I ragazzi della scuola Secondaria di Primo Grado dell’Istituto Omnicomprensivo di Viggianello
Noi siamo gli Eroi: salviamo il Pianeta
“Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi 'non sapevano': accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata.â€? Mikhail Sergeevich Gorbachev
Introduzione Noi siamo gli Eroi: Salviamo il Pianeta è il lavoro realizzato dagli allievi della Scuola Secondaria di I grado di Viggianello. E' un significativo e creativo ampliamento del progetto Scrittori di classe ed è perfettamente in linea con la progettazione didattica per competenze e la realizzazione di compiti di realtà. La prima fase progettuale "Scrittori di classe" ' ha previsto che ogni classe partecipante scegliesse uno degli otto incipit e scrivesse un racconto di lunghezza non superiore alle 10.000 battute, ispirato alla salvaguardia dell'ambiente e alla tutela del prezioso patrimonio naturale. Tutte le classi hanno portato a temine il lavoro in ogni sua fase (scrittura del racconto, caricamento e valutazione dei 3 racconti ricevuti) e hanno, anche, ricevuto un attestato di partecipazione personalizzato e 300 buoni omaggio per il catalogo Insieme per la Scuola 2019. Con grande entusiasmo e attivo impegno, hanno accolto la fase successiva del lavoro previsto e hanno realizzato le illustrazioni ai racconti per arricchire le trame elaborate con immagini e disegni colorati. Ma i nostri eroi, prendendo spunto dall'AGENDA ONU 2030 (obiettivi per uno sviluppo sostenibile) e, in generale, dal tema Ambiente, hanno anche CREATO, utilizzando diversi linguaggi, un legame profondo ed importantissimo tra la Scuola e la problematica ambientale reale. Insieme ,grazie ad un proficuo e costruttivo lavoro di gruppo, hanno sperimentato l'importanza di perseguire un obiettivo comune, riflettendo e trovando possibili soluzioni per evitare il disastro ambientale. Hanno sviluppato una sensibilità nuova e consapevole verso l'ambiente e lo sviluppo sostenibile, ossia la necessità di promuovere l'equilibrio tra crescita e salvaguardia delle risorse presenti sul Nostro Pianeta. L'acqua, le foreste e le nostre città sono in pericolo e tutti noi dobbiamo Rispettare l'armonia dell'Universo e Amare la nostra Terra. No!!!!! Diciamo No all'inquinamento delle nostre acque, al disboscamento selvaggio delle nostre foreste e ai drastici cambiamenti climatici. I nostri allievi- eroi davvero speciali, insieme al simpatico topolino Geronimo Stilton e i suoi Stratopici amici si sentono cittadini attivi del Mondo e gridano con forza:" :"Difendiamo la NATURA, Difendiamo la nostra VITA"." Noi ci crediamo e Voi? Cari lettori diventate davvero Eroi "Green" e tutti Insieme Salviamo il Nostro Pianeta.
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nostri racconti
GIU’ LE ZAMPE DAL NOSTRO MARE! MiasorellaTeahaavutoun’ideadavverostratopica:organizzareunavacanzaalmare pertuttalafamigliaStilton,consoggiornoinunsuperalbergovicinoallespiagge!Così abbiamo caricato valigie, ombrelloni e asciugamani sul camper di nonno Torquato e siamo partiti: destinazione Porto Crostolo!Una volta lì, però, ci aspettava una brutta sorpresa: non eravamo i soli ad avere avuto l’idea di una vacanza al mare! La spiaggia era piena, anzi pienissima di roditori che prendevano il sole, si spalmavano la crema, leggevano riviste e facevano il bagno… Decidemmo così di tornare in albergo, ma per una deviazione (lo ammetto: avevo sbagliato strada!) ci ritrovammo in una piccola baia isolata. Per mille mozzarelle, che posto stratopico!Eravamo felicissimi e pronti a tuffarci in acqua, quando… Per i baffi a torciglione del gatto mammone! Quello non era un sacchetto di plastica? E lì ce n’era un altro… e un altro… intrappolavano pesci, molluschi e alghe!Qualcuno aveva sporcato quella bellissima spiaggia! Dovevamo assolutamente rimediare a quel disastro… Così io presi dal mio zaino alcuni sacchetti vuoti, utilizzati per portare in spiaggia il mio formaggioso spuntino, e cominciai a raccogliere i rifiuti che sembravano tanti schifitoposi vermiciattoli, sparpagliati su un’immensa forma di groviera ormai andata a male. All’improvviso udii un urlo agghiacciante… AAARGH! AIUTOOO, ZIOOO! Mio nipote Benjamin si agitava ed io, come un fulmine, mi precipitai da lui e dissi: - Per tutte le caciotte di nonna Squit, cosa sta succedendo?- Zio, zio, non posso credere a questo toporrore!–rispose Ben e mi indicò un albatro e una tartaruga marina.I due animali erano immobili sulla spiaggia, con gli occhi fissi e senza vita. L’albatro aveva il becco aperto dal quale usciva una forchetta di plastica incastrata nella gola; la tartaruga ,invece,aveva dei pezzetti di una cannuccia infilati nel naso...I miei baffi iniziarono a frullare,le mie orecchie sbuffarono come treni a vapore e i miei occhi si trasformarono in due sfere infuocate: non potevo ignorare ancora questo disastro e in un formasecondo mi precipitai dal sindaco di Porto Crostolo, per denunciare l’accaduto. Arrivato in municipio, chiesi di essere ricevuto dal dottor Topobombolone, che in quel periodo amministrava la città. Immediatamente fui accompagnato nel suo ufficio e gli dissi: - Signor Sindaco, sono Stilton ,Geronimo Stilton, e sono venuto perché ho visto che il nostro mare sta morendo a causa dei rifiuti, in particolare di plastica. Questo problema sta provocando dei gravi danni agli animali che lo abitano e a breve gli effetti arriveranno anche a noi…Dobbiamo trovare subito una SOLUZIOOOOONEEEEEE!!!-Certo,Geronimo, lei ha ragione! Dobbiamo risolvere il problema: prenderò provvedimenti oggi stesso!- mi ripose. Allora uscii dalla porta, fidandomi formaggiosamente del Sindaco, ma dopo una settimana mi resi conto che non era cambiato nulla! Non solo. Ritornando sulla spiaggia, notai che i rifiuti in mare aumentavano sempre di più, quindi decisi di avviare un’ indagine e ne parlai con mia sorella. La raggiunsi a casa e le dissi: – Tea, Tea, abbiamo bisogno di aiuto!– Geronimo potremmo farci aiutare dai cugini Ficca- Hai avuto una stratopica idea, chiamali subito!Concordammo di incontrarci sulla spiaggia di Porto Crostolo per una merenda e,dopo poche ore,arrivaronoFiccagenio e Ficcanaso: tutti insieme, sgranocchiando delle croste di provolone,decidemmo un piano per scoprire l’origine dell’inquinamento. Il giorno dopo io e Ficcanaso indagammo sul fondale marino, immergendoci con il formasottomarinoe
seguimmo una strana scia verdognola. Risaliti in superficie,vedemmo un enorme cartello con una scritta “ON EMADAM INDUSTRIES”, società appartenente alla E.G.O. Company, la potentissima azienda di Madame No, che combina affari di ogni tipo (soprattutto loschi). Ci avvicinammo sempre di più e vedemmo che un lungo tubo di scarico, proveniente dalla fabbrica, gettava in mare tanti tipi di rifiuti… Possibile che nessun roditore si fosse accorto di questo disastro? E il Sindaco di Porto Crostolo, come poteva rimanere tranquillo? Intanto il mio cellulare squillò: era Tea che insieme a Ficcagenio si stava preparando a compiere una difficile impresa: ripulire il mare con l’aiuto di Che Lavora E Aiuta Recuperando Tutto un robot che Ficcagenio aveva perfezionato per l’occasione. Questo marchingegno aveva un corpo metallico a forma di grosso roditore, al posto delle zampe aveva dei tentacoli, attraverso i quali prelevava i rifiuti dal mare. All’interno il corpo conteneva due sezioni separate: la prima raccoglieva i rifiuti riciclabili e li differenziava; la seconda le sostanze tossiche. I primi erano disintegrati, raccolti e poi inviati ad un’azienda che utilizzava la plastica per produrre capi di abbigliamento, le seconde venivano distrutte con l’aiuto di alcuni organismi che le mangiavano. Il robot aveva un pulsante impermeabilizzato,con il quale poteva scendere sott’acqua e continuare a pulire i fondali marini. Grazie all’aiuto di CLEART, il mare era più pulito, ma il mio istinto mi suggeriva che c’era qualcosa di losco dietro l’inquinamento della baia di Porto Crostolo… Così io e Ficcanaso con il nostro mezzo andammo avanti lungo la costa per qualche chilometro. Improvvisamente,vedemmo un’altra scia sporca e piena di rifiuti, ma questa volta proveniva da uno stabilimento balneare che, guarda un po’, era sempre di proprietà di Madame No. La faccenda mi incuriosì ancora di più e con Ficcanaso decisi di proseguire le indagini,andando a parlare proprio con il Sindaco. Il Dottor Topobombolone, vedendo che il mare veniva ripulito dal robot CLEART, si agitò e dal suo ufficio chiamò Madame No. –Vieni subito qui!La famiglia Stilton sta pulendo la baia e,se continua così, temo che prima o poi qualcuno, quel,quel giornalista impiccione di Geronimo,venga a chiedermicome mai io non ho mantenuto la promessa!- Tranquillo, Topobombolone, cosa vuoi che capisca quel topino da quattro formaggini! Non saprà mai niente dei nostri affari!-Io ho paura di essere scoperto e di finire in prima pagina…- Non squittire sempre!Piuttosto,vai a controllare sul sito del Comune se le mie…ehm tasse per lo smaltimento dei rifiuti risultano pagate ah,ah,ah!- E così,mentre il Sindaco ubbidiva agli ordini di Madame No, io e Ficcanaso, che nel frattempo avevamo ascoltato la conversazione dietro alla porta del suo ufficio, bussammo. TOC,TOC, -Aaavvanti, chi è?– Buongiorno,SignorSindaco,come mai la baia continua ad essere così sporca?-gli chiesi- Lei mi aveva assicurato che l’avrebbe fatta pulire e…- Eeeehh, ancora lei,Geronimo, ficca sempre i baffi dappertutto!Cosa le devo dire,adesso sono impegnato!- Ma possibile che non si renda conto della gravità del problema? Io e i miei amici stiamo pulendo, ma non so fino a quando riusciremo a farlo!Per favore, venga domani e ne riparliamo.- Arrivederci! E me ne uscii molto deluso. Ma il mio amico Ficcanaso mi tranquillizzò, dicendomi che,mentre il Sindaco parlava con me,lui
aveva controllato il computer dell’ufficio e aveva notato che c’era qualcosa su Madame No e le tasse. Allora, senza farsi notare, aveva copiato quel file con una pen drive ed era curioso di controllarlo. Andammo perciò nella sede dell’Eco del Roditore e ci mettemmo al computer…- Guarda guarda cosa salta fuori…Mmmm molto interessante!-disse Ficcanaso-Madame No fa finta di pagare le spese di depurazione,sia per le ON EMADAM INDUSTRIES, sia per lo stabilimento balneare…- Cooossaaaa?Non posso crederci!E come te ne sei accorto?-replicai io- Semplice, ho incrociato questi dati,vedi?- E Ficcanaso mi indicò delle strane tabelle…Il Sindaco,quindi, faceva risultare pagate le tasse che invece Madame No evitava di pagare. Più infuriato che mai, pensai di scrivere subito degli articoli e, insieme a Benjamin e a Pandora, decisi di far distribuire dei volantini con su scritto “ LA PLASTICA CI UCCIDE” e “ IL MAR DELLE VIBRISSE VIBRANTI E’ IN PERICOLO”. Ma dopo un po’ ricevetti una telefonata:era il Sindaco che voleva incontrarmi ed io lo raggiunsi subito. Mi disse che aveva ripensato alle mie parole e che si sentiva in colpa. Inoltre egli, essendo molto innamorato di Madame No, non avrebbe voluto rovinarla. Ed io dissi:- Mio caro sindaco, la chiami subito e le dica quello che mi ha appena confessato! Io ascolterò la telefonata con il vivavoce.- Così prese il telefono e -Mia cara topolina,vorrei chiederti un favore- disse il Sindaco-sto vedendo che il mare è sempre più inquinato e sta morendo, forse dovresti impegnarti anche tu per salvarlo…- Ma cosa dici, sei impazzito?- esplose Madame No- Io dovrei rinunciare ai miei affari per quattro pesciolini?- Cara ripensaci, converrebbe a tutti potremmo mangiare del pesce non contaminato, nuotare insieme in un mare più limpido e pulito, nessuna specie rischierà l’estinzione e… - Uffà, sei proprio noioso, ma forse devo darti ragione! Cercherò di mettere dei depuratori alle mie industrie e di comportarmi meglio…Anche perché se il mare è inquinato,nessuno potrà più farsi il bagno e il mio stabilimento ne sarebbe danneggiato!Brava, mia cara, vedi che quando vuoi riesci a provare dei sentimenti anche tu?- Che scoop,Madame No ha detto sì!Felice e soddisfatto,salutaiTopobombolone e ritornai sulla spiaggia di Porto Crostolo,quando…Cosa stava succedendo? Tanti roditori, piccoli e grandi, la stavano pulendo… Ora le mie vacanze potevano iniziare!
Classe Prima
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MISSIONE: INVENTA LA CITTÀ
Stavo lavorando tranquillamente nel mio ufficio, quando... bum! La porta si spalancò di colpo. Erano i miei nipotini Ben e Trappy, venuti a darmi una notizia stratopica. Alcuni abitanti di Topazia, stanchi del degrado del loro quartiere, volevano provare a renderlo un posto migliore... e avevano avuto una fantastica idea: indire una grande gara, aperta a tutti i cittadini, per trovare nuove idee per rimettere a posto la zona. Ben e Trappy ci tenevano tantissimo a partecipare e mi chiesero una zampa... come potevo dir loro di no? Tutti i nostri amici avevano raccolto la sfida, ma purtroppo c’era anche una roditrice che tramava qualcosa di losco: la perfida Madame No aveva messo gli occhi sul quartiere! Per impedirle di raderlo al suolo e trasformarlo in un parcheggio io, Ben, Trappy e tutti i nostri amici facemmo squadra... insieme eravamo fortissimi! Ma saremmo riusciti a trasformare quella zona in un quartiere ideale? Tenebrosa Tenebrax venne mandata dal sindaco ad intervistare tutti i cittadini di Topazia. Tutti aderirono con entusiasmo all’iniziativa. Quando Tenebrosa chiese a Madame No, la risposta della roditrice fu NO! Solo quando Madame No venne a conoscenza della ricompensa, ovvero la vincita di 2 milioni di Topenny per la ristrutturazione del quartiere, la risposta della perfida "signora" si tramutò subito in un sì. Io, Ben e Trappy andammo dal sindaco per iscriverci e per avere ulteriori informazioni sulla sfida. Sbirciando sulla disordinata scrivania del sindaco, Ben con la coda dell’ occhio vide l’elenco delle squadre partecipanti alla competizione chiamata Maraformaggio. Si voltò verso di noi e sussurrò il nome della nostra acerrima nemica: Madame No. Rimanemmo tutti sorpresi di questa scoperta e iniziammo ad ipotizzare perché Madame No si fosse iscritta a questa gara topastica. La questione ci puzzava davvero… di ratto. Ad un certo punto gli occhi di Trappy si illuminarono: “Lo so, lo so, Madame No si è iscritta solo per i Topenny e per mettere le mani sul nostro quartiere!!!!!!!!”. Il sindaco ci disse che le gare previste erano 2 ed erano con eliminazione diretta. La prima gara consisteva nel nuotare nel formaggio a cubi sfuggendo alla tentazione di mangiarli. La prova finale, invece, prevedeva una sfida a Formag-nite. Questo videogioco consisteva nell’ eliminare gli avversari usando armi da formaggio. L’ indomani ci riunimmo tutti nel mio ufficio, mentre parlavo con gli altri notai che Ben e Trappy si stavano consultando, allora feci alzare Ben per renderci partecipi della loro conversazione. Ben disse:” L’ altro giorno, giocando online con il figlio di Madame No a Formag-nite, sentii la madre dirgli di spegnere la playcheese4 perché lei era allergica alla console”. I miei baffetti si drizzarono e squittii:"Ottimo lavoro Ben!!!!! Possiamo sconfiggere l'odiosa Madame No". Passarono velocemente i 10 giorni previsti, e finalmente arrivò il giorno tanto atteso. Iniziò la prima sfida. I cubi erano così formaggiosi che eliminarono tutte le squadre tranne la mia e quella di Madame No. Tutti i concittadini esultarono con noi per la vittoria della prima sfida. Eravamo tutti emozionati. Non ci saremmo mai aspettati di arrivare in finale e poi proprio insieme alla superba Madame No. I componenti della squadra di Madame No erano: Iena che partecipava in cambio di Topenny, il figlio di Madame No, che lo faceva in cambio di un gioco nuovo per la Playcheese4, Sally Rasmaussen e FiccagenioSquitt che gareggiavano per rivalità nei miei confronti. La mia squadra era formata da me, Tea, Trappola, Ben e
Trappy. Iniziò la finale. Ben eliminò con facilità FiccagenioSquitt, Sally e Iena. Arrivò il turno del figlio di Madame No ed eliminò Ben,Trappola, Tea e Trappy. Della mia squadra rimasi solo io. Il sudore scendeva velocemente, il tempo passava e finalmente dopo tanti sforzi riuscii ad eliminare il figlio di Madame No. Ormai la sfida era diretta: io contro Madame No. Sapevo già quello che sarebbe successo: Madame No avrebbe abbandonato la partita a causa della sua allergia alla Playcheese4. E COSÌ AVVENNE! Vincemmo la gara e ristrutturammo il quartiere. Iniziarono subito i lavori nella piccola cittadina di Topazia. Le case vennero dipinte con colori accesi, e sopra ad ognuna vennero installati i pannelli topali (pannelli solari). Fu aperto un centro commerciale, dove si vendeva solo cibo biologico. Il centro fu chiamato Citygreen. Il formaggio veniva prodotto con il latte di mucche che mangiavano un’ erba particolare. L'erba era di colore giallo e conteneva moltissime sostanze nutritive. Inoltre la sera, mentre gli abitanti di Topazia dormivano, per la città girovagavano dei topolini meccanici che ripulivano le strade, ricaricandosi con il formaggio. Fu costruita anche una piscina lunga un km con la temperatura che si autoregolava, dove si svolgevano corsi di nuoto per bambini e ragazzi. La piscina era gestita da mia sorella Tea. Venne costruito il TopaziaStadium, dove giocava il Topazia F.C., la squadra della città. Un giorno a settimana in città si svolgeva il mercato, dove si vendevano solo prodotti biologici. FiccagenioSquitt, pentito per il suo comportamento, mi inviò un nuovo e stratopico prototipo. Un innovativo Cheesephone, che non danneggiava la salute, e si ricaricava con l’energia solare. Alla fine dell’anno, il sindaco premiava chi aveva rispettato la raccolta differenziata con l’incontro di personaggi famosi e l’apertura di molti store famosi come Pecorucci (Gucci), Gorgonsace (Versace) e Parmechel (Channel). I cittadini furono molto contenti del nuovo quartiere. Madame NO si pentì per quello che aveva fatto e, per farsi perdonare, incominciò ad aiutare la città, ripulendo i parchi e le aree verdi. Quanto a me, continuo a lavorare come giornalista in un quartiere da favola. Classe Seconda A
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L’ACQUA SPARITA NELL’ISOLA DEI TOPI
Ah, la Fattoria Stilton… che luogo stratopico! Non so se lo sapete, ma è lì che io mi godo la natura, e trascorro momenti felici con la famiglia, in pace e serenità. Un giorno, però, ci è capitato un problema, ma che dico, un guaio, anzi una vera emergenza, siamo rimasti completamente all’asciutto! Dai rubinetti non scendeva più una goccia d’acqua, la cisterna si stava svuotando e persino la fonte vicina era secca. Per prima cosa io, mia sorella Tea e i miei nipoti Ben e Trappy abbiamo controllato le riserve d’acqua rimaste e ci siamo organizzati per prenderci cura degli animali e delle piante. Secondo Tea, però, quella improvvisa mancanza di acqua era strana, stranissima, anzi… c’era sotto un vero mistero! E così abbiamo cominciato a indagare e abbiamo scoperto che dietro c’era lo zampino della perfida Madame No! Ah, Madame No, una perfida signora il cui solo scopo è guadagnare soldi. In questo periodo abbiamo scoperto che sta mandando avanti un progetto, per tutti sconosciuto. Infatti ricordo ancora quella mattina, ero nel mio adorato studio in campagna insieme a Tea quando: - Hai visto Geronimo, non c’è più acqua. - Si, lo so, dicono che è finita in tutta l’isola e noi dobbiamo immediatamente rimediare. - Ma cosa possiamo fare, l’acqua nella cisterna è quasi finita, io sono sicura che dietro questa improvvisa sparizione ci sia lo zampino di Madame No. - Anche io ho qualche sospetto, ma non abbiamo nessun indizio per incriminarla. - Ma non ti sembra strano? L’acqua è iniziata a mancare proprio quando Madame No ha iniziato quello strano progetto. - Si, anche Tenebrosa sospetta di lei, l’altra volta ha detto di averla vista con Sally alla Gazzetta del Ratto. Le sono sembrate strane, come se non volessero farsi riconoscere. - Quelle due stanno di sicuro pianificando qualcosa, ne sono certa. All’improvviso, però, un rumore attirò la nostra attenzione interrompendo la discussione tra me e Tea, era Trappola che era caduto rompendo un vaso. - Cuginetto, cuginetto guarda qua, hanno aperto un nuovo parco acquatico - disse porgendomi il giornale della Gazzetta del Ratto. - Quale parco acquatico? - Come, non lo sai!? Madame No ha da poco aperto un parco acquatico. - Cosa? - Adesso si spiega tutto! Lo sapevo io che centrava quell’arpia.
Tea tutta arrabbiata uscì dalla stanza e a noi non rimase altro che seguirla. Dopo un lungo viaggio dove abbiamo incontrato anche Ben e Trappy, siamo arrivati alla diga di Topazia, dove, Tea, molto testardamente, ha iniziato a cercare prove per incriminare Madame No. - Tea basta, è inutile cercare ancora, non troveremo niente, è troppo furba - disse Benjamin sfinito. - Non è vero, deve pur aver lasciato qualche minimo indizio. - Ehi famiglia Stilton, che ci fate qua? - disse Ficcanaso Squitt entrando dalla porta sul retro dell’edificio seguito da Iena. - Potrei farvi la stessa domanda. - Siamo qui per indagare sulla scomparsa dell’acqua. - Che coincidenza, anche noi siamo qui per lo stesso motivo. - Si, ma io non credo alle coincidenze, vero Tea? - Smettila Iena, se non vuoi un pugno. - Aggressiva oggi. - disse appoggiandosi al muro, ma all’improvviso il muro si spostò rivelando un misterioso passaggio segreto. - Lo sapevo io. - disse Tea andando verso il muro e aiutando Iena a rialzarsi, per poi spostarlo e affacciarsi alla grotta - Guarda Geronimo, scommetto che questo tunnel porta al parco acquatico. - Bene, allora che aspettiamo ad entrare. - Entrati nel tunnel abbiamo iniziato a seguire l’acqua fino ad arrivare davanti ad una porta chiusa con un lucchetto. - E ora come facciamo? - disse Trappy guardando il lucchetto. - Lascia fare a me. - disse Iena avvicinandosi alla porta con fare beffardo provando poi ad aprirla con calci e spallate. - Fatti da parte che non riesci a fare nulla. - intervenne subito Tea che si posizionò davanti la porta e tirò un calcio potentissimo in grado di aprirla. - Ecco fatto. - Tutti insieme abbiamo oltrepassato la porta, ritrovandoci in una stanza del tutto bianca al cui interno c’era un’enorme vasca piena di acqua, di sicuro proveniente dalla diga. - Ed ora? - chiese Benjamin. - Ora abbiamo le prove che cercavamo, possiamo andarcene da qui, così domani mattina veniamo per incriminare Madame No. – dissi. - Zio Gi, che ne dici se faccio qualche foto per sicurezza?
- Certo Trappy. - Non così in fretta Geronimo, sai è un piacere rivederti. Vedo che non ti fai scappare mai uno scoop, ma io oggi sono preparata. Prendeteli! - disse Madame No spuntando dal nulla con due guardie al suo fianco… - Vedi Iena, te l’avevo detto di lasciar perdere, ma tu sei sempre il solito testardo, ora per colpa tua e della tua curiosità finirò sommerso nell’acqua. - Non esagerare Ficcanaso, non è mica colpa mia, sei tu che mi hai voluto aiutare. - Non iniziate a litigare voi due, piuttosto proviamo a slegarci. - disse Tea muovendosi per alleggerire la presa della corda. - Trappola ma tu non hai quel nuovo braccialetto tuttofare? – disse Benjamin - Si, e proprio qui. - rispose Trappola cercando nella sua tasca. - Non dirmi che l’hai perso. - Mi sarà caduto mentre scappavamo. - E ora come facciamo? - chiese Benjamin sbuffando e guardando l’acqua che continuava a scorrere sotto i nostri piedi. - È per caso quello il braccialetto? - disse Ficcanaso indicando con il capo uno strano braccialetto blu. - Si, è proprio quello. - Perfetto ragazzi, allora al mio tre ci alziamo tutti insieme e ci avviamo verso il braccialetto. Okay, UNO, DUE e TRE. - tutti e sette ci alzammo, ancora legati alle sedie con una corda, e ci avviamo verso il braccialetto. - L’hai preso? - chiese Ficcanaso. - Non ancora, un po’ di pazienza. - disse Trappy allungando il piede verso il braccialetto. - Preso. - Allora, come funziona questo bracciale? - Dallo a me che vi faccio vedere. - disse Ben prendendo il braccialetto tra le mani e schiacciando un pulsante che prima non avevo notato. - Ecco fatto. Il bracciale in pochissimi secondi diventò una forbice in grado di tagliare la corda - Sbrigati prima che il getto d’acqua aumenti. - Stai tranquillo, ho fatto.
La corda che prima ci legava cadde a terra e iniziammo a correre verso l’uscita. - E adesso da dove si esce? - Geronimo, hai qualche idea? - Non lo so, questo tunnel mi è nuovo. - Proviamo una strada qualsiasi. - No, ci sarà qualche indicazione. - Dove? Io non vedo niente. - Aspetta, quella è una freccia? - disse Trappy. - Brava, seguiamo quell’indicazione, di sicuro porta all’uscita. Ci avviamo furtivamente verso l’indicazione trovando Sally e Madame No che confabulavano. - Tranquilla, li ho messi a tacere PER SEMPRE. - disse Madame No ridendo maleficamente. - Ora non mi daranno più fastidio. Guarda, collaborare con te è stata la miglior scelta che io abbia mai preso. - Ovvio, adesso sono ricca, ogni persona viene nel mio parco acquatico per rinfrescarsi e comprare un po’ di acqua minerale al bar, e tu finalmente sarai l’unica giornalista di scoop a Topazia. - Esatto, non dovrò più competere con nessuno. - mentre ascoltavo la loro conversazione vedevo gli occhi arrabbiatissimi di Tea. - Io quella… - Stai calma ci penseremo dopo, non facciamoci scoprire adesso. - dissi sussurrando e tenendo ancora la mano davanti la bocca di Tea - Va bene. - Se ne stanno andando, seguiamole. Usciti dal tunnel ci siamo ritrovati proprio davanti il parco acquatico e Iena guardava i meravigliosi scivoli d’acqua. - Geronimo, che ci fai qui? - disse Tenebrosa sbucando dal nulla. - Sono qui per indagare, tu invece suppongo sia venuta qui per rinfrescarti un po’? - Si, stavo morendo di sete a casa, erano finite tutte le riserve d’acqua. Ma cosa avete scoperto?
- Vieni con noi che ti spiego. Dopo aver spiegato tutto a Tenebrosa, con il suo telefono chiamai Ficcagenio Squitt - Ciao Geronimo. - Ciao, ti ho chiamato per chiederti se il tuo invertitore funzioni ancora. - Si, ma a cosa ti serve? - Te lo spiego dopo, tu portalo al nuovo parco acquatico rimpicciolendolo con l’invertitore. - Okay, arrivo. - disse chiudendo la chiamata. - Grazie Tenebrosa, adesso possiamo andare e rivelare a tutti la verità. Mi incamminai verso il centro del parco intento a prendere il microfono, ma due guardie mi ostacolarono il passaggio. - Dove credi di andare Geronimo, pensi davvero che non sarei andata a controllare la stanza? Mi dispiace ma non ti lascerò rovinare tutto. - disse Madame No facendomi sollevare dalle sue due guardie. - Portatelo in una cella, insieme a tutta la sua famiglia! - disse urlando - Ma che succede qui, Madame No che stai facendo alla mia famiglia? - disse Nonno Torquato. - Niente caro, tu che ci fai qua? - Ero in viaggio con il mio amato camper, appena ho saputo che mancava l’acqua sono tornato subito per indagare. - Nonno Panzer, aiutaci, Madame No ci vuole rinchiudere. - disse Trappy muovendo le gambe per scendere. - Ma che dici cara, volevo solo farvi cambiare, non potete di certo andare senza costume sullo scivolo gigante. - Non è vero Nonno, è stata lei a rubare tutta l’acqua dalla sorgente, per diventare più ricca e potente. - disse Ben buttando un calcio alla guardia. - Davvero hai fatto questo? - Ma no, non è vero panzerottino mio. - Non chiamarmi più così, ho sempre odiato questo nomignolo, ora lascia andare la mia famiglia. - Lasciateli! - ordinò alle guardie. - Me la pagherete, non finisce così.
- Geronimo, Geronimo, ho fatto il prima possibile, allora cosa è successo? - Ora lo saprai. - dissi prendendo il microfono e la telecamera. - Registra. - dissi porgendola a Tea - Un po’ di attenzione per favore, sono qui oggi per svelarvi chi è stato a rubare l’acqua. - OHH! - dissero tutti in coro - Ebbene si, sono qui per svelarvi che l’acqua che ora state bevendo, l’acqua con cui siete andati sugli scivoli, è l’acqua della sorgente Formaggiosa rubata, grazie ad un tunnel, da Madame No e Sally Radmaussen.- un altro OHH! collettivo si sentì - Ma grazie alla macchina invertitrice del professore Ficcagenio, possiamo riportare tutta l’acqua alla sorgente. - Dall’Eco del Roditore è tutto, a voi la linea. Classe seconda B
Disegno
Chiudi il rubinetto, Stilton!!! Driiiiiiin! Erano le 07:30. Geronimo si svegliò assonnato e assetato. Strofinandosi gli occhi si diresse verso il frigo per bere un po’ d’acqua. Il giorno prima era stato impegnato con il lavoro e non aveva avuto il tempo di andare a riempire le bottiglie alla sorgente. Stava pensando di riempire una bottiglia con l’acqua del rubinetto e quindi provò ad aprirlo. Poteva muoverlo come voleva ma l’acqua non usciva… Corse subito al telefono per chiamare Tea. - Tea! E’ finita l’acqua! Non esce neanche più dal rubinetto! - Lo so Geronimo! Fino a ieri sera c’era acqua a volontà per tutti… Chi sarà stato? - Non lo so… Facciamo una cosa, andiamo a prendere Benjamin e Trappy e andiamo alla sorgente a vedere la situazione. - No, aspetta! Benjamin e Trappy sono già da me… Passo io. - Va bene! A dopo… - A dopo. Geronimo corse a prepararsi e poi uscì in giardino per riposarsi ma, quando meno se lo aspetta, riceve una telefonata dalla sua fidanzata Tenebrosa: - Topolino mio! Non c’è acqua, non posso lavarmi, come faccio? - Tranquilla, calmati, adesso io, Tea e i ragazzi stiamo andando a controllare. - Ah, stai attento! - Tranquilla… Sta arrivando Tea e ora andiamo. Nel frattempo a casa di Tea tutti erano pronti per partire e arrivati a casa di Geronimo, Tea disse: - Con chi parlavi? - Secondo te chi era? La mia ragazza, ovvio no? - Me l’immaginavo! Dai sali in macchina che partiamo! Geronimo salì in macchina e partirono. Durante il tragitto incontrarono Trappola, assetato e affamato, che si dirigeva verso casa di Geronimo. Quando Tea vide Trappola, si fermò e disse: - Trappola cosa fai qui? -S…stavo p…per andare a casa di Geronimo perché m…manca l’acqua! Geronimo rispose: - Dai sali in macchina che andiamo a controllare alla sorgente! - Per caso avete un pezzo di formaggio? - esclamò Trappola in modo esuberante. - Certo, ma ora sali. Dopo che ebbero preso Trappola, si diressero verso Prastia per controllare se alla sorgente scorreva ancora acqua. Una volta arrivati videro tutto recintato con reti e nastri della polizia e camion che portavano cisterne piene d’acqua. In lontananza intravidero Madame No, che disse, avvicinandosi loro: - Mio caro Geronimo, ma come mai manca l’acqua? - disse con tono provocante. - Non fare la vittima, tutti noi sappiamo che è colpa tua!
- Ma chiudila quella fogna di bocca, non è solo colpa mia! - Innanzitutto non chiamarmi in questo modo dimmi che cosa sta succedendo qui e chi è il colpevole? - Questo non posso dirlo, ah, ah, ah!!! Dopo quest’affermazione, Madame No scomparve nel nulla senza lasciare sue tracce. Mentre lei scompariva, arrivò Ficcanaso Squitt che trovò un volantino arrotolato che recitava: “Nuovo scoop per Zafaralandia: Parco Acquatico di ultima generazione con entrata, biglietto ed una notte gratis per ragazzi fino ad 11 anni; da 12 anni in poi, bisogna pagare € 5,00 a persona. Sono aperte le prenotazioni al seguente numero: 3335556415. Per maggiori informazioni visitare il sito www.gazzettadelratto.com”. Avendo visto il volantino, Geronimo e gli altri capirono l’intenzione di Madame No e che era coinvolta anche Sally Rasmaussen. - Ecco cosa vuole fare Madame No: costruire un parco acquatico con Sally! Ora però sbrighiamoci o La perderemo. - disse Geronimo. - Ma dov’è finito Trappola? - disse Tea. Appena finì di parlare, i ragazzi videro un “lenzuolo” che si avvicinava verso di loro e dissero: - R…ragazzi, g…giratevi! - Ahhhhh!!! - gridarono tutti. Ma, non era niente di spaventoso, era solamente Trappola che, da sonnambulo, si avvicinava verso di loro. Quando lo scoprirono, tutti esclamarono: - TRAPPOLAAAA!!! - Hai dormito per tutto questo tempo? - esclamò Benjamin. Dopo aver svegliato Trappola, si avviarono alla ricerca di Madame No e si divisero in due gruppi: il primo era formato da Geronimo, Ficcanaso e Benjamin e si diressero verso il porto. Il secondo gruppo si diresse invece verso casa di Madame No, composto da Tea, Trappy e Trappola. Durante il tragitto per andare a casa di Madame No, verso Topazia, sempre più persone chiedevano loro il perché della sparizione dell’acqua, ma loro rispondevano sempre di non saperne niente e di lasciarli passare. Poco distanti dalla casa di Madame No videro la sua limousine passare e, senza farsi vedere, si intrufolarono nella dependance e si travestirono da domestiche. Il dilemma era entrare in casa, questa era protetta da una password a tre caratteri, che nessuno sapeva. Dopo qualche tentativo non riuscito, Trappy, a istinto suonò il campanello. Tea, infuriata, le disse: - Ma cosa ti passa per la cucuzza Trappy? - Scusa, pensavo che così sarei stata d’aiuto… Nel mentre, la porta si aprì e dietro di essa comparve la domestica che disse: - Scusate, ma voi chi siete? - La signorina Madame No ci ha assunto in prova come camerieri. - rispose Tea. - Ma anche lui? - Certo, io sono un cameriere TOP! Ho lavorato per ben quindici stagioni nell’Hotel più lussuoso di Venezia! - esclamò Trappola.
- Ok, allora entrate. Appena entrati, notarono subito il lusso che si respirava in quella casa. Le cornici erano d’oro, la scala portava ad altri cinque piani; gli scalini erano in pregiato marmo di Carrara, i divani in pelle di cammello e persino le domestiche indossavano uniformi firmate. La stanza più tenuta d’occhio era l’ufficio di Madame No. Con un semplice sguardo tutti e tre intesero il seguente piano: entrare nell’ufficio e trovare gli indizi necessari che testimoniano la colpevolezza di Madame No a tutta l’Isola dei Topi. Dopo che la domestica gli ebbe illustrato le regole, Tea le chiese: - Oh! Ma che disordine nell’ufficio di Madame No… Iniziamo da lì le pulizie? - Si, certamente, andate! Mi fa piacere il vostro entusiasmo! Aspettarono che la domestica se ne andasse e si diressero verso l’ufficio con un piano già preparato. Ci fu un intoppo, le telecamere che non avevano previsto. A Trappola venne subito un’idea: iniziare a pulire la telecamera per nascondere Tea e Trappy che si intrufolavano nell’ufficio. Una volta entrati, trovarono una miriade di inutili volantini sparsi per tutta la stanza; un altro dilemma era scoprire la password di ogni cassetto. All’improvviso qualcuno aprì la porta e Tea e Trappy sobbalzarono. Questo disse: - Anche voi siete venuti qui per scoprire qualcosa riguardo al mistero dell’acqua scomparsa? - Si. I nostri indizi ci hanno portato fin qui. - Se volete scoprire qualcosa riguardo il contenuto dei cassetti, so io il codice. -Veramente? Allora ce li potresti dare? L’inserviente si diresse verso i cassetti della scrivania e inserì il codice di ogni cassetto. All’interno dei cassetti trovarono tutte le informazioni che fino a quel momento non avevano trovato. Innanzitutto trovarono i documenti che testimoniavano che il progetto era stato approvato, ma senza utilizzare tutta l’acqua della sorgente. Ad un tratto suonò il campanello ed andò ad aprire la domestica; erano Madame No e Sally. Spiando dall’occhiello le videro avvicinarsi all’ufficio e tutti andarono in panico. Trappola per sbaglio inciampò e si aggrappò alla libreria e, non volendo, uno di quei libri era una leva che portava ad una sorta di ripostiglio. All’improvviso si sentì quel che doveva essere lo scricchiolio di una porta e dietro di essa erano presenti due figure femminili: Madame No e Sally Rasmaussen. - Cosa ci fate voi qui! - esclamò Madame No. Con l’apertura del passaggio segreto iniziarono a sentirsi degli strani mugugni. Dietro quel passaggio infatti c’erano Tenebrosa Tenebrax e Nonno Torquato con le mani e i piedi legati a due catene e con le bocche tappate dal nastro adesivo. Tea e Trappy urlarono dal terrore e Trappola cominciò ad agitarsi correndo qua e là per la stanza. In quel momento il campanello suonò per una seconda volta e Trappy, facendosi spazio tra Madame No e Sally, uscì dall’ufficio e aprì il portone. A bussare erano stati Geronimo, Benjamin, Ficcanaso e Ficcagenio, arrivato da poco. -Trappy! Finalmente… Madame No e Sally non sono qui vero? - bisbigliò Geronimo. Trappy non rispose ma indicò la porta dell’ufficio e fece cenno di seguirla. Una volta entrati nell’ufficio Geronimo non fece in tempo a rispondere a Trappy che urlò: - TENEBROSA! NONNO! COSA CI FATE VOI QUI E PERCHÈ SIETE BENDATI?
- Sono stati catturati da noi ovvio e poi… Come farebbero a risponderti se hanno la bocca chiusa dal nastro adesivo? - esclamò Sally in tono abbastanza provocante. Geronimo si precipitò a liberarli e finalmente dopo qualche ora poterono rialzarsi e sgranchirsi le gambe. Usciti da quella sorta di ripostiglio il passaggio si richiuse alle loro spalle e Tea disse: - Se non mi sbaglio voi avete l’autorizzazione per costruire il parco, vero? Ma non ricordo vi sia stata data l’autorizzazione per utilizzare l’acqua presente alla sorgente. Sally e Madame rimasero per un attimo in silenzio e Madame un po’ più spaventata rispetto a prima disse: - Beh senz’acqua non si può costruire un parco acquatico… - Ma perché non utilizzate l’acqua del mare? Potreste rimuoverne il sale e utilizzarla tranquillamente… - disse Benjamin. - Bella idea topino! - esclamò Madame. - Allora tutta l’acqua che abbiamo rubato verrà restituita? - disse Sally. - Certamente. Ora seguitemi… - disse Madame. Tutti la seguirono al terzo piano nel laboratorio dove nascondeva tutti gli strumenti con cui aveva rubato l’acqua e dopo qualche minuto gli abitanti di Topazia ebbero di nuovo l’acqua che gli era stata rubata. Dopo un po’ Sally domandò: - Ma come trasporteremo tutta quell’acqua? - Con una spugna gigante! – esclamò Ficcagenio. - Cosa? - disse Sally. - Tutta l’acqua che ci servirà verrà aspirata dalla spugna che la trasporterà fino alle cisterne del parco. Inoltre, per evitare lo spreco, ci sarà una particolare macchina che ogni giorno depurerà tutta l’acqua che viene utilizzata; ciò è una mia invenzione. – disse Ficcagenio. - Geniale! - esclamarono in coro. L’acqua ritornò e vissero tutti felici e contenti.
Il tesoro della foresta oscura. Era una tranquilla mattina di primavera e io stavo lavorando alla mia scrivania dell’Eco del Roditore, quando venni interrotto dal suono di un clacson. Guardai fuori dalla finestra del mio ufficio e vidi… Tenebrosa Tenebrax! Era venuta a prendermi con la sua turbolapid: aveva bisogno del mio aiuto! Appena salii in macchina, Tenebrosa mi spiegò tutto: le serviva una zampa per scoprire cosa procurasse gli strani, stranissimi, stranissimissimi rumori che provenivano dalla foresta oscura, la paurosa foresta vicino al castello dei Tenebrax. Anche se i baffi mi frullavano per la fifa la notte stessa decidemmo di andare nella foresta… con tanto di tenda e zaini da campeggio! Per fortuna non ero solo con me c’erano Tenebrosa e i miei nipotini Ben e Trappy. Appena entrammo nella foresta, capimmo subito che cosa causava gli strani rumori che tanto avevano preoccupato i Tenebrax. Delle ruspe stavano distruggendo i bellissimi alberi della foresta per conto di un famoso attore horror, protagonista di un nuovo film che Tenebrosa stava girando negli Horriwoodstudios di Lugubria. Tenebrosa mi guardò preoccupata: - Ciccetto, forza, non c’è tempo da perdere! Devi trovare un’idea per fermarlo subito… e salvare la foresta oscura! L’ oscurità della notte, il rumore delle ruspe che mi rimbombava nelle orecchie, mi sembrava di essere stato catapultato in un film dell’orrore… GRRRRR…avevo una FIFA FELINA. Le mie gambe volevano correre a casa, dove mi aspettava una torta al Gorgonzola da far leccare i baffi, ma non potevo abbandonare Tenebrosa e lasciare che quegli splendidi alberi venissero distrutti, sono sempre un gentil tipo, anzi un gentil topo, io! Il silenzio della notte accompagnava il nostro cammino, ma improvvisamente TUMP, TUMP, TUMP, udimmo dei rumori assordanti, come se l’intera banda di Topazia stesse marciando nella foresta per celebrare la giornata della Caciotta. La luce fioca della luna che filtrava tra i rami dei pochi alberi rimasti illuminò piccole ombre che correvano avanti e indietro come spettri nella notte. In poco tempo fummo circondati. Cercai con lo sguardo i miei nipotini e, PER MILLE MOZZARELLE, erano spariti! Cosa stava succedendo? Chi erano? Cosa volevano da noi? Mille domande e preoccupazioni si rincorrevano nella mia testa, ero immobilizzato. Una di quelle piccole figure, un topino dal pelo fulvo, si avvicinò a noi barcollando: era molto magro e anche lui evidentemente inquieto. Ci scrutò per bene e ci chiese in tono accusatorio:- Siete venuti per distruggere altri alberi?!? La sua voce era stridula, quasi come un cigolio fastidioso e questa cosa mi spaventò ancora di più. Feci per rispondere, ma le parole non uscirono. Mi guardai intorno, ero circondato da piccole figure minacciose. Topi indigeni, che paura! Ci avrebbero cucinato e servito con dell’ottimo formaggio e io non volevo diventare una fonduta di Geronimo. Tenebrosa, la più coraggiosa di tutti, disse con calma:- Non siamo i topi che stavate cercan… Non finì di parlare che ci ritrovammo intrappolati in una rete. Il roditore dal muso rosso si avvicinò:Non vi crediamo, il Grande capo vi attende. Svenni dalla paura. Ero andato lì per aiutare Tenebrosa, non per diventare un topo allo spiedo. Mi risvegliai circondato da un’intera tribù e, ancora intontito e confuso, non mi accorsi dell’infinita disperazione che albergava nei loro occhi. Per non parlare di ciò che si palesò alla mia vista, ebbi un tuffo al cuore. PER MILLE MOZZARELLE, ma dove erano finiti gli alberi rigogliosi, i fiori colorati, la natura incontaminata. Ora c’era solo terra brulla e spoglia. Guardai meglio, i miei occhi misero bene a fuoco e … ero circondato da topi dall’aria triste e impaurita. Balbettai
qualcosa di incomprensibile, ma le parole non mi uscivano dalla bocca. L’unica cosa che riuscii a farfugliare fu:- Non mi…mi uccidete!… Io nnn-non voglio far…re nien…niente. Sono il t...topo sbagliato! Mai avrei pensato che si mettessero a ridere. Per un attimo, con la mia goffaggine, ero riuscito a regalare a quegli indigeni un sorriso. Un raggio di luna mi illuminò all’improvviso e tutti mi fissarono intensamente come se fossi stato un marziano venuto da Topomarte. Ehi, non avete mai visto un topo in giacca e cravatta, un signor topomodello… mentre parlavo mi diedi un’occhiata e capii: del mio splendido look non rimaneva quasi più nulla, ma di gran lunga meglio il mio pantalone strappato che un gonnellino di foglie. Dov’è Tenebrosa- mi chiesi. La vidi che chiacchierava con un topo anziano, con una barba lunga e bianca che gli arrivava ai piedi. Il copricapo di piume che indossava era molto più grande della sua testa che pendeva leggermente a sinistra. Aveva un bastone molto lungo che probabilmente lo sorreggeva. Dopo averlo fissato per bene capii che era il capo della tribù, l’aspetto era proprio quello di un vecchio toposaggio. Tenebrosa si accorse che mi ero svegliato e mi venne incontro : - Ehi, Ciccetto , sei dei nostri finalmente! Mi hai fatto preoccupare! Qui c’è bisogno del nostro aiuto! Guardai stralunato la mia quasi-fidanzata che sembrava già essersi adattata al luogo:- Che cosa sta succedendo? Dove sono Ben e Trapp?! - Ehi zio G! - mi sorrisero affettuosamente i miei nipotini, erano più che tranquilli, stavano giocando a pallagatta con altri due topolini dai visi dipinti di mille colori. Ormai tranquillo ascoltai Tenebrosa. – Cicetto, mentre tu dormivi, ho parlato con il capo di questa tribù. Mi ha spiegato tutto. La situazione è grave, gravissima anzi gravissimissima. Dobbiamo intervenire e alla svelta. Una topoidea geniale si accese nella mia testa PER MILLE MOZZARELLE le mie idee son proprio BELLE!!! Per bloccare quella scorza di formaggio del produttore c’era proprio bisogno di un’idea STRATOPICA. Ripensai alle parole di Tenebrosa e del capo tribù. Stanno distruggendo la foresta e i suoi abitanti saranno costretti ad andare via altrimenti moriranno. E tutto questo terreno senza più radici franerà, tutto andrà distrutto. Spiegai il mio piano nei minimi dettagli. Tutti insieme, come un esercito, partimmo alla volta delle ruspe; niente e nessuno ci avrebbe fermato. Attraversammo lunghi sentieri, ripide discese e salite scoscese; il tragitto fu duro e impervio, ma comunque arrivammo tutti interi al campo di battaglia. Avevamo organizzato ogni cosa nei minimi dettagli. Ognuno si mise nella propria postazione, pronti all’attacco. Intanto Tenebrosa corse come una scheggia al castello Tenebrax per munirsi di altri oggetti utili per rendere gli effetti scenografici e sonori verosimili. Io mi nascosti tra i pochi alberi che rimanevano in quella zona anch’essa quasi completamente disboscata. Il mio compito di spiare il nemico era facilitato dalla mia ottima posizione, riuscivo perfettamente a vedere quel pezzo di parmigiano ammuffito. Avete capito il mio piano stratopico? Nooo? Allora seguite l’azione. Tutti aspettavano un mio cenno per dare il via alla messinscena. TRE… DUE… UNO… VIAAAA! Bastò un mio cenno e la terra sotto le nostre zampe iniziò a tremare. Il regista non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che venne trasportato via dalla terra che stava franando. Tutto fu travolto, ruspe, operai e il suo malvagio progetto E poi improvvisamente silenzio, si udì solo un urlo – Via da qui, via subito, andiamocene da questo posto maledetto! EVVIVA!!!! LA FORESTA E’ SALVA!!! Gridarono tutti all’unisono. Finalmente non si sentivano più ruspe, ma solo il dolce suono della natura. Tenebrosa stampò un bacio sulla mia guancia e saltando dalla gioia mi disse:-Ciccetto, sei stato fantastico anzi super fantastico! Quello sciocco non ha nemmeno preso in considerazione che poteva essere lui
a causare la frana. Tutta la tribù festeggiò, la loro casa era salva. E noi diventammo quasi dei topodei. Spesso sorseggiando la mia tisana al formaggino ripenso a quest’avventura, ma soprattutto mi chiedo cosa sarebbe successo se non si fosse trovata una soluzione. La foresta sarebbe stata distrutta? Tanta bellezza sarebbe andata persa per sempre? Ma soprattutto, ci rendiamo conto che stiamo distruggendo il mondo, la nostra casa, LA NOSTRA VITA? Un’ultima cosa dovevo fare. Dall’Eco del Roditore lanciai un #tutti insiemepersalvarelambiente. Un saluto cari amici Roditori dal vostro Geronimo Stilton Classe Terza
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L’uomo, per sua natura, può essere una creatura distruttiva. In questo breve racconto illustrato, molte abitudini dell’uomo non compatibili con la natura sono portate alla luce, sottolineando quant’è pesante il prezzo da pagare per gli esseri umani. Se andremo avanti di questo passo la Terra morirà. Noi ragazzi diciamo BASTA!!! Uniti, INSIEME, adulti, bambini, uomini che governano, gente comune, per ritornare alla bellezza di un tempo. Insieme per un mondo migliore.
E SE NON RIUSCISSIMO A SALVARE LA TERRA? COME SAREBBE LA NOSTRA VITA? Racconti di fantasia….. ma non troppo. SOMMERSI DAI RIFIUTI Caro diario, oggi, 22 ottobre 2048, è stata davvero una giornataccia:stamattina non ho sentito la sveglia, ho fatto tutto di fretta e non ho neanche bevuto il cappuccino con il cornetto delizioso alla marmellata di mirtilli che prepara la mia mamma. Arrivo a scuola e alla prima orala prof di Matematica ha in serbo per noi una bella sorpresa: compito in classe!!! Non sapevo assolutamente niente! E non è finita qui, L'orasuccessiva la prof di Storia ha interrogato e, al sorteggio indovinachi è uscito? Io, naturalmente! Nelle ore successive poi haspiegato il medioevo, che pizza! Sono tornato a casa a piedi, con ilmio migliore amico Francesco, che è venuto a pranzo da me. Durante iltragitto, caro diario, non puoi capire che puzza che c'era nell’aria. Le strade sono piene dirifiuti: bottiglie, lattine, interi sacchi di immondizia. Viggianello ormai è diventata un bidone pieno di rifiuti. Èimpossibile uscire di casa senza indossare una di queste fastidiosissimemascherine! Oggi pomeriggio, proprio per colpa dell'orribile puzza, èstata annullata anche la partita di calcio. Con Francesco abbiamodiscusso sul perché di tutti questi rifiuti, di tutto questoinquinamento presente non solo qui a Viggianello. Sai, ci sono delle città in Italia e nel mondo in cui ormai è impossibile uscire e camminare per le vie. Cumuli di spazzatura ovunque, puzza nauseante, topi che festeggiano per le strade. E poi accendi la tv e senti parlare di cambiamenti climatici, buco dell’ozono, piogge acide, aumento di morti a causa dei tumori. Siamo ragazzi senza futuro. Di chi è la colpa? Siamo arrivati allaconclusione che è solo colpa nostra, colpa dell'uomo, che non ha maipensato alle conseguenze delle sue azioni. Francesco se n'è uscitocon un’affermazione che mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere: - L'uomo è solo unegoista! La maggior parte delle persone che hanno vissuto in passatoha pensato solo al bene delle proprie tasche, l’uomo è avido di soldi e di ricchezze, da raggiungere a tutti i costi. E in questa sua folle corsa, non si è reso conto di aver fatto dei seri danni all’ambiente e di conseguenza alla vita di tutti noi. Se l'uomo avesse minimamente pensato alle conseguenzedelle sue azioni, avrebbe capito che quello che stava facendo eraassolutamente sbagliato! Caro diario si è fatto tardi, devo andare adormire. Speriamo che qualcosa cambi, così non si può più andareavanti. Così moriremo presto, tutti.
Egidio Mastrolorenzo
LA SCOMPARSA DI NAGASAKI Mia madre stava guardando la TV mentre mangiava un nigiri che sembrava favoloso. Ogni tanto borbottava qualcosa di incomprensibile che però sembrava interessante. Ero seduta sul tappeto di filo cucito quattro anni fa da mia nonna e posai gli occhi sull’apparecchio elettronico davanti a me. Quell’uomo in TV doveva essere molto giovane: aveva i capelli neri e i classici occhi a mandorla del medesimo colore. In fondo è proprio vero, noi giapponesi siamo tutti uguali. Aveva iniziato a gesticolare indicando luoghi o meglio, isole, sulla cartina. Perché proprio le isole? - mi chiesi. Fino a quel momento ero stata troppo occupata ad analizzare l’aspetto del giornalista invece di pensare a quello di cui stava parlando. -Qui, qui e qui- disse trascinando il dito sulla carta. -Una volta erano presenti delle isole, con precisione le isole Salomone. Esse fino a due giorni fa erano presenti e ben visibili e ora sono scomparse. Nell’arco di due giorni sono state inghiottite completamente dall’Oceano Pacifico. Ovviamente nulla succede per caso e all’improvviso, è tutto collegato all’argomento che la nostra emittente televisiva sta trattando ormai da un po’ di tempo: l’inquinamento e i cambiamenti climatici. La scomparsa delle isole Salomone non sarebbe dovuta accadere, eppure è successo. Smisi di ascoltare solo per fare attenzione a mia madre, continuava a ripetere sempre la stessa cosa fissando lo schermo: -Watashi no kami, watashi no kami. Era evidentemente in ansia, ma io non ne compresi il motivo. La lasciai in cucina e salii le scale di mogano che separavano la mia camera dal piano terra. Cercai invano di dormire, non ci riuscivo: continuavo a riflettere su quello che avevo sentito in TV e sul motivo per il quale mia madre continuava a ripetere “mio Dio, mio Dio”. Aveva sentito qualcosa a cui io non avevo fatto caso? Con questi pensieri in testa caddi finalmente in un sonno profondo. Hiyori, Hiyori!- sentii mia madre gridare dal piano inferiore –Ti sei dimenticata della scuola? Scendi pigrona! Ma quanto ho dormito? – pensai - Ieri sera, immersa nei miei pensieri, mi sono dimenticata persino di cambiarmi. -Nande?! - borbottai a bassa voce, o quella che io ritenevo tale. Probabilmente non lo era abbastanza: la porta della mia stanza si spalancò e in camera mia piombò mia madre con una scopa in mano e una faccia a dir poco imbestialita. Capii che se non volevo ritrovarmi un bernoccolo in testa mi sarei dovuta alzare. Iniziai a correre per tutta la casa alla ricerca di cibo con mia madre alle calcagna. Feci colazione, mi cambiai e mi lavai temendo sempre una scopa in faccia. Ogni mattina era così. Uscii di casa e mi avviai verso la scuola. Durante il tragitto incontrai il mio migliore amicoAsune, che era impegnato a massaggiarsi la testa. -Anche per te mattinata scoppiettante? - chiesi sapendo già la risposta. –Già- continuò a massaggiarsi il capo ricoperto dai suoi folti capelli lisci e lo fece fino a scuola, dove si fermò. -Hai sentito? disse con sguardo cupo. -Cosa? -Al telegiornale, ieri sera, hanno detto che probabilmente il Giappone sarà uno degli stati che, con l’innalzamento delle acque del mare, scomparirà. Saranno inghiottite prima di tutto le città sulla costa, quindi anche la nostra, Nagasaki.
Collegai tutto, la preoccupazione di mia madre e il suo comportamento. Ecco cosa non avevo sentito! Improvvisamente tutto fu avvolto dalle tenebre. Un’ombra enorme incombeva su di noi, una “cosa” gigantesca,dalla quale nessuno sarebbe riuscito a scappare. -Tutti ai piani alti! - gridai. L’onda si stava facendo sempre più vicina. -Veloci, veloci! - gridò Asune. E io pensai: non voglio che lui muoia. -Vai- gli gridai -Sali in alto, fallo per me! Fortunatamente la nostra scuola si sviluppa soprattutto in altezza. Lui mi guardò e, solo con quello sguardo, riuscii a capire che non voleva lasciarmi ma sapeva che non sarei andata con lui. Riuscii a leggere la sua preoccupazione, lo stupore, l’affetto, la paura. E lo abbracciai. Lo abbracciai così forte da imprimere in lui la mia anima, perché sapevo che non ce l’avrei fatta. Poi lo spinsi all’entrata e corsi verso casa: volevo rivedere mia madre per l’ultima volta, ma non corsi abbastanza velocemente. Tutto divenne freddo e scuro, mancava l’aria. Mi resi conto di quello che stava succedendo e mi abbandonai al dolce ma allo stesso tempo violento movimento dell’acqua e mi chiesi: E se l’uomo non avesse sfruttato così tanto la Terra cosa sarebbe successo? Avrei continuato la mia vita? Poi mi ricordai di mia madre, di Asune, dei miei amici...mi dispiace, mi dispiace tanto. Mi hanno tolto per sempre il futuro.
Chiara Branca
PASSATO,FUTURO E SPAZZATURA Jack è un comune ragazzo americano che vive nelle più nascoste viuzze di Time Square . Si può dire che lui abbia molti difetti, ma il peggiore è senza ombra di dubbio il suo essere profondamente consumista e poco rispettoso dell’ambiente circostante. E lo era tutta la sua famiglia. E’ una mattina tranquilla e Jack va verso il liceo che frequenta, a passo lento . Durante il tragitto mangia le sue solite tre caramelle date dalla nonna che gli diceva: - Ti serviranno per addolcirti le ore di lezione. E le carte finivano per terra o nelle limpide acque della fontana vicino alla scuola. Arrivato in classe, dopo essersi sistemato, la professoressa di geografia gli chiede : - Jack cosa ne pensi della nostra città e del mondo in generale? Di Time Square penso che sia solo un agglomerato di grattacieli, uno più alto dell’altro, uno più inutile dell’altro. Il pianeta terra invece è pieno di sporcizia, tutta colpa di… di… La professoressa interviene. – So cosa vuoi dire, che è colpa del destino, ma non è così, è l’uomo la causa di tutto ciò. Jack non è d’accordo con la professoressa e risponde bruscamente:- Non credo proprio, non è colpa dell’ uomo, non è così stupido da rovinare la casa su cui vive.La prof sorride malinconicamente a quell’affermazione e non dice più nulla. Finalmente le sognate vacanze di Natale. Jack arriva a casa e svolge subito i pochi compiti che gli erano stati assegnati. Quel giorno studia fino a tarda ora, vuole terminare tutto per essere libero da impegni scolastici nei giorni seguenti. Subito dopo si sdraia sul letto pensieroso e dopo una mezz’ora di pensieri,cade in un sonno profondo. Ad un certo punto sente una delicata mano che gli accarezza dolcemente la guancia e gli sussurra:-Jack sono io, non preoccuparti! “ - Chi sei tu?! - risponde ansioso, spaventato e allo stesso tempo curioso. Apre gli occhi e vede una figura biancastra che illumina tutta la camera. Profuma di pulito e infonde una sensazione di benessere. - Io sono l’ angelo del passato, un mondo meraviglioso quello, sai? Vieni con me. Prendimi la mano e non aver paura. Jack non fa domande e obbedisce. PUM! In un attimo si ritrovano su una stella, sì, proprio così, su una stella! Infatti l’angelo vuole far vedere a Jack com’era la Terra tanto, tanto, tanto tempo prima. - Ma è… è… Bellissimo! –dice Jack. Lo interrompe l’angelo. - Hai visto, non c’ erano i continenti. - Sì lo so ho studiato queste cose a scuola, il “continente” al nord è la Laurasia mentre quello al sud è la Godwana e il mare è Tetide. - Giusto Jack! Questa è l’età della felicità, si vive in armonia, nel pieno rispetto dell’ambiente. Ti vedo turbato, non mi credi? Qui nessuno inquina , tutti gli esseri viventi amano la loro terra perché sanno che non ne avranno altre in regalo! Questo accadeva 180.000 anni fa. Le cose però non tornano al piccolo studente. –Ma ancora l’uomo non c’era” pensa Jack tra sé e sé. Non fa in tempo ad esprime il suo dubbio a voce alta che già riceve la risposta. - Infatti è l’ uomo la causa di tutti i mali! Per fartelo capire meglio, ora ti porto nel futuro. Dai, dammi la mano. PUM! Adesso quella figura femminile è diventata
super tecnologica, ricoperta di orologi e apparecchi elettronici. Questa volta Jack è stato portato direttamente tra la gente, costretta a indossare delle mascherine a causa dei gas tossici generati dalla troppa sporcizia, dalle polveri sottili, dallo smog. - La gente muore e vive male, come puoi vedere, e la responsabilità è proprio dell’uomo. Se voi uomini del presente non porrete un freno allo sfruttamento eccessivo dell’ambiente farete una brutta fine. Soffrirete e morirete. Jack si sveglia all’ improvviso, madido di sudore. Si alza di scatto, guarda nella stanza alla ricerca dell’angelo, ma non c’è nessuno. E’ stato solo un brutto sogno. – Ma non tanto – pensa il ragazzo– devo fare qualcosa, parlare ai miei amici, informarli. Se non partiamo dalle nostre piccole azioni, per la Terra e l’uomo non ci sarà più un futuro.
Anna Costanza
IL MONDO PERDUTO Sono le 5:00 del 13 agosto 2050, siamo in viaggio per Terra1. Mi presento, io sono Katy Drak, apprendista poliziotta nel recupero degli ostaggi terrestri. Sono nata su Terra2 ovvero Marte, avete capito bene Marte. Incredibile vero? Ottant’anni fa esisteva un solo pianeta abitato da uomini, è strano da pensare. Sarei voluta nascere in quegli anni, doveva essere proprio “figo”, tutti raggruppati lì, bastava una macchina o massimo un aereo per andare a trovare i nonni, invece adesso come minimo devi prendere una navicella 4x4 che, tra l’altro, è anche difficile da pilotare, e … Una voce interruppe i miei pensieri. -Signori, preparatevi, mancano cinque minuti all’atterraggio. Mi preparai velocemente. Tre secondi all’atterraggio… due… uno… sganciate le ancore! Il portellone della navicella si aprì, ed eccola la triste e sconsolata realtà di Terra1. Eravamo atterrati negli Stati Uniti, a Philadelphia, che un tempo era una città rigogliosa, piena di vita e felicità. Felicità, deve essere una strana parola per i terrestri, non credo che sia un termine che esce spesso dalle loro labbra o che si legge nei loro occhi, da ormai molto tempo. Ogni volta che penso alla vita di queste persone, un brivido mi percorre la schiena e sento che il mio animo si riempie di un sentimento pesante, malinconico, al quale non riesco a dare un nome. Qui l’aria è irrespirabile, piena di anidride carbonica e radiazioni solari, che rendono il tutto più spaventoso. La città, che un tempo si affacciava sul mare, ora è diventata una grande distesa di terra arida, come un deserto. Ogni volta che metto piede in questo posto mi sorge spontanea una domanda: Come sono arrivati a tutto ciò? Come si può essere così menefreghisti e crudeli nel ridurre la meravigliosa Terra ritratta dai libri di geografia in una polveriera come questa?! Quando ci rifletto la rabbia mi corrode, perché degli esseri sconsiderati ed egoisti mi hanno privato della vita sulla Terra? Tutto è iniziato con l’inquinamento, il buco nell’ozono, tutto conseguenza dell’inciviltà umana. Come è stato dimostrato, gli uomini di un tempo sapevano che saremmo arrivati a questo punto, ma se ne sono fregati, “tanto noi saremo morti quando accadrà”. Vorrei gridargli in faccia il mio disprezzo e dire che ci sono persone che hanno perso i loro cari che nessuno potrà più riportare in vita. Il motivo per cui ho scelto di fare questo lavoro è perché in qualche modo mi permette di rimediare, in minima parte, agli errori del passato e anche per donare speranza a chi non ne ha più. Chissà magari sarebbe andata diversamente se solo si fosse davvero voluto. Prelevammo gli abitanti di Philadelphia e andammo via. Per alcuni di quegli uomini sarebbe iniziata una nuova vita, su un nuovo pianeta; per altri non ci sarebbe stato nulla da fare. Durante il tragitto per tornare a casa, mi piace osservare, da lontano, il Mondo ormai perduto, per sempre.
Maria Navarra
IL MONDO VISTO DA UN’ALTRA PROSPETTIVA Salve a tutti, sono Jennifer Wills, un’astronauta olandese. Ho 25 anni eppure già tanta esperienza nelle tasche. Ma oggi non sono qui per parlare di me e della mia vita. Sono stata invitata in questo splendido studio giornalistico, il ‘The Amsterdam notice’ per un’ importante trasmissione radiofonica. Oggi tratteremo di una tematica di vitale importanza, è un appello a tutti i cittadini del mondo. Riguarda particolarmente noi giovani e con noi il futuro del globo. La nostra Terra, il nostro pianeta, sta correndo un rischio enorme e la causa di tutto ciò è l’uomo, non quello che vive lontano da noi. Ognuno di noi ha le sue piccole colpe e responsabilità. E prima ce ne renderemo conto e meglio sarà per il futuro di tutti noi. Sicuramente vi starete chiedendo cosa può dirvi e insegnarvi una semplice astronauta riguardo i problemi ambientali e le catastrofi che oggi colpiscono il nostro grande ‘condominio’, ma anche se non sono una climatologa e non ho una laurea su questi temi, ne so più di quanto voi possiate immaginare. Ho vissuto della esperienze, che mi hanno insegnato tanto, più di quello che avrei trovato scritto su molti libri. Oggi vorrei condividere con voi una mia esperienza, quella che doveva essere la più bella della mia vita e invece si è rivelata una scoperta scioccante. Nel 2025 finalmente era giunta l’ora della mia grande spedizione su un pianeta mai visitato prima di allora, meno gettonato degli altri, ma che mi ha da sempre affascinato. Il pianeta è Saturno, con il suo anello che lo racchiude come un fiocco che avvolge un pacco regalo. Dopo anni trascorsi a simulare false spedizioni, finalmente sono stata assegnata ad una vera missione. Il mio cuore sprizzava di gioia da tutti i pori, una semplice ragazza di campagna, come me, poteva realizzare il suo sogno, per cui aveva studiato una vita. Stavo per partire verso un viaggio interstellare, nel vero senso della parola. Al di là dell’atmosfera mi aspettava un mondo magico, un po’ differente da quello mostrato nei film, fatto di mille, spettacolari corpi celesti, che noi tutti chiamiamo stelle. Il sogno che diventa realtà. Dopo qualche interminabile mese a bordo della navicella io e il resto dell’equipaggio arrivammo lì, nel mezzo della Via Lattea, sperdutamente disorientati. Iniziammo a vagare e perlustrare ciò che fino a poco prima avevamo osservato dai piccoli oblò. Ci sembrava di essere stati catapultati nel gioco ‘Super Mario Bros’, quando arrivi al nono livello e ti trovi dinanzi a quella pista arcobaleno nello spazio, tra milioni di corpi celesti, dalle più piccole polveri alle più grandi costellazioni. Ecco, quella era la mia sensazione, continuavo a stupirmi di qualsiasi cosa attraversasse la mia pupilla, con il cuore che pulsava a più di
mille battiti al minuto; credevo che da lì a poco avrei avuto un infarto. Era tutto fantastico, emozionante. Tutto era parte di un unico quadro perfetto, eccetto una cosa, un pianeta in particolare, che colpì la mia attenzione. Inizialmente non riuscivo a capire di quale pianeta si trattasse, il suo colore prevalente era il grigio in tutte le sue tonalità. Poi, guardandomi intorno, sono arrivata alla conclusione che quello strano pianeta era proprio il nostro, la Terra e quel grigio era il colore dello smog, era il grigio delle industrie che quotidianamente anneriscono l’aria con i loro scarichi. In quell’immagine di vita, si prospettava ai miei occhi un angolo di morte. Perché? Cosa sta succedendo? Tornati sulla navicella parlammo tra di noi. Tutti avevamo visto quella brutta immagine. La morte della Terra, quello poteva essere il titoloall’immagine osservata. Ci fu subito chiaro che ciò che avevamo osservato era la naturale conseguenza dello sfruttamento ambientale da parte dell’uomo. Cari ascoltatori, vorrei aggiungere una cosa,prima di passare la parola al direttore dello studio: tutti noi abitanti della Terra siamo soliti dire che le nostre azioni, parlo di quelle individuali, sono piccole e non causeranno la morte del pianeta. La colpa è sempre degli altri. Mi dispiace contraddirvi ma ciò di cui siete convinti è assolutamente errato. Ognuno di noi è un piccolo pezzo del puzzle grigio che si sta componendo. Tutti, chi più, chi meno, contribuisce, con le proprie azioni a far morire o a far vivere la nostra amata e cara Terra. TUTTI, e ripeto TUTTI dobbiamo fare qualcosa. E’ questo il messaggio che vi voglio lanciare e ringrazio la redazione che, con il suo invito, mi ha dato questa possibilità. Fate presto o sarà la fine per tutti noi.
Alessia Paladino
14 giugno 2045, Bangkok, Thailandia.
“E anche la città di Nagafuki si è trasformata in una Ghostown; e con questo si sale ad oltre 100.000 in…” La televisione, la radio, i giornali, è tutto concentrato su questo. Sono ormai 14 anni che non si parla d’altro, sono 14 anni che si muore sempre e ovunque, sono 14 anni che si vive in continuo movimento per passare da Stato a Stato. Mi chiamo JinBellow, ho 13 anni, e sto vivendo tutto questo sulla mia pelle. La mattina mi sveglio, indosso la mascherina e passo le mie giornate ad ascoltare musica, riguardare i soliti film, ascoltare dei disastri in TV, disegnare una vita che non avrò mai… Ma faccio un salto indietro, vi voglio spiegare tutto dal principio.
7 Marzo 2031, stato del Kanto, Giappone. Questa data è ormai passata alla storia, perché è qui che nasce ciò che noi oggi chiamiamo Atomic. Il 7 Marzo del ’31 arrivarono in Giappone carichi di spazzatura, che sarebbero stati bruciati, illegalmente, lo stesso giorno, nella centrale di Yanji. Ci fu un’enorme esplosione, le vittime furono tante, ma non è questa la vera catastrofe. Lo scoppio causò un’ immensa nube di gas grigiastro che da lì in poi non si sarebbe più scomparsa. Mi piace immaginare questa nube, Atomic, come un gigantesco mostro alato. Non so bene il perché, ma l’idea che migliaia di persone vengano uccise da vapore mi dà fastidio: la vita è preziosa, perché deve essere distrutta da qualche sostanza di troppo, facilmente evitabile? In ogni caso, qualche anno dopo, il gigantesco drago Atomic iniziò ad uccidere sempre più gente, e più ne uccideva, più le sue scaglie si ingrandivano e lasciavano sul suo cammino sempre più morti. Furono molti i Cavalieri che provarono a contrastare la minaccia, ma tutto invano. Oggi il drago continua a crescere e a conquistare tanti territori: sono già i 5/8 del mondo ad essere bloccati nelle fiamme di Atomic, e dove passa non c’è vita, né animale né vegetale. Le uniche zone sicure sono “gli stati d’oro” chiamati così
perché lì la vita è ancora normale, e il sole illumina ancora le colline, il mare, le montagne. Questi stati comprendono la Russia e gran parte dell’Europa, perché anche loro, a tempo debito, sono riusciti a limitare l’emissione di gas inquinanti e salvare quella parte del pianeta; io sono diretto lì. Sono anni che scappo con la mia famiglia, scappo dal drago ogni settimana. Sono sempre stato positivo, ho sempre pensato di riuscire a raggiungere l’Europa e di vedere con i miei occhi le famose colline dorate. A dire il vero e una cosa ironica: ho sempre battuto Atomic, sono sempre scappato dalle sue zanne. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe colpito nel sonno. Ora sono arrivato in Europa, trasportato su una barella, circondato da dottori con maschere sul viso; alla fine il drago mi ha battuto. Ma non mi sono arreso. Sono sicuro che tutto questo si poteva fermare, anche se non so molto sul passato, sono certo che si poteva fermare. A un certo punto nella storia, l’uomo è stato così ingordo da sfruttare più del sostenibile le risorse della natura per arricchirsi; l’economia si è bloccata e Atomic è esploso. Come si fa ad essere così cechi? Così cechi da creare il Drago che oggi vive negli incubi di tutti? Questo non lo so, ma oggi, su questa barella, ho capito una cosa: lotterò per guarire e sarò il cavaliere che sconfiggerà il Drago!
Antonella Ponzo