AV GRAdo 1

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PRIMO INCONTRO A

LA RICERCA

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LECTIO

INPUT La Parola Giosuè – Nm 13,25-14,12.20-24 Alla fine di quaranta giorni tornarono dall’esplorazione del paese26 e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti del paese.27 Raccontarono: «Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti.28 Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak.29 Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano».30 Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: «Andiamo presto e conquistiamo il paese, perché certo possiamo riuscirvi».31 Ma gli uomini che vi erano andati 25

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parve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti.11 Il Signore disse a Mosè: «Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro? 12 Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente di esso». 20 Il Signore disse: «Io perdono come tu hai chiesto;21 ma, per la mia vita, com’è vero che tutta la terra sarà piena della gloria del Signore,22 tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce,23 certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà;24 ma il mio servo Caleb che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito fedelmente io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possiederà.

con lui dissero: «Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi». 32 Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: «Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura;33 vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro». Nu 14,1 Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; il popolo pianse tutta quella notte.2 Tutti gli Israeliti mormoravano contro Mosè e contro Aronne e tutta la comunità disse loro: «Oh! fossimo morti nel paese d’Egitto o fossimo morti in questo deserto!3 E perché il Signore ci conduce in quel paese per cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini saranno preda. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto?».4 Si dissero l’un l’altro: «Diamoci un capo e torniamo in Egitto».5 Allora Mosè e Aronne si prostrarono a terra dinanzi a tutta la comunità riunita degli Israeliti. 6 Giosuè figlio di Nun e Caleb figlio di Iefunne, che erano fra coloro che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti7 e parlarono così a tutta la comunità degli Israeliti: «Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese molto buono.8 Se il Signore ci è favorevole, ci introdurrà in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre latte e miele. 9 Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo del paese; è pane per noi e la loro difesa li ha abbandonati mentre il Signore è con noi; non ne abbiate paura».10 Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la Gloria del Signore ap-

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L’eco

Che cosa fa Giosuè? Giosuè, insieme a Caleb, suo compagno di esplorazione, è scandalizzato dalla mancanza di fede degli Israeliti (“si stracciò la vesti”; v. 7) e cerca in tutti i modi di ridare fiducia al popolo, mostrando che quanto veniva raccontato loro dagli altri esploratori era una menzogna e che Dio non li avrebbe abbandonati contro i loro nemici. Alla gente impaurita rivolge l’invito che Dio fa a coloro ai quali affida una missione: “non abbiate paura”! Gli Israeliti non danno loro ascolto e parlano di lapidarli (è la pena prevista per le gravi violazioni della legge di Dio), ma il Signore interviene in modo straordinario e la sua gloria (cioè la sua presenza trascendente) appare a tutto il popolo sulla tenda del convegno, cioè il luogo, durante gli anni del cammino del deserto, dove si andava a consultare YHWH, che qui si faceva presente e dava le sue indicazioni a Mosè.

Che cosa sta succedendo? Il passo che stiamo leggendo è tratto dal quarto libro dell’Antico Testamento (giacché segue Genesi, Esodo, Levitico): i Numeri. Il titolo deriva dal fatto che vi troviamo diversi censimenti del popolo di Israele compiuti da Mosè; per essere precisi, si tratta di un’opera storica, che narra le vicende del popolo di Israele dalla partenza dal Monte Sinai fino all’arrivo nelle steppe di Moab, a sud est della Palestina. E’ il periodo che precede l’ingresso nella Terra Promessa, durante il quale Israele, uscito dalla schiavitù dell’Egitto, deve sia formarsi come popolo, sia superare vari momenti di crisi, in cui mette in dubbio la propria fedeltà a Dio. In particolare l’episodio su cui stiamo riflettendo è il resoconto di un impresa di esplorazione della Terra Promessa di cui Mosè aveva incaricato dodici uomini (uno per tribù), tra cui Giosuè figlio di Nun; essi vanno, vedono la Palestina (dalla quale portano vari frutti della terra, tra cui un gigantesco grappolo d’uva) e conoscono i potenti popoli che la abitano.

Che cosa mi porto via? Dalla lettura di questa passo dell’Antico Testamento ci possiamo portare via quattro certezze. Dio ha preparato per noi una “Terra promessa”, dove scorrono “latte e miele”, dove cioè una grande felicità è pronta per noi. Arrivare a questa “Terra Promessa” non è facile, poiché occorre attraversare il deserto e combattere contro nemici potenti; si tratta di un cammino faticoso! Nasce allora nel cuore la tentazione di tornare alla schiavitù dell’Egitto, alle certezze di una vita mediocre, ma Dio ci dice di non aver paura, poiché lui è accanto a noi e con il suo aiuto nessun nemico ci può fermare. Per fare questo cammino bello ma faticoso occorre essere guidati da qualcuno mandato da Dio; infatti Israele è riuscito a vincere la tentazione ed il timore poiché era accompagnato da Mosè e da Giosuè. Al giovane Michele Rua, che guardava stupefatto don Bosco che gli presentava progetti grandiosi, il santo disse che avrebbe dovuto attraversare il deserto per arrivare alla terra promessa. Ed effettivamente Michele fece grandi cose (ora

Che cosa fa Dio? Dio è anzitutto colui che ha liberato il popolo dalla schiavitù, lo conduce nel deserto e lo guida verso una terra dove “scorrono latte e miele”, una terra preparata per loro. Dio si manifesta anche come colui che sta “faccia a faccia” con il popolo, cioè vive in intimità con lui. Dio poi si mostra arrendevole a Mosè, che, vedendo l’ira del Signore davanti all’infedeltà degli Israeliti, intercede per loro ricorrendo, come altre volte (cfr. Es 32; Dt 9), all’argomento dell’onore di YHWH: questi, intervenendo nella storia di Israele, si è impegnato in modo irrevocabile per cui non può disdirsi senza compromettere la propria onorabilità. Dio insomma è misericordioso e fedele e risponde con la sua benedizione all’infedeltà del popolo, che dubita di lui, è timoroso nei riguardi delle genti che abitano la Palestina, mormora contro Mosè e vorrebbe tornare in Egitto, dove era schiavo ma aveva il cibo assicurato.

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lo veneriamo come Beato) poiché non ha dato ascolto a chi sostenne che don Bosco fosse pazzo e quindi era meglio abbandonarlo, ma fu sempre docile alle indicazioni del suo educatore, che lo fatto camminare sulla via della santità.

popolo, perché è più forte di noi. Questi Israeliti fanno la parte dell’“avvocato del diavolo” e invece di esortare i loro compagni ad avere fiducia in Dio contribuiscono ad accrescerne la paura. C’è stato qualcuno (amici; genitori;…) che ha provato a dissuaderti dal prendere parte all’incontro del GRADO? Quali argomenti ha usato? Che sentimenti hanno suscitato nel tue cuore le loro parole? Giosuè… e Caleb … dissero a tutta la comunità degli Israeliti: «…Se il Signore ci sarà favorevole, ci introdurrà in quella terra e ce la darà. Israele è riuscito a superare tutte le difficoltà ed entrare nella Terra che Dio gli aveva preparato poiché accanto a sé ha avuto un uomo mandato da YHWH, Giosuè, che lo ha sostenuto nella fede e nel cammino. Hai un educatore adulto che ti sostenga nel cammino del GRADO, che ti aiuti ad essere fedele, che ti insegni a “tirare le somme” ed a portarti via dagli incontri qualcosa di concreto e di bello per la tua vita? Se ce l’hai, confrontati personalmente con lui sull’impegno da portarti via al termine di questo primo incontro; se non ce l’hai, prova a trovarlo tra i salesiani presenti al GRADO.

Per la tua vita… Vi scorrono davvero latte e miele. La Terra promessa è un luogo di delizie, un luogo bellissimo che Dio ha preparato per il suo popolo. Tu stai iniziando il cammino del GRADO perché Dio vuole portare qualcosa di nuovo e di bello nella tua vita. Che cosa ti attendi di trovare? Quali desideri senti nel cuore. Ma il popolo che abita quella terra è potente. Il cammino per entrare nella terra che Dio ha preparato per noi si presenta irto di fatiche e di difficoltà che paiono insormontabili (come i popoli numerosi e potenti davanti ai quali Israele si sentiva inadeguato). Quali paure ha nell’iniziare il cammino del GRADO? Quali difficoltà pensi di incontrare? Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: «Non riusciremo ad andare contro questo

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INSEGNACI A PREGARE

Chiedete e vi sarà dato: Lo spirito La preghiera di domanda e di invocazione

G:

Davanti a Te Signore, quando percepiamo la Tua grandezza immediate salgono al nostro cuore la miriadi di richieste: per il nostro corpo e la nostra vita, per coloro a cui vogliamo bene e per chi soffre, per la nostra serenità e la vera pace. Domande che da sempre Ti hanno interpellato. Domande che salgono a Te anche da chi non è cristiano. E a volte anche da chi non si dice credente, ma nel bisogno… cerca ancore di salvezza. Domande, richieste, suppliche che neppure noi sappiamo se corrispondono al nostro vero bene. E ancora una volta Tu ci insegni a pregarTi. Ci insegni a rapportarci con Te. A chiedere il nostro vero bene. E allora guidaci Tu.

Canto: Io domando

Un amore che fiorisce, una vita che finisce, una luce che si accende, un’angoscia che ti prende, io domando… Un amore senza tempo, una vita senza senso, un sorriso che si schiude, una porta che si chiude, io domando… Io domando dove porta l’altalena della vita dove spesso ciò che vale, sembra proprio ciò che muore. Io domando e mi risponde la Tua voce, mi risponde, io Ti cerco e Tu sei qui io Ti cerco, Tu mi chiami e capisco che sei Tu l’incredibile speranza della vita e continuo a camminare con la mano nella Tua e con tutti gli altri amici che Tu hai.

Quando rido con gli amici, quando piango di nascosto, quando parlo con le cose, quando penso al mio silenzio, io domando… Quando tutti sono uniti, quando gli altri son nemici, quando il mondo è la mia casa, quando Tu rimani fuori, io domando… Io domando quanto tempo si resiste nella vita. Prima di desiderare che la vita sia finita.

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PRIMA TAPPA Chiedere è secondo la tua volontà

Lettura biblica

Gesù disse ai suoi discepoli “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete.” Mt 21,22 Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.

Lc 11,9-10

1L:

Signore Tu vuoi che innalziamo a Te la nostra richiesta. Tu sai che siamo deboli. Ma sai che a volte non sappiamo neppure cosa sia davvero importante chiedere. Vorremmo tutto e di fatto non sappiamo cosa sia essenziale. Ora vogliamo avere questo, dopo vogliamo quell’altro e dopo ancora preferiremmo un’altra cosa.

2L:

Tu attendi da noi che ci esprimiamo con chiarezza. Che Ti gridiamo cosa veramente ci sta a cuore. Che cerchiamo il nostro vero bene. Da Te, come un dono prezioso. Da Te, come unica fonte. Da Te, come verità di noi stessi.

G:

Ci hai fatto delle promesse enormi, Signore. Ci hai detto che il Padre risponderà di certo alle nostre suppliche ma solo se lo faremo con fede.

1L:

Ti chiediamo fin troppo, con una marea di parole ripetute con meccanicità in pochi minuti strappati alle mille altre cose, aspettando magiche soluzioni.

3L:

Chiedere con fede È chiedere avendo scelto ciò che davvero ci sta a cuore. È chiedere avendo selezionato fra le tante esigenze. È chiedere dopo una buona riflessione di fondo. Chiedere con fede è dentro una relazione di amicizia profonda, perché solo all’amico si chiedono le cose grandi. Chiedere con fede è chiedere senza titubanza... perché si chiede a un…papà.

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2L:

Chiedere con fede, è essere certi che ci donerai ciò che abbiamo bisogno, è vivere nell’umiltà di chi non pretende, ma attende un dono che non gli è dovuto. Chiedere con fede è lasciarTi fare o Dio, consegnandoti le nostre fatiche.

1L:

Chiedere con fede è pregarTi con costanza, segno di buona volontà e di amore concreto. Chiedere con fede, significa chiederTi con insistenza uscendo dalla superficialità del “tutto e subito”, riconoscendo che senza di Te non siamo nulla

Cosa chiedo? Sono costante?

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SECONDA TAPPA Chiedere secondo la Tua preghiera.

Lettura biblica

Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Mt 6,7-13 G: TUTTI: G:

TUTTI: G:

TUTTI: G:

Signore ci dici che le domande giuste sono tutte nella Tua preghiera Sia santificato il tuo nome Ti domando Signore che nella mia vita TUTTO parli di Te, rimandi a Te, trovi in Te forza, così chi mi vede comprenda che senza Te nulla ha senso e quindi a Te si affidi Venga il tuo regno Ti chiedo Signore che la tua logica, l’amore abiti in tutte le relazioni, sia presente in tutti i pensieri, nelle parole che pronuncio, nei gesti che compio, Ti chiedo che con gradualità Ti assomiGli sempre più nei pensieri, nelle parole, nei gesti. Sia fatta la tua volontà Ti chiedo Signore che il mio e altrui egoismo non blocchi mai la realizzazione dei Tuoi disegni perché solo nella Tua volontà c’è la vera gioia. Ti chiedo in particolare di farmi comprendere dove mi hai pensato nella Chiesa al servizio Tuo e degli altri.

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TUTTI: G:

TUTTI: G:

TUTTI: G:

Dacci oggi il nostro pane quotidiano Signore dacci il pane materiale dallo a Tutti e non permettere che nessuno soffra per l’ingiustizia di vedersi privato dell’essenziale mentre altri hanno troppo. Dacci però anche il pane spirituale per far crescere la nostra vita e non permettere che aumentino in noi superficialità e banalità che ci uccidono. Rimetti a noi i nostri peccati Trattaci non come noi trattiamo gli altri non misuraci come noi giudichiamo perché solo gustando la Tua bontà, cambieremo e impareremo ad amare. E non ci indurre in tentazione e liberaci dal male: e donaci la forza di resistere al male all’egoismo che distrugge al diavolo che divide al peccato che uccide.

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1. Che immagine di Dio “passa” dalla mia preghiera di domanda? 2. Il Dio slot machine: metto il gettone preghiera, incrocio e dita e spero che mi vada di… fortuna 3. Il Dio dell’istante: all’occorrenza e quando non se ne può più. 4. Il Dio lontano a cui chiedo ma che poi… mi lascia a far da me 5. Il Dio della tegola: chiedo che si faccia la Sua volontà ma che non mi cada addosso la tegola della vocazione... E speriamo che Lui non mi chieda nulla…

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TERZA TAPPA Tu ci doni il massimo: Dio, lo Spirito G:

È straordinario. Le Tue promesse arrivano là dove noi non ci saremmo neppure immaginati. Non solo vuoi donarci Tutto ciò che chiediamo con fede che chiediamo con costanza che chiediamo con profondità di vita e in una relazione d’amicizia con Te. Ma vuoi darci il Tuo tutto Vuoi darci Dio, dandoci lo Spirito. Vuoi darci davvero il TUTTO.

Lettura biblica

Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se li chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. Lc 11,11-13 1L: G:

Tu vuoi donarci il massimo: Dio Spirito Ma noi lo vogliamo veramente questo “massimo”? Avere lo Spirito significa avere TUTTO, perché è avere Dio e tutto il resto viene di conseguenza. In ogni situazione. Per ogni cosa . In ogni tempo. Possiamo invocare questo dono.

Canto finale: Vieni Qui tra Noi (Gen) Vieni Vieni Vieni Vieni

qui qui qui qui

tra tra tra tra

noi come fiamma che scende dal cielo. noi, rinnova il cuore del mondo. noi, col tuo amore rischiara la terra. noi, soffio di libertà.

Nel silenzio tu sei pace, nella notte luce, Dio nascosto, vita, Dio tu sei, Amore. Tutto si ricrea in te, tutto vive in te. Scalda col tuo fuoco terra e cielo. Tu, che sai raccogliere ogni gemito, semina nel nostro cuore una speranza d’eternità. Vieni qui tra noi... Amore, Dio in mezzo a noi!

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DALL’AURORA Chiedete e vi sarà dato: lo Spirito Preghiera del mattino

Canto: Lo Spirito di Cristo Lo Spirito di Cristo fa fiorire il deserto, torna la vita, noi diventiamo testimoni di luce. (2v.)

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Salmo 130

Non abbiamo ricevuto uno Spirito di schiavitù, ma uno Spirito d’amore, uno Spirito di pace, nel quale gridiamo “Abbà Padre, Abbà Padre”. Lo Spirito che Cristo risuscitò darà vita ai nostri corpi, corpi mortali, e li renderà strumenti di salvezza, strumenti di salvezza. Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come desiderio che divampi nel mondo, e porti amore ed entusiasmo in tutti i cuori.

1C Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. 2C Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore. 1C Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. 2C Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

TUTTI: Gloria al Padre…

14 Grado A 14

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Lettura biblica

Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! Mt 7,7-11

Intercessioni

Certi che il Signore non lascia cadere la nostra preghiera, ripetiamo insieme:

Ascoltaci, o Signore. Signore, aumenta la nostra fede. Aiutaci a chiedere con la fiducia di figli. Preghiamo. Aiutaci, Signore, a vivere nell’umiltà profonda di chi non pretende, ma attende da te doni non dovuti. Preghiamo. Ti consegniamo le nostre fatiche, Signore. Fa che sentendoti vicino sappiamo compiere con serenità le scelte importanti sulla nostra vita. Preghiamo. Accompagnaci Signore nel cammino della nostra vita: dacci la forza di uscire dalla superficialità del “tutto e subito” e di saper riconoscere che senza di Te non siamo nulla. Preghiamo.

Padre Nostro Affidamento a Maria: Ave Maria

Ave Maria, ave. Ave Maria, ave. Donna dell’attesa e madre di speranza, ora pro nobis donna del sorriso e madre del silenzio, ora pro nobis donna di frontiera e madre dell’ardore, ora pro nobis donna del riposo e madre del sentiero, ora pro nobis donna del deserto e madre del respiro, ora pro nobis donna della sera e madre del ricordo, ora pro nobis donna del presente e madre del ritorno, ora pro nobis donna della terra e madre dell’amore, ora pro nobis.

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ACTIO La Risposta 1. Quando sei stato invitato al gruppo del GrAdo, che tipo di gruppo ti aspettavi di incontrare? 2. Perché hai accettato di partecipare al GrAdo? 3. Cosa ti rende veramente felice? 4. Cos’è per te la vocazione?

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La ricerca: perché? Creati per essere felici La santità viene sempre “a grappoli”: un santo, per le sue caratteristiche, porta sempre altra santità. La sua vita affascina e richiama le coscienze di tante persone. Così per don Bosco. Il suo oratorio fu sempre frequentato da piccoli e grandi santi. Uno tra questi fu Michele Magone, di cui don Bosco scriverà una piccola biografia. Anche se non fu un santo canonizzato, da altare, ha comunque tanto da insegnarci: “- Perché non ti confessi anche tu? Queste parole buttate là da Beppe come per caso continuano a risuonare all’orecchio di Michele. Il mattino dopo Michele si alzò stanco morto e tutto indolenzito. Era di pessimo umore. Le parole di Beppe erano state come la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. In cortile non si lascia avvicinare da nessuno. Nemmeno i suoi giochi preferiti non lo interessano più. - Michele, vieni a giocare! - Non mi sento. Giocherò un’altra volta. - Vieni! Si tratta della rivincita. - Ti ho detto che non vengo. - Se non vieni, perdiamo. - Lasciami in pace, altrimenti… Anche i suoi migliori amici non osano insistere. Con un tipo simile non si sa mai… In un attimo la notizia fa il giro dell’Oratorio. - Cos’ha? Cosa gli hanno fatto? - Mah! Chi lo sa! Per tre giorni anche Beppe non riesce a strappargli una parola e deve accontentarsi di pregare. Alla fine, visto inutile ogni tentativo, decide di parlarne a don Bosco. Don Bosco non si meraviglia. Aspettava anzi questo momento decisivo di disagio spirituale. È’ il Signore che passa, che bussa al cuore di Michele e vuole impadronirsene. Beppe corre in cortile, pieno di rinnovata buona volontà.

- Hai visto Magone? - Non lo vedi, è là in quell’angolo. È meglio lasciarlo stare - gli dice Antonio. Un momento fa quasi prendeva a pugni un ragazzo che insisteva per farlo giocare. Infatti Michele oggi è ancor più di cattivo umore. Se ne sta seduto con la testa tra le mani, tutto assorto nei suoi pensieri. Beppe gli si avvicina, ma egli non alza nemmeno la testa e grida ancor più arrabbiato: - Volete lasciarmi in pace, sì o no? - Senti, Michele - si azzarda a dire Beppe. - Ah, sei tu? - Cosa capita? Non stai bene nemmeno oggi? - No. Lasciami stare. Beppe però nota un cambiamento nel tono di voce del suo amico. In realtà, Michele cerca di salvare le apparenze. Ha il cuore grosso e sente un bisogno disperato di sfogarsi con qualcuno. - Cos’hai? Perché non parli? - insiste Beppe. - Ti dico che non ho niente. - E allora perché non vieni a giocare con noi? Sei arrabbiato anche con me? Michele non ne può più. - Non lo so nemmeno io cos’ho! Vedo gli altri che vanno a confessarsi e comunicarsi e sembrano così contenti che mi viene una rabbia da morire. Questa volta Beppe cade dalle nuvole. Non se lo sarebbe mai aspettato. Michele se ne accorge. - Non te l’avevo detto che non avresti capito niente? - Mah! Non riesco a capire perché devi arrabbiarti se gli altri vanno a confessarsi e comunicarsi. - Perché gli altri sono bravi ragazzi, e diventano sempre più bravi. - E quindi? - E quindi io sono sempre lo stesso mascalzone, capace solo di bestemmiare e far baruffa e far arrabbiare tutti dal mattino alla sera. Hai capito adesso cos’ho? Quando vedo gli altri che vanno a confessarsi e comunicarsi, sento il sangue alla

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testa e dico: questi sì che sono bravi ragazzi. Tu non sei che un mascalzone e devi vergognarti di te stesso. Beppe non sa davvero cosa rispondere. Finalmente gli viene un’idea. - Non arrabbiarti se ti dico che non sei furbo. Invece di invidiare gli altri perché sono contenti, perché non fai come loro? Va’ a confessarti e sarai contento anche tu! - Va’ a confessarti! Va’ a confessarti! Fai presto a dirlo. Dovresti essere al mio posto! Michele si sente così solo e infelice che scoppia a piangere. Poi, all’improvviso, si alza, scappa via da Beppe e si rifugia in sacrestia. Ma un istan-

te dopo, Beppe lo raggiunge. - Perché scappi? - È inutile! Ho la coscienza così imbrogliata che non so più che cosa fare. Mi sembra di avere mille diavoli addosso. - Motivo di più per andare da un confessore e dirgli tutto. - È inutile. Lasciami stare. Caso mai ne parleremo domani”. Michele è un giovane in ricerca. Vuol dare senso alla sua vita. E questo ci interpella.

Per RIFLETTERE ... 1. 2. 3. 4.

In quali occasioni ho sentito parlare del “mettersi in ricerca”? Che significato ho compreso? Cos’è per me un preconcetto? Quando mi sembra di metterlo in atto?

Scrivo un esempio di disponibilità…(un momento, una situazione in cui ho saputo rendermi disponibile).

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Come cercare? Quali sono i passi da compiere per mettersi in ricerca? Ecco alcune indicazioni. La lotta dei sentimenti Guardando Michele ci viene in mente una fatica che ognuno di noi è chiamato a percorrere: quella della lotta con i propri sentimenti, negativi o positivi che siano. Spesso ci capita di “sentire” qualcosa dentro di noi ma di non riuscire a comprenderlo, di non riuscire a dominarlo, quasi che non ci appartenesse. I sentimenti per quanto a volte difficili da interpretare dicono molto di noi e su di noi. Imparare a conoscerli e a chiamarli per nome è una sfida che dura tutta la vita e come in tutte le cose bisogna allenarsi per vincere. Come Michele Magone anche noi vogliamo fare lo sforzo di riconoscere i nostri sentimenti. All’inizio è molto difficile, ma con un buon impegno ed una buona guida ci si può riuscire. Nell’iniziare questo cammino del GRADO (Gruppo Ricerca ADOlescenti) dovresti fare lo sforzo di mettere in pratica tutte e tre le parole che compongo il nome del gruppo: - Gruppo: vivremo insieme alcuni incontri durante l’anno con ragazzi e salesiani che provengono da varie case salesiane dell’ispettoria (alcuni incontri li vivrai nella tua casa salesiana di provenienza). E’ il momento dell’apertura, del confronto, del mettersi in gioco, del condividere i propri sentimenti, pensieri, idee. - Ricerca: è il momento del cercare insieme, dell’esplorare. Iniziamo questo gruppo proprio per farci una domanda: “Cosa vuole il Signore da me? Qual è il progetto di felicità che ha sulla mia vita?” Una domanda di non semplice risposta, una domanda che esige un cammino quotidiano, un impegno costante. - Adolescenti: è proprio per voi, non per persone adulte ma per la vostra età nel cammino di vita che adesso state facendo. E quindi pensare alla propria Vocazione, non è una cosa da grandi, ma è proprio per la vostra età!!! In questo cammino insieme lo sforzo nel riconoscere i nostri sentimenti parte non da noi, non

è un semplice “guardarsi addosso”, non è un impegno solo personale, ma nasce da una Chiamata. Si, se siamo qui abbiamo questa coscienza forte dentro di noi, non siamo noi a chiamare noi stessi, non ci costruiamo da soli, ma siamo dei Chiamati, la nostra vita, la nostra esistenza parte da qualcun Altro…(con la A maiuscola), e questo qualcuno è proprio Dio. I tuoi sentimenti come Michele Magone sono allora un segnale, per quanto difficile da interpretare, della parola e della chiamata di Dio. Michele si trova in un momento di difficoltà, affaticato, sofferente, in cerca di qualcosa, non sa bene di cosa si tratti, ma capisce che gli manca la vera felicità… Ecco perché è necessario che ci mettiamo in cammino, perché dobbiamo trovare la vera felicità! Un cammino ben indicato…. Secondo te, questa profonda ricerca, ai nostri occhi potrebbe sembrare: a) Qualcosa di inutile b) Una cosa solo per preti (o salesiani) c) Io ho già la mia play station, lo scooter, il computer, la ragazza….serve altro?? d) Troppo impegnativa… e) Altro… Eppure il cammino di ricerca ha un significato estremamente profondo, è l’unico modo per costruire la propria vita al di là dell’appiattimento su ciò che accadrà oggi e basta, ma spinge a costruirsi e a progettarsi per il futuro. A noi non serve altro che il coraggio di buttarsi in una esperienza che richiede impegno, è vero, perché ogni cosa che porta alla vera gioia lo richiede, ma che costruisce a lungo andare una mentalità ed un cuore pronti ad essere veri collaboratori di Dio e delle sue meraviglie. Come nel brano che abbiamo letto Michele non sente semplicemente una neutra spinta a stare bene come gli altri, ma letteralmente desidera la gioia che vede in loro e si accorge che quella gioia viene da una vita vicina a Dio, la nota precisamente nella loro serena e profonda parte-

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cipazione a due sacramenti: la confessione e la comunione. Per questo il nostro cammino è ben indicato. Non è una vuota esortazione del tipo: “comportati bene…”, “fai il bravo…”, “diventa un buon ragazzo…”, ma qui tu puoi camminare con veri e propri “strumenti” che ti guidano e che puoi verificare, sono come i termometri della tua vita spirituale, che misurano con che intensità la vivi, ed allo stesso tempo ne sono il nutrimento primario. E’ necessario abilitarsi ad un serio, profondo, sereno e fiducioso esame di coscienza per penetrare la profondità del proprio cuore e rendersi disponibili a mettersi in gioco.

Ricerca e disponibilità! Michele non si stanca di “porsi in atteggiamento di ricerca”. Ecco un punto fondamentale: è spaventato dai suoi sentimenti, vorrebbe vivere la gioia degli altri, è insofferente per la tristezza… ma non si lascia vincere anzi cerca di più, va avanti, questo atteggiamento è fondamentale e necessita di alcuni passaggi che vogliamo insieme riconoscere e scovare nella nostra vita: Allenarsi alla disponibilità: significa saper uscire da se stessi, smetterla di concentrarsi solo su di sé sui propri pensieri, desideri, attese, ma saper ascoltare con le orecchie di Dio (ascoltare le sue Parole ed essere pronti a seguirlo), saper guardare con gli occhi di Dio (vedere le situazioni, gli avvenimenti attraverso il suo amore), saper parlare con la bocca di Dio (avere parole di speranza e di bontà). La disponibilità si costruisce (come ci si crea un “buon tiro” giocando a calcio… è una questione di allenamento), un esempio è quello dell’allenarsi a dire di SI come fece la Madonna alla proposta dell’angelo: Quante volte sei capace di dire il tuo SI, ai tuoi genitori, ai tuoi amici, ai tuoi insegnanti, a color che non ti stanno tanto simpatici…ecc. Dire SI a Dio esige allenamento quotidiano, solo così si diventa capaci di disponibilità.

Allenarsi all’accoglienza: significa costruirsi da veri uomini che sanno fare spazio all’ingresso di Dio nella propria vita, all’ascolto della sua Parola, perché è l’unica che può dare vera vita. Quando si accoglie qualcuno è necessario “fargli un po’ di spazio” sapersi spostare un pochino per permettergli di avere anche lui un posto al nostro fianco. Con Dio la dinamica è molto più profonda: lasciargli spazio vuol dire dargli tutto lo spazio, far si che ogni posto diventi il suo posto, perché in realtà è proprio lui che ci permette di accoglierlo nella nostra vita e di diventare così veramente accoglienti. La cosa interessante è che in principio potrebbe sembrare troppo, e troppo esigente, quasi Qualcuno che ci togli i “nostri spazi”, invece con l’andare del tempo questo “preconcetto” lascia il posto alla verità: “Dio non toglie nulla” anzi dà cento volte tanto. Allenarsi a riconoscere la vera felicità: è questo, forse, il concetto più complicato anche se forse il più importante, cioè fidarsi di Dio, lasciarlo entrare nella propria vita, rendersi disponibili ad accoglierlo e a lasciarci accogliere da Lui ci dona la vera felicità. Come nella vicenda di Zaccheo che, appena comprende che il Signore vuole entrare nella sua vita, si riempie di gioia. E quel “oggi devo fermarmi a casa tua” significa proprio: devo entrare nella tua vita in pienezza. Questa è la vera felicità, coloro che la vogliono trovare non devono fare altro che “aprire, anzi spalancare le porte a Cristo”. Anche questo necessità di un allenamento che permetta di crescere nella vera felicità, eliminando tutte le false felicità, che altro non sono se non “palliativi”, una sorta di anestetizzanti della coscienza che chiudono il nostro cuore a ripiegamenti infantili e falsi. Lasciare che il Signore diventi davvero il Dio della tua storia passata, presente e futura è ciò che costruisce dentro di Te quell’entusiasmo che sfocia nella gioia profonda di chi si sente realizzato. Attenzione a questi anestetizzanti che minano la vera felicità: Se faccio quello che voglio sto davvero bene; Io sono libero quindi decido da me;

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Essere disponibili significa essere degli imbecilli, chi fa da sé fa per tre! Mi basta pensare a oggi, domani vedremo…. Ok Dio, però non chiedermi proprio tutto …(aggiungine qualcuno tu)

Per concludere… Per fare un cammino sincero di ricerca è dunque indispensabile una coscienza pura e purificata dall’Amore di Dio, perché da soli noi non possiamo nulla. Guardare dentro al proprio cuore deve partire necessariamente dal riconoscere l’amore che Dio ha per noi, guardando tutti i doni che ci ha fatto, le doti che ci ha concesso, le cose belle a cui ci ha chiamato: ringraziandolo per tutto questo dicendogli come Maria: “Grandi cose ha fatto me l’Onnipotente”.

Per riflettere… 1. Quali sono i miei sentimenti, cosa provo davanti alla storia di Michele? 2. Cosa sento che mi appartiene, che anch’io vivo? 3. Sei convinto che mettersi in ricerca del progetto di Dio, sia indispensabile per ogni uomo? Perché? 4. Cosa devi trasformare (convertire) nel tuo modo di pensare e in quello che senti da amici, insegnanti…ecc per costruirti una mentalità che si mette in ricerca di Dio e del suo progetto d’amore? 5. Quali passi concreti pensi di dover fare per allenarti alla disponibilità? All’accoglienza? Alla vera felicità?

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OUTPUT Per la mia vita ‌

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Grado A 24

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SECONDO INCONTRO A

CONOSCENZA DI SE’

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LECTIO

INPUT La Parola Adamo – Gn 1,26-27.31 Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. 26

26 Grado A 26

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L’eco Che cosa sta succedendo? I primi dodici capitoli della Genesi costituiscono una “protostoria”, in cui, nella forma del racconto mitico, vengono narrati i fatti che stanno all’origine dell’umanità: la creazione del mondo e dell’uomo da parte di Dio; la caduta degli uomini, che sono scacciati dal giardino dell’Eden; il diluvio universale; la torre di Babele. Il passo che stiamo leggendo è la conclusione del racconto della creazione, che occupa sei giorni: in un crescendo di meraviglia Dio crea il cielo e la terra, le stelle, il mare e l’asciutto, le piante e gli animali; al vertice di questa opera creatrice, il sesto giorno, Dio dona l’esistenza l’uomo. Nel successivo capitolo Dio entra in relazione con la sua creatura privilegiata e dà inizio ad un dialogo che si è protratto per tutto l’Antico Testamento, che ha avuto in Gesù il momento più intenso e che perdura fino ad oggi. Chi è Dio? Dio appare, ad una prima lettura, come un grande sovrano, che parla alla sua corte celeste (infatti i verbi sono alla prima persona plurale) e domina l’universo; in realtà è colui che è capace di generosità e per puro amore gratuito dà l’esistenza non solo alle cose (il cielo, la terra, il mare, gli astri celesti) ed ai viventi (le piante e gli animali), ma anche all’uomo, cui dona la sua immagine e la sua somiglianza. Dio poi è colui che vede e benedice: quando guarda il frutto della sua azione creatrice riconosce che si tratta di qualcosa di bello e non prova nessuna paura; guarda e pensa che ciò che esiste è buono. Qual è il frutto dell’azione di Dio? Il frutto più alto dell’opera di Dio, al vertice di tutta la creazione (cioè al sesto giorno), è l’uomo che appare con tre caratteristiche. a) E’ creato ad immagine e somiglianza di Dio: l’uomo è in rapporto costante con Dio (“immagine”), cioè è figlio che si comprende e vive solo perché c’è un rapporto con il Padre celeste; l’uo-

mo poi, a “somiglianza” di Dio, è al vertice della creazione e la domina, per cui nulla nel creato è pari o superiore alla persona umana. b) E’ creato maschio e femmina: la differenza sessuale è all’origine stessa della vita umana; ciò significa che da un lato questa differenza di genere appartiene al progetto originario di Dio (per cui non è in mano nostra e non possiamo alterarla), dall’altro che uomo e donna hanno la stessa dignità, poiché creati entrambi ad “immagine di Dio”. c) E’ cosa molto buona: scorrendo i cinque giorni precedenti scopriamo che tutte le realtà create sono guardate da Dio e benedette come cose buone; solo la persona umana è “molto buona”, poiché è l’interlocutore principale di Dio. Che cosa mi porto via? Dalla lettura di questo racconto della Genesi ci portiamo via cinque idee forti. Dio è generoso e per amore dona l’esistenza a tutto l’universo. L’uomo non si fa da sé, va viene anch’egli dall’azione creatrice di Dio. Questa dipendenza non è segno di debolezza, ma di dignità; l’uomo infatti è l’unica creatura ad immagine e somiglianza di Dio. L’uomo è al centro del creato, è il dominatore del mondo. Dio è lieto di questa sua opera e la benedice come cosa “molto buona”..

Per la tua vita… Facciamo l’uomo. Io esisto perché Dio mi ha voluto. Sei cosciente di essere anzitutto figlio di Dio? Pensi mai di avere in cielo un Padre che ti ama? Ti relazioni ogni giorno con questo Padre? A nostra immagine, secondo la nostra somiglianza. L’uomo è l’unica creatura a godere di questa dignità, che lo pone in un rapporto diretto ed intimo con Dio. Sei cosciente di essere qualcosa di unico, di bello, di essere voluto ed amato da Dio? Oppure ti svaluti, poiché fissi lo sguardo solo sui tuoi limiti?

27 Grado A 27

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Domini sui pesci del mare. L’uomo è chiamato da Dio ad essere il vertice del creato ed a dominarlo. Sai che Dio di chiama a cose grandi, non alla mediocrità? Sei capace di progetti belli? Oppure ti accontenti di cose piccole e mediocri? Maschio e femmina li creò L’uomo, nella sua differenza di genere maschio/femmina, appartiene proprio al progetto più profondo di Dio. Tu stai vivendo l’adolescenza e stai scoprendo questa dimensione sessuata della persona umana; la

custodisci come qualcosa di prezioso? Oppure la svaluti con la banalità, con discorsi volgari, con la fruizione della pornografia? Era cosa molto buona. Solo la persona umana merita di essere riconosciuta e benedetta da Dio come “cosa molto buona”. Fa’ questo esercizio: riconosci e scrivi le caratteristiche belle della tua persona; dedica un tempo congruo, in modo da trovarne il maggior numero possibile; quindi evidenzia quelle che trovi qui per la prima volta.

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28 Grado A 28

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29 Grado A 29

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INSEGNACI A PREGARE

In ogni cosa rendete grazie La preghiera di ringraziamento

Canto: Ti ringrazio mio Signor Ti ringrazio mio Signore e non ho più paura perché con la mia mano nella mano degli amici miei cammino tra la gente della mia città e non mi sento più solo, non sento la stanchezza e guardo dritto avanti a me perché sulla mia strada ci sei tu. Amatevi l’un l’altro come Lui ha amato voi, e siate per sempre suoi amici; e quello che farete al più piccolo tra voi, credete l’avrete fatto a Lui. Se amate veramente perdonatevi tra voi, nel cuore di ognuno ci sia pace; il Padre che è nei cieli vede tutti i figli suoi: con gioia a voi perdonerà. Da Te, come unica fonte.

30 Grado A 30

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PRIMA TAPPA La malattia della pretesa ingrata

Lettura biblica

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Lc 17,12 - 13 G:

La sanguisuga ha due figli, il loro nome è: Dammi! Dammi!Pr 10,15 Nella preghiera di domanda c’è una piccola tentazione che si nasconde spesso nel nostro cuore: Dammi! Dammi! Ed ecco la pretesa, l’accumulo, l’egoismo che vuole per sé e non ringrazia. Gesù ci mette in guardia e nel grido pretenzioso dei dieci lebbrosi ci mostra come a volte domandiamo senza ringraziare, chiediamo senza riconoscere, pretendiamo senza donare. E così ancora una volta Lui ci insegna a pregare:

Lettura biblica

Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Lc 17,14 G:

TUTTI:

Tutti siamo un poco malati, malattie diverse ma che hanno un’unica conseguenza: ci tolgono la vita, ci tolgono la linfa vitale della serenità, ci tolgono la bellezza dell’amicizia profonda, ci tolgono la forza del dono. La malattia dell’ingratitudine da cui Gesù vuol guarirci. Siamo malati di ingratitudine Signore ma primariamente siamo malati di cecità. Non vediamo la miriadi di doni che abbiamo e ci lamentiamo senza sosta. Non vediamo che tutto attorno a noi è gratuità e continuiamo a pretendere. Non vediamo che Tu sei la fonte da cui deriva ogni cosa e non diciamo mai Grazie, Eucaristia.

31 Grado A 31

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1. Quali sono i doni che riempiono la mia vita? 2. Dove si esprime normalmente la mia pretesa lamentosa? 3. Riconosco che TUTTO ciò che ho arriva da Dio datore di ogni bene?

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SECONDA TAPPA La terapia del ritorno

Lettura biblica

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Lc 17,15-16 2L:

G:

L’unica terapia è tornare indietro riprendere coscienza delle cose e non attendere di perderle per vederne il valore. Tornare ai sensi. E ri-conoscere, conoscere di nuovo il valore della vista.

Tutto si spegne Non vi sono più contorni. Non vi è più colore. Non vi è più nulla. Tutto pare inesistente.

Si riaccendono le luci

32 Grado A 32

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TUTTI:

Grazie Grazie Grazie Grazie

Signore per il dono degli occhi e della vista. perché gli incontri sono possibili. perché la vita è bellezza. perché alla Tua luce tutto prende senso.

Scrivi tre cose belle che apprezzi con la vista

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Tornare ai sensi. E ri-conoscere, conoscere di nuovo il valore della vista.

Si introduce del profumo o incenso nel luogo della preghiera. Profumo che dalle narici invade la nostra mente, tocca i ricordi, rende le cose gradevoli. Profumo della natura che parla della cura con cui hai creato le cose. Profumo dei sapori che parla dell’amore con cui le persone ci curano. Profumo che parla di incontri che lasciano il segno. TUTTI:

G:

Grazie Signore per il dono dell’olfatto che ci narra di un’invisibilità che ci incontra, della bellezza della realtà al di là della visibilità, del gusto con cui incontrare le cose per apprezzare, scegliere, prediligere il meglio. Tornare ai sensi. E ri-conoscere, conoscere di nuovo il valore dell’udito.

Musiche diverse – suoni – parole Suoni che dicono una armonia perfetta. Suoni che narrano di una precisione matematica. Suoni che parlano di realtà inconfondibili. Suoni che rivelano le persone, il loro incontro, la condivisione del loro cuore. TUTTI:

Grazie Signore dell’udito, senza il quale le relazioni divengono complesse e il mondo pare finire in me. Grazie perché tutto ha la misura dell’armonia e della perfezione e che per questa siamo stati fatti. Grazie perché l’udito costruisce incontri, apre all’altro. Grazie perché possiamo così ascoltarTi, certi che parli al nostro cuore e per noi hai una parola di vittoria che vuole donarci felicità.

33 Grado A 33

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G:

Tornare ai sensi. E ri-conoscere, conoscere di nuovo il valore del tatto

Musica - Scambio di pace Di un abbraccio che dice accoglienza. Di un bacio che dice amore. Di una stretta di mano che dice impegno. Di un incontro che riconosce. Di un tatto che sa distinguere, l’accoglienza dalla formalità, il bacio dal tradimento, l’accordo dal possesso, l’incontro dallo scontro. TUTTI:

G:

Grazie Signore per il dono del nostro corpo, via dell’amore, dell’impegno vero, della conoscenza. Grazie perché attraverso il nostro corpo, che si pone in relazione, verifichiamo la nostra maturità, entriamo in amicizia, uscendo da noi per essere come Te, dono.

Tornare ai sensi. E ri-conoscere, conoscere di nuovo il valore del gusto.

Musica - Viene spezzato e distribuito del pane dolce da consumarsi Sapori delle cose e sapore della vita: buono e gustoso, dolce e amaro. Capacità, attraverso ciò che ci doni, di cogliere le diversità più profonde: fra bontà e cattiveria, fra dolcezza nell’incontro e chiusura che soffoca, fra ciò che fa crescere e ciò che mortifica. TUTTI:

Grazie Signore per il gusto che rimanda al sapore dell’anima. Grazie per ciò che siamo per il nostro corpo per le nostre doti, che spesso non conosciamo o non ri-conosciamo, grazie per i tanti doni che da Te provengono e ci rendono uomini, grazie perché ci hai fatto come un prodigio.

34 Grado A 34

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TERZA TAPPA Il club dei tre D

Lettura biblica

Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render grazie a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Lc 17,17-19 TUTTI: 1L: TUTTI: 2L: TUTTI: 1L: TUTTI: 2L: TUTTI: 1L: TUTTI: 2L:

Ringraziare è solo per chi è intelligente, per chi sa leggere dentro le cose e gli avvenimenti. Ringraziare è solo per chi ha cuore, per chi sa di essere amato in ogni istante, come in ogni istante batte il suo cuore. Ringraziare è solo per chi è gioioso e vuole la felicità per chi non si fa vincere dal negativo, dalla sconfitta, dal male. Ringraziare è solo per chi è equilibrato e sta crescendo, ponendo Dio e se stesso al giusto posto, senza voler invertire i ruoli. Ringraziare è solo per chi vuol fare una strada semplice, senza perdersi per i sentieri complessi di speculazioni. Ringraziare è per tutti, non necessità di doti straordinarie, di cultura eccezionale, di strumenti adatti, di parole sublimi, ma solo di occhi puri che vanno dalla superficie alle profondità, di desiderio di comprendere i doni ricevuti, di gioia per l’esistente, dell’idea che Dio è buono, è Padre, è Amore. Ed ama continuamente TE.

35 Grado A 35

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G:

Ringraziare è continuità. Ringraziare anche quando ci pare un suono vuoto, senza sentimento. Ringraziare per ogni cosa proprio perché Tu Signore ami continuamente e non abbandoni mai.

TUTTI: E così Ti riconosciamo presente in ogni avvenimento, in ogni persona, in Me. E viviamo dicendo a Tutti e a Te in ogni cosa, GRAZIE! G: Vogliamo anche noi entrare Signore nel club dei 3D Riconoscendo nel silenzio della preghiera della sera 3 Doni che ci hai fatto. A partire da ora.

Sul pacco dono posto al centro ciascuno, con un pennarello scrive 3 Doni mentre si esegue il canto. Canto finale: Popoli tutti Mio Dio, Signore, nulla è pari a Te. Ora e per sempre, voglio lodare il Tuo grande amor per noi. Mia roccia Tu sei, pace e conforto mi dai. Con tutto il cuore e le mie forze, sempre io Ti adorerò. Popoli tutti acclamate al Signore, gloria e potenza cantiamo al re, mari e monti si prostrino a te, al tuo nome, o Signore. Canto di gioia per quello che fai, per sempre Signore, con te resterò. Non c’è promessa, non c’è fedeltà che in te.

36 Grado A 36

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DALL’AURORA in ogni cosa rendete grazie Preghiera del mattino

Canto: Dall’aurora al tramonto Dall’aurora io cerco te fino al tramonto ti chiamo, ha sete solo di te l’anima mia come terra deserta. Non mi fermerò un solo istante sempre canterò la tua lode perché sei il mio Dio il mio riparo mi proteggerai all’ombra delle tue ali. Dall’aurora ... Non mi fermerò un solo istante io racconterò le tue opere perché sei il mio Dio unico bene, nulla mai potrà la notte contro di me.

Salmo 136 G:

Lodate il Signore perché è buono:

Lodate il Dio degli dei:

TUTTI : perché eterna è la sua misericordia..

perché eterna è la sua misericordia..

Lodate il Signore dei signori:

perché eterna è la sua misericordia..

Egli solo ha compiuto meraviglie:

perché eterna è la sua misericordia..

Ha creato i cieli con sapienza:

perché eterna è la sua misericordia..

Ha fatto i grandi luminari:

perché eterna è la sua misericordia..

Il sole per regolare il giorno:

perché eterna è la sua misericordia..

la luna e le stelle per regolare la notte:

perché eterna è la sua misericordia..

Percosse l’Egitto nei suoi primogeniti:

perché eterna è la sua misericordia..

37 Grado A 37

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Da loro liberò Israele:

perché eterna è la sua misericordia..

con mano potente e braccio teso:

perché eterna è la sua misericordia..

Divise il mar Rosso in due parti:

perché eterna è la sua misericordia..

Guidò il suo popolo nel deserto:

perché eterna è la sua misericordia..

Percosse grandi sovrani

perché eterna è la sua misericordia..

uccise re potenti:

perché eterna è la sua misericordia..

Seon, re degli Amorrei:

perché eterna è la sua misericordia..

Og, re di Basan:

perché eterna è la sua misericordia..

Diede in eredità il loro paese;

perché eterna è la sua misericordia..

in eredità a Israele suo servo:

perché eterna è la sua misericordia..

Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:

perché eterna è la sua misericordia..

ci ha liberati dai nostri nemici:

perché eterna è la sua misericordia..

Egli dá il cibo ad ogni vivente:

perché eterna è la sua misericordia..

Lodate il Dio del cielo:

perché eterna è la sua misericordia..

Gloria al Padre…

Lettura biblica

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!». Lc 17,12-19

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Intercessioni

Riconoscenti a Dio per il Suo amore, lo ringraziamo dei doni ricevuti: Ti ringraziamo Signore per le nostre famiglie. - Attraverso di loro aiutaci a riconoscere il tuo amore.

Ti ringraziamo Signore per come siamo: il nostro carattere, le nostre emozioni, il nostro corpo, tutta la nostra vita. - Parlaci a partire dalla nostra storia personale.

Ti ringraziamo Signore per la tua presenza in mezzo a noi.

- Aiutaci a riconoscerti presente in ogni avvenimento, in ogni persona, in me stesso.

Ti ringraziamo Signore perchĂŠ ci hai fatto come un prodigio. - Sostienici nelle difficoltĂ , ricordandoci che siamo importanti ai tuoi occhi.

Padre Nostro Affidamento a Maria: Madre della speranza Ave, ave Maria, piena di grazia e d’amore, piena di Dio: madre che ci precedi, madre che ci accompagni, madre che parli al cuore dei figli tuoi. Tu che sei Madre della speranza, veglia sul nostro cammino e su di noi: tu che ci doni Cristo, tu che ci porti a Dio, donaci la fiducia nella vita. (2V)

39 Grado A 39

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ACTIO La Risposta

Conoscenza di sè Quali doni? Il dono della forza fisica “Un giorno taluni che volevano disprezzare e percuotere il Comollo ed un altro di nome Candelo Antonio modello di bonomia. Io volli intervenire in loro favore, ma non si voleva badare. Vedendo un giorno quegli innocenti maltrattati, guai a voi, dissi ad alta voce, guai a chi fa ancora oltraggio a costoro. Un numero notabile dei più alti e dei più sfacciati si misero in atteggiamento di comune difesa e di minaccia contro di me stesso, mentre due sonore ceffate cadono sulla faccia del Comollo. In quel momento io dimenticai me stesso ed eccitando in me non la ragione, ma la mia forza brutale, non capitandomi tra mano né sedia, né bastone strinsi colle mani un condiscepolo alle spalle, e di lui mi valsi come di bastone a percuotere gli avversari. Quattro caddero stramazzoni a terra gli altri fuggirono gridando e dimandando pietà. Ma che? In quel momento entrò il pro-

fessore nella scuola, e mirando braccia e gambe sventolare in alto in mezzo ad uno schiamazzo dell’altro mondo, si pose a gridare dando spalmate a destra e a sinistra. Il temporale stava per cadere sopra di me, ma fattasi raccontare la cagione di quel disordine, volle fosse rinnovata quella scena, o meglio sperimento di forza. Rise il professore, risero tutti gli allievi ed ognuno facendo maraviglia, non si badò più al castigo che mi era meritato. Ben altre lezioni mi dava il Comollo. Mio caro, dissemi appena potemmo parlare tra noi, la tua forza mi spaventa, ma credimi, Dio non te la diede per massacrare i compagni. Egli vuole che ci amiamo, ci perdoniamo, e che facciamo del bene a quelli che ci fanno del male. Io ammirai la carità del collega, e mettendomi affatto nelle sue mani, mi lasciava guidare dove, come egli voleva. D’accordo coll’amico Garigliano andavamo insieme a confessarci, comunicarci, fare la meditazione, la lettura spirituale, la visita al SS. Sacramento, a servire la S. Messa. Sapeva invitare con tanta bontà, dolcezza e cortesia, che era impossibile rifiutarsi a’ suoi inviti” . Il dono della memoria “Era da due mesi in questa classe quando un piccolo incidente fece parlare alquanto di me. Un giorno il professore spiegava la vita di Agesilao scritta da Cornelio Nipote. In quel giorno non aveva meco il libro e per celare al maestro la mia dimenticanza tenevami davanti il Donato aperto. Se ne accorsero i compagni. Uno comincio, l’altro continuo a ridere a segno che la scuola era in disordine. Che c’è, disse il precettore, che c’è, mi si dica sull’istante. E siccome l’occhio di tutti stava rivolto verso me, egli mi comandò di fare la costruzione e ripetere la stessa sua spiegazione. Mi alzai allora in piedi, e tenendo tuttora il Donato tra mano ripetei a memoria il testo, la costruzione e la spiegazione. I compagni quasi istin-

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tamente mandando voci di ammirazione batterono le mani. Non è a dire a quale furia si lasciasse portare il professore; perché quella era la prima volta, che, secondo lui, non poteva tener la disciplina. Mi diede uno scappellotto, che scansai piegando il capo; poi tenendo la mano sul mio Donato si fece dai vicini esporre la cagione di quel disordine. Dissero

questi: Bosco ebbe sempre davanti a se il Donato, ed ha letto e spiegato come se tra mano avesse avuto il libro di Cornelio. Il professore prese di fatto il Donato, mi fece ancora continuare due periodi e poi mi disse: Per la vostra felice memoria vi perdono la dimenticanza che avete fatto. Siete fortunato, procurate soltanto di servirvene in bene”.

Per RIFLETTERE ... 1. Rileggo i due brani su Giovanni Bosco, si parla di pregi e difetti? Dove? Come? 2. Se dovessi dare un voto da 1 a 10 su quanto mi conosco che voto darei? 3. Faccio un elenco di tutte le mie doti e dei miei pregi… 4. Scrivo tutti i punti su cui penso di dover crescere (difetti)…

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Conoscersi come Dio ci conosce Conoscere se stessi è il punto di partenza per ogni vera amicizia. Se non ci conosciamo non possiamo farci conoscere dagli altri, se non ci conosciamo veramente non possiamo creare delle relazioni buone e positive. La stessa cosa è con Dio, se non ci conosciamo non possiamo creare una vera e profonda amicizia con Lui, che ci permetta di ascoltarlo in profondità. Non bisogna però sbagliare il punto di partenza: per conoscersi davvero in profondità non dobbiamo pensare di essere un puntino nel nulla comparo per caso, siamo invece figli di un progetto, quello che Dio ha per noi. Quindi è necessario partire da Dio per conoscersi davvero e profondamente, la conoscenza di noi stessi è vera tanto quanto parte da Dio, il quale ci ha creati, ci ha costituiti, ci ha dato la vita. Conoscersi significa: - Porsi in atteggiamento di ascolto della parola di Dio, del Suo amore misericordioso e sempre presente. Qui infatti non proponiamo una conoscenza meramente psicologica di sé, ma una conoscenza teologica, che comprenda tutto il nostro essere, con tutto le sue caratteristiche anche spirituali. - Conoscersi significa riconoscersi. E’ quindi necessario partire dalla parola grazie. Riconoscere che ciò che siamo e che siamo stati parte necessariamente da un dono di Dio. Che quindi va tenuto presente e riscoperto continuamente. Riconoscere di essere stati voluti, desiderati, creati, accolti, amati fin dal principio, prima ancora che ci desiderassero i nostri stessi genitori; paradossalmente ci sono casi in cui alcuni bambini nascono già come non desiderati dai loro genitori, ebbene essi sono comunque profondamente desiderati e voluti da Colui che dà la vita. Partire da come ci vede Dio, ecco qual è il primo gradino, guardarsi con i suoi stessi occhi.

I punti fermi Dopo aver visto insieme qual è il punto da cui

partire per camminare nella conoscenza di sé, è ora necessario porre alcuni punti fermi di questo cammino per poter progredire. a. Ci conosciamo in maniera imperfetta Spesso crediamo (erroneamente) che una volta acquisita un po’ di conoscenza su noi stessi questa sia già sufficiente e non sia più necessario farsi nessuna domanda su se stessi. Invece non è così, la nostra conoscenza è sempre in divenire, non è mai una volta per tutte. E per quanto crediamo di sapere tutto di noi, c’è sempre qualcosa che ci sfugge, che non ci torna, situazioni nuove che permettono di scoprire altri lati di noi che non pensavamo di possedere. Quindi è indispensabile l’atteggiamento dell’umiltà per non sentirsi mai degli arrivati sulla conoscenza di sé, bisogna, per così dire, lasciare sempre una finestra aperta… Solo Dio ci conosce veramente in profondità. b. La necessità degli altri Per conoscersi sono necessari gli altri… amici, parenti, coetanei adulti. Essi possono aiutarmi a cogliere aspetti di me che da solo non riesco a riconoscere. Perché ci sia questo aiuto, questo cammino deve necessariamente esserci una profonda fiducia nei confronti delle persone che mi sono vicine così che chi mi sta accanto possa dirmi cosa pensa di me. Qui si pone anche l’importanza della presenza di una guida spirituale, dalla quale farmi conoscere pienamente, perché possa guidarmi in una crescita sempre più approfondita. c. Non avere paura delle sorprese Ci sono situazioni in cui scopriamole nostre reazioni in un modo nuovo, modi del nostro essere che non avevamo mai conosciuto, in momenti di stanchezza o di entusiasmo, o in situazioni nuove. La conoscenza di sé è sempre in divenire, ci conosciamo man mano che cresciamo, cambiamo… Per questo non bisogna temere le sorprese, sia in positivo che in negativo. Un punto fondamentale in questo discorso è quello di non crearsi su se stessi (e anche sugli altri) delle etichette, che non

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permettono di crescere nel vero amore\conoscenza su di sé e fissano in stadi immaturi. d. Conoscenza feed-back La risonanza che si riceve da altri sui nostri atteggiamenti, azioni… (che possono essere anche delle critiche) su ciò che ho detto e su ciò che ho fatto, è uno strumento molto utile per conoscermi. Anche le critiche vanno valorizzate, anche se sembrano ingiuste. Valorizzarle ci aiuta a smontare l’irritazione provocata dai giudizi su di noi, che riteniamo sbagliati. La riflessione serena e oggettiva è necessaria per un autoconoscenza seria, e deve soffermarsi sulle risonanze negative e non solo positive che suscitiamo negli altri. Questa accettazione e riflessione non significa affatto il ripiegarsi ad una disistima di sé come se ogni difetto ce l’avessimo noi, ma anzi è riflessione su ciò che gli altri dicono di noi. Ricordiamoci che è nel giocarsi, nel decidersi nell’agire che ci permette poi di riflettere su noi stessi, quindi vengono smontati tutti i “castelli in aria” che rischiamo di costruirci. Dice la Scrittura: “Se non hai un amico che ti dica i tuoi difetti paga un amico perché lo faccia”.

Dove non cadere!

- Il precipizio di sinistra: è quello dove si riflette eccessivamente sulle cose fatte, sui pensieri avuti, siamo eccessivamente minuziosi (scrupolosi) su tutti i particolari che ci accadono con gli altri. In questi casi si svigorisce la forza dell’azione, restando gli eterni indecisi, sempre titubanti sul futuro, non si sceglie mai… Questo cammino di conoscenza di sé deve portarci ad una conoscenza di noi stessi equilibrata, che non si spinga in interminabili “viaggi mentali” che non giungono a nulla di concreto, o in esasperate analisi di sé e di tutto ciò che capita in noi, limitando l’azione. Nemmeno la nostra conoscenza di noi stessi deve essere superficiale, così da non considerare gli aspetti importanti di noi. Il conoscersi è sempre per un decidersi, per un giocarsi, cioè per mettere le proprie capacità a servizio di Dio e quindi dei fratelli. Riconoscersi con umiltà, non significa umiliarsi, non deve quindi diventare una scusa per non mettersi a servizio. Tutto questo cammino parte, come abbiamo detto al principio, dallo sguardo di Dio su di noi, quindi dobbiamo ogni giorno sforzarci di vederci come Lui ci vede, solo in quest’ottica la conoscenza di sé non diventa fine a sé stessa, ma fa il salto di qualità vocazionale.

Sono sostanzialmente due i rischi in cui bisogna evitare di cadere. Come camminare su un crinale di una montagna, sia a destra che a sinistra si frappongono due precipizi, in cui si rischia di cadere se ci si sporge troppo o di qua o di là. - Il precipizio di destra: è quello causato dal fatto di non riflettere mai su di sé, non si fa mai una autocritica, si negano le critiche, non si accettano le correzioni, si tenta di rovesciare le proprie colpe sugli altri, sui genitori, sulla scuola, sulle istituzioni, sugli amici… In questi casi si fanno scelte e decisioni che non prendono in reale considerazione tutti gli aspetti della scelta stessa.

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Per RIFLETTERE... 1. Cosa pensi di ciò che il Comollo dice a don Bosco? 2. Pensi che lo aiuti sulla conoscenza di sé? Perché? 3. In questi anni sei stato capace di porti dal punto di partenza: “partire da Dio”? 4. Se si come, se no, cosa dovresti fare per iniziare? 5. Per ognuno dei quattro punti fermi di cui abbiamo parlato prova a scrivere una tua breve impressione, che parta dalla tua esperienza… 6. Quale rischio è maggiormente presente in te? Perché?

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OUTPUT Per la mia vita ‌

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Terzo INCONTRO A

La regola di vita

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Lectio

INPUT La Parola Mosè – Es 34,1-5.10-11.27-30 Poi il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate.2 Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte.3 Nessuno salga con te, nessuno si trovi sulla cima del monte e lungo tutto il monte; neppure armenti o greggi vengano a pascolare davanti a questo monte».4 Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.5 Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 10 Il Signore disse: «Ecco io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai com1

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piute in nessun paese e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te.11 Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco io scaccerò davanti a te l’Amorreo, il Cananeo, l’Hittita, il Perizzita, l’Eveo e il Gebuseo. 34,1 Dio allora pronunciò tutte queste parole:2 «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù:3 non avrai altri dèi di fronte a me.4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.7 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.8 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.11 Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.12 Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.13 Non uccidere.14 Non

commettere adulterio.15 Non rubare.16 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.17 Non desiderare la casa del tuo prossimo. 27 Il Signore disse a Mosè: «Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele».28 Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.29 Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui.30 Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui.

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L’eco Che cosa sta succedendo? Il libro dell’Esodo, dopo aver narrato le vicende di Mosè, lo scontro con il Faraone e la mirabile liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto (capp. 1-15), presenta le fatiche del popolo nel deserto (capp. 16-18), la stipulazione dell’Alleanza e la consegna del Decalogo sul Monte Sinai (capp. 19-31), la rottura dell’Alleanza da parte del popolo che si costruisce un vitello d’oro (capp.32), la rinnovazione dell’Alleanza (capp. 33-34; è il passo che stiamo leggendo). Mosè dunque, sceso dal Monte Sinai, scopre che il popolo si è costruito un vitello d’oro; pieno d’ira rompe le tavole della legge, dove c’erano scritti i Comandamenti di Dio, e minaccia al popolo il castigo del Signore; ma YHWH non si è dimenticato di Israele, che pure è un “popolo dalla dura cervice”, e richiama Mosè sul Sinai, per rinnovare l’Alleanza. Che cosa fa Dio? Dio anzitutto si mostra come colui che è misericordioso e che risponde all’infedeltà del popolo con la proposta di rinnovare il patto di amicizia; senza condizioni e senza sanzioni, le stesse Tavole di prima, le stesse parole di prima! In secondo luogo YHWH si mostra come colui che scende nella storia (“scese nella nube” sede della sua trascendente presenza), si rivela all’uomo (“proclamò il nome del Signore”, poiché il nome, nel linguaggio biblico, indica l’identità del soggetto) e entra in relazione con noi, promettendo meraviglie: al popolo che fu schiavo in Egitto e si trova esule nel deserto promette di dare la terra dei Padri; al popolo piccolo e debole promette la vittoria sui popoli potenti (“l’Amorreo, il Cananeo, l’Ittita, il Perizzita, l’Eveo e il Gebuseo”) che abitano la terra di Canaan. Infine Dio scrive le parole del Decalogo, giacché è lui a dettare le condizioni dell’Alleanza, non il popolo.

Che cosa fa Mosè? Mosè ci appare con tre caratteristiche. E’ colui che obbedisce al Signore, prontamente, senza discutere, senza chiosare o attenuare le sue indicazioni. E’ colui che si pone alla presenza di Dio; è colui che per “quaranta giorni e quaranta notti” toglie tutto ciò che poteva distrarlo (anche il mangiare ed il bere) dall’ascolto della Parola di YHWH, che dettava le condizioni dell’Alleanza. E’ colui che testimonia, con il suo volto raggiante, che ha incontrato Dio, poiché è stato lui per primo ad obbedire alla sua parola. Che cosa mi porto via? Dalla lettura di questo passo dell’Esodo possiamo portarci via due certezze. Da un lato Dio si mostra desideroso di stringere con gli uomini un patto di amicizia, così desideroso che nemmono il rifiuto del popolo, che si era costruito un idolo d’oro, la fa desistere dal suo proposito. Dall’altro l’uomo (che in questo episodio troviamo espresso nella figura di Mosè) può accogliere questa proposta di amicizia da parte di YHWH (“l’Alleanza”) solo se si mette in atteggiamento di ascolto ed obbedienza; è infatti il Signore a “dettare” le condizioni del patto di amicizia (le “dieci parole”) e Mosè riceve questo dono, lo conserva con fedeltà e lo consegna ad Israele.

Per la tua vita… Due tavole di pietra come le prime. Dio non si scoraggia mai; all’uomo infedele continua a proporre la fedeltà della sua Alleanza. Fa’ passare la tua vita e vedi quando tu sei stato infedele al Signore Gesù; cerca anche di vedere come Dio non è comunque venuto meno nella tua vita. Io scriverò su queste tavole le parole. E’ Dio che “detta le condizioni” dell’Alleanza. Nella tua vita spirituale cammini a caso, oppure hai una “regola” che ti aiuta a tenere fermi i punti fondamentali? Questa regola è costruita secondo i criteri del Vangelo? L’hai fatta mai vedere a qualche

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sacerdote? Nessuno salga con te. Il rapporto con il Signore è a “tu per tu”; Mosè sa che deve prendersi la responsabilità delle proprie scelte davanti a Dio. Quando devi fare nella tua vita delle scelte concrete che riguardano il tua rapporto con Dio (essere fedele alla Messa domenicale ed alla Confessione regolare; pregare ogni giorno; vivere secondo il Vangelo;…) segui la tua coscienza cristiana oppure ti adatti alla massa, a quello che fanno i tuoi amici? Sei capace di scelte controcorrente? Farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione…. Dall’obbedienza alla volontà di Dio nascono sempre cose belle nella nostra vita. Fa’ passare la tua

vita e vedi quelle situazioni in cui, obbedendo, hai avuto dei frutti di bene. Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti. Per capire la volontà di Dio bisogna essere in intimità con lui. Nel tuo “programma di vita” quotidiano c’è lo spazio per la preghiera personale? Oppure a Dio è riservato (talora) lo scarto del tuo tempo? Quando Mosè scese dal monte Sinai … non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante. Stando con Dio Mosè cambia e rende testimonianza a tutto il popolo. I tuoi amici, i tuoi genitori, i tuoi insegnanti possono dire che sei un giovane cristiano? Con le scelte concrete della tua vita testimoni il Vangelo?

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INSEGNACI A PREGARE

Pregate incessantemente senza stancarvi La preghiera: i suoi tempi e i suoi modi

G:

Pregare è come amare, l’intimità chiede esclusività. Pregare è come studiare, non si può apprendere nella confusione. Pregare è come incontrare l’amico del cuore, con tempi e modi unici. Gesù ha dato molta importanza al tempo, al luogo ed ella posizione della preghiera: non tutto è uguale perché Gesù conosce bene come siamo, sa che tutto può servire all’incontro o tutto può distrarre, allontanare, svilirne il valore. Ancora una volta chiediamogli: “Signore insegnaci a pregare”.

Canto: Vivere la vita Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e inabissarti nell’amore, è il tuo destino, è quello che Dio vuole da te. Fare insieme agli altri, la tua strada verso Lui, correre con i fratelli tuoi, scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai. Vivere la vita è l’avventura più stupenda dell’amore, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita, e generare ogni momento il Paradiso, è quello che Dio vuole da te. Vivere perché ritorni al mondo l’unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi… scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai, una scia di luce lascerai.

53 Grado A 53

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Prima TAPPA Quando il tempo di un primato

Lettura biblica

Gesù al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Mc 1,35 Gesù al mattino… G

Mc 1,35

C’è un tempo per ogni cosa Un tempo privilegiato per nutrirsi: un tempo che il corpo reclama. Un tempo privilegiato per riposare: un tempo che il corpo urge. Un tempo privilegiato per pregare: un tempo per incontrarlo. Un tempo non lasciato al caso, un tempo non abbandonato all’ultimo momento, un tempo scelto, curato, programmato. Ho mai programmato e scelto con cura i tempi di incontro con il Signore? Quali sono i tempi della mia preghiera?

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Il mattino, il tempo del ringraziamento: ancora per una volta aprendo gli occhi scopriamo la vita come dono immeritato. Il mattino, il tempo della consegna della giornata, perché Tu Signore la custodisca. Il mattino, il tempo della fede rinnovando la coscienza che tutto sarà dono Tuo.

54 Grado A 54

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TUTTI

G

TUTTI

G

TUTTI

Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà, per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen. I tempi del nutrimento. Il tempo di un segno di croce: rimando all’amore con cui siamo amati. Il tempo della benedizione: lode per i doni ricevuti. Il tempo del grazie: responsabilità per non sciupare nulla. Benedici o Signore noi e i doni che riceviamo dalla Tua bontà. Fa’ che ce ne serviamo sempre in bene. Per Cristo nostro Signore. Amen La sera, il tempo del ringraziamento per la miriadi di doni ricevuti. La sera, il tempo della consegna per il bene fatto, per il bene che avremmo potuto fare, per ciò che non siamo riusciti a vivere. La sera, il tempo della fede che ci rende certi che tutto è nelle Tue mani e solo Tu porterai a frutto ogni seme gettato. Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso e se qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

Suono delle campane e giro dell’orologio.

55 Grado A 55

23/09/11 11:52


Sac

Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salu­tare tre volte al giorno.

G

I tre tempi del sole: i tempi con Maria. I tempi per ricordare che Tu Ti sei fatto uomo e sempre sei con noi, i tempi per dirTi il nostro “sì”.

G

L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria.

TUTTI G TUTTI G TUTTI G TUTTI G

TUTTI

Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo. Ecco, io sono la serva del Signore. Si compia in me la tua parola. Il Verbo di Dio si è fatto uomo. E venne ad abitare in mezzo a noi. Ave, o Maria... Prega per noi, santa Madre di Dio. E saremo degni delle promesse di Cristo. Preghiamo. O Padre. tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Per Cristo nostro Signore. Amen.

56 Grado A 56

23/09/11 11:52


SECONDA TAPPA Come un corpo che parla

Lettura biblica

Gesù al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di Mc 1,35 casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. G

Gesù si alza

Musica – ci si alza in piedi Sta in piedi Il suo corpo parla al Padre e dice attenzione disponibile, pronta a partire, ad obbedire. Stare in piedi è l’atteggiamento dei risorti di chi ha dignità. E noi, stando davanti a Dio in piedi, sentiamo, Signore, che ci dici che abbiamo una grande dignità. Che siamo Figli del Padre fratelli, famigliari di Gesù animatati dalla stessa potenza, dallo stesso Spirito.

Lettura biblica

Gesù si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Mt 26,39b Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» G

Gesù si prostra, si pone in ginocchio davanti al Padre.

Musica – ci si mette in ginocchio

57 Grado A 57

23/09/11 11:52


G

Adora la sua volontà, si sottomette a Lui, si consegna nelle Sue mani. Il suo corpo parla al Padre e dice totale disponibilità, totale consegna, totale obbedienza. E noi stando in ginocchio facendo la fatica di piegare la nostra comodità, il nostro agio davanti a Te davanti all’Eucaristia davanti alla Tua presenza riconosciamo che solo Tu sei Dio che solo Tu sei il Tutto.

1L

Il nostro corpo parla al Padre in piedi dice una presenza che sta dinnanzi e di una missione che deve essere attuata in ginocchio parla di una Signoria, di una Regalità a cui dare adorazione seduto ascolta con una attenzione piena Con le mani alzate parla di una supplica che si rivolge verso il cielo.

2L

Nulla è escluso dal nostro rapporto con Dio Nulla è indifferente dalla nostra amicizia con Gesù Il corpo parla dell’anima. L’anima si esprime nel corpo. E l’uno e l’altra manifestano l’importanza che l’Altro ha per me.

G

Il corpo influenza ogni nostra relazione, anche quella con Gesù. E allora può essere strumento o ostacolo nella preghiera e se lui prega lo spirito entra in sintonia Ma se il corpo si oppone difficilmente arriveremo alla concentrazione del cuore

58 Grado A 58

23/09/11 11:52


Che compostezza ho nella mia preghiera? Mi sono abituato a fare gesti con senso? Sono cosciente, esprimendolo con il corpo, di essere davanti al Dio che i cieli dei cieli non possono contenere?

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59 Grado A 59

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TERZA TAPPA Dov'è una casa non è un'altra

Lettura biblica

Gesù al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Mc 1,35 G

Il luogo deserto dice solitudine, silenzio, raccoglimento. Non favorisce la strada, non pone in una relazione di dialogo l’I-pod, o la musica nelle orecchie per tutto il giorno non pone una relazione un corpo sdraiato, svaccato, distratto. Il luogo concentra lo sguardo, il luogo orienta la mente, il luogo dice un tipo di relazione.

Lettura biblica

Gesù disse “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera…” Mt 6,6 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga. Lc 4,16 G

Il luogo deserto, il luogo del raccoglimento. La camera, un luogo raccolto. La sinagoga, il tempio, la casa di Dio. In ogni luogo posso pregare. Ma non ogni ambiente ci può aiutare ad incontrare il Signore che parla, chiama ed invia.

60 Grado A 60

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Quale è il luogo che più mi aiuta alla preghiera? Scelgo lo spazio della mia preghiera o “dove capita capita”? Curo gli spazi con l’ordine, dei simboli (croce, icona, candela…), la loro cura?

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Canto finale Laudato Laudato Laudato Laudato

sii, sii, sii, sii,

o o o o

mi’ mi’ mi’ mi’

Signore. Signore. Signore. Signore.

E per tutte le creature, per il sole e per la luna, per le stelle e per il vento e per l’acqua e per il fuoco. Per sorella madre terra ci alimenta e ci sostiene, per i frutti, i fiori e l’erba, per i monti e per il mare. Perché il senso della vita è cantare e lodarti, e perché la nostra vita sia sempre una canzone. Per sorella nostra morte che noi tutti incontreremo, ma se a lui ci affideremo non avremo mai paura.

61 Grado A 61

23/09/11 11:52


DALL’AURORA Pregate incessantemente senza stancarvi Preghiera del mattino

Canto: VOI SIETE DI DIO

Tutte le stelle della notte le nebulose e le comete il sole su una ragnatela è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le rose della vita il grano, i prati, i fili d’erba il mare, i fiumi, le montagne è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le musiche e le danze, i grattacieli, le astronavi i quadri, i libri, le culture è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le volte che perdono quando sorrido, quando piango quando mi accorgo di chi sono è tutto vostro e voi siete di Dio. E’ tutto nostro e noi siamo di Dio.

Salmo 138 1L

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo.

2L

Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia: hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.

Tutti Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra,

quando udranno le parole della tua bocca.

Canteranno le vie del Signore,

perché grande è la gloria del Signore;

1L

eccelso è il Signore e guarda verso l’umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano. Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita;

2L

contro l’ira dei miei nemici stendi la mano e la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua.

Gloria al Padre…

62 Grado A 62

23/09/11 11:52


Lettura breve

Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Mt 6,5-13

Intercessioni

Chiamati a pregare incessantemente, senza stancarsi, ripetiamo insieme: Ascoltaci Signore. Tutti: Ascoltaci Signore. Ti chiediamo, Signore, il dono della fedeltà alla nostra preghiera personale. Diventi ogni giorno momento atteso di incontro con Te. Preghiamo. Aprici all’ascolto della Tua parola, Signore. E’ il modo con il quale ti comunichi a noi oggi. Preghiamo. Manda il Tuo Spirito su di noi: fa che sappiamo aprire il nostro cuore alla guida spirituale, con sincerità e fiducia. Preghiamo. Signore, fa crescere in noi lo spirito del servizio nei confronti di chi ci è vicino: in famiglia, con gli amici, in oratorio, a scuola. La nostra disponibilità ci metta ogni giorno in gioco. Preghiamo.

Padre Nostro Affidamento a Maria: Madonna nera

C’è una terra silenziosa dove ognuno vuol tornare, una terra e un dolce volto con due segni di violenza; sguardo intenso e premuroso che ti chiede di affidare la tua vita ed il tuo mondo in mano a Lei. Madonna, Madonna Nera, è dolce esser tuo figlio! Oh, lascia, Madonna Nera, ch’io viva vicino a te. Lei ti calma e rasserena, Lei ti libera dal male, perché sempre ha un cuore grande per ciascuno dei suoi figli; Lei ti illumina il cammino se le offri un po’ d’amore, se ogni giorno parlerai a Lei così.

63 Grado A 63

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ACTIO La Risposta

Giovanni Bosco Regolamento di Vita, scritto nel giorno della sua vestizione da chierico, nel quale tracciò delle linee per la sua personale crescita spirituale: “Dopo quella giornata io doveva occuparmi di me stesso. La vita fino allora tenuta doveva essere radicalmente riformata. Negli anni addietro non era stato uno scellerato, ma dissipato, vanaglorioso, occupato in partite, giuochi, salti, trastulli ed altre cose simili, che rallegravano momentaneamente, ma che non appagavano il cuore. Per farmi un tenore di vita stabile da non dimenticarsi, ho scritto le seguenti risoluzioni: 1° Per l’avvenire non prenderò mai più parte a pubblici spettacoli sulle fiere, sui mercati; né andrò a vedere balli o teatri. E per quanto mi sarà possibile non interverrò ai pranzi, che soglionsi dare in tali occasioni. 2° Non farò mai più i giuochi de’ bussolotti, di prestigiatore, di saltimbanco, di destrezza, di corda; non suonerò più il violino, non andrò più alla caccia. Queste cose le reputo tutte contrarie alla gravità ed allo spirito ecclesiastico.

3° Amerò e praticherò la ritiratezza, la temperanza nel mangiare e nel bere; e di riposo non prenderò se non le ore strettamente necessarie per la sanità. 4° Siccome pel passato ho servito al mondo con letture profane, così per l’avvenire procurerò di servire a Dio dandomi alle letture di cose religiose. 5° Combatterò con tutte le mie forze ogni cosa, ogni lettura, pensiero, discorsi, parole ed opere contrarie alla virtù della castità. All’opposto praticherò tutte quelle cose anche piccolissime, che possano contribuire a conservare questa virtù. 6° Oltre alle pratiche ordinarie di pietà, non ometterò mai di fare ogni giorno un poco di meditazione ed un po’ di lettura spirituale. 7° Ogni giorno racconterò qualche esempio o qualche massima vantaggiosa alle anime altrui. Ciò farò coi compagni, cogli amici, coi parenti, e quando non posso con altri, il farò con mia madre. Queste sono le cose deliberate quando ho vestito l’abito chericale, ed affinché mi rimanessero bene impresse sono andato avanti ad un’immagine della Beata Vergine, le ho lette, e dopo una preghiera ho fatto formale promessa a quella Celeste Benefattrice, di osservarle a costo di qualunque sacrificio” .

64 Grado A 64

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Alberto Marvelli (1918-1946) Ecco la testimonianza di un giovane oratoriano della casa salesiana di Rimini. Dalla sua regola/progetto di vita: “Il silenzio è il mezzo ottimo per santificarsi, per non dire sciocchezze e commettere meno peccati, per abbassare l’orgoglio, esercitare l’umiltà e la pazienza e imparare a conversare con Dio. Devo assolutamente vincere i miei scatti d’impazienza, e usare invece con tutti un’amorevole pazienza e una carità ardente… Frenare la mia fantasia e tenerla costantemente alla realtà... Avere davanti alla mente sempre il pensiero di Gesù in Croce e l’esempio della sua vita. Studiare con continuità e assiduità ciò che devo, e con regolarità e metodo. Ampliare la mia cultura ogni qualvolta ne capiti l’occasione... Accettare il dolore come inviato dal Signore per provare la nostra fede e per affinare le nostre virtù morali... Alzarmi alla mattina il più presto possibile e all’ora che ho stabilito. Fare ogni mattina mezz’ora di meditazione senza mai tralasciarla, salvo casi imprevedibili. Mezz’ora al giorno di lettura spirituale e possibilmente anche di più. Ascoltare ogni mattina la S. Messa e accostarmi ai SS. Sacramenti, senza defezione, salvo anche qui motivi di forza maggiore. Confessarmi usualmente una volta la settimana e recarmi dal direttore spirituale molto spesso. Recitare giornalmente il S. Rosario e dire l’Angelus al suono del mezzogiorno e dell’Ave Maria. Questo in breve il programma della mia vita, a cui voglio attenermi da oggi, 22 settembre 1938. Prego il Signore con tutta l’anima che mi voglia aiutare a metterlo in pratica continuamente. Se dovessi mancare, Dio voglia che mi riprenda subito onde poter migliorare e dimostrare in tal modo a Dio la mia riconoscenza per quanto Egli fa per me continuamente, per il bene che mi ha voluto, per il dolore che ha sofferto per me. “Morire ma non peccare”. Alberto non si limita a stendere una regola di vita, ma verifica spesso anche come l’ha vissuta,

quasi come un esame: “23 agosto 1946. Come sono passati per me questi anni? Quali progressi ho fatto nella vita spirituale? Gli avvenimenti, i dolori, le sofferenze, i sacrifici, le gioie hanno saputo insegnarmi qualche cosa, hanno accresciuto la mia fede, la speranza, la carità? Sono progredito insomma, o sono rimasto staticamente fermo, o peggio, ho peggiorato? Voglio analizzare a fondo la vita di questi anni, l’attuale tenore spirituale, voglio fare un accurato e meticoloso esame di coscienza, necessario dopo tanto tempo. Voglio abituarmi di nuovo a riflettere, a pensare, a meditare, perché sento purtroppo che l’attività intensa di questi ultimi anni è andata a discapito della vita interiore, perché mi accorgo che penso poco, che medito poco, che tiro avanti così alla buona, per tradizione, per abitudine, per inerzia, per spinte esterne, sia nell’attività professionale e apostolica e politica e caritativa. Sento che i problemi che quotidianamente risolvo non sono frutto di un ripensamento interiore, di uno studio profondo, non sono infine una cosa sentita, sofferta, vissuta, amata, ma una normale, piatta, scialba espressione di una volontà qualunque. A forza di consentire, di cedere su qualche punto dei programmi di vita passata, di non approfondire per mancanza di tempo, dì voler abbracciare troppo, di voler dare lo spolvero a troppe cose, di volermi interessare di tutto, sto diventando un superficiale, uno che si lascia entusiasmare od abbattere da un discorso o da un articolo, una mezza cartuccia, uno che non ha le idee radicate, profonde, decise. Manco di costanza e di fermezza nei propositi, la volontà non risponde più come una volta, o forse non ha mai risposto a tono: abituarsi ad esercitare la volontà anche nelle piccole cose è sommamente utile; trascurare questo porta a conseguenze gravi. Non sento più entusiasmo sincero, duraturo per qualche opera, come sentivo per l’Azione Cattolica una volta. Pur dedicandomi a varie attività apostoliche, caritative, assistenziali, politiche non ho quello slancio che ci vorrebbe, sono un trascinato, lo sento, non un trascinatore, sono un rimorchiato che vive di rendita, per la bontà degli altri e per la fama immeritata di altri tempi. Vorrei lavorare qui, là, vorrei mettere a posto su e giù, ma all’atto pratico se non ricevo l’imbeccata

65 Grado A 65

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non marcio. Tutte le idee vengono dagli altri, io sembra che faccia tutto e faccio niente, figuro un attivo, degno di essere additato ad esempio, e giro a vuoto, brancolando qua e là come un mulino a vento, senza concludere. Non dò un tono alle mie attività, mi sembrano estranee, pur essendo desideroso di vivere per esse. Forse è il troppo lavoro professionale, le preoccupazioni materiali presenti e dell’avvenire? Sì, certo, influiscono non poco, ma è sempre e rimane mia la colpa dì questo stato di cose. Più volontà ci vuole, più serietà, più costanza, più studio, più raccoglimento, più meditazione. Qui casca l’asino, è inutile pretendere di voler farsi santi, di voler essere apostoli, di apparire attivi lavoratori se non si medita, se si corre dietro ad ogni pensiero anche frivolo, se non si è capaci di imporsi un più vivo raccoglimento, un senso critico (buono) di osservazione, un’autonomia di riflessione nell’esame dei problemi, una sensibilità viva per tutti quei fenomeni spirituali, politici, sociali, religiosi che si verificano intorno a noi”.

una casa salesiana e ancora all’interno di una comunità più grande che è la Chiesa: e questo è importante! Ma questo non può far venire meno la dimensione personale, che certamente anche voi state scoprendo come sempre più centrale per la vostra vita. La fase del “gruppo” come luogo in cui trovare conferme e rifugio sta facendo spazio ad una nuova realtà: quella personale, quella che vuole scoprire le proprie possibilità, capacità, attitudini che nessun altro mi può dare o dire! E che mi permetterà NON SOLO DI PRENDERE dal gruppo, ma anche di DARE nella mia originalità e unicità.

Costruire la Personale Regola di Vita

- Perché è regola di VITA Cioè un atteggiamento, uno stile che coinvolge tutta la vita. Un rischio che possiamo correre nel nostro cammino di fede è quello di separare la dimensione spirituale da quella umana, affettiva, fisica, psicologica. Ma non è così che Gesù ci ha insegnato: la sua incarnazione è stato il segno del suo desiderio di prendere tutta la nostra umanità, senza lasciare fuori niente. Attenzione: una regola per la vita e non una vita per la regola!!! Avere una regola di vita è una opportunità che ogni persona, giovane e adulto, dovrebbe darsi, proprio per raggiungere quel CHI SONO e quel COME POSSO ESSERE AL MEGLIO CIÒ CHE SONO. Per noi cristiani, questo obiettivo si inserisce in un progetto che supera le nostre capacità e i nostri metri. Perché significa ENTRARE NEL PROGETTO DI DIO, entrare, scoprire il modo in cui Dio ha pensato alla mia vita, alla mia più piena realizzazione in Lui. Scoprire, per usare una parola tanto inflazionata e spesso non capita la mia vocazione, il mio modo unico e irripetibile di amare con tutta la mia persona. Darsi una regola di vita

Capire CHI SONO!!! Scontato, banale, superficiale? Non credo!!! In tutto quello facciamo, cerchiamo di far venire fuori la nostra identità più vera: i nostri doni, le nostre capacità, ciò che gli altri dicono di noi, i nostri sogni, desideri, insieme ai nostri limiti, alle nostre debolezze, alle nostre fragilità, alle nostre ferite, tutto questo mettiamo in circolo ogni giorno e dice magari in modo confuso: “CHI SONO”, primo gradino della nostra torre, diventa piano piano CHI VOGLIO ESSERE e in chiave della nostra fede CHI SONO CHIAMATO AD ESSERE. Vediamo di chiarirci meglio di che cosa e soprattutto come è possibile attuare la nostra personale regola di vita, per passare dalle parole ai fatti: - Anzitutto si parla di PERSONALE Il cammino che state percorrendo è un cammino di gruppo, svolto a suo tempo all’interno di

- Poi si parla di REGOLA Senza regole, senza un ordine nelle cose, senza priorità la nostra vita si perde e disperde. Pensiamo all’esperienza dei campi scuola. Senza regole il campo diventa una giungla invivibile. Una regola che però non diventa “incasellamento”, ma strada verso la libertà e la verità della mia vita.

66 Grado A 66

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diventa allora PRENDERSI CURA di alcuni aspetti fondamentali della propria vita, che possono “ordinare” e fare luce su tutto il resto. a. Prendermi cura di me stesso - Imparare ad ascoltarsi, darsi del tempo in cui riflettere su ciò che si sta vivendo e sul come si sta vivendo (le mie emozioni, i miei stati d’animo, le mie paure, i miei desideri, i miei sogni, le mie fatiche). - Fare bene ciò che sono chiamato a fare oggi: pensare al futuro è bello e importante, ma quello che mi è chiesto oggi è il “compito” che il Signore mi affida in modo unico…evitiamo la dispersione. - Imparare a rispettarsi (soprattutto nel fisico, che tante volte trattiamo come qualcosa di diverso da noi, che deve stare ai nostri ritmi, come se fosse un oggetto). - Imparare a volersi bene in tutto ciò che costituisce la propria vita: o la propria storia passata, familiare e di amicizie o il proprio corpo o il proprio carattere e modo di fare. b. Prendersi cura delle relazioni Siamo nati da una relazione… la nostra vita è relazione. Attraverso le relazioni scopriamo molto di noi: gli altri diventano come uno specchio che ci rivela il nostro vero volto. E allora anche questo diventa un ambito importante da curare: Acquistare uno sguardo GRATO verso le nostre relazioni quotidiane… imparare che nulla è scontato… nessuno è un CASO, ma da ogni incontro piccolo, ordinario, posso imparare qualcosa… Per crescere dalla GRATITUDINE verso la GRATUITÀ bisogna imparare a dare agli altri il giusto spazio rispetto alla mia vita; individuando se ci sono relazioni che mi ostacolano, che mi legano troppo che ho bisogno di liberare. Riconoscere quelle relazioni che invece mi liberano, in cui mi sento libero di essere me stesso. Curare la sfera affettiva: la dimensione della affettività e della sessualità sono ambiti tanto importanti e delicati che chiedono di essere va-

lorizzati e non banalizzati o tenuti sotto chiave. L’amore è il motore di tutta la nostra vita!!! c. Prendersi cura della realtà in cui si è inseriti: …non siamo isole! E non possiamo vivere come tali! La realtà in cui siamo inseriti è parte di noi. - L’ascolto del telegiornale, la lettura di qualche quotidiano che mi tengono aggiornato su ciò che succede intorno a me. - La vita parrocchiale la casa salesiana l’oratorio in cui sono inserito, può diventare lo spazio in cui metto in circolo le mie capacità. - Le realtà di povertà (materiale o anche spirituale e umana) che posso incontrare e di fronte alle quali pormi in atteggiamento di ascolto: cosa dicono alla mia vita, come mi interpellano, come posso dare il mio contributo (la preghiera o un aiuto concreto). - L’ambiente del lavoro o dello studio: possono essere ambienti nei quali mi lascio vivere o che assumo come ambienti nei quali posso esprimere non solo le mie capacità intellettuali o pratiche, ma anche i miei valori, rendendoli luoghi in cui esprimo quello che sono. d. Prendersi cura del rapporto con il Signore Il nostro rapporto con il Signore è chiamato ad illuminare tutto il resto e in modo ancora più speciale, è nello scoprire la presenza di Dio nella mia vita, nello scoprire il suo amore per me (passaggio non scontato, al quale siamo chiamati) che riscopro la mia vita come progetto che tende a realizzarsi in una scelta di vita concreta (il matrimonio, la vita consacrata, il sacerdozio) come espressione del mio modo di amare e come modo di vivere in pienezza la mia fede, a servizio degli altri! Anche in questo caso si parla di una relazione: come una relazione umana quella con il Signore ha bisogno di essere approfondita, verificata, alimentata, resa visibile. Approfondita attraverso la preghiera personale, momento privilegiato per riguardare alla

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propria vita alla luce della Parola di Dio; il Vangelo in particolare è la Parola che il Signore consegna alla tua vita per aiutarti a riconoscere la sua presenza nella tua quotidianità e a indicarti il sentiero da percorrere. Verificata, con costanza e fedeltà con un sacerdote, un salesiano, una suora o anche un padre o madre di famiglia a cui puoi affidarti e che possono aiutarti a fare chiarezza su punti che a te possono risultare più complessi, difficili e oscuri. Alimentata attraverso una partecipazione sempre più piena ai sacramenti, specie l’Eucaristia e il Sacramento della riconciliazione, in cui si è immersi nell’amore e nella misericordia gratuita di Dio. Resa visibile attraverso un modo nuovo di stare con gli altri, di vivere le relazioni, di guardare alla realtà, sentendo la responsabilità per quanto succede intorno a te, sentendoti interpellato a metterci del tuo attraverso il servizio e l’impegno in ciò che sei chiamato a vivere. Gli aspetti condivisi sono tanti e i RISCHI sono tanti: *voler far tutto…e alla fine non si fa niente! *troppo lavoro…manco mi ci metto! *iniziare bene…e poi perdersi per strada, scoraggiarsi

Modalità concrete di realizzazione Ciò che è importante è tenere presente il fine di verità, di libertà e di unità che questa proposta ha. Come primo passo mi sembra importante ridirsi personalmente le motivazioni che spingono ciascuno di voi a ricercare un proprio progetto personale. Avere chiara la motivazione aiuta nei momenti in cui si fa più fatica a camminare! Scriverla! In secondo luogo, nella riflessione personale e nella preghiera, individuare per ogni aspetto di quelli citati una modalità per camminare in questo anno che si apre: la ruota “più a terra” e che sento ho bisogno di curare di più. Scrivo sia l’ambito sia il punto su cui desidero impegnarmi. Individuo delle modalità concrete, (non vaghi desideri) realiste (non mete irraggiungibili) verificabili (posso verificare quotidianamente se sto compiendo ciò che mi ero prefissato) Tra i quattro aspetti ne identifico uno con cui partire. Attenzione al rischio del tutto che finisce presto! Verifico se ho una persona con la quale confrontarmi! Se non c’è, un passo importante è mettermi alla ricerca (a partire dalla preghiera perché la guida spirituale è un dono da chiedere prima di tutto al Signore). Darmi dei tempi di verifica di quanto ho pensato di approfondire, per far sì che non si tratti dell’entusiasmo di un giorno! Analizzo gli ambiti di cui si è parlato…mi confronto con la mia vita e con altri…. Aggiungo qualche ambito…. Inizio a scrivere dei punti fermi da cui partire… Lavoro sui: tempi, luoghi, situazioni, persone coinvolti nella mia personale regola di vita.

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OUTPUT Per la mia vita‌

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Grado A 70

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Quarto INCONTRO A

LA SIGNORIA DI DIo

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La Parola Elia – 1Re 17,1-16 Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio d’Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io». 2 A lui fu rivolta questa parola del Signore: 3«Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. 4Berrai dal torrente e i corvi per mio comando ti porteranno da mangiare». 5Egli partì e fece secondo la parola del Signore; andò a stabilirsi accanto al torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. 6I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente. 7 Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non era piovuto sulla terra. 8Fu rivolta a lui la parola del Signore: 9«Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». 10Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». 11 Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». 12Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». 13Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola fo1

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caccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, 14 poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». 15Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. 16La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.

L’eco Che cosa sta succedendo? L’episodio che abbiamo letto è tratto dal Primo Libro dei Re, opera storica dell’Antico Testamento, che narra le vicende del popolo di Israele dalla morte del Re Davide (970 a.C.) alla metà del secolo successivo. Si tratta di un periodo in cui si alternano fedeltà a Dio e deviazioni verso il culto degli idoli, potenza politico/militare e lotte intestine, che culmineranno nella divisione politica (l’unico Regno, forte ed unito sotto Davide e Salomone, si spacca nel Regno di Giuda ed in quello di Israele) e nello scisma religioso. In questo difficile contesto svolge la sua missione il profeta Elia, le cui vicende sono narrate dal cap 17 (si tratta del passo su cui stiamo riflettendo) al cap. 2 del successivo Secondo Libro dei Re; egli, in questa situazione non facile, ricordò sempre agli Israeliti che la signoria è di Dio e che a lui solo spetta il primato. Che cosa fa Dio? Dio con tre gesti stabilisce la propria signoria. In primo luogo ad Acab, che aveva lasciato il Dio dei Padri per adorare Baal (la divinità pagana della fertilità, cui aveva anche eretto un luogo di culto; cfr. cap. 16), YHWH, per bocca del profeta, rivela di essere lui solo il Signore dell’universo e che gli elementi naturali della pioggia e della rugiada, che rendono feconda la terra, sono da lui dispensati. Quindi ad Elia mostra che la propria Signoria si estende sugli animali, per cui al profeta, che era andato verso oriente sul torrente Chérit (probabilmente per fuggire all’ira di Acab, che non può tollerare il vero profeta, che parla nel nome di YHWH), vengono in soccorso i corvi, che gli portano ogni giorno pane e carne. Infine alla donna pagana, una povera vedova di Sarepta, città fenicia, Dio assicura un premio per la generosità mostrata verso il profeta mandato da lui e la farina e l’olio non diminuiscono. YHWH è signore anche delle leggi della fisica!

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Che cosa fa Elia? Elia è colui che riconosce la signoria di Dio poiché compie tre atti di obbedienza. 1. Su mandato di YHWH rivolge ad Acab, re infedele, una parola dura, che avrebbe potuto “metterlo nei guai”. 2. Dando fiducia a Dio si muove verso oriente, nel deserto di Galad e si dispone presso il torrente Chérit, un corso d’acqua che alternava periodi di piena a periodi di secca; anche in queste condizioni ambientali assolutamente sfavorevoli non è dimenticato dal Signore e trova di che vivere. 3. Sempre in obbedienza a Dio il profeta compie il camino inverso, da sud est a nord ovest, si reca in terra pagana (cioè in Fenicia, a Sarepta) e, nel nome di YHWH, può fare ad una vedova con figlio a carico (cioè alla donna più povera della città) la richiesta “assurda” di condividere con lui il poco che le rimane per vivere. Anche in questa situazione la signoria di Dio si manifesta! Che cosa mi porto via? Dio dunque è l’unico Signore del mondo, della storia, della vita dell’uomo. Talora come Acab ce ne scordiamo, per cui la nostra esistenza, che pensiamo totalmente nelle nostre mani, in realtà è persa perché è “consegnata” ai falsi idoli: per gli Israeliti di allora questi erano i Baalim, cioè le divinità dei popoli vicini; per un adolescente di oggi sono quelle realtà (anche buone) che popolano la sua vita e che possono prendere il posto di Dio (lo sport agonistico che sostituisce la Messa domenicale;

gli amici davanti ai quali ci si vergogna di dirsi cristiano; il profitto scolastico nel nome del quale si sacrifica tutto;…). Fortunatamente Dio non si dimentica di noi e ci invia dei “profeti” cioè delle persone che ci vengono accanto e ci ricordano il suo primato, facendo scendere nella nostra vita, se diamo loro ascolto, la benedizione (come è accaduto alla vedova di Sarepta). Don Bosco educatore ha consumato tutte le proprie energie perché i ragazzi, anche quelli più poveri e svantaggiati, incontrassero Dio e gli dessero nella vita il posto che gli compete: questo era ed è l’Oratorio salesiano!

Per la tua vita… Elia… disse ad Acab. Al re infedele Dio rivolge una parola di richiamo tramite il profeta. Quali sono nella tua vita le situazioni in cui Dio non ha il primato e degli idoli prendono il suo posto? (Elia) chiamò (la vedova) e le disse... Elia è, per coloro che incontra, mediazione autorevole di Dio. Ci sono nella tua vita degli educatori che ti aiutano a crescere nella fede e ti ricordano il primato del Signore? Chi sono? Li ascolti oppure non presti la minima attenzione a ciò che ti dicono? Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto». Come ci ricorda il profeta, non dobbiamo aver paura di dare a Dio la Signoria che gli spetta; ciò che è dato a lui non è mai perso, ma guadagnato, poiché Gesù non toglie nulla, ma dona tutto ai propri amici. Prova a vedere nella tua vita quelle situazioni in cui dando a Dio quanto gli era dovuto (ad es., santificare la domenica; pregare ogni giorno; aiutare i poveri;…) è capitato qualcosa di bello.

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INSEGNACI A PREGARE

Dove due o tre... io sono in mezzo a loro La preghiera della Chiesa

Canto: Beatitudine Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sarò con loro, pregherò con loro, amerò con loro perché il mondo venga a Te, o Padre, conoscere il tuo amore e avere vita con Te. Voi che siete luce della terra, miei amici, risplendete sempre della vera luce, perché il mondo creda nell’amore che c’è in voi, o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a Te. Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri perché voi vedrete Dio che è Padre, in lui la vostra vita gioia piena sarà. Voi che ora siete miei discepoli nel mondo siate testimoni di un amore immenso, date prova di quella speranza che c’è in voi coraggio, vi guiderò per sempre, io rimango con voi. Spirito che animi la Chiesa e la rinnovi, donale fortezza, fa che sia fedele, come Cristo che muore e risorge perché il Regno del Padre si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui.

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PRIMA TAPPA Il corpo di Gesù che prega. Cellule di uno stesso corpo

G

Gesù ci ha insegnato a pregare al plurale per uscire anche nel rapporto con Dio da ogni egoismo. Sì, perché siamo cellule vive di uno stesso corpo, il Suo corpo, il corpo di Gesù. Ecco perché Lui è in mezzo a noi.

Musica – ciascuno consegna il suo cartoncino che compone il volto di Gesù 1L

Tu corpo di Cristo. Tu parte del corpo di Cristo insieme ai fratelli che hai accanto e anche quanti nel mondo sono battezzati nel Suo nome. Pregare con e per gli altri è allora curare il nostro stesso corpo, il Suo corpo. Pregare con e per gli altri, vicini e lontani, di condizioni diverse, di età, storia, lingua, cultura diverse, ma tutti dello stesso corpo: il Suo.

Musica – vengono posti i cartoncini all’intorno di quelli consegnati che delineano il mondo Lettura biblica

Gesù disse loro: "In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Mt 18,19-20 G

Gesù ci ha svelato il segreto di una potenza: la Sua presenza quando siamo uniti. Quando siamo uniti fisicamente ma anche quando siamo uniti nella stessa richiesta, quando siamo uniti per la stessa preghiera. Ecco la liturgia ed in particolare la liturgia delle ore.

77 Grado A 77

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2L

G

Tutti nel mondo, con lingue diverse, con stili diversi: dal monaco che veglia nella notte alla famiglia che prega prima del lavoro, dal sacerdote con la sua parrocchia al religioso con la sua comunità; con temi diversi: dall’oriente all’occidente. Tutti innalzano la stessa supplica, la stessa lode, la stessa invocazione. Tutti, corpo, chiesa, cattolica ossia universale. Di tutta la chiesa che cammina nel tempo, ma anche la chiesa che è già davanti a Dio. Tutti unica voce, unica intenzione, unico corpo, nel corpo di Gesù. Ecco la nostra potenza, non siamo più noi a pregare ma Gesù prega in noi.

SECONDA TAPPA La liturgia

G

La preghiera del corpo, del Suo corpo. La preghiera della Chiesa, corpo di Cristo. La preghiera di Cristo. La liturgia. La preghiera con Cristo: è Lui che pone sulle nostre labbra ciò che gli sta a cuore. La preghiera in Cristo: è Lui che prega con la nostra voce. La preghiera per Cristo: è Lui che ci attira a sé.

78 Grado A 78

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1. Che coscienza ho del fatto che quando celebro la preghiera della chiesa o l’Eucaristia è Gesù che prega? 2. Sento che non posso più pregare solo per me e per le “mie” cose? 3. Che consapevolezza do' a gesti, parole, formule che vivo con gli altri?

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TERZA TAPPA Cristo nel tempo

Lettura biblica

Gesù al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Mc 1,35

Musica – vengono girati i cartoncini del mondo e divengono contorni per un grande orologio con numeri romani

79 Grado A 79

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G

È il tempo del silenzio che non è stato ancora distrutto, dove le forze ristorate vorrebbero guardare lontano, dove la mente libera si confronta con l’ideale che colma la vita dove il cuore è più puro e può scegliere il bene che può immediatamente incontrare il Mistero di Dio.

Musica – l’orologio posto al centro viene spostato sul tempo del mattino G

1L

La chiesa come madre sapiente che conosce le nostre fatiche ci regala in quest’ora la preghiera delle Lodi preghiera di benedizione, lodi per il dono del nuovo giorno, di una vita che anche oggi gratuitamente abbiamo ricevuto, preghiera che anticipa tutto il possibile che potrà accadere, nell’antica preghiera dei salmi: che è lode, supplica, invocazione, ringraziamento, preghiera di consegna di ogni istante perché Lui la custodisca. Preghiera che nelle intercessioni si fa voce per tutti: per il giovane e l’anziano per il sano ed il malato per il credente e il lontano da Dio per chi nasce come il sole e per chi muore nel tramonto.

Lettura biblica

Gesù…passò la notte in orazione.

Lc 6,12

Musica – l’orologio posto al centro viene spostato sul tempo della sera

80 Grado A 80

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G La Chiesa come madre sapiente che conosce le nostre fatiche ci regala in quest’ora la preghiera del vespro preghiera di ringraziamento per il dono del giorno appena trascorso, di eventi, persone, situazioni che oggi gratuitamente abbiamo ricevuto preghiera che nella calma e nel silenzio fa riecheggiare la Parola di Dio con Parole di uomini, i salmi che danno un significato a quanto abbiamo vissuto. Parole che parlano di doni per cui rendere grazie parole che parlano di prove per le quali supplicare aiuto parole che vantano una bellezza a cui tutti aneliamo parole che gridano il dolore che cerca risposte parole di Dio in bocca all’uomo, perché il dialogo sia vero. 2L

Preghiera di consegna perché nulla vada sciupato di ciò che abbiamo vissuto, preghiera che prega per tutti e a nome di tutti, per chi è nella gioia, per chi è nella prova, per chi è nel dolore, per chi è nella pace. Preghiera della Chiesa perché tutto il mondo in questo momento così Ti prega. Preghiera della Chiesa perché ci fa uscire dai nostri piccoli recinti e ci proietta sugli spazi infiniti della Chiesa Preghiera della Chiesa perché pregata in ogni tempo da Gesù sino ad oggi passando per ogni credente dal santo al peccatore. Preghiera universale.

Musica – l’orologio posto al centro viene spostato sul tempo della notte G

Ed arriva il tempo del riposo. E prima di chiudere gli occhi al giorno. A Te Signore consegniamo tutto: il passato avvenuto ed il futuro che verrà. La Chiesa come madre sapiente che conosce le nostre fatiche ci regala in quest’ora la preghiera di Compieta.

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1L

Preghiera che fa sintesi del giorno e della nostra amicizia con Te, preghiera di richiesta di perdono: con l’esame di coscienza preghiera con le Tue Parole, nel salmo che consegna ogni nostro sentimento preghiera di consegna nel Cantico di Simeone, preghiera affidamento nel ricordo della Vergine Maria.

G

Tutto il nostro tempo è tempo di Dio. Ma in alcuni momenti particolari Il tempo diventa più favorevole. Tempo della Chiesa.

Musica consegna della compieta a quelli del I Lodi e vespri della I dom. al II anno Preghiera del mattino e della sera al III anno Tutti:

Santa Maria Madre delle Chiesa Che mai ti sei chiusa su te stessa ma sempre sei stata centro di unità per i discepoli che con Te pregavano riuniti nel Cenacolo che con Te ascoltavano la Parola che con Te invocavano la liberazione di Pietro dal carcere che con Te ringraziavano per le cose belle che Dio compiva Che con Te imparavano ad essere il corpo vivente del Tuo Figlio che ora era accanto al Padre. Santa Maria Madre della Chiesa Fa che la nostra preghiera non sia mai espressione di egoismo Ma rendici coscienti di essere corpo di Gesù Testimoni della Sua presenza, Coscienti della Sua famigliarità, vicinanza, amicizia. Al punto da essere Sua voce, sua Parola, Suo Corpo. Insegnaci ad amare la Chiesa. Insegnaci a pregare con Lei, Insegnaci ad essere corpo di Cristo. Amen

Canto: Madre della Speranza Ave, Ave Maria piena di grazia e d’amore piena di Dio Madre che ci precedi, Madre che ci accompagni, Madre che parli al cuore dei figli tuoi Tu che sei Madre della speranza veglia sul nostro cammino e su di noi Tu che ci doni Cristo Tu che ci porti a Dio, donaci la fiducia nella vita (2 Volte)

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DALL’AURORA Due o tre, Io in mezzo a loro Preghiera del mattino

Lodi della prima domenica del tempo ordinario Canto: VOI SIETE DI DIO

Tutte le stelle della notte le nebulose e le comete il sole su una ragnatela è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le rose della vita il grano, i prati, i fili d’erba il mare, i fiumi, le montagne è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le musiche e le danze, i grattacieli, le astronavi i quadri, i libri, le culture è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le volte che perdono quando sorrido, quando piango quando mi accorgo di chi sono è tutto vostro e voi siete di Dio. E’ tutto nostro e noi siamo di Dio.

Salmo 138 1L

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo.

2L

Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia: hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.

Tutti Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra,

quando udranno le parole della tua bocca.

Canteranno le vie del Signore,

perché grande è la gloria del Signore;

1L

eccelso è il Signore e guarda verso l’umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano. Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita;

2L

contro l’ira dei miei nemici stendi la mano e la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua.

Gloria al Padre…

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figlio: - Tutti i giorni della tua vita abbi Dio nella mente” . (MB I, 44). Don Bosco è capace di scoprire la presenza di Dio accanto a lui. Ma quali sono i luoghi della presenza di Dio? • La Parola • L’Eucaristia • La Chiesa • I fratelli

NASCONDITI AL TORRENTE KERIT

ACTIO La Risposta

LA CARTA D’IDENTITÀ DEL PROFETA Don Bosco, come il profeta Elia, era un uomo di Dio, capace di vivere alla Sua presenza. Tutto questo non lo impara da solo, ma guidato da sua madre, mamma Margherita: “Margherita, essendo essa donna di gran fede, in cima a tutti i suoi pensieri, come pure sulle sue labbra, v’era sempre Iddio. D’ingegno sveglio e di facile parola, sapeva in ogni occasione servirsi del Nome di Dio per padroneggiare il cuore dei suoi fanciulli. Dio ti vede: era il gran motto, col quale rammentava ad essi come fossero sempre sotto gli occhi di quel gran Dio, che un giorno li avrebbe giudicati. Se loro permetteva di andare a sollazzarsi nei prati vicini, li congedava dicendo: Ricordatevi che Dio vi vede. Se talora li scorgeva pensierosi e temeva covassero nell’animo qualche piccolo rancore, loro susurrava all’improvviso all’orecchio: Ricordatevi che Dio vi vede e vede anche i vostri più reconditi pensieri. Se, interrogando qualcuno di essi, cadeva in sospetto che potesse scusarsi con qualche bugia, prima di averne la risposta ripeteva: Ricordati che Dio ti vede. Senza saperlo ripeteva ai figli le parole dette da Dio ad Abramo: - Cammina alla mia presenza e sii perfetto. - E il ricordo che Tobia dava al suo

Don Bosco è introdotto alla preghiera dalla madre, che insegna al piccolo Giovannino tutti i “trucchi del mestiere” per pregare bene: “Nel giorno della prima Comunione, in mezzo a quella folla di ragazzi e di genitori, era quasi impossibile conservare il raccoglimento. Mia madre, al mattino, non mi lasciò parlare con nessuno. Mi accompagnò alla sacra mensa. Fece con me la preparazione e il ringraziamento, seguendo le preghiere che il parroco, don Sismondo, faceva ripetere a tutti a voce alta. Quel giorno non volle che mi occupassi di lavori materiali. Occupai il tempo nel leggere e nel pregare.” (MO). Ma qual è il dove, il quando, il come della preghiera? Il dove Scegli bene il luogo della preghiera, è necessario che sia silenzioso e raccolto. Se puoi metti davanti a un crocifisso o un’immagine sacra, ed ancora meglio davanti all’Eucaristia. Il quando Dedica un tempo ben preciso alla tua preghiera: all’’inizio, è utile almeno un quarto d’ora. La preghiera, come la vita, ha un suo ritmo, un ritmo che la sostiene, che permette di prolungarla senza fatica. È come uno che una volta trovato il buon ritmo del cammino può andare

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avanti per chilometri senza stancarsi. Così è importante anche un certo ritmo fisico, psichico, interiore nella preghiera. In che cosa consiste questo ritmo? Il ritmo fondamentale, quella musica che portiamo dentro di noi è il respiro. Questo è il ritmo fondamentale della vita, quello che ci dà i tempi del vivere. Il come Mettiti in ginocchio: con le spalle erette, le braccia rilassate; se impari a far pregare anche il corpo la tua preghiera sarà più attenta. Dovremmo poi vedere se qualche atteggiamento si forma in noi: può essere l’atteggiamento dell’orante, con le braccia alzate o le mani giunte in invocazione; può essere l’atteggiamento della preghiera come usano gli orientali che si buttano con la faccia a terra, o come Gesù nell’orto, in ginocchio con la faccia a terra; può essere l’atteggiamento delle mani in accoglienza, di chi guarda lontano e aspetta, come il padre aspetta il ritorno del figliol prodigo, o l’atteggiamento di chi attende qualcosa o di chi domanda. Sembrano cose semplici, potrebbe forse sembrare ridicolo metterle in pubblico, ma noi ci esprimiamo così, ci esprimiamo anche con i gesti. E quando siamo nel silenzio, come dice Gesù in Matteo, “chiusa la porta della camera, prega il Padre nel segreto” (Mt 6,6), lasciamoci qualche volta liberi di esprimerci: possiamo cadere in ginocchio con la fronte a terra, o alzare spontaneamente le mani, o aprirle in atteggiamento di colui che sta per ricevere, oppure possiamo metterci in atteggiamento di sottomissione. È importante che proprio attraverso l’esperienza del nostro corpo noi mettiamo a nudo la profondità dei nostri desideri. Incomincia col segno di croce fatto bene: toccando la fronte e consacrando al Padre i tuoi pensieri toccando, il petto e consacrando a Cristo il tuo cuore, la tua capacità di amare; toccando le spalle consacrando allo Spirito le tue azioni, la tua volontà. È estremamente importante incominciare a pregare non soltanto con un momento di silenzio, di pausa, di respiro, ma con il chiaro riconoscimento che non siamo capaci di pregare: «Signo-

re, sei Tu che preghi in me. Non so da che parte cominciare: è il tuo Spirito che mi guiderà». È necessario togliere dal dialogo con Dio ogni presunzione, tutto ciò che crediamo di aver imparato e di possedere. Dobbiamo entrare nella preghiera come poveri, non come possidenti. Ogni volta che ci presentiamo davanti a Dio ci presentiamo come assolutamente poveri; credo che tutte le volte che non lo facciamo la nostra preghiera ne soffre, diventa più pesante, è carica di cose che la disturbano. È necessario entrare davanti a Dio veramente in stato di povertà, di spogliazione, di assenza di pretese: «Signore, non sono capace di pregare, e se tu permetterai che io stia davanti a te in uno stato di aridità, di attesa, ebbene benedirò questa attesa, perché tu sei troppo grande perché io ti possa comprendere. Tu sei l’Immenso l’Infinito, l’Eterno, come posso io parlare con te? ». Non terminare la preghiera senza qualche decisione concreta da attuare al più presto, perché l’amore è un fatto e la preghiera deve portarti all’azione. Concludi con un pensiero a Maria S.S., implora con un’Ave Maria la grazia di imparare a pregare ed amare con costanza. Nel momento in cui non hai voglia è il tempo della volontà amante prendendo anche una posizione che più richiede al proprio corpo una attenzione al Signore presente.

IL SILENZIO SOTTILE Ecco un episodio accaduto a Domenico Savio, sull’incontro con il Signore: “Un giorno accadde che Domenico mancò alla colazione, alla scuola e al pranzo. Nessuno sapeva dove fosse. Nello Studio non c’era, a letto nemmeno. Quando il Direttore (è don Bosco che scrive pur non nominandosi) fu informato, sospettò quello che poi risultò vero: che fosse in chiesa. Era accaduto già altre volte. Il direttore entrò in chiesa, andò dietro l’altare e lo vide fermo come un sasso. Teneva un piede sull’altro, una mano appoggiata su un grosso leggio e l’altra sul petto, la faccia fissa e rivolta verso il tabernacolo. Non muoveva palpebra. Don bosco lo chiamò. Non rispose. Lo

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scosse, e allora Domenico lo guardò e disse: “Oh, è già finita la Messa?” . “Vedi – dice il direttore mostrandogli l’orologio -,sono le due del pomeriggio” Domenico domandò perdono del ritardo, ma il direttore lo mandò a pranzo, dicendogli “se qualcuno ti chiede dove sei stato, rispondi che sei andato a fare una commissione che ti avevo affidato”. Un altro giorno, terminate le preghiere di ringraziamento dopo la Messa, sto per uscire dalla sacrestia quando sento dietro l’altare una voce. Sembra uno che discuta. Vado a vedere e trovo Domenico che parla, poi si arresta come per ascoltare la risposta. Fra le altre cose sentii chiaramente queste parole: “Sì, mio Dio, ve l’ho già detto e ve lo dico di nuovo: io vi amo e vi voglio amare per tutta la vita. Se voi vedete che sto per offendervi, prendetevi la mia vita. Sì, preferisco morire piuttosto che offendervi”. Qualche volta gli domandai che cosa facesse quando ritardava a uscire di Chiesa. Con semplicità mi rispondeva: “povero me, mi prende una distrazione, perdo il filo delle preghiere e mi pare di vedere cose tanto belle che le ore volano via in un momento”. (dalla “Vita di Domenico Savio” scritta da Don Bosco) Proviamo a chiederci: se dovessi in questo momento gridare, esprimere con una invocazione ciò che chiedo a Dio di più profondo, ciò che maggiormente mi sta a cuore, come lo esprimerei? Lasciamo che venga liberamente alla luce ciò che in questo momento ci qualifica: potrebbe essere l’invocazione: «Signore, abbi pietà di me», oppure: «Signore, non ne posso più! »; «Signore, ti lodo»; «Signore, ti ringrazio»; «Signore, vieni in mio soccorso»; «Signore, sono sfinito». Anche Gesù in un preciso momento della sua vita ha esclamato: «L’anima mia è triste fino alla morte» e «Ti ringrazio, Padre, perché mi esaudisci sempre». Cerchiamo tra queste invocazioni del cuore quella che maggiormente risponde a ciò che sentiamo, quella che può essere il punto di partenza della nostra preghiera, quella che qualifica la situazione che stiamo vivendo. Questa invoca-

zione potrà evidentemente essere arricchita con preghiere altrui, approfondita con l’aiuto di altri che hanno pregato prima di me e forse meglio di me. Questa invocazione può sembrare una realtà povera, semplicissima, è un filo d’erba, magari un filo d’erba piccolissimo in confronto agli alberi giganteschi della preghiera dei Santi; però il mio filo d’erba, è ciò che io metto davanti a Dio come mia semplicissima preghiera. Gesù ha richiamato la parola di quel pubblicano nel tempio: «Signore, abbi pietà di me peccatore». Ecco, quest’uomo che aveva trovato autenticamente il suo stato di preghiera tornò giustificato: con una sola espressione aveva messo a nudo completamente se stesso. Era dunque un grido del cuore. Ma inizialmente è bene seguire una struttura per abilitarci ad ascoltare quel silenzio sottile. Quando siamo cresciuti per almeno un anno di continuità allora il nostro cuore sarà pronto ad abbandonarsi un poco alla forza che è generata dal nostro cuore.

I FRUTTI DELLA SUA PRESENZA La verità Verità su di sé e giudizio degli altri. La nostra vita è immersa nei doni di Dio. Il primo dono siamo noi stessi, così come siamo stati pensati dal suo amore fin dall’eternità e poi chiamati all’esistenza attraverso i nostri genitori, in questo momento della storia. Ma tu sei consapevole di essere uno straordinario dono di Dio? La verità su di me La nostra vita è immersa nei doni di Dio. Il primo dono siamo noi stessi, così come siamo stati pensati dal suo amore fin dall’eternità e poi chiamati all’esistenza attraverso i nostri genitori, in questo momento della storia. Ma tu sei consapevole di essere uno straordinario dono di Dio?

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Hai già pregato tante volte con la parola del salmo 139: «Ti lodo, Signore, perché mi hai fatto come un miracolo»? Un miracolo io? Sì, un miracolo, anzi, una catena di miracoli e non per merito tuo, ma perché Dio l’ha voluto, lo vuole. Il merito è suo, Dio fa le cose bene, sa fare solo miracoli. Dobbiamo prenderne atto e accoglierci con fede e riconoscenza dalle sue mani. È essenziale imparare a conoscere i doni più belli che costituiscono la nostra persona, per svilupparli, purificarli e metterli a servizio degli altri, con amore. È qui che Dio ci attende: che tutto, nella nostra vita, diventi dono per gli altri. In noi tutto è dono e tutto deve diventare dono. Siamo stati progettati così. Fa pena incontrare persone con doni meravigliosi che vivono nella persuasione di non essere niente, di non valere niente. Sono persone depresse che soffrono e non possono dare il meglio di se stesse, nella libertà. Perché? Perché non sono state aiutate a vedere i miracoli di Dio, il miracolo che sono loro stesse. Forse conoscono tutti i loro difetti e lottano con tenacia per correggerli, ma non osano guardare ai doni stupendi che Dio ha deposto in loro. Sono convinte di essere le persone più brutte, più stupide, più inutili del mondo. Che peccato! Solo se saranno molto amate e stimate da qualcuno, queste persone impareranno ad avere uno sguardo più positivo verso se stesse. Quando nasce un bambino i parenti e gli amici fanno i loro commenti: «Assomiglia alla mamma! ». «Sì, però non trovi che la fronte, gli occhi, sono del papà?... ». Non ho mai capito se sia davvero possibile trovare queste somiglianze in un neonato. Ma una cosa che si può dire con sicurezza (e non l’ho mai sentita) è questa: «Assomiglia a Dio». Sicuro, ogni uomo, ogni donna della terra assomiglia a Dio. «Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini... Dio creò l’uomo a sua immagine; uomo e donna li creò e li benedisse» (Gn 1,26ss).

È meraviglioso! E la meraviglia si fa gratitudine e adorazione. Ma siamo diversissimi gli uni dagli altri, compresi i gemelli. Ognuno è un miracolo unico, un messaggio irripetibile che Dio lancia nel mondo. Come non esclamare con il salmista: «Ti lodo, mio Dio, perché mi hai fatto come un prodigio» (Sal 138). Riflettiamo insieme sui doni che Dio ha deposto in noi e che costituiscono una grossa responsabilità. È un discorso che da una parte ci apre alla ricono scenza e dall’altra ci chiama a un lavoro impegnativo su noi stessi perché tutto in noi maturi fino al dono completo. È un lavoro affascinante che esige sforzo e che porta alla libertà e alla gioia. Un pericolo Quando si parla di doni, è facile che la nostra attenzione sia sviata da un tranello: la mania di confrontarci con gli altri. Subito viene da pensare a questo o quel dono che vediamo in questa o in quella persona... e che noi non abbiamo (o pensiamo di non avere), e ci sentiamo sconfitti. Anche questo è frutto di cattiva educazione, a volte è una vera e propria tentazione. Ringrazia di questo dono e sviluppalo davanti agli occhi di Dio, con grande umiltà. Hai una capacità grande di resistere alla fatica? Sai tirare bene? Non goderti questo dono: bisogna che uno tiri di più e così i deboli prendono coraggio e tirano anche loro. Hai una bella voce, canti bene? Sai far poesie? Sei un tipo estroso, poetico? Sai fare fumetti? È troppo poco che tu ringrazi di questo dono: hai la responsabilità di non chiamarlo neppure dono (finché parli di dono tu ti ammiri, ti compiaci, ti guardi allo specchio). No! Questo non serve: tu hai il compito di seminare la gioia; guai se perdi tempo ad ammirarti! Devi spenderti per gli altri e sviluppare i tuoi doni per la felicità di tutti. Elia non ha paura del giudizio della gente. Abbiamo spesso paura dell’opinione pubblica, della folla, del «si dice». Siamo talmente condizionati da non riuscire a compiere determinati gesti, a intervenire con parole e con azioni. Elia agisce da solo. Non di rado, chi sceglie una vocazione religiosa, una vocazione claustrale, e le

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persone non capiscono, mormorano, portano argomenti speciosi per dissuadere. Ma il vero senso di Dio ci permette di superare coraggiosamente le opinioni, apparentemente ragionevoli, degli altri. La carità La nostra preghiera non potrà essere un caricare le spalle di Dio delle nostre responsabilità. Per molti la preghiera è un mezzo per fuggire dalle responsabilità, dalla solidarietà con gli altri uomini. Non si può pregare perché cessino le sofferenze senza fare un gesto che aiuti questa fine. La preghiera affinché cessino le sofferenze deve essere in noi la fonte di un passo verso la sofferenza per alleggerirla. Non si può pregare per la pace senza far proseguire alla preghiera delle scelte di pace e di perdono. Non si può pregare per la fine dello sfruttamento senza di conseguenza compiere un atto di giustizia. Non si può pregare per la conversione al vangelo sénza prendere l’iniziativa della missione e dell’annuncio. Non si può pregare per le vittime di un disastro o di una calamità naturale senza fare qualcosa in loro aiuto. Il vangelo dice forse: chi ha due mantelli preghi per chi non ne ha? Non dice forse: dia un mantello a chi non ne ha? D’altronde, per sapere cosa deve fare il cristiano non dovrà forse ascoltare la parola, cioè pregare, aprirsi affinché tale parola piena di efficacia gli trasformi la sua realtà e lo apra alla realtà degli altri, del prossimo? È questo l’istante in cui l’azione è un atto di Dio. Innanzitutto impariamo ad ascoltare, a sentire, a vedere, a comprendere Dio e il mondo, i fratelli dell’umanità intera. Poi agiamo, compiamo l’azione secondo questa sapienza divina che si rivela nella Scrittura, nei sacramenti, nella vita. Ecco dove azione e preghiera si incontrano e si garantiscono l’autenticità. Un’azione senza preghiera finirebbe presto per consumare e trasformare una persona in un uomo agitato organizzatore che a poco a poco perde l’entusiasmo. Una preghiera senza azione non solo soffoca l’uomo ma è una bestemmia verso il messaggio di chi è Amore e ha legato l’amore verso di lui con l’amore del prossimo nel grande comandamento «Chi ama Dio ami anche il proprio fratello» (1 Gv. 4, 20). Non si può pregare per i poveri senza farsi povero. Non si può pregare per

una realtà senza essere sensibili alla sua tragedia fino al punto di parteciparvi, sino ad assumerla. È qui allora che vita e preghiera diventano tutt’uno. Così fa l’uomo che prega incessantemente fino a far diventare preghiera la sua vita. Uno dei grandi mali che minaccia oggi la vita cristiana è il rifiuto del quotidiano. Si vivono grandi momenti di entusiasmo o grandi momenti ma poi si rifiuta la vita semplice e quotidiana di ogni giorno, si rifiutano le azioni banali cui siamo chiamati dalla nostra realtà e con esse anche la preghiera che trova lì dentro la sua vera collocazione. Occorre che collochiamo Dio nel quotidiano e ci occorre vivere della quotidianità della preghiera.

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OUTPUT Per la mia vita‌

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Quinto INCONTRO A

APPARTENENZA ALLA CASA

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LECTIO

INPUT La Parola Maria – Gv 2,1-12 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. 4 E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. 5 La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. 6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: “Tutti servono

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da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 12 Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

L’eco Che cosa sta succedendo? Siamo nella prima sezione sezione del IV Vangelo (capp. 1-12), denominata convenzionalmente “libro dei segni”, poiché Gesù compie sette gesti straordinari, che hanno funzione di segno che ci fanno comprendere la sua identità: la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana (cap. 2, che stiamo leggendo); la guarigione del figlio del funzionario del re (cap. 4); la guarigione del paralitico (cap. 5); la moltiplicazione dei pani (cap. 6); il cammino sul mare in tempesta (cap. 6); la guarigione del cieco nato (cap. 9); la risurrezione di Lazzaro (cap. 11). In particolare l’episodio su cui stiamo riflettendo è al termine della prima settima della vita pubblica di Gesù: egli, dopo esser andato dal Battista ed essere stato indicato da lui come l’“agnello di Dio” e dopo aver incontrato i primi discepoli (Giovanni, Andrea, Pietro e Natanaele), il settimo giorno si reca a questo matrimonio a Cana di Galilea, un piccolo centro che si trova a 10 km a nord di Nazaret. Che cosa fa Gesù? In questo contesto che è, allo stesso tempo, quotidiano (una festa di nozze cui erano invitati Gesù stesso, i suoi discepoli e Maria) ed eccezionale (seicento litri d’acqua sono trasformati prodigiosamente in vino), Gesù “manifesta la sua gloria ed i suoi discepoli credono in lui”. Questa dichiarazione dell’evangelista è ricca di significato. Da un lato Gesù, con questo gesto miracoloso, comincia a far intravedere la sua vera identità, quella del Figlio mandato da Padre, ricolmo della gloria divina (“gloria” corrisponde all’espressione ebraica cavod, che compare tante volte nell’Antico Testamento ed indica la presenza di YHWH); benché non sia ancora giunta l’“ora” perché questa gloria si manifesti in pieno (cfr. v. 4), visto che dobbiamo attendere la sua morte e risurrezione, tuttavia Gesù, con il segno del vino che sovrabbonda al banchetto nuziale, ce ne dà un anticipo, poiché compie la profezia di Isaia (cfr. cap. 25), che aveva paragonato il tempo messianico ad una

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tavola imbandita a festa. Dall’altro i primi discepoli, che, come si legge nelle pagine precedenti, erano stati colpiti da Gesù e avevano iniziato a “stare con lui”, ora comprendono che si trovano davanti ad una persona eccezionale, cui si può dare credito; questa certezza crescerà sempre più nel racconto evangelico fino al culmine della Pasqua. Che cosa fa Maria? Al primo dei segni compiuti da Gesù notiamo la presenza di Maria, la quale sarà presente anche all’“ora” cruciale, sul Calvario, sotto la croce. Anzitutto ella c’è in questo momento di gioia e di festa di famigliare e, con uno sguardo ed una sensibilità “da mamma”, si accorge che è finito il vino e che dunque la coppia di giovani sposi rischia di “fare brutta figura” davanti agli ospiti proprio nel giorno delle proprie nozze. In secondo luogo si rivolge a suo Figlio, con cui era in intimità (era la mamma!) e di cui – probabilmente – aveva già intravisto l’eccezionalità. Ella poi non si scoraggia davanti alla risposta di Gesù: una risposta secca, che urta finanche la nostra sensibilità (anche se, invero, è conforme al linguaggio dell’epoca); una risposta in cui Gesù sembra dire che la sua “ora”, il tempo della sua manifestazione, stabilito dal Padre celeste, non è ancora giunta. In terzo luogo, mostrando grande intraprendenza (e forse un poco di sfacciataggine!) dice ai servi di fidarsi di Gesù e di fare quanto egli vorrà ordinar loro; essi danno ascolto a Maria, per cui diventano, involontariamente, testimoni del primo grande segno compiuto da Cristo (cfr. v. 9). Che cosa mi porto via? Il primo segno di Gesù, che fa vedere l’eccezionalità della sua persona e della sua missione, avviene dunque in una situazione molto famigliare: siamo da amici, durante la festa di nozze. Dunque la “casa”, il contesto della vita quotidiana (la tua famiglia; la scuola / oratorio salesiano che frequenti) è il luogo dove anche oggi Gesù si rivela a te. In questa “casa” c’è una mamma, Maria, che coglie per prima sia la situazione problematica

che si stava delineano sia la possibilità di consegnarla a Gesù, perché sa che lui può “risolverla” efficacemente. Perciò rivolge ai servi presente (ma anche a noi oggi) l’invito “qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Non a caso don Bosco volle che le sue opere fossero chiamate “Case Salesiane”, poiché in esse, grazie al clima di famiglia e di festa, i ragazzi potessero incontrare Gesù; in queste case la “mamma” è Maria Ausiliatrice, che, come dice don Bosco, raccoglie i ragazzi lì presenti, li guida e li protegge con il suo manto.

Per la tua vita… C’era la madre di Gesù. La/il tua/o scuola/oratorio salesiana/o è una casa in cui c’è una mamma: la Santa Vergine. Ti senti “a casa” quando vai dai Salesiani? Coltivi relazioni famigliari, sincere ed affettuose, con i tuoi educatori ed i tuoi compagni? Senti Maria vicina a te? Ti rivolgi a lei ogni giorno con la preghiera? Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». Maria mostra di avere uno sguardo attento, che coglie i bisogni delle persone. Sei attento ai tuoi amici e compagni? Sei disponibile al servizio che ti viene chiesto nella tua Casa Salesiana? Oppure ti comporti da “cliente”, che sfrutta l’ambiente per quello che gli serve e poi se ne va? Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Maria ci educa a fidarci di Gesù; come fu per Giovanni Bosco, così per noi è la “maestra”. Nella casa salesiana ti fai educare alla vita cristiana ed all’amicizia con Gesù? Oppure la frequenti in modo superficiale, limitandoti alla frequenza scolastica ed alle attività ricreative e sportive? E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Nella casa di Cana Gesù fa un dono sovrabbondante (600 litri di acqua trasformata in vino), che ci mostra quanto è grande la sua grazia. Elenca i doni più preziosi per la tua vita che hai ricevuto nella tua casa salesiana.

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INSEGNACI A PREGARE

Assidui nella preghiera… con Maria La preghiera Mariana

Canto: La mia anima canta La mia anima canta la grandezza del Signore il mio spirito esulta nel mio salvatore; nella mia povertà l’infinito mi ha guardata in eterno ogni creatura mi chiamerà beata.

La mia gioia è nel Signore che ha compiuto grandi cose in me la mia lode al Dio fedele che ha soccorso il suo popolo e non ha dimenticato le sue promesse d’amore. Ha disperso i superbi nei pensieri inconfessabili ha deposto i potenti ha risollevato gli umili ha saziato gli affamati e ha aperto ai ricchi le mani.

Viene introdotto il quadro della Vergine

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PRIMA TAPPA La storia di Maria in un saluto

G TUTTI

G

TUTTI

G

TUTTI

G

Ave Maria, Shalom Miriam, Pace Maria Ciao Maria, sono Tuo schiavo, Ti saluto Maria. Mi sento di casa a salutarti così sento di entrare nella Tua dimora, nella Tua vita Maria mi sento vicino a Te, o Tu accanto a me, ti saluto con quell’amore con cui l’angelo, Dio stesso, ti ha salutata. Piena di Grazia, piena, colma di ogni bene ricolmata di ogni bontà sovrabbondanza di doni piena di Dio. Grazie Maria perché Tu, una ragazzina, mi mostri che se stai dalla parte di Dio, non perdi nulla ma ti ritrovi ad essere pieno di bene ricolmato di bontà sovrabbondante di doni. Il Signore è con Te ti è accanto ti dona Tutto e nulla ti può mancare nulla devi temere, nulla ti può ferire il Signore è con Te, ti è dentro nel Tuo grembo corpo del Tuo corpo In Te Maria vediamo che il Signore non è lontano che è un Dio vicino e che nulla, se c’è Lui, deve farci temere, farci dubitare o vacillare. Un Dio vicino, sì, ma anche un Dio dentro, corpo del nostro corpo quando si fa nostro cibo e noi diventiamo suoi tabernacoli, come Te Sua custodia, Suo tempio, Sua casa. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il Frutto del Tuo seno, Gesù. Si, di Te non si può che dire bene.

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TUTTI

G

TUTTI

Benedetta per il Sì che prontamente hai pronunciato, e ci hai insegnato a non rifiutare nulla a Dio Benedetta per il servizio che subito hai donato alla cugina anziana. E così ci hai spronato a non stare comodi nelle nostre case e nelle nostre cose. Benedetta per il grazie che hai cantato nel Tuo Magnificat, mostrandoci la via del ringraziamento come stile di vita

G

Benedetta per l’attenzione che a Cana hai avuto nei confronti dei bisogno degli altri, anche quando non avevano la forza di chiederlo.

TUTTI

Ma soprattutto sei benedetta per averci donato Gesù. Lui il benedetto. Lui in cui ogni dono raggiunge il vertice. Lui con il quale tutto abbiamo. Lui il benedetto e la benedizione.

G

Santa Maria, Madre di Dio, tu non solo sei la madre di un bimbo straordinario ma colei che ha dato alla luce Gesù: il Dio che ci sta accanto il Dio che ha assunto di noi tutto tranne il peccato il Dio che ancora abita fra noi. Prega per noi peccatori .

TUTTI

G

Prega per me peccatore. Prega per me tentato di puntare in basso. Prega per me scoraggiato, o meglio, in balia delle emozioni. Prega per me che a volte mi ribello a quanto vivo e invidio l’altro, sognandomi diverso. Prega per me che non scelgo il Suo primato, il servizio, la profondità di vita. Adesso e nell’ora della nostra morte prega per me in questo istante: a volte faticoso a volte lieto a volte angosciante a volte insignificante a volte il tutto a volte relativo.

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TUTTI

G TUTTI

Prega per me quando morirò perché mi prepari sin da ora ad incontrare il Signore, perché prepari sin da ora il Paradiso, perché l’eternità non avrà mai fine mentre il tempo ora è breve. Prega per me, perché alla luce del cielo guardi alla terra. Amen. Così sia Così si realizzi. Secondo la Tua volontà. Amen.

SECONDA TAPPA La vita di Gesù a tappe G

Maria ci conduce a Gesù. Maria ci presenta il Suo Figlio. Maria ci introduce alla Sua storia . Ce la fa guardare con i suoi occhi. Quella storia che ha il sapore del Mistero. Misteri della gioia

Musica di sottofondo. Ad ogni annuncio dei misteri viene portato un frammento di legno che comporrà il braccio della croce L’annunciazione della nascita del Verbo. La visita di Maria alla cugina Elisabetta. La nascita di Gesù a Betlemme. Gesù presentato al tempio. Gesù ritrovato nel Tempio. Misteri della luce

Musica di sottofondo Ad ogni annuncio dei misteri viene portato un pezzettino di legno che comporrà il braccio della croce Gesù è battezzato nel fiume Giordano. Gesù si rivela con il primo miracolo alle nozze di Cana. Gesù annuncia la presenza del regno di Dio fra noi e invita alla conversione.

99 Grado A 99

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Gesù si trasfigura sul monte Tabor. Gesù istituisce l’Eucaristia.

Misteri del dolore

Musica di sottofondo. Ad ogni annuncio dei misteri viene portato un pezzettino di legno che comporrà il braccio della croce Gesù Gesù Gesù Gesù Gesù

prega e suda sangue nell’orto degli ulivi è flagellato alla colonna. è coronato di spine. porta la croce verso il monte Golgota. muore per noi sulla croce.

Misteri della gloria

Musica di sottofondo. Ad ogni annuncio dei misteri viene portato un pezzettino di legno che comporrà il braccio della croce Gesù risorge da morte. Gesù ascende al cielo. Gesù dona lo Spirito alla chiesa riunita con Maria. Maria è assunta in cielo. Maria è coronata regina nella festa del Paradiso.

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TERZA TAPPA Come i bambini, l’insistenza che ottiene

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5 episodi della vita di Gesù per 4 grandi momenti detti misteri. 5 Padre Nostro 50 saluti alla Vergine nelle Ave Maria 5 lodi alla Trinità nella lode del Gloria Ecco la contabilità dell’insistenza. Perché solo chi è capace di intere ottiene. Lettura biblica «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti"; e se quegli dall’interno gli risponde: "Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli"; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.» Mt 7, 1-7

G

Come un bimbo che vuole ottenere continua a chiamare “mamma”, così chi crede chiama “Maria”. Impariamo a guadare a Gesù, impariamo a chiedere con insistenza con questi sentimenti, meditiamo la nascita di Gesù a Betlemme, nel nostro cuore scegliamo un dono, il più urgente per la nostra vita per la vita delle persone che ci stanno a cuore o hanno più bisogno per i bisogni della Chiesa e del mondo.

un attimo di silenzio mentre ciascuno sceglie una intenzione Padre Nostro

Ciascuno può dire liberamente un’Ave Maria mentre un incaricato accende a ciascuna preghiera un cero che posti a cerchio fanno una coroncina con quattro diverse intenzioni: tre per i sacerdoti, tre per i religiosi, tre per le famiglie e l’ultima per ciascuno di noi perché trovi la propria vocazione.

101 Grado A 101

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Canto finale: Signora della pace Dolce Signora, vestita di cielo, Madre dolce della speranza. Gli uomini corrono senza futuro, ma nelle loro mani, c’è ancora quella forza, per stringere la pace e non farla andare via, dal cuore della gente. Ma Tu, portaci a Dio, nel mondo cambieremo le strade e gli orizzonti, e noi apriremo nuove vie, che partono dal cuore e arrivano alla pace, noi, non ci fermeremo mai perché insieme a te, l’amore vincerà (2v)

Dolce Signora vestita di cielo, Madre dolce dell’innocenza, libera il mondo dalla paura, dal buio senza fine, dalla guerra e della fame, dall’odio che distrugge gli orizzonti della vita, dal cuore della gente.

Consegna del Rosario

102 Grado A 102

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DALL’AURORA assidui... con maria Preghiera del mattino

Lodi della prima domenica del tempo ordinario Canto: VOI SIETE DI DIO Tutte le stelle della notte le nebulose e le comete il sole su una ragnatela è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le rose della vita il grano, i prati, i fili d’erba il mare, i fiumi, le montagne è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le musiche e le danze, i grattacieli, le astronavi i quadri, i libri, le culture è tutto vostro e voi siete di Dio. Tutte le volte che perdono quando sorrido, quando piango quando mi accorgo di chi sono è tutto vostro e voi siete di Dio. E’ tutto nostro e noi siamo di Dio.

Salmo 138 1L

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo.

2L

Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia: hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.

Tutti Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra,

quando udranno le parole della tua bocca.

Canteranno le vie del Signore,

perché grande è la gloria del Signore;

1L

eccelso è il Signore e guarda verso l’umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano. Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita;

2L

contro l’ira dei miei nemici stendi la mano e la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua.

Gloria al Padre…

103 Grado A 103

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ACTIO La Risposta

Una grande famiglia E’ molto bello poter riassaporare gli inizi dell’Oratorio di Valdocco: “Nelle sere d’inverno e d’autunno alcuni dei suoi allievi tornando a casa al tramonto del sole, e altri non comparendo se non due o tre ore dopo, secondo portavano le esigenze dei rispettivi mestieri, D. Bosco cercava di dare ai primi venuti una proficua occupazione, perchè non oziassero. Buzzetti Giuseppe ci dipingeva una scena degna di un quadro fiammingo. Si radunavano tutti in cucina... Dalla soffitta pende un lume. In un angolo siede mamma Margherita, intenta a cucire una giubba. A cavalcioni di una panchetta un giovane appoggiato al tavolino scarabocchia il suo quaderno. Vicino a lui un suo compagno studia la lezione col libro in mano e un altro recita ad alta voce alcune risposte del catechismo. In disparte quasi all’oscuro appoggiato alla parete un garzone fa stridere un suo vecchio violino. Presso alla porta nella stanza vicina si ode chi pesta i tasti della spinetta e più innanzi alcuni fanciulli eseguiscono colle carte in mano un pezzo di musica, rivolti a D. Bosco, il quale nello sfondo della scena, tolta dal fuoco la pignatta, segna la battuta col matterello fumante per la rimestata polenta. Ma ciò non basta: egli si dava in casa a più altre occupazioni. Non potendosi fidare di pren-

dere gente di servizio, con sua madre faceva ogni lavoro domestico. Mentre Margherita si occupava della cucina, presiedeva al bucato, adattava e cuciva la biancheria e accomodava gli abiti logori, egli attendeva a tutte le più minute faccende. D. Bosco in questi primi anni, facendo vita comune coi giovani, allorchè non si muoveva di casa era pronto ad ogni servigio. Al mattino insisteva perchè i giovani si lavassero le mani e la faccia; ed egli a’ pettinare i più piccoli, a tagliare loro i capelli, a pulirne i vestiti, assettarne i letti scomposti, scopare le stanze e la chiesuola. Sua madre accendeva il fuoco ed egli andava ad attingere l’acqua, stacciava la farina di meliga o sceverava la mondiglia dal riso. Talora sgranava i fagioli e sbucciava pomi di terra. Egli ancora preparava sovente la mensa per i suoi pensionarii e rigovernava le stoviglie ed anche le pentole di rame che in certi giorni facevasi imprestare da qualche benevolo vicino. Secondo il bisogno fabbricava o riattava qualche panca perchè i giovani potessero sedersi; e spaccava legna. Per risparmiare spese di sartoria tagliava e cuciva i calzoni, le mutande, i giubbetti e coll’aiuto della madre in due ore un vestito era fatto. Nella notte poi, allorchè i giovani dormivano, andava per le camere raccogliendo quegli abiti che aveva visti sdrusciti, e ne faceva le richieste riparazioni. Se qualcuno cadeva ammalato, egli subito ordinava che fosse chiamato il medico e provvedeva quanto era necessario; e prestavagli ogni assistenza, servendolo come infermiere. Se era impedito destinavagli un compagno che esercitasse tale pietoso ufficio e fu il primo Felice Reviglio; e semprechè poteva si recava soventissimo a visitarlo di giorno e di notte” L’Oratorio di Valdocco è segnato, fin dall’inizio, da una forte esperienza famigliare. I ragazzi ospitati da don Bosco provenivano da varie regioni italiane e spesso si trovavano a Torino senza la loro famiglia, rimasti addirittura orfani. Don Bosco accoglie nella sua casa tutti questi ragazzi, creando con loro le condizioni per una crescita umana e religiosa. Ripropone uno schema famigliare che questi ragazzi avevano perduto, invitando anche la propria madre, mam-

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ma Margherita, ad abbandonare le sue certezze, la sua casa, i nipoti, per diventare madre di chi non aveva più madre. E così nasce una nuova famiglia. Lo stile famigliare si può vedere bene nella disponibilità al servizio che i ragazzi hanno verso il loro oratorio. Le Memorie Biografiche raccolgono una bella testimonianza di questo sentirsi a casa, anche durante il periodo dell’oratorio itinerante, dove non esisteva un luogo stabile per incontrarsi (… segno che il legame nato non era con una struttura, ma tra persone): “La Domenica IX dopo Pasqua, 13 luglio i giovani si raccolsero per l’ultima volta ad udire la santa messa nella prima loro cappella di S. Francesco di Sales, finita la quale, D. Bosco diede il disgustoso annunzio che era giocoforza abbandonare quel sito. Fu un istante di turbamento e di rammarico, poichè i giovani amavano quel luogo come fosse loro, proprio; ma egli in bel modo assicurandoli, fece loro coraggio, e li invitò pel dopo mezzodì a venirgli in aiuto per trasportare alla nuova chiesa gli oggetti del culto divino e della ricreazione. Tutti furono puntuali. Il Teologo Borel disse loro alcune poche parole di congedo: - Il sito che noi dobbiamo lasciare, deve essere per noi come quelle osterie, in cui il pellegrino si riposa durante il viaggio e donde riparte ben tosto per riprendere la sua via. Dunque coraggio e... in marcia! Seguite dappertutto e assidui l’Oratorio vostro nel suo errante ed incerto viaggio... Non istancatevi... La Provvidenza troverà per l’Oratorio una stabile dimora. Ma prima tocca a voi fargli una dimora fissa nei vostri cuori, la quale sia al riparo da tutte le esterne vicissitudini... Amate e praticate la preghiera mattino e sera, amate e frequentate i catechismi, ascoltate sempre la santa Messa alla domenica.... andate volentieri a confessarvi bene e a comunicarvi. Fuggite chi bestemmia, chi dà scandalo, chi parla male, chi vorrebbe collo scherno tenervi lontani dalle cose di chiesa! Se farete cosi, avrete l’Oratorio stabile nel cuore. Dunque?... Addio, miei cari figliuoli. - Il Teologo Borel era profondamente commosso e, fatta una breve pausa, esclamò con voce energica: - Ma prima ringraziamo il Signore che ci ha preparato ai Molini un nuovo asilo! Te Deum laudamus! Ei tacque,

ed ecco ad un cenno di D. Bosco seguire un movimento indescrivibile e dilettevole ad un tempo. Chi dà di piglio a panche e chi ad inginocchiatoi; questi si carica sulle spalle una sedia e quegli un quadro; uno porta un candelliere, un altro la croce. L’uno ha sottobraccio i paramentali, l’altro tiene in mano le ampolline o qualche statuetta, e D. Bosco in mezzo a quel tramestio, era tutto occupato a far deporre quegli oggetti che riputava inutili nel nuovo Oratorio e a mandarli in sua camera. I più festosi portavano stampelle, taschetti di bocce e altri giuochi; ma tutti ansiosi di vedere le meraviglie del luogo che doveva accoglierli. Così in lunga fila, a guisa di popolare emigrazione, si andò a piantare le tende e stabilire il quartiere generale presso i Molini. Al rumore e alla vista di tanti ragazzi la gente di quei dintorni traeva curiosa, e gli uni uscivano sulle porte, gli altri si mettevano alle finestre delle case, tutti domandavano che cosa fosse e dove andassero. Ciò servì mirabilmente a far vie meglio conoscere l’Oratorio in quelle parti, e attirarvi molti altri giovanetti della città.” Un altro bell’esempio di questo clima di famiglia lo possiamo trovare proprio in mamma Margherita: “Un giorno D. Bosco le diceva: - Mamma, per carità provvedetevi di un’altra veste. Sono già tanti anni che avete quella indosso! - Oh bella! E non ti pare che vada ancora bene questa veste? - Bene? Io vi dico che non è più decente. Vengono da voi il Conte Giriodi e la Marchesa Fassati, e certo non è conveniente che li riceviate con quell’abito. Nessuno di quelli che scopano per la strada è vestito peggio di voi. Ma come vuoi che faccia a comprarmi una veste mentre non abbiamo niente? - È vero che non abbiamo niente; ma piuttosto che vedervi così lacera, lasceremo di comprare il vino, lasceremo la pietanza, e voi provvedetevi. - Quando la cosa sia così, vada pure questa spesa. - E quanto costerà un vestito? - Venti lire

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- Eccole! Margherita, prese le venti lire, se ne andò pe’ suoi lavori. Passa una settimana, ne passano due, passa un mese e Margherita aveva sempre la stessa veste indosso. D. Bosco finalmente la interrogava: - Mamma! E il vestito nuovo? - Già! Hai ragione! Ma come si fa a comprarlo se non ho un soldo? - E le venti lire? - Oh! a quest’ora sono spese! Con quelle ho comperato sale, zucchero, cipolle e cose simili. Poi ho visto un povero giovane che era senza scarpe, e gliene ho dovuto comprare un paio. Mi rimase qualche residuo, ed ho provvisto di calzoni il tale, e di cravatta il tal altro. - Sia pure: avete fatto bene; ma non posso più soffrire di vedervi in quello stato: ce ne va del mio onore! - Ciò mi rincresce: bisogna rimediarci; ma come fare? - Ebbene; vi darò altre venti lire, ma questa volta esigo assolutamente che provvediate a voi stessa. - Provvederò, se così ti piace. - Ecco le venti lire; ma ricordatevi che desidero di vedervi finalmente vestita con più decoro! - Sta’ tranquillo, sta’ tranquillo! Ma si era da capo: tutto veniva speso per i giovani. Una benefattrice le regalò una bella mantiglia di seta molto larga”.

ricorso alle leggi, quanto dal movimento del cuore e dalla fede. Tale testimonianza suscita nei giovani il desiderio di conoscere e seguire la vocazione salesiana”. Per noi salesiani lo spirito di famiglia è uno degli elementi essenziali del nostro carisma, senza il quale mancherebbe qualcosa di fondamentale. È significativo che le nostre Costituzioni parlino dello spirito di famiglia come di quella testimonianza che suscita nel cuore dei giovani il desiderio di conoscere in modo più approfondito la vocazione salesiana e magari di seguirla per tutta la vita. Credo che se hai deciso di partecipare al GrAdo sia anche perché l’incontro con un salesiano od una comunità salesiana, abbia interpellato il tuo cuore, aprendo di fronte a te nuovi orizzonti.

Da qui si comprende bene perché le opere salesiane vengono chiamate case: in esse si respira un clima di gioia, di affetto ricambiato, di accoglienza. Tutto questo viene chiamato spirito di famiglia, così come indicano le nostre Costituzioni: “Don Bosco voleva che nei suoi ambienti ciascuno si sentisse “a casa sua”. La casa salesiana diventa una famiglia quando l’affetto e ricambiato e tutti, confratelli e giovani, si sentono accolti e responsabili del bene comune. In clima di mutua confidenza e di quotidiano perdono si prova il bisogno e la gioia di condividere tutto e i rapporti vengono regolati non tanto dal

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PER RIFLETTERE… 1. Quali sono le attenzioni che devo avere verso la mia famiglia di origine (un servizio concreto, un atteggiamento che porti serenità in casa, …)? 2. Quale disponibilità posso dare verso la mia casa salesiana di origine? 3. Hai mai percepito l’opera salesiana da cui provieni come una casa? Quando? 4. Come vedi lo spirito di famiglia nella tua casa salesiana di provenienza?

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La casa della vocazione Sentirsi a casa, sentirsi in famiglia, significa condividere con altri le stesse esperienze, gli stessi ideali, le stesse motivazioni. Sentirsi a casa significa avere relazioni che fanno crescere, senza il timore di confrontarsi e di essere corretti. Sentirsi in famiglia significa guardare nella stessa direzione, certi che il proprio parere non va perduto ma arricchito; certi che tutto è per il proprio bene. In una casa così non si ha paura di parlare di vocazione, di qualsiasi vocazione. Perché la vocazione nasce dalla propria casa, dalla propria famiglia. Non si teme di parlare di vocazione perché in questa casa c’è chi ti ascolta e guida, alla ricerca del tuo bene. Infatti a Valdocco i ragazzi di don Bosco non avevano paura di parlare di vocazione, tant’è che dall’Oratorio uscirono numerosi sacerdoti e religiosi. Ma qual’era il segreto di questo stile di famiglia? Cosa i ragazzi stessi mettevano in atto per contribuire a costruire questo clima? Ecco alcuni indicatori che dicono quale grado di appartenenza c’è verso la propria casa: a. Disponibilità Mettere a disposizione le proprie energie ed il proprio tempo con gratuità. Spesso di fronte all’impegno, anche caritativo, troviamo mille scuse per non metterci in gioco (sono troppo stanco, chiedilo ad un altro, ho un altro impegno, …). Altre volte invece, all’estremo opposto, si incontra chi considera tutto come dovuto a causa dei “meriti” del lavoro che ha svolto. L’atteggiamento di fondo della disponibilità indica quanto una realtà, una relazione, mi sta a cuore. Di fronte ad una persona amata, non c’è misura di tempo, non c’è fatica, ma tutto viene fatto con gioia. Come dice S. Francesco di Sales “tutto per amore, niente per forza”. b. Cura dell’ambiente/delle cose

Capita di trovare persone che non rispettano l’ambiente in cui vivono e le cose che usano. Ogni ambiente/cosa è frutto del lavoro e del sacrificio di altri che hanno cooperato a rendere quel luogo più bello e umano. L’attenzione allo spreco, allo sporcare, al non mettere le cose al proprio posto, sono tutti sintomi di come quell’ambiente non mi interessa, di come ci sarà un altro che lavorerà (... "deve, è la donna delle pulizie!!!" Frase sentita varie volte, purtroppo) per sistemare tutto. c. FBL (fa balà l’öc) Occhi aperti su tutto, capaci di accorgersi delle situazioni che ci circondano, dell’ambiente. Un esempio concreto è quello delle luci accese (… i costi del consumo), l’attenzione al nuovo arrivato, l’accoglienza, … . d. Servizio concreto Scegli un servizio concreto nell’ambiente in cui vivi. Il tuo servizio fa crescere quell’ambiente, dà la tua originalità, il tuo stile. Ma soprattutto mette in campo le tue energie, ti chiede di lasciar cadere i tuoi egoismi (… che tutti abbiamo!), ti chiede di fare sacrifici. Ma ti permette anche di scoprire quanto sai amare, quante risorse hai, quali sono anche i tuoi limiti. Insomma, il tuo ambiente ha bisogno del tuo servizio, tu hai bisogno che il tuo ambiente chieda il tuo servizio. e. Condivisione delle esperienze Infine, l’ambiente salesiano è sentito come casa se ti è spontaneo condividere in esso le tue esperienze, anche le più profonde. La condivisione delle proprie esperienze, dei sentimenti, delle emozioni, diventa l’occasione per la crescita umana e vocazionale di ognuno di noi. Dove mi sento a casa, non è difficile condividere il profondo del cuore.

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Questa è la mia casa Cosa posso fare io per la “seconda famiglia” che ho incontrato, la famiglia salesiana? Il tuo operato è fondamentale per la casa salesiana che frequenti! L’opera salesiana infatti non prescinde dal contributo dei giovani, come se i salesiani potessero fare tutto da soli. Basta pensare che la congregazione è nata dai ragazzi: “Il 18 dicembre di quel 1859 era domenica. Don Bosco chiuse la laboriosa giornata festiva vissuta tra un migliaio di giovani, come nella festa dell’Immacolata e in ogni domenica. Poi chiamò in conferenza quelli che avevano deciso di far parte della Pia Società di San Francesco di Sales. Erano le 21, dopo le preghiere della sera. L’appuntamento era nella camera di Don Bosco. In pochi minuti furono presenti in diciotto con Don Bosco. Due soltanto non erano venuti. I radunati attorno a Don Bosco erano diciassette: un sacerdote (47 anni), un diacono (24 anni), un suddiacono (22 anni), tredici chierici (da 21 a 15 anni), uno studente giovanissimo” Dovremmo arrivare a dire anche noi, utilizzando le parole di don Bosco: “questa è la mia casa”. Il tuo contributo diventa allora determinante. Cosa possiamo fare per rendere più bella e accogliente la nostra casa salesiana? Con il tuo contributo puoi far crescere la casa, tanto da poter dire che un pezzo di casa porta il tuo nome.

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Per RIFLETTERE…

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

Come vivi la disponibilità? Cerchi scuse? Sei capace di darti da fare per la tua casa salesiana? Quale servizio concreto puoi mettere in atto per la tua casa salesiana? Scegli un servizio di lunga durata e confrontati con la tua guida. Hai cura del tuo ambiente? Sei attento all’ordine, alla pulizia, alle persone? Come ti interpella l’idea che la tua casa salesiana possa essere la tua seconda casa? Cosa ti dice? Cosa ti colpisce?

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OUTPUT Per la mia vita ‌

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