stand del WFP, che all’epoca non conoscevo molto bene. Ho saputo che cercavano una nuova stagista e mi hanno spiegato come dovevo procedere per candidarmi. Ho inviato immediatamente la mia candidatura e, dopo aver fatto il colloquio assieme a molti altri candidati, sono stata selezionata per fare uno stage al WFP, appena tre settimane dopo la fiera! Ci racconti brevemente il percorso di studi e le esperienze fatte prima di arrivare al WFP? Ho studiato Lingue e Civiltà Orientali (lingua araba) all’Università La Sapienza di Roma e durante gli studi, poiché sono sempre stata attratta dalle Nazioni Unite, ho frequentato dei corsi di Cooperazione allo Sviluppo organizzati dall’Unicef, in collaborazione con l’ateneo La Sapienza. Allo stesso tempo, durante gli anni dell’università ho sempre cercato di fare dei lavori, come dare ripetizioni o fare traduzioni etc, e negli ultimi anni di 21
università ho lavorato per un’azienda di import-export di prodotti alimentari, prima come traduttrice durante viaggi di lavoro e poi come assistente. Dopo la laurea triennale ho deciso di ampliare i miei studi e ho fatto un Master in International Studies and Diplomacy a Londra, alla School of Oriental and African Studies (SOAS), University College of London. E mentre stavo ultimando il Master ho trovato l’opportunità dello stage al WFP a Roma. Cosa consigli ai tuoi coetanei che vorrebbero lavorare al WFP? Ai miei coetanei che vogliono intraprendere questo tipo di percorso lavorativo consiglio di essere prima di tutto motivati e molto determinati, penso che siano dei requisiti fondamentali perché, come dicevo prima, la competizione è alta e bisogna davvero avere le idee chiare e andare avanti con passione e determinazione. Raffaella, quali prospettive hai per il futuro? Il mio più grande desiderio sarebbe continuare a lavorare per il WFP o comunque nell’ambito dell’ONU e anche se è davvero difficile cercherò di impegnarmi al massimo per riuscirci. Inoltre, in futuro mi piacerebbe molto anche viaggiare, sempre lavorando per agenzie ONU o anche per ONG, ma lavorando sul “campo” perché penso che sia importante avere un contatto reale con le persone che vengono assistite da questo tipo di organizzazioni.
Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo
SVILUPPO INDUSTRIALE E CRESCITA ECONOMICA UNIDO UNITED NATIONS INDUSTRIAL DEVELOPMENT ORGANIZATION
UNIDO - La mission L’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) assiste i Paesi in Via di Sviluppo (PVS) e quelli con economie in transizione, al fine di favorire uno sviluppo industriale sostenibile e la cooperazione internazionale tra le imprese. Contando su 174 Paesi membri, e grazie al supporto della fitta rete di uffici a livello mondiale, UNIDO persegue tale scopo attraverso la mobilitazione di risorse umane, conoscitive e tecnologiche in grado di favorire l’occupazione produttiva e uno sviluppo economico attento alle problematiche ecologiche ed ambientali.
luppo industriale volti a coinvolgere vari settori ove l’Italia eccelle, quali l’agro-alimentare, il tessile, il conciario-calzaturiero, l’ambiente e le energie rinnovabili. Tale impegno si basa, in prevalenza, sulla promozione del partenariato industriale, sul miglioramento degli standard tecnologici e qualitativi e sul capacity-building alle istituzioni cooperanti. L’Ufficio di Roma, operando come piattaforma intermedia tra il mondo pubblico e quello privato, si impegna a contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, in particolare ridurre la povertà e la fame ed assicurare la sostenibilità ambientale. Con questo intento, l’ITPO Italy supporta lo sviluppo del settore agroindustriale, promuovendo l’innovazione tecnologica volta a ridurre le perdite agricole post-raccolta, e presta una particolare attenzione alla diffusione di tecnologie a basso impatto ambientale, utili a garantire uno sviluppo economico-industriale sostenibile.
L’UNIDO ITPO (Investment and Technology Promotion Office) Italy L’UNIDO ITPO (Ufficio per la Promozione Tecnologica e degli Investimenti) Italy, con sede a Roma, opera dal 1987 in virtù di un accordo siglato tra UNIDO e il Governo Italiano. L’ufficio ha il mandato di contribuire allo sviluppo industriale e alla crescita economica dei PVS, identificando e impiegando risorse tecniche, finanziarie e manageriali al fine di conseguire occupazione, competitività economica e tutela ambientale. L’ITPO Italy ha avviato programmi specifici di svi-
Assistenza alle istituzioni Al fine di favorire e facilitare gli investimenti nei PVS, l’UNIDO ITPO Italy, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri Italiano, coordina programmi di supporto rivolti alle istituzioni. L'assistenza alle istituzioni si concretizza prevalen23
Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo
temente su due fronti: quello della formazione e quello della promozione. 1) Formazione: • Programma Delegati: l’ITPO ospita presso i suoi uffici rappresentanti di PVS, identificati tra funzionari appartenenti a controparti istituzionali locali, al fine di supportare le attività promozionali a favore dei loro Paesi di origine. Durante il periodo di permanenza in Italia i delegati possono, altresì, giovare di opportunità di capacity building acquisendo familiarità con gli strumenti e le metodologie UNIDO. Una volta rientrati nel loro Paese d’origine, questi rappresentanti costituiscono un’importante risorsa che si va ad aggiungere al Network internazionale dell’ITPO. Tra il 1989 e il 2012 hanno collaborato con l’UNIDO ITPO Italy 53 Delegati provenienti da America Latina, Estremo e Medio Oriente, Africa e Europa. Solo nel 2011 l’ITPO Italy ha ospitato delegati da Senegal, Mozambico e Marocco. Il Programma Delegati, dunque, si è rivelato uno strumento utile non solo al fine di ottenere il supporto delle istituzioni locali, ma anche per promuovere forme di cooperazione bilaterale tra l’Italia e i Paesi in Via di Sviluppo. • Study tour: organizzazione di missioni tecniche ad hoc per approfondimenti specialistici, come visite ai distretti industriali italiani, ai consorzi export, etc. 2) Assistenza e Promozione • Definizione ed implementazione di programmi di assistenza tecnica per lo sviluppo di specifici settori industriali • Assistenza al consolidamento delle Associazioni industriali, artigianali e Camere di Commercio • Facilitazione di contatti con istituzioni che operano a sostegno delle PMI a livello nazionale ed internazionale • Promozione del Paese in via di sviluppo attraverso seminari, newsletter, ed invio di informazioni alle aziende, relativamente alle opportunità di investimento e alle capacità industriali.
tificazione e la promozione di progetti industriali; l'organizzazione di delegazioni imprenditoriali a fiere specializzate e a fora di investimenti, di incontri business to business e assistenza alle negoziazioni. Quali sono le priorità tematiche dell'Agenzia per il 2012? 1. Tutela dell'ambiente opportunità per acquisire competitività sui mercati internazionali e non gravoso vincolo cui adempiere. Questo è il messaggio che l'UNIDO è impegnata a trasmettere alle aziende nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS). Le parole chiave sono "efficienza", "innovazione" e "tecnologia" per favorire il miglioramento dei processi industriali, il riciclaggio e il riutilizzo dei materiali, la progettazione di prodotti energeticamente efficienti e che utilizzino energia prodotta da fonti rinnovabili. Le attività UNIDO, quindi, sono anche indirizzate a diffondere fra gli imprenditori una maggiore consapevolezza sulle potenzialità e le politiche di incentivazione per gli investimenti “environmentally friendly” nelle economie emergenti. In questo contesto, l’UNIDO ITPO Italy, in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha sviluppato specifici piani d’azione a beneficio del Mediterraneo e dell'Africa Sub-sahariana. Queste iniziative sostengono l’interazione tra le piccole e medie imprese dei PVS e le aziende italiane, ponendo in essere attività di informazione, di identificazione e promozione di progetti industriali e di formazione, in particolare nei seguenti settori: gestione delle risorse idriche, trattamento dei rifiuti solidi e delle acque reflue, energia da fonti rinnovabili, tecniche di efficienza energetica, bioedilizia. Soprattutto, però, dedicano una particolare attenzione a forme di partenariato industriale o tecnologico: questo tipo di cooperazione, infatti, riveste un ruolo fondamentale nell'innescare processi di crescita in grado di soddisfare le necessità attuali senza compromettere le possibilità delle future generazioni. In tema di Ambiente e Energia, merita un cenno il contributo chiave dell'UNIDO alla Conferenza Rio+20 di giugno 2012. Due le iniziative principali: “Green Industry” e Sustainable Energy for All per un’evoluzione “verde” del settore industriale nei Paesi in Via di Sviluppo, evoluzione possibile solo se il sistema internazionale fornisce ai PVS delle opportunità di sviluppo sostenibile verso un’economia ecosostenibile, permettendo loro di prendere parte,
Assistenza alle imprese L’UNIDO ITPO Italy, dedicando una particolare attenzione a forme di partenariato industriale, sostiene inoltre l’interazione tra le piccole e medie imprese dei PVS e le aziende italiane ponendo in essere attività sia di informazione che di formazione. Le attività di formazione consistono prevalentemente in attività di Capacity building e Study tour sulle innovazioni tecnologiche volte allo sviluppo del settore industriale ed al miglioramento delle capacità di attrazione degli investimenti nei PVS. Quelle di informazione riguardano, tra le altre, la raccolta e diffusione dei dati sui Paesi di riferimento (quadro macroeconomico, indicatori di sviluppo, etc.); l'iden24
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concretamente, al mercato globale dei beni e dei servizi ambientali. A grandi linee, l'iniziativa “Green Industry” promuove modelli sostenibili di produzione e consumo volti a migliorare la qualità della vita dei consumatori ma che siano, allo stesso tempo, efficienti dal punto di vista energetico, non inquinanti e sicuri. L'altro importante programma presentato dall'UNIDO a Rio+20 è la “Green Industry Platform”, un’iniziativa volta a promuovere una partnership tra il settore pubblico e quello privato a supporto dell’industria ecosostenibile. Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare le apposite pagine web.
mento dei prodotti. Lo sviluppo di tale catena non solo permetterebbe di aumentare la sicurezza alimentare delle popolazioni locali, ma aiuterebbe altresì le imprese ad immettere i loro prodotti nel mercato internazionale, contribuendo allo sviluppo economico dei rispettivi paesi. In riferimento a questa esigenza, l’ITPO Italy, in sinergia con l’HQs, sviluppa specifici programmi ed organizza iniziative ad hoc per stimolare la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo del settore agroindustriale e, più in genere, delle economie locali. Per esempio, allo scopo di promuovere il trasferimento di tecnologia e know-how l’Ufficio collabora, tra gli altri, con Ipack-Ima Spa (una delle più importanti realtà fieristiche nel settore del food processing e packaging in Italia e all’estero), anche in vista dell’Expo 2015 di Milano, il cui tema sarà “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. A testimonianza dell’impegno comune volto a migliorare la sicurezza alimentare nei Paesi in Via di Sviluppo sono stati organizzati importanti eventi come “Più Tecnologia, Sicurezza & Qualità, Riduzione della Fame nel Mondo” e “Le giornate di Ipack-Ima - Tecnologie per la Sicurezza Alimentare”. Tra questi, anche la Conferenza Internazionale “Enhancing Food Safety and Food Security in Africa. Processing and packaging technologies from farm gate to the consumer”, che si è tenuta nell’ambito di Ipack-Ima 2012. Questo evento, organizzato in collaborazione con il polo agroalimentare UN (FAO, WFP e IFAD), ha coinvolto una nutrita delegazione istituzionale e imprenditoriale proveniente dai paesi dell’Africa Sub-sahariana. Inoltre, ha visto la partecipazione del Direttore Generale di UNIDO, Kandeh K. Yumkella, che, nel suo discorso di apertura, ha evidenziato come il continente africano non debba più essere visto come un luogo da cui attingere le materie prime, piuttosto come un business partner e come un’area di potenziali consumatori.
2. Agro industria e sicurezza alimentare In linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e nel quadro della riduzione della povertà, il problema della sicurezza alimentare è al centro dell’attenzione della Comunità internazionale. La FAO ha evidenziato come, nelle nazioni più povere, oltre il 75% della popolazione viva nelle aree rurali, e come, di conseguenza, queste persone debbano fare affidamento sull'agricoltura per avere lavoro e reddito. Quello che emerge nei Paesi in Via di Sviluppo è che, nonostante gli sforzi implementati per migliorare la produzione agricola, la quantità di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà è ancora alta. Il concetto di sicurezza alimentare, infatti, non va esclusivamente legato all’aumento della produttività, ma anche alla gestione efficiente di tutta la catena di valore dell’industria alimentare stessa. Le perdite post raccolta, per esempio, si attestano a livelli ancora incredibilmente alti, evidenziando la necessità di diffondere tecniche e tecnologie innovative di lavorazione, stoccaggio, conservazione e confeziona-
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Giovani nel Mondo intervista la Direttrice dell’UNIDO ITPO Italy DIANA BATTAGGIA Nata a Venezia, consegue la laurea in Scienze politiche a Padova. La passione per i temi internazionali e la volontà di approfondire la materia, la porta a ricoprire il ruolo di assistente di cattedra del corso universitario di Diritto Internazionale. Già da giovanissima è politicamente attiva e, a soli 28 anni, viene eletta presso la Camera dei Deputati. Dopo questa esperienza si trasferisce a Ginevra dove, per cinque anni, guida un progetto dell’Unctad (United Nations Conference on Trade and Development): viaggiando in Africa e nel Mediterraneo, apprende appieno cosa vuol dire cooperazione e i modi per farla seriamente. Rientra in Italia per lavorare con l’UNIDO che la nomina Head dell’ITPO Italy.
UN convergono nell’African Agribusiness and Agroindustry Development Initiative (3ADI): con la Dichiarazione di Abuja, UNIDO, FAO ed IFAD sono state chiamate a far convergere e a coordinare il loro impegno nel condividere informazioni ed armonizzare i programmi, in modo da costruire sinergie, evitare la frammentazione degli sforzi ed aumentare l’impatto della loro azione sullo sviluppo. L’iniziativa mira ad accelerare lo sviluppo dell’agro-industria e del settore agro-alimentare, assicurando valore aggiunto ai prodotti africani e sottolineando, in tal modo, il ruolo chiave che questo settore svolge nel processo di sviluppo economico, contribuendo al miglioramento della sicurezza alimentare e della riduzione della povertà e della fame nei paesi più poveri del mondo. Quali opportunità ci sono per i giovani laureati in questo settore? Nell’ultimo periodo, le difficoltà legate alla crisi hanno inciso considerevolmente sul volume degli aiuti economici che la comunità internazionale ha devoluto alle attività di cooperazione allo sviluppo. Tuttavia, chi si avvicina al mondo delle organizzazioni internazionali, spinto da una forte passione per i temi globali e sostenuto da un’adeguata formazione, ha buone opportunità di riuscire ad affermarsi in questo mondo. Sono convinta, infatti, che le occasioni che le Organizzazioni Internazionali offrono ai giovani siano molteplici e vadano incontro alle più diverse aspirazioni, inclinazioni, esigenze e professionalità. Io stessa sono stata mossa dalla forte passione per le attività svolte dalle Organizzazioni internazionali, in particolare, per quelle legate alla cooperazione allo sviluppo. E’ questo che mi ha portato prima all’UNCTAD e poi all’UNIDO.
Direttrice Battaggia, quali sono le principali difficoltà che riscontrate nella promozione dei progetti delle piccole e medie imprese dei PVS in Italia? I principali ostacoli al coinvolgimento delle aziende italiane in questo processo sono rappresentati dalla difficoltà nell’accesso al credito e la scarsità di adeguati strumenti finanziari. Inoltre, la comunità imprenditoriale, molto spesso, non dispone di informazioni complete ed affidabili. L’assenza di informazioni, infatti, genera un aumento della percezione del rischio e dei costi di transazione, inibendo gli investimenti. UNIDO ITPO Italy cerca, dunque, di far fronte a questa necessità. A tal fine, organizziamo presentazioni paese e forum economici con l’obiettivo di presentare le opportunità di investimento offerte dai Paesi in Via di Sviluppo e, durante questi appuntamenti, incoraggiamo soprattutto l’incontro tra gli imprenditori locali e quelli italiani. A ciò si affiancano le quotidiane attività di promozione di progetti d’investimento e attività di match-making, volte ad incoraggiare le relazioni tra le imprese, le opportunità di networking, parnership commerciali e joint venture.
Direttrice, ritiene che la formazione universitaria dei giovani d’oggi sia adeguata? Qual è il percorso universitario e di esperienze che Lei consiglierebbe? Quello che sperimentiamo è che, molto spesso, i giovani laureati hanno una buona base di partenza, ma non sono ancora in grado di interfacciarsi in modo adeguato con un contesto lavorativo; sicuramente gli stage sono un ottimo strumento per colmare questo gap. Per quanto riguarda il percorso universitario, è preferibile innanzitutto completare gli studi fino almeno ad un master. A tal riguardo, consiglio sempre di intraprendere un percorso formativo in armonia con le proprie inclinazioni. Va considerato, infatti, che
E cosa ci dice in merito alla collaborazione e al coordinamento tra UNIDO e il polo agroalimentare di Roma sul tema dello sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare? Gli sforzi congiunti di UNIDO e il polo agroalimentare 26
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oltre ai canonici settori di riferimento, quali amministrazione, risorse umane, economia e finanza, politica internazionale e diritto, le Organizzazioni Internazionali offrono ampie opportunità anche a chi si è specializzato in altre discipline come ad esempio ingegneria, statistica, comunicazione e informatica. La formazione universitaria va assolutamente legata
a quante più possibili esperienze oltre confine, perché uno dei requisiti richiesti è proprio la disponibilità a viaggiare e trasferirsi all'estero. Inoltre, bisogna essere consapevoli che è necessaria, oltre all’abilità di stabilire e mantenere relazioni di lavoro con persone di nazionalità e culture differenti, una particolare capacità di adattamento ad ambienti a volte disagiati.
LE OPPORTUNITA' DI STAGE PRESSO L'UFFICIO UNIDO ITPO ITALY
Grazie agli ottimi rapporti con le più prestigiose Università italiane, lo staff UNIDO partecipa spesso a Career Day e Stage Day organizzati nel corso dell’anno accademico. Con l’obiettivo di offrire agli studenti gli strumenti per coniugare al meglio le professionalità acquisite e le proprie vocazioni con le opportunità offerte dal mercato del lavoro, durante questi appuntamenti vengono presentate le attività su cui l’ufficio concentra i suoi sforzi; in questi contesti, inoltre, agli studenti viene data l’opportunità di fare domande specifiche per approfondire il ruolo dell’Organizzazione. Laureati e laureandi, infatti, hanno la possibilità di effettuare uno stage formativo presso l’UNIDO ITPO Italy grazie all’Internship Programme che si rivolge a studenti con diversi percorsi formativi, quali: economia (preferibilmente con specializzazione nelle politiche di sviluppo industriale), diritto internazionale (con orientamento agli investimenti e della tecnologia), scienze sociali (in particolare scienze politiche e relazioni inter-
nazionali), ingegneria (con competenze nei settori ambiente/energia e agroindustria), scienze dell'informazione, finanza (con focus su gestione della qualità e facilitazione del commercio). I requisiti per inviare la candidatura sono la laurea e uno spiccato interesse per le tematiche di sviluppo; precedenti esperienze in organizzazioni internazionali operanti nelle aree di interesse dell’UNIDO rappresentano un plus. A ciò si deve aggiungere una ottima conoscenza della lingua inglese (la conoscenza di altre lingue ufficiali delle Nazioni Unite costituisce titolo preferenziale) e sufficienti competenze informatiche. I candidati, inoltre, dovrebbero essere dotati di buone capacità comunicative e in grado di relazionarsi in un ambiente internazionale e multiculturale. Lo scopo dello stage, che ha una durata di 3 mesi estendibile fino a 6, è quello di promuovere una migliore comprensione del ruolo e degli obiettivi dell’Organizzazione e, allo stesso tempo, quello di fornire agli stagisti una panoramica sugli sforzi che l’UNIDO compie 27
per cercare di risolvere i problemi che affliggono le economie emergenti nei Paesi in via di Sviluppo. I tirocinanti, sotto il coordinamento del supervisore, vengono pienamente coinvolti nelle attività pratiche che l’ITPO porta avanti quotidianamente: conducono delle ricerche su tematiche di rilevanza diretta per l’Ufficio, rivedono e analizzano i documenti disponibili (quali rapporti paesi, dossier tecnici, relazioni su politiche di investimento e sistemi di tassazione sviluppati dai governi locali e tutte le pubblicazioni pertinenti); inoltre, sono chiamati anche a coadiuvare l’Ufficio per quanto riguarda l’attività di promozione di un portfolio di progetti locali selezionati. Al termine del periodo formativo, gli stagisti dovranno presentare al coordinatore una relazione di sintesi delle attività che sono state svolte a supporto dello staff dell’ITPO Italy. Gli interessati possono candidarsi inserendo il proprio curriculum attraverso il form on-line disponibile al link http://www.unido.it/ita/job.php.
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Ecco le testimonianze di due giovani tirocinanti, Martina Colasante e Gaetano De Lisa! MARTINA COLASANTE
Nata a Pescina (AQ), il 27 Gennaio 1987, Martina ha frequentato il corso di laurea triennale in Scienze Politiche presso la Luiss Guido Carli di Roma, laureandosi cum laude. Nel corso degli studi triennali, ha partecipato al programma Erasmus presso la Christian Albrecht Universitaet di Kiel. Durante il soggiorno in Germania, ha partecipato ad un programma di volontariato organizzato dal Goethe Institut di Roma a Berlino, lavorando come insegnante di musica. Dopo la laurea triennale, ha frequentato un Master in Science (MSc) in International Relations Theory presso la London School of Economics and Political Science. Tra le sue esperienze professionali annovera uno stage presso la Camera di Commercio Indo-Italiana di Bangalore, India, e quello al Foreign Agricultural Service dell’United States Department of Agricolture, presso l’Ambasciata Americana di Roma. Attualmente è stagista all’UNIDO I.T.P.O. Italy. Martina, ci parli del tuo ruolo in UNIDO e delle attività a cui, sino ad oggi, hai partecipato? Tra i settori di specializzazione dell’UNIDO I.T.P.O. Italy ho scelto l’agribusiness, dati i miei interessi
e alle mie esperienze professionali pregresse. Nonostante ciò, le mie attività quotidiane variano a seconda delle necessità dell’ufficio, coprendo diversi settori e paesi. In questo primo mese di stage, ho avuto la fortuna di prendere parte a numerosi ed importanti eventi. Tra questi, ho collaborato all’ organizzazione e realizzazione dell’Iraq Investment Forum, occupandomi prevalentemente di promozione, ma anche affiancando il mio supervisor nell’organizzazione dei BtoB tra imprenditori italiani ed iracheni e nelle relative attività di follow up. Inoltre, ho contribuito all’organizzazione della missione di UNIDO I.T.P.O. Italy a Solarexpo, a Verona, dove una delegazione di imprenditori proveniente da Paesi in Via di Sviluppo è stata coordinata e supportata, sia dal punto di vista logistico, sia tramite l’organizzazione di un’intensa agenda di incontri commerciali con i propri omologhi italiani. Ho inoltre spesso la possibilità di assistere agli incontri del nostro staff con i rappresentanti istituzionali dei Paesi in Via di Sviluppo che visitano l’ufficio, al fine di creare o consolidare rapporti di collaborazione. Cosa ti ha spinto a fare domanda per un internship all’UNIDO? Tutto il mio percorso, sia di studi che professionale, è stato determinato dall’ ambizione di lavorare in un’organizzazione internazionale. Un’esperienza di stage all’UNIDO mi avrebbe permesso di acquisire esperienza nel settore, di entrare a contatto con la realtà UN, di verificare che le mie aspettative fossero conformi alle effettive attività di un ufficio delle Nazioni Unite. Inoltre, un’esperienza lavorativa presso l’UNIDO I.T.P.O. Italy mi avrebbe permesso di consolidare le mie competenze nel settore dell’agro-alimentare e nella coope28
razione internazionale imprenditoriale. Infine, la mia scelta è stata determinata da una forte condivisione “ideologica” del mandato di UNIDO e, in particolare, dell’approccio win-to-win, che consente di contribuire alla crescita industriale dei Paesi in Via di Sviluppo, attraverso attività di consulenza e mediazione commerciale, per il supporto di imprese di tutte le dimensioni. Quali competenze ed esperienze pregresse credi abbiano maggiormente influito sulla decisione di selezionare te e non un altro candidato per questa posizione di internship? Oltre alla mia motivazione e passione, credo siano state decisive le mie numerose esperienze di studio e di lavoro all’estero, ed in particolare, il master in un ateneo di eccellenza, la conoscenza approfondita di tre lingue e la mia esperienza di stage in un paese in via di sviluppo: l’India. Ritengo che quest’ultima esperienza sia stata particolarmente influente sulla scelta dei miei selezionatori, data la familiarità che ho acquisito in quella sede con il sistema delle imprese italiane all’estero. Di grande rilevanza, infine, ritengo sia stato lo stage presso il Foreign Agricultural Service, che, sebbene da una diversa prospettiva, mi ha permesso di acquisire esperienza nel settore del commercio e della cooperazione internazionale nell’ambito dell’agroindustria. Cosa ti aspetti da quest’ esperienza e quali prospettive hai per il tuo futuro? Tra gli aspetti positivi di questa internship, vi è senza dubbio il fatto che gli stagisti vengano coinvolti pienamente in tutte le attività, anche con l’assegnazione di alcune responsabilità. Proprio per questo motivo, considero questo stage particolarmente formativo - adatto
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a giovani lavoratori con qualche esperienza - oltre che per le numerose skills pratiche e teoriche che l’attività quotidiana mi permette di ottenere. Quanto al futuro, la mia esperienza fino ad ora ha confermato il mio interesse per il settore dell’agroindustria nell’ambito dello sviluppo e del commercio internazionale, per cui, nonostante le particolari contingenze economiche, sento di poter considerare l’esperienza acquisita come un passo avanti, ed una spinta motivazionale, verso la realizzazione delle mie ambizioni. GAETANO DE LISA
Nato a Ragusa il 19 Marzo del 1987, Gaetano ha conseguito la laurea triennale alla LUISS G. Carli in “Scienze della Comunicazione e delle relazioni istituzionali” con la votazione finale di 110/110 cum laude. Nel corso dei tre anni ha trascorso un semestre in Svezia (Uppsala) all’interno del progetto ERASMUS ed ha partecipato alla Northern Summer School in Contemporary History, organizzata dalla Università di Aarhus (Danimarca). Successivamente ha conseguito il Master di primo livello in European Studies alla School of Government della LUISS G. Carli, durante il quale ha anche preso parte ad un progetto, lanciato dalla AESI, in Libano. Ad oggi, sta frequentando il secondo anno del Master’s Degree in European and International Studies all’Università di Trento, che gli ha dato modo di partecipare al Graduate Study Programme del Quartier
Generale ONU di Ginevra. Per ciò che riguarda le esperienze professionali, negli ultimi due anni, Gaetano ha lavorato come stagista per il Centro Europeo di ricerca Jean Monnet per la sezione locale di AIESEC Senegal, a Dakar. Attualmente sta svolgendo uno stage all’UNIDO ITPO Italy, a Roma. Gaetano, di cosa ti occupi in UNIDO? Lavoro come intern per l’équipe UNIDO che si occupa dei progetti in Africa nel campo delle energie rinnovabili e dell’agribusiness. Al momento, sono impegnato soprattutto nel settore delle energie rinnovabili del Marocco. A dimostrazione delle attività dell’UNIDO in tale Paese, l’Ufficio ha recentemente ospitato un importante meeting tra il rappresentante del MASEN, l’Agenzia Marocchina per l’Energia Solare, ed una numerosa delegazione imprenditoriale italiana del settore. Sempre nell’ambito del Programma Ambiente & Energia, sviluppato dall’UNIDO in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, ho collaborato all’organizzazione logistica della partecipazione dell’UNIDO ITPO Italy a Solarexpo 2012, una delle più importanti fiere sull’energia solare a livello mondiale. In particolare, dopo aver supportando lo staff nell’organizzazione dei numerosissimi BtoB della delegazione imprenditoriale proveniente da diversi Paesi in Via di Sviluppo, ho avuto modo di partecipare alla fiera svolgendo l’attività di promozione delle attività che l’UNIDO porta avanti in questo settore. Sono stato coinvolto, inoltre, nell’organizzazione dell’Iraq Trade & Investment Forum, realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e con lo staff di UNIDO Giordania, a cui hanno preso parte importanti figure istituzionali e imprenditoriali, irachene ed italiane, interessate a 29
rafforzare ulteriormente il legame economico e politico dei due Paesi. Perchè proprio l'UNIDO? Cosa secondo te ha "convinto" le risorse umane a selezionarti? Nell’inviare la mia application per la posizione di intern all’interno di questo ufficio ero consapevole di quanto potesse essere formativa una simile esperienza per chi, come me, vuole intraprendere una carriera all’interno delle Organizzazioni Internazionali. Inoltre, l’approccio peculiare allo sviluppo che caratterizza le attività dell’UNIDO ITPO Italy è stato indubbiamente uno dei motivi maggiori che mi ha spinto a fare tale richiesta. Sinceramente, credo che la conoscenza dell’inglese e del francese, le mie numerose esperienze all’estero e soprattutto il mio stage in un Paese in via di sviluppo siano stati gli assets che hanno convinto lo staff a selezionarmi. Sicuramente gli insegnamenti appresi durante questa esperienza di stage saranno fondamentali per il tuo futuro percorso di carriera. Cosa ti aspetti? Sono giunto ormai al terzo mese di internship, per cui, ripercorrendo la mia esperienza, posso dire che la crescente fiducia dello staff nelle mie capacità mi ha permesso di partecipare attivamente alle numerose quanto variegate attività in cui è impegnato l’UNIDO ITPO Italy, dandomi la possibilità di comprendere meglio cosa vuol dire, nel concreto, supportare in maniera pragmatica lo sviluppo industriale dei Paesi in Via di Sviluppo. Grazie anche alle competenze apprese nel corso di questo stage, sono ottimista riguardo le possibilità lavorative che questo settore offre, consapevole di quante problematiche siano sorte riguardo l’ingresso nel mondo del lavoro a causa del trend negativo dell’economia.
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THE WORLD BANK GROUP "Working For A World Free Of Poverty" Lo sapevate che a Roma c’è l’’ufficio italiano della Banca Mondiale? L’ufficio svolge compiti di rappresentanza nei confronti delle autorità governative e stabilisce rapporti di lavoro e interazioni con i diversi settori italiani interessati allo sviluppo (mondo accademico, ONG, società civile ecc.). I programmi sono mirati soprattutto ai Paesi dell’area mediterranea e dei Balcani e riguardano la conservazione del patrimonio culturale e lo sviluppo del settore privato, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.
Non lasciatevi confondere dal suo nome. La World Bank non è una banca! O più precisamente, è molto più di una banca: è una delle più grandi Organizzazioni internazionali di Sviluppo, opera in ben 120 paesi coprendo praticamente tutte le regioni del mondo.
I settori di intervento Il lavoro della WB si concentra praticamente in ogni area di sviluppo. La Banca è strutturata intorno quattro principali reti: sviluppo umano (politiche e progetti su istruzione, salute e nutrizione); riduzione della povertà (debito, politica economica e questioni di genere); sviluppo sostenibile (ambiente, infrastrutture, agricoltura, acqua, etc.); sviluppo nel settore finanziario e privato. Ad esempio, la World Bank aiuta i governi a sviluppare progetti di microcredito; costruisce strade e scuole; istituisce sistemi sociali per proteggere le famiglie più povere; investe in energia pulita; offre posti di lavoro e formazione per le donne e i giovani; facilita la ripresa economica di un paese dalla guerra, dai conflitti e dalle catastrofi naturali; migliora il sistema di riscossione delle tasse e combatte la corruzione. Negli ultimi dieci anni il WBG ha contribuito a portare acqua potabile a 113 millioni di persone e a vaccinare più di 300 milioni di bambini!
La struttura La World Bank consta, in realtà, di due istituzioni: l’IBRD (International Bank for Reconstruction and Development), con un focus sui paesi a medio reddito; e l’IDA (International Development Association) che lavora sui paesi più poveri. Dal punto di vista organizzativo, IBRD e IDA condividono staff, strutture, processi interni etc. Ci sono poi altre tre istituzioni che, insieme con IBRD e IDA, formano il cosiddetto WORLD BANK GROUP: IFC (International Financial Corporation), il braccio del settore privato che promuove gli investimenti nei paesi emergenti e in via di sviluppo; MIGA (Associazione Multilateral Investment Guarantee Association) associazione garante contro i rischi politici; e ICSID (International Center for Settlement of Investment Disputes), un meccanismo per la risoluzione delle dispute sugli investimenti internazionali.
Come lavora la WB? Dal momento che le sfide nel settore dello sviluppo sono numerose, il World Bank Group lavora congiuntamente con le agenzie UN, con i donatori bilaterali e con le altre organizzazioni internazionali. Ciò è fondamentale nell’affrontare tematiche quali la salute o il cambiamento climatico, dove la WB gioca un ruolo cruciale nella definizione di partnership a livello globale, nel mobilitare le risorse e aumentare la consapevolezza sui temi in questione. L’organizzazione collabora, inoltre, con le ONG che fanno dello sviluppo la loro mission, sia a livello locale sia partecipando a dibattiti politici a livello internazionale. Infine, la Banca Mondiale è la principale fonte di informazione per i dati sullo sviluppo: pubblica periodicamente rapporti approfonditi, ricerche e case study sui Paesi, regioni e topic afferenti lo Sviluppo. Queste informazioni sono disponibili gratuitamente sul sito web
La mission La World Bank (IBRD e IDA) supporta i governi dei PVS e dei paesi emergenti nella lotta contro la povertà e nel raggiungimento dei Millenium Development Goals per il 2015 (dallo sradicamento della povertà estrema e della malnutrizione, alla promozione della parità di sesso). A tal fine, la World Bank fornisce assistenza finanziaria in forma di prestiti o sussidi per aiutare i governi con una vasta gamma di progetti di sviluppo. Sovente, la Banca offre anche servizi di consulenza per meglio comprendere i bisogni dei Paesi, e valutare la migliore soluzione per combattere la povertà caso per caso.
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dell’Organizzazione in modo tale da poter essere utilizzate da altri ricercatori, da governi e ONG per i loro scopi.
Professional Officers (entrambi offrono un contratto di due anni e sono finalizzati ad acquisire un’ esperienza concreta all’interno dei processi di sviluppo) e il programma Young Professional che rappresenta un primo passo per cominciare la propria carriera all’interno della Banca Mondiale. La formazione universitaria necessaria per accedere a questi programmi include le seguenti aree: economia, finanza, sviluppo umano (sanità pubblica, istruzione, nutrizione, popolazione ecc), scienze sociali (antropologia, sociologia, scienze politiche ecc), ingegneria, agricoltura, ambiente e sviluppo nel settore privato. Tuttavia, gli studenti con altri background posso comunque inoltrare domanda. Per quanto riguarda gli studenti di legge, possono fare domanda per i programmi Legal Associates.
E allora, perché scegliere la World Bank? Lavorare in World Bank rappresenta sicuramente un’entusiasmante opportunità per i giovani interessanti a perseguire una carriera nel settore dello sviluppo, per diverse ragioni. Prima di tutto, la WB è la sede ottimale per conoscere le sfide e le complessità dei processi di sviluppo da una prospettiva globale. Più precisamente, la World Bank trae dal suo lavoro in innumerevoli settori e aree di intervento la comprensione dei diversi fattori che possono contribuire allo sviluppo in ciascun caso particolare. Questo vuol dire, per esempio, che un progetto volto a modernizzare il settore bancario di un paese può anche far si che le donne ottengano il diritto di utilizzare i servizi bancari; o che un progetto di infrastruttura terrà anche conto del potenziale impatto sul cambiamento climatico nel paese. Contemporaneamente, teams provenienti da diversi Paesi condividono regolarmente le esperienze apprese sul campo: questo aiuta a comprendere, per esempio, se e come un progetto di successo nel paese A può essere adattato alle circostanze del paese B. Secondariamente, lavorare per la WB può essere intellettualmente molto stimolante grazie alla caleidoscopica natura della sua mission. I team staff, infatti, sono spesso multidisciplinari e i componenti che ne fanno parte sono chiamati a relazionarsi di volta in volta con differenti soggetti quali esperti, governi, ONG e beneficiari locali. In generale, la Banca Mondiale offre un ambiente di lavoro molto vario e dinamico. Infatti più di 10,000 persone da 165 paesi sono impiegate in oltre 120 uffici regionali in tutto il mondo. Il profilo e il background del personale varia: sono presenti economisti, ma anche ingegneri, scienziati, esperti in ambiente, nutrizionisti, specialisti dell’informazione tecnologica, analisti finanziari, scienziati sociali, storici, biologi, giornalisti etc. Un funzionario tipo dello staff della WB parla una o due lingue straniere; possiede una laurea specialistica o un titolo ulteriore e ha spesso maturato esperienze lavorative in paesi in via di sviluppo. Durante tutta la loro carriera, i membri dello staff cambiano frequentemente la sede di lavoro.
Per essere ammesso ai programmi precedentemente elencati, è fondamentale parlare e scrivere correntemente in Inglese, la lingua di lavoro della Banca. Dato che tutti i programmi sono molto competitivi, è valutato in modo particolare anche un buon punteggio accademico e le precedenti esperienze lavorative. Inoltre, la conoscenza di altre lingue straniere esercita un peso non indifferente sulla valutazione generale del candidato, soprattutto se si tratta del Francese, dello Spagnolo, del Russo, dell’Arabo, del Portoghese o del Cinese. Internship Programme I programmi di Internship della Banca sono rivolti agli studenti universitari che hanno conseguito il diploma di laurea e che sono iscritti ad un corso di laurea specialistica o ad un dottorato. L’idea alla base di questo programma è quella di fornire agli studenti una prima esperienza professionale, un assaggio di ciò che rappresenta lavorare nel settore dello sviluppo. Portata a termine l’Internship, i partecipanti possono tornare ai loro studi. Affrontare questo tipo di esperienza può determinare una serie di considerevoli vantaggi: aiuta gli studenti ad approfondire le conoscenze tecniche inerenti un problema specifico e a scoprire nuove aree di studio. Inoltre, li stimola a comprendere appieno l’organizzazione e a trattare con gli esperti nel loro campo di specializzazione. Una tipica opportunità di tirocinio ha una durata compresa tra le 4 e le 12 settimane e si svolge nella sede dell’organizzazione a Washington DC. Negli ultimi anni, tuttavia, sono state offerte possibilità di Internship in altri uffici inclusi quelli ubicati in Europa. La natura del lavoro dipenderà sia dal profilo del partecipante che dalla posizione da ricoprire: a volte può essere nell’ area ricerca, altre volte può essere correlata ad un progetto specifico. Le internship sono retribuite su base oraria ed è garantita ai partecipanti un’ indennità per le spese di viaggio, se necessario. Ogni anno sono circa 150-200 le posizioni di internship of-
Quali sono, dunque, le opportunità di carriera per i giovani alla Banca Mondiale? Ci sono vari modi per i giovani di entrare nella Banca Mondiale a seconda dell’età, della preparazione e degli obiettivi. I giovani italiani, ad esempio, possono beneficiare di diversi programmi indetti ogni anno: internships, tirocini retribuiti per gli studenti universitari; i programmi Associate Professional Officers e Junior 31
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tivo e competitivo. Questa opportunità è rivolta a giovani altamente motivati e qualificati che vogliono intraprendere la loro carriera nella World Bank: infatti, molti degli attuali manager sono entrati nell’ organizzazione come Young Professionals. I candidati idonei non devono avere più di 32 anni e devono essere in possesso di una laurea e almeno tre anni di esperienza o, in alternativa, di un PhD. La maggior parte dei candidati gode di eccellenti risultati accademici, ha maturato esperienze lavorative in paesi in via di sviluppo ed è dotata di flessibilità lavorativa e di disponibilità a viaggiare e a spostarsi in paesi difficili. La WB solitamente è alla ricerca di giovani esperti in uno specifico settore, ma che hanno comunque una buona comprensione delle questioni relative allo sviluppo a livello generale. Ciò che contraddistingue questi due anni di programma dagli altri sopra menzionati è il fatto che il YPP fornisce una formazione assai più approfondita e strutturata. Durante il primo anno, i partecipanti passano da un team di lavoro all’altro, il che permette loro di acquisire una visione globale di come la Banca Mondiale opera all’interno di diverse regioni e aree. Al secondo anno, gli Young Professionals assumono un incarico di lavoro come parte di un team regolare che li aiuta ad approfondire le proprie competenze su uno specifico argomento. Una volta che il programma è terminato, gli Young Professionals rimangono nell’organizzazione normalmente occupando lo stesso posto di lavoro designato per loro nel secondo anno. Durante i 24 mesi, i partecipanti sono supportati e guidati dai colleghi e dagli ex partecipanti al programma. Inoltre è data loro l’opportunità di partecipare a molteplici corsi di formazione e di recarsi più volte sul campo. La competizione per accedere a questo programma è davvero spietata: la WB riceve all’incirca 10.000 domande da tutto il mondo per circa 40 posizioni ogni anno. Conseguentemente, il processo di selezione risulta abbastanza lungo e spesso si estende per oltre 9 mesi. Se si è interessati a reperire più informazioni o a candidarsi per il YPP si deve far riferimento al sito web www.worldbank.org/jobs.
ferte in due diverse sessioni: in estate (da Giugno a Settembre) e in inverno (Dicembre- Marzo). Per ulteriori informazioni e per fare domanda consultare il sito web www.worldbank.org/jobs. Junion Professional Associates - JPA Il Junion Professional Associates (JPA) è specificamente rivolto a studenti fino a 28 anni che hanno conseguito un diploma di laurea specialistica e che hanno maturato qualche esperienza di lavoro. È un programma della durata di due anni che aiuta ad ottenere un esperienza significativa nel settore dello sviluppo. Può svolgersi sia nell’Headquarter di Washington sia in uno degli uffici regionali in tutto il mondo. I partecipanti diventano una parte integrante del team interno dell’organizzazione, condividono responsabilità con i loro colleghi e si rapportano alla pari con questi ultimi. Il contratto non è rinnovabile, questo significa che i partecipanti al JPA in seguito non potranno lavorare presso la World Bank per i successivi due anni. Una volta completato il JPA, i partecipanti di solito trovano impiego presso un ente governativo, in altre istituzioni multilaterali, nel mondo accademico ecc. Contrariamente agli altri programmi menzionati, il processo di application per il JPA è aperto tutto l’anno ed è reperibile nel sito web: www.worldbank.org/jobs. Dopo aver ricevuto la domanda, questa rimane nel database della WB per sei mesi. Se, trascorso questo periodo, la World Bank non ha fornito alcun riscontro è possibile fare di nuovo domanda. Junior Professional Officers - JPO Il Junior Professional Officers (JPOs) è un programma della durata di due anni destinato esclusivamente ai cittadini italiani ed è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri. I candidati idonei non superano i 30 anni d’età e sono in possesso di una laurea. A causa della forte competizione, la maggior parte delle persone che fanno domanda per il JPO ha conseguito anche una laurea specialistica e ha altresì maturato alcuni anni di esperienza lavorativa. Le posizioni JPO alla Banca sono di solito disponibili presso la sede di Washington DC e, come nel caso precedente, i partecipanti sono completamente integrati nel team interno della Banca Mondiale. Il numero delle posizioni, le aree di competenza, e i profili di lavoro sono negoziati ogni anno tra la Banca e l’Italia. Budget permettendo, il programma può essere esteso ad un terzo anno. Ad ogni modo, molti fra gli italiani JPOs sono poi riusciti a rimanere alla World Bank una volta finito il programma anche se ciò non costituisce di certo una regola fissa. Per ulteriori info consulta il sito dell’UN/DESA di Roma.
Legal Associates Program Quest’ultima opportunità è leggermente differente dagli altri programmi in quanto è rivolta solo agli studenti di Legge in possesso di una laurea magistrale o di un dottorato con uno o due anni di esperienza lavorativa. Il LAP offre un anno di contratto, che può estendersi anche a un secondo anno all’interno dell’unità legale della Banca Mondiale a Washington DC. I partecipanti cambiano più volte team durante la loro permanenza per comprendere diversi aspetti del lavoro legale nell’istituzione. I compiti dei partecipanti possono comprendere la ricerca sui problemi legali, la stesura di documenti legali, ecc. Una volta terminato il
Young Professionals Program - YPP Lo Young Professionals Program è il canale più selet32
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all’interno dell’ IFC. I candidati ideali devono essere studenti o laureati in possesso di un MBA e devono aver maturato almeno 4 anni di esperienze lavorative nel settore della finanza. Inoltre, è necessario che i partecipanti abbiano buone credenziali accademiche, un’ottima competenza in analisi e che siano desiderosi di viaggiare a lungo ed eventualmente di trasferirsi. Durante il primo anno di programma, i partecipanti lavoreranno presso l’IFC nella sede di Washington DC per cominciare a comprendere le dinamiche dell’organizzazione. Durante il secondo anno ai candidati sarà affidato un incarico di 18 mesi in uno dei più grandi uffici regionali a Johannesburg, Instanbul o ad Hong Kong. Terminato il programma, i partecipanti restano all’IFC e di solito sono chiamati a ricoprire 2 o 3 incarichi in luoghi diversi. Le domande per il programma GTT devono essere inviate online in Agosto-Settembre per poter iniziare a Settembre. Tutte le informazioni sono nel sito: www.ifc.org/careers.
programma, ad alcuni partecipanti può essere offerto di rimanere nella Banca Mondiale con contratto regolare. Le domande di applicazioni e scadenze sono descritte nel sito web www.worldbank.org/jobs
Opportunità di lavoro per i giovani presso l’ INTERNATIONAL FINANCIAL CORPORATION L’IFC offre opportunità per i giovani con un backgroung nel settore degli affari e della finanza. Come nei casi precedenti, la conoscenza della lingua inglese è un “must” mentre la conoscenza di altre lingue è altamente raccomandata. L’Investment Analyst Program offre un contratto della durata di due anni a laureati (con Bachelor’s Degree) in Affari o Finanza con almeno tre anni di esperienze lavorative nel settore finanziario. Il contratto può essere esteso fino ad un totale di quattro anni. Gli analisti di solito lavorano a stretto contatto con modelli finanziari, analizzano dati e portano avanti studi di settore. Una volta che il contratto è terminato, ad alcuni dei partecipanti può essere offerto di rimanere nell’ IFC. Molti degli analisti ritornano all’università per iscriversi ad un corso di laurea magistrale, oppure continuano la loro carriera professionale in finanza. L’IFC offre ai candidati posizioni per tutto l’anno, sia presso la sede di Washington DC sia negli uffici regionali. I posti vacanti vengono annunciati regolarmente sul sito web: www.ifc.org/careers che contiene anche informazioni sulle scadenze e le istruzioni per proporre la candidatura.
Opportunità lavorative per i giovani presso la Multilateral Investment Guarantee Association - MIGA Il MIGA, il gruppo della World Bank che offre garanzie di investimento, ha recentemente istituito un programma di lavoro per i giovani chiamato MIGA Professionals. Si tratta di un programma della durata di due anni destinato ai giovani sotto i 35 anni, in possesso di almeno una laurea specialistica o un di MBA in aggiunta ad alcune esperienze lavorative nel settore della finanza, nel campo assicurativo, nell’economia, nel diritto internazionale o ambientale. Al candidato è richiesto di saper parlare e scrivere in Inglese correntemente e di possedere preferibilmente la conoscenza di altre lingue. Il tipo di lavoro a cui il partecipante sarà indirizzato dipende dal suo profilo lavorativo. Una volta che il programma è terminato, è possibile rimanere in MIGA o negli altri gruppi delle agenzie della World Bank. Tutti i dettagli relativi alla domanda sono disponibili nel sito web: www.miga.org/jobs
Programma di Tirocinio estivo È un programma pagato che offre 30-40 posizioni ogni anno a Washington DC o in altri uffici regionali, a partire da un minimo di quattro settimane tra Maggio e Settembre. I candidati devono essere iscritti ad un programma MBA o simile. Il tipo di lavoro proposto dipenderà dal profilo degli studenti e dalle esigenze del team a cui il partecipante è assegnato. Il programma mette a disposizioni alcune posizioni specifiche che richiedono qualche esperienza di lavoro pregressa nella finanza internazionale. I partecipanti più meritevoli possono fare domanda per posizioni full time dopo aver conseguito la laurea. Tutte le informazioni sull’application e le scadenze sono disponibili al link www.ifc.org/careers.
Una nota finale sulle opportunità di lavoro per i giovani: ci sono altri modi per entrare nel mondo della World Bank a parte i programmi citati. Le offerte di lavoro sono periodicamente diffuse su internet e sono aperte a tutti. Non arrendetevi, controllate periodicamente il sito web e buona fortuna!
Il Global Transaction Team Program è un programma della durata di due anni e mezzo rivolto a coloro che intendono intraprendere la loro carriera 33
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Giovani nel Mondo intervista GUIDO LICCIARDI Urban Specialist presso il Finance, Economics, and Urban Development Department della World Bank, Washington D.C. resse a lavorare in un ambiente multiculturale ma, come tanti altri giovani, ho preso in considerazione varie opzioni, sempre con uno sguardo strategico al raggiungimento di obiettivi. Devo ammettere anche una certa benevolenza della Dea Bendata e della Perseveranza, come in ogni lato della nostra esistenza, soprattutto quando mi è stata offerta l’opportunità di svolgere la mia tesi di dottorato in Iran, dove ho vissuto per un anno e mezzo. Prima ad Isfahan, città fatata nella quale l’alabastro è un materiale da costruzione e non solo una pietra semi-preziosa, e poi a Bam, rovinata da un sisma disastroso nel 2003. Sono profondamente soddisfatto dei vantaggi formativi che tale esperienza mi ha dato: è stata la prima solida prova sul campo che mi ha poi permesso di proseguire la mia carriera all’estero ed infine di lavorare in Banca. Devo ammettere che la decisione finale per costruire la mia carriera nel complesso sistema delle organizzazioni internazionali è nata da un episodio molto importante, quando ho avuto il piacere di incontrare per la prima volta il Presidente Napolitano, rappresentando la comunità di giovani italiani in Qatar, nel quale ho vissuto due anni dopo la mia permanenza in Iran. Il nostro Presidente mi donò una bandiera, che conservo sulla mia scrivania con cura infinita, chiedendomi di impegnarmi a fondo e con onestà intellettuale per la promozione di ciò che di migliore l’Italia può offire, vale a dire la nostra solida tradizione intellettuale. In aggiunta a questo frammento di vita personale, per tornare alla sua domanda, ritengo sia importante sottolineare che il dottorato di ricerca, dal punto di vista formativo, sia una strada che certamente consiglio a tutti coloro che siano interessati ad intraprendere una carriera internazionale. D’altra parte, un problema ancora irrisolto in Italia è che i nostri studenti concludano gli studi abbastanza tardi e ciò li penalizza a livello internazionale, riducendo sensibilimente la loro competitività. E anche da segnalare il limitato ricorso all’inglese nell’insegnamento universitario. Nel mio caso, ad esempio, ricordo di aver dovuto richiedere una deroga per redigere la tesi di dottorato in due lingue, in inglese ed in italiano. Il mio non è che uno tra i tanti esempi di difficoltà incontrate dagli studenti italiani con una proiezione internazionale. Sia chiaro, ciò è ben distinto dalla necessitàdi alta formazione linguistica nel verbo di Dante, che amo profondamente. Prenda ad esempio il mio campo: il patrimonio culturale. In Italia abbiamo una tradizione impareggiabile, ma
Guido, ci sembra corretto in questa sede sfatare il mito che soltanto i laureati in Scienze Politiche, Economia e Giurisprudenza possano intraprendere una carriera all’interno di un’organizzazione internazionale. A tal proposito, ci può raccontare quello che è stato il suo percorso formativo? Con piacere. Io ho conseguito una laurea specialistica in Architettura all’Università di Firenze ed in seguito un dottorato di ricerca in Ingegneria Strutturale presso il Politecnico di Milano, in partnership con l’Università di Isfahan in Iran. La sua osservazione è corretta: le organizzazioni internazionali richiedono una molteplicità di profili professionali e la Banca Mondiale è certamente in prima linea, per via del suo approccio integrato allo sviluppo sostenibile. Come spesso dico, qui da noi esiste almeno un esperto in qualsiasi settore dell’umana conoscenza. In Banca infatti, oltre ad economisti e scienziati politici, non mancano architetti, ingegneri, medici, specialisti nel settore sociale, ambiente, etc. Nel complesso, tale poliedricità del personale èfunzionale alla natura olistica dell’intervento della Banca, che include nel proprio ambito di intervento tutti i settori dello sviluppo e non solo l’economia, come spesso si pensa. Su un fronte diverso, ma legato, mi sentirei di sottolineare, da italiano, un fattore di criticità delle nostre università, che potrebbero avere un ruolo certamente più significativo nel collegamento tra mondo della formazione e del lavoro. Credo che la natura della sua domanda vada collegata a tale fattore. Ci spieghi meglio questo punto. Quali sono i miglioramenti che secondo lei andrebbero apportati al nostro sistema universitario per facilitare i giovani ad intraprendere una carriera all’estero? Qual è stata la sua esperienza personale in merito? Personalmente, ho sempre avuto un profondo inte34
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pochi studenti stranieri possono formarsi nel nostro paese, proprio per l’impossibilità di frequentare corsi in inglese.
Come valuta l’esperienza di JPO all’interno della Banca Mondiale? Il JPO in Banca Mondiale ritengo sia tra i migliori perché a differenza di altre organizzazioni, una volta trascorsi i due anni finanziati dal donatore, il terzo viene finanziato solo a patto che la Banca si impegni ad offrire un successivo contratto di due anni. E’ un piccolo tecnicismo che, di fatto, assicura integrazione nell’organizzazione. Io sono arrivato in Banca nel Gennario 2009, insieme ad altri 2 JPO italiani, un ingengnere ed un avvocato. Finanziare JPO nelle organizzazioni internazionali genera un ritorno d’immagine e soprattutto economico per il donatore. Esistono anche altri programmi, finanziati direttamente dalla Banca, come YPP (per il quale quest’anno circa il 10% dei vincitori è di nazionalita’ italiana, tutte donne impiegate nel settore sociale). Per quanto mi riguarda, sicuramente la ragione del successo della mia esperienza con il JPO è legata ad una direttrice ed una manager molto interessate al settore dei beni culturali, che mi hanno chiesto di restare qui al termine del programma. Mi hanno sempre fornito tutte le risorse delle quali ho avuto bisogno per avviare nuove attività e soprattutto mi hanno sostenuto con fiducia fin da subito, insieme a molti altri colleghi più senior. Ho anche avuto la fortuna di non trovarmi in situazioni poco gratificanti, a differenza di molti altri giovani. Un ulteriore consiglio che mi sento di condividere: prima di accettare il JPO è fondamentale avere un dialogo con l’ufficio al quale si è destinati, per cercare di avere un'idea chiara sulle mansioni e la posizione che si andranno a ricoprire, nonché sull’ambiente di lavoro. La sele-
Di sicuro quello da lei appena menzionato può rappresentare un anello debole del nostro sistema universitario che può tuttavia essere compensato da un esperienza all’estero, lei che ne pensa? Ci racconti della sua esperienza in Iran. Sono andato in Iran dopo il terremoto a Bam del 2003 e mi sono occupato di interventi di consolidamento e ricostruzione. Questa esperienza, come accennavo, ha accresciuto non solo le mie conoscenze teoriche e tecniche, ma mi ha messo di fronte alla necessità di dover programmare attività in autonomia con tempi prestabiliti entro i quali terminare un lavoro, un concetto fondamentale in ambiente internazionale. Non sono poi secondarie le problematiche anche logistiche che un giovane si trova a dover affrontare quando si reca in un paese straniero per qualche anno, che di certo aiutano, più tardi, a saper gestire missioni e situazioni di emergenza nell’ambito lavorativo. Dopo aver terminato il dottorato ho continuato a lavorare a lungo in Medio Oriente, con varie organizzazioni come l'Aga Khan Foundation, l’UNESCO, l’Organizzazione del patrimonio iraniano, l’ICOMOS, il campus mediorientale della Carnegie Mellon University. Le esperienze sul campo sono fondamentali: ne ho accumulate per 5 anni prima di essere selezionato per il JPO!
World Bank President Zoellick meeting minority groups in Guizhou (China), where an innovative stand-alone Bank-financed project linking cultural heritage, natural conservation, and sustainable tourism development is helping local communities earn higher income.
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anni ’50, per la costruzione dell’Autostrada del Sole. Tali progetti finanziarono anche meravigliose opere architettoniche come la Chiesa sull’Autostrada di Michelucci, nella mia amatissima Firenze. Attualmente, la Banca ha progetti che interessano il patrimonio culturale sia in paesi con basso reddito, come Haiti, dove siamo impegnati nella conservazione del Parco Storico che rappresenta l’avvio dell’autonomia del Paese, sia a paesi con reddito medio, come la Turchia, dove aiutiamo il Governo nella conservazione di Santa Sofia, un simbolo tangibile di tolleranza, coesistenza e stratificazione di culture e religioni. Nei Paesi nei quali operiamo, uno dei maggiori impegni è dar voce alle controparti governative ed alle organizzazioni della società civile che si occupano di beni culturali, che spesso, svolgono un ruolo cruciale, pur rimanendo nelle retrovie.
zione di un lavoro avviene in due direzioni, non una soltanto! Un colloquio e’ utile anche per un candidato, per capire chi si ha di fronte, non solo per farsi apprezzare professionalmente. E adesso? In cosa consiste il suo lavoro in Banca? Sono il coordinatore di un gruppo di colleghi che si occupa di beni culturali e turismo sostenibile. In Banca, data la grande varietà di aree di interesse dell’organizzazione, esistono gruppi tematici che operano in modo trasversale, in un’ottica di integrazione di settori. In particolare, il mio gruppo tematico riunisce colleghi dalla lunga esperienza in Banca con un interesse marcato per il settore dei beni culturali. Siamo in tutto oltre 130. Mi occupo di organizzare eventi formativi per i colleghi, selezionando relatori, “produco nuova conoscenza” come diciamo in gergo. In questo periodo, ad esempio, sto completando la pubblicazione di un ampio volume sull’economia del patrimonio culturale, The Economics of Uniqueness, già disponibile su Amazon.com, per il quale ho coinvolto i migliori esperti al mondo nel settore, compreso il Direttore del nostro World Development Report, ovvero la pubblicazione annuale di punta della Banca Mondiale che delinea i lineamenti di intervento della nostra istituzione per gli anni a venire. Inoltre, ed è questa una componente del mio lavoro molto avvincente, metto a disposizione la mia conoscenza per valutare la fattibilità di progetti ed attività da finanziare. Attualmente seguo progetti per Haiti, Cina, Albania e Georgia. Proprio in Georgia, la Banca ha due progetti da 100 milioni di dollari, in 30 siti, che comprendono interventi di gestione, restauro ed accessibilità, per consentire un approccio bilanciato alla conservazione ed allo sviluppo del turismo e quindi alla creazione di posti di lavoro utilizzando il patrimonio lasciatoci dalle generazioni precedenti. Uno degli elementi più delicati del mio lavoro è l’importante fase di consultazione e negoziazione con le controparti governative e le organizzazioni della società civile. In questi casi è importante fare ricorso alle abilità diplomatiche che i nostri avi romani ci hanno lasciato in dote! In breve, trascorro circa la metà del mio tempo in viaggio, cosa non semplice, ma molto interessante.
Oltre alla compagine governativa, vi interfacciate anche con altre organizzazioni? I partners naturali per progetti riguardanti il mio settore sono senz’altro l’UNESCO e l’ICOMOS. La Banca investe circa 3 miliardi e mezzo di dollari in un centinaio di progetti collegati e la collaborazione con l’UNESCO e l’ICOMOS è essenziale. Altri partners includono la Commissione Europea, il Consiglio d’Europa e la Fondazione dell’Aga Khan, tutte molto attive con solidi progetti ed iniziative. In conclusione, quali sono i consigli che si sente di dare ai giovani che, come lei, hanno intenzione di lavorare in un’organizzazione internazionale? E’ necessaria un’ottima conoscenza dell’inglese. Certo, è molto importante saper parlare anche una seconda lingua, come il francese, lo spagnolo o l’arabo. Occorre poi una solida conoscenza tecnica, abilità diplomatiche e capacità di adattamento a situazioni sempre nuove. Gli studenti italiani purtroppo scontano spesso una distanza nei confronti dei propri coetanei di altre nazioni, per via di un percorso formativo ancora molto teorico, purtroppo. Un ulteriore consiglio che mi sento di dare a chi intende avviarsi verso una carriera internazionale è quello di non mirare subito ad un quartier generale. E’ più utile, a mio avviso, trascorrere alcuni anni in esperienze pratiche sul campo, al fine di strutturare la propria professionalità ed acquisire conoscenze da condividere, successivamente, in un quartier generale, con alle spalle una forte competenza tecnica.
Quali sono i Paesi maggiormente interessati ai progetti della Banca? L’Italia vi rientra? Gli ultimi progetti finanziati in Italia risalgono agli
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DIALOGATORI ON THE ROAD PER UNHCR: VICINO A CHI FUGGE OGNI GIORNO! La testimonianza di Chiara Lanucara Il dialogo è alla base di ogni rapporto umano e allora ragazzi perché non utilizzarlo per uno scopo umanitario e internazionale come quello per cui si batte da 60 anni l’UNHCR?! ComL’Alto missariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (The UN Refugee Agency) venne creato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1950 per poi operare al servizio di quegli Stati che, sconvolti dalla Seconda Guerra Mondiale, richiedevano un organismo internazionale che tutelasse efficacemente gli interessi dei loro rifugiati. Il mandato dell’UNHCR fu inizialmente limitato a 3 anni di attività ma si comprese ben presto la necessità di renderlo permanente poiché il fenomeno delle diaspore migratorie crebbe in modo esponenziale. Dal 2003, infatti, l’UNHCR non è più sottoposta all’obbligo di rinnovare il suo mandato internazionale e continua ad operare in coerenza con la Convenzione del 1951 sui Rifugiati (la Convenzione di Ginevra), una sorta di Magna Charta del Rifugiato che ne regola lo status. L’articolo 1 della Convenzione definisce il Rifugiato come colui che: “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal paese di cui è cittadino e non può o non vuole, per tale timore, avvalersi della protezione di questo paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori dal paese in cui aveva residenza abituale a seguito di siffatti avvenimenti, non può o non vuole ritornarvi, per il timore di cui sopra”. Determinante è l’articolo 33 che impone agli Stati Contraenti (attualmente più di 140) di “ non espellere o respingere , in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. Nel corso degli anni l’Agenzia ha adottato la tutela di altre
categorie come i migranti,i profughi,gli sfollati e i richiedenti asilo, battendosi con iniziative volte a sostenere la ricerca di soluzioni permanenti e sicure per chi è ancora in fuga nel mondo. Sono circa 125 i paesi del mondo in cui è presente UNHCR, che pone particolare attenzione alla protezione delle categorie più vulnerabili come bambini, donne e anziani. Ogni rifugiato è sostenuto dall’Emergency Responce Team, presente sul campo sin dallo scoppio dell’emergenza con la garanzia di una prima fondamentale assistenza e la consegna di una “Ration Card” che attribuisce l’accesso ai servizi essenziali alla sopravvivenza. I progetti realizzati nei campi riguardano l’assistenza medica a tutti i livelli, programmi educazionali e di inserimento sociale attraverso lo sport, collaborazione allo sviluppo delle strutture interne al campo,introduzione di luci eco-compatibili (progetto “light years ahead”) e di un circuito di microcredito, solo per citarne alcuni. L’UNHCR può contare sulla preziosa e capillare collaborazione di Comitati Nazionali situati nel mondo che articolano con duro e costante lavoro attività amministrative, rassegna stampa, reports e progetti di fundraising che fanno capo alla sede centrale situata a Ginevra. Proprio dal Comitato Italiano di UNHCR ha inizio il mio viaggio virtuale accanto ai rifugiati come dialogatrice. Il mio lavoro ha due obiettivi: sensibilizzare le persone rispetto all’urgenza della mission dell’UNHCR e comunicare loro l’importanza della partecipazione alla raccolta fondi internazionale poiché mirata a sostenere regolarmente i rifugiati che l’Agenzia sta proteggendo. La mia “arma” ? IL DIALOGO! Mentre sto scrivendo, infatti, gruppi di ragazzi come voi lavorano per strade, piazze, centri commerciali e aeroporti consegnando ad ogni persona che incontrano la consapevolezza di poter dare nuove possibilità ai rifugiati e ai loro campi in termini di assistenza regolare attraverso l’adesione al progetto “Angelo dei Rifugiati”. Attraverso il nostro lavoro è stata possibile la creazione di una rete mondiale di donatori regolari che sostenessero la battaglia UNHCR. Le tre attitudini richieste? Perseveranza, empatia e preparazione! Perseveranza perché si vive in un momento storico complesso e i donatori migliori si trovano spesso sotto la dura corazza dello scetticismo; empatia perché è fondamentale per la creazione di un 38
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proficuo dialogo e preparazione poiché abbiamo il dovere morale di informare correttamente ogni nostro prezioso interlocutore. Cosa posso dire a chi sta iniziando o vuole iniziare questa esperienza? Dialogare con le persone dà nuove possibilità non solo ai rifugiati ma anche a noi dialogatori, che viviamo quotidianamente l’esperienza della vita di team con le sue dinamiche di fiducia e collaborazione, ingredienti fondamentali per lavorare nel settore umanitario della cooperazione allo sviluppo. Ogni informazione utile si trova sul sito www.unhcr.it nella sezione “lavora con noi”. Per candidarsi ogni interessato dovrà inviare un’e-mail con il proprio CV indicando la città di appartenenza per poter essere chiamato dal coordinatore territoriale. In seguito ad una prima screening, verranno contattati per un colloquio di gruppo i ragazzi più promettenti sulla carta per poi venire confermati e formati dai coordinatori ed iniziare questo nuovo percorso personale e professionale nella loro città o in quella più vicina. Inoltro vi sono varie possibilità di candidarsi per eventuali “vacancies” nazionali ed internazionali volte a vivere esperienze di stage, tirocinio e lavoro nei vari paesi in cui UNHCR opera attualmente. E’ necessario visitare il sito www.unhcr.org e seguire le indicazioni specifiche di ogni candidatura che varia di paese in paese e di ruolo in ruolo. Sono indispensabili le competenze linguisti-
che ed il curriculum di studi ed esperienze pregresse nel ruolo attinente alla vacancy. Essendo i valori guida di UNHCR la protezione internazionale, l’efficienza nel fronteggiare l’emergenza e la prospettiva di una nuova vita, dignitosa e sicura, la partecipazione di ognuno alla mission è rilevante nell’intento di dare sempre più voce alla categoria del rifugiato e alle persone che la assistono. Il 20 giugno 2012 è stata la 61° Giornata Mondiale del Rifugiato che porta con sé un ulteriore anno di intensa lotta alla lesione dei diritti umani, culminata un anno fa con la multa della Corte di Strasburgo ai danni dell’Italia (caso Hirsi vs Italia), dichiarata responsabile di respingimenti illeciti che hanno causato il rimpatrio forzato di 24 migranti eritrei e somali in Libia in un momento di storia molto duro, violando gravemente i principi di Ginevra dei quali nessun respinto si sarebbe potuto avvalere in Libia, paese non firmatario della Convenzione. Questo è un precedente giuridico essenziale che ci auguriamo faccia la differenza in futuro! Vantando due Premi Nobel per la Pace, rimpatri di milioni di persone e una leadership nel campo sostenuta da un lavoro umanitario difficile e appassionato, l’UNHCR si propone come Organismo Internazionale degno di fiducia e mezzi sempre migliori per la tutela delle suddette categorie.
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UNICRI - Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia Anche quest'anno l'ONU riapre le porte al reclutamento di giovani funzionari italiani per i livelli iniziali della carriera, senza o con limitata esperienza lavorativa in determinati settori professionali oggetto del concorso. Sarà possibile presentare la domanda di partecipazione online a partire dal 13 luglio fino al 12 settembre 2012. Un'occasione da non lasciarsi sfuggire!
dicembre 2012 (data di nascita pari o successiva al 1 gennaio 1980).
Si tratta dello Young Professionals Programme Recruitment Examination (YPP), l'unico concorso su base nazionale che garantisce la giusta rappresentanza del nostro Paese in seno al Segretariato delle Nazioni Unite.
QUALI SONO LE CATEGORIE PROFESSIONALI OGGETTO DI SELEZIONE? • architettura • economia • tecnologia dell’informazione • affari politici • produttore radiofonico (portoghese; kiswahili) • affari sociali COME AVVENGONO LE SELEZIONI? Tra settembre e ottobre si svolgeranno le fasi di preselezione sulla base dei criteri di età, titoli di studio (laurea di I livello), conoscenza dell'inglese o del francese. Qualora più di 40 candidati si dovessero presentare per la stessa job family, si procederà a una seconda fase di pre-selezione ove i criteri applicati saranno: conoscenza di altre lingue ufficiali delle Nazioni Unite (oltre l'inglese o il francese), titoli di studio qualificanti nelle categorie previste, esperienza di lavoro nella "job family" prescelta.
Il concorso è, infatti, riservato ai cittadini dei paesi che sono considerati sottorappresentati rispetto ai contributi forniti all’organizzazione. L’Italia è stata invitata a partecipare in virtù del suo status di "sottorappresentazione" geografica al Segretariato ONU che, a gennaio 2012, con 83 funzionari, ci vedeva collocati al di sotto della forchetta ideale che si colloca tra 114 e 84. Tale circostanza apre al nostro Paese un’importante opportunità di accesso all’organizzazione, il cui processo di reclutamento, di norma, avviene attraverso avvisi di vacanza di posto pubblicati sul portale http://careers.un.org. CHI SONO I DESTINATARI? Il Concorso Nazionale è aperto sia a neo-laureati che a giovani professionisti. Il limite di età per prendervi parte è di 32 anni al 31
QUANDO VA PRESENTATA LA DOMANDA? I candidati potranno presentare la domanda di partecipazione al concorso on-line sul portale http://careers.un.org , durante i 60 giorni compresi tra il 13 LUGLIO E IL 12 SETTEMBRE 2012.
5 DICEMBRE 2012: LA DATA DELLA PROVA SCRITTA Coloro che avranno superato le pre-selezioni, saranno
INTERNSHIP PROGRAMME L’ UNICRI accetta un numero limitato di stagisti non pagati. L'obiettivo del programma di tirocinio è quello di migliorare l'esperienza educativa di laureati e studenti post-universitari di diversi ambiti di studio attraverso incarichi di lavoro, per prepararli al lavoro delle Nazioni Unite e per fornire all’UNICRI l'assistenza di studenti altamente qualificati e specializzati in diversi ambiti professionali. Requisiti Lingua: buona conoscenza di inglese o francese. Consigliabile anche la conoscenza di un’altra lingua ufficiale dell’UNICRI (arabo, cinese, russo, spagnolo). Titolo di studio: laurea di primo livello Durata generale: da 3 a 6 mesi, prorogabile al massimo per 12 mesi. Borse di studio: l'UNICRI non sostiene alcuna spesa per il tirocinio e tutte le spese ad esso connesse sono a carico del tirocinante. Application: L'application form è reperibile alla pagina web: http://www.unicri.it/institute/staff/vacancies/internships.php Il modulo, debitamente compilato e firmato va spedito al seguente indirizzo: Internship Coordinator UNICRI Viale Maestri del Lavoro 10, 10127 Turin, ITALY Fax: +39-011-63 13 368 E-Mail: internship unicri.it 40
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UNA TESTIMONIANZA DAL PALAZZO DI VETRO DI NEW YORK INTERVISTA A TERESA LENZI
Lavorare per le Nazioni Unite è, per molti studenti italiani, un sogno che sembra irraggiungibile. Tu come ci sei riuscita? Ho fatto domanda per uno stage alla delegazione della Commissione Europea alle Nazioni Unite (a New York) mentre studiavo a Londra per conseguire un Master alla London School of Economics. Mentre aspettavo risposta, ho cominciato a lavorare al Parlamento Europeo, dove sono stata per un breve periodo. Ho poi accettato l’offerta di stage e ho iniziato a lavorare per la delegazione della Commissione Europea nella Grande Mela, nel gennaio 2003. A seguito di quell’esperienza, mi sono stati offerti contratti di consulenza dalle Missioni permanenti italiana e irlandese alle Nazioni Unite durante i loro rispettivi mandati di Presidenza Europea. A fine 2004, sono stata selezionata con il concorso JPO/Associate Experts (http://esa.un.org/techcoop/associateexperts/index.html) e sono passata al Segretariato delle Nazioni Unite nel Dipartimento di Affari Sociali ed Economici (UN-DESA). Ha così avuto inizio la mia carriera all’interno del Segretariato dell’Onu, prima all’ufficio di Bruxelles, poi a New York all’ufficio del Sotto Segretario Generale ed infine al Capacity Development Office dove tuttora lavoro.
Che tipo di contratto ti è stato offerto? Una volta superato il concorso JPO mi è stato offerto un contratto ‘fixed term’ rinnovabile per un secondo anno a livello P2 della categoria professionale del sistema delle Nazioni Unite. E’ un contratto standard che viene offerto a tutti quelli che entrano così nel sistema Nazioni Unite. Ma vi sono altre strade e ognuno dei miei colleghi ne avrebbe una da raccontare. Quando sei arrivata a New York City pensavi che saresti rimasta a lungo? Arrivata nel 2003 come stagista non avevo idea di quanto sarei rimasta ed essendo ancora senza un contratto vero e proprio sapevo che probabilmente la strada sarebbe stata imprevedibile e così è stato. Quando sono tornata a New York, nel 2006, facevo parte dello staff Onu e ciò mi ha garantito una permanenza più lunga. In ogni caso, dal 2006 ad oggi, ho già lavorato per due uffici diversi. Qui è normale cambiare spesso lavoro e gli spostamenti sono incoraggiati dall’organizzazione. Il pensiero principale quando sono tornata in America era il contratto, più che la sede. Di certo New York è una città interessantissima che mi è sempre piaciuta e mi affascina molto. Gli Stati Uniti poi sono un paese meraviglioso dove mi sono sempre sentita a casa. Ora di che cosa ti occupi principalmente? Al momento mi occupo di programmazione di progetti di sviluppo, ad esempio scrivo linee guida per programmare parte del budget regolare delle Nazioni Unite a disposizione del mio Di42
partimento per progetti di sviluppo in varie parti del mondo. Inoltre sono focal point per alcuni meccanismi interni al Dipartimento che definiscono la nostra politica interna su priorità di intervento e che garantiscono la qualità dei progetti. In passato ho occupato ruoli molto diversi, ad esempio nell’ufficio del Sotto Segretario Generale di UNDESA sono stata il focal point del mio Dipartimento per la preparazione dei così chiamati talking points per il Segretario Generale dell’Onu e le sue riunioni bilaterali con capi di stato e ministri. A Bruxelles mi sono occupata di donor relations. Quando lavoravo per la Missione italiana e irlandese seguivo principalmente il processo intergovernativo e i negoziati della seconda Commissione dell’Assemblea Generale su tematiche economiche e relative allo sviluppo. Cosa ami di più del tuo lavoro? Apprezzo la varietà delle responsabilità che mi sono affidate. Al momento faccio parte di un ufficio che è stato creato nel 2009. E’ stata un’esperienza particolare vivere dall’interno la nascita e il consolidarsi di un ufficio dovendo al contempo far fronte a varie difficoltà, politiche interne e burocrazia. Forse gli aspetti che amo di più li do’ ormai per scontati, come il fatto di lavorare in un ambiente internazionale e di trattare tematiche attuali. Comunque rimango ben cosciente che non riuscirei a farne a meno. Ti immaginavi così dieci anni fa? Diciamo che dieci anni fa quando ho cominciato come stagista speravo di arrivare dove sono arrivata,
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ma sapevo che la strada sarebbe stata lunga e probabilmente difficile. Per me ci sono voluti parecchi anni per avere un contratto regolare. Quindici anni fa, comunque, non avrei mai creduto che avrei lavorato alle Nazioni Unite. E’ stata una borsa di studio per il Collegio del Mondo Unito dell’Atlantico a cambiarmi la vita e sarò sempre infinitamente grata dell’opportunità che mi è stata data. Lavorare per le Organizzazioni Internazionali è una questione di merito o di fortuna o di entrambe? Si concorre con candidati di tutto il mondo quindi senza dubbio è necessaria una buona preparazione. Ci sono dei requisiti di base essenziali che sono dati per scontato, ad esempio la perfetta padronanza dell’inglese, esperienze all’estero e l’apertura a nuove culture. E’ fondamentale, però, sapersi distinguere con un po’ di astuzia e far vedere che si ha un qualcosa in più, costruendosi un curriculum con un obiettivo chiaro a cui si vuole arrivare. Questo si può fare, ad esempio, scegliendo dei corsi mirati durante l’Università e, specialmente, facendo esperienze di lavoro. Nel mio caso, ritengo mi abbia aiutato avere seguito un corso di legge a livello di master sulle Nazioni Unite, aver studiato diverse lingue straniere, aver lavorato sia durante gli studi d’Università che durante le pause estive, facendo dei tirocini e varie esperienze di lavoro. A chi vuole perseguire una carriera come la tua, che cosa consigli di fare? Credo che lavorare per un’organizzazione internazionale sia una scelta di vita, non solo un lavoro. Consiglierei di cominciare presto e fare quante più esperienze possibili all’estero per capire se è la strada da seguire. Io avevo dieci anni quando sono andata la prima volta
a fare una vacanza studio in Germania ed ero tornata entusiasta. A volte basta fare un breve periodo fuori casa per capire che in realtà si vuole tornare indietro. Io ho sempre avuto un grande interesse per l’estero ed ho avuto la fortuna di nascere e crescere a Trento, una città che offre tante possibilità per fare esperienze significative. Per me aver concluso le scuole superiori in una scuola internazionale è stato un trampolino di lancio fondamentale per l’Università e per tutto quello che è poi seguito. Consiglierei di applicarsi e studiare le materie per le quali ci si sente portati perché le organizzazioni internazionali ricercano profili di tutti i tipi, da quelli generici come economia e politica, a quelli più tecnici e specifici come ingegneri, graphic designers, traduttori e interpreti e agronomi. Seguendo i propri interessi e passione è più facile essere bravi nel settore e quindi distinguersi entro la massa. Ma la cosa più importante credo sia essere costanti nel tempo. Pochi sono i fortunati che sono subito assunti all’interno del sistema. Se i risultati tardano, è importante continuare a costruire il curriculum con criterio e serietà per arrivare a presentarsi come un professionista nel settore. E provare diverse strade, chiedere, farsi avanti. Occorre avere iniziativa. Essendo donna e mamma, pensi che le Nazioni Unite rispettino le tue esigenze? Assolutamente sì. Il mio lavoro è sempre stato apprezzato e sono sempre stata coinvolta in progetti molto interessanti, anche ai livelli più alti dell’organizzazione avendo avuto a che fare con le cariche più alte all’interno del mio Dipartimento. Ho avuto anche l’occasione di essere presente a riunioni bilaterali del Segretario Generale dell’Onu con ministri e alti rappresentanti. In quanto mamma, ho passato se43
dici settimane in maternità, come garantito a tutte le mamme dipendenti alle Nazioni Unite. A seconda delle esigenze dei rispettivi uffici, si possono comunque richiedere ulteriori settimane o mesi a volte, in aggiunta e che vengono scalati dalle ferie annuali. Io forse ho avuto un’esperienza un po’ particolare avendo lavorato fino al giorno in cui ho partorito le mie due bambine ed ho preso solo dieci giorni in più oltre alle sedici settimane garantite. Ognuno fa le proprie scelte secondo le esigenze del proprio ufficio e priorità personali. Nel mio caso sono sempre state rispettate. E’ da sottolineare come l’organizzazione abbia varie possibilità di lavoro flessibile (flexible work arrangements). Come ti immagini tra dieci anni? Ancora al Palazzo di Vetro? Sì, o almeno lo spero. Ho intenzione di seguire questa strada quindi immagino di lavorare ancora alle Nazioni Unite tra dieci anni, anche se non so se a New York al Palazzo di Vetro o altrove. Vedremo cosa mi riserverà il futuro, di certo ho voglia di imparare cose nuove e nel mio Dipartimento ci sono diversi lavori che mi interessano, anche se non escludo altre strade. Se non lavorassi alle Nazioni Unite, quale strada lavorativa avresti perseguito? Considerati i miei studi ed il mio interesse per l’Europa avrei cercato di lavorare per un’altra istituzione internazionale come la Commissione Europea. A volte penso che, se ci fosse la possibilità, mi piacerebbe studiare qualcosa di completamente diverso, specializzarmi in un altro settore e dedicarmi di più allo sport, che e’ sempre stata una mia passione. Magari accadrà tra qualche anno, quando le mie bambine mi lasceranno un po’ più di tempo.
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IL SISTEMA ONU IN ITALIA INDIRIZZI DELLE ORGANIZZAZIONI, ORGANISMI, UFFICI E RAPPRESENTANZE DELLE NAZIONI UNITE IN ITALIA (fonte sito WEB UNRIC http://www.unric.org/it/lonu-in-italia/24) Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura - FAO José Graziano da Silva, Direttore Generale Viale delle Terme di Caracalla 00100 Roma Tel.: (+39) 06 57051 Fax: (+39) 06 570 53152 Nick Parsons, Direttore Divisione Informazione (+39) 06 57053276, nick.parsons@fao.org Sito web: www.fao.org. in Italiano: www.fao.org/UNFAO/about/it/index _it.html Programma Alimentare Mondiale - WFP/PAM Ertharin Cousin, Direttore Esecutivo Via Cesare Giulio Viola, 68/70, Parco dei Medici - 00148 Roma Tel.: (+39) 06-65131 Fax: (+39) 06-6513-2840 Email: info@wfp.org Sito web: www.wfp.org Ms. Nancy Roman, Direttore Divisione Comunicazione Ms. Brenda Barton, Vicedirettore Divisione Comunicazione Ms. Vichi de Marchi, Portavoce per l'Italia Tel.: (+39) 06-6513-2058 Fax: (+39) 06-6513-2840 e-mail: vichi.demarchi@wfp.org Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo - IFAD Kanayo F. Nwanze, Presidente Via del Serafico, 107 - 00142 Roma Tel.: (+39) 06 54591 Fax: (+39) 06 5043463 e-mail: ifad@ifad.org Eleonora Alesi, Officer in Charge Communication Division e-mail: e.alesi@ifad.org Sito web: www.ifad.org Istituto Interregionale di Ricerca delle Nazioni Unite sul Crimine e la Giustizia Penale UNICRI Sandro Calvani, Direttore
Viale Maestri del Lavoro, 10 10127 Torino Tel.: 011 6537111 Fax: 011 6313368 e-mail: unicri@unicri.it Marina Mazzini, Comunicazione/Stampa e-mail: mazzini@unicri.it Sito web: www.unicri.it UNICRI Ufficio di Roma (anche ufficio di contatto per il DPI/UNRIC di Bruxelles) Daniela Salvati, Funzionario di Collegamento e-mail: unicri.roma@unicri.it Piazza S. Marco, 50 – 00186 Roma Tel.: (+39) 06 6789907 Fax: (+39) 06 6780668 Staff College del Sistema delle Nazioni Unite - UNSSC Carlos Lopes, Direttore ad interim Viale Maestri del Lavoro, 10 10127 Torino Tel.: 011 653 5906 Fax: 011 653 5901 e-mail: c.piatti@unssc.org (segreteria del Direttore) Sito web: www.unssc.org Centro Internazionale per la Scienza e l’Alta Tecnologia - ICS (Sotto l’egida dell’UNIDO) Stanislav Miertus, Vice Direttore Direttore ad interim AREA, Science Park, Padriciano, 99 34012 Trieste Tel.: 040 9228134 Fax: 040 9220068 e-mail: stanislav.miertus@ics.trieste.it Sito web: www.ics.trieste.it Ufficio Internazionale del Lavoro - ILO/BIT (Ufficio per l’Italia) Claudio Lenoci, Direttore Villa Aldobrandini, Via Panisperna, 28 - 00184 Roma Tel.: 06 6784334 Fax: 06 6792197 e-mail: lenoci@ilo.org Francesca Ferrari, Addetto all’Informazione e-mail: ferrari@ilo.org Centro Internazionale di Forma44
zione dell’ ILO (ITC-ILO) François Eyraud, Direttore Viale Maestri del Lavoro, 10 10127 Torino Tel.: (+39) 011 693 6111 Fax: (+39) 011 6638 842 e-mail : communications@itcilo.org Ufficio Stampa e Informazione Pubblica Tel.: (+39) 011 693 6616/6655 Fax: (+39) 011 693 6509 e-mail: press@itcilo.org Sito web: www.itcilo.org Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ACNUR/UNHCR (Ufficio per l’Italia) Walter Irvine, Direttore Via Caroncini, 19 - 00197 Roma Tel.: (+39) 06 802121 Fax: (+39) 06 80212324 Laura Boldrini, Portavoce e-mail: BOLDRINI@unhcr.org Sito web: www.unhcr.it Ufficio Risorse Umane per la Cooperazione Internazionale UNDESA-HRIC (Ufficio per l’Italia) Gherardo Casini, Direttore Corso Vittorio Emanuele II, 251 00186 Roma Tel.: (+39) 06 68136320 Fax: (+39) 06 68210256 e-mail: info@undesa.it Sito web: www.undesa.it Ufficio UNOPS di Roma (Ufficio di Servizi ai Progetti delle Nazioni Unite) Mohamed Chalala, Direttore c/o FAO, Building E, Viale delle Terme di Caracalla - 00100 Roma Tel.: (+39) 06 57050223 Fax: (+39) 06 57050299 e-mail: mohamed.chalala@unops.fao.org UNOPS EDINFODEC Project Luciano Gonnella, Coordinatore c/o FAO Viale delle Terme di Caracalla
Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo 00100 Roma Tel.: (+39) 06 57050212/3 Fax: (+39) 06 57050297 e-mail: luciano.gonnella@unops.fao.org OMS - ROMA Centro Europeo Ambiente e Salute (ECEH), Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Francesca Raciotti, Direttore Cristiana Salvi, Comunicazione Via Francesco Crispi, 10 00187 Roma Tel.: (+39) 06 487751 Fax: (+39) 06 4877599 E-mail: ecehr@who.it Sito Web: www.euro.who.int/ecehrome OMS - VENEZIA c/o Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti Erio Ziglio, Direttore e-mail: ccu@ihd.eoru.who.int (segreteria del Direttore) Palazzo Cavalli Fianchetti S. Marco 2847 - 30124 Venezia Tel: +39 041 279 3865; Fax: +39 041 279 3869 Sito web: www.euro.who.int/ihd Ufficio Regionale per la Scienza e la Tecnologia per l'Europa UVO-ROSTE, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura - UNESCO (Ufficio per l’Italia) Engelbert Ruoss, Direttore Marie Paule Roudil, Capo Sezione Cultura Palazzo Zorzi - Castello 4930 30122 Venezia Tel.: (+39) 041 2601511; Fax: (+39) 041 5289995 e-mail: veniceoffice@unesco.it Centro Internazionale di Fisica Teorica "Abdus Salam" - ICTP, parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura - UNESCO e dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) Katepally Sreenivasan, Direttore Strada Costiera, 11 - 34014 Trieste Tel.: (+39) 040/2240111; Fax: (+39) 040/224163 e-mail: director@ictp.trieste.it Sito web: www.ictp.trieste.it
Programma Mondiale di Valutazione delle Risorse Idriche WWAP Dagli uffici UNESCO a Parigi, il Segretariato del Programma sarà trasferito a Perugia. Sito web: www.unesco.org/water/wwap/index.s html
Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF) Centro di Ricerca Innocenti (IRC) Marta Santos Pais, Direttore m.santospais@unicef.org Piazza SS. Annunziata 12 50122 Firenze Tel.: (+39) 055 / 20330 Fax: (+39) 055 / 244817
Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale - UNIDO (Ufficio per l’Italia) UNIDO Sede legale Diana Battaggia, Direttore Via Panisperna, 28 - 00184 Roma Tel.: (+39) 06 696 2153 Fax: (+39) 06 696 2122 e-mail: esera@unido.org
Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus Vincenzo Spadafora, Presidente Via Palestro, 68 - 00185 Roma Tel.: (+39) 06 478091 Fax: (+39) 06 47809270 Roberto Salvan, Direttore Generale Tel.: (+39) 06 47809202 Fax: (+39) 06 48903899 e-mail: comitato@unicef.it
UNIDO ITPO Italia Sede operativa Via Paola, 41 00187 Roma Tel.: (+39) 06 679 6521; Fax: (+39) 06 6793570
Fondo delle Nazioni Unite per le donne - UNIFEM Simone Ovart, Presidente del Comitato Nazionale Via Uffreduzzi, 6 10134 Torino Tel.: (+39) 11 304 2626 Fax: (+39) 11 304 2634 e-mail: unifemitalia@virgilio.it Sito web: www.unifem.it
Base Logistica delle Nazioni Unite di Brindisi (UNLB) Ronnie Stokes, Funzionario Amministratore Capo Aeroporto Militare “O. Pierozzi” Via U. Maddalena, 54 - 72011 Casale - Brindisi Tel .: (+39) 0831 418750/1/2 Fax: 0831 418758 e-mail: rstokes@un.org BASE DI PRONTO INTERVENTO UMANITARIO DELLE NAZIONI UNITE PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE (WFP-UNHRD) Giuseppe Saba, Funzionario Logista c/o Aeroporto Militare “O. Pierozzi” Via U. Maddalena, 54 - 72011 Casale - Brindisi Tel.: (+39) 0831 506650 Fax: (+39) 0831 506649 e-mail: giuseppe.saba@wfp.org Ufficio della Banca Mondiale (Ufficio per l’Italia) Massimiliano Paolucci, Consigliere per l’Italia e l’Europa meridionale Vicepresidenza europea Via Labicana, 110 - 00184 Roma Tel.: (+39) 06 777101 Fax: (+39) 06 7096046 e-mail: mpaolucci@worldbank.org 45
Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO Prof. Giovanni Puglisi, Segretario Generale Piazza Firenze, 27 - 00186 Roma Tel.: (+39) 06 6873713/23/17/12 Fax: (+39) 06 6873684 e-mail: comm.unesco@esteri.it Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione – UNCCD (Ufficio per l’Italia) Federica Meneghetti, Funzionario di Collegamento Piazza S. Marco, 50 – 00186 Roma Tel.: (+39) 06 6786802 Fax: (+39) 06 6780668 e-mail: fmeneghetti@unccd.int
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