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Sitografia
2020
Non siamo ancora fuori dall’emergenza, e parlare di rinascita economica è difficile perché purtroppo sono passati pochi giorni dalle riaperture di settori come il commercio e l’artigianato. Il governo sta affrontando con molta difficoltà questa fase, con protocolli in continua mutazione e sempre meno realizzabili.
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Molti cittadini sono esasperati a causa di aiuti che non arrivano e il lavoro sempre più precario.
Sarà dura, ma sono convinto che usciremo da questa situazione.
Con la volontà che contraddistingue gli italiani, gli uomini, le donne, i giovani e gli anziani che rifaranno grande l’Italia.

Conte, gestore di questa emergenza
Anneddoto
1945 Racconto di una nonna
Verso la primavera del 1945, Cremona era una città
devastata dai bombardamenti degli aerei inglesi e americani; moltissimi cittadini fuggirono nelle campagne come sfollati in cerca di luoghi più sicuri e in cerca di cibo. La Germania ormai si era arresa, pur essendo armatissima e i soldati del suo esercito si davano alla fuga per ritornare nella loro patria.
Da Cremona passavano squadroni di tedeschi che si dirigevano in Via Mantova, per raggiungere Isola Dovarese attraversare il fiume Oglio e proseguire verso il Nord. Erano soldati stanchi, affamati, ma ancora potenzialmente pericolosi e usavano con ferocia le proprie armi contro chi osava ribellarsi. Mentre percorrevano Via Mantova, si fermavano nei paesi limitrofi, sfondavano le porte delle case e rubavano tutto ciò che trovavano: il poco cibo che c'era , biciclette, carretti…Quello che poteva servire. Spesso venivano attaccati dai partigiani , nascosti nei campi, ma la superiorità delle armi tedesche aveva quasi sempre la meglio.
Una notte piuttosto fredda e piovosa, in un piccolo borgo, "La Francesa” aveva acceso il focolare e pregava come sempre davanti all'immagine del Sacro Cuore. Era chiamata "La Francesa" dalla gente del paese perché, anni prima era andata col marito in Francia a lavorare come bracciante. La sua era una storia triste: il marito era stato fucilato dai Nazisti e il figlio giovanissimo era fuggito sulle montagne con i partigiani.
Quella notte la porta di legno della sua povera casa venne abbattuta. Entrarono due soldati tedeschi che reggevano a spalla un loro commilitone ferito. Dissero in modo perentorio delle parole che la donna non capì e poi adagiarono il compagno davanti al fuoco, infine se ne andarono.
" La Francesa" era terrorizzata, ma con
grande coraggio si avvicinò al ferito cominciò a perquisirlo, pensando di denunciarlo quella sera stessa ai partigiani. Trovò una pistola e in una tasca, un conteneva pochi spiccioli e una fotografia. portafoglio che
La đonna la guardò alla luce delle fiamme e vide l’ immagine del soldato sorridente abbracciato alla sua mamma.
Il giovane intanto si lamentava e perdeva molto sangue da una ferita profonda ed estesa sul torace. “La Francesa” non ebbe esitazioni, avvolse nello scialle di lana e andò di corsa a chiamare il dottore. si
Quest’ultimo curò il soldato tedesco e la donna che lo aveva accolto lo nascose nel granaio, lo nutrì, lo lavò.
Quando finalmente cessarono tutte le ostilità e ritornò la pace, il tedesco tornò in Germania. Prima di partire abbracciò "La Francesa" con immensa riconoscenza perché la loro guerra era davvero finita ! Ma la storia continua ancora: per molto tempo, tutti gli anni, il giovane, ormai maturo tornava a salutare la donna che gli aveva salvato la vita.
2020
Le perdite causate dal coronavirus qui a Cremona
sono state davvero numerose. I casi che hanno maggiormente colpito tutti noi sono stati due: due ragazzi di età diverse ma entrambi giovani con epiloghi differenti.
Uno è Mattia, diciottenne che prima di essere intubato è riuscito a mandare un messaggio alla mamma, per rassicurarla e dirle che sarebbe presto tornato a casa. Siamo stati tutti col fiato sospeso per questo ragazzo che è riuscito a mantenere la promessa.
L’altro ragazzo era Andrea 37 anni, dico era perché dopo 10 giorni di ricovero all’ospedale di Milano non ce l’ha fatta. La cosa dolorosa è che con questa emergenza nessuno ha potuto stare al suo fianco, nessuno ha potuto tenergli la mano e se n’è andato da solo.
Considerazioni personali
La comunicazione dei media ci ha portato a pensare ai tempi della guerra.
Sicuramente un lessico che ha contribuito ad accrescere la preoccupazione nella popolazione, costretta all’isolamento e ad un conseguente azzeramento sociale.
Questa emegenza è stata
da subito trattata con un linguaggio bellico parlando di trincee nelle corsie degli ospedali, di economia di guerra, di virus del fronte.
Trattare questa pandemia come fosse
una guerra rende il popolo ubbidiente, docile. I malati diventano le perdite civili, il malato è invaso dal nemico invisibile, morire è una sconfitta.
Liberarsi da una malattia non è questione di valore militare, di eroismo, ma vuol dire che si è stati ben curati, attraverso buone risorse sanitarie e spesso anche di fortuna.
La generazione più colpita da questo virus letale è sicuramente quella delle persone molto anziane.
Sopravvissuti alla guerra da giovani e piegati dal virus da anziani.
Grazie al mio approfondimento
considero esagerato il paragone che spesso si è fatto in questo periodo tra guerra e coronavirus.
-perché la violenza e l’atrocità della guerra hanno portato ad un disastro mondiale che ha colpito uomini, economia e territorio.
-il covid non ha toccato i territori; si è stato atroce, violento, ma grazie al lavoro dei sanitari e ai protocolli molto rigidi è stato in qualche modo dominato.
Ai nostri nonni e bisnonni è stato chiesto di andare al fronte, a noi di stare sul divano, perciò mi sembra abbastanza per affermare che la metafora della guerra nell’ambito di questa pandemia è a dir poco fuori luogo.