Salute 10 più Nr.8 Anno 2013

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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 8 - AGOSTO 2013

RAVENNA

SALUTE E AMBIENTE

LE OPINIONI DI

MARIO TOZZI INOLTRE

路 LA CELIACHIA 路 LA DISGRAFIA EVOLUTIVA 路 TEACHING DOGS


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Punta Marina Terme - RA - Via Sx Canale Molinetto, 139/B - Tel. 0544.430248

Tra il mare e la città A pochi chilometri da Ravenna, in località Punta Marina Terme, in una casa colonica ristrutturata, il Ristorante-Pizzeria Molinetto dispone di sale climatizzate arredate con cura e particolare attenzione ai dettagli. Dalla primavera all’autunno, gli ospiti di questo tipico locale romagnolo, possono inoltre accomodarsi, per il pranzo o per la cena, in una zona all’aria aperta «estremamente godibile». Presso questo locale è presente una esposizione permanente di artisti contemporanei, denominata «Arte e cucina».

Carne » Pesce » Pizza » Vino Le caratteristiche della cucina del Ristorante-Pizzeria Molinetto sono la semplicità e la genuinità delle «materie base» con le quali vengono realizzati piatti romagnoli, piatti a base di pesce e viene assortito un menu piuttosto variegato. Su prenotazione è possibile gustare paella «catalana di crostacei. La pizzeria ha un'importanza rilevante per questa attività, i pizzaioli sono qualificati e di esperienza e propongono sfiziosi percorsi gustativi, con assaggi di pizza coreograficamente serviti. Infine l’enoteca è di tutto rispetto ed è fornita di etichette locali, regionali e nazionali.

Venite a trovarci Il Ristorante-Pizzeria Molinetto, è sulla strada tra Punta Marina e Ravenna, sul ciglio della campagna, a poche centinaia di metri dalla pineta a dal mare. Gli ospiti di questo locale possono usufruire di una parcheggio illuminato che garantisce un posto auto comodo e sicuro. Il Ristorante-Pizzeria Molinetto è adatto a ricevere feste e cerimonie. E-mail: info@ristorantemolinetto.it


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Nr. 8 - AGOSTO 2013 - www.salute10piu.it

MANGIAR SANO

2 IL PESCE AZZURRO Ambra Mambelli SOCIETÀ

4 ALCOL E SICUREZZA STRADALE di Tiziano Zaccaria OCULISTICA

7 LE CHERATITI Dott. Ugo Cimberle SALUTE

10 LA CELIACHIA Dott. Antonio Salzetta GRAFOLOGIA

14 LA DISGRAFIA EVOLUTIVA Dott.ssa Maria Germana Azzarello AMBIENTE

16 MARIO TOZZI Intervista di Tiziano Zaccaria SANITÀ

19 LE INTOSSICAZIONI ACUTE Dott. Andrea Drei MALATTIE INFETTIVE

22 ALLARME PATITE A BELLEZZA

24 CHIRURGIA PLASTICA, VERO O FALSO? di Anna Danieli SALUTE

26 STORIA DELLA MEDICINA - Il primo Novecento SANITÀ

28 CURARE IL DOLORE I NOSTRI AMICI ANIMALI

29 TEACHING DOGS Max Vismara

SALUTE 10+ - Anno 3 - N. 8.2013 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al)


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MANGIAR SANO

PESCE AZZURRO

RICCHEZZA DELL’ADRIATICO Come si presenta quando è fresco

Ambra Mambelli Laboratorio artigianale Erbe in Pasta Via Castel Nuovo Pilastrino 2, Solarolo - Ra Email: erbeinpasta@yahoo.it

La definizione SARDINA di pesce azzurro non è scientifiALICE ca, ma deriva dalla colorazione dorsale tendente al bluverde e dal ventre argentato. Ingiustamente considerato un prodotto povero, negli ultimi anni ha conquistato le tavole delle famiglie grazie all’ottimo rapporto qualità/prezzo e la valorizzazione delle proprietà nutrizionali. Sfatiamo così il detto che ciò che fa bene non è buono! Ricco di grassi insaturi in particolare del tipo omega 3 (importanti per la prevenzione di diverse patologie), calcio, selenio, fosforo e iodio e discrete quantità di vitamine E e B, oltre ad essere sano il pesce azzurro è gustosissimo e si presta in cucina, dalla ricetta semplice, alla più complessa e rivisitata. Anche i prodotti ittici hanno una loro stagionalità e il mio consiglio è di seguire lo stesso criterio dei prodotti della terra. L’azdora dice sempre: “Ogni frutto ha la sua stagione”. 2

COLORE: Brillante con la tipica iridescenza nitidamente differenziata fra dorso e ventre, questo aspetto è molto evidente, nel pesce appena pescato, si attenua fino a scomparire, quando perderà in freschezza. ODORE: di acqua di marina. CONSISTENZA: la massa muscolare soda e il ventre turgido. OCCHIO: convesso e brillante.

Tradizione di Romagna Siamo abituati a vedere della nostra bella Romagna, le sue azdore, mano al matterello, a far cappelletti ravioli e prelibatezze legate alla tradizione contadina. Ma le donne di mare delle nostre coste, mogli di pescatori, hanno tramandato una conoscenza del saper mangiare marinaro, che, seppur meno conosciuto, è assai apprezzato.

FILETTI DI ORATE IN PADELLA INGREDIENTI - (2 persone) · 2 orate fresche · 10-12 pomodorini pachino · 8 olive nere denocciolate · 2 spicchi d’aglio · Prezzemolo · Olio extravergine d’oliva · Cristalli di sale grosso PROCEDIMENTO Sfilettate le orate lasciando la pelle, operazione non semplice, che potete chiedere in pescheria. Scaldate in una padella l’olio e gli spicchi d’aglio schiacciati. Togliere l’aglio e adagiare i filet- ti (prima dalla parte della pelle) e cuocerli per circa 2 minuti per parte, rigirandoli più volte. Disporre i filetti nel piatto. Tagliare i pomodorini in 4 parti e le olive a rondelle, saltare velocemente nella stessa padella dove abbiamo cotto le orate (non più di 2 minuti). Coprire i filetti con le verdure e condire con cristalli di sale grosso e la salsa ottenuta frullando il prezzemolo e olio extravergine d’oliva.


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Pesce azzurro di stagione PRIMAVERA · TRIGLIA · SGOMBRO · GALLINELLA · SPIGOLA · SARAGO · PALAMITA · PAGANELLO ESTATE · SUGARELLO · SOGLIOLA · ORATA · RICCIOLA · SPIGOLA · GALLINELLA · SARAGO · SARDINA · ALICE AUTUNNO · SPIGOLA · TRIGLIA · GALLINELLA INVERNO · TRIGLIA · SARAGO · SARDINA · RICCIOLA · PAGANELLO · ALICE · PESCATRICE · PALAMITA · SGOMBRO TUTTO L’ANNO · CEFALO · MORMORA · OCCHIATA

FINE

PESCE, ALIMENTO COMPLETO Dal punto di vista nutrizionale il pesce è un buon alimento: la percentuale di proteine varia tra il 15 e il 25%, ha modesta quantità di lipidi, una minima percentuale di glucidi. Le proteine dei pesci contengono tutti gli otto aminoacidi essenziali, quelli che il nostro organismo non è in grado di fabbricare da solo, indispensabili per rigenerare le cellule, produrre ormoni e regolare il metabolismo. Secondo il diverso contenuto di lipidi, i pesci si distinguono in magri se hanno un contenuto inferiore al 3% (sogliola, orata e merluzzo), semigrassi dal 3 all’8% (dentice, salmone, tonno e triglia), grassi sopra l’8% (sgombro e sardina). Discreta anche la presenza di vitamine, soprattutto A, B1, B2 e B12. Le sostanze minerali variano tra le specie: oltre allo iodio, abbonda il calcio, utile nella prevenzione di malattie delle ossa come l’osteoporosi. La sardina, l’alice, lo sgombro ed altri piccoli pesci dalla schiena azzurro-verde e dalla pancia argentata,

contengono buone quantità di vitamina PP ed i famosi acidi grassi polinsaturi, gli omega-3. Autorevoli studi hanno dimostrato come chi segua una dieta contenente omega-3 presenti una significativa riduzione di malattie cardiovascolari rispetto al resto della popolazione. Molluschi e crostacei hanno una composizione simile ai pesci magri. I molluschi (ad eccezione del calamaro) e i crostacei (tranne i gamberetti) contengono anche basse quantità di colesterolo. crostacei e ATTENZIONE SOLO frutti di mare ALL’ACIDO URICO: contengono molte purine, che devono essere evitate da chi è predisposto all’iperuricemia, una patologia che può portare fino alla gotta.

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SOCIETÀ

ALCOL E SICUREZZA STRADALE

L’abuso di alcol è causa di numerosi incidenti stradali Il Codice della Strada prevede sanzioni molto pesanti per chi si mette alla guida in stato di ebbrezza. di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it

Il dato è di quelli veramente allarmante: ogni anno in Italia circa 30.000 persone muoiono per problematiche connesse all’alcol. In base ad indagini statistiche dell’Istat, negli ultimi dieci anni la diffusione di sostanze alcoliche è stata pressoché costante, ma sono cambiate le modalità di assunzione. L’abitudine, specie tra i giovani, è infatti quella di consumare alcol non durante i pasti, ma al di fuori di essi, concentrandola spesso in una serata.

I giovani e l’alcol L’86% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile, come discoteche e pub, consuma bevande alcoliche alla ricerca di euforia, sballo e adrenalina. Uno dei dati più allarmanti, secondo le statistiche Istat, è la giovane età dei consumatori di bevande alcoliche: il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze sono addirittura minorenni. Se fino a qualche anno fa i maggiori consumatori di alcol erano gli uomini, ultimamente anche le donne hanno aumentato il consumo di bevande alcoliche. 4

Ad oggi circa il 56,9% delle donne italiane consuma alcol rispetto al 43% degli anni Ottanta. Per quanto concerne la quantità assunta, i maschi in media devono circa 4 bicchieri di alcol contro i 3 bicchieri delle ragazze.

Le bevande alcoliche scelte tra i giovani Nella stessa sera un ragazzo può consumare vari tipi di bevande: da birra a vino, da whisky a gin, da tequila a cocktail di vario tipo con elevata gradazione alcolica. Sempre più di moda è inoltre il cosiddetto happy hours (frequenti nelle spiagge ravennati), o aperitivo consumato non solo nel weekend ma anche nel corso della settimana. E lo fa, senza accorgersene, dietro una “pressione sociale”, che contribuisce a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari, facendoli apparire accattivanti e seducenti.

Gli incidenti stradali Per la fascia di età tra i 15 e i 24 anni gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte. Oltre a eccesso di velocità, distrazioni alla guida, uso scorretto o mancato uso di casco e cinture di sicurezza, è proprio l’abuso di alcol (insieme a quello di sostanze stupefacenti) a essere una delle principali cause di incidenti. Almeno 1 italiano su 10 si mette alla guida del proprio mezzo dopo aver consumato almeno due bicchieri di vino o due lattine di birra. Tale comportamento mette a rischio la sua sicurezza e quella degli altri cittadini: anche con tali quantità di alcol nel sangue assunte poco prima di guidare la soglia di attenzione e i riflessi alla guida si abbassano.


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Le norme aggiornate del codice della strada

TASSO ALCOLEMICO DA 0,80 A 1,50 GRAMMI PER LITRO

Dal luglio 2010 il Codice della strada ha previsto sanzioni più pesanti per chi guida in stato di ebbrezza. DUE SONO LE NOVITÀ PRINCIPALI: 1 Se il guidatore ha meno di 21 anni o ha conseguito la patente da meno di 3 anni, il suo tasso alcolico deve essere zero, pertanto non deve assumere nessun tipo di alcolico prima di mettersi alla guida; 2 I guidatori professionali e i conducenti di veicoli di trasporto di persone e cose (quindi sia autisti sia camionisti) con un carico massimo di 3,5 tonnellate hanno il divieto assoluto di assumere alcol prima di mettersi alla guida del loro mezzo. Questi provvedimenti sono dovuti ai numerosi incidenti causati da automobilisti in stato di ebbrezza come documentano i frequenti fatti di cronaca.

L’etilometro E’ un dispositivo portatile che la polizia o i carabinieri utilizzano per rilevare la presenza di alcol nel sangue del conducente. Chi viene sottoposto a questo test in pratica deve soffiare dentro a tale apparecchio e il livello di concentrazione di alcol nel suo sangue viene rilevato con due misurazioni effettuate a distanza di 5 minuti una dall’altra.

I risultati ottenuti vengono poi stampati per fornire una documentazione concreta. Nel caso un conducente si rifiuti di sottoporsi alla prova dell’etilometro, egli sarà soggetto alle stesse sanzioni di un conducente in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico nel sangue maggiore di 1.5 grammi per litro e inoltre il suo veicolo verrà sequestrato. Il rischio di causare un incidente stradale a seguito dell’abuso di alcol, cresce in modo esponenziale con l’aumentare del tasso di alcolemia: se ad esempio il rischio di incidente è pari a 1 in uno stato di sobrietà, il rischio sale fino addirittura a 380 se il tasso alcolemico è uguale o maggiore a 1.5 g/l.

Sanzioni TASSO ALCOLEMICO DA 0,50 A 0,80 GRAMMI PER LITRO

Ammenda: da 800 a 3.200 euro Arresto: fino a 6 mesi Sospensione della patente: da 6 a 12 mesi Decurtazione punti: 10 punti Fermo veicolo: sì. TASSO ALCOLEMICO SUPERIORE A 1,50 GRAMMI PER LITRO Ammenda: da 1.500 a 6.000 euro Arresto: da 3 a 12 mesi Sospensione della patente: da 12 a 24 mesi Decurtazione punti: 10 punti Fermo: confisca del veicolo con sentenza di condanna. Non si confisca il veicolo se esso appartiene a una persona diversa da chi ha commesso il reato, in tale caso è previsto il raddoppio del periodo di sospensione della patente da 2 a 4 anni. TELEFONO VERDE ALCOL

Ammenda: da 500 a 2.000 euro. Arresto: no. Sospensione della patente: da 3 a 6 mesi. Decurtazione punti: 10 punti. Fermo veicolo: sì.

Il numero telefonico 800 63 2000 è a disposizione gratuitamente per tutti coloro che desiderano avere informazioni sull’uso e abuso di alcol e per tutti gli utenti che hanno bisogno di aiuto in quanto alcolisti.

FINE

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OCULISTICA

LE CHERATITI Sono le patologie che colpiscono la cornea, causate da virus, batteri o altri fattori. In alcuni casi possono risultare gravi e recare danni anche importanti.

Dott.

Ugo Cimberle

Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

La cornea La cornea è quella lente che forma la parte più esterna dell’occhio. Essa è curva quel tanto da permettere, assieme all’altra lente dell’occhio, cioè il cristallino, ai raggi luminosi di andare a fuoco sulla retina, che è la pellicola sensibile deputata a convertire l’immagine in

segnale elettrico e trasmetterla al cervello. La cornea deve essere trasparente e perciò la sua struttura ha delle particolarità. Innanzitutto non ha vasi sanguigni che si fermano alla periferia del tessuto corneale (dove arriva la zona bianca); se i vasi entrassero all’interno della cornea, ne altererebbero la trasparenza. Poi è formata da lamelle parallele; una conformazione disordinata devierebbe la luce in modo altrettanto disordinato. Infine ha pochissima acqua al suo interno, grazie ad un particolare e delicatissimo monostrato cellulare sulla sua faccia interna che agisce come una pompa continua; se si accumulasse acqua tra le lamelle, queste si rigonfierebbero perdendo la trasparenza.

Una struttura simile è per forza di cose delicata e se l’organismo non provvedesse a tenerla protetta in vari modi, perderebbe facilmente forma e trasparenza. Per difenderla dagli agenti esterni e per veicolare le sostanze nutritive al suo interno, la cornea ha un rivestimento simile alla pelle ma costituito da cellule trasparenti in più strati, l’epitelio. Poi ci sono le lacrime che formano un velo sottile ma continuo sulla superficie dell’epitelio e vengono regolarmente distribuite dai movimenti delle palpebre. Le lacrime sono fatte di acqua, sale, sostanze grasse e diverse sostanze protettive e nutrienti. Infine ci sono i vasi sanguigni tutto attorno alla periferia della cornea, che portano ossigeno, sostanze nutritive, anticorpi e cellule riparatrici.

Cosa sono le cheratiti

BEN VISIBILE È L’OFUSCAMENTO SOPRA ALLA PUPILLA

Quando parliamo di cheratiti, intendiamo un processo infiammatorio e/o infettivo che riesce ad oltrepassare quella barriera (costituita da epitelio e lacrime) e ad aggredire la cornea, con un certo rischio per il mantenimento della trasparenza. Tutte le aggressioni a questo sistema possono »SEGUE deteriorare le… 7


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OCULISTICA …difese ed intaccare la struttura stessa della cornea, portando ad un suo opacamento. E se la cornea è opaca, non vediamo più.

Tipologie di aggressioni Logicamente l’entità del problema è variabile da caso a caso, sia per il tipo di agente lesivo, sia per il tipo di risposta difensiva di quel dato occhio. Uno degli agenti più pericolosi e frequenti è il virus dell’Herpes Simplex, per intenderci quello che può colpire il bordo delle labbra.

DUE OCCHI COLPITI DA HERPES SIMPLEX

della popolazione possieda anticorpi contro questo virus, a dimostrazione dell’avvenuto contatto. Una prima infezione da herpes in paziente sano può guarire spontaneamente (spesso non viene neppure riconosciuta) o con terapia adeguata.

ROSSORE, GONFIORE E LACRIMAZIONE SONO POSSIBILI SINTOMI DA ADENOVIRUS

Il problema sorge quando, spesso a causa di un’alterazione delle difese immunologiche del paziente, si ha una recidiva dell’infezione, cosa che può capitare perché il virus non viene sempre debellato ma si annida all’interno delle cellule nervose. In alcuni casi la terapia non riesce a fermarlo e l’infezione si approfondisce nel tessuto corneale creando ulcerazioni, richiamo di vasi sanguigni che dalla periferia della cornea cercano di riparare la lesione, infiammazioni interne dell’occhio e cicatrici, con compromissione importante della vista. A volte, nei casi gravi, è necessario un vero e proprio trapianto di cornea, con sempre il rischio di fallimento successivo per il ripetersi dell’infezione latente.

Altri tipi di infezione Si calcola che la cheratite da herpes sia la causa più frequente di opacità corneale nel mondo e che oltre l’80%

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Altri virus possono dare comunemente una cheratite, primo e più frequente un adenovirus, che causa

anche una faringite, in forma epidemica. Di solito si ha una cheratite con alte potenzialità di estendersi all’altro occhio e di trasmettersi alle persone vicine. I sintomi sono quelli di una congiuntivite con lacrimazione importante e gonfiore palpebrale complicata da dolore e da calo del visus (acutezza visiva). Spesso la terapia per risolvere il quadro è piuttosto lunga, con recidive dell’infiammazione corneale. Possono restare delle residue piccole opacità rotondeggianti, con una certa difficoltà visiva, eliminabili con il laser. Le forme di cheratite provocate dai batteri sono un po’ più rare, ma se non trattate adeguatamente possono creare dei danni importanti per la capacità di alcuni germi di distruggere velocemente il tessuto corneale, fino a penetrare all’interno dell’occhio.


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L’USO NON APPROPRIATO DELLE LENTI PUÒ CREARE LESIONI ALLA CORNEA FACILMENTE AGGREDIBILI DA FATTORI INFESTANTI ESTERNI

Una causa importante di infezione da batteri è l’uso non appropriato di lenti a contatto, che possono creare lesioni della cornea facilmente aggredibili dai germi esterni e portare a contatto della cornea stessa germi, funghi o protozoi che ristagnano sulla lente o nel liquido di conservazione. Per fortuna, per i batteri (ma non per i funghi, almeno non con la stessa efficacia) abbiamo l’arma degli antibiotici che, specie se mirati dopo esame colturale, possono risolvere con esiti accettabili la situazione se si interviene in tempi rapidi.

Parliamo sempre di cheratiti anche per le forme non infettive, o almeno per quelle che inizialmente non lo sono. Come dicevo la cornea deve la sua integrità anatomica e funzionale ad un insieme di fattori. Il venir meno di una di queste barriere porta inevitabilmente a dei problemi di sopravvivenza del tessuto. Un esempio sono le cheratiti frequenti delle persone anziane, specie se debilitate. In questi casi ci possono essere in causa, variamente intrecciate, delle alterazioni importanti della lacrimazione (piccole alterazioni della lacrimazione con una leggera sofferen-

za corneale sono assai comuni) e dei nervi che trasmettono le informazioni da e per la cornea. Si possono formare delle ulcere da cattivo nutrimento del tessuto e da mancanza di protezione e che possono complicarsi con infezioni varie. Anche qui la soluzione potrebbe essere chirurgica e potremmo essere costretti a chiudere definitivamente l’occhio suturando le palpebre. In tutti i molti casi di alterazione della lacrimazione, del bordo o del movimento palpebrale, è fondamentale la corretta protezione della cornea instillando frequentemente dei sostituti lacrimali in collirio o in gel. Infine, alterazioni infia m m ato r i e della cornea si possono avere nelle malattie immunologiche, dalle forme allergiche a quelle più gravi autoimmunitarie. Qui i quadri possono essere di vario tipo, con prognosi differenti e FINE terapie più o meno efficaci.

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SALUTE

CELIACHIA E’ prodotta dalla reazione ad alcune proteine del glutine presenti nel grano e in altri cereali comuni. Causa l’atrofia dei villi intestinali, determinando un interferimento con l’assorbimento di varie sostanze nutritive. Unico rimedio a tutt’oggi disponibile: la dieta con alimenti senza glutine. reagiscono all’avena, anche se è probabile che l’avena induca i sintomi per una possibile contaminazione con altri cereali durante i processi di lavorazione.

Dott.

Antonio Salzetta

Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna

La celiachia è una malattia autoimmune dell’intestino tenue, che si verifica in individui di tutte le età, geneticamente predisposti. E’ conosciuta da millenni, visto che la prima descrizione risale ad Areteo di Cappadocia nel II secolo d.C. Si ritiene che la patologia possa interessare fino ad una persona su 100 in Italia, dove le diagnosi di celiachia ogni anno sono oltre 135.000, con un incremento del 10% annuo. Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2011 i celiaci in Italia dovrebbero essere circa 600.000, ma è probabile che tale dato sia sottostimato: stando a questi dati la celiachia risulterebbe la malattia cronica più frequente.

Le cause

CEREALI SICURI SONO DA CONSIDERARSI INVECE IL MAIS, IL RISO, IL MIGLIO, IL SORGO, IL TEFF, IL GRANO SARACENO ED IL QUINOA. Tuttavia, oltre ai fattori ambientali, anche i fattori genetici hanno importanza nello sviluppo della Malattia Celiaca: infatti la prevalenza della malattia è del 10% nei familiari di primo grado. Quindi ad ogni nuovo paziente celiaco viene sempre consigliato l’esecuzione di test di screening sui propri familiari di primo grado. Nonostante questa possibile predisposizione genetica, non si nasce celiaci ma lo si diventa nel corso della vita e qualsiasi età può segnare l’inizio della malattia: possibili fattori scatenanti la malattia possono essere INFEZIONI VIRALI (Rotavrus/Adenovirus), gastroenteriti di natura batterica, puerperio o interventi chirurgici.

La malattia celiaca è causata da una reazione alla gliadina, una proteina del glutine presente nel grano e da proteine simili che si trovano in altri cereali comuni quali orzo e segale: anche il farro, la semola, il grano duro ed il Kamut possono indurne i sintomi. Solo una piccola minoranza di celiaci 10

L’ESPOSIZIONE cioè l’assunzione con gli alimenti contenenti gliadina, causa una complessa reazione infiammatoria (soprattutto per intervento dei Linfociti T) che determina il troncamento fino alla totale scomparsa dei villi che rivestono l’intestino tenue, chiamata atrofia dei villi intestinali.

Questo determina un interferimento con l’assorbimento di varie sostanze nutritive poichè i villi sono appunto responsabili dell’assorbimento delle sostanze che vengono assunte con l’alimentazione. I sintomi della malattia celiaca variano in base alla età del paziente, all’entità e alla durata del danno all’intestino tenue, e sono riconducibili sia all’apparato gastroenterico che ad altri organi extraintestinali.

Quali sintomi GASTROINTESTINALI diarrea, gonfiore addominale, crampi addominali, nausea. Questi sintomi spesso sono confusi con un’altra frequente malattia dell’apparato gastroenteri- GONFIORI ADDOMINALI co: la Sindrome dell’Intestino Irritabile (chiamata anche Sindrome del Colon Irritabile o Colite Spastica) SINTOMI SECONDARI Strettamente correlati al malassorbimento, in quanto, a causa della malattia, l’intestino tenue riduce o perde la capacità di assorbire nutrienti, minerali e le vitamine A,D, E,, K. ALTRI SINTOMI Mancata o ritardata crescita nei bambini (in passato la Malattia Celiaca era


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SALUTE conosciuta anche come la “malattia del fantino”), perdita di peso o affaticamento da incapacità di assorbire carboidrati o grassi, anemia (da mancato assorbimento di Ferro, acido folico, vitamina B12), osteopenia (cioè diminuzione del contenuto minerale delle ossa), osteoporosi (indebolimento delle ossa e rischio di fratture), anomalie dello smalto dei denti da malassorbimento di Calcio o vitamina D, sanguinamenti o emorragie anomali (da malassorbimento di vitamina K), difficoltà visive soprattutto notturne (da malassorbimento di vitamina A). SINTOMI EXTRAINTESTINALI spesso di non immediata spiegazione e a volte fattori confondenti, sono: infertilità inspiegabile (cioè difficoltà nel concepimento), aborti ricorrenti, mortalità neonatale, assenza di mestruazioni, aumentata suscettibilità ad infezioni (da riduzione del volume della milza), dermatite erpetiforme (patologia cutanea pruriginosa, considerata come una manifestazione cutanea della celiachia), alterazione dei parametri di laboratorio del fegato (transaminasi), depressione o ansia, convulsioni, afte orali recidivanti. La celiachia, essendo una malattia su base autoimmune, a volte può associarsi con altre malattie autoimmuni: Diabete Mellito di tipo I, Tiroidite Autoimmune, Cirrosi Biliare Primitiva.

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tualità non infrequente), in quanto questo inficierebbe l’attendibilità degli esami, che potrebbero risultare falsamente negativi, cioè non svelare la malattia. »SEGUE

Tranne casi particolari in cui vi è un fortissima probabilità di malattia, gli accertamenti diagnostici prevedono inizialmente esami bioumorali effettuabili tramite semplice prelievo di sangue. E’ importante tuttavia che il paziente non sospenda spontaneamente l’assunzione di alimenti contenenti glutine (autodiagnostiPRELIEVO EMATICO candosi la malattia, even-

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A tutt’oggi la dieta senza glutine è l’unica terapia disponibile, anche se si studiano di continuo altre strategie terapeutiche.

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La dieta priva di glutine deve essere molto rigorosa, in quanto sono sufficienti minime quantità di glutine per impedire il miglioramento e deve essere seguita scrupolosamente per tutta la vita.

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per ristrutturazioni e sostituzione infissi. Nei casi di positività degli esami bioumorali bisogna eseguire la gastroscopia, l’unica metodica che consente di diagnosticare o escludere con certezza la malattia: la gastroscopia è un semplice esame endoscopico di solito ben tollerato dai pazienti (anche se in casi di particolare intolleranza all’indagine la gastroscopia può essere eseguito in sedazione) e della durata di pochi minuti nel corso della quale vengono prelevati

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La stretta aderenza alla dieta permette nella maggior parte dei casi la risoluzione dei sintomi, consente il ripristino dei danni intestinali e previene i peggioramenti o le complicanze della malattia, comprese le neoplasie. I miglioramenti iniziano già dopo pochi giorni, con il riformarsi dei villi intestinali ed il ripristino dell’assorbimento delle sostanze ingerite. In modo abbastanza caratteristico con l’inizio ed il perpetuarsi della dieta aglutinata vi è un miglioramento generale delle condizioni soggettive del paziente: migliorano infatti le capacità fisiche, intellettive ed il tono dell’umore: il paziente cioè si sente globalmente meglio. Viene inoltre sempre consigliata ed eseguita la consulenza del medico die-


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SALUTE tologo e del dietista per assicurare che il paziente sia a conoscenza degli alimenti contenenti glutine, delle possibili c o nta m i n a zioni durante la preparazione degli alimenti (ad esempio gli utensili impieCONSULENZA gati come lo scolapasta, cucchiai DEL DIETISTA di legno), degli ali- CONSIGLIATA menti sicuri e per avere a disposizione una dieta equilibrata nonostante le limitazioni. In Italia il S.S.N. rimborsa gli alimenti privi di glutine comunemente reperibili in commercio con un marchio specifico impresso sulla confezione. A volte, soprattutto nei pazienti scarsamente sensibilizzati o scarsamente motivati, continuare la dieta può essere difficoltoso ed il mancato rispetto della dieta può causare ricaduta di malattia, esponendo nel lungo termine a complicanze specifiche della malattia stessa (digiuno-ileite ulcerativa, tumori del tenue o altri organi): è importante pertanto informare adeguatamente tutti. A tal proposito anche le Associazioni di Pazienti Celiaci si avvalgono di validi supporti informatici disponibili in rete e svolgono un ruolo fondamentale di educazione dei pazienti.

Conclusioni La celiachia è una malattia estremamente frequente e la migliore conoscenza negli ultimi anni ha consentito un notevole aumento delle diagnosi di malattia. In caso di comparsa di sintomi, anche inspiegabili, è doveroso riferirsi sempre al Medico di Medicina Generale e mai eliminare spontaneamente il glutine (per “fare una provaâ€?): il medico di base provvederĂ a prescrivere esami bioumorali di primo FINE livello o inviarvi allo specialista.

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GRAFOLOGIA

DISGRAFIA EVOLUTIV A LA FATICA DI SCRIVERE È un disturbo specifico dell'apprendimento che si evidenzia in assenza di deficit intellettivi, neurologici o di particolari e gravi situazioni di disagio sociale. Si manifesta come una difficoltà a riprodurre i segni alfabetici e numerici.

Dott.sa

Maria Germana Azzarello

Iscritta AGI (Associazione Grafologi Italiani) Iscritta ANGRIS (Ass.ne Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura) E-mail: azzarellogermana@gmail.com

Molto più che una semplice questione di ortografia Questo disturbo comporta una difficoltà grafo-motoria che non deve essere confusa con quelle più comuni, ortografiche e sintattiche, anche se condiziona negativamente tali acquisizioni a causa dell'impossibilità della rilettura e dell'autocorrezione da parte del soggetto. Le conseguenze di questa difficoltà sono una grafia illeggibile, (lenta ed irrigidita nel movimento esecutivo, compiuto con molta fatica) ed una scrittura che non rappresenta la personalità del soggetto. 14

Conseguentemente l'apprendimento è impedito o rallentato ma non c’è nessuna specifica menomazione: la disgrafia non è una malattia ma un semplice disordine causato da una mancata acquisizione e dovuto a una alterazione genetica (con carattere ereditario) e costituzionale anche di minima entità. La realtà è che una scrittura inadeguata non è solo la conseguenza di alcuni fattori che hanno influito negativamente ma è anche causa di disadattamento, di difficoltà di scolarizzazione, di difficoltà nell'apprendimento e nelle relazioni con gli altri.

Come si genera Questo disturbo specifico di apprendimento è indipendente dalla volontà del soggetto, dall'educazione dei genitori; si può intervenire con esiti positivi ma non sempre può essere guarito. LE CAUSE DELLA DISGRAFIA SONO MOLTEPLICI: - CARENZA NELLE ABILITÀ DI BASE - DISTURBI DEL LINGUAGGIO - PROBLEMATICHE AFFETTIVE - CAUSE NEUROLOGICHE - PROBLEMI INTELLETTIVI ED AFFETTIVI


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GRAFOLOGIA Robert Olivaux (psicologo e grafologo) ha descritto "i segnali di allarme della scrittura" e, cioè, gli aspetti della scrittura che devono insospettire genitore ed insegnante: -

eccessiva curvilineità o angolosità; eccessiva precisione e minuziosità; trasandatezza disordine ed imprecisione delle forme grafiche - lentezza grafica e scarso controllo del gesto - pressione troppo marcata o, viceversa, troppo leggera.

Individuare il problema La difficoltà sta nel capire se i problemi fanno parte del normale processo evolutivo o se sono i “sintomi” di un acuto stato di sofferenza: questo è un dilemma non da poco se si pensa che la diagnosi è stata anticipata addirittura alla fine della classe seconda elementare, periodo in cui la scrittura non può certo essere padroneggiata con sicurezza dal bambino.

E’ essenziale leggere bene, altrettanto essenziale è scrivere bene, non solo per motivi strumentali e legati all'apprendimento ma anche per evidenti ragioni di benessere psicologico ed emotivo della persona.

I benefici di una “bella” grafia Scrivere con facilità significa poter esprimere i propri pensieri, sviluppare il controllo delle emozioni, l'intuito e l'intelligenza; inoltre favorisce l'apprendimento, aiuta a migliorare l'attenzione ed i risultati scolastici. E' necessario anche adottare strumenti compensativi che possano ridurre gli effetti della difficoltà favorendo una modalità di apprendimento più adatta alle caratteristiche del bambino.

Scuola, tecnologia… Proprio nell’ambito scolastico la tecnologia informatica, i software didattici, gli audio-libri, sono sicuramente dei validi strumenti nel trattamento dei disturbi specifici di apprendimento. E’ però discutibile estendere l'uso di questi sup-

porti a tutti i disturbi in modo esclusivo e generalizzato, perché se la tastiera di un computer può risolvere un problema concreto nell'immediato, nulla può fare, invece, per favorire il senso di autostima del bambino, per aiutarlo a superare il senso di frustrazione.

…e rieducazione Ecco perchè è bene, nel caso della disgrafia, intraprendere un percorso di rieducazione della scrittura con l'ausilio ed il supporto di un professionista, il grafologo rieducatore della scrittura che ha consolidato competenze metodologiche e relazionali necessarie per organizzare un piano individuale di recupero. La disgrafia è tuttora un disturbo sottovalutato le cui ricadute a livello scolastico sono minimizzate. E’ invece importante essere consapevoli che un tempestivo intervento può proteggere ed aiutare il bambino, può favorire il suo equilibrio psichico, le sue capacità cognitive e la sua socializzazione. FINE

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AMBIENTE

MARIO

TOZZI

Il noto divulgatore scientifico a colloquio con “Salute 10+”. Intervista di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it

Parla dei problemi ambientali con un certo trasporto emotivo, ma mantenendo sempre grande lucidità. Mario Tozzi, volto noto al grande pubblico per le sue partecipazioni televisive su Rai e La7 (Gaia, Che tempo che fa, La Gaia Scienza, Atlantide, etc.), ha fatto del suo lavoro di geologo e divulgatore scientifico una vera e propria missione di vita. “Salute 10+” lo ha incontrato durante uno dei vari convegni ai quali partecipa, cercando di spostare l’attenzione verso le problematiche ambientiali.

Fra l’altro tornano anche vecchie malattie che si consideravano ormai debellate: in qualche caso in India è rispuntata addirittura la peste, favorita dall’eccesso di proliferazione di topi, determinata in sostanza dal troppo caldo».

La comunità internazionale sta facendo abbastanza per evitare il surriscaldamento climatico? «Purtroppo questa problematica è legata a questioni produttive, quindi al

denaro. Mentre su altri temi ambientali come la raccolta dei rifiuti si stanno facendo dei miglioramenti, complessivamente contro i cambiamenti climatici si sta facendo pochissimo».

Cosa resta oggi del Protocollo di Kioto, sottoscritto nel 1997? «L’Italia rientra nei limiti fissati a Kioto, il cui Protocollo in fondo prevedeva soltanto la riduzione dell’8 per cento delle imissioni in atmosfera di elementi inquinanti (biossido di carbonio

I cambiamenti climatici provocati dall’azione antropica, possono avere delle ripercussioni negative dirette sulla stessa salute dell’uomo? «CERTAMENTE SÌ. Aumentano le malattie legate a quei parassiti che una volta erano diffusi soltanto in certe regioni del mondo, e che adesso invece salgono in quota e vanno in terre prima per loro inospitali perché troppo fredde. Certe zanzare stanno portando la Febbre Gialla e la Dengue dove prima non c’era. Anche la Malaria si estende, per via dei territori conquistati dalla zanzara anofele. Tutto ciò comporta un maggiore rischio soprattutto per la salute delle popolazioni più povere e arretrate. 16

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SALUTE_10piu_n.8.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 23/07/13 09:42 Pagina 17

AMBIENTE pro-capite consumano sempre molta più energia dei cinesi e di qualsiasi altro abitante della Terra. Per cui i grossi colpevoli sono ancora loro, gli americani, anche perché culturalmente condizionano tutto il mondo occidentale. Non intendono mettere in discussione il loro stile di vita, vogliono continuare a sprecare, perché tanto lo fanno sulla pelle di tutti gli abitanti di questa Terra».

metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) rispetto al 1990. Noi ci stiamo dentro, anche se potremmo fare molto di può. Altri Stati, invece…».

Quali gli stati “canaglia” sui temi ambientali? «Lo Stato “canaglia” per eccellenza resta gli Stati Uniti: a livello globale il loro fabbisogno potrà diventare anche inferiore a quello cinese, ma

In Italia, l’ambiente è quasi sparito dal dibattito politico degli ultimi mesi… «Sì, non ne parla più nessuno, perché evidentemente la politica pensa che l’ambiente non dia un tornaconto elettorale. In realtà lo dà, per esempio al Movimento 5 Stelle, che ne ha fatto una bandiera, mentre i partiti tradizionali non hanno compreso che questa è un’esigenza che andrebbe quantomeno assecondata. E’ una lacuna di chi pensa che questi temi non facciano presa in un periodo di crisi economica».

L’unico elemento di discussione degli ultimi mesi è stato l’Ilva di Taranto «Però anche sull’Ilva l’aspetto predominante è stato quello sociale e non quello ambientale. Si parla molto del lavoro perduto, ma non si dice abbastanza che quella è una “bomba ad orologeria” che andrebbe disinnescata il prima possibile, facendo pagare le costose spese di bonifica e riconversione dell’area al “padrone”, cioè colui che per alcune decine di anni ha inquinato in maniera devastante. La soluzione sull’Ilva, così come per tutti i grandi impianti industriali italiani, da… »SEGUE

ILVA A TARANTO

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…Marghera a Porto Torres, da Piombino a Manfredonia, può essere soltanto una: questi siti devono essere chiusi. Poi lo si può fare gradualmente, ma quello è il loro destino. Non si può continuare a produrre in maniera mortale, barattando vite in cambio di posti di lavoro».

Energie alternative: l’Italia ha detto no al nucleare oltre vent’anni fa, però le energie alternative sono ancora residuali rispetto al fabbisogno… «Dobbiamo insistere sulle energie alternative. I consumi domestici, che sono un terzo di quelli nazionali, possono essere suppliti col sole e col vento, soprattutto col sole.

Se si coibenta bene la propria casa, poi per il fabbisogno familiare è sufficiente impiantare tre kilowatt di pannelli fotovoltaici, i cui costi di circa 7.000 euro si ammortizzano in pochi anni. E una volta che ti sei pagato l’impianto e il suo smaltimento, il sole è gratis».

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Occorre anche un cambiamento culturale «Quello in parte c’è. In Italia siamo tornati ad essere i primi installatori di pannelli fotovoltaici in Europa, quindi questa inversione di tendenza si fa sentire. Io ho fiducia, anche se ci vorrà del tempo».

Se lei fosse il Ministro dell’Ambiente, quali sono i tre provvedimenti più urgenti che prenderebbe? «Il PRIMO l’ho già indicato: chiudere le “bombe” innescate sul territori come l’Ilva a Taranto. SECONDO: fare un provvedimento che imponga ai Comuni di non consumare altro suolo, spingendoli a riqualificare e riconvertire le zone già urbanizzate. TERZO: incentivare di più i mezzi pubblici, perché gli italiani continuano ad utilizzare FINE troppo la propria auto».

LA SCHEDA Mario Tozzi è nato a Roma il 13 dicembre 1959. Divulgatore su Rai 3 e La 7. Geologo, divulgatore scientifico, giornalista e saggista, è noto soprattutto come personaggio televisivo. Laureatosi in Geologia all’Università La Sapienza, lavora al Consiglio Nazionale delle Ricerche ed è responsabile per la divulgazione della Federazione Italiana Scienze della Terra. Dal 1997 ha condotto su Rai 3 “Gaia - Il pianeta che vive”, e dal 2007, l'evoluzione dello stesso programma, “Terzo pianeta”. Dopo alcune apparizioni al programma di Rai 3 “Che Tempo che fa”, dal 2009 ha condotto insieme al Trio Medusa la trasmissione di divulgazione scientifica “La Gaia Scienza” su La 7. Dal maggio 2012, sempre su La 7, è autore e conduttore di “Atlantide”. Dal febbraio 2011 conduce il programma radiofonico “Tellus” su Radio 2, che tratta le tematiche ambientali a lui care. Sulla rivista ufficiale dei soci Coop Italia firma la rubrica fissa sull’ambiente “Un pianeta da difendere”. È vegetariano per ragioni etiche, ambientaliste e salutistiche. Curiosità: l’asteroide 11328 Mariotozzi è stato così battezzato in suo onore.


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SANITÀ

INTOSSICAZIONI

ACUTE Ecco come poterle prevenire e come intervenire nei casi urgenti. RIE A SCOPO AUTOSOPPRESSIVO, quelle da ESPOSIZIONE A SOSTANZE CHIMICHE sul luogo di lavoro, nonché quelle da INCIDENTE DOMESTICO.

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Andrea Drei

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La tossicologia clinica in urgenza si occupa del trattamento delle intossicazioni acute, causate dall’esposizione ad una o più sostanze tossiche in un breve arco di tempo. Una sostanza diventa tossica qualora la via di contatto e la dose le permettano di superare le barriere naturali dell’organismo e di raggiungere gli organi o i tessuti bersaglio ad una concentrazione in grado di determinare effetti dannosi.

Possibili vie di ingresso delle sostanze tossiche nel nostro organismo INGESTIONE INALAZIONE CONTATTO CUTANEO VIA ENDOVENOSA

Le più frequenti Fra le tipologie di intossicazioni più ricorrenti ci sono quelle ACCIDENTALI a carico dei bambini, quelle VOLONTA-

Semplici messaggi di prevenzione Bisogna assolutamente evitare che i bambini, specie quelli sotto i 3 anni che MASSIMA ATTENZIONE hanno una spiccata tendenza a portare alla bocca ciò che trovano, abbiano accesso

a medicinali o sostanze per uso domestico. Bisogna evitare di lasciare sostanze potenzialmente pericolose in contenitori inappropriati all’interno dei quali possa essere travisato il contenuto. Non ha senso somministrare latte agli intossicati. Quest’abitudine, un tempo abbastanza diffusa, non ha un motivo razionale e può essere controproducente. Inoltre è pre- IL LATTE È SCONSIGLIATO feribile non indurre il vomito nella persona intossicata, in quanto… »SEGUE

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SALUTE_10piu_n.8.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 23/07/13 09:42 Pagina 20

…per certi tipi di sostanze, come quelle ad azione caustica/corrosiva, il passaggio a ritroso attraverso l’esofago e il cavo orale può essere causa di aggravamento delle lesioni. Anche per le sostanze schiumogene come i saponi e per i derivati del petrolio, di per sé non particolarmente tossici per ingestione, il vomito esporrebbe al rischio di inalazione con effetti ben più pericolosi.

Cosa fare in caso di necessità e di aiuto Qualora ci si trovi a soccorrere una persona intossicata, si deve cercare di RACCOGLIERE NOTIZIE PIÙ PRECISE POSSIBILE SU TEMPI, MODALITÀ, NATURA E QUANTITÀ DELLA SOSTANZA TOSSICA ASSUNTA. Si devono cercare i blister o i flaconi di medicinali vuoti, o i contenitori delle sostanze assunte (per esempio: i prodotti per uso domestico) che devono essere consegnati in Pronto Soccorso, dove, una volta acquisite le informazioni del caso

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verranno messe in atto le misure idonee per il trattamento. Un cardine nel trattamento delle intossicazioni consiste nella decontaminazione, che ha lo scopo di prevenire o ridurre l’assorbimento (cioè il passaggio nel circolo sanguigno) della sostanza tossica. IN CASO DI CONTATTO CUTANEO PERTANTO VERRANNO RIMOSSI GLI ABITI E LAVATE ABBONDANTEMENTE LA CUTE E LE MUCOSE. Nei casi di ingestione invece si può procedere alla gastrolusi, meglio nota come lavanda gastrica, che attualmente secondo il parere della maggioranza dei tossicologi, deve essere riservata alle intossicazioni più pericolose e con tempo intercorso dall’assunzione inferiore ad un’ora. Viene attuata ponendo il paziente in decubito laterale sinistro, e introducendo attraverso il cavo orale una grossa sonda a doppia via la cui estremità viene posizionata nello stomaco. Lo stomaco viene così lavato introducendo e rimuovendo alternativamente a più

riprese volumi prefissati di acqua, finchè non si osserva la fuoriuscita di liquido limpido. Una risorsa molto semplice ed efficace consiste nel CARBONE VEGETALE attivato che viene somministrato in quantità adeguata in successione o in alternativa rispetto alla gastrolusi. Si tratta di una polvere altamente porosa ottenuta dalla distillazione del legno, che ha il potere di legare a sé una grande quantità di sostanze tossiche neutralizzandole e limitandone notevolmente l’assorbimento. Si procede poi alla catarsi salina, cioè alla somministrazione di un PURGANTE (in genere il solfato di magnesio), allo scopo di accelerare l’eliminazione del tossico attraverso le feci. IN UN CERTO NUMERO DI CASI SI UTILIZZANO GLI ANTIDOTI. Sono farmaci che in maniera più o meno selettiva, con vari meccanismi di


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azione, inattivano o antagonizzano in misura più o meno completa le sostanze velenose. Nella pratica antidoti veramente efficaci sono disponibili solo nei confronti di una minoranza di sostanze tossiche. NEI CASI PIÙ GRAVI, IN CUI UNA MASSICCIA INTOSSICAZIONE DI SOSTANZE PERICOLOSE CREI UN IMMEDIATO PERICOLO PER LA VITA, VIENE DATA LA PRIORITÀ AL SOSTEGNO DELLE FUNZIONI VITALI, SECONDO PRINCIPI COMUNI A TUTTE LE EMERGENZE MEDICHE.

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Si deve pertanto assicurare la pervietà delle vie aeree, monitorare la funzione respiratoria e circolatoria, si somministra ossigeno e si dispongono due accessi venosi di grosso calibro per poter infondere un’adeguata quantità di liquidi.

Una gran quantità di sostanze tossiche Le sostanze ad azione tossica conosciute sono in numero enorme. Si stima che FUNGHI ammontino a diverse centinaia di migliaia dalla provenienza e dalla natura più varia. Fra i capitoli più importanti STUPEFACENTI per frequenza e per rilevanza del quadro clinico si possono citare l’ossido di carbonio, i funghi, gli stupefacenti, le piante FUMI tossiche, i caustici, gli antiparassitari, i fumi d’incendio, gli idrocarburi. Fra i farmaci gli antidepressivi, i cardiovascolari, i ANTIDEPRESSIVI sedativi, il paracetamolo ecc.

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Valutare caso per caso Per affrontare in maniera specifica e mirata le singole intossicazioni, nella maggioranza dei casi si ricorre alle consulenze dei CAV (Centro Anti Veleni), che

Fra questi, l’ASL di Ravenna si serve del CAV di Pavia, che è anche impegnato attivamente nel campo della formazione tossicologica, nel ANTIDOTI reperimento e nella distribuzione di antidoti, nonchè nel promuovere studi clinici in materia. Il CAV di Pavia risponde anche alle richieste di informazioni tossicologiche da parte di privati. FINE

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SALUTE_10piu_n.8.13_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 23/07/13 09:42 Pagina 22

MALATTIE INFETTIVE

ALLERTA

A

EPATITE

“ “

Frutti di bosco congelati hanno causato un focolaio in alcune parti d’Italia, Emilia Romagna compresa. I consigli del medico: “Lavate sempre bene tutti gli alimenti crudi. E vaccinatevi se andate in vacanza in Paesi a rischio”.

L’epatite A è causata dall’Heparnavirus, sensibilmente calato negli ultimi decenni, anche se periodicamente si riacutizzano focolai sporadici. Di norma, il virus si trasmette attraverso l’ingestione di acque infettate da residui fecali e cibo contaminato come vongole, ostriche e cozze. Rappresenta invece un’inquietante novità la notizia, diffusa nelle scorse settimane, di un focolaio di epatite A provocato da frutti di bosco congelati. Nei primi sei mesi di quest’anno si sono registrati 448 casi di epatite A, contro una media di 190 casi notificati nello stesso periodo nei tre anni precedenti. Le Regioni dove è stato riscontrato un maggiore incremento dei casi sono Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto e Puglia. La task force attivata dal Ministero della Salute ha individuato la fonte di contaminazione nei frutti di bosco surgelati. Numerosi controlli di laboratorio hanno poi permesso di identificare i quattro lotti di frutti di bosco incriminati, tutti di origine extranazionale, che sono stati immeditamente ritirati dal mercato. Oggi questo allarme pare dunque già completamente rientrato, ma l’allerta sui prodotti alimentari di dubbia provenienza, e non solo quelli, non può certo cessare. 22

“Allarme del Censis: “Nove milioni di italiani senza i soldi per curarsi.” (Cit. Quotidiano la Stampa del 5 giugno 2012)

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«E’ comunque opportuno premettere che l’epatite A, nella sua forma più comune, è la più “leggera” fra le varie epatiti – spiega il dottor Andrea Baldisserri, medico del Centro CASPITA di Faenza, nonché nostro collaboratore. I sintomi che presenta chi viene colpito dall’Epatite A sono stanchezza, nausea, febbre, disturbi gastrointestinali e in qualche caso l’ittero, ovvero la colorazione giallastra della pelle. Altri sintomi sono la pipì di colore ocra scuro e le feci di color creta. Una volta ingerito, - continua Baldisserri - l’Haparnavirus passa nel sangue, che lo trasporta nel fegato, dove si moltiplica. Dopo circa 10 giorni comincia ad essere espulso con le feci sotto forma di virioni. La guarigione avviene normalmente, in genere nell’arco di un mese. Esiste comunque un vaccino, che non è obbligatorio e garantisce immunità dal virus per circa 20 anni».

Qualche consiglio «Il caso recente dei frutti di bosco presenta un aspetto nuovo dell’epatite A, perché il virus non era mai stato rintracciato in un prodotto congelato – riprende Baldisserri - Probabilmente si tratta di una contaminazione avvenuta all’origine del prodotto, e che il congelamento non è riuscito a debellare. Ad ogni modo, è opportuno ricordare che soltanto la cottura ad alte temperature può uccidere il virus. E’ poi utile raccomandare l’accurato lavaggio di tutti gli alimenti di dubbia provenienza, principalmente molluschi, cozze e vongo-

MALATTIE INFETTIVE le, ma anche della frutta e verdura che compriamo quotidianamente sotto casa. Anche una banale insalata, se non lavata bene, può provocare questa infezione. Per chi si reca in vacanza in Paesi di Asia, Africa, Sud America ed Europa dell’Est, può essere utile vaccinarsi tre mesi prima della partenza. In ogni caso, in quei Paesi consumate soltanto acqua minerale». FINE DOVE POTER EFFETTUARE IL VACCINO ANTI EPATITE A NEL TERRITORIO DEL DISTRETTO DI RAVENNA RAVENNA Via Fiume Abbandonato, 134 CERVIA - Via Ospedale, 17 SAN PIETRO IN VINCOLI Via Pistocchi, 41

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MA LE VERE TRAGEDIE SANITARIE SONO CAUSATE DALL’EPATITE C Se i focolai del virus dell’epatite A possono giustamente preoccupare, le tragedie umanitarie nel mondo sono determinate dall’epatite C, che spesso scatena vere e proprie pandemie. Il virus dell’epatite C è cento volte più infettante dell’A. Una volta dentro l’organismo, si moltiplica nel fegato alla velocità di mille miliardi di particelle virali al giorno, aprendo la porta a cirrosi e carcinoma epatico. Fra l’altro, proprio in questi mesi sta passando in secondo piano la grave emergenza sanitaria in Egitto, dove centinaia di persone starebbero morendo a causa dall’epatite C, complice il degrado igienico e socio-sanitario. Un dramma che resta sullo sfondo della ben nota rivoluzione. I ricchi per curarsi verrebbero in Europa, mentre la gente del popolo si infetta, non ha cure e muore. In questo contesto si starebbe sviluppando anche la piaga del commercio di organi: 10mila euro il costo di parte del fegato, per il trapianto, che è spesso l’unica soluzione all’Epatite C.

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BELLEZZA

IL VERO O FALSO DELLA CHIRURGIA PLASTICA

Quanto siete esperti di chirurgia plastica? Scopritelo con noi, domande e risposte realizzate con gli specialisti della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, SICPRE. Un modo diverso per saperne qualcosa in più di questa specialità. di Anna Danieli 1 IL SENO AUMENTATO CON PROTESI AL SILICONE È FREDDO. FALSO La protesi è completamente circondata dai tessuti della paziente e pertanto ha la stessa temperatura del corpo. 2 IL LIFTING DURA TRA GLI 8 E I 15 ANNI, POI BISOGNA RICORRERE A UN NUOVO RITOCCO. VERO Il lifting consente di riportare indietro il calendario biologico, ma non di fermarlo. La caduta dei tessuti e l’accentuarsi delle rughe è un fenomeno continuo e fisiologico.

5 LE PROTESI MAMMARIE VANNO SOSTITUITE DOPO 10-20 ANNI. VERO Ma solo nel caso di protesi “vecchie”. Quelle che si utilizzano oggi possono durare anche più di 20 anni. Per tutte, comunque, vale la buona regola di un controllo annuale, con ecografia mammaria. 6 CON LA CHIRURGIA PLASTICA SI PUÒ RINGIOVANIRE LA ZONA DELLE PALPEBRE, CON LA BLEFAROPLASTICA, E TUTTO IL VISO CON IL LIFTING. MA PER IL COLLO NON C’È NIENTE DA FARE. FALSO Per eliminare le rughe sul collo si può ricorrere al lifting oppure a un intervento meno impegnativo, che consiste nel praticare un taglio sotto il mento, da cui si “riprendono” i tessuti diventati lassi con l’età. 7 ALCUNI INTERVENTI DI CHIRURGIA PLASTICA VENGONO EFFETTUATI GRATUITAMENTE CON IL SSN.

3 LA LIPOASPIRAZIONE DEVE ESSERE REALIZZATA IN AMBIENTI IDONEI, ANCHE QUANDO SI TRATTA DI ELIMINARE PICCOLE QUANTITÀ DI ADIPE. VERO La lipoaspirazione è comunque un intervento chirurgico, anche nei casi di piccola entità. Per questo deve essere realizzato in ambienti idonei. 4 DOPO QUALSIASI INTERVENTO DI CHIRURGIA PLASTICA CHE ABBIA COMPORTATO DELLE INCISIONI NON SI PUÒ PRENDERE IL SOLE SENZA PROTEZIONE PER ALMENO 6 MESI. VERO L’esposizione ai raggi solari produce una sorta di tatuaggio permanente: la pelle “nuova” diventa più scura, rendendo così evidente la cicatrice. Fondamentale, quindi, il filtro solare. 24

VERO Il paziente non paga nulla per gli interventi a carico del SSN, cioè quelli motivati da esigenze funzionali (l’intervento al naso per respirare bene, la riduzione del seno per gigantomastia), correttive (le cicatrici deturpanti esito di traumi) o ricostruttive (la ricostruzione di una mammella dopo un tumore). Ancora, non prevedono alcun esborso gli interventi sugli ex-obesi, in cui si eliminano i tessuti in eccesso, molli e cadenti. 8 DOPO QUALCHE SEDUTA DAL MEDICO ESTETICO, I PAZIENTI POSSONO PROVVEDERE DA SOLI AD INIETTARSI I FILLER CHE RIEMPIONO LE RUGHE. FALSO e SBAGLIATISSIMO - E' un'idea assolutamente da sconsigliare, perché può dare luogo a risultati asimmetrici e decisamente sgradevoli. Si tratta assolutamente di trattamenti medici e dal medico devono essere praticati. Non basta assistere (tra l’altro su di sé) a un paio di trattamenti per essere in grado di riprodurli correttamente e senza rischi.


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BELLEZZA 9 È MEGLIO AFFRONTARE GLI INTERVENTI DI RINGIOVANIMENTO DOPO I 45 ANNI.

13 LA CORREZIONE DELLE ORECCHIE A VENTOLA È CONSIGLIABILE SOLO DOPO I 18 ANNI.

FALSO Ogni intervento di ringiovanimento viene “tarato” sull’età “biologica” e non su quella della carta d'identità del paziente, considerando la situazione di partenza, con l’obiettivo di ottenere un risultato il più possibile naturale.

FALSO L’intervento si può già affrontare a partire da 5-6 anni di età per evitare complessi psicologici evidenti, ricorrendo all'anestesia generale. A partire dai 12-13 anni, invece, si può realizzare in anestesia locale.

10 L’IMPIANTO DI PROTESI AL SILICONE NON AUMENTA IL RISCHIO DI AMMALARSI DI TUMORE AL SENO.

14 I CAPELLI TRAPIANTATI NELLE ZONE COLPITE DA ALOPECIA SONO DESTINATI A CADERE IN POCO TEMPO.

VERO Nessun studio clinico ha mai rilevato una maggiore insorgenza di tumore alla mammella in pazienti che si sono sottoposte a mastoplastica additiva. Al contrario, diversi studi evidenziano una minore incidenza di tumore nelle donne operate, forse anche grazie al fatto che queste ultime sono sottoposte a ecografie con cadenza annuale, per verificare il buono stato delle protesi.

FALSO Vengono trapiantati bulbi nuovi e sani, prelevati dalla nuca. Come i capelli di questa zona, quelli trapiantati sulla sommità del capo hanno la più lunga aspettativa di vita.

11 LE LABBRA RIFATTE PERDONO SENSIBILITÀ. FALSO Non perdono sensibilità se il trattamento è stato realizzato “a regola d’arte”, cioè senza creare i famosi canotti ed utilizzando tecniche e materiali corretti. 12 TUTTI GLI INTERVENTI DI RINOPLASTICA DEVONO ESSERE EFFETTUATI IN ANESTESIA GENERALE. FALSO Si effettua in anestesia locale la cosiddetta rino-tip, l’intervento che permette di rimodellare la punta del naso.

15 PER ELIMINARE I TATUAGGI SI DEVE RICORRERE A DIVERSE SEDUTE DI LASER-TERAPIA (DIVERSE A SECONDA DEL TIPO DI TATUAGGIO), MA ALLA FINE IL RISULTATO È GARANTITO. FALSO La possibilità di eliminare un tatuaggio dipende dalle sostanze con cui questo è stato realizzato e dai colori che a suo tempo si sono scelti (ad esempio, è praticamente impossibile “cancellare” il giallo). Il risultato, quindi, non è “garantito”, ma soggetto a una serie di variabili. FINE

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SALUTE

STORIA DELLA MEDICINA

IL PRIMO CHARLES BEST E FREDERICK BANTING NEL 1924

All’inizio del 1900 diventa sempre più necessaria l’istituzione di organismi di controllo farmaceutico, sia per lottare contro i prodotti pericolosi, sia per sottoporre a verifica i farmaci, commercializzati fino a quel momento senza verifiche ufficiali. Nel 1906 negli Stati Uniti nasce la Food and Drug Administration, l'organismo che ancora oggi regolamenta la messa in vendita di medicinali e alimenti. In Europa, è la Svizzera il primo Stato a darsi una regolamentazione di questo tipo: nel 1900 viene costituito a Zurigo l'Ufficio Intercantonale per il Controllo dei Medicamenti. Negli anni successivi nasceranno altri enti regolatori nei singoli Stati europei, anche se poi passerà quasi un secolo prima dalla fondazione dell’European Medicines Evaluation Agency, l’ente regolatore del nostro continente per i farmaci, avvenuta a Londra soltanto nel 1995.

I lato oscuro dei farmaci Nel 1910, il batteriologo tedesco Paul Ehrlich mette a punto per la prima volta un farmaco di sintesi (chemioterapico) capace di aggredire il germe della sifilide. E’ una scoperta epocale: lo scienziato si rende conto che certi coloranti si legano ai batteri, allora testa 606 composti e proprio l'ultimo di questi, a base di arsenico, si dimostra efficace. Somministrandolo ai pazienti, tut26

Novecento tavia, il farmaco presenta un lato oscuro: è molto tossico, produce sintomi gravi, dolori, lesioni del fegato, del sistema digestivo e può provocare la morte. Sarà poi sostituito, qualche anno più tardi, da un suo derivato meno tossico e meglio tollerato. Ehrlich sviluppa una teoria secondo cui l'azione di un farmaco è necessariamente dovuta al suo legame con un recettore specifico che si trova nell'organismo. Una teoria che ancora oggi rappresenta la leva dello sviluppo di migliaia di nuovi farmaci. Farmaci che, secondo Ehrlich, devono colpire in modo preciso il loro bersaglio, e che per questo chiama "proiettili magici".

Vitamine, le molecole della vita La scoperta delle vitamine, composti organici essenziali per l'uomo, nasce dalla constatazione che una dieta a base di carboidrati, lipidi, proteine e sali minerali non è sufficiente a garantire lo sviluppo e la sopravvivenza degli individui ma che è necessario addizionare anche degli opportuni fattori di crescita. Le manifestazioni patologiche riscontrate in occasione di penuria di determinati cibi avevano suonato come un campanello d'allarme: lo SCORBUTO, il BERI BERI (provocava seri danni al sistema nervoso), la PELLAGRA e il RACHITISMO sono malattie che per secoli hanno imperversato in tutto il mondo con un costo sociale elevato.

Ma il fatto che potessero avere qualche cosa in comune non era un concetto scontato. La prima vitamina viene isolata nel 1911: per la sua positività alle reazioni delle ammine, è chiamata "ammina della vita", da cui vitamina, il cui nome venne dato dal biochimico di origine polacca Casimir Funk. Nel 1928 il biochimico ungherese Szent Gyorgyi isola dal cavolo un agente che combatte lo scorbuto, che si scoprirà essere la vitamina C. In un secolo possiamo affermare che le vitamine necessarie per l'uomo sono state tutte identificate, ma non sappiamo ancora tutto sui meccanismi con cui agiscono.

I sulfamidici, farmaci antibatterici Negli anni Venti la ricerca medica si focalizza molto sulle sostanze coloranti che manifestano attività antibatteriche. Proseguendo gli studi di Ehrlich e lavorando sui coloranti industriali dell'epoca usati per i tessuti, il biochimico tedesco Gerhard Domagk (Premio Nobel nel 1939), nel 1932, scopre l'attività antibatterica di un sulfamidico: è una scoperta storica. Il nuovo farmaco è in grado di contrastare la crescita di batteri come lo pneumococco, responsabile della polmonite, lo streptococco e il meningococco. Domagk lo sperimenta su una bambina che versa in condizioni gravissime per una setticemia, e la salva.


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SALUTE Si tratta del primo di una lunga serie di farmaci che nel corso del XX secolo sono stati studiati e perfezionati e sono tuttora utilizzati in terapia. Per queste ricerche Domagk riceve il Premio Nobel per la medicina nel 1939, ma è l'anno di inizio della Seconda guerra mondiale e Hitler gli vieta di andare a ritirare il riconoscimento a Stoccolma. Lo ritirerà solo al termine del conflitto.

Fleming e la penicellina I primi studi sulle proprietà antibiotiche delle muffe sono da accreditare a uno studente francese, Ernest Duchesne, che nel 1896 pubblica nella sua tesi di laurea i risultati delle sue ricerche sull'attività antibatterica del Penicillium glaucum, invitando ad approfondirle. Nel 1929 il medico inglese sir Alexander Fleming (Nobel per la Medicina nel 1945) fa casualmente un’osservazione destinata a cambiare radicalmente il corso della storia: in una capsula dove sono coltivati stafilococchi finisce una muffa comune, un Penicillium notatum, entrata da una finestra lasciata aperta. Depositandosi su un terreno di coltura per batteri, quindi molto ricco di sostanze nutritive, si sviluppa e cresce. Fleming osserva che nelle zone della piastra dove era cresciuta la colonia di muffe i batteri erano morti. Fleming conclude che il Penicillium notatum produce una sostanza, che chiama penicillina, in grado di impedire la crescita dei batteri. Quella famosa piastra, da cui ha preso avvio un’imponente ricerca farmaceutica, è oggi conservata presso il Museo di Storia britannica. La storia della penicillina è legata al nome di A. Fleming, ma per arrivare alla purificazione della sostanza occorre non solo il contributo di altri due ricercatori, Howard Florey ed Ernst Chain, ma anche un'applicazione tecnologica particolare (la fermentazione su larga scala) che trasformerà la scoperta in uno strumento clinico di importanza immensa.

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L’insulina per combattere il diabete Anche se era già conosciuta ai tempi dell'Antico Egitto, il diabete è una malattia che fino alla metà del secolo scorso era ancora misteriosa in molti suoi aspetti. Alla fine dell'Ottocento si intuisce che la sostanza mancante nell'organismo e che provoca il diabete proviene dal pancreas. Parecchi studiosi si dedicano alla ricerca di questa sostanza e finalmente, nel 1921, gli statunitensi Frederick Banting e Charles Best dimostrano che nel pancreas ci sono zone ben individuabili che producono una sostanza chiamata "insulina". Estraggono, non senza difficoltà, questa sostanza, ne dimostrano gli effetti fisiologici e le possibilità di impiego terapeutico.

FREDERICK BANTING E CHARLES BEST QUI IN UNA RAPPRESENTAZIONE IN RICORDO DEL 1921, ANNO IN CUI SCOPRONO LA PRODUZIONE DI INSULINA DA PARTE DI ALCUNE ZONE DEL PANCREAS.

Il primo paziente cui viene salvata la vita grazie all'insulina è, nel 1922, un ragazzo di 14 anni ricoverato all'ospedale di Toronto. Ha una forma di diabete grave, ma appena gli viene iniettata l'insulina il miglioramento è rapido. Questa ricerca frutta a Banting il Premio Nobel per la medicina nel 1923 e rappresenta un notevole passo in avanti nella medicina: si stima che da quando è stata introdotta in terapia, pur non essendo un farmaco che guarisce la malattia, l'insulina abbia salvato la vita a oltre 30 milioni di persone. Inizialmente si usava insulina estratta dai bovini e dai suini; oggi invece viene prodotta con le tecniche di bioingegneria: si fa produrre in grandi quantità a batteri, mutati geneFINE ticamente a questo scopo. NOTA BENE La storia dell'insulina è legata allo scienziato Nicolae Constantin Paulescu, (Bucarest 1869-1931). Nel 1921, Paulescu, primo al mondo, è in grado di curare il diabete, tanto che l'anno successivo, per la precisione il 10 aprile del 1922, ottiene il brevetto per la scoperta della Pancreina. Si apre una lunga discussione perché Frederick Grant Banting (Nobel nel 1923) e Charles Best sembrano aver semplicemente messo in pratica ciò che Paulescu ha scritto nei suoi lavori precedenti ed in particolare nel saggio del 22 giugno dell'anno precedente.

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SANITÀ

CURARE IL DOLORE Un dovere etico e un esempio di buona pratica clinica

Tra i pazienti ricoverati negli ospedali dell’Emilia Romagna, dal 2002 al 2011 la percezione di dolore intenso è scesa dal 24,2 al 15,9 per cento. Il dolore si può considerare una malattia nella malattia, in quanto peggiora la vita del paziente, con effetti negativi sul piano fisico e sulla sfera psicologica, emotiva, relazionale. La cultura del sollievo dalla sofferenza è un dovere etico, ma soprattutto l’esempio di una buona pratica clinica. Ed è per diffondere la cultura del “sollievo”, che il Servizio sanitario regionale dell’Emilia Romagna è impegnato da tempo attraverso il progetto “ospedale - territorio senza dolore”.

LE SCALE DEL DOLORE L’ascolto degli ammalati è di fondamentale importanza per capire qual è la dimensione del dolore, la sua sopportabilità, i risvolti emotivi e relazionali, ma anche per decidere il tipo di trattamento adeguato. Allo scopo di fornire un supporto agli operatori negli ospedali, negli ambulatori e a domicilio, il Comitato per la lotta al dolore della Regione Emilia Romagna, per la misurazione del dolore ha scelto di adottare la scala numerica NRS (Numerical Rating Scale), già ampiamente diffusa nel mondo, quale strumento da utilizzare nei servizi ospedalieri, territoriali e domiciliari. In particolare, per i bambini è stato scelto uno strumento semplice e immediato: una scala che riporta il disegno di volti di bimbi sorridenti o piangenti, a seconda del grado di dolore provato.

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Il risultato della misurazione del dolore è registrato nella cartella clinica del paziente, come ogni altro dato clinico di interesse. CRESCE IL SOLLIEVO Secondo un’indagine regionale effettuata l’anno scorso, meno persone provano dolore intenso tra i pazienti ricoverati negli ospedali dell’Emilia Romagna. Una diminuzione costante, che dal 2002 al 2011 è scesa dal 24,2 al 15,9 per cento, affiancandosi a un aumento delle persone che dichiarano di non provare alcun dolore, salito dall’11,7 al 19,4 per cento. All’indagine hanno aderito le Aziende sanitarie, l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) e varie associazioni di volontariato. Le informazioni sono state acquiste attraverso la distribuzione del questionario "Scheda del sollievo". In tutto sono state raccolte 10.456 schede, provenienti da 101 strutture sanitarie pubbliche e private, e da persone assistite a domicilio. La misura del dolore è stata articolata in quattro livelli e la percentuale di chi ha dichiarato di provare dolore intenso è del 15,9 per cento, in diminuzione rispetto al precedente questionario del 2009, quando era al 18,7 per cento.

Risulta in diminuzione anche il dolore moderato, dichiarato dal 37,1 per cento dei pazienti, contro il 38,4 per cento nel 2009. L’indagine mostra una correlazione tra età e dolore, percepito più intenso in età elevata: 61,4 anni per le donne e 53,5 per gli uomini. Lo studio evidenzia poi che per la donna c’è una probabilità superiore di provare disagio rispetto all’uomo. Inoltre, i pazienti intervistati segnalano la necessità di migliorare gli aspetti relazionali della presa in cura: l’umanizzazione delle cure, l’autosufficienza e la richiesta di FINE rassicurazione psicologica.


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I NOSTRI AMICI ANIMALI

TEACHING

DOGS Alla scoperta dei cosiddetti “cani insegnanti”, che hanno la naturale predisposizione ad educare gli altri cani ad un corretto modo di comunicare e relazionarsi. UN DISTINGUO NECESSARIO Mi preme insistere su un concetto: IL CANE È UN ANIMALE SOCIALE, MA NON PER FORZA SOCIEVOLE.

Max Vismara Educatore di cani - www.dicasavismara.it

“Ogni giorno è speso bene se si impara almeno una cosa....”. Questa massima mi porta ad introdurre l'argomento in questione, i Teaching Dogs, ovvero i cani insegnanti. Ho sempre riposto molta fiducia nelle capacità di apprendimento dei cani, soprattutto se ricevono insegnamenti nel loro linguaggio. Chi dunque meglio di un cane riesce a comunicare con un altro cane? Non è scontato però che tutti i cani sappiano ben comunicare sino ad essere degli insegnanti per i co-specifici, che per tanti motivi, primo tra tutti il troppo ed esclusivo contatto con l'uomo hanno disimparato a relazionarsi con altri cani.

Come per gli esseri umani, esistono cani che per attitudine personale, esperienza o predisposizione di razza non sono giulivi amiconi di tutti gli altri cani, perciò il forzare Fido ad essere ad ogni costo il beniamino di tutti i membri quadrupedi del campetto di sgambamento, quando per sua attitudine preferisce farsi bellamente i fatti suoi, è considerabile un atto di accanimento e maltrattamento, soprattutto se il cane dà segni di ansia e nervosismo, osservabili in sue posture e azioni come lo sbadiglio ripetuto e il continuo leccamento della punta del naso.

SBADIGLIO SONORO… E ANNOIATO

MA COME COMUNICANO I CANI? I cani comunicano tra loro attraverso segnali visivi (movimento e postura) olfattivi (odori emessi da apposite ghiandole dislocate in punti strategici del corpo, quelli che i cani comunemente si annusano reciprocamente) e vocali. Un cane emette una comunicazione e questa sortirà una risposta coerente se dall'altra parte si trova chi la recepisce e la sappia interpretare. I Teaching Dogs insegnano proprio questo, ad usare bene e soprattutto a capire come si "parla canino". Cito Angela Stockdale, una grande… »SEGUE

ANGELA STOCKDALE

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Via Benaco, 59 - Ravenna - Tel. 0544.271763 Cristiana - Cell. 333.3427633 …professionista inglese, una dei massimi esperti in campo mondiale di aggressività canina: “I Teaching Dogs insegnano ad altri cani a riscoprire il giusto modo di comunicare. Un cane che ha problemi coi suoi simili ha perso la sua capacità di comunicare nel modo giusto, a causa della sua storia personale: esperienze negative o mancanza di esperienze. Solo un cane con alte competenze sociali e con una naturale predisposizione ad insegnare, può aiutare un cane che si trova in questa situazione”. Alcuni mesi fa mi fu portato un Border Collie, con apparente problema di socialità. Il povero cane diventava aggressivo non appena scorgeva a 20/30 metri un co-specifico, maschio o femmina che fosse, nella sua esperienza tutto ciò che assomigliasse ad un cane era visto come fonte di allarme e per difendersi (da un pregiudizio costruito attraverso barbari metodi di costrizione a dover socializzare) passava preventivamente all'attacco. Messo a contatto con cani maggiormente avvezzi all’interazione intraspecifica, con una rete di protezione in frapponimento e un opportuno training, siamo riusciti a far si che il soggetto in questione riuscisse a interagire senza aggredire gli altri cani. 30

Da quel momento si è verificato ciò che la Stockdale chiama lo scambio di segnali calmanti o di pacificazione: “I Teaching Dogs vorrebbero vivere in un mondo i cui i cani comunicano bene fra loro, senza incomprensioni e conflitti. E per loro può essere frustrante trovarsi in mezzo a gruppi di cani in cui tutto regna fuorché la calma e la comunicazione. Perciò a causa della frustrazione (spesso anche i padroni, che non li comprendono, contribuiscono all'accrescersi dello stress), possono diventare problematici”. A questo punto ho assistito ad una serie di modalità di approccio al nuovo arrivato che variavano in funzione del cane che gli si faceva incontro. Non tutti però hanno interagito con il Border Collie, alcuni lo hanno osservato e poi apparentemente ignorato. Ma l'uomo non percepisce la comunicazione chimica olfattiva, quindi non posso essere certo sul fatto del completo disinteresse da parte di alcuni.

BORDER COLLIE

I TEACHING DOGS INSEGNANO TUTTI ALLA STESSA MANIERA? No, ogni cane insegnante ha un modo personale di approccio che la Stockdale ha classificato in tre tipologie: - MENTOR (mentore) - MINDER (guardia del corpo) - NANNY (tata) IL MENTOR E’ tranquillamente assertivo (autoaffermativo) per natura. Raramente gioca, se non flirtando con soggetti dell' altro sesso. Instaura legami fra i più forti in assoluto, con cani di alto rango dello stesso sesso. Un Mentor si rivolge ad un altro cane con decisione, ma senza ostilità. Tende a non utilizzare il linguaggio del corpo per rilassare attivamente un altro cane, ma spesso basta la sua presenza per calmare la maggior parte dei cani. Se il Mentor lavora all'interno di un gruppo, osserva dai bordi e partecipa solo se assolutamente necessario. Può essere molto pigro! Sostiene gli altri cani insegnanti laddove necessario, indicando con l'esempio cosa fare in situazioni difficili, nel caso in cui l'altro cane insegnante non riesca a far fronte alla situazione. IL MINDER I Minder sono, in generale, più dimostrativi di un Mentor e cercano l’interazione con un nuovo cane abbastanza presto. Questo non significa necessariamente che invitino a giocare. Se capiscono che il cane non è ancora pronto per quel livello di interazione, sanno conversare in un modo più sottile. Se l'altro è preoccupato, ma mostra segni di essere pronto a correre verso di lui, il Minder starà fermo con la testa laterale verso il cane. Il contatto visivo è fatto in modo intermittente per controllare se l'altro si stia calmando o abbia l'intenzione di correre contro. Una volta che il controllo della situazione è stato raggiunto, un Minder generalmente produce le attività in base allo stato emotivo dell'altro cane. Può mettersi a marcare, allontanandosi,


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A volte sarà sufficiente seguire e camminare a fianco del cane che non sta bene, altre volte lo inviterà al gioco. Dipende totalmente da come si sente l’altro cane. IN CONCLUSIONE… …Angela Stockdale afferma: “Non si può addestrare un cane insegnante. Un Teaching Dog è nato tale. Al limite, le loro esperienze possono permettere al loro potenziale di sviFINE lupparsi”.

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In una situazione di gruppo, inizialmente monitora dal bordo del gruppo, poi si muove attivamente verso ogni cane individualmente per verificarne il benessere. Questo dà fiducia agli altri cani che sono consapevoli della sua presenza di sostegno, se dovessero averne bisogno. Si concentra sui soggetti che si sentono più a disagio, che non sono necessariamente quelli che mostrano un comportamento esteriormente asociale.

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per permettere all'altro cane di controllare il suo odore e tranquillizzarsi prendendo così più informazioni sul suo conto. Oppure può invitare l'altro cane ad un gioco di stato, spesso istigando un inseguimento. In una situazione di gruppo, un Minder interrompe qualsiasi comportamento asociale o indisciplinato, frapponendosi fisicamente tra i cani e restandoci fino a che la tensione scende. Quando i cani in questione si sono calmati, il Minder di solito si allontana e monitora da lontano. LA NANNY E’ il più sorprendente di tutti i cani insegnanti. Le Nanny sono estremamente generose e felici quando tutti gli altri sono felici, compresi gli altri Teaching Dogs. Rilassano un cane che è a disagio o anti-sociale, aiutano anche Mentor o Minder a rilassarsi. Quando una Nanny incontra un nuovo cane, osserva da lontano e riflette prima di effettuare un approccio. Se l’altro soggetto è conflittuale, la Nanny rimane forte nell’atteggiamento, ma invita al gioco.

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Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna - E-mail: campehna@me.com Dott. Pier Luigi Bedei Medico, ginecologo E-mail: plbedei@hotmail.com

Alessandro Benazzi Gruppo Astrofili Faentini “G.B. Lacchini” E-mail: astrofililacchini@racine.ra.it Dott. Franco Borghesan - Specialista in allergologia

Flaminia Buttazzi Istruttrice Cosmos Fitness Club Faenza Titolare brevetti FIF e FBI per insegnare pilates E-mail: info@cosmosclub.it Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Michele Ciani Dottore in psicologia Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza - E-mail: andrea.drei@alice.it Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: fabio.cosmos@virgilio.it Dott. Fabio Fusconi Odontoiatra c/o Ospedale Privato Domus Nova Dott. Fausto Pasqualini Galliani Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it

Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it Dott. Luca La Fauci Biologo Nutrizionista - Consulente RAI Dott.ssa Chiara Lisi - Tecnologo alimentare E-mail: dipartimentotecnico@naturhouse.it Dott. Massimo Liverani Biologo Nutrizionista Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI E-mail: info@indacosrl.it Dott. Angelo Lofino Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica. Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it

Marco Mastrapasqua Responsabile tecnico attività acquatiche Cosmoss Fitness Club Faenza E-mail: info@cosmosclub.it Dott. Giuliano Musacchi Specialista in ortopedia e traumatologia Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario - San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario - E-mail: barbara.pallareti@gmail.com

Dott. Luca Rossi Direttore Tecnico Centro Studi del Cane Italia ASD E-mail: direzione@centrostudidelcane.com

Francesco Spadoni Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

Anna Tampieri Ricercatrice Istec-Cnr Faenza Prof. Carlo Tagariello Villalba - Bologna - E-mail: catag@iol.it Dott.ssa Donatella Valmori Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it Dott.ssa Mariarosaria Venturi E-mail: mrventuri@yahoo.it

Stefano Vignudelli Cooperativa Sociale La Pieve Canile Municipale di Ravenna Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta c/o Ospedale privato San Francesco Cell. 331.7324658 Email: d.visani5478a@ordpsicologier.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it Dott. Mario Vitale Resp. Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvmnet.it

Dott.ssa Anna Pasi - Specialista in ginecologia e ostetricia

Marina Zoli Educatrice Nido Fondazione Marri Sant’Umiltà - Faenza

Dott. Paolo Perna Fisioterapista - E-mail: paoloperna8@gmail.com E-mail: a.pasi1961@libero.it

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