il magazine dell’azienda sanitaria dell’alto adige
Il lato oscuro dell’estate: non tutto ciò che l’estate porta con sé è qualcosa di buono per noi
fedeltà premiata Festa con i fiocchi per il personale di lungo corso del Comprensorio di Bolzano
nuove mansioni I saluti delle Direttrici e del Direttore di Comprensorio
reportage
“Siamo anche un po’ psicologi”: Tecnici per la prevenzione nel settore ambientale e del lavoro raccontano
istantanea → Il 29 maggio scorso la dottoressa Elisabeth Montel è stata nominata quale nuova Direttrice del Comprensorio sanitario di Bressanone. Allo stesso tempo si è stabilito il rientro della dottoressa Irene Pechlaner alla Direzione del Comprensorio sanitario di Merano e del dottor Umberto Tait alla Direzione del Comprensorio sanitario di Bolzano. Invece il Dottor Gerhard Griessmair è stato confermato nel suo ruolo di Direttore del Comprensorio sanitario di Brunico. FOTO:
Care Lettrici, cari Lettori,
Vi state godendo l’estate? La maggior parte di voi risponderà di sì a questa domanda. L’estate però non ha solo lati positivi e piacevoli, ma può nascondere anche dei pericoli. A pagina 16 potete scoprire il lato “oscuro” della bella stagione.
La squadra dei Direttori di Comprensorio è di nuovo al completo: Elisabeth Montel è stata nominata quale nuova Direttrice del Comprensorio sanitario di Bressanone. Umberto Tait si è spostato dal Comprensorio sanitario di Merano al Comprensorio sanitario di Bolzano e anche Irene Pechlaner è tornata al posto di lavoro che occupava fino a due anni fa, vale a dire a Merano. Potete trovare i saluti delle Direttrici e del Direttore di Comprensorio, sia di quelli di nuova nomina che riconfermati, da pagina 04 in poi.
Era stata annullata per diversi anni a causa della pandemia, ma ora è tornata. Si tratta della Festa per il personale del Comprensorio sanitario di Bolzano, durante la quale sono state/i premiate/i le collaboratrici e i collaboratori di lunga data. Il reportage fotografico dell’evento si trova a pagina 10.
Cosa fanno gli ispettori d’igiene durante l’estate? Pensate che siano in vacanza? Niente affatto, sono in giro tutti i giorni a controllare l’igiene dei rifugi e delle piscine, per fare un esempio. Il racconto di una loro giornata tipo è disponibile a pagina 30.
Buona lettura! Il team di redazione
nuove mansioni: i saluti delle direttrici del direttore di comprensorio
possibilità di sviluppo assessment center
una festa per ringraziare collaboratrici e collaboratori
supporto psicologico telefonico: erwin steiner racconta la sua esperienza
personale: qui, vi presentiamo i nostri nuovi dirigenti
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inoltre, in questo numero:
informare
PNRR - Nuove strutture
Forum Salute Alto Adige L’Ospedale dei Pupazzi
organizzare
Una settimana da “professionals” Intervista: un programma di studio per l’Alto Adige Fascicolo Sanitario Elettronico
aiutare e assistere
Salute in immagini: Il Giro d’Italia Riscoprire la gentilezza
La recensiONE e la ricetta il lato oscuro dell’estate
vivere
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tecnici per la prevenzione nel settore ambientale e del lavoro raccontano
storia di copertina
la parola a
direttrice di comprensorio bressanone elisabeth montel
Vorrei lavorare per garantire un costante miglioramento della qualità nell'assistenza sanitaria.
elisabeth montel
Gentili Direttori e Direttrici, gentili Coordinatrici e Coordinatori, stimati Collaboratori e Collaboratrici,
dopo quasi sei mesi ritorno in veste di Direttrice del Comprensorio sanitario di Bressanone. Nella mia precedente attività professionale mi sono occupata prevalentemente dell’area ospedaliera. Tuttavia, l’assistenza sanitaria globale e universale è molto di più: promozione della salute e prevenzione, assistenza sanitaria territoriale attraverso i Distretti, i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di Libera Scelta, la stretta collaborazione con i Servizi Sociali, in rete con gli ospedali altoatesini e, in generale, attraverso un migliore coordinamento tra i vari Servizi Sanitari.
Con il supporto di ciascun Responsabile delle aree sanitaria e tecnicoamministrativa, vorrei impegnarmi, affinché venga migliorata costantemente la qualità dell’assistenza sanitaria, in particolare in termini di: attenzione ai bisogni della popolazione, accessibilità alle prestazioni, sicurezza, benessere nell’ambiente di lavoro, centralità del paziente, continuità delle cure, efficienza e appropriatezza.
Con entusiasmo assumo questo ruolo stimolante e importante quale Direttrice del Comprensorio sanitario.
Ci troviamo in una situazione straordinaria, caratterizzata dal cambiamento demografico: l’Italia ha la seconda popolazione più anziana del mondo dopo il Giappone, le malattie croniche aumentano con l’età e, come negli altri principali paesi industriali democratici, si registra una marcata carenza in tutte le professioni. È arrivato il momento di stabilire la migliore rotta e prendere le decisioni necessarie, affinché a tutte le cittadine e a tutti i cittadini possa essere garantito il diritto a un’assistenza sanitaria universale a lungo termine.
Elisabeth Montel
Care collaboratrici, cari collaboratori,
ci sono occasioni nella vita che uniscono gioia e malinconia: si guarda al futuro con ottimismo, ma allo stesso tempo si rimpiange di aver detto addio al presente. Sono quindi molto felice di tornare nel Comprensorio di Bolzano, dove ho lavorato a lungo, dopo circa due anni di permanenza in quello di Merano. Lì rivedrò molte persone con cui ho lavorato per anni e con alcune delle quali ho anche stretto amicizia.
Allo stesso tempo mi dispiace dover salutare molte persone care qui a Merano e anche a Silandro, persone che in questo periodo mi sono rimaste nel cuore. Cambiare comprensorio è stata per me una bellissima esperienza professionale. Gestire due ospedali contemporaneamente e fornire un’ampia gamma di cure in loco è stato impegnativo, ma allo stesso tempo ha rappresentato per me un’opportunità di crescita professionale. Tuttavia, ciò che mi ha colpito maggiormente in questo periodo è stata l’incredibile attenzione riservata ai malati. Non solo dal punto di vista medico, ma anche da quello infermieristico, amministrativo e tecnico: ovunque ho incontrato persone che hanno sempre subordinato il proprio lavoro all’obiettivo di offrire il meglio ai pazienti. Per questo desidero ringraziarvi tutti dal profondo del cuore e mi rende un po’ più facile salutarvi sapendo che, con voi, i malati, anche in futuro, continueranno a essere in ottime mani.
Ringrazio anche la mia collega Irene Pechlaner, che ora tornerà a Merano, per l’impegno profuso a Bolzano; ha dovuto affrontare in questo periodo di cambiamento alcuni progetti difficili. Allo stesso tempo, Le faccio i miei migliori auguri per il suo nuovo ruolo.
Umberto Tait
Gentili Dirigenti, gentili Collaboratrici e Collaboratori,
il tempo è volato durante i due anni trascorsi nel Comprensorio sanitario di Bolzano. Questo periodo è stato caratterizzato da progetti complessi: prima la pandemia causata dal Covid, poi il trasferimento nella Nuova Clinica dell’area chirurgica, delle sale operatorie e dell’intera “ala” rossa.
Questi compiti imponenti sono stati possibili solo grazie a un team su cui poter contare in ogni momento. A Bolzano ho trovato anche due meranesi: il Coordinatore sanitario Pierpaolo Bertoli, con il quale avevo già avuto un’ottima collaborazione, e il dirigente tecnico-assistenziale coordinatore Thomas Kirchlechner, che è stato un supporto molto prezioso. Lo stesso vale per la Direttrice medica, Monika Zäbisch, e per il Coordinatore amministrativo, Luca Armanaschi, che ora è il Direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria.
Vorrei ringraziare di cuore tutti/e loro e, naturalmente, anche tutti i nostri collaboratori e le nostre collaboratrici per il loro sostegno, la loro competenza e la loro pazienza.
direttrice di comprensorio merano irene pechlaner
Il Comprensorio sanitario di Bolzano, con i suoi Distretti e l’Ospedale provinciale, è molto complesso e in questi due anni ho notato che siete tutti/e abituati a gestire situazioni difficili e, ove necessario, anche a improvvisare perché tutto funzioni.
Ora, il mio percorso professionale mi riporta a Merano e, per l’occasione, farò mie le parole di Nelson Mandela: “Niente è paragonabile alla bella sensazione di tornare in un luogo familiare e rendersi conto di quanto si è cambiati”.
Irene Pechlaner
direttore di comprensorio bolzano umberto tait
possibilità di sviluppo
La promozione e lo sviluppo dei futuri dirigenti sono al centro del programma organizzato dalla Ripartizione Sviluppo del personale in collaborazione con le Direzioni tecnico-assistenziale e sanitaria come parte del concetto di progresso dirigenziale. Al fine di creare un pool trasversale, per la prima volta, tutte le categorie professionali sono state osservate congiuntamente dall’Assessment Center. Quali saranno i risvolti pratici?
peter a. seebacher
traduttore: rocco leo
L’oggetto: “Presentazione del progetto dello sviluppo dei futuri dirigenti”. Nel testo della circolare si leggeva poi oltre: “Quest’anno, per la prima volta, la Ripartizione Sviluppo del Personale organizza una formazione per individuare, in tutti i gruppi professionali, i possibili futuri dirigenti. A tal fine, nel mese di maggio, viene organizzato un Assessment Center. Le persone risultate idonee avranno diritto ad un programma di formazione biennale”.
Sono passati alcuni mesi da allora e “one” si è chiesto cosa stia accadendo con l’annunciato programma di sviluppo della carriera. Lo abbiamo domandato a Claudia Dariz, collaboratrice per lo sviluppo dirigenziale all’interno della Ripartizione Sviluppo del personale. Su incarico di Martin Matscher, Direttore della suddetta ripartizione, ha collaborato all’attuazione del programma con Marco Angriman della Direzione sanitaria e Maurizio Pilia, Staff per lo Sviluppo professionale della Direzione tecnico-assistenziale.
Dariz spiega: “La Direzione tecnicoassistenziale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige aveva già introdotto l’Assessment Center diversi anni fa. Ora, il concept è stato adattato alla promozione del personale dell’intera azienda e allargato a tutti i profili professionali che aspirano a un ruolo dirigenziale”.
E in cosa consiste questo progetto? “Da un lato, l’obiettivo è quello di individuare persone interessate e motivate a proseguire la propria formazione e lo sviluppo personale. Dall’altro, si tratta di approfondire il ruolo e le mansioni dirigenziali all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Vogliamo dare una panoramica delle mansioni manageriali a coloro che aspirano ad assumere una posizione dirigenziale in futuro – chiarisce Dariz –indipendentemente dal fatto che si tratti dell’ambito medico, tecnico-assistenziale o amministrativo. D’altronde, anche coloro che sono interessati dovrebbero essere preparati in modo completo ad un ruolo dirigenziale”.
Desiderio di leadership
Ben 84 persone hanno risposto all’invito a partecipare all’Assessment Center dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, di propria iniziativa o su suggerimento del proprio diretto superiore. Alla fine, sono state ammesse 63 persone. Alcune delle candidature non erano suffragate dalle qualifiche richieste, altre sono decadute poiché chi le ha presentate è già diventato dirigente mentre altre ancora sono state ritirate per motivi personali.
Queste 63 persone si sono presentate al processo selettivo, al termine del quale è stata stilata una lista di candidature approvate. Inoltre, a giugno, i cosiddetti “osservatori” hanno condotto un colloquio di feedback con ogni candidata e candidato.
I circa 30 osservatori interni, figure dirigenziali provenienti dai settori tecnico-assistenziale, medico e amministrativo, hanno seguito una formazione preliminare e hanno accompagnato le/gli aspiranti nello svolgimento dei compiti a loro assegnati. “Era importante – sottolinea Dariz – che i partecipanti fossero osservati sotto una lente diversa. Ogni settore professionale ha una propria prospettiva e, in questo modo, tutti hanno contribuito alla valutazione. Ogni gruppo di osservatori e osservatrici era composto da tre persone, ciascuna con un diverso background professionale. Questi mini-team, poi, si sono nuovamente riuniti”.
Sviluppo personale
“Lo scopo dell’Assessment Center e dell’annesso corso non è solo quello di forgiare nuove figure dirigenziali, ma anche quello di puntare su formazione, sviluppo personale e sulle opportunità che di volta in volta si presentano”, spiega Dariz. Dopo tutto, potrebbe capitare che, nel corso del tempo, le idee cambino e venga meno l’aspirazione a una posizione dirigenziale. “Tuttavia – continua Dariz – il percorso fatto da queste persone impatterà comunque sull’intera struttura poiché loro avranno una visione nuova e più ampia dell’azienda. Probabilmente, avranno anche una maggiore comprensione di aree diverse dalla loro, dato che collaboratrici e collaboratori degli ambiti medico, tecnico-assistenziale e amministrativo si ritrovano nel medesimo programma di formazione. Lo scambio continuo che avviene durante il corso biennale promuove la comprensione e il rispetto reciproco nella collaborazione quotidiana”.
Claudia Dariz, collaboratrice per lo sviluppo dirigenziale nella Ripartizione Sviluppo del personale
“Un bel progetto”
Sia i partecipanti che gli “osservatori” sono rimasti positivamente colpiti dall’Assessment Center e lo hanno descritto come un grande progetto, rivela Dariz. L’interazione con altri gruppi professionali durante la risoluzione dei compiti assegnati è stata percepita come molto positiva.
E qual è il profilo della candidata o del candidato ideale?
Dariz: “Dovrebbe essere presente la capacità di lavorare insieme a livello interprofessionale e la persona dovrebbe essere in grado di empatizzare, stabilire le priorità e concentrarsi sui risultati”.
Il percorso verso una posizione dirigenziale non si esaurisce con il completamento del programma di formazione biennale. Come avviene ovunque nella pubblica amministrazione, è necessario superare e vincere un concorso per la posizione in questione. Una sfida che i potenziali e preparati futuri dirigenti dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige saranno felici di affrontare.
l’atmosfera era distesa e amicale”
Una partecipante all’Assessment Center descrive le ragioni della sua candidatura e le sue impressioni in forma anonima.
Perché si è candidata all’Assessment Center?
Che cos’è l’Assessment Center?
Si tratta di un metodo per valutare le persone dal punto di vista lavorativo, in particolare nelle aree di selezione e sviluppo del personale (fonte Wikipedia).
I giochi di ruolo e i compiti di gruppo sono strumenti classici di un Assessment Center. Le/I partecipanti vengono valutati dai cosiddetti “osservatori”. Oltre alle prestazioni pure, anche la personalità e le abilità sociali giocano un ruolo importante.
Perché trovo stimolante la possibilità di sviluppare le mie competenze, di familiarizzare con le aree di responsabilità di un dirigente e, soprattutto, di ricevere un feedback oggettivo sulla mia persona.
Come funziona l’Assessment Center?
All’inizio, la Commissione composta da tre membri voleva sapere perché pensava di poter diventare un buon dirigente. Dopo questo colloquio è seguito il gioco di ruolo. Da dirigente, non potevo autorizzare un collaboratore a ridurre il suo orario di lavoro da tempo pieno a part-time perché il personale era già sotto organico. Un membro della Commissione ha interpretato il ruolo del dipendente ostinato e abbiamo svolto un compito congiunto in cui sono stati valutati soprattutto l’interazione e il comportamento all’interno del gruppo.
Che atmosfera si respirava tra i candidati?
L’atmosfera era amichevole e distesa. All’inizio, tutti però erano un po’ tesi perché ovviamente nessuno sapeva esattamente cosa aspettarsi.
Cosa ti aspetti da questo apprendistato di due anni?
Mi aspetto che l’apprendistato mi aiuti a conoscere meglio e più approfonditamente, l’Azienda sanitaria e che mi permetta di capirne processi che prima non mi erano chiari o, addirittura, risultassero incomprensibili visti dall’esterno. Spero inoltre che l’apprendistato contribuisca al mio sviluppo personale e di apprendere come risolvere situazioni interpersonali difficili in modo chiaro e obiettivo.
peter a. seebacher
traduttore: rocco leo
pnrr
Mentre procedono i lavori al cantiere per la Casa della Comunità (CdC) di Laives partiti il 4 aprile scorso, a Merano è pronto il progetto per la nuova struttura in via Rossini che ospiterà CdC, Ospedale di Comunità (OdC) e Centrale operativa territoriale (COT).
rocco leo
Entrambi i progetti, finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e dalla Provincia autonoma di Bolzano, svolgeranno un ruolo cruciale nel garantire un’assistenza sanitaria più vicina alle necessità della cittadinanza. Le strutture integreranno servizi sanitari e sociali, migliorando l’accesso alle cure per i cittadini e promuovendo una rete assistenziale più efficiente e capillare.
CdC di Laives
Il 4 aprile, gli assessori Christian Bianchi e Hubert Messner hanno inaugurato il cantiere per la costruzione della Casa della Comunità di Laives.
“Il futuro dell’assistenza sanitaria è correlato allo sviluppo di una rete estesa di servizi sul territorio e nella stretta interazione tra ambito sociale e sanitario”, ha sottolineato l’Assessore Messner durante l’inaugurazione.
La nuova Casa della Comunità sostituirà l’attuale Distretto sanitario di Laives, offrendo una gamma ampliata di servizi sanitari e assistenziali, inclusi quelli specialistici. Il progetto prevede un edificio che ospiterà non solo la Casa della Comunità, ma anche altri ambulatori e servizi distrettuali sanitari e sociali. Una rete multiprofessionale si occuperà dei/delle pazienti, con particolare attenzione alle persone affette da malattie croniche e allo sviluppo di percorsi diagnosticoterapeutici assistenziali.
Il futuro della sanità territoriale a Merano
Parallelamente, è stato approntato il progetto per una nuova struttura, situata in via Rossini, proprio di fronte al nosocomio cittadino, che includerà la Casa della Comunità (CdC), l’Ospedale di Comunità (OdC) e la Centrale Operativa Territoriale (COT).
Il nuovo edificio, di circa 5.250 mq distribuiti su tre piani più due livelli interrati, sarà dedicato a cure primarie, diagnostica di base e cure intermedie.
Il design architettonico dell’edificio di Merano privilegia funzionalità ed efficienza energetica, con soluzioni innovative per ottimizzare l’uso degli spazi. Al piano terra sarà ubicata la Casa della Comunità, mentre il primo piano ospiterà l’Ospedale di Comunità, servito da un ingresso separato. Il secondo piano sarà destinato alla Centrale operativa territoriale e ad altri spazi comuni. Infine, i due livelli interrati saranno adibiti a archivi e vani tecnici.
La nuova Casa di Comunità di Laives con Ambulatori e Servizi socio-sanitari a livello distrettuale.
La nuova Casa di Comunità e l’Ospedale in via Rossini a Merano.
nuove strutture a laives e merano
I progetti di Laives e Merano segnano un avanzamento significativo nella riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali, puntando a una maggiore integrazione tra assistenza sanitaria e sociale. Queste strutture rappresentano la concreta realizzazione dell’assistenza di prossimità, destinata a migliorare significativamente la qualità della vita della cittadinanza, grazie a una rete estesa e ben coordinata di servizi sanitari e sociosanitari.
insonnia e vene varicose sono patologie molto diffuse
Anche quest'anno, prosegue il ciclo di conferenze “Forum Salute Alto Adige” dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Le prime due serate sui temi dell’insonnia a Bressanone e delle vene varicose, trombosi ed emorroidi a Brunico sono state ancora una volta un successo. Il programma proseguirà con una conferenza che si terrà in ottobre a Merano.
La specialista in Neurologia, Viola Gschliesser, e la specialista in Otorinolaringoiatria, Vera Staffler, entrambe dell’Ospedale di Bressanone, sono intervenute sul tema dell’insonnia spiegando che i disturbi del sonno aumentano con l’età, ma che anche il 13% circa delle persone sotto i trent’anni già ne soffre Tra i comprovati consigli vi erano quelli di: rispettare orari di sonno regolari, non rimanere a letto troppo a lungo, non dormire durante il giorno, non mangiare troppo la sera o fare troppo sport. Secondo le specialiste, è meglio alzarsi dal letto se non si riesce a prendere sonno in breve tempo. In camera da letto non si dovrebbero usare televisori, telefoni cellulari o tablet. A proposito di sonno e veglia, va notato che è possibile raggruppare le persone in “allodole”, vale a dire coloro che amano alzarsi presto e andare a letto presto, “gufi”, per i quali è il contrario, e “colibrì”, che alternano le due cose. Chi non dorme bene a causa di una patologia, come ad esempio l’apnea notturna, dovrebbe rivolgersi a un medico.
La seconda serata, che si è svolta a Brunico, era dedicata al tema delle vene varicose, delle trombosi e delle emorroidi. Daniel Zipponi e Ivan Ursic, specialisti in Chirurgia Vascolare dell’Ospedale di Bressanone, e Jerin Agaj, specialista in Chirurgia vascolare, hanno spiegato le cause, i sintomi e i possibili trattamenti. L’insufficienza venosa cronica, in particolare, è una delle malattie più comuni a livello mondiale: ne soffre circa il 25% della popolazione adulta. La predisposizione genetica gioca un ruolo importante, così come la prolungata permanenza in posizione eretta durante il lavoro. Nelle fasi iniziali, le calze elastiche o i farmaci possono essere d’aiuto, ma in seguito si rende necessaria una soluzione chirurgica. Per quanto riguarda le trombosi, è possibile distinguere tra trombosi superficiali e profonde; infine, la mancanza di esercizio fisico o l’assunzione della pillola anticoncezionale possono favorirle.
Entrambe le serate sono state molto seguite e il pubblico ha dimostrato grande interesse nel ricevere qualificate informazioni di prima mano. La prossima conferenza si terrà il 9 ottobre 2024, questa volta a Merano, e il tema sarà: “Il corretto uso di internet e strumenti elettronici in bambini e adolescenti”.
maria hechensteiner & sabine flarer, traduttrice: tatiana de bonis
Da sinistra a destra: Guido Schumacher (Primario della Chirurgia di Bressanone), Ivan Ursic, Jerin Agaj, Daniel Zipponi, un paziente e la presentatrice Sabina Frei
Le specialiste Vera Staffler (seconda da sinistra) e Viola Gschliesser (ultima a destra) con il Direttore sanitario Josef Widmann (al centro), insieme a due pazienti.
Buonumore e spirito celebrativo hanno caratterizzato la grande festa dedicata alle collaboratrici e ai collaboratori di lungo corso del Comprensorio sanitario di Bolzano, un evento tenutosi a metà maggio presso il polo fieristico del capoluogo altoatesino. Nel corso della serata, le/i dipendenti di lunga data sono stati al centro dell’attenzione, com’è giusto che sia, perché ognuna/o di loro, per tanto tempo, ha dato un importante contributo al buon funzionamento della Sanità in Alto Adige.
un ringraziamento per i tanti anni di impegno
vera schindler, traduttore: rocco leo
peter a. seebacher
Circa 500 persone che hanno lavorato nell’Azienda sanitaria per 30, 35 o 40 anni, comprese/i coloro che sono meritatamente in pensione, hanno accettato l’invito all’evento.
Tutte/i hanno apprezzato l’atmosfera rilassata e lontana dalla quotidiana routine lavorativa.
La Direttrice dell’Ufficio Servizi generali, Stefania Bertolami, con Lisa Giacosa, rappresentante del Circolo Ricreativo Ospedaliero e moderatrice della serata.
Irene Pechlaner, Direttrice uscente del Comprensorio sanitario di Bolzano: “Non è scontato rimanere fedeli all’azienda per così tanto tempo ma la nostra generazione è abituata a restare e non demordere”.
d.s. Irene Pechlaner; la Direttrice medica facente funzioni dell’Ospedale di Bolzano, Monika Elisabeth Zäbisch; il Dirigente tecnico-assistenziale coordinatore del Comprensorio di Bolzano, Thomas Kirchlechner
L’Assessore alla Salute, Hubert Messner, qui nella foto con il Direttore amministrativo Luca Armanaschi, è stato felice di partecipare all’evento: “Le persone che festeggiano il loro anniversario lavorativo hanno trascorso metà della loro vita lavorando nell’Azienda sanitaria, spesso sotto grande pressione. Questo soprattutto durante la pandemia, quando hanno dimostrato una grande resilienza dando un enorme contributo all’ente”.
d.s.: Irene Pechlaner; Monika Elisabeth Zäbisch; Luca Armanaschi; Thomas Kirchlechner
Anche i relatori e le relatrici, che hanno almeno 30 anni di servizio alle spalle, hanno ricevuto un mazzo di fiori come ringraziamento.
ulteriori foto
sono disponibili qui →
Un grazie di cuore va proprio al Circolo Ricreativo Ospedaliero, che ha sostenuto finanziariamente i festeggiamenti acquistando i regali e fornendo il catering.
celebrando l’impegno e la passione
dei collaboratori e collaboratrici
“La festa organizzata per celebrare gli anni di servizio del nostro straordinario personale sanitario, medico e amministrativo del Comprensorio Sanitario di Bolzano e della Direzione Aziendale è stata un successo. Dopo un’interruzione forzata dovuta alla pandemia, finalmente abbiamo ripreso questa importante tradizione.
I recenti risultati dell’indagine sul benessere organizzativo hanno evidenziato quanto la nostra azienda sia sana e coesa. Le metriche parlano chiaro: abbiamo registrato un bassissimo tasso di assenteismo, un forte senso di lavoro di squadra e un alto tasso di attaccamento all’azienda. Questi risultati sono un chiaro segnale dell’impegno e della dedizione di ogni collaboratrice e collaboratore.
Celebrare gli anni di servizio è essenziale per riconoscere e valorizzare il contributo di tutti voi. È un momento per riflettere sui successi ottenuti e per rafforzare il senso di appartenenza alla nostra comunità lavorativa.
Un ringraziamento speciale va alla Fiera per la collaborazione e per averci messo a disposizione il foyer H1, che ha potuto ospitare quasi 500 collaboratrici e collaboratori dell’Azienda sanitaria. È stato un onore poter celebrare questo evento insieme all’Assessore alla Salute Hubert Messner, alla Direttrice del Comprensorio Sanitario di Bolzano, Dott.ssa Irene Pechlaner, all’intera Direzione di Comprensorio e alla rappresentante del Circolo Ricreativo Ospedaliero, Dott.ssa Lisa Giacosa.
Grazie di cuore a tutti voi per il vostro impegno quotidiano. Insieme, continuiamo a costruire un futuro di eccellenza e benessere per la nostra comunità sanitaria”.
Luca Armanaschi, Direttore amministrativo
l’ospedale dei pupazzi
michaela bergner
traduttore: rocco leo
Centinaia di peluche “malati” sono stati curati a fine marzo presso l’Ospedale provinciale di Bolzano. Una vera e propria invasione di orsacchiotti con i loro “baby-genitori” ha fatto una visita all'Ospedale dei pupazzi.
A tutti capita di avere tosse o raffreddore, di non sentirsi bene e di ammalarsi. Questo vale anche per i giocattoli dei nostri bambini. E chi se ne occupa quando i “piccoli genitori” degli orsacchiotti non sanno più cosa fare?
Naturalmente, i TeddyDocs! Dal 25 al 27 marzo 2024, questi ultimi sono stati ospiti all’Ospedale provinciale di Bolzano. Lì, si sono presi cura dei peluche “ammalati”. Durante la visita, le bambine e i bambini presenti hanno potuto sperimentare una situazione ospedaliera senza che fossero loro i pazienti. Emergenze di ogni tipo sono state gestite dai TeddyDocs impersonati da studenti volontari del Polo universitario delle professioni sanitarie “Claudiana” di Bolzano e della medizinischen Universität di Innsbruck.
Il reparto pediatrico con Primaria Micòl Cont e le maestre della scuola dell’ospedale
Insieme ai TeddyDocs, i bambini e i loro pupazzi hanno svolto una visita ospedaliera a tappe. Hanno effettuato anamnesi, prelievi di sangue nel laboratorio e interventi chirurgici, il tutto effettuato su peluche con organi di stoffa. Inoltre, hanno scoperto la radiologia con i raggi X, le ecografie e la risonanza magnetica (RM), così come la farmacia, dove hanno trovato frutta fresca e succhi salutari. In collaborazione con AVIS (Associazione volontari italiani del sangue) e l’associazione Comedicus, l’esperienza è stata anche divertente oltre che informativa. Presenti sul posto anche un’ambulanza con i volontari della Croce Bianca e l’unità cinofila.
→ Il progetto dei TeddyDocs esiste dal 2018 e, tra le altre cose, mira a far superare ai bambini la paura dell’ospedale o delle visite mediche.
Il progetto ha preso vita a Bressanone nel 2018 e a Bolzano nel 2019. Dopo una pausa a causa della pandemia, nel 2023 è stato organizzato il mini-Ospedale dei pupazzi a Gais. Ma chi sono le/i responsabili e gli organizzatori che, insieme a innumerevoli volontari e volontarie mantengono viva questa meravigliosa iniziativa?
“Durante i miei studi alla Claudiana, ho vestito i panni della TeddyDoc. Alla fine della giornata, ho visto tanti sorrisi, gioia e spontaneità nei bambini, tanto da chiedere a Matteo Barricelli se avessero bisogno di aiuto per l’organizzazione. All’epoca, il progetto era ancora gestito dall’AMSA e i membri del team erano principalmente studenti dell’Università di Medicina di Innsbruck laureatisi nel 2020; cosa che ha portato alla conclusione dell’iniziativa. Mancavano persone e risorse per continuare”, spiega Claudia Tschöll, infermiera dell’Ospedale provinciale di Bolzano, classe 1999.
Sorridendo, continua: “Per una serie di coincidenze, nel gennaio 2020, mi sono presentata all’Agenzia delle Entrate in qualità di Presidente per registrare l’organizzazione di volontariato denominata Teddybärkrankenhaus – Südtirol EO | Ospedale dei Pupazzi – Alto Adige ODV”.
La presidente non è sola; dietro il progetto di volontariato c’è un intero team. All'Ospedale dei pupazzi partecipano anche Matteo Barricelli, classe 1987, vicepresidente e insegnante della scuola primaria con formazione Montessori che, oltre al lavoro e ai TeddyDocs, è anche fondatore di alcune associazioni di volontariato.
Il 23 maggio il reparto pediatrico dell’Ospedale di Vipiteno ha organizzato la “Teddy Clinic” in collaborazione con la scuola dell’ospedale e la Croce Bianca.
“Mi piace molto lavorare con i bambini e trovo che l’idea del progetto sia molto interessante e utile per aiutare i piccoli a familiarizzare con l’ospedale e le visite mediche, in modo che ne abbiano meno paura in futuro”, ha detto Miriam Malojer, studentessa di Medicina al quinto anno.
Simon Daziale, anche lui studente di Medicina al quinto anno, ha aggiunto: “Questo progetto mi sta molto a cuore, perché ho visto con i miei occhi cosa significhi una visita o un soggiorno in ospedale per molti bambini e quale stress ne derivi sia per loro che per i genitori. Inoltre, è una buona occasione per gli studenti di imparare come gestire al meglio i pazienti pediatrici in un contesto ospedaliero”.
Giulia Mattiazzo e Maddalena Tavella, entrambe infermiere del nosocomio bolzanino, fanno parte del team della dell'Ospedale dei pupazzi. Entrambe condividono la gioia di lavorare con i bambini: “Da bambina ero spesso malata e in ospedale. Se ci fosse stato un progetto simile durante la mia infanzia, mi avrebbe sicuramente aiutato molto”, ha concluso Tavella.
Team teddy (da sinistra a destra): Simon Daziale, Giulia Mattiazzo, Claudia Tschöll, Matteo Barricelli, Maddalena Tavella e Mirjam Malojer
il lato oscuro dell’estate
Giornate più lunghe, sole, cielo azzurro, notti miti, pantaloni corti e T-shirt: l’estate promette una vita più facile e rilassata rispetto al resto dell’anno.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, perché non tutto ciò che la bella stagione porta con sé è positivo per noi.
peter a. seebacher, traduttrice: tatiana de bonis
“Sommer, Sonne, Sonnenschein, zieh’ ich mir furchtbar gerne rein” cantavano i rapper tedeschi “Die Fantastischen Vier” nel 1992. Oggi sappiamo che prendere troppo sole non va affatto bene e sicuramente non è salutare. Chi ha reso popolare l’equazione per chui abbronzatura è uguale a salute e uguale a fascino?
Dopo tutto, per molto tempo, la pelle chiara è stata considerata un segno di nobiltà, mentre la pelle abbronzata apparteneva solo a braccianti, contadini e marinai.
La leggenda vuole che sia stata la famosa stilista Coco Chanel (1883–1971) ad aprire la strada al trionfo della pelle abbronzata. Durante una gita in barca in Costa Azzurra, all’inizio degli anni Venti, dimenticò il suo ombrellino per proteggersi dal sole. Il sole e l’acqua riflettente fecero il resto e Chanel tornò sulla terra ferma con una grave scottatura. Rientrata a Parigi, il rossore era scomparso per lasciare spazio a un’abbronzatura uniforme.
“Sembravo piena di energia”, si rese conto in seguito Chanel, e questa consapevolezza le piacque molto. Per la prima volta nella storia della moda, decise quindi che per la successiva sfilata avrebbe assunto solo modelle abbronzate. Questo diede il via a una nuova tendenza che continua ancora oggi, anche se ormai conosciamo molto bene i pericoli di un’eccessiva esposizione ai raggi UV.
Sole e salute
L’Alto Adige è una delle regioni europee con uno dei tassi più alti di tumori della pelle in rapporto alla popolazione. I motivi sono l’altitudine della regione, il forte soleggiamento, ma anche le abitudini degli altoatesini che amano praticare i loro hobby all’aperto. “Ma”, afferma Klaus Eisendle, Primario del Reparto di Dermatologia dell’Ospedale provinciale di Bolzano, "bisogna anche considerare che in Alto Adige abbiamo un’elevata aspettativa di vita. La probabilità di ammalarsi di melanoma aumenta con l’età".
Per quanto riguarda la prevenzione, Eisendle ha un’opinione chiara: “La migliore prevenzione contro il melanoma è e rimane la prevenzione primaria, cioè la protezione solare. È stato dimostrato che una protezione solare costante porta a un rischio minore di sviluppare il cancro della pelle”.
Non è ancora stata riscontrata una riduzione significativa del rischio per quanto riguarda la prevenzione secondaria, ovvero i controlli
Klaus Eisendle, Primario del Reparto di Dermatologia dell’Ospedale provinciale di Bolzano
annuali della pelle da parte di un dermatologo. Questo anche perché i melanomi si sviluppano spesso nel giro di poche settimane. "Per questo motivo, controllare regolarmente la propria pelle è particolarmente importante", spiega Eisendle, "se si notano cambiamenti sospetti nelle macchie di pigmentazione, è bene farle controllare. Ma non fraintendete, coloro che appartengono ai gruppi a rischio devono in ogni caso sottoporsi a controlli regolari".
Un altro effetto sulla pelle, in conseguenza di una forte esposizione ai raggi solari, spesso non viene considerato, prosegue Eisendle: "Se la pelle è spesso esposta al sole, questo favorisce la formazione di rughe". Quindi, se si vuole apparire giovani più a lungo, bisogna evitare il sole, consiglia il Primario. Secondo Eisendle, i bambini dovrebbero essere particolarmente protetti, preferibilmente con una maglietta a maniche lunghe antiraggi UV o almeno con una crema con un alto fattore di protezione UV. "Mentre i neonati non devono assolutamente essere esposti al sole", conclude Eisendle.
“Controllare la propria pelle in autonomia è particolarmente importante e i cambiamenti sospetti della pigmentazione vanno sempre verificati.“
Non solo buon umore
Se si vuole rovinare completamente l’umore di un appassionato dell'estate, una sola parola è sufficiente: cambiamento climatico. Le previsioni dipingono un quadro drastico per le estati future in Europa e nel mondo. Ad esempio, il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente intitolato “European Climate Risk Assessment”, pubblicato all’inizio di quest’anno, afferma: "Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta colpendo il pianeta. Il 2023 è stato l’anno più caldo sulla Terra e la temperatura media globale per il periodo tra febbraio 2023 e gennaio 2024 è stata di 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali. Il riscaldamento sta progredendo più velocemente nel continente europeo rispetto agli altri continenti. Gli eventi di calore estremo, un tempo relativamente rari, stanno diventando più frequenti e i modelli di precipitazione stanno cambiando. Gli acquazzoni e altre precipitazioni stanno aumentando di intensità, il che ha portato a inondazioni catastrofiche in diverse regioni negli ultimi anni. Allo stesso tempo, l’Europa meridionale può aspettarsi una diminuzione significativa delle precipitazioni totali e siccità più gravi".
Le estati europee degli ultimi decenni, caratterizzate da notti estive miti e temperature diurne tollerabili, stanno ora lasciando il posto a estati calde con massime giornaliere intorno o addirittura superiori ai 40 gradi Celsius, interrotte da piogge torrenziali. La sensazione di un’estate leggera e divertente non vuole più materializzarsi.
Il rapporto continua: “Gli eventi di caldo estremo, che espongono gran parte della popolazione allo stress da calore, si verificano sempre più frequentemente, soprattutto nell’Europa meridionale e occidentale. Nonostante i significativi investimenti in piani d’azione per la tutela della salute dal caldo, nell’estate record del 2022 sono stati registrati in Europa tra i 60.000 e i 70.000 decessi prematuri”.
Il caldo e la psiche
“È vero che la temperatura non influisce solo sul corpo, ma anche sul cervello”, conferma Andreas Conca, Primario del reparto di Psichiatria dell’Ospedale Provinciale di Bolzano. “Quando la temperatura esterna oscilla molto, ad esempio, teniamo fino a nove sedute di consulenza al giorno in aggiunta al programma previsto”.
Inoltre, una meta-analisi pubblicata nel 2021 ha mostrato che per ogni aumento di temperatura di un grado Celsius, c’è un rischio di malattia mentale maggiore dello 0,9%. Può sembrare poco in termini relativi, ma per l’Alto Adige significherebbe 500 malattie mentali in più all’anno. Lo stesso studio conferma anche che più fa caldo, più aumentano i ricoveri nelle cliniche psichiatriche.
Conca fa un paragone con l’influenza: "L’influenza non aumenta solo la temperatura corporea, ma anche quella del cervello. Alcune persone si sentono esauste, sonnolente e così via. Qualcosa di simile accade quando il cervello è esposto al calore esterno, soprattutto quando si tratta di persone già vulnerabili".
Da un anno il reparto di Psichiatria dell’Ospedale Provinciale di Bolzano registra con precisione la temperatura esterna giornaliera per poter individuare scientificamente eventuali correlazioni.
“Quando fa caldo, non è solo importante far riposare il corpo, ma anche dare alla mente e all’anima la possibilità di rilassarsi”.
Secondo Conca, durante l'estate, la pelle, il cervello e il cuore hanno bisogno di una protezione speciale.
Perché chi si prende cura di se stesso, ottiene di più dall’estate.
fa bene non fa bene
Protezione solare (crema solare, cappello, occhiali da sole…)
Abbigliamento leggero e arioso
Bere molto (acqua, tisane e tè alla frutta non zuccherati, succhi di frutta e spritz alla frutta).
Bevande ben temperate
Prendere il sole senza crema solare
Prendere il sole tra le 11.00 e le 15.00
Tessuti che accumulano calore
Bevande alcoliche o altamente zuccherate
Bevande troppo fredde
Sport all’aperto (evitare il sole e le ore del mezzogirono) Sport all’aperto in caso di superamento della soglia di allarme per l’ozono
Cibi leggeri, molta frutta e verdura
Ambienti ben ventilati
Dare al proprio corpo e alla propria mente il riposo di cui hanno bisogno (il caldo è stressante per entrambi!)
Contatti sociali
Cibi grassi e difficili da digerire
Aria condizionata troppo fredda
Sottoporre il corpo e la mente a uno stress aggiuntivo
Stare seduti da soli nell’appartamento
Andreas Conca, Primario del Reparto di Psichiatria dell’Ospedale provinciale di Bolzano
Nell’ottica di avvicinare ragazzi e ragazze delle scuole superiori al mondo delle professioni sanitarie, la Direzione tecnico-assistenziale, congiuntamente al Servizio Innovazione, Ricerca e Insegnamento (IRTS) e all’orientamento del Polo universitario delle professioni sanitarie “Claudiana”, ha organizzato lo scorso maggio un progetto pilota denominato “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” (PCTO).
una settimana da “professionals”
rocco leo
L’iniziativa, proposta per la prima volta quest’anno nella settimana tra il 13 e il 17 maggio, è il frutto di una convenzione triennale stipulata dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige con la Direzione Istruzione e Formazione italiana.
Il progetto ha visto coinvolti 82 studenti appartenenti alle terze, quarte e quinte classi di ben 11 istituti scolastici in lingua italiana sparsi in tutto il territorio provinciale. I/Le partecipanti hanno avuto la possibilità di svolgere una settimana immersiva presso le strutture ospedaliere di Bolzano, Merano e Bressanone impegnati nelle mansioni tipiche di un operatore o un’operatrice della Sanità.
Da qui, gli obiettivi del progetto: promuovere attenzione e consapevolezza verso le professioni sanitarie nonché verso una cultura scientifica finalizzata alla promozione della salute, diffondere il concetto dell’integrazione multiprofessionale e multidisciplinare tra i vari profili della Sanità nella presa in carico della persona nonché far conoscere i luoghi di cura e i percorsi formativi finalizzati allo svolgimento di una professione sanitaria.
Durante la settimana formativa, studenti e studentesse hanno avuto la possibilità di venire a contatto con diversi profili professionali, svolgere una visita guidata all’interno degli ospedali ma, soprattutto, apprendere e sperimentare in un ambiente protetto le diverse attività svolte quotidianamente dai professionisti del settore. Tra queste, le tecniche di rianimazione e defibrillazione, l’utilizzo di strumenti quali ecografo, fonendoscopio e gastroscopio, così come di un sistema radiografico mobile.
E, ancora, sono stati formati sulla procedura per una corretta igienizzazione delle mani e dello smaltimento dei guanti nonché sul procedimento di medicazione di una ferita chirurgica.
Il feedback di studenti e studentesse, raccolto attraverso un apposito questionario, è stato particolarmente positivo. Tanto che, alla domanda “Complessivamente da 0 a 100 quanto ti è piaciuto questo percorso?”, la risposta media registrata è stata di 89.5/100. Questo dato incoraggiante viene ulteriormente suffragato dalla media complessiva di 79.4/100 alla quale si attesta la risposta al quesito “Da 0 a 100 quanto è probabile che ti iscriverai in futuro ad un corso di laurea in ambito sanitario?”.
“Vorrei ringraziare di cuore le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato, gli istituti scolastici nonché tutti i servizi e gli enti coinvolti. Un grazie in particolare va anche ai referenti del progetto, Ramon Dallavalle Eccli e Maurizio Pilia per l’ambito della Direzione tecnico-assistenziale e a Caterina Grandi per quello medico. Naturalmente, senza dimenticare tutte le professionalità sanitarie che si sono rese disponibili a trasmettere con orgoglio ed entusiasmo la passione per il proprio lavoro – esordisce Marianne Siller, Direttrice tecnico-assistenziale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.
Tecniche di rianimazione
Il gruppo di studenti all’Ospedale di Bolzano
I ragazzi e le ragazze impegnati nel progetto all’Ospedale di Merano
alunni e le alunne delle superiori all’Ospedale di Bressanone
Visto il grande successo dell’iniziativa, l’obiettivo per il prossimo anno è quello di presentare il progetto anche alle Intendenze scolastiche tedesca e ladina”.
Andrea Felis, Ispettore scolastico per il secondo ciclo: “Questa settimana intensiva è stata accolta molto positivamente dagli studenti e dalle studentesse delle scuole coinvolte. Nel corso delle giornate è cresciuta la consapevolezza e sono state ottimamente sostenuti entusiasmo e motivazioni tra i partecipanti. Per loro è stata un’esperienza molto significativa sia sul piano umano che per misurarsi in una situazione futura di tipo professionale. Tengo a ringraziare a nome di tutta la Direzione Istruzione e Formazione italiana l’Azienda sanitaria e il Polo “Claudiana” per l’ottima collaborazione e confidiamo che l’esperienza si possa ripetere anche l’anno prossimo”.
Gli
un programma di studio per l’alto adige
Horand Meier è il Coordinatore medico dell’Unità Operativa
Governo Clinico della Provincia di Bolzano e, in collaborazione con i/le responsabili dell’Università Cattolica, coordina anche l’implementazione del Corso di laurea in Medicina in Alto Adige.
One gli ha chiesto a che punto è il progetto e cosa c’è ancora da fare
peter a. seebacher
traduttrice: tatiana de bonis
Dott. Meier, il processo di selezione per lo studio della Medicina in Alto Adige si è concluso, qual è la situazione attuale?
Horand Meier: In totale sono stati assegnati 60 posti di studio, di cui 50 riservati a studenti e studentesse dell’UE o di Paesi equiparati e altri 10 riservati a studenti e studentesse provenienti da Paesi extra-UE.
Quanto interesse c’è per il primo Corso di laurea in Medicina dell’Alto Adige?
1.100 persone hanno manifestato il loro interesse, 443 hanno poi pagato la quota di 200 euro per l’iscrizione al test. Alla fine, in 347 hanno sostenuto il test. Un così alto livello di interesse è stata una sorpresa positiva, anche per i/le rappresentanti dell’Università Cattolica. Dei primi 50 candidati classificati tra gli appartenenti all’UE che hanno superato il test d’ingresso, 16 sono residenti in Alto Adige e 9 in Trentino. 25 persone che hanno superato il test d’ingresso e che dovrebbero iniziare gli Studi di Medicina in Alto Adige sono quindi originarie della regione. In sostanza, va detto che il Corso di laurea in Medicina non è inteso come un Corso di laurea per altoatesini, ma come un Corso di laurea per l’Alto Adige. Si tratta di una piccola ma importante differenza. In altre parole, il programma è rivolto a tutti e tutte coloro che desiderano studiare e poi lavorare in Alto Adige.
Quindi le studentesse e gli studenti ammessi sono definitivamente decisi?
Beh, ci sono vari passaggi per assicurarsi l’iscrizione o un posto. Il primo passo era quello di pagare la prima quota delle tasse universitarie entro il 10 giugno. Si tratta di 4.000 euro. Questo era quindi il primo tassello per assicurarsi il posto all’Università. Il termine per l’iscrizione definitiva va dal 1° luglio al 6 settembre 2024. Per tale iscrizione è necessario presentare un certificato di conoscenza della lingua inglese pari al livello B2, altrimenti decade il diritto al posto di studio. Ciò significa che la graduatoria può ancora cambiare prima della scadenza del termine. Quindi la risposta alla domanda è no. Gli ammessi al Corso di laurea in Medicina a Bolzano non sono ancora quelli definitivi, in quanto alcuni potrebbero ritirarsi e altri subentrare. In ogni caso, le lezioni inizieranno tra fine settembre e inizio ottobre.
I costi sono generalmente un problema quando si parla di studiare Medicina in Alto Adige. Le studentesse e gli studenti devono pagare i 4.000 euro in anticipo?
Sì, purtroppo non è stato possibile trovare un’altra soluzione. Ma tutti coloro che possono presentare un certificato di conoscenza della lingua tedesca/italiana di livello B2 e che si impegnano a lavorare per il Servizio Sanitario pubblico dell’Alto Adige per quattro anni, entro i dieci anni successivi alla conclusione degli studi, possono beneficiare della borsa di studio provinciale.
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Improvvisamente 60 persone in più si sposteranno tra la Claudiana e l’Ospedale provinciale: come influirà tutto questo sull’intera struttura?
Naturalmente si tratta di un’opportunità, ma anche di un onere aggiuntivo e di una sfida. Non è tanto formare qualche medico in più, ma qualcosa che riguarda l’Alto Adige come località nel suo insieme. È importante che l’Alto Adige diventi un luogo più interessante per i medici che lavorano all’estero, riuscendo ad attirarli nella nuova struttura universitaria.
Inoltre, tutta la rete ospedaliera dell’Alto Adige, vale a dire ognuno dei sette ospedali Sabes, dovrebbe essere inclusa, soprattutto per quanto riguarda la formazione pratica delle studentesse e degli studenti, in una sorta di rete universitaria. Anche i medici che esercitano la professione privata dovranno prendere parte a questo progetto e tenere alcune lezioni.
Questo ci porta al tema dei/delle docenti… Esattamente, che tipo di docenti ci saranno e chi potrà essere docente?
“Grazie all’integrazione nella rete medicouniversitaria dell’Università Cattolica, l’Alto Adige otterrà tutta una serie di ulteriori vantaggi.”
Ci saranno, ad esempio, i professori e le professoresse a contratto. Questi docenti firmeranno un accordo direttamente con l’Università Cattolica che dovrà essere rinnovato annualmente. Questa tipologia di insegnanti sarà sicuramente numerosa nella fase iniziale. Per diventare docenti è necessario soddisfare alcuni requisiti, ma i criteri sono molto meno stringenti rispetto a quelli per ottenere una cattedra. In questo caso, è necessario soddisfare i requisiti di accreditamento secondo il modello italiano, ossia possedere l’abilitazione scientifica nazionale (ASN). Ciò consente di partecipare al concorso per una eventuale cattedra. Se lo si vince, si entra a far parte dell’università come professori. In linea di massima, gli Studi di Medicina si articolano in due fasi: una è la fase preclinica, in cui non si ha ancora alcun contatto con i pazienti, e l’altra è la fase clinica, che inizia durante il terzo anno di studi.
Se si desidera svolgere un incarico clinico nell’Azienda sanitaria, ad esempio come docente o anche come professore, ciò è possibile solo previa approvazione da parte della Direzione generale. Questo significa che, per l’Azienda sanitaria, nessun professore dell’Università Cattolica viene “messo davanti” ai/alle nostri/e docenti. L’Università Cattolica fornisce una base di 18 cosiddetti “professori di riferimento”. Questi sono necessari nella fase iniziale al fine di ottenere l’accreditamento, ma non significa che la Sabes non possa mettere a disposizione altri/e docenti, soprattutto per quanto riguarda la parte clinica. Al contrario, questa dovrebbe essere la soluzione maggiormente favorita.
E le persone in possesso di un’abilitazione conseguita in Austria o in Germania?
In Italia possono seguire il percorso di accreditamento sopra descritto per l’abilitazione all’insegnamento oppure, se sono già titolari di una cattedra in un’università straniera, in casi particolari, possono essere nominati direttamente e in accordo con l’Università Cattolica e la Direzione generale. In linea di principio, i professori e le professoresse che occupano un posto in base a un concorso devono possedere le qualifiche necessarie per un’assunzione nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Ciò include anche il relativo attestato di bilinguismo. Per poter lavorare come professore con un incarico clinico, è necessario avere un’abilitazione all’insegnamento e la certificazione della conoscenza della seconda lingua pari al livello C1, oltre al C1 per l’inglese che è la lingua di insegnamento. Questo vale per i Primari ma anche per tutti gli altri medici. Non sarà quindi certo un’invasione di professori provenienti da fuori, come alcuni temono. I dettagli su quali collaboratrici e collaboratori dell’Azienda sanitaria potranno svolgere il ruolo di docenti e a quali condizioni, verranno regolamentati grazie a un accordo tra l’Università Cattolica e l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige che sarà stipulato entro il 2025. In linea di principio, l’obiettivo è quello di consentire a tutti i medici che lavorano nell’Azienda sanitaria di intraprendere la carriera di docente a medio e lungo termine.
Tuttavia, non servono solo docenti, ma anche tutor.
Sì, anche loro sono necessari. I tutor non devono essere necessariamente docenti, ma collaboratrici e collaboratori medici dell’Azienda sanitaria con una formazione aggiuntiva per poter supervisionare le studentesse e gli studenti. Questo, per esempio, viene offerto dal Servizio per l’Innovazione, la Ricerca e l’Insegnamento (IRTS).
Un’altra annosa questione è quella relativa alle risorse umane: sarà necessario assumere altro personale? Il numero di tutor necessari non è ancora stato definito. Tuttavia, sulla base dell’esperienza dell’Università Cattolica, il coinvolgimento della rete ospedaliera nella supervisione delle studentesse e degli studenti offre un notevole margine di manovra, sufficiente per l’accreditamento iniziale. Le risorse complessive necessarie dipendono anche da come viene impostata l’organizzazione e dalla capacità di integrare l’intera rete ospedaliera a livello provinciale. Non bisogna dimenticare che l’intero progetto rappresenta un fattore di attrattività per l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.
Ci sono quindi ottime probabilità di poter contare, in futuro, su ulteriori risorse che si uniranno a noi grazie a questi nuovi sviluppi.
Cosa significa questo Corso di laurea in Medicina per l’Alto Adige?
Che l’Azienda sanitaria sarà integrata in una rete medico-accademica tramite l’Università Cattolica. Questo significa maggiori opportunità di scambio tra specialisti, ma anche ulteriori programmi di formazione specialistica oltre a quelli già esistenti. Inoltre, si creeranno più opportunità di carriera, il che è di particolare interesse per i medici più giovani. In definitiva, ne beneficeranno anche le cittadine e i cittadini, soprattutto per quei casi particolari in cui la rete offre l’opportunità di coinvolgere altri centri di riferimento. Sono convinto che l’impatto della Facoltà di laurea in Medicina, per l’Alto Adige, andrà ben oltre la “semplice” formazione di medici.
il giro d’italia
per le Cure Palliative Pediatriche ha dato voce ai minori con una malattia inguaribile a elevata complessità e alle loro famiglie - con gioia e spensieratezza, ma anche con molta sensibilità e solidarietà.
La terza edizione di questa speciale ciclo-pedalata è partita l’11 maggio 2024 dall’Alto Adige. Ben 100 persone hanno pedalato lungo la storica “Via Claudia Augusta” da Lana a Nalles, dove si è successivamente svolta una festa campestre con vari stand informativi, un programma di animazione per bambini e intrattenimento musicale. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Maruzza in collaborazione con l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, la Mountain Bike Sunshine Racers di Nalles, le Associazioni Momo e LuceMia. L’obiettivo era quello di informare e sensibilizzare il maggior numero di persone possibile su questo argomento.
Quando a un bambino viene diagnosticata una malattia incurabile e ad alta complessità, tutta la famiglia ne risente. Diventa difficile mantenere le abitudini e affrontare la quotidianità. In una situazione tanto difficile, l’équipe per le Cure Palliative Pediatriche dell’Ospedale di Bolzano sostiene il più possibile sia le bambine e i bambini che le loro famiglie. I desideri e i bisogni del bimbo malato sono sempre al centro dell’attenzione. L’équipe garantisce la migliore assistenza medica possibile, ma si occupa anche del benessere psicologico della/del minore. Viene dato spazio a tutti i sentimenti che emergono di fronte a una malattia inguaribile. Le collaboratrici e i collaboratori del team per le Cure Palliative Pediatriche affrontano questo difficile compito giorno dopo giorno, con grande competenza, impegno e comprensione per ogni singola situazione.
vera schindler
traduttrice: tatiana de bonis
L’Equipe delle Cure palliative pediatriche, d.s.a.d.: Marlis Thaler, infermiera pediatrica; Karin Weber, infermiera pediatrica; Grazia Molinaro, medico; l’Assessore provinciale Hubert Messner; Ulrike Piccolruaz, medico; Barbara Bertone, infermiera pediatrica e Silvia Natzler, psicologa
fse: più informazioni, più sicurezza
A partire dal mese di luglio, dati e documenti sanitari generati digitalmente relativi a eventi clinici o prestazioni antecedenti al 19.05.2020 verranno integrati nel FSE.
Fino al 30 giugno 2024, dunque, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) ha raccolto unicamente documentazione e referti relativi alle prestazioni successive alla data del 19 maggio 2020.
A partire da questo luglio, il FSE accoglierà anche i dati sanitari pregressi. Questo affinché il Fascicolo sanitario elettronico si trasformi in uno strumento oltremodo utile, in grado di ospitare gran parte della storia clinica della persona.
Immaginate un archivio sanitario ordinato, disponibile h 24, 7 giorni su 7, e consultabile ovunque ci si trovi: un tale strumento può fare la differenza, specie in situazioni particolarmente critiche, dove un’informazione cruciale può indirizzare in maniera più diretta e concreta la presa in carico di un/a paziente da parte delle operatrici e degli operatori sanitari.
Senza contare il risparmio di spazio e di tempo nel dover archiviare, ad esempio, referti clinici, risultati delle analisi del sangue e/o prescrizione mediche.
Tutto ciò, fermo restando la tutela della privacy della persona assistita: quest’ultima deve infatti preventivamente concedere il cosiddetto “consenso alla consultazione”. Ciò è possibile all’interno del FSE della/del paziente, presso gli sportelli dei Distretti sanitari e degli ospedali, così come dal proprio medico di Medicina generale o dai pediatri di Libera scelta.
Ulteriori informazioni sul Fascicolo sanitario elettronico sono disponibili al seguente link:
Il consenso alla consultazione può essere dato o ritirato in qualsiasi momento. Inoltre, è possibile oscurare singoli documenti.
Per avviare l’integrazione del pregresso, non vigeva alcun obbligo a carico della persona. Tuttavia, era possibile opporsi all’inserimento del pregresso fino al 30 giugno 2024. Tale termine era univoco a livello nazionale.
rocco leo
Parte a settembre 2024 la formazione per interne/i, nonché medici di Medicina generale e pediatre/i di Libera scelta, sull’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico (FSE). Un progetto ambizioso, che l’anno prossimo si estenderà anche a farmacisti e farmaciste, così come a professionalità sanitarie delle strutture private accreditate.
fse: uno sguardo al futuro
rocco leo
A fare da “prequel”, l’evento di presentazione di giugno che ha visto il coinvolgimento di oltre 30 figure apicali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige – la direzione aziendale più le/i massime/i dirigenti dei quattro comprensori provinciali –. In quell’occasione, i temi discussi hanno spaziato dall’innovazione digitale all’analisi dei progetti attivi legati al PNRR (il FSE è uno di questi) fino a toccare questioni legate alla gestione del cambiamento e all’importanza di avviare una formazione ad hoc sull’utilizzo del FSE da parte del personale abilitato.
Il programma della formazione, ampio e variegato, riguarda diversi gruppi target.
I primi destinatari e destinatarie sono i/le cosiddetti/e “Key users”, vale a dire personale nominato da direttori e direttrici delle Unità organizzative complesse (UOC) – i quali fungeranno in seguito da tutor formativi – ma anche numerose figure sanitarie che utilizzeranno il FSE su tutto il territorio provinciale, ivi compresi medici di Medicina generale (MMG), Pediatri di Libera scelta (PLS), farmaciste/i e professionalità del privato accreditato.
Il coinvolgimento delle figure professionali della Sanità pubblica, ivi comprese quelle delle Cure primarie (MMG e PLS), è previsto già da settembre 2024, mentre per le/i farmaciste/i e le professionalità delle strutture private accreditate, la formazione partirà nel 2025. Il modello formativo previsto si baserà sui tre differenti livelli illustrati di seguito.
Formazione di base
Si tratta di un tipo di formazione che terrà conto dei requisiti e delle linee guida emanate dal Dipartimento della trasformazione digitale (DTD) e dal Ministero della Salute (MdS). Questi contenuti sono propedeutici alla formazione specialistica. Ne fanno parte, a titolo esemplificativo, le informazioni generali sul progetto FSE 2.0 e l’importanza dell’uso della Firma digitale. Quest’ultima in particolare rappresenta uno dei principali macro-argomenti per l’implementazione del Fascicolo sanitario poiché il suo utilizzo è, a norma di legge, imprescindibile. Per la formazione base sono previsti dei moduli formativi che spaziano dall’utilizzo del FSE, ai vantaggi che ne derivano dalla divulgazione al cittadino, dal rispetto delle norme etiche e della privacy fino alla cybersecurity.
Formazione specialistica
Al termine della formazione di base, il personale individuato sarà iscritto a uno o più contenuti di specializzazione realizzati ad-hoc in base al proprio ambito professionale.
Ne fanno parte, ad esempio, i servizi offerti dal portale FSE, la documentazione clinica e l’alimentazione del fascicolo.
Perfezionamento
Il terzo livello formativo riguarda particolari categorie professionali della Sanità. Il perfezionamento ha lo scopo di ampliare il percorso di apprendimento finalizzato alla messa in pratica e alla diffusione delle conoscenze. È il caso della progettazione di workshop o di tavole rotonde di discussione a tema FSE. Il perfezionamento è rivolto esclusivamente ai Key Users.
riscoprire la “
gentilezza ”
Questo è il concetto sul quale basare il rapporto tra personale sanitario e utenza, al fine di prevenire situazioni di tensione, che possono degenerare in aggressioni. Nella seguente intervista, la Dott.ssa Gaia Piccinni della Direzione Medica dell’Ospedale di Brunico, si sofferma sul tema.
Parlare di aggressioni in senso unidirezionale – ossia utente violento verso un operatore o un’operatrice della Sanità – equivale a perpetuare lo stereotipo di una dinamica molto più complessa. Una dinamica a volte influenzata da molti fattori, alcuni controllabili, che richiedono un ruolo attivo da parte della/del professionista nell’individuare i segnali di una possibile “escalation” delle tensioni, per poter poi mettere in campo tutta una serie di strategie in grado di disinnescarle.
“La prima cosa da fare in una potenziale situazione di tensione, è dedicare attenzione al paziente per riconoscere la natura del disagio”, afferma la Dott. ssa Gaia Piccinni della Direzione medica dell’Ospedale di Brunico e membro del gruppo di lavoro comprensoriale per la Prevenzione delle aggressioni a danno del personale sanitario.
“Esistono molti criteri di classificazione. Sulla base dell’elemento psicologico, possono essere riconosciute quattro tipologie di potenziali aggressori. La prima è generata da un senso di insofferenza. In questo caso, la persona è “contattabile”, vale a dire che è possibile instaurare un dialogo perché magari ha solo bisogno di qualche attenzione in più. La seconda tipologia è figlia del quadro clinico del paziente che, ad esempio, ha un’intossicazione oppure ha subito un trauma. In questa eventualità, la persona non è sempre contattabile e la soluzione consiste nel far sì che riceva le cure del caso il prima possibile. La terza è riconducibile a cause psichiatriche, per le quali si ricorre a uno specialista. L’ultima tipologia, infine, è la persona che intende esplicitamente nuocere. In questa evenienza, non bisogna fare alcun tentativo di contattare il paziente ma mettersi al sicuro e chiamare le forze dell’ordine”.
rocco leo
Rispetto al passato, ritiene che oggi siano stati fatti passi avanti nella sensibilizzazione sul tema della violenza nei confronti degli operatori e delle operatrici della Sanità?
Piccinni: Sì, si è fatto molto sia direttamente che indirettamente. Ad esempio, con leggi a tutela del personale sanitario e tramite le iniziative di tante associazioni che si sono impegnate sul tema, anche qui in Alto Adige. I media, poi, hanno dato voce a episodi che hanno toccato l’opinione pubblica. Detto questo, però, c’è anche un altro modo di “leggere” il fenomeno. Infatti, le circa 160 aggressioni registrate nel 2023 nell’Azienda sanitaria, per quanto gravi in sé, rappresentano un evento raro se consideriamo che, nei quattro comprensori, registriamo migliaia di accessi ogni giorno. A fronte di un elevato numero di possibili occasioni di aggressione, per fortuna, solo poche si concretizzano.
Va anche sottolineato che l’Azienda sanitaria dal 2020 ha istituito quattro gruppi di lavoro, uno per ciascun comprensorio, che hanno lo scopo di supportare il personale vittima di violenza, raccogliere le segnalazioni e analizzare le dinamiche degli eventi per evidenziare le falle del sistema e individuare azioni di miglioramento. L’analisi degli eventi serve a ricostruire la concatenazione delle cause profonde, non a cercare il colpevole. Il contributo degli operatori presenti al momento dell’aggressione è fondamentale, perché loro sanno cosa è successo, torneranno a lavorare in quel contesto e hanno le competenze e l’interesse per suggerire le soluzioni migliori. Per questo motivo, è importante che ogni aggressione sia segnalata utilizzando la scheda unica aziendale.
Forse uno dei pensieri più comuni che si possa fare è focalizzarsi su un solo tipo di aggressione: quella fisica. Lei ha la percezione che, in generale, si stiano trascurando altre forme di violenza altrettanto gravi? Decisamente sì. Purtroppo, è frequente la tendenza a considerare grave solo ciò che è fisico. Invece, sono sempre più numerose le evidenze in merito al ruolo del “significato” che proiettiamo sui fatti. Siamo noi ad attribuirlo sulla base delle esperienze accumulate nel passato, delle aspettative verso il futuro
e dello stato emotivo nel presente. Questo fenomeno è alla base dello stress da trauma secondario, ossia quando la persona che sviluppa un disturbo post traumatico da stress è un osservatore della scena. Il rischio è che non si riesca ad elaborare in modo completo le fasi del lutto. Quest’ultimo, infatti, non riguarda solo la scomparsa di una persona cara ma qualsiasi sensazione di perdita, anche “solo” dell’immagine che si ha di sé.
Nelle situazioni di tensione, derivanti ad esempio da una lunga attesa in Pronto soccorso, esistono delle tecniche di “de-escalation” in grado di evitare che gli eventi degenerino ulteriormente. Cosa sta facendo l’Azienda sanitaria su questo tema?
Abbiamo dei formatori d’eccellenza che da anni sono impegnati sul fronte della de-escalation. L’Azienda sanitaria sta investendo per diffondere tali tecniche, che rappresentano la misura più efficace per evitare un aggravarsi delle tensioni. In assenza di competenze specifiche, il rischio è quello di “riflettere” la frustrazione, contribuendo ad alimentare il circolo della violenza, che da verbale passa alla minaccia per poi sfociare nell’aggressione fisica.
Una parte del problema potrebbe risiedere nella percezione, da parte del paziente, che ci sia una sorta di indifferenza o sgarbatezza da parte del personale addetto ad accogliere l’utenza. In molti contesti, il personale lavora a ritmi non sostenibili. Dal lato organizzativo, sarebbe opportuno riconoscere che ci sono periodi con maggiori carichi di lavoro. Una soluzione potrebbe essere rimodulare i turni in modo da renderli più sostenibili oppure promuovere la presenza di volontari nelle sale d’attesa con il compito di fornire informazioni e assistenza. Prima del Covid, questo servizio era presente e in alcuni casi è già stato riattivato. Infine, è importante che il personale sanitario sappia anche riconoscere le proprie emozioni e che sia in grado di esprimerle, così come di “non” esprimerle.
Uno dei dati più tristi è che sono le donne più degli uomini ad essere vittime di minacce, intimidazioni, molestie e aggressioni sia fisiche che verbali. Quali sono le cause di questo fenomeno?
I numeri. Al 31 dicembre del 2023, le lavoratrici presso l’Azienda sanitaria erano 8.191 (76%) mentre i lavoratori 2.642 (24%). Sempre lo scorso anno, le aggressioni sono state perpetrate per il 67,7% a danno di personale femminile mentre per il 32,3% a carico di personale maschile.
Alcune ricerche hanno stabilito che le aggressioni hanno un effetto e un costo non solo in termini umani ma anche sull’organizzazione, con un’incidenza significativa sull’assenteismo e il turn-over. Quali sono stati gli effetti riscontrati di questi fenomeni sull’Azienda sanitaria?
Pur non disponendo di dati certi, è possibile ipotizzare che le aggressioni rimaste “sommerse” siano consistenti. L’assenteismo e il turnover misurabili non sono sempre correlabili direttamente a un singolo evento, ma possono essere generati da numerosi eventi “sottosoglia”.
La parziale o mancata elaborazione del trauma, il ripetersi di situazioni sottosoglia, la sensazione di non essere presi sul serio, il disagio di affrontare comunicazioni difficili senza preparazione e il non riuscire a collegare in modo chiaro il senso di insicurezza percepito con uno o più eventi definiti, possono generare una sensazione di disaffezione verso il proprio impiego. Vorrei sottolineare che non sto parlando in assoluto, in quanto l’aggressione può avere un impatto psicologico diverso in base a tanti fattori, inclusa la capacità dei colleghi di far sentire la vittima supportata e protetta. Proprio il supporto offerto dai colleghi è determinante nel prevenire l’assenteismo, il burn-out e il turn-over. Se il lavoratore si sente protetto dal proprio ambiente di lavoro, sviluppa senso di appartenenza e reciprocità. Di contro, se da parte dei colleghi percepisce indifferenza o, peggio, ostilità, è facile che si disaffezioni, finendo per avvertire come molto più gravose sensazioni alle quali in altre circostanze non darebbe peso. Questo gli fa preferire di restare a casa.
accolto bene il supporto psicologico telefonico
traduttrice:
Le crisi a livello psichico non rispettano gli orari di apertura di un servizio, per questo motivo è importante che le persone in situazioni di crisi psicologica urgente ricevano aiuto in qualsiasi momento. L’attivazione del Supporto psicologico telefonico, avvenuta lo scorso aprile, ha fissato un’importante pietra miliare negli interventi mirati alle crisi psicologiche.
Abbiamo parlato di questo nuovo servizio con il Responsabile della Psicologia d’Emergenza, Erwin Steiner, e gli abbiamo chiesto delle sue esperienze personali durante il servizio.
Perché è stato istituito il Supporto psicologico telefonico e cosa succede con gli altri servizi di assistenza telefonica?
L’obiettivo era quello di migliorare l’intervento in caso di crisi psicologica acuta, intendendo con questo termine il primo soccorso psicologico immediato. Da aprile, attraverso il Numero Verde dedicato, le persone che si trovano in una situazione di emergenza psicologica possono ricevere un aiuto a bassa soglia da psicologhe e psicologi esperti. Il Sostegno telefonico gestito dalla Caritas e il “Telefono Amico”, che da anni sono importanti pilastri nel settore della salute mentale, continueranno ad esistere. Il Supporto psicologico telefonico deve essere visto come un’estensione e un’integrazione degli altri due servizi.
Come si svolge il lavoro delle psicologhe e degli psicologi del Supporto telefonico psicologico in caso di crisi? Le psicologhe e gli psicologi offrono un aiuto specialistico fornendo orientamento psicologico, stabilizzazione e de-escalation, valutando il bisogno, il rischio, la complessità e l’urgenza, e infine indirizzando la persona ad eventuali ulteriori cure. Le collaboratrici e i collaboratori del Supporto telefonico per crisi psicologiche hanno a disposizione i numeri di tutti i Servizi psicologici.
Come si possono aiutare le persone al telefono?
Esiste una procedura definita per il supporto telefonico. In caso di autolesionismo in atto o di lesioni a un’altra persona, viene effettuata immediatamente una chiamata d’emergenza tramite il 112. Se il rischio di autolesionismo immediato o di danni ad altri è molto elevato, vengono attivati i servizi sociali, il medico di famiglia o il servizio di soccorso provinciale per accompagnare la persona al Pronto Soccorso dove potrà ricevere assistenza psichiatrica. Se il rischio di lesioni è considerato basso, il Servizio psicologico è disponibile a fornire ulteriore supporto in modo tempestivo. A volte è sufficiente una sola seduta di consulenza telefonica psicologica. Se non c’è bisogno di ulteriori cure presso l’Azienda sanitaria o del supporto di altre istituzioni come la consulenza telefonica della Caritas, del “Telefono Amico”, della consulenza familiare o della consulenza per debiti, l’episodio può considerarsi concluso.
Cosa ci può raccontare di come è stato l’avvio del Supporto psicologico telefonico?
È emerso che il Supporto psicologico telefonico è molto apprezzato dalle persone che cercano aiuto e conferma la nostra preparazione e pianificazione. Aspetti che abbiamo potuto osservare sulla base di servizi analoghi, ad esempio in Veneto o in Baviera. Nel primo mese abbiamo gestito 218 chiamate, per un totale di 41,4 ore di colloqui telefonici. Riceviamo circa 7-8 chiamate al giorno, con una durata media di circa 12 minuti a telefonata. Le sedute di consulenza individuale richiedono molto tempo, ed è per questo che la linea telefonica per le crisi psicologiche risulta occupata per un quarto delle chiamate.
vera schindler
Erwin Steiner, Responsabile della Psicologia d’Emergenza
martina dellasega
Per me è stato molto importante fin dall’inizio che in questo caso la chiamata venisse inoltrata al mio numero telefonico per le emergenze, perché sappiamo che in una crisi acuta il supporto umano è la cosa più importante. Quindi, se il telefono del Supporto psicologico è occupato, la persona in cerca di aiuto viene invitata a richiamare dopo circa mezz’ora da un essere umano in cane ed ossa e non da una voce registrata. È inoltre particolarmente importante rassicurare le persone sul fatto che è giusto e coraggioso chiedere aiuto in una situazione di emergenza.
Sin dalle prime settimane è emerso che la maggior parte delle persone che cercano aiuto sono donne. Circa la metà delle chiamate provengono da Bolzano, un quarto dalla zona di Merano, le restanti da Bressanone (circa il 9%) e Brunico (circa il 7%). Alcune chiamate sono arrivate anche da regioni italiane al di fuori dell’Alto Adige - il nostro numero può naturalmente essere trovato in Internet tramite i motori di ricerca.
Le persone in cerca di aiuto si trovavano in situazioni di forte stress. La maggior parte di loro aveva a che fare con problemi nella vita privata, isolamento, problemi professionali ed esperienze di violenza. Anche le persone in crisi psicosociali chiamano, e queste chiamate riguardano depressione, ansia e panico o comportamenti legati a una dipendenza.
Circa un quarto delle chiamate presentava problemi gravi o cronici. Ultimamente, abbiamo ricevuto chiamate da genitori che hanno grandi difficoltà con i loro figli. Alcuni riferiscono di aver subito violenze da parte di figli adolescenti o giovani adulti. Ricordo anche il caso di una figlia adulta che stava ricattando i genitori. Spesso chiamano persone preoccupate per i loro familiari, ad esempio una donna ha telefonato per conto del marito. In circa il 35% delle chiamate non è necessario un intervento clinico-psicologico.
Lei stesso svolge il servizio di Supporto psicologico telefonico, quale episodio ricorda in particolare?
Ricordo la chiamata di una donna disperata per un problema legato a una lunga relazione che le procurava forte disagio. Il suo partner non sapeva più cosa fare e stava pensando di porre fine alla sua vita e alle sue sofferenze.
Lei ha chiesto aiuto perché non sapeva come comportarsi e sperava di ricevere un consiglio concreto. Abbiamo discusso insieme alcune possibili soluzioni e riorganizzato la situazione. Grazie all’immediato contatto con il Centro di Salute Mentale, il suo partner ha ottenuto un appuntamento prioritario per una valutazione e un trattamento medico/psichiatrico. In questo modo, per me è stato possibile offrire un concreto aiuto telefonico.
→ “È importante e coraggioso chiedere aiuto in una situazione di emergenza. Il primo passo è sempre il più difficile, ma anche il più importante.”
la linea telefonica per il supporto in caso di
crisi psicologica è
raggiungibile al numero verde 800 101 800
traduttrice: tatiana de bonis
Le persone in crisi possono parlare con psicologhe e psicologi esperti. Le psicologhe e gli psicologi sono tenuti a mantenere la riservatezza e, se desiderato, è anche possibile l'anonimato. Su richiesta, le persone che chiamano possono essere messe in contatto con il sistema di supporto psico-sociale in tempi molto rapidi.
In caso di emergenze psicologiche, oltre alle persone colpite, anche familiari, assistenti, centri specializzati, forze dell'ordine e autorità possono contattare il numero verde 800 101 800.
La nuova linea telefonica dedicata alle crisi psicologiche è disponibile 24 ore su 24, sette giorni su sette. Il numero verde per le emergenze psichiche è stato istituito dalla Rete per la Salute Mentale dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige in collaborazione con il Forum Prevenzione e l'Associazione Provinciale di Soccorso Croce Bianca.
“siamo anche un po’ psicologi”
Armin Oberlechner del Comprensorio di Brunico svolge il suo lavoro da 25 anni: “Sceglierei nuovamente questa professione perché è molto varia. Siamo in giro per 3,5 giorni alla settimana, molto a contatto con la natura, poco alla scrivania”.
Saper trattare in maniera adeguata le persone è una cosa che bisognerebbe voler e saper fare, perché le visite – Oberlechner e il suo collega si occupano principalmente dell’igiene dell’acqua potabile e di quella per le piscine – non sono sempre viste positivamente, soprattutto perché i tecnici si presentano senza preavviso.
Tuttavia, di solito, tutto è in ordine, soprattutto nelle piscine pubbliche:
“Al giorno d’oggi quasi tutte hanno un tecnico ben preparato che controlla costantemente il tutto. A volte è un po’ più critico negli alberghi, dove l’igiene ottimale dell’acqua dipende dalla corretta manutenzione da parte del proprietario. Ma noi cerchiamo sempre di fornire dei consigli utili e dare informazioni precise. In questo senso, siamo anche un po’ psicologi”.
Una volta venivano chiamati ispettori d’igiene, oggi la loro denominazione ufficiale è “Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro”. Specialmente in estate questo gruppo professionale è molto attivo – poiché si tratta di garantire l’igiene nelle piscine, nelle malghe e negli hotel di tutta la provincia.
traduttrice: martina dellasega
Se c’è qualcosa da contestare segue sempre un controllo e nei casi più rari le piscine o l’idromassaggio devono essere chiusi per un po’. Le amate vasche idromassaggio dei centri benessere sono particolarmente a rischio di infestazione da legionella perché l’acqua calda facilita la moltiplicazione dei batteri. “In passato, le persone malate e fragili di solito non andavano neanche in vacanza, oggi la situazione è cambiata. Se queste entrano nella vasca idromassaggio possono contrarre malattie che portano a compromettere la loro salute", afferma Oberlechner.
Il gruppo guidato da Klaus Jakomet, del Servizio veterinario, svolge una funzione di ispezione completamente diversa: i suoi uomini e le sue donne ispezionano le aziende agricole che producono alimenti di origine animale e controllano la sicurezza dei mangimi. A causa della severa legislazione in questo ambito, le visite agli allevatori e ai proprietari di aziende agricole sono relativamente numerose, “per questo abbiamo un rapporto quasi amichevole con la maggior parte di loro”, afferma Jakomet. Inoltre, i consumatori altoatesini possono stare tranquilli, perché le trasgressioni sono molto rare: “L’anno scorso, ad esempio, ci sono state solo 16 denunce su 670 controlli a campione e anche nel contesto di queste denunce a volte si tratta solo di piccolezze, come la corretta etichettatura”.
sabine flarer
La tendenza è quella verso la commercializzazione diretta che è certamente positiva per il consumatore: “Anche se la cotoletta del discount è microbiologicamente sicura, stiamo parlando di una dimensione completamente diversa di valore nutritivo, benessere animale e rispetto per l’ambiente.” E spezza una lancia a favore dei piccoli allevamenti altoatesini: “In quale altro posto al mondo ogni mucca ha il proprio nome?”.
L’estate è alta stagione anche per Thomas Kofler di Brunico: “Arriva il momento di controllare rifugi, agroturismi e malghe”. La sua squadra si occupa di controlli sugli alimenti, dalla coltivazione alla lavorazione fino alla somministrazione. Ad esempio, se le uova per il Kaiserschmarren sono state conservate correttamente. Il consumatore finale deve potersi sentire sicuro: “Controlliamo i locali, gli apparecchi e i contenitori per la conservazione – è anche capitato che gli alimenti fossero conservati in sacchetti di plastica inadatti – la catena del freddo, documenti di formazione…”. È inoltre molto importante misurare le sostanze tossiche presenti nel grasso di frittura, in modo da non considerarlo avariato. I reclami più frequenti riguardano la mancata esecuzione e documen tazione degli autocontrolli HACCP e l’inadeguatezza della manutenzione e della pulizia dei locali e delle attrezzature, o una catena del freddo interrotta. In casi molto rari, questo comporta anche denunce penali.
Uno dei casi più eclatanti è stato quello della totale mancanza di refrigerazione: il cibo cotto era stato lasciato aperto in uno stabilimento vicino. Il consiglio di Kofler che vale per tutti: “I cibi cotti, che vengono consumati più in avanti oppure riscaldati, dovrebbero essere raffreddati rapidamente, ad esempio in un bagno di acqua fredda e poi messi in frigorifero. Piatti amati come il riso possono altrimenti causare problemi”.
Dal cibo alla bellezza - negli ultimi anni c’è stato un boom di strutture dedicate all’aspetto esteriore: “Che si tratti di saloni di bellezza, studi di tatuaggi o addirittura di chirurgia estetica, la richiesta c’è, le persone investono sempre di più sull’estetica”, spiega la tecnica Katuscia Cavazzana di Bolzano. “Ispezioniamo saloni di bellezza e strutture sanitarie, dai saloni di parrucchieri a quelli per le unghie, ma anche gli studi dentistici e le cliniche private”. La tecnica assegna alle strutture altoatesine e ai loro gestori un voto generalmente buono: “Le pecore nere sono molto rare e, quando ci sono, spesso sono dovute a una mancanza di informazioni. Soprattutto in periferia a volte capita che le informazioni su certe misure di disinfezione, ad esempio, non siano note. Per questo motivo il nostro è anche un lavoro di consulenza”. Gli appuntamenti sul luogo stesso sono solitamente organizzati in coppia, seguiti dal necessario lavoro d’ufficio. Katuscia Cavazzana ricorda il suo periodo iniziale, circa 30 anni fa: “Prima lavoravamo senza computer, ma oggi nulla funziona se questo si guasta”. A causa del suo lavoro, il suo occhio critico rimane anche nel tempo libero: “Non posso farne a meno nemmeno quando vado dal dentista, il mio
La professione di tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro è un corso di laurea triennale e viene offerto presso la Scuola Superiore di Sanità Claudiana.
Nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, i tecnici e le tecniche lavorano solitamente presso il Servizio aziendale per l’Igiene e la Sanità pubblica (SISP) o il Servizio aziendale per l’Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN), oltre che nel Servizio veterinario e nei settori della Sicurezza sul Lavoro.
Armin Oberlechner durante un controllo
dell’acqua potabile
Katuscia Cavazzana (2ª da s.) con il suo team
Nelle seguenti pagine, la parola passa alle nuove figure dirigenziali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige da poco nominate. Ognuna di loro ha assunto i nuovi compiti con motivazione e apportando grande esperienza. Desideriamo congratularci per l’incarico dirigenziale assunto e auguriamo ogni successo nello svolgimento delle proprie mansioni.
vera schindler
traduttore:
rocco leo
Laura Battisti è la Primaria di Pediatria a Bolzano dallo scorso agosto. Ritiene che il suo compito sia creare un reparto all’avanguardia nelle cure e che sia attrattivo per le giovani professionalità mediche del settore. Nonostante le sfide siano tante, è certa di poterle affrontare grazie a un team competente e alla collaborazione con le altre pediatrie dell’Azienda sanitaria nonché con il territorio; realtà con le quali condividere progetti e una visione comune.
Esther Hanspeter dirige da due anni il Servizio di Anatomia Patologica. Questo ambito, costantemente evolutosi negli anni, svolge un ruolo fondamentale nella diagnostica. Il lavoro è diventato molto più complesso poiché, oltre alla quotidiana diagnosi istologica e citologica di campioni di tessuto, la patologia molecolare, ad esempio, è diventata molto importante ed è insostituibile per le terapie oncologiche.
Barbara Avesani
è Primaria del Servizio aziendale di Medicina Legale da marzo 2024. Ha accettato con positività la nuova sfida e non vede l’ora di ricambiare la fiducia che le è stata accordata. Per lei, sul posto di lavoro, le capacità e le competenze professionali sono tanto importanti quanto l’aspetto umano. Per questo, considera la promozione dei valori umani, del rispetto reciproco e del benessere all’interno del suo team come parte del ruolo.
Nadia Oberhofer, Direttrice del Servizio aziendale di Fisica Sanitaria, nutre una vera passione per le scienze naturali e ha sempre lavorato nel campo scientifico. Oberhofer ha studiato Fisica a Trento e Innsbruck, poi si è specializzata a Bologna in Fisica sanitaria. Attualmente insegna anche all’Università di Padova. Per la nuova Direttrice, originaria di Lana, la Fisica Sanitaria è un ambito affascinante e una professione orientata al futuro.
Katrin Unterthurner
è stata nominata Coordinatrice della Pediatria di Brunico lo scorso aprile. La neo-coordinatrice non vede l’ora di affrontare nuove sfide. Un aspetto di particolare importanza per lei è che l’assistenza e il trattamento dei piccoli pazienti con malattie complesse nelle aree più periferiche siano mantenuti e ulteriormente ampliati.
Elisabetta Congiu lavora all’Azienda sanitaria sin dal 2001. La sua carriera l’ha condotta dalla Dermatologia fino al ruolo di Coordinatrice del Distretto Europa Don Bosco e, infine, all’Urologia di Bolzano, dove ha assunto la funzione di coordinatrice da aprile. Per lei è particolarmente importante fornire un’assistenza altamente qualificata e centrata sulla cura. Non si concentra unicamente sulla figura del paziente, ma anche sull’intera famiglia e sulla continuità assistenziale post ricovero. Ritiene inoltre è particolarmente importante che il suo team si senta a proprio agio.
Zambai è da marzo il nuovo Coordinatore del magazzino generale del Comprensorio sanitario di Bolzano, che già dirigeva in qualità di facente funzioni. Si occupa di supervisionare, guidare e assegnare i compiti agli addetti del magazzino. Le sue mansioni spaziano dall’accettazione al riscontro della merce consegnata dai fornitori nonché dallo stoccaggio fino alla distribuzione dei prodotti ai diversi reparti ospedalieri.
Rosita Saraceno, Primaria alla Dermatologia di Merano dal primo gennaio, ha l’obiettivo di riuscire a trasmettere la sua passione per questo ambito a tutto il team. Per lei è fondamentale essere sempre curiosi e pronti a pensare e lavorare in modo interdisciplinare. Ogni professionista della dermatologia dovrebbe essere dotato di un’elevata sensibilità relativamente alle conseguenze psicologiche generate dallo stress e dalle preoccupazioni giornaliere possono avere effetti negativi sulla salute della nostra pelle.
Auguriamo a loro, così come a tutte/i le/gli altre/i Dirigenti appena nominate/i, successo e gioia nello svolgimento delle loro nuove mansioni.
Maurizio
Alexander Perathoner è il Primario del Reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Merano da inizio anno. Per lui, l’assistenza medica sta affrontando grandi sfide a causa di vari fattori come l’ondata di pensionamenti tra i medici esperti, la carenza di giovani leve e di personale infermieristico. Al contempo, il Prof. Perathoner considera un compito molto entusiasmante e ambizioso quello di poter utilizzare la sua pluriennale esperienza universitaria per accrescere il benessere dei/delle pazienti proprio nella sua terra natia grazie a questa posizione dirigenziale.
Norbert Pfeifer
è Primario del Pronto soccorso dell’Ospedale di Merano dallo scorso marzo.Il nuovo Primario si preoccupa in particolare della cura appropriata delle emergenze. Dal suo punto di vista, queste devono essere trattate rapidamente e secondo le più recenti conoscenze mediche. Una diagnosi rapida e una strategia terapeutica mirata sono fondamentali in questi casi. Il nostro team di Pronto Soccorso riceve una formazione continua e grazie a questo è possibile reggere il confronto con i grandi centri sia italiani che esteri.
Simone Koppmann, Dirigente tecnicoassistenziale dell’Ospedale di Silandro, lavora come infermiera presso l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige da 17 anni. Per sette di questi è stata Coordinatrice dell’emodialisi presso il medesimo nosocomio. La sua passione è il lavoro e l’ospedale periferico di Silandro. I valori che la guidano nella sua attività quotidiana: orientamento al paziente e al risultato, capacità relazionali, integrità, innovazione, rispetto ed empatia. La leadership, il lavoro di squadra, la pratica professionale e la gestione pratica dalle risorse, l’erogazione dell’assistenza al paziente e la valutazione dei risultati sono il suo focus.
Martin Grossgasteiger dirige da tempo il Servizio farmaceutico di Brunico e ora ne è stato nominato direttore. Il suo obiettivo è quello di fornire ai professionisti del settore e alla popolazione la migliore offerta possibile di farmaci e prodotti medicali. La sua opinione è che i farmacisti dovrebbero abbandonare sempre più il ruolo amministrativo per passare a quello clinico. Lui vede il futuro dei servizi farmaceutici in una rete nazionale integrata in cui ogni servizio assume compiti e competenze specifiche.
In bocca al lupo e buon lavoro. Le nuove figure dirigenziali dell’area amministrativa saranno presentate nel prossimo numero di one.
cercate qualcosa da leggere? ecco il nostro consiglio il nostro consiglio culinario
10 porzioni da 130 g ciascuna
il futuro è stato bellissimo bircher müsli
1.000 g di yogurt naturale
120 g di müsli
100 g di mela grattugiata
100 g di banana tagliata a pezzetti
50 g di miele
1 bustina di zucchero vanigliato Succo di ½ arancia o limone
1 pizzico di cannella in polvere Mandorle da cospargere
Mescolare bene gli ingredienti e lasciare riposare e per almeno
1 ora. Versare in piccoli bicchieri e decorare.
Buon appetito!
Auguri da tutto il team della cucina dell’Ospedale di Brunico
Dopo 30 anni di servizio, Margareth Hecher, la pasticcera della cucina dell’Ospedale di Brunico che ci ha suggerito la ricetta riportata accanto, è andata in pensione a giugno.
Cara Margareth, desideriamo ringraziarti di cuore per il tuo impegno, la tua professionalità e simpatia. Ti auguriamo ogni bene, salute, felicità e tanti momenti appaganti in questa nuova fase della tua vita.
La Direzione del Comprensorio di Brunico
Per chi è nato tra gli anni ’60 e ’80, Michael J. Fox è un’icona. Mai come in questa sua autobiografia, il famoso attore si è messo a nudo, parlando dei suoi successi, della sua “normale” vita familiare da star planetaria nonché della convivenza con un’aggressiva e precoce forma di Parkinson, diagnosticatagli a soli 29 anni.
Difficile raccogliere in poco più di 200 pagine la straordinaria esistenza di un uomo che, nonostante un destino beffardo, ha scelto di vivere al meglio la propria quotidianità. Eppure, Michael J. Fox ci riesce benissimo e rende facile capire perché sia considerato una fonte di ispirazione per tante persone malate.
In “Il futuro è stato bellissimo –Considerazioni di un ottimista sulla mortalità” (No Time like the Future in lingua originale), la prima cosa che affiora è che si tratta di uno straordinario diario aneddotico. La seconda considerazione è che si nota quanto i tratti caratteriali dei suoi personaggi più famosi siano perfettamente calzanti con la sua vera personalità.
In lui si scorge l’intraprendenza e la guasconeria dell’Alex di “Casa Keaton” o del Brantley Foster di “Il segreto del mio successo”, la forza d’animo di Scott Howard in “Voglia di vincere”, così come la pungente vena sarcastica e la caparbietà del Marty McFly di “Ritorno al futuro”.
Offerte di lavoro: www.asdaa.it/it/lavoro-e-carriere
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one –il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige NUMERO 2/2024 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) / PUBBLICAZIONE: trimestrale
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REDAZIONE: Sabine Flarer, Lukas Raffl, Michaela Bergner, Peter A. Seebacher, Rocco Leo, Vera Schindler, Tatiana De Bonis, Maria Hechensteiner
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