Proposta Pastorale 2014-2015 Sussidio unico MGS

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PRIMA PARTE


PROPOSTA PASTORALE 2014-2015 MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO ITALIA NOI DUE FAREMO TUTTO A METÀ (DON BOSCO) La missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani La Proposta Pastorale del Movimento Giovanile Salesiano Italia in questi ultimi anni si è sempre ispirata alla Strenna del Rettor Maggiore. Nell’anno del Bicentenario della nascita di Don Bosco la tradizione continua declinando per i giovani la Strenna 2015 che ha come titolo «Come don Bosco, con i giovani, per i giovani».

• IL TEMA Dopo aver affrontato nel triennio di preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco la storia salesiana, la pedagogia salesiana, la spiritualità salesiana, l’idea guida sintetica per l’anno pastorale 2014-2015 è la missione salesiana, che porta a compimento l’itinerario mettendo al centro il tema di una pastorale giovanile necessariamente missionaria. Scrisse infatti Don Pascual Chavez nella lettera di indizione del Bicentenario: «Il cammino e il tema dell’anno bicentenario, in sviluppo coerente con gli anni di preparazione, si riferiranno a: Missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani. Quest’anno dovrà essere programmato per tempo per concentrarci sul cammino di rinnovamento spirituale e pastorale che intendiamo percorrere come Congregazione, Famiglia Salesiana e Movimento Salesiano». L’obiettivo di fondo è quello di far rivivere l’ispirazione e la passione pastorale di don Bosco coinvolgendo i giovani stessi così come lui ha fatto. Lo slogan-icona della proposta pastorale «Noi due faremo tutto a metà (Don Bosco)» si ispira all’incontro tra don Bosco e il giovane Michele Rua che diverrà il suo primo successore. L’inciso «La missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani» dice sinteticamente il cuore della proposta pastorale ispirandosi alla Strenna 2015 di Don Ángel Fernández Artime, X Successore di Don Bosco «Come don Bosco, con i giovani, per i giovani». Don Bosco inizia la sua opera con i giovani (cf. primo verbale del 18 dicembre 1859) e Papa Francesco ha affermato: «Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!»1. L’obiettivo che la proposta pastorale si pone nel Bicentenario è di vivere la «conversione pastorale e missionaria»2 che Papa Francesco ci sta chiedendo facendo sì che i giovani, assieme alla Famiglia Salesiana, siano i protagonisti della missione evangelizzatrice salesiana così come fece don Bosco: «Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!»3. Per giungere a questo obiettivo è necessario riconoscere che «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa»4 e che oggi «tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria»5. Conditio sine qua non è vivere l’intimità con Gesù che è «un’intimità itinerante»6 e la fraternità tra noi che «si configura essenzialmente come comunione missionaria»7. 1 Papa Francesco, GMG 2013 - Eucarestia conclusiva. 2 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 25. 3 Ibidem, n° 106. 4 Ibidem, n° 15. 5 Ibidem, n° 20. 6 Ibidem, n° 23. 7 Ibidem, n° 23.


PRESENTAZIONE

«La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri»8.

• UN CAMMINO DI RINNOVAMENTO PASTORALE (E NON SOLO UN TEMA) La Proposta Pastorale 2014-2015 non è semplicemente un tema da approfondire o una luce che illumina il cammino dell’anno liturgico. Vuole piuttosto essere una risposta alla richiesta di Papa Francesco che auspica «che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno»9. Il cammino di rinnovamento pastorale passa attraverso il decisivo coinvolgimento corresponsabile dei giovani: se davvero crediamo che la Chiesa nel suo insieme sia il soggetto dell’evangelizzazione, è evidente che i giovani, in quanto parte di essa, non possono e non devono essere pensati come soggetti passivi della loro stessa evangelizzazione. «Considero questo il punto qualificante della pastorale giovanile, perché il cristianesimo è nella sua essenza un evento di donazione e quindi esso “si impara” solo attraverso il contatto con una testimonianza capace di generare sequela e imitazione: non nel sapere teorico, né nel ripetere scolastico, né nel contemplare spirituale, ma nel servizio concreto, nell’esperienza della dedizione reale si fa esperienza di Dio, della sua Chiesa e del suo Regno che viene»10. Così scrisse Giovanni Paolo II: «I giovani non devono essere considerati semplicemente come l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale. […] La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa»11. È necessario che la Pastorale Giovanile lavori nell’ottica di rendere i giovani corresponsabili della missione della Chiesa fin da subito non aspettando che “siano pronti” o “siano grandi”: è l’essere dono, il donarsi che fa diventare “pronti”, “grandi”. Fin da subito è necessario far vivere ai ragazzi e ai giovani il cuore della proposta cristiana la quale ci chiede di entrare nella logica di farsi carico del “grido del mondo” per non cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. «Questo sembra essere un punto discriminante e qualificante della pastorale giovanile e per alcuni aspetti è quello che decide della sua verità, perché ha a che fare direttamente con la pratica del discepolato: il segreto della pastorale giovanile consiste nel coinvolgimento corresponsabile dei giovani nella missione apostolica»12. Pensare ai giovani come soggetti attivi capaci di farsi carico del destino dei propri amici risiede la strategia vincente di evangelizzazione dei giovani e quindi della pastorale giovanile. Sono molte le icone salesiane che mostrano bene come don Bosco abbia saputo rendere i giovani apostoli di altri giovani tanto da poter affermare che alle origini della Congregazione i giovani sono stati veri “confondatori” insieme a Don Bosco.

8 Ibidem, n° 273. 9 Ibidem, n° 25. 10 Cfr. Sala Rossano, Luce e forza per il cammino. Strategia, stile e qualità della pastorale giovanile, XIII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, Genova 10-13 febbraio 2014. 11 Christifideles laici, n. 46 12 Cfr. Sala Rossano, Luce e forza per il cammino. Strategia, stile e qualità della pastorale giovanile, XIII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, Genova 10-13 febbraio 2014.

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SUSSIDI 2014-2015

• IL BUON PASTORE Il brano della Parola di Dio che ci aiuta a far sintesi di tutta la proposta pastorale 2014-2015 è “Il buon pastore” (Gv 10,11-18). Tale fu don Bosco. Gesù buon Pastore illumina il senso da dare a Don Bosco pastore; Don Bosco pastore attualizza, penetra, fa capire, concretizza cosa significa Gesù buon Pastore. Conoscere Don Bosco a fondo significa conoscerlo primariamente come pastore, la cui carità pastorale qualifica globalmente la sua esistenza e la propone a noi come scuola di vita. Non solo. Don Bosco è un pastore capace di suscitare la stessa passione apostolica nei giovani, in coloro che da lupi diventano pecore e quindi pastori: «diventeranno un solo gregge, un solo pastore» (Gv 10,16). Don Bosco non fu un pastore solitario ma un “ceppo” da cui germogliarono e ancora oggi germogliano tanti altri pastori che radicano le proprie radici in Gesù buon pastore. Per questo Don Ángel Fernández Artime, X Successore di Don Bosco, ci invita a continuare a vivere «Come don Bosco, con i giovani, per i giovani». Dare la vita è appassionare altri alla vita di coloro che non hanno conosciuto ancora la bellezza di essere amati da Dio. Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.

• COME DON BOSCO: MISSIONE CON I GIOVANI13 Alcune “icone salesiane” mostrano bene come don Bosco ha saputo rendere i giovani apostoli di altri giovani tanto da poter affermare che alle origini della Congregazione i giovani sono stati veri “confondatori” insieme a Don Bosco. È una certezza: la Congregazione salesiana è stata fondata e si è dilatata coinvolgendo giovani, che si lasciarono convincere dalla passione apostolica di Don Bosco e dal suo sogno di vita.

ICONA SALESIANA PRINCIPALE Don Bosco intuì che per la sua Congregazione la strada giusta era quella della giovinezza. Gliela indicò la Madonna in due sogni profetici, ed egli non ebbe paura di affidare le massime responsabilità a giovani e giovanissimi cresciuti nel clima del suo Oratorio. Il primo dei due sogni viene ricordato nella tradizione salesiana come ‘Il sogno delle tre fermate’. È scritto da Don Bosco stesso nelle sue ‘Memorie dell’Oratorio’. Il secondo sogno, ricordato nella tradizione salesiana come ‘Il sogno del pergolato di rose’, Don Bosco lo raccontò nel 1864. Narrato da don Lemoyne, venne pubblicato nel 1903, viventi don Rua, mons. Cagliero e don Barberis. Il sogno delle tre fermate14 Don Bosco sentiva ch’era destinato ad avere sotto di sé molti giovani, vari dei quali si sarebbero trasformati in pastorelli e lo avrebbero aiutato nell’opera educativa. 13 Cfr. don Pascual Chavez, Nel 150° anniversario della fondazione della Congregazione Salesiana, in ACG 404 (2009). 14 È scritto da Don Bosco stesso nelle sue Memorie dell’Oratorio.

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PRESENTAZIONE

“La seconda domenica di ottobre di quell’anno (1844) dovevo partecipare ai miei giovanetti, che l’Oratorio si sarebbe trasferito in Valdocco. Ma l’incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un’appendice di quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni… Sognai di vedermi in mezzo a una moltitudine di lupi, di capre e caprette, di agnelli, pecore, montoni, cani e uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fe’ cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagando per vari siti; facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo aver molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri. Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli. Ma essi fermavansi poco, e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia: Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili. (…) Volli dimandare alla pastora (…) che cosa volevasi indicare con quel camminare, colle fermate (…) «Tu comprenderai ogni cosa quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente»”15.

ALTRE ICONE SALESIANE La Compagnia dell’Immacolata La Compagnia dell’Immacolata, fondata da san Domenico Savio, fu il piccolo campo dove germinarono i primi semi della fioritura salesiana. Domenico arrivò all’Oratorio nell’autunno del 1854, al termine della micidiale pestilenza che aveva decimato la città di Torino. Divenne subito amico di Michele Rua, Giovanni Cagliero, Giovanni Bonetti, Giuseppe Bongiovanni con cui si accompagnava recandosi a scuola in città. Con ogni probabilità non seppe niente della ‘Società salesiana’ di cui Don Bosco aveva cominciato a parlare ad alcuni dei suoi giovani nel gennaio di quell’anno. Ma nella primavera seguente ebbe un’idea che confidò a Giuseppe Bongiovanni. Nell’Oratorio c’erano ragazzi magnifici, ma c’erano anche mezze teppe che si comportavano male, e c’erano ragazzi sofferenti, in difficoltà negli studi, presi dalla nostalgia di casa. Ognuno per conto suo cercava di aiutarli. Perché i giovani più volenterosi non potevano unirsi insieme, in una ‘società segreta’, per diventare un gruppo compatto di piccoli apostoli nella massa degli altri? Giuseppe si disse d’accordo. Ne parlarono con alcuni. L’idea piacque. Si decise di chiamare il gruppo “Compagnia dell’Immacolata”. Don Bosco diede il suo consenso: provassero, stendessero un piccolo regolamento. Lui stesso scrisse: “Uno di quelli che aiutarono più efficacemente Domenico Savio nella fondazione e nella stesura del regolamento, fu Giuseppe Bongiovanni”16. Dai verbali della Compagnia conservati nell’Archivio Salesiano, sappiamo che i componenti che si radunavano una volta alla settimana erano una decina: Michele Rua (che fu eletto presidente), Domenico Savio, Giuseppe Bongiovanni (eletto segretario), Celestino Durando, Giovanni B. 15 G. BOSCO, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Introduzione, note e testo critico a cura di A. DA SILVA FERREIRA (Roma: LAS, 1991) pp. 129-130. 16 G. BOSCO, ‘Vita di Domenico Savio’, in Biografie edificanti, Roma: UPS, 2007, p. 76.

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Francesia, Giovanni Bonetti, Angelo Savio chierico, Giuseppe Rocchietti, Giovanni Turchi, Luigi Marcellino, Giuseppe Reano, Francesco Vaschetti. Mancava Giovanni Cagliero perché era convalescente dopo una grave malattia e viveva nella casa di sua madre. L’articolo conclusivo del regolamento, che fu approvato da tutti, anche da Don Bosco, diceva: “Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso noi stessi, amorevoli col prossimo, esatti in tutto”. I soci della Compagnia scelsero di ‘curare’ due categorie di ragazzi, che nel linguaggio segreto dei verbali vennero chiamati ‘clienti’. La prima categoria era formata dagli indisciplinati, quelli che avevano la parolaccia facile e menavano le mani. Ogni socio ne prendeva in consegna uno e gli faceva da ‘angelo custode’ per tutto il tempo necessario (Michele Magone ebbe un ‘angelo custode’ perseverante!). La seconda categoria erano i nuovi arrivati. Li aiutavano a trascorrere in allegria i primi giorni, quando ancora non conoscevano nessuno, non sapevano giocare, parlavano solo il dialetto del loro paese, avevano nostalgia. (Francesco Cerruti ebbe come ‘angelo custode’ Domenico Savio, e narrò con semplice incanto i loro primi incontri). Nei verbali si vede lo snodarsi di ogni singola riunione: un momento di preghiera, pochi minuti di lettura spirituale, un’esortazione vicendevole a frequentare la Confessione e la Comunione; “parlasi quindi dei clienti affidati. Si esorta la pazienza e la confidenza in Dio per coloro che sembravano interamente sordi e insensibili; la prudenza e la dolcezza verso coloro che promettonsi facili a persuasione”17. Confrontando i nomi dei partecipanti alla Compagnia dell’Immacolata con i nomi dei primi ‘ascritti’ alla Pia Società, si ha la commovente impressione che la ‘Compagnia’ fosse la ‘prova generale’ della Congregazione che Don Bosco stava per fondare. Essa era il piccolo campo dove germinarono i primi semi della fioritura salesiana. La ‘Compagnia’ divenne il lievito dell’Oratorio. Essa trasformò ragazzi comuni in piccoli apostoli con una formula semplicissima: una riunione settimanale con una preghiera, l’ascolto di una pagina buona, un’esortazione vicendevole a frequentare i Sacramenti, un programma concreto su come e chi aiutare nell’ambiente dove si viveva, una chiacchierata alla buona per comunicarsi successi e fallimenti dei giorni appena trascorsi. Don Bosco ne fu molto contento. E volle che fosse trapiantata in ogni opera salesiana che nasceva, perché anche lì fosse un centro di ragazzi impegnati e di future vocazioni salesiane e sacerdotali. Nelle quattro pagine di consigli che Don Bosco diede a Michele Rua che andava a fondare la prima casa salesiana fuori Torino, a Mirabello (sono una delle sintesi migliori del suo sistema di educare, e verranno consegnate ad ogni nuovo direttore salesiano) si leggono queste due righe: “Procura d’iniziare la Società dell’Immacolata Concezione, ma ne sarai soltanto promotore e non direttore; considera tal cosa come opera dei giovani”18. In ogni opera salesiana un gruppo di ragazzi impegnati, denominato come crediamo più opportuno, ma fotocopia dell’antica ‘Compagnia dell’Immacolata’! Non sarà questo il segreto che Don Bosco ci confida per far nuovamente germinare vocazioni salesiane e sacerdotali? “Noi due faremo tutto a metà” (Don Bosco) A volte Don Bosco dava a tutti una medaglietta. Giunto il turno di Michele, Don Bosco fa un gesto strano: gli porge la mano destra, fa finta di tagliarla con la sinistra, e intanto gli dice: “Prendi, Michelino, prendi”. Michele non capisce, ma Don Bosco gli spiega: “Noi due faremo tutto a metà”. «Don Rua è stato il fedelissimo, perciò il più umile e insieme il più valoroso figlio di Don Bosco»19. Con queste parole dette con tono deciso, il 29 ottobre 1972 Papa Paolo VI scolpì per sempre la 17 P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870), Roma: LAS, 1980, p. 481. 18 MB VII p. 526. 19 PAOLO VI, Omelia per la beatificazione di Don Rua, Roma, 29 ottobre 1972

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PRESENTAZIONE

figura umana e spirituale di Don Rua. Il Papa delineò il nuovo Beato con parole che quasi martellarono questa sua fondamentale caratteristica: la fedeltà. «Successore di Don Bosco, cioè continuatore: figlio, discepolo, imitatore… Ha fatto dell’esempio del Santo una scuola, della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, della sua santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume». Era cominciata un giorno lontano con un gesto strano. Otto anni, orfano di padre, con un’ampia fascia nera fissata dalla mamma sulla giacchetta, aveva teso la mano per avere una medaglietta da Don Bosco. Ma a lui invece della medaglia Don Bosco aveva consegnato la sua mano sinistra, mentre con la destra faceva il gesto di tagliarsela a metà. E gli ripeteva: “Prendila, Michelino, prendila”. E davanti a quegli occhi sgranati che lo fissavano meravigliati, aveva detto sei parole che sarebbero state il segreto della sua vita: “Noi due faremo tutto a metà”. E in lenta progressione cominciò quel formidabile lavoro condiviso tra il maestro santo e il discepolo che faceva a metà con lui tutto e sempre. Il 3 ottobre 1852, durante la gita che i migliori giovani dell’Oratorio facevano ogni anno ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, Don Bosco gli fece indossare l’abito ecclesiastico. Michele aveva 15 anni. La sera, tornando a Torino, Michele vinse la timidezza e chiese a Don Bosco: «Si ricorda dei nostri primi incontri? Io le chiesi una medaglia, e lei fece un gesto strano, come se volesse tagliarsi la mano e darmela, e mi disse: ‘Noi due faremo tutto a metà’. Che cosa voleva dire?». E lui: «Ma caro Michele, non l’hai ancora capito? Eppure è chiarissimo. Più andrai avanti negli anni, e meglio comprenderai che io volevo dirti: Nella vita noi due faremo sempre a metà. Dolori, cure, responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune». Michele rimase in silenzio, pieno di silenziosa felicità: Don Bosco, con parole semplici, l’aveva fatto suo erede universale. Il sogno del pergolato di rose20 Come si legge tra le righe di questo sogno e sappiamo dalla storia del primo Oratorio, Don Bosco non trovò aiuto permanente in altri sacerdoti della sua terra, e nemmeno tra essi li cercò, come normalmente li cercavano altre istituzioni benefiche che crescevano accanto a lui. Si accorse presto che i ‘pastori’ doveva trovarli nel ‘suo gregge’: si chiamavano Rua, Cagliero, Francesia, Cerruti, Bonetti… E ad essi, giovanissimi, affidò le massime responsabilità della sua Congregazione nascente. “Nel 1864 una sera dopo le orazioni radunava a conferenza nella sua anticamera, come era solito fare di quando in quando, coloro che già appartenevano alla sua Congregazione: tra i quali don Michele Rua, don Cagliero Giovanni… e don Barberis Giulio… «Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno dalle quali possiamo argomentare quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacché siamo qui noi soli, perché ognuno di noi abbia la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra Congregazione e affinché ci animiamo sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già la descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Vergine si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che riponiamo in lei tutta la nostra fiducia …. «Un giorno dell’anno 1847, avendo io molto meditato sul modo di far del bene alla gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino incantevole. Vi era un bellissimo porticato, con piante rampicanti cariche di foglie e di fiori. Questo porticato metteva in un pergolato incantevole, fiancheggiato e coperto da meravigliosi rosai in piena fioritura. (…) Anche il terreno era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi disse: – (…) È quella la strada che devi percorrere. Deposi le scarpe: mi sarebbe rincresciuto calpestare quelle rose. Cominciai a camminare, ma subito sentii che quelle rose nascondevano spine acutissime. Fui costretto a fermarmi e poi a tornare indietro. – Qui ci vogliono le scarpe, dissi alla mia guida. – Certamente - mi rispose - ci vogliono buone scarpe. Mi calzai e mi rimisi sulla via con un certo numero di compagni che erano comparsi in quel momento, 20 Don Bosco lo raccontò nel 1864. Narrato da don Lemoyne, venne pubblicato nel 1903, viventi don Rua, mons. Cagliero e don Barberis.

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chiedendo di camminare con me. Molti rami scendevano dall’alto come festoni. Io non vedevo che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi ai miei passi.(…) Le mie gambe si impigliavano nei rami stesi per terra e ne rimanevano ferite; rimuovevo un ramo trasversale e mi pungevo, sanguinavo nelle mani e in tutta la persona. Le rose nascondevano tutte una grandissima quantità di spine. Ciò non pertanto, incoraggiato dalla Beata Vergine, proseguii il mio cammino.(…) Tutti coloro che mi vedevano camminare dicevano: “Don Bosco cammina sempre sulle rose! Tutto gli va bene!”. Non vedevano che le spine laceravano le mie povere membra. Molti chierici, preti e laici da me invitati, si erano messi a seguirmi festanti, attirati dalla bellezza di quei fiori; ma si accorsero che si doveva camminare sulle spine, e incominciarono a gridare: “Siamo stati ingannati!”. Non pochi tornarono indietro… Ritornai anch’io indietro per richiamarli, ma inutilmente. Allora cominciai a piangere dicendo: “Possibile che debba io solo percorrere tutta questa via così faticosa?”. Ma presto fui consolato. Vedo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, chierici, secolari, i quali mi dissero: – Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirla. Precedendoli mi rimisi in via. Solo alcuni si perdettero d’animo e si arrestarono. Ma una gran parte di essi giunse con me alla meta. Percorso tutto il pergolato, mi trovai in un bellissimo giardino. I miei pochi seguaci erano dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò una brezza leggera, e a quel soffio tutti guarirono. Soffiò un altro vento, e come per incanto mi trovai circondato da un numero immenso di giovani e di chierici, di laici coadiutori e anche di preti, che si misero a lavorare con me guidando quella gioventù. Parecchi li conobbi di fisionomia, molti non li conoscevo ancora… Allora la Vergine SS., che era stata la mia guida, mi interrogò: – Sai che cosa significa ciò che tu vedi ora, e ciò che hai visto prima? – No. – Sappi che la via da te percorsa tra le rose e le spine significa la cura che tu dovrai prenderti della gioventù. Tu devi camminare colle scarpe della mortificazione. Le spine significano… gli ostacoli, i patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Con la carità e con la mortificazione, tutto supererete, e giungerete alle rose senza spine. Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia camera”21. Don Bosco in missione con i giovani: il colera a Torino Don Bosco non aveva paura a chiamare i suoi giovani a imprese coraggiose e, umanamente parlando, temerarie. È il tempo del colera scoppiato all’inizio dell’estate 1854. Fu un momento pauroso per la città di Torino: alla fine dell’estate si sarebbero contati 1248 morti (la città aveva 117 mila abitanti); Borgo Dora fu particolarmente colpito: “la parrocchia dei Ss. Simone e Giuda, la parrocchia dell’Oratorio, ebbe il 53% del totale dei decessi”22. La paura provocava “il chiudersi delle botteghe, il fuggire che tosto moltissimi facevano dal luogo invaso. Che più. In certi luoghi, appena uno era assalito, i vicini e talora gli stessi parenti impaurivano siffattamente, che lo abbandonavano senza aiuto e senza assistenza”23. Un lazzaretto fu improvvisato a ovest di Valdocco. Ma pochi erano i coraggiosi che si prestavano a curare i malati. Don Bosco si rivolse ai più grandi tra i suoi giovani. Tra essi c’era il fior fiore dei suoi futuri Salesiani. A quattro di essi (tra cui Rua e Cagliero) il 26 gennaio di quel 1854 aveva avanzato la prima proposta di “fare coll’aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales una prova di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venire poi ad una promessa; e quindi, se sarà possibile e conveniente, di farne un voto al Signore. Da tale sera fu 21 MB III pp. 32-36. 22 P. BRAIDO, Don Bosco, prete dei giovani nel secolo della libertà. Vol. I (Roma: LAS, 2003), 263. 23 G. BONETTI, Cinque Lustri di Storia dell’Oratorio Salesiano fondato dal sacerdote D. Giovanni Bosco (Torino: Tipografia Salesiana, 1892), pp. 420-421.

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PRESENTAZIONE

posto il nome di Salesiani a coloro che si proposero e si proporranno tale esercizio”24. Eppure non ebbe paura che la sua prima fioritura fosse distrutta da un temerario gesto di carità. Disse loro che il Sindaco faceva appello ai migliori della città perché si trasformassero in infermieri e assistenti dei colerosi. Se qualcuno voleva unirsi a lui in quell’opera di carità, lo ringraziava a nome di Dio. Si offrirono in quattordici, “e poi altri trenta, i quali si dedicarono con tanto zelo, abnegazione e coraggio, che riscossero la pubblica ammirazione”25. Il 5 agosto, festa di Maria Vergine della Neve, Don Bosco parlando ai ricoverati disse loro: “Io voglio che ci mettiamo anima e corpo nelle mani di Maria (…) Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi assicuro che niuno di voi sarà toccato dal colera”26. Furono giornate di caldo torrido, fatica, pericoli, puzza nauseabonda. Michele Rua (17 anni) fu preso a sassate da gente infuriata mentre entrava nel lazzaretto; il popolino credeva che lì dentro si uccidessero i malati. Giovanni B. Francesia (16 anni) ricordava: “Quante volte io stesso giovinetto, dovevo animare i vecchi a recarsi al lazzaretto. – Ma mi uccideranno. – Cosa dite mai? Anzi, vi troverete meglio. E poi ci sono io. – Sì? Ebbene portatemi dove volete”. Giovanni Cagliero (16 anni) stava servendo gli ammalati al lazzaretto insieme con Don Bosco. Un medico lo vide e gridò: “Questo giovane non può e non deve stare qui! Non le pare una grave imprudenza?” “No, no signor dottore – rispose Don Bosco – Né lui, né io abbiamo paura del colera e non succederà niente”27. Giovanni B. Anfossi al processo di beatificazione di Don Bosco depose: “Ebbi la fortuna di accompagnare Don Bosco in parecchie visite che faceva ai colerosi. Io allora avevo solo 14 anni, e ricordo che, prestando la mia opera come infermiere, provavo una grande tranquillità, riposando sulla speranza di essere salvo, speranza che D. Bosco aveva saputo infondere ne’ suoi alunni”28. Con le piogge d’autunno la pestilenza finì. Tra i giovanissimi volontari di Don Bosco nessuno era stato toccato dal colera.

città. Sarebbe stata una perdita molto grave la sua partenza. È curioso il “metodo” con cui don Bosco l’arruolò per la spedizione. Dopo essere rimasto soprappensiero e silenzioso, un giorno di marzo don Bosco disse a don Cagliero che gli stava al fianco: «Vorrei mandare qualcuno dei nostri preti più antichi ad accompagnare i missionari in America, che si fermasse lì un tre mesi con loro, finché non siano ben collocati. Abbandonarli subito soli senza un appoggio, un consigliere con il quale abbiano confidenza, mi sembra una cosa un po’ dura». Don Cagliero rispose: «Se don Bosco non trovasse nessun altro, e pensasse a me per questo ufficio, io sono pronto». «Va bene» concluse don Bosco. I mesi passavano senza che si facesse più cenno a quella faccenda. Avvicinandosi però la data della partenza, un giorno all’improvviso don Bosco gli disse: «Quanto all’andare in America, sei sempre dello stesso pensiero? L’hai detto forse per burla?». «Lei sa bene che con don Bosco non burlò mai». «Va bene. Allora preparati, è tempo». Don Cagliero corse via a iniziare i preparativi. In pochi giorni, lavorando febbrilmente, li condusse a termine». Così, con la solita bonaria semplicità, cominciò la sua missione il primo e più grande missionario salesiano. I tre mesi preventivati durarono complessivamente trent’anni. “Chi sa – diceva don Bosco – che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non sia per fare un gran bene?”31.

La prima spedizione missionaria

Dare degli strumenti utili agli educatori per far fare ai ragazzi e giovani, nelle diverse fasce di età, un percorso di evangelizzazione ispirato alla Strenna 2015, all’interno del proprio ambiente educativo (scuola, oratorio, gruppi formativo-apostolici).

Partirono per una terra sconosciuta, avendo come unica sicurezza la parola di Don Bosco. E quei dieci, con un gesto di assoluta fiducia in lui, diedero inizio alle grandissime Missioni Salesiane. Ancora oggi in tante poverissime periferie di grandi città, dove si corre il rischio di perdere la salute ed anche la vita, tra i ragazzi miseri ci sono i figli e le figlie di Don Bosco. In zone sperdute e lontane, dimenticate da tutti, nei villaggi andini, nelle foreste che custodiscono le insidiate tribù aborigene, nella sconfinata brousse africana c’è la gioia squillante seminata da giovani che continuano a vivere la missione di don Bosco. A fine gennaio Don Bosco aveva comunicato a Salesiani e giovani che i primi missionari sarebbero presto partiti per le missioni dell’Argentina meridionale; e il 5 febbraio, con una circolare, lo annunciò ufficialmente, chiedendo ai Salesiani la loro disponibilità29. Suscitò un entusiasmo incontenibile30. Ma tra i meno giovani suscitò timori e perplessità per un’impresa che sembrava temeraria. Le opere aperte in Italia erano già tante, il personale era il minimo indispensabile. I missionari partenti dovevano esprimere il meglio della giovane e piccola Congregazione. Tra quelli che avevano risposto al suo invito don Bosco scelse sei sacerdoti e quattro coadiutori. Capo della spedizione sarebbe stato Giovanni Cagliero, il ragazzo su cui aveva visto un giorno lontano curvarsi due indi giganteschi color rame. Era difficile immaginare l’oratorio senza di lui: laureato in teologia, era il professore dei chierici, era l’insuperabile maestro e compositore di musica, aveva in mano faccende molto delicate, e dirigeva spiritualmente parecchi Istituti religiosi della 24 MB V p. 9. Cf. ASC 9.132 Rua. 25 G. B. FRANCESIA, Vita breve e popolare di D. Giovanni Bosco (San Benigno Canavese: Libreria Salesiana, 1912) p. 183. 26 MB V pp. 83.84. 27 MB V p. 101. 28 MB V Ivi. 29 Lett. 5 febbraio 1875, E II p. 451. 30 Cf. G. BARBERIS, Cronichetta, quad. 3, pp. 3-25: ASC A 001.

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SUSSIDI 2014-2015

• LA SUSSIDIAZIONE 2014-2015 SCOPO DEI SUSSIDI

OBIETTIVO GENERALE Realizzare un percorso formativo che conduca gradualmente i ragazzi e i giovani a sentirsi corresponsabili della missione evangelizzatrice della Chiesa affinché siano «soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale» (Giovanni Paolo II). Don Bosco inizia la sua opera con i giovani (cf. verbale 18 dicembre 1859) e Papa Francesco ha affermato: «Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!»32.

31 MB XI p. 385. 32 Papa Francesco, GMG 2013 - Eucarestia conclusiva.

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PRESENTAZIONE

LA STRUTTURA PERIODO

TEMA (DALLA EVANGELII GAUDIUM)

OBIETTIVI

PAROLA DI DIO

ICONA SALESIANA

LE DIMENSIONI

INIZIO ANNO

Io sono una missione su questa terra (EG 273-274)

Far cogliere che viene affidata a ciascuno una missione da accogliere.

Ti ho stabilito profeta delle nazioni (Ger 1,4-10)

l sogno delle tre fermate

• Kerygma • Koinonia • Leiturgia • Diakonia

AVVENTO E NATALE

Primerear - Prendere l’iniziativa (EG 24)

Suscitare nei ragazzi e giovani il desiderio di prendere la iniziativa insieme e di lasciarsi coinvolgere nella missione di Gesù.

Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa (Lc 1,39-45)

La Compagnia dell’Immacolata

• Kerygma • Koinonia • Leiturgia • Diakonia

MESE SALESIANO

La vita si rafforza donandola (EG 9-10)

Suscitare nei ragazzi e giovani la decisione di essere soggetti attivi nella missione seguendo don Bosco.

Io do la mia vita (Gv 10,11-18)

Noi due faremo tutto a metà

• Kerygma • Koinonia • Leiturgia • Diakonia

TEMPO ORDINARIO

Evangelizzatori che pregano e lavorano (EG 262-267)

Far comprendere che la preghiera è un polmone necessario per vivere una missione più generosa anche quando ci sono le spine.

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto (Gv 15,1-11)

Il sogno del pergolato di rose

• Kerygma • Koinonia • Leiturgia • Diakonia

QUARESIMA

Nessuna periferia sia priva della sua luce (EG 20-23)

Aiutare i ragazzi e i giovani ad entrare nella storia e a non vivere distanti dai drammi dell’umanità, a cominciare dal dolore di chi ci è prossimo.

L’avete fatto a me (Mt 25,31-46)

Don Bosco in missione con i giovani: il colera a Torino

• Kerygma • Koinonia • Leiturgia • Diakonia

TEMPO PASQUALE

Marcati a fuoco dalla missione (EG 268-274)

Far comprendere che Dio ci chiede di vivere “in uscita” perché tutti hanno diritto a conoscere il Vangelo.

Andate e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,16-20)

La prima spedizione missionaria

• Kerygma • Koinonia • Leiturgia • Diakonia

E MESE MARIANO

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SUSSIDI 2014-2015

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• NOTE •D iversamente dagli anni precedenti, vi sarà per l’anno pastorale 2014-2015 un unico sussidio. Questo prevede che le colonne dello schema precedente Tema, Obiettivi, Parola di Dio e Icona salesiana siano uguali per tutte le fasce di età (possono trovare poi ulteriori declinazioni all’interno del sussidio nella parte dedicata ad ogni fascia). L’icona salesiana in questo anno Bicentenario è uno degli aspetti più importanti e significativi. • Ogni fascia di età cerca di tenere presente le grandi dimensioni dell’evangelizzazione: ­ • Kerygma: dimensione dell’annuncio ­ • Koinonia: dimensione ecclesiale ­ • Leiturgia: dimensione liturgica e sacramentale ­ • Diakonia: dimensione del servizio, della testimonianza •L a cosa più importante ci sembra essere non tanto quella di offrire semplicemente del materiale quanto quella di innescare dei processi formativi in linea con la conversione pastorale che la Chiesa ci chiede in questo momento. Si tratta di aiutare i giovani (e con loro noi stessi!) a porsi in atteggiamento di “uscita” missionaria. La Proposta Pastorale 2014-2015 più che lo svolgimento di un tema richiede la capacità di pensare in modo nuovo la pastorale giovanile. Si tratta di aiutare i giovani, partendo dal punto in cui si trovano, a scendere in campo, a farsi carico del destino dei propri compagni, ad entrare tra le pieghe e le piaghe della storia: «a volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri»1. • Si ricordi che: • i l bicentenario è l’occasione per rafforzare e dare più slancio alla vita consacrata salesiana sollecitati anche dal fatto che Papa Francesco ha annunciato che il 2015 sarà un anno dedicato alla vita consacrata; ­ • è opportuno tener conto delle acquisizioni maturate durante i tre anni di preparazione al Bicentenario, del percorso fatto e dei materiali realizzati; ­ • è importante valorizzare la “Terra Santa Salesiana” e tener conto dei principali Eventi del Bicentenario (visita del Papa, MGS Don Bosco 2015, esposizione della Sindone…); ­ • u n riferimento utile è il testo Don Pascual Chavez, Nel 150° anniversario della fondazione della Congregazione Salesiana, in ACG 404 (2009); ­ • u n riferimento costante deve essere la Evangelii Gaudium: ci aiuta a focalizzare molto bene il tema della missione; ­ • m ateriali utili, specie riguardo ai sogni, si possono trovare anche nel progetto Animas in www. donboscoland.it (vedi appendice, pagina 119); ­ • il sussidio prevede anche ulteriori materiali che sono disponibili su www.donboscoland.it.

INFO mgs@donboscoland.it

1 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 270.

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SUSSIDI 2014-2015

SECONDA PARTE


PRESENTAZIONE SUSSIDI

• I SUSSIDI In questa seconda parte del sussidio verrà declinato il tema in base alla fasce di età. Lo scopo è quello di dare degli strumenti utili agli educatori per far fare ai ragazzi e giovani, nelle diverse fasce di età, un percorso di evangelizzazione ispirato alla Strenna 2015. L’obiettivo generale è quello di realizzare un percorso formativo che conduca gradualmente i ragazzi e i giovani a sentirsi corresponsabili della missione evangelizzatrice della Chiesa affinché siano «soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale» (Giovanni Paolo II). Don Bosco inizia la sua opera con i giovani e Papa Francesco ha affermato: «Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!». Ripetiamo quanto già detto ovvero che l’aspetto più importante ci sembra essere non tanto quello di offrire semplicemente del materiale quanto quello di innescare dei processi formativi in linea con la conversione pastorale che la Chiesa ci chiede in questo momento. Si tratta di aiutare i giovani a porsi in atteggiamento di “uscita” missionaria. La Proposta Pastorale 2014-2015 più che lo svolgimento di un tema richiede la capacità di pensare in modo nuovo la pastorale giovanile. Così Papa Francesco ai ministranti di lingua tedesca il 5 agosto 2014: «Voi vi chiedete che cosa potete fare per essere più protagonisti nella Chiesa e che cosa si aspetta la comunità cristiana dai ministranti. Prima di tutto ricordiamoci che il mondo ha bisogno di persone che testimonino agli altri che Dio ci ama, che è nostro Padre. Nella società, tutti gli individui hanno il compito di mettersi al servizio del bene comune, offrendo le cose necessarie per l’esistenza: il cibo, i vestiti, le cure mediche, l’istruzione, l’informazione, la giustizia… Noi discepoli del Signore abbiamo una missione in più: quella di essere “canali” che trasmettono l’amore di Gesù. E in questa missione voi, ragazzi e giovani, avete un ruolo particolare: siete chiamati a parlare di Gesù ai vostri coetanei, non solo all’interno della comunità parrocchiale o della vostra associazione, ma soprattutto al di fuori. Questo è un impegno riservato specialmente a voi, perché con il vostro coraggio, il vostro entusiasmo, la spontaneità e la facilità all’incontro potete arrivare più facilmente alla mente e al cuore di quanti si sono allontanati dal Signore. Tanti ragazzi e giovani della vostra età hanno un immenso bisogno di qualcuno che con la propria vita dica loro che Gesù ci conosce, che Gesù ci ama, che Gesù ci perdona, condivide con noi le nostre difficoltà e ci sostiene con la sua grazia. Il Signore chiama ognuno di voi a lavorare nel suo campo; vi chiama ad essere gioiosi protagonisti nella sua Chiesa, pronti a comunicare ai vostri amici ciò che Lui vi ha comunicato, specialmente la sua misericordia». Fanciulli (a cura del MGS Triveneto) Per info: mgs@donboscoland.it

pag. 19

Preadolescenti (a cura del MGS Lombardia Emilia) Per info: segreteriamgs.milano@salesiani.it

pag. 39

Adolescenti (a cura del MGS Sicilia) Per info: pastorale@fmaisi.it

pag. 61

Giovani (a cura del MGS Italia Meridionale) Per info: pgime@donboscoalsud.it

pag. 93

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FANCIULLI A CURA DEL MGS TRIVENETO INFO: mgs@donboscoland.it

ISTRUZIONI PER L’USO

1. Il primo punto vuole spiegare all’animatore ciò su cui si andrà a lavorare in quel periodo dell’anno per questa fascia d’età, cercando di sviluppare l’obiettivo generale e dando degli spunti di riflessione da approfondire, sui quali poi tracciare il proprio percorso. Su questo punto viene riportato anche un branetto che può aiutare l’animatore a capire l’argomento e può essere anche trasformato in scenetta per lanciare l’argomento del periodo al gruppo dei ragazzi. 2. Il secondo punto vuole dare degli spunti di attività per vivere insieme al gruppo i contenuti che sono stati sviluppati nel primo punto. Questi sono solo delle sollecitazioni da trasformare in base alle necessità e peculiarità dei ragazzi. 3. Il terzo punto offre un momento di preghiera da vivere insieme ai ragazzi, che li aiuti ad entrare sempre più in confidenza con Gesù e a sentire che sarà sempre Lui ad aiutarli a render possibile la propria missione. Questi momenti cercano di fare in modo che i bambini possano vivere la preghiera in maniera attiva con gesti simbolici. 4. Il quarto punto vuole fornire degli spunti, testimonianze e materiale per approfondire il tema. Nota di redazione È importante sempre rifarsi alla prima parte del sussidio e allo schema generale per cogliere il senso della proposta e di ogni periodo liturgico. I brani riportati nella prima parte non sono stati qui re-inseriti. Il materiale che segue ha la funzione di offrire degli spunti per la personalizzazione (in base all’ambiente, ai destinatari, al momento “storico”…) della proposta e, ovviamente, non è e non può essere esaustivo.

INIZIO ANNO SONO UNA MISSIONE SU QUESTA TERRA

CONTENUTI

In questa prima parte dell’anno è necessario far capire ai bambini che il Signore ha consegnato loro una missione unica, che dovranno scoprire pian piano crescendo. Questa missione è stata

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INIZIO ANNO

consegnata loro nel momento del Battesimo. Nella generalità dei casi si sono trovati cristiani senza averlo deciso. I loro genitori hanno pensato che fosse un bene per loro inserirli nella famiglia della Chiesa. Una volta questo non faceva problema, oggi su questo dato ci si interroga: perché restare cristiani? Cristiani si è o si diventa? Si tratta di scoprire personalmente il valore di un dono. Per questo è necessario far memoria di quel momento speciale per ogni cristiano, come dice papa Francesco, e far capire che solo mettendosi a disposizione di ciò che ci sta attorno si può intuire quale missione speciale il Signore ha pensato per loro. Questa chiamata risponde a quei doni e quelle fragilità che sono già nei nostri bambini e che loro devono imparare a conoscere. Per questo è necessario aiutarli a riflettere sulle loro qualità ed i loro desideri. Inoltre è importante far passare che la loro missione inizia fin d’ora mettendosi al servizio di chi hanno accanto, attraverso questo continuo allenamento a prendersi cura degli altri, il Signore indicherà loro un modo tutto unico e speciale, pensato per ciascuno di loro, per contribuire alla costruzione del Regno dei Cieli qui in terra. Una storia per capire. Alla festa della creazione “Per quale fine Dio ci ha creati? Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra, in Paradiso” (Catechismo di Pio X) Il settimo giorno, terminata la Creazione, Dio dichiarò che era la sua festa. Tutte le creature, nuove di zecca, si diedero da fare per regalare a Dio la cosa più bella che potessero trovare. Gli scoiattoli portarono noci e nocciole; i conigli carote e radici dolci; le pecore lana soffice e calda; le mucche latte schiumoso e ricco di panna. Miliardi di angeli si disposero in cerchio, cantando una serenata celestiale. L’uomo aspettava il suo turno, ed era preoccupato. “Che cosa posso donare io? I fiori hanno il profumo, le api, il miele, perfino gli elefanti si sono offerti di fare la doccia a Dio con le loro proboscidi per rinfrescarlo...”. L’uomo si era messo in fondo alla fila e continuava a scervellarsi. Tutte le creature sfilavano davanti a Dio e depositavano i loro regali. Quando rimasero solo più alcune creature davanti a lui, la chiocciola, la tartaruga e il bradipo poltrone, l’uomo fu preso dal panico. Arrivò il suo turno. Allora l’uomo fece ciò che nessun animale aveva osato fare. Corse verso Dio e saltò sulle sue ginocchia, lo abbracciò e gli disse: “Ti voglio bene!”. Il volto di Dio si illuminò, tutta la creazione capì che l’uomo aveva fatto a Dio il dono più bello ed esplose in un alleluia cosmico.

PROPOSTE DI ATTIVITÀ

• Chiedere ai bambini di completare la scheda sul loro battesimo (materiale online) insieme ai genitori a casa e portare una foto di quel giorno. Durante l’incontro dividersi a gruppetti nei quali i bambini racconteranno cosa hanno scoperto di quel giorno e mostreranno le foto portate. Tutto ciò che viene fuori può essere riassunto in un cartellone per gruppo. Se vi sono bambini non ancora battezzati si può aiutare loro ad immaginare come potrebbe essere il loro battesimo ed insieme agli altri fare una scenetta da fotografare od un disegno che lo possa riprodurre Poi i cartelloni verranno appesi nella stanza dove il gruppo solitamente si trova, per tenere a mente il momento in cui c’è stata affidata questa missione da compiere. Oltre a questi cartelloni si può realizzarne uno che riporti le date dei battesimi di ognuno, per potersi fare gli auguri anche nella ricorrenza del giorno in cui sono nati nel Signore. • Dopo aver letto il sogno delle tre fermate proporre ai ragazzi di costruire l’ovile per le pecorelle di Don Bosco. Ad ogni ragazzo verrà consegnato un biglietto dove ci sarà scritto ciò che deve procurare lui per aiutare alla costruzione (per esempio: colla, scatoloni...) ed il luogo dove potrà recuperarlo. Quindi ognuno di loro dovrà recarsi in quel luogo e affrontare una prova specifica per ottenere il materiale. Solo quando tutti avranno portato a termine la propria missione si potrà costruire l’ovile per don Bosco. • Momento di riflessione: dare un po’ di tempo ai fanciulli per riflettere e rispondere a queste

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FANCIULLI

domande: - Quali sono le qualità che il Signore mi ha donato? - Chi sono le persone della mia vita che posso aiutare con questi miei doni? - Come posso mettere a disposizione le mie qualità nel gruppo? - Scrivo una qualità su un foglietto, che consegno al mio animatore chiedendogli di aiutarmi a tirarla fuori sempre più nel corso di quest’anno.

MOMENTO DI PREGHIERA

Prima che inizi il momento vengono preparati di fronte ai ragazzi i quattro segni del battesimo, in maniera che questi sono accessibili. Affianco al cero pasquale vengano posizionate delle piccole candele che i bambini potranno accendere dal cero e portarsi a casa ed affianco alla veste dei pezzetti di stoffa bianca per lo stesso motivo. Canto • Dal libro del profeta Geremia (1,4-10) Mi fu rivolta la parola del Signore: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni”. Risposi: “Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane”. Ma il Signore mi disse: “Non dire: Sono giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti”. Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: “Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare”. Riviviamo i segni del battesimo Lettore - L’acqua, unita allo Spirito Santo, dona una vita nuova: la vita di Figlio di Dio. “Come l’acqua purifica, toglie le macchie, lava ciò che è sporco, così il battesimo rimette e perdona i peccati degli uomini, rende puri e santi i loro cuori, così che in essi venga ad abitare lo Spirito Santo.” I bambini si alzano e si versano dell’acqua benedetta sulla testa. Lettore - L’olio del Battesimo viene consacrato dal Vescovo e rappresenta il dono dello Spirito Santo, è il segno della forza che ci dona Cristo affinché abbiamo una fede forte, per essere protetti dal male e per renderci capaci di scelte coraggiose. I bambini si alzano e con l’olio si fanno una croce sulla fronte. Lettore - Viene accesa una candela dalla fiamma del cero pasquale: è il segno della luce di Cristo Risorto che noi riceviamo per essere a nostra volta luce per il mondo. La fede è come una fiamma accesa che illumina e riscalda: ai genitori è chiesto di custodire e alimentare questa fiamma e a fare in modo che non si spenga. I bambini si alzano e vanno ad accendere una candela dal cero. Lettore - La veste bianca è il simbolo dell’uomo nuovo creato da Dio. È bianca perché indica l’uomo pulito, senza macchia di peccato; significa che si è “rivestito di Cristo”: in lui c’è la vita nuova, la vita di Dio I bambini si alzano e vanno a prendere un pezzetto di stoffa bianca. Canto finale

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AVVENTO E NATALE

TESTIMONIANZE E NON SOLO

•C hiedere ad una coppia di genitori, che ha appena battezzato suo figlio, di raccontare questo momento ed i grandi sogni che loro portano nel cuore per il loro bambino. Per aiutare i bambini a seguire questa testimonianza può essere presentata come un’intervista doppia, oppure si possono dividere maschi e femmine ed ascoltare separatamente la testimonianza della madre e del padre. •L a Luna, cortometraggio Disney Pixar. Questo corto è molto bello, perché mostra che il protagonista, seppur di giovane età, porta con sé la grande missione di dare la forma alla luna. In più lo fa in maniera unica, perché, seppur accompagnato dal nonno e dal padre, egli trova una soluzione unica al problema che gli si pone. Sottolinea anche nella diversità delle scope fra il padre ed il nonno, che ognuno di noi ha il proprio modo di rispondere alla missione che gli è stata affidata. •V ideo della canzone “Ho imparato a sognare” di Fiorella Mannoia. Questa canzone introduce al tema dei sogni e dei desideri che abitano già bambini così piccoli. Al termine del video, se si dispone di una plexiglass grande, ognuno dei componenti del gruppo potrebbe riprodurre ciò che viene fatto nel video e rappresentare il proprio sogno sulla superficie trasparente e poi posizionarsi dietro. Queste immagini fotografate potrebbero essere molto suggestive.

AVVENTO E NATALE PRENDERE L’INIZIATIVA

CONTENUTI

In questa parte dell’anno i bambini si preparano ad accogliere Gesù che viene sulla Terra, questo non è un periodo di attesa passiva, ma di grande preparazione del cuore a farGli spazio, anche se piccolo, perché ci possa entrare un bimbo di nome Gesù. Per prepararsi devono prendere sul serio il fatto che ci è stata consegnata una missione e che devono essere loro a prendere l’iniziativa perché questa prenda forma nella loro vita. La grande missione della loro vita si sviluppa attraverso i più piccoli atti di amore e di attenzione verso chi è loro vicino. Domenico Savio e la Compagnia dell’Immacolata insegnano che non si è troppo piccoli per prendere sul serio questo impegno e portarlo avanti nel luogo e tra le persone in cui ci si trova. È importante capire che questo impegno è sia individuale sia di gruppo: individuale perché è una responsabilità personale alla quale ognuno di noi è libero di dire “Sì, ci sto”; di gruppo perché è in esso che possono condividere le gioie e le fatiche di questo cammino e nel quale il proprio contributo viene elevato perché inserito fra tutti gli altri, dando senso insieme a ciò che viene fatto. Nelle iniziative che verranno proposte ai fanciulli, per far sperimentare questo “buttarsi” è necessario che si sentano protagonisti in ogni fase: dal progettare cosa e come fare, al realizzarlo e al valutare come è andato. In questo possono stupire e per loro sarà molto significativo sentire che viene dato valore a quello che pensano e alle loro idee, che non sono semplici fruitori, ma costruttori delle attività. La parola di Dio di questo periodo ci presenta la figura di Maria. Maria crede! Non chiede spiegazioni, non vuol sapere più di quello che Dio le promette. Per questo, si mette in viaggio, forte e sicura della promessa di Dio. La fede ci fa partire, ci da slancio, ci fa andare incontro agli altri carichi di una gioia e di una forza che non si riescono a tenere solo per sé. Per questo Maria va a trovare Elisabetta: deve dirle la sua gioia ed è sicura di essere capita dalla cugina; tutte e due hanno sperimentato l’incontro con l’amore di Dio: se lo devono dire, se lo devono comunicare.

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FANCIULLI

Una storia per capire. La missione Il brano vuole mostrare che non sono importanti le grandi opere, ma l’amore con cui ci avviciniamo alle persone che ci sono accanto attraverso le nostre opere. Dopo un lungo periodo di vita comune, passato nello studio e nella meditazione, tre discepoli avevano lasciato il vecchio maestro per incominciare la loro missione nel mondo. Dieci anni più tardi, i tre discepoli tornarono a far visita al maestro. L’anziano monaco li fece accomodare intorno, perché gli acciacchi ormai gli impedivano di alzarsi. Ognuno cominciò a raccontare la propria esperienza. “Io”, cominciò il primo, con una punta di orgoglio, “ ho scritto tanti libri e venduto milioni di copie”. “Tu hai riempito il mondo di carta”, disse il maestro. “Io”, prese a dire il secondo, con fierezza, “ho predicato in migliaia di posti”. “Tu hai riempito il mondo di parole” disse il maestro. Si fece avanti il terzo. “Io ti ho portato questo cuscino perché tu possa appoggiare senza dolore le tue gambe malate” disse. “Tu”, sorrise il maestro, “tu hai trovato Dio”.

PROPOSTE DI ATTIVITÀ

Questi sono spunti, perché sarebbe bello pensare insieme ai ragazzi ciò che si può fare in questo periodo d’Avvento per prepararsi all’arrivo del Natale e per iniziare a mettere in atto la missione che è stata loro affidata. • Preparazione di torte, da vendere per raccogliere soldi da dare in offerta. • Fare qualche servizio per il proprio oratorio o scuola: dipingere pareti, ordinare stanze, giocare con bambini che sono soli; • Prendersi un impegno personale da vivere ogni giorno a scuola, di cui annotare l’andamento su un diario da condividere a gruppo nell’incontro settimanale. Questa attività può essere preceduta dalla visione del film “Un sogno per domani.” • Prendersi a cuore un ragazzo del proprio gruppo nel segreto, magari un ragazzo con cui non si va d’accordo o che si trova spesso solo; • Preparare un piccolo spettacolo per parlare del Natale nella piazza del paese; • Un momento di riflessione dove i ragazzi possono proporre e discutere sulla missione e sulle caratteristiche del gruppo come fecero Domenico Savio ed i suoi amici nella Compagnia dell’Immacolata.

MOMENTO DI PREGHIERA

Prima di iniziare questo momento vengono preparati due cartelloni intitolati: “Sono andato incontro a...” e “Il mio grazie è per ...”. Questi devono essere mostrati e spiegati prima di iniziare, in modo che i bambini non si distraggano durante la scrittura; in questo i ragazzi possono essere aiutati con una musica di sottofondo. Canto •L ettura della prima parte del brano di Luca (Lc 1,39-40) In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. I ragazzi si alzano e a turno scrivono sul cartellone “Sono andato incontro a...” la persona di cui si sono presi cura in questo periodo o l’impegno quotidiano che si sono presi. • Lettura della seconda parte del brano di Luca (Lc 1,14-45) Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta

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MESE SALESIANO

fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». I ragazzi si alzano e a turno scrivono sul cartellone “Il mio grazie è per...” un grazie che vogliono dire per qualcosa che è successo o qualcuno che hanno incontrato o conosciuto in questo periodo. Preghiamo insieme: Signore Gesù, grazie perché nasci dentro di me ogni volta che io credo alle tue parole: sento Signore che Tu sei verità, sento che quello che prometti per me poi si realizza. Aiutami a credere e a condividere la gioia di credere: solo così potrò essere felice in modo completo.

Una storia per capire. La storia di Gesù e Jim Questo brano mostra come la nostra fedeltà venga ripagata sempre dal Signore.

Canto

TESTIMONIANZE E NON SOLO

• S cegliere un’iniziativa della parrocchia particolarmente significativa e chiedere ad uno degli artefici di venire a raccontare: come è nata, da dove è partita l’idea, come è stata realizzata e se vi sono state difficoltà. •F ilm. Un sogno per domani, film del 2000 diretto da Mimi Leder. È esemplificativo il momento in cui il bambino presenta il suo progetto alla classe. •F ilm. Kung Fu Panda, soprattutto la prima parte del film mostra la grande determinazione del protagonista nel voler vedere Il Grande Maestro, per il quale lui fa di tutto; ed infine dopo tutte queste iniziative viene scelto come Guerriero Dragone.

MESE SALESIANO LA VITA SI RAFFORZA DONANDOLA

CONTENUTI

Nel mese salesiano i bambini hanno l’occasione di conoscere ancor più da vicino la figura di Don Bosco ed il suo rapporto con i ragazzi dell’oratorio. Questa conoscenza non dev’essere solo di contenuti, ma colorata affettivamente. Questo può realizzarsi se i bambini vengono aiutati a

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capire se c’è un “don Bosco” nella loro vita e che cosa di bello ha portato loro: può non essere una persona fisica, ma anche l’intero luogo dell’oratorio o il momento del gruppo. È importante che comincino a sentire che Don Bosco non è semplicemente un prete vissuto molti anni fa, che ha fatto molte cose buone, ma può essere un padre che si prende cura di loro dall’alto. Sulla base di questo affetto e questa riconoscenza si può innestare la voglia e la decisione di far parte della sua missione. Sicuramente ci vorranno anni perché questo divenga consapevole in loro, ma ora si lavora per far memoria di persone, momenti o luoghi particolarmente “salesiani” della loro vita. In questo animatori ed insegnanti hanno una grandissima responsabilità, perché sono i più vicini rappresentanti, di cui Don Bosco dispone per avvicinarsi a questi ragazzi. Dal vostro modo di rapportarvi a loro, capiranno chi era Don Bosco per i suoi ragazzi e perché in molti hanno deciso di seguirlo. Il passo successivo all’affetto è la fedeltà ad una missione di cui si vuole far parte, bisogna aiutare questi bambini, spesso scostanti e annoiati, a diventare fedeli ad un impegno preso anche se costa fatica: questo è possibile se ne sentono la responsabilità e se sentono che è nelle loro mani quello che si vuole realizzare.

FANCIULLI

Un sacerdote stava camminando in chiesa verso mezzogiorno e passando dall’altare decise di fermarsi lì vicino per vedere chi era venuto a pregare. In quel momento si aprì la porta, il sacerdote inarcò il sopracciglio vedendo un uomo che si avvicinava; l’uomo aveva la barba lunga di parecchi giorni, indossava una camicia consunta, aveva una giacca vecchia i cui bordi avevano iniziato a disfarsi. L’uomo si inginocchiò, abbassò la testa, quindi si alzò e uscì. Nei giorni seguenti lo stesso uomo, sempre a mezzogiorno, tornava in chiesa con una valigia... si inginocchiava brevemente e quindi usciva. Il sacerdote, un po’ spaventato, iniziò a sospettare che si trattasse di un ladro, quindi un giorno si mise davanti alla porta della chiesa e quando l’uomo stava per uscire dalla chiesa gli chiese: “Che fai qui?”. L’uomo gli rispose che lavorava in zona e aveva mezz’ora libera per il pranzo e approfittava di questo momento per pregare: “Rimango solo un momento, sai, perché la fabbrica è un po’ lontana, quindi mi inginocchio e dico: “Signore, sono venuto nuovamente per dirti quanto mi hai reso felice quando mi hai liberato dai miei peccati... non so pregare molto bene, però ti penso tutti i giorni... Beh, Gesù... qui c’è Jim a rapporto”. Il padre si sentì uno stupido, disse a Jim che andava bene, che era il benvenuto in chiesa quando voleva. Il sacerdote si inginocchiò davanti all’altare, si sentì riempire il cuore dal grande calore dell’amore e incontrò Gesù. Mentre le lacrime scendevano sulle sue guance, nel suo cuore ripeteva la preghiera di Jim: “Sono venuto solo per dirti, Signore, quanto sono felice da quando ti ho incontrato attraverso i miei simili e mi hai liberato dai miei peccati... non so molto bene come pregare, però penso a te tutti i giorni... Beh, Gesù... eccomi a rapporto!”. Dopo qualche tempo il sacerdote notò che il vecchio Jim non era venuto. I giorni passavano e Jim non tornava a pregare. Il padre iniziò a preoccuparsi e un giorno andò alla fabbrica a chiedere di lui; lì gli dissero che Jim era malato e che i medici erano molto preoccupati per il suo stato di salute, ma che tuttavia credevano che avrebbe potuto farcela. Nella settimana in cui rimase in ospedale Jim portò molti cambiamenti, egli sorrideva sempre e la sua allegria era contagiosa. La caposala non poteva capire perché Jim fosse tanto felice dato che non aveva mai ricevuto né fiori, né biglietti augurali, né visite. Il sacerdote si avvicinò al letto di Jim con l’infermiera e questa gli disse, mentre Jim ascoltava: “Nessun amico è venuto a trovarlo, non ha nessuno”. Sorpreso il vecchio Jim disse sorridendo: “L’infermiera si sbaglia... però lei non può sapere che tutti i giorni, da quando sono arrivato qui, a mezzogiorno, un mio amato amico viene, si siede sul letto, mi prende le mani, si inclina su di me e mi dice: “Sono venuto solo per dirti, Jim, quanto sono stato felice da quando ho trovato la tua amicizia e ti ho liberato dai tuoi peccati. Mi è sempre piaciuto ascoltare le tue preghiere, ti penso ogni giorno.... Beh, Jim... qui c’è GESÙ a rapporto!”.

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TEMPO ORDINARIO

PROPOSTE DI ATTIVITÀ

• Consegnare ad ogni un bambino un foglietto con domande per intervistare chiunque trovano all’interno dell’oratorio. Le domande dovranno far emergere chi è Don Bosco per gli intervistati, come l’hanno incontrato, come fanno a percepirlo nella loro vita. Alla fine delle interviste fatte in autonomia individualmente o a piccoli gruppi in giro per la scuola o l’oratorio, i bambini si ritrovano e condividono le risposte che hanno raccolto. Per concludere l’attività e passare a riflettere su chi è Don Bosco per ognuno di loro, consegnare ad ognuno un pezzo della sua sagoma. Questo dev’essere disegnato o colorato mostrando chi è don Bosco per loro o quale persona o luogo ricorda loro. Alla fine verrà ricomposta la sagoma ad indicare cosa e chi rappresenta Don Bosco per il gruppo. • Preparare una grande sagoma di don Bosco e iniziare una discussione su come i bambini immaginano le sue mani, il suo cuore, i suoi piedi, il suo viso, i suoi polmoni, le sue ginocchia, i suoi occhi etc... Finita la discussione divisi in gruppetti dovranno rappresentare le diverse parti che poi verranno assemblate insieme per comporre il Don Bosco del gruppo. • Dopo aver letto o messo in scena il brano di Don Bosco e Michele Rua di questo periodo (Noi faremo tutto a metà) proporre ai bambini di prendersi un impegno a due per tutto il mese salesiano e dare loro dei momenti per confrontarsi su come sta andando. Alla fine del mese potranno raccontare al gruppo come è andato il loro impegno, come è stato condividerlo in due. Questo dovrebbe aiutare loro ad imparare la costanza e la fedeltà, monitorandole ogni tanto, e la bellezza del condividere qualcosa di bene da fare. Le proposte di impegno potrebbero riprendere il brano letto in avvento sulla Compagnia dell’Immacolata, per ricordarsi che tipo di impegni si prendevano i ragazzi dell’oratorio di Valdocco.

Ora ai bambini viene chiesto di scrivere su un biglietto il loro nome e consegnarlo nelle mani di un compagno o animatore, segno del loro consegnarsi a e per qualcuno. Preghiamo insieme: Gesù mio, sono anch’io una tua pecorella; quante volte ho voluto allontanarmi da te, ho lasciato i pascoli erbosi, le acque tranquille dove tu mi conducevi, ho rifiutato di seguirti, di stare dentro il tuo gregge; ma ho trovato sassi e spine, acque amare e serpenti velenosi; nella solitudine e nel buio ho belato di paura, ho bramato di vedere il tuo volto, di sentire la tua voce….. E tu pure hai provato tanta pena per me, mi hai chiamato e cercato, nei fossi e tra i dirupi, infine mi hai raccolto, tremante, fra le tue braccia, sul tuo cuore mi hai fatto riposare, hai fasciato il mio piede sanguinante. Ed ora che ci siamo ritrovati, o mio Signore, voglio restare sempre con te, vicino a te, non voglio più separarmi, mai più! “, Ti amo, Gesù, mio Buon Pastore, mio Signore e mio Dio; fai che possa restare sempre con te, sempre con te, in Questo mondo e per tutta l’eternità. Grazie, Signore Gesù, mio Signore e mio Dio, mio tutto, ora e sempre. Amen.

MOMENTO DI PREGHIERA

Prima di iniziare questo momento viene preparata una corda davanti ai bambini e consegnati dei foglietti e penna per ciascuno. Questi devono essere mostrati e spiegati prima di iniziare, in modo che non si distraggano durante il momento di preghiera; in questo i ragazzi possono essere aiutati con una musica di sottofondo.

TEMPO ORDINARIO EVANGELIZZATORI CHE PREGANO E LAVORANO

Canto: Padre, maestro ed amico •L ettura della prima parte del brano di Giovanni (Gv 10,11-15) Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. A questo punto viene chiesto ai bambini di dire a voce il nome di chi è stato il Don Bosco della loro vita e fare un nodo nella corda posta davanti a loro. Quando tutti hanno finito si può spiegare che i nodi sono le persone a cui ci sono aggrappati o sanno di potersi aggrappare per proseguire la loro scalata verso l’alto. • Lettura della seconda parte del brano di Giovanni (Gv 10,16-18) E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

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TESTIMONIANZE E NON SOLO

•A gnello rimbalzello, cortometraggio Disney Pixar. In questo corto la figura di Lempronte può essere confrontata con quella di Don Bosco (o chi per esso che possa essere significativo per i bambini), che aiuta i suoi ragazzi a ritornare a saltare e affrontare le delusioni. Inoltre loro stessi possono diventare i “Lempronti” di un “Agnello Rimbalzello della loro vita”. Lempronte e l’agnello possono anche essere affiancati al brano del vangelo del Buon Pastore o al salmo 22. •C anzone “Io do la mia vita”, inno della Festa dei Giovani del 2012 del MGS Triveneto. Questa canzone aiuta a proporre la parola di Dio e l’obiettivo di questo periodo (materiale online).

FANCIULLI

CONTENUTI

In questo periodo è importante che i bambini facciano esperienza della preghiera come di un incontro con l’amico più speciale, di cui possono disporre. Un amico che loro possono incontrare in ogni momento della giornata, che è sempre pronto ad ascoltare i loro dubbi, le loro paure, i loro desideri, le loro riuscite e le loro sconfitte. Il rapporto con Gesù funziona come qualsiasi altro rapporto: se non viene coltivato muore, rimane ai bordi delle nostre vite e scompare. La preghiera aiuta a tenere il collegamento, ad affidare tutto ciò che vi è nel cuore, perché il Signore lo trasformi. Inoltre la preghiera amplifica i suoi effetti se fatta per gli altri, se mossa da un profondo affetto per qualcuno vicino. Questa preghiera si divide in due tipi principali: il primo prevede dei momenti speciali, dei ritagli di tempo da trovare durate la giornata per raccontare a Gesù cosa abita il nostro cuore e per affidarlo a Lui (un momento tutto speciale per vivere questo è l’adorazione eucaristica, dove il Signore è realmente davanti agli occhi dei bambini ed è molto importante che loro sentano questo);

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TEMPO ORDINARIO

il secondo è una preghiera molto breve, fatta di pochissime parole (Gesù grazie, Gesù ti voglio bene, Gesù aiutami, Gesù perdonami, Spirito Santo scendi su di me etc...) da dire in ogni momento della giornata, mentre si sta facendo altro. Questa seconda tipologia aiuta a rimanere sempre in collegamento, a sentire che Gesù accompagna ogni nostra azione, ogni singolo momento che trascorriamo durante la giornata. È necessario spiegare ai bambini queste due modalità e dare loro la possibilità di allenarsi in queste con impegni che prevedano costanza e condivisione. La preghiera è tanto vitale, quanto difficile, poiché non si sentono subito gli effetti, ma nei bambini è importante creare l’abitudine. In questo modo ritorneranno ad essa quando ne sentiranno la necessità. È questo il momento per insegnare loro le preghiere e la gestualità con cui accompagnarle, come inginocchiarsi, fare con attenzione il segno della croce, mandare baci come segno di vero affetto verso Dio, Gesù e Maria. Questa è un’eredità grande da dare loro, a cui loro potranno ricorrere, anche nel caso in cui si dovessero allontanare. Abituarsi anche a ritualità come pregare prima di mangiare o di dormire aiuta a far sentire che il Signore ci accompagna durante la giornata. Oltre a questo bisogna trasmettere modalità di preghiera particolarmente care alla famiglia salesiana come le tre Ave Maria alla sera. Questo aiuta anche a non sentirsi soli nella preghiera, ma uniti in essa. Una storia per capire. Se si prega... Un giorno dell’estate 1828 (Giovannino Bosco aveva appena 13 anni) l’anziano contadino Giuseppe Moglia tornava a casa sudatissimo, con la zappa sulle spalle. Al campanile scoccavano le dodici; l’uomo, con le ossa rotte, si sdraiò a terra sull’erba per riposare. Nemmeno gli venne in mente di dire l’Angelus alla Madonna, come era abitudine, a quei tempi. A un tratto vide in cima a una scala il ragazzetto Giovannino Bosco volgere uno sguardo circolare a tutta la campagna che pareva crogiolarsi al sole, ascoltare per un po’ le cicale che frinivano ininterrottamente; poi piombare in ginocchio e, lentamente, con l’anima piena di stupore recitare a voce alta l’Angelus. Il vecchio contadino gli lanciò un frizzo: «Guarda là: noi che siamo i padroni dobbiamo logorarci la vita dal mattino alla sera e sfaticare fino a non poterne più: tu invece, tutto beato, ti guardi attorno e poi, tranquillo, ti metti a pregare». Giovannino Bosco finì imperterrito la sua preghiera, scese la scala e, rivolto al vecchio: «Senta, – gli disse, – lei è testimonio che io non mi sono risparmiato sul lavoro. Mia madre mi ha sempre insegnato che qualche volta bisogna guardarsi attorno, cercare di vedere Dio nella natura e ringraziarlo mettendosi a pregare. Se si prega, da due grani che noi seminiamo nasceranno quattro spighe; se non si prega, seminando quattro grani si raccoglieranno due sole spighe. Che cosa le costava fermarsi un istante, deporre la zappa e dire una preghiera?». L’uomo non dimenticò più quella lezione di un ragazzo di tredici anni.

PROPOSTE DI ATTIVITÀ

• Dopo aver drammatizzato o raccontato il brano di Giovannino Bosco ed il contadino Moglia, consegnare ad ogni bambino un vasetto di vetro trasparente da colorare e decorare con colori appositi. Quando il vasetto sarà terminato, riempirlo di terra e seminare dei semini. Poi il vasetto verrà portato a casa da ognuno di loro, spiegando di dare acqua ai semini ogni volta che è stata terminata la preghiera della sera. Nel spiegare la consegna per casa, spiegare come il seme ha tanto bisogno dell’acqua, quanto loro della preghiera, poiché entrambi rischiano di appassire! • Dopo aver visto il film Letters to God, invitare i bambini a scrivere la loro lettera a Dio. Sottolineare come Tyler non scrivesse solo per se stesso, ma soprattutto per chi gli stava attorno.

MOMENTO DI PREGHIERA

Qui viene riportato lo schema di un’adorazione eucaristica da poter vivere con i bambini, dove loro possano davvero mettersi a tu per tu con Gesù. Canto: Mio tutto Guida Libera la mente da altri pensieri, fissa lo sguardo su Gesù Eucaristia, è qui per parlarti e per ascoltarti. Ora Gesù stesso, Gesù in persona è in mezzo a noi. Predisponiamo allora il nostro cuore, la nostra testa, ma soprattutto la nostra bocca al silenzio. Gesù parla nel silenzio, solo così potremo ascoltare la sua voce, parlare con Lui, dirgli tutto ciò che abbiamo nel cuore, affidargli le persone a cui vogliamo più bene, pregarlo per la nostra vita. Ascoltiamo una storia A- Eppure la mappa parla chiaro… il punto giusto è da queste parti… ma dove? B- Scusi… la vedo in difficoltà. Posso aiutarla in qualche modo? - Se mi dice cosa sta cercando, magari in due si fa prima. A- Ho sentito parlare di un tesoro favoloso che è qui da queste parti… qualcosa di preziosissimo, di valore inestimabile, bellissimo e facilmente raggiungibile… B- Preziosissimo… inestimabile… bellissimo… facilmente raggiungibile… Mi sa che ho capito! È proprio qui vicino… A- Come è possibile? Non vedo campi, o grotte, o montagne… B- Tante volte i luoghi nascosti non servono… Certe volte un tesoro è sotto gli occhi di tutti, ma non ce ne rendiamo conto… A- Le spiacerebbe fare capire anche a me? E in fretta, perché non vorrei che qualcun altro me lo portasse via… B- Se è il tesoro che dico io, sono duemila anni che la gente lo trova, eppure è sempre lì... A- Forse lei non sa che un tesoro appartiene a chi lo trova…!!! B- È vero, ma certi tesori sono talmente preziosi che possono essere condivisi con gli altri; e questo “tesoro” può essere trovato da tutti coloro che lo cercano con cuore sincero e che poi si lasciano cambiare da lui, mettendolo al centro della propria vita… A- Deve essere davvero speciale… B- Lo è. Scusa, posso darti del tu? Beh, ascolta: Guida “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo…” A- Vedi? Quando un uomo che cerca un tesoro, prima deve scoprirlo, poi essere disposto a qualunque cosa pur di averlo, e per ultimo, dopo aver dato tutto di sé, e averlo finalmente raggiunto, deve saperlo condividere con gli altri. B- Sembra una caccia al tesoro… Guida Sì, è proprio una caccia al tesoro, però nella gioia! E la posta in palio è altissima: la felicità. Se vuoi, ti mostro il tesoro che vai cercando. (Viene indicato il Santissimo) Ecco, questo è il “tesoro dei tesori”! … A- Ma come?! Un pezzo di pane? Ecco… io credevo… insomma… B- Come è possibile che un pezzo di pane mi cambi la vita?

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FANCIULLI

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QUARESIMA

Guida Questo “pezzo di pane”, come lo chiami tu, è il Signore. Gesù è presente in molti modi nella Chiesa: nella sua Parola, nella preghiera, nei poveri, nei malati, nei Sacramenti, ma è soprattutto nell’Eucaristia che Gesù è con noi, presente in una maniera specialissima. In Gesù Eucaristia abbiamo scoperto il tesoro d’ Amore che rende liberi. Egli, nel segno del Pane, ha voluto rimanere in mezzo a noi, entrare nella nostra vita, diventare l’amico che ci prende per mano e ci guida alla felicità.

•A ngelo di Dio! Canzone e ballo per bambini. Questa canzone è un modo divertente per avvicinare i bambini alla preghiera dell’angelo custode; una preghiera che può aiutarli a non sentirsi mai soli e chiedere sempre aiuto al loro Angelo custode. È divertente perché può essere anche ballata e può rappresentare un momento di preghiera alternativo. •C aro Gesù ti scrivo, canzone dello Zecchino d’Oro del 1997, aiuta a entrare nel clima per scrivere la lettera a Gesù.

Guida Ora mettiamoci in ginocchio Questo è il momento in cui Gesù sta dicendo a ciascuno di noi: “Io sono qui per te”. fissiamo lo sguardo sul Pane consacrato e parliamogli con cuore sincero

QUARESIMA NESSUNA PERIFERIA SIA PRIVA DI LUCE

(Momento di silenzio) Preghiamo dicendo insieme: Gesù, Tu sei il tesoro della mia vita! 1° Fa’ che nel mio cuore ci sia sempre un posto per Te. Gesù, Tu sei… 2° Rendimi capace di vedere i segni della Tua presenza nella mia vita. Gesù, Tu sei… 3° Fa’ che io sia testimone coraggioso della Tua Parola. Gesù, Tu sei… 4° Donami un cuore grande come il Tuo, capace di perdono, gioia, pace, misericordia. Gesù, Tu sei… 5° Rendimi capace di riconoscerti nelle persone che mi hai posto accanto, soprattutto nei più bisognosi. Gesù, Tu sei… 6° Fa’ che io sappia sempre riconoscerti nei segni del Pane e del Vino consacrati. Gesù, Tu sei… Guida In piedi e dandoci la mano ci rivolgiamo al nostro padre con la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato Preghiera Ti ringrazio, Signore, perché ho capito che Tu sei il tesoro che davvero conta nella mia vita. Ti prego, non lasciare che altri “tesori” mi distolgano da Te, ma assistimi col Tuo Spirito Santo, perché mi dia la forza ogni momento di “vendere tutti i miei averi” per essere pronto ad accoglierti nel mio cuore, Tu che sei l’unica speranza di tutti gli uomini Amen.. Benedizione e congedo Canto: Sei tu Signore, il mio pastore

TESTIMONIANZE E NON SOLO

•L a vita di Bethany Hamilton raccontata nel film Soul Surfers e in varie interviste presenti in Internet è un fantastico esempio di come l’affidamento a Dio possa dare senso ad una tragedia come un braccio mangiato da uno squalo. Questa ragazza si può definire innamorata di Dio e della vita, nonostante abbia dovuto affrontare una fatica davvero grande come imparare a vivere senza un braccio. • I l film Letters to God parla di Tyler un bambino di dieci anni malato di tumore, che scrivendo delle lettere a Dio avvicina e dà speranza a tutti coloro che entrano in contatto con lui. Molto bello il dialogo con suo fratello maggiore, dove spiega perché anche lui dovrebbe scrivere a Dio: una bella metafora per descrivere la preghiera.

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FANCIULLI

CONTENUTI

Ora inizia la Quaresima, periodo molto importante perché prepara al momento più importante di tutto l’anno: la Pasqua. Questo è fondamentale che sentano i bambini, debbono realizzare che è un momento di speciale grazia che viene loro concesso per entrare in uno dei più grandi misteri della nostra fede: la morte e resurrezione di Gesù. Questi sono due eventi straordinari, che i bambini non devono dare per scontato, perché sono la dimostrazione più grande dell’amore di Dio per noi. È necessario che i bambini facciano esperienza sulla loro pelle di che tipo di amore stiamo parlando: un amore che si fa prossimo ai drammi di ogni vita, che è vicino e consola ogni dolore umano perché vissuto sulla propria pelle. Per fare questo i bambini saranno avvicinati sempre più alle realtà di dolore più o meno vicine al luogo dove vivono. Devono sentirsi responsabili dei loro fratelli vicini e lontani e sentire che anche loro possono fare qualcosa, per non rimanere indifferenti. Questi drammi sono le situazioni di povertà o schiavitù nel mondo, che vivono bambini della loro stessa età, e ancor di più le situazioni di solitudine, povertà e malattia che vivono coetanei affianco a loro. In questo periodo è importante dare la possibilità a questi bambini di conoscere i drammi dell’umanità del mondo, per non irrigidire il cuor di fronte a questo e conoscere i drammi della realtà vicina, per farsene carico più da vicino. Per vedere con occhi e cuore buoni, bisogna tornare all’essenziale e guardare oltre il proprio naso; in questo la quaresima è davvero un momento di grazia. Proporre ai bambini qualche sacrificio, qualche rinuncia è importante se non fin a se stessa, ma motivata come momento per imparare ad amare di più. Togliendo qualcosa, potranno fare spazio nel cuore per qualcuno che è lì affianco a loro, chiede aiuto, ma non si sente guardato o considerato. Una storia per capire. “I tre figli” Anche piccoli gesti dicono l’amore che proviamo per le persone accanto a noi. Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua. Presso la fontana, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio ed ascoltava i loro discorsi. Le donne lodavano i rispettivi figli. “Mio figlio”, diceva la prima, “è così svelto ed agile che nessuno gli sta alla pari”.

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QUARESIMA

“Mio figlio”, sosteneva la seconda, “canta come un usignolo. Non c’è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come la sua”. “E tu, che cosa dici di tuo figlio?”, chiesero alla terza, che rimaneva in silenzio. “Non so che cosa dire di mio figlio”, rispose la donna. “È un bravo ragazzo, come ce ne sono tanti. Non sa fare niente di speciale...”. Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa. Il vecchio le seguì per un pezzo di strada. Le anfore erano pesanti, le braccia delle donne stentavano a reggerle. Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti. Vennero loro incontro tre giovani. Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, poi inanellava un salto mortale dopo l’altro. Le donne lo guardavano estasiate: “Che giovane abile!”. Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell’aria come un usignolo. Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: “È un angelo!”. Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora e si mise a portarla, camminando accanto a lei. Le donne si rivolsero al vecchio: “Allora che cosa dici dei nostri figli?”. “Figli?”, esclamò meravigliato il vecchio. “Io ho visto un figlio solo!”.

PROPOSTE DI ATTIVITÀ

• Dopo aver visto le testimonianze di Vivienne Harr e Rachel Beckwith, costruire una grande mano ed un grande paio di occhiali. Durante il periodo di quaresima i bambini potranno liberamente attaccate dei post-it su questi due oggetti. Sulla mano attaccheranno ciò che hanno fatto per aiutare qualcuno, sul paio di occhiali attaccheranno il nome di qualcuno di cui si sono accorti essere in difficoltà affianco a loro. • Chiedere ad un rappresentante della Caritas della parrocchia di venire a raccontare che cosa fanno e com’è la situazione di povertà vicina alla realtà dei bambini. Alla fine della testimonianza può essere proposto di organizzare una raccolta fondi per una situazione che hanno sentito più urgente o più vicina a loro. • Visitare un’opera caritativa della zona (es. mensa dei poveri) oppure una mostra sulle condizioni di povertà nel mondo. •O rganizzare il “Rigiocattolo”, cioè la raccolta di giochi in buono stato da donare alla Caritas o a qualche famiglia in difficoltà, con cui sono venuti a contatto i bambini in questo periodo.

MOMENTO DI PREGHIERA

Esame di coscienza da inserire in una celebrazione penitenziale che riporti la parola di Dio di questo periodo. Le tue malattie Guida Proviamo a guardare le caratteristiche di alcuni animali e applichiamole ai nostri difetti. Per esempio per un pavone, pavoneggiarsi è naturale, appartiene alla sua indole, al suo istinto, per l’uomo non è così. Egli ha la coscienza e non può comportarsi con la caratteristica del pavone. Gli animali sono determinati a comportarsi in quel loro caratteristico modo, dalla loro natura; l’uomo invece ha la ragione e può scegliere i suoi comportamenti. Se ci osserviamo un po’, ci accorgiamo di essere tutti un po’ affetti da queste malattie. Prendiamo spunto da queste osservazioni per analizzare la nostra coscienza e verificare da quale malattia siamo stati maggiormente contagiati.

nome: pigrizia, malavoglia. 2. La pavonite: è la malattia di chi si mette bene in mostra e vuole catturare gli sguardi e i complimenti altrui. È la malattia di chi fa tutto solo per essere visto, di chi dipende dal giudizio e dall’approvazione altrui. È la malattia di chi pensa di essere chissà chi e di chi pensa che in lui ci sono solo cose meravigliose. 3. La coniglite: è la malattia di chi ha paura e scappa via. Di fronte a responsabilità e a decisioni importanti scappa. È la malattia di colui che è paralizzato dalla paura, inoltre è la malattia di chi gioca a nascondino e non ha il coraggio di venire allo scoperto; gioca dietro le spalle. 4. La farfallite: è la malattia di chi svolazza, di chi ha la testa per aria, di chi va di qui e va di là e non conclude nulla. Ecco il disattento, il superficiale, colui che si sente al di sopra di tutto ma non entra dentro. 5. La viperite: è la malattia di chi sputa veleno. Occorre analizzare ciò che esce dalla tua bocca, in particolare: critiche, parolacce, giudizi, fango... 6. La bisontite: è la malattia di chi fa fuori tutti quelli che incontra sulla sua strada. Passa lui e travolge tutti, non ci bada, non si accorge di nessuno, è il prepotente che arriva! 7. La talpite: è la malattia di chi non ci vede; sugli occhi si pongono delle lenti scure che impediscono di vedere, che fanno vedere male, distorto, solo l’esterno... 8. La camaleontite: è la malattia di chi cambia colore in base alla situazione e inganna. È il furbo, il doppio, il falso. 9. La mulite: è la malattia di chi ha la testa dura. È la testardaggine. Chi non si confronta mai, vuole avere sempre ragione e non si smuove di un millimetro dalle sue posizioni. 10. L’elefantite: è la malattia di chi è duro di orecchio. Non sa ascoltare. Ascoltare chi? Gli altri, la Parola di Dio... È impermeabile. 11. La ienite: è la malattia di chi è pronto a scaraventarsi su qualcuno per trarne vantaggio. È colui che è spietato e, pur di avvantaggiarsi, sfrutta qualsiasi occasione, godendo delle disgrazie altrui.

TESTIMONIANZE E NON SOLO

•L a vita di VIVIENNE HARR è un chiaro esempio di come una bambina possa fare grandi cose, nonostante la giovane età. Lei infatti ha iniziato a vendere limonate per combattere la schiavitù infantile ed ha avuto un successo inatteso... la sua storia può essere trovata nel suo sito (materiale online). • Un altro esempio è la vita di RACHEL BECKWITH, la quale vende i propri capelli per raccogliere fondi. La sua storia può essere cercata sempre nel suo sito. •G IULIA GABRIELI invece è l’esempio di come una bambina può vivere la sua grave malattia alla luce di una fede straordinaria. La sua vita è descritta in: http://www.santiebeati.it/dettaglio/95598.

Le malattie: 1. La ghirite: è la malattia di chi è in letargo, di chi dorme sempre. Chiamiamola con un altro

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO

TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO MARCATI A FUOCO DALLA MISSIONE

CONTENUTI

L’ultimo periodo è utile per tirare le fila dell’anno passato insieme. Tutte le esperienze di apertura e servizio verso gli altri dentro e fuori dal gruppo dovrebbero aver trasmesso ai bambini che: guardare oltre al proprio ombelico, accorgersi di chi ci sta attorno, scoprire che possono fare grandi cose nonostante la loro età, li ha resi felici e che essere felici è davvero bello. Questo messaggio non può essere tenuto per loro stessi o per il piccolo gruppo di cui fanno parte, ma deve arrivare ad altri: è la buona novella che deve diffondersi. Per questa missione hanno l’estate a loro disposizione, durante la quale incontreranno e conosceranno nuove persone o nei grest o nei luoghi di villeggiatura. L’invito è quello di seminare qualcosa di diverso dagli altri nei luoghi che frequenteranno, la piantina che è sbocciata dev’essere mostrata ad altri perché la contemplino e possano ritenerla bella anche per la loro vita. La mano e gli occhi che sono stati allenati a protrarsi verso gli altri, non devono perdere l’esercizio, anzi continuare ad aumentarlo, sapendo che c’è sempre Gesù a ricaricarli, a consolarli quando va male e a gioire con loro quando andrà bene. Oltre a Gesù hanno anche una mamma che li protegge e guida dai Cieli, durante il mese mariano i bambini sono invitati a conoscere questa figura ed allenarsi a pregarla perché lei possa intercedere con Gesù. È importante far conoscere la preghiera speciale del rosario ed invitare i bambini a viverla in parrocchia, nei quartieri insieme alla comunità. Una storia per capire. Il cerchio della gioia Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva. “Frate portinaio” disse il contadino “sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna?”. “Forse all’Abate o a qualche frate del convento”. “No, a te!”. “A me?” Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. “Lo vuoi dare proprio a me?”. “Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un po’ di gioia!”. La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui. Il frate portinaio mise il grappolo d’uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un’idea: “Perché non porto questo grappolo all’Abate per dare un po’ di gioia anche a lui?”. Prese il grappolo e lo portò all’Abate. L’Abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: “Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco”. Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po’ di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro. Finché, di frate in frate il grappolo d’uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po’ di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia.

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FANCIULLI

PROPOSTE DI ATTIVITÀ

MOMENTO DI PREGHIERA

• Comporre un sole tutti insieme con materiali a piacere dicendo ai bambini che questo sole deve rappresentare Gesù ed il suo amore. Finito di realizzare il sole, da questo far partire un raggio per ogni componente del gruppo, che potrà realizzare a suo piacere. Alla fine della realizzazione di questo grande sole, spiegare che loro sono i raggi di cui Gesù dispone per arrivare a tutti e loro sono immagine proprio di quel sole. • Proporre una discussione su: “Cosa vorrei portare agli altri in questa estate?” Ogni bambino potrà pensarci un po’ e poi realizzerà manualmente la sua risposta. Per esempio: “Il sorriso” e costruisce un gran sorriso, “Grandi occhi che sappiano accorgersi degli altri”, “Grandi orecchie” e così via... • Allestire un momento per la “Consegna del Mandato in missione per l’estate”. Durante questo “rito” può essere consegnato un oggetto ed una parola all’orecchio di ogni bambino da parte degli animatori, che poi loro conserveranno per tutta l’estate come ricordo della missione che è stata loro affidata. Questo momento può essere accompagnato dalla canzone Passaparola, che si trova nelle testimonianze. • I nsieme alla proposta di vivere il rosario in parrocchia, proporre ai bambini di fare un piccolo fioretto, come regalo a Maria, per il bene che vuole loro.

La recita del rosario può essere fatta a tappe per il paese, ogni tappa può essere pensata in eseguita in maniera diversa: recita di uno solista e risponde intero gruppo, oppure due gruppi, a coppie distanziate, un piccolo ed un grande gruppo, i ragazzi pronti alla promessa ed i restanti, animatori e bambini. La struttura dev’essere spiegata all’inizio e poi ripetuta nelle diverse tappe. Alla fine del rosario i bambini possono essere invitati a partecipare con e famiglie alla recita del rosario della parrocchia consegnando loro un dépliant informativo sul rosario (materiale online). Qui di seguito viene riportata una declinazione per bambini dei misteri e delle litanie. Queste possono aiutare i bambini a sentire questa preghiera come un parlare ad un mamma, una mamma speciale che li guarda dal cielo. Misteri della Gioia [lunedì e sabato] 1. L’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria Santissima L’angelo saluta Maria e la riconosce ricca di doni di DIO. Anche noi la salutiamo così nell’ “Ave o Maria”. - Maria, mamma cara, aiutami ad aprire il cuore a Gesù. Ascoltami e prega per me, perché io sia sempre buono. 2. Maria visita Elisabetta Maria va a trovare sua cugina Elisabetta. Incontrandosi ringraziano e benedicono insieme il Signore. Maria, mamma cara, aiutami a vincere la mia pigrizia e a ringraziare sempre Gesù. 3. Gesù nasce Betlemme Anche Gesù è stato un bimbo piccolo. Quando è nato, Maria lo ha deposto in una mangiatoria. Non aveva una casa. Maria, mamma cara, fa’ che aiuti i bambini più piccoli di me. Fa’ che li ami, come tu hai amato Gesù. 4. Gesù è presentato al tempio Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio, come si usava allora e lo offrono a DIO. Maria, mamma cara, prendi in braccio anche me per presentarmi al Padre come hai fatto con Gesù. 5. Gesù è ritrovato tra i maestri del tempio Gesù non torna a casa con Maria e Giuseppe, ma si ferma nel Tempio a parlare con i maestri della legge. Maria, mamma cara aiutami a diventare ubbidiente. Prega per me perché sappia seguire Gesù

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO

nella mia vita. Misteri della Luce [giovedì] 1. Gesù riceve il battesimo Anche Gesù ha ricevuto il Battesimo. in quel momento suo Papà, DIO, gli ha affidato la missione di essere il Salvatore. Maria, mamma cara, proteggi i missionari perché possono far conoscere Gesù a tanti bambini e insegnino loro ad amarlo. 2. Gesù alle nozze di Cana Maria si accorge che alla festa di un Matrimonio non c’è più il vino e ottiene da Gesù il primo miracolo. Maria, mamma Cara, tu hai salvato gli sposi a Cana procurando loro il vino per la festa. Aiuta anche me nei momenti difficili della vita. 3. Gesù annuncia il regno dei cieli Gesù viene a insegnarci come amare ed essere amici del Padre. Come essere suoi figli ed abitanti del suo regno. Maria, mamma cara, fà che ogni giorno sappia offrirti una buona azione: anche piccola, ma Sincera. 4. Gesù si trasfigura sul monte Tabor Gesù sale su un monte con tre suoi amici. In quel luogo la sua veste diventa bianca e il suo volto luminoso, come quello di DIO. Maria, mamma cara, insegnami a guardare a Gesù e a parlargli da amico. 5. Gesù ci dona l’Eucaristia Prima di morire, Gesù ci lascia se stesso sotto il segno del pane e del vino. Maria, mamma cara, donami di avere sempre fame e sete di Gesù. Fa’ che lo riceva nel mio cuore ogni volta che potrò. Misteri del dolore [martedì e venerdì] 1. Gesù prega nell’orto degli Ulivi. Gesù, pieno di dolore, prega il Padre poco prima di soffrire e di dare la vita per salvarci, perché allontani da lui la morte. Maria, mamma cara, dona alla mia anima sentimenti di bontà e di amore. Fà che sia vicino a chi soffre. 2. Gesù è flagellato Gesù viene picchiato e ferito in modo cattivo e crudele dai soldati. Maria, mamma cara, aiutami ad essere educato e rispettoso con tutti, e a non fare capricci quando una cosa non mi piace. 3. Gesù è coronato di spine A Gesù viene conficcata sul capo una corona di pungentissime spine. Maria, mamma cara, aiutami a non dare dispiaceri a Gesù. Fà che mi impegni a studiare e a fare i miei doveri. 4. Gesù sale al Calvario Prima di morire crocifisso, Gesù sale per la strada portando con fatica la croce sulle spalle. Maria, mamma cara, insegnami a non rendere triste Gesù. Prega per gli uomini che offendono la sua bontà. 5. Gesù Muore in croce Gesù è morto dopo aver molto sofferto per noi. Deposto dalla croce, è stato messo in un sepolcro scavato nella roccia. Maria, mamma cara, fà che nei miei dispiaceri e nelle fatiche sappia sempre affidarmi al tuo aiuto e a quello di Gesù. Misteri della Gloria [mercoledì e domenica] 1. Gesù risorge dalla morte Il Giorno di pasqua, le donne, poi Pietro e Giovanni vanno al sepolcro, ma trovano la tomba aperta e la pietra rotolata. Il corpo di Gesù non c’è più: è risorto! Maria, mamma cara, aiutami a vivere con fiducia in Gesù per raggiungere un giorno la luce del cielo. 2. Gesù Sale a Dio, suo padre Gesù lascia la terra e sale verso il cielo. I Discepoli lo seguono con lo sguardo fino a quando le nubi

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FANCIULLI

lo nascondono. Maria, mamma cara, voglio andare in chiesa perché la mia preghiera salga al cielo come il fumo profumato per lodare DIO, Papà. 3. Gesù manda lo Spirito Santo Mentre gli apostoli erano nel Cenacolo con la Madonna, su di loro si è posato lo Spirito Santo di Dio. Maria, mamma cara, fà che impari ad amare e a pregare lo Spirito Santo ricevuto nel mio cuore con il Battesimo. Fà che mi lasci sempre guidare da lui. 4. Maria è accolta in cielo Maria, alla fine della sua vita, viene portata in cielo dagli angeli per stare per sempre vicino a Gesù in Paradiso. Maria, mamma cara, ricordami sempre di pregare il mio angelo che mi custodisca e mi tenga lontano dal male. 5. Maria è fatta Regina del Paradiso Come Gesù è re dell’universo, la sua mamma viene incoronata Regina del regno dei cieli. Maria, mamma cara, ti offro il mio cuore. Tu guidalo da mamma e da regina a vivere come Gesù. Un giorno vienimi a prendere e portami da lui. Litanie per i bambini Dio che sei un papà buono, perdonaci Gesù che ci vuoi bene, perdonaci Spirito Santo che sei bontà, perdonaci Santa Maria, prega per noi Santa mamma di Gesù, prega per noi Maria, mamma della chiesa, prega per noi Maria, Maria tutta pura, prega per noi Maria, mamma tutta bella, prega per noi Maria, mamma tutta Santa, prega per noi Maria, mamma fedele, prega per noi Maria, mamma in preghiera, prega per noi Maria, nostra gioia, prega per noi Maria, amica dei malati, prega per noi Maria, rifugio dei peccatori, prega per noi Maria, Aiuto dei Cristiani, prega per noi Maria, regina degli angeli, prega per noi Maria, regina dei santi, prega per noi Maria, regina della famiglia, prega per noi Maria, regina della pace, prega per noi Gesù che perdoni i nostri peccati, donaci il tuo amore Gesù che ci ami tanto, donaci il tuo amore Gesù che ci accogli sempre, donaci il tuo amore. Preghiamo Padre, tu che hai voluto che all’annuncio dell’angelo la Vergine Maria divenisse la mamma del tuo figlio Gesù; fa’ che seguendo il suo esempio, possiamo dire sempre sì alla tua parola e che anche noi possiamo esser chiamati un giorno beati. Te lo chiediamo per Gesù nostro Signore. Amen.

TESTIMONIANZE E NON SOLO

•P rima di vivere il momento di “Consegna del Mandato” per l’estate ai bambini, chiedere a un animatore che sia andato in missione di raccontare la sua esperienza. •P assaparola di Albino Montisci; questa canzone può accompagnare il momento del mandato oppure essere presa come spunto per un’attività che aiuti a riflettere sul contagio del bene.

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PREADOLESCENTI A CURA DEL MGS LOMBARDIA EMILIA INFO: segreteriamgs.milano@salesiani.it

ISTRUZIONI PER L’USO

1. I titoli, la Parola di Dio e i riferimenti salesiani si rifanno allo schema generale (pag. 12-13). 2. Gli obiettivi generali sono stati tradotti in obiettivi specifici per i preadolescenti in ogni periodo. 3. Ad ogni periodo è stato associato un colore come possibilità nelle realtà locali per evidenziare il tempo che si sta vivendo. Nota di redazione È importante sempre rifarsi alla prima parte del sussidio e allo schema generale per cogliere il senso della proposta e di ogni periodo liturgico. I brani riportati nella prima parte non sono stati qui re-inseriti. Il materiale che segue ha la funzione di offrire degli spunti per la personalizzazione (in base all’ambiente, ai destinatari, al momento “storico”…) della proposta e, ovviamente, non è e non può essere esaustivo.

INIZIO ANNO SONO UNA MISSIONE SU QUESTA TERRA

COLORE: giallo

OBIETTIVI

PAROLA DI DIO E ICONA SALESIANA

I ragazzi • S iano guidati a scoprirsi come dono di Dio agli altri e sperimentino di essere un prodigio fidandosi di chi li accompagna nel cammino. • S iano incoraggiati a mettere al servizio degli altri i propri doni, sapendo di essere parte di una missione più grande dove ognuno è un tassello fondamentale.

Per la Parola di Dio e l’icona salesiana si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13.

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INIZIO ANNO

PER RIFLETTERE (riflessione personale e di gruppo)

Con l’inizio dell’anno si muovono i primi passi in un capitolo nuovo della propria vita, senza perdere nulla di quello che si è vissuto (passato) e con un occhio su ciò che verrà (futuro). Siamo chiamati a metterci in gioco quotidianamente, non da soli ma accompagnati da Qualcuno che ci conosce meglio di chiunque altro e che ci ama profondamente: Dio. •G eremia si preoccupa della sua giovane età quando Dio gli affida il grande compito di profeta. Ma Dio stesso lo rassicura: “Non dire “sono un ragazzo” […] io sono con te per liberarti”. •D on Bosco non si è lasciato scoraggiare dalle difficoltà che ha incontrato sul proprio cammino, sapeva di avere una missione grande che Dio stesso gli ha indicato nel sogno dei nove anni (e che ha fatto altre volte nella sua vita). Affrontiamo con fede questa nuova avventura, lasciandoci amare da Dio e amando a nostra volta. •Q uali sono le mie attese per quest’anno? Cosa mi aspetto la vita mi doni e cosa voglio donare agli altri? •R ipenso alle amicizie dello scorso anno: come penso di farle maturare? C’è qualcuno che ha bisogno e che posso aiutare? •C ome penso di lasciare spazio a Dio nella mia vita? Quale impegno mi prendo per “stare con Lui”?

IMPEGNO

Chi ben comincia è a metà dell’opera… All’inizio di questo nuovo anno mi impegno a partire con entusiasmo e positività! Concretamente significa: guardo sempre il lato positivo delle cose e di me stesso, trovando ogni sera almeno tre motivi (cose belle successe nella giornata) per cui voglio dire GRAZIE e FIDANDOMI dei consigli di genitori/educatori/insegnanti/salesiani/suore. •D on Bosco, nel sogno, ad ogni fermata vede animali trasformarsi in agnelli e poi agnelli trasformarsi in pastori. Tu a che tappa sei?

ATTIVITÀ

Canzone Dalla canzone Non mi ami di Giorgia: “hai preso tu la parte migliore di me” Quando ci viene affidata una “missione” è fondamentale che l’impegno venga preso sul serio. La missione a noi consegnata è una responsabilità che “sta a me”, affrontarla con coraggio permetterà di far uscire le mie qualità e abilità. Nonostante le fatiche e le difficoltà che possono emergere la mia missione richiede il meglio di me! Gioco Sulla base del gioco “palla prigioniera”, a ciascun partecipante viene affidata una “missione” (compito da svolgere) che dovrà portare a termine entro la fine della partita. L’animatore di riferimento prima di iniziare la partita assegna a ciascun ragazzo un compito (per esempio portare via al ragazzo della squadra avversaria un braccialetto, una scarpa, ….). Alla fine della partita ognuno deve aver compiuto la propria missione. Per ogni missione compiuta si calcolano dei punti bonus aggiuntivi, per ogni missione non portata a termine si sottraggono dei punti. Aiutare i ragazzi a riflettere sulla propria missione in quanto a ciascuno di noi viene affidato un compito nella vita, un compito da accogliere e vivere. L’animatore favorisca la riflessione sui piccoli compiti che vengono affidati a ciascuno di noi (per esempio curare il fratello più piccolo, aiutare il genitore nelle faccende di casa…).

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PREADOLESCENTI

Testimonianza Chiedere ad una persona dell’oratorio/scuola (sacerdote, religioso, missionario, laico o giovane,…) che abbia fatto una scelta di vita particolarmente significativa. Chiedere al testimone di raccontare ai ragazzi qual è la sua missione e del percorso fatto per capire che era proprio la sua ( quali sono state le difficoltà/ perplessità/ gioie, paure, soddisfazioni, …).

PREGHIERA

Celebrazione eucaristica di inizio anno Introduzione L1: Era il 1859. Avevamo appena celebrato la festa dell’Immacolata e don Bosco quella stessa sera annunciò a noi ragazzi più grandi dell’oratorio di Valdocco che il giorno dopo ci avrebbe radunati per comunicarci qualcosa di molto importante. Il giorno seguente eravamo tutti là. DB: Miei cari giovani, carissimi amici, tante volte vi ho detto come sia bello donare tutta la vita a Dio e sapete quanto io ci tenga che voi raggiungiate la pienezza della gioia. Tante volte vi ho detto che Dio è nostro Padre e che ci attende tutti nel suo Regno per abbracciarci nel suo amore e quanto ricolma di beni chi si fida di lui e obbedisce alla sua Parola. Ebbene, è ormai tempo di dare forma a quella Congregazione che da tanto tempo sto meditando di costituire, che tanto mi sta a cuore e che esiste già praticamente in quelle Regole che voi avete sempre osservato per tradizione qui all’oratorio. Il santo Padre, Papa Pio IX, ha già incoraggiato e lodato questa mia intenzione. Già alcuni tra voi condividono con me da tempo lo stesso stile di vita, la stessa passione per i giovani, soprattutto i più poveri, la stessa fiducia in Dio Padre... L1: Anche il giovane chierico Giovanni Cagliero aveva ascoltato le parole di don Bosco ed ora era fortemente indeciso. Passeggiò per una lunga ora sotto i portici del cortile, agitato da vari pensieri. finché un amico gli andò vicino. Fu allora che egli esclamò: Cagliero: Frate o non frate, intanto è lo stesso. Son deciso, come sempre: io don Bosco non lo lascio! Io sto con lui! G: Don Bosco aveva scoperto come realizzare il suo sogno: la salvezza delle anime di ogni ragazzo, il maggior numero possibile, senza perderne neanche uno. GIOVANI PER I GIOVANI! Incontrare e conquistare i ragazzi attraverso l’amicizia di altri ragazzi. Ciascuno di noi è chiamato a vivere questa missione, a stare con don Bosco diventando per i propri amici via di felicità attraverso l’incontro con Gesù, l’impegno quotidiano nei propri doveri e l’allegria. In questa Eucaristia affidiamo a te, Gesù, questo nuovo anno e ti chiediamo di camminare con noi tra i nostri compagni, contagiando tutti del Tuo amore. Richieste di perdono L2: P er tutte le volte in cui non ci siamo lasciati coinvolgere in nuove proposte da chi ci vuole bene, Signore pietà. L3: P er tutte le volte in cui non abbiamo avuto il coraggio di invitare i nostri amici a fare passi per crescere. Cristo pietà. L4: Per tutte le volte in cui abbiamo camminato da soli, senza ricordarci di Te. Signore pietà. Preghiere dei fedeli S: A Dio Padre, fonte della vita e datore della sapienza, rivolgiamo la nostra preghiera nella fiducia e nell’abbandono di figli: T: Signore, cammina accanto a noi 1. Per il nostro Francesco, rinnova in lui uno spirito saldo e una ferma volontà, perché continui ad essere pastore e guida per ogni uomo e per la Chiesa intera. Preghiamo.

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AVVENTO E NATALE

2. Per i missionari, non si stanchino mai di rispondere al grido dei poveri, perché tutti conoscano la sorgente che mai si esaurisce nel dare a tutti grazia e gioia. Preghiamo. 3. Perché tutti noi, perché riconosciamo nella nostra quotidianità la Tua presenza tra noi. Preghiamo. 4. Per i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, gli insegnanti e gli educatori, ci accompagnino nel nostro cammino di questo anno con la stessa gioia e l’entusiasmo di Don Bosco e di Madre Mazzarello. Preghiamo. 5. Per ciascuno di noi, perché viviamo questo anno con la voglia e il desiderio di metterci in gioco per la crescita e la felicità nostra e dei nostri amici, oggi e per sempre. Preghiamo.

AVVENTO E NATALE PRENDERE L’INIZIATIVA

COLORE: rosso

OBIETTIVI

I ragazzi • S appiano accorgersi e non siano indifferenti delle difficoltà di chi sta loro accanto. •V engano aiutati a fare del bene gratuitamente, coinvolgendo amici e lasciandosi coinvolgere, diffondendo la speranza della nascita di Gesù.

PAROLA DI DIO E ICONA SALESIANA

PER RIFLETTERE (riflessione personale e di gruppo)

Per la Parola di Dio e l’icona salesiana si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13.

La parola “Avvento” significa arrivo, venuta, manifestazione di qualcosa di importante che chiede grandi preparativi. Dio prende l’iniziativa e viene nel mondo, viene nel cuore di ciascun uomo e attende che ognuno riconosca i segni della sua presenza. Dio che si fa uomo vuole vincere l’indifferenza del mondo con due atteggiamenti: la vicinanza e l’incontro. Solo vincendo l’indifferenza e aprendo gli occhi ai fratelli può nascere in noi il desiderio di lasciarsi coinvolgere davvero nella missione di Gesù diffondendo la speranza della sua venuta a tutti coloro che ci sono accanto. •M aria ci insegna a non chiuderci in noi stessi, ma ad aprire i nostri occhi e il nostro cuore alle persone che hanno bisogno del nostro aiuto. Maria non rimane indifferente ma, “in fretta” prende l’iniziativa per raggiunge sua cugina Elisabetta. La sua vicinanza diventa non solo occasione per un bisogno materiale, ma occasione di incontro e di annuncio del dono più grande: Gesù. •D on Bosco non è rimasto indifferente alle difficoltà del suo tempo, ma ha saputo cogliere il

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PREADOLESCENTI

bisogno concreto della società per prendere l’iniziativa e coinvolgere tanti suoi giovani in una missione più grande: l’annuncio del Regno di Dio. In questo periodo perciò facciamo a gara per vincere l’indifferenza del nostro mondo. Apriamo i nostri occhi, apriamo il nostro cuore, lasciamoci coinvolgere e coinvolgiamo gli altri per diffondere la speranza della nascita di Gesù. •A vvento… tempo di attesa. Sto sinceramente attendendo Dio oppure la mia vita prosegue indifferente alla Sua venuta? Cosa posso fare o vivere per lasciarmi coinvolgere da questo grande evento? •M aria, in “fretta” raggiunge sua cugina Elisabetta. Come posso rendermi più attento ai bisogni dei miei compagni, dei miei familiari, del mondo? •C osa posso organizzare di concreto con i miei amici per annunciare il Dio della speranza in un mondo che spesso ne è privo?

IMPEGNO

Con Gesù bambino, a Natale, scende il Cielo sulla terra. In questo tempo che ci prepara alla nascita del Signore mi impegno a essere “angelo custode” per le persone che ho intorno. Concretamente significa: scelgo un compagno, un amico o conoscente che ha particolare bisogno di aiuto, di sostegno, di vicinanza e gli sto accanto con gesti concreti che possano fargli bene. • I componenti della Compagnia dell’Immacolata si preoccupano prima di tutto dei ragazzi più indisciplinati e dei nuovi arrivati. Tu di cosa ti preoccupi nella tua giornata?

ATTIVITÀ

Canzone Dalla canzone Salvami dei Modà: “insegnami ad amare come te e ad essere migliore”. Gesù è un amico e da Lui posso imparare ad essere migliore. Come in tutte le amicizie così anche con Gesù devo metterci il mio pezzo e fare il mio passo verso di Lui per incontrarlo, conoscerlo e imitarlo. Posso andare incontro a Gesù insieme ai miei amici e trovare nel gruppo il coraggio dell’iniziativa per diventare come Lui, ad aiutarmi a fare questo ci sono i miei educatori e gli adulti che mi vogliono bene di cui posso fidarmi. Gioco I ragazzi vengono divisi in 4 squadre. Ogni squadra si posiziona in un angolo della stanza/ campo. L’animatore si mette al centro della stanza. Ad ogni squadra vengono affidate delle qualità. L’animatore indica una qualità e le squadre hanno tempo 10 secondi per decidere come mimare, rappresentare, la qualità. Quando la squadra ha deciso, un rappresentante deve correre verso il centro dove si trova l’animatore e prenotarsi dando “il cinque” all’animatore. Vince la squadra che drammatizza il maggior numero di qualità assegnata entro un tempo prestabilito (a discrezione dell’animatore) nel modo più originale possibile. L’animatore deve assegnare i punti secondo il suo indice di gradimento. Alla fine del gioco l’animatore guida la riflessione accompagnando i ragazzi a capire come hanno gestito il tempo a disposizione per mettersi d’accordo e organizzarsi, notare le diverse reazioni dei componenti del gruppo (chi ha preso l’iniziativa, chi ha seguito la proposta, chi si è opposto, chi non ha mostrato interesse, …). Stimolare i ragazzi a capire cosa ci spinge a prendere l’iniziativa (interesse, preoccupazione, entusiasmo, …).

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MESE SALESIANO

Testimonianza Chiedere ad un giovane, che faccia parte di qualche associazione/movimento di impegno per gli altri, di raccontare cosa lo ha mosso ad entrare nel gruppo in cui è inserito.

PREGHIERA

Preghiera di inizio Avvento Avvento. Attesa. Tempo faticoso. Tempo insolito. Siamo abituati ad avere subito. Siamo abituati a vivere tutto con un click o un touch. Oggi, Signore, ci chiedi di avere pazienza. Oggi, Gesù, ci chiami a cercarti e trovarti lungo la strada. Oggi, Tu, ci inviti a preparare il cuore alla Tua venuta in mezzo a noi. Come Maria, vogliamo dire sì e metterci in viaggio. Con Maria, vogliamo farTi spazio nella nostra vita. Gesù, vieni! Ti aspettiamo!

Seguiamo nostro padre don Bosco sulle orme di Gesù perché sappiamo essere artefici e protagonisti del bene e della carità verso gli altri! • Ho la coscienza di essere autentico nella mia vita o sono “ambiguo” in alcuni aspetti? • Mi sento protagonista del bene? Riesco ad essere fedele al bene verso gli altri? • Posso dire di essere un giovane per i giovani come voleva don Bosco?

IMPEGNO

La santità consiste nel vivere in modo straordinario la quotidianità della vita. In questo periodo salesiano, che ci avvicina alla festa di don Bosco, mi impegno a vivere con profondità la formula da lui proposta per camminare verso la santità.

Novena (materiale online)

MESE SALESIANO LA VITA SI RAFFORZA DONANDOLA

COLORE: arancione

OBIETTIVI

Concretamente significa: vivo con ALLEGRIA ogni giornata, senza scoraggiarmi di fronte alle difficoltà, e mi IMPEGNO soprattutto a compiere bene il mio DOVERE a scuola e nello studio. •M ichele Rua si sente dire da don Bosco che avrebbero fatto tutto a metà. Tu con chi vorresti “fare a metà” nella tua vita?

ATTIVITÀ

Canzone Dalla canzone Mi fido di te di Jovanotti: “che sintomi ha la felicità, forza coraggio la fede”. Che sintomi ha la felicità? Quand’è che sono felice e mi sento forte, coraggioso? Sono felice quando sono con i miei amici, quando giochiamo e stiamo insieme? Con tutti quelli che chiamo amici sono felice? Cosa vuol dire per me vivere la fede con gioia e allegria?

I ragazzi •P rendano coscienza che ogni loro azione ha una conseguenza su di sé e sugli altri. •C onoscano che i primi aiutanti di don Bosco erano i ragazzi dell’oratorio e decidano di essere protagonisti attivi nella vita quotidiana.

PAROLA DI DIO E ICONA SALESIANA

PER RIFLETTERE (riflessione personale e di gruppo)

Per la Parola di Dio e l’icona salesiana si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13.

Durante il mese salesiano siamo invitati a metterci al servizio degli altri, donare la propria vita

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significa essere “per” e “con” chi ha bisogno. Tutto quello che facciamo e diciamo ha una ricaduta su noi stessi e sugli altri: se siamo in una stanza con altre persone e apriamo la finestra, il cambio d’aria non è diretto solo a noi, ma tutti ne risentono. Così è la comunione sia nella Chiesa che nel locale. •G esù ci indica la via da seguire per essere modello ed esempio per gli altri “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita”. •D on Bosco ci è maestro nella condivisione: non si ferma di fronte al fatto che Michele Rua è ancora un ragazzo. Legge nel suo cuore e fa tutto a metà con lui.

PREADOLESCENTI

Gioco L’animatore decide un episodio della vita di Don Bosco in cui emerga il tema del servizio. A ciascun ragazzo viene affidato un ruolo/personaggio. Durante la lettura i ragazzi che sono calati nel ruolo posso alzarsi quando sentono il loro personaggio ma possono anche bleffare. Quando finisce il racconto ciascuno deve rimanere nel ruolo assegnatoli e per il resto dell’incontro deve far capire agli altri chi era. Al termine dell’incontro i ragazzi con l’aiuto dell’animatore formeranno un cartellone con il profilo di ciascun personaggio del racconto e rifletteranno sul ruolo attivo che hanno i diversi personaggi nella vicenda letta. Accompagnare i ragazzi a domandarsi quale ruolo hanno nel proprio gruppo a scuola o in oratorio e a chiedersi come nel proprio ruolo fare del bene agli altri. Testimonianza Chiedere ad un animatore o ad un educatore dell’oratorio/scuola di raccontare ai ragazzi in che

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TEMPO ORDINARIO

senso lui dona il suo tempo e i suoi talenti attraverso l’attività di cui è responsabile.

PREGHIERA

Fare riferimento al materiale proposto per la Settimana Vocazionale Salesiana (24-31 gennaio 2015). (materiale online)

TEMPO ORDINARIO EVANGELIZZATORI CHE PREGANO E LAVORANO

COLORE: verde

OBIETTIVI

•D on Bosco è l’uomo di preghiera non tanto perché stava ore e ore a pregare, ma perché affidava tutto ciò che viveva e le persone che incontrava, in particolare i suoi giovani, a Dio. Questa è la vera preghiera: l’unione della mia vita con Dio. Proviamo in questo periodo a vivere più consapevolmente i momenti di preghiera che ci vengono offerti e a chiedere nella preghiera la forza per superare i momenti di fatica e difficoltà che incontriamo. •C on quali parole definiresti la preghiera? Quale valore ha nella tua vita? •N elle scelte importanti della tua vita sai fermarti a pregare per chiedere a Dio luce per illuminare la tua vita oppure scegli da solo? •C ome sai vivere le difficoltà che si presentano nella tua vita? Sai affrontarle con grinta affidandole a Dio nella preghiera oppure scappi e ti deprimi?

IMPEGNO

Se ci metti Dio in mezzo, cambia tutto! Nella routine di ogni giorno mi impegno a lasciare spazio al Signore sentendomi da Lui accompagnato e sostenuto. Concretamente significa: trovo ogni giorno qualche minuto per PREGARE, rivolgendomi personalmente al Signore e affidando a Lui le situazioni che vivo con maggior difficoltà. Ogni sera chiedo SCUSA a Dio per una mancanza vissuta durante la giornata e gli dico GRAZIE per la gioia più bella che ho vissuto.

I ragazzi •P rendano coscienza che la preghiera è l’anima della missione e che anche loro sono chiamati ad affidare al Signore ogni momento della loro giornata. •N on si scoraggino davanti alle difficoltà della vita, grandi o piccole, ma sappiano coglierle come occasione di crescita e di affidamento a Dio.

•D on Bosco, nel sogno, cammina sulle rose e sente le spine che lo feriscono, ma fidandosi di Maria e per amore della gioventù continua a camminare. A te cosa dà la forza di camminare anche nelle difficoltà?

PAROLA DI DIO E ICONA SALESIANA

PER RIFLETTERE (riflessione personale e di gruppo)

Canzone Dalla canzone Pregherò di Giorgia: “vedo solo il buono che rimane quando sai che tutto è perso e tutto è rotto, ormai quando avrò finito il tempo sarà tardi per l’inverno che nel cuore ho, per te io pregherò”. Si può pregare in tanti modi, si può chiedere scusa, si può ringraziare, si può chiedere qualcosa, si può anche pregare per qualcuno. Che sia un amico o uno sconosciuto che ho incontrato per caso, posso chiedere al Signore il meglio per lui. Pregare per qualcuno è un modo per volergli bene e riconoscere il bene che c’è in lui. Impariamo a riconoscere il bene nelle persone che incontriamo e a voler loro bene anche attraverso la preghiera.

Per la Parola di Dio e l’icona salesiana si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13.

La nostra vita è piena, a volte stracolma, di attività e cose da fare. Sembra che, se non facciamo qualcosa di concreto, ci sentiamo inutili e insignificanti. Ma spesso ci dimentichiamo che ciò che imprime valore alle cose che facciamo e diciamo è la preghiera. La preghiera è un’arma potente perché ci tiene continuamente uniti a Dio e permette a Dio di operare tramite noi. Gesù sa che noi siamo un po’ come le batterie. Possiamo andare avanti solo fino a un certo punto. Poi ci esauriamo tra le tante cose da vivere. Con la preghiera noi possiamo ricaricarci continuamente, possiamo rimanere uniti a Lui senza scaricarci. La preghiera è un sostegno nelle difficoltà della vita. Essa non ci risolve i problemi, ma ci dona la forza per viverli dignitosamente e soprattutto per darle un significato e un senso più grande. •G esù ci invita a rimanere uniti al Padre. Solo così porteremo frutto. Rimanere unito a Lui significa affidarle tutto ciò che vivrò nella giornata: le diverse situazioni, le persone, le difficoltà, le gioie…e credere che solo Lui può dare vita piena e abbondante.

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PREADOLESCENTI

ATTIVITÀ

Gioco Dividere i ragazzi in due squadre. Un componente della squadra lancia la palla contro il muro poi si posta e l’altro componente dopo aver fatto fare un rimbalzo alla palla la deve prendere e ritirarla contro il muro la palla non si deve mai fermare. Vince la squadra che fa più passaggi senza mai far fermare la palla. Nello stesso tempo la squadra che non gioca deve distrarre gli avversari (chiamandoli per nome, facendogli delle domande, ...). Vince la squadra che fa più punti. Si aiutino i ragazzi ad osservare che, come nel gioco, la preghiera è un esercizio che si impara a vivere praticandolo, che necessita di tempo, attenzione e passione. Le fatiche e le distrazioni che ci possono essere si affrontano insieme, come una squadra.

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TEMPO ORDINARIO

Testimonianza All’inizio del periodo si invitino i ragazzi a vivere l’impegno della preghiera come proposto dal sussidio. Chiedere alla fine del mese ad uno o due ragazzi del gruppo che hanno vissuto questo impegno con costanza cosa è significato e come hanno vissuto riservarsi quotidianamente un momento per pregare.

PREGHIERA

Sogno del pergolato di rose (cf. pag. 8-9) G: Il tempo ordinario è il tempo della quotidianità, il tempo in cui la normalità e la routine rischiano di appiattire le nostre giornate. Don Bosco ci invita a rendere straordinario l’ordinario per camminare nella via della santità! Lasciandoci provocare dal sogno del pergolato di rose, viviamo questo tempo proprio nell’ottica della santità giovanile salesiana: impegno nello studio e nei propri doveri, preghiera e amicizia con Gesù e allegria. Per ogni settimana ci sarà un petalo di rosa, su cui scriveremo ciò che ha reso la settimana bella e felice e una spina, su cui scriveremo la fatica che abbiamo vissuto. Ogni settimana sarà accompagnata dalla preghiera di un Salmo.

2a settimana: Salmo 34 (2-9. 19-20) Inno a Dio, sorgente di gioia e di pace Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato. Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore. 3a settimana: Salmo 131 Abbandono fiducioso in Dio Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre. 4a settimana: Salmo 139 (1-10. 14. 23-24) Inno a Dio, che tutto conosce Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora

1a settimana: Salmo 1 La beatitudine del giusto Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell’assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina.

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PREADOLESCENTI

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QUARESIMA

ismo delle proprie sicurezze materiali. • S iano equipaggiati degli strumenti necessari per perseguire in ogni caso il bene, anche quando costa fatica e genera sofferenza.

per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità.

OBIETTIVI

I ragazzi • S iano guidati ad allargare il loro sguardo su ciò che succede nel mondo, senza chiudersi nell’ego-

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PER RIFLETTERE (riflessione personale e di gruppo)

La quaresima segna l’avvicinarsi della celebrazione della passione, morte e risurrezione di Gesù. Questo è tempo privilegiato per prendere in mano la nostra vita, osservarla a rallentatore e capire che cosa è essenziale e buono da portare avanti e cosa invece occorre “convertire”. È anche tempo per uscire da se stessi, guardarsi attorno ed essere solidali con chi ne ha più bisogno. Se guardiamo al mondo e alla storia ci accorgiamo subito che è segnato dall’ingiustizia. Nel tempo di quaresima ognuno è chiamato in modo particolare a prendersi a cuore questo aspetto. Non è dare agli altri qualcosa di nostro, né tanto meno rinunciare a qualcosa, ma condividere con chi ha meno di noi le fortune che possediamo. Il tempo di quaresima, sull’esempio di Gesù, ci chiama e portare avanti ogni forma di bene anche quando costa fatica e genera sofferenza. Gesù ha portato a compimento la volontà di Dio fino alla morte in croce. Questo esempio estremo ci dovrebbe dare coraggio nelle nostre piccole “lotte” quotidiane. •G esù ci insegna che il modo più concreto per amare Dio è la carità. Occorre entrare nei drammi della storia, delle persone per poter condividere realmente la situazione e prendere su di sé l’altro. •D on Bosco si è sempre preso a cuore la situazione reale e concreta dei ragazzi e a loro ha offerto pane, lavoro, festa. Come un vero pastore si è fatto carico della vita dei ragazzi più bisognosi proponendo con creatività strade e soluzioni nuove per migliorare la loro esistenza. Anche lui, come Gesù, è andato incontro ad incomprensioni e sofferenze per la salvezza dei giovani.

QUARESIMA NESSUNA PERIFERIA SIA PRIVA DI LUCE COLORE: viola

PAROLA DI DIO E ICONA SALESIANA

Per la Parola di Dio e l’icona salesiana si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13.

5a settimana: Salmo 121 Lode a Dio, custode d’Israele Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita. Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

PREADOLESCENTI

In questo periodo vogliamo uscire dal nostro egoismo e dalle nostre sicurezze per andare incontro all’altro più bisognoso. • S ei a conoscenza dei drammi dell’umanità? Con quale atteggiamento ti poni di fronte ad essi? Li senti anche tuoi oppure come qualcosa di lontano? •Q uali gesti concreti puoi fare nella tua vita per concretizzare il bene per gli altri? • S ei disposto a faticare e soffrire pur di portare avanti un obiettivo di bene?

IMPEGNO

Sii limpido e il mondo risplenderà di Dio. In questo tempo che ci prepara alla festa della Pasqua del Signore mi impegno a non chiudermi su me stesso e su ciò che possiedo, cercando di rendere più bello il mio cuore e il mondo che mi circonda per saper accogliere al meglio Gesù risorto. Concretamente significa: mantengo un LINGUAGGIO PULITO, evitando parolacce e doppi sensi, e cerco di lasciare l’ambiente in cui vivo - scuola, oratorio, casa - migliore di come l’ho trovato (non sporco per terra, non lascio sedie e banchi in disordine…). Vivo con intensità il sacramento della CONFESSIONE.

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QUARESIMA

•D on Bosco invita i suoi ragazzi a dare una mano agli ammalati, durante l’epidemia di colera che ha colpito Torino. Tu in che cosa puoi impegnarti per fare del bene agli altri?

ATTIVITÀ

Canzone Dalla canzone Salvami di Gianna Nannini: “alzati, ama per sempre”. Alzati! È un invito a non stare fermo davanti alle ingiustizie che vedo. In che modo posso voler bene alle persone che mi stanno vicino? Come posso aiutare le persone che sono in difficoltà? Come posso alzarmi dalle mie comodità e fare del bene? Gioco Sulla base del gioco “sparviero”, un ragazzo gioca contro tutti gli altri. Coloro che devono correre da una parte all’altra del campo senza farsi prendere sono divisi in due squadre. Le squadre si dispongono sulla linea di partenza. I componenti della squadra A partono da una posizione diversa (es: in piedi) rispetto ai componenti della squadra B (es: sdraiati). Ad ogni mance le due squadre cambiano la modalità di partenza, l’animatore dia sempre ad una squadra una posizione più favorevole che all’altra. Al via dell’animatore i ragazzi si alzano e corrono verso l’altro lato campo. Intanto lo “sparviero”, cioè il ragazzo al centro del campo, corre, sempre al segnale dell’animatore e ha l’obiettivo di prendere più persone possibili, che a loro volta diventano ”sparvieri”. Al termine del gioco l’animatore fa riflettere i ragazzi su come le diverse posizioni di partenza favoriscono o meno le possibilità di riuscita del gioco. Così come nella vita situazioni diverse rendono più o meno difficile raggiungere i propri obiettivi. Aiutare i ragazzi ad interrogarsi sul senso di giustizia e ingiustizia delle situazioni di povertà e emarginazione e orientare la discussione sulla responsabilità di chi è più fortunato ad aiutare chi non lo è. Testimonianza In questo tempo portare i ragazzi a fare una piccola esperienza di servizio in una realtà del territorio che lavora a favore di persone in difficoltà.

PREGHIERA

Canto al Vangelo Dal Vangelo di Matteo (25,31-46) LB: Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». Anch’essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me». S: Vogliamo provare a mettere a fuoco i tratti caratteristici dell’amore autentico. Guardiamo a Gesù, al Suo Amore fatto di gesti concreti, il più grande: il dono della Sua vita per la nostra salvezza. (breve silenzio)

Celebrazione Penitenziale “Lo avete fatto a me”: un amore sconfinato! All’inizio della celebrazione vengono consegnati ad ogni ragazzo un cuore grigio, un cuore rosso e una penna. G: Quaresima è tempo di conversione, di cambio, di novità e noi vogliamo che tutto questo rigeneri la nostra vita, come una boccata d’aria. Abbiamo bisogno di pulizia, di ordine, di un cuore nuovo, un cuore vivo e che batte al tempo giusto: il tempo dell’Amore di Dio Padre. L1: Eccoci, Gesù, noi e il nostro cuore. Noi e il Tuo Amore. Un po’ ci vergogniamo, perché sappiamo di non esserci comportati sempre secondo la Tua Parola. Veniamo da Te per chiederti perdono e lasciarci guidare da Te sulla via dell’Amore vero, che è la nostra felicità. Canto di inizio S: La Grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato la vita per noi e ci ha salvato dai peccati nel suo sangue, siano con tutti voi. T: E con il tuo spirito

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S: L’amore di Dio è grande, è l’amore di un Padre buono che ci perdona sempre se, con coraggio e fiducia, riconosciamo i nostri errori. Il Dio della gioia non vede l’ora di dirci «Ti perdono!», perché siamo troppo importanti e preziosi ai suoi occhi. Ci vuole così bene, che manda suo figlio Gesù sulla terra. È il Figlio stesso a raccontarci e ad insegnarci, con la sua vita, l’amore del Padre. Un amore così grande che consegna se stesso per salvarci.

PREADOLESCENTI

Gesù: un amore gratuito G: Gesù ama senza fare calcoli, ama gratis, senza interesse. Per quale motivo ci vuole bene? Perché ci vuole bene e basta. Non ha un doppio fine dietro al Suo volermi bene. L’amore è autentico quando è gratis, completamente gratis… … e invece il nostro amore è pieno di calcoli! (pausa) Io: la mia vita Amo Dio? So trovare il tempo durante la giornata per pregare? Cerco di capire cosa vuole Gesù da me? Celebro abbastanza spesso la Riconciliazione? Partecipo alla Messa della domenica? Cerco di fare del mio meglio, come vuole il Signore? Gesù: un amore sconfinato G: Gesù ama senza porre dei confini, delle barriere. Ama tutti. Lui non chiede la carta d’identità, ama chiunque. Il suo amore non conosce limiti. L’amore è autentico quando è per tutti, quando non conosce discriminazioni, divisioni….

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QUARESIMA

… e invece il nostro amore è pieno di confini! (pausa)

linguaggio è buono, o dico parolacce?

Io: la mia vita Amo chi mi sta vicino? So obbedire e ascoltare i miei genitori? Cerco di andare d’accordo con i miei fratelli e sorelle? Ho voluto bene a tutti, pensando che quello che faccio agli altri lo faccio a Gesù? O voglio bene solo a chi mi è simpatico e non mi importa niente degli altri? So condividere con chiunque il gioco, il tempo, oppure faccio differenze? Gesù: un amore concreto G: Gesù ama in maniera concreta, non solo a parole. Non ha subìto solo insulti a parole; Gesù non si limita a promettere, ma realizza in pieno tutto ciò che promette. L’amore è autentico quando è concreto, quando si tocca con mano, quando non si ferma alle parole… … e invece il nostro amore è pieno di parole! (pausa) Io: la mia vita Quando prometto il mio aiuto, poi mantengo la promessa? “Sì mamma, lo faccio dopo”… e poi mi ricordo di fare ciò che mi aveva chiesto? Dico sempre la verità, o mi aggiusto con qualche bugia? Sono una persona di cui gli altri si possono fidare? Mi arrabbio facilmente? So perdonare i torti che ho ricevuto? So capire chi sbaglia e cerco di aiutarlo a capire i suoi errori, oppure parlo male di lui? Gesù: un amore incondizionato G: Gesù ama senza porre delle condizioni, cioè non ti vuole bene se tu gli fai questo o quello… Gesù ama anche quando il Suo amore non è contraccambiato, quando addirittura il Suo amore non è riconosciuto e non è capito, quando noi gli facciamo il contrario di tutto quello che Lui fa a noi. L’amore è autentico quando è incondizionato, quando non dipende dall’avverarsi di certe situazioni che io ho richiesto in precedenza… … e invece il nostro amore è pieno di condizioni! (pausa) Io: la mia vita Metto condizioni di fronte al mio amore? Quando subisco ingratitudini, sgarbi, tradimenti… il mio amore continua oppure me la lego subito al dito e chiudo con quella persona? Cerco di sviluppare i miei aspetti buoni, cercando di eliminare sempre di più i difetti? So riconoscere i miei sbagli e chiedere scusa? So accettare le scuse di un amico che mi ha fatto qualche torto? So limitarmi nel guardare la TV e con i videogiochi? Riesco a non lasciarmi condizionare dall’uso sfrenato di telefonino, SMS, whatsapp, internet…?

Gesto da compiere Dopo essermi confessato o al termine della preghiera di ringraziamento: Sul cuore grigio che mi è stato consegnato scrivo il mio nome e accanto il nome di una persona a cui voglio chiedere perdono con la frase: Ti chiedo perdono! Poi depongo il cuore nel primo cesto. Sul cuore rosso scrivo il nome di una persona che mi vuole bene e che mi ha perdonato con la frase: Grazie di amarmi! Poi lo depongo nel secondo cesto. Preghiera di ringraziamento Signore, per Te io sono tanto prezioso che mi metti accanto un Angelo perché sorvegli sulla mia vita. Grazie, Signore, perché Tu mi fai sentire quanta cura hai per la mai vita. Grazie, Signore, per i tanti “angeli” che ho che mi sono accanto e che mi aiutano a camminare meglio: i miei genitori, i miei insegnanti, i miei catechisti, i miei amici e tutte le persone che mi vogliono bene. Grazie, Signore, perché perdoni i miei peccati e con la Grazia che viene dalla Tua Bontà mi dai la forza per diventare tra gli altri un autentico compagno di viaggio, un vero messaggero di gioia, trasparenza del Tuo Amore gratuito, sconfinato, concreto e incondizionato. Amen! Via Crucis (materiale online)

Gesù: un amore smisurato G: Gesù ama senza misurare, senza avere in mano il misurino o il conta gocce… L’amore di Gesù è capace di rompere ogni misura, di spaccare ogni nostro piccolo e ristretto parametro. Gesù non dà solo qualcosa, ma consegna tutto. L’amore è autentico quando è smisurato, quando non dice «Basta!», ma arriva a dare tutto… … e invece il nostro amore è pieno di misure! (pausa) Io: la mia vita Amo misurando con il contagocce quello che do? Sono operoso, o mi lascio andare alla pigrizia? Affinché possa amore come Gesù, il mio cuore deve essere puro. So essere limpido nei discorsi, nelle letture, negli spettacoli televisivi, nell’uso di internet, dei filmati e delle immagini? Il mio

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PREADOLESCENTI

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO

TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO MARCATI A FUOCO DALLA MISSIONE

COLORE: azzurro

OBIETTIVI

I ragazzi •C omprendano la bellezza di essere cristiani e figli di Dio e sappiano gioire, come Maria, di questo grande dono. • Siano aiutati ad essere, con coraggio, testimoni attivi del Vangelo e dell’amore di Dio con amici, familiari e compagni.

PAROLA DI DIO E ICONA SALESIANA

PER RIFLETTERE (riflessione personale e di gruppo)

Per la Parola di Dio e l’icona salesiana si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13.

Siamo chiamati ad essere missionari ed il tempo Pasquale è il momento favorevole per prendere un impegno di apostolato verso chi ci sta vicino e ha bisogno di una mano. Maria ci è maestra: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta.” • È Gesù risorto che ci invia a chi ha bisogno, dobbiamo avere il coraggio di credere in Lui, nella sua volontà, di essere testimoni del Vangelo. • Anche Don Bosco ha inviato i suoi salesiani in terre straniere e loro, con coraggio e fede, sono partiti per portare al mondo la buona novella. La Pasqua e la potenza dello Spirito Santo siano forza per il nostro cammino di fede e di carità verso gli altri. Il cammino di quest’anno si sta per concludere ed il riposo estivo si fa vicino. Dio però non va in vacanza: ci è sempre accanto e ci chiede di essere continuamente attivi nella preghiera! • Faccio un “resoconto” attento di questo anno e provo a leggere la presenza di Dio nei passi che ho compiuto. • Cosa mi porto nello zaino della vita? Cosa devo buttare e in cosa devo migliorare? • Prendo un impegno concreto che mi porto per tutto il tempo estivo fino all’inizio del prossimo anno.

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IMPEGNO

Come Maria, testimoni e portatori di Gesù! In questo periodo di gioia pasquale mi impegno a vivere ogni cosa al massimo delle mie possibilità, per sperimentare quella gioia piena che il Signore ci ha promesso. Concretamente significa: Devo studiare? Studio al 100%! Devo giocare? Gioco al 100%! Devo dare una mano in casa, in oratorio, a scuola? Devo uscire con gli amici? Devo andare in chiesa? TUTTO AL 100%!! Mi affido alla Madonna recitando ogni sera 3 AVE MARIA e ringraziando per l’anno che si sta concludendo. •L a prima spedizione missionaria parte per l’Argentina: don Bosco realizza il sogno di vedere i suoi salesiani in tutto il mondo. Tu per dove puoi “partire” quest’estate per continuare a camminare con don Bosco?

ATTIVITÀ

Canzone Dalla canzone Una poesia anche per te di Elisa: “Ci sarà forse esiste già al di là dell’orizzonte una poesia anche per te”. L’amore porta luce nelle situazioni più buie, dona speranza lì dove non sembra esserci. Il Vangelo racconta la storia di Gesù che porta l’annuncio di un Dio che ci ama e ci dona speranza. Il Signore non ci lascia in situazioni di difficoltà senza aiuto, anzi ha particolare attenzione per coloro che sono meno fortunati. Come Gesù ci ha regalato questa notizia di amore anche noi possiamo portare amore e speranza in quelle situazioni infelici che vediamo intorno a noi. Gioco Dividere i ragazzi in 2 squadre. Una squadra all’interno del campo, l’altra all’esterno. I ragazzi all’esterno con una palla devono cercare di prendere coloro che sono all’interno del campo. Quando i ragazzi all’interno riescono a colpire coloro che sono all’esterno (con la palla) le 2 squadre fanno cambio. Durante il gioco gli scambi possono avvenire infinte volte. Alla fine del gioco l’animatore spiega ai ragazzi il perché continuano a scambiarsi di ruolo. Testimonianza L’educatore del gruppo racconti ai ragazzi il brano di Vangelo più importante per la sua vita spiegando cosa dice alla sua di vita. L’educatore sottolinei come il Vangelo non sia una storia distante, ma di come la vita di Gesù sia concretamente legata alla propria esperienza quotidiana.

PREGHIERA

Preghiera del rosario Con Maria per tutti! G: Maria ha fatto tutto nella vita di don Bosco e ha insegnato ai ragazzi dell’Oratorio di Valdocco che la via per vedere i miracoli nella propria vita è una sola: affidarsi alla Madonna. Fidandoci delle parole di don Bosco e della bontà materna di Maria, mettiamo nelle sue mani di Mamma tutto ciò che abbiamo nel cuore e con lei ringraziamo per tutto il bene, il bello e il buono che in questo anno ha colorato la nostra vita.

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO

L1: Tra il 1871 e il 1872, don Bosco fece un sogno drammatico. Lo narrò prima a Pio IX, pare, poi ad alcuni dei suoi salesiani… «Mi parve trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano aspre montagne. Vidi numerosi uomini che la percorrevano. Erano quasi nudi, di statura straordinaria. Avevano capelli ispidi e lunghi, colore abbronzato e nerognolo. Erano vestiti soltanto di larghi mantelli di pelli di animali, che loro scendevano dalle spalle. Per armi usavano una lunga lancia e la fionda. Alcuni uomini erano occupati nella caccia, altri combattevano fra loro o con soldati vestiti all’europea. Io fremevo a quello spettacolo. Ed ecco spuntare all’estremità della pianura molte persone: dal vestito e dal modo di agire capii che erano missionari di vari Ordini. Li fissai ben bene, ma non conobbi nessuno. Andarono in mezzo a quei popoli per far conoscere Gesù, ma questi, appena li videro, si avventarono contro e li uccidevano. Intanto vidi in lontananza un drappello di altri missionari. Erano chierici e preti. Li fissai con attenzione, e li riconobbi per nostri salesiani. Mi aspettavo che da un momento all’altro toccasse loro la stessa sorte dei primi missionari, quando vidi che il loro comparire metteva allegria in tutte quelle tribù. Abbassarono le armi e accolsero i nostri con ogni segno di cortesia. Stetti ad osservare: i missionari recitavano il Rosario, e quegli uomini rispondevano a quella preghiera. Dopo un po’ i salesiani andarono a porsi nel centro di quella folla che li circondò, s’inginocchiarono. I selvaggi; deposte le armi, piegarono essi pure le ginocchia. Ed ecco uno dei salesiani intonare: Lodate Maria, o lingue fedeli, e tutti a una voce, continuarono il canto, con tanta forza di voce che io, quasi spaventato, mi svegliai». Quel sogno ebbe un notevole peso nella vita di don Bosco. (da Don Bosco - Teresio Bosco) 1° Mistero - Annuncio dell’angelo a Maria La proposta di Dio LB: A l sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa... La vergine si chiamava Maria. (Lc. 1, 26-38) L1: D on Bosco fece un sogno drammatico. Lo narrò prima a Pio IX, pare, poi ad alcuni dei suoi salesiani... L2: Maria, guarda con dolcezza le nostre famiglie, gli educatori, i catechisti e tutte le persone che ci aiutano a crescere. Padre nostro Preghiamo 3 Ave Maria 2° Mistero - Maria visita Elisabetta La gioia condivisa LB: I n quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. (Lc. 1, 39-42) L1: E d ecco spuntare all’estremità della pianura molte persone: dal vestito e dal modo di agire capii che erano missionari di vari Ordini... L2: Maria, rendi coraggiosi i cristiani, in modo particolare noi ragazzi e mettiti in viaggio con noi verso i giovani più lontani da Gesù. Padre nostro Preghiamo 3 Ave Maria 3° Mistero - Il dono dello Spirito Santo Gesù è con noi sempre LB: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. (Mt. 28, 18-20)

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L1: Andarono in mezzo a quei popoli per far conoscere Gesù... Il loro comparire metteva allegria in tutte quelle tribù... L2: Maria, ricordaci sempre di camminare con lo sguardo verso il Cielo per far conoscere a tutti Gesù, il segreto della nostra felicità. Padre nostro Preghiamo 3 Ave Maria 4° Mistero - Gesù carico della croce La fatica dell’annuncio LB: Poi, a tutti, diceva: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. (Lc. 9, 21-27) L1: Q uesti, appena li videro, si avventarono contro e li uccidevano. Intanto vidi in lontananza un drappello di altri missionari. Erano chierici e preti... L2: Maria, accompagna ogni giorno chi vive la fatica di stare con Gesù e chi soffre ingiustamente. Padre nostro Preghiamo 3 Ave Maria 5° Mistero - le nozze di Cana Uno sguardo attento LB: L a madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». (Gv. 2, 1-10) L1: Abbassarono le armi e accolsero i nostri con ogni segno di cortesia. Stetti ad osservare: i missionari recitavano il Rosario, e quegli uomini rispondevano a quella preghiera. L2: Maria, insegnaci ad avere uno sguardo aperto al mondo, soprattutto rendici attenti alle persone che abbiamo intorno. Padre nostro Preghiamo 3 Ave Maria G: Preghiamo insieme un’Ave Maria, chiedendo a Lei, aiuto potente di ogni uomo, la pace lì dove ancora il cuore degli uomini è indurito dall’egoismo e dal desiderio di potere. T: Ave Maria... Preghiamo insieme O Maria, donna dei giorni feriali, parlaci delle cose piccole e semplici. Aiutaci ad essere veri sempre e dovunque. O Maria, donna dei giorni feriali, aiutaci a riscoprire il fascino delle giornate normali: fa’ che i nostri sguardi siano messaggi, i nostri gesti siano regali colmi di gioia. O Maria, aiutaci ad aprire la porta di casa per condividere la festa della nostra vita. Aiutaci a capire che la festa è Dio: accolto e amato nella casa dei giorni feriali. Amen. G: Maria Aiuto dei cristiani T: Prega per noi G: Nel nome del Padre...

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ADOLESCENTI A CURA DEL MGS SICILIA INFO: pastorale@fmaisi.it ISTRUZIONI PER L’USO

Ognuno de sei periodi del sussidio adolescenti è organizzato in 5 parti •K erygma. Presenta la dimensione dell’annuncio e dei contenuti. In questa sezione si presenta l’argomento del periodo collegando insieme il tema, gli obiettivi, la Parola di Dio e l’icona salesiana. L’argomento è sintetizzato in una o due parole chiave per le quali vengono indicati alcuni processi da avviare con gli adolescenti per raggiungere la finalità. •K oinonia. Presenta la dimensione ecclesiale e comunitaria attraverso alcuni interrogativi utili per la riflessione personale e/o in gruppo. •L eiturgia. Presenta la dimensione liturgica e sacramentale. Questa sezione prevede tre paragrafi: ­ - collegamento con un sacramento ­ - preghiera ­ - celebrazione •D iakonia. Presenta la dimensione del servizio attraverso alcuni impegni da portare avanti personalmente e/o in gruppo. •M ateriale. Contiene alcuni materiali utili per affrontare il tema. Questa sezione offre: ­ - canzoni ­ - testimonianze ­ - dinamiche di gruppo ­ - altri testi di approfondimento Nota di redazione È importante sempre rifarsi alla prima parte del sussidio e allo schema generale per cogliere il senso della proposta e di ogni periodo liturgico. I brani riportati nella prima parte non sono stati qui re-inseriti. Il materiale che segue ha la funzione di offrire degli spunti per la personalizzazione (in base all’ambiente, ai destinatari, al momento “storico”…) della proposta e, ovviamente, non è e non può essere esaustivo.

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INIZIO ANNO

INIZIO ANNO SONO UNA MISSIONE SU QUESTA TERRA

KERYGMA

Parola chiave: A. “Io sono una missione” (EG) B. “Prendersi cura degli altri” (icona salesiana) Processi da avviare: DA una missione vissuta come protagonismo e affermazione di sé… AD una missione vissuta come risposta alla chiamata di Dio che affida ad ogni uomo un progetto che dà pienezza e felicità. DAL prendersi cura degli altri, vissuto come “tempo libero” e come azioni da compiere… AL prendersi cura degli altri, vissuto come scelta di vita salda e costante anche in presenza di difficoltà, di incomprensioni e di insuccessi. Quest’anno bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco si apre con una tappa importante nel cammino di maturazione dei nostri adolescenti. Fin dall’inizio viene posto innanzi al loro cuore e alla loro mente una verità importante della fede cristiana e cioè che ogni uomo: “È una missione” (prima parola chiave). «La missione non è una parte della mia vita o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo… Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente; abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione». (EG 273-274) Papa Francesco invita a mettere la missione non tra le cose da fare ma ne parla come di ciò che dà identità, sostanza, robustezza alla nostra vita cristiana. Nella fase dell’adolescenza spesso invece la missione è vissuta come bisogno di affermarsi, di mettersi in mostra, di sentirsi apprezzati, di compiere qualcosa di buono, di dedicare del tempo agli altri; siamo chiamati ad accompagnare i nostri destinatari ad uscire da questo dinamismo fino a vivere la missione come risposta alla chiamata di Dio che chiama ogni uomo, nella sua identità, nella sua interiorità e nella sua totalità, affidandogli un progetto di felicità e pienezza di vita: la missione, allora, non è compiere dei gesti, ma dare corpo a questo progetto che dà senso alla mia vita e a quella di coloro che incontrerò lungo il cammino (primo processo da avviare). Questa prima tappa, potendosi sviluppare per quasi tre mesi, ci mette dinnanzi anche un secondo processo da avviare e una seconda parola chiave: “Prendersi cura degli altri”. Prendersi cura di un altro vuol dire riconoscere l’altro come valore di cui curarsi, ma anche riconoscere se stessi come valore, perché capace di prendersi cura degli altri. Il riconoscersi come “una missione” spinge l’uomo ad aprirsi agli altri fino a prendersene cura, come una madre ha cura del figlio. L’icona salesiana di questa prima tappa ci presenta il sogno delle tre fermate; esso è la continuazione e l’approfondimento del sogno dei 9 anni (i lupi cattivi che diventano agnelli); la pastorella (Maria) invita Giovanni a proseguire lungo il suo cammino e Giovanni si accorge che a poco a poco gli agnelli diventano pastori che si prendono cura degli altri ragazzi. Questo sogno ci presenta uno dei valori più importanti nella pedagogia di don Bosco: far comprendere ai ragazzi l’importanza di mettersi al servizio gli uni degli altri, prendendosi cura con

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ADOLESCENTI

amore paterno e fraterno. Siamo invitati, pertanto, ad aiutare i nostri adolescenti a passare dal prendersi cura degli altri solo nel tempo libero da altri impegni e vissuto come cose da fare e azioni da compiere, al prendersi cura degli altri come scelta di vita salda e costante, da portare avanti anche quando non se ne ha voglia e/o si presentano difficoltà, incomprensioni e insuccessi. Per avviare con i nostri ragazzi questo secondo processo possiamo rifarci al brano biblico, icona per questa prima tappa, che ci presenta la vocazione del profeta Geremia, amato e conosciuto da Dio fin dal grembo materno; egli viene stabilito da Dio come profeta delle nazioni, inviato a coloro che si erano allontanati da Lui, costituito come missionario e apostolo di Dio stesso. Geremia si impaurisce rispetto a questo grande impegno affidatogli e, usando la scusa dell’essere troppo giovane, cerca di rifiutare questo compito, ma, rassicurato da Dio di non temere perché Lui sarebbe stato sempre presente e lo avrebbe protetto, accoglie la missione ricevuta e diventa suo fedele profeta e discepolo.

KOINONIA

La comunità può essere missionaria se io per primo scelgo di essere “missionario”. Verifica il tuo apporto alla dimensione missionaria della Chiesa. •C osa significa per me missione? •Q uale motivazione mi ha spinto a diventare animatore, a prendermi una responsabilità in oratorio o in un altro ambiente salesiano? • I l più delle volte si comincia per motivi futili: seguire un amico, sentirsi importanti, avere qualcosa da fare; ma bisogna fermarsi e chiedersi perché sono qui? Cosa vuole Dio da me? •O gnuno di noi con le proprie qualità e caratteristiche ha un ruolo particolare e compie il proprio servizio in modo unico. Rifletti sulle tue specificità. Sui tuoi pregi e sui tuoi difetti, Dio scrive il suo progetto per te. •L eggi il sogno delle tre fermate e chiediti a che punto ti trovi: mi sento più lupo, agnello o pastore? •P erché mi prendo cura degli altri? Come mi sento quando dono il mio tempo agli altri? Quanto del mio tempo impiego nel prendermi cura degli altri? •P rova a pensare al tuo servizio verso gli altri: se puoi quantificarlo contando solo le ore trascorse compiendo l’attività di volontariato e non lo vedi invece come uno stile, c’è ancora da lavorare sul ruolo che il “prendersi cura degli altri” ha nella tua vita. Concepisco il mio servizio come un lavoro? Quando esco dall’oratorio, smetto i panni dell’animatore, non mi curo più degli altri? •A pprofondisci le tue motivazioni confrontandoti con qualcun altro, un altro giovane in oratorio, un responsabile di gruppo, un salesiano, una suora.

LEITURGIA

Collegamento con il sacramento del Battesimo Dio facendoci diventare col Battesimo suoi figli, ci affida una missione. Preghiera Si fida di noi Dio, tu ti fidi di noi uomini, hai fiducia in noi, ci hai scelti come tuoi collaboratori e strumenti nell’opera di salvezza; questa Tua fiducia la manifesti tutte le volte che per mezzo nostro, poveri e deboli, realizzi cose grandi, così come avvenne per Maria. Dio si fida di noi, ci affida i suoi doni, eppure conosce la nostra fragilità, l’incoerenza, le facili infedeltà in cui cadiamo, consente alla nostra intelligenza, anch’essa suo dono, di penetrare in qualche modo i misteri di quel mondo creato che ci hai affidato perché ne godessimo i frutti.

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INIZIO ANNO

Ho fatto te Ho guardato le grandi miserie del mondo: bambini che muoiono di fame, ingiustizie e sofferenze sui poveri e folle sterminate che ancora non conoscono il Vangelo. Allora ho pregato Dio con dolore, quasi con rabbia, e gli ho urlato: “Dio, perché non fai niente?” Lui mi ha risposto, sospirando: “Io ho fatto quello che dovevo fare!”. “Ma... cosa hai fatto se tanta gente...”. Con pazienza ferma, mi ha chiuso la bocca, per non farmi continuare a sbagliare. Poi, quasi piangendo, mi ha sussurrato: “Per questi miei figli che soffrono, io ho fatto te”. Celebrazione: Adorazione eucaristica (materiale online)

DIAKONIA

•P rendi un impegno concreto, un servizio in oratorio o un’attività di volontariato durante l’inverno quando è più complicato conciliare gli impegni di studio e di attività extra scolastiche con il prendersi cura degli altri. •A ll’inizio dell’anno, come gruppo o come singolo, prendi l’impegno di fare attenzione, almeno una volta giorno, alle esigenze, ai bisogni di qualcun altro e di prendertene cura non perché qualcuno ti guarda o perché ne avrai un beneficio materiale, ma perché prendersi cura degli altri è la tua missione, la tua risposta a Dio. Prova a tenere un piccolo diario della tua missione annotando ogni sera qual è stato il gesto, la premura, l’atteggiamento (non necessariamente si deve trattare di un’azione) che hai avuto nei confronti degli altri.

MATERIALE

Canzone La leggenda – The Sun Cammini a passi svelti Mi piace la tua ombra danza sulla sabbia e lascia un segno sulla terra Da lungo tempo viaggi ma la tua meta è certa Hai fatto molte scelte audaci e ho visto quanto conta Non so come m’hai cambiato Mi sento acceso come mai prima e il sole m’illumina la via e il viso Ho scelto il mio destino. Tutta la mia vita è una folle storia e tutta questa voce canta una vittoria: il fuoco nelle vene che cambia il male in bene! Questa è la mia Luce e spezza le catene È più di una leggenda La gente ancora sogna resiste a chi la inganna Non si rassegna a chi le impone una vita fasulla Lo senti il sole che illumina la via e il viso? È questo il mio destino Rit. Da giovane volevo una vita speciale, qualcosa che mi desse la spinta a continuare Di certo non pensavo a questa missione, ma tutto ora ha un senso: mi dono per Amore Controvento – Arisa Io non credo nei miracoli, meglio che ti liberi, meglio che ti guardi dentro Questa vita lascia i lividi, questa mette i brividi. Certe volte è più un combattimento C’è quel vuoto che non sai, Che poi non dici mai. Che brucia nelle vene come se Il mondo è contro te e tu non sai il perché. Lo so me lo ricordo bene

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ADOLESCENTI

lo sono qui, per ascoltare un sogno. Non parlerò se non ne avrai bisogno Ma ci sarò, perché così mi sento. Accanto a te. Viaggiando controvento. Risolverò, magari poco o niente, ma ci sarò. E questo è l’importante Acqua sarò che spegnerà un momento. Accanto a te. Viaggiando controvento Tanto il tempo solo lui lo sa. Quando e come finirà la tua sofferenza e il tuo lamento C’è quel vuoto che non sai, che poi non dici mai. Che brucia nelle vene come se Il mondo è contro te e tu non sai il perché lo so me lo ricordo bene. R Testimonianza Luca È un ragazzo italiano che ha deciso di intraprendere un’avventura di volontariato internazionale in Romania. Ecco la sua testimonianza. Romania: nazione di contraddizioni; Romania: paese dove gli odori, i sapori, la cortesia, l’ospitalità e la cultura delle persone regnano sovrani; Romania: con le sue foreste e le sue montagne maestose. Non è facile riuscire a descrivere, anzi, a riassumere con un solo termine la mia prima esperienza di volontariato in una terra così “particolare”; sono certo, però, di una cosa: ogni uomo dovrebbe provare almeno una volta. Prima della mia partenza dall’Italia, ritenevo che fare del volontariato all’estero in un paese differente dai “nostri (ricchi) occidentali” richiedesse doti, capacità, professionalità al di fuori del comune. Pensavo -volando verso Bucarest-: “forse un medico, un infermiere, un fisioterapista, sarebbero le persone più utili ed opportune....” che errore!!! Che emozione il mio primo giorno presso l’Orfanotrofio di “Atelier Sacelean”; che gioia vedere i bimbi dell’Ospedale pediatrico “Sacele Hospital” attendermi ogni pomeriggio innanzi alla Play room; che serenità donare un sorriso ai bambini mentre raccontavo le storie di Daniele o di altri grandi personaggi con i puppets; che bello sentire le risate degli anziani ospiti della Casa di Riposo di Sacele mentre i puppets “cantavano a squarcia gola “O’ sole mio!”. Non occorre essere persone speciali ma solo seguire “la via per eccellenza”, quella dell’amore..... (1 Corinzi 13,1-3). È l’amore che occorre donare a questi come a tutti i bambini: rumeni, gitani, cristiani, musulmani. Sono tutti desiderosi di così poco, quello che a noi sembra scontato: solo di amore, di cura e di un sorriso. E allora perché non provare? “Ricorda se hai bisogno di una mano, la troverai alla fine del tuo braccio e mentre diventi più grande, rammenta che hai un’altra mano: la prima serve ad aiutare te stesso, la seconda serve ad aiutare gli altri.” (Audrey Hepburn) Chiara Amirante Il cuore ospitale. Una ragazza come tante, a Roma, decide di fare della missione uno stile di vita, anzi lo scopo della sua vita. Chiara va in giro per i posti meno raccomandabili della città e avvicina i “rifiuti” della società: barboni, prostitute, drogati, si siede accanto a loro e li ascolta perché “sono ben contenta dell’opportunità che mi dai di entrare nel tuo mondo per condividere momenti preziosi della tua vita!”. Ascoltiamo il suo racconto: “Quante volte percorrendo le strade della città mi era capitato di incrociare sguardi spenti, persi nel vuoto, giovani raggomitolati al bordo di qualche marciapiede, fieri di una chitarra sgangherata e dei loro jeans strappati. E quante volte avrei dovuto fermarmi ad ascoltare il loro canto, il loro silenzio, per poter entrare in punta di piedi nel mondo di ciascuno. La solitudine che potevo scorgere in tanti di questi volti, mi pareva un ottimo biglietto d’invito e il desiderio di poter condividere, con quante più persone possibili, la gioia profonda che da tempo sperimentavo; diventò la spinta decisiva per avvicinare quei volti. Fu così che iniziai il mio viaggio nel mondo della strada”. Nessuna ricetta, nessun giudizio, nessuna pretesa di cambiare le cose… solo la voglia di condividere. Chiara ha una convinzione straordinaria nel cuore: “Siamo stati creati dall’Amore per l’amore; abbiamo bisogno di toccare il cielo e niente altro ci può bastare”. “Pur tra le macerie di una città distrutta, è sempre possibile scoprire, riportare alla luce quella scintilla divina presente in ogni essere umano”. Ha fondato la comunità “Nuovi Orizzonti”, che gestisce varie case di accoglienza che si ispirano alla comunità

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AVVENTO E NATALE

dei primi cristiani: si chiede solo di provare a vivere il Vangelo e di non parlare del passato se non in positivo. A Paliano (FR) è nata una vera e propria cittadella per tossicodipendenti, emarginati, malati di Aids, ragazze-madri e bambini di strada. Sarà divisa in nove comunità, avrà un villaggio di prima accoglienza, un laboratorio artigianale, una tipografia ed una cooperativa agricola. Nella struttura potranno essere curate fino a 600 persone. Dinamica Obiettivo: prendere coscienza del tempo che si usa bene e del tempo sprecato. •L ’animatore distribuisce a ciascun ragazzo la seguente tabella su cui i ragazzi elencheranno le attività che svolgono nell’arco della settimana. Indicheranno anche il tempo dedicato a ciascuna attività. Attività che faccio da solo e per me stesso

Ore settimanali

Attività che faccio con e per altri

Ore settimanali

• I n gruppi di quattro, i ragazzi cercheranno di verificare se hanno elencato davvero tutto quello che fanno e il tempo impiegato. Poi discuteranno se non vi sia la possibilità di recuperare tempo da donare in qualche modo agli altri. • I n assemblea si discute a partire dalle seguenti domande: - Quale tipo di attività domina la mia settimana? - Per svolgere bene qualche attività, impiego forse più tempo del necessario? Perché? - Come posso donare un po’ di tempo agli altri?

AVVENTO E NATALE PRENDERE L’INIZIATIVA

KERYGMA

Parola chiave: Prendere l’iniziativa

Processi da avviare: DA un’azione intrapresa con lentezza, senza entusiasmo e senza partecipazione … A un’azione intrapresa con senso di responsabilità e di paternità, con passione e portata avanti sempre e nonostante le difficoltà.

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ADOLESCENTI

Dopo aver lavorato, nella precedente tappa, sull’importanza di cogliere la propria vita come una missione che Dio ci affida attraverso un progetto da realizzare e delle persone di cui prenderci cura, vogliamo adesso invitare i ragazzi a vivere questo progetto non come un dovere, nell’atteggiamento dell’attesa passiva, rinviando costantemente la realizzazione di questa missione e suscitare in loro il desiderio di prendere l’iniziativa come singole persone e come membri di una comunità, per lasciarsi coinvolgere nella missione di Gesù, che attende la risposta pronta e gioiosa di ogni discepolo. Prendere l’iniziativa, sarà la parola chiave di questa tappa. Dice Papa Francesco che «la Chiesa in “uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano: “Primerear” - prendere l’iniziativa». (EG 24) La comunità sperimenta che Dio ha preso l’iniziativa, inviando il suo Figlio che si è incarnato per farsi uomo come noi, per farsi nostro compagno di viaggio. Come l’Emmanuel ha preso l’iniziativa verso di noi, anche noi siamo chiamati a prendere l’iniziativa per annunciare e testimoniare il Vangelo dell’Incarnazione, della gioia e della salvezza che, il tempo liturgico che stiamo vivendo, ci mette dinnanzi attraverso la Parola di Dio che ci fa meditare e celebrare. L’icona biblica di questa tappa, ci pone come esempio Maria che, dopo aver ricevuto l’annunzio che le preannunciava che sarebbe diventata la Madre di Dio e aver detto il suo “SI”, si mette in viaggio verso la montagna e raggiunge in fretta sua cugina Elisabetta che aveva bisogno di lei. Il brano lucano sottolinea alcuni atteggiamenti che furono di Maria e che ogni cristiano è chiamato a vivere: • “si mise in viaggio”: Maria comprende che sua cugina ha bisogno di lei e si mette in viaggio. Nessuno le ha chiesto di andare da Elisabetta, ma è Maria che prende l’iniziativa perché ha accolto Dio nel suo grembo. • “ verso la montagna”: Maria nel prendere l’iniziativa non sceglie la strada più facile, la via più comoda, ma va verso la montagna, percorrendo salite, valichi e strade impervie e fredde; ci insegna così che siamo chiamati a prenderci cura degli altri non solo quando tutto è comodo, facile, entusiasmante, ma sempre; ci invita a scegliere la via “della montagna” che passa dalla mortificazione e dal sacrificio per rendere più vero il gesto di attenzione che faremo verso gli altri. • “ raggiunse in fretta”: Maria nel prendere l’iniziativa non rimanda al futuro, non vive la sua missione con passività, con lentezza, con pigrizia ma sceglie di agire subito, con dinamicità e gioia; Maria ci insegna a prendere l’iniziativa non a partire dai nostri impegni e dalle nostre pause, ma a partire dai bisogni di chi ci sta vicino e dalle loro esigenze perché il nostro servizio sia vero e proficuo. Il processo da avviare in questa tappa è quindi quello di passare da un’azione di servizio e apostolato svolta con lentezza, senza entusiasmo e senza partecipazione ad un’azione intrapresa con senso di responsabilità e di paternità, realizzata con passione e portata avanti sempre e nonostante le difficoltà. L’icona salesiana ci presenta l’esperienza della Compagnia dell’Immacolata, un gruppo compatto di piccoli apostoli dell’oratorio di Valdocco che decisero di propria iniziativa, di essere lievito nella massa dell’Oratorio, diventando “angeli custodi” di Valdocco. È interessante la scelta delle tre categorie di destinatari dei quali decisero di prendersi cura: • g li indisciplinati: prendersi cura dei più bisognosi, dei più difficili, di coloro che sono distanti, in pratica, di coloro che erano alla “periferia”; • i nuovi arrivati: prendere l’iniziativa verso coloro che, essendo appena arrivati a Valdocco, non conoscevano nessuno, non sapevano come comportarsi, in pratica, di coloro che erano “immigrati” in una terra e un luogo nuovo; •d ei leaders: la Compagnia dell’Immacolata era composta dai leaders dell’Oratorio e, condividendo questa esperienza, si sostenevano l’un l’altro, aiutandosi e stimolandosi vicendevolmente nel loro cammino di fede, di maturazione umana e di santità.

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AVVENTO E NATALE

KOINONIA

La qualità della tua comunità (gruppo, comunità parrocchiale, oratorio, classe…) dipende anche da te, dalla tua capacità di prendere l’iniziativa. • I n questo periodo in preparazione al Natale rifletto su come vivo il mio essere in famiglia, a scuola, in oratorio, con gli amici: sono solito prendere l’iniziativa o faccio solo quello che mi viene chiesto? •P er poter prendere l’iniziativa naturalmente bisogna sentirsi parte integrante della realtà in cui viviamo. Quanto mi sento parte attiva dell’ambiente salesiano in cui opero? Quanto mi sento responsabile? E in quanto portatore del carisma di Don Bosco, qual è il mio ruolo nella Chiesa? Mi sento parte di essa a tal punto da poter prendere un’iniziativa? •Q uanto sono capace di leggere la realtà che mi circonda e di identificare i bisogni senza che nessuno me lo chieda? Cosa posso fare per migliorare questa capacità? •L eggi il brano della vita di Don Bosco che racconta della fondazione della “Compagnia dell’Immacolata” e confrontati con i tuoi coetanei o con un animatore di gruppo. Mi sento responsabile dell’ambiente in cui viviamo tanto da realizzare qualcosa? pensare che la soluzione di un problema possa riguardarmi da vicino? prendere un’iniziativa che si trasformi in un impegno concreto per me? •R ifletti sul senso di appartenenza e sulla tua capacità, che da esso deriva, di poter prendere l’iniziativa per migliorare una situazione o rispondere ad un’esigenza nel tuo ambiente. Approfondire questi elementi ti permetterà di uscire “fuori” dalle quattro mura di casa, dell’oratorio, della scuola e di divenire portatore di uno specifico carisma.

LEITURGIA

Collegamento con il sacramento della Cresima Quando ricevo il sacramento della Confermazione, prendo l’iniziativa di confermare e proclamare personalmente la fede ricevuta nel Battesimo e consolidata durante gli anni della mia crescita cristiana. Preghiera Dio prende l’iniziativa su di te Ascolta! Il Signore ti chiama! Il tuo cuore sussulta. È il Signore che ti chiama. Ascolti la Sua voce ma non capisci il senso. Puoi tu così fragile e debole fare quello che Lui ti dice? Lui ti chiama. Vuole usare te per portare la salvezza all’umanità. Vuole la tua fragilità per manifestare la Sua potenza. Vuole il tuo cuore per manifestare il Suo amore. Vuole il tuo “sì” per manifestare la Sua presenza. Ascolta! Lui ti conosce, sa i tuoi limiti, li conosce più di te e sa che sono più di quanto tu sai. Ma Lui è Dio e fa cose grandi con mezzi piccoli, insignificanti. Lui manifesta la Sua Onnipotenza nella debolezza. Se tu sai di essere debole, Lui ti può usare. Con Dio noi faremo cose grandi. Ascolta, non dire di no! Lui aspetta il tuo sì! Non aspettare di essere perfetto, non attendere mille certezze, non ragionare a lungo. Fidati di Lui. Dai la tua vita, la tua debolezza, il tuo cuore, la tua mente, la tua libertà e tutto nella tua vita sarà benedizione. Ciò che Dio assume, perché tu gliene dai il permesso,

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ADOLESCENTI

diventa strumento di salvezza, per te e per gli altri. Di’ sì! Molti fratelli disperati aspettano te, perché aspettano Lui. E Lui si vuole servire di te per salvare loro. Di’ sì! Il mondo è troppo buio, senza Dio. Lui è la luce del mondo e vuole attraverso te illuminare ogni uomo. Celebrazione mariana (materiale online)

DIAKONIA

MATERIALE

• I n oratorio o negli altri ambienti in cui operi ci sono sempre dei servizi o delle attività che sebbene siano necessari, nessuno vuole mai fare. Scegli “la via della montagna”, prendi l’impegno di farti carico di uno di questi compiti, prendendo l’iniziativa, non aspettando che qualcuno te lo chieda. •R enditi parte attiva della realtà salesiana in cui vivi e proponi un’attività, un laboratorio o un evento che servano a rispondere ad un’esigenza, ad un bisogno, a migliorare una situazione, a risolvere un problema. Offriti per prendere parte o gestire l’iniziativa, sentiti responsabile del buon andamento di ciò che hai proposto.

Canzone C’è da fare - Giorgia C’è da fare, c’è da fare. C’è sempre qualcosa da fare C’è da fare, c’è da fare. C’è sempre qualcosa da fare e da rifare C’è da fare, c’è da fare. C’è da far da mangiare per un mondo affamato C’è da fare, c’è da fare. C’è sempre qualcosa da fare dentro di noi C’è da fare andare avanti la baracca. Aggiustare qualcosa che si spacca E quando poi pioverà un secchio qua e un altro là contro l’umidità È inutile parlare fare finta di guardare C’è da fare, c’è da fare. C’è sempre qualcosa da fare e da rifare C’è da fare, c’è da fare. C’è da fare un casino anche contro il destino C’è da fare, c’è da fare. C’è da fare il bucato dove abbiamo sporcato C’è da fare, da cambiare. C’è sempre qualcosa da fare e tu lo sai La mattina c’è da riordinare il letto e rimetter molti sogni nel cassetto Che siamo sempre a metà perché qualcosa non va Ci vuole più volontà arrangiarsi, ingegnarsi. Lavorare e poi stancarsi per liberarsi C’è da fare sai qualcosa di importante Uh... c’è da fare Qualcosa di più grande Uh... c’è da rifare... Ci sarebbe da cambiare mezzo mondo. Dare a tutto un senso molto più profondo Col sole in faccia si sa che gran fatica sarà contro l’aridità È inutile partire, fare finta di guardare C’è da fare, (c’è da fare) Qualche volta sbagliare, dover ricominciare C’è da fare, (c’è da fare) C’è da fare da mangiare per un mondo affamato C’è da fare, da rifare C’è sempre qualcosa da fare e tu lo sai C’è da fare (qualcosa di importante) C’è da fare È inutile parlare, fare finta di guardare quando ... c’è da fare sai Qualcosa di importante. Oh - qualcosa di più grande. Qualcosa di importante. Qualcosa di più grande.

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MESE SALESIANO

Testimonianza Peppino Impastato Se volessimo cercare un esempio di persona che ha fatto della sua vita un continuo prendere l’iniziativa, senza preoccuparsi delle conseguenze pericolose e negative, affrontando tutte le difficoltà e con passione e convinzione di portare avanti le sue idee, questa persona è Giuseppe (Peppino) Impastato. Nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, nel 1948 da una famiglia “mafiosa” ma con un difetto nel suo DNA: Peppino dedicò la sua vita alla “aperta denuncia” della mafia, attraverso un’attività socio-politica antimafiosa, per questo motivo rompe con il padre che lo caccia di casa. Nel 1976 fonda “Radio Aut” radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini attraverso la satira, in particolare all’interno del programma “Onda Libera”. “Parlava Peppino. Parlava tanto in una Cinisi muta, sorda e cieca. Parlava dai palchi improvvisati sui quali rappresentava il suo impegno. Si faceva ascoltare dai microfoni di Radio Aut.” Nel 1978 si candida alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale; col suo cadavere venne inscenato un attentato, atto a distruggerne anche l’immagine, in cui la stessa vittima apparisse come attentatore suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale. Soltanto 23 anni dopo, grazie all’impegno del fratello e della madre, che avevano “rotto” pubblicamente con la mafia riuscendo a far riaprire l’inchiesta giudiziaria grazie alle denunce e la documentazione raccolta, la morte di Peppino viene riconosciuta come un delitto di mafia, un delitto contro la parola, per far tacere chi senza paura era andato contro la sua stessa famiglia pur di combattere per la legalità e la giustizia. Alla vita di Peppino è dedicato il film “I cento passi”. Il film è una ricostruzione dell’attività di Peppino, e i “cento passi” che separavano casa sua da quella del boss Tano Badalamenti (il mandante del suo omicidio) non sono solo una metafora usata dal regista, ma è effettivamente la distanza presente tra quella che era la casa di Peppino e la casa del boss.

nità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione.

Dinamica Preparare tanti bigliettini quanti sono i ragazzi che partecipano all’incontro con su scritti i loro nomi e porli all’interno di un cestino. Dopo aver tenuto l’incontro sul tema del “prendere l’iniziativa” sottolineando il fatto che ognuno di noi deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni, che deve compiere con entusiasmo e pazienza, fate prendere ad ogni ragazzo un biglietto; ciascuno avrà il bigliettino con il nome di un compagno e dovrà impegnarsi a stargli accanto per tutto il periodo dell’Avvento, come se fosse un “angelo custode” senza aspettare che sia l’altro a cercare la compagnia, il conforto o i consigli, ma prendendo sempre l’iniziativa.

In questo mese salesiano vogliamo aiutare i nostri destinatari a comprendere la propria vita nella logica del dono; una vita orientata non alla ricerca di gratificazioni, ma una vita spezzata, donata, condivisa come il pane eucaristico, pane spezzato e donato per tutti. Toccheremo, pertanto, un aspetto molto importante nel cammino psicologico, umano, cristiano e salesiano: trovare la propria identità e il proprio equilibrio nell’offrire quello che si è per condividere così quanto si ha. Il tema, proposto in questa tappa, “la vita si rafforza donandola”, prende lo spunto da un testo di Papa Francesco: « La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto coloro che sfruttano di più le possibilità della vita, sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri…La vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri». (EG 10) La mentalità sottesa a quanto ci ha detto il Papa è che la vita è un dono che, quando condiviso, non viene ridotto o addirittura annullato ma, al contrario, moltiplicato e rafforzato: più dono e più ricevo; più condivido, più ritrovo; una condivisione vissuta con gioia e convinzione. La parola chiave, per questo mese, “offro la vita”, fa riferimento al brano evangelico che Giovanni ci presenta con la figura del buon Pastore: offrire la vita per le pecore. Il testo ci fa comprendere che la vita è per gli altri. Anche nella maturazione psicologica e umana “l’essere PER” trova il suo senso e il suo inquadramento: quando nella vita siamo ripiegati su di noi diventiamo cupi e non cresciamo, un uomo diventa adulto quando impara il suo “essere per”, la consapevolezza di non essere chiusi in se, distanti da altri, monadi solitarie, ma chiamati a condividere quanto si è e quanto si ha. Un’immagine che può aiutarci è quella del “monociclo”: per l’artista di strada seduto sul monociclo l’unico modo per raggiungere l’equilibro e l’eleganza non è restare fermo, ma andare avanti, nell’atto di andare avanti trova l’equilibrio e l’eleganza. Anche nella vita del cristiano e nello stile salesiano non possiamo diventare adulti senza imparare ad andare verso gli altri. E l’andare verso gli altri non è una questione di cose da fare, ma un atteggiamento interiore che ci apre agli altri e

Testo di approfondimento Evangelii Gaudium di Papa Francesco, n. 24 La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. La comu-

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ADOLESCENTI

MESE SALESIANO LA VITA SI RAFFORZA DONANDOLA

KERYGMA

Parola chiave: Offro la vita (cf. Gv 10,11-18) Processi da avviare: DA una vita vissuta come auto gratificazione, ripiegamento su di sé e incapacità di impegnarsi totalmente per Dio e per gli altri… A una vita spesa per Dio e per gli altri come dono di sé vissuto con responsabilità e condivisione.

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MESE SALESIANO

che ci fà vivere ogni istante della vita nella logica del dono come il buon Pastore che offre la sua vita per le pecore perché le conosce e le ama una ad una. E “il pastore offre la sua vita da sé”; non è costretto, né obbligato, fa una scelta libera; anche i nostri adolescenti sono invitati a donarsi per gli altri passando (processo) da una vita vissuta come auto gratificazione, ripiegamento su di sé e incapacità di impegnarsi totalmente per Dio e per gli altri, ad una vita spesa per Dio e per gli altri come dono di sé vissuto con responsabilità e condivisione. L’icona salesiana di questo mese ci offre un esempio di quanto detto, attraverso la testimonianza di Michele Rua che riceve da don Bosco l’invito a condividere con lui la missione salesiana; una condivisione totale e profonda che racchiude tutta la vita in una logica di scelta libera e donazione totale. “Fare tutto a metà con don Bosco” è stata la proposta che il santo ha fatto a Michele Rua, ma che continua a fare oggi a tanti altri ragazzi e giovani; una proposta, che attraverso il nostro servizio di educatori, vuol fare anche ai nostri ragazzi, a tutti i nostri ragazzi, non solo ai migliori o a coloro che sembrano più disponibili. La storia di Michele ci insegna che la risposta non sempre è immediata, ma un buon educatore impara a fare la giusta proposta e individualizzarla ad ognuno dei suoi ragazzi, senza la pretesa di una risposta certa, senza la pretesa di dover raccogliere immediatamente, ma con l’umiltà e la consapevolezza del seminatore che semina e sa aspettare e contemporaneamente con la passione del pastore che cerca ognuno dei suoi ragazzi e con ognuno usa uno stile diverso. Siamo, pertanto, invitati a suscitare negli adolescenti la decisione di essere soggetti attivi nella missione, seguendo lo stile e il modello di don Bosco (obiettivo).

Preghiera Grazie, Signore Signore, ti ringrazio perché mi hai messo al mondo: aiutami perché la mia vita possa impegnarla per dare gloria a te e ai miei fratelli. Ti ringrazio di avermi concesso questo privilegio: perché tra gli operai scelti, tu hai preso proprio me. Mi hai chiamato per nome perché io collabori con la tua opera di salvezza. Signore, io seguo te più da vicino, in modo più stretto. Voglio vivere in un legame più forte per poter essere più pronto a darti una mano, più agile perché i miei piedi che annunciano la pace sui monti possano essere salutati da chi sta a valle. Concedimi il gaudio di lavorare in comunione e inondami di tristezza ogni volta che, isolandomi dagli altri, pretendo di fare la mia corsa da solo. Salvami, Signore, dalla presunzione di sapere tutto. Dall’arroganza di chi non ammette dubbi. Dalla durezza di chi non tollera ritardi. Dal rigore di chi non perdona debolezze. Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone. Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita, perché le parole, quando veicolano la tua, non suonino false sulla mie labbra. (Don Tonino Bello)

Celebrazione: Adorazione Eucaristica (materiale online)

KOINONIA

La parola chiave “Offro la vita”, identificata per questo periodo, potrebbe spaventare ad una prima occhiata. Spendere la propria vita potrebbe sembrare un impegno troppo grande per un adolescente “normale”. Ma fare della propria vita un dono è una scelta imprescindibile per costruire una comunità nuova, relazioni vere e quindi credibili: la vita di comunità-relazionale necessita del tuo dono. •C osa significano per me le parole dono e gratuità? Sono espressioni che applicherei alla mia vita? •Q uanto peso ha l’auto gratificazione nel mio servizio verso gli altri? •L eggi l’episodio della vita di Don Bosco in cui si racconta l’incontro con Michele Rua, i due stringono un accordo con la frase detta da Don Bosco: “Noi due faremo tutto a metà”. Il giovane Michelino non capirà cosa volesse dire quell’espressione fin quando non diviene grande, ma si fida. Quanto sono in grado oggi di fidarmi del progetto di Dio e lasciare che la mia vita sia un dono? • I l percorso verso una scelta consapevole e responsabile di donazione, beneficia del confronto e della discussione con una comunità che ti accompagna. Confrontati con i tuoi coetanei, con l’animatore di gruppo; le attività in cui mi impegno sono una tappa nella strada verso il raggiungimento di una scelta o sono fini a se stesse? Cosa significa fare della propria vita un dono? Offrire la vita è più di un insieme di buone azioni, significa fare proprio uno stile di vita, in cosa si concretizza secondo me?

LEITURGIA

Collegamento con il sacramento dell’Eucarestia Il Signore continuamente rinnova l’offerta totale a Dio per i fratelli. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, anche ogni cristiano offre se stesso.

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ADOLESCENTI

DIAKONIA

MATERIALE

• I mpegnati a fare un gesto gratuito nei confronti di qualcuno, non pensare a cosa ne potrai ricavare in termini di utilità, denaro o gratitudine. Fallo solo perché vedi un bisogno al quale puoi rispondere. •F ermati a riflettere sulle attività che porti avanti. Nel servizio che compi, quale capacità sviluppi che ti sarà utile a concepire la tua vita come un dono (es. carità, attenzione ai bisogni degli altri).

Canzone Vita - musical Pinocchio Nella vita c’è un destino sempre e nessuno nasce mai per niente, vivere è il mestiere dei perché, ma è il più bello che c’è Vita, questa vita è dura e a volte amara, chi è diverso spesso fa paura a chi guarda solo la realtà e sognare non sa. Ma chi va con il cuore, può fidarsi di sé e restare com’è. La luna conosce a memoria la vita che va e riesce a vedere domani che cosa sarà, per sapere di noi, domandiamolo a lei. La lune di giri del mondo ne ha fatti un bel po’, e sa che mai niente di nuovo succede quaggiù, per sapere di noi, domandiamolo a lei. Vita, questa vita cambia e ci sorprende, per ognuno c’è qualcuno da sempre, tutti differenti e tutti uguali, tutti appesi a dei fili. In ognuno che nasce, anche se non lo sai c’è qualcosa di noi. Ognuno è qualcuno e la vita è una storia infinita.

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TEMPO ORDINARIO

Un lungo cammino che porta su un’unica strada. Tutti in volo attraverso uno stesso universo. Ognuno ha il futuro legato alle dita, la vita di tutti in un’unica vita, milioni di eroi, ma c’è in tutti qualcosa di noi. Testimonianza Annalena Tonelli “Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale”. Così Annalena Tonelli, nata a Forlì nel 1943, racconta la sua scelta di missionaria laica tra i poveri dell’Africa, dove approda nel 1969. Annalena Tonelli è una nuova martire della carità cristiana, che ha già visto in questi ultimi decenni, centinaia di vittime, che per vari motivi, religiosi, politici, guerriglia, ignoranza, miseria, odio razziale, hanno perso la loro vita, facendo del bene e portando sollievo alle sofferenze e privazioni di tanta gente. Annalena infatti, dopo aver speso circa trentatré anni della sua vita in Africa, spostandosi in varie regioni, divenendo responsabile di vari progetti e impegnandosi in prima persona ad aiutare gli ammalati e gli ultimi, viene uccisa il 5 ottobre 2003 a colpi di arma da fuoco da un commando islamico nell’Ospedale da lei stesso fondato a Borama in Somalia. Ecco un estratto da una sua testimonianza: “Desidero aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di Dio, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d’acqua nell’oceano. Gesù Cristo non ha mai parlato di risultati. Lui ha parlato solo di amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre... I poveri ci attendono. I modi del servizio sono infiniti e lasciati all’immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel campo del servizio. Inventiamo... e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita”. Dinamica Nel corso di questo gioco i ragazzi possono capire quale sia il loro atteggiamento nei confronti del dare e dell’avere, e acquisire una maggiore consapevolezza degli effetti psicologici che ne conseguono. Istruzioni: Si presenti questo gioco nella riunione precedente. Si tratta di un gioco per il quale dovrete fare qualcosa di extra. Ognuno di voi porterà con sé cinque oggetti di sua proprietà: vecchi oggetti che non usate più o anche oggetti che hanno un significato per voi. Dovete tener presente che dopo l’esperimento questi oggetti non vi apparterranno più. Al loro posto, infatti, avrete qualcos’altro. A casa, perciò, pensate attentamente a cinque oggetti che volete portare con voi alla prossima riunione. Nella riunione successiva, si spiego il gioco presentato la volta precedente. Si tratta di quello che più o meno succede nella vita reale: darete qualcosa e riceverete qualcos’altro. Potrete rendervi conto di come vi sentite in circostanze del genere e di come agite. Prima di tutto mettete i vostri cinque oggetti a terra, accanto al vostro posto, poi scrivete il vostro nome su un foglio di carta che metterete accanto ad essi… Ecco le regole del gioco: durante il suo svolgimento non si potrà parlare. Non potrete comunicare nemmeno con i gesti. Potrete lasciare subito il vostro posto e iniziate a barattare gli oggetti. Potrete sempre dar via uno dei vostri oggetti in cambio di uno altrui. Potrete far ciò senza chiedere il consenso del proprietario. Vedete cosa vi piace e cosa siete disposti a dare in cambio. Dopo aver effettuato un baratto, portate l’oggetto scambiato al vostro posto.

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ADOLESCENTI

Ora può succedere che un oggetto da voi preso susciti l’interesse anche di un altro membro del gruppo e dunque venga a sua volta preso da questi. Voi potrete riappropriarvi una seconda volta di questo oggetto, “riprendendolo” al nuovo proprietario. È importante che portiate in giro con voi un solo oggetto alla volta, in modo che al vostro posto ci siano sempre almeno quattro oggetti. Avete 30 minuti di tempo. Se ciascuno di voi sarà completamente soddisfatto dei propri baratti prima dello scadere dei 30 minuti, ovviamente ci fermeremo. Avete capito le regole?... Allora iniziate con gli scambi Alla fine della riunione: Osservate ora i vostri oggetti. Siete soddisfatti? Pensate, nel complesso, di aver preso in maniera proporzionale a quel che avete dato? Avete più di prima? Pensate di avere di meno? Avete preso quello che volevate avere? Quanto vi siete accaniti per possedere un determinato oggetto? Vi è stato facile separarvi dai vostri oggetti? Avete portato oggetti che significavano qualcosa per voi o solo cianfrusaglie? Che cosa pensate degli oggetti che hanno portato gli altri?

TEMPO ORDINARIO EVANGELIZZATORI CHE PREGANO E LAVORANO

KERYGMA

Parola chiave: Rimani in me (cf. Gv 15,1-11) Processi da avviare: DA una vita consumata tra cose da fare, vissuta con superficialità, dispersa nelle attività che vede la preghiera come una tappa marginale e saltuaria … A una vita che sa ritagliarsi tempi di preghiera e di intimità con Dio per rimanere alla sua presenza in ogni momento della vita e portare frutto. In questa tappa, che si situa tra il mese salesiano e l’inizio della quaresima, vogliamo riflettere sul valore e sull’esperienza della preghiera personale e comunitaria come luogo diretto e immediato d’incontro con Dio nella relazione personale e intima, reale e forte, evidente e simbolica. «Occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, d’incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne. La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera». (EG 262) Vogliamo far comprendere loro che la preghiera è un polmone necessario per vivere una missione più generosa, superando la tentazione di dedicarsi agli altri per attivismo sterile; un’attività che non si fonda sulla preghiera e che non si fonda su Dio, è come un tralcio che, staccato dalla vite, non porta frutto e viene tagliato e gettato via nel fuoco perché inutile. Nell’adolescenza può succedere di vivere con entusiasmo e passione il servizio agli altri, ma a volte si fa fatica a collegare l’amore agli altri con l’amore di Dio, il servizio agli altri come risposta all’amore di Dio.

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TEMPO ORDINARIO

Il brano evangelico di Giovanni della vite e i tralci sottolinea questo dinamismo attraverso la ripetizione del termine “rimanere”. Gesù ci invita a rimanere in Lui: rimanere è il termine attraverso il quale il discepolo impara a stare alla presenza di Dio anche nelle azioni e preoccupazioni della vita; rimanere non implica un intimismo che ci allontana dall’azione caritatevole, ma ci fa trovare nell’amore con Cristo il senso della nostra azione; il termine “rimanere” ci permette di tenere in uno splendido equilibrio la nostra relazione con Dio, con la nostra missione nel mondo e la relazione con gli altri. Nell’adolescenza si fa spesso fatica a trovare questo equilibrio tra contemplazione e azione e su questo siamo invitati a lavorare per aiutare i ragazzi a fare sintesi. Vogliamo anche aiutare i ragazzi a capire che, anche e soprattutto in mezzo alle difficoltà e alle spine, la preghiera è quella linfa che ci permette di non soccombere, di non stancarci, di non appassire, e di portare frutto. L’icona salesiana che avremo dinnanzi in questa tappa è quella del sogno del pergolato di rose. Don Bosco si trova a camminare sulle rose in mezzo alle quali ci sono le spine. La gente vede don Bosco camminare tra le rose ma non percepisce che in mezzo ci sono le spine che fanno soffrire e sanguinare; questa immagine ci offre l’opportunità di far capire ai ragazzi che la gente non vedeva soffrire don Bosco perché il nostro padre, pur in mezzo alle spine, sapeva “rimanere unito alla vera vite” e questo gli permetteva di non scoraggiarsi di fronte alle spine, ma anzi di reagire e non soccombere; una grazia di unità vissuta da don Bosco che gli permetteva di essere nella gioia e nell’ottimismo anche quando “navigava in un mare di guai”. Come in un mare in tempesta, l’acqua nel fondo del mare è stabile e calma, così don Bosco manifestava serenità profonda perché nel fondo del suo cuore era sempre alla presenza di Dio e perché si ritagliava spesso tempi di preghiera e di intimità con Dio attraverso la preghiera personale, i sacramenti, la Parola di Dio e la sua forte devozione mariana. La parola chiave che ci condurrà in questa tappa formativa è proprio il “rimani in me” che Gesù ancora una volta dice al cuore di ogni discepolo. Il processo che cercheremo di realizzare in questo tempo è quello di accompagnare gli adolescenti a passare da una vita consumata tra le cose da fare, vissuta con superficialità, dispersa nelle attività, che vede la preghiera come una tappa marginale e saltuaria, ad una vita che sa ritagliarsi tempi di preghiera e di intimità con Dio per rimanere alla sua presenza in ogni momento della vita e portare frutto.

KOINONIA

Alcuni interrogativi sul tema della preghiera affinché questa possa incidere nelle relazioni, nella vita comunitaria, nella dedizione alla comunità. •U na vita di preghiera personale e comunitaria costante e intensa ci permette di essere anche più efficaci nel nostro servizio. In che cosa, secondo me, la preghiera può migliorare il mio servizio nella Chiesa e nel mondo? • Che posto occupa nella mia vita la preghiera? Se dovessi scegliere un’immagine che rappresenti la preghiera quale sceglierei? • Secondo me quanto e in che modo il mio essere a servizio degli altri è collegato alla preghiera? Sono consapevole del fatto che il mio servizio, magari cominciato come semplice risposta ad un’esigenza egoistica di essere utile, debba essere espressione dell’amore di Dio e per Dio? • Concependo l’amore verso gli altri come espressione del nostro essere cristiani e non come semplice filantropia, rifletti sul ruolo che la preghiera ha nel tuo servizio verso gli altri. Confrontati con i tuoi coetanei sull’importanza della preghiera, del “rimanere in Lui”, nel compiere il tuo servizio. • Una intensa vita interiore fatta di preghiera e dialogo con Dio dev’essere il nutrimento del nostro prenderci cura degli altri. È la preghiera infatti che fornisce benzina, che ci permette di continuare a guidare nonostante la strada si faccia impervia e le condizioni climatiche peggiorino. Leggi l’episodio della vita di Don Bosco che racconta del Pergolato di rose: sarei capace di procedere nonostante le spine? Il mio rapporto di dialogo con Dio è sufficientemente forte e

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ADOLESCENTI

profondo da sostenermi nelle difficoltà? • La preghiera è per sua natura apertura totale all’Altro. Ho fatto esperienza della preghiera come dialogo aperto con Dio? Cosa ha provocato in me e nel mio atteggiamento verso gli altri?

LEITURGIA

Collegamento con il sacramento dell’Eucarestia Durante la celebrazione Eucaristica il Sacerdote prima della consacrazione ci invita a pregare dicendoci: pregate perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Quante volte unisco alle mie sofferenze, anche quelle delle persone che conosco, perché le loro sofferenze diventino una preghiera e un’offerta a Dio graditi. Preghiera Senza la luce di Dio nessun uomo si salva Essa fa muovere all’uomo i primi passi; essa lo conduce al vertice della perfezione. perciò se vuoi cominciare a possedere questa luce di Dio, prega! Se sei già impegnato alla salita della perfezione e vuoi che questa luce in te aumenti, prega! Se sei giunto al vertice della perfezione e vuoi ancora luce per poterti in essa mantenere, prega! Se vuoi la fede, prega! Se vuoi la speranza, prega! Se vuoi la carità, prega! Se vuoi la povertà, prega! Se vuoi l’ obbedienza, la castità, l’ umiltà, la mansuetudine, la fortezza, prega! Qualunque virtù desideri, prega!”. (Beata Angela da Foligno) Celebrazione (materiale online)

DIAKONIA

•P rendi l’abitudine di ritagliarti un momento della tua giornata per la preghiera e il dialogo aperto con Dio. Puoi farlo al mattino appena sveglio, affidando al Signore tutte le attività della giornata; quando hai la possibilità di entrare in Chiesa e sostare lì qualche minuto; oppure la sera ripercorrendo la tua giornata e ripensando ai momenti più difficili. • “ Rimani in Lui” una volta a settimana, almeno, ritagliati un tempo un po’ più lungo per poter sostare in Chiesa, cerca il silenzio necessario per sperimentare la Sua vicinanza e la pace che si prova alla Sua presenza. Questi momenti ti ricaricheranno in vista della tua missione. •P rima di iniziare il tuo servizio, prega, magari insieme a coloro con i quali lavorerai, questo vi aiuterà ad uscire dalla logica dell’attivismo, del fare fine a se stesso e contribuirà a dare alle vostre azioni, ai vostri gesti la giusta dimensione. Pregare subito prima di cominciare, vi ricorderà la necessità di “rimanere in Lui” e di concepire il servizio come risposta all’amore di Dio.

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QUARESIMA

MATERIALE

Canzone Betlemme – The Sun Un invito poi un viaggio così t’ho visto, m’hai accolto ho pianto la prima volta non per dolore, ma per amore Sarei un nulla se non ci fossi te. Già lo sapevo ma l’ho capito stando da te, con te Io sono un uomo libero figlio di un sogno vivo e sono in viaggio Accolgo il mondo non mi spavento anche se sbaglio con te son salvo Hai detto cerca, distingui e ascolta Il muro inganna Il male trama C’è confusione senza passione. Nell’opulenza la bestia balla Ma Betlemme cerca solo pace e semplicità Io credo nonostante chi ha usato la Tua verità e ascolto e prego Ho visto santi senza niente dare pace a molti, attivi e forti più di mille uomini potenti Nessun limite ha l’anima che s’affida al Bene. La Luce schiude e non preclude questa è la mia Fede Testimonianza Claudia Koll Claudia Colacione, in arte Claudia Koll, è un’attrice italiana, che da una vita vissuta con superficialità, lontana da Dio e dalla Chiesa, è passata a una vita vissuta in preghiera, in comunione con Dio e in continuo affidamento alla Madonna. “Non sapevo vivere perché il peccato uccide la persona. Buttavo via l’esistenza perché non ne capivo il valore e non pensavo alla meta. Avevo le rughe sul cuore, Dio me le ha tolte”. Nel 2000, dopo il passaggio sotto la Porta Santa con un’amica, la sua vita è cambiata. Una svolta con la quale Claudia Koll ha abbracciato il Signore, che l’ha guidata sulla strada della carità. Nel 2005, dopo la consacrazione alla Divina Misericordia, fonda infatti l’associazione onlus “Le opere del Padre”, che dà aiuto alle persone con particolari sofferenze, sia fisiche che psicologiche, in Italia, in Africa e in Asia. “Vivevo tutta incentrata su me stessa, per l’affermazione personale – ha detto – ho fatto un cammino per andare verso l’altro. E la meditazione è stata commutata in adorazione eucaristica, dove mi riposo in Dio”. Anche il suo modo di fare spettacolo è cambiato: oggi la Koll dirige l’Accademia di spettacolo che lei stessa ha fondato per la preparazione degli attori di domani. Chiara la strada indicata da Claudia Koll: nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nei Sacramenti e nell’adorazione eucaristica. L’ha ripetuto tante volte. Come il grazie a quel Dio di Misericordia che le ha ridonato la vita. materiale online: video della sua testimonianza Dinamica All’interno di una stanza porre a terra delle impronte di cartoncino per formare un percorso che culmina davanti a un quadro con il volto di Gesù o il tabernacolo. La stanza è semibuia e c’è una musica di sottofondo. L’itinerario verrà percorso singolarmente. Lungo il percorso sono posti a terra alcuni fogli e su ogni foglio a seguire le seguenti domande. Ad ogni domanda il ragazzo si fermerà un istante a pensare e rispondere, appuntando tutto su un foglio personale. Alla fine del percorso il ragazzo si fermerà in preghiera silenziosa di fronte al volto di Gesù o al tabernacolo per qualche istante. Quando tutti hanno concluso il percorso è bene prevedere un momento di gruppo per condividere quanto vissuto in modo libero o lasciandosi stimolare dalle varie domande trovate lungo il percorso.

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ADOLESCENTI

Domande varie: •R ipensa ai momenti difficili della tua vita (difficoltà in famiglia, con amici, con fidanzati, a scuola, in oratorio, personali, peccati) che ruolo occupa la preghiera e il tuo rapporto personale con Dio? •H ai chiesto a Dio nella preghiera personale di farti capire qual è il progetto di felicità che Dio ha su di te attraverso una specifica vocazione? •C ome vivi il sacramento della riconciliazione? Sei costante? Incontri delle difficoltà e dubbi? •L a celebrazione eucaristica domenicale che posto ha nella tua vita? •L eggi la Parola di Dio? •T i fermi in cappella in adorazione di Gesù presente nel tabernacolo? •P reghi quotidianamente? • I nvochi Maria nella tua vita?

QUARESIMA NESSUNA PERIFERIA SIA PRIVA DI LUCE

KERYGMA

Parola chiave: Chiesa “in uscita”

Processi da avviare: DALL’indifferenza verso chi ha bisogno di me … ALLA consapevolezza di essere chiamati a farci prossimo di coloro che incontriamo anche quando non ci interpellano o non ci chiedono aiuto. DALLA fede distaccata dalla vita e dall’amore… AD una fede che ci spinge ad uscire nelle periferie delle nostre città. Il tempo quaresimale è un tempo liturgico che invita il cristiano a riflettere e lavorare su di sé, per purificare la propria vita dai peccati, per lavorare sui difetti che ci portano a chiuderci nell’indifferenza. Vogliamo aiutare i nostri adolescenti ad entrare nella storia e a non vivere distanti dai drammi dell’umanità, a cominciare dal dolore di chi ci è prossimo. L’amore del prossimo è sempre stato un elemento centrale nella fede che ci viene presentata della Parola di Dio; nel Nuovo Testamento l’amore al prossimo diventa poi la chiave di lettura della nostra fede (non è possibile dimostrare la nostra fede senza le opere) e diventa la chiave di lettura della nostra relazione con Dio e della nostra salvezza. Nel testo evangelico di Matteo, Gesù ribadisce: “Ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli l’avete fatto a me”. Nei nostri fratelli è, quindi, presente Cristo: Cristo affamato, assetato, straniero, nudo, malato e carcerato; chiede a noi di essere sfamato, dissetato, accolto, vestito e visitato. In queste poche righe è condensata la storia della Chiesa che è chiamata a farsi

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QUARESIMA

prossimo di ognuno dei fratelli che si trovano nel bisogno. Papa Francesco nel suo ministero sottolinea con grande forza e audacia questo valore: «Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti…Oggi in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo ». (EG 20) Siamo, pertanto, invitati a diventare uomini e donne “in uscita”, che sanno alzarsi dalle comodità e andare verso coloro che sono nel bisogno; e questo non solo nelle straordinarie circostanze della vita, ma come stile ordinario di vita. Sempre incontriamo un fratello che ha bisogno di noi, del nostro amore, della nostra presenza, della nostra preghiera; con piccoli o grandi gesti, con tempi lunghi o brevi, nel quotidiano o negli eventi, con i vicini o con i lontani. L’obiettivo formativo di questa tappa è quello di aiutare i ragazzi a vivere non distanti dai drammi dell’umanità, ma a partire dal dolore di chi ci è prossimo. Siamo invitati ad attivare due processi: da una parte aiutare i ragazzi a passare dall’indifferenza verso chi ha bisogno, alla consapevolezza di essere chiamati a farci prossimo di coloro che incontriamo anche quando non ci chiedono aiuto; dall’altra a passare da una fede distaccata dall’amore ad una fede che ci spinge ad uscire nelle periferie delle nostre città. L’icona salesiana di questo tempo è quella di don Bosco in missione con i giovani dell’oratorio di Valdocco che si prende cura degli ammalati di colera. Un evento straordinario, doloroso e contagioso: dalla peste si deve fuggire per non essere contagiati, per sopravvivere. Don Bosco invece, invita i suoi ragazzi ad “uscire”, a non aver paura; con audacia propone di “unirsi a lui in questa opera di carità”. I ragazzi forti nella fede, educati al servizio e fiduciosi in Maria, accettano questa sfida e lo fanno con coraggio. Questo brano ci invita da una parte a saper fare proposte coraggiose, scomode e forti di missione e apostolato ai nostri ragazzi; dall’altra, invita educatori e giovani insieme, a prenderci cura dei bisogni e delle sofferenze dei nostri fratelli come don Bosco che non manda da soli i ragazzi, ma che vive insieme a loro questo servizio.

KOINONIA

Una comunità missionaria, capace di vivere in uscita sarà tale se io per primo vivo “in uscita”. Prova a verificarti… •Q uando mi guardo attorno, negli ambienti che frequento e in quelli che conosco meno, sono capace di accorgermi delle necessità e dei bisogni di coloro che mi sono accanto? Sono pronto a farmi prossimo dei fratelli o penso che non sia compito mio? •D avanti al bisogno di qualcuno mi propongo per aiutarlo e rispondere alle sue necessità senza che qualcuno me lo chieda? Oppure aspetto che mi venga richiesto aiuto e solo allora sono disposto a ritenerlo un mio problema? •M i sento parte della Comunità Ecclesiale a tal punto da ritenere che l’invito del Papa ad essere “Chiesa in uscita” riguardi anche me? Mi sento invitato ad uscire dal mio solito ambiente per andare incontro al mio prossimo? •C hi è il mio prossimo? Sono pronto ad uscire dalla mia realtà quotidiana per incontrare il mio prossimo oppure mi limito a guardare all’interno del mio ambiente? •C osa significa per me “essere in uscita”? Sarei capace di vedere il mio prossimo in chiunque abbia bisogno e di fare come i giovani che hanno detto “si” a Don Bosco e si sono presi cura degli ammalati di colera? Sento l’uscita come parte costitutiva della mia missione?

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ADOLESCENTI

LEITURGIA

Collegamento con il Sacramento del Matrimonio e dell’Ordine Rispondere alla chiamata di Dio accogliendo la propria vocazione vuol dire vivere la vita cristiana da adulto in costante e permanente atteggiamento di dono reciproco e di missione verso i fratelli, soprattutto i più bisognosi. Preghiera Papa Francesco alla Vergine Maria nell’Evangelii Gaudium Vergine e Madre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno, aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù. Tu, ricolma della presenza di Cristo, hai portato la gioia a Giovanni il Battista, facendolo esultare nel seno di sua madre. Tu, trasalendo di giubilo, hai cantato le meraviglie del Signore. Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce con una fede incrollabile, e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione, hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice. Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne. Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne, intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno. Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce. Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen. Alleluia. Celebrazione: Liturgia della Parola (materiale online)

DIAKONIA

• Fatti prossimo all’interno del tuo ambiente, guardati attorno e impara ad identificare i bisogni altrui. “Esci” dal tuo solito gruppo di amici e prova a rispondere all’esigenza di qualcuno che di solito non frequenti. • Sii parte della Chiesa chiamata ad uscire, con qualche amico o con l’animatore di gruppo, identificate un bisogno presente in un quartiere della vostra città, magari nelle periferie e provate a rispondere a queste necessità con gesti concreti. Sostenendo la parrocchia del quartiere in un’attività, raccogliendo cibo o vestiti, offrendovi di gestire un laboratorio.

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QUARESIMA

MATERIALE

con termos di latte caldo e tè, panini e un sacco a pelo e mi avvia verso la stazione centrale di Palermo, rifugio di quelli che vengono chiamati barboni, alcolisti, vagabondi, ma che io chiamo fratelli. Ogni sera vivevo con loro sotto i portici della stazione, pian piano ho cercato di instaurare con loro un rapporto di amicizia. Iniziai allora uno sciopero della fame per affermare un dovere: offrire un riparo a questi fratelli, dopo tante proteste ottenni un piccolo locale dove era possibile ospitare solo dieci fratelli. Allora puntai l’attenzione su un vecchio disinfettatoio comunale, ne chiesi l’affidamento alle autorità, ma ancora una volta non mi risposero. Il 17 maggio 1993 occupai la struttura e inizia il secondo digiuno. Ho rischiato la vita, ma dopo dodici giorni siamo entrati tutti, i miei fratelli ed io. Abbiamo cominciato a ripulire tutto l’edificio.” Oggi la missione di Biagio Conte accoglie migliaia di persone, grazie anche all’apertura di altre due opere, una destinata all’accoglienza delle donne, e l’altra, la “Cittadella del povero e della speranza” che accoglie circa 550 extracomunitari.

Canzone Sveglia ragazzi – E. Finardi Se potessimo vedere quello che mai si vedrà, Che c’è dietro le persiane di queste nostre città Le tristezze, le violenze, le crudeli falsità. Ricoperte d’apparenze e da silenzi di complicità Se riuscissimo a sentire quello che mai si dirà. I pensieri più segreti che mai si confesserà Le paure e i desideri e le meschinità Le miserie ed i rancori sotto una maschera di normalità C’è una donna spaventata, ricattata ed abusata Una moglie disperata senza più una via d’uscita Noi teniamo gli occhi bassi, rifiutiamo di vedere Ci facciamo i fatti nostri tanto chi ce lo fa fare R. Ma Sveglia! Sveglia! Sveglia Ragazzi Sveglia! Sveglia! Sono tutti pazzi Dobbiamo avere più coraggio, più forza e volontà Di guardarci dentro agli occhi e di dir la verità Perché chi è stato derubato della propria dignità È per sempre condannato a vivere a metà E se ci riempiono la testa solo di parole vuote Di miti da due soldi, di potere e di cazzate Noi possiamo rifiutarci di giocare la partita perché la vita è nostra ed è appena cominciata Un bambino abbandonato, rifiutato e non voluto Sta nascosto sotto il letto per non essere picchiato Perché il padre a cui vuol bene è tornato ed ha bevuto Sta cercandosi un lavoro, ma non l’ha trovato.

Dinamica Sistemare le sedie in due cerchi concentrici, le sedie del cerchio interno devono essere rivolte verso il cerchio esterno. Tutti i ragazzi scelgono la sedia sulla quale sedersi. L’animatore pone la prima domanda. (dopo aver annunziato la domanda è bene dare un minuto di silenzio affinché ogni ragazzo possa, prima di confrontarsi con gli altri, pensarci personalmente ed appuntarsi la risposta su un foglio. Alla fine del minuto di silenzio, l’animatore invita i ragazzi a condividere la risposta con coloro che siedono (in due con la sedia di fronte a loro; oppure in quattro unendo due del cerchio interno e due del cerchio esterno). Alla fine di ogni domanda, per evitare che la condivisione avvenga sempre con le stesse persone, invitate ad ogni domanda quelli posti nel cerchio interno a spostarsi sulla sedia di destra.

Testimonianza Biagio Conte “Sono Biagio Conte, un fratello, che giunto ad un certo momento della sua vita, stanco di tutte le ingiustizie quotidiane, ha deciso di staccarsi da tutto. La mia vita per tanto tempo è stata normale. Ad un certo punto, abbandonata la scuola, andai a lavorare con mio padre. Durante il lavoro, girando per i vari quartieri di Palermo, mi accorgevo delle tante difficoltà e miserie esistenti. Vedevo giocare tanti bambini in mezzo all’immondizia e ai detriti, tanti senza la casa, senza niente. Fu allora che lasciai tutto per donare la mia vita ai poveri. In un primo momento decisi di andare a vivere da solo, sulle montagne all’interno della Sicilia. Ho voluto vivere in silenzio, staccato da tutto e da tutti. In quei luoghi, in mezzo alla natura, ho trovato quello che non riuscivo a trovare in una città dove vivevo e pensando di avere tutti, invece scoprii di essere vuoto internamente, di essere infelice. Ho vissuto in un primo periodo da eremita, dopo lasciai quel luogo per affrontare un viaggio che mi portò fino ad Assisi. Ho attraversato diverse regioni, vivendo di totale carità. Sono stato un paio di giorni ad Assisi per scoprire i luoghi dove Francesco ha donato e dedicato la vita ai poveri. Poi feci ritorno a casa per riabbracciare mia madre. Ritornato a Palermo speravo che qualcosa fosse cambiata in meglio, ma ritrovai gli stessi problemi di prima, anzi più grandi. Subentrò in me un momento di indecisione. Volevo andare in Africa a fare il missionario, invece ho sentito qualcosa che mi bloccava nella città di Palermo. Cominciai nei quartieri più poveri con i giovani e i bambini. Una sera, in silenzio, mi organizzai uno zaino

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Ecco le domande: • Nella tua famiglia: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? • Nella tua classe e a scuola: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? • Nel nostro gruppo: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? • Nel mio oratorio: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? • Con gli amici del sabato sera: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? • Nel mio quartiere/nella mia città: c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? • Alla fine della condivisione, l’animatore prova a fare la sintesi e a individuare alcuni bisogni emersi durante la dinamica ai quali poter rispondere come singoli e/o come gruppo. Altro testo di approfondimento Evangelii Gaudium di Papa Francesco, n. 20-21 20. Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,13). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: «Va’, io ti mando» (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: «Andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,7). Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. 21. La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue discepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr Lc 10,17). La vive Gesù, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre perché la sua rivelazione raggiunge i poveri e i più piccoli (cfr Lc 10,21). La sentono pieni di ammirazione i primi che si con-

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vertono nell’ascoltare la predicazione degli Apostoli «ciascuno nella propria lingua» (At 2,6) a Pentecoste. Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1,38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso altri villaggi.

TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO MARCATI A FUOCO DALLA MISSIONE

KERYGMA

Parola chiave: A. Apostoli inviati (cf. Mt 28,16-20) B. Ardore missionario (icona salesiana) Processi da avviare: DA un progetto di vita costruito a partire da sé, dai propri desideri e dai propri sogni… A un progetto di vita costruito attorno all’invito di Dio di essere apostoli inviati per annunziare il Vangelo con le parole e con le opere. DA una vita centrata su di se e sui calcoli umani di convenienza e apparenza… A una vita vissuta con lo slancio e l’ardore missionario di chi comunica la gioia dell’incontro con il Signore Risorto. In questo ultima tappa che corrisponde al Tempo Pasquale e al mese Mariano, siamo invitati a far comprendere che Dio ci chiede di vivere “in uscita” perché tutti hanno diritto a conoscere il Vangelo. L’invito pressante che emerge alla conclusione del Vangelo di Matteo di andare per: • a mmaestrare tutte le genti alla verità e alla pienezza di vita; •b attezzare nel nome della Trinità cioè a consegnare ad ogni uomo l’annunzio della buona novella del Cristo che è morto per noi accogliendo su di se tutti i nostri peccati e che è risorto per ridarci la vita; • i nsegnare ad osservare ciò che Lui ci ha comandato: una legge di amore e carità, dei valori che renderanno più bello il nostro mondo e la nostra vita, un sentiero che ci offre una morale di libertà; • s entire la sua presenza con noi per tutti i giorni della vita: una presenza che rinforza, rinsalda e rinvigorisce. L’obiettivo di questa tappa, quindi, è quello di far comprendere che Dio ci chiede di vivere “in uscita” perché tutti hanno diritto a conoscere il Vangelo. Il diritto di ogni uomo di ricevere la buona novella che diventa dovere per ogni cristiano di essere annunziatore e testimone del Cristo

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Risorto. Anche Papa Francesco sottolinea questa dimensione indicando che annunziare e testimoniare è una esigenza insita al cuore di ogni cristiano e alla sua identità: «Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato. Ci prende in mezzo al popolo e ci invia al popolo, in modo che la nostra identità non si comprende senza questa appartenenza… Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare… Ogni persona è degna della nostra dedizione… perché è opera di Dio, sua creatura… oggetto della infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita…. ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione». (EG 268.273-274) Questo brano può indicare ai nostri ragazzi i diversi atteggiamenti insiti nella missione: illuminare (dare luce), benedire (parlare bene e lodare), vivificare (dare segni di vita e lottare contro i segni di morte), sollevare (sostenere chi è nella difficoltà), guarire (le ferite dovute all’indifferenza e alla mancanza di amore), liberare (dalla mentalità laica, atea, relativista). E continua, sottolineando che siamo chiamati a prenderci cura di ogni uomo non per una compassione o per un senso di pietà, ma per la dignità che ogni uomo ha, dignità che deriva dal suo essere creatura di Dio, creatura amata dalla tenerezza di Dio, ogni uomo quindi è un “terreno sacro” che attende un agricoltore coraggioso, amorevole ed ottimista. Le due parole chiave che ci accompagneranno in questo tempo sono: l’essere Apostoli inviati e l’ardore missionario Due i processi che siamo chiamati ad avviare con i nostri adolescenti: da un progetto di vita costruito a partire da sé, dai propri desideri e dai propri sogni ad un progetto di vita costruito attorno all’invito di Dio di essere apostoli inviati per annunziare il Vangelo con le parole e con le opere; e da una vita centrata su di sé e sui calcoli umani di convenienza e apparenza ad una vita vissuta con lo slancio e l’ardore missionario di chi comunica la gioia dell’incontro con il Signore Risorto. L’icona salesiana sottolinea questo dinamismo missionario e ci presenta la prima spedizione missionaria sognata, proposta e realizzata da don Bosco: un sogno che illumina la mente, una proposta accolta da giovani e da salesiani che prepara il sogno e una realizzazione che dà concretezza al progetto di Dio; e così la Congregazione ed il carisma salesiano diventano mondiali quando nel 1875 una prima spedizione di salesiani arriva in Argentina per “andare in tutto il mondo ad annunziare la buona novella” e a prendersi cura dei ragazzi con lo stile di don Bosco.

KOINONIA

Poniamo alcune domande per verificare se il proprio slancio e ardore missionario aiuta la comunità a crescere in questa dimensione. •G uardando al futuro, quale spazio ha Dio nel mio progetto di vita? Quando penso ai miei sogni, ai miei desideri, mi chiedo cosa vuole Dio da me? •C osa significa per me essere apostolo inviato da Dio? Sono in grado di identificare una persona che nella mia vita ha avuto il ruolo di apostolo di Dio nei miei confronti? Sono disposto a fare della mia vita una risposta all’invito di Dio per essere apostolo inviato? •M i è capitato di avere l’occasione di parlare della mia fede? Ho comunicato con gioia e naturalezza il mio incontro con il Signore o mi sono sentito in imbarazzo a parlarne? Perché? •C he ruolo ha per me il concetto di “ardore missionario” nel carisma di Don Bosco? •L eggi l’episodio della vita di Don Bosco che racconta della prima spedizione missionaria. Dio mi chiede di annunziare il Vangelo con le parole e le opere, mi sento pronto a divenire suo strumento?

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LEITURGIA

Collegamento con il Sacramento dell’ Eucarestia Nella celebrazione eucaristica a conclusione il sacerdote ci rivolge l’ invito: La messa è finita, andate in pace. Questo è l’invito rivolto a tutti i cristiani perché terminata la celebrazione, inizia la nostra missione di annunciare quello che abbiamo ascoltato durante la santa messa, ossia la buona novella: il nostro incontro con il Signore Risorto. Preghiera Gesù Cristo, l’inviato del Padre, il primo Missionario è l’unico Salvatore del mondo. Dice il Signore: “Andate... Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”. Dio chiama tutti, ognuno secondo i doni che ha ricevuto per il bene di tutta la chiesa. Lui non ci abbandona mai. La vocazione non è qualcosa fuori di noi, ma siamo noi stessi. Fiduciosi nella sua Parola preghiamo insieme dicendo: O Dio, Tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità; guarda quant’è grande la messe e manda operai, perché sia annunciato il Vangelo ad ogni creatura. Per Cristo nostro Signore. Amen Celebrazione: Veglia di Pentecoste (materiale online)

DIAKONIA

MATERIALE

• Pensando al tuo progetto di vita sicuramente tieni conto del parere delle persone che ti stanno più vicine, dei consigli degli amici e delle persone care. Quando devi prendere una decisione importante per il tuo futuro, per la tua vita, fermati a pregare, a dialogare con il Signore perché ti sia chiaro passo dopo passo il progetto di felicità che Dio ha su di te. • Disegna un’immagine che rappresenti la tua fede. Dare corpo ad un concetto che spesso percepiamo come astratto, può aiutare a prenderne consapevolezza e a comunicarlo con più facilità. Impegnati a parlare della tua fede con semplicità e naturalezza la prossima volta che ne avrai l’occasione. • Dio ci chiama ad essere testimoni, apostoli. Scrivi una pagina di diario in cui racconti un episodio in cui hai fatto l’esperienza dell’incontro con il Signore.

Canzone Seguendo quel sogno – Francesco Mocci Nei cuori giovani di tutto il mondo il suo ricordo, un prete semplice, diceva sempre: “Per voi giovani io spendo tutto e non voglio niente. C’è un Dio che crede in noi, ci fa sognare cose in grande, a realizzarle io vi aiuterò perché la vita conta su di voi. Datele un senso, non è tempo perso, ché la felicità attende chi la cerca”. Vorrei avere il coraggio di essere come sei tu, dedicare la vita ai giovani che ancora stanno cercando momenti di felicità. Ma non è facile restare in piedi, sicuramente so che sbaglierò, lasciare il mondo come hai fatto tu, correre il rischio di sentirmi solo.

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Per fare come te, molto lavoro affronterò perché per impegnarsi con i giovani è necessaria molta volontà. Sguardo sempre attento, cuore sempre pronto e familiarità per camminare insieme. R Seguendo te col tempo ho aperto il cuore e ho visto che lì, lì c’era un sogno da vivere, credere, crescendo lentamente ho scelto anch’io il tuo sentiero e quando avrò paura dei sogni, dei giorni, del mondo, Ti chiederò il coraggio di essere come sei tu, dedicare la vita ai giovani che insieme riscopriranno la voglia di vivere e ancora oggi il tuo sogno continua con me. Testimonianza Massimo e Cinzia, sposi missionari Siamo Massimo, 45 anni; Cinzia, 44; sposati da quasi 19 anni e abbiamo 3 figli: Francesco di 17 anni, Chiara di 13 e Gabriele di 9. Ci siamo conosciuti 8 anni prima di sposarci. Fin da fidanzati, sognavamo di costruire “una famiglia aperta”, avere dei figli, un lavoro sicuro, ma nutrivamo anche il desiderio di fare qualcosa per gli altri, ma non sapevamo ancora né come, né dove. In quel periodo abbiamo conosciuto alcuni missionari della Comunità Missionaria di Villaregia, con i quali è nata una certa amicizia. Pian piano la realtà lontana della missione ha acquisito un volto, un nome attraverso le esperienze che i missionari ci scrivevano. Di fronte alla miseria e all’ingiustizia sono nati tanti sentimenti, di rifiuto e di rabbia... Ma anche tante domande … Una prevaleva su tutte: “E noi cosa possiamo fare?”. Da lì sono scattate le prime piccole scelte personali: la rinuncia ad un gelato o ad una pizza, la scelta di trascorrere qualche ora di volontariato per la missione. Tutto è iniziato da piccole cose fino alla scelta dell’appartenenza alla Comunità, come sposati missionari. Intanto entrambi abbiamo concluso gli studi ed abbiamo trovato un buon lavoro. Mentre ci preparavamo a sposarci, una coppia di amici che stava vivendo un’esperienza in missione, ci raccontò qualcosa del Brasile, di ciò che stavano facendo laggiù… Ascoltandoli improvvisamente sentivamo svanire tante paure e aprirsi il sogno di un’esperienza simile anche per noi. Ci siamo sposati, ed abbiamo deciso di partire subito affrontando tutto il rischio. Abbiamo avvisato le nostre famiglie d’origine, che anche se non capivano e avvertivano la sofferenza del distacco, non ci hanno ostacolato. Dopo esserci licenziati siamo partiti per Belo Horizonte, in Brasile, dove la Comunità era presente già da alcuni anni. Lì abbiamo toccato subito con mano l’accoglienza e l’amore della gente, ma anche le necessità più urgenti e concrete. La nostra presenza di sposi, il calore di una famiglia che abbiamo cercato di dare a questi piccoli, sono stati il nostro principale impegno. In questo contesto di paternità e maternità allargata, è avvenuta la nascita dei nostri figli Francesco e Chiara. Abbiamo praticamente iniziato lì la nostra esperienza di coppia e di genitori. Accanto a questa attività a diretto contatto con i meninos de rua (ragazzi di strada) del Centro ci siamo dedicati anche ad attività di evangelizzazione, assieme agli altri missionari. Rientrando in Italia non si è chiusa una parentesi. Con la ricchezza dell’esperienza vissuta, tentiamo di dare al nostro quotidiano un’impronta di sobrietà ed essenzialità in ogni scelta di coppia e di famiglia. Per i nostri ragazzi gli amici brasiliani, che sono stati compagni di gioco, sono diventati anche compagni di vita, li aiutano a crescere, tenendo conto non solo di ciò che si desidera avere, ma anche di ciò che si può imparare a condividere e a donare. Manuela Prestianni Bronte - C’è ancora qualcuno che dice che i giovani non hanno voglia, coraggio e caparbietà? Questa è la piccola-grande storia di Manuela Prestianni, Volontaria internazionale VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) classe ’88, che, dopo essersi laureata in Ostetricia, decide di lasciare il suo piccolo paese, Bronte, alle pendici dell’Etna e - con non poco coraggio - raggiunge il Madagascar in qualità di ostetrica. Abbiamo scelto d’intervistarla: - Sul tuo profilo Facebook alla voce lavoro hai scritto “disoccupato ben organizzato”. Dopo una laurea in ostetricia, compresa di magistrale, conseguita con ottimi voti affronti “IL” problema

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per eccellenza di tutti i giovani: il non-lavoro. Decidi di allontanarti dal tuo piccolo mondo siculo alla volta del Madagascar, con un biglietto di sola andata, per fare volontariato come ostetrica. Cosa ti ha spinto ad intraprendere un viaggio del genere e quando hai deciso di “fare la valigia” (con sogni e calzini)? “Si, dopo una laurea con tanto di magistrale, ti domandi un po’ quale sia il tuo posto nel mondo, e il trovarlo in fretta e soddisfacente non è sempre facile. La mia disoccupazione ben organizzata mi ha permesso di capire meglio le mie propensioni lavorative o meno e mi sono detta che forse avrei potuto sfruttare al meglio il tempo dell’attesa per fare un’esperienza arricchente e unica! Così ho messo i calzini in valigia (pochi per la verità visto il caldo che fa in Madagascar) e circa un anno fa ho deciso di partire, per sei mesi inizialmente e poi chissà”. - Sono sempre di più i giovani che dopo la maturità decidono di non proseguire gli studi universitari. E sono sempre di più, purtroppo, i giovani che pur laureandosi con ottimi voti, come te, non trovano lavoro. Cosa pensi della situazione italiana, meglio ancora siciliana? “Credo che la mancanza di lavoro non possa essere un deterrente per il miglioramento personale e professionale. Certo è che la situazione non facile, soprattutto in Sicilia, crea da una parte uno scoraggiamento generale che induce i giovani al negativismo, ma dall’altra una possibilità. La possibilità di far venir fuori nuove idee, nuove iniziative e, in particolare in Sicilia i focolai di “rinascita” non sono inesistenti, anzi. Quindi coraggio e caparbietà!” - Ti trovi in Madagascar da dicembre. La situazione degli ospedali è sicuramente più difficoltosa rispetto all’Italia. Cosa significa lavorare in Madagascar? Trovi, per assurdo, delle cose che nel tuo Paese non hai trovato? “La situazione non è paragonabile, non solo per questioni ovvie, quali mancanza di strutture decenti e materiali adeguati, ma soprattutto per la visione completamente stravolta della salute e della malattia. Il vivere o il morire qui è proprio una questione di attimi e l’accettazione di tale condizione è per noi incomprensibile. Lavorando qui ho trovato proprio questo: l’accettazione del limite umano e soprattutto la mancanza di lamentela. Qui nessuno si lamenta e ne avrebbero di motivi”. - Cosa vuoi dire a tutti i giovani che non trovano lavoro? John Elkann proprio qualche giorno fa ha affermato “Molti giovani non trovano lavoro perché stanno bene a casa, le opportunità di lavoro ci sono ma le colgono gli altri”. “Ai giovani che non trovano lavoro consiglierei di partire. Che non significa lasciare tutto e abbandonare la propria terra, anche, ma significa guardare oltre. Parlavo prima di alternative, ecco costruiamole. Ogni giovane ha un potenziale e questo potenziale può risultare la carta vincente. In più suggerisco la condivisione, “l’unione fa la forza” non è solo un vecchio detto ma il motore del rinnovamento. In più a John Elkan vorrei dire di non far di tutta l’erba un fascio”. - Qual è la cosa che ti rende felice nella tua nuova casa spronandoti ad alzarti con il sorriso? “Non tutti i giorni sono facili, ma la cosa che ti fa alzare ogni mattino è la voglia di sfruttare al meglio l’esperienza che stai vivendo. Ciò che aggiunge a tutto questo il sorriso è il raggiungimento di piccoli obiettivi, sia lavorativi che personali, l’inserimento sempre più vero in una comunità che fino a poco tempo prima non conoscevi e la consapevolezza dell’unicità di ogni momento”. - Cosa speri per il tuo futuro e per quello di tutti i laureati siciliani in difficoltà? “Spero per me e per gli altri che ognuno trovi il suo posto nel mondo. Spero d’altro canto che chi di dovere apra nuove possibilità e che il tutto sia sotto il grande valore della meritocrazia”. -Cosa ti manca della Sicilia? E cosa pensi ti mancherà del Madagascar al tuo rientro? “Della mia Sicilia mi manca la mamma Etna e le persone che fanno parte della mia vita. Cosa mi mancherà? Che domandone! Per il momento è difficile dire cosa mi mancherà, so per certo cosa mi porterò! Riassumo con tre parole: crescita, riconoscenza e responsabilità. Le prime due sono abbastanza intuitive, la terza invece vuol significare che le esperienze di questa portata non possono e non devono finire con la chiusura di una valigia, ma implicano una presa di coscienza e un cambiamento, soprattutto nella propria vita “ordinaria”.

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Dinamica L’animatore introduce la dinamica annunziando che il tema farà riferimento all’essere “apostoli inviati” e al fatto che questo impegno non riguardi solo le cose da fare ma riguarda anche l’identità e l’interiorità di ognuno. Si legge così il brano del Vangelo di Matteo 28, 16-20. Alla fine del brano l’animatore sottolinea che come cristiani siamo chiamati ad essere apostoli sia con le parole che con le opere, anche se spesso le nostre parole e le nostre opere non sono coerenti con la nostra fede. Divide, poi, i partecipanti in quattro gruppi che rappresentano i quattro ambienti di vita degli adolescenti: la famiglia, la scuola, l’oratorio, il mondo del tempo libero/del divertimento/di internet. Spiega che ogni gruppo dovrà confrontarsi sull’ambiente che gli viene affidato identificando “parole coerenti”, “parole incoerenti”, “opere coerenti” e “opere incoerenti” che un adolescente può vivere. Alla fine della condivisione, il gruppo dovrà scegliere due/tre situazioni per ognuna delle quattro aree (“parole coerenti”, “parole incoerenti”, “opere coerenti” e “opere incoerenti”). In assemblea, ogni gruppo riporta le situazioni individuate per ognuna delle quattro aree. È bene scrivere il risultato dei vari gruppi su un cartellone o al pc in modo che siano visibili ai ragazzi. Dopo la presentazione dei vari gruppi, si lascia qualche momento di silenzio (con una musica di sottofondo) durante il quale ogni partecipante proverà a verificare personalmente le situazioni presentate dai vari gruppi scritte sul cartellone/pc rispetto alla propria vita, dando un voto da 1 a 10 ad ognuna di quelle situazioni positive e negative. L’animatore concluderà l’incontro invitando i ragazzi a scegliere due situazioni sulle quali impegnarsi maggiormente nei giorni successivi. Altro testo di approfondimento Evangelii Gaudium di Papa Francesco, n 19-20. 120-121. 160-162. 280 19. L’evangelizzazione obbedisce al mandato missionario di Gesù: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19- 20). In questi versetti appena proclamati, il Risorto invia i suoi a predicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo, in modo che la fede in Lui si diffonda in ogni angolo della terra. 20. Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,13). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: “Va’, io ti mando” (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: “Andrai da tutti coloro a cui ti manderò” (Ger 1,7). Oggi, in questo “andare” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova”uscita” missionaria. Ogni cristiano è invitato ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e aver il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. 120. In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo

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pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia» (Gv 1,41). La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesù, divenne missionaria, e molti samaritani credettero in Gesù «per la parola della donna» (Gv 4,39). Anche san Paolo, a partire dal suo incontro con Gesù Cristo, «subito annunciava che Gesù è il figlio di Dio» (At 9,20). E noi che cosa aspettiamo? 121. Certamente tutti noi siamo chiamati a crescere come evangelizzatori. Al tempo stesso ci adoperiamo per una migliore formazione, un approfondimento del nostro amore e una più chiara testimonianza del Vangelo. In questo senso, tutti dobbiamo lasciare che gli altri ci evangelizzino costantemente; questo però non significa che dobbiamo rinunciare alla missione evangelizzatrice, ma piuttosto trovare il modo di comunicare Gesù che corrisponda alla situazione in cui ci troviamo. In ogni caso, tutti siamo chiamati ad offrire agli altri la testimonianza esplicita dell’amore salvifico del Signore, che al di là delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza, la sua Parola, la sua forza, e dà senso alla nostra vita. Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri. La nostra imperfezione non dev’essere una scusa; al contrario, la missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per continuare a crescere. La testimonianza di fede che ogni cristiano è chiamato ad offrire, implica affermare come san Paolo: «Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla ... corro verso la mèta» (Fil3,12-13). 160. Il mandato missionario del Signore comprende l’appello alla crescita della fede quando indica: “insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,20). Così appare chiaro che il primo annuncio deve dar luogo anche ad un cammino di formazione e di maturazione. L’evangelizzazione cerca anche la crescita, il che implica prendere molto sul serio ogni persona e il progetto che il Signore ha su di essa. Ciascun essere umano ha sempre di più bisogno di Cristo, e l’evangelizzazione non dovrebbe consentire che qualcuno si accontenti di poco, ma che possa dire pienamente: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). 161. Non sarebbe corretto interpretare questo appello alla crescita esclusivamente o prioritariamente come formazione dottrinale. Si tratta di “osservare” quello che il Signore ci ha indicato, come risposta di amore, dove risalta, insieme a tutte le virtù, quel comandamento nuovo che è il primo, il più grande, quello che meglio ci identifica come discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). 162. D’altro canto, questo cammino di risposta e di crescita è sempre preceduto dal dono, perché lo precede quell’altra richiesta del Signore: “battezzandole nel nome...” (Mt 28,19). L’adozione a figli che il Padre regala gratuitamente e l’iniziativa del dono della sua grazia (cfr Ef 2,8-9; 1Cor 4,7) sono la condizione di possibilità di questa santificazione permanente che piace a Dio e gli dà gloria. Si tratta di lasciarsi trasformare in Cristo per una progressiva vita “secondo lo Spirito” (Rm 8,5). 280. Per mantenere vivo l’ardore missionario occorre una decisa fiducia nello Spirito Santo, perché Egli “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26). Ma tale fiducia generosa deve alimentarsi e perciò dobbiamo invocarlo costantemente. Egli può guarirci da tutto ciò che ci debilita nell’impegno missionario.

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GIOVANI A CURA DEL MGS ITALIA MERIDIONALE INFO: pgime@donboscoalsud.it

ISTRUZIONI PER L’USO

Nell’elaborare questa sezione del sussidio destinata ai giovani, abbiamo fatto la scelta di farci guidare nei singoli periodi dall’icona salesiana proposta. Per ogni dimensione Kerigma, Koinonia, Leiturgia, Diakonia, troverete le seguenti voci: • I cona: è una frase tratta dall’icona salesiana del periodo (si faccia riferimento allo schema a pag. 12-13). •O biettivo intermedio: è il livello di attuazione per il singolo periodo, dell’obiettivo generale comune a tutte le fasce; viene anche presentato con un titolo che lo comunica sinteticamente. Seguono le attività ideate per maturare gli atteggiamenti presenti nell’obiettivo intermedio. Per la loro realizzazione si forniscono dei materiali presenti qui oppure on-line (materiale online). •C assetta degli attrezzi: si tratta di materiale utile per le attività proposte o per ampliare la riflessione. Alcune sono semplici citazioni (bibliografiche, cinematografiche, discografiche, sitografiche…), altre sono rimandi a risorse concrete scaricabili dal sito (materiale online). Il sussidio è stato realizzato come un itinerario che, pur aperto ad integrazioni, ha un suo sviluppo organico. Per questo motivo se ne consiglia una lettura integrale all’inizio del cammino per cogliere l’unitarietà della proposta. Nota di redazione È importante sempre rifarsi alla prima parte del sussidio e allo schema generale per cogliere il senso della proposta e di ogni periodo liturgico. I brani riportati nella prima parte non sono stati qui re-inseriti. Il materiale che segue ha la funzione di offrire degli spunti per la personalizzazione (in base all’ambiente, ai destinatari, al momento “storico”…) della proposta e, ovviamente, non è e non può essere esaustivo.

INIZIO ANNO SONO UNA MISSIONE SU QUESTA TERRA iviamo in un tempo che non ha memoria, o meglio che ha una memoria molto corta, perché V ogni giorno dobbiamo “liberare spazio” per far posto all’effluvio di informazioni che arrivano (notifiche, sms…) La memoria però per una persona, per un gruppo, per una istituzione è il fondamento sul quale costruire il proprio presente e il proprio futuro. Il “presenteismo” va combattuto con la memoria del cuore, che riprende e rielabora il passato per trasformarlo in forza di futuro. Questa prima parte dell’anno allora la vogliamo dedicare al recupero della memoria.

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INIZIO ANNO

KERYGMA

Icona «Tu comprenderai ogni cosa quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente». Obiettivo intermedio Iniziare un percorso che porti alla comprensione del proprio essere missione. All’inizio dell’anno chiedere la disponibilità a fidarsi per riprendere o iniziare il cammino di gruppo condividendo percorsi e obiettivi che abbiano come meta la disponibilità a scoprire la “missione che si è”. Fare memoria Riprendere un cammino di gruppo è sempre un momento particolare, a maggior ragione quando si tratta di giovani. Si tratta di ri-motivarsi al cammino, ri-raccontarsi per riprendere in mano le fila esistenziali. Si propone di dare spazio a questo desiderio di raccontarsi e nello stesso tempo di fare memoria, per ri-dirsi i motivi dello stare insieme per condividere un cammino. L’animatore si prenda particolare cura di questo aspetto motivazionale. Ci si può dividere in piccoli gruppi di persone legate da antica relazione che realizzino un video sulla loro storia, sottolineando esperienze, persone, incontri particolarmente significativi. Il modello di riferimento può essere il video del decennale di Facebook. Prima di poter riprendere il viaggio è importante fermarsi a vedere cosa ci portiamo già dietro dalle nostre esperienze pregresse, per cui sarà fondamentale che ogni giovane, nell’intraprendere un nuovo anno di cammino formativo, riparta da se stesso. Si inviterà ognuno a confrontarsi con il proprio volto, a partire dalla contemplazione dello stesso per arrivare a ricomporre i pezzi della propria esperienza e della memoria del cuore al fine di comprendere fino in fondo la strada che si è chiamati a percorrere e gli obiettivi da prefissarsi. Dopo un’introduzione degli animatori, si farà partire una musica di sottofondo durante la quale ogni ragazzo sarà invitato a specchiarsi (ognuno in uno specchietto o anche tutti in uno specchio grande) con il “coraggio” di studiare in profondità il proprio volto e, in particolare, i propri occhi. Passato qualche minuto, si potranno leggere alcune “provocazioni” che stimolino la riflessione (alcune nel riquadro accanto, il file completo è disponibile sul sito). Al termine del momento di riflessione sarà consegnata ad ognuno una matita da trucco con la richiesta di disegnare sullo specchio i tratti del proprio volto che più lo hanno colpito nei minuti di osservazione: si potranno sottolineare le rughe della fronte o degli occhi, il sorriso o l’espressione seria delle labbra, la luce dei propri occhi o le proprie occhiaie… Dopo un certo tempo, nel fermare la musica l’animatore inviterà i presenti ad alzare lo sguardo e a guardarsi intorno; sullo specchio resta quello che si è disegnato, il proprio punto di partenza, ciò che abbiamo per iniziare a “lavorare”. Potrà essere arricchente prevedere un momento durante il quale esprimere emozioni e difficoltà riscontrate durante l’attività, dirsi le motivazioni per le quali si è deciso di disegnare o meno qualcosa, raccontare quello che si è “visto” guardandosi, condividere il proprio “punto di partenza”, ciò su cui si vuole lavorare nell’anno che inizia. Provocare per riflettere “Conquista te stesso, non il mondo”, diceva Cartesio, ed aveva proprio ragione. Oggi, interessati solo alla conquista di benessere e soddisfazioni, perdiamo tanto del nostro tempo alla ricerca di qualcosa di utopico, che risolva tutti i nostri problemi, come una bacchetta magica, invece tutte le risposte a quello che cerchiamo sono dentro di noi, tutta l’energia, la calma, la forza e la conoscenza per affrontare ogni problema della Vita è già dentro di noi. È solo ben nascosto, questo è vero. Ma un indagine attenta può farci capire che siamo noi gli artefici del nostro destino:

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GIOVANI

“Il destino non è questione di fortuna, ma è questione di scelte. Non è qualcosa che va aspettato, ma piuttosto qualcosa che deve essere raggiunto” (William Jennings Bryan). Allora rimboccati le maniche, inizia a cambiare, inizia a fare quella telefonata, che dovevi fare da tanto tempo, a quell’amico che non senti da un po’, inizia a fare un po’ di movimento fisico, ad uscire e soprattutto a sorridere. “Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continua ad imparare resta giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente giovane” (Henry Ford). Facile a dirsi, difficile mettere in pratica, e perché? Siamo bravissimi a dare consigli agli altri su qualsiasi argomento: scuola, lavoro, sport, amici e allora, per una volta, mettiamoci noi nei panni dell’amico che vuole un consiglio e aiutamoCI. Altro materiale online Cassetta degli attrezzi • Il peso della valigia, dall’album Arrivederci, mostro! di Luciano Ligabue, 2010 • Questa è la mia casa, dall’album Lorenzo 1997: L’albero di Jovanotti, 1997 • S an Pietro, miniserie televisiva, Rai 1, ottobre 2005, regia di G. Base (scena in cui san Pietro e san Paolo si raccontano)

KOINONIA

Icona «Un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri». Obiettivo intermedio Creazione di uno stile di vita comunitario e di condivisione. La comunione come scelta di condivisione degli spazi e dei beni. Esperienze La tenda di Abraham (vedi http://www.tendadiabraham.it) Il nostro stile di vita. Siamo famiglie che hanno sentito la necessità di un’alleanza profonda tra loro. Il nostro desiderio è di vivere più profondamente il nostro essere cristiani nella fraternità, nella condivisione e nell’accoglienza di persone in difficoltà. La comunità ospita bambini soli con lo strumento dell’affidamento familiare, adolescenti con situazioni familiari difficili, mamme sole con bambini. Alcune di queste persone accolte sono sostenute economicamente dai Servizi Sociali territoriali, altre invece sono ospitate gratuitamente. La nostra vita comunitaria è fondata sui questi valori: • l a condivisione: lo stile della comunità è: vivere con la “porta aperta” condividendo gioie e fatiche di ogni giorno in uno stile di mutuo aiuto. I redditi di tutti confluiscono in una cassa comune da cui ogni famiglia attinge secondo il proprio bisogno. • l a preghiera: è il fondamento della nostra vita e il sostegno del nostro agire. Durante la settimana abbiamo diversi momenti di preghiera. Una volta al mese viviamo insieme un momento di riconciliazione. • l a sobrietà: è la modalità che ci permette di essere attenti ai bisogni dei poveri e al rispetto dell’ambiente: riduzione dei consumi, lotta agli sprechi, risparmio, recupero, riciclaggio. • l ’accoglienza: è il frutto del nostro star bene insieme, del sostegno reciproco ed è occasione di

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AVVENTO E NATALE

ricevere il dono che ogni persona porta in sé. Spazi comunitari accoglienti In Italia si parla tanto di immigrazione, ma la conoscenza del fenomeno passa spesso attraverso una serie di idee preconcette e casi di cronaca non rappresentativi, sebbene a forte impatto mediatico. Riprendendo il discorso sulla condivisione degli spazi e dei beni si propone di imbastire un incontro sul tema dell’immigrazione in Italia, che può essere considerata, a seconda del punto di vista, una risorsa o una minaccia. In particolare si evidenzi come i giovani cristiani hanno il compito di creare spazi comunitari accoglienti in cui vivere e far conoscere la forza del Vangelo. Dalla precarietà alla condivisione. Storia di Luca - 26 anni, precario (materiale online). Cassetta degli attrezzi • Dalla Parola di Dio alcuni atteggiamenti, legati al tema dell’essenzialità, necessari per la costruzione di un clima comunitario. • Se la ricchezza chiude il cuore “Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?” (1 Gv 3,17). “Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e… non date loro il necessario per il corpo, a che serve la fede? Se la fede non è seguita dalle opere, in se stessa è morta” (Gc 2,16-17). • Quando la prosperità annebbia la mente “Nella prosperità l’uomo non comprende, è simile alle bestie che muoiono. Non temere se un uomo arricchisce, quando muore con sé non porta nulla” (Sl 49,17.21) • Per approfondire il tema dell’immigrazione segnaliamo l’articolo della rivista on-line Lavoce. info “Immigrazione in Italia: risorsa o minaccia?” di Luigi Minale e il video correlato realizzato da Quattrogatti. Info disponibili sul sito. • Life is sweet, di Max Gazzè, Daniele Silvestri, Niccolò Fabi, 2014

LEITURGIA

DIAKONIA

Icona «Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri». Obiettivo intermedio Accompagnare i giovani a passare da oggetti a soggetti della missione. “Siamo missione”: sperimentiamo il servizio non solo come un “qualcosa da fare”, ma un modo di essere! Festa dei popoli La paura dell’altro, del diverso, dello straniero, nasce sempre dall’ignoranza, dalla non conoscenza. Si intende allora sperimentare la bellezza di preparare insieme con (e non solo per) chi è stato invitato per l’incontro di testimonianza della koinonia una cena etnica, durante la quale si condividono sapori e gusti di entrambe le culture. Fondamentale per la buona riuscita è che tutto sia preparato insieme e che non diventi un’attività per qualcuno, ma un’esperienza di condivisione paritaria tra culture. Non solo: una occasione come questa può essere l’occasione per abbattere delle barriere e l’inizio di un cammino comune di maggiore attenzione al territorio.

AVVENTO E NATALE PRENDERE L’INIZIATIVA Nel tempo di Avvento celebriamo l’iniziativa del Dio che sempre viene e ci previene. La nostra vita vuole essere una risposta al Signore Gesù: la Parola di Dio che si fa uomo. L’ascolto della Parola diventa risposta creativa, che si fa carità operosa e fattiva e preveniente.

KERYGMA

Icona «Un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa».

Icona «Pochi minuti di lettura spirituale».

Obiettivo intermedio Essere parte di una Chiesa che celebra il suo essere in periferia (Giornata Missionaria Mondiale 2014: “Periferie al cuore della missione”). La Chiesa che celebra vuole che la sua festa avvolga tutti. Per questo geograficamente è ai confini, perché comunque tutti possano incontrala sulla loro strada. Nel tentativo di essere sempre più “Chiesa nella Chiesa”, per le celebrazioni di questo periodo si rimanda alla sussidiazione della Giornata Missionaria Mondiale alla sezione download del sito della Fondazione Missio, organismo pastorale della CEI (http://www.missioitalia.it/download. php?id=115&sot=187)

Obiettivo intermedio “Trova il modo per far sì che la parola si incarni in una situazione concreta” (EG24). L’Avvento come tempo in cui accolgo personalmente Colui che “è la parola prima”, che mi precede e prende l’iniziativa”.

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GIOVANI

Il diario dell’anima La preghiera potrebbe essere definita come un dialogo: tra noi e Dio-Padre, tra noi e Gesù, tra noi e la Madre di Dio o tra noi e un santo. La preghiera non è quindi un monologo, ma alterna momenti di ascolto a momenti di risposta e, per quanto possa sembrare strano, l’iniziativa è sempre del Signore che desidera rivolgere a noi la sua parola. A noi viene chiesto di ascoltare e rispondere. Uno dei modi per dialogare con il Signore è la lectio Divina, che è la tecnica a cui fa riferimento la proposta fatta di seguito.

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AVVENTO E NATALE

Ad inizio avvento l’animatore distribuisce ad ognuno un “diario dell’anima”, invitando i giovani ad utilizzarlo ogni giorno per registrare quello che la Parola, che ogni mattina verrà condivisa dall’animatore stesso con tutti i componenti del gruppo (ad es. tramite whatsapp), gli ha evocato (ringraziamento, proposta di impegno, incoraggiamento, consolazione…). Soprattutto con i gruppi di giovani che non hanno già dimestichezza con il “diario”, il consiglio è di riservare un momento, ad inizio di questo tempo liturgico, in cui vedere insieme come utilizzare al meglio questo strumento e accogliere, così, nel modo migliore, il messaggio che ogni mattina sarà ricevuto. A tutti, comunque, non sarà male dare alcuni consigli pratici, che guidino e incoraggino la riflessione sulla Parola. Sul sito (materiale online) troverete una tabella nella quale viene riportato un versetto preso dalla Parola del giorno per tutto il periodo di Avvento. Di seguito alcuni suggerimenti che distribuiti ad ognuno insieme al “diario” come promemoria e guida alla Lectio Divina.

La Lectio Divina Per vivere meglio la Lectio Divina ti suggeriamo di utilizzare una penna a quattro colori e di suddividere il momento di “analisi” del versetto biblico in quattro fasi. Come in ogni preghiera che si rispetti, sarà bene iniziare e finire con il Segno della croce.

Conoscersi per camminare verso la comunità La Compagnia dell’Immacolata era presente e attiva già nel primo oratorio di don Bosco; in questo periodo di Avvento, vogliamo riflettere sul ruolo che la comunità giovanile/gruppo giovani e le persone che la compongono, hanno all’interno dell’oratorio e, più in generale, nell’ambiente di cui fanno parte. L’animatore propone di creare il genogramma del gruppo all’interno del contesto nel quale esso si sviluppa. Sarà interessante chiedere ad ognuno di creare il proprio genogramma all’interno del gruppo giovani. I genogrammi sono molto utilizzati nel campo della psicologia e delle scienze sociali per raccogliere informazioni circa i legami affettivi ed emotivi instaurati tra persone e gruppi di persone. Il genogramma permette, infatti, di avere una chiara visualizzazione degli eventuali conflitti e di fare una valutazione del livello di coesione all’interno del gruppo e delle relazioni sociali che intercorrono tra persone all’interno di vari contesti. Per il genogramma sono stati individuati dei simboli molto semplici, che rappresentano il genere, e diversi tipi di linee, che illustrano la tipologia di rapporto che lega le persone (vedi figura); nella parte inferiore di ogni simbolo sarà bene indicare la persona (o la struttura) alla quale ci si riferisce. Il genogramma potrà ovviamente essere arricchito con tutte le informazioni degne di nota che la fantasia ci suggerisce. Fondamentale sarà, alla fine del lavoro, analizzare i legami emersi e ricercare le motivazioni profonde che determinano la tipologia di legame, rilevare la presenza (o assenza) di determinate persone, approfondire la maniera in cui il genogramma è stato rappresentato (in cerchio o con una gerarchia), sottolineare gli elementi “innovativi” che sono stati aggiunti… Alla bravura e alla fantasia dell’animatore l’arduo compito di “analisi”.

Prima fase. LECTIO – lettura Si tratta di comprendere il senso, cosa dice il testo biblico in sé? Nel caso in cui tu voglia approfondire il messaggio del versetto, puoi prendere la Bibbia e ricercare la citazione per leggere il testo all’interno del contesto in cui è collocato. Ora prova a sottolineare con il colore nero gli aspetti del testo che indicano il quando, il come e il dove. La Bibbia racconta fatti, dice incontri, descrive luoghi; a volte rischiamo di perdere la dimensione concreta: soffermarci sulla realtà descritta dal brano ci aiuta a riscoprirne la materialità. A questo punto, sottolinea con il colore azzurro, che ricorda il cielo, la parola che più ti ha colpito: può essere un’azione di Dio o una parola di Gesù o di un altro personaggio, o un luogo, un avvenimento… Seconda fase. MEDITATIO - la meditazione Si tratta di rispondere alla domanda “che cosa dice il testo biblico a me?” Prenditi del tempo per lasciar risuonare dentro te la Parola, per ascoltare il tuo cuore, per meditare…per sentire cosa il Signore ha da dirti. Terza fase. ORATIO - la preghiera È arrivato il momento di rispondere dopo aver ascoltato così tanto il Signore. A questo punto che cosa voglio dire al Signore in risposta alla sua Parola? Utilizzando il colore rosso, il colore dell’amore, scrivi la tua preghiera rispondendo alla parola del Signore. La preghiera può essere espressa come richiesta, intercessione, ringraziamento e lode. Quarta fase. ACTIO - l’azione La preghiera è vera se ci aiuta a vivere come Gesù. Prendi un impegno per la giornata per rispondere alla parola che Gesù ti ha rivolto. Per scrivere il tuo impegno usa il colore verde: è il colore della vita.

KOINONIA

Icona «La “Compagnia” divenne il lievito dell’Oratorio». Obiettivo intermedio La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti (EG24). Nelle nostre comunità, anche se non molti, si vedono alcuni giovani. Sono riconoscibili per il servizio che essi fanno nell’ambiente, ma non come membri di un gruppo. In questo periodo dell’anno l’ambito della koinonia vuole essere l’occasione per rendere visibile la presenza dei giovani in quanto gruppo capace di prevenire e sviluppare buone prassi a vantaggio di tutta la comunità.

Relazione serena Maschio Relazione forte Relazione di distanza Relazione di indifferenza

Femmina Esempio di genogramma

Relazione conflittuale Relazione forte ma conflittuale

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MESE SALESIANO

Essere lievito Molto spesso i giovani sono impegnati all’interno di un ambiente come singoli e non vengono individuati come un gruppo unitario di persone che “cammina insieme”. Con i componenti del gruppo si pensi ad un’attività nella quale manifestarsi come comunità (un numero all’interno dell’accademia dell’Immacolata, un momento curato da tutto il gruppo nell’ambito delle celebrazioni d’Avvento e Natale, un incontro con i più piccoli nel quale la comunità sia chiamata a portare la propria testimonianza…) e con la quale rendere evidente il proprio essere un “corpo solo pur composto di tante membra”.

LEITURGIA

Icona «Li aiutavano a trascorrere in allegria i primi giorni, quando ancora non conoscevano nessuno».

la Sardegna (2001). Circa un milione di italiani porta la Luce della Pace nelle proprie case grazie all’impegno degli Scout di tutte le Associazioni. La Luce viene donata a tutti coloro che condividono i valori di Pace e Fratellanza, senza distinzione di credo o razza. È importante tenerla accesa quanto più a lungo possibile: accendere il lume alla Luce della Pace non può rimanere il mero gesto di un attimo, pieno di fugaci buone intenzioni, ma la volontà di mantenere viva l’attenzione ai valori che essa porta con sé. Bisogna vigilare affinché il nostro desiderio di pace, fratellanza ed amicizia non si spenga nel nostro cuore così come non dobbiamo far spegnere la fiammella nella lampada. L’invito è quello di portare la Luce nelle proprie case, collocandola davanti al presepe o presso una finestra. Ognuno potrà poi donarla ai propri cari, come si fa con il ramoscello di ulivo nella Domenica delle Palme: il significato è, infatti, lo stesso. Qui il sito con le notizie circa il trasporto della luce: www.lucedibetlemme.it. Veglia di Avvento – “Veniva nel mondo la Luce vera” Materiale online

Obiettivo intermedio L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella liturgia (EG24). Vivere l’Avvento come tempo gioioso da riscoprire nei segni che “precedono” le feste perché Chi viene porta la festa anche per chi non festeggia.

Luce La luce è uno degli elementi della festa del Natale. Da ormai molti anni tra gli le attività di questo tempo liturgico si è fatta strada in molti luoghi l’accoglienza della “Luce della Pace di Betlemme”. Nel tentativo di riscoprire i “segni” che “danno anima” al nostro Natale, si propone di partecipare alla staffetta che diffonde ogni anno la “Luce della Pace di Betlemme” in Italia e a preparare insieme una veglia d’Avvento, della quale trovate una proposta (materiale online) che coinvolga tutta la comunità in un’iniziativa tanto speciale.

Obiettivo intermedio La comunità si mette con opere e gesti nella vita quotidiana degli altri (EG24). Rispondere concretamente all’iniziativa della Parola realizzatrice che viene.

Cos’è la “Luce della Pace di Betlemme”? Nella Chiesa della Natività in Betlemme c’è una lampada a olio che arde perennemente da lungo tempo, probabilmente già da pochi secoli dopo la venuta di Cristo. Tale chiesa è stata costruita su quella che si ritiene la grotta o la stalla in cui è nato Gesù e la lampada è posizionata sul punto ove si presume sia stata la mangiatoia nella quale fu messo il Salvatore in fasce. La lampada è alimentata dall’olio donato da tutte le nazioni cristiane della Terra, una volta all’anno, a turno. È ovvio il significato religioso della lampada accesa: Cristo, Luce delle genti, continua ad irradiare la sua Parola da Betlemme nel mondo intero per tutti i giorni che verranno; Egli è il riferimento vivo e presente per coloro che hanno Fede in Lui, speranza irriducibile nel futuro e nella Resurrezione; Cristo è la Luce che non si spegne, che segna sempre la via, che guida l’umanità alla salvezza. Un alto valore simbolico lo ha anche per chi non è credente: rappresenta un segno di pace, fratellanza, amicizia, solidarietà con chi soffre, condivisione di valori umani e civili. La “Luce della Pace di Betlemme in Italia” Nel Natale del 1993, in occasione di uno scambio internazionale, uno scout austriaco porta la Luce della Pace di Betlemme alle Associazioni scout di Trieste che, vista la validità dell’idea ed il suo messaggio di fratellanza, reagiscono con entusiasmo. Nel 1994 si è costituito a Trieste un comitato interassociativo che organizza il viaggio a Vienna per accendere un lume alla Luce e curarne la distribuzione in Italia. Nel 1996 si è svolta la prima staffetta ferroviaria con il compito di portare la Luce della Pace in tutta Italia. Dapprima sviluppata sulle direttrici Trieste-Genova e Trieste-Roma-Napoli, l’iniziativa ha visto crescere nel tempo il numero dei Gruppi scout che attendono la Luce alle stazioni. Ormai quasi tutte le Regioni d’Italia vengono toccate dalla staffetta, comprese la Sicilia (1999) e

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DIAKONIA

Icona «Un programma concreto su come e chi aiutare nell’ambiente dove si viveva».

Metti in circolo il tuo amore Come nella compagnia dell’Immacolata si individuavano i “clienti”, ossia persone o situazioni bisognose di intervento (compagnia, aiuto economico, sostegno…), così, all’interno del gruppo, ogni membro, alla luce del cammino di preghiera personale condotto durante l’Avvento, individua una situazione o una persona bisognosa di attenzione. Il tutto andrà descritto su un foglietto che verrà messo insieme a tutti quelli degli altri in modo che ognuno possa estrarne uno per poter concretizzare quell’impegno proposto da altri. Si chieda di fare attenzione a proporre impegni che tutti possano realizzare. Alla ripresa delle attività di gruppo, dopo l’interruzione natalizia, predisporre un momento all’interno delle attività in cui si possa condividere in che maniera il bene è lievitato.

MESE SALESIANO LA VITA SI RAFFORZA DONANDOLA Il 2015 è l’anno in cui la Chiesa intera celebra il bicentenario della nascita di don Bosco. La nascita richiama l’idea della generatività di un padre e di una madre. Don Bosco è stato prima di tutto padre e da lui è nata una grande famiglia. È proprio la famiglia l’orizzonte vocazionale all’interno

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MESE SALESIANO

del quale si muove la proposta del mese salesiano: riflettere sullo “spirito di famiglia” come una delle grandi intuizioni di don Bosco e confrontarsi con la sua capacità di generare. Tutto questo diventa una chiave interpretativa per leggere la propria famiglia di origine e per proiettarsi responsabilmente in un futuro non troppo lontano.

KERYGMA

Icona «Ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume». Obiettivo intermedio Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa (EG 9). Il mio essere missione mi chiama alla paternità/maternità per comunicare il bene grande della vita. Chiamatemi padre Si vuol favorire la riflessione del giovane sul proprio “domani”: come ci si immagina tra 10 anni? Per avviare la riflessione si suggerisce la proiezione di filmati che mostrino alcuni stereotipi dell’adulto tipo, utili ad introdurre la tecnica successiva. Vengono suggeriti alcuni stralci del famoso telefilm “How I met your mother” (materiale online) che mostrano tre dei personaggi principali della serie: Barney, un giovane e ricco uomo d’affari newyorkese, infallibile playboy ed eterno mammone; Marshall, fidanzato da una vita, sogna di diventare un famoso avvocato ambientalista e di farsi una bella famiglia come quella dalla quale proviene; Lily, fidanzata e poi moglie di Marshall, si ritrova a dover scegliere tra l’inseguire i suoi sogni e la famiglia… Dopo aver fatto emergere con il gruppo il profilo dei personaggi presentati, si chieda ad ognuno di presentare se stesso…tra dieci anni! I partecipanti dovranno parlare di se stessi in terza persona e al tempo presente, immaginando di conoscere la persona di cui parlano da qualche tempo; questo li aiuterà a dare libero sfogo all’immaginazione e alla fantasia. Ognuno, quindi, si sperimenterà nella proiezione di se stesso, raccontando agli altri come si immagina. Quando tutti (o quasi) si saranno cimentati nella presentazione, l’animatore, a partire ovviamente dai contenuti emersi, potrà avviare una discussione sulle prospettive e i desideri di paternità/ maternità, anche spirituale, sulla loro presenza o assenza, sulle motivazioni sulle quali certi desideri poggiano le fondamenta. Il dono di comunicare la vita La famiglia Barbarìa I Barbarìa sono una famiglia numerosa italiana. Roberto e Marisa hanno 7 figli e ci raccontano che la vera caratteristica di una famiglia numerosa è che non esiste una giornata tipo, ognuna è diversa. Generalmente però a casa Barbarìa la sveglia è alle sette, si inizia dai più grandi con tempi veloci e scaglionati per lavarsi e vestirsi. Dopo la prima colazione, tocca al papà portare a scuola i più piccoli, gli altri sono autonomi. L’impegno famigliare è sostenuto, malgrado ciò Marisa la mattina aiuta il marito, che è dottore commercialista, nel suo studio, poi prepara da mangiare per tutti. Gli unici appuntamenti fissi e irrinunciabili sono la colazione e la cena, due momenti importanti per stare insieme. Perché tanti figli? “È una scelta di vita. Ci siamo fidati di Dio e non abbiamo posto limiti alla Provvidenza, malgrado il dolore per cinque aborti. Certamente le angosce e le difficoltà non mancano. Tra il primo figlio e l’ultimo ci sono vent’anni di differenza, con le conseguenti diverse esigenze legate all’età: si va dal catechismo ai compiti allo sport.”.

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Come si sente una famiglia numerosa, in una società dove spesso le coppie pianificano un solo figlio? “Il fatto di essere numerosi è già di per sé una forte testimonianza di vita. Al di là di noi stessi, ci rendiamo conto di essere un dato di fatto ovvio e palese.” Ma non vi sentite diversi? “Non ci sentiamo diversi, perché abbiamo le stesse debolezze degli altri. Ad esempio la stanchezza per un solo figlio non è diversa da quella che si prova per più figli”. Come siete visti dagli altri in generale? “Apparentemente ci manifestano ammirazione. Forse alcuni penseranno che abbiamo un po’ esagerato. Altri potranno vedere così tanti figli come una limitazione. I veri amici riconoscono invece una ricchezza (ovviamente non economica) che in qualche modo ci invidiano”. Quali sono state, se ci sono state, le principali difficoltà che avete incontrato nel gestire una famiglia così numerosa? Le difficoltà sono quelle che incontriamo tutti nella quotidianità, però moltiplicate. Provate a pensare a cosa succede quando puntualmente a dicembre qualcuno porta a casa il virus intestinale…Poi ci sono le “gite” al pronto soccorso, gli interventi chirurgici (ad oggi 2 appendicectomie, 1 ernia inguinale e un varicocele)… A tutto questo aggiungerei le difficoltà economiche. Come saprete, in Italia non esiste una politica a favore delle famiglie numerose (siamo i peggiori in Europa) e spesso, oltre a non essere sostenuti, veniamo penalizzati rispetto ad una famiglia “normale”. In pratica con lo stipendio di Roberto, se avessimo solo 2 figli, vivremmo da nababbi, mentre ci sono stati periodi in cui abbiamo fatto molta fatica ad arrivare alla fine del mese. Negli anni tutte queste “prove” ci hanno comunque fortificati e in particolare la precarietà economica ci ha permesso di sperimentare la Provvidenza in modo concreto e tangibile. Quale credi che sia il valore aggiunto di una famiglia numerosa rispetto a una più standard? La famiglia è una piccola comunità dove ognuno impara a relazionarsi con gli altri e, se la famiglia è sana, anche ad accettarsi e volersi bene. È un po’ come una palestra di vita, che ci prepara a vivere in società. Da questo punto di vista la famiglia numerosa, essendo composta da più soggetti, ci porta a vivere a stretto contatto con più persone, molto diverse tra loro, e diventa una palestra “meglio attrezzata”, che dovrebbe insegnare ad essere più pazienti e più tolleranti con gli altri. Inoltre, penso che sia più bello condividere la gioia e meno pesante sopportare la sofferenza, se si è in tanti. Cosa avete che gli altri non hanno? Il salmo 126 dice: “Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza. Beato l’uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici.” Per me questa parola è vera perché ogni figlio è un memoriale dell’amore che Dio ha per me e di come Egli opera mirabilmente nonostante la mia debolezza; nei momenti bui della vita questi memoriali sono armi formidabili, che aiutano a non perdere la fede e la speranza. La cassetta degli attrezzi • Cambia la tua vita con un click, commedia del 2006, regia di Frank Coraci • Philomena, drammatico del 2013, regia di Stephen Frears • Solo un padre, commedia del 2008, regia di Luca Lucini

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MESE SALESIANO

KOINONIA

O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte, E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Icona «Dolori, cure, responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune». Obiettivo intermedio La volontà di don Bosco di essere parte con i suoi ragazzi di un disegno comune. La comunione è anche condivisione tra le generazioni: “siamo nani su spalle di giganti”. Riscopriamo tesori e debiti dei nostri padri, del nostro padre don Bosco e ce ne riappropriamo per trasmetterne il dono. Il “Testamento di don Bosco” Leggendo il “Testamento di don Bosco” (materiale online) cerchiamo di trovare quella che è la nostra parte di eredità. Si chieda al gruppo, di riscrivere il documento alla luce del proprio vissuto, del contesto nel quale il gruppo è inserito e del tempo nel quale ci troviamo. Il testamento rivisitato e “personalizzato” potrà poi essere presentato a tutta la comunità in occasione della festa di don Bosco. Il testamento Nell’affrontare tematiche importanti come quella della responsabilità generativa, è fondamentale che i giovani si confrontino con il proprio “essere”, consapevoli che quello che sono è frutto, oltre che delle circostanze e delle esperienze alle quali la vita ci ha esposto, anche dell’eredità di valori che i propri genitori hanno condiviso con noi. Si potrà introdurre il tema con la presentazione della poesia di Rudyard Kipling “If”, un’opera di natura educativo-pedagogica che contiene una serie di elementi e spunti utili per riflettere sulle caratteristiche che rendono ogni persona consapevole della sua dignità di uomo (della poesia si trovano facilmente su internet molte presentazioni particolarmente curate ed emozionanti). Una volta viste insieme le caratteristiche che fanno di un uomo una persona “degna di generare”, ognuno potrà immaginare il testamento valoriale ricevuto in eredità dai propri genitori e condividere con gli altri le ricchezze e i debiti che con i propri genitori in un certo senso condivide e che nel tempo ha fatto propri. Potrebbe essere utile chiedere ad ognuno di scrivere gli elementi ricevuti e di ricercare, tra tutti, quelli che maggiormente ha fatto propri grazie alle esperienze della vita. Di seguito il testo della poesia proposta: If (Se) “Se saprai mantenere il controllo quando tutti intorno a te lo perdono, e te ne fanno colpa. Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano, tenendo però considerazione anche del loro dubbio. Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare, O essendo calunniato, non rispondere con calunnia, O essendo odiato, non dare spazio all’odio, Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio; Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone; Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo, Se saprai confrontarti con il Trionfo e la Rovina E trattare allo stesso modo questi due impostori. Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,

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Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio senza mai far parola della tua perdita. Se saprai costringere il tuo cuore, tendini e nervi nel servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, E a tenere duro quando in te non c’è più nulla Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!” Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù, O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso, Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti, Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo. Se saprai riempire ogni inesorabile minuto Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi, Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, E, quel che più conta, sarai un Uomo, figlio mio!” (Rudyard Kipling) La cassetta degli attrezzi • Figlio di un re, dall’album Il primo bacio sulla luna di Cesare Cremonini, 2008

LEITURGIA

Icona «Faceva il gesto di tagliarsela a metà». Obiettivo intermedio I simboli come linguaggio per “mettere insieme” la vita. Aprirsi ad uno stile di vita “sacramentale” che sappia cogliere i segni e i simboli presenti nei riti e nella vita quotidiana. Il seme è diventato un albero Don Bosco ha generato vita attorno a sé ed è diventato un albero robusto sotto cui trovare riparo e ristoro. La preghiera che proponiamo sul sito riprende proprio l’idea evangelica del seme che muore per generare nuova vita Materiale online

DIAKONIA

Icona «Noi due faremo tutto a metà» Obiettivo intermedio “Nella mia vita ho sempre avuto bisogno di tutti” (Don Bosco) Riscoprire il bello dell’essere tutti “ontologicamente” bisognosi. GIOVANI

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TEMPO ORDINARIO

Fare a metà con… Si coinvolgono i familiari in un servizio all’interno della comunità. Don Bosco fece a metà con tanti… Pensiamo, ad esempio, a Mamma Margherita che fin dagli inizi seguì il figlio facendo sua la missione giovanile. Coinvolgere i familiari nella missione della comunità apre offre l’occasione per andare in profondità nei rapporti. Si tratta non solo di fare ma di coinvolgere nella missione della Chiesa così come fece don Bosco. La cassetta degli attrezzi • I rapporti, dall’album Dentro di Nicolò Fabi, 2007

TEMPO ORDINARIO EVANGELIZZATORI CHE PREGANO E LAVORANO Il tempo ordinario, quello della ferialità, è il tempo nel quale, a partire da una quotidianità illuminata dalla preghiera e che si fa preghiera, si possono fare le scelte di vita. Il “file rouge” di questo tempo vuole essere proprio quello di aiutare il giovane a “dotarsi” di un progetto di vita personale, come risposta ad un quotidiano che mi interpella e ad una preghiera intesa come vocazione, implorazione, invocazione e infine risposta. Si consiglia di prolungare questo tema anche nel periodo quaresimale.

KERYGMA

Icona «È quella la strada che devi percorrere». Obiettivo intermedio La vocazione e la preghiera. Attraverso la preghiera mettersi in atteggiamento di ricerca per rispondere a Chi mi chiama e precede. Un progetto per una vita Si propone un confronto con persone che hanno costruito la loro vita come risposta a una proposta e che hanno vissuto la vita come vocazione. Sul sito troverete la testimonianza della risposta vocazionale di una coppia di sposi e di una giovane consacrata (materiale online). Il progetto di vita personale In questo periodo pare opportuno avviare i giovani alla conoscenza dello strumento del “Progetto di vita personale”, abilitandoli, attraverso la consegna di una prima scheda alla sua redazione (materiale online). Perché un progetto di vita personale? Ogni volta che vogliamo fare qualcosa di bello, prima lo pensiamo e lo progettiamo per non rischiare di farlo male: cosa c’è di più bello della nostra vita?

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GIOVANI

Anche don Bosco, all’età di vent’anni, sentì il bisogno di scrivere il suo progetto di vita personale. Lo riportiamo così come lo scrisse lui nelle “Memorie dell’Oratorio”. “Per fissare uno stile di vita diverso, che avrei conservato per sempre, scrissi sette propositi: 1. Non prenderò più parte a spettacoli pubblici. Non parteciperò a fiere né a mercati. Non andrò a vedere balli e teatri. Farò il possibile per non partecipare a pranzi e banchetti. 2. Non farò più il prestigiatore né il saltimbanco. Non camminerò sulla corda, non suonerò il violino, non andrò a caccia. Credo infatti che queste cose siano in contrasto con la vita di un prete. 3. Saprò trovare del tempo per riflettere e pensare. Sarò temperante nel mangiare e nel bere. Dormirò le ore strettamente necessarie alla salute. 4. Finora ho letto molti libri profani. D’ora innanzi leggerò libri di argomento religioso, per servire Dio. 5. Combatterò con ogni forza pensieri, discorsi, parole, letture contrarie alla castità. Metterò invece in pratica ogni minima cosa che serva a conservare questa virtù. 6. Ogni giorno pregherò il Signore. E ogni giorno farò un po’ di meditazione e di lettura spirituale. 7. Racconterò ogni giorno fatti e pensieri che facciano del bene. Li racconterò a compagni, amici, parenti. Se non incontrerò nessuno, parlerò di cose buone almeno con mia madre”. Chi pratica lo sport ad un certo livello, sceglie di intraprendere uno stile di vita regolato: negli orari, nell’alimentazione, nelle attività ginniche, negli impegni, nelle competizioni. Lo fa per non correre il rischio di appesantirsi, di scendere di tono muscolare, di “strapparsi” o di esaurirsi. L’atleta sa che, seguendo questa regola, può raggiungere i suoi obiettivi, vivere con gusto e professionalità la sua disciplina, senza fallire o vivere in un’anonima mediocrità. Un progetto di vita personale 1. … per non “cadere di tono” Dopo aver assaporato e intuito la bellezza del vivere con Cristo e per Cristo, si può correre il rischio di cadere in una mediocrità spirituale, in una vita di fede blanda e sotto tono, che toglie progressivamente il dinamismo dell’amore, l’entusiasmo di sapersi e sentirsi amati, il gusto e la gioia di vivere con Cristo, in Cristo e per Cristo nella Chiesa. 2. … per prepararci a nuovi traguardi Il Signore continua a chiamarci e ci fa intuire nuove avventure, ci mostra nuove prospettive d’impegno, di servizio e nuovi traguardi di carità. La vita stessa, nel suo avanzare, ci mette davanti nuove responsabilità che riempiono di senso il nostro esistere: impegni in oratorio o parrocchia, lavoro, università, vita affettiva, matrimonio, consacrazione…È la scoperta, la scelta e la realizzazione della nostra vocazione personale. 3. … per “difenderci” dai pericoli e dalle tentazioni È l’umiltà e la consapevolezza di saperci fragili, bisognosi di sostegno e d’aiuto, facilmente e fortemente condizionabili da tante cose, che ci mette in movimento, che ci “obbliga” a darci dei seri sostegni per non soccombere agli urti della vita e lasciarci travolgere dalle subdole tentazioni della nostra società. Il cristiano, anche il più convinto, non è esente dalle tentazioni del consumismo, dell’individualismo, dell’indifferenza, dell’idolatria dell’io, della ricerca del potere, dell’apparire, del prestigio, del relativismo… “Bisogna aggrapparsi al progetto di vita personale nelle ore dell’aridità spirituale ancor più fedelmente che non nei giorni in cui la fede conduce spontaneamente la preghiera ed il raccoglimento…Nei giorni della stanchezza importa conservare la disciplina impostaci, addolorandoci di compierla senza gioia e senza amore; se però non fosse assolutamente possibile viverla, non rimane che abbandonarsi al Cristo” (Frère Roger).

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TEMPO ORDINARIO

Come stendere il progetto di vita personale Gli interventi di Dio nella nostra vita sono tanti e si manifestano ogni giorno anche attraverso la sua Parola. Ciascuno dovrebbe allora avere una pagina particolare della Parola in cui si rispecchia, perché può rileggervi tutto il suo cammino di sequela. È importante amare la pagina del Vangelo che si è scelta per sé, perché essa deve essere un punto solido, su cui costruire un progetto di vita. Se il fondamento non è sicuro, tutto crolla in breve tempo, o lascia aperta la strada a indecisioni, insicurezze, mentre il progetto di vita personale deve garantire, prima di tutto, la solidità in campo spirituale ed un’autentica vita cristiana. Quando si è compreso attraverso quale brano della Parola Dio ci interpella personalmente, si può iniziare a chiedersi come Gesù vive la preghiera, ad esempio, e vedere come appare questa alla luce della Parola. La stessa cosa vale per la fede, per la comunità e quindi nel rapporto con gli altri in famiglia, a scuola, al lavoro o nel gruppo in oratorio, vale per il servizio, per la missione e la testimonianza, sempre rivolgendo la nostra attenzione a come Cristo stesso vive tutti questi ambiti, perché Lui solo è il nostro unico punto di riferimento se vogliamo vivere da veri discepoli. Fissati i punti del vivere di Cristo, come appaiono dalla Parola, diventa necessario riferirli alla propria esistenza e quindi renderli concreti. La fedeltà al progetto di vita va verificata con il direttore spirituale, proprio perché seguire un progetto è giustificato solo dal fatto di voler veramente seguire Gesù su una autentica via di perfezione. Che cosa non è un progetto di vita personale Il progetto di vita non è una legge, perché alla base ci sta l’amore; l’amore che ciascuno ha per se stesso da concepire solo come volontà di spendere ogni energia per seguire Cristo e per somigliargli. Il progetto non è complicato, ma deve essere il più possibile semplice: pochi punti ma essenziali, concreti; ciascuno dovrebbe infatti costruirlo a sua misura, tenendo ben conto dei doni che riceve da Dio, dei propri limiti e di quali possibilità ha per far fruttare i suoi talenti. Il progetto di vita non si adatta all’umore, non lo si segue solo quando è facile, quando si è spiritualmente “su di giri”, anzi… Il progetto di vita è un dono del Signore e come tale va accolto e praticato umilmente: con impegno, nella verità, obbedendo, nella consapevolezza che chi è fedele al proprio progetto di vita obbedisce a Dio. Il progetto di vita non si arresta mai, perché si tratta di un cammino di crescita nella fede; man mano che si diventa più perfetti, più simili a Gesù, si progredisce e il progetto di vita diventa Vita secondo lo Spirito, diventa sequela delle tracce del Signore e realizzazione della sua presenza qui, tra noi, oggi. Rimanere in comunione con Gesù sempre, in tutta la vita, acquista a questo punto un significato nell’uniformare piano piano, pezzetto per pezzetto, passo dopo passo, il progetto di vita al Cristo Salvatore. Fedeltà al progetto di vita sarà fedeltà al Signore e alla sua chiamata. Fedeltà al progetto di vita sarà pace e serenità del cuore. La cassetta degli attrezzi • Puntata del Testimone di Pif nella quale racconta la storia della vocazione di suor Anna Nobili e di don Marco Pozza (materiale online). • Martini C.M., Parlo al tuo cuore: per una regola di vita del cristiano ambrosiano: lettera pastorale per l’anno 1996-1997, Centro Ambrosiano, Milano 1996 • Tonelli R., Ritratto di un giovane cristiano, Elledici, Torino 1996

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GIOVANI

KOINONIA

Icona «Chiedendo di camminare con me». Obiettivo intermedio La preghiera come implorazione comune. Scoprire e sperimentare la preghiera comune: come condivisione e intercessione. Un progetto che ha gambe Camminare insieme appartiene alla natura della Chiesa, popolo in cammino. Con il suo Signore si fa compagna degli uomini, sperimentando la preghiera come forma di intercessione. Una lectio itinerante, che consiste in un cammino a tappe con soste di riflessione, sul brano dei discepoli di Emmaus, può costituire una buona occasione per sperimentare la bellezza e la fatica di camminare insieme e invocare il Signore. L’esperienza che proponiamo è realizzabile secondo diverse modalità. 1. Una realizzazione che porti i giovani a fare, quanto più realisticamente è possibile, l’esperienza dei due di Emmaus: fare l’esperienza nel giorno di domenica e modularla su una distanza simile a quella fatta dai discepoli (tra sei e undici chilometri), dipanare lungo le varie tappe del cammino una vera e propria liturgia eucaristica che si conclude presso una chiesa nella quale continuare la celebrazione dall’inizio della liturgia eucaristica in poi. Concludere con un ritorno (magari in auto) presso la propria comunità che nel frattempo è impegnata in un’adorazione, che, accogliendo i giovani, scambia con loro la condivisone dell’esperienza, magari intorno ad una mensa fraterna. 2. Più semplicemente il cammino può, lungo le varie tappe, dare spazio alla lectio, meditatio, collatio, oratio sia personale che comunitaria. Il materiale reperibile sul sito potrà essere utilizzato in entrambe le scelte (materiale online). Al termine dell’esperienza si consegna la seconda scheda per l’elaborazione del progetto di vita personale (materiale online).

LEITURGIA

Icona «Incominciarono a gridare». Obiettivo intermedio La preghiera come invocazione. Scoprire e sperimentare la preghiera come atteggiamento e modo dove esprimere e accettare il limite della storia mia e altrui. Un progetto per incontrare Organizzare attraverso il cappellano o un gruppo di volontari un incontro con un luogo di sofferenza (carcere, ospedale, associazioni…) che miri a conoscerne la realtà, troppo spesso sconosciuta ai nostri giovani. Successivamente presentare uno o più salmi come preghiera di chi è nel dolore (Sal 21,129ss), invitando, in piccoli gruppi, a scriverne uno che poi, in un clima di preghiera, sarà condiviso.

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QUARESIMA

Al termine si consegna la terza scheda per l’elaborazione del progetto di vita personale (materiale online).

DIAKONIA

Icona «Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirla». Obiettivo intermedio La preghiera come risposta Scoprire e sperimentare la preghiera come atteggiamento e modo vitale. Un progetto per vivere Individuare delle modalità per valorizzare i salmi “riscritti”. Al termine si consegna la quarta scheda per l’elaborazione del progetto di vita personale (materiale online). Successivamente, l’animatore inviterà i giovani a condividere con la propria guida il progetto medesimo in modo da iniziarne la realizzazione.

QUARESIMA NESSUNA PERIFERIA SIA PRIVA DI LUCE Il dolore dei “crocifissi” di ogni epoca interpella la coscienza del credente. Si tratta di abilitarsi a leggere le sofferenze che ci circondano, sentirsi interpellati da esse ed elaborare strategie creative di bene. Un progetto di vita inteso come risposta ad una chiamata non può non aprirsi all’altro, specie se sofferente. In questa missione non siamo soli, non siamo i migliori, siamo parte di un puzzle più ampio, fatto di società civile, di mondo ecclesiale, di singoli, di associazioni…

KOINONIA

Icona «Si offrirono in quattordici e poi altri trenta». Obiettivo intermedio Un esempio contagioso. Condividere le motivazioni di chi ha preso un impegno, ci coinvolge. Faccia a faccia Camminare insieme appartiene alla natura della Chiesa, popolo in cammino. Con il suo Signore In questa fase è decisivo il “contatto” con un gruppo impegnato nel sociale dal quale farsi raccontare la nascita, gli sviluppi e gli attuali campi d’azione, per confrontarli con il proprio cammino di gruppo. Per ampliare il proprio bagaglio esperienziale, si propone di “andare a pescare” in mari sconosciuti, cioè in ambiti sociali ed ecclesiali di cui il gruppo non ha conoscenza.

LEITURGIA

Icona «Mettiamo anima e corpo nelle mani di Maria». Obiettivo intermedio “Contempl-attivi”. Cogliere la potenzialità di una vita tra terra-cielo-terra. Via Crucis - “Per le nostre strade” Materiale Online La particolarità di questa “Via Crucis” è data dall’associazione delle varie tappe evangeliche con altrettanti luoghi del proprio territorio, che incarnano situazioni di dolore odierne. Dopo aver individuato i posti, il percorso può essere fatto in due modi: 1. Recandosi realmente sul luogo individuato e lì pregare con i testi della stazione. Questo è possibile se il gruppo è poco numeroso e può muoversi con agilità da un luogo all’altro. 2. Fotografando i luoghi e celebrando la via crucis proiettando le immagini lì dove si prega.

KERYGMA

Icona «Il sindaco faceva appello ai migliori della città». Obiettivo intermedio Trovarsi preparati agli appelli della storia. Capire che l’iniziativa viene dalla “storia sacra” degli uomini, oltre che da quella di Dio. Ci siamo Invitare un amministratore locale (sindaco, assessore, presidente di circoscrizione…) a cui presentare l’icona salesiana del periodo, chiedendogli di esporre il “colera” del proprio territorio e quale apporto concreto potrebbe dare, a riguardo, il gruppo giovanile.

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A partire da alcune sollecitazioni di Papa Francesco sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione, contenute nell’Evangelii Gaudium, si può avviare una condivisione sul proprio “sentire” politico e sul proprio impegno sociale per il bene comune e la difesa dei poveri. Si leggano e si condividano i numeri 177-180-193-186-187 della Evangelii Gaudium.

GIOVANI

• I stazione Gesù è condannato a morte - Tribunale o posto di polizia • II stazione Gesù è caricato della croce - davanti ad un negozio chiuso per la crisi o una fabbrica in difficoltà • III stazione Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la croce - davanti alla sede della Caritas o di un’associazione di volontariato • IV stazione Gesù incontra le donne di Gerusalemme - in luoghi dove si esercita la prostituzione • V stazione Gesù è spogliato delle vesti - centro di accoglienza immigrati o loro luogo di ritrovo

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO

DIAKONIA

KERYGMA

Icona «È tempo». Obiettivo intermedio Scendere in campo. Cogliere i frutti del cammino annuale.

È tempo… è giunto il kairòs, il tempo di Dio, il momento giusto, propizio. Dopo un anno di cammino, di esperienze fatte, di conoscenze acquisite, di atteggiamenti maturati, si tratta di decidersi a “scendere in campo”, a rimboccarsi le maniche, perché nel tempo che ci è donato, che è sempre un tempo limitato che non va sprecato, possiamo mettere a frutto ciò che siamo diventati, cioè “missione”. Si tratta di sentire il fuoco della missione e donare ciò che siamo, vincendo le nostre paure, pigrizie, pregiudizi, perché tutti hanno diritto ad ascoltare la buona notizia del Vangelo.

GIOVANI

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V periodo

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO MARCATI A FUOCO DALLA MISSIONE

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Per fare il bene è necessario lavorare in rete, solo in questo modo il bene si moltiplica e si diffonde. È per questo che una delle prospettive del cammino di un gruppo giovanile deve essere quella di non rimanere autoreferenziale. Si proponga allora al gruppo di associarsi e condividere una delle iniziative della realtà di cui ha conosciuto la storia e le finalità. Sarà bene associarsi ad una iniziativa che non parta dal gruppo stesso. Alla fine dell’attività si verifichi quanto di nuovo si è appreso e sperimentato.

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In maniche di camicia Dopo aver analizzato, riflettuto e pregato sui “casi di colera” del proprio territorio, è arrivato il momento di agire! Il gruppo sceglie di intervenire concretamente secondo le proprie possibilità per alleviare una delle criticità conosciute. Si tratta di non rimanere sul vago, ma di scegliere un campo d’azione circoscritto, adeguato alle forze del gruppo. Si consiglia di verificare in un secondo momento l’efficacia dell’azione concreta messa in atto dal gruppo. Non bastano le buone intenzioni, sono necessarie le buone prassi!

È tempo Il tempo è dono da far fruttare, non è illimitato, ha un inizio e una fine. L’animatore aiuti il gruppo a riprendere la riflessione fatta ad inizio anno sulla memoria individuale e di gruppo. Si può disegnare un grande orologio, simbolo del tempo che è passato, in cui al posto delle ore vengano indicati i periodi (mese salesiano, tempo ordinario…).

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Obiettivo intermedio Esserci. Sperimentare che la storia non si cambia con le chiacchiere.

IV p

Icona «E poi ci sono io!».

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Gesù è crocifisso - ospedale o ambulatorio Gesù muore in croce - piazze di spaccio o luoghi degradati Gesù è posto nel sepolcro - case diroccate, luoghi di incomunicabilità

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• VI stazione • VII stazione • VIII stazione

L’animatore indica, per ogni periodo, gli obiettivi intermedi, così come formulati nella programmazione di inizio anno, che si prefiggeva di raggiungere con le attività proposte. Per ogni obiettivo saranno disponibili delle fiches sulle quali verranno riportati gli atteggiamenti maturati, le conoscenze acquisite, le esperienze fatte, in numero pari ai componenti del gruppo (ad es: per la dimensione kerygma del periodo di Avvento e Natale preparare tante fisches quanti i presenti per “accogliere Colui che è la Parola prima”; nello stesso numero prepararne per “utilizzo del diario dell’anima”, “costanza alla lettura del versetto”…). Alla fine della presentazione di ogni periodo, l’animatore inviterà i giovani a prelevare quelle fiches che rappresentano l’arricchimento ricevuto. Al termine della rilettura dell’anno, i giovani avranno tra le mani il “patrimonio” maturato. Un powerpoint evocativo del cammino di gruppo, che accompagni la presentazione dell’orologio, sarà sicuramente un buon aiuto per fare memoria. È giunto il tempo di scendere in campo…ma nella mia vita è scoccata l’ora della missione? Che ora è? Si propone ad ognuno, partendo dal “tesoretto” che si ritrova tra le mani, le fiches della precedente attività, di disegnare su un foglio un orologio privo di lancette sul quale indicare che ora è nella sua vita rispetto alla missione (es. è mezzanotte perché sono in ritardo, le 8 della mattina perché sono pronto a iniziare…). Dopo che tutti singolarmente hanno indicato la loro ora, spiegheranno il perché della loro scelta.

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TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO

Cassetta degli attrezzi La linea d’ombra, dall’album Lorenzo 1997: L’albero di Jovanotti, 1997 Domenica e lunedì, dall’album Domenica e lunedì di Angelo Branduardi, 1994

KOINONIA

Icona «I missionari partenti dovevano esprimere il meglio della giovane e piccola congregazione». Obiettivo intermedio A nome di tutti. Comprendere e sperimentare che si fa parte di un “noi” nato nel cenacolo. Dall’io al noi Nessuno si manda da sé…è una comunità, è la Chiesa che invia. La comunità va conosciuta per essere amata! L’animatore presenta il nome di ogni realtà presente nella comunità chiedendo al gruppo di descriverla secondo le conoscenze che ha. Successivamente i rappresentanti delle varie realtà, avendo davanti tutte le definizioni date, senza il nome del gruppo al quale sono riferite, cercheranno di riconoscersi in una o più definizioni. Solo alla fine l’animatore svelerà le varie definizioni a quale gruppo corrispondono. Ne nascerà una proficua discussione sulla reciproca poca conoscenza e sulla necessità di una maggiore condivisione. Infine, a partire dalle proprie fiches, ognuno dichiarerà se e in quale dei gruppi della comunità esistente intenderà, in futuro, investire i propri talenti.

DIAKONIA

Icona «Ma tra i meno giovani suscitò timore e perplessità». Obiettivo intermedio Giovani per la missione. L’estate come tempo da progettare per il servizio verso i coetanei e non solo i piccoli. Giovani per i giovani Essere missione prevede la capacità di saper collaborare e imparare anche da chi ha sensibilità diverse dalle nostre. Contribuire a progetti comuni ci rende consapevoli della chiamata ad essere lievito. L’animatore invita i giovani a costituire piccoli gruppi che condividano gli stessi talenti, gli stessi interessi, conoscenze, sensibilità e, facendo memoria dei singoli, delle associazioni, dei gruppi conosciuti durante l’anno (ad es: dimensione koinonia del periodo di Quaresima), propone di individuare con chi poter realizzare possibili collaborazioni. La missione non va in vacanza, l’estate può essere il tempo in cui sperimentarsi “missione” a partire dalle sollecitazioni ricevute durante l’anno formativo. Programmare un’esperienza estiva di gruppo in un contesto di bisogno nel proprio territorio o in paesi poveri, al fine di sperimentare quanto ciascuno si senta missione nella propria vita.

LEITURGIA

Icona «Fare un gran bene». Obiettivo intermedio Il grande mandato. Sperimentare la liturgia come il luogo in cui si porta e si riceve la vita quotidiana. Andate e portate frutto Nel corso dell’anno abbiamo proposto varie forme di preghiera (la veglia, il pellegrinaggio-lectio, la via crucis), affinché il gruppo potesse accostare le varie modalità di preghiera della tradizione cattolica, pur rivisitate nello stile, in modo che potessero incontrare la sensibilità e il gradimento delle giovani generazioni. Siamo convinti che sarebbe un peccato perdere una ricchezza secolare che esprime la fede dei nostri padri nel tentativo di inventare, di sana pianta, qualcosa che sarebbe privo di radici. In quest’ultimo tempo di preghiera proponiamo un modello di adorazione eucaristica. In questo momento di preghiera intendiamo condurre i giovani al riconoscimento che i doni ricevuti nel corso dell’anno provengono dal Signore e che, per l’espansione del suo Regno, vanno trafficati (materiale online).

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GIOVANI

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APPENDICE

ANIMAS Idee e spunti per la realizzazione di incontri formativi, di un Grest, Campo Estivo… in occasione del Bicentenario della nascita di don Bosco. Il materiale di ANIMAS (canti, sceneggiature, schede, formative…) è utile anche per lo svolgimento della proposta Pastorale 2014-2015. Ci siamo chiesti “Cosa potremmo proporre nel bicentenario della nascita di Don Bosco che ci sarà nel 2015” e “Cosa potremmo fare nell’estate 2015 e durante l’anno del bicentenario”?. Sono nate tante idee… tutte legate dal desiderio di riuscire a trasmettere ai giovani la passione di don Bosco per le anime. Abbiamo scelto alcuni sogni per conoscere più a fondo il cuore di don Bosco. L’idea generale è quella di creare materiale salesiano nuovo (in particolare canti) in occasione del Bicentenario della nascita di don Bosco. L’idea nasce dalla convinzione che ideare, e non solo realizzare, un percorso di formazione sia un’attività formativa per gli animatori stessi: è necessario che favoriamo la loro creatività e quindi corresponsabilità pastorale (non ci c’è quindi un pacchetto già pronto). L’idea è che ognuno possa attingere dai materiali quello che ritiene più opportuno per l’attività che intende realizzare: si può puntare anche su un sogno solo, valorizzare le sceneggiature, crearne di altre (solo 6 sogni sono stati riscritti per essere sceneggiati), lavorare su uno o più canti, inventarsi altre attività… Tutto è on line su www.donboscoland.it. Non c’è niente di stampato e non c’è nessun cd per i canti. I testi dei sogni, le sceneggiature, i canti (completo, base, testo), le schede formative sui sogni per i ragazzi… è tutto gratuito on line! Viste le difficoltà economiche che ci sono attualmente non sono previsti costi ma, per chi può, solo un’offerta per cercare di pareggiare l’investimento fatto (sul sito è indicata la modalità… speriamo nella provvidenza!). È stata realizzata anche una maglietta pensando agli animatori (ma che può essere adatta anche per i ragazzi utilizzando solo la parte davanti): è un modo anche questo per sostenere i costi. E un’altra maglietta con una nuova immagine di don Bosco sarà pronta per fine ottobre 2014. L’idea è che il lavoro sia incrementale valorizzando le intuizioni di ciascuno, ovvero i materiali che verranno prodotti (momenti di preghiera, giochi, video, momenti formativi, celebrazioni penitenziali, disegni, danze….) si possono condividere con tutti. Basta mandarli a mgs@donboscoland.it e verranno messi on line. Guardando ad alcuni centri locali che negli ultimi anni hanno fatto il Grest partendo dal copione della Festa dei Ragazzi (cf. Eventi Jesolo del MGS Triveneto) abbiamo elaborato una proposta che prevede l’utilizzo e la valorizzazione di alcuni sogni di don Bosco attraverso varie modalità: • la sceneggiatura di alcuni sogni (si tratta del copione della Festa dei Ragazzi di Jesolo 2014 organizzata dal Movimento Giovanile Salesiano Triveneto riadattato per questo lavoro); • l a realizzazione di video sui sogni (riprese effettuate alla Festa dei Ragazzi del MGS Triveneto - file scaricabili ad alta definizione); • la realizzazione di alcuni canti su altrettanti sogni di don Bosco; • la realizzazione di un inno “Da Mihi Animas” (sia in italiano che inglese); • la realizzazione di alcune schede formative per presentare uno o più sogni in un Grest, in un campo scuola…; • la realizzazione di altre schede formative per fasce di età da utilizzare come meglio di crede; • la possibilità data ad ogni educatore o realtà che utilizzerà questi spunti di formarsi a sua volta, non avendo fra le mani un pacchetto precostituito, ma una base di partenza su cui lavorare;


APPENDICE

• la possibilità di condividere on line quanto ideato da ogni realtà. RIBADIAMO UN CONCETTO CHIAVE Ci teniamo a ribadire che ci sembra pastoralmente strategico (e in linea con la Proposta Pastorale 2014-2015) abilitare gli animatori a riflettere sui contenuti (la Parola di Dio, il sogno di don Bosco…)

SOGNO

Il testo di don Bosco

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Sogno dei nove anni

CANTO

(mp3 e testo)

Da Mihi Animas (inno) mp3 ITA mp3 ENG testi, spartiti, basi Cosa vuoi fare mp3 (1° parte sogno) mp3 (2° parte sogno) testo Rose spine rose mp3 - testo

SCENEGGIATURA

facendoli propri attraverso la realizzazione di nuove idee e la creazione di nuovi materiali. Le stesse schede formative saranno abbastanza essenziali e hanno lo scopo di innescare un processo di creatività pastorale nutrito dal desidero di cercare il bene dei ragazzi, il bene della loro anima). Lo schema qui sotto verrà periodicamente implementato con nuovi materiali. Lo schema con i link da scaricare si trova su www.donboscoland.it.

del sogno

PER IL GREST O CAMPOSCUOLA

SCHEDE FORMATIVE

SCHEDE FORMATIVE

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introduzione

per ragazzi (9-14)

per adolescenti

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Tre lacci mp3 - testo

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Sogno delle due colonne

La sfida del mare mp3 - testo

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Sogno dell’aquila e dei demoni + L’uomo con la lanterna

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Sogno del pergolato di rose Sogno dei tre lacci

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Il fazzoletto della purezza + Il cantico della purezza

Fragile mp3 - testo

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Sogno dei dieci diamanti

Diamante regalato mp3 - testo

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Sarò grande mp3 - testo

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Sogno della lettera da Roma (per animatori) –––

Quel sogno è per me mp3

È una canzone che riassume quello che Don Bosco ci insegna sul significato vero del sogno.

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