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RAVENNA
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 12 - DICEMBRE 2013
PAGINA 14
IVANO MARESCOTTI
INOLTRE
路 MALATTIE INVERNALI DELLA GOLA 路 GLI AUSILI ORTOPEDICI 路 IL FEGATO GRASSO 路 GLI SPORT OVER-HEAD
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Il centro Bayermann di Ravenna si fonda sull'esperienza ventennale della titolare, Sig.ra Rosanna Bertoni, che dal 1986 ha fatto della tricologia e dei problemi dei capelli, la sua professione: ed oggi dopo 24 anni in cui ha operato con passione, entusiasmo e professionalità, il suo centro è diventato un punto di riferimento per tutti coloro che hanno problemi di calvizie. Promuovere il benessere dei capelli ha una rilevanza anche sociale, perché avere dei capelli sani e belli migliora la qualità della vita e fa aumentare nell’individuo la propria autostima. Una equipe specializzata Vi offrirà un servizio informativo completo e affidabile sui problemi del cuoio capelluto e dei capelli, affrontando con specifici trattamenti tricologici la caduta dei capelli e le calvizie. La Bayermann di Ravenna è composta da 3 DIVISIONI PRINCIPALI:
DIVISIONE TRICOLOGICA CHECK-UP del cuoio capelluto e del capello per individuare prevenire e risolvere le anomalie dei capelli; PRODOTTI E TRATTAMENTI Agiamo in modo mirato con cosmetici e apparecchi ad alta tecnologia per prevenire e correggere la perdita dei capelli e ridarne volume. Utilizziamo strumentazioni all'avanguardia per contrastare gli inestetismi del cuoio capelluto, il tutto accompagnato da principi attivi nutrienti e prodotti testati. Per esempio, il vaporizzatore igienizza e migliora l'ossigenazione follicolare e il laser stimola a fondo la microcircolazione permettendo fin dalle prime sedute il rafforzamento del bulbo pilifero: questo si traduce in poco tempo in capelli più forti, più sani e più brillanti.
DIVISIONE DONNA Il centro Bayermann da sempre pone particolare attenzione all’universo femminile e Divisione Donna è una sezione dedicata a loro, con un approccio che tiene conto della specificità dei problemi femminili e di conseguenza delle soluzioni adatte a loro. Capelli rovinati da tinte e decolorazioni aggressive, doppie punte e capelli sfibrati, queste sono alcune delle anomalie che possono subire i capelli di una donna, per arrivare poi a casi di diradamento e calvizie che oggi giorno sono sempre più numerosi. In questi casi si interviene con trattamenti appositamente studiati che stimolano l'ossigenazione follicolare e il rafforzamento del bulbo pilifero con preparati bioproteici. Sotto la guida esperta dei nostri operatori si possono ottenere, seduta dopo seduta, con la dovuta costanza, capelli sani, soffici e brillanti e prevenire problemi più seri e gravi.
DIVISIONE INFOLTIMENTO SISTEMI CAPILLARI: questo reparto è Dedicato alla soluzione estetica delle calvizie e delle problematiche relative al diradamento: mediante il sistema capillare , ovvero una metodologia brevettata che integra capelli naturali alla persona in modo graduale e senza alcun intervento invasivo, riusciamo ad ottenere un risultato estetico ottimale. La Bayermann, quindi è in grado di risolvere esteticamente e funzionalmente tutte le problematiche relative alla caduta dei capelli con l’ausilio di una gamma completa di prodotti per la prevenzione, il trattamento ed il benessere del capello e del cuoio capelluto: prodotti che il personale altamente qualificato e costantemente aggiornato, propone dopo attente e approfondite analisi. Con il sistema capillare siamo in grado di trovare rimedio a ogni gene-
re di Calvizie (alopecia ustioni, traumi , interventi chirurgici ). Se hai a cuore la tua immagine e i tuoi capelli vieni a trovarci per una consulenza e un check-up gratuito
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Nr. 12 - DICEMBRE 2013 - www.salute10piu.it
ALIMENTAZIONE
3 LO ZENZERO Ambra Mambelli SALUTE
4 LE MALATTIE INVERNALI DELLA GOLA Dott.ssa Mariarosaria Venturi OCULISTICA
7 I FILM IN 3D E LA VISTA Dott. Ugo Cimberle MATERNITÀ
8 PROGETTO NASCITA A RAVENNA Dott.ssa Donatella Valmori e Dott.ssa Francesca Boschi CENTENARI
10 MARINO GASPARRI - Centenario a Bagnara di Romagna di Tiziano Zaccaria PEDIATRIA
12 GIOCARE IN OSPEDALE Corrado Vecchi IL PERSONAGGIO
14 IVANO MARESCOTTI Intervista di Tiziano Zaccaria SALUTE
18 BUON SONNO CON L’AIUTO DELLA NATURA Dott.ssa Maria Nives Visani SANITÀ
20 AUSILI ORTOPEDICI A cura di Tiziano Zaccaria, Carla Baroncioni e Federico Dall’Olio MEDICINA INTERNA
22 IL FEGATO GRASSO di Fabio Lironzi SOCIETÀ
24 LA FIGURA DEL PADRE DOPO LA SEPARAZIONE Dott.ssa Isabella Cantagalli SPORT
28 GLI SPORT OVER-HEAD Dott.ssa Sara Vignoli I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 L’IMPRESA DI BALTO E TOGO SALUTE 10+ - Anno 3 - N. 12.2013 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al) - www.tipograficaderthona.it
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ALIMENTAZIONE
ZENZERO
UNA SPEZIA DALLE VIRTÙ SALUTARI
Ambra Mambelli Laboratorio artigianale Erbe in Pasta Via Castel Nuovo Pilastrino 2, Solarolo - Ra Email: erbeinpasta@yahoo.it
Pianta erbacea perenne di origine orientale, lo zenzero era già molto usato durante il Medioevo. La sua parte radicale viene utilizzata sia a livello curativo che in cucina. Recenti studi hanno dimostrato che questa radice ha diverse proprietà, agisce efficacemente su tutto l’apparato digerente, elimina gas intestinali, è utile come gastroprotezione durante l’assunzione di antinfiammatori. In caso di mal d’auto e nausee in gravidanza, un buon aiuto è masticare un pezzetto di zenzero fresco. Pare sia efficace in caso di reumatismi, confermata anche la sua attività antiossidante. Infine, e qui faremo felici molti lettori in lotta con il peso, lo zenzero ha la facoltà di aiutare a bruciare i grassi, rendendolo così un perfetto aiuto se abbinato ad una dieta equilibrata e ipocalorica.
Conservazione
BISCOTTI DI PAN DI ZENZERO
Fresco, riposto in frigorifero, meglio se in un sacchetto di carta, lo zenzero si mantiene per circa un mese. CONSERVARE LO ZENZERO Quello secco o FRESCO IN UN SACCHETTO polverizzato si DI CARTA NEL FRIGORIFERO conserva in un vaso di vetro o un contenitore a chiusura ermetica in luogo fresco e asciutto anche per più mesi. Il profumo dei biscottini allo zenzero fanno molto “Natale”. Infatti è con questa ricetta che potrete preparare, magari con l’aiuto dei vostri bimbi, le dolci decorazioni per l’albero di Natale o per le ghirlande. Troverete in tutti i negozi di casalinghi le formine per realizzare fiocchi di neve, alberelli, Babbo Natale, pacchi dono che decorerete con la glassa reale e zuccherini argentati o dorati.
Ingredienti: 500 gr farina, 150 gr burro, 150 gr zucchero di canna, 1 uovo, 170 gr di miele, ½ bustina di lievito per dolci, 2 gr cannella, 1 gr noce moscata, 5 gr zenzero macinato, 1 gr sale fino. Lavorazione: in una ciotola amalgamare farina lievito e spezie, a parte lavorare il burro con lo zucchero, poi l’uovo ed infine il miele. Incorporare i due composti fino ad ottenere un impasto omogeneo. Avvolgere l’impasto nella pellicola trasparente e lasciarlo riposare almeno 2 ore. Stendere il pan di zenzero con il matterello ad uno spessore di ½ centimetro, utilizzate la carta da forno come base, renderà l’operazione è più semplice. Formate i biscotti e non dimenticate di praticare il foro che vi permetterà poi di appenderli come decorazioni. Cuocere in forno preriscaldato 200° per 10 minuti. Lasciarli raffreddare prima di decorare.
FINE
Ci occupiamo di allevamento suino, dal 2000 abbiamo intrapreso un percorso di diversificazione della nostra produzione, proponendoci anche come Fattoria Didattica, inserita nel circuito della provincia di Ravenna.
Nel 2008, con la creazione di un laboratorio e del relativo punto vendita diretta delle nostre carni, abbiamo ridotto il numero di animali presenti in stalla, prediligendo per loro una alimentazione costituita da cereali e farine locali. Così facendo possiamo garantire la genuinità della carne che vendiamo e "...quel gusto di una volta..." ormai svanito dai nostri palati.
In cucina Dal caratteristico gusto pungente e piccante, lo zenzero trova utilizzo in molte ricette di carne, di pesce e in zuppe, in particolare nella cucina orientale. E’ uno degli ingredienti che vanno a comporre il curry, la miscela di spezie molto amata nella cucina indiana. Lo troveremo anche nella produzione di alcune bevande, come il famoso ginger ale (bibita non alcoolica), alcune birre e liquori.
AZIENDA AGRICOLA
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Nel nostro punto vendita potete trovare la carne fresca e i gran classici stagionati come il salame, la salsiccia passita, la coppa ecc., realizzati evitando il più possibile i conservanti e nel rispetto di ricette e metodi dalla tradizione contadina locale, gli arrosti e la famosa Porchetta che realizziamo su prenotazione oppure in piccole porzioni sotto vuoto da gustare all'occorrenza. ASPETTIAMO DI POTERVI INCONTRARE DI PERSONA
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SALUTE
MALATTIE INVERNALI DELLA GOLA I SINTOMI SONO:
- febbre non particolarmente alta, stanchezza, lieve dolore, tosse, sensazione di avere qualcosa in gola e difficoltà a deglutire. Dott.ssa
Mariarosaria Venturi
Email: mrventuri@yahoo.it
La gola è uno degli organi più soggetti ad ammalarsi nei mesi invernali, essendo il primo organo a contatto con gli agenti irritanti di ogni tipo presenti nell’aria e colpito per primo dalle variazioni della umidità. Ogni anno vengono registrate, solo in Italia, otto milioni di faringiti, per un totale di almeno quattordici milioni di prescrizioni di antibiotici (molte delle quali riguardano però i cinque milioni e mezzo di casi di tonsillite, un terzo dei quali si verifica tra i bambini). Quello che comunemente viene chiamato “mal di gola” ha origini diverse e differenti livelli di gravità.
Cause ed effetti L’ottanta per cento delle infiammazioni alla gola ha una causa virale. I virus, presenti nelle microscopiche goccioline di saliva emesse respirando normalmente dai soggetti portatori dell’infezione, penetrano nelle cellule della mucosa della gola, dove si moltiplicano (questa tipologia di trasmissione è la piu’ comune). 4
PIÙ GRAVI I PROBLEMI causati dai batteri (nel 15-20 per cento dei casi), che infettano le cellule, si moltiplicano al loro esterno e le danneggiano (bisogna specificare che anche nel caso dei batteri generalmente la trasmissione dell’infezione avviene secondo la via comune già descritta). In quest’ultimo caso i sintomi comprendono una febbre più alta, che può raggiungere i 40 gradi, forti dolori alla gola e alla deglutizione,
problemi alle tonsille che si arrossano, aumentano di volume e presentano placche biancastre, e senso di malessere generale. Sono poi molto diffuse le irritazioni locali, causate dalla permanenza in ambienti polverosi o poco GOLA CON PLACCHE umidificati e con poco ricambio d‘aria, dal fumo, dall’alcol e anche dall’elevato inquinamento ambientale e l’irritazione, a sua volta, può agire favorendo le infezioni virali o batteriche, indebolendo la parete difensiva della mucosa. Anche qui ci possono essere febbre elevata, interessamento
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delle linfoghiandole del collo, vomito, dolore alle orecchie, alla testa e al petto, difficoltà a respirare con interessamento della laringe e afonia con tosse.
Le malattie Oltre al tipo acuto, si può sviluppare anche la faringite cronica. Le sue cause sono dovute ad origini locali, come i processi ostruttivi delle vie nasali (deviazioni del setto, ipertrofia dei turbinati), il fumo, il consumo eccessivo di bevande alcoliche, il soggiorno prolungato in ambienti dal clima troppo secco o surriscaldato, oppure con presenza di polveri o di vapori. Altre volte le cause possono essere rintracciate nella presenza di altre patologie, come tonsillite, candidosi o processi infiammatori a carico delle vegetazioni adenoidi. Il manifestarsi del disturbo, generalmente, viene dall’avvertire sempre più spesso la necessità di raschiare la gola e fastidio persistente, oltre al dolore locale si possono poi verificare abbassamento della voce, febbre lieve ma persistente, continua necessità di deglutire.
Le conseguenze La maggior parte delle faringiti provocate dai virus si risolvono nel giro di qualche giorno, mentre quelle causate dai batteri, se trascurate, possono portare - soprattutto tra i bambini - a disturbi più gravi quali la febbre reumatica, malattie renali e perfino a patologie cardiache.
E’ nota, inoltre, anche la figura del portatore privo di sintomatologia clinica, cosiddetto sano, che non presenta segni di malattia ma la dissemina (utile, quindi, controllare anche i conviventi del malato).
Prevenzione soprattutto Virus e batteri si diffondono nell’aria e attraverso il contatto diretto. Perciò, se si vuole evitare la malattia, bisogna stare lontani dalle persone malate e lavarsi spesso le mani. »SEGUE
NON TRASCURARE LE FARINGITI NEI BAMBINI
Per fortuna i batteri che colpiscono più spesso i bambini sono soprattutto gli streptococchi beta emolitici di gruppo A, che sono molti sensibili alle penicilline e derivati, ma data la via di trasmissione descritta in precedenza, possono facilmente provocare epidemie.
ATTENZIONE AI LUOGHI AFFOLLATI E CHIUSI
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Tel. 0544.240157 Si consiglia poi di bere molto per evitare la disidratazione e la secchezza BERE MOLTO della bocca e delle labbra, di umidificare gli ambienti in cui si vive e di effettuare un’accurata igiene orale per limitare il rischio di infezioni. Se ci si rende conto di essere soggetti al mal OTTIMIZZARE gola e di ammalarsi L’IGIENE ORALE più volte nel corso dell’inverno, può essere utile considerare un ciclo di cure
termali: le acque sulfuree rafforzano le vie aeree riducendo la sensibilità alle infiammazioni causate da batteri e virus.
Le cure Il medico - a seconda dei casi - può decidere per diversi tipi di prescrizioni. A partire da semplici consigli come quelli di STARE AL CALDO (il freddo riduce infatti la motilità delle ciglia STARE AL CALDO presenti sulla superficie delle cellule che rivestono le prime vie respiratorie e che servono a
bloccare gli agenti patogeni), di MANTENERE BENE UMIDIFICATI GLI AMBIENTI di soggiorno, di bere molto, di limitarsi a una dieta leggera UMIDIFICARE con molti liquidi. E ovviamente di smettere di fumare. Tra i farmaci, non esistendo una terapia specifica per colpire la patologia virale, che come detto è la più frequente, sono molto utilizzati gli antinfiammatori, quelli specifici per il trattamento delle infiammazioni delle vie respiratorie ed i farmaci proteolitici (che hanno l’azione tipica di ridurre la congestione prodotta dalle infiammazioni); entrambi sono efficaci nei casi in cui il mal di gola si accompagna a dolori articolari, febbre e congestione. Nei casi di presumibile origine batterica ha IN ALCUNI CASI senso utilizzare gli SI PUÒ FARE USO antibiotici, la cui DI ANTIBIOTICI efficacia è condizionata dal tipo di batterio coinvolto. Ci sono poi trattamenti con funzione lenitiva (ad esempio a base di propoli, miele, oli balsamici) come spray, gargarismi, sciacqui, pastiglie e gomme, che possono attenuare COLLUTTORIO il dolore, agendo per DI PROPOLI contatto con le zone infiammate. FINE
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OCULISTICA
FILM IN 3D LA VISIONE NUOCE ALLA VISTA? Dott.
Ugo Cimberle
Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it
Vedere film in 3D, può provocare danni agli occhi? Questa è la domanda che noi oculisti ci sentiamo spesso rivolgere, soprattutto da genitori preoccupati per il diffondersi della tecnologia 3D, sia nelle sale cinematografiche che ormai nei salotti di casa grazie alle Tv moderne che abbinano l'alta definizione alla visione tridimensionale con vari sistemi. I bambini ed i ragazzini, ma non solo, sono molto attirati da questa tecnologia, che fa vivere la visione di un film o di un programma Tv come un'esperienza quasi reale. La qualità di visione offerta inizia ad essere di ottimo livello e la visione è spesso molto spettacolare.
Un intrattenimento innocuo anche per i più piccoli Ebbene, non ci sono particolari controindicazioni alla visione in 3D, neppure per i bimbi più piccoli. Infatti la visione binoculare ed il senso tridimensionale (la visione stereoscopica) si sviluppano ai 4 mesi di età e i bimbi di 3 anni hanno una capacità di messa a fuoco (accomodazione) 10 volte superiore ad una persona di 21 anni, quindi con un ottimo adattamento. Portare a vedere un film in 3D può addirittura essere un vero e proprio test, nel senso che se il bambino non riesce a vedere le immagini in tridimensione o ha un senso di disagio persistente, questa è una buona indicazione per una visita oculistica.
Potrebbe evidenziare difetti La mancanza di percezione della tridi-
mensionalità significa che il sistema visivo non lavora con entrambi gli occhi contemporaneamente e questo avviene o perché un occhio non vede o perché è presente uno strabismo. Se non era stata fatta una diagnosi di questo tipo già in precedenza, sicuramente è imperativa una visita oculistica. In caso di disagio, qualche senso di vertigine o cefalea, potrebbe esserci un difetto refrattivo non corretto o non corretto bene. Altri casi, come un piccolo strabismo latente, possono portare dopo un po' di visione, ad un senso di tensione, a volte variabile a seconda di come si tiene la testa o si centra l'immagine, che sparisce a proiezione finita.
Attenzione agli occhiali Altro punto contraddittorio è il rischio infettivo dato dagli occhiali polarizzati. Anche senza l'utilizzo di occhiali monouso, è sufficiente che vengano disinfettati per eliminare i rischi che riguardano soprattutto malattie virali come la congiuntivite epidemica, comunque simile al raffreddore ed
all’influenza, quindi a diffusione anche per semplice vicinanza. Oggi iniziano ad apparire sistemi 3D che fanno a meno dell'uso di occhiali polarizzati. Il filtro polarizzato è posizionato direttamente sullo schermo e particolari sensori rilevano la posizione esatta dello spettatore in modo da orientare correttamente la polarizzazione.
Conclusioni e consigli In definitiva non c'è alcun rischio per la vista nel guardare i video in 3D, neppure per i bambini più piccoli. Consiglio di rispettare alcune semplici indicazioni, tipo usare occhiali polarizzati monouso quando possibile, informare le persone affette da penalizzazioni visive in uno dei due occhi della impossibilità di godere appieno della visione tridimensionale, reintrodurre i classici 15 minuti di intervallo tra i due tempi in modo da rilassare un po' il sistema visivo e soprattutto far eseguire una visita oculistica attorno ai 3 anni di età ai propri figli come prevenzione, ma soprattutto se ci sono dei disagi nella visione in tridimensione. FINE 7
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MATERNITÀ
PREPARAZIONE AL
PARTO E ALLA GENITORIALITA‘ Nasce a Ravenna un percorso rivolto alle donne e alle coppie Cos’è il P.O.M.I.
Dott.ssa
Donatella Valmori
Psicologa e Sessuologa - Cell. 329.2179349 Email: d.valmori@libero.it
Dott.ssa
Francesca Boschi
Cell. 338.6979868 Email: frapsy66@libero.it
Ricerche riguardanti i diversi ambiti specialistici evidenziano grandi vantaggi per la persona che vengono mantenuti nel corso della vita. Secondo il P.O.M.I (Progetto obiettivo materno infantile) il corso di accompagnamento alla nascita promuove il processo di fortificazione della donna e della famiglia. In quest’ottica è fondamentale l'attivazione di Corsi nei quali il supporto in gravidanza non si pone solo come aiuto per rendere il travaglio e il parto meno doloroso ma, come sostegno alla donna, della relazione madre-bambino e della coppia accompagnata da équipe multiprofessionale.
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È strutturato su incontri di gruppo, ma su esigenze personali si può usufruire di incontri individuali e/o aggiuntivi. L’équipe multidisciplinare è composta da: GINECOLOGA, DIETISTA, SESSUOLOGA, OSTETRICA, PSICOTERAPEUTA E FISIOTERAPISTA. LA GINECOLOGA fornirà informazioni su: modificazioni
DISGRAFIA
Divenire genitori Finalmente a Ravenna nasce un percorso di preparazione al parto, rivolto anche alla coppia genitoriale accompagnata nel pre e post parto. La maternità è un evento emotivo di enorme portata psicoaffettiva, che necessità di un radicale cambiamento di ruolo. Quando nasce un bambino, nascono anche una mamma e un papà, pertanto necessitano di sostegno emotivo-affettivo. Anche la fase che segue la nascita di un figlio è un momento molto delicato. I mutamenti degli stili di vita e delle relazioni interpersonali, possono creare stati di smarrimento, sentimenti di colpevolizzazione e paura di non sentirsi all’altezza del compito a dispetto delle immagini pubblicitarie che vengono proposte.
Il Progetto è coordinato dalla Dott.ssa Francesca Boschi. È suddiviso in trimestri e offre elasticità nella scelta del momento di adesione e nel tipo di prestazione.
Dott.ssa M. Germana Azzarello Consulente Grafologa Educatrice e Rieducatrice della scrittura. Iscritta all’ANGRIS -
Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura
nr.192 L. 4/2013.
- LA DISGRAFIA È UN DISTURBO DELL’APPRENDIMENTO CHE PUO’ ESSERE AFFRONTATO ESEMPIO DEL RISULTATO DI UNA RIEDUCAZIONE ALLA SCRITTURA: PRIMA
DOPO
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MATERNITÀ del corpo ed igiene in gravidanza; accertamenti emato-biochimici, immunologici, ultrasonografici, quali e con quale periodicità; attività lavorativa e sportiva in gravidanza. Nel post parto questa figura tratta la contraccezione nel puerperio, che è quel periodo necessario all’apparato genitale femminile per riprendere la sua normale funzionalità dopo un parto. LA DIETISTA fornirà informazioni alimentari e di igiene di vita adatte e coerenti alla gravidanza che ogni partecipante personalizzerà nel proprio vissuto. LA SESSUOLOGA affronta il passaggio evolutivo di acquisizione e assunzione del ruolo materno e paterno, gli stili di relazione di coppia e di intimità generativa. L’OSTETRICA tratta i temi del travaglio e del parto. L’allattamento al seno, la contraccezione nel puerperio e il massaggio infantile.
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info: www.stomatologica.it- Info@stomatologica.it
LA PSICOTERAPEUTA prepara al parto mediante Training Ipnotico. La donna acquisisce la giusta sequenza comportamentale e si appropria di “strumenti” utili per gestire la paura, l’ansia e la percezione dello stimolo doloroso (travaglio–espulsione). La persona si rinforza nella sua interezza.
Verranno insegnati esercizi di rafforzamento muscolare anche con l'aiuto di FINE un'apparecchiatura specifica.
LA FISIOTERAPISTA interverrà nel post parto per trattare eventuali patologie del pavimento pelvico.
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SALUTE_10piu_n.12.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/12/13 11:56 Pagina 10
CENTENARI
I 100 ANNI DI MARINO
GASPARRI
E’ l’uomo più longevo di Bagnara di Romagna: 100 anni compiuti nel luglio scorso. Durante la Seconda Guerra Mondiale restò prigioniero per sei anni nel grande campo di internamento di Zonderwater (Sudafrica). di Tiziano Zaccaria Ha lavorato per mezzo secolo come muratore, ha fatto la guerra, è stato a lungo prigioniero. Eppure, Marino Gasparri è arrivato alla fatidica età dei cento anni, a dimostrazione che al di là delle “sane abitudini di vita”, alle fine sono i geni a fare la differenza. Geni che il centenario di Bagnara di Romagna deve avere particolarmente resistenti, visto che si è concesso a lungo anche il vizio del fumo e lotta da oltre settant’anni con una fastidiosa colite.
L’uomo più longevo di Bagnara è nato tro maschi e due femmine: in qualche il 29 luglio 1913. «Ho sempre fatto il modo ci arrangiammo. Erano tempi muratore, fin da quando ho avuto l’età durissimi. Durante la Prima Guerra per iniziare a lavorare (che non ricorda, ma ai suoi tempi non erano certo i 17-18 anni, ndr.). I miei genitori facevano entrambi gli operai. Mia mamma, poveretta, morì ancora abbastanza giovane. CAMPO DI INTERNAMENTO IN SUDAFRICA Aveva sei figli, quat-
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CENTENARI
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Mondiale mio fratello maggiore, classe 1899, venne spedito come militare sulle nevi del Trentino, dove i piedi gli si congelarono e furono costretti ad amputarglieli per evitare la cancrena». Fra le due Guerre la vita di Marino Gasparri iniziò a stabilizzarsi: «Venni assunto dalla cooperativa di muratori di Bagnara. Mi ero anche fidanzato con una bella ragazza di Mordano. Poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale. Io avevo fatto il servizio militare nell’aeronautica e avrei voluto essere richiamato in quella forza armata. Invece, venni aggregato alla milizia e fui spedito in Libia, a Tobruch, dove la mia divisione fu fatta prigioniera l’11 dicembre 1940. Ci lasciarono per qualche giorno accampati nel deserto, dopodiché ci trasferirono in alcune baracche, dove io ebbi una diarrea con sangue e febbre quasi a 40. Fui traportato in condizioni gravi nell’ospedale da campo: ci misi quasi un mese per ristabilirmi. Poi all’inizio del 1941 ci trasferirono in Sudafrica». Destinazione: campo di internamento di Zonderwater, ad un centinaio di chilometri da Johannesburg, nel quale dal 1941 al 1947 furono reclusi olte sessantamila italiani catturati nel Nord Africa. «Per sei lunghissimi anni sono rimasto in quel campo, dove, per la verità, eravamo trattati piuttosto bene, e dove lavorare non era un obbligo. Il nostro comandante era un maresciallo di Ravenna, si chiamava Casadio: era lui a parlare e trattare con gli alleati. Per esempio, tramite lui chiedemmo di poter allestire un orto e gli inglesi ci procurarono gli attrezzi per coltivarlo. Per passare il tempo giocavo spesso a scacchi con un sergente inglese. Non era molto bravo e, volendo, potevo batterlo sempre.
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Ma ogni tanto gli facevo vincere una partita, giusto per non compromettere il buon rapporto prigionieroguardia». A Guerra finita, Marino non riuscì a rientrare subito in Italia: «Dovetti aspettare alcuni mesi: non trovavo una nave che mi riportasse a casa. Così, da uomo libero, decisi di trovarmi un lavoro in attesa di un imbarco. Andai a lavorare in una boeria (il termine boero in lingua afrikaans, quella del Sudafrica, significa “contadino”), che aveva bisogno di un muratore per costruire una porcilaia. Mi trovavo anche bene». Finché arrivò il giorno del ritorno in Italia, dopo un lungo esilio forzato: «Rientrai a Bagnara il 6 gennaio 1947 con un’amara sorpresa: trovai la mia casa distrutta, rasa al suolo dai bombardamenti. Mi rimboccai le maniche ed iniziai a ricostruirla, assieme ai miei fratelli». Per Marino ci fu anche la ricomposizione con la fidanzata di sei anni prima: «Non avevo avuto più notizie di lei. La ritrovai e le dissi: “Non ti sei ancora sposata durante tutto questo tempo? Allora ti sposo io. Celebrammo il matrimonio il 27 dicembre 1947 e ci facemmo la casa con la cooperativa nella quale ho poi lavorato come capo cantiere per anni». Da allora è sempre vissuto con la moglie Veglia, sua compagna di vita da ben 66 anni.
I due coniugi non hanno avuto figli ed oggi sono accuditi quotidianamente da un’assistente. Fino a tre/quattro anni fa Marino inforcava la sua bicicletta per andare in piazza a Bagnara, poi gli occhi hanno ceduto, ancor prima delle gambe. Ma dietro alle tenebre della sua vista, c’è ancora una mente lucida. E quando gli chiediamo qual è il segreto dei suoi cento anni, sorride e si imbarazza: «Non saprei cosa dirvi, anche perché quando ero giovane ho fumato per un lungo periodo, disubbedendo sempre al medico. Nella mia vita ho sempre mangiato di tutto: non rinuncio alla "minestra" e ad un bicchiere di vino tutti i giorni. Convivo da oltre settant’anni con una colite, che mi dà noia fin da quel febbrone che ebbi in Libia nel 1940. Ma negli ultimi tempi la sento un po’ di meno. FINE Magari sto guarendo…».
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PEDIATRIA
GIOCARE
PATCH ADAMS, PADRE DELLA CLOWNTERAPIA
IN OSPEDALE Un diritto del bambino
Nell’Ospedale del Bambino di Parma l’associazione Giocamico porta avanti un’attività ludica per i piccoli pazienti. Agendo sulla loro fantasia, un intervento chirurgico si trasforma in un viaggio avvincente nello spazio su un’astronave per raggiungere il pianeta S.O. (Sala Operatoria).
Corrado Vecchi Associazione Giocamico Onlus Parma
L’attività dell’associazione Per i bambini in ospedale, giocare significa poter continuare ad essere ciò che sono… bambini! Perciò oltre duecento volontari dell’Associazione Giocamico operano a turno tutti i giorni, dal lunedi alla domenica, sia al mattino sia al pomeriggio, all’interno di tutti i reparti pediatrici dell’Ospedale del Bambino di Parma (Oncoematologia pediatrica, Astanteria pediatrica e Degenza Comune pediatrica), coadiuvati nel loro lavoro da otto fra educatori e psicologi professionisti, formati dalla cooperativa sociale “Le Mani Parlanti”. I volontari di Giocamico realizzano un’attività ludica, espressiva e relazionale all’interno delle stanze di degenza, con l’ausilio di giochi strutturati o di fantasia, rispettando sempre i tempi e le esigenze del bambino e della sua famiglia. Non impongono la loro presenza, ma rispettano i tempi di accettazione e la volontà dei bambini e delle loro famiglie: infatti, la filosofia del progetto sostiene che, in 12
un ambiente altamente strutturato come quello ospedaliero, dove il tempo è scandito da ritmi ben precisi (terapie, visite, esami diagnostici, pasti), almeno il gioco deve rimanere una libera scelta del bambino, senza condizioni o imposizioni da parte degli adulti. Si crede, infatti… …sia diritto di ogni bambino che si trovi a dover affrontare l’esperienza dolorosa della malattia e del ricovero ospedaliero, avere tutte le possibilità per esprimere la propria emotività, stimolandoli alla mobilizzazione di risorse ed energie per metterli nelle condizioni migliori di affrontare gli stress legati alla nuova situazione.
Quali sono gli “obiettivi” prefissati Si cerca con questo lavoro di offrire ai piccoli pazienti che sono ricoverati ricoverati, oppure in regime di Day Hospital, opportunità flessibili, polivalenti e divertenti con le quali impegnare il “tempo molto lungo” del ricovero. Le finalità non sono soltanto ricreative, ma hanno valenze più profonde: attivare elementi di gratificazione e di gioia, favorire la socializzazione, offrire una continuità con la vita normale di tutti i giorni, avviare iniziative di gioco anche a valenza terapeutica.
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PEDIATRIA te costruita, che simula il macchinario, con una sfida: riuscire a stare fermi per più di cinque minuti cronometrati.
L’aiuto alle famiglie
La realtà vista con gli occhi di un bambino Oltre le attività ludiche portate avanti dai volontari, nel corso degli anni sono stati ideati e realizzati percorsi di preparazione psico-educativa per bambini sottoposti ad esami ed interventi chirurgici. Nel reparto di oncomatologia pediatrica è nato il progetto “In viaggio con fantasia”, dove i bambini che devono sottoporsi ad esami diagnostici e terapeutici invasivi, sono accompagnati con attività di distrazione e di immaginazione dagli educatori del reparto, per il controllo del dolore con tecniche non farmacologiche. In CHIRURGIA PEDIATRICA è nato il progetto “Alla scoperta del pianeta S.O.”, dove i bambini, prima di essere sottoposti ad un intervento o un esame invasivo, familiarizzano con i macchinari e i presidi medico-diagnostici, trasformando l’esperienza alla quale verranno sottoposti in una prova d’abilità e in un viaggio fantasioso.
Così, un intervento chirurgico si trasforma in un viaggio avvincente nello spazio a bordo di un’astronave. Per raggiungere il pianeta S.O. (Sala Operatoria), abitato dai Verdini (Anestesisti e Medici), il bambino dovrà fare una preparazione come i veri astronauti: bere uno sciroppino un po’ amaro o mettere una suppostina (preanastesia), mettere una farfallina sulla mano per poter bere e mangiare nello spazio ogni golosità (catetere venoso) e respirare un’aria magica con una mascherina (vapore anestetico). Anche la RISONANZA MAGNETICA, che tanto spaventa i più piccoli per i forti rumori che sprigiona, diventa un viaggio attraverso un tunnel di plastica colorato. L’obiettivo è fare in modo che i piccoli entrino nella macchina senza uso di sedativi e restino immobili per una ventina di minuti o più. Il gioco consiste nel fare ascoltare ai piccoli il rumore che sentiranno durante il test, farli stendere in una galleria di plastica appositamen-
Inoltre, è attivo il progetto EMS24 (Emergenza Mai Soli, 24 ore) a supporto di genitori e famiglie in difficoltà quando il minore deve rimanere solo in ospedale. Alcuni volontari di Giocamico sono reperibili 24 ore al giorno, al fine di garantire una copertura in caso di emergenza, fino ad un massimo di 72 ore consecutive. FINE L’Associazione Giocamico Onlus è nata dall’esperienza della Cooperativa Sociale “Le Mani Parlanti” e del “Progetto Giocamico”, attivo dal 1998 con attività ludiche e progetti di preparazione psico- educativa per indagini e procedure mediche, nei reparti pediatrici dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma. Per diventare volontari dell’Associazione Giocamico Onlus è necessario fare un corso di formazione, che consiste in tre incontri teorici e uno di esperienza pratica in ospedale. Inoltre i volontari partecipano mensilmente a riunioni di formazione, allo scopo di approfondire alcune tematiche sul volontariato, sul gioco e su diversi argomenti riguardanti l’ospedale. - Informazioni tel. 0521.983700 -
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IL PERSONAGGIO
IV ANO MARESCOTTI L’attore di Villanova di Bagnacavallo rivela il suo rapporto con la salute: “Per curarmi, al dottore chiedo sempre il pillolone chimico. Faccio camminate di un’ora, quando posso. A tavola evito fritti e grassi, ma mangio tanti passatelli”. La sua carriera fra cinema, fiction tv e teatro. Intervista di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it Nella sua trentennale carriera d’attore ha lavorato con grandi della cinematografia come Ridley Scott e Roberto Benigni, interpretato ruoli di tutti i tipi, dal prete al carabiniere, dal costruttore edile al professore, tanto da poter essere considerato uno dei migliori caratteristi italiani degli ultimi tempi. Ivano Marescotti, romagnolo Doc (di Villanova di Bagnavavallo), si divide senza particolari preferenze – e con un’agenda sempre molto fitta di impegni – fra teatro, televisione e cinema. E trova il tempo per fare anche l’imprenditore teatrale: con una società fondata una decina d’anni fa, la Pataka Srl, gestisce assieme alla moglie Ifigenia Kanarà (di origine greche) la programmazione del Teatro Comunale di Conselice.
Innanzitutto Marescotti, circa la salute, com’è il suo rapporto con medico e farmaci? «E’ un po’ conflittuale. Vado dal medico di rado, con la pretesa che mi tolga il disturbo immediatamente. Per essere chiaro, non amo l’omeopatia; predili14
go la “chimica dura”. Al dottore chiedo subito il pillolone che possa stroncare sul nascere il disturbo».
Ci sono dolori che la spaventano? «Con l’età che avanza, mi spaventa ormai tutto. Mi avvicino ai “settanta” e a volte mi sento quasi un sopravvissuto».
Quali accorgimenti mette in atto per restare in salute? «Evito il più possibile di mangiare delle schifezze: robe grasse, fritte, pesanti. Ma non rinuncio mai ai cappelletti e soprattutto ai passatelli. Ne mangio anche più piatti per pasto».
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IL PERSONAGGIO
Uno schiaffo alla fame ÂŤRicordo che da bambino, quando il dottore veniva a casa mia, ci diceva di mangiare arance e bistecche, per combattere la carenza di vitamine e proteine. Ma eravamo cosĂŹ poveri che non potevamo permetterci nĂŠ le arance, nĂŠ tantomeno le bisteccheÂť.
Ha mai praticato qualche sport? Non ho mai fatto sport: non ho la minima idea di come siano fatte le palestre. Da qualche anno però, quando ho tempo, faccio una bella camminata di un’ora. Penso che faccia bene. E mi diverto pure.
Alcune tra le sue interpretazioni cinematografiche sono legate a ruoli sanitari
DOLCE SALUTE
ÂŤHo fatto il dentista in un vecchio cortometraggio e il chirurgo nel film “Tra due risvegliâ€?. E per restare in tema ho partecipato all’ultima serie di “Un Medico in famigliaâ€?, la celebre fiction Rai nella quale ho interpretato un personaggio “cattivoâ€?. Molti mi chiedono come mai spesso faccio la parte del guastafeste: io rispondo che per un attore è divertente. E poi il cattivo fa lievitare il racconto, altrimenti tutto sarebbe scontatoÂť.
In un vecchio film, “Strane storieâ€?, diretto da Sandro Baldoni, colpisce soprattutto l’episodio in cui lei interpreta un uomo, colto improvvisamente da un violento attacco di tosse... ÂŤSĂŹ, l’uomo scopre che la forte tosse è dovuta al fatto che non ha pagato la bolletta dell’aria. Dopo una corsa con vari imprevisti fino alla centrale dell’aria, riesce a pagare la bolletta un attimo prima di morire. Solo in quel momento, infatti, l’aria gli viene rialÂťSEGUE lacciata.
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PIACERE MIO
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IL PERSONAGGIO Guerra o Raffaello Baldini, non aveva avuto nemmeno teatralmente una sua tradizione. Adesso possiamo competere sul piano artistico con il napoletano di De Filippo o il veneto di Goldoni».
Meglio lavorare nel cinema, per la tv o in teatro? «Faccio volentieri tutti e tre. Essere attore significa cimentarsi in diverse situazioni, davanti al pubblico o alla cinepresa. Devo dire, però, che in linea di massima ho una predilezione per il cinema, perché porta in posti lontani e diversi. Al contrario, non amo fare le tournée teatrali con cento repliche: dopo le prime venti inizio ad annoiarmi. Invece le fiction televisive mi divertono e mi danno molta notorietà».
Oggi, vent’anni dopo, quel film è più attuale di allora nel rappresentare le angosce dei tempi moderni».
Nelle sue interpretazioni lei spesso fuma… «In passato l’ho fatto più volte per motivi di copione; oggi le sceneggiature non prevedono più che l’attore si accenda una sigaretta sul set. Nella vita ho fumato per una quindicina d’anni, ricevendo indubbi benefici in termini di salute quando ho smesso. Debbo dire che è stato un salto di civiltà vietare il fumo nei locali pubblici.
Si dovrebbe iniziare a fare qualcosa per ostacolare anche l’assunzione di alcol».
Lei è fra coloro che negli ultimi venti anni ha dato una dimensione culturale al dialetto romagnolo, tornando in teatro con i testi di Raffaello Baldini, per poi rileggere alla sua maniera, grandi come Dante «Sì, il dialetto romagnolo fino non era mai assurto a valore artistico e letterario prima di grandi poeti come Tonino
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IL PERSONAGGIO
Negli anni Settanta lei era occupato all’Ufficio Urbanistica del Comune di Ravenna, finché nel 1981 si licenziò per tentare l’avventura nel mestiere di attore. «Successe tutto abbastanza per caso. Un amico mi chiese di sostituirlo in uno spettacolo per bambini e io accettai. Andai bene e mi dissero che avrei dovuto provarci. Per qualche anno non fu comunque semplice e mi chiedevo se fosse stata la scelta giusta. Poi nella seconda metà degli anni Ottanta la strada ha iniziato ad andare in discesa».
A quali progetti sta lavorando in questo momento? «A breve sulla Rai uscirà una fiction che ho girato l’anno scorso con Ottavia Piccolo, dal titolo “Una buona stagione”. Attualmente sto girando “Il bosco”, una fiction in quattro puntate per Canale 5: è un noir ambiguo ed onirico, nel quale interpreto ancora una volta il ruolo di un “cattivo”, una costante della mia attività. Nel frattempo sono in tournée teatrale con lo spettacolo “La fondazione” di Raffaello Baldini. Insomma, il lavoro non mi manca». FINE
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BREVE BIOGRAFIA Ivano Marescotti (Villanova di Bagnacavallo, 4 febbraio 1946). Nel ‘71 inizia a lavorare all'ufficio urbanistica del Comune di Ravenna; dieci anni dopo si licenzia ed intraprende l'attività teatrale. Lavora fra gli altri con Mario Martone e Giorgio Albertazzi. Esordisce al cinema nel 1989; da allora ha interpretato oltre settanta film, lavorando con grandi registi come Ridley Scott (“Hannibal”), Anthony Minghella (“Il talento di Mr. Ripley”), Roberto Benigni (“Johnny Stecchino” e “Il mostro”), Marco Risi (“Il muro di gomma” e “Fortapàsc”), Pupi Avati (“Dichiarazioni d'amore”) e Daniele Luchetti (“Il portaborse”). L'attività cine-
matografica gli ha fruttato 6 nomination al Nastro d'Argento, che ha vinto nel 2004 per l'interpretazione nel cortometraggio “Assicurazione sulla vita”. Nel 2006 è nel cast della fiction della Rai “Raccontami”, dove interpreta il ruolo di un costruttore edile; nel 2008 partecipa alla fiction “I liceali” per Mediaset nella parte di un professore. Nel 2009 nel film “Cado dalle nubi” ricopre il ruolo di un leghista, padre della ragazza che ha una relazione con Checco Zalone. Recita nuovamente con Zalone nel film “Che bella giornata”, uscito nel 2011 e campione d’incassi in Italia. interpretando un colonnello dei Carabinieri.
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SALUTE
UN BUON SONNO AIUTA A VIVERE MEGLIO
Ecco alcuni rimedi naturali contro i vari tipi di insonnia
Dott.ssa
Maria Nives Visani
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
I disturbi del sonno colpiscono più del 65% della popolazione italiana, portando ad una significativa riduzione della qualità della vita con problemi come stanchezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità. Sono vari i tipi di insonnia e diverse le cause, a seconda dello stato metabolico del soggetto.
Esistono diversi tipi di insonnia… INSONNIA INIZIALE L'individuo non riesce a prendere sonno, generalmente si tratta di una persona in simpaticotonia, cioè ha un livello di adrenalina e ormoni tiroidei alti. Sono persone attive, con ritmi serrati; possono essere manager, ma anche persone che fanno sport o attività intellettuali alla sera e comunque molto stressate. INSONNIA CON FREQUENTI RISVEGLI In questo caso può essere presente una leggera componente depressiva. INSONNIA CON RISVEGLIO PRECOCE È legata al cortisolo alto, quando cioè il soggetto deve resistere per lunghi periodi di ritmi stressanti e prolungati. 18
INSONNIA CON SONNO NON RISTORATORE Generalmente tipico della persona anziana, dove i livelli di melatonina sono bassi. Sappiamo infatti che la melatonina è uno dei principali regolatori del ritmo sonno/veglia; essa è prodotta dall’epifisi, ghiandola posta al centro del cervello che col passare degli anni riduce la sua naturale produzione. È utile anche nella regolazione del jet-lag, tipico disturbo del sonno dovuto agli sbalzi di fuso orario.
…e diversi rimedi Come possiamo immaginare quindi anche l'approccio terapeutico non potrà e non dovrà essere uguale nei vari tipi di insonnia. La Natura ancora una volta ci viene in aiuto con piante che fin dall'antichità son conosciute per i loro effetti sul sistema nervoso. LA VALERIANA È UTILE NELL' INSONNIA INIZIALE di essa si utilizzano il rizoma e le radichette. Da essi si ottengono estratti fluidi, estratti secchi o tinture. Ha un'azione di inibizione centrale, con conseguente sedazione ed effetto ipnoinducente.
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SALUTE Possono verificarsi episodi di reazioni indesiderate soprattutto nella terapia prolungata come: lieve riduzione dell'attenzione o concentrazione, cefalee, disturbi gastro-intestinali, possibile dipendenza. Non deve essere usata in concomitanza a barbiturici e con altri farmaci sedativi del sistema nervoso. Si sconsiglia nei primi mesi di gravidanza e in allattamento. LA PASSIFLORA è particolarmente valida: di essa si utilizzano le parti aeree (foglia, fiori, frutti). Presente in molte associazioni con la Valeriana, determina un'azione miorilassante perchè agisce sulla zona motoria del midollo spinale e risulta molto utile nell’ INSONNIA CON FREQUENTI RISVEGLI che può essere legata a leggera depressione. La pianta infatti mantiene alto il tono di serotonina, ha inoltre azione antispastica a livello intestinale ed azione bradicardizzante. La vitoxina, principio attivo presente in Passiflora, ha un effetto antitiroideo, è pertanto sconsigliata a chi ha una tiroide che funziona poco. IL BIANCOSPINO utile nei soggetti con insonnia e disturbi del ritmo cardiaco, tachicardia, aritmie, lievi sbalzi pressori risulta molto utile , di cui si usano foglie e fiori. È la “pianta del cuore”, determina aumento della forza di concentrazione e maggior resistenza fisica agli sforzi. ESCHOLTZIA CALIFORNIANA potenzialmente utile per L’INSONNIA CON RISVEGLIO PRECOCE o per una difficoltà nel riaddormentarsi dopo un risveglio. Di essa si utilizzano le parti aeree e le radici più ricche in alcaloidi. A determinati dosaggi ha un effetto sul sonno, ma a dosaggi più bassi agisce anche sul fegato, normalizzandone le funzioni.
Il miele di Manuka della Nuova Zelanda:
VERA MEDICINA NATURALE Questo tipo speciale di miele prodotto in Nuova Zelanda ha un'altissima componente antibatterica. Viene prodotto dalle api che si nutrono dei fiori dell'albero di Manuka che è una pianta indigena che cresce nelle distese incontaminate e prive di qualsiasi tipo di inquinamento. Questo miele è riconosciuto dai medici come una valida alternativa alle forme convenzionali di medicina.
È un potente e naturale antibatterico, antivirale, antiossidante, antisettico, antinfiammatorio ed è un validissimo vaccino naturale ma anche un ottimo rimedio in caso di mal di gola, raffreddore e tosse ricorrente. Sulle ferite crea un ambiente di guarigione che permette alle nuove cellule della pelle di crescere a filo della ferita, prevenendo deformità della pelle e cicatrici. Contrasta reflusso gastrico e bruciore di stomaco. Ha proprietà antifunginea.
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Sembra avere un effetto più spiccato nelle femmine rispetto ai maschi. Svolge anche un'azione analgesica generale per i suoi effetti endorfinossimili. Può dare assuefazione per dosaggi elevati e prolungati. LA GRIFFONIA è anch’essa indicata nell’insonnia con componente depressiva, e quindi con risvegli; di essa si utilizzano i semi. Questa pianta è usata molto in medicina ayurvedica, e sempre dal lontano Oriente arriva la conoscenza delle proprietà rilassanti del Giuggiolo, i cui semi vengono utilizzati in Cina come uno dei principali rimedi dell'insonnia e dell'irritabilità. Dal Thé Verde si ottiene la L-Teanina, un aminoacido rilassante grazie ai suoi effetti su serotonina ed altri neurotrasmettitori. Quando insonnia e tensione si presentano in menopausa, l'utilizzo di Luppolo può dare sollievo. Nei suoi fiori sono infatti contenute molecole in grado di mimare l'azione degli estrogeni sul tessuto nervoso.
Il Miele di Manuka è adatto anche ai bambini anche al suo sapore dolce e gradevole. L'attività antibatterica del miele di manuka è indicata dal quantitativo di MGO (MethylGlyOxal) che è indice di qualità del prodotto e ne suggerisce il corretto utilizzo. Contenuti MGO SERVE PER Prevenzione MGO 100 MGO 250 Reflusso, bruciori Ulcera, colon irrit. MGO 400 Il meglio MGO 550
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L’omeopatia suggerisce In associazione o in alternativa alle piante, vi sono anche molti rimedi omeopatici come Nux Vomica, Coffea Cruda ed Arsenicum Album, che dovranno essere individuati dal medico omeopata per il singolo individuo. Pure l'utilizzo di Litio e Magnesio sotto forma di oligoelementi saranno di grande aiuto. Infine una buona tisana con Tiglio, Camomilla e Melissa per augurare a tutti una buon riposo fondamentale per trascorrere bene il prossimo periodo di festività. FINE
LE CLASSICHE PASTIGLINE OMEOPATICHE
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SANITÀ
AUSILI ORTOPEDICI La loro scelta comporta un profondo impatto emotivo sulla vita della persona che lo userà, perché ne modificherà le attività quotidiane, il modo di relazionarsi con gli altri e l’immagine di sé. La fornitura di protesi e ausili può essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale, tramite le AUSL. Ecco le regole per ottenerla.
A cura di Tiziano Zaccaria in collaborazione con Carla Baroncioni E-mail: carla.baroncioni@ausl.ra.it
e Federico Dall’Olio E-mail: info@sanitariaromagnola.it
Gli ausili ortopedici sono strumenti spesso essenziali per favorire l'autonomia della persona disabile nella vita quotidiana in relazione alla propria personalità, alle attività che è chiamata a svolgere e al contesto in cui vive, familiare ed ambientale. La scelta dell’ausilio si inserisce sempre a pieno titolo nel processo riabilitativo di una qualsiasi patologia o condizione clinica invalidante, ne rappresenta un momento importante per la qualità della vita, sia del soggetto disabile, sia di chi è predisposto ad accudirlo, avendo come scopo essenziale quello di evitare o minimizzare lo svantaggio esistenziale che una disabilità può comportare in ogni ambito della vita quotidiana, dal tempo libero alla pratica sportiva.
Una scelta anche “di vita” La scelta dell’ausilio comporta un impatto emotivo profondo sulla vita della persona che lo userà, perché modificherà parzialmente o radicalmente le modalità di svolgere le attività quotidiane; il 20
modo di relazionarsi con gli altri e l’immagine di sé; a volte comporterà una riorganizzazione dell’ambiente domestico e della vita familiare, dando origine ad un nuovo stile di vita.
Ausili per tutte le necessità Vi sono ausili che servono a compensare limitazioni funzionali, restituendo la funzione lesa: pensiamo per esempio ad un apparecchio acustico, che restituisce l’udito. Questi ausili sono AUSILIO PROTESICO definiti protesici se sostituiscono una funzione assente (per esempio una protesi di arto), oppure ortesici se AUSILIO ORTESICO compensano una funzione presente ma compromessa (per esempio un tutore per l’arto inferiore). Altri servono a compensare limitazioni nelle attività, consentendone lo svolgimento: pensiamo
ad una carrozzina elettronica, ad una posata a impugnatura facilitata; altri possono servire a rimuovere le barriere dell’ambiente, per esempio un montascale che permetta di superare una scalinata in carrozzina; alcuni ausili permettono poi di rendere più sicuro e meno gravoso il compito della persona che assiste, per esempio il sollevatore che facilita il trasferimento dalla carrozzina al letto; altri servono a sostenere funzioni vitali (per esempio un ventilatore polmonare portatile) o a prevenire l’insorgenza di complicanze secondarie (per esempio letti movimentabili in maniera autonoma o assistita, cuscini, materassi antidecubito).
Un aiuto dalle istituzioni Dotarsi degli ausili tecnici necessari, adattare l’ambiente di vita alle proprie esigenze di autonomia o di assistenza può comportare a volte costi molto elevati; esistono però una serie di normative che prevedono agevolazioni economiche che possono raggrupparsi a grandi linee nelle seguenti categorie: ASSISTENZA PROTESICA (fornitura di protesi e ausili a carico del Servizio Sanitario Nazionale tramite le AUSL);
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AGEVOLAZIONI FISCALI (detrazioni in sede di denuncia dei redditi; IVA ridotta) per ausili acquistati a proprie spese; CONTRIBUTI per l’eliminazione di barriere architettoniche, per l’acquisto o adeguamento dell’automobile, per progetto individuale (contributi regionali tramite i Comuni).
dispositivo appartiene. Per alcuni ausili che richiedono una personalizzazione o adattamento, l’utente può scegliere uno dei fornitori autorizzati (ci si rivolge alle sanitarie), gli ausili detti di “serie” sono forniti direttamente dall’ AUSL in base a gare di appalto. Quando l’ausilio è stato consegnato viene, in tempi prestabiliti, collaudato dal medico prescrittore.
Essere informati snellisce le procedure e alleggerisce le spese da sostenere La difficoltà a correre dietro la burocrazia di queste pratiche e la disinformazione sono spesso le cause che portano i disabili o le loro famiglie a spendere tanti soldi, che invece potrebbero essere risparmiati.
Iter differenziati Ciascuna di queste agevolazioni si applica in determinati casi che dipendono sia dal tipo di ausilio o di intervento sia dalla situazione dell’utente; ognuna di esse prevede determinate procedure.
Tuttavia, come già accennato, la fornitura degli ausili in Italia è in gran parte basata su un decreto ministeriale (Nomenclatore Tariffario 332/99), che stabilisce le regole per la fornitura di assistenza e di ausili a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Questo documento contiene una descrizione in tre elenchi degli ausili che possono essere forniti alle persone invalide, stabilisce inoltre le condizioni ed i tempi minimi di rinnovo, fornitura e garanzia per ciascun presidio. Per ottenere un ausilio attraverso il SSN occorre il requisito dell’invalidità e seguire un iter prestabilito dal decreto. Esso prevede la prescrizione da parte di un medico specialista dipendente del SSN che deve essere approvata dall’AUSL tramite Ufficio dell’Assistenza Protesica per l’autorizzazione. In seguito, il processo di consegna dipende dalla lista del Nomenclatore Tariffario a cui il
Per poter richiedere un ausilio al SSN è indispensabile la residenza nella AUSL dove si presenta la richiesta ed il verbale di invalidità civile, che si ottiene tramite visita della Commissione per Invalidità. Senza attendere il verbale definitivo della visita della Commissione Sanitaria che riconosce l’invalidità e ne determina il grado, si può procedere alla richiesta di un ausilio pagato dall’AUSL territoriale, andando al proprio Ufficio Protesi/ Ausili di riferimento, che solitamente si trova presso il CUP, presentando il documento della domanda di invalidità redatta dal medico di base e la prescrizione dell’ausilio del medico specialista. Per avviare la pratica amministrativa richiesta e per avere altre informazioni ci si può rivolgere ad un Patronato, come quelli messi a disposizione dai sindacati.
Più professionisti per un ausilio fatto ad-hoc Per poter scegliere l’ausilio giusto, è necessario un confronto fra medico specialista, tecnico ortopedico e paziente. Quest’ultimo dovrebbe avere la possibilità di provare più attrezzature, per verificarne l’efficacia a seconda delle proprie caratteristiche e delle proprie necessità. In molti casi è necessario studiare
un AUSILIO SU MISURA e personalizzarlo con la compartecipazione di più figure professionali, perché la soluzione sia mirata ed efficace. Quando la disabilità è motoria, un ruolo determinante è svolto dal FISIOTERAPISTA, che per sua
competenza professionale esegue una valutazione clinico funzionale del soggetto mediante prove e confronto diretto col disabile ed il tecnico ortopedico, tappe queste indispensabili per un percorso corretto che esiti nella prescrizione medica. PER QUANTO RIGUARDA LE VARIE TIPOLOGIE DI AUSILI ORTOPEDICI naturalmente la parte più rilevante la fanno le carrozzine, che possono essere di vario tipo, da quelle per il tempo libero a quelle per praticare sport come tennis e basket ad esempio, da quelle meccaniche a quelle elettroniche. Nelle carrozzine, e negli ausili in genere, è fondamentale curare i dettagli: dal sistema di postura, che deve essere il più confortevole possibile per il paziente, evitando schiacciamenti e compressioni, alle misure dell’ausilio stesso, che devono essere il più consoni possibili alle caratteristiche morfologiche del paziente e delle condizioni ambientali in cui questo si trova abitualmente. Occorre infine ricordarsi sempre che anche la carrozzina migliore perderà la sua efficacia se utilizzata nel posto sbagliato o da persona inadeguata. FINE 21
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MEDICINA INTERNA
FEGATO
GRASSO
La steatosi epatica è una condizione che colpisce la ghiandola più grande del nostro corpo, quando al suo interno la percentuale di grassi supera il 10 per cento. Può portare ad un’infiammazione, con serie complicanze. di Fabio Lironzi È normale che il nostro fegato contenga una piccola percentuale di grasso, ma quando questo supera circa il 10 per cento del suo peso totale, allora si possono sviluppare delle serie complicanze. In tal caso siamo in presenza di una steatosi epatica, meglio nota a tutti come “fegato grasso”.
L’organo e le sue funzioni Localizzato tra il diaframma, il colon trasverso e lo stomaco, IL FEGATO è la ghiandola più grande del corpo umano. I termini medici utilizzano spesso l’aggettivo “epatico”, dal termine greco “hepatos”, che significa appunto fegato.
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MEDICINA INTERNA Questo organo ha un ruolo fondamentale nel metabolismo e nella depurazione del sangue. Fra le altre cose produce la bile, importante nei processi della digestione. In caso di asportazione chirurgica della milza, a volte necessaria dopo un grave schiacciamento, il fegato può sopperire anche ai suoi compiti, riassumendo in sè la funzione di emocateresi, ovvero il processo fisiologico di distruzione dei globuli rossi (al termine della loro vita media, che è di circa 120 giorni, si frammentano spontaneamente; in condizioni normali la milza procede alla “digestione” dei loro frammenti).
Cause della steatosi Quando il fegato non processa o metabolizza i grassi come fa normalmente, si accumula grasso in eccesso. Questa disfunzione tende a svilupparsi soprattutto quando l’alimentazione è troppo ricca di calorie, ma anche in presenza di condizioni patologiche come l’obesità (la maggior parte dei pazienti con fegato grasso sono in soprappeso, però non tutti), il diabete o l’ipertrigliceridemia. Inoltre, pure l’abuso di alcol, la rapida perdita di peso per diete estreme e la malnutrizione possono condurre a questa situazione. Infine, vi sono casi in cui il fegato grasso si sviluppa anche in assenza di queste condizioni e i motivi per cui ciò accade restano oggetto di studio. Soltanto in alcune persone, in una percentuale attorno al 5 per cento del totale, il fegato grasso è una condizione che porta ad un’infiammazione dello stesso organo, che col passare del tempo diventa fibroso e indurito. Ciò in definitiva sfocia in una cirrosi, un passo decisivo verso l’insufficienza epatica, che può causare il blocco delle funzioni dell’organo e, come conseguenza estrema, il decesso.
Diagnosi Un fegato grasso non produce sintomi e malessere: spesso si apprende di averlo quando si fanno degli esami medici per altri motivi. Di solito si arriva alla diagnosi attraverso alcuni dati sfal-
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sati negli esami del sangue, oppure durante un check-up di routine il medico può notare che l’organo è leggermente ingrandito. Per escludere un’altra malattia epatica, il medico può richiedere ulteriori esami del sangue, un’ecografia, una TC, una Risonanza Magnetica oppure, per una diagnosi certa, una biopsia epatica.
Non interventi ma trattamenti Non esistono terapie chirurgiche per il fegato grasso. La base per il trattamen-
to poggia su una corretta alimentazione, il calo di peso graduale, un’adeguata attività fisica e l’assunzione di farmaci: quelli attualmente utilizzati sono integratori antiossidanti, farmaci insulino-sensibilizzanti, ipolipemizzanti e citoprotettori. Le case farmaceutiche stanno continuando la loro ricerca per individuare nuovi trattamenti, incluse alcune terapie per il diabete, che potrebbero essere adatte anche per combattere FINE questa disfunzione epatica.
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SOCIETÀ
La figura del padre dopo la separazione Dott.ssa
Isabella Cantagalli
Psicologa - Psicoterapeuta c/o Phisiomedica Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com
LA SEPARAZIONE in molti casi rappresenta, nella sua drammaticità, un evento auspicabile ai fini di una maggior serenità, quindi è da considerarsi coerente quando è la conclusione più razionale che si accompagna alla presa di coscienza che le cose non vadano. La separazione presuppone la riorganizzazione della famiglia in due nuclei separati e un riadattamento dei figli. Le crisi di coppia possono coinvolgere un figlio ancora prima della separazione avvenuta. Hanno infatti prospettive peggiori quei figli che da lungo tempo stavano sperimentando il cattivo fun-
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zionamento dei genitori, soprattutto se c’erano esplosioni in grida, reazioni violente, aggressioni fisiche. Nella fase tumultuosa non tutti riescono a mantenere la percezione del loro ruolo genitoriale e infatti
accade spesso che i bambini vengano triangolati nella conflittualità. Questo accade non per disamore nei confronti dei figli, ma perché la separazione coinvolge le persone in modo talmente intenso che queste non colgono la ferita che può colpire i bambini. Risulta molto difficile difendere gli
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SOCIETÀ interessi dei figli quando ci si trova coinvolti in una serie di complicazioni emotive a seguito della separazione.
Associazione Sportiva Dilettantistica
Ci si ritrova così l’uno contro l’altro, cercando di prevalere sull’altro, di negare tempi o giornate al coniuge.
Riabilitazione equestre per disabilità fisico-mentali
E’ invece importante per un bambino continuare, dopo la separazione, ad avere un rapporto con entrambi i genitori. Molto spesso, quando si sente parlare di genitorialità, si sottolinea l’importanza della diade madre-bambino, escludendo l’importanza del padre. Questo purtroppo accade molto spesso anche nei casi di separazione, con ripercussioni a lungo termine sulla serenità del bambino.
Il padre Esattamente come la madre, è una figura genitoriale educativa, di riferimento per un bambino; pertanto va mantenuta tale anche dopo la separazione. Dai dati Istat emerge come nel 57,6% delle separazioni la casa venga assegnata alla moglie, nel 20,9% al marito, mentre nel 18,8% dei casi si prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale.
Avvicinamento all’equitazione per grandi e piccini
UNA SCUDERIA
UNA CASA
UNA FAMIGLIA
Il CAVALLO è un AIUTO alla PREVENZIONE del DISAGIO TIPICO PRESENTE NELL’ETÀ ADOLESCEZIALE Via Benaco, 59 - Ravenna - Tel. 0544.271763 Cristiana - Cell. 333.3427633 Numerosi contributi scientifici mirano ad evidenziare le conseguenze della deprivazione di una delle figure genitoriali sullo sviluppo psicofisico dei figli. Uno studio pubblicato su “Acta Pediatrica” nel 2008, in cui esperti del settore hanno studiato gli effetti del coinvolgimento paterno sul conseguente sviluppo dei figli, dichiara: “L’impegno del padre sembra avere effetti differenti sui risultati desiderabili: riduce la frequenza di problemi comportamentali e psicologici nei ragazzi, migliora lo sviluppo cognitivo, diluisce la delinquenza e lo svantaggio
economico in famiglie dal basso profilo socioeconomico”. Negli Usa molti studi hanno evidenziato i danni provenienti dall’assenza del padre, o per scelta del genitore o per volontà ostativa della madre. L’“American Journal of Pubblic Health” ha sottolineato come “I ragazzi con padre assente sono a più alto rischio per comportamenti violenti” e “Survey on Child Health” ha ricordato che “i bambini che vivono senza un contatto con il loro padre biologico hanno il doppio delle probabilità di lasciare la scuola”. »SEGUE
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SALUTE_10piu_n.12.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/12/13 15:31 Pagina 26
NELL'INFANZIA spesso si verificano manifestazioni di timore, ansia, depressione, fantasie magiche di ricomposizione della famiglia e l’angoscia di rimanere soli. Si può generare instabilità, irritabilità, aggressività, disagi e somatizzazioni. Una delle reazioni più frequenti è la negazione e la rabbia.
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Altre ricerche mettono in luce, soprattutto, che il livello di accudimento con cui il genitore si occupa del figlio è direttamente correlato al grado di realizzazione esistenziale del figlio stesso. Il padre fin dalla nascita è considerato il collante, il supporto alla diade madre-bambino, che senza di lui sarebbe molto più fragile. I papà sono quelli che permettono di sostenere la madre nel suo ruolo, per-
EURO 230.000,00 mettono che la simbiosi madre – bambino caratteristica dei primi tempi dopo la nascita venga meno, in modo che la madre riesca a tornare alle sue normali attività. L'allontanamento da casa di uno dei due genitori, costituisce forse l'evento più traumatico per il figlio, che avrà reazioni diverse in rapporto all'età, al sesso, al livello di maturità, al ruolo occupato nella famiglia e al livello di preparazione emotiva avuto in precedenza.
Associazione Nazionale
IN PREADOLESCENZA (9-12 anni) si ha sofferenza con componenti depressive o dominanza di fantasie di riconciliazione dei genitori. In questi bambini possono comparire reazioni compensative come enuresi notturna (incontinenza urinaria) o l'iperfagia (aumento di appetito), oppure l’inizio di rituali ossessivi. Possono presentarsi anche disturbi come cefalee persistenti, gastriti o asma bronchiale, che i pediatri indicheranno come psicosomatici. IN ADOLESCENZA spesso i comportamenti, anche leggermente trasgressivi del ragazzo o della ragazza vengono ridefiniti (esempio: è così a causa dei comportamenti di suo padre/madre). Negli adolescenti la per-
Genitori Soggetti Autistici Onlus
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ORGANIZZA VENERDÌ 17 e SABATO 18 gennaio 2014 il CONVEGNO “AUTISMO: ESPERTI E FAMIGLIE PER LA CREAZIONE DI BUONE PRASSI” PALAZZO DEI CONGRESSI - LARGO FIRENZE RAVENNA
Un excursus sull’autismo: dalla diagnosi alle possibilità di trattamento, passando per una revisione critica delle ipotesi sostenute dalla medicina alternativa, alle tuttora scarse possibilità di successo nel trattamento farmacologico, fino all’esposizione di modelli di buone prassi nazionali e locali. Il sabato è parzialmente dedicato al mondo della scuola, con uno spazio work shop di 90 minuti dedicato all’insegnamento strutturato dell’allievo con autismo. Il convegno è rivolto ad Operatori della Sanità, della Scuola e dell’Educazione speciale, Genitori e ad ogni Cittadino interessato. PROGRAMMA DEFINITIVO SU WWW.ANGSARAVENNA.IT E SU WWW.AUTISMO33.IT 26
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SOCIETÀ cezione della svolta è spesso traumatica, perché difficilmente dispongono di una percezione positiva della famiglia, dal momento che la maggior parte ha avuto una partecipazione lunga anni alla discordia tra i genitori. Rispetto al bambino piccolo, difficilmente l'adolescente subirà lo shock improvviso della separazione dei genitori, anche se sul piano clinico si possono osservare reazioni più o meno acute all'evento, come rifiuto di vedere il padre o la madre, in alcuni casi si riscontra l'avvio di comportamenti devianti o atteggiamenti provocatori come le fughe da casa. DURANTE LA SEPARAZIONE purtroppo, a volte, i sentimenti nei confronti dell’ex coniuge prevalgono. I bambini possono “sopravvivere” e adattarsi ad un divorzio se i genitori sono in grado di gestire al meglio la relazione con i figli e tra loro. Se i genitori rimangono disponibili e amorevoli, i bambini rimarranno innanzitutto bambini. Impegnarsi a risolvere le questioni pratiche ed emotive legate al divorzio significa dar loro modo di avere l’infanzia che meritano.
Solo così questi figli non cresceranno troppo in fretta, non prenderanno il posto dei genitori e, verosimilmente, non svilupperanno una serie di problemi che richiedono aiuto. Mettere il ruolo di genitori, e le responsabilità che ne derivano, prima di tutto, anche mentre si affrontano i cambiamenti e le sfide della separazione, significa lasciare ai bambini il diritto di rimanere FINE bambini.
L’Associazione Padri Separati è nata 22 anni fa per sopperire al vuoto legislativo che vedeva nell’iter giudiziario per l’affidamento dei figli il padre come soggetto debole. L’associazione si è occupata nel tempo di assecondare il cambiamento culturale che ha visto l’uomo sempre più interessato alla genitorialità, non soltanto intesa come garanzia di sostegno economico e materiale, ma come disponibilità a partecipare alla crescita affettiva ed emotiva dei propri figli. L’Associazione fornisce servizi differenziati in base alle vicende personali ed alle esigenze di ciascun padre. Quella dei padri separati è diventata, di fatto, una categoria spesso defraudata dei diritti e delle tutele che meriterebbe, oggetto di aggressioni sia sul fronte economico che su quello affettivo, e per questo meritevole di un’attenzione particolare. L’impegno e il contributo dei padri alla famiglia è progressivamente cambiato nel tempo; superando l’archetipo del pater familias, oggi l’uomo è sempre più impegnato ed interessato all’educazione e alla crescita emotiva dei figli ed è, pertanto, necessario che egli venga messo nella condizione di poter offrire tale contributo anche quando il progetto della famiglia unita viene meno. Se di fatto, a livello culturale, questo cambiamento e questo nuovo ruolo dei padri è stato riconosciuto, manca ancora il riscontro del sistema legale che, in una separazione, troppo spesso tende a sacrificare gli uomini, in nome di quelli che sono diventati i “privilegi acquisiti” della donna. L'Associazione ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica, esprimendo le problematiche dei padri separati, e mettendo in luce le disfunzioni di un sistema legislativo che troppo spesso li rende svantaggiati. L’Associazione, impegnata su più fronti, ha portato avanti importanti battaglie, tra cui quella che ha visto il riconoscimento e la stesura definitiva della legge 54 del 2006 sull’affido condiviso.
L’APS segue le storie dei padri nell’iter processuale, affiancandoli con professionisti in grado di tutelare i loro diritti, e si occupa di portare le loro vicende all’attenzione dei media. L’interesse di giornali e televisioni, che con frequenza crescente ci contattano, offre una misura, per noi molto importante, di come i progetti di sensibilizzazione portati avanti, ottengano quell’attenzione e quei riconoscimenti che, giorno dopo giorno, rinforzano l’impegno di chi nell’associazione investe competenza e risorse. Chi si rivolge all’associazione vive esigenze diverse: dalle difficoltà economiche, che spesso conducono gli uomini ai limiti della soglia di indigenza, alle problematiche emotive, determinate in primo luogo dal non sentire tutelati i propri diritti di padre separato. In generale possiamo dire che i genitori che si trovano ancora nelle fasi iniziali della separazione, frequentemente esprimono l’esigenza di raccogliere il maggior numero di informazioni possibile, in modo tale da non essere disarmati e impreparati quando per la prima volta si troveranno ad affrontare le aule di un tribunale; al contrario, chi in seguito alla separazione ha visto compromessi i propri diritti di padre, si rivolge all’associazione per riuscire a trovare il supporto di professionisti esperti in diritto di famiglia e in grado, pertanto, di tutelare il valore della bigenitorialità. Gli interventi prevedono un sostegno legale finalizzato a informare i genitori in merito a tutto ciò che dovranno affrontare nell’iter giudiziario, nel quale verranno accompagnati, qualora lo richiedessero, da legali esperti in diritto di famiglia. Nelle separazioni conflittuali con figli contesi, accade che intervengano figure quali i Servizi Sociali, Ctu, Tribunale Minorile: in questi casi l’Associazione è in grado di garantire figure professionali competenti. Associazione Padri Separati Via Andrea Costa, 4 - Bologna Tel. 051.6142641 Tel. 051.5881857 www.padri.it - adinaxaps@libero.it 27
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SPORT
SPORT Over- Head
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Le discipline dove il gesto atletico comporta movimenti delle braccia sopra la testa (come basket, volley e tennis), mettono a rischio l’articolazione della spalla.
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Cos’è lo sport-overhead e come si generano dolore prima e problema poi
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Numerosi sport sono caratterizzati da specifici gesti atletici che comportano movimenti ripetuti dell’arto superiore al di sopra della testa: essi sono definiti “overhead”. Il tipo di movimento meccanico che assimila tra loro questi sport è quello del lancio, il quale viene effettuato da giocatori di basket, tennis, baseball, pallavolo, softball, pallanuoto, giavellottisti, a volte anche da nuotatori.
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dall’azione dei numerosi muscoli del distretto. La prevenzione mirata alla ricerca di un migliore equilibrio muscolo-legamentoso e ad un più armonico movimento scapolare, è fondamentale per mantenere l’integrità di questo comparto articolare e permettere la migliore performance all’atleta.
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Negli sport “overhead”, l’articolazione più spesso interessata da lesioni è la spalla, con grosse ripercussioni sulla performance sportiva e, a lungo andare, sulla quotidianità dei movimenti. Lo testimonia anche l’aumento dell’incidenza di patologie, a carico della spalla, con il progredire 28
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dell’età e del livello competitivo. L’ampio movimento e le forze di torsione che caratterizzano l’articolazione durante il lancio, infatti, presuppongono una fondamentale mancanza di stabilità statica (legamenti e articolazione stessa devono permettere più movimenti), che si unisce alla complessità della stabilità dinamica, cioè data
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SALUTE_10piu_n.12.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 09/12/13 09:09 Pagina 29
SPORT avvenuto, quando il corpo non è più in grado autonomamente di compensare al sovraccarico. Si tratta di un sistema già in crisi, che da tempo mette in atto una biomeccanica sbagliata per sopperire a traumi senza avvertire dolore, peggiorando la situazione come in un circolo vizioso. Le patologie a cui si va incontro possono essere di svariato genere: tendinopatia e/o rottura della cuffia dei rotatori, instabilità gleno-omerale, spalla congelata, ecc. Per evitare di arrivare a problematiche del genere… …la prevenzione deve riguardare la loro causa comune: la rigidità della capsula articolare, e quindi dell’articolazione gleno-omerale. Lo stress del movimento ripetuto in maniera cronica, infatti, causa microtraumi continui che aumentano la risposta in protezione del corpo: in modo autonomo ed automatico va così ad “imbrigliare” l’articolazione stessa. I segni clinici a cui il fisioterapista deve rivolgere l’attenzione e su cui deve lavorare sono: - DIMINUIZIONE dell’intrarotazione dell’arto, sia passiva che attiva; - ALTERAZIONE nella posizione e nel movimento della scapola in relazione alla gabbia toracica; ciò aumenta lo stress meccanico sugli stabilizzatori statici e dinamici, ed è a sua volta influenzata dalla rigidità della capsula articolare.
Per prevenire le patologie di spalla negli atleti “overhead” sono stati condotti degli studi in letteratura; io stessa ho condotto uno studio pilota sui lanciatori di baseball.
Cosa mettere realmente in pratica Il trattamento per migliorare la biomeccanica del lancio consta di due parti: - STRETCHING PASSIVO della capsula articolare posteriore: va eseguito periodicamente da un fisioterapista, in quanto sollecita una struttura resistente e profonda sotto al piano dei muscoli; perciò nessun altro tipo di stretching è efficace come le mobilizzazioni di un fisioterapista, che devono essere incisive e
dirette, risultando spesso anche dolorose. - ESERCIZI AUTONOMI di stretching come mantenimento dell’elasticità raggiunta, e di rinforzo per un corretto equilibrio muscolare. Lo stretching deve essere concentrato sull’intrarotazione dell’arto e sulle fasce muscolari postero-laterali della spalla. Il rinforzo specifico invece deve riguardare abbassatori (deltoide medio e anteriore, gran dentato anteriore, grande e piccolo pettorale, gran dorsale); extrarotatori (deltoide posteriore, sottospinoso, sovra spinoso e piccolo rotondo); intrarotatori (sottoscapolare, gran dorsale, grande rotondo, gran pettorale).
Conclusioni Gli sport overhead rappresentano un rischio per la spalla dell’atleta, determinando patologie da sovraccarico. Con semplici esercizi per la rigidità della capsula articolare posteriore è possibile mantenere la “normale” meccanica scapolare contro l’azione dei continui microtraumi intrinseci nel gesto atletico. È dunque fondamentale dare importanza alla prevenzione, anche in assenza di dolore manifesto, per restare nell’ambito di un movimento fisiologico e non innescare meccanismi che spesso portano alla fine di una carriera sportiva. FINE
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SALUTE_10piu_n.12.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 06/12/13 11:56 Pagina 30
I NOSTRI AMICI ANIMALI
Balto e Togo, i cani eroi che salvarono la comunità di Nome dalla difterite Nel 1925 i due cani da slitta fecero un viaggio massacrante in Alaska per portare le fiale salvavita di antitossina da Nenana al piccolo centro eschimese, salvando dalla morte centinaia di bambini. GENNAIO 1925, Nord America, Alaska. Nella piccola comunità eschimese di Nome scoppia una forte epidemia di difterite, malattia già curabile a quei tempi grazie ad un'antitossina, che però in città era praticamente assente. Il primo caso di difterite venne segnalato su di un bambino inuit che morì rapidamente e da allora iniziarono a verificarsi molti altri casi simili e centinaia di bambini si ritrovarono in pericolo di vita. A Nome venne così dichiarato lo stato di quarantena e furono ordinate un milione di fiale di antitossina, farmaco salvavita indispensabile per la guarigione, ma la scorta più vicina, che consisteva in trecentomila unità, si trovava ad Anchorage, la capitale dell'Alaska, a più
MIGLIA
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200
NOME Fairbanks NENANA
ALASKA
FER ROV IA
Norton Sound
Anchorage SEWARD
Mare di Bering
Golfo dell’Alaska
IL PERCORSO DELL’”IMPRESA”
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IL CANE BALTO FOTOGRAFATO AL SUO ARRIVO A NOME
di millesettecento chilometri di distanza. Anchorage non era collegata direttamente a Nome e le fiale di antitossina furono portate in treno fino a Nenana, a circa mille chilometri dal centro colpito dalla difterite. Ma un'impressionante bufera di neve impediva agli aerei di alzarsi in volo, mentre i ghiacciai non consentivano alle navi di solcare il mare nello Stretto di Bering. Per affrontare gli altri mille chilometri di viaggio si scelse così un metodo utilizzato da sempre con la posta: venne organizzata una staffetta di venti mute di cani da slitta. Il primo a partire fu un certo Edgar Bill Shannon, che percorse 52 miglia. In seguito una quindicina di conducenti percorsero una trentina di miglia a testa, poi venne il turno di Leonard Seppala col suo capo muta Togo, il cane più veloce della zona,
SEPPALA E IL CANE TOGO
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I NOSTRI AMICI ANIMALI fece 91 miglia tagliando per la pianura di Norton dove il ghiaccio era molto sottile, risparmiando parecchie miglia. Toccò infine a Gunnar Kasson che trasportò l'antitossina per le ultime 53 miglia con un altro cane di Leonard Seppala, Balto. La comitiva giunse a Nome il 2 febbraio, dopo aver percorso 674 miglia in 127 ore, ad una temperatura di circa -40°. Per essere arrivato a Nome con l'antitossina, Balto venne onorato con un cortometraggio girato quello stesso anno e con una statua nel Central Park di New York. Balto e Kasson ebbero molta fama negli Stati Uniti, ma anche Seppala, conscio di aver fatto lui l'impresa più ardua assieme a Togo, ottenne gli stessi riconoscimenti. Poi Kasson vendette Balto e gli altri cani della muta ad un produttore cinematografico di Hollywood che non era certo amante dei cani: li tenne in pessime condizioni igieniche, maltrattandoli e costringendoli a lavorare per fini pubblicitari. Fortunatamente un certo George
LA SAGOMA IMBALSAMATA DI BALTO AL MUSEO DI STORIA NATURALE DI CLEVELAND
LA DIFTERITE FU SCONFITTA DALLA SCOPERTA DEL TEDESCO EMIL VON BEHRING La difterite è una malattia infettiva acuta e contagiosa, provocata da ceppi tossigeni di Corynebacterium diphtheriae, un batterio che infetta le vie aeree superiori e talora la cute. La tossina che esso produce è responsabile di complicanze tipiche quali miocarditee paralisi dei nervi cranici e periferici. Alla fine dell'Ottocento la difterite era una malattia devastante: colpiva soprattutto i bambini e uccideva il 50 per cento di coloro che si ammalavano. L'unica terapia, ammessa solo nei casi più gravi, era la tracheotomia. Nel 1890 il ricercatore tedesco Emil von Behring dimostrò con una pubblicazione che il siero, cioè la parte liquida del sangue che si ottiene eliminando globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, ricavato da animali che avevano contratto la malattia, possiede la capacità di neutralizzare l'effetto nefasto di tetano e difterite. Mentre lavorava nel laboratorio di Robert Koch (lo scopritore dei germi della tubercolosi, del colera e del carbonchio) all'Istituto di Igiene di Berlino, Behring rese un animale da laboratorio temporaneamente immune alla difterite e al tetano, iniettandogli il siero di un altro animale infettato da tali germi. Dimostrò così che questo siero ha proprietà non solo preventive, ma anche curative, se iniettato alla comparsa dei primi sintomi della difterite o del tetano. Nella notte del Natale 1891, in un ospedale di Berlino, un bambino fu salvato per la prima volta dal siero antidifterico di Behring. Iniziò così la moderna sieroterapia, che da difterite e tetano si estese successivamente alla cancrena gassosa, al botulismo, al morso della vipera, al morbillo e alla pertosse. Col siero, che Behring ottenne da cavalli e montoni, le probabilità di guarigione nei casi di difterite salirono dal 50 al 90 per cento. La scoperta riscosse subito grande successo, tanto che Behring ricevette il Premio Nobel per la medicina nel primo anno in cui venne assegnato, nel 1901. Kimble decise di toglierli da quello stato acquistandoli, e per trovare i 2000 dollari necessari organizzò una raccolta di beneficenza nelle scuole. Così, come Balto aveva salvato centinaia di bambini, ora i bambini salvavano il cane. Dopo essere stati liberati, Balto e gli altri cani vennero portati nello zoo di Brookside a Cleveland, dove furono curati.
Balto morì cieco all'età di 14 anni, Togo a 17 anni. I loro corpi furono poi imbalsamati: oggi è possibile ammirare quello di Balto al Museo di Storia Naturale a Cleveland, mentre quello di Togo si trova al Museo di Storia naturale di Wasilla in Alaska. Il cane Balto è stato celebrato anche in un famoso cartone animato di FINE Steven Spielberg nel 1995.
Andrea
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