Progettare futuri nel Distretto della Ceramica

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Progettare futuri nel Distretto della Ceramica Tempo, relazioni e cambiamento Lorenzo Carapellese, urbanista

Bruno De Pietri – architetto

Modena, Via San Pietro

Modena, Via Giardini, 470/H

Luglio 2011

Progetto Distrettuale di Area Vasta

Sa.RE.MO Sassuolo – Reggio Emilia – Modena Personale e riservato


Indice Premessa Descrizione Dati: numeri e mappe Problemi / opportunità Un piano di area vasta Obiettivi Strategie Scenari Mobilità Crash finanziario Rinnovare Comunità e facilitatori Casi studio Esperienze locali

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Premessa Nuovi temi e nuove dimensioni dell’urbanistica

Questo documento consiste in una analisi critica, costruttiva e ricca di proposte, della situazione presente e della passata pratica di pianificazione territoriale nella complessa area del Distretto Ceramico emiliano: l’intento è quello di indicare possibilità concrete che possano realizzare una nuova e migliore di urbanistica.

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Problemi / opportunità E’ in atto una crisi nel Distretto Ceramico che è gravissima con migliaia di famiglie coinvolte e che rischia di diventare uno sfacelo per tutta l’economia modenese e reggiana. Se è vero che l’urbanistica e la pianificazione territoriale non servono nelle situazioni di emergenza, senz’altro sono efficaci, se in armonia e sintonia con altre discipline e saperi, nel disegnare un futuro che non sia solo di pane e ceramica (per quanto la ceramica già oggi sia molto più che “terra cotta”). La storia del Distretto della Ceramica ci mostra come esso non rappresenti soltanto interessi confindustriali o d’impresa ma anche territoriali, di società civile, di comunità, di saperi manuali e di ricerca applicata, di business e finanza, di mercati e tecnologie, di scienza ed esperienza. La rete di sinergie che permea il Distretto è talmente presente e pervasiva, da sempre e in maniera costante, che spesso ci si scorda che esista e si dà per scontato che sempre esisterà. In realtà abbiamo un urgente bisogno di mettere a fuoco la dimensione territoriale del distretto che, prima di tutto, è interprovinciale e che racchiude (anche parzialmente e in misura variabile) i comuni di Castelvetro, Castelnuovo, Formigine, Maranello, Fiorano, Sassuolo, Castellarano, Scandiano e Casalgrande; senza contare Pavullo, Prignano e Serramazzoni e le diramazioni sino a Finale Emilia e a Rubiera: la dimensione è quella di una Città-Regione.

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In tale contesto di crisi già abbastanza prolungata di cui ancora non se ne vede la fine è difficile aspettarsi che gli attuali ettari di capannoni continueranno a produrre i milioni di metri quadrati di mattonelle degli anni d’oro. Anzi, in assenza di politiche forti e condivise, anno dopo anno potremmo trovarci con centinaia di vuoti ruderi postindustriali che avranno bisogno di risanamenti ambientali lunghi e costosi prima di essere riutilizzati in un qualche modo. Stiamo parlando di oltre 21 Milioni di metri quadrati di aree industriali di cui quasi il 50% è presumibile che sia completamente inattivo entro il 2012: questa la dimensione territoriale dell’emergenza postindustriale del distretto della ceramica con la quale bisogna cominciare a ragionare per fare pianificazione urbanistica e territoriale, non le poche centinaia di ettari di ogni singolo comune, e nemmeno con la presunzione che basti un Piano Strutturale Comunale ed il conseguente POC per risolvere una situazione così fortemente compromessa. E’ una questione di quantità ma anche una questione di qualità degli interventi.

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Figura 1 Progetto Urbano per l’area della Fonderia Pisano – Donato Cerone

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Figura 2 Environment Park – Torino – Camerana & Partners

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Ri-definizione del Distretto

Il Distretto della Ceramica deve quindi ragionare in termini di sfida globale, non può pensare di essere sempre competitivo sul piano internazionale solo perché negli anni passati ne ha penetrato con successo i mercati. Per essere ancora più chiari, non è con la moltiplicazione delle rotonde, degli scali logistici senza ancora gli investimenti necessari, né dell’innesto di un pur necessario asse stradale sul sistema autostradale europeo e nazionale che si può pensare di aver risolto l’internazionalizzazione, la globalizzazione e il rischio non tanto della delocalizzazione che comunque sarà inevitabile, quanto quello del declino delle reti del sapere e quindi della loro mancanza. Esistono distretti industriali in Cina e India e nell’estremo oriente che sanno costruire prodotti elettronici composti di hardware e software innovativi, componentistica aerospaziale, prodotti biomedicali che stanno mettendo in crisi giganti mondiali sia americani sia europei con prezzi bassi e performance eccezionali: possiamo pensare che non siano in grado di produrre ceramica? Anche ad alto contenuto tecnologico, se non domani almeno dopodomani (che vuol dire in meno di un quinquennio)? Ecco allora che il tema della fondazione di un “Distretto della Ceramica”, che non sia solo rappresentanza sindacale, si pone come il vero elemento chiave, lo strumento principe per ancorare la governance, fare pianificazione territoriale, declinare la progettazione urbanistica e quindi organizzare le risposte sociali per impostare una economia che sia 11


sempre più “green” dopo tanti anni di “brown economy”. Poiché all’interno del Distretto Ceramico, a meno di una fortissima espulsione sociale, convivranno nello stesso periodo invecchiamento della popolazione e bisogni dell’infanzia e dell’età giovanile, rinnovo dei tradizionali servizi sociali e

Figura 3 Flowing Gardens – Plasma Studio

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individuazione di nuove necessità, è necessario uno sforzo eccezionale di “Alleanza” tra le municipalità in cui la predisposizione di un tavolo programmatico potrebbe da una parte porre ordine sui livelli provinciali, razionalizzare gli

Figura 4 Progetto Sostenibile di un Centro Congressi a Grugliasco - Federica Bione, Marta Ghia, M.Grosso

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interventi municipali, rafforzare la strumentazione finanziaria e strategica dell’azione regionale, dall’altra mettere mano a una fortissima azione di comunicazione sociale in grado di informare la gente circa gli scenari futuri, di sentire da loro proposte e soluzioni, di progettare insieme lo sviluppo sostenibile prossimo venturo. Il Distretto della Ceramica dovrà essere in grado di progettare scenari possibili, di dimostrare chiaramente le fortissime tensioni esistenti tra globalizzazione e localizzazione e le forze che le influenzano, dando risposte che non siano ancora una volta meramente interlocutorie. Il Distretto deve essere inteso come sede propria delle policy di sviluppo locale; un luogo dove i rapporti di forza tra pubblico e privato e i diversi e variegati gruppi di interesse possano trovare

ideale sede di

confronto e questo altro non è che il tema della Città-Regione. Al momento solo il Comune di Fiorano si pone il tema del rilancio del Distretto Ceramico nei confronti della globalizzazione e questo non è ammissibile. Nelle ultime settimane qualcosa è parso muoversi verso una maggiore consapevolezza della situazione emergenziale e delle opportunità che il mettersi insieme fra comuni può offrire nell’affrontare il prossimo futuro ma ancora è poco, ancora troppo lenti i ritmi della comprensione, sempre lontana l’individuazione di soluzioni di metodo e di contenuti. Da qui la necessità, se non è troppo tardi, di avviare da subito un percorso serratissimo di confronto e dialogo tra i sistemi economico, istituzionale e sociale che decida di investire e ragionare con continuità sulle sfide del futuro, che 14


arrivi a traguardare modalità di governance che siano anche territoriali e di rappresentanza, che incominci a verificare di conseguenza le dinamiche di Pianificazione Territoriale e Urbanistica in grado di affrontare il complicato e il complesso, che aiuti a definire i drivers e gli effetti sullo sviluppo su tutte le municipalità del distretto indipendentemente dal fatto che una o più di queste comunità possa o no formalmente aderire al Distretto della Ceramica – che sarebbe la prima Città Regione del nuovo millennio in Emilia Romagna.

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Ultimamente il Comune di Modena ha espresso l’intenzione di costruire oltre 6.000 nuovi alloggi nei prossimi 10 anni sacrificando nuove aeree agricole, quando a meno di 18 Km esistono aree da riutilizzare per oltre 10 Milioni di mq, facilmente raggiungibili da una metropolitana leggera di superficie. Non è possibile su questo tema fare un progetto di area vasta? Parlare di perequazione distrettuale? Fare uno studio di fattibilità in tempi rapidissimi? Ragionare superando il confine comunale? Forse che il Comune di Modena non ha beneficiato del successo del Distretto Ceramico, dell’occupazione indotta sia agli alti sia ai bassi livelli? Forse dobbiamo lasciare all’abbandono territoriale ettari ed ettari di aree industriali per compiacere qualche proprietà fondiaria e un sentimento di campanilismo urbanistico rinunciando così ancora una volta ad una metropolitana veloce di superficie in grado di connettersi al Distretto Ceramico tra Modena e le sua aree residenziali? Da qui una proposta rivolta sia ai comuni che formano il Distretto della Ceramica che ai comuni capoluoghi di Reggio Emilia e Modena. -

Una moratoria sulle nuove edificazioni in terreni ancora agricoli o urbani (tranne quelli definiti di completamento o di sostituzione/recupero di edifici esistenti) non edificati per un periodo pari alla presentazione ed approvazione di un Piano di Area Vasta che riequilibri l’edificazione residenziale e produttiva sul territorio del Distretto della Ceramica, ivi compresi i comuni di Modena e Reggio Emilia;

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-

Il rilascio di nuove concessioni in aree non edificate solo e in misura pari al 10% annuo dell’edificato residenziale della media degli ultimi 10 anni;

-

L’accantonamento di una quota media dell’ICI proporzionale a quanto incassato negli ultimi 5 anni per ogni comune destinato alla redazione di un Piano di Area Vasta, ivi compreso il Piano della Mobilità ed un Progetto di Costruzione e Gestione di una Metropolitana di Superficie tra Reggio Emilia, Scandiano, Sassuolo, Fiorano , Modena e tra Maranello e Vignola;

-

La messa a punto di un sistema di perequazione finanziaria a valersi sugli oneri di urbanizzazione, sull’ICI ed altri introiti di natura fiscale per tutte le costruzioni realizzate secondo un accordo derivante dal Piano di Area Vasta;

-

Un progetto di Governance multi municipale di area vasta per i settori della Cultura, Sicurezza e Polizia Municipale, Lavori Pubblici, Anagrafe, Urbanistica, Sport e Tempo Libero, Welfare, Educazione, Scuola e Formazione, Commercio, Attività Produttive.

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Mobilità

Un Piano ed un conseguente programma di infrastrutture per la mobilità nel distretto della Ceramica implica la costruzione / ricostruzione di non meno di 70 km di linea ferroviaria e tramviaria; la realizzazione di almeno 30 stazioni, oltre agli investimenti necessari per il materiale rotabile, il cui valore può essere compreso tra i 350 ed i 500 milioni di euro. In prima ipotesi le tratte prioritarie potrebbero essere:

-

Sassuolo- Fiorano – Maranello -Modena

-

Reggio- Sassuolo

-

Maranello – Vignola verso Bologna.

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Crash finanziario

L’infrastrutturazione della mobilità non è che il primo passo verso un forte programma di investimenti finalizzati alla riqualificazione urbanistica di buona parte degli insediamenti industriali, già oggi parzialmente o totalmente inutilizzati: si tratta di superfici che nei prossimi cinque anni potrebbero avvicinarsi

ai 10 milioni di metri quadri, aree che per

evidenti motivi dovranno essere bonificati prima di un loro riuso. Il costo di tali bonifiche in vista di un loro riutilizzo deve essere considerato a tutti gli effetti un’opportunità per ridare valore ad aree che adesso vedono la loro quotazione scendere velocemente, sia per la crisi del mercato immobiliare in atto che per le enormi quantità in gioco. Il rischio di un non intervento di ampie e qualificate ristrutturazioni urbanistiche è il crash del mercato finanziario locale e regionale, essendo molte di queste aree prestate a garanzia e collaterali per prestiti bancari su valori precedenti alla crisi. Se il costo di una bonifica ambientale oscilla tra i 30 e 150 euro al metro quadro, anche qui un’indicazione del valore degli interventi da realizzarsi ci dice quanto è la posta in gioco che evidentemente per essere adeguatamene affrontata ha bisogno di un forte apporto economico e finanziario delle istituzioni, a partire da quelle europee per arrivare a quelle locali ed alle singole proprietà. Si tratta quindi di lavorare su di un arco temporale di medio – lungo periodo che per essere veramente credibile deve necessariamente (e finalmente) portare ad una ricomposizione ambientale, urbana, 21


economica e sociale di tutto il distretto industriale. Un intervento di riqualificazione e rigenerazione urbana ha bisogno prima di tutto di un programma condiviso, di uno studio di fattibilità preciso e quindi di ingenti risorse finanziarie che difficilmente possono essere reperiti solo dal settore privato. Da qui un ruolo forte, decisivo soprattutto per le banche locali, che invece di prestar soldi per tamponare difficoltà,finalmente dopo tanti anni potrebbero fare il loro vero mestiere (che è sempre stato alle nostre latitudini quello di veri agenti di sviluppo) , di mediatori finanziari, di partner, di advisor anche nei confronti di risorse finanziarie di provenienza comunitaria così come sono i fondi del programma Jessica gestiti dalla BEI. Ma se mancano idee e coraggio, se manca visione, se ci si rattrappisce nell’ambito del nanismo municipale ed imprenditoriale, neanche le banche pur da noi così legate alla gente ed alle imprese nulla possono fare. All’interno di

uno studio di fattibilità da

affrontare subito si dovrebbe proprio prendere in considerazione il costo di un “non intervento” così come quello di una sommatoria parziale di interventi egoistici dell’andare avanti ognuno in ordine sparso e scoordinato da Modena a Reggio Emilia che si vedrebbe subito questa sì, la vera sconfitta di una storia di questa parte dell’Emilia lunga quasi un secolo. Disastro che si sta concretizzando all’orizzonte più per ignavia collettiva che per la forza di un nemico (che non è la globalizzazione ). Non basta più avere l’azienda leader che apre il mercato e tutti gli altri dietro:è necessario Alleanza, Concerto, Progetto, Visione, Comunità, Capitale Sociale. Perché tutto il resto a partire dalle risorse finanziarie in realtà c’è, ma giustamente rimane dormiente se non ci sono gli elementi catalizzatori dello sviluppo che appunto sono 22


le idee ed il coraggio di esporle e farle valere, siano esse afferenti il settore pubblico che quello privato. Ma in questa fase è il pubblico che più di tutti è silente come non lo è mai stato:la pianificazione è compito suo ma a tutt’oggi ancora siamo in attesa di una proposta che non sia solo intenzione. Di converso enorme sarebbe il valore di un Programma di intervento integrato all’interno di un’area metropolitana per tutti i settori e comparti dell’economia, dell’ambiente e della società civile con un riflesso positivo e sostanziale, specialmente sul settore delle costruzioni, del trasporto, delle bonifiche queste sì, insieme in grado di affievolire nel breve periodo se non neutralizzare l’attuale crisi occupazionale nei settori tradizionali della piccola e media impresa. E da qui in poi invece sviluppo di settori anche non tradizionali dell’economia locale. Se c’è una qualità che negli anni abbiamo scoperto che appartiene a tutta la società e le imprese è appunto la resilienza, ovvero la capacità di andare avanti, di resistere, nonostante le difficoltà.

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Rinnovare

Da qui allora un ulteriore incentivo ad innovare il patrimonio immobiliare esistente, con nuove destinazioni d’uso che non potranno essere solo villette a schiera, condomini di prestigio ed altri interventi tradizionali. E’ solo a fronte di progetti fortemente innovativi e realistici che si possono utilizzare fondi e agevolazioni europee quali “Jessica” ed altri programmi finanziari (BEI) di valorizzazione e ristrutturazione urbanistica. Figura 5 Struttura polifunzionale a Osasco – San Paulo Il Pierantoni, Saracino, Laganà

Distretto Ceramico attraverso il Piano di Area Vasta dovrà sondare nuove

attività imprenditoriali innovative, certamente legate alle nuove dimensioni

tecnologiche della ceramica, ma dovrà andare ben oltre. La possibilità, tra le altre, di localizzare un auditorium all’aperto per concerti di grande attrattiva può essere individuato all’interno di un Progetto di Parco Fluviale che sia in grado di recuperare a tal fine le ex cave di ghiaia, così come alcune aree industriali possono essere riconvertite in laboratori e centri di produzione musicali. Ma anche per questo bisognerà mettere insieme i talenti che hanno distinto questa parte del territorio emiliano, con un’offerta di 24


opportunità che richiami giovani professionisti ed autori e con una visione che non può esaurirsi sul confine comunale. Il Distretto può cercare di recuperare e mettere in sinergia le grandi personalità della musica leggera, classica e pop che si sono distinti in questa parte dell’Italia cercando di attrarre ulteriori talenti dell’entertainment così come quelli dell’industria e della ricerca tecnologica cercando nuove linfe vitali per una rivitalizzazione dell’area metropolitana così come di un vasto e serio programma di ri-professionalizzazione delle competenze via via non più necessarie. E poi ancora l’utilizzo di alcuni aree ed edifici industriali per la conservazione, archiviazione e digitalizzazione del cartaceo delle amministrazione pubbliche ma anche private per tutta l’Italia

del Centro Nord potrebbe essere non solo una

valida alternativa al riutilizzo smart degli edifici ma anche una grande possibilità di occupazione qualificata in un settore innovativo per il distretto. In sintesi, un programma di investimenti per infrastrutture della mobilità così come mai si è visto nell’ambito regionale, la costituzione / costruzione di una città regione, la possibilità di valorizzazione di aree industriali dismesse, il risanamento ambientale di un vasto territorio e la costituzione del Parco Fluviale del Fiume Secchia per il recupero della biodiversità di flora e fauna, un progetto di sistema per l’utilizzo e la valorizzazione dei numerosi castelli esistenti, un largo programma di housing sociale in armonia nel tempo

e nello spazio

imprenditoriali, un piano energetico finalizzato all’auto -sostentamento,

con nuove ed innovative attività

una rappresentanza istituzionale rinnovata e

coesa. 25


Quali alternative se no? Insomma abbiamo bisogno di un Piano che sia in grado di: - rendere magiche le città - ristabilire gli ambiti del vivere urbano - rivalutare la creatività - rivalutare gli aspetti nascosti della creatività e dell’inventiva sociale, economica ed industriale - ridare valore alle risorse ancora non interconnesse e interconnetterle - riciclare e rinverdire - ri-catturare la centralità della comunità coesa - rivedere quali sono le infrastrutture di software e di hardware di cui abbiamo bisogno - ridefinire la competitività - ristabilire la valuta dello sviluppo sostenibile ( il costo di un mq di asfalto? ) - rivedere le priorità del capitale investito e da investire - riguadagnare fiducia nella comunità - rinnovare la leadership - ristabilire le regole della partecipazione comunitaria verso obbiettivi di vision condivisi 26


- rivedere le politiche di gestione del rischio - riconsiderare la città e l’urbanità in tutti i suoi aspetti - ri-immaginare la pianificazione - ri-mappare la città - ri-delineare il ruolo delle città - rivedere i concetti dello sviluppo - rivedere gli sforzi ed i sacrifici necessari - rivalutare il ruolo della città come palestra del sapere - rivalutare ed investire sui talenti, sulle passioni, sulle persone, sul genius loci - riparare l’ambiente costruito - rimisurare i valori dei nostri beni patrimoniali - ri-inventare indicatori che siano in grado di rappresentare la realtà senza troppi giri di parole, a basso costo ed in poco tempo.

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Figura 6 Ex Manifattura Tabacchi – Napoli - Cucinella

DovrĂ quindi essere messo a punto un Piano di Area Vasta che contenga chiare e precise analisi, soluzioni e costi riferiti ai seguenti temi: -

Paesaggio

-

Logistica

-

Energia

-

Riuso, ricostruzione, ristrutturazione 28


-

Housing

-

Bonifiche ambientali

-

Distribuzione Commerciale

-

Infrastrutture con particolare riferimento a LTR

-

Welfare e Volontariato

-

SanitĂ

-

Sport, Cultura , Tempo Libero, Educazione e Formazione

-

Finanza Locale, Nazionale, Fondi e Programmi Europei

-

Partecipazione e Comunicazione.

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Comunità e facilitatori

Un Piano Strategico efficace ed efficiente è quindi necessario. Un piano che sia guidato da una coalizione di spiriti liberi e coraggiosi, disposti alla novità, al rischio di dire cose sgradevoli, di scontentare i soliti beneficiati a scapito degli ultimi che sono sempre poi i primi. Un piano costruito con Sindaci e amministratori che abbiano voglia di mettersi in gioco e che amino le loro comunità più che i partiti che li hanno eletti, con imprenditori liberali e lungimiranti, con un gruppo coeso e aggiornato di urbanisti e sociologi, di architetti e ingegneri, di criminologi ed economisti, di mediatori culturali ed esperti di sviluppo locale, di ambientalisti e paesaggisti, di agronomi e geologi di esperti del diritto urbanistico e di sociologi che siano in grado di attingere alla propria esperienza per sviluppare uno sguardo lungimirante verso il futuro. Abbiamo bisogno urgente di creativi e non yes man, persone di valore ma non archi star a gettone.

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Casi studio

Per inseguire gli ambiziosi obiettivi cui dobbiamo aspirare, quelli di uno sviluppo sostenibile, è dunque sempre più necessario il procedere per “alleanze”, utilizzando tutti gli strumenti finanziari (nazionali e comunitari) a disposizione. È importante avere una visione ampia in modo tale da ricercare soluzioni condivise, non per singolo comune o azienda in crisi, ma per aree territoriali, così come hanno fatto, ad esempio, nella Ruhr e a Manchester oppure a Chicago, Valencia, Bilbao.

Figura 7 Progetto per l’Ospedale Galliera a Genova – Pinearq Obz.

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Esperienze locali passate

Valorizzare ciò che è già stato fatto è importante: capire cosa recuperare e cosa invece reinventare dalle strategie passate permette di alzare lo sguardo volto al futuro. La citata Fabbrica delle Idee è l’esperienza ( ancora in corso) che a noi lascia l’eredità maggiore. Si tratta di un laboratorio-percorso di confronto intersettoriale costituito per generare idee e proposte progettuali per il rilancio del Distretto Ceramico. Gli obiettivi sono molteplici: innanzitutto stimolare l’uscita da una situazione di crisi economica e sociale superando gli interventi “tampone”; in secondo luogo evitare la perdita di competenze e saperi diffusi sul territorio in vari settori; infine favorire nuovi stimoli e nuove opportunità progettuali e commerciali con nuove relazioni di governante locale rispetto alle prospettive di medio-lungo periodo del distretto e del ruolo dei vari attori del territorio locale. Quindi l’idea è di partire dal contributo strutturato dei vari settori della realtà economica del mondo del lavoro e della società civile che il Comune di Fiorano ha contribuiti a stimolare per mettere a sistema le migliori energie creative presenti sul territorio di tutto il distretto della ceramica, dell’Area Vasta di SA.RE.MO (Sassuolo, Reggio Emilia e Modena). 32


L’approccio dovrà prevedere diversi livelli e metodi e varie fasi: - ascolto - confronto - priorità di interventi e progettazione intersettoriale - approccio multi-stakeholder - momenti di confronto diretto e E-democracy

I risultati della Fabbrica delle Idee parlano di oltre 100 idee, suddivise in dodici aree tematiche, alla cui elaborazione hanno contribuito in diversi momenti del percorso partecipativo decine e decine di persone in rappresentanza di imprese, enti, organizzazioni, banche, scuole, università, libera professione. Mentre la sintesi di queste idee e del lavoro svolto si trova facilmente su internet (www.fabbricadelleidee.it) quello che balza all’occhio guardando semplicemente la lista dei partecipanti è la quasi totale assenza dei comuni che dovrebbero comporre il Distretto Ceramico, l’assenza della Camere di Commercio e di molti altri enti e istituzioni: se c’è stata una presenza politica qualificata della Regione, nessun dirigente delle Province di Modena e Reggio Emilia ha partecipato ai lavori.

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Esperienze analoghe all’estero

caso studio Regione della Ruhr

localizzazione Eu, Germania

problematiche di partenza

Trasformazioni

strategia

riferimenti

- importante polo

- risanamento ecologico

- forte progettualitĂ

http://it.wikipedia.org/wiki/Re

produttivo europeo

(microdepuratori delle acque,

pubblica

gione_della_Ruhr

per le attivitĂ

rinaturalizzazione dei fiumi,

- partnership pubblico

siderurgica ed

riciclio scorie inerti, ecc.)

privata

http://www.verdinrete.it/sesto

estrattiva

- riconversione impianti

- eliminare il deficit

sg/ruhr.htm

-

industriali (musei, parchi, ecc.)

urbanistico ed ecologico

sovrapopolamento

- nuovi spazi abitativi

come base per lo

- territorio

sviluppo economico

completamente

- consorzio di 17

orientato alla

comuni

produzione - forte inqunamento

34


Manchester

Eu, Inghilterra

- centro dell’attività

- rivitalizzazione culturale

- forte progettualità

http://it.wikipedia.org/wiki/Ma

cotoniera mondiale

-riqualificazione degli spazi

pubblica

nchester

-

dell’industria

- creazione di luoghi

sovrapopolamento

- riqualificazione delle periferie

generatori di una nuova

http://www.informagiovani-

- centro

-costituzione di numerosi

identità

italia.com/manchester.htm

interamente

musei che mantengano viva la

- riqualificazione su

orientato alla

tradizione industriale pur

vasta scala

produzione

orientandola alla

- decadenza

contemporaneità

postindustriale

Chicago

Usa, Illinois

- importante centro

- orientamento verso

- pianificazione

http://it.wikipedia.org/wiki/Chi

per il commercio

l’economia dei servizi

strategica

cago

statunitense

- fenomeni di gentrification

- superamento degli

- crisi post

- riqualificazione di alcune aree

strumenti vincolistici

http://www.sapere.it/enciclop

industriale

urbane

- impegno collettivo

edia/urbanìstica.html

- trasferimento

- crescita del consumo

- lungimiranza

dell’industria in

culturale

- partnership pubblico-

altre zone

privata

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Valencia

Eu, Spagna

- economia basata

- deviazione del fiume Turia

- generazione di un

http://it.wikipedia.org/wiki/Val

sull’agricoltura,

- costituzione di un parco

centro di attività

encia

l’industria del legno

nell’area del vecchio letto del

culturali all’interno della

e la metallurgia

fiume

città

http://it.wikipedia.org/wiki/Cit

- straripamento del

- costruzione della Città delle

- considerazione della

tà_delle_Arti_e_delle_Scienze_

fiume Turia con

Arti e delle Scienze

cultura come nuovo

di_Valencia

conseguente

motore economico della

alluvione

città

devastante

- generazione di nuovi spazi attrattivi

Bilbao

Eu, Spagna

- economia basata

- rinnovamento urbano con

- piano di

http://it.wikipedia.org/wiki/Bil

sull’industria

un’alta concentrazione di

ristrutturazione e

bao

dell’acciaio,

servizi attrattori (bars, negozi,

rinnovamento

dell’automazione,

cinema, ecc.) all’interno di

urbanistico

http://www.sapere.it/enciclop

dell’energia

edifici industriali dismessi

- creazione di epicentri

edia/urbanìstica.html

- crisi dei cantieri

- creazione di un simbolo

della cultura e dello

navali e delle

culturale specifico (Museo

svago in diversi punti

industrie pesanti

Guggenheim) progettato da un

della città

architetto di fama mondiale

- strutture industriali

- potenziamento del trasporto

riconvertite

pubblico e degli assi infrastrutturali - creazione di una’area residenziale e terziaria immersa nel verde come proseguimento della fiera

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Le immagini relative ad insediamenti verdi sono desunte da pubblicazioni specialistiche di settore.

Credits

Lorenzo Carapellese - Urbanista Bruno De Pietri - Architetto Elisabetta Zivieri – Architetto ACCURAT / |||| / | www.accurat.it Isadora De Pasquale Giorgia Lupi Paolo Patelli Simone Quadri Gabriele Rossi

“Progettare una città da sogno è facile [...]. E’ ricostruirne una vitale che richiede fantasia” Jane Jacobs

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