Analisi del carattere di Yalda Memar

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ANALISI DEL CARATTERE

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or tt o d Il dotto re ebreo aveva già la corda

e ebreo aveva

Il dotto re ebreo aveva già la

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I tor l d ottIl do t l I

e ebreo aveva già

— e due innocen ti, poiché se vi degnate udirmi

ore ebre

Il sarto, il ia — poco è mancato che non facessi

e ebreo ave

i

Ohimè! — esclam

la cor va già

udì la voce del s o si

Il dottore ebreo ave

o — — dormo

uo stupore, sservava del s

ava, Dama di Bellezza che l’osserv

Ni caro po te

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occhi — dormo o veglio? stropicciandosi gli

i

oc ch

— Nipote mio caro — soggiunse egli abbracciandolo con amore — vi chieggo perdono di quanto vi ho fatto soffrire, dopo avervi riconosciuto. Ho and ollo qu voluto da al c

è! im Oh

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clam Ohimè! — es

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— Ohimè! — esclam stropicciandosi gli occhi — dormo o veglio? Dama di Bellezza che l’osservava, dopo essersi divertita del suo stupore, aprì all’improvviso le cortine del suo letto, e sporgendo fuori il :capo Signore mio caro — — gli disse con voce molto affettuosa — che fate voi alla porta? Venite a riposarvi. Siete stato fuori molto tempo. Sono rimasta molto sorpresa, risvegliandomi, di non ritrovarvi a me .dappresso Bedreddin Hassan si mut di

o mi

ch oc

tto, e sporgendo fuori il capo —

— Ohimèd ormo o veglio? Dama di Bellezz a che l’osse rvava, dopo esser

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— Ohimè! — esclam stropicci andosi gli occhi — dormo o veglio? Dama di Bellezza che l’osserv ava, dopo

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stropi cc

Ohimè! — esclam

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i — cch osi gli o

— esclam —

stupore, aprì all’improvviso le cortine del suo l e dopo essersi divertita del suo i Bellezza che l’osservava,

picciand

O himè!

Bellez za che l’osse rvava, dopo essersi diverti ta del

ndosi gli occhi — dormo o veglio? Dama di Bellezza chel’osservava, dopo essersi divertita del suo saprìall’improvviso cortine del suo letto, : e sporgendo fuori il Signore mio caro — gli— disse con voce molto affettuosa — che fate voi alla porta? Venite a riposarvi. Siete stato fuori molto tempo. Sono rimasta molto sorpresa, risveg

stro

è! im Oh

icciports ev o omrod amaD esso’ehczelleB titrevires eroputs sivvorpmi’lla ottel ous led irouf: oim erongiS noc essid — asoutteffa atrop alla .ivrasopir otlom irouf lom atsamir dnailgevsir a ivravortir. H nidderdeB roloc id e ebbonocir ilg ehc

s

g l ie s c Ohimè! —

dosi gli ian cc

oessersidiverosall’improv viso lecortine del suo letto, e sporgendo fuo eo Signore mio caro — — gli disse con voce olto iS affettuosa — che covfate voi ta? —eV ?at

— Ohimè! — esclam stropi cciand osi gli occhi — dor mo

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Pensando a mio padre


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sop is n el a e an e :ott m ’l a esop is nanez la te Lnane

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La mamma, quando cura i fiori del nostro giardino, allunga le sue calde braccia, svegliandoli dolcemente prima che sorga il sole.

tanidro rair h a h ua

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ni’l edef am : àtl

I fiori del nostro giardino

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iorno

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a ll o ia quando vigl ra

articolarmen te ve p eo

a ose si p o all L’infelice Schahzenan r L’i nf

ide i, v m i lu de

ente olarm rtic pa inata una c r ord hria a h

i a r ordina

L’infe si pose della R vivame immag pote addorm

una caccia, ta

ia, i n u n

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avendo

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Regina si pr es della e ltà de nfedeltà fe ma l’i in : to ’infel

o

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mi, vide ei lu re d ndo ple s

letto: ma l’i se a Schahzenan si pose na fedel i poletto: maL’infelice l’infedeltà della Regina si present così tà s n vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo del L la R addormentarsi, si alz e ena dandosi interamente in balìa ai suoi ia, in’i n fe acc dolorosi pensieri, lic e S c hahz comparve sopra il suo sembiante egin impressione di tristezza, profonda o avendouna n Sc che il a si p non poté non Sultanoior g .osservare resen e v n a d o h r Che ha mai il Re di Tart iorn Forse si in

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ord nd o S c h a h ri a r

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hriar ordinata un ha a

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s n d o a ll o

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r m e t te r m

nde.il Sultano mio fr e te atello str c non p vo sa oteva p le ro p o r m i c o

bon

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iorni p e

ice S si

Un giorno

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a artico r ndavano i larmen nenote abbo term

ol i g

e n t a r si, s i

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do Scha h aven rno io

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e li c e S c h a h ze

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mio Regno è

un

e se

ov e

n in u ccia, na ca

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la sua me rav iglia qu a

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r a to r 1 9 . 2.0,

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regno lungo e glo r

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vere c

lla Regina de si

m no va ave ro

ar vivament L’infelice Schahzenoarnd isni pose a letto: ma l’infed osì eltà della ata Regina si present c

iorno ave n

ns

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la b uona so la vi b v , a b ve uoive n r t v

r: A d

Un gio rno

e di Persia, iR r ich me un sem co rte del e so fr nacome u rena sor uo on in e ccom i

r ria

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r ria

e s eap nu ni ,ai c

av

c oS nd

rq pe e l n bi mo L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present m i est ?R i m i, e l di --> vid e un uomo nella stanza così vivame nt n te felice Schahz a lla s e L’in ua

no

i de re

sp len do re de i lu

r Un gio

u

n

riar ordinata u

L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infe

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rn

av e

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avendo Sc no

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L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua

ha h

en

L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così ndo S ave vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo sembiante una profon impressione di tristezza, che i .Sultano non poté non osservar Che ha mai il Re di Tartaria? Fo L’inf L’infelice Schah Schahzenan si pose pose a letto: ma Un giorn ma l’i l’inf o aS c della v ha hr pres iar ordinata u Un gio sua immaginazione, na vivam r addormentarsi, si alz e che, n dandosi interamente in balìa ai suo pensieri, comparve sopra il suo semb profonda impressione di tristezza, che non poté non osservare.L’infelice Scha pose a letto: ma l’infedeltà della Regina così vivamente alla sua immaginazione potendo addormentarsi, si alz e da interamente in balìa ai suoi dolorosi p comparve sopra il suo sembiante una p impressione di tristezza, che il Sultano n .non osservare Che ha mai il Re di Tartaria? Forse Che ha mai il Re di Tartaria? Fors

ito, ma trep as nz se

si present così vivamente e Regina sua immaginazione, che, non nt allaaddormentarsi, si alz e dandosi epotendo interamente in balìa ai suoi dolorosi

st

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L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non

ove particolar m se ae

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S’egli ta. L’infelice br diSchahzenan si pose a a gr letto: ma l’infedeltà della

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es so d e sid er

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Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo mbiante una profonda impressione di ezza, che il Sultano non poté non o Che ha mai il Re di Tartaria — Forse si

L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, com

ic

do allo splend r a viglia quan o

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ma pito, tre

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a rived e am r m is o

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an si hzenL’infelice haSchahzenan c si pose a S letto: ma l’infedeltà della

h ha

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senza s tr

m comparve sopra il suo sembiante orpensieri,

inata una ord

orno

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avendo Schah no ria or

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m e

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o nd ua

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e r s cu s a

pe r

p re st

ia, in un pa acc na e a c ta u cacci s a

an do p

gio rn i

za

L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo sembiante una profonda

non

b b o n d av a

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rvi in questo luogo, e far vi a ferma lza r

m io

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ual non fu la aq su m am , ito e

i iorn i impressione di tristezza, che il o a co aogrdginunaa profonda .Sultano non poté non osservare ven s m e r a Che ha mai il Re di Tartaria? Forse si — s do c a i s r e t h h L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma S c e tornar mi pol’infedeltà Un c ha hahr alla sua gi della Regina si present così vivamente o av e n d o S iar <L’infelice e !-- G Schahzenan si<!-- Gene giorn immaginazione, che, non potendo rator: A d o b en Un addormentarsi, si alz e dandosi , e r pose a letto: ma l’infedeltà della <!-r vi interamente in balìa ai suoi Regina si present così vivamente alla n Ge vano i c e dolorosi pensieri, comparve da sua immaginazione, che, non potendo d o Sc hahriar ordi sopra il suo sembiante una addormentarsi, si alz e dandosi nata profonda impressione di u interamente in balìa ai suoi ene b tristezza, che il dolorosi pensieri, -- G r n gi U a Sultano non poté comparve sopra il su

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i regov istato di artire con voi; p p

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Il Re ent r s en za

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il S u lta no

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n Il R e e n t r s e

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L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo sembiante una profonda impressione di tristezza, che il Sultano non poté .non osservare Che ha mai il Re di TartarForse — si L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present cvivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa aisuoi dolorosi pensiercomparve sopra il suo sembiante una profonda impressione di trist Un g

r ordinata hria un ha Sc ordina o iar nd e r v h a ha Sc ave nd o ng

le g

e tornar mi pot sa ch esse m aggio i co r m e nte g radit a. S’e gli br am

xpo

uillo, e non domand gno è tranq o che mio Re die erio. Il stimolato da ci s llo stesso desid oli

rm oqpuoe s

vo L’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si ealz ss e dandosi einterame nte

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e lment gua oe on is m er ed riv

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Venuta l’ora di cena, mangiarono insieme, poscia ripigliarono la loro conversazione, la quale dur fino a tanto che Schahriar si ritir per lasciar ello’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo sembiante una profonda impressione di tristezza, che il Sultano non poté non osservaree ha mai il Re di Tartaria? Forse si vede egli contro sua voglia lontano dai suoi Stati, o dalla Regina sua moglie? A li far tosto i regali che gli ho destinati, affinché a suo piacimento possa partire alla volta di Samarcandanfatti la mattina seguente gli mand quanto le Indie producono di più raro, di più ricco e di più singolon tralasciando di far tutto il possibile onde divertirlo: ma le feste più deliziose invece di rallegrarlo, non facevano che aumentare i suoi dispiacerin giorno avendo Schahriar ordinata una caccia, in un paese ove particolarmente abbondavano i cervi, Schahzenan lo preg di dispensarlo di accompagnarlo, allegando per scusa che lo stato della sua malferma sa lute non gli permetteva godere di un tal p non volendolo contrariare, lo lasci in libertà, e partì con tutta la sua Corte. Dopo la sua partenza, il Re della gran Tartaria, vedendosi solo, si rinchiuse nel suo appartamento, e si pose ad una finestra che dava sul giardino. Un oggetto venne ad attirare la sua attenzione: una porta segreta del Palazzo del Sultano si aprì all’improvviso e ne uscirono venti donne, nel mezzo delle quali camminava la Sultana. Questa, credendo che il Re della gran Tartaria fosse anch’egli alla caccia, si avanz colle sue donne fin s di un albero, e corse a leihahzenan vide troppo per giudicare che suo fratello non era meno infelice di lui. I trattenimenti di quella compagnia durarono fino a mezzanotte dopo di che, avendo ripigliate le loro vesti rientrarono per la porta segreta del Palazzo del Sultane cose, passate sotto gli occhi del Re della gran Tartaria, gli diedero agio di fare moltissime riflessioni.anta poca ragione avevo — egli diceva — di credere che la mia disgrazia fosse tanto singolare. Questa, senza dubbio, è l’inevitabile sorte di tutti i mariti. Così stando le cose perché dovrei lasciarmi consumar dall’affanno? Non se ne pa azia tanto comune non disturberà d’ora innanzi il riposo della mia vita. Infatti, da quel momento egli tralasci di affliggersi; si fece servire da cena, e torn allegrondo seppe che il Sultano era di ritorno, gli and incontro con aria giuliva. Il Sultano, che si credeva di trovarlo nello stato in cui lo aveva lasciato, rest meravigliato di vederlo tanto allegrotel mio, — gli disse — ringrazio il cielo del cangiamento felice operatosi in voi, ne provo una vera allegrezza; solo vi prego di volermene far conoscere la cagionebene, fratel mio, giacché me lo comandate voglio soddisfarvia gli narr l’infedeltà della regina di quando n’ebbe terminato il racconto:uesto, — proseguì egli — era il motivo della mia tristezza; giudicate voi se avevo torto di abband storia mi avete narrata? Vi lodo di aver castigati i traditori che vi hanno fatto un oltraggi ielo, io credo che un fatto simile non sia giammai accaduto ad altri fuorché a voi! Ma finalmente dovete lodare il Cielo della consolazione largitavi: e siccome non dubito punto che questa non sia ben fondata, compiacetevi d’istruirmene, e fatemene una intera confidenzaoglio adunque obbedirvi giacché assolutamente lo volete. Temo peraltro [9] tanto sensibile. Non vi si potrebbe rimproverare quest’azione: essa è giusta, e per me vi confesso che in luogo vostro non avrei avuta forse la vostra moderazione. Io non mi sarei contentato di togliere la vita ad una sola donna; credo che ne avrei sacrificate più bbedienza agionar maggior rammarico di quel che ne ho avuto io.che mi dite — soggiunse Schahriar — non fa che stimolare la mia curiositàe di Tartaria, non potendo più oltre esimersi, fece allora una esatta relazione di quanto avea veduto.— egli disse — la Sultana dell’Indie è capace di prostituirsi in una maniera cotanto indegna? No, o mio fratello, non posso credere ci che mi dite, se non lo vedo coi propri miei occhi. Forse i vostri vi hanno ingannato.llo mio — rispose Schahzenan — non avete che ad ordinar una nuova partita di caccia, e quando saremo fuori di città ci fermeremo sotto ai nostri pa ritorneremo soli nel mio appartamento. Sono sicuro che nel giorno seguente voi vedrete quello che io pu o.Sultano approv lo stratagemma, e subito ordin una nuova cacciael giorno seguente i due Principi partirono con tutto il loro seguito. Giunsero al luogo stabilito e vi si fermarono sino a notte. Subito il Re della gran Tartaria ed il Sultano salirono a cavallo, passarono incogniti pel campo, rientrarono in città, e andarono al Palazzo che abitava Schahzenan. Non appena giunti, si appostarono alla finestra lanciando spesso sguardi verso la porta segreta.ella finalmente s’aprì: e, per dir tutto in poche parole, la Sultana comparve colle sue donne, e dieci mori mascherati. Ella chiam Massoud, ed il Sultano vide namente convinto della sua vergogna e disgrazia.imè! — esclam egli — che orrore! La moglie di un sovrano quale son io esser capace di questa infamia? Dopo di ci qual Principe si glorierà di esser perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamo in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il nostro infortunio!atel mio, il mio volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che noi ritornere no più infelice di noi.lo prometto — rispose il Sultanoirono segretamente dal palazzo e s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunsero ad una vaga prateria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero sotto uno di quegli alberi per riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo che si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito che veniva dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il mare e ne uscì come una nera e gro pareva andasse a nascondersi nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavento; prestamente si rialzarono, e salirono sulla cima di un albero, per meglio vedere di che si trattava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici degli uomini. Era egli nero ed orrido, aveva la forma di un gigante, e portava so dere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giorno delle vostre nozze, e che di poi ho sempre amata costantemente, vorreste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasci cadere il suo gran capo sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno di scendere. Il loro spavento fu grande al plicarono la donna con cenni, onde dispensar li volesse dall’obbedirla: ma essa, dopo aver pian piano levato il capo del Genio di sopra le sue ginocchia, adagiollo leggermente a terra: ed alzatasi, disse loro con voce bassa, ma minaccevole:cendete, bisogna assolutamente che veniate da me.ssi scesero. Come furono a terra la donna li prese per mano, ed allontanatasi con loro alquanto sotto gli alberi, feceli liberamente una proposta che quelli obblig ad accettare. Ottenuto che ebbe quanto bramava, avendo osservato che ciascuno portava al dito un anello, glieli domand . Appena avuti, and a prende : involto ove teneva la sua toeletta, e ne cav un filo di altri anelli, e mostrandoli isse — ci che queste gioie significano? Questi sono gli anelli di tutti coloro ai quali ho conceduto il mio affetto: sono novantotto. Io vi ho chiesto i vostri per la stessa ragione, ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, cento amanti che ho avuto finora a dispetto della precauzione e della sorveglianza di questo indiscreto Genio, che non mi abbandona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo del mare: io deludo sempre la sua vigilanza. Quando una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’ese arebbero gli uomini a non contraddirle punto, poiché questo sarebbe il vero mezzo di renderle saviedetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e sollevato i capo al Genio, che non si risvegli , lo ripose sopra le sue ginocchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi ripigliarono il loro cammino per dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, che ne pensate di quello che è accaduto? Il Genio non ha una innamorata molto fon convenite meco che nulla eguaglia la malizia delle donnì; — rispose il Re della gran Tartaria: — e voi pure dovete convenirne che il Genio è deg compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceva d’uopo ritorniamo nei nostri Statin quanto a me, so qual mezzo adoperare perché mi sia inviolabilmente serbata la fede che mi è dovuta. Un giorno saprete il mio segreto e sono sicuro che seguirete il mio esempio.ontinuando a camminare, giunsero al campo sul finire della notte del terzo giorno della loro partenzaL’avviso del ritorno del Sultano essendosi divulgato, i cortigiani andarono di buon mattino al suo padiglione. Egli comand loro di come mai accetti quello che non puoi farlo !!! e sempre e de’ Sassaiani, antichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere come un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi St a Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la capitale.rano scorsi due anni dacché questi Principi vivevano separati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir a Samarcanda, il Re di Tartaria lo accolse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli domand subito notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua curiosità, e pos llaavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che tornar mi potesse maggiormente gradita. S’egli brama rivedermi sono egualmente stimolato dallo stesso desiderio. Il mio Regno è tranquillo, e non domando che dieci soli giorni per mettermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ dieci giorni, dicendo un addio alla Re uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, ritorn nel suo Palazzo, incamminandosi direttamente all’appartamento di quella Principessa, la quale, non aspettandosi aveva ammesso nella sua camera u trepito, ma qual non fu la sua me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestra in un fosson tal maniera vendicatosi, uscì dalla città, ritirandosi sotto il suo padiglione and che fossero levate le tende. Fu subito posto in ordine ogni cosa, e non era ancora giorno quando tutti si posero in camminounto ch’ei fu col Visir ed il loro seguito vicino alla capitale delle Indie, vide venirgli incontro il sultano Schahriar con tutta la sua Corte. Pu figurarsi il giubilo di questi Principi nel rivedersiultano condusse il Re suo fratello al Palazzo, che aveva fatto apprestare, il quale per mezzo di un giardino comunicava col suochahriar lasci utto il possibile onde divertirlo: ma nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavento; prestamente si rialzarono, e salirono sulla cima di un albero, per ava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici degli uomini. Era egli nero ed o forma di un g di vetro, chiusa con quattro serrature di fino acciaio. Egli entr nella prateria con quel carico, che and a posare proprio a piè dell’albero ove erano quei due Principi, i quali conoscendo l’estremo pericolo su cui trovavansi si credettero perdutitanto il Genio si assise vicino alla cassa, ed apertala ne uscì tosto una donna ricchissimamente vestita, di un portamento maestoso e di una p .mostro la fece sedere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giorno delle vostre nozze, e che di poi ho sempre amata costantemente, vorreste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasci cadere il suo gran capo sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno di scendere l loro spavento fu grande ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, cento amanti che ho avuto finora a dispetto della precauzione e della za di questo indiscreto Genio, che non mi abbandona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo del mare: io deludo sempre la sua vigilanza. Quando una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’esecuzione. Molto meglio farebbero gli uomini a non contraddirle punto, poiché questo sarebbe il vero mezzo di renderle saviedetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e sollevato i capo al Genio, che non si risvegli , lo ripose sopra le sue ginocchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi rip per dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, che ne pensate di quello che è accaduto? Il Genio non ha una innamorata molto fon convenite meco che nulla eguaglia la malizia delle donnì; — rispose il Re della gran Tartaria: — e voi pure dovete convenirne che il Genio è degno di maggior compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceva d’uopo ritorniamo nei nostri Statin quanto a me, so qual mezzo adoperare perché mi sia inviolabilmente serbata la fede che mi è dovuta. Un giorno saprete il mio segreto e sono sicuro che seguirete il mio esempio.ontinuan giunsero al campo sul finire della notte del terzo giorno della loro partenzaL’avviso del ritorno del Sultano essendosi divulgato, i cortigiani andarono di buon mattino al suo padiglione. Egli comand loro di salire a cavallo, e ritorn subito al suo Palazzo— La vostra ostinazione, — replic il Visir — risveglia il mio sdegno. Perché mai volete correre alla vostra perdita? Chi non prevede il fine di una pericolosa impresa non ne pu uscire con onore. Temo che non accada a voi ci che successe all’asino che stava bene e non seppe contentarsen come mai fai questo che n on .lire a cavallo, e ritorn subito al suo Palazzo— La vostra ostinazione, — replic il Visir — risveglia il mio sdegno. Perché mai volete correre alla vostra perdita? Chi non prevede il fine di una pericolosa impresa non ne pu uscire con onore. Temo che non accada a voi ci che successe all’asino che stava bene e non seppe contentarsen come mai fai questo che nINTRODUZIONE e de’ Sassaiani, antichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere come un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Sta a Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la capitale.rano scorsi due anni dacché questi Principi vivevano separati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir a Samarcanda, il Re di Tartaria lo accolse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli domand subito notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua curiosità, e pos llaavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che tornar mi potesse maggiormente gradita. S’egli brama rivedermi sono egualmente stimolato dallo stesso desiderio. Il mio Regno è tranquillo, e non domando che dieci soli giorni per mettermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ dieci giorni, dicendo un addio alla Re uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, ritorn nel suo Palazzo, incamminandosi direttamente all’appartamento di quella Principessa, la quale, non aspettandosi di riveder o, aveva ammesso nella sua camera uno dei serv mi di sua casal Re entr senza strepito, ma qual non fu la sua me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestred il Sultano vide anche troppo per restare pienamente convinto della sua vergogna e disgra he orrore! La moglie di un sovrano quale son io esser capace di questa infamia? Dopo di ci qual Principe si glorierà di esser perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — rinunciamo ambedue al mondo! La buona fede ne è bandita; se ess una parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamo in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il nostro infortunio!atel mio, il mio volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che noi ritorneremo qualcheduno più infelice di noi.lo prometto — rispose il Sultanoirono segretamente dal palazzo e s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunsero ad una vaga prateria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero sotto uno di quegli alberi per riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo che si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito c dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il mare e ne uscì come una nera e grossa colonna, che pareva andasse a nascondersi nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavento; prestamente si rialzarono, e salirono sulla cima di un albero, per meglio vedere di che si trattava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici degli uomini. Era egli nero ed orrido, aveva la forma di un gigante, e portava sopra il suo capo una gran cassa di v ature di fino acciaio. Egli entr nella prateria con quel carico, che and a posare proprio a piè dell’albero ove erano quei due Principi, i quali conoscendo l’estremo pericolo su cui trovavansi si credettero perdutitanto il Genio si assise vicino alla cassa, ed apertala ne uscì tosto una donna ricchissimamente vestita, di un portamento maestoso e di una perfetta bellezza mostro la fece sedere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giorno delle vostre nozze, e che di poi ho sempre ama ste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasci cadere il suo gran capo sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno di scendere. Il loro spavento fu grande allorché si videro scoperti. Supplicarono la donna con cenni, onde dispensar li volesse dall’obbedirla: ma essa, dopo aver pian piano levato il capo del Genio di sopra le sue ginocchia, adagiollo leggermente a terra: ed alzatasi, disse loro con voce minaccevole:cendete, bisog ente che veniate da me.ssi scesero. Come furono a terra la donna li prese per mano, ed allontanatasi con loro alquanto sotto gli alberi, feceli liberamente una proposta che quelli obblig ad accettare. Ottenuto che ebbe quanto bramava, avendo osservato che ciascuno portava al dito un anello, glieli domand . Appena avuti, and a prendere un vasetto da un involto ove teneva la sua toeletta, e ne cav un filo di altri anelli, e mostrandte — disse — ci che queste gioie significano? Questi sono gli anelli di tutti coloro ai quali ho conceduto il mio affetto: sono novantotto. Io vi ho chiesto i vostri per la stessa rag entinaio preciso. Ecco adunque, cento amanti che ho avuto finora a dispetto della precauzione e della sorveglianza di questo indiscreto Genio, che non mi abbandona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo del mare: io deludo sempre la sua vigilanza. Quando una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’esecuzione. Molto meglio farebbero gli uomini a non contraddirle punto, poiché questo sarebbe il vero mezzo di renderle saviedetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e solleva che non si risvegli , lo ripose sopra le sue ginocchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi ripigliarono il loro cammino per dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, che ne pensate di quello che è accaduto? Il Genio non ha una innamorata molto fon convenite meco che nulla eguaglia la malizia delle donnì; — rispose il Re della gran Tartaria: — e voi pure dovete convenirne che il Genio è degno di maggior compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceva d’uopo r vallo, e ritorn subito al suo Palazzo— La vostra ostinazione, — replic il Visir — risveglia il mio sdegno. Perché mai volete correre alla vostra perdita? Chi non prevede il fine di una pericolosa impresa non ne pu uscire con onore. Temo che non accada a voi ci che successe all’asino che stava bene e non seppe contentarsen come mai fai questo che cronache de’ Sassaiani, antichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzen oso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vie un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Stati, cedendogli il regno della Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la capitale.rano scorsi due anni dacché questi Principi vivevano separati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, r un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir a Samarcanda, il Re di Tartar mi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ dieci giorni, dicendo un addio alla Regina sua moglie, uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una torn nel suo Palazzo, incamminandosi direttamente all’appartamento di quella Principessa, la quale, non aspettandosi di rivederlo, aveva ammesso nella sua camera uno dei servitori più intimi di sua casal Re entr senza strepito, ma qual non fu la sua me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attim la morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestra in un fosson tal maniera vendicatosi, uscì dalla città, ritirandosi sotto il suo padiglione. Non appena vi fu giunto, comand che fossero levate le tende. Fu subito posto in ordine ogni cosa, e non era ancora giorno quando tutti si posero in camminounto ch’ei fu col Visir ed il loro seguito vicino alla capitale delle Indie, vide venirgli incontro il sultano Schahriar con tutta la sua Corte. Pu figurarsi il giubilo di questi Principi nel rivedersiultano condusse il Re suo fratello al Palazzo, che aveva fatto apprestare, il quale per mezzo di un giardin suochahriar lasci tosto il Re di To di entrare nel bagno e di mutarsi di abito: ma tosto che seppe esserne uscito venne a ritrovarlo. Essi si ada giarono sopra un sofà, ed essendosi i cortigiani allontanati, i due Principi cominciarono a intrattenersi sopra tutto ci che due fratelli, uniti più dall’amore che dal sang dirsi dopo unga assenza. Venuta l’ora di cena, mangiarono insieme, poscia ripigliarono la loro conversazione, la quale dur fino a tanto che Schahriar si ritir per lasciar ello’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo sembiante una profonda impressione di tristezza, che il Sultano non poté non osservaree ha mai il Re di Tartaria? Forse si vede egli contro sua voglia lontano dai suoi Stati, o dalla Regina sua moglie? A i far tosto i regali che gli ho destinati, affinché a suo piacimento possa partire alla volta di Samarcandanfatti la mattina seguente gli mand quanto le Indie producono di più raro, di più ricco e di più singolon tralasciando di far tutto il possibile onde divertirlo: ma le feste più deliziose invece di rallegrarlo, non facevano che aumentare i suoi dispiacerin giorno avendo Schahriar ordinata una caccia, in un paese ove particolarmente abbondavano i cervi, Schahzenan lo preg di dispensarlo di accompagnarlo, allegando per scusa che lo stato della sua malferma sa lute non gli permetteva godere di un tal p non volendolo contrariare, lo lasci in libertà, e partì con tutta la sua Corte. Dopo la sua partenza, il Re della gran Tartaria, vedendosi solo, si rinchiuse nel suo appartamento, e si pose ad una finestra che dava sul giardino. Un oggetto venne ad attirare la sua attenzione: una porta segreta del Palazzo del Sultano si aprì all’improvviso e ne uscirono venti donne, nel mezzo delle quali camminava la Sultana. Questa, credendo che il Re della gran Tartaria fosse anch’egli alla caccia, si avanz colle sue donne fin s di un albero, e corse a leihahzenan vide troppo per giudicare che suo fratello non era meno infelice di lui. I trattenimenti di quella compagnia durarono fino a mezzanotte dopo di che, avendo ripigliate le loro vesti rientrarono per la porta segreta del Palazzo del Sultane cose, passate sotto gli occhi del Re della gran Tartaria, gli diedero agio di fare moltissime riflessioni.anta poca ragione avevo — egli diceva — di credere che la mia disgrazia fosse tanto singolare. Questa, senza dubbio, è l’inevitabile sorte di tutti i mariti. Così stando le cose perché dovrei lasciarmi consumar dall’affanno? Non se ne pa azia tanto comune non disturberà d’ora innanzi il riposo della mia vita. Infatti, da quel momento egli tralasci di affliggersi; si fece servire da cena, e torn allegrondo seppe che il Sultano era di ritorno, gli and incontro con aria giuliva. Il Sultano, che si credeva di trovarlo nello stato in cui lo aveva lasciato, rest meravigliato di vederlo tanto allegrotel mio, — gli disse — ringrazio il cielo del cangiamento felice operatosi in voi, ne provo una vera allegrezza; solo vi prego di volermene far conoscere la cagionebene, fratel mio, giacché me lo comandate voglio soddisfarvia gli narr l’infedeltà della regina di quando n’ebbe terminato il racconto:uesto, — proseguì egli — era il motivo della mia tristezza; giudicate voi se avevo torto di abband storia mi avete narrata? Vi lodo di aver castigati i traditori che vi hanno fatto un oltraggi ielo, io credo che un fatto simile non sia giammai accaduto ad altri fuorché a voi! Ma finalmente dovete lodare il Cielo della consolazione largitavi: e siccome non dubito punto che questa non sia ben fondata, compiacetevi d’istruirmene, e fatemene una intera confidenzaoglio adunque obbedirvi giacché assolutamente lo volete. Temo peraltro [9] tanto sensibile. Non vi si potrebbe rimproverare quest’azione: essa è giusta, e per me vi confesso che in luogo vostro non avrei avuta forse la vostra moderazione. Io non mi sarei contentato di togliere la vita ad una sola donna; credo che ne avrei sacrificate più bbedienza agionar maggior rammarico di quel che ne ho avuto io.che mi dite — soggiunse Schahriar — non fa che stimolare la mia curiositàe di Tartaria, non potendo più oltre esimersi, fece allora una esatta relazione di quanto avea veduto.— egli disse — la Sultana dell’Indie è capace di prostituirsi in una maniera cotanto indegna? No, o mio fratello, non posso credere ci che mi dite, se non lo vedo coi propri miei occhi. Forse i vostri vi hanno ingannato.llo mio — rispose Schahzenan — non avete che ad ordinar una nuova partita di caccia, e quando saremo fuori di città ci fermeremo sotto ai nostri pa ritorneremo soli nel mio appartamento. Sono sicuro che nel giorno seguente voi vedrete quello che io pu o.Sultano approv lo stratagemma, e subito ordin una nuova cacciael giorno seguente i due Principi partirono con tutto il loro seguito. Giunsero al luogo stabilito e vi si fermarono sino a notte. Subito il Re della gran Tartaria ed il Sultano salirono a cavallo, passarono incogniti pel campo, rientrarono in città, e andarono al Palazzo che abitava Schahzenan. Non appena giunti, si appostarono alla finestra lanciando spesso sguardi verso la porta segreta.ella finalmente s’aprì: e, per dir tutto in poche parole, la Sultana comparve colle sue donne, e dieci mori mascherati. Ella chiam Massoud, ed il Sultano vide a namente convinto della sua vergogna e disgrazia.imè! — esclam egli — che orrore! La moglie di un sovrano quale son io esser capace di questa infamia? Dopo di ci qual Principe si glorierà di esser perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamo in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il nostro infortunio!atel mio, il mio volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che noi ritornerem no più infelice di noi.lo prometto — rispose il Sultanoirono segretamente dal palazzo e s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunsero ad una vaga prateria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero sotto uno di quegli alberi per riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo che si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito che veniva dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il mare e ne uscì come una nera e gro pareva andasse a nascondersi nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavento; prestamente si rialzarono, e salirono sulla cima di un albero, per meglio vedere di che si trattava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici degli uomini. Era egli nero ed orrido, aveva la forma di un gigante, e portava so dere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giorno delle vostre nozze, e che di poi ho sempre amata costantemente, vorreste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasci cadere il suo gran capo sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno di scendere. Il loro spavento fu grande all plicarono la donna con cenni, onde dispensar li volesse dall’obbedirla: ma essa, dopo aver pian piano levato il capo del Genio di sopra le sue ginocchia, adagiollo leggermente a terra: ed alzatasi, disse loro con voce bassa, ma minaccevole:cendete, bisogna assolutamente che veniate da me.ssi scesero. Come furono a terra la donna li prese per mano, ed allontanatasi con loro alquanto sotto gli alberi, feceli liberamente una proposta che quelli obblig ad accettare. Ottenuto che ebbe quanto bramava, avendo osservato che ciascuno portava al dito un anello, glieli domand . Appena avuti, and a prender : involto ove teneva la sua toeletta, e ne cav un filo di altri anelli, e mostrandoli sse — ci che queste gioie significano? Questi sono gli anelli di tutti coloro ai quali ho conceduto il mio affetto: sono novantotto. Io vi ho chiesto i vostri per la stessa ragione, ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, cento amanti che ho avuto finora a dispetto della precauzione e della sorveglianza di questo indiscreto Genio, che non mi abbandona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo del mare: io deludo sempre la sua vigilanza. Quando una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’ese rebbero gli uomini a non contraddirle punto, poiché questo sarebbe il vero mezzo di renderle saviedetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e sollevato i capo al Genio, che non si risvegli , lo ripose sopra le sue ginocchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi ripigliarono il loro cammino per dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, che ne pensate di quello che è accaduto? Il Genio non ha una innamorata molto fon convenite meco che nulla eguaglia la malizia delle donnì; — rispose il Re della gran Tartaria: — e voi pure dovete convenirne che il Genio è deg compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceva d’uopo ritorniamo nei nostri Statin quanto a me, so qual mezzo adoperare perché mi sia inviolabilmente serbata la fede che mi è dovuta. Un giorno saprete il mio segreto e sono sicuro che seguirete il mio esempio.ontinuando a camminare, giunsero al campo sul finire della notte del terzo giorno della loro partenzaL’avviso del ritorno del Sultano essendosi divulgato, i cortigiani andarono di buon mattino al suo padiglione. Egli comand loro di come mai accetti quello che non puoi farlo !!! e sempre e de’ Sassaiani, antichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere come un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Sta a Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la capitale.rano scorsi due anni dacché questi Principi vivevano separati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir a Samarcanda, il Re di Tartaria lo accolse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli domand subito notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua curiosità, e pos laavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che tornar mi potesse maggiormente gradita. S’egli brama rivedermi sono egualmente stimolato dallo stesso desiderio. Il mio Regno è tranquillo, e non domando che dieci soli giorni per mettermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ dieci giorni, dicendo un addio alla Re uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, ritorn nel suo Palazzo, incamminandosi direttamente all’appartamento di quella Principessa, la quale, non aspettandosi aveva ammesso nella sua camera u trepito, ma qual non fu la sua me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestra in un fosson tal maniera vendicatosi, uscì dalla città, ritirandosi sotto il suo padiglione and che fossero levate le tende. Fu subito posto in ordine ogni cosa, e non era ancora giorno quando tutti si posero in camminounto ch’ei fu col Visir ed il loro seguito vicino alla capitale delle Indie, vide venirgli incontro il sultano Schahriar con tutta la sua Corte. Pu figurarsi il giubilo di questi Principi nel rivedersiultano condusse il Re suo fratello al Palazzo, che aveva fatto apprestare, il quale per mezzo di un giardino comunicava col suochahriar lasci utto il possibile onde divertirlo: ma nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavento; prestamente si rialzarono, e salirono sulla cima di un albero, per ava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici degli uomini. Era egli nero ed o forma di un g di vetro, chiusa con quattro serrature di fino acciaio. Egli entr nella prateria con quel carico, che and a posare proprio a piè dell’albero ove erano quei due Principi, i quali conoscendo l’estremo pericolo su cui trovavansi si credettero perdutitanto il Genio si assise vicino alla cassa, ed apertala ne uscì tosto una donna ricchissimamente vestita, di un portamento maestoso e di una p .mostro la fece sedere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giorno delle vostre nozze, e che di poi ho sempre amata costantemente, vorreste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasci cadere il suo gran capo sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno di scendere l loro spavento fu grande ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, cento amanti che ho avuto finora a dispetto della precauzione e della za di questo indiscreto Genio, che non mi abbandona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo del mare: io deludo sempre la sua vigilanza. Quando una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’esecuzione. Molto meglio farebbero gli uomini a non contraddirle punto, poiché questo sarebbe il vero mezzo di renderle saviedetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e sollevato i capo al Genio, che non si risvegli , lo ripose sopra le sue ginocchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi ripi er dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, che ne pensate di quello che è accaduto? Il Genio non ha una innamorata molto fon convenite meco che nulla eguaglia la malizia delle donnì; — rispose il Re della gran Tartaria: — e voi pure dovete convenirne che il Genio è degno di maggior compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceva d’uopo ritorniamo nei nostri Statin quanto a me, so qual mezzo adoperare perché mi sia inviolabilmente serbata la fede che mi è dovuta. Un giorno saprete il mio segreto e sono sicuro che seguirete il mio esempio.ontinuand giunsero al campo sul finire della notte del terzo giorno della loro partenzaL’avviso del ritorno del Sultano essendosi divulgato, i cortigiani andarono di buon mattino al suo padiglione. Egli comand loro di salire a cavallo, e ritorn subito al suo Palazzo— La vostra ostinazione, — replic il Visir — risveglia il mio sdegno. Perché mai volete correre alla vostra perdita? Chi non prevede il fine di una pericolosa impresa non ne pu uscire con onore. Temo che non accada a voi ci che successe all’asino che stava bene e non seppe contentarsen come mai fai questo che n on .lire a cavallo, e ritorn subito al suo Palazzo— La vostra ostinazione, — replic il Visir — risveglia il mio sdegno. Perché mai volete correre alla vostra perdita? Chi non prevede il fine di una pericolosa impresa non ne pu uscire con onore. Temo che non accada a voi ci che successe all’asino che stava bene e non seppe contentarsen come mai fai questo che nINTRODUZIONE e de’ Sassaiani, antichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere come un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Sta Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la capitale.rano scorsi due anni dacché questi Principi vivevano separati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir a Samarcanda, il Re di Tartaria lo accolse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli domand subito notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua curiosità, e pos laavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che tornar mi potesse maggiormente gradita. S’egli brama rivedermi sono egualmente stimolato dallo stesso desiderio. Il mio Regno è tranquillo, e non domando che dieci soli giorni per mettermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ dieci giorni, dicendo un addio alla Re uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, ritorn nel suo Palazzo, incamminandosi direttamente all’appartamento di quella Principessa, la quale, non aspettandosi di riveder o, aveva ammesso nella sua camera uno dei serv i di sua casal Re entr senza strepito, ma qual non fu la sua me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestred il Sultano vide anche troppo per restare pienamente convinto della sua vergogna e disgraz e orrore! La moglie di un sovrano quale son io esser capace di questa infamia? Dopo di ci qual Principe si glorierà di esser perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — rinunciamo ambedue al mondo! La buona fede ne è bandita; se ess una parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamo in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il nostro infortunio!atel mio, il mio volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che noi ritorneremo qualcheduno più infelice di noi.lo prometto — rispose il Sultanoirono segretamente dal palazzo e s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunsero ad una vaga prateria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero sotto uno di quegli alberi per riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo che si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito c dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il mare e ne uscì come una nera e grossa colonna, che pareva andasse a —

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o m ma — gli d i s s a o ela m p i a c e ete lasciardmra m r i n d ento fi om a n i l e m i l l e e c e d i to a cr com piacerete lasciarmela

ave Co nd n s e nto i disseo p o col di d a rvi q e uest

mp

o oad n fi o dit Co ns cre en to

i

avendo po

mp co


ito te l asciarmela a cred

ta

r v i q u es

i

sta so

Consent

ta s o m m a — g li u es

i

i,

o fin

e re

co

i

id

le co

cre

co mp

a som m i —a — gl m rta a non to m eco i da

dar Covni

vi d

v

rm

e ss

le e i—

a—

o

de

so

vi questa

de na r

ns

ueCsnotao

es

m m a — gli disse colei — ma

co

do

questa

r vi

ta s om

se

a

om

iace

mp

co

ortar via il d ip ra id pp o ato meco t r id po o en rvi qu a d i e

cu

pi ace cr rete lasc iarmelaamae i l e m i ll m rete l a r e e cento d no asciarm ela a credito fi v r i a a t r il d o ip ra id pp o o at meco t r id po o en rvi i da que

C

gli d i s s e

ta

sent C on o d

e re

Consento

do

oa

fin ito te l asciarmela a cred

mm a—

sta

so mm a

— g li

ac

an

de n

se

oi

d is — g li

o

dr ap po

t

, ve to di darvi qu Consen est as

it

vend per lasciarm s te na ela no enpaiaric,ere m o i odvi c sperndo portat

via i l

n

iq

i gl

no

gli di

re d ac

ia erete de ce di daomrvmai ediqncuoossneiseatav s re t e lasciar mela a

nd ce o p o r t a de esrm i ta i l d sodi rpaorta r v i a il m mpp i a o— ; n gli disse c o l e on tra scu ra n d o

t on n ; po p a

piacer com vi eco i de n portato m

po; rap il d

que rvi da di

porta r via —

mma

i m an d a rv i

il dr di

o

po

tras cu

r ta

ce nt od

to

m

ram

o Consent

m

di

o

m tato on por domani, e concederm a v e n do oa do curan di fin tras non ra o; od nt ce

n

so

a—

d

v

di d arv

ra n

ar

mma

pi

Cqoue sse c nss— t o — m enatgsolo lei — a non v r e mi ma o non , i mec n a ve n d o a om o

id

to

po; non trascur drap enari, spero and a eilco i ndsento di darvvii com o d i m v quest rto .Co as rrttanavenutevendo portat om o a oi eppoco dm n n m e ea r c v d a o t n eno nto di d ec se le

d to en ns

so

ue

cre

e

non

darvi questa

— mma ta so s e u q i v r C onsentospero di davi ec o to m a t r o op

Co

a

o;

do

m

ia tar v ermi di por

m

t

pp

an

i, e conc ed

Co s n

co ve le i n aille — ma no m i le an m las te

ra n d o

mm e co nven ute m an i le m

tra

q vi o mpiacer e ndar e i di l dom a a meecnoto a n toons deri, ta C mi

do n a r cu s a r

rtato meco i denari, spero vi

m

scu

i to d

p o r t a to

ra

c olei —

en

ec

ur

a

d e en mi p ill av ra moarta r n v il d i a o em — n il gli d an ma is s e om c o lei — id arv nd a n d d i ma o

on ;n po rap il d via i so toar rmta peonrd ceqduees i acorvn

d

d

i ar v edermi di port

le ni a m do

a

a il dr r i m n tr;as

conc

m som sta que arvi di d nto nse darvi questa Co

so sta i que madpniiaodcnaerravevteenldasci nsento o i d e n ri, s ar a a doma n e i, r ulreanmdilovdiai il dr con le ma n te

en

d

i, e

mC on s

e c o viicarmela a onc ompiacec e d erm id a i

iq e

an

e cen to

do m ani ,

di C

iq u ta s e s den ari, sp e r

dr am

e

m

to

eco i

lle mi

ni, ma do

tra m

; non tras curando di ta

oa fin

ppo

r v i q u es

ito

n

noannia, o amdaom ve c e o fin — n nto donced dit ei nse d er cre m

dr a

da

tra

rvi doman nda i le ma mi di l disse colei — m gli a

non avendo po

quest disse colei portato meco i compiacerete lasci fino a domani, e conc portar via il drappo; non di mandarvi domani le mille dramme convenute.ignora — l rispose Bedreddin — io ve la lascerei a credito con piacere, e vi lascierei portar via il drappo se quello fosse di mia ragione, ma appartenendo a questo signore che vedete qui, .non posso disporne Or bene, questo è — il vostro drappo — ettandoglielo sul banco

sc

non i a

ete

sse

dit o

urando di ma nda rasc nt rvi o do ;n v o i r e c o p m s p , i iac ar ere m m so a

i rv

arvi di d

Consen to d id ar v

ille e

s

O

Con sen to di da

nto nse Co

isse

i red ac

la rete

ela

— Maometto confonda voi, e .quanti mercanti vi sono Terminando queste parole si alz crucciata, uscendosene piena di sdegno contro Bedreddin.uando vidi che la dama si ritirava, sentii il mio cuore interessarsi a suo favore e la richiamai dicendoleignora, fatemi la grazia di ritornare; forse trover mezzo di contentar l’uno e l’altra. Essa rientr dicendo che a far ci s’induceva per amor mio gnor Bedreddin — dissi allora al mercantequanto volete vendere questo drappo che a me appartiene?ille e cento dramme d’argento — egli rispose — non posso lasciarlo a minor prezzoilasciatelo adunque a questa dama — ripigliai — e che se lo porti seco. guadagno, [175] Vi do cento dramme di e vi fo una ricevuta della somma per unirla al conto delle altre mercanzie di mia proprietà, — presentando :poscia il drappo alla dama Potete portarlo via con — voi, o signora — le dissi — e quanto aldenaro me lo manderete domani, o un .altro giorno

— ma non ave ndo ari, spero

m c o m to o vi porta o nto s di di dar g li vi q — uesta som m a

rm ci a

d i t o fi no

rt encdoolepiCo— onastento ompia c mma —i, gli ero vi c nar sp

le i co

ela rm

d via man rtar i di po

na r

aven d o Con i disse cp o se o n t o di dar le vi quest

i

— ma

m ma —

cia las

i de o m ec o

Consento di darvi questa somma — gli disse colei — ma non avendo portato meco i denari, spero vi compiacerete lasciarmela a credito fino a domani, e concedermi di portar via il drappo; non trascurando di mandarvi domani le mille e cento dramme cnvenutegnora — le rispose Bedreddin — io ve la lascerei a credito con piacere,lascierei portar via il drappo se quello fosse di mia ragione, ma .appartenendo a questo signore che vedete qui, non posso disporne Or bene, questo è il vostro drappo — diss’ella gettandoglielo — sul banco — Maometto confonda voi, e quanti mercanti vi sonosi alz crucciata, uscendosene piena di .sdegno contro Bedreddin Quando vidi

p rap il d

— ma

ani, e concederm om id ad

a

avend non ma

i denar i,

i

e ret ce

a a— g li d is s e c o l e i — m

s o mm a

gl

est

— lei co se dis gli

mil le

pia om

mm

non

vi

o

ni le

e c e nto d ramm e

ic

piacerete lasciar me i com l ro v a ac spe ri, re d ena id co mi di portar via il dr a me der p p o; n to once on rta c ento di darv tra po i, e te.Cons i s u q c n u e o u est ran onv as do ec om mm sciarmela a c r ra e d e la ito ret fin ce

a — gli mm

do

d

C o nse n t o d

o;

rvi da di to en ns Co

u vi q ar

nd oam ra

op or

r

v ro pe i, s nar i de meco — ma

i arv

o

i

en id i dena ri, spe redrietote filnasc o

r

da

so

mm

portato

, e ento di dar ani Cons m do

a no Con fi se o

a mm

i disse — gl

pp

do arvi po r ta que sta som e ce ma nto —

eco to m rta

C

de nar s e nto d i, sper id o

a t rta e co po nce do isse c m dimda olei arv i

d di to o di

st a

do non aven

co

e nc

o

on ;n po rap il d viamai so rt duees

olei — ma no se c dis Con

n

on

ud diarqvciendo s v arappo; nonmaetnraen cdedermi di portc oaiustce t i n d ar vi n o .C fim melao aportato pcerreodvitiocmec q u es o o — ei l o tacusroamma — g li d c e ss onnodo d li di g — vi d apvpi ma e coi p o r ta a av nce n ncoredito fino a meate lasciarm i, spero vi c air— ole c e s is id gl en ns

se co le

i questa so

teonto

darv s

Co

ndi

soenns

i, s ar

p o r tat

som n tato meco por ta d id o s ue e a Co — di d gli d d i i l g s — s ec is s olei — ma e c ol ei Con ro s e n to di dar v quest— a ma vi i que s i v C o r nsento a a vendo po di dno n id

n e Coramm

g

li d is

olei — ma n on sse c i di a a credi av en nielle mille to fino maarm d e ce a nto dom an d ri, spero vi co mp ia

to di dar vi en q

o ma n

mma — gli disse

is s e

e sp ri, na

me

o Consent

to en

vi

e ma

ram

ro

sciarmela a cr e d e la ito ret fin ce

e m eco i denari, sp

— lei m

v on a an

mma — gli so d

a — gli mm

pero vi comp i, s iac ar ere m m a o s — sta

uesta s vi q o ar

do

nto le e ce mil ciarmela a las te

ce nt od

to

n

man da rvi

disse co gli l

v

u rasc nt o ;n

Co

tras cura id nd o d i m and arv

r ta

o po; n il drap di portarravnia do di

o questa s Consento di darvi

m eco i denari, spero

i

so

m

dermi

ri, spero vi co ena mp id ia o

i le an m

on ;n po rap ld o o ai o n s e nt r vi mai s ordtoa eerst d c divpen eqdu o o mni a orvnic cm a l e i o edaernondi,i edac oncm endvnei, e c— ntao i ton ufite.oCoandsoem n

an

po

nce

s

ia,ve c e n donced d er m

om

to

o ic

co

t ra

d en lle mi por a av m ta r mi n l dr a le — via i piacerete lasc no i a r g a ni m i com l i e m d l i ro v s a ma s e c a o i— e l spe do c ri, re rvi d s ena da cu id an ra n co mi di portar via il d d o di m r a me der ppo ; no to once nt rta c nsento di d r a r a v po i, e i s ute.Co q cur n u e e sta an onv do ec so m mm ra

ad

ta

u en e s t a s o ar i, sp e ro v i c o m

di

p

or

id

q

to

di

e

non

o

d a rvi

do

di

Co s n

en

o;

ec

m

C

pp

p o r t a to

d n e ve mi p ill a morta d ra n r l a em — via i no il g a l i an m d i s s e — om c i o e l id arv sc nd ur a n d d i ma o

ia rv a t r u peo i q o n sen dai v caorvn i n d e rmo ,i e dae n taonid c o l e i — cm ne m n m a n i, e co oandsoe oen ve n u ten.oC d i to fi

,e

nto dom an d

et i m cer a pi

ito

oa fin

olei se c dis

o

ani, e c om ad

disse colei gli

rvi doman nda i le ma di

d


voipremuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un poco fredda lo tocc , cagionandogli passione che nutro o al bagno, e costrettoper da un una flussione di petto che lo costrinse aUn anno dopo l’affare narra struggere la ragione da voi portata se non a farvi sovvenire che la necessità nonche ha lolegge uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria unnon pocohofredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto costrinse a coricarsi con —una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khacan essen re narrato, essendoquanto andato al bagno, e costretto un premuroso con una alla gran vostra, febbreUne anno dopo l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno,ma e cUn vinta che Khacan voi mi amate dite: e Dio sa se ladapassione che nutro per voi è inferiore quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile proposta, peranno do a lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi poco al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’a sa se la passione che nutro per voi è inferiore allagran vostra, e quanta ripugnanza ho avuta a farvi similecoricarsi proposta, ma per— Signore — soggiunse la bella persiana — io s dopo l’affare narrato, Khacan essendo andato febbreUn con una cagionandogli una flussione di petto che lo co one riscaldato, l’aria un pocose fredda toccsovvenire , cagionandogli flussione cheSignore lo costrinse a coricarsi con una gran febbreUn dopo che l’affare narrato, Khacan esse nonloalofarvi che la una necessità nondihapetto legg— — soggiunse lariscaldato, bella persiana — io sonoanno convinta voi mi amate quanto dit cc , da voi portata non ho fredda l’aria un poco da un premuroso affare uscirne ancora onandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi con una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno, e costretto da un premu bagno, e costretto andato al essendo ostra, e quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile proposta, ma per distruggere la amate quanto dite: e Dio sa se la passione che nutro per voi è infe rinse a coricarsi con una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, narrato, Khacan ersiana — io sono convinta cheessendo voi mi andato al bagno, — l’affare soggiunse la da un premuroso affare uscirne ancora ma pe— ho dopo avuta a ,farvi simile pro dopo l’affare narrato, Khacan e costretto tuttoSignore riscaldato, l’aria ripugnanza un poco fredda lo tocc cagionandogli essendoUn anno ato al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un poco fredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse a cor uanta vostra, e inferiore alla è Un ostretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un poco fredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse aUn anno dopo l’affar per voiunnon passione che nutrocon una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khac ragione da voi portata se non a farvi sovvenire che la necessità nonche ha lolegge ra tutto riscaldato, l’aria pocohofredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto costrinse a coricarsi — doporipugnanza acan essendoquanto andato al bagno, e costretto un premuroso con una gran febbreUn l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno,ma e cUn mi amate dite: e Dio sa se ladapassione che nutro per voi è inferiore alla vostra, e anno quanta ho avuta a farvi simile proposta, pe onandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi poco al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscal iana! Nessuno de’ mercanti non aveva ancor parlato, eèsi consigliavano tra di loro dell’aumento che dovevano mettervi, quando apparve il visir Saouy — ione che nutro per voi inferiore alla vostra, e quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile proposta, ma per— Signore — soggiunse la bella persiana uì dopo di aver Khacan chiusa la porta, essendo grid ad alta voce, senza allontanarsi narrato, andato gran febbreUn coricarsi con una cagionandogli una flussione di petto animemente non potersi dapprima metterla ad un prezzo mi nore di quattromila piastre d’oro rtata non ho fredda sedella non sovvenire che la un necessità non ha legg— Signore — soggiunse lariscaldato, bella persiana — io sono convinta che voi miaffare amate qua loadellafarvi l’aria poco da un premuroso uscirne Hagi Hassan, il quale aprì la porta camera bella persiana a ove il primo chiuse la bella persiana bagno, e costretto al essend nta ripugnanza hounaavuta a glifarvi simile ma per distruggere la amate quanto dite: e Dio sa se la passioneandato che nutro per vo an facendogli sperare che ne trarrebbe grossa somma, promise d’adoperare tuttaproposta, la sua arte, per farla comprare al più alto prezzo possibile [290] che il Visir vostro padre compr per diecimila piastre d’oro — narrato, Khacan dopo Appenaconvinta s’ebbe tolto il velo che le celava il viso,mi Hagi Hassan nel vederla, disse a Noureddin con ammirazione oersiana. sono che voi — l’affare soggiunse la ma pe— Signore ripugnanza ho avuta a farvi sim .Ecco una schiava che voglio vendere; vedi, ti prego, quanto vale — essendoUn anno :Laonde la condusse al mercato ove si vendevano le donne schiave, con un cordoglio da non potersi esprimere, e si rivolse ad un sensale chiamato Ha vostra, e inferiore alla è Un adottare il partito Noureddin conoscendo assai bene la verità che la principessa gli rappresentava, e non avendo altro mezzo per evitare una povertà ignominiosa, f .necessità non ha legge passione che nutro vostra, e quanta ripugnanza ho avuta a che nutro per voi è inferiore alla soggiunse la bella persiana — io sono convinta che voi mi amate quanto dite: e D da voi portataper non ho sevoi non a farvi sovvenire che la uta a farvi simile proposta, ma per— Signore — se la passione che nutro per sa che voi mi amate quanto dite: e Dio persiana — io sono convinta legg— Signore — vi sovvenire che la necessità non ha distruggere avuta a farvi ripugnanza ho —simile proposta, ma per voi è inferiore alla amate quanto dite: e Dio sa se la passione che nutro per convinta che voi proposta, ma inferiore

Signore — soggiunse la bella persiana — io sono pe— quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile alla vostra, e passione che nutro per voi è —

Al mare Ricordo con amore il giorno in cui andammo verso sud. La mamma mi prese per mano e mi portò sempre più su. Io e lei insieme sopra il mare, immenso e limpido come il suo cuore.

Font: Gill Sans


pa s

ana

— nse giu ,ignor e — s og

po

ile p

post a, m ap e—

p ro

a

m

e

za

o convint a che —

— i o sono c onv int a

na

on

oi è infe rio

sta

a

a in — fe r i i or e al la i o a shim faanrvzia n ri p u g

oi mi amate ev ch

se giun sog

e

is im

ile —

n

o tr

p a s si

a

a be l i

anta

sio ne ch en

a u vuttraa, e q s l eo p rop os ta

pas

gan o rres i a—n è l pe voi r pe

u

t ro l

— re no

sione — pas

rv

a a fa

i — oi m ev si h c per ella b la nse giu g o s lla v oes q o a, nz msggtiur no infe novoi deirtev:oheieèDvo nta c p

ctor

v

e ns giu oge— S asp ,m o —

i ss

i b ell a p e r s

or e — ign

e qua nta rip ug

ri

la bel nse giu sog

e che n pa s n s

e

o convinta che voi mi amate qua nto di — io son te: — ersiana p la

— ore Sign

a,

ut

quanta ripug er inf

i r vi Sig o simnore il e — pipruogp n lla persiana be ate quant — i

la

e— ile proposta, ma p

gn

i

iè vo

io

uns e

uan taa,tahm oa nse apveu— t la a a fa i

oso

pa

è inf

er

io

e on ssi pa

e ch

r i pu g

, — sta

nta

h o

, ma pe— oposta ile pr sim vi ar af

a

a avut ho

ua nt

za nan

eq

g ipu

— sog gi

o

amo sa — convi r sr o sono i nu o a r v e ne che u —i ta a a a ana farvpiassio sim a, e quanta ripugnan vostr alla

nza

e rior infe

na

op pr

ra ,

r nta qua

ro

a, e ostr la v

iore alla vfoasrtvri sim a, e aa ut av ho

è voi per ro nut

s

che

iu n

al ore eri inf

og g ap e — Sig nore — s

e ion ass

gn anz

one che n passi utr op er

a

mile p ro p ost a,

qu

rip u

ile

fa r v i s

ho

nt a

rsia lla pe

inferiore proposta, ma convinta che voi voi è inferiore alla a farvi sovvenire che la necessità non ha ho avuta a farvi simile proposta, ma per— Signore — gione da voi portata non ho se non a farvi sovvenire che la

—Siigonsore on a , m a pe—

si m vi pe— Si g

e la b

è

alla vost

h o avuta a farvi sim ile st

farvi si mile p ropo s t a ,

dite: e

voi

ro che nu per voi è —

pe r

nu tr o

op e r voi è

e che nut

a n to

a h oa vu ta a

on

o ne

qu

far

t

m

—le prpop resimi o

vostr a

or

pu

eri

, —

avu

nfe r èi

per voi è i nf

pa

ss i

ut r

av os

v na n z a h o a

pa

a ll pe r v oi è i n an nfe rior e

za

p

re

e quanta tra, ripug

v

a s s i one c h

oi rv pe ro ut en

en utr op er

inf e r

per

ro

tra, e q vos ua ta na nza

an vostra, e q u alla re

a ho avuta a anz ta r i p u gn

e ch

pass ione ch

o av u

e

o n e c he n u t

lla

i sovven

i

s vo

s si ea

i o r e alla

è oi rv pe

eriore alla è inf voi op e nutr er voi per tp r aa, sesq o iounanetachripugnanza r ut h p a ssionpea che nutro per v o ssion e ch t a a far io nutro vi

d

a

che nutr ne sio

o

Dio sa se la passione — soggiunse la bella

S

agi Hassan, cui disse fu costretto ad

,

mile proposta,

avuta a farvi simile nza ho proposta, ma per na distru ggere la rag ione

cessità he la ne re c voi portata non ho se non a farv

ato, ndo opo aria un sono ostrinse a endo e andato ate: tutto uroso affare eriore l’aria un poco oposta, una flussione ricarsi con una re narrato, can essendo eranno dopo aldato, — iol’aria sonoun che lo costrinse a anto dite: e e ancora tutto oidoè inferiore

— passione che nutro per voi è quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile alla vostra, e Signore — soggiunse la bella persiana — io sono pe— amate quanto dite: e Dio sa se la passione che nutro per avuta a farvi simile proposta, ma per ripugnanza ho sa che voi mi amate quanto dite: e Dio persiana — io sono convinta legg— Signor che nutro per voi è inferiore alla soggiunse la bella persiana — io sono convinta che voi mi amate quanto dite .necessità non ha legge Noureddin conoscendo assai bene la verità che la principessa gli rappresentava, e non avendo altro mezzo per evitare una povertà ignominio :Laonde la condusse al mercato ove si vendevano le donne schiave, con un cordoglio da non potersi esprimere, e si rivolse ad un sensale chiama .Ecco una schiava che voglio vendere; vedi, ti prego, quanto vale —

— distruggere se la passione che nutro per vostra, e quanta ripugnanza ho avuta a per voi passione che nutro adottare il partito Un vostra, e inferiore alla è essendoUn anno —ellaiopersiana. sono che voi mi — soggiunse ma pe— Signore ripugnanza ho dopo avuta a farvi si Appenaconvinta s’ebbe tolto il velo che le celava il viso, Hagi Hassan nel vederla, disse a Noureddin con ammirazione la l’affare narrato, Khacan hiava che il Visir vostro padre compr per diecimila piastre d’oro — Hassan facendogli sperare che ne trarrebbe una grossa somma, gli promise d’adoperare tuttaproposta, la sua arte, per farla ma comprareper al più alto prezzo possibile [290] la anta ripugnanza ho avuta a farvi simile distruggere amate quanto dite: e Dio sa se la passione che nutro per bagno, e costretto andato al essev camera ove il primo chiuse la bella persiana irono Hagi Hassan, il quale aprì la porta della camera bella persiana fredda loadella l’aria un poco riscaldato, da un premuroso affare uscir portata non ho se non farvi sovvenire che la necessità non ha legg— Signore — soggiunse la bella persiana — io sono convinta che voi mi amate q ro unanimemente non potersi dapprima metterla ad un prezzo mi nore di quattromila piastre d’oro e seguì narrato, andato gran febbreUn coricarsi con una cagionandogli una flussione di pett gli dopo di aver Khacan chiusa la porta, essendo grid ad alta voce, senza allontanarsi che nutro per alla vostra, e quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile proposta, ma per— Signore — soggiunse la bella persian assione persiana! Nessuno de’ mercanti non aveva ancor voi parlato, è e si inferiore consigliavano tra di loro dell’aumento che dovevano mettervi, quando apparve il visir Saouy — agionandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi poco al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto ris va — voi mi amate dite: e Dio sa se lada passione che nutro per voi è inferiore e quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile proposta, Khacan essendoquanto andato al bagno, e costretto un premuroso con una alla granvostra, febbreUn anno l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno,ma e cUp — dopo cora tutto riscaldato, l’aria poco lo a tocc , cagionandogli una la flussione di petto costrinse a coricarsi la ragione da voi portata hofredda se non farvi sovvenire che necessità nonche ha lo legge per voiunnon passione che nutrocon una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Kh e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un poco fredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse aUn anno dopo l’af quanta vostra, e da un premuroso affare uscirne ancoraUntutto riscaldato, l’aria un poco fredda inferiore alla è di petto che lo costrinse a c andato al bagno, e costretto lo tocc , cagionandogli una flussione essendoUn anno nno dopo l’affare narrato, Khacan e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tuttoSignore riscaldato, l’aria ripugnanza un poco fredda lo tocc cagionandog a persiana — io sono convinta cheessendo voi mi andato al bagno, — l’affare soggiunse la ma pe— ho dopo avuta a ,farvi simile p narrato, Khacan ostrinse con una gran annosimile dopo l’affare narrato, essendo costretto da un premuroso uscirne ancora tutto riscaldato a vostra,aecoricarsi quanta ripugnanza ho febbreUn avuta a farvi proposta, ma perKhacan distruggere la andato al bagno, e amate quanto dite: e Dio sa affare se la passione che nutro per voi è in bagno, e costretto andato al essendo agionandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi con una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno, e costretto da un prem tocc , da voi portata non ho fredda loa farvi sovvenire che l’aria un poco riscaldato, da un premuroso affare uscirne anco gione se non la necessità non ha legg— Signore — soggiunse la bella persiana — io sono convinta che voi mi amate quanto utto riscaldato, l’aria un poco fredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi con una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khacan ed no dopo l’affare narrato, Khacan essendo andato gran febbreUn coricarsi con una cagionandogli una flussione di petto che lo io sa se la passione che nutro per voi è inferiore alla vostra, e quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile proposta, ma per— Signore — soggiunse la bella persiana — io dda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi poco al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, onvinta che Khacan voi mi essendo amate quanto e Dio sa se ladapassione che nutro per voi è inferiore alla vostra, quanta ho avuta a farvi simile proposta, peranno ffare narrato, andato aldite: bagno, e costretto un premuroso con una gran febbreUne anno doporipugnanza l’affare narrato, Khacan essendo andato al bagno, ma e cUn —una gran febbreUn anno dopo l’affare narrato, Khacan ess are uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria unnon pocoho fredda lo tocc , cagionandogli di petto costrinse a coricarsi con la ragione da voi portata se non a farvi sovvenire una che flussione la necessità nonche halolegge .distruggere dato al bagno, e costrettoper da unvoi premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un poco fredda lo tocc , cagionandogli una flussione di petto che lo costrinse aUn anno dopo l’affare nar passione che nutro — acan essendo andato alvostra, bagno, , cagionandogli inferiore e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un poco fredda lo toccpassione che nutro per voi è una flussione di petto che lo costrinse a coricarsi quanta e inferiore alla alla vostra, e è proposta, ma quanta ripugnanza ho avuta a farvi simile an febbreUn anno dopo l’affare Khacan essendo andato al bagno, e costretto da un premuroso affare uscirne ancora tutto riscaldato, l’aria un pe— poco fredda lo tocc , cagionandogli una flu mi convinta chenarrato, voi Signore — soggiunse la bella persiana — io sono persiana io sono voi febbreUn mi soggiunse ma Signore ripugnanza ho l’aria avut vostra, e costrinse quanta voiconvinta è inferiore alla amate quanto dite: Dio sapremuroso se pe— la passione che nutro per uscirne ancora petto che lo— a coricarsi con che una gran anno dopo— l’affare narrato,la Khacan essendo andato al bagno, e costretto dae un affare tutto riscaldato,


Font: Bodoni

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no è tranquillo, e non domando che dieci soli giorni per mettermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag ritorn la sua curiosità, e po ni, dicendo un addio alla Regina sua moglie, uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, nel suo Palazz maggiormente S’egli brama rivedermi egualme ttamente all’appartamento di quella Principessa, la quale, non aspettandosi di rivederlo, aveva ammesso nella sua camera uno dei servitori più intimi di sua casal Re entr senza strepito, ma qual non fu la sua me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Restpotesse immobile per qualchegradita. momento, non sapendo se dovessesono credere ai su partireinconunvoi; pregovi fermarvi in questo uscì luogo, e farvi ndo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett istato da unadifinestra fosson tal maniera vendicatosi, dalla città,alzr capo del ministro, nel quale aveva glione. Non appena vi fu giunto, comand che fossero levate le tende. Fu subito posto in ordine ogni cosa, e non era ancora giorno quando tutti si posero in camminounto ch’ei fu col Visir ed il loro seguito vicino alla capitale delle Indie, vide venirgli incontro il sultano Schahriar coneleggendo tutta la suaa Corte. Pu medesimo figurarsi ilungiubilo di questi Principi neluna rive e suo fratello al Palazzo, che aveva fatto apprestare, il quale per mezzo di un giardino comunicava col suochahriar lasci tosto il Re di To di entrare nel bagno e di mutarsi di abito: ma tosto che seppe esserne uscito venne a ritrovarlo. Essi si ada giarono sopra un sofà, ed essendosi i cortigiani allontanati, i dueuscì Principi a intrattenersi STORIA D’UN alla Regina sua moglie, versocominciarono sera da Samarcanda, ed ac elli, uniti più dall’amore che dal sangue, hanno a dirsi dopo unga assenza. Venuta l’ora di cena, mangiarono insieme, poscia ripigliarono la loro conversazione, la quale dur fino a tanto che Schahriar si ritir per lasciar ello’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si viaggio, present and così vivamente allareale, sua immaginazione, non p INTRODUZIONE al padiglione che aveva fattoche, innalzar z e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, comparve sopra il suo sembiante una profonda impressione che l’affligge, gli tosto i regalieche gli hoanco des riferiscono Le cronache de’ Sassaiani, antichi diRetristezza, di Persia,che il Sultano non poté non osservaree ha mai il Re di Tartaria? Forse si vede egli contro sua voglia lontano dai suoi Stati, o dalla Regina sua moglie? Ah! se è questo quell’ambasciatore finofara mezzanotte, volendo imento possasaviezza partire alla volta didaiSamarcandanfatti la mattina seguente gliesservi mand quanto Indie producono di più dai raro,sudditi di piùper riccolaesua di più singolon tralasciando di far tutto il possibile onde divertirlo: ma le feste più deliziose invece di rallegrarlo, non facevano che aumentare i suoi dispiacerinsuo giorno avendoincamminandosi Schahriar ordinata una caccia,all’app in un e temuto stato unle Re il quale era amato Palazzo, direttamente icolarmente abbondavano i cervi, allegando lo stato dellachiamavasi sua malferma sa lute non gli permetteva godere di un tal piacere. Il Sultano, non volendolo contrariare, lo lasci in libertà, e partì con tutta la sua Corte. Dopo la sua partenza, il Re della granammesso Tartaria,nella vedendosi Schahriar, e l’altro avevaSchahzenan nome lo preg di dispensarlo vicini per dila accompagnarlo, fama del suo valore. Avevaperduescusa figli:cheil primogenito rivederlo, aveva sua solo, si rin i di Bahaventi man, donne, micuscirono rtamento, si pose una finestra che morì dava sul giardino. oggetto salì vennesuladtrono. attirare la sua attenzione: una porta segreta delprivato; Sultano si aprì all’improvvisoi neene allauno caccia, avanz colle sue donne fin sott colti d nel mezzo delle quali camminava la Sultana. Questa, credendo che il Re della gran Tartaria fosse anch’egli Dopoe un regnoadlungo e glorioso questo Re, e Un Schahriar Schahzenan fu obbligato di vivere comedelunPalazzo semplice camera dei siservitori ; o a t t i e rvi quella compagnia, lui creduta composta tutta di donne, diecifu mori, ognuno deidella qualisuasi compiacenza accompagn con la sua [8] appartamento. s’accorse e, per dargliene una prova,Schahzenan volle dividere con che lecpersone le quali accompagnavano larroSultana, llo in maggiore, pose invecedatutto il suo studio a piacergli.chahriar contentissimo intimichedi più suad’ogni altra cosa lo meravigli re, s per liberarsi da ogni soggezione, si scoprirono e deposero le lunghe vesti che portavano: mapiùquello i die troppo per giudicare che suo fratello non era meno infelice di lui. I trattenimenti di quella compagnia durarono fino a mezzanotte dopo d morata. La Sultana cantoSchahzenan suo non stette senza compagno; ella batté leil mani gridando: in« Massoud! Massoud! e tosto un altro moroscorsi discese della Tartaria, deldal quale and lungamente subito a prender possesso, stabilendo suo soggiorno Samarcanda, che ne»era la capitale.rano duedalla annisommità di un albero, e corse a leihahzenan vide der casa o acredere che la mia disgrazia fosse tanto singolare. Questa, senza dubbio, è l’inevitabile sorte di tutti i mariti. Così stando le cose per ro vesti rientrarono per la porta segreta del Palazzo del Sultane cose, passate sotto gli occhi del Re della gran Tartaria, gli diedero agio di fare moltissime riflessioni.anta poca ragione avevo — egli diceva — di lla rati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il umar dall’affanno? Non sua se nedignità. parli più; lamoria di una disgrazia tanto comune non disturberà il riposo della di miaallegrezza, vita. Infatti,e gli da quel momento eguito conveniente alla Giunto il Visir a Samarcanda, il Re di Tartaria lo accolsed’ora con innanzi grandi dimostrazioni domand subitoegli tralasci di affliggersi; si fece servire da cena, e torn allegrondo seppe che il Sultano era di ritorno, gli and incontro con aria giuliva. Il Sultano, che si credeva di trovarlo nello stato in meravigliato di vederlo tanto allegrotel mio, — gli disse — ringrazio il cielo del cangiamento felice operatosi in voi, ne provo una vera allegrezza; solo vi prego di volermene far conoscere la cagionebene, fratel mio, giacché me lo comandate voglio soddisfarvia gli narr l’infedeltà della regina di Samarcanda, e quando n’ebbe terminato il racc e dellaavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua eguì eglisono — egualmente era il motivostimolato della miadallo tristezza; voi se avevoRegno torto èdi abbandonarmivio fratello, — esclam il Sultano —S’egli che orrenatornar istoriamimipotesse avete narrata? Vi lodo di aver castigati i traditori che vi hanno fatto un oltraggio tanto sensibile. Non vi si potrebbe rimproverare quest’azione: essa è giusta, e per me vi confesso che in luogo vos edermi stessogiudicate desiderio. Il mio maggiormente gradita. ia. Oh cielo, io credo che un fatto simile non sia giammai accaduto ad altri fuorché a voi! Ma finalmente dovete lodare il Cielo della consolazione largitavi: e siccome non dubito punto che questa non sia ben fondata, [9] forse la vostra moderazione. Io non mi sarei contentato di togliere la vita ad una sola donna; credo che ne avrei sacrificate più di ttermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre che dieci soli giorni per domando piacetevi d’istruirmene, e fatemene una intera confidenzaoglio adunque obbedirvi giacché assolutamente lo volete. Temo peraltro che la mia obbedienza non vi abbia a cagionar maggior rammarico di quel che ne ho avuto io.che mi dite — soggiunse Schahriar — non fa che stimolare la mia curiositàe di Tartaria, non potendo più oltre esimersi, fe disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua tende.ntre Schahzenan zione di quanto avea veduto.— egli disse — la Sultana dell’Indie è capace di prostituirsi in una maniera cotanto indegna? No, o mio fratello, non posso credere ci che mi dite, se non lo vedo coi propri miei occhi. Forse i vostri vi hanno ingannato.llo mio — rispose Schahzenan — non avete che ad ordinar una nuova partita di caccia, e quando sa capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ lontananza, eleggendo a eremo sotto ai nostri padiglioni, e la notte ritorneremo soli nel mio appartamento. Sono sicuro che nel giorno seguente voi vedrete quello che ionì pure ho veduto.Sultano approv lo stratagemma, e subito ordin una nuova cacciael giorno seguente no i due Principi partirono con tutto il loro seguito. Giunsero al luogo stabilito e vi si fermarono sino a no addio alla Regina sua moglie, uscì verso sera da Samarcanda, ed accompagnato dieci giorni, dicendo un lla equ Tartaria ed il Sultano salirono a cavallo, passarono incogniti pel campo, rientrarono in città, e andarono al Palazzo che abitava Schahzenan. s’aprì: e, per dir tutto in poche parole, la Sultana comparve colle sue donne, e dieci mori masch a Non appena giunti, si appostarono alla finestra lanciando spesso sguardi verso la porta segreta.ella finalmente ip ro i dovevano seguir nel viaggio, and al padiglione reale, che aveva fatto dagli uffiziali che lo ggi perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — ri soud, ed il Sultano vide anche troppo per restare pienamente convinto della sua vergogna e disgrazia.imè! — esclam egli — che orrore! La moglie di un sovrano quale son io esser capace di questa infamia? Dopo di ci qual Principe si glorierà diaesser , te vicino alle tende del Visir. Si trattenne con quell’ambasciatore fino a innalzare do! La buona fede ne è bandita; se ess una parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamo in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il nostro infortunio!atel mio, ilnmio d volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che e volendo ancorailuna volta abbracciare la Regina, ritorne s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunsero ad una vaga prateria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero sotto eremo qualcheduno più infelice dimezzanotte, noi.lo prometto — rispose Sultanoirono segretamente dal palazzo nel suo incamminandosi direttamente all’appartamento riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo chePalazzo, si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito che veniva dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il mare e ne uscì come una nera e grossa colonna, che pareva andasse a nascondersi nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavent at di per quella Principessa, non aspettandosi lti d ’colonna arono, e salirono sulla cima di un albero, meglio vedere dilachequale, si trattava. Non appena divi furono, osservarono che la, conera e s si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici degli uomini. Era egli nero ed orrido, aveva la forma di un gigante, e portava sopra il suo capo una aveva ammesso nellacarico, sua camera e trovavansi si credettero perdutitanto il Genio si assise vicino alla cassa, ed apertala ne uscì tosto una donna ricchissimamente vestita, di un portament sa con quattro serrature di fino acciaio. Eglirivederlo, entr nella prateria con quel che and a posare proprio a piè dell’albero su scui an, ove erano quei due Principi, i quali conoscendo l’estremo pericolo ronì uno deiedservitori più mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura ched hode rapita ; i neil giorno delle vostre nozze, e che di poi ho sempre amata costantemente, vorreste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasc etta bellezza mostro la fece sedere a’ suoi fianchi, amorosamente di sua sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo intimi allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno di scendere. Il loro spavento fu grande allorché si videro scoperti. Supplicarono la donna con cenni, onde dispensar li voless i c r i t m e o ; s i e n casal s con voce bassa, ma minaccevole:cendete, bisogna assolutamente che veniate da me.ssi scesero. Come furono a terra la donna li prese per mano, ed allontanatasi con loro alquanto sotto gli alberi, feceli liberamente una pro , dopo aver pian piano levato il capo del Genio di sopra le sue ginocchia, adagiollo leggermente loro m disse ll’e a terra: ed alzatasi, i n e .teAppena rore avuti, and a prendere un vasetto da un involto ove teneva la sua toeletta, e ne cav un filo di altri anelli, e mostrandte — disse — ci che queste gioie significano? Questi sono gli anelli di tutti coloro ai quali ho conceduto i ccettare. Ottenuto che ebbe quanto bramava, avendo osservato che ciascuno portava al dito un anello, glieli rcito;domand l r l’ese i ra i amanti ntotto. Io vi ho chiesto i vostri per la stessa ragione, ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, cento chee ho avuto finora a dispetto della e della sorveglianza Genio, che non mi abbandona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo delSTORIA mare: i ’ il terroindiscreto ci d precauzione Allodiraquesto re s r re s’i emi ahamcontraddirle an, terro Molto PESCATORE er r o mmezzo vigilanza. Quando una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’esecuzione. punto, poiché questo sarebbe il vero Genio, che non si risvegli , l ra il padr di renderle saviedetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e sollevato i capo al D’UN ; i ni diaBnon a il t meglio farebbero gli uomini o t Allo se llor i e o ’ ì c c nì de convenite meco che nulla eguaglia la malizia delle donnì; — rispose il Re della gran Tartaria: r i di quello pINTRODUZIONE Una — voltae voi eravi un dovete convenirn epensate ron cchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi ripigliarono il loro cammino per dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, chel’ne che è accaduto? pure i mpadrIl o Genio non ha una innamorata molto fon ll es pad l es ; i nem r erci saprete il mio segreto e sono sicuro che seguirete il mio esempio.ontinuando nì sd’eimezzocitoadoperare antichi di Persia, riferiscono esservi Re mi il quale eraUn ’giorno Leacronache de’ giunsero Sassaiani,al campo sul finire s s’iam me, so aggior compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceval ted’uopo nei nostri Statin quanto perché sia inviolabilmente serbata stato la fedeunche è dovuta. camminare, , si Re mi droqual a to; i i l terror eiritorniamo ore ore ’impa dell’esmerp r a ll o r r A r r r l o e a i a l vicinia cavallo, per la fama del suo valore. due figli: primogenito chiamavasi temutoPerché dai mai voleteamato sudditi la sua Chi saviezza e nem il Visir — risveglia il mio sdegno. no della loro partenzaL’avviso del ritorno del Sultano essendosi divulgato, andarono di buon mattino al suo e ritorn subito al suoAveva Palazzo— Lailvostra ostinazione, — replic correredaialla vostraper perdita? non prevede il fine di una d dadit salire s Egli tepadiglione. Al i cortigiani nì comand coloro a A ll o r a il rore padro i n, lti ronì dell’esercito; i nemici di te im questoache amacronache de’ Sassaiani, Schahriar, aveva lungoera e glorioso questo e Schahriar sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere semplice dimorì Bahamnome ne pu uscire con onore. Temo che non accada a voi ci che successe all’asino come antichie l’altro Re di Persia, riferiscono esservi Dopo stato un regno Re il quale amatocidai perRe, la sua saviezza esalì temuto dai vicini per la fama del suo valore. Avevacome due un figli: il primogenito chi A c o n tache t er mai s’fai ia, bene e non seppe, contentarsen l furstava Basudditi an, coSchahzenan. Bh e ll o r afuilobbligato ore di vie cun di semplice l All e Schahriar salì sul trono. Schahzenan h t r i i r a ro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questopaRe, privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, voll d privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, p o ra il a te ma te terro o equip dr e mi r a il rro ilvivevano re adroAsoggiorno o; i n nlìl odell’eserincitSamarcanda, Stati, cedendogli il regno della Tartaria, del quale Schahzenan and subitoonìadeprender possesso, stabilendo che ne era la capitale.rano scorsi dueluianni dacché Principi separati, quando bramandoand sommamente rivederepossesso, suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo ll’ese ’iilmpsuo i suoi Stati,questi cedendogli Tartaria, delSchahriar quale Schahzenan subito a prender stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la capita re, regno della rci t o ; i ore s r s r i e il t AlloaraSamarcanda, t il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir il Re di Tartaria lo accolse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli vivevano domand subito notizie del dSchahriar Sultano fratello. Ilsommamente visir appag la sua curiosità, e poscia gli espose la cagione dellaavio Visirper —invitarlo gli disse a— il Sultano mio fratello ied suobramando separati, quando rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore venirlo a trovare questo no fi ero con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio pe che tornar mi potesse maggiormente gradita. S’egli brama rivedermi sono egualmente stimolato dallo stesso desiderio. Il mio Regno è tranquillo, e non domando che dieci soli giorniconveniente per mettermialla in istato di partire sua dignità. Giunto al il Visir a Samarcanda, il Re di Tartaria lo accolse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli domand subito notizie del S o durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fine de’ dieci giorni, dicendo un addio alla Regina sua moglie, uscì verso sera dalaSamarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali lo dovevano seguirnon nel poteva viaggio,propormi and al padiglione reale, che aveva fatto innalzare vicino alle S’egli tende del gli espose cagione dellaavio Visir — gli disse — ilche Sultano mio fratello cosa che tornar mi potesse maggiormente gradita. bra l’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, ritorn nel suo Palazzo, incamminandosi direttamente all’appartamento di quella Principessa, la desiderio. quale, non aspettandosi sua camera uno dei casal con Re entr senza strepito, nonluogo, fu la sua me ravigl Il mio Regnodiè rivederlo, tranquillo,aveva e nonammesso domandonella che dieci soli giorni perservitori mettermipiùinintimi istatodidisua partire voi; pregovi fermarvimainqual questo e farvi alza ndore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. Sulla fins r dendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestra in un fosson tal maniera vendicatosi, uscì dalla città, ritirandosi sotto il suo padiglione. Non appena vi fu giunto, comand che fossero levateuscì le tende. subito posto in ordine cosa, e nondagli era ancora giorno tutti seguir si posero camminounto fu col Visir edche il loro seguito alla sua moglie, versoFusera da Samarcanda, ediogni accompagnato uffiziali che loquando dovevano nelinviaggio, and alch’ei padiglione reale, aveva fattovicino innalzare venirgli incontro il sultano Schahriar con tutta la sua Corte. Pu figurarsi il giubilo di questi Principi nel rivedersiultano condusse il Re suo fratello al Palazzo, che aveva fatto apprestare, il quale per mezzo di unabbracciare giardino comunicava suochahriar tostoincamminandosi il Re di To di entrare nel bagno e di mutarsi di abito: volendo ancora una volta la Regina,col ritorn nel suo lasci Palazzo, direttamente all’appartamento di ma tosto che seppe esserne uscito si ada giarono sopra un sofà, ed essendosi i cortigiani allontanati, i due Principi cominciarono a intrattenersi sopra tutto ci che due fratelli, uniti più dall’amore che dal sangue, hanno a dirsi dopo unga assenza. Venutanon l’oraaspettandosi di cena, mangiarono insieme, ripigliarono loro conversazione, la quale quella Principessa, la quale, di rivederlo, avevaposcia ammesso nella sualacamera uno dei servitori piùdur fino a tanto che Schahriar si ritir per hzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non potendo addormentarsi, si alz e dandosi interamente in balìa ai suoi dolorosi pensieri, sopra suo senza sembiante una profonda impressione il Sultano non poté non ha mai il Re di Tartaria? Forse si ved intimi comparve di sua casal Re ilentr strepito, ma qual non fu la suadimetristezza, ravigliache quando allo splendore deiosservaree lumi, ia lontano dai suoi Stati, o dalla Regina sua moglie? Ah! se è questo che l’affligge, gli far tosto i regali che gli ho destinati, affinché a suo piacimento possa partire alla volta di Samarcandanfatti la mattina seguente gli mand quanto le Indie producono di più raro, di più ricco e di più singolon tralasciando di far tutto il possibile onde divertirlo: m vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai suoi ce di rallegrarlo, non facevano che aumentare i suoi dispiacerin giorno avendo Schahriar ordinata una caccia, in un paese ove particolarmente abbondavano i cervi, Schahzenan lo preg di dispensarlo di accompagnarlo, allegando per scusa che lo stato della sua malferma sa lute non gli permetteva godere di un tal piacere. Il Sultano, non volendolo occhi, ma non potendo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di rtà, e partì con tutta la sua Corte. Dopo la sua partenza, il Re della gran Tartaria, vedendosi solo, si rinchiuse nel suo appartamento, e si pose ad una finestra che dava sul giardino. Un oggetto venne ad attirare la sua attenzione: una porta segreta del Palazzo del Sultano si aprì all’improvviso e ne uscirono venti donne, nel mezzo delle quali cammina oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si redendo che il Re della gran Tartaria fosse anch’egli alla caccia, si avanz colle sue donne fin sotto le finestre del di lui appartamento. Schahzenan s’accorse che le persone le quali accompagnavano la Sultana, per liberarsi da ogni soggezione, si scoprirono e deposero le lunghe vesti che portavano: ma quello che più d’ogni altra cosa lo meravigli , avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, rvi in quella compagnia, da lui creduta composta tutta di donne, dieci mori, ognuno dei quali si accompagn con la sua innamorata. La Sultana dal canto suo non stette lungamente senza compagno; ella batté le mani gridando: « Massoud! Massoud! » e tosto un altro moro discese dalla sommità di un albero, e corse a leihahzenan vide troppo per giud prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestra in un fosson tal an — di credere ch era meno infelice di lui. I trattenimenti di quella compagnia durarono fino a mezzanotte dopo di che, avendo ripigliate le loro vesti rientrarono per la porta segreta del Palazzo del Sultane cose, passate sotto gli occhi del Re della gran Tartaria, gli diedero agio di fare moltissime riflessioni.anta poca ragione avevo — egli diceva manierad’ora vendicatosi, dalladella città,mia ritirandosi sottodailquel suomomento egli tralasci di affliggersi; si fece servire da cena, e torn allegro e tanto singolare. Questa, senza dubbio, è l’inevitabile sorte di tutti i mariti. Così stando le cose perché dovrei lasciarmi consumar dall’affanno? Non se ne parli più; lamoria di una disgrazia tanto comune non disturberà innanzi uscì il riposo vita. Infatti, ano era di ritorno, gli and incontro con aria giuliva. Il Sultano, che si credeva di trovarlo nello stato in cui lo aveva lasciato, rest meravigliato di vederlo tanto allegrotel mio, — gli disse — ringrazio il cielo del cangiamento felice operatosi in voi, ne provo una vera allegrezza; solo vi prego di volermene far conoscere la cagionebene, fratel mio andate voglio soddisfarvia gli narr l’infedeltà della regina di Samarcanda, e quando n’ebbe terminato il racconto:uesto, — proseguì egli — era il motivo della mia tristezza; giudicate voi se avevo torto di abbandonarmivio fratello, — esclam il Sultano — che orrena istoria mi avete narrata? Vi lodo di aver castigati i traditori che vi hanno fat to; ia. Oh cielo, io credo che un fatto simile non sia giammai accaduto ad altri fuorché a voi! Ma [9] sensibile. Non vi si potrebbe rimproverare quest’azione: essa è giusta, e per me vi confesso che in luogo vostro non avrei avuta forse la vostra moderazione. Io non mi sarei contentato di togliere la vita ad una sola edonna; rci credo che ne avrei sacrificate p s e l’ mente dovete lodare il Cielo della consolazione largitavi: e siccome non dubito punto che questa non sia ben fondata, compiacetevi d’istruirmene, e fatemene una intera confidenzaoglio adunque obbedirvi giacché assolutamente lo volete. Temo peraltro che la mia obbedienza non vi abbia a cagionar maggior del rammarico di quel che ne ho avuto io.che onì lo vedo coi propri miei occhi. Forse i vostri hriar — non fa che stimolare la mia curiositàe di Tartaria, non potendo più oltre esimersi, fece allora una esatta relazione di quanto avea veduto.— egli disse — la Sultana dell’Indie è capace di prostituirsi in una maniera cotanto indegna? No, o mio fratello, non posso credere ci che mi dite, sedrnon a p s’ m — rispose Schahzenan — non avete che ad ordinar una nuova partita di caccia, e quando saremo fuori di città ci fermeremo sotto ai nostri padiglioni, e la notte ritorneremo soli nel mio appartamento. Sono sicuro che nel giorno seguente voi vedrete quello che io pure ho veduto.Sultano approvs’i lo stratagemma, r r o ree subito ordin una nuova cacciael g re cipi partirono con tutto il loro seguito. Giunsero al luogo stabilito e vi si fermarono sino a notte. Subito il Re della gran Tartaria ed il Sultano salirono a cavallo, passarono incogniti pel campo, rientrarono in città, e andarono al Palazzo che abitava Schahzenan. Non appena giunti, si appostarono rro alla finestra lanciando spesso sguardi verso la porta e t l l t e r rio esser capace di questa infamia? Dopo di ci qua mente s’aprì: e, per dir tutto in poche parole, la Sultana comparve colle sue donne, e dieci mori mascherati. Ella chiam Massoud, ed il Sultano vide anche troppo per restare pienamente convinto della sua vergogna e disgrazia.imè! — esclam egli — che orrore! La moglie di un lsovrano ra i qualeison A lo ser perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — rinunciamo ambedue al mondo! La buona fede ne è bandita; se ess una parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamoo: in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il il mio volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che noi ritorneremo, se troveremo qualcheduno più infelice di noi.lo prometto — rispose il Sultanoirono segretamente dal palazzo e s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunse eria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero sotto uno di quegli alberi per riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo che si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito che veniva dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il ma e grossa colonna, che pareva andasse a nascondersi nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavento; prestamente si rialzarono, e dasalirono ero e, si sulla cima di un albero, per meglio vedere di che si trattava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, no i uomini. Era egli nero ed orrido, aveva la forma di un gigante, e portava sopra il suo capo una gran cassa di vetro, chiusa con quattro serrature di fino acciaio. Egli entr nella prateria con quel carico, che and a posare proprio a piè dell’albero ove erano quei due Principi, i quali conoscendo l’estremo pericolo su cui trovavansi si credettero perdut se vicino alla cassa, ed apertala ne uscì tosto una donna ricchissimamente vestita, di un portamento maestoso e di una perfettaBabellezza mostro la fece sedere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giorno delle vostre nozz ha i di pre amata costantemente, vorreste concedermi di riposarmi qualche momento vicino a voi! detto lasci cadere il suo grannecapo mic sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenn i ; o t ci essa, dopo aver pian piano levato il capo del Genio di sopra le sue ginocchia, adagiollo leggermente a terra: ed alzatasi, disse loro con voce bassa, ma minaccevole:cendete, bisogna assolutamente che veniate da me.ssi scesero. C ento fu grande allorché si videro scoperti. Supplicarono la donna con cenni, onde dispensar li volesse dall’obbedirla: erma l’es del obblig ad accettare. Ottenuto che ebbe quanto bramava, avendo osservato che ciascuno portava al dito un anello, glieli domand . Appena avuti, and a prendere un vasetto da un involto ove teneva la sua toeletta, e ne cav un filo di altr na li prese per mano, ed allontanatasi con loro alquanto sotto gli alberi, feceli liberamente una proposta chedrquelli onì m pa m i ’ s il mio affetto: sono novantotto. Io vi ho chiesto i vostri per la stessa ragione, ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, cento amanti che ho avuto finora a dispetto della precauzione e della sorveglianza di questo indiscreto Gen te — disse — ci che queste gioie significano? Questi sono gli anelli di tutti coloro ai quali ho conceduto STORIA ndona mai. Egli ha un bel fare col rinchiudermi in questa cassa di vetro, e tenermi nascosta nel fondo del mare: io deludo sempre la sua vigilanza. QuandoD’UN una donna ha stabilito un progetto, non vi è né marito, né amante che possa impedirne l’esecuzione. Molto meglio farebbero gli uomini a non contraddirle punto, poiché questo sarebbe il vero m edetto, infilz i loro anelli cogli altri, e poscia sedutasi come prima, e sollevato i capo al Genio, che non si risvegli , lo ripose sopra le sue ginocchia, accennando ai Principi di ritirarsi.ssi ripigliarono il loro cammino per dove erano venuti, e Schahriar disse a Schahzenan:Ebbene, che ne pensate di quello che è accaduto? Il Genio non ha una innamor PESCATORE it enite meco che nulla eguaglia la’imalizia delle — rispose il Re della gran Tartaria: — e voi pure dovete convenirne che il GenioUna è degno maggior l’esercdonnì; onì del pescINTRODUZIONE voltadieravi un compatimento, è più infelice di noi. E poiché trovammo quel che ne faceva d’uopo ritorniamo nei nostri Statin quanto a me, so qual mezzo adoperare perché mi sia inviolabilmente serbata la f e s mpadr r o r iorno saprete il mio segretol tere sono sicuro che seguirete il mio esempio.ontinuando a camminare, giunsero al campo sul finire della notte del terzo giorno della loro partenzaL’avviso del ritorno del Sultano essendosi divulgato, i cortigiani andarono di buon mattino al suo padiglione. Egli comand loro di come mai accetti quello che non puoi farlo !! Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era Le cronache de’ Sassaiani, antichi Re di ll ronache de’ Sassaiani, Aantichi Re di Persia, riferiscono esservi stato un Re il quale era amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu amato dai sudditi per la sua saviezza e temuto dai vicini per la fama del suo valore. Aveva due figli: il primogenito e un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Stati, cedendogli il regno della Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il chiamavasi Schahriar, e l’altro aveva nome Schahzenan. Dopo un regno lungo e glorioso morì questo Re, e Schahriar salì sul trono. Schahzenan fu obbligato di vivere arcanda, che ne era la capitale.rano scorsi due anni dacché questi Principi vivevano separati, quando Schahriar bramando sommamente rivedere suo fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invitarlo a venirlo a trovare questo fine deput il suo primo Visir, il quale partì con un seguito conveniente alla sua dignità. Giunto il Visir a Samarcan come un semplice privato; ben lontano di mirare con invidia la buona sorte del fratello maggiore, pose invece tutto il suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua colse con grandi dimostrazioni di allegrezza, e gli domand subito notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua curiosità, e poscia gli espose la cagione dellaavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che tornar mi potesse maggiormente gradita. S’egli brama rivedermi sono egualmente stimolato dallo ste compiacenza e, per dargliene una prova, volle dividere con lui i suoi Stati, cedendogli il regno della Tartaria, del quale Schahzenan and subito a prender possesso, stabilendo il suo soggiorno in Samarcanda, che ne era la no è tranquillo, e non domando che dieci soli giorni per mettermi in istato di partire con voi; pregovi fermarvi in questo luogo, e farvi alzar le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo regno durante la sua lontananza, eleggendo a capo del medesimo un ministro, nel quale aveva una intera fiducia. capitale.rano scorsi due anniuscì dacché vivevano separati, quando Schahriar sommamente risolvette spedirgli unfatto ambasciatore invitarlo a venirlo a trovare questoconfine ni, dicendo un addio alla Regina sua moglie, versoquesti sera daPrincipi Samarcanda, ed accompagnato dagli uffiziali bramando che lo dovevano seguir nelrivedere viaggio,suo andfratello, al padiglione reale, che aveva innalzare per vicino alle tende del Visir. Si trattenne quell’ambasciatore fino a mezzanotte, e volendo ancora una volta abbracciare la Regina, ritorn nel suo Palazz deput il suodi primo il qualelapartì connon un aspettandosi seguito conveniente alla aveva sua dignità. Giunto Visircamera a Samarcanda, il Re dipiù Tartaria lo sua accolse dimostrazioni di qual allegrezza, subito ttamente all’appartamento quellaVisir, Principessa, quale, di rivederlo, ammesso nellailsua uno dei servitori intimi di casalcon Regrandi entr senza strepito, ma non fu lae gli suadomand me raviglia quando allo splendore dei lumi, vide un uomo nella Rest immobile per qualche momento, non sapendo se dovesse credere ai su notizie del Sultano suo fratello. Il visir appag la sua curiosità, e poscia gli espose la cagione dellaavio Visir — gli disse — il Sultano mio fratello non poteva propormi cosa che tornar mi ndo dubitare esclamme! non appena uscito dal mio palazzo si ardisce di oltraggiarmi? Ah! perfidi, il vostro delitto non rimarrà impunuainata la sciabola, si avvicin ai due colpevoli, e in un attimo li fece passare dal sonno alla morte, e, prendendoli poscia l’uno dopoaltro li gett da una finestra in un fosson tal maniera vendicatosi, uscì dalla città, r potessevimaggiormente gradita. S’egli brama egualmente stimolato desiderio. Il mioquando Regno tutti è tranquillo, domando che dieci soliVisir giorni mettermi glione. Non appena fu giunto, comand che fossero levate lerivedermi tende. Fusono subito posto in ordine ogni dallo cosa, estesso non era ancora giorno si poseroeinnon camminounto ch’ei fu col ed ilperloro seguito in vicino alla capitale delle Indie, vide venirgli incontro il sultano Schahriar con tutta la sua Corte. Pu figurarsi il giubilo di questi Principi nel rive di partire con fatto voi; pregovi fermarvi in questo luogo, alzarcomunicava le vostre tende.ntre Schahzenan disponevasi a partire, stabilì un consiglio per governare il suo durante la uscito venne a ritrovarlo. Essi si ada giarono sopra un sofà, ed essendosi i cortigiani allontanati, i due Principi cominciarono a intrattenersi e suo fratello alistato Palazzo, che aveva apprestare, il quale per mezzo di une farvi giardino col suochahriar lasci tosto il Re di To di entrare nel bagno e di mutarsi di abito: ma tostoregno che seppe esserne eleggendo capo del medesimo un ministro, quale aveva intera fiducia. Sulla fineinsieme, de’ dieci giorni, dicendo unla addio elli, uniti più dall’amore cheadal sangue, hanno a dirsi dopo unganelassenza. Venutauna l’ora di cena, mangiarono poscia ripigliarono loro conversazione, la quale dur fino a tantosua chelontananza, Schahriar si ritir per lasciar ello’infelice Schahzenan si pose a letto: ma l’infedeltà della Regina si present così vivamente alla sua immaginazione, che, non p alla inRegina suasuoi moglie, uscìpensieri, verso sera da Samarcanda, ed sembiante accompagnato dagli uffiziali che lo dovevano seguir z e dandosi interamente balìa ai dolorosi comparve sopra il suo una profonda impressione di tristezza, che ilnelSultano non poté non osservaree ha mai il Re di Tartaria? Forse si vede egli contro sua voglia lontano dai suoi Stati, o dalla Regina sua moglie? Ah! se è questo che l’affligge, gli far tosto i regali che gli ho des and al padiglionelareale, cheseguente aveva fatto innalzare vicino alle producono tende del Visir. trattenne con e di più singolon tralasciando di far tutto il possibile onde divertirlo: ma le feste più deliziose invece di rallegrarlo, non facevano che aumentare i suoi dispiacerin giorno avendo Schahriar ordinata una caccia, in un imento possa partire alla viaggio, volta di Samarcandanfatti mattina gli mand quanto le Indie di piùSiraro, di più ricco quell’ambasciatore finodia dispensarlo mezzanotte,die accompagnarlo, volendo ancora allegando una volta abbracciare ritorn icolarmente abbondavano i cervi, Schahzenan lo preg per scusa chelaloRegina, stato della sua nel malferma sa lute non gli permetteva godere di un tal piacere. Il Sultano, non volendolo contrariare, lo lasci in libertà, e partì con tutta la sua Corte. Dopo la sua partenza, il Re della gran Tartaria, vedendosi solo, si rin suoche Palazzo, direttamente di quellauna Principessa, la quale, rtamento, e si pose ad una finestra dava sulincamminandosi giardino. Un oggetto venne adall’appartamento attirare la sua attenzione: porta segreta del Palazzo del Sultano si aprì all’improvviso e ne uscirono venti donne, nel mezzo delle quali camminava la Sultana. Questa, credendo che il Re della gran Tartaria fosse anch’egli alla caccia, si avanz colle sue donne fin sott rivederlo, aveva ammesso non con aspettandosi di rvi in quella compagnia, da lui creduta composta tutta di donne,nella diecisuamori, ognuno dei quali si accompagn la sua [8] appartamento. Schahzenan s’accorse che le persone le quali accompagnavano la Sultana, per liberarsi da ogni soggezione, si scoprirono e deposero le lunghe vesti che portavano: ma quello che più d’ogni altra cosa lo meravigli morata. La Sultana dal canto suo noncamera stette lungamente senza compagno; ella batté le mani gridando: « Massoud! Massoud! » e tosto un altro moro discese dalla sommità di un albero, e corse a leihahzenan vide troppo per giudicare che suo fratello non era meno infelice di lui. I trattenimenti di quella compagnia durarono fino a mezzanotte dopo d uno dei servitori ro vesti rientrarono per la porta segreta del Palazzo più intimi di suadel Sultane cose, passate sotto gli occhi del Re della gran Tartaria, gli diedero agio di fare moltissime riflessioni.anta poca ragione avevo — egli diceva — di credere che la mia disgrazia fosse tanto singolare. Questa, senza dubbio, è l’inevitabile sorte di tutti i mariti. Così stando le cose per umar dall’affanno? Non se ne parli più; lamoria casa di una disgrazia tanto comune non disturberà d’ora innanzi il riposo della mia vita. Infatti, da quel momento egli tralasci di affliggersi; si fece servire da cena, e torn allegrondo seppe che il Sultano era di ritorno, gli and incontro con aria giuliva. Il Sultano, che si credeva di trovarlo nello stato in meravigliato di vederlo tanto allegrotel mio, — gli disse — ringrazio il cielo del cangiamento felice operatosi in voi, ne provo una vera allegrezza; solo vi prego di volermene far conoscere la cagionebene, fratel mio, giacché me lo comandate voglio soddisfarvia gli narr l’infedeltà della regina di Samarcanda, e quando n’ebbe terminato il racc eguì egli — era il motivo della mia tristezza; giudicate voi se avevo torto di abbandonarmivio fratello, — esclam il Sultano — che orrena istoria mi avete narrata? Vi lodo di aver castigati i traditori che vi hanno fatto un oltraggio tanto sensibile. Non vi si potrebbe rimproverare quest’azione: essa è giusta, e per me vi confesso che in luogo vos ia. Oh cielo, io credo che un fatto simile non sia giammai accaduto ad altri fuorché a voi! Ma finalmente dovete lodare il Cielo della consolazione largitavi: e siccome non dubito punto che questa non sia ben fondata, [9] forse la vostra moderazione. Io non mi sarei contentato di togliere la vita ad una sola donna; credo che ne avrei sacrificate più di piacetevi d’istruirmene, e fatemene una intera confidenzaoglio adunque obbedirvi giacché assolutamente lo volete. Temo peraltro che la mia obbedienza non vi abbia a cagionar maggior rammarico di quel che ne ho avuto io.che mi dite — soggiunse Schahriar — non fa che stimolare la mia curiositàe di Tartaria, non potendo più oltre esimersi, fe zione di quanto avea veduto.— egli disse — la Sultana dell’Indie è capace di prostituirsi in una maniera cotanto indegna? No, o mio fratello, non posso credere ci che mi dite, se non lo vedo coi propri miei occhi. Forse i vostri vi hanno ingannato.llo mio — rispose Schahzenan — non avete che ad ordinar una nuova partita di caccia, e quando sa eremo sotto ai nostri padiglioni, e la notte ritorneremo soli nel mio appartamento. Sono sicuro che nel giorno seguente voi vedrete quello che io pure ho veduto.Sultano approv lo stratagemma, e subito ordin una nuova cacciael giorno seguente i due Principi partirono con tutto il loro seguito. Giunsero al luogo stabilito e vi si fermarono sino a no Tartaria ed il Sultano salirono a cavallo, passarono incogniti pel campo, rientrarono in città, e andarono al Palazzo che abitava Schahzenan. Non appena giunti, si appostarono alla finestra lanciando spesso sguardi verso la porta segreta.ella finalmente s’aprì: e, per dir tutto in poche parole, la Sultana comparve colle sue donne, e dieci mori masch soud, ed il Sultano vide anche troppo per restare pienamente convinto della sua vergogna e disgrazia.imè! — esclam egli — che orrore! La moglie di un sovrano quale son io esser capace di questa infamia? Dopo di ci qual Principe si glorierà di esser perfettamente felice? Ah mio fratello — proseguì egli abbracciando il Re di Tartaria, — ri do! La buona fede ne è bandita; se ess una parte lusinga, dall’altra tradisce. Abbandoniamo i nostri Stati e tutta la magnificenza che ne circonda. Andiamo in terre straniere a menare una vita semplice e privata, occultando il nostro infortunio!atel mio, il mio volere dipende dal vostro. Sono pronto a seguirvi ovunque vi piacerà: ma promettetemi che STORIAsotto D’UN eremo qualcheduno più infelice di noi.lo prometto — rispose il Sultanoirono segretamente dal palazzo e s’incamminarono per una strada diversa da quella per la quale erano venuti. Camminarono tutto il giorno finché giunsero ad una vaga prateria situata in vicinanza del mare, nella quale eranvi qua e là grandi alberi fronzuti. Si sedettero INTRO riposarsi e rinfrescarsin era molto tempo che si riposavano, quando udirono molto vicino ad essi un terribile strepito che veniva dalla parte del mare, ed uno spaventevole grido che li riempì di terrore. Allora si aprì il mare e ne uscì come una nera e grossa colonna, che pareva andasse a nascondersi nelle nuvole st’oggetto raddoppi il loro spavent Le cronache antichi arono, e salirono sulla cima di un albero, per meglio vedere di che si trattava. Non appena vi furono, osservarono che la nera colonna si accostava alla sponda rompendo le onde.ra questo uno di que’ Genii che sono maligni, nocevoli e mortali nemici riferiscono degli uomini. Era egli nero ed orrido, aveva la forma di un gigante, e portava de’ sopraSassaiani, il suo capo una temutoalladaicassa, ed apertala ne uscì tosto una donnaesservi stato un Revestita, il qualediera dai sa con quattro serrature di fino acciaio. Egli entr nella prateria con quel carico, che and a posare proprio a piè dell’albero ove erano quei due Principi, i quali conoscendo l’estremo pericolo su cui trovavansi si credettero perdutitanto il Geniosaviezza si assiseevicino ricchissimamente un amato portament etta bellezza mostro la fece sedere a’ suoi fianchi, ed amorosamente mirandolaonna — le disse — la più perfetta di quante se ne sono ammirate per la loro bellezza; vezzosa creatura che ho rapita il giornoSchahzenan. delle vostre nozze, e che di poiSchahriar, ho sempreeamata qualche momentoAveva vicino lasc l’altrocostantemente, aveva nome vorreste concedermi vicini diperriposarmi la fama del suo valore. duea voi! figli:detto il primog sopra le ginocchia della donna; poscia, avendo allungati i suoi piedi, che si stendevano fino al mare, non tard molto ad addormentarsidonna allora, alz gli occhi, e vedendo alla sommità dell’albero i Principi, fece lor cenno dicon scendere.Dopo Il lorounspavento fu grande allorché Supplicarono donna con cenni, onde dispensar dili voless ben lontano di mirare regno lungo e glorioso morìsi videro questoscoperti. Re, e Schahriar salì sulla trono. Schahzenan fu obbligato vivere , dopo aver pian piano levato il capo del Genio di sopra le sue ginocchia, adagiollo leggermente a terra: ed alzatasi, disse loro con voce bassa, ma minaccevole:cendete, bisogna assolutamente che veniate Come furonomaggiore, a terra lapose donnainvece li prese ed allontanatasi con loro alquanto sotto gli alberi, feceli liberamentee, una invidiadalame.ssi buonascesero. sorte del fratello tuttoperilmano, suo studio a piacergli.chahriar fu contentissimo della sua compiacenza per pro dar toeletta, ne cavcedendogli un filo di ilaltri anelli, come mai accetiand quello che non puoi farlo! ormaistabilendo e> sempreilstato cosi, non miinfido di te piu, sc !ad accettare. Ottenuto che ebbe quanto bramava, avendo osservato che ciascuno portava al dito un anello, glieli domand . Appena avuti, and a prendere un vasetto da un involto ove teneva la sua lui i suoi eStati, regno dellae mostrandoli Tartaria, delloro quale Schahzenan subito a prender possesso, suo soggiorno Samarcanda, te — disse — ci che queste gioie significano? Questi sono gli anelli di tutti coloro ai quali ho conceduto il mio affetto: sono novantotto. Io vi ho chiesto i vostri per la stessa ragione, ed affine di compiere il centinaio preciso. Ecco adunque, amanti che ho avuto finora a dispetto e della sorveglianza di questo indiscreto Gen dacché questi Principi vivevano separati, quando cento Schahriar bramando sommamente rivederedella suo precauzione fratello, risolvette spedirgli un ambasciatore per invit


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Veate d un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue carichi di .tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei

l terzo ola, e

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso

.omisedem oi oiggas li enraf illoV de ;ellom el iaccot e ,itiv el iariG aim alla etneidebbo ,assac al ittafni e avecaip im ehc odnoces avadna ,onam o erecaip oim a avaticerp im etnauqla ettaF .otnemivom li avatnellar olov li ommaccips ,aira’l rep etlovarig len erednecs a ommadna e ,asac osrev ’ed amirp asac a ommuF .onidraig oim al reduihc icef ;ivaihcs ieim

oi oiggas li enraf illoV .omisedem oi oiggas li enraf illoV e ,itiv el iariG .omisedem de ;ellom el iaccot e ,itiv el iariG al ittafni de ;ellom el iaccot aim alla etneidebbo ,assac al ittafni ,onam aim alla etneidebbo ,assac im e avecaip im ehc odnoces avadna ,onam im e avecaip im ehc odnoces avadna li avatnellar o erecaip oim a avaticerp o erecaip oim a avaticerp rep etlovarig etnauqla ettaF .otnemivom ettaF .otnemivom li avatnellar e ,asac osrev olov li ommaccips ,aira’l ,aira’l rep etlovarig etnauqla a ommuF .onidraig oim len erednecs a ommadna e ,asac osrev olov li ommaccips al reduihc icef ;ivaihcs ieim ’ed amirp asac oim len erednecs a ommadna li de ,otnematrappa oim len assac asac a ommuF .onidraig en es ereitserof amirp d oiggas li enraf illoV el iariG .omisedem oi ;ellom el iaccot e ,itiv ,assac al ittafni de ,onam aim alla etneidebbo im ehc odnoces avadna oim a avaticerp im e avecaip avatnellar o erecaip

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Venuto infatti a :ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la parola: — mandate da un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue .carichi di tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della macchina, come viti e molle, lavorando ambedue tutto il giorno; dopo di che il falegname fu licenziato, e

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precita

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Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante

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la erett el r acrem emi it tn r ’e o, e siscontar odnau lat, alelorqua l st te c a q ils il o Tost treica he, e coh il pa ot vr rmzi he e re l quiarne ll a t iel o al ete eniment di bbaee ia odnaeu:qprcroieosèe al alr tn ap rim s l or a’ che acreva rz av o :imir a, ic p eG l p odel il te èo oin sera aus su ts o d eli a, la l i al Genio de dli su me ro , ri la doman

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teossa ersaz c’esdupuaareest e fle h e oi:lebsbleec ot

Venuto infatti a :ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la — parola: mandate da un vostro schiavo a chiamare un faleg nam e, e

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ece do due primi: c ua storia, il t f

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lmandpaarol orpiGraei,nmiio a deor m i n athal v eTcocs t o

n n c odinauqro l ’l l a si a em l erett cr e sets na as al od oi am li ,ai ro et ts o delit

d t o ’e rese la , st e p , fec la ’ ia e di e e al Genio te l or ciorndo r tteas a esse .To can rves val mer sed tla’l vetenacrtee nrtgli s s m sa da raccodniteal s’i e or e. mret o en l s fec e al G To s zaelbb o se ni a io e ed inil a at ssetsto choe ozret aort ch eG vevla ehc d a a c l a sua ehlca e er le d pa r eu minata laeebvb ioea ti si d a i storr la, , e te e o t re m e ih su va ehc en di ri ve a cm a apros i i: i lg ss mir m oèeserp oz r ri al a dire di

li enraf illoV oi oiggas .omisedem ,itiv el iariG el iaccot e de ;ellom al ittafni ,assac alla etneidebbo ,onam aim a

o

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otuneV essid im ,imravortir a ittafni: — nu ad etadnam :alorap al ivrenetnam oilgoV etaf e ,emangelaf nu eramaihc a ovaihcs ortsov elovat id ihcirac eudebma oninrot ehc ìs. ol ,ovaihcs ol e emangelaf li onoruf ehc itnuiG assac anu eraf id omirp la essid oreinarts lI .orttauq agral e ideip ies agnul ,oizo ni ettets non ous otnac lad ,ereitserof emoc ,anihccam alled izzep ihccerap ecef e itiv

enraf illoV iariG .omisedem oi oiggas li de ;ellom el iaccot e ,itiv el aim alla etneidebbo ,assac al ittafni e avecaip im ehc odnoces avadna ,onam o erecaip oim a avaticerp im ettaF .otnemivom li avatnellar ,aira’l rep etlovarig etnauqla e ,asac osrev olov li ommaccips oim len erednecs a ommadna

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Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava second

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bbe te t il e che il to ol ng a i so a ia che gl due ncieessalssap tor av odnouo deli e d ozret o ccev c ecetft ,alo r le rdo o laerc è tere a dnamod assetilha mcc oan a eri man et a d ce oih ev o d d no atanim rola, el s fe ce e la ec a ereatlte pa ad ,ott s e m l f la orneoiG oine sG slua stili seco o pr stloa scahe dtoloama ec rz chei nefd prim Toa oria i a il t sto e sua arletctasteeoavsTnilimret te zecef e assets al

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, s

Tstoria, i r

r ad a ca oT ebbe t a ,ottiled ou ll s a èoic d lorap nrtargl a :imi tanim l a ,a us re ic co s a ot n t i r e s a le d i litto T.e che i so u d doem zre l i, to ot et tto e r t o tl roctsin’i essas r ulo ri i re è a a l o va oizd a t i r ed oz e ae ves vs ad t s l c ret a ae la ter e ou : el s paro i m d e ,hiralobg be èoic :imirpt chio eb iron eceli sets al a t li ,ae r s z o e , ts a ud a re r dad a aus Tost rp v Tca al eser eud ’ se ap p mirp ’l e tso ed a r racal at o c e l o i eort c o ada l :ioz ale est cat ani hio es naorq e apcc h To m ret nio la terzor iiadroetrsiid’la odnoces li eh l t ebb l a u iro i , c a od r mic a èn rots aus a , ai eehva ehc eud ed adna o l ’ , a mo a par leiud e e bbe ni o oeiohhdccnco l l’altro p et o rime

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ata la in do l’ an

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movi

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatt

o odnoces luia e ev s hcc oi

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la

o

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio

a ittafni otuneV essid im ,imravortir: illoV enraf — nu ad etadnam :alorap al ivrenetnam oilgoV e ,emangelaf nu eramaihc a ovaihcs ortsov li oiggas id ihcirac eudebma oninrot ehc ìs etaf . ol e emangelaf li onoruf ehc itnuiG oi id omirp la essid oreinarts ol ,ovaihcs misedem e ideip ies agnul assac anu eraf .o lad ,ereitserof lI .orttauq agral iariG ,oizo ni ettets non ous otnac el alled izzep ihccerap ecef v

o d il se c o nl dsecon i che ndo Tosto seco che il Tosto che il secondo Tosto

Venuto infatti a :ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la parola: mandate da un — vostro schiavo a chiamare un falegname, e . fate sì che tornino ambedue carichi di Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della

Venuto :infatti a ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la parola: mandate da un — vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate .sì che tornino ambedue carichi di tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della macchina, come viti e

Tosto che

tmterc o li efaen al e c o b e i , b o a cchi o ve ond a Tec è zo pdriese r ela sree all m vven fiement dpear , ae ci o e s ailngo la o al r t e r b o b ete r tzo d ndo e e r l eco m heste hes isnuo toc a de assva d Tos l t i a t e aomand ltoa, a te ina d o ll n su te o s ’ e aa vsto du da uso v ts l eni it e al m im’ si l asvevaeTe opri ernir e gcaoh, o n er d ndvoven ile i m a c s l r i o m a ria ia it : t e cco e , r n rhz eto s zo o c t l i c p re s e to el’intilar sec s rminata la sua storia, il terzo prese la parola, d te golnd c va o i t:c ei i e v voeèè ano ba ed i caio rond rca imciheo eb Gmmeein dadode’ due domanz ir: r ltorpcchi la s t e ssa te p lriasi l’ e s sa e e l a s t rq ando a rail aG, enioil re v ’ duu tedo otn a o,daelllofresicmcee riooèlaac, d hiereeidi

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa pr

Venuto infatti a ritrovarmi, mi :disse Voglio mantenervi la parola: — mandate da un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue carichi di .tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento,

Venuto infatti a ritrovarmi, mi :disse Voglio mantenervi la parola: — mandate da un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue carichi di .tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio

storia, il cchio ebbe terminata la sua il secondo ve oosto che a storia, il terzT ta la su rmina e te ebb

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Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

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Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

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Venuto infatti a :ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la parola: — mandate da un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue .carichi di tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della macchina, come viti e molle, lavorando ambedue tutto il giorno; dopo di che il falegname fu licenziato, e

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima d

Veate d un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue .carichi di tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della macchina, come viti e molle, lavorando ambedue tutto il giorno; dopo di che il falegname fu licenziato, e lo straniero pass il giorno seguente a distribuire le .molle ed a perfezionare il lavoro

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

Venuto infatti a ritrovarmi, :mi disse Voglio mantenervi la parola: mandate da — un vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate sì che tornino ambedue carichi di .tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo in non stette

Venuto infatti a :ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la parola: mandate da un — vostro schiavo a chiamare un falegname, e . fate sì che tornino ambedue carichi di Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della

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Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la

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Venuto :infatti a ritrovarmi, mi disse Voglio mantenervi la parola: mandate da un — vostro schiavo a chiamare un falegname, e fate .sì che tornino ambedue carichi di tavole Giunti che furono il falegname e lo schiavo, lo straniero disse al primo di fare una cassa lunga sei piedi e larga quattro. Il forestiere, dal canto suo non stette in ozio, fece parecchi pezzi della macchina, come viti e

Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa

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Volli farne il saggio io medesimo. Girai le viti, e toccai le molle; ed infatti la cassa, obbediente alla mia mano, andava secondo che mi piaceva e mi precitava a mio piacere o rallentava il movimento. Fatte alquante giravolte per l’aria, spiccammo il volo verso casa, e andammo a scendere nel mio giardino. Fummo a casa prima de’ miei schiavi; feci chiuder la cassa nel mio appartamento, ed il forestiere se ne

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t zo e p e r l p e o e nt i m e r reche se l tere al m: cioè ’a veni m io eb itt l o se i er l ’ a cch a a t a ’i c d a a a l e al l ve os av nra ess d l a ue pr ve , o T p d t i n a c m e e de’ dust co a o p r i ac ’ nd c do r to a e r : a a l ch tor e anda r o d o r ’ rminat a a l n ch uo ala s mseeusa ast domtro it o e s l l a s d n q a i l l c ebbe te o llo l a r da sal’a a ni rs du a , ue a a a t e a el s t e neil a a v v e t d , vecchio o d r ne ev a e a al,Gea t olla,Ge chae t u at le s v t n s condo e l t o t ce r c e i a a le r o r e fe a racc lear pa t i, o lda,el a he i, ce e tto d o in asta la s c i n u l , o t i ar m r l he r a aro t a a c ia, il a ar ni m a de be tfe t T l b ol e o a p vev t l r a s t o o T le o e d ol s n ri Ge erio e o e e oi s e a e av l ng lt in h t e g u e m i i e to ’a or l etcc du ,n m , i si er r in a i l r p m i n o t z a s ol’valt e e i re sdsiasrimet nd be o c è a dio elalvoertqerlzaor Ge te rgli ’saolrt h r se teecroethnedea nt o eb ti co ta a u prao i andel a,n n me se nd en r nt avvpeansisimilnesn ss tei ve t,i ec ac ni l be ua im itto, allocroq r v l e i e a d d n z v e e s ebla s ve ot l se t osuo ch du seeni il t ve due cht av me l e er, l io av le d e l’d to do hi nt tto, allorquan e , in os les eceaondoezio pir l e i a ri i b n s r e d avea iTnt t a s ch to o l’ist avsing , do vecc l def’ edc ueoepri ecibeolèa aerdizre di do l’uiasntdori es hio quan lorq ami:ante st vo p r r l l ta l ’al il o l tro rgli so ebbe termi a a terzo delt G e e ecolnodo vecch llio n To r i o n s rp s i o suo c a a l o t an as ra o del a e o sdo n itt b la consde be tsee , cacontsttoo,ri mercante l’al p l la da m a :dramirncaatiha i tc o storia eb r ltlae la ai ier e r a an g ’al rede’ duoreiqttopr ve nteseTosto dduoreli’ai cpheri le chi suavecchio chev ilcsecondo lari, to, all , i t avevi singo al mim met menti erzo pr el suo delit lè td ua n d o stor d ia, ail teo e tler erzo pre s r zo ’a rze obbpres l tGeni a,aial iece min re paola, estoof be ter rzoese la c p at p ante l i a o e r da de la ’ r m r du c e o p stes r o i sa t d n e m m i a r i a p d t e r alemerc la, e fece a ttere a ime l r mer di r al esGe eln ire d o l can l cioè a : i a a roa ter zirimi: cioè rimi: , te e fea l’ s a cioè u l Ge f ce al Geni a tet rim ro iprim il s z o la p, ro coe iomil:a csio cnhdeodvi la stessa domanda de’ due p Tosto che il secondo vecchio ebbe terminata pa ecchata laa, teèssaa ddoiolr sua minio al Genio l e e fece mi: c delittpri l suo ’ due o de e z d r e a o t orq nd ltr chmea l’a ave a i stor re nte ch iia l seT di io oèchae gli sorpassaosssteo in ntrime a paarvoentar ebb totev a e e c d v e domr cch ir olaa t er an io e , da da mi eb di e r n de b at ri feacc ’ e a e pri la mi a sd ter met e a t te l : m G re e n l a al oi,o t la To it me l rc e an te l’

la pa mand sa droese s e st p l ao la vev a d ria, s a i chinlg iotrtpo, allroarcqua o a t e d l s canom le tean ilarrzo sas d i tor l’a d se, l se i ia cah e co e ’ n d do ueri o tv c is ec ch i la ta

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at min teracl,iocorehèqniutoia e ll m ebb piam,rio:aevneic

a a, s d e o de’ ltr av chetorio la i l’a che dueua s Gen nte ria le aesal lic e , tafd toi ri ae ladn igsr ire oam t ne

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re a i, mett’e golar i nrdia de d du e iredoma ri, le ngolaia aesdsa i si r ment l’isto i n e

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e fece eb rola, e a, eolla sua la o ni lhte e arbe arminpa a qcuh ata la sua storiduec h ei te cic av che vse ni iavea in ii lvei s t n i e e lor andopa m o o s i sasveeva d la’si vnc n a t g e a ra e s a oclh a lre due che ,teu larpas msit:ao,riairlids ccon o a vea r d o l a int i sgeli s pristoridedia rcihmeectrtcearee es du e e e l e h a o re o v av cc r e ari, i d z odn pornta dulea seurc a parolvaa on gol altro terzo de a prese l da in l’ t e e a t c è a s erraccanr a tso zo at atol citer m co gl o p in nt al in rii:il erz im r ar i eercmi m i r ette o t t gl ss s d i i , e l prira l ire aivesmni: a ol ia d apvri ch asuns ueo ng dioeria se siea i ordp ,ioè ’et e s es r p s i anlda’si c as terzo stui omrpaas, il rgailddso del l se onta o ri argsln a, cc s sto erzo o che i parol qstuea a h t t u sarco .Tos e la la rit tese pres l n o i a t ’ ri’cshe aveaterzo ll altr oe de n at tedet ue qn l’ r am oi dnuea v il suo, allc i le l r ,ss a i de i r a i d roplaass tor , ire s i so a d argl sua cont a nt e

\ ondo s ec e il

is l a and he i mètor ta ciro ci a p ia om : o rze ue te , al m chd imd di e ch del d oe’ a i d t l a s e o o d T e s en roo che aves sr eco ssa em intp o de st a e n stt d u l e o Toi sin ralcacondu ve o v s p r e iavtea eie a che iment a vve a o niilaat ’al ch ezl ni cn ve a tr ne nd t c l ve r , e ro e am av a rei a al me’ ess coh de’ st

i or he is to che st il a s e con do hess ae v eia ia in or itt te se del T suo l de o rz temi: cioè a dire di ri

la, e fece e a l Geino e b b io la st o ebb e t e rmi nat a el d l a o donta ue su r gl che è a i so av er e e r p as a i al s a nt m s e s rc e eseT in os alloante

e l nt singola rca mee la parola, e fe l ce al Ge n i o la st ime o, e o pres rt a imiall e pn e rz du sior ngq o u alar oria, i, st le fe du , e ola e e par bb terch la c h me a l’is rese e in o p s o uo ss avea int rz e te e il a, ri i singolar di i, le due che avea intese.T to nt ri e f me , e’ du i t a e d l t d d ea o a r man re do che alioè stor a c ia st zo del suo deli or : me tto a t , r i s a su llo i e rqu r m inaalt’dai la os and è se i eT ch n oodo n as e ci l’is ia t r o tro i: is ia os c l’ la, e fece se eT he a i l o n Geni as o l d a s tes el sa i è a t d t to cio l om la an a s , m i: a se dl al st re o a de e T t p i s o e sa l’ ’ s en t o do ar lG’ ma ailoè gol mi:l c nd ilchse inpri a t a sor a lse las ccontargl ro dire de ecoie pa ’ s dupr seco a sa e ss nd pr o e im ve in i: cc av c v i a sua e oè hio nim s eb chio e a entla b b d b s e i a l sat rteese ter i s i rzo minsu ngolari Genio di di de ri , a p t al le due c ire a rola, l ce a suea fece al G d s fea su e a a,

t

sin

ef e , ec al

stori

en im

la lt re al d ice al Genio te se ire di : c la puaa a or sas i che i s roslt su ase s l seco a, a es du e dom essa n d o o vecchio rebbe terminatea lparles es i u a c c zo t o, ra i i st or ia che ia ch li so e rpa sac e svaev u del d a rzo te le , re tte ri me i r di a, ed fe st e te rol nda a a a pe m o oriram,i i i n altaterzo pres do Gen

ese la a de’ due p ecer a da de’ nddu de n irpe d o dire o ma i ri e i enio s a di r s met a u imet a pa ss e la parola, e f a s u rzuo detlerseuo del c c o n t ar g li s o r o a , e fece erztorodettleersec h noti ev llil sorp lle e g r a totrco t i eadra t a n v a o m c l a e c i t so Gtn he il as tt i s aila r d, conat r g o apas nae mercante o ls s er sa raca d do auas s mi va d evceovndo vec secon e l’ tes c,lhealav ave che a chio o eb rimettere al rmerc o ch al ae be termin sa rola, tato Tost a che i f i e c l e aleva ata la sua stuoars a p a e l n doo d ia, il terzo prese e m u G G s en s i vec al ’ l me l se du se c a i u nd e o onl e h o oconl a c d o st erc pr to da s su m im e lal Tos veessa ecchio e o vtess o v ie:rde cchio c o veecchio a ec a d o ve o a su stessa ch dom chi oma cond o c l n z an o io io Tse da la a pr es t e d s es a è b l de dchle eb deerzo de be e o let da dae’ ’ adel , ti suboe er dmean zo d la zo dtee ’ d ter ossuo a, il rtieTar do l suo dir er ue mi ue ri lrim . szion del t i p de een tit s go it t ar o lvi d noa, pr nat pri la t ti ingol ol r ri o, a taa i av tti ar m , a m l i termin ri l n , a le l i llao i enimenl ebbe a me v l s s t e e rsq v duor ua io or istori id s t e uua eq ch i, le ue as lp’a c o ch s ans t ua s c e t da r n o ss du Tost hne s do v c a t n a a r h a c e o a qiu p e ri ev a r c v ve av due h a so le a ea he i, i ece ar in o c int ol t g e t s n o e s chio e è a s si cT vec ra o , il te ti ia nd hter rimet da en or m t co e di ria c uo a s l s dir ni o ev or a st de ua av i è ia s ’ e o l e t i , il , a h ec e a i c po i c eco l Gelnio ro ’ dueand tiena lt a l s t la stessa domanda de

d prtnodvov o la re l chi esdeuesleiictno a di i vec azodepr’ iolssdee a ia,Gen


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Yalda Memar Accademia di Belle Arti di Carrara Elementi di Grafica Editoriale A.A. 2016/2017



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— d o O

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osivvorpmi’llasorevidisres l e ,ottel ous led enitrocel ouf odnegrops mo — noc essid ilg — orac oim eron iov etaf ehc — asoutteffa otlom c —irotutfo,oteatspoertgeeinSdo.ifvuroarsiopilr caVapeoti—

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lI ,otras — ai li è ocop otacnam non ehc issecaf erirom — eud —ma!lècmsiehO

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— — !èmihO malcse isodnaicciports o omrod — ihcco ilg id amaD ?oilgev ehc azzelleB opod ,avavresso’l led atitrevid isresse ìrpa ,eroputs ous el osivvorpmi’lla ,ottel ous led enitroc li irouf odnegrops e opac: — — orac oim erongiS ecov noc essid ilg ehc — asoutteffa otlom ?atrop alla iov etaf .ivrasopir a etineV otlom irouf otats eteiS atsamir onoS .opmet ,aserpros otlom non id ,imodnailgevsir em a ivravortir osserppad. is nassaH nidderdeB id tum

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lI ottod er oerbe aveva al àig adroc

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— — !èmihO malcse icciports isodna ihcco ilg o omrod — ?oilgev id amaD azzelleB ehc vresso’l ,ava opod

— dèmihO o omro ?oilgev id amaD zzelleB ehc a esso’l ,avavr opod resse

— — !èmih malcse naiccipor ilg isod — ihcco o omrod ?oilgev id amaD zzelleB ehc a o’l

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