Salute 10 più Nr. 1 Anno 2014

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RAVENNA

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 1 - GENNAIO 2014

INTERVISTA AL FISICO SCIENZIATO

GIOVANNI PAGINA 13

BIGNAMI

“COME CAMBIERÀ LA VITA

NEL PROSSIMO FUTURO” INOLTRE

· L’IMPIANTO COCLEARE · LE SIGILLATURE DENTALI · INCONTINENZA URINARIA FEMMINILE


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Nr. 1 - GENNAIO 2014

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ALIMENTAZIONE

2 IL TARTUFO Roberta Capanni ALIMENTAZIONE

5 “PANE MENO SALE” ORTOPEDIA

6 LA RIZOARTROSI Dott. Maurizio Fontana AUDIOLOGIA

8 L’IMPIANTO COCLEARE Dott. Gianfranco Niedda SOCIETÀ

10 INDAGINE ISTAT SULLA SANITÀ L’INTERVISTA

13 GIOVANNI BIGNAMI di Tiziano Zaccaria ALIMENTAZIONE

16 ATTENZIONE ALL’ANISAKIS Dott. Andrea Baldisserri ODONTOIATRIA

18 LE SIGILLATURE DENTALI Dott.ssa Carla Graziani UROLOGIA

21 INCONTINENZA URINARIA FEMMINILE Dott. Salvatore Voce e Dott.ssa Enza Lamanna PRONTO SOCCORSO

24 LE FERITE DELLA PELLE Dott. Marco Ioni TECNOLOGIA

26 LA MEDICINA? TE LA DÀ IL COMPUTER Fabio Lironzi SOCIETÀ

27 CAMBIARE INDENTITÀ SESSUALE Anna Danieli I NOSTRI AMICI ANIMALI

30 LA PULIZIA DEL CANE Max Vismara SALUTE 10+ - Anno 4 - N. 1.2014 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al) - www.tipograficaderthona.it


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ALIMENTAZIONE

TARTUFO IL RE È SERVITO “

Dalla terra alla tavola

Roberta Capanni Giornalista iscritta ARGA - (Associazione che raggruppa giornalisti dell’Agroalimentare) Conduttrice televisiva.

Profumo intenso e caratteristico, sapore inconfondibile, il tartufo può essere ben considerato a pieno titolo uno dei re della cucina italiana. Questo fungo ipogeo, cioè che cresce sotto terra, si trova a 40-50 cm sotto il livello del suolo in simbiosi con le radici di piante come quercia, nocciolo, DOVE pioppo, salice o CRESCE IL TARTUFO tiglio. Conosciuto fin dall’antichità (Plinio il Vecchio ne parla nel suo Naturalis Historia), intorno al tartufo sono nate leggende fantasiose che hanno coinvolto, nell’arco dei secoli, Dei e streghe. Oggi, invece, il tartufo svolge un ruolo importante nell’economia di molti paesi italiani, che ne hanno fatto una bandiera che attira molti turisti nei periodi di produzione. Le caratteristiche organolettiche di questo fungo sotterraneo che la terra ci regala dipendono dalla varietà e dalla pianta con cui è in simbiosi, mentre il suo prezzo, comunque sempre molto alto, risente sicuramente dell’andamento climatico. 2

Tartufo e tartufo

Un prodotto, quindi, delicato che cresce ad una altitudine tra i 200 e i 700 metri sul livello del mare, la cui raccolta maggiore si ha nei mesi autunnali, periodo dell’anno in cui è possibile gustarlo in molte parte della nostra penisola, essendo il protagonista indiscusso di feste, sagre e convegni a tema tartufo. In Italia le zone di produzione si stanno ampliando, visto l’interesse che questo particolare fungo riscuote anche all’estero. Zone attualmente più fruttifere sono il Piemonte ed in particolare la zona di Alba e la provincia di Asti, alcune zone della Lombardia, tutta la fascia appenninica dell’Emilia Romagna, la Toscana in particolare il paese di San Minato in provincia di Pisa e San Giovanni d’Asso, l’Umbria, le Marche con Acqualagna e Sant’Angelo in Vado in testa, l’Abruzzo e il Molise con circa il 40% della raccolta nazionale del Tartufo bianco.

Le principali specie di questo fungo sono il Tartufo bianco, che si estrae in ottobre e novembre, il Bianchetto, che si trova da gennaio a marzo, il pregiato Tartufo nero estivo, il nero invernale, il Tartufo estivo detto anche Scorzone con la caratteristica buccia scura e il Tartufo nero invernale molto pregiato.

NERO INVERNALE BIANCO

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Quali piatti La sua versatilità in cucina permette di utilizzarlo in molte ricette, dove il suo sapore prevale su tutto: dagli antipasti, ai primi piatti alle carni e ai contorni e non solo.

Ci occupiamo di allevamento suino, dal 2000 abbiamo intrapreso un percorso di diversificazione della nostra produzione, proponendoci anche come Fattoria Didattica, inserita nel circuito della provincia di Ravenna.

Nel 2008, con la creazione di un laboratorio e del relativo punto vendita diretta delle nostre carni, abbiamo ridotto il numero di animali presenti in stalla, prediligendo per loro una alimentazione costituita da cereali e farine locali. Così facendo possiamo garantire la genuinità della carne che vendiamo e "...quel gusto di una volta..." ormai svanito dai nostri palati.

AZIENDA AGRICOLA

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Nel nostro punto vendita potete trovare la carne fresca e i gran classici stagionati come il salame, la salsiccia passita, la coppa ecc., realizzati evitando il più possibile i conservanti e nel rispetto di ricette e metodi dalla tradizione contadina locale, gli arrosti e la famosa Porchetta che realizziamo su prenotazione oppure in piccole porzioni sotto vuoto da gustare all'occorrenza. ASPETTIAMO DI POTERVI INCONTRARE DI PERSONA


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Gli chef stellati si cimentano con i tartufi più ricercati in preparazioni atte a stupire: come le sperimentazioni di Claudio Savini o i tartufi pregiati e molto costosi proposti da Carlo Cracco e molti altri. Nelle trattorie sparse nelle nostre campagne non è difficile gustare ricette meno elaborate ma sicuramente squisite, dove il tartufo può inebriare i commensali con i suoi profumi e sapori.

Cosa sapere IN FRANCIA LO CERCANO COL MAIALE SULLE TAGLIATELLE È “LA MORTE SUA”

La ricerca In Italia è possibile cercare i tartufi per quasi tutto l’anno, salvo alcuni periodi stabiliti ogni anno dalle singole Regioni. Alcune provincie permettono la raccolta soltanto ai residenti; in ogni caso si deve essere muniti di licenza rilasciata dopo apposito esame. Per la ricerca si impiegano esclusivamente cani addestrati, in particolare il lagotto romagnolo, o in genere un bastardo di piccola taglia. In alcune regioni della Francia, in particolare nel Lot e nel Périgord, si usa ancora andare in cerca di tartufi con maiali appositamente addestrati; un’abitudine che in Italia oggi è severamente vietata.

La coltivazione La tartuficoltura è in fase di sperimentazione in Italia e Francia. Per creare una tartufaia coltivata, occorre scegliere un terreno calcareo, povero di humus, ed impiantare essenze arboree ed arbustive tartufigene quali quercia, nocciolo, salice e leccio. Le pianticelle sono preventivamente micorizzate, cioè hanno il fungo attaccato alle radici. Per la verità i risultati della tartuficoltura fin qui sono stati piuttosto deludenti con le specie più pregiate, mentre con le altre specie la produzione raggiunge buoni livelli di qualità e quantità. Risultati interessanti si sono avuti con l’impianto di ulteriori piantine micotizzate in aree boschive dove il tartufo cresce naturalmente.

L’utilizzo È sufficiente una ridotta quantità di tartufo per insaporire un piatto o una salsa. Normalmente vengono preparati vasetti con tartufi interi, oppure a carpaccio (a fettine sottili) o salse a base del fungo utilizzate per crostini, bruschette, pasta di grano duro, pasta fresca, bistecche di filetto. Per mantenerne intatto il caratteristico profumo, lo si utilizza principalmente crudo su piatti caldi, il cui vapore porta alle narici tutto il suo inebriante aroma. Il modo migliore di apprezzarlo è affettarlo con

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l’apposito strumento poco prima del consumo. Gli abbinamenti ideali sono: con un uovo al tegamino, sui ravioli con burro e formaggio, sul risotto, sui crostini, sul nodino di vitello, sul filetto di CON UOVA AL TEGAMINO bue, ma i veri gourmet lo apprezzano soprattutto sulle tagliatelle in bianco.

La conservazione Si consiglia un utilizzo tempestivo ma, nel caso in cui lo si voglia conservare, lo si potrà tenere in frigorifero per una settimana al massimo, avvolto in un foglio di carta bianca all’interno di un vaso di vetro a chiusura ermetica. In alternativa, si può conservare in frigorifero per circa tre mesi in contenitori di vetro con burro sciolto a bagnomaria.

Gli oli Gli oli d’oliva aromatizzati al tartufo sono molto richiesti, ma a causa di difficoltà insite nel processo di produzione, la maggior parte di essi vengono preparati con aroma sintetici a base di bis-metiltiometano. Se sull’etichetta appare la dicitura “aroma”, significa che è un prodotto non natuFINE rale.

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ALIMENTAZIONE

PANE MENO SALE Accordo della Regione Emilia-Romagna con le associazioni dei panificatori per la produzione di pane con un contenuto massimo di sale pari all'1,7% del peso della farina.

“PANE MENO SALE”: è questo il nome della campagna regionale partita all’inizio di gennaio 2014, nell’ambito dell’accordo concluso tra la Regione e le associazioni dei panificatori dell’Emilia-Romagna per la produzione di pane con un contenuto massimo di sale pari all'1,7% del peso della farina. I panificatori che aderiscono all’iniziativa espongono nel proprio negozio le vetrofanie con il logo della campagna, insieme al cuore sorridente del logo “Guadagnare in salute”. Rispetto al pane abitualmente in commercio, la riduzione di sale prevista dall’accordo è di circa il 15%, tale da non cambiarne il sapore, ma da produrre nel tempo effetti positivi sulla salute, visto che si tratta di un prodotto consumato quotidianamente.

per l’ambiente, perché proviene da coltivazioni che rispettano precisi disciplinari per un uso ridotto di prodotti chimici e di fitofarmaci e tecniche colturali più sostenibili, incluso un uso più razionale dell’acqua. Con questo accordo le associazioni di panificatori si sono impegnate a promuovere presso i forni associati la produzione del “PANE MENO SALE” e “Qualità Controllata” attraverso interventi di comunicazione, nonché ad aderire ad iniziative di formazione sui benefici da un ridotto apporto di sale nel pane e nella dieta in generale, ma soprattutto a non aumentare il prezzo di vendita. Dal canto suo la Regione si è impegnata in particolare a supportare l’iniziativa attraverso i Servizi igiene alimenti e nutrizione delle Aziende Usl. FINE

diovascolari e dell'ipertensione. L'Organizzazione mondiale della sanità ne raccomanda un consumo quotidiano non superiore a 5 grammi, ovvero un CUCCHIAINO DA THE. In Emilia-Romagna invece il consumo è doppio per gli uomini e di circa 8 grammi per le donne. Oltre al “PANE MENO SALE” viene promosso il pane fresco “Qualità Controllata”, prodotto anch'esso con poco sale (l’1,5% del peso in farina), con farine emiliano-romagnole poco raffinate, olio extravergine d’oliva, totale assenza di additivi e di agenti chimici per la lievitazione. Il pane “Qualità Controllata” aggiunge ai benefici per la salute anche i vantaggi

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ORTOPEDIA

LA RIZOARTROSI E’ l’artrosi che colpisce l’articolazione trapezio-metacarpica, posta alla base del dito pollice, vicino al polso. Colpisce di più le donne. Le possibili soluzioni farmacologiche e chirurgiche. Dott.

l’attività lavorativa; poi compare la rigidità. Mano a mano che l’articolazione si irrigidisce, i dolori si assopiscono, ma si perde la funzione GIUNTO del dito (ad esempio: non si rieSANO sce ad infilare il filo nella cruna dell’ago). In certi casi avanzati compare una deformità definita “Pollice a Zeta”: essa è più frequente nelle GIUNTO CON RIZOARTROSI malattie reumatiche e consiste in una iperestensione dell’articolazione PRIMO metacarpo-falangea e in una flessione METACARPO fissa dell’interfalangea distale.

Maurizio Fontana

Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia Presidio Ospedaliero di Faenza

Si definisce Rizoartrosi l’artrosi dell’articolazione trapezio-metacarpica, che si trova alla base del dito pollice, vicino alla piega del polso. E’ un’articolazione tra un osso corto e piatto denominato trapezio e un osso lungo, cilindrico, che è il primo metacarpo. La sua forma particolare è definita “a sella”; infatti la superficie articolare del trapezio ricorda la superficie d’appoggio di una sella da cavallo, mentre la parte corrispondente del metacarpo assomiglia alle natiche del cavaliere. Grazie a questa conformazione, il pollice è in grado di muoversi molto più ampiamente delle altre dita, come potete verificare osservandovi la mano. Il pollice nell’uomo svolge delle funzioni particolari, essendo dotato del movimento della “opposizione” alle altre dita, che consente di afferrare e stringere oggetti grandi e minuti con grande efficacia. Gli antropologi hanno stabilito che il “pollice opponibile” costituisce un’evoluzione genetica esclusiva della razza umana; le stesse scimmie non ne sono dotate. Purtroppo però questa evoluzione viene sovrausata soprattutto nei movimenti fini (per esempio, nel cucito) e ciò può portare ad un’usura che, associata alla naturale disidratazione dei tessuti con l’età, culmina in un consumo di cartilagine e quindi nell’artrosi. 6

TRAPEZIO

Dal dolore alla deformità

Tale deformità fa perdere completamente la funzione residua prensile del pollice.

La Rizoartrosi colpisce più frequentemente il sesso femminile, in età adultoanziana; essa si manifesta inizialmente con un dolore soprattutto alla fine del-

Questo tipo di artrosi non deve essere confusa con una tendinite (che dà un dolore più localizzato nel polso, mentre l’irritazione del nervo si percepisce come

Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici

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VENERDÌ 17 e SABATO 18 gennaio 2014 il CONVEGNO

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Programma definitivo su www.angsaravenna.it e su www.autismo33.it


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ORTOPEDIA

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NELLE IMMAGINI RADIOGRAFICHE

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È EVIDENTE LO STATO DI AVANZAMENTO DELLA PATOLOGIA DURANTE L’ARCO DI PIÙ ANNI.

un dolore “elettrico” principalmente nelle prime tre dita della mano, pollice, indice e medio). Una radiografia mette in evidenza il restringimento dello spazio di scorrimento tra le due ossa, la presenza di calcificazioni anomale e la formazione di speroni ossei.

Superata anche questa fase, occorre un colloquio con l’ortopedico per valutare l’opportunità di una soluzione chirurgica. Oggi le protesi trapezio-metacarpiche non sono in grande auge; ci si orienta più di frequente verso gli interventi di ARTRODESI e ARTROPLASTICA. L’ARTRODESI consiste nella fusione delle due superfici articolari che vengono prima ripulite dalla cartilagine residua e poi fissate con fili di Kirschner in acciaio per circa 45 giorni. Questo intervento offre un recupero della forza del dito, anche se a scapito del movimento, ed è più adatto ai lavoratori manuali pesanti di sesso maschile. L’intervento di ARTROPLASTICA consiste nella resezione (asportazione

parziale) di una fetta di osso del trapezio e di una ricostruzione della capsula con una “cravatta” tendinea che circonda il metacarpo, mantenendolo nella giusta posizione. La fissazione provvisoria con fili di Kirschner avviene per i 25 giorni che servono a far cicatrizzare la plastica tendinea, terminati i quali si inizia la ripresa del movimento a livello della nuova articolazione. Dopo circa 2-3 mesi dall’intervento è possibile soffrire di un’accentuazione dolorosa, causata da un “affaticamento” dell’articolazione. Dopo una breve sospensione delle normali attività e l’assunzione di antinfiammatori, è consentito riprendere la propria quotidianità. Questo intervento è più adatto al sesso femminile, perché si mantengono i movimenti utili ai gesti più fini. FINE

Terapie farmacologiche o chirurgiche? Nelle fasi iniziali la Rizoartrosi può essere efficacemente controllata nei dolori con terapie mediche e fisiche quali antinfiammatori non steroidei, Tecar, Tens, Laser, Bacinelle Galvaniche, Paraffinoterapia, fanghi. Nelle fasi più avanzate è utile un’infiltrazione intrarticolare con cortisonici e anestetici locali.

POLLICE AFFETTO DA RIZOARTROSI

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AUDIOLOGIA

IMPIANTO COCLEARE

L’ORECCHIO BIONICO IMPIANTO ARTIFICIALE

RAMPA VESTIBOLARE RAMPA MEDIA RAMPA TIMPANICA SEZIONE DELLA COCLEA

Dott.

Gianfranco Niedda

Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it

Cos’è la coclea La coclea, termine che in latino significa chiocciola, è una componente essenziale dell’orecchio interno. È composta da una spirale ossea collegata ad un canale contenente i liquidi cocleari: perilinfa ed endolinfa. Questo piccolo ma importantissimo organo del nostro apparato uditivo si divide in tre stanze: rampa vestibolare, rampa media e rampa timpanica, divise fra loro da membrane. La funzionalità della coclea sta essenzialmente nella proprietà dei suoi liquidi di trasmettere vibrazioni proporzionali alla pressione sonora captata dal padiglione uditivo. Il suo compito è quindi quello di propagare le onde sonore all’intero apparato uditivo, al fine di essere ricevute dal cervello.

COCLEA

La parte interna, che viene impiantata dal chirurgo, è costituita da un’antenna con magnete, un’unità di stimolazione elettrica ed alcuni elettrodi. In sostanza, il microfono esterno trasforma i rumori in impulsi elettrici, che vengono trasmessi

dall’antenna al ricevitore stimolatore interno. Quest’ultimo invia gli impulsi elettrici alla chiocciola della coclea, che a sua volta li trasferisce al cervello, il quale li recepisce come se fossero rumori ambientali naturali.

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L’orecchio artificiale Oggi le patologie legate alla sordità di entità grave - quando le protesi uditive non ottengono il risultato sperato vengono chirurgicamente trattate mediante il posizionamento di un impianto cocleare. Si tratta di un dispositivo protesico costituito da una parte esterna ed una interna. La parte esterna, delle dimensioni di una protesi acustica tradizionale, viene ancorata al padiglione auricolare; essa si compone di un microfono, un processore e un’antenna. 8

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Rimedio alle sorditĂ gravi L’intervento dura mediamente 2-3 ore, viene eseguito in anestesia generale e necessita di una degenza di 2 giorni. L’impianto cocleare non prevede particolari esigenze e consente una vita assolutamente normale; eventualmente la parte esterna può essere staccata dalla cute, quando non la si utilizza (per esempio in piscina, dove è opportuno toglierla perchĂŠ il dispositivo non è impermeabile). Candidati all’impianto cocleare sono gli adulti, anche anziani, con grave sorditĂ bilaterale che hanno scarsi risultati con l’apparecchio acustico tradizionale, oppure sorditĂ monolaterali con acufene (disturbi all’orecchio assimilabili a ronzii, fischi, fruscii). In questi casi il paziente impiantato ottiene un buon ripristino della capacitĂ uditiva.

Nel bambino sordo è importante impiantare questo “orecchio bionicoâ€? il prima possibile, fin dal suo primo anno di vita, per avere il miglior risultato sull’apprendimento del linguaggio e sulla comprensione verbale. Successivamente all’intervento chirurgico, il paziente sottoposto ad impianto cocleare necessita di un percorso riabilitativo e logopedico, in particolare nel bambino e nell’adulto se vi sono giĂ ripercussioni della sorditĂ sul linFINE guaggio.

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SOCIETÀ

LA SANITÀ

AL MICROSCOPIO INDAGINE SULLA POPOLAZIONE ITALIANA

“Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” è l’indagine condotta sull’anno 2012 dall’Istat e resa pubblica nel dicembre appena passato. Sviluppato attraverso migliaia di interviste alla popolazione italiana, lo studio analizza gli aspetti del “pianeta salute” nel nostro Paese, cogliendone le principali tendenze e le attuali problematiche, legate principalmente alla crisi economica. Vediamo i punti salienti dell’indagine. L’8 per cento dichiara di “star male” COME VA IN GENERALE LA SUA SALUTE? A questa domanda, il 67% delle persone ha riferito di stare “bene o molto bene”, l’8% ha risposto con una valutazione negativa delle proprie condizioni e il 25% ha dichiarato di stare né bene né male. Ovviamente la quota di quanti si dichiarano in buona salute cala sensibilmente all’aumentare dell’età, superando il 24,% tra gli ultrasettantacinquenni. Il 15% della popolazione ha dichiarato di soffrire di almeno una malattia cronica grave, percentuale che cresce fino quasi al 50% tra gli anziani sopra i 75 anni d’età. Per tutte le classi di età le donne presentano tassi di multicronicità più alti degli uomini, ma sono meno colpite da patologie gravi dopo i 50 anni. In generale tra il 2005 (anno della precedente indagine di questo tipo) e il 2012 gli indicatori di cronicità sono aumentati complessivamente di circa un punto e mezzo, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. 10

Diseguaglianze sociali tra gli anziani Il quadro epidemiologico appare complessivamente stabile e comunque coerente con il processo di invecchiamento della popolazione registrato dal 2005 ad oggi. Tuttavia, il dato medio complessivo nasconde disuguaglianze sociali che penalizzano alcuni gruppi di popolazione.

Per esempio, rispetto al titolo di studio, nel 2012 si conferma l’associazione tra livelli più bassi di scolarità e peggiori condizioni di salute. Complessivamente, si rilevano prevalenze intorno al 10% di cronicità grave tra quanti hanno conseguito almeno un diploma di scuola superiore, a fronte di circa il 40% tra chi invece ha al massimo la licenza di scuola elementare.


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SOCIETÀ Si registrano differenze significative anche in relazione alle risorse economiche: dichiarano di stare male l’11% delle persone con risorse economiche familiari scarse o insufficienti, contro il 5% di coloro che giudicano le proprie risorse ottime o adeguate.

RAVENNA

Consumi sanitari, visite mediche e ricoveri RISPETTO AL 2005, IL NUMERO DI VISITE ANNUALI È AUMENTATO: il quoziente standardizzato per 100 persone è passato da 51 a 60. L’età media è salita dai 53 ai 60 anni, tuttavia la crescita ha riguardato soprattutto gli ultrasettantacinquenni (+25%). Permane il divario di genere, che si accentua in particolare nell’età riproduttiva: tra i 25 e i 54 anni oltre una donna su due effettua visite mediche, a fronte di un uomo su tre. L’incremento complessivo delle visite è assorbito per il 52% dalle visite generiche e per il 47% da quelle specialistiche. Nel 2012 le visite specialistiche sono state 29 ogni 100 persone, in aumento rispetto al 2005. Gli incrementi maggiori si registrano per le visite geriatriche (+64%), le psichiatriche-psicologiche (+54%) e le neurologiche (+48%). In generale l’odontoiatria resta la specializzazione con la quota più elevata di visite (il 16% del totale), tuttavia nel 2012 sono risultate in riduzione di ben il 23% rispetto al 2005.

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Cresce la prescrizione di ricette Le visite ambulatoriali è aumentato tra il 2005 e il 2012 soprattutto per la prescrizione di ricette, passate da 11 a 14 per 100 persone; per malattie o disturbi la crescita passa da 26 a 28; per controllo dello stato di salute in assenza di malattie passa da 13 a 15 (aumentando specialmente tra i bambini e gli anziani). Nel complesso il numero di visite preventive aumenta per le donne da 15 a 17, e resta pressoché stabile per gli uomini attorno a 12.

In generale l’incremento riguarda soprattutto le persone in buone condizioni economiche (+14%). Tuttavia, per gli anziani aumentano le disuguaglianze rispetto alla condizione economica della famiglia: gli ultrasessantacinquenni con risorse economiche scarse o insufficienti… »SEGUE

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:38 Pagina 12

» …riducono

il ricorso alle visite di prevenzione (-7%), al contrario di quelli in condizioni più agiate, per i quali si registra un aumento del 17%.

Stabile il ricorso agli accertamenti diagnostici Gli accertamenti di laboratorio effettuati nel 2012 sono pari a circa 19 per 100 persone; quelli specialistici sono 8 per 100 persone. Il numero di accertamenti rapportato alla popolazione si mantiene sostanzialmente stabile rispetto al 2005. Analizzando i dati per età, il numero di accertamenti è aumentato in maniera significativa solo tra gli ultrasettantacinquenni (+10%). Il ricorso ad accertamenti diagnostici diminuisce però rispetto al 2005 tra le persone che dichiarano scarse o insufficienti risorse economiche della famiglia (-10%). In generale per le donne si conferma il maggior ricorso agli accertamenti diagnostici rispetto agli uomini.

Lieve riduzione dei ricoveri ospedalieri

La rinuncia a prestazioni sanitarie o farmaci

Nel 2012 i ricoveri ospedalieri con pernottamento sono risultati 3,2 ogni 100 persone, inclusi quelli per parto o nascita. Nel 2005 i ricoveri erano 3,7 ogni 100 persone. Uomini e donne si ricoverano in ugual misura, ma questo è il risultato di una maggior frequenza dei ricoveri maschili dopo i 65 anni e dei ricoveri femminili nell’età riproduttiva per gli eventi connessi alla gravidanza. La frequenza dei ricoveri, come prevedibile, aumenta al crescere dell’età soprattutto dopo i 65 anni: da 5 ogni 100 persone nella classe di età 65-74 anni si passa a 8 dopo i 75 anni. Rispetto al 2005 si rileva una riduzione tra i 65 ed i 74 anni.

In tempi di crisi, le visite ed i trattamenti odontoiatrici sono le prestazioni a cui si rinuncia più frequentemente: nel 2012 vi ha rinunciato una persona su sette, nell’85% dei casi per motivi economici. Per quanto riguarda tutte le visite specialistiche sanitarie, escluse quelle odontoiatriche, vi rinuncia per motivi economici una persona su dodici. Più contenuta è la percentuale di chi rinuncia ad un accertamento diagnostico specialistico (5%) o a prestazioni di riabilitazione (2,5%); molto esigua è la rinuncia a interventi chirurgici (0,8%). Inoltre è pari al 4% la quota di chi rinuncia ad acquistare farmaci pur avendone bisogno, tra questi oltre il 70% perché avrebbe dovuto pagarli di tasca propria non essendo prescrivibili, e il 25% perché il ticket era troppo costoso. Sono più spesso le donne a rinunciare: 13% contro il 9% FINE negli uomini.

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 11:41 Pagina 13

IL PERSONAGGIO

GIOVANNI

BIGNAMI

VIAGGIO IN UN FUTURO STRAORDINARIO

Il noto divulgatore scientifico (attuale presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica) racconta le scoperte medico-scientifiche che cambieranno la vita dell’uomo nei prossimi 50 anni. Intervista di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it Di professione è fisico ed astronomo, ma i suoi interessi spaziano dalla biologia alla medicina, dalla genetica all’informatica. Insomma, Giovanni Bignami è quello che si dice uno scienziato “a tutto tondo”, oltretutto con l’attitudine del divulgatore, in grado di attrarre l’interesse verso argomenti che a volte possono apparire noiosi e finanche incomprensibili.

Professore, iniziamo dal titolo di uno dei suoi ultimi libri: “Cosa resta da scoprire”. Nel campo della medicina c’è ancora tanto da scoprire. «Negli ultimi decenni abbiamo fatto grandi passi in avanti, ma credo che nei prossimi cinquant’anni si registreranno progressi ancora maggiori, oggi inimmaginabili, soprattutto nella ricerca legata all’invecchiamento cellulare e alla genetica».

Nella genetica c’è il segreto della longevità. «Lo conferma una recente ricerca dell’Università della California, dove sono state create in laboratorio delle

“mosche Matusalemme”. L’esperimento è partito con un gruppo di uova di mosche da laboratorio, alle quali è stato consentito di schiudersi soltanto dopo che la metà di esse erano morte. Lo stesso procedimento è stato poi ripetuto sulla metà delle mosche nate, geneticamente più robuste delle altre. La selezione è andata avanti per diverse generazioni (per fortuna le mosche si riproducono rapidamente), in una sorta di evoluzione darwiniana accele-

rata, dando come risultato finale delle mosche che oggi vivono quattro volte di più rispetto alle loro progenitrici iniziali. Tutto ciò assume un certo significato, se consideriamo che le mosche hanno circa i tre quarti dei geni in comune con l’uomo».

Dunque, fino a che età si potrà vivere? «Potremo arrivare ai 150 anni. Non è un sogno: sono convinto che la ricerca… »SEGUE

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:38 Pagina 14

L’INTERVISTA

“Vale la pena investire in ricerca spaziale nel mezzo di una profonda crisi economica? Io credo di si.”

LA SCHEDA Giovanni Bignami è nato a Desio, in provincia di Milano, il 10 aprile 1944. E’ presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e professore all’Università IUSS di Pavia Laureato in Fisica nel 1968 all’Università di Milano, da allora si occupa di ricerca spaziale in Italia, Europa e Stati Uniti. E’ stato ricercatore presso il CNR, direttore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana, direttore del Centre d'Étude Spatiale des Rayonnements a Tolosa, presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana. Attualmente presiede il COSPAR, il Comitato Mondiale per la Ricerca Spaziale, e l’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica; è inoltre professore di Astronomia e Astrofisica presso lo IUSS di Pavia. Giovanni Bignami svolge un'intensa attività divulgativa, con conferenze, articoli su quotidiani e riviste, libri, collaborazioni con reti televisive. Al grande pubblico televisivo italiano è noto soprattutto come ospite fisso nel »ci

porterà fin lì, in un futuro nemmeno troppo lontano, entro i prossimi cinquant’anni».

Tutto bello. Però sarebbe opportuno arrivarci con una buona qualità di vita. «Perciò si sta già studiando come realizzare dei “pezzi di ricambio” del nostro corpo. Come? Osservando anche la natura. La coda di una lucertola ricresce naturalmente, ma alla persona amputata, l’arto non ricresce più, per il semplice motivo che siamo più evoluti della lucertola. La nostra maggiore complessità, in questo caso, diventa penalizzante. Ma in futuro si arriverà a costruire “arti di ricambio” 14

programma “SuperQuark”, condotto da Piero Angela su Rai 1, nel quale cura la rubrica “Polvere di stelle”. Ha condotto varie serie televisive scientifiche per il National Geographic Channel. Ha pubblicato oltre duecento articoli scientifici su riviste internazionali, fra le quali “Nature” e “Science”. Ha scritto numerosi libri: l’ultimo, "Il mistero delle sette sfere", edito da Mondadori, tratta la futura esplorazione planetaria e dei sistemi stellari vicini al nostro, disegnando un futuro suggestivo. Il professor Bignami collabora anche con vari quotidiani e periodici, fra i quali il Corriere della Sera, Il Sole24Ore, Vanity Fair, l'Espresso e Panorama. Proprio dalle colonne de “L’Espresso” di recente si è schierato a favore dell’apertura di Rai Scienza, un nuovo canale tv della rete pubblica, sostenuta da un folto movimento d’opinione fra gli scienziati italiani, compresa le neo senatrice a vita Elena Cattaneo. partendo dalle cellule staminali, le uniche che hanno in memoria il libretto delle istruzioni per “montare” il nostro corpo. In alternativa, la ricerca sta lavorando sulla creazione di arti bionici: sofisticati organi artificali, in grado di integrarsi perfettamente col corpo umano. E’ in corso una concorrenza fra questi due sistemi: resta da scoprire quale arriverà per primo».

Lei propone l’utilizzo delle cellule staminali anche nel settore alimentare. «Oggi la produzione di una bistecca comporta un elevato consumo di acqua ed un’alta produzione di gas serra. La ricerca scientifica è invece ormai arriva-

ta alla produzione di una bistecca artificiale, “senza la mucca attorno”, ma con le stesse caratteristiche e lo stesso apporto proteico di quella naturale. Ciò fra l’altro eliminerebbe lo scempio della macelleria di esseri viventi. Gli americani ci sono quasi arrivati, partendo da una manciata di cellule staminali. L’unico problema è che la bistecca artificiale prodotta finora costa centomila dollari al chilo. Neanche il macellaio che ho sotto casa, è così caro».

La cosa più incredibile che lei ipotizza nei suoi libri, è che entro i prossimi cinquant’anni l’uomo potrà “scaricare” la propria mente sul computer, come se fosse un software. «Partiamo dalla considerazione che già oggi uno scanner delle attività cerebrali presenta immagini tridimensionali che permettono di vedere quali neutroni si accendono se una persona parla il giapponese o se guarda una foto su Playboy. Insomma, stiamo capendo sempre meglio come funziona il nostro cervello. Perciò, anche se oggi è ancora un sogno, penso che fra qualche decina d’anni potremo inserire una chiavetta Usb dietro ad un orecchio per scaricarvi i nostri pensieri. Sarà quindi possibile conservare memoria e ricordi sul computer. E si potrà effettuare anche un procedimento di in-put, per esempio copiando nel nostro cervello l’Enciclopedia Britannica. Pensate che figurone all’esame!».

Inevitabilmente, però, si apriribbero degli interrogativi di natura etica e filosofica. «Quando si parla di cervello, è sempre opportuno considerare le implicazioni etiche. Ma è giusto che la scienza e la ricerca vadano avanti. La storia ci insegna che ad ogni scoperta con annessioni filosofiche, l’uomo è sempre riuscito a trovare un nuovo equilibrio.


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L’INTERVISTA Perciò quando l’interfaccia computermente sarà realtà, e sicuramente lo sarà entro il prossimo passaggio della Cometa di Halley (nel 2062, ndr.), allora verremo a patti con questi interrogativi».

Lei si è sempre detto favorevole all’energia nucleare. «Sono favorevole perché, in quanto fisico, so che madre natura ha messo lì, nel nucleo degli atomi, la grande quantità di energia. Tutto il resto, al confronto, ha una resa energetica ridicola. Trovo che sia meglio puntare sull’energia atomica, cercando di arrivare alla massima sicurezza delle centrali, piuttosto che continuare ad utilizzare idrocarburi come carbone o petrolio, che sono i principali responsabili dei cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta».

L’energia nucleare è di sicuro fondamentale nello spazio, se l’uomo vuole iniziare ad esplorarlo seriamente. «L’universo è spietato, le distanze sono talmente abissali che possono essere affrontate soltanto con la spinta provocata da una fissione o una fusione nucleare. Su Marte ci andremo con un motore di questo tipo. Quando? Sicuramente è già nato il bambino che diventerà il primo uomo a camminare sul pianeta rosso».

Negli ultimi anni l’astronomia si è spostata molto sulla ricerca di “pianeti abitabili” al di fuori dal sistema solare. La comunità scientifica internazionale è ormai tutta convinta dell’esistenza di altra vita nell’universo. «Abbiamo già scoperto oltre mille pianeti abitabili, cioé con caratteristiche abbastanza simili alla Terra, e siamo appena all’inizio di questa ricerca. Sono convinto che nel giro di poche decine di anni troveremo delle forme di vita extraterrestre. Ma non aspettative di vedere ET. Lo so, è poco romantico, ma saranno molto probabilmente delle muffe». FINE

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ALIMENTAZIONE

ATTENZIONE allANISAKIS

Questo pericoloso parassita, si nasconde nelle viscere dei pesci e può crearci seri problemi, fino alle perforazioni intestinali. Il dottor Baldisserri ci spiega come poter evitare il rischio. Dott.

Andrea Baldisserri

Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

Come tutti sappiamo, il mondo è diviso in due: da una parte chi pensa che l’invenzione più importante nella storia dell’uomo sia stata la ruota, dall’altra chi pensa che sia stata la cioccolata. Appartenendo io a quest’ultimo gruppo, oggi vi parlerò di cibo. La dieta mediterranea, è documentato, svolge un ruolo importante nella prevenzione cardiovascolare, onore quindi ad olio, tagliatelle e un bicchiere (sottolineo “uno”) di buon sangiovese. Il mondo è però sempre più piccolo ed è sempre più facile aver modo di mangiare cucine esotiche. Per esempio cucina giapponese, una delle più prelibate e sofisticate al mondo.

Pesce piccolo mangia pesce grosso… Dunque, mangiare pesce crudo è sempre più diffuso. Anche a me piace, sia chiaro, ma penso sia doveroso sottolineare alcuni rischi. L’importanza della qualità, della serietà del ristoratore è fondamentale per ridurre drasticamente la possibilità di trovarci sofferenti perché abbiamo ingerito un pericoloso parassita: l’anisakis. 16

Questo parassita si trova allo stadio adulto nello stomaco di mammiferi marini cone delfini e balene: le sue uova, rilasciate in acqua con le feci, sono ingerite da piccoli crostacei, che a loro volta vengono ingeriti da vari tipi di pesce. Quest’ultimo pesce o viene mangiato dai mammiferi marini, completando così un ciclo biologico che non coinvolge l’uomo, oppure viene pescato e a quel punto possiamo ritrovarcelo in tavola. ATTENZIONE, perché il pesce con le larve di anisakis è molto comune: alice, merluzzo, nasello, pesce spada, tonno, sgombro, triglia, branzino, ricciola, salmone, calamaro… Siamo invece tranquilli se mangiamo gamberi, scampi, aragoste, ostriche, cozze e vongole!

I pericoli in agguato Se ingoiamo del pesce contenente l’anisakis, possiamo avere due tipi di problemi sanitari: una PARASSITOSI del tratto gastroenterico, oppure una REAZIONE ALLERGICA ai prodotti chimici liberati da questo parassita. Per capire la diffusione di questa malattia, si stima che ogni anno nel mondo se ne verifichino circa 20.000 casi, di cui circa 2.000 in Giappone. In Italia ogni anno ci sono pochi casi, ma la sua diffusione si ritiene molto sottostimata e sicuramente in crescita, perché… …questa parassitosi intestinale può dare sintomi, dopo 1-2 settimane dall’infezione, del tutto simili a quella del morbo di Crohn, con dolori addominali intermittenti, nausea, diarrea e febbre.


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ALIMENTAZIONE Sintomatologia intestinale a volte molto “sfumata”, oppure altre volte si presenta con le caratteristiche di una vera e propria emergenza, per via di pericolose perforazioni intestinali causate dall’anisakis.

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La diagnosi… …viene fatta tramite una gastroscopia,

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GASTROSCOPIA DIAGNOSTICA che rileva la presenza delle larve del parassita, oppure altre volte dall’esame istologico conseguente a intervento chirurgico fatto per una perforazione intestinale. Purtroppo dall’esame delle feci non c’è modo di far diagnosi. In alcuni casi l’infezione può essere debellata da un farmaco: l’albendazolo.

Evitare il problema La prevenzione è comunque fondamentale, perché l’anisakis può essere eliminato mediante cottura del cibo o congelamento a temperature adeguate e per tempo sufficientemente lungo. Il parassita invece non viene ucciso con la marinatura, la salatura o l’affumicatura del pesce. La cottura che porta per almeno un minuto la temperatura del pesce sopra i 60° è sufficiente per eliminarlo. Ma se invece vogliamo mangiare pesce crudo, allora dobbiamo abbatterne la temperatura: a meno 18°C, per almeno 96 ore, il parassita muore. I congelatori domestici a 3 o 4 stelle raggiungono quella temperatura, mentre quelli a 1 o 2 stelle raggiungono solo i meno 12°C. In Europa la normativa raccomanda congelamento a meno 20°C per almeno 24 ore e l’obbligo per i ristoratori di munirsi di abbattitori di temperatura; in Usa raccomandano addirittura meno 35°C per 15 ore.

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RAVENNA - Via Romea, 121 - Tel. 0544.61068 ALTRA RACCOMANDAZIONE… …il pesce appena pescato sia eviscerato (privato delle viscere), perché così le larve presenti nel tratto gastrointestinale non contaminano la carne attorno, migrando dai PULIRE IL PESCE DALLE visceri. Le normative di prevenzione non sono identiche in tutto il mondo, ne consegue, che

è fondamentale la serietà del ristoratore. In Italia siamo a rischio più facilmente se mangiamo un carpaccio di pesce crudo locale o alici marinate di dubbia provenienza, rispetto a mangiare tonno di provenienza orientale, perché sicuramente quest’ultimo, per essere trasportato da un continente INTERIORA all’altro, è stato congelato e di conseguenza sterilizzato dall’eventuale FINE parassita.

Matteo Plazzi Incontra il gruppo Vela “Uomo A-Mare”, i soci, gli amici e i sostenitori di “A.M.A. la Vita” per una conversazione sul tema

“SULLE ROTTE DELLA FIDUCIA - Il Team di navigazione”

Venerdì 17 gennaio 2014 ore 17 c/o Sala di Rappresentanza Banca Popolare di Ravenna Via Guerrini, 14

Interverranno la presidente di “A.M.A. la Vita”, i marinai di “UOMO A-mare”, il dott. Gianluigi Casadio. Si proietteranno filmati e diapositive delle imprese veliche di Matteo Plazzi.

A.M.A. La Vita ONLUS - Tel. 342.7810514 - 340.7093865 - www.perglialtri.it/amalavita

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:38 Pagina 18

ODONTOIATRIA

PREVENIRE LE CARIE CON LE

SIGILLATURE DENTALI L’infanzia e l'adolescenza costituiscono le fasce d’età più a rischio, soprattutto per la suscettibilità di solchi e fessure.

Dott.ssa

Carla Graziani

Dentista e odontoiatra - Faenza E-mail: carlagraziani97@gmail.com

La sigillatura dentale è un trattamento odontoiatrico preventivo, eseguito per evitare la carie. Essa è utilissima nel proteggere principalmente i denti molari, i più esposti a processi cariogeni; infatti sono caratterizzati da piccoli solchi che rendono più facile l'accumulo di batteri e placca, i principali nemici della salute dentale. La sigillatura va di solito applicata in età pediatrica, quando i denti da latte vengono sostituiti con quelli permanenti. Si è visto infatti che nei bambini e ragazzi di età compresa fra 5 e 17 anni, più dell’80 per cento delle lesioni cariose si manifesta nelle irregolarità dello smalto situate sulla superficie masticante. Il 74% dei solchi dei molari permanenti trattati con questa metodica preventiva si mantiene sano a distanza di 15 anni.

Perché la sigillatura è particolarmente indicata per i primi molari permanenti? Bisogna tenere presente l’anatomia dei premolari e molari. 18

PRIMA

DOPO LA SIGILLATURA

Le superfici masticatorie di tali elementi hanno profondi solchi e fessure al cui interno la placca batterica e i detriti di cibo possono infiltrarsi e rimanere intrappolati. Una caratteristica che fa risultare queste aree fortemente esposte al rischio di carie; non tutte le superfici occlusali,

comunque, presentano la stessa tipologia di solchi e, di conseguenza, la medesima predisposizione alla carie; i primi molari permanenti sono particolarmente predisposti a questo rischio, in quanto presentano un solco fatto a goccia d’acqua, quindi particolarmente ritentivo.

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 11:44 Pagina 19

ODONTOIATRIA

Altri fattori determinanti L’ETÀ DEL PAZIENTE I primi molari permanenti occupano una posizione piuttosto arretrata nel piccolo cavo orale del bambino, quindi non risultano facilmente raggiungibili dalle setole dello spazzolino; inoltre fanno la loro comparsa ad un’età in cui è massimo il consumo di zuccheri e spesso le manovre d’igiene orale da parte dei piccoli non sono meticolosissime.

L’efficacia delle sigillature nel prevenire la carie è massima quindi se vengono applicate in tempi ristretti dopo l’eruzione, quindi intorno al sesto/settimo anno. LA TENSIONE SUPERFICIALE DELLA SALIVA, che, in particolare nei solchi molto accentuati, impedisce al flusso salivare di detergere la superficie dentale. MATURITÀ DELLO SMALTO Quando un dente erompe, lo smalto è ancora immaturo, in quanto nei cristalli di idrossiapatite sono presenti delle impurità che ne facilitano la demineralizzazione durante l’attacco acido. Solo permanendo nel cavo orale e attuando un’efficace fluoro-profilassi lo smalto matura e diventa meno suscettibile agli attacchi acidi.

Inoltre È importante anche ricordarsi che i primi denti permanenti (i sesti) nascono dietro i molarini decidui. Succede molto spesso che i genitori pensino, erroneamente, che tutti i denti verran-

no cambiati nel corso della vita, al contrario il sesto, il settimo e l’ottavo dente (per ogni emiarcata superiore e inferiore) nascono una sola volta nella vita, sono quindi permanenti.

Che materiale si usa per le sigillature dentali? Si usa un materiale definito “sigillante occlusale”, capace di aderire allo smalto precedentemente condizionato. I sigillanti hanno la capacità di fluire nelle fosse e fessure occlusali, formando in esse una barriera meccanica protettiva; dal punto di vista chimico sono resine composite.

Come si fanno le sigillature? Il dente viene inizialmente deterso per eliminare la placca o i residui di cibo, poi mantenendo il campo asciutto viene applicato un gel la cui funzione è quella di condizionare la superficie che accoglierà la sigillatura. Il dente viene poi sciacquato, asciugato e si posiziona un sottile strato di sigillante (resine… »SEGUE

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:39 Pagina 20

ODONTOIATRIA PULITURA E INSERIMENTO RESINA

APPLICAZIONE DEL SIGILLANTE

RESINA NEI SOLCHI

FOTOPOLIMERIZZAZIONE CON LAMPADA

composite bianche o rosa) in forma liquida sul fondo dei solchi e delle fosse dei denti. Dopo l’ applicazione viene fotopolimerizzato mediante una lampada, che lo trasforma da liquido in solido. Il compito del sigillante è quindi quello di evitare che, in zone di così difficile detersione, si accumuli placca dentale, consentendo così una buona detersione da spazzolamento, senza interferire sulla masticazione. Occorre ricordare che le sigillature dei denti sono solamente un ausilio nella

RISULTATO FINALE

prevenzione della carie e che non si può prescindere da un’adeguata tecnica di spazzolamento dentale. La sigillatura dei primi molari permanenti nei bambini è una procedura assolutamente atraumatica che rappresenta un'importante forma di prevenzione primaria della carie. Negli Stati Uniti questo presidio viene paragonato alla vaccinazione. I vantaggi sono massimi entro i 14-24 mesi dall'eruzione dei primi molari (5-6 anni), ma possono essere utili fino ai 10-11 anni.

È da sottolineare che il picco eruttivo post-emergenza, vale a dire il tempo che impiega il dente per arrivare al tavolato occlusale è di 1-1,5 anni. Purtroppo a volte i molari permanenti sono già cariati ancor prima di terminare la loro eruzione, questo perché cibo e placca si annidano tra la gengiva ancora non perfettamente riassorbita e la corona del dente in eruzione. Così, durante le varie settimane che il dente impiega ad erompere completamente, spesso succede che si assista all’insorgere di un processo carioso. In questi casi, se la carie è iniziale, si può procedere anche solo con la sigillatura: vari studi clinici dimostrano infatti che la carie viene bloccata dalla sigillatura per cinque anni, la cura conservativa può quindi essere fatta successivamente, quando il bambino è più grande. Nei bambini con elevato rischio di carie si possono sigillare anche i secondi molari e i premolari. È stato osservato, infatti, che i programmi preventivi basati unicamente sull'adozione dei fluoro, sebbene incidano positivamente a livello delle superfici interprossimali, non costituiscono un’adeguata barriera preventiva a livello delle superfici occlusali, che sono per le loro caratteristiche anatomiche delle sedi facilmente soggette allo sviluppo della patologia cariosa. FINE CURIOSITÀ L’odontoiatria si occupava di sigillature già alla fine del XIX secolo, ma non si riuscì tuttavia a trovare una sostanza adeguata. I materiali più convincenti furono quelli proposti a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, il cui sviluppo ha portato alle moderne resine composite e ai vari sistemi adesivi del XXI secolo. Il bambino non ha paura del dentista, a meno che non abbia ascoltato racconti inadeguati da amichetti o familiari. Il "segreto" nell’odontoiatria infantile è di fargli vivere la prima esperienza come un gioco…la sigillatura ci permette in pochi minuti e senza traumi di assicurargli un futuro “il meno odontoiatrico possibile”.

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 11:31 Pagina 21

UROLOGIA

INCONTINENZA

URINARIA FEMMINILE Dott. Salvatore

Voce

Dott.ssa Enza

Lamanna

Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it

L’incontinenza urinaria è condizione caratterizzata dall’involontaria perdita di urina, anche in momenti e luoghi socialmente inappropriati. È un problema molto diffuso: in Italia almeno 3 milioni di individui sono soggetti a fenomeni di incontinenza, si calcola infatti che il 40 per cento delle donne tra i 30 ed i 50 anni presenta disturbi di questo tipo, percentuale che sale di molto superati i 65 anni di età, anche se non sono risparmiate le giovanissime in circa il 20 per cento dei casi. Risulta comunque difficile individuare la reale incidenza del fenomeno, per la difficoltà ad effettuare una precisa rilevazione clinica. Le pazienti infatti sono spesso riluttanti ad esporre tale problema, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per la convinzione che si tratti di una condizione quasi “normale”, legata magari all’età, ed in ultimo per la scarsa conoscenza delle possibili terapie.

È una patologia estremamente diffusa, ma l’imbarazzo porta spesso le donne che ne sono colpite a non recarsi dal medico. Oggi esistono terapie conservative, farmacologiche e chirurgiche. Classificazione DA UN PUNTO DI VISTA CLINICO POSSIAMO DISTINGUERE TRE GROSSI GRUPPI. INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO È caratterizzata da perdite involontarie di urina in conseguenza di uno sforzo fisico come portare la spesa o fare ginnastica, ma anche quando semplicemente si tossisce, si starnutisce o durante un movimento. Perché una persona soffre più di altre di questo problema? I fattori sono vari: LA PREDISPOSIZIONE INDIVIDUALE: alcune donne hanno una riduzione del tono muscolare del pavimento pelvico; in questo caso, un ruolo chiave è giocato dal tessuto cellulare di quella area che può presentare delle disfunzioni metaboliche; L’ETÀ: anche se l’incontinenza urinaria da sforzo è prevalente dopo la menopausa, anche le donne giovani sottoposte a sforzi fisici intensi (atlete) possono soffrire di incontinenza;

PORTARE PESI ECCESSIVI FAVORISCE L’INCONTINENZA DA SFORZO

IL TIPO DI ATTIVITÀ PRATICATA: le donne che fanno per molti anni un’attività lavorativa con notevoli tensioni fisiche, sottopongono a un maggiore stress anche i muscoli del perineo (area posizionata nella zona dorso sacrale: viene anche detta posizione ginecologica). Fattori predisponenti inoltre possono essere l’obesità, il fumo, la tosse cronica, la stipsi. Nella maggior parte dei casi il disturbo è comunque secondario a problemi inerenti il parto. Quindi possono esserne più facilmente colpite le pluripare (donne cha hanno avuto più parti) o le donne che hanno avuto parti operativi con uso di forcipe o ventose. Anche un peso del bambino alla nascita superiore a 3,7 kg e una circonferenza cranica più grossa possono rappresentare dei fattori di rischio. »SEGUE 21


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UROLOGIA misto rappresenti la maggioranza dei casi, tra il 55 e l’83 per cento; l’incontinenza da stress pura tra il 4,6 ed il 16,6 dei casi.

Inquadramento diagnostico

PER STABILIRE IL TIPO D’INCONTINENZA È INDISPENSABILE UN CORRETTO INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO

Anche la menopausa può giocare un ruolo negativo poiché la carenza ormonale si accompagna a un’alterazione del trofismo della muscolatura perineale e di quello della mucosa uretrale e a una diminuzione della vascolarizzazione. INCONTINENZA URINARIA DA URGENZA È caratterizzata da perdite precedute o simultanee ad un desiderio improvviso e impellente di urinare ed inoltre da un significativo aumento della frequenza minzionale (stimolo fisiologico ad urinare). È legata ad una iperattività del

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muscolo detrusore della vescica. Può essere di tipo idiopatica, quindi insorgere senza un motivo preciso, o secondaria ad infezioni croniche, può far seguito a problemi neurologici oppure anche ad interventi chirurgici, specie sugli organi vicini alla vescica, come ad esempio sull’utero. INCONTINENZA MISTA Nelle forme miste le perdite si verificano sia sottosforzo che in associazione ad iperattività del detrusore (muscolo che avvolge la vescica). In Italia si stima che l’incontinenza urinaria di tipo

Un corretto inquadramento diagnostico è fondamentale per l’approccio terapeutico più mirato. Un attento colloquio e la visita uroginecologica rappresentano il primo step che permette di inquadrare il problema. L’esame delle urine con urinocoltura consente di escludere alcuni problemi quali eventuali infezioni. Il diario minzionale, come in una agenda personale, è uno strumento molto utile essendo la registrazione delle minzioni e dei problemi compilata accuratamente dalla stessa persona incontinente. L’ecografia renale e vescicale permette una valutazione anatomicamorfologica ed inoltre pemette di escludere eventuali patologie organiche. L’ESAME URODINAMICO è l’esame più importante poiché permette, valutando la dinamica minzionale, la funzionalità vescicale e sfinterica, di poter classificare definitivamente le perdite urinarie e quindi di inquadrare con più precisione il problema. Alla fine del percorso diagnostico potrà essere definito un piano terapeutico adeguato.


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UROLOGIA L’inquadramento diagnostico è importante perchè il trattamento dell’incontinenza urinaria è nettamente diverso a seconda che si tratti di incontinenza da urgenza, incontinenza da stress, incontinenza mista, incontinenza associata a prolasso vaginale.

Le terapie Le opzioni terapeutiche oggi disponibili si possono classificare in CONSERVATIVE, FARMACOLOGICHE, CHIRURGICHE. LA TERAPIA CONSERVATIVA comprende sia gli stili di vita (peso nelle obese, limitazione dei carichi), sia i trattamenti riabilitativi del piano pelvico. LA TERAPIA FARMACOLOGICA distingue il trattamento dell’incontinenza urinaria da urgenza con i farmaci di I° linea (antimuscarinici) e new entry i beta3-ergici. Per l’incontinenza urinaria da stress da qualche anno abbiamo a disposizione il collagene naturale di tipo II (biocell) somministrabile per via orale che rinforza il tessuto connettivo delle diverse strutture del pavimento pelvico. SUL VERSANTE CHIRURGICO è oggi possibile trattare l’incontinenza urinaria da sforzo mediante il posizionamento di benderelle di materiale sintetico o biologico attraverso una piccola incisione sulla parete vaginale.

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I trattamenti chirurgici hanno l’obiettivo di riportare l’uretra in posizione intraddominale, con un’efficacia delle nuove metodiche del 60-80 per cento dei casi. Nell’incontinenza associata al prolasso, oggi si cerca di conservare ove possibile, l’utero, con l’utilizzo di protesi che naturalmente devono essere soffici, elastiche, permettere un’adesione ai tessuti vaginali senza determinare erosione e\o dolore. Il mercato offre diverse protesi con materiali diversi (assorbibili, non assorbibili, biologici, sintetici)

ognuna con caratteristiche diverse, ma con buoni risultati sia di tollerabilità, sia di percentuale di recidiva. Questi nuovi approcci chirurgici riducono le complicanze post-operatorie, la degenza e permettono quindi un ritorno più rapido alle abitudini di vita quotidiana. L’importanza della conservazione dell’utero quando possibile, è legata alla sua funzione anche di ancoraggio delle altre strutture vaginali (vescica e retto). FINE

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PRONTO SOCCORSO

LE FERITE

DELLA PELLE Come intervenire

Dott.

Marco Ioni

Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza AUSL di Ravenna

La pelle è il sistema più esteso del corpo umano, che svolge le funzioni di rivestimento, secrezione, termoregolazione, attività sensoriale e protezione dell'organismo umano dall’esterno. È composto da diversi strati: l'epidermide, il più superficiale, e il sottostante derma, separati dalla lamina basale. Al di sotto di essi si trova la TELA SOTTOCUTANEA, una zona di tessuto connettivo lasso e tessuto adiposo. Ha un tempo di rinnovamento di 40 - 60 giorni.

DATA LA SUA SPECIFICITÀ, le lesioni della pelle possono causare anche seri problemi. Le ferite, superficiali e profonde, che ogni giorno possono intaccare l’integrità della pelle, sono una porta in entrata per germi e batteri e in uscita per il sangue e altri liquidi essenziali per il nostro corpo. La gravità di una ferita dipende dall’estensione, dalla profondità, dalla sede e dall’eventuale presenza di corpi estranei. Nel caso di una ferita superficiale, il trattamento ne prevede l’esposizione, la pulizia, la disinfezione ed infine la medicazione. Se possibile si raccomanda l’utilizzo sempre guanti monouso.

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zando acqua corrente: la tecnica più efficace consiste nel lavaggio della ferita con soluzione fisiologica sterile (acqua leggermente salata), l'unico preparato che non danneggia i tessuti e non ostacola la loro ripara- SOLUZIONE zione. La rimozione di FISIOLOGICA eventuali corpi estranei facilita la più rapida guarigione. Quindi si applica un disinfettante, versandolo a getto o utilizzando dei tamponi sterili.

I disinfettanti I disinfettanti in commercio sono molti e con varie formulazione, ma la loro azione più o meno aggressiva va a scapito della lesività diretta alla cute e della sua capacità di guarigione.


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ferita da cui esce molto sangue, o una ferita alla testa, al torace e all’addome, è necessario fermare subito l’emorragia, comprimendo la ferita con garze sterili e panni puliti, senza legature, possibilmente rispettando la propria sicurezza da eventuali contaminazioni (guanti in lattice, meglio se sterili), e chiamare il 118. Nel pronto soccorso la cura che verrà prestata dipenderà dalle caratteristiche della ferita stessa, dalla zona e dalle

condizioni del paziente. Si applicheranno medicazioni semplici (a piatto), nelle ferite superficiali, all’applicazione di colla per ferite interessanti solo l’epidermide (ciano-acrilato), fino alla sutura nelle più profonde. Essere in regola con la vaccinazione antitetanica è di fondamentale importanza. La possibilità di infettarsi con il tetano vi è anche nelle piccole abrasioni superficiali, come per esempio un taglio cutaneo FINE con un foglio di carta.

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La medicazione deve essere effettuata con garze sterili che abbiano un’estensione maggiore della GARZA ferita, applicando STERILE dei cerotti intorno alla medicazione che abbiano maggiore superficie di adesione sulla cute rispetto alla garza. E’ possibile aggiungere un tampone sulla medicazione, da fissare con bendaggio compressivo, per assorbire eventuali secreti e liquidi. In questo caso è necessario controllare che la medicazione non sia troppo stretta da impedire la circolazione sanguigna. Alla fine della medicazione è opportuno lavarsi le mani. É utile ricordare il detto: «Non mettere nelle ferita ciò che non metteresti nel tuo occhio».

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:39 Pagina 26

TECNOLOGIA

LA MEDICINA? TE LA DÀ IL COMPUTER

Negli ospedali la somministrazione dei farmaci avviene ormai in modo sempre più sicuro, grazie a carrelli informatizzati ed automatizzati. di Fabio Lironzi Se per le aziende manifatturiere un’errata gestione dei materiali si concretizza in un semplice danno economico, la logistica di una struttura sanitaria, se mal gestita, mette a repentaglio la salute dei pazienti. Perciò, per assolvere all’imprescindibile impegno di assicurare al paziente un percorso di eccellenza in termini di qualità dell’assistenza sanitaria, la tecnologia è sempre più al servizio degli ospedali. In tal senso molte strutture si stanno dotando di sistemi informatizzati ed automatizzati per la somministrazione sicura delle terapie e il riordino automatico dei farmaci. Questi dispositivi medici sono costruiti sulla base di quanto stabilito dalle ultime normative riguardo la somministrazione del farmaco e, in particolare, soddisfano le regole delle “7G”: giusto orario, giusto ospite, giusta via di somministrazione, giusto farmaco, giusta dose, giusta registrazione e giusto metodo.

Come è fatto un “carrello” I carrelli si compongono di un schermo “touch screen” dal quale gli infermieri, dopo aver effettuato l’accesso tramite login personalizzato, visualizzano le schede dei pazienti e le rispettive terapie. Con dei semplici click, ottengono tutte le informazioni sul dosaggio, l’orario e la metodologia di somministrazione, ma anche le cure fornite nei turni precedenti e i nominativi degli operatori che hanno assistito l’ospite. 26

LA RELAZIONE TRA PAZIENTE, PERSONALE OSPEDALIERO E MACCHINE INFORMATICHE.

Contestualmente, i carrelli aprono in modo automatico il cassetto abbinato all’ospite selezionato, porgendo esclusivamente i farmaci per lui prescritti. Questi software prevedono anche un’area riservata ai medici, che possono aggiornare le terapie contando anche su una funzione automatica di avviso nel caso di problemi di interazioni tra principi attivi dei farmaci, tenendo gli infermieri sempre informati.

Un aiuto alla logistica L’utilizzo di un carrello automatizzato ed informatizzato consente inoltre lo scarico dei farmaci, ma anche dei dispositivi medici impiegati in una procedura o in un intervento chirurgico, nonché il loro puntuale riordino ed un adeguato reintegro, impedendo problemi logistici di eccedenze di magazzino e rotture di stock. L’armadio intelligente permette infine di avere dei feedback utili per una miglior politica di acquisto, elaborati attraverso algoritmi basati sui consumi

della struttura sanitaria e su criteri economici. Tutto ciò si traduce in una maggiore efficienza a livello di accuratezza, tempistica, nonché un risparmio economico che può arrivare al 20 per cento delle spesa complessiva per i farmaci.

Guardando avanti Nelle strutture ospedaliere ormai l’informazione è entrata a pieno regime. Altri progetti riguardano la raccolta e la digitalizzazione delle cartelle cliniche e delle immagini di diagnostica. Ogni medico, attraverso una propria password, può entrare all'interno del fascicolo sanitario elettronico del singolo paziente, per visionare e gestire tutte le informazione e le immagini digitali create. I vantaggi sono diversi: le immagini archiviate, sia attuali che storiche, consentono ai medici di fare confronti in tempo reale, migliorando così la capacità di diagnosi. Ed oltre ad eliminare il costo dei film di stampa, in questo modo si può ovviare all’assenza dei medici radioFINE logi precedentemente coinvolti.


SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:39 Pagina 27

SOCIETÀ

CAMBIO

SESSO

Maschio o femmina? Migliaia di italiani decidono di mutare anatomicamente ed anagraficamente la propria indentità sessuale. Ecco cosa c’è da sapere, dalle leggi che regolamentano questa pratica, alle complesse e delicate tecniche chirurgiche. di Anna Danieli Maschio o femmina. Siamo cresciuti così, pensando che i casi fossero due, dati alla nascita, e fine del discorso. Invece il discorso prosegue, eccome. «Per ognuno di noi esistono diversi sessi – spiega Giuseppe Chiumello, direttore del Centro di endocrinologia dell’Infanzia e dell’adolescenza del San Raffaele di Milano -: quello genetico, quello legato alle gonadi, ovvero i testicoli e le ovaie, il cromosomico, l’anatomico, quello anagrafico e infine il sesso principale, che è quello psicologico. A volte questi diversi sessi seguono la stessa strada, altre no». Ecco perché succede di voler cambiare, diventando una “lei” o un “lui”, quando la carta d’identità dice il contrario. Un’eventualità che nel nostro Paese, secondo i dati del Mit, Movimento identità transessuale, riguarda 50 mila persone. Di queste, come spiega la presidentessa Porpora Marcasciano, «il 40% è operato o in attesa di esserlo».

I passi per la trasformazione In Italia, il cambiamento di sesso è regolamentato dalla legge n. 164 del 1982, che all’articolo 3 dice: “Il Tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza”. Infatti, la cosiddetta riattribuzione chirurgica di sesso, RCS, comporta l’asportazione degli organi della riproduzione che, in assenza di malattie che lo

giustifichino, sarebbe vietata dalla legge italiana. A seconda dei casi e delle necessità, il giudice istruttore può decidere di disporre una “consulenza intesa ad accertare le condizioni psicosessuali dell’interessato”. Pur non essendo specificato dalla legge 164/’82, l’iter psicologico viene ritenuto essenziale dalle strutture nazionali che operano in questo ambito. «Si tratta di un percorso – spiega Maria Giuseppina Onesti, professore di Chirurgia Plastica all’Università La Sapienza di Roma e »SEGUE membro del consiglio… 27


SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 11:37 Pagina 28

CHIRURGIA PLASTICA

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della SICPRE, la società scientifica che raduna l’80% dei chirurghi plastici nel nostro Paese – che prevede colloqui e test finalizzati a raccogliere la storia del paziente e a delinearne il profilo psicologico». Questa valutazione, insieme agli accertamenti di laboratorio, determina l’eleggibilità all’intervento di ogni soggetto, un “verdetto” che si consegna ad ogni singolo, con il quale viene poi concordato un percorso individualizzato e corrispondente alle effettive esigenze. Insomma, si decide insieme il come e il quando. Molto più semplice, invece, il percorso

per iniziare ad entrare nei panni del sesso a cui si sente di appartenere. Come stabilito dal Tribunale Ordinario di Torino (sentenza n. 6673, del 6/10/97) non è necessaria l’autorizzazione per assumere gli ormoni che “mascolinizzano” e quelli che “femminilizzano”.

Da maschio a femmina... «Il cambio di sesso più richiesto e praticato è sicuramente quello da maschio a femmina, la cosiddetta conversione andro-ginoide - dice ancora la professoressa Onesti -, anche se recentemente gli interventi di conver-

sione gino-androide, cioè da femmina a maschio, sono in forte crescita». Ma come si fa a diventare donna? In due tempi chirurgici, spesso anche a distanza di anni l’uno dall’altro. «Dopo un certo periodo di terapia ormonale si può procedere con la mastoplastica additiva, l’intervento che “crea” il seno. Il secondo intervento, invece, prevede contestualmente la demolizione del pene e la ricostruzione di una neovagina, ottenuta percorrendo due strade. Innanzitutto si può utilizzare la cute del pene, rigirata “a dito di guanto” all’interno di una cavità creata tra uretra, vescica e retto. La seconda tecnica prevede di utilizzare parti dell’intestino, foderando la neocavità con colture cellulari autologhe (autoprodotte). Contemporaneamente, oppure nella maggior parte dei casi in un secondo tempo, si modella la vulva, con grandi, piccole labbra e clitoride che viene ottenuto dal riarrangiamento del glande preservando, se l’intervento è eseguito a regola d’arte, le terminazioni nervose e vascolari, e di conseguenza una sensibilità specifica». Attenzione, però: dopo l’intervento nella maggior parte dei casi si devono eseguire delle terapie locali per ridurre il rischio di stenosi della neo-vagina, ovvero della sua tendenza a restringersi e ridursi.

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:39 Pagina 29

Da femmina a maschio...

Il più grande errore...

È un intervento meno comune e più tecnicamente delicato, solitamente eseguito in diverse fasi. Spiega ancora la professoressa Onesti: «Si rimuovono inizialmente mammelle, ovaie e utero e successivamente si realizza un pene utilizzando tessuti dell’avambraccio e più frequentemente della coscia. Si tratta di un intervento di microchirurgia molto lungo e complesso, perché non ci si limita a “girare” pelle e tessuti, per creare un corpo cilindrico, ma si è costretti a trasferirli, con tutte le terminazioni nervose e i vasi sanguigni che assicureranno a questo neo-pene la giusta irrorazione e almeno la sensibilità tattile». Nel corso dello stesso intervento, si ottiene la funzione urinaria con la costruzione di una neo-uretra che permette la fuoriuscita dell’urina all’apice del neo-pene, e la funzione sessuale, con l’inserimento di una protesi simile a quelle usate per l’impotenza, con la possibilità di rendere rigido l’organo in modo da consentire rapporti sessuali con penetrazione. Com’è il risultato finale, nel suo complesso? «Esteticamente può essere abbastanza gradevole, anche se ovviamente la funzione sessuale può presentare alcune difficoltà».

Cambiare sesso non è la chiave della felicità, o almeno non per tutti. Mutati gli abiti e aggiornata la carta d’identità, capita ancora di non sentirsi “a posto”. Secondo Walt Heyer, autore del libro “Paper Genders – Il mito del cambiamento di sesso”, l’intervento è un approccio chirurgico a un problema che in realtà è psicologico. «Nel mio caso la valutazione psicologica è stata molto frettolosa. Il disturbo dissociativo, di cui in realtà soffrivo, è stato diagnosticato solo 10 anni dopo l’intervento chirurgico. Purtroppo accade molto frequentemente che la valutazione sia superficiale e che non vengano diagnosticati i disturbi psicologici compresenti». E così, dopo essere stata Laura per 8 anni, Walt è ritornato Walt. E guarda al cambiamento di sesso come al “più grande errore della mia vita”. «Una storia come questa – sot- WALT HEYER, EX TRANS tolinea la professoressa Onesti - invita alla massima cautela e suggerisce la prima regola con cui affrontare questi passaggi fondamentali della propria vita: ci si deve sempre rivolgere a strutture dedicate, dove c’è un approccio multidisciplinare e un team di specialisti in grado di accompagnare il paziente nel suo percorso». FINE

Wlady o Luxy? Vladimir Luxuria, al secolo Vladimiro Guadagno, è sicuramente

V. LUXURIA

la trasngender più famosa d’Italia e un esempio della lunga riflessione, spesso necessaria, per passare dalla “fase 1” alla “fase 2”. Ex esponente politico di Rifondazione Comunista, conduttrice, scrittrice e trionfatrice dell’Isola dei Famosi 2008, Vlady ha detto “no”, poco prima dell’intervento irreversibile che l’avrebbe trasformata in donna a tutti gli effetti. Più che comprensibile del resto, data la mutilazione che comporta. «Quando farò l’intervento appenderò un fiocco rosa alla mia porta, per segnalare la nascita di una donna», ha detto Luxuria, anticipando anche che in quel caso potrebbe cambiare nome: da Wlady a “Luxy”.

Il miele di Manuka della Nuova Zelanda:

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riconosciuto dai medici come una valida alternativa alle forme convenzionali di medicina. È un potente e naturale antibatterico, antivirale, antiossidante, antisettico, antinfiammatorio ed è un validissimo vaccino naturale ma anche un ottimo rimedio in caso di mal di gola, raffreddore e tosse ricorrente. Sulle ferite crea un ambiente di guarigione che permette alle nuove cellule della pelle di crescere a filo della ferita, prevenendo

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SALUTE_10piu_n.1.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 13/01/14 10:39 Pagina 30

I NOSTRI AMICI ANIMALI

EDUCHIAMOLO ALLA PULIZIA Ecco come comportarsi se il vostro cucciolo fa i bisogni in casa senza regole. Evitate i metodi coercitivi: sono inefficaci e possono procurargli traumi.

Max Vismara Educatore di cani - www.dicasavismara.it

Dove? Per il cucciolo non è un grosso problema: basta non farla all’interno della propria cuccia, nelle sue immediate vicinanze e in prossimità del cibo. Questi comportamenti risalgono al suo progenitore, il lupo, che preserva dagli escrementi la tana per una norma igienica, le sue immediate vicinanze per non segnalare ad eventuali predatori la presenza dei cuccioli e le provviste al fine di non inquinarle. Nell’osservazione delle mie cucciolate, la “mamma-cane” è pronta a raccogliere le feci nel momento stesso in cui vengono espulse: questo insegna al cucciolo in modo dolce che qualcuno è attento alle sue esigenze. Gli umani, invece, sono molto meno attenti ai segnali del cucciolo e più iracondi, trasformando la cosa più naturale del mondo in una vera e propria manifestazione di ansia e haimè di punizione, sortendo nel cagno30

EVITARE LA COSTRIZIONE

lino l’aggravarsi di un comportamento che diventa obbligatoriamente nascosto, per fare in modo che il coinquilino umano non veda e di conseguenza non si adiri. Ma inevitabilmente prima o poi verrà scoperto e la punizione conseguente non verrà compresa dal cucciolo. Quindi, l’educazione è indispensabile per avere il controllo e la fiducia dell’animale, che accetterà i nostri interventi senza subire traumi. I metodi coercitivi, oltre ad essere inefficaci sotto il profilo educativo, procurano traumi che possono sfociare in veri e propri stress. Il cucciolo non ha ancora assimilato abitudini ed il suo comportamento, puramente istintivo, risponde alle più naturali necessità corporali.

Suggerimenti utili UTILIZZARE solo alimenti adatti. L’ALIMENTAZIONE deve essere adeguata all'età ed all'attività del cucciolo. GLI ORARI DEI PASTI devono essere mantenuti costanti. GLI SPUNTINI devono essere regolati in modo tale da non essere somministrati sulla digestione precedente. LE EVENTUALI variazioni di dieta o alimenti devono avvenire gradualmente, allo scopo di evitare cattive digestioni.


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I NOSTRI AMICI ANIMALI

Come osservarlo… CONTROLLA l'ora in cui sporca e il tempo trascorso dall'ultimo pasto. REGISTRA tutti i posti che utilizza come gabinetto. CONTROLLA se cerca di nascondersi per sporcare, oppure se lo fa anche in tua presenza. I CUCCIOLI, come tutti i cani, prima di sporcare ruotano su se stessi annusando a terra.

sporcare, richiamalo con dolcezza, distrailo e accompagnalo nel luogo che tu hai scelto come gabinetto.

Le buone regole Al manifestarsi dell’impellenza del bisogno è conveniente accompagnare il cucciolo fuori dall’abitazione, anche prendendolo in braccio, per poi collocarlo dolcemente dove hai deciso che possa evacuare.

…e come intervenire SPOSTA L'ORA dei pasti, in modo da regolare l’ora in cui dovrà sporcare. PORTALO FUORI con frequenza, aumentando di giorno in giorno il tempo fra un'uscita e l'altra. PREMIALO quando sporca nel luogo prescelto. RICORDA che il cucciolo sporca dopo aver dormito o riposato, dopo aver giocato, dopo uno stress, dopo aver mangiato, comunque dopo un evento di una certa rilevanza; LIMITA gli spazi che può frequentare da solo. PULISCI i suoi gabinetti senza farti vedere (potrebbe considerarlo un gioco); PULISCI con battericida (in alcuni casi potrebbe essere un utile repellente); EVITA di castigarlo, perché non capirebbe; SE TI RENDI CONTO che è prossimo a

SUBITO DOPO CHE HA SPORCATO lodalo ed eventualmente premialo con dei bocconcini appetitosi;

ACCOMPAGNA IL CUCCIOLO FUORI E AIUTALO AD INDIVIDUARE UN UN LUOGO ADATTO AI SUOI BISOGNI

SE NON SPORCA immediatamente, resta fuori più del solito ed aspetta. RICORDA che ogni cane ha bisogno di trovare un posto di suo gradimento, il luogo deve avere delle caratteristiche particolari che purtroppo conosce solo lui, il tuo compito sarà quello di individuarle per eventualmente riproporle in futuro. DURANTE LA FASE DI PREPARAZIONE, quando annusa per cercare il punto giusto, non devi osservarlo in modo diretto, ma resta immobile senza generare stimoli che possano distrarlo.

PREMIO

NON RIPORTARE immediatamente il cagnolino in casa dopo un primo bisogno, potrebbero essercene altri. NON ASSOCIARE il bisogno all’uscita, ma fa in modo che l’uscita sia un momento di svago e possa prolungarsi un poco anche dopo l’evacuazione. TIENI CONTO che con molto freddo o pioggia alcuni cani e alcune razze non amano uscire e nemmeno defecare all’esterno; con fermezza e pazienza si FINE persuaderanno.

SE FUORI IL TEMPO È “BRUTTO” ESORTA IL CANE CON CALMA E FERMEZZA

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www.salute10piu.it - HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI GENNAIO DI Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Roberta Capanni Giornalista iscritta ARGA (Associazione che raggruppa giornalisti dell’Agroalimentare) Conduttrice televisiva. Dott. Maurizio Fontana Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia Presidio Ospedaliero di Faenza

Dott.ssa Enza

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Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott. Gianfranco Niedda Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it Dott. Salvatore

Dott.ssa Carla Graziani Dentista e odontoiatra - Faenza

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Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it

E-mail: carlagraziani97@gmail.com Dott. Marco Ioni Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza AUSL di Ravenna

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I NOSTRI COLLABORATORI Dott. José Aguayo Ph.D. Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott.sa Azzarello Maria Germana Iscritta AGI (Associazione Grafologi Italiani) Iscritta ANGRIS (Ass.ne Naz. Grafologi Rieducator) E-mail: azzarellogermana@gmail.com Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna - E-mail: campehna@me.com Dott. Pier Luigi Bedei - Medico, ginecologo E-mail: plbedei@hotmail.com Dott.ssa Elena Berti - Ottica e optometria E-mail: elenabx1@libero.it Dott. Franco Borghesan - Specialista in allergologia Dott.ssa Francesca Boschi Cell. 338.6979868 Email: frapsy66@libero.it

Dott. Fabio Fusconi Odontoiatra c/o Ospedale Privato Domus Nova

Dott.ssa Gianna Manna - Optometrista E-mail: giannamanna@yahoo.it

Dott. Andrea Flamigni Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia

Dott.ssa Barbara Pallareti - Medico Veterinario E-mail: barbara.pallareti@gmail.com

Dott. Davide Guglielminetti Responsabile Reparto Chirurgia d’urgenza Ospedale Santa Maria delle Croci E-mail: d.guglielminetti@ausl.ra.it Dott. Flaviano Jacopi Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it Dott.ssa Chiara Lisi - Tecnologo alimentare E-mail: dipartimentotecnico@naturhouse.it Dott. Massimo Liverani Biologo Nutrizionista Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI - E-mail: info@indacosrl.it

Dott. Paolo Perna Fisioterapista - E-mail: paoloperna8@gmail.com E-mail: a.pasi1961@libero.it Dott. Giuseppe Plazzi - Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it Dott. Maurizio Santarini - Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com

Barbara Sartoni - Insegnante di Scuola Primaria Fondazione Marri Sant’Umiltà - Faenza Dott. Antonio Salzetta Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna

Francesco Spadoni - Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it

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Dott.ssa Susanna Stagni - Laureata in odontoiatria e protesi dentaria.

Flaminia Buttazzi - Istruttrice Cosmos Fitness Club Faenza Titolare brevetti FIF e FBI per insegnare pilates E-mail: info@cosmosclub.it

Dott. Leonardo Loroni Pediatra a Ravenna presso Ospedale Privato San Francesco e presso Ravenna Medical Center E-mail: leonardo.loroni@gmail.com

Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo

Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Phisiomedica Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com

Ambra Mambelli - Laboratorio artigianale Erbe in Pasta Via Castel Nuovo Pilastrino 2, Solarolo - Ra Email: erbeinpasta@gmail.com

Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza - E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com

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Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

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Dott. Michele Ciani Dottore in psicologia - Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab - E-mail: micheleciani.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott. Sergio D’Addato Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna Ospedale Sant’Orsola Malpighi

Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica. Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it

Federico Marchetti Direttore Dipartimento Maternità ed età evolutiva Ausl Ravenna Marco Mastrapasqua Responsabile tecnico attività acquatiche - Cosmoss Fitness Club Faenza E-mail: info@cosmosclub.it Cesare Missiroli - Massiofisioterapista www.cesaremissiroli.it - E-mail: cmissiroli@me.com Dott. Giuliano Musacchi - Specialista in ortopedia e traumatologia Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione

Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza - E-mail: andrea.drei@alice.it

Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario - San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it

Simonetta Ferretti - Responsabile U.O. Consultori Familiari Ausl Ravenna

Dott.ssa Valentina Orlandi - Ortottista E-mail: valentina.orlandi28@libero.it

Prof. Carlo Tagariello Villalba - Bologna - E-mail: catag@iol.it Dott.ssa Donatella Valmori - Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it Dott.ssa Mariarosaria Venturi E-mail: mrventuri@yahoo.it Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 E-mail: vignolisara@gmail.com Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta c/o Ospedale privato San Francesco Cell. 331.7324658 Email: d.visani5478a@ordpsicologier.it Dott. Franco Ziccardi Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com

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Il centro Bayermann di Ravenna si fonda sull'esperienza ventennale della titolare, Sig.ra Rosanna Bertoni, che dal 1986 ha fatto della tricologia e dei problemi dei capelli, la sua professione: ed oggi dopo 24 anni in cui ha operato con passione, entusiasmo e professionalità, il suo centro è diventato un punto di riferimento per tutti coloro che hanno problemi di calvizie. Promuovere il benessere dei capelli ha una rilevanza anche sociale, perché avere dei capelli sani e belli migliora la qualità della vita e fa aumentare nell’individuo la propria autostima. Una equipe specializzata Vi offrirà un servizio informativo completo e affidabile sui problemi del cuoio capelluto e dei capelli, affrontando con specifici trattamenti tricologici la caduta dei capelli e le calvizie. La Bayermann di Ravenna è composta da 3 DIVISIONI PRINCIPALI:

DIVISIONE TRICOLOGICA CHECK-UP del cuoio capelluto e del capello per individuare prevenire e risolvere le anomalie dei capelli; PRODOTTI E TRATTAMENTI Agiamo in modo mirato con cosmetici e apparecchi ad alta tecnologia per prevenire e correggere la perdita dei capelli e ridarne volume. Utilizziamo strumentazioni all'avanguardia per contrastare gli inestetismi del cuoio capelluto, il tutto accompagnato da principi attivi nutrienti e prodotti testati. Per esempio, il vaporizzatore igienizza e migliora l'ossigenazione follicolare e il laser stimola a fondo la microcircolazione permettendo fin dalle prime sedute il rafforzamento del bulbo pilifero: questo si traduce in poco tempo in capelli più forti, più sani e più brillanti.

DIVISIONE DONNA Il centro Bayermann da sempre pone particolare attenzione all’universo femminile e Divisione Donna è una sezione dedicata a loro, con un approccio che tiene conto della specificità dei problemi femminili e di conseguenza delle soluzioni adatte a loro. Capelli rovinati da tinte e decolorazioni aggressive, doppie punte e capelli sfibrati, queste sono alcune delle anomalie che possono subire i capelli di una donna, per arrivare poi a casi di diradamento e calvizie che oggi giorno sono sempre più numerosi. In questi casi si interviene con trattamenti appositamente studiati che stimolano l'ossigenazione follicolare e il rafforzamento del bulbo pilifero con preparati bioproteici. Sotto la guida esperta dei nostri operatori si possono ottenere, seduta dopo seduta, con la dovuta costanza, capelli sani, soffici e brillanti e prevenire problemi più seri e gravi.

DIVISIONE INFOLTIMENTO SISTEMI CAPILLARI: questo reparto è Dedicato alla soluzione estetica delle calvizie e delle problematiche relative al diradamento: mediante il sistema capillare , ovvero una metodologia brevettata che integra capelli naturali alla persona in modo graduale e senza alcun intervento invasivo, riusciamo ad ottenere un risultato estetico ottimale. La Bayermann, quindi è in grado di risolvere esteticamente e funzionalmente tutte le problematiche relative alla caduta dei capelli con l’ausilio di una gamma completa di prodotti per la prevenzione, il trattamento ed il benessere del capello e del cuoio capelluto: prodotti che il personale altamente qualificato e costantemente aggiornato, propone dopo attente e approfondite analisi. Con il sistema capillare siamo in grado di trovare rimedio a ogni gene-

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