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RAVENNA
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 6 - GIUGNO 2014
PAGINA 12 - INTERVISTA A
TIZIANO
CAMPORESI UN RICERCATORE
ROMAGNOLO
AL CERN DI GINEVRA INOLTRE · LE MALATTIE
AUTOIMMUNITARIE
· TRAUMA CENTER · GAMMA-CORE
“MAL DI TESTA ADDIO”
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Nr. 6 - GIUGNO 2014 - www.salute10piu.it
NATURA
2 LE PIANTE CHE MANTENGONO IN FORMA Dott.ssa Maria Nives Visani OCULISTICA
4 COS’È IL CROSS-LINKING Dott. Ugo Cimberle CIRCOLAZIONE DEL SANGUE
6 OBESITÀ E INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA Dott.ssa Chiara Bucherini e Dott. Eugenio Bucherini PSICOLOGIA
9 IL RIDERE - Come si genera e a cosa giova Dott.ssa Serena Bagli L’INTERVISTA
12 TIZIANO CAMPORESI di Tiziano Zaccaria MEDICINA
16 IL SISTEMA IMMUNITARIO Dott.ssa Valeria Fabbri CHIRURGIA
18 COSA È UN TRAUMA CENTER Dott. Gregorio Tugnoli SALUTE
21 PREVENIRE I DISTURBI ALIMENTARI Prof. Marinella di Stani - Prof. Catrin Tamburini NEUROLOGIA
24 GAMMA CORE - Un “rasoio” contro il mal di testa Dott. Piero Barbanti ALIMENTAZIONE
26 OBESITÀ INFANTILE - Il ruolo della famiglia Dott.ssa Dalila Visani - Dott.ssa Stefania Zamuner SALUTE E TECNOLOGIA
28 SAVE YOUR SKIN - Da una nuova APP, i suggerimenti Fabio Lironzi
per la “giusta” abbronzatura.
I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 ADOTTARE UN LEVRIERO È UN ATTO D’AMORE Massimo Greco SALUTE 10+ - Anno 4 - N. 6.2014 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Modulgrafica Forlivese - Forlì (FC) - www.modulgraficaforlivese.com
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NATURA
LE PIANTE PER COMBATTERE IL SOVRAPPESO Caffè Verde, Gymnena Sylvestre, Garcinia Cambogia, Alga Fucus Vescicolosus e Alka Wakame hanno proprietà interessanti, ideali per raggiungere o mantenere il proprio peso forma.
Dott.ssa
Maria Nives Visani
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
Al giorno d'oggi dimagrire è un imperativo per tutti, uomini, donne e purtroppo anche bambini. La moda impone modelli anoressici ben lontani dalla normalità, ma al di là della moda ciò che importa maggiormente è il rischio di malattie collegate all'obesità quali diabete, disturbi cardiocircolatori, tumori e depressione. Il dilagante sovrappeso è legato ad un sistema di vita molto diverso da quello che la natura aveva previsto per l'uomo. Osserviamo infatti una riduzione del movimento (ufficio, tv, computer, videogiochi), eccesso di cibo, estenuante attività mentale, riduzione dei momenti di pausa e relax a fini produttivi.
Tra grande produzione e marketing Il cibo industriale porta ad aumentato consumi di grassi, zuccheri raffinati e cibi estremamente salati ed additivati 2
poverissimi di vitamine, sali minerali, oligoelementi, enzimi, polifenoli ad azione antiradicalica. Il MARKETING ALIMENTARE è sicuraVengono sfruttate leve mente responsapsicologiche che bile di quest'auinducono al consumo mentato consudi cibi ultracalorici per soddisfare le proprie mo. Vedi la pubnecessità indotte. blicità della notissima bibita che parla del prodotto come apportatore di felicità a tavola. Questo sistema non fa che avvalorare il potere consolatorio del cibo, sfruttando la condizione molto diffusa dello stress. A questo proposito possiamo attingere dalla natura per far fronte alla impellente necessità di raggiungere o mantenere il nostro peso forma.
Cosa offre la natura CAFFÈ VERDE (Coffea robusta L. Linden): appartiene alla famiglia delle Rubiacee. Vengono utilizzati i semi della pianta ancora verdi, non sottoposti a torrefazione, e la stragrande maggioranza della produzione proviene dall'Africa e dal Brasile. Il principio attivo presente nei chicchi verdi è l'Acido Clorogenico, che possiede una potente azione termogenica e tonica potenziata dalla presenza anche di caffeina.
Dati di laboratorio hanno evidenziato l'attività di riduzione del 15-30% del grasso viscerale e del peso corporeo. Secondo il ricercatore Stefano Vendrame dell'Università di Milano, il caffè verde possiede potere antiossidante e di protezione dall'invecchiamento cellulare. Un effetto collaterale che può risultare dall'uso del caffè verde è l'insonnia o la maggior irritabilità per la presenza di caffeina. Si raccomanda pertanto di assumere caffè verde sotto forma di tisana, estratti fluidi o compressa soprattutto al mattino o nella prima parte della giornata. L’ALGA FUCUS VESCICOLOSUS svolge una potente azione dimagrante: provenie dall'Oceano Atlantico e di essa si utilizza il tallo (corpo della pianta). È una fonte ricchissima di Iodio sotto forma di sale, sia inorganico che organico, per cui altamente assorbibile. Vi sono presenti molte altre sostanze: mucillaggini, alginati, polifenoli steroli, ma è sicuramente la presenza di Iodio responsabile dell'effetto dimagrante. Lo Iodio presente viene assorbito e concentrato nella tiroide per la formazione
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degli ormoni Tiroxina (T4) e Triiodotironina (T3) responsabili della stimolazione del metabolismo basale. La presenza di sostanze solforate e la sinergia con polifenoli sono utili contro la cellulite. Utile nell’Ipotiroidismo, è invece fortemente controindicata nei problemi di ipertiroidismo e tiroidite con noduli. Potranno verificarsi in soggetti sensibili insonnia iniziale o, per la presenza di mucillaggini, blandi effetti lassativi che scompariranno con la riduzione della somministrazione. L'ALKA WAKAME (Undaria Pinnafitida) proveniente anch’essa dal mare fa parte della famiglia delle Alariacee. Si utilizzano gli estratti secchi o fluidi del tallo, nei quali si trova il principio attivo Fucoxantina (carotenoide). Quest'alga non agisce sulla tiroide come il Fucus Vescicolosus, contenendo una percentuale veramente infinitesimale, praticamente nulla, di Iodio. La fucoxantina, che è responsabile del colore bruno dell'alga, sembra agire sia per azione termogenica sul grasso bianco addominale sia sulla riduzione della lipogenesi (formazione di nuove cellule adipose). Risulta pertanto utile come coadiuvante per ridurre l'accumulo di grasso, in particolare della zona addominale e come coadiuvante nel sovrappeso nell'ambito di diete adeguate a tal fine.
Se al sovrappeso si associa un alterato valore glicemico, o quando vengono consumati molti carboidrati (pasta, pane, pizza, dolci), è di grande utilità la GYMNENA SYLVESTRE di cui si utilizzano le foglie. È una pianta originaria dell'India e secondo la tradizione Ayurvedica viene impiegata per il controllo dei livelli di glucosio nel sangue. Il principio attivo Acido Gymnemico svolge un'azione ipoglicemizzante per inibizione dell'assorbimento del saccarosio e per aumentata disponibilità di insulina, che indirizza il glucosio nella corretta via metabilica, riducendo i picchi glicemici responsabili di insulino resistenza ed aumento del grasso addominale.
Sempre sul metabolismo degli zuccheri agisce la GARCINIA CAMBOGIA, di cui si utilizza la buccia di colore giallastro del frutto a forma di zucca. Proveniente dal sud dell'Indocina contiene un principio attivo chiamato Idrossicitrato che agisce nel fegato, tessuto adiposo e intestino tenue, riducendo la produzione di colesterolo e trigliceridi a partire dagli zuccheri migliorando il ciclo di Krebs. Come conseguenza, si ha la riduzione dell'accumulo di grassi e un'aumentata disponibilità di energia derivante dall'utilizzo completo degli zuccheri, con conseguente effetto saziante. Questa pianta è utile nel controllo del peso, al quale si associa un effetto riducente dei valori di colesterolo e trigliceridi.
FINE
La Gymena Sylvestre viene impiegata per il controllo dei livelli fisiologici di glucosio nel sangue e nelle diete dimagranti.
ALKA WAKAME
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OCULISTICA
NUOVA CURA PER IL
CHERATOCONO Il suo nome è CROSS-LINKING e attraverso questa procedura è possibile bloccare la malattia della cornea del nostro occhio, che altera e distorce quello che guardiamo.
Dott.
Ugo Cimberle
Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it
Vorrei tornare su un argomento già trattato, ma che merita un ulteriore approfondimento. All'ultimo congresso SITRAC (società italiana trapianti cornea), ho rafforzato la mia convinzione sulla necessità di diffondere il messaggio che il cheratocono deve essere aggredito immediatamente, non appena viene diagnosticato. Il CHERATOCONO è una malattia della cornea, per cui questo tessuto, che è la principale e la più esterna lente dell'occhio, progressivamente si assottiglia e si sfianca, rendendo oltremodo alterata la visione. È una patologia con basi genetiche e il primo avviso si ha normalmente attorno ai 18 anni. Più precocemente lo sfiancamento appare clinicamente, più aggressiva è la malattia, tanto che il 90 per cento dei casi riscontrati in tenera età, parliamo sotto i 17-18 anni, va a finire in trapianto di cornea nel giro di 4-5 anni. 4
Cos’è il Cross Linking? Oggi abbiamo la possibilità di bloccare l'evoluzione del cheratocono con una procedura chiamata CROSS LINKING. Si tratta di un'applicazione di luce ultravioletta sulla cornea dopo averla fatta imbevere con della roboflavina, una vitamina del gruppo B. Così trattata la cornea, si creano dei legami tra le lamelle che induriscono il tessuto e bloccano lo sfiancamento progressivo del cheratocono. Il rischio chirurgico è quasi inesistente ed i risultati sono positivi nell'80 per cento dei casi. Se dovesse perdere di efficacia nel tempo è possibile ripetere il trattamento. Certo, si determina un "invecchiamento" della cornea, ma il problema è ben poca cosa rispetto alle problematiche del trapianto.
Come viene eseguito? L'intervento è ambulatoriale e il trattamento classico dura circa un'ora, duran-
te la quale bisogna stare fermi, sdraiati nel lettino operatorio con una mollettina che tiene divaricate le palpebre, e fissare una lucina lampeggiante. Con poche gocce di anestetico non si avverte dolore, ma certo stare un'ora fermi con l'occhio aperto può dare un po' di bruciore ed è stancante, per cui bisogna armarsi di un po' di pazienza. Una volta finito il trattamento si applica una lente a contatto che fa da cerotto e si torna a casa.
Successivamente? Nei giorni successivi si applicano dei colliri antibiotici e cicatrizzanti e la lente viene tolta dopo qualche giorno. Per i primi due giorni ci può essere un po' di dolore, dovuto al fatto che per far penetrare in modo sufficiente la riboflavina (Vitamina B2), abbiamo dovuto grattare un po' la pellicina superficiale della cornea. Il trattamento classico è ancora quello che da’ i risultati migliori e ben standardizzati. Per cercare di ovviare al lungo tempo di
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intervento ed al possibile dolore postoperatorio, si sta cercando di mettere a punto strategie alternative come una riboflavina che penetri anche senza togliere la pellicina superficiale, dei sistemi su base elettro-chimica (iontoforesi) che accelerano la penetrazione del farmaco o ancora delle sorgenti di raggi ultravioletti più potenti che accelerino la penetrazione di questi. Come evidenziato proprio in questo ultimo congresso SITRAC, ancora nessuno di questi sistemi ha mostrato di essere efficace quanto il sistema classico, a fronte di un sicuro maggior confort per il paziente. Il punto critico è la profondità raggiunta dall'effetto indurente, che cercando di accellerare il tutto non risulta soddisfacente. E questo aspetto è tanto più importante quanto più sicuro deve essere l'effetto del trattamento, come nei soggetti molto giovani con un cheratocono particolarmente aggressivo.
Conclusioni Detto questo, è da rimarcare la neces-
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diagnosticato da qualche anno o seguiti solo dall'ottico, che vengono tirati avanti magari con una lente a contatto e che arrivano con un cono già evoluto e di molto più difficile trattamento, spesso FINE solo da trapianto di cornea.
©2014
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CIRCOLAZIONE DEL SANGUE
OBESIT A ED INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA
I fattori di rischio
Chiara Bucherini
Dott.ssa
Biologa nutrizionista
Eugenio Bucherini
Dott.
Angiologo
L'insufficienza venosa cronica (IVC) ha una vasta diffusione nei paesi occidentali. Si stima che la sua prevalenza superi il 40% della popolazione adulta, e che aumenti con il passare degli anni, raggiungendo l’apice intorno ai 60-70 anni. Il sesso femminile sembra essere colpito due/tre volte più frequentemente di quello maschile. L'insufficienza venosa cronica è una condizione caratterizzata da insufficiente ritorno venoso al cuore. Può essere organica, se alla sua base vi sono alterazioni anatomiche delle vene, o funzionale se le vene, pur essendo integre, sono sottoposte ad un lavoro eccessivo e pertanto non sono in grado di garantire un ritorno venoso sufficiente. I sintomi sono: LA PESANTEZZA LE GAMBE GONFIE E DOLENTI I CRAMPI NOTTURNI I BRUCIORI (PARESTESIE) LA SENSAZIONE DI CALORE O IL PRURITO. L’IVC peggiora in maniera rilevante la qualità di vita dei pazienti per effetto di una sintomatologia fastidiosa, spesso dolorosa e talvolta invalidante, oltre che per gli inestetismi che può provocare. Possibili complicanze sono: infiammazioni delle vene (tromboflebiti), variazioni di colore della gamba e lesioni della gamba (ulcere venose), che spesso portano a invalidità permanente per la difficoltà, o addirittura impossibilità, di guarirle. 6
PREDISPOSIZIONE FAMILIARE. FATTORI ORMONALI: la pubertà, le gravidanze, la menopausa, l’uso dei contraccettivi orali. FATTORI AMBIENTALI: l’esposizione al sole o a temperature ambientali molto elevate LO STILE DI VITA: la scarsa attività fisica, la sedentarietà, il fumo, gli anticoncezionali orali, l’abbigliamento fatto da abiti aderenti (es. jeans attillati, pancere, cinture strette) e scarpe con tacchi a spillo, professioni che richiedono una prolungata stazione eretta (es. commessa, parrucchiera), professioni che si svolgono ambienti caldo-umidi (es. fornaio, cuoco) e particolari attività sportive agonistiche (es. sollevamento pesi, canottaggio, tennis, equitazione).
FATTORI ALIMENTARI: il sovrappeso, l’obesità. Per quanto riguarda l’obesità, è noto da tempo che l’eccesso di peso rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza o l’aggravamento dell’Insufficienza Venosa Cronica, sia superficiale che profonda, degli arti inferiori. Il sovrappeso è una componente presente in molti pazienti affetti da malattie vascolari, nei quali il distretto degli arti inferiori è sede di ritenzione idrica e di complicanze flebolinfologiche, molto più di quanto si osservi nei soggetti magri o normotipi.
La difficoltà respiratoria per l’aumento della pressione endoaddominale, dovuto alla grande quantità di cellule adipose presenti nell’addome (intestino) fa sì che venga notevolmente rallentato il deflusso di sangue dagli arti inferiori,
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VENA VARICOSA
VENA SANA
Reflusso Valvola
* Il reflusso sanguigno viene correttamente bloccato dalla valvola.
particolarmente quando il soggetto è fermo in piedi.
*
Il sangue ristagna nel distretto microcircolo, aumenta la pressione venosa nei vasi che dilatano le venule ed i capillari e così compaiono le teleangiectasie e le varici (vene dilatate). Quando alla condizione di obesità, di solito acquisita nella vita adolescenziale o nella vita adulta per eccessiva introduzione di alimenti o per scarsa attività fisica, si associa la predisposizione familiare della parete venosa, per alterato contenuto di fibre elastiche della tunica media delle vene, ecco che la malattia varicosa si estrinseca in tutto il suo potenziale con la comparsa di varici ben evidenti sia alla coscia che alle gambe di tali pazienti obesi. Per questo è assai importante pre-
Il reflusso sanguigno non è più bloccato bene dalla valvola, perchè la vena si è deformata. venire o ridurre il sovrappeso fin dall’adolescenza, per diminuire poi il rischio di IVC nel corso della vita.
Buone abitudini da adottare per provare a prevenire ATTIVITÀ FISICA Camminare quotidianamente un’ora a passo svelto, nuotare, andare in bicicletta su percorsi non troppo impegnativi, fare la cyclette. ABBIGLIAMENTO E CALZATURE Evitare indumenti troppo stretti e indossare scarpe con tacco di 3-4 cm (oltre ai tacchi alti sono sconsigliate anche le suole piatte). IGIENE Evitare il bagno in acqua troppo calda, sauna e bagno turco. Preferire una doccia
o un idromassaggio con getti di acqua tiepida e fredda alternati. Evitare cerette a caldo e strappi violenti sulla cute. VIAGGI Si deve evitare di rimanere a lungo immobili nella stessa posizione, seduti con le gambe piegate, in particolare nella stagione calda. Quando il viaggio è lungo se si è in treno o in pullman è opportuno alzarsi spesso e camminare. In auto fare delle soste periodiche e se ciò non è possibile cercare di allungare o muovere spesso le gambe. Bere acqua frequentemente e indossare scarpe comode e che non costringano il collo del piede. ALIMENTAZIONE Consumare alimenti ricchi di vitamine (in particolare la vit. C che è un vaso protettore) e sali minerali quali frutta (in particolare arance, ananas, kiwi, frutti di bosco) e verdura. Aumentare il consumo di cibi ricchi di fibra per evitare la stitichezza che influisce nella pressione intra-addominale. Bere molta acqua per favorire l’eliminazione dei liquidi in eccesso e limitare l’assunzione di alcol e di caffè. Ridurre il consumo di cibi fritti e iperlipidici. Tenere sotto controllo il peso corporeo, seguendo una dieta bilanciata, è il primo passo nella prevenzione all’IVC. FINE
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Il prosecco dei campioni e delle emozioni.
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PSICOLOGIA
PERCHE SI RIDE La risata è un meccanismo involontario, governato da strutture cerebrali arcaiche. Questo “atto di comunicazione sociale” ha effetti terapeutici su fisico e psiche.
Dott.ssa
Serena Bagli
Psicologa - Lugo Email: info@serenabagli.it www.serenabagli.it
Come funziona la risata Quando si ride la bocca si spalanca e ne esce un suono particolare, abbastanza forte, si tende a sussultare, la respirazione diventa faticosa e a volte non si riesce quasi a smettere, a volte si arriva a “piangere dalle risate”. Si tratta di una vera e propria ginnastica per tutto il corpo: faccia, arti superiori, tronco, addome e altre parti del nostro corpo vengono coinvolte; si attivano circa 15 muscoli facciali! Uno degli aspetti più interessanti della risata riguarda il fatto che quando inizia non la si riesce a trattenere e può essere estremamente contagiosa. Inoltre non può essere scatenata a comando: se qualcuno ci dice “Ridi!” non possiamo ridere se non pensando a qualcosa di divertente. Il fatto che sia automatica e involontaria, ci fa capire come la risata sia governata da strutture cerebrali arcaiche. Attraverso ad IL SOLLETICO, esempio, viene stimolato il sistemanervoso a produrre una risata, e questo già
dalla primissima infanzia. Tra l’altro è interessante notare che NON È POSSIBILE FARSI IL SOLLETICO DA SOLI: il nostro sistema nervoso ignora tale imput se proviene da noi stessi, sembra quindi che per ridere in risposta al solletico deve farcelo per forza qualcun altro.
Ma a cosa serve ridere? Il neuroscienziato ROBERT PROVINE ha analizzato la risata con uno spettrografo acustico, un apparecchio che traduce il suono in un’immagine per rilevare i cambiamenti di frequenza e d’in-
tensità del suono nel tempo. Secondo il ricercatore la risata sarebbe un segnale sociale: le persone ridono molto più spesso in un contesto sociale condiviso con altri, piuttosto che in solitudine, salvo quando vi sia uno stimolo quale la televisione, la radio o una lettura. Non si tratta tanto dell’espressione di un’emozione, ma di un tramite attraverso il quale si comunica socialmente con gli altri. Al di là del sorriso e della risata umoristica, la maggior parte delle volte che si ride lo si fa per sottolineare simpatia verso l’altra persona e “contagiarsi” reciprocamente nel buon umore. Il “ridere” sarebbe dunque un comportamento che nasce spontaneamente, ma che conduce ad uno stato d’animo favorevole. Robert Provine, a tal proposito, ha… 9
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PSICOLOGIA …osservato che nelle sitcom americane degli anni ‘50 (commedie di situazione, ad esempio “American Way of Life”) veniva spesso utilizzata la risata registrata di un pubblico assente. Questo proprio perché ci si era accorti di come la risata poteva indurre il telespettatore in uno stato d’animo favorevole. La risata è “contagiosa” e non necessariamente perché troviamo qualcosa divertente in sè, ma anche solo perché “ci fa ridere”. E’ come se ci venisse automatico, spontaneo, senza capire perché.
Le reazioni del nostro corpo Attraverso i cinque sensi, il cervello invia uno stimolo che porta al riso; questo stimolo colpisce quella zona del cervello deputata a riconoscere situazioni simili a questa e scatenare la risata. Dal cervello parte l’impulso del riso che arriva ai nervi facciali, i quali stimolano a loro volta altri muscoli. Più è intenso l’impul-
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QUANDO LA RISATA TERMINA, INIZIA UN PIACEVOLE STATO DI RILASSAMENTO: TUTTI I MUSCOLI SI SCIOLGONO. so, più questo arriva fino al diaframma e ai muscoli dell’addome. Il riso, inoltre, fa aumentare la produzione di quegli ormoni, quali l’adrenalina e la dopamina, che hanno il compito di liberare le nostre morfine naturali: endorfine, encefaline e simili. Queste provocano una diminuzione del dolore e della tensione, permet-
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Avvicinamento all’equitazione per grandi e piccini
tendo il raggiungimento di uno stato di relax. Le encefaline, in particolare, sembrano addirittura esaltare il sistema immunitario, aiutandolo a meglio combattere le malattie. Un altro beneficio provocato da una risata viene dato alla respirazione. Addirittura i suoi effetti benefici sul fisico Grazie alla risata, sono tangibili nel diventa più neonato durante profonda e così l'allattamento: se la l’aria dei polmomamma ride, il ni si rinnova. bimbo riceve maggiori benefici dalla poppata, il latte materno infatti, dopo un “ciclo di risate
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…e il sorriso? Diversamente dalla risata, il sorriso si può mettere in atto anche volontariamente ed autonomamente; eppure, anche quando ci obblighiamo a sorridere conduce a reazioni benefiche sia per il corpo che per la psiche. Il sorriso migliora l'umore, aumenta la resistenza allo stress e addirittura sembrerebbe far bene anche al cuore,
abbassando la pressione del sangue. Un sorriso accennato o una risata fragorosa sarebbero dunque una forma di ginnastica che allena il cervello ad essere più forte ed elastico, più capace di affrontare situazioni difficili e stressanti. Alla pari di una corsa, l’umorismo è la palestra della mente e del sistema immunitario. Avere un attivo senso dell’umorismo aiuta a prendere di più dalla vita, sia dal punto di vista cognitivo che a livello emotivo.
La clown terapia Dopo quanto è emerso, non ci meravigliamo del potere terapeutico dei dottori clown negli ospedali pediatrici. Questi “esperti della risata” possono assistere gli infermieri in pratiche invasive o paurose, accompagnano il bambino in medicheria e cercano di distrarlo, portando la sua attenzione verso qualcosa di diverso dal proprio corpo. A volte semplicemente fanno visita ai bambini, ovviamente chiedendo il permesso ad entrare: è importante infatti che al bimbo sia data la possibilità di rifiutare la visita. In ambiti così delicati è vero che la risata può essere terapeutica, ma è altrettanto vero che si tratta di un contesto in cui difficilmente si ha voglia di ridere, pertanto il confine tra la risata contagiosa ed una forzatura a ridere può essere sottile. Ecco perché non si tratta di un generico intervento di animazione: il lavoro del Clown Dottore viene infatti calibrato su ogni bambino, ognuno con le sue caratteristiche e la sua specificità. Portare un bambino a sorridere può voler dire togliersi la maschera, ascoltarFINE lo e farlo sentire meglio.
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L’INTERVISTA
TIZIANO CAMPORESI
DALLA RICERCA SCIENTIFICA UN CONTRIBUTO ALLA LOTTA CONTRO I TUMORI
Il fisico cotignolese Tiziano Camporesi lavora da quasi trent’anni al Cern di Ginevra. Da quest’anno coordina il gruppo di ricercatori sperimentali che nel 2012 ha confermato l’esistenza del Bosone di Higgs. “E adesso andiamo alla ricerca della materia oscura”. Intervista di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it C’è anche uno scampolo di casa nostra dietro al Premio Nobel per la Fisica assegnato nel 2012 al britannico Peter Higgs ed al belga Francois Englert per la scoperta del Bosone di Higgs. Nel gruppo di lavoro del Cern di Ginevra che ha sperimentalmente confermato ciò che i due fisici avevano teorizzato già una cinquantina d’anni fa attraverso complessi calcoli matematici, ha avuto un ruolo importante il prof. Tiziano Camporesi nato a Cotignola 56 anni fa.
Professor Camporesi, innanzitutto come è sbocciata la sua passione per la scienza? «Il presupposto fondamentale è la curiosità. Fin da ragazzino mi è sempre piaciuto mettermi davanti ad un problema e cercare di risolverlo. La soddisfazione data da una soluzione è la spinta per andare avanti, per cercare una nuova risposta ad una nuova domanda».
due anni, con contratti temporanei con Oggi in Italia si parla spesso di fuga dei cervelli. laboratori francesi e tedeschi, oltre che con il gruppo italiano col quale mi ero Lei se ne andò dal nostro laureato, poi nel 1984 ottenni un conPaese negli anni Ottanta: tratto in un ateneo importante degli già allora un ricercatore Stati Uniti qual è Stanford, dove trovai un ambiente estremamente stimolante scientifico era costretto dal punto di vista professionale». ad emigrare per trovare Come tornò poi al un buon lavoro? dipartimento di Fisica «In un certo senso sì. Dopo essermi lausperimentale del Centro reato in Fisica all’Università di Bologna, il mio desiderio era quello di restare Europeo per la Ricerca nell’ambiente della ricerca fondamenta- Nucleare di Ginevra? le, ma all’epoca in Italia le assunzioni nelle università e nei centri di ricerca erano “congelate”, per cui fui costretto a trasferirmi all’estero. Andai al Cern per
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«Nel 1985 decisi di riavvicinarmi a casa e feci due concorsi: uno al Cern e l’altro all’Università di Bologna. Li vinsi entrambi, ma scelsi il Cern, malgrado
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non si trattasse di un posto fisso come a Bologna ma soltanto di una “borsa” di due anni, perché mi permetteva di restare in un centro di livello mondiale. Iniziai a lavorare a Ginevra nell’86, sull’esperimento Delphi, che era guidato dal professor Ugo Amaldi. Al Cern, dove divenni permanente nel 1991, ho fatto parte dell’esperimento Delphi fino al 2000, quando il vecchio acceleratore LEP ad elettroni e positroni è stato rimpiazzato dal nuovo acceleratore LHC. Da allora faccio parte dell’esperimento CMS, che coinvolge 2500 ricercatori di 43 Paesi del mondo».
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Ci spiega in modo semplice in cosa consiste il suo lavoro? «All’interno del nostro acceleratore facciamo “scontrare” fra loro le particelle di materia elementare, quali elettroni e protoni, osservandone le reazioni e cercando di comprendere come si comporta la natura fondamentale. Il linguaggio utilizzato per sintetizzare le nostre osservazioni è esclusivamente matematico. Queste equazioni ci permettono di rappresentare la nostra comprensione su come funzionano le cose in questo universo».
Cosa succede quando queste particelle elementari si scontrano? «La loro collisione trasforma l’energia
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www.naturhouse.it in frammenti di nuova materia, che rappresentano il nostro motivo d’interesse. E’ così che abbiamo scoperto il Bosone di Higgs. Una scoperta estremamente difficile, perché la probabilità di produrlo è molto ridotta. Per esempio, se provochiamo una collisione fra due protoni, la probabilità di produrre dei quark è dieci miliardi di volte più elevata della probabilità di ottenere un Bosone di Higgs».
Ma perché il Bosone di Higgs è così importante? «Era la prova mancante per spiegare l’esistenza della massa nelle particelle elementari. Aver verificato l’esistenza di quel bosone, che conferma la teoria sull’origine della massa, oggi apre un nuovo cammino per capire come si è sviluppato l’universo a partire dal Big Bang». »SEGUE
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L’INTERVISTA
A Ginevra studiate l’infinitamente piccolo anche per dare risposte a domande che arrivano dall’infinitamente grande.
UNO DEI GIGANTESCCHI RILEVATORI CHE SONO STATI COSTRUITI PER POTER OSSERVARE LE VARIE PARTICELLE CHE SI FORMANO DOPO GLI SCONTRI ALL’INTERNO DEL LHC
Ora la vostra ricerca come continua? «L’eclatante notizia di questa scoperta ha fatto il giro del mondo, tuttavia l’esperimento CMS, che dal gennaio scorso coordino a livello internazionale, è molto più ampio. Negli ultimi anni abbiamo esplorato e misurato per la prima volta numerosi comportamenti di particelle elementari: tanti piccoli progressi, ognuno con una propria rilevanza. Ad oggi, per esempio, abbiamo già prodotto oltre trecento articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali.
In ogni caso la ricerca va avanti anche per quanto riguarda lo stesso Bosone di Higgs, perché per ora sappiamo che esiste, ma dobbiamo capire ancora molte cose su di lui. Occorre riuscire a definirne una carta d’identità approfondita».
«Un interrogativo molto importante riguarda le galassie: i calcoli matematici dicono che per spiegarne gli effetti gravitazionali c’è bisogno di molta più materia rispetto a quella che vediamo. Ecco perché si presume l’esistenza di materia oscura, che nell’universo sarebbe sei volte maggiore rispetto a quella visibile. Si tratta di materia non costituita da atomi, che non emette e non riflette la luce, perciò definita “oscura”. Noi al Cern stiamo cercando il sistema per trovarla e per comprenderne le proprietà».
Un grande interrogativo è tuttora insoluto: le leggi fisiche che regolano pianeti, stelle e galassie, ovvero la teoria della relatività generale, resta incompatibile con le leggi della meccanica quantistica che regolano la materia sub atomica. «Le tante possibili teorie proposte negli
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ultimi decenni per mettere assieme le due cose, molto spesso hanno conseguenze sperimentali e quindi riguardano il mio lavoro. Noi al Cern negli ultimi anni abbiamo “ucciso” decine di teorie, facendo misurazioni che sono risultate incompatibili con le loro previsioni. E quando ciò accade, l’intera teoria è da buttare, o perlomeno è da modificare».
La comunità scientifica internazionale si è orientata verso la teoria delle stringhe, per la quale le strutture fondamentali della natura non sarebbero punti, ma stringhe vibranti. Questa teoria funzionerebbe soltanto in un universo ad undici dimensioni, dieci spaziali ed una temporale.
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«La teoria delle stringhe è al momento la più gettonata a livello internazionale, ma ha un problema: ancora oggi, a molti anni dalla sua formulazione, resta un’astrazione matematica. Non è ancora arrivata a produrre un solo esempio di come potrebbe essere misurabile. E’ qualcosa che sta eccitando tutti, però non è verificabile. Per poterlo fare, occorrerebbero degli acceleratori milioni di volte più potenti di quelli attuali, quindi irrealizzabili». www.privatassistenza.it
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quando entrai al Cern, è stato colui che ha messo a punto la terapia adronica in Italia (vedere “Salute 10+” del febbraio 2014, ndr.) per la cura contro i tumori. L’adroterapia utilizza fasci di protoni o ioni positivi, riuscendo a colpire i tumori in modo molto più preciso rispetto alla radioterapia tradizionale». FINE
Per finire, una domanda più attinente alla nostra rivista: le ricerche del Cern possono avere delle applicazioni in medicina? «Fisica e medicina hanno rapporti stretti. Lo provano gli acceleratori di particelle, che oggi sono in ogni ospedale come strumento diagnostico e di cura, mentre cinquant’anni fa si trovavano soltanto nei centri di ricerca scientifica. Fra l’altro il professor Ugo Amaldi, col quale ho collaborato
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MEDICINA
IL SISTEMA
IMMUNITARIO Ecco come funziona il complesso meccanismo di difesa del nostro organismo: la sua alterazione provoca alcune importanti patologie come la celiachia, l’artrite reumatoide, la spondilite e la Sindrome di Bechet.
Dott.ssa
Valeria Fabbri
U.O. Officina Trasfusionale, Centro Servizi AVR - Pievesestina (Cesena) E-mail: vfabbi@ausl-cesena.emr.it
Una “rete” intelligente Il sistema immunitario nei mammiferi e nell’uomo è costituito da una complessa rete di mediatori chimici e cellulari, sviluppatasi nel corso dell’evoluzione per difendere l’organismo da agenti esterni quali virus, batteri e sostanze chimiche. Una caratteristica fondamentale del sistema immunitario è quindi la capacità di distinguere tra le strutture esterne o interne che non costituiscono un pericolo, e che dunque possono o devono essere preservate (self), e le strutture esterne o interne nocive per l’organismo, e che devono quindi essere eliminate (non-self). 16
IL SISTEMA HLA è un insieme di geni che coordinano il riconoscimento self dal non-self. Questi geni regolano la compatibilità dei tessuti, fondamentale nei trapianti di organo. La discriminazione tra “self” e “non-self” avviene a livello molecolare ed è regolata dagli antigeni, particolari sostanze (riconosciute dal nostro organismo) che consentono il riconoscimento di alcuni componenti dell’agente lesivo (quello che porta danno): gli antigeni sono veri e propri induttori di anticorpi.
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MEDICINA
Se qualcosa s’inceppa… La MALATTIA AUTOIMMUNE è l’alterazione di questo complesso meccanismo di difesa ed è in grado di determinare un’alterazione funzionale o anatomica dell’organo coinvolto. L’elemento distintivo di questa patologia è l’incapacità del sistema immunitario di spegnere i processi diretti contro l'organismo al termine di una fisiologica reazione infiammatoria. Posto che le malattie autoimmuni derivino, come sopradescritto, da un'alterata e dannosa risposta verso il proprio organismo, sono ancora poco chiari i fattori determinanti nel provocare questo tipo di condizione patologica o nel renderla stabile nel tempo. Alcuni geni del sistema HLA sono coinvolti nell’articolato meccanismo della risposta immunitaria. Alcune configurazioni genetiche riducono significativamente il numero di antigeni nei confronti dei quali il sistema immunitario viene addestrato a non reagire: ne consegue una maggior sensibilizzazione del sistema immunitario stesso contro componenti del “self”, configurando così un quadro di una grave malattia autoimmune.
successivamente la ricerca genetica del DQ2 e DQ8 può aiutare il clinico nella diagnosi.
L’artrite reumatoide…
che partecipano alla difesa dell’organismo) ed altre sostanze del sistema immunitario; queste sostanze provocano l’infiammazione dell’articolazione, la quale, se non curata, dà vita ad un tessuto "cicatriziale" che provoca rigidità delle articolazioni.
La celiachia… …colpisce la mucosa intestinale in individui di tutte le età geneticamente predisposti. Le cause sono dovute ad un’intolleranza al glutine (la componente proteica delle farine di frumento, orzo, segale ed avena) in soggetti già predisposti. I sintomi classici sono diarrea cronica, ritardo della crescita nei bambini e stanchezza. Esistono però forme silenti: individui che non presentano sintomi, ma hanno comunque un appiattimento della mucosa intestinale. Nel 90% dei celiaci, gli antigeni HLA coinvolti in questa patologia sono le molecole DQ2 e DQ8. I pazienti privi di queste molecole nel loro assetto genico, hanno scarsa probabilità di sviluppare la celiachia. E’ importante conoscere la predisposizione a questa patologia, in quanto sopratutto nei bambini si può evitare la biopsia intestinale. Le prime indagini da effettuare sono quelle di laboratorio (anticorpi anti-trasglutaminasi e anti-endomisio),
MANO SANA
MANO CON ARTRITE
…è una malattia cronica che colpisce la membrana sinoviale (la membrana interna delle articolazioni), che reagisce all’infiammazione aumentando di volume e dando origine al panno sinoviale, il quale invadendo la cartilagine ne provoca l’erosione e la graduale distruzione. Questo processo si estende all’osso, l’infiammazione arriva ad interessare tutti i tessuti che circondano l'articolazione, provocandone in modo graduale la distruzione e la relativa invalidità di chi ne soffre. Va altresì ricordato che possono essere colpiti anche occhi, polmoni, cuore e reni, perciò viene detta malattia sistemica.
La spondilite… …è una patologia che colpisce la cartilagine delle articolazioni attraverso l’infiltrazione di macrofagi (cellule del sangue
Solitamente la malattia colpisce le articolazioni sacro-iliache, la colonna lombosacrale, dorsale e il tratto cervicale. Particolare rilevanza ha l'antigene HLA B27, presente nel 90% dei malati di spondilite: la sua ricerca spesso aiuta il clinico nella diagnosi e può ridurre il numero di indagini radiologiche.
La sindrome di Bechet… …è una malattia infiammatoria multisistemica, caratterizzata da processi infiammatori che coinvolgono la bocca, gli occhi, i genitali ed i vasi sanguigni, provocando delle tromboflebiti. In alcuni casi coinvolge le articolazioni, la cute, il sistema nervoso centrale e il tratto gastrointestinale. Esiste un forte associazione genetica con l'antigene HLA-B51, che insieme a parametri infiammatori può confermare la diagnosi. FINE 17
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CHIRURGIA
TRAUMA CENTER È una struttura molto specialistica in cui operano con metodo multidisciplinare neurochirurghi, ortopedici, rianimatori, riabilitatori, radiologi ed altre figure professionali. L’importanza del “fattore tempo”.
Dott.
Gregorio Tugnoli
Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it
Oggi, chiunque scopra di avere un’ernia inguinale, ha la possibilità di andare dal medico a chiedere un consiglio, guardare su internet quali sono le tecniche più innovative e i centri all’avanguardia, chiedere agli amici se conoscono un chirurgo veramente bravo e magari prendersi un po’ di tempo per decidere. Quando però capita un incidente, un grave trauma che mette, nell’immediato, la nostra vita o quella dei nostri cari in pericolo, ecco che non abbiamo tempo di informarci e scegliere, proprio quando più è necessario avere il massimo della competenza e dell’assistenza, e siamo costretti ad affidarci a quello che qualcuno ha preparato proprio per queste evenienze (e purtroppo, in molte regioni italiane, ancora non è stato preparato). Vi vogliamo allora raccontare la storia degli Ospedali dell’Emilia Romagna deputati al trattamento del paziente traumatizzato.
Cos’è un centro traumi? Il trauma è una patologia complessa, tempo-dipendente, che richiede un approccio multi specialistico (basti pensare a un paziente con fratture multiple e un trauma cranico), risorse molto costose (personale, ambienti attrezzati, apparecchiature radiologiche solo per citarne alcune), ma soprattutto ha biso18
gno di medici esperti e competenti. I Trauma Center sono sorti proprio per dare risposta a tutte queste esigenze, cliniche e organizzative. I primi Ospedali con questo indirizzo sono nati negli Stati Uniti, quando in alcuni quartieri di molte città le sparatorie erano all’ordine del giorno. Da questa situazione, e dall’esperienza maturata dai chirurghi americani nei vari teatri di guerra del secolo scorso, è nata una specifica cultura che prevede un approccio al paziente molto diverso da quello che ha di solito il singolo professionista. Sono stati quindi creati Ospedali dedicati e sistemi regionali di assistenza al trauma che andavano oltre il singolo ospedale e che, nel
tempo, hanno dimostrato una maggiore efficacia nella cura del trauma rispetto al modello “tutti fanno tutto”.
Peculiarità L’aspetto più importante della nostra attività è il “FATTORE TEMPO”: a volte non vi è nemmeno quello per raggiungere una vera e propria sala operatoria e le manovre chirurgiche devono essere eseguite direttamente in Pronto Soccorso. Comunque, nei casi più gravi, non vi è tempo per avere una diagnosi, per fare degli esami, e siamo così costretti ad intervenire senza avere un’idea di quello che potremmo trovare.
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Onlus Organizzazione di Volontariato Albo Provinciale n.1633
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Informazioni: 331.1017555 - info@angsaravenna - www.angsaravenna.it Un altro aspetto fondamentale è “LA MULTIDISCIPLINARIETÀ” del nostro lavoro: un confronto continuo, rapidissimo, a volte silenzioso su quali sono le scelte e le priorità. In primo luogo con i rianimatori, che hanno la gestione diretta del paziente e poi ortopedici, neurochirurghi, radiologi, medici di Pronto Soccorso e tutti gli altri “attori” di queste scene. Infine, “LE RISORSE”: non è possibile affrontare un paziente gravemente traumatizzato in un Ospedale che non abbia tutte le risorse immediatamente disponibili.
Una sinergia fondamentale Perciò sono nati, anche nel nostro Paese, i Trauma Center: perché se da un lato è impensabile che in tutti gli Ospedali vi siano tutte le risorse materiali necessarie, d’altra parte il lavoro d’equipe necessita di un “rodaggio” lungo e difficile, perché vengano riconosciute le priorità di intervento o si impari a lavorare insieme fino anche ad adattarsi ad intervenire con più equipe contemporaneamente: per dare un’idea di queste difficoltà basti pensare che ampie casistiche statunitensi hanno
dimostrato che sono necessari anni perché, da quando viene istituito, un Trauma Center incominci ad incidere sulla mortalità di pazienti.
Il primo Trauma Center in Italia Ciò è quello che da circa 25 anni abbiamo cercato di fare all’Ospedale Maggiore di Bologna. Quando tutto è iniziato, alla fine degli anni Ottanta, dall’iniziativa di un gruppo di Rianimatori e Chirurghi. I tempi erano molto diversi, quasi pioneristici: si partiva per frequentare qualche Trauma Center negli USA e in Israele o per partecipare a congressi ove era presente un “guru” statunitense, la logistica dell’Ospedale era profondamente diversa e inadeguata e la TAC, l’unica che c’era, era lontana dalla sala di emergenza. Però aver fatto scelte ci ha permesso di acquisire esperienza e crescere.
L’apporto del progresso In questi anni non solo la tecnologia si è sviluppata tantissimo, ma anche la logistica si è meglio adattata alle esigenze del trauma: se da un lato abbiamo imparato a rinunciare ad una diagnostica completa, dall’altro abbiamo una TAC sempre più veloce adiacente alla sala di emergenza ed operativa h24, e oggi l’elicottero atterra direttamente “sul tetto” dell’Ospedale, riducendo i tempi di arrivo nella sala emergenza. » SEGUE
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E il lavoro d’equipe ha portato a una riduzione dei tempi di accesso alla sala operatoria e, con i miglioramenti tecnologici, a uno sviluppo inimmaginabile dell’attività della radiologia, che oggi, con tecniche mini invasive, riesce ad arrestare molte fonti di sanguinamento senza la necessità di intervenire chirurgicamente.
Traguardi Il risultato? Da un lato la grande maggioranza di traumi del fegato e della milza, fino a pochi anni fa trattati chirurgicamente, oggi possono essere dimessi senza subire interventi, e gli interventi che siamo costretti a fare sono più veloci ed essenziali, con un notevole miglioramento della sopravvivenza. Oggi siamo poi più attenti ad una visione “globale” del paziente traumatizzato e dei suoi familiari, considerando fondamentale un supporto psicologico e integrando la Medicina Riabilitativa nel complesso percorso di cure, consci del fatto che il successo non è solo nel salvare una vita, ma anche nel restituire una persona alla sua vita nel modo più completo possibile. Il TRAUMA CENTER DEL MAGGIORE DI BOLOGNA è cresciuto, si è sviluppato, è stato riconosciuto nel Piano Sanitario della Regione Emilia Romagna ed oggi è integrato in una “rete” di Ospedali che copre tutto il territorio regionale.
Da sinistra: Dottor Gregorio Tugnoli (Responsabile Chirurgia del Trauma - Ospedale Maggiore di Bologna), dottor Ari Leppaniemi (Direttore del Trauma Center di Helsinki - Finlandia), professoressa Sharon Henry (Trauma Center di Baltimora - Usa), dottor Thomas Scalea (Direttore Trauma Center di Baltimora - Usa), dottoressa Stefania Cimbanassi (Trauma Center del Niguarda - Milano), dottor Osvaldo Chiara (Direttore Trauma Center del Niguarda - Milano).
Questo sistema garantisce, a partire dalle centrali del 118, l’invio del paziente all’ospedale più idoneo e, pur coinvolgendo, numerosi Ospedali della Regione… …è basato sui tre Trauma Center disposti lungo l’asse della Via Emilia che sono, oltre il Maggiore di Bologna, il Maggiore di Parma e il Bufalini di Cesena… …due centri di eccellenza la cui attività è “regolata” dagli stessi principi e ha la stessa, comune, base culturale. C’è, infine, un ultimo aspetto da sottolineare: l’Ospedale Maggiore di Bologna e gli altri Centri regionali oggi non sono solo un punto di riferimento per i
pazienti traumatizzati, sia nell’immediato, sia per quelli che provengono da altre regioni per il proseguo delle cure, ma proprio la grande esperienza accumulata ci ha permesso di diventare un punto di riferimento nazionale per cultura e formazione in questo campo per tutte le discipline interessate. I Medici di questi Centri sono costantemente invitati a Congressi Nazionali ed Internazionali e, per quello che riguarda più strettamente i Chirurghi Generali, l’Ospedale Maggiore è sede dell’unica Scuola post-universitaria esistente in Italia di Chirurgia del Trauma direttamente sostenuta da una delle maggiori Società Scientifiche in questo FINE campo.
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SALUTE
DISTURBI ALIMENTARI
PREVENZIONE, DIAGNOSI E TERAPIA Anoressia, bulimia ed altri problemi legati al cibo sono molto diffusi nei giovani, soprattutto fra le ragazze, nei paesi occidentali.
Prof.
Marinella Di Stani
Psichiatra Responsabile Ambulatorio del Comportamento Alimentare di Ravenna AUSL Romagna
Prof.
Catrin Tamburini
Psicologa Clinica Ambulatorio Disturbi del comportamento ALimentare di Ravenna, AUSL Romagna
I DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE (anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati) SONO UNO DEI PROBLEMI DI SALUTE PIÙ COMUNI NEI GIOVANI, SOPRATTUTTO NELLE RAGAZZE, IN ITALIA E IN TUTTI I PAESI OCCIDENTALI. Per quanto riguarda il nostro Paese, nei rappresentanti dell’età di rischio (12-25 anni) l’8-10% soffre di qualche disturbo alimentare, l’1-2% in forma più seria (anoressia e bulimia), le altre in forma più lieve, spesso transitoria. Il genere femminile è decisamente più colpito da queste patologie, e l’adolescenza è solita-
mente l’età di esordio, anche se sempre più di frequente ci troviamo ad affrontare disturbi alimentari in età adulta: spesso queste situazioni sono cronicizzazioni di disturbi a esordio in adolescenza. Pur essendo primariamente disturbi psichiatrici, le patologie alimentari producono spesso complicanze fisiche anche serie, secondarie alla malnutrizione e/o ai comportamenti impropri messi in atto per ottenere il controllo sul peso e sulla forma del corpo. Le persone con anoressia nervosa, in particolare, hanno una mortalità tra le 5 e le 10 volte maggiore di quella delle persone sane della stessa età e sesso. »SEGUE
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SALUTE
Come nascono? I DISTURBI ALIMENTARI SONO CAUSATI DA VARI FATTORI, SIA GENETICI SIA AMBIENTALI. Alcune caratteristiche di personalità (perfezionismo, impulsività, bisogno di controllo sugli altri e sulla propria vita emotiva) si associano a un’aumentata vulnerabilità a questi disturbi. Tra i fattori socioculturali, si pensa che un ruolo importante sia stato svolto dall’ideale di magrezza sviluppatosi negli ultimi 50 anni nei Paesi occidentali: le donne sono incoraggiate a perseguire la magrezza, e ciò può spiegare perché alcune donne sviluppano una valutazione di sé eccessivamente dipendente dal peso e dalla forma del corpo. È ESSENZIALE PROMUOVERE LA DIAGNOSI PRECOCE DI QUESTI DISTURBI, attraverso la sensibilizzazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, la creazione di sportelli di consulenza e la sensibilizzazione di pazienti, famiglie e insegnanti. I programmi di prevenzione che hanno ottenuto i migliori risultati sono quelli scolastici attuati in ragazze di età maggiore di 15 anni, utilizzando incontri in piccoli gruppi, condotti da professionisti e focalizzati sull’accettazione del corpo. Andrebbero inoltre promossi interventi preventivi nelle aree a rischio elevato, come i settori dello sport, della moda e della danza. IL NUCLEO CENTRALE DI QUESTE MALATTIE È UN DISTURBO DELL’IMMAGINE DEL CORPO: la persona non riesce più a valutare le sue dimensioni corporee per quello che sono. Capita spesso di sentire ragazze anoressiche che si vedono sovrappeso e addirittura obese, essendo invece in grave sottopeso. Non è un capriccio, ma una distorsione che fa si che queste persone si guardino allo specchio e si vedano diverse da quello che sono. 22
Caratteristiche dell’anoressia… CONSISTENTE PERDITA di peso corporeo; INTENSA PAURA di ingrassare anche se si è sottopeso; DISTURBI DELLA PROPRIA IMMAGINE corporea.
…e della bulimia RICORRENTI EPISODI di abbuffate alimentari; COMPORTAMENTI DI COMPENSO volti a evitare l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’uso improprio di lassativi o enteroclismi, l’uso improprio di diuretici, il digiuno protratto o l’esercizio fisico eccessivo; STIMA DI SÉ ECCESSIVAMENTE INFLUENZATA dalla forma e dal peso del corpo. SOLITAMENTE LE PERSONE AFFETTE DA DISTURBO ALIMENTARE NON AMMETTONO LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE IN CUI SI TROVANO: il non riconoscimento del problema è un sintomo della malattia stessa.
Quando si parla di adolescenti è la famiglia che spesso accompagna o costringe il figlio a rivolgersi ad un centro specialistico. In età adulta, invece, le persone tendono a presentarsi spontaneamente: ciò però non vuol dire che la persona sia motivata da subito a fare un percorso di cura. Quando le persone sono costrette a curarsi, la prima parte del lavoro terapeutico sta nel creare la motivazione. ESISTONO MOLTI STRUMENTI PER AIUTARE LE PERSONE AFFETTE DA ANORESSIA E BULIMIA… …ma se il paziente non collabora non si può fare altro che trattare i sintomi fisici, cercando di accompagnarlo a
rendersi conto della propria condizione. È importante che le persone sappiano che per la terapia di questi disturbi sono oggi disponibili vari trattamenti, la cui efficacia è stata documentata da studi clinici controllati. Questi trattamenti richiedono l’integrazione di varie competenze: psichiatri, psicologi, nutrizionisti, medici di medicina generale, internisti, endocrinologi, pediatri, neuropsichiatri infantili. SUL VERSANTE PSICHIATRICO-PSICOLOGICO, HANNO UN RUOLO ESSENZIALE LE PSICOTERAPIE: terapia basata sulla famiglia…
…nei giovani con anoressia nervosa; terapia cognitivo-comportamentale e terapia interpersonale nella bulimia nervosa e disturbi alimentari non altrimenti specificati. Un aspetto considerato ormai indispensabile è un approccio interdisciplinare integrato per il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare, che si è dimostrato più efficace degli interventi di singoli professionisti nella cura e nella riabilitazione di tale disturbo (internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti). Gli studi di esito internazionali dimostrano che un trattamento integrato ben effettuato ha alte probabilità di efficacia, mentre interventi condotti da un unico professionista aumentano la percentuale di cronicizzazione del disturbo. A RAVENNA ESISTE DAL 1998 L’AMBULATORIO MULTIDISCIPLINARE PER I DISTURBI ALIMENTARI, UN SERVIZIO DELL’AUSL ROMAGNA… …che funziona in integrazione tra il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche e il Dipartimento di Gastroenterologia e Dietetica Clinica; questo perché anoressia e bulimia sono patologie complesse
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che coinvolgono l’aspetto emotivo, psichico e corporeo. L’invio all’Ambulatorio può essere fatto da parte del medico di medicina generale o da un altro medico specialista, tramite impegnativa SSN con la quale prendere appuntamento per una prima visita direttamente al CUP.
Diagnosticare La fase diagnostica comprende: LA VALUTAZIONE PSICHIATRICA E PSICOLOGICA CON L’EVENTUALE UTILIZZO DI TEST, LA VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI FISICHE E DELLE ABITUDINI ALIMENTARI, L’ANALISI DEL CONTESTO FAMILIARE E SOCIALE DEL PAZIENTE. I dati raccolti dai diversi professionisti sul medesimo paziente sono poi riportati all’équipe, che ha la funzione di integrare i punti di vista e le osservazioni così fatte e di formulare la diagnosi. Sulla base della valutazione effettuata, l’équipe progetta un percorso di trattamento personaliz-
zato che poi propone al paziente, nella convinzione che cure personalizzate, distanti da percorsi standard uguali per tutti i pazienti sulla base di una comune diagnosi, abbiano maggiore efficacia e riducano il tasso di abbandono delle terapie, che purtroppo in queste patologie è molto alto. Molto importante è il lavoro con la famiglia, nella convinzione che i genitori stessi abbiano bisogno di sostegno e di aiuto e che, se adeguatamente coinvolti e sostenuti, essi possono costituire dei
validi alleati per i terapeuti aiutandoli ad arginare la patologia, impedire l’aggravamento e stabilizzare i cambiamenti. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità da molti anni va dicendo che la maggior parte dei problemi di salute delle persone non può essere risolto dal singolo medico: solo la condivisione dell’impegno fra i diversi livelli di competenza e di responsabilità del sistema di cura, può affrontare le grandi emergenze sociali e sanitarie quotiFINE diane.
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NEUROLOGIA
MAL DI TESTA
ADDIO
Dott.
Piero Barbanti
Responsabile Centro per la diagnosi e la terapia delle Cefalee e del Dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana - Roma
Il suo nome è Gamma-Core ed è una specie di rasoio elettrico da collocare sul collo. Ma a sparire, anziché la barba, è il mal di testa. Stiamo parlando del nuovo elettrostimolatore “GammaCore”, un’apparecchiatura grande quanto un cellulare, che non richiede alcun intervento neurochirurgico per posizionare elettrocateteri di stimolazione. Questo rivoluzionario dispositivo è stato presentato a livello mondiale al congresso dell’American Academy of neurology di Filadelfia, tenutosi dal 26 aprile al 6 maggio scorso, dai ricercatori diretti da due medici italiani, il professor Gennaro Bussone del Besta di Milano e Piero Barbanti del San Raffaele di Roma.
E-mail: piero.barbanti@sanraffele.it
Cos’è il GammaCore e come si utilizza E’ un metodo innovativo per trattare gli attacchi di emicrania e di cefalea a grappolo.
nella zona compresa tra la trachea ed il muscolo sterno-cleido-mastoideo (vedi foto sopra). A questo punto il GammaCore deve essere accesso mediante un interruttore e l’intensità della stimolazione elettrica deve essere manual-
mente portata – agendo su una rotella zigrinata – fino alla massima intensità che il paziente riesce a tollerare. Se lo stimolatore sarà stato posto correttamente sul target il paziente si accorgerà della presenza di piccole contrazioni della musco-
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Il dispositivo ha un ingombro piuttosto ridotto, assimilabile ad un cellulare di vecchia generazione, e funziona emettendo impulsi elettrici che hanno lo scopo di neutralizzare la trasmissione nervosa del dolore. Alle prime avvisaglie di dolore il paziente deve posizionare gli elettrodi del GammaCore, preventivamente cosparsi di uno specifico gel in dotazione…
MOTOR&Web è la rivista mensile di usato AUTO - MOTO - CARAVANS - IMBARCAZIONI …in corrispondenza del nervo vago di destra, in corrispondenza della superfice laterale del collo, sotto la mandibola, 24
Il nr. di giugno è in distribuizione nelle aree di servizio, officine meccaniche, autosaloni, supermercati e attività commerciali di tutta la Romagna.
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latura della bocca e del mento a destra, fintantochè il dispositivo sarà in funzione. Dopo 90 secondi alla accensione il GammaCore cesserà di emettere impulsi elettrici, avvertendo di ciò il paziente con un segnale acustico e dovrà essere spento. Dopo 3-4 minuti il paziente deve ripetere ancora una volta la stessa procedura di stimolazione. In sostanza, due stimolazioni per ogni attacco.
Perchè GammaCore produce questo effetto? Si è visto sperimentalmente che la stimolazione elettrica del nervo vago risveglia la attività di una serie di nuclei cerebrali notoriamente “pigri” nel soggetto emicranico (nuclei del rafe, locus coeruleus, grigio acqueduttale) contrastando così - mediante una ritrovata produzione di GABA (aminoacido inibitore del nostro sistema nervoso centrale), serotonina e noradrenalina – la trasmissione del dolore cefalico.
E i risultati? In Italia, al San Raffaele di Roma presso l’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore da me diretta in collaborazione con l’IRCCS Besta di Milano abbiamo condotto uno studio su 44 pazienti e complessivi 145 attacchi dimostrando che circa la metà dei pazienti riesce a spegnere il proprio attacco emicranico entro 2 ore con il GammaCore senza ricorrere a farmaci. All’interno dei soggetti con risposta
positiva il dato interessante è che nella maggior parte dei casi (60% circa) il dolore scompare completamente, per di più entro 60 minuti.
Funziona per tutti i mal di testa e tutti i pazienti? NO E’ efficace solo per la cura sintomatica dell’emicrania e della cefalea a grappolo. E’ allo studio la possibilità di un uso quotidiano del dispositivo per la prevenzione di questi 2 tipi di cefalea ma i risultati non sono ancora pubblicati.
Vantaggi e limiti? Il principale vantaggio è quello di poter offrire una alternativa non farmacologica per la cura sintomatica di emicrania e cefalea a grappolo. Questo può risultare utile a chi abbia episodi frequenti, per ridurre il ricorso eccessivo agli analgesici, o in popolazioni particolari di pazienti nei quali sia
assolutamente controindicato l’uso di farmaci analgesici. Un altro vantaggio è rappresentato dalla facilità di uso, dalla sicurezza di impiego e dalla sostanziale assenza di effetti collaterali. Il dispositivo però non è per tutti: vanno esclusi soggetti con patologie della carotide, protesi ortopediche alla spalla, pace maker oltre ovviamente a soggetti che non abbiano diagnosi specifica di emicrania o cefalea a grappolo. Va ricordato che il prezzo attuale del GammaCore è di circa 475 g ed il dispositivo non è ricaricabile: ciò significa che dopo 75 attacchi (essendo dotato di 150 impulsi) ne va acquistato uno nuovo. E’ però prossimo alla commercializzazione un modello ricaricabile allo stesso prezzo. Il GammaCore è acquistabile attraverso prescrizione di FINE medico specialista in cefalee. Per approfondimenti visita www.youmed.it e nel campo di ricerca inserisci “barbanti” AFFILIATA
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ALIMENTAZIONE
OBESITÀ INFANTILE IL RUOLO DELL’EDUCAZIONE FAMILIARE
Dott.ssa
D. Visani
Psicologa - Psicoterapeuta E-mail: dalila.visani@gmail.com
Dott.ssa S.
Zamuner
Medico Nutrizionista E-mail: info@stefaniazamuner.it
Il problema dell’obesità e del sovrappeso nei bambini ha raggiunto negli ultimi anni un’importanza crescente, sia per le implicazioni dirette sulla salute del bambino, sia perché il suo eccesso di peso rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie cronico degenerative in età adulta. Nel 2010 l’indagine “Okkio alla salute”, promossa dal Ministero della Salute e dal MIUR (Ministero Istruzione Università Ricerca), ha fornito dati epidemiologici accurati su peso, abitudini alimentari e attività fisica nei bambini italiani dai 6 ai 10 anni. I dati confermano livelli preoccupanti di eccesso ponderale: il 22,9% dei bambini misurati è risultato in sovrappeso e l’11,1% in condizioni di obesità. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, è emerso che complessivamente il 28,7% dei bambini presenta un eccesso ponderale, che comprende sia sovrappeso (20,1%) che obesità (8,6%). La letteratura scientifica internazionale ha messo in luce che il 25-50 % dei bambini obesi e il 70-80% degli adolescenti obesi diventeranno adulti obesi. Gli adulti che portano a termine un programma di riduzione ponderale perdono mediamente il 10% del loro peso; un anno dopo il termine della dieta ne riacquistano i 2/3 e cinque anni dopo lo riacquistano completamente. 26
Quando e come intervenire La possibilità di normalizzare il peso del bambino dipende dalla tempestività dell’intervento, che dovrebbe collocarsi appena sopraggiunge il sovrappeso. L’educazione terapeutica familiare, che risulta particolarmente efficace per il controllo del peso a lungo termine, consiste nel dare informazioni corrette su una sana alimentazione e sull’importanza dell’attività motoria, ma anche nello sviluppare abilità ed atteggiamenti necessari a cambiare lo stile di vita del bambino e della sua famiglia. Grazie ai consigli ed alle indicazioni del professionista, la famiglia progressivamente si responsabilizza e si autogestisce. L’obiettivo dell’educazione terapeutica è, quindi,
quello di sviluppare nei genitori la motivazione e le competenze per il cambiamento, far acquisire la consapevolezza del proprio ruolo nell’aiutare il figlio a modificare le proprie abitudini alimentari e motorie con gli strumenti adeguati per poterlo svolgere con efficacia.
Il ruolo del nutrizionista Il nutrizionista raccoglie tutte le informazioni sul peso del bambino fin dalla nascita, il suo stile di vita, il tempo e la modalità con cui svolge attività motoria, ma anche le abitudini alimentari della famiglia, che influenza inevitabilmente quelle del bambino. Valuta, inoltre, precedenti tentativi di cura, indagandone il metodo, i risultati e cercando di far emergere le ragioni di
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eventuali precedenti fallimenti o abbandoni. Al termine di questa fase, elabora dei consigli alimentari specificatamente formulati sui gusti alimentari del bambino, concorda con la famiglia prima degli obiettivi di cambiamento dello stile di vita e poi di mantenimento dei risultati raggiunti, che possono essere rinegoziati durante il percorso terapeutico. La terapia proposta non è di tipo prescrittivo, basata sulla formulazione di una dieta a basso contenuto energetico; questo approccio all’obesità infantile ha dato, infatti, risultati modesti e soprattutto non duraturi nel tempo.
Il ruolo dello psicologo Lo psicologo indaga la percezione che i genitori hanno del problema di eccesso
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Perchè è importante il coinvolgimento della famiglia? I genitori hanno il diritto-dovere e la responsabilità a garantire il benessere al proprio figlio e svolgono il ruolo di decisori nella maggior parte degli ambiti di vita del bambino, compresi l’alimentazione e l’attività fisica. Attraverso il supporto dei genitori, il bambino verrà stimolato a modificare il proprio stile di vita poco salutare, prendendosi cura di se stesso in modo sempre più autonomo. FINE
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TECNOLOGIA
UNAPP ’ PER ABBRONZARSI NEL MODO GIUSTO
Si chiama “Salvati la pelle” e ti dice quanto tempo puoi stare al sole. Uno strumento utile per la prevenzione del melanoma. di Fabio Lironzi
Quest’estate potremo andare al mare con un “amico” in più a difesa della nostra salute. Da marzo è “on line” una nuova applicazione digitale che permette di conoscere l’intensità dei raggi del sole in qualunque posto ci si trovi. Realizzato dalla Fondazione Melanoma, IL SOFTWARE RIVELA QUANTO TEMPO È CONSENTITO ESPORSI ALLE RADIAZIONI UV SENZA DANNI, NON SOLTANTO NEL CORSO DELLA GIORNATA, MA PER SETTE GIORNI CONSECUTIVI; consiglia inoltre quale tipo di protezione utilizzare: cappellino, occhiali, maglietta o crema solare.
Il satellite ti controlla La App si chiama “SALVATI LA PELLE”, è semplice da usare e si può scaricare gratuitamente dall’Apple Store su Iphone e Ipad; nei prossimi mesi è prevista anche l’uscita della versione per sistemi operativi Android. Grazie al dispositivo di localizzazione GPS presente nel cellulare o nel tablet, l’applicazione individua la posizione dell’utente e confronta queste coordinate con i dati provenienti dai satelliti dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), rilevando l’intensità dei raggi UV in quel luogo esatto e fornendo altresì informazioni sullo spessore dello strato dell’ozono. 28
Un CONTAGIRI colorato mostra l’intensità dei raggi ultravioletti e il tempo di esposizione consentito, calcolato come dato medio in base ai diversi fototipi. Ad esempio, se viene rilevata un’intensità dei raggi UV molto elevata, l’app avverte di non esporsi in nessun modo. In futuro è prevista una versione ancora
più personalizzata, perché sarà possibile conoscere il tempo di esposizione in base allo specifico fototipo della persona, determinato con una foto della pelle».
Un’arma contro il melanoma «L’esposizione eccessiva ai raggi UV raddoppia il rischio di sviluppare il melanoma, che aumenta ulteriormente nelle persone con pelle chiara - spiega Paolo
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Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma La prevenzione è l’arma più importante per sconfiggere questo tipo di tumore della pelle particolarmente aggressivo, che ogni anno in Italia fa registrare diecimila nuove diagnosi e 1500 decessi. Fra l’altro, contrariamente a quanto si possa pensare, sono le Regioni settentrionali a registrare la maggiore incidenza della malattia, seguite da quelle del Centro e del Sud, nonostante una maggior presenza di giornate soleggiate».
Attenzione al neo sospetto Il sole può essere un amico della nostra pelle, ma possiede anche un lato oscuro, purtroppo spesso sottovalutato, in grado di provocare danni molto gravi. PER INDIVIDUARE UN NEO SOSPETTO È NECESSARIO SEGUIRE LA REGOLA ‘A B C D E’ - ASIMMETRIA NELLA FORMA; - BORDI FRASTAGLIATI - CAMBIAMENTO DEL COLORE; - DIMENSIONI SUPERIORI A 5 MILLIMETRI DI DIAMETRO; - EVOLUZIONE ANOMALA con modificazioni evidenti nell’arco di settimane o mesi con fenomeni, ad esempio, di sanguinamento.
SALUTE E TECNOLOGIA Se viene individuato in fase iniziale, il melanoma è guaribile in MELANOMA più del 90 per cento dei casi con la semplice asportazione chirurgica di un neo. È essenziale scoprire le lesioni in fase iniziale ed eliminarle: quando la malattia progredisce in stadio avanzato, diventa molto difficile da trattare, anche perché il melanoma presenta una particolare tendenza a mutare e a sviluppare meccanismi di resistenza ai farmaci».
Crescono i casi di melanoma Dagli anni Settanta ad oggi si è registrato un costante incremento dei casi di melanoma, causato dalla maggiore quantità di raggi UV che filtra attraverso l’atmosfera a causa MELANOMA del celeberri- NODULARE mo buco nell’ozono. Altro fattore di rischio è rappresentato dalla crescente quantità totale di esposizione agli UV nel corso della propria vita. Inoltre, un recente studio pubblicato sulla rivista “Nature” ha dimostrato il ruolo indiretto delle scottature solari nella formazione delle metastasi, perché diffondono il processo infiammatorio nei tessuti circostanti. E’ dunque consigliata una visita all’anno dal proprio dermatologo di fiducia.
Varie strutture sanitarie proporranno screening e visite gratuite, distribuzione di materiale informativo con il decalogo per la corretta esposizione e informazioni sui prodotti solari, che spesso non vengono usati bene. Molti, per esempio, si dimenticano di applicare la crema protettiva su orecchie, nuca e dorso delle mani, zone che invece è fondamentale proteggere. Sconsigliato infine l’utilizzo di lettini abbronzanti, anche usando la protezione. «Sarebbe come fare la doccia con l’ombrello - commenta Pier Giacomo Calzavara Pinton, direttore della clinica dermatologica dell’Università di Brescia - Quattro lettini all’anno nella fascia 15-35 anni aumentano il rischio di un tumore cutaneo, perciò è importante rispettare la legge che vieta i lettini ai minorenni, alle donne in gravidanza e a chi soffre di patologie particolari». FINE Questa App è al momento disponibile solo su AppStore
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
FERMIAMO LA STRAGE
DEI LEVRIERI
In Spagna ed Irlanda ne vengono eliminati a decine di migliaia, quando diventano troppo lenti per le corse. Adottare uno di questi cani è non solo un atto di amore, ma anche un modo per scoprire grandi pet.
Massimo Greco Associazione Pet Levrieri Onlus www.petlevrieri.it
Una barbarie “moderna” In Spagna e Irlanda i levrieri, cioè galgo, greyhound e lurcher, sono costretti a un’esistenza fatta di maltrattamenti e crudeltà e decine di migliaia di loro sono massacrati. Si stima che ogni anno vengano eliminati tra i quindici e i ventimila greyhound e circa cinquantamila galgo: perchè troppo lenti, perchè ormai inutili e dunque costosi da mantenere, perchè inadatti, perchè malati o feriti. I greyhound vengono considerati dall'industria delle corse alla stregua di beni commerciali da sfruttare al massimo, con scarsa considerazione per il loro benessere, e spesso sottoposti a rischi, crudeltà e condizioni di vita inaccettabili. Passano generalmente la loro giornata in gabbia con la museruola, il contatto umano e tra loro è ridotto, escono solo per allenarsi e correre. Il Daily and Sunday Express ha denunciato nel gennaio 2013 due trainer inglesi che tenevano circa 100 cani in strutture di lamie30
NAZARENO
ra e che li facevano uscire per 15-20 minuti al giorno. I casi di doping sono frequenti. Un piccolo infortunio li porta quasi inesorabilmente alla morte: i modi per sopprimere i greyhound sono svariati. Una puntura è il modo meno traumatico, ma è un procedimento costoso. Spesso vengono freddati con un colpo di pistola, seppelliti in fosse comuni, come scoperto due anni fa a Limerick (Irlanda), abbandonati nelle campagne con fratture e museruola, in alcuni casi impiccati, in altri bruciati. In molti casi, prima di essere uccisi o abbandonati, vengono mutilati in modo da eliminare il tatuaggio che hanno nelle orecchie.
In Spagna i galgo sono spesso tenuti in condizioni misere, stipati in baracche, chiusi in recinti polverosi o fangosi all’addiaccio o in buche scavate sotto terra, al buio. Sono deprivati di qualsiasi contatto umano e brutalmente picchiati e maltrattati. Mangiano lo stretto indispensabile per sopravvivere, sono spesso scheletrici e coperti di ferite perché le ossa sporgenti bucano la loro pelle sottile. Quando non servono più vengono spesso impiccati, bastonati, gettati nei pozzi. Una pratica ancora diffusa è quella del “pianista”, nata in passato, quando i contadini non avevano il permesso, o i mezzi, per possedere armi da fuoco, e appendere il cane a un
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ramo era l’unico e più rapido metodo per disfarsene. Se il galgo era stato un buon cacciatore, allora il padrone l’avrebbe appeso in alto concedendogli una morte rapida. Ma se il cacciatore non era contento del suo cane, per punirlo l’avrebbe appeso con le zampe che toccano appena la terra. Sospeso in questo modo, il povero animale inizia a muovere disperatamente avanti e indietro le zampe posteriori, che sfiorano appena il terreno, come un “pianista”. Il cane ha tutto il tempo di provare panico, ansia, disperazione e dolore. Il soffocamento può durare ore, talvolta anche giorni. Molti galgo vengono semplicemente abbandonati lontano da casa, ma anche questo equivale a una condanna a morte. Se sopravvivono alla strada, al freddo e alla fame, li aspetta inevitabilmente una “perrera” (derivante da perro, che in spagnolo significa cane), uno dei famigerati canili lager spagnoli, dove i cani vengono uccisi mediante eutanasia entro venti giorni, ma dove spesso muoiono di stenti prima che la condanna a morte, che chiamano il “sacrificio”, venga eseguita.
L’associazione Pet Levrieri La pratica della caccia a vista e l’industria delle corse sono attività cruente e indegne di paesi civili, a nostra giudizio paragonabili ai combattimenti dei cani: gli animali vengono sfruttati e sacrificati per profitto e divertimento. Dunque, noi di Pet Levrieri riteniamo che siano da abolire integralmente, non solo per ragioni etiche e di civiltà, ma anche pratiche: solo così sarà possibile porre fine alla condizione di sofferenza che producono. Per questo motivo noi partecipiamo alle azioni di protesta come quella che si è tenuta a Manchester il 26 gennaio di quest’anno, appoggiamo le campagne contro le corse e la caccia a vista, facciamo attività di denuncia e informazione.
Non solo “cane da corsa” La condizione in cui i levrieri sono tenuti in Spagna e nelle Isole britanniche non rende giustizia peraltro delle grandi qualità di questi cani come animali d’affezione. I levrieri in realtà non sono solo veloci, e non sono cani aggressivi, ma sono anche grandi pet, compagni di vita a 360 gradi. Contrariamente a quanto si
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Tel. 0544.240157 pensa non hanno bisogno di molto spazio ma, come tutti i cani, di attenzioni, di una vita sana e di un rapporto profondo con gli esseri umani. Un rapporto che comprenda passeggiate, tempo trascorso insieme ma anche attività che ne allenino l’intelligenza, come per esempio la mobility dog, che noi, come associazione promuoviamo. Sono cani docili, dolci e molto “intelligenti”, impiegati anche nella pet-therapy e in progetti con bambini autistici e dislessici. Sono inoltre molto bravi con i bambini. Contrariamente ai luoghi comuni, spesso possono convivere con i gatti, purché l’inserimento venga effettuato in maniera corretta. Alcuni di questi cani hanno alle spalle esperienze molto difficili. Per questo noi abbiamo una rete di persone che si occupa di loro prima di darli in adozione: in questo modo è possibile prepararli in modo che possano essere pronti a vivere al meglio la loro nuova vita.
Un pensiero felice Adottare uno di questi cani è non solo un atto di amore, ma anche un modo per scoprire grandi pet. Noi diamo in adozione i levrieri, ma non ci limitiamo a questo, poichè riteniamo indispensabile promuoverne il benessere anche quando
sono nelle nuove case, organizzando attività che permettano di migliorare il rapporto con gli adottanti, favorendone una piena integrazione nelle famiglie e nel mondo nuovo in cui vengono a vivere. Riteniamo che chi adotta deve essere seguito anche dopo l’adozione, accompagnandolo nel percorso di inserimento del cane e favorendo una positiva convivenza che tuteli e promuova il benessere non solo del nuovo arrivato ma anche degli altri animali di casa e degli umani. Ci avvaliamo nella valutazione preaffido e nell’affiancamento post affido di persone esperte, preparate e qualificate. Siamo infatti contrari al fai da te che spesso è presente tra chi salva i cani. Pensiamo che chi si occupa di salvare cani debba formarsi a livello di cultura cinofila e inoltre ci avvaliamo della consulenza costante di veterinari comportamentalisti, istruttori ed educatori cinofili che possano aiutare noi e i nostri adottanti nell’adozione e nella costruzioni di una relazione positiva e sana con i DILLON propri cani. FINE Per adottare o avere informazioni, potete visitare il nostro sito www.petlevrieri.it
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HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI GIUGNO DI Dott.ssa Serena Bagli Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it www.serenabagli.it Dott. Piero Barbanti Responsabile Centro per la diagnosi e la terapia delle Cefalee e del Dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana - Roma E-mail: piero.barbanti@sanraffele.it Dott.ssa Chiara Bucherini Biologa nutrizionista
Dott. Eugenio Bucherini Angiologo
Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Prof. Marinella Di Stani Psichiatra Responsabile Ambulatorio del Comportamento Alimentare di Ravenna AUSL Romagna
www.salute10piu.it
Massimo Greco Associazione Pet Levrieri Onlus www.petlevrieri.it Prof. Catrin Tamburini Psicologa Clinica Ambulatorio Disturbi del comportamento ALimentare di Ravenna, AUSL Romagna Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta E-mail: dalila.visani@gmail.com Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it Dott.ssa S. Zamuner Medico Nutrizionista
Dott.ssa Valeria Fabbri U.O. Officina Trasfusionale, Centro Servizi AVR - Pievesestina (Cesena) E-mail: vfabbi@ausl-cesena.emr.it
E-mail: info@stefaniazamuner.it
I NOSTRI COLLABORATORI Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott.sa Azzarello Maria Germana Iscritta AGI (Associazione Grafologi Italiani) Iscritta ANGRIS (Ass.ne Naz. Grafologi Rieducator) E-mail: azzarellogermana@gmail.com Dott. Andrea Baldisserri - Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria - E-mail: abaldisserri@alice.it Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna - E-mail: campehna@me.com Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403
Dott. Maurizio Fontana - Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia - Presidio Ospedaliero di Faenza Dott. Marco Ioni Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it Dott.ssa Enza Lamanna - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott. Angelo Lofino - Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it
Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario - San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it Dott.ssa Valentina Orlandi - Ortottista E-mail: valentina.orlandi28@libero.it Dott.ssa Antonietta Pace Logopedista Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it Dott. Antonio Salzetta - Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna
Francesco Spadoni Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it
Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it
Dott. Leonardo Loroni Pediatra a Ravenna presso Ospedale Privato San Francesco e presso Ravenna Medical Center E-mail: leonardo.loroni@gmail.com
Dott.ssa Susanna Stagni Laureata in odontoiatria e protesi dentaria.
Dott. Guido Cocchi Responsabile Centro Malformazioni Congenite e Amb/DH MR UO-Neonatologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna E-mail: guido.cocchi@unibo.it
Dott. Andrea Maccolini Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it
Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo
Dott. Sergio D’Addato Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna - Ospedale Sant’Orsola Malpighi
Barbara Maioli Educatore Cinofilo APNEC nr. 043 - Reg. Emilia Romagna Disciplinato ai sensi della Legge nr. 4/2013 E-mail: barbara.maioli@alice.it
Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it
Gianna Manna - Optometrista - E-mail: giannamanna@yahoo.it
Max Vismara - Istruttore cinofilo e psicologo clinico www.dicasavismara.it
Dott. Calogero Di Stefano - Specialista urologo E-mail: loger99@libero.it Dott. Andrea Drei - Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it
Simonetta Ferretti - Responsabile U.O. Consultori Familiari Ausl Ravenna
Federico Marchetti - Direttore Dipartimento Maternità ed età evolutiva Ausl Ravenna Cesare Missiroli - Massiofisioterapista www.cesaremissiroli.it - E-mail: cmissiroli@me.com
Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia
Dott. Francesco Motta Primario del reparto di Ortopedia Pediatrica Ospedale “dei Bambini” Vittore Buzzi di Milano E-mail: francesco.motta@icp.mi.it
Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Villa Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com
Dott. Giuliano Musacchi Specialista in ortopedia e traumatologia
Dott. Stefano Farioli-Vecchioli Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia Centro Santa Lucia-Ebri-CNR, Roma E-mail: stefano.farioli@inmm.cnr.it
Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it
Prof. Pierluigi Strippoli Università di Bologna Monica Tramonti - Collaboratrice circoli ippici FISE E-mail: monica@mo-maeventi.it Dott.ssa Donatella Valmori - Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it Dott.ssa Mariarosaria Venturi - E-mail: mrventuri@yahoo.it Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com Dott. Franco Ziccardi Medico di medicina generale - Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com
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Ravenna Medical Center La Salute all’avanguardia Ambienti confortevoli ed attrezzati con elevati standard tecnologici per un percorso assistenziale che soddisfa al meglio le aspettative di chi necessita di cure. RAVENNA MEDICAL CENTER, poliambulatorio che è parte integrante della rete degli ospedali e dei poliambulatori GVM Care& Research è realizzato secondo i più avanzati criteri in materia di assistenza specialistica ambulatoriale. In provincia di Ravenna, GVM è presente anche con Maria Cecilia Hospital di Cotignola e San Pier Damiano Hospital di Faenza. Grazie agli investimenti tecnologici e strutturali, il Poliambulatorio si è evoluto, fino a diventare un importante centro attrezzato di Day Surgery. Offre tutte le attività specialistiche cliniche e chirurgiche, Diagnostica per immagini, Odontoiatria, Fisiokinesiterapia e Riabilitazione. LE CONVENZIONI: Ravenna Medical Center è convenzionato con associazioni, casse mutue, enti e assicurazioni che offrono un servizio di assistenza sanitaria integrativa. Questa tipologia di assistenza è garantita da sempre più contratti collettivi nazionali del lavoro, contratti integrativi aziendali e albi professionali, e permette di godere in maniera immediata ed efficiente di una prestazione sanitaria presso la propria struttura di fiducia. Ravenna Medical Center è in grado di fornire moltissime prestazioni con un servizio che fa la differenza e si traduce in tempi brevi sia per le visite specialistiche che per la diagnostica. Oltre, ovviamente a nessun anticipo spesa nel caso di rimborso diretto al netto di eventuali franchigie. Per informazioni relative ad assicurazioni, enti ed associazioni con i quali Ravenna Medical Center è convenzionato rivolgiti allo 0544 407077, ad assicurati-rmc@gvmnet.it o a www.assicurazionisanitarie.it RAVENNA MEDICAL CENTER - Day Surgery con Poliambulatorio Privato Via Le Corbusier, 41-43 - 48124 RAVENNA (RA) - Tel. 0544.407077 E-mail: info-rmc@gvmnet.it Direttore Sanitario Dottor Claudio Marri Autorizzazione sanitaria rilasciata dal Comune di Ravenna in data 05/12/2000: PT25611/1999 PG 56400/2000
Il servizio di diagnostica per immagini è modernamente attrezzato per ecografie, radiologia tradizionale digitale, diagnostica endoscopica, videodermatoscopia e risonanza magnetica “a cielo aperto”. Una Risonanza a basso campo, di ultima generazione, ideale per gli esami dell’apparato osteo-articolare e del rachide - per lo studio delle grosse e piccole articolazioni e dei tratti cervicale e lombare della colonna. Ideale per i pazienti che soffrono di claustrofobia o portatori di handicap o specifiche patologie. Tra i programmi di diagnosi e cura di più recente attivazione, Ravenna Medical Center ha ideato un percorso dedicato al trattamento multidisciplinare della sindrome ATM (Articolazione Temporo-Mandibolare): rivolto ai soggetti che soffrono di disturbi articolari come click mandibolari, cefalee, debolezza e dolori generalizzati, permette di trattare i sintomi nella loro complessità grazie agli specialisti che collaborano in modo integrato per le branche di Odontoiatria, Fisiatria e Fisioterapia, Neurologia ed Otorinolaringoiatria. Il Centro offre inoltre la possibilità di effettuare lo studio clinico dei disturbi legati alla sindrome delle apnee notturne, in particolare per quelle persone che manifestano sintomi spesso di difficile interpretazione come ad esempio eccessiva sonnolenza diurna, anamnesi da incidenti stradali e/o sul lavoro, cefalea mattutina, problemi di concentrazione, irritabilità, smemoratezza, cambiamenti dell’umore o del comportamento. Insieme alla valutazione diagnostica si esegue l’esame polisonnografico o polisonnografia (registrazione notturna di parametri che aiuteranno nell’identificazione dell’eventuale Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno cosiddette OSAS). Per trattare questa sindrome gli Specialisti del Ravenna Medical Center eseguono il trattamento non invasivo detto CPAP, terapia ventilatoria che meglio riproduce l’attività respiratoria spontanea.