News CCIB 30 01 2019

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30-01-2019 EUROZONA Valdis Dombrovskis, l’adozione dell’euro è importante per le economie piccole e aperte L'adozione dell'euro è importante per le economie piccole, aperte e che fanno affidamento alle esportazioni, come quella della Bulgaria. Lo ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, intervenendo a Sofia alla 13ma conferenza annuale “Il governo incontra il business”, alla quale ha partecipato anche il premier Boyko Borissov. Dombrovskis ha affermato che l’ingresso nella moneta unica sarebbe importante anche per l'industria turistica bulgara, rilevando come il 2018 sia stato un anno di successo per il settore nazionale. Il vicepresidente della Commissione ha poi espresso la sua soddisfazione per il fatto che la Bulgaria è saldamente orientata sulla strada dell'adesione all'eurozona. “Per 20 anni, la moneta unica europea è stata forte, stabile e conveniente da usare”, ha rimarcato Dombrovskis. Il commissario si è detto inoltre consapevole che la maggioranza dei bulgari preferisce l'adozione dell'euro nel loro paese. “D'altro canto, resta ancora molto da fare per spiegare i vantaggi dell'euro ai bulgari, in modo che ne siano davvero convinti. Ciò non è stato fatto, ad esempio, in Lettonia prima che il paese aderisse all'eurozona, ma ora il popolo lettone è convinto dei benefici associati all'euro e accoglie favorevolmente il suo utilizzo”, ha detto Dombrovskis. Il commissario ha rilevato che la Bulgaria dovrà attendere almeno fino alla metà del 2022 per aderire all’euro. A suo dire, le autorità di Sofia hanno rispettato i criteri nominali per l’adozione dell’euro, con una bassa inflazione, la salute delle finanze pubbliche e il lev ancorato alla valuta europea, ma vanno risolti i problemi del settore bancario e serve un maggiore sviluppo economico. Per queste ragioni “serve un periodo di almeno altri tre anni” per l’adesione della Bulgaria alla zona euro, ha concluso Dombrovskis. DIPLOMAZIA Rumen Radev, il 2018 ha reso il mondo più dinamico e imprevedibile Nel corso del tradizionale ricevimento per i capi delle missioni diplomatiche in Bulgaria, il presidente Rumen Radev ha detto che il 2018 è stato “un anno di sfide che ha reso il mondo più dinamico e più imprevedibile”. “Le relazioni internazionali sono state segnate dall’incoerenza ed è cresciuta la sensazione che l'attuale sistema di organizzazioni internazionali non soddisfa le aspettative dei popoli”, ha rilevato Radev. “Pertanto, la visione e la volontà per la loro riforma è attesa con grandi speranze”, ha aggiunto. Secondo Radev, la politica estera della Bulgaria “è focalizzata sulla sicurezza, la stabilità, il dialogo e la cooperazione”. “L'integrazione europea dei Balcani occidentali, per la quale la Bulgaria lavora da anni, ormai fa parte del dibattito per l'allargamento dell'Unione europea”, ha concluso il presidente Rumen Radev.


CRIMINALITÀ Cinque persone che finanziavano operazioni terroristiche rimangono in carcere La Corte d'appello ha confermato gli arresti di cinque persone straniere accusate di far parte di una rete internazionale dedita al finanziamento del terrorismo. Il gruppo è stato sgominato il 18 gennaio scorso in un'operazione specializzata a Sofia e in altre sei città della Bulgaria, condotta dalla Procura speciale, insieme al Servizio per la sicurezza nazionale (Dans) e al Servizio per la lotta contro la criminalità organizzata (Gdbob). Sono state perquisite cinquanta abitazioni e uffici, e sono state fermate 43 persone per aver eseguito servizi di trasferimento di consistenti somme di denaro illecito a carattere transnazionale applicando il cosiddetto metodo hawala. I soldi riciclati servivano per finanziare attentati e atti terroristici in diversi paesi. L'hawala è un sistema informale di trasferimento di denaro basato sulle prestazioni di una vasta rete di mediatori localizzati principalmente nel Medio Oriente e Nord Africa. Tra i mediatori non vengono scambiati documenti e le transazioni sono basate unicamente sull'onore. Le autorità di Sofia hanno reso noto che il gruppo che operava in Bulgaria era organizzato e guidato da un cittadino siriano residente a Sofia dove è stato arrestato. L'operazione è stata preceduta da un anno di indagini dei servizi di sicurezza bulgari insieme ai servizi di alcuni altri paesi dell'Ue. CORRUZIONE Transparency, nei Balcani ci sono tante ombre e poche luci (di Stefano Giantin) (ANSA) I Paesi dei Balcani hanno registrato risultati deludenti nel nuovo Indice di Percezione della Corruzione 2018 (Cpi), pubblicato da Transparency International. L'Indice mette a confronto 180 Paesi nel mondo e li classifica in base al grado di corruzione percepita nel settore pubblico, secondo esperti e uomini d'affari. Il ranking varia da zero, un punteggio che indica uno Stato altamente corrotto, fino a 100 per un Paese completamente libero da mazzette e malaffare. Al top della classifica vi sono al momento Danimarca (88 punti) e Nuova Zelanda (87). L'Italia ha conquistato 52 punti. Nei Balcani, i migliori risultati sono stati registrati dalla Croazia (48), seguita da Romania (47), Montenegro (45), Bulgaria (42), Serbia (39), Bosnia-Erzegovina (38), Kosovo e Macedonia (entrambe 37). L'Albania ha invece registrato lo score peggiore nella regione, con soli 36 punti nell'Indice di Transparency, in gran parte “a causa dello stallo politico che ha bloccato varie riforme anticorruzione dall'andare avanti”. Nell'area ‘allargata’ dell'ex Jugoslavia, a conquistare più punti è stata la Slovenia (60), mentre nell'Europa sudorientale la Grecia ha perso tre punti, passando da 48 nel 2017 a soli 45 nel 2018, ha segnalato il watchdog anti-corruzione. A preoccupare, nei Balcani, anche il deterioramento dei punteggi rispetto al 2017. Con l'eccezione della Macedonia e della Bosnia (stabile), praticamente tutti i Paesi hanno registrato infatti risultati peggiori nel 2018 rispetto al 2017. La Serbia, in particolare, ha perso due punti, una “tendenza che potrebbe


persistere, se il governo continuerà a minare organi e istituzioni responsabili del mantenimento dello Stato di diritto”. A far scendere lo score, anche il fatto che il governo abbia l'anno scorso “premuto per una maggior influenza sul sistema giudiziario” e stia "lavorando per ridurre l'accesso pubblico all'informazione, esentando le imprese pubbliche dalla divulgazione di informazioni". In Kosovo (-2 punti), ha specificato Transparency, le sfide maggiori riguardando invece "l'insufficiente trasparenza, istituzioni e stato di diritto deboli". Il Montenegro (-1) deve da parte sua “ancora migliorare significativamente lo stato di diritto”, malgrado i progressi verso l'adesione alla Ue. La Bosnia ha ottenuto invece un punteggio invariato tra 2017 e 2018, ma “recenti sviluppi politici fanno preoccupare”. Transparency ha puntato in particolare l'indice verso le “preoccupazioni su frodi e cattiva amministrazione” dopo le elezioni di ottobre e sugli “attacchi verso manifestanti pacifici e la detenzione di leader dell'opposizione e attivisti” in Republika Srpska. In relazione a Romania e Bulgaria, infine, Transparency International ha sottolineato che “entrambi i Paesi hanno fatto pochi progressi sulle riforme giudiziarie e sugli sforzi anti-corruzione”. E in più, a Sofia, “mancano media indipendenti e trasparenti”.


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