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RAVENNA
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 3 - MARZO 2014
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LEGA CENTENARIO ROMAGNOLO INOLTRE
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Nr. 3 - MARZO 2014
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MEDICINA
2 EFFETTO NOCEBO Dott. Andrea Baldisserri PEDIATRIA
4 BAMBINI E ALLERGIE Dott. Leonardo Loroni NEFROLOGIA
8 LA DIALISI Dott.ssa Donatella Martella LONGEVITÀ
12 IVONE LEGA, CENTENARIO DI LUGO Intervista di Tiziano Zaccaria SANITÀ
14 IL PIEDE DIABETICO Luca Boridini OCULISTICA
16 L’OCCHIO PIGRO DEI BAMBINI Dott. Ugo Cimberle UROLOGIA
19 IL VARICOCELE Dott. Calogero Di Stefano SPORT
22 LA SINDROME DA SOVRALLENAMENTO Dott. Andrea Flamigni SALUTE
24 GLI INCIDENTI DOMESTICI RICERCA
26 LE NANOPARTICELLE AUTODEGRADANTI Tiziano Zaccaria SOCIETÀ
27 LO STALKING Dott.ssa Serena Bagli I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 IL CUCCIOLO DAL VETERINARIO Max Vismara
SALUTE 10+ - Anno 4 - N. 3.2014 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al) - www.tipograficaderthona.it
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MEDICINA
EFFETTO
NOCEBO Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
Una persona tempo fa affermò che “il sonno della ragione genera mostri”, ma anche se siamo svegli, non è detto che riusciamo a gestire così bene la nostra mente. Un esempio può essere compreso dalla conoscenza dell’effetto nocebo. Con tale termine si intende la risposta dell’organismo agli effetti negativi che la somministrazione di una sostanza potrebbbe scatenare. Conoscere in anticipo quali potrebbero essere gli effetti collaterali di un farmaco, può aumentare il rischio che essi si presentino realmente, anche se poi
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Conoscere in anticipo quali potrebbero essere gli effetti collaterali di un farmaco, può aumentare il rischio che quegli effetti si presentino realmente. Sembra strano, ma è così: si tratta del cosiddetto effetto nocebo, in pratica l’opposto dell’effetto placebo. invece del farmaco viene somministrata, ad insaputa del paziente, una sostanza inerte. E’ il contrario insomma dell’effetto placebo, una conseguenza del fatto che il paziente, specie se favorevolmente condizionato dai benefici di un trattamento, crede che la terapia funzioni indipendentemente dalla sua efficacia specifica. Insomma, placebo sta per “mi piacerà” (funzionerà), nocebo per “non mi nuocerà” (non funzionerà).
Accade veramente? Questo fenomeno è documentato da tanti studi scientifici, soprattutto nel trattamento del dolore, ma non solo. Il medico ha l’obbligo di informare il paziente sui benefici e sugli effetti collaterali che una terapia può dare. Ecco che somministrando placebo, oltre ai benefici, spesso vengono riferiti dal paziente anche gli effetti collaterali attesi. Somministrando un farmaco a maggior ragione, oltre all’importante azione chimica/farmacologica, si può innescare anche un effetto placebo e/o nocebo. Importante è il rapporto fra medico e paziente, la fiducia riposta, l’empatia, la corretta informazione data, possi-
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bilmente focalizzando l’attenzione sulla percentuale di quante persone non hanno avuto effetti collaterali, piĂš che sottolineare quelli che invece ne hanno avuti. PUĂ’ SEMBRARE LA STESSA COSA, MA “PENSARE POSITIVOâ€? AIUTA REALMENTE. Creare aspettative negative fa sĂŹ che risulti amplificata la spiacevolezza di uno stimolo innocuo e questo oggi è documentabile attraverso risposte oggettive rilevabile alla Risonanza Magnetica Funzionale, che ci permette di vedere come e quante aree del cervello vengono attivate dalla suggestione, dall’aspettativa. Alla PET, altro strumento di studio di immagini cerebrali, si riscontra che farmaci oppioidi e placebo possono attivare le stesse regioni cerebrali, e che suggestioni verbali attivano sistemi oppioidi endogeni. L’ansia anticipatoria dell’effetto nocebo fa aumentare sostanze come la dopamina. La tecnologia e la ricerca medica documentano quanto meccanismi psicologici e neurobiologici siano correlati.
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E’ facile comprendere come la percezione del dolore dipenda dalla situazione in cui si trova il soggetto. Se un soldato subisce una ferita profonda, pensa comunque a fuggire da una zona di pericolo, e soltanto quando sarà al riparo il dolore lo bloccherà . Dopo un intervento chirurgico risolutivo la soglia del dolore è migliore rispetto a un dolore del tutto simile che colpisce in una situazione di patologia irreversibile e destinata al peggio. Sia chiaro che il continuum fra effetti mentali e biologici, l’aspettativa e il condizionamento non sono una novità . Un tale Pavlov tanti anni fa dimostrò come se a un cane dopo il suono di un campanello veniva dato cibo, e ripetuto piÚ volte questo passaggio, dopo un po’ suonando il campanello veniva aumentata la salivazione del cane anche senza avergli dato il cibo. L’effetto placebo/nocebo è utile nella pratica e nella ricerca scientifica per dimostrare comunque la superiorità di un farmaco rispetto proprio al placebo (metodo della comparazione). Insomma, se vuoi FINE farti aiutare, in primis aiutati!
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PEDIATRIA
LE MALATTIE
ALLERGICHE NEI BAMBINI Appare quindi chiaro che l’esposizione agli allergeni è cruciale nello scatenare l’insorgenza della malattia.
Dott. Leonardo Loroni Pediatra a Ravenna presso Ospedale Privato San Francesco e presso Ravenna Medical Center E-mail: leonardo.loroni@gmail.com
Negli ultimi cinquant’anni le malattie allergiche sono diventate sempre più diffuse e possono comparire in qualsiasi età. Le malattie allergiche sono il frutto dell’esposizione a certi fattori ambientali in soggetti con particolari predisposizioni genetiche. Negli ultimi anni la scienza ha tentato di individuare le cause di tale predisposizione, ma gli studi di ereditarietà hanno riscontrato che molti fattori genetici agiscono principalmente attraverso una complessa interazione (epigenetica) con i fattori ambientali. L’esistenza di una malattia allergica in famiglia pertanto gioca un ruolo nell’aumentare il rischio di sviluppare allergia, ma non è detto che chi abbia genitori sani sia del tutto al sicuro.
Le mutate condizioni socio-economiche, l’inquinamento atmosferico, gli ambienti cittadini, il fumo attivo e passivo, le mutate abitudini alimentari, l’alterazione della flora intestinale, certe esposizioni infettive e microbiche o mancate tali, sono considerati le cause principali della rapida diffusione di allergia. Ci sono poi le esposizioni persistenti ad allergeni domestici, come gli acari, le muffe e i peli di animali, o allergeni esterni, come i pollini. Sembra che il periodo e l’intensità dell’esposizione ad allergeni nel corso della vita giochino un ruolo fondamentale nel determinarne il rischio di comparsa di problemi, soprattutto nei primi anni di vita.
L’evoluzione delle malattie allergiche
La storia naturale delle malattie allergiche è un cammino che inizia da bambini o prima di nascere ed è caratterizzata dalla tipica sequenza di sensibilizzazione ad allergeni e manifestazione di sintomi L’ESPOSIZIONE AL PELO DI ANIMALI DOMESTICI che compaiono ad PUÒ FAVORIRE LO SVILUPPO DI ALLERGIE una certa età della vita, persistono per anni o decenni, o possono mostrare la tendenza a remissione spontanea con l’età. Nei primi anni di vita
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sono più frequenti la dermatite atopica e le allergie alimentari, mentre nelle età successive generalmente si manifestano la rinite e l’asma.
Cosa è un’allergia? Per allergia si intende una risposta anomala del sistema immunitario, scatenata dal contatto con sostanze estranee all’organismo che comunemente sono innocue. Il bambino ereditariamente predisposto, quando viene a contatto con sostanze estranee normalmente innocue (gli allergeni), produce con molta facilità e in grande quantità un tipo di anticorpi, le immunoglobuline “E” che scatenano le reazioni allergiche e le malattie allergiche. L'allergia è quindi una condizione in cui il sistema immunitario riconosce una sostanza estranea normalmente innocua (l’allergene), come se fosse un agente aggressivo da cui difendersi energicamente, scatenando una violenta reazione infiammatoria. Nei bambini le allergie causano sintomi, infiammazione, patologie a carico di differenti organi ed apparati: il polmone (asma), il naso (rinite), gli occhi (congiuntivite), la pelle (eczema, orticaria, angioedema), l’apparato gastroenterico (edema labiale, prurito orale, vomito, diarrea), più organi ed apparati contemporaneamente (reazione anafilattica).
Le forme più comuni L’allergia può comparire ad ogni età, anche nel primo anno di vita ed è proprio influenzata dalla predisposizione genetica.
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PEDIATRIA Se mamma e papà non sono allergici, il rischio che un figlio sia allergico è pari al 10 - 15%. Se uno dei genitori è allergico, il rischio sale al 30% mentre se entrambi i genitori soffrono di una malattia allergica, il rischio raggiunge il 60 - 80%. In Italia dagli studi sui disturbi respiratori nell’infanzia e l’ambiente è emerso che: - LA RINITE ALLERGICA: colpisce 15-17 bambini su 100 - LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA - L’ASMA: colpisce 9-10 bambini su 100 - L’ECZEMA O DERMATITE ATOPICA: colpisce 8-10 bambini su 100 - L’ALLERGIA ALIMENTARE nelle sue varie forme: colpisce 5-8 bambini su 100 al di sotto dei 3 anni e diminuisce nelle età successive per interessare 3-4 adulti su 100. L’infiammazione della mucosa nasale causa prurito, starnuti, scolo nasale acquoso e sensazione di naso chiuso; il bambino si strofina ossessivamente il naso, il cosiddetto “saluto allergico”.
Sarà perenne o stagionale a seconda che sia causata da un allergene presente tutto l’anno o soltanto in determinati periodi dell’anno. L’occhio è arrossato, lacrima e il bambino avverte la sensazione di avere “sabbia negli occhi”; il prurito è tanto intenso che il UN PRIMO SINTOMO DI RINITE NEL BAMBINO bambino continua a PUÒ ESSERE LO STROFINARSI IL NASO DI CONTINUO strofinarsi gli occhi con le mani peggiorando ulteriormente e l’infiammazione. »SEGUE
Rinite congiuntivite allergica
Quella perenne è causata dall’inalazione di allergeni prevalentemente domestici (soprattutto gli acari della polvere che si nutrono di forfora umana), mentre quella stagionale è causata dai pollini (graminacee, parietaria, ulivo,ecc.) e da alcune muffe. La congiuntivite allergica, spesso associata alla rinite (oculorinite), consiste in una infiammazione dell’occhio.
CONGIUNTIVITE ALLERGICA
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PEDIATRIA
L’asma L’asma è una malattia infiammatoria cronica dei bronchi, caratterizzata da respiro faticoso e sibilante. È di difficile diagnosi prima dei 5 anni di età in quanto il respiro sibilante è frequente nella prima infanzia anche nei bambini non allergici, dipende infatti dal diametro molto piccolo dei bronchi ed è scatenata da infezioni virali respiratorie: nei bambini piccoli i bronchi si intasano facilmente in corso di infezioni virali acute con sintomi molto simili a quelli dell’asma allergico. Se gli episodi di ostruzione bronchiale e di sibili espiratori continuano o iniziano dopo i 5 anni di età, si può parlare di una vera e propria asma bronchiale cronica che, nella grande maggioranza dei casi, è di origine allergica. Può anche iniziare con tosse secca e stizzosa ma, aggravandosi, si fa evidente lo spasmo dei bronchi e si avvertono fischi e sibili durante l’espirazione dell’aria perché si accentua il restringimento del lume
L’eczema o dermatite atopica E’ una malattia infiammatoria della pelle ad andamento cronico-ricorrente caratterizzata da infiammazione intensamente pruriginosa. Nella fase acuta prevale la presenza di papule, vescicole e secrezione sierosa, mentre nella fase cronica predomina la secchezza e l’ispessimento della pelle (la cosiddetta lichenificazione). L’infiammazione si accompagna ad una esagerata reattività della pelle; viene così a crearsi un circolo vizioso e la malattia diventa croniPRINCIPIO DI DERMATITE ca. La pelle è arrossata, il prurito è intenso, sono presenti piaghe (fissurazioni) per lo più nelle pieghe del collo, delle ascelle e dell’inguine. Il grattamento peggiora l’infiammazione e facilita l’infezione
della pelle da parte di batteri come lo stafilococco. L’eczema atopico ha molte caratteristiche in comune con le malattie allergiche: la familiarità per malattie allergiche, gli alti livelli di Immunoglobuline E, la presenza talvolta di anticorpi diretti contro vari allergeni e la frequente presenza nello stesso bambino di altre malattie allergiche come rinite ed asma bronchiale. Ma a determinarla, contribuiscono altri fattori come le infezioni e l’esagerata sensibilità della pelle a vari stimoli: sfregamento, cambiamento di temperatura, esposizione ai raggi solari.
L’orticaria e l’allergia alimentare L’orticaria è una reazione della pelle molto ben riconoscibile perché caratterizzata dalla comparsa di pomfi: protuberanze della pelle di pochi millimetri o di diversi centimetri di diametro, in genere di colore pallido ma circondati da un alone rosso. Il ponfo causa intenso prurito e può durare da pochi minuti a diverse ore ORTICARIA e può cambiare di forma. Nella maggior parte dei casi, l’orticaria acuta è scatenata dalle infezioni e talvolta dall’effetto combinato dell’infezione e dei farmaci utilizzati per curarla (ad esempio gli antibiotici).
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bronchiale. Il bambino avverte difficoltà respiratoria, è agitato, il respiro si fa affannoso e, se l’ostruzione è molto grave, può presentare colorito scuro (cianotico) per insufficiente ossigenazione dei tessuti.
SALUTE_10piu_n.3.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 10/03/14 15:01 Pagina 7
L’allergia alimentare è una reazione scatenata dall’ingestione di proteine alimentari come quelle del latte animale, dell’uovo di gallina, del grano, della soia, del pesce, della frutta e della verdura. Colpisce 5-8% dei bambini entro i 3 anni e nella maggior parte dei casi migliora spontaneamente entro i 6 anni di vita, quando il bambino diventa tollerante nei confronti dell’alimento in causa. Le manifestazioni causate dall’allergia alimentare possono essere: gastroenteriche (vomito e diarrea, sangue nelle feci, coliche addominali gravi in conseguenza dell’assunzione del cibo sospetto); cutanee (orticaria–angioedema, specie se a carico delle labbra e della lingua; dermatite atopica); raramente respiratorie (rinite e asma). Le reazioni più gravi si manifestano entro 1-2 ore dall’assunzione dell’alimento e possono essere di varia natura: anafilassi, orticaria/angioedema, sindrome orale allergica. GLI ALLERGENI ESTERNI E DOMESTICI PIÙ FREQUENTI: - ACARI DELLA POLVERE DOMESTICA - POLLINI, GRAMINACEE, ALBERI - ALTERNARIA ALTERNATA (FUNGO) - SPORE DI MUFFA - GATTO E ALTRI ANIMALI DOMESTICI GLI ALLERGENI Gli allergeni alimentariALIMETARI più frequenti: PIÙ FREQUENTI: LATTE, UOVO, FRUTTA SECCA, PESCE Per il latte ed uovo si sviluppa molto spesso la tolleranza entro i 6 anni, ma per il pesce e la frutta secca l’allergia tende a persistere.
Diagnosi La diagnosi di malattia allergica si basa prevalentemente sulla storia clinica dei disturbi accusati dal bambino e sui risultati di indagini specifiche per confermare il sospetto clinico. Per la diagnosi di allergia respiratoria sono sufficienti i test cutanei diagnostici eseguiti sulla cute del braccio, il cosiddetto PRICK TEST, che consiste nell’applicare una goccia dell’allergene da testare, nel pungere la cute
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con una puntina sottile e osservare la reazione dopo 15 minuti. Se vi è reazione compare un pomfo di diametro superiore a 3 millimetri, con o senza alone di arrossamento. Per la diagnosi di allergia alimentare l’osservazione della scomparsa dei sintomi con l’eliminazione dell’alimento nella dieta e della loro ricomparsa con la reintroduzione dell’alimento permetterà di porre diagnosi di intolleranza a quell’alimento. I prick test hanno un ruolo puramente accessorio nella diagnosi di allergia alimentare; quelli con estratti del commercio possono rappresentare un’indagine indicativa per l’allergia a proteine stabili come quelle del latte vaccino e dell’uovo di gallina; per frutta e verdura il test va eseguito con il cibo fresco perché queste proteine sono labili e vengono alterate dalla preparazione industriale. Il test di scatenamento con l’alimento in causa è lo strumento indispensabile per la diagnosi corretta di allergia alimentare. Consiste nella somministrazione per bocca di piccole dosi crescenti dell’alimento non tollerato (o sospettato tale), da effettuare sotto controllo medico, meglio in ospedale. PRICK - TEST
Per chi soffre di asma è necessario eseguire i test di funzionalità respiratoria, spirometria, già a partire dai 5-6 anni. Sono sconsigliate indagini “alternative” (Test di provocazione e neutralizzazione, Test citotossico o Cytotest, D.R.I.A. test, Elettroagopuntura o test elettrodermico, Kinesiologia applicata, Biorisonanza) perché prive di qualunque validità scientifica.
Quale terapia? Ci deve essere un approccio globale che prevede una stretta collaborazione tra bambino-famiglia, scuola, pediatra di famiglia e centro specialistico per realizzare: - L’ALLONTANAMENTO DELL’ALLERGENE ed il controllo dei fattori ambientali. - LA TERAPIA FARMACOLOGICA - L’EDUCAZIONE del bambino e della famiglia. - L’IMMUNOTERAPIA, indicata solo in casi selezionati.
Quali controlli fare? - CONTROLLI PERIODICI DAL PEDIATRA DI FAMIGLIA - CONTROLLI PERIODICI PRESSO CENTRI SPECIALISTICI al fine di eseguire e/o considerare eventuali nuovi piani terapeutici. FINE 7
SALUTE_10piu_n.3.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 10/03/14 11:53 Pagina 8
NEFROLOGIA
LA DIALISI E’ il trattamento sostitutivo della funzione renale compromessa. In Italia circa 50.000 persone attualmente si sottopongono a questa terapia.
Dott.ssa
Donatella Martella
Responsabile Servizio Nefrologia e Dialisi San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: dmartella@gvmnet.it
L’insufficienza renale è una condizione in cui i reni non riescono ad assicurare la normale eliminazione dei prodotti di scarto (scorie) e dei liquidi in eccesso dell’organismo. Può instaurarsi in pochi giorni e si parla di insufficienza renale acuta; spesso questa condizione è temporanea. L’insufficienza renale cronica è invece secondaria a malattie renali croniche, che compromettono progressivamente il funzionamento dei reni fino alla fase terminale. Può comparire ad ogni età e per giungere allo stadio terminale può impiegare anni e talora anche decenni. Negli ultimi due decenni nel nostro Paese, come del resto in Europa e negli Stati Uniti, si è assistito ad un progressivo incremento del numero di pazienti avviati alla dialisi tanto da essere più che raddoppiato. Questo aumento ha interessato soprattutto le persone con più di 65 anni di età, senza che si sia avuta una riduzione nelle classi di età inferiore. In Italia sono circa 50.000 le persone che attualmente si sottopongono a dialisi e 10.000 quelle che ogni anno iniziano il trattamento dialitico. Questo preoccupante aumento di nefropa8
tie, definito dall’OMS come una pandemia, è dovuto principalmente all’allungamento della vita, che consente alla malattia renale di svilupparsi negli anni e parallelamente all’aumento della patologia vascolare-ipertensiva e del diabete, ma ci sono anche malattie di origine immunologica/infiammatoria come le glomerulonefriti, le nefropatie interstiziali (da infezioni, ostruzioni delle vie urinarie o da alcuni farmaci) e le malattie renali ereditarie (come il rene policistico). Alcune malattie renali possono manifestarsi con alterazioni visibili come urine rosse o scure, edema o difficoltà respiratoria per ritenzione di liquidi, stanchezza e pallore dovuti all’anemia. Spesso però gli unici sintomi della malattia sono l’ipertensione arteriosa e l’alterazione degli esami di
laboratorio (esame urine e aumento di azotemia e creatinina nel sangue). Nel 15% dei casi che giungono alla dialisi non è possibile individuare la causa che ha condotto all’uremia, perchè la malattia, spesso senza sintomi evidenti, procede indisturbata e la diagnosi è tardiva. Quando i reni perdono quasi completamente la loro funzione, l’organismo si intossica e le scorie del metabolismo, i sali e l’acqua si accumulano e possono causare stanchezza, nausea, vomito, inappetenza, ipertensione arteriosa, disturbi cardiaci e polmonari: cioè la “sindrome uremica”. Con l’inizio tempestivo della terapia sostitutiva della funzione renale, è possibile evitare che insorgano o si aggravino questi disturbi, che diversamente porterebbero a morte.
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La dialisi
Monitor pressione arteriosa
È il trattamento sostitutivo della funzione renale compromessa precedentemente descritta. Nei soggetti affetti da insufficienza renale acuta la dialisi è praticata per tempi brevi, in attesa della guarigione, mentre nei soggetti con insufficienza renale cronica dura tutta la vita o fino a quando si effettua un trapianto renale. EMODIALISI SIGNIFICA “PULIZIA DEL SANGUE” e la sua prima applicazione clinica risale al 1943; la sua utilizzazione è entrata nella normale routine del trattamento dell’insufficienza renale a partire dagli anni ’60. Da allora sono stati compiuti numerosi progressi relativi all’intero apparato per emodialisi, cosicchè non è raro oggi incontrare nei Centri dialisi persone con un’anzianità dialitica anche superiore a 20 anni. Come detto, la dialisi è un trattamento sostitutivo della funzione escretoria renale, cioè non cura la malattia renale e non ripristina la normale funzionalità dei reni; i reni, oltre alla funzione depurativa, assolvono altri compiti importanti, quali la produzione di ormoni che controllano numerose funzioni (eritropoietina, renina, vitamina D attiva). Per questo motivo è quasi sempre necessario che il paziente assuma una terapia farmacologica sostitutiva.
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Due tipi di dialisi EMODIALISI e DIALISI PERITONEALE: in entrambe le procedure il sangue carico di tossine viene filtrato, mettendolo a contatto, attraverso una membrana, con un liquido (soluzione di dialisi) in cui passano le scorie, i sali e l’acqua che debbono essere eliminati e dal quale vengono assunte sostanze necessarie a correggere l’eccessiva acidità del sangue. NELL’EMODIALISI un macchinario chiamato dializzatore o
“rene artificiale”, preleva il sangue attraverso un accesso vascolare predisposto e con opportuno sistema di pompe, lo fa passare in un filtro dove entra in contatto con un liquido chiamato soluzione di dialisi. Le sostanze tossiche e i sali e l’acqua in eccesso contenuti nel sangue vengono catturate e scaricate nella soluzione di dialisi che viene eliminata. Il sangue così purificato rientra nel corpo attraverso lo stesso accesso vascolare. Per ottenere una depurazione efficace il sangue… »SEGUE
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NEFROLOGIA …viene spinto dalla macchina nel filtro alla velocità di circa 300 ml/min e quindi l’intero sangue del corpo circola più volte attraverso il filtro durante una seduta dialitica. Durante la circolazione extracorporea il sangue è mantenuto fluido somministrando farmaci anticoagulanti. Il trattamento oggi viene personalizzato a seconda delle necessità e indicazioni cliniche in ciascuna persona, scegliendo tra varie tecniche dialitiche e diverse membrane.
Il trattamento dialitico non è doloroso e generalmente ben tollerato; durante la seduta dialitica sono tuttavia possibili il calo della pressione arteriosa e/o i crampi; nelle ore successive al trattamento è frequente la sensazione di stanchezza. L’ACCESSO VASCOLARE Durante tutta la seduta il sangue da depurare viene prelevato e restituito alla persona attraverso un “accesso vascolare” perché una semplice vena del braccio non può fornire la quantità di sangue necessaria. L’accesso vascolare più utilizzato è la Fistola artero venosa che consiste in un collegamento tra
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Per purificare tutto il sangue occorrono dalle 3 alle 4 ore per seduta e le sedute di emodialisi devono essere ripetute 3-4 volte alla settimana, a giorni alterni. L’emodialisi si esegue in ospedale e nei centri dialisi con l’assistenza di medici e infermieri.
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LA DIALISI PERITONEALE Diversamente dalla dialisi extracorporea, la dialisi peritoneale filtra e depura il sangue all’interno dell’organismo attraverso il peritoneo. Il peritoneo è una membrana naturale che avvolge l’intestino e tutte le pareti interne della cavità addominale; essa presenta caratteristiche specifiche di porosità che consentono il passaggio di acqua e soluti.
una arteria e una vena dell’avambraccio. Poiché il flusso di sangue nelle arterie è molto più rapido e forte di quello di una vena, dopo il collegamento il sangue arterioso provoca la dilatazione della vena. La vena “arterializzata” viene utilizzata per l’inserimento degli aghi che collegano il paziente alla macchina di dialisi. La comunicazione arterovenosa viene realizzata chirurgicamente in anestesia locale. La fistola può essere utilizzata dopo circa un mese dall’intervento, tempo richiesto per la “maturazione”. In alcune condizioni non vi è il tempo necessario per il confezionamento e la maturazione della fistola, oppure le arterie e le vene del paziente non sono adatte perché molto esili o danneggiate. In questi casi si utilizza un catetere collocato in una grossa vena o si costruisce una fistola con un vaso sintetico.
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Catetere CAVITÀ PERITONEALE Liquido di scarto
DIALISI PERITONEALE
Con questa metodica, la cavità peritoneale viene riempita con un liquido (soluzione dializzante) tramite un catetere sottile e flessibile posizionato in sede sottombelicale, mediante un intervento chirurgico in anestesia locale, alcune settimane prima dell’inizio del trattamento dialitico. IL LIQUIDO DI DIALISI entra in contatto con il sangue attraverso la membrana peritoneale che viene utilizzata come un filtro.
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La depurazione del sangue avviene durante la sosta del liquido nella cavità peritoneale, mentre la persona svolge le sue normali attività. Il sangue che scorre nei vasi sanguigni della membrana peritoneale, riccamente vascolarizzata, cede alla soluzione di dialisi le sostanze tossiche e i liquidi in eccesso. Il liquido di dialisi viene sostituito periodicamente (scambio) con una soluzione nuova.
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La dialisi peritoneale si esegue a domicilio da soli o con l’aiuto di un partner dialitico; l’apprendimento di tutta la tecnica richiede una o due settimane presso l’ospedale. Gli scambi si possono effettuare manualmente 4-5 volte durante il giorno con una manovra che richiede dai 30 ai 40 minuti; in alternativa gli scambi possono essere eseguiti di notte, mentre si dorme, per 8-9 ore con l’aiuto di un’apparecchiatura, che viene collegata al catetere e che esegue automaticamente gli scambi. Le principali complicanze della dialisi peritoneale sono rappresentate dalle infezioni sia del punto di uscita del catetere dalla cavità addominale, sia del peritoneo. Il soggetto viene istruito a riconoscerne i primi segni per comunicarli tempestivamente al Centro e poter istituire prontamente la terapia opportuna, che, nella maggior parte dei casi, porta a risoluzione.
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LONGEVITÀ
I CENT’ANNI DI
IVONE LEGA EX IMPRENDITORE DELLE SCARPE
Il longevo lughese è stato un piccolo industriale durante il boom economico del secondo dopoguerra. Oggi si diverte a raccontare zirudele. Intervista di Tiziano Zaccaria Il 15 dicembre scorso, nella propria abitazione di via Cento a Lugo, Ivone Lega ha festeggiato il secolo di vita circondato dall’affetto dei suoi famigliari. Alle due figlie Enza e Mirca, che vivono praticamente assieme a lui, si sono aggiunti quattro nipoti e sette pronipoti. Ivone, che tutti chiamano semplicemente Ivo e di soprannome “e Mòr”, è nato a Lugo il 15 dicembre 1913 ed è il terzogenito di cinque fratelli. Suo padre Mario, seguendo una tradizione romagnola, volle donare ad alcuni dei propri cinque figli nomi perlomeno ricercati, battezzandoli (in ordine di nascita) Fedora, Renato, Ivone, Glauco e Nereide.
Gli anni ‘20 «Quando ero bambino, ricordo che mio padre produceva scarpe per bambini e zoccoli da donna in un piccolo laboratorio ricavato nella nostra abitazione – racconta Ivone – Ma la richiesta di scarpe a quei tempi era piuttosto scarsa, così io a 15 anni venni indirizzato ad imparare il mestiere di meccanico d’auto. Soltanto quando la richiesta di calzature si fece più consistente, abbandonai il mio primo mestiere ed iniziai ad aiutare la mia famiglia a vendere scarpe e zoccoli nei mercati di Lugo, Bagnacavallo, Russi, Alfonsine e Lavezzola. Mi spostavo con una moto, una vecchia DKW, che spesso mi lasciava a piedi, così ben presto la rimpiazzai con una Indian, alla quale un artigiano locale collegò un rimorchio e una piccola tenda per ripararsi dal brutto tempo». 12
IVONE LEGA CON LE FIGLIE ENZA (a sinistra) e MIRCA (a destra)
Il dramma della seconda guerra mondiale… Con questa attrezzatura Ivo faceva l’ambulante e al tempo stesso reperiva le materie prime per la produzione delle scarpe, spostandosi fino a Bologna nelle concerie delle pelli, oppure a Bondeno per il cuoio. Finché nel 1940 fu arruolato e spedito in Africa come automobilista. Dalla Libia tornò fortunatamente senza essere fatto prigioniero, come accadde invece a tantissimi altri connazionali, però in Italia non sfuggì ai bombardamenti alleati. Racconta: «Quando suonava l’allarme, cioè la sirena che avvisava di un imminente bombardamento, andavamo a nasconderci in una galleria sotterranea scavata nel nostro cortile, dove c’erano delle cassette di frutta che servivano da
panchina. Restavamo lì finché la sirena suonava nuovamente per annunciare il cessato allarme». I suoi racconti sulla seconda guerra mondiale sono arricchiti da elementi inverosimili, ma danno la dimensione della tragedia e rivelano di come la morte fosse effettivamente sempre dietro l’angolo: «Un giorno – racconta – due miei amici chiacchieravano seduti su una panchina nel viale della stazione di Lugo. Ad un tratto, cadde una bomba sulla stazione. Uno dei due esclamò all’altro: “Osta, questa è caduta molto vicina!”. E girandosi verso l’amico, si accorse che una scheggia di bomba gli aveva troncato la testa».
L’azienda prima… Nell’immediato dopoguerra, nel 1948 Ivo fondò, insieme al fratello Renato, il
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calzaturificio “Fratelli Lega” con sede in via Passamonti a Lugo. La piccola azienda contava su 28 operai e produceva in prevalenza scarpe per bambini, allora dette “da bebè”.
FESTA DEL CENTENARIO
…la fabbrica poi Nel 1958 l'aspirazione a diventare industriali portò Ivo e Renato ad aprire una nuova fabbrica a Forlì, dove il lavoro aumentò, fino ad avvalersi di un'ottantina di operai che producevano soprattutto scarpe da donna. Una mostra alla fiera di Bologna fece decollare la produzione verso i primi mercati esteri, soprattutto in Germania e Inghilterra.
Oltre alla genetica, uno stile di vita semplice Imprenditore saggio e dinamico, Ivo si è ritirato dal lavoro nel 1979. Da allora vive con la vena ironica che da sempre lo contraddistingue, inventando o raccontando vecchie zirudele in dialetto romagnolo. Il segreto della sua longevità risiede nei buoni geni di famiglia: i suoi genitori hanno superato abbondantemente gli 80 anni e suo fratello è morto all’età di 98 anni. Per tagliare il traguardo delle cento primavere, Ivo si è comunque aiutato mantenendo sempre un corretto di stile di vita: non ha mai fumato, né bevuto alcolici. E da sempre inizia la giornata con una ricca colazione: caffèlatte, biscotti, cereali e frutta cotta. Una buona abitudine alla quale ancora oggi non rinuncia. FINE
ITALIA UNA ZIRUDELA DI IVONE LEGA, DATATA MA ATTUALE… Povra Italia, mel ardota (Povera Italia, mal ridotta) a momenti la va ad'sota (a momenti va di sotto) per un bus l’a propri bsogn (ha bisogno di un buco) par cruvir al su vargogn (per coprire le sue vergogne) d’un bus che gveta un busanon (di un buco che diventa un bucanone) che giudel in srà piò bon (che chiuderlo non saranno più capaci) Ela questa la manira (è questa la maniera) d’arviné l’Italia intira? (di rovinare l’Italia intera) Par fé gres du tri magnon (per ingrassare due tre mangioni) a la berba di quaion (alla barba dei minchioni) tas sora tas (tasse su tasse) is’a magné tot quant e gras (ci hanno mangiato tutto il grasso) I’a la tasa e pé, e vé, (hanno la tassa il pane, il vino) piguar, porc, gat e ché (pecora, porco, gatto e gatto) L’a la tasa parsena e mul (ha la tassa perfino il mulo) cu la porta dri de cul (che la porta dietro al culo*) * un tempo esisteva effettivamente una tassa per la proprietà sui muli, pagata la quale veniva rilasciata una medaglietta che andava attaccata nella parte posteriore dell’animale.
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SANITÀ
Il piede diabetico Il diabete può danneggiare e ridurre la sensibilità dei nervi dei piedi. Ciò impedisce di avvertire le lesioni iniziali, che possono infettarsi senza che il paziente se ne renda conto. Ecco come prevenire la patologia e scongiurare soluzioni drastiche. EPIDERMIDE
I fattori di rischio
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I seguenti fattori aumentano il rischio di sviluppare ulcere al piede nella popolazione diabetica:
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RIDUZIONE DELLA SENSIBILITÀ TATTILE E TERMICA A LIVELLO DEI PIEDI, SENSAZIONI DI BRUCIORE E CRAMPI SOPRATTUTTO DURANTE LA NOTTE.
di Luca Boridini Nel corso della propria vita, più del 25 per cento dei soggetti diabetici sviluppa problemi ai piedi. Più dell’80 per cento delle amputazioni nel mondo occidentale vengono praticate nella popolazione diabetica; in tal senso la lesione ulcerativa ne è il fattore di rischio più importante. E’ però scientificamente provato che più precoce è il riconoscimento e il conseguente trattamento della lesione ulcerativa del piede diabetico, migliori sono i risultati clinici.
CALZATURE NON OPPORTUNAMENTE INDOSSATE E SVILUPPO DI LESIONI DA CONFLITTO. DEFORMITÀ A CARICO DELLE DITA, DEL PIEDE O DELLA CAVIGLIA FUMO DI SIGARETTA.
I sintomi
Le cause Il diabete mellito può danneggiare i nervi degli arti inferiori e dei piedi. Tale condizione può creare una riduzione della sensibilità, impedendo di avvertire iniziali lesioni a carico dei piedi, le quali possono peggiorare ed infettarsi senza che il paziente se ne renda conto. Se ciò avviene, si può dover ricorrere all’amputazione di un dito, di parte del piede o addirittura dell’intero arto inferiore. ZONE DEL PIEDE IN CUI SI FORMANO PIÙ FREQUENTEMENTE LE ULCERE
Parte inferiore delle dita Cuscinetto del piede Parte superiore delle dita Tallone
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RIDUZIONE DELLA CIRCOLAZIONE ARTERIOSA A LIVELLO DEGLI ARTI INFERIORI.
Se si presentano alcune delle seguenti condizioni è meglio parlarne con il proprio medico: - ARROSSAMENTI, VESCICHE O VERE E PROPRIE LESIONI A CARICO DEL PIEDE O DELLA CAVIGLIA. - DOLORE DI QUALSIASI TIPO AL PIEDE. - DEAMBULAZIONE DIFFICOLTOSA. - CAMBIAMENTO DEL COLORE DELLA CUTE DI PARTE O DI TUTTO IL PIEDE. - PIEDI FREDDI. - GONFIORE DEL PIEDE O CAVIGLIA. - FEBBRE ASSOCIATA A CUTE ARROSSATA O GONFIORE DEL PIEDE.
La diagnosi Il medico di base vi farà domande riguardo la vostra storia clinica e vi visiterà. In caso di dubbio, vi invierà ad uno specialista. Gli esami che potrebbe richiedere sono i seguenti: - ESAME MICROBIOLOGICO della lesione per aiutare a capire la genesi della infezione e quali germi sono interessati. - ESAME RADIOGRAFICO per evidenziare un eventuale interessamento infettivo dell’osso (osteomielite). - ESAME TAC O RISONANZA MAGNETICA ossea per evi-
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Il trattamento
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Il vostro medico curante o lo specialista decideranno il miglior trattamento per il vostro quadro clinico. Le opzioni potrebbero essere: - Medicazioni semplici o avanzate, a seconda dello stato della lesione. - Scarico delle pressioni patologiche a livello del piede, con utilizzo di gambaletti gessati o calzature da medicazione. Il trattamento con tali dispositivi è essenziale GAMBALETTO GESSATO per ridurre la pressione a livello della pianta del piede. Molti studi scientifici hanno dimostrato che tale terapia è la più importante per la guarigione delle lesioni ulcerate che si sviluppano a livello della pianta del piede. - Terapia antibiotica, che deve essere istituita per un periodo variabile (solitamente 4-6 settimane) in caso di infezione clinicamente evidente.
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- Trattamento chirurgico: la toilette chirurgica, per rimuovere tessuti necrotici ed infetti dalla leisone ulcerata, è quasi sempre necessaria. Trattamenti chirurgici più aggressivi possono essere utilizzati in caso di infezione profonda che interessi anche le ossa, con l’obiettivo comunque della conservazione più ampia possibile dei tessuti. - Il trattamento dell’ischemia: nella maggior parte dei casi è possibile, sotto mani esperte, correggere il deficit circolatorio con tecniche endovascolari o con by-pass chirurgici. FINE
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OCULISTICA
L’OCCHIO PIGRO
DEI BAMBINI Cos’è l’ambliopia. Perché occorre diagnosticarla precocemente e curarla il prima possibile.
Dott.
Ugo Cimberle
Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it
Siamo nel 2014, ci sono ottimi programmi di screening neonatale e reparti di maternità e pediatri si sono attrezzati per una valutazione precoce dei bambini. Ma ancora arrivano nei nostri ambulatori bambini di 7-8 anni i cui genitori si sono accorti soltanto da poco che qualcosa non va. Una certa parte sono sicuramente famiglie appena immigrate da paesi dove la sanità è carente, ma una certa quota di problemi non diagnosticati la troviamo ancora nella nostra popolazione. Stiamo parlando dell’ambliopia, meglio nota come “occhio pigro”, per la quale è importante una diagnosi precoce con una veloce e decisa terapia. Il nostro cervello cresce e si sviluppa creando connessioni tra i vari neuroni che via via si specializzano per quella determinata funzione. Questo avviene in proporzione allo stimolo che gli arriva dall'ambiente esterno. E questo vale per tutte le funzioni cerebrali (ecco perché è… 16
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LE IMMAGINI NON VENGONO VISUALIZZATE CORRETTAMENTE PERCHÉ ARRIVANO SOLO DA UN OCCHIO E DI CONSEGUENZA IL CERVELLO NON RECEPISCE L’INFORMAZIONE CORRETTA
…così importante da giovani lo studio e l'applicazione, anche su cose che all'apparenza non hanno importanza immediata). Più nutriamo il nostro cervello di stimoli di varia natura e qualità, più lui imparerà e crescerà nelle sue capacità.
Ambliopia o “occhio pigro” Il sistema visivo non fa eccezione, anzi: qui il rapporto causa/effetto è immediatamente valutabile. Se da piccoli i nostri occhi non sono strutturalmente perfetti o quasi, non invieranno al cervello delle immagini ad alta qualità dell'ambiente circostante ed i neuroni in crescita si vedranno costretti ad accontentarsi di una qualità scadente, non riuscendo a strutturarsi in modo efficiente. Finita l'età della crescita (per queste funzioni cerebrali si tratta dei 9-10 anni circa d'età) i
giochi sono fatti ed anche se riuscissimo a rendere otticamente perfetti i nostri occhi, continueremmo a percepire il mondo con una scarsa qualità di immagine. Un po' come se pretendessimo di vedere un DVD in alta definizione utilizzando uno schermo a tubo catodico di 40 anni fa. Questo problema è ancora più importante se, sempre da piccoli, abbiamo
Visione normale
Visione ambliope
un occhio buono ed uno con un difetto di una certa entità. Il nostro cervello (c'e una parte di corteccia deputata all'elaborazione dell'immagine per ogni occhio) utilizzerà le immagini provenienti dall'occhio buono e scarterà quelle dell'occhio difettato, ampliando sempre più la differenza di visione tra i due e non riuscendo a sviluppare il senso di profondità e tridimensionalità, che richiede il buon funzionamento di entrambi gli occhi. È quello che comunemente si dice "occhio pigro", o meglio ambliopia, parola che deriva dal greco e vuol dire "ottusità della visione").
Controlli di prevenzione È necessario inquadrare dal punto di vista oculistico i bambini già in tenera età. Consigliamo un controllo oculistico, se ci sono dei dubbi o se c'è una familiarità, anche ad un anno e mezzo di età. Infatti la crescita visiva comporta una fissazione stabilizzata dalla sesta settimana di vita, riconoscimento dei volti a 2 mesi, allineamento degli occhi a 4 mesi, per cui dopo 5-6 mesi il sistema visivo deve già essere perfettamente funzionante e le integrazioni corticali con esperienza dell'ambiente già avviate. Un problema che possa comportare insorgenza di ambliopia deve essere già rilevato e corretto se possibile a partire da quest'età. »SEGUE
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Quali sono le cause che portano all’occhio pigro?
EFFETTUARE CONTROLLI OCULISTICI GIÀ IN ETÀ INFANTILE
Se non ci sono indicazioni ad una visita oculistica così precoce, sicuramente questa va effettuata attorno ai 3 anni. Questa è la cosiddetta "età plastica", dove possiamo evidenziare difetti e problemi di varia entità ed è ancora possibile un buon trattamento. Il bambino a quest'eta è spesso già in grado di rispondere e indicarci la propria capacità visiva utilizzando tabelloni appositi.
Come capire nei bambini piccolissimi se l’occhio ci vede o meno? Molto semplicemente gli si fa fare il pirata, cioè si benda alternativamente un occhio o l'altro e si controlla se il comportamento del bambino è lo stesso. Se il piccolo piange, non riesce a seguire od afferrare gli oggetti e cerca 18
Sostanzialmente o l'occhio ha qualcosa che impedisce alle immagini di formarsi, come una cataratta congenita, un'opacità della cornea o un'alterazione della retina e del nervo, o c'è un difetto refrattivo importante come miopia, ipermetropia o astigmatismo specie se monolaterali, o infine c'è uno strabismo per cui un occhio fissa e l'altro è rivolto da un'altra parte. Come dicevo, la corretta diagnosi è fondamentale, perché fondamentale è una terapia precoce che è risolutiva nella maggioranza dei casi. Più aspettiamo e meno probabilità di risolvere il problema abbiamo.
Terapie Le soluzioni terapeutiche sono varie. Innanzitutto dobbiamo mettere l'occhio difettato in condizioni di vedere bene. Se c'è una cataratta congenita importante questa va operata subito, se c'è un difetto refrattivo importante va corretto con occhiali o lente a contatto. Poi bisogna costringere il piccolo a utilizzare maggiormente l'occhio pigro e la soluzione più efficace nei casi importanti consiste nell’applicazione di una benda coprente sull'occhio migliore, da utilizzare per un tempo giornaliero o plurigiornaliero variabile a seconda dei casi. Altri sistemi consistono nell'usare occhiali sfalsati tra i due occhi o gocce di atropina. Nei casi più lievi a volte basta un filtro sugli occhiali che riduca la visione sull'occhio buono senza occluderlo del tutto. Il bimbo va seguito con una frequenza anche settimanale nei casi più difficili e comunque in modo assiduo finché non ha raggiunto una capacità visiva uguale nei due occhi. Nei casi di strabismo l'intervento chirurgico per allineare i due occhi si potrà eseguire con risultati soddisfacenti solo quando ci sia una capacità visiva uguale tra i due occhi e una "alternanza", cioè quando il bambino utilizza indifferentemente un occhio o l'altro. Dopo i 10 anni di età, il risultato ottenuto può considerarsi consolidato e solo allora si potrà allentare la sorveglianza. FINE
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UROLOGIA
IL VARICOCELE DIAGNOSI E TERAPIA
Nello studio dell’OMS effettuato nel VARICOCELE periodo 1982-1985, il 20% dei casi di infertilità erano dovuti a problemi maschili, un 38% a problemi femminili, un 27% a problemi di entrambi i sessi e un 15% a fattori estranei ai due sessi. I processi che portano all’infertilità non sono ben conosciuti, ma il fattore determinante sembra essere l’aumento della temperatura nello scroto, che determinerebbe alterazioni della qualità e quantità dello sperma.
Dott.
Calogero Di Stefano
Specialista urologo E-mail: loger99@libero.it
Il varicocele è la dilatazione varicosa delle vene nello scroto. I testicoli ricevono il sangue dall’arteria testicolare, situata nell’addome; il sangue viene quindi trasportato attraverso una serie di piccole vene localizzate nello scroto. Il varicocele clinico insorge dopo i 10 anni; la prevalenza aumenta ogni decade di vita, attestandosi al 75% a 80 anni. E' presente nel 25% degli uomini infertili; nell’85% dei casi è localizzato a sinistra, nell’11% è bilaterale e solo nel 4% a destra. Un’alta incidenza (oltre il 30%) di varicocele è stata riportata in una popolazione di atleti e nel 60% dei body-builders.
Varicocele e fertilità Questa patologia è una delle più frequenti cause di infertilità maschile. Ciononostante non esistono a tutt'oggi fondamenti evidenti a sostenere un nesso tra entità del varicocele, gravità del danno seminale e predittività del recupero di tale danno dopo correzione del varicocele.
Ma il dibattito prevalente in letteratura riguarda l’utilità dell’intervento chirurgico e quando ricorrere. Uno studio del 2007 analizzò il miglioramento della qualità e quantità dello sperma dopo l’intervento chirurgico.
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Pene
Scroto
Testicolo Uretra
zione ed ortostatismo (posizione eretta del corpo), effettuando la manovra del torchio addominale (contrazione dei muscoli addominali).
Diagnosi
Classificazione
Il varicocele è solitamente asintomatico, spesso diagnosticato durante la visita medica di leva (oggi non più eseguita) o per attività sportiva. Occorre effettuare un’ispezione dello scroto, con palpa-
La patologia può essere classificata in base alla sua gravità in IV gradi: I° GRADO evidenziabile solo al Doppler;
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UROLOGIA II° GRADO varicocele evocabile e palpabile solo facendo compiere al paziente una manovra del torchio addominale; III° GRADO varicocele palpabile anche in assenza di manovra del torchio addominale; IV° GRADO varicocele evidenziabile all’ispezione. Solo una minoranza dei pazienti riferisce una sintomatologia, sempre modesta, di tipo gravativo o tensivo a livello dell’emiscroto interessato, specialmente dopo protratta stazione eretta e durante gli sforzi fisici. Un certo numero di pazienti, di età solitamente oltre i 30 anni, giunge all'uro-andrologo per un problema di infertilità di coppia. L'esame obiettivo deve prendere in considerazione, per primo, l'aspetto generale del paziente: la distribuzione dell'apparato pilifero (produttore di peli), lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, delle mammelle e la presenza di patologia varicosa in altri distretti venosi. DA RICORDARE è il varicocele sub-clinico, cioè non rilevabile all’esame clinico, ma soltanto con accertamenti strumentali, eseguiti di solito per problemi d’infertilità . Per puntualizzare il problema della fertilità , non è detto che un varicocele sub-clini-
co o di I° grado sia associato a una subfertilità meno grave, rispetto a un varicocele di III° grado. IMPORTANTE è la ricerca dell’ipotrofia di un solo testicolo, che ne determina una riduzione volumetrica di almeno il 20% rispetto all’altro. L’ipotrofia testicolare rappresenta un elemento fondamentale per porre l'indicazione alla correzione chirurgica praticamente nella totalità dei casi, soprattutto nei pazienti sotto i 17-18 anni, dove la scarsa attendibilità dello SPERMIOGRAMMA rende l'ipotrofia testiE’ un’analisi colare l'unico criterio del liquido di orientamento teraseminale. peutico.
Oggi l’ecotomografia (indagine che avviene attraverso l’utilizzo di ultrasuoni) è l’esame diagnostico fondamentale per la classificazione del varicocele. AltresÏ lo studio color doppler permette di evidenziare facilmente il reflusso a livello delle vene spermatiche interne ed apprezzarne l’incremento durante un aumento della pressione addominale.
Indicazioni chirurgiche ETÀ PEDIATRICA In questa età l’indicazione chirurgica è limitata alla ipotrofia (scarso volume) gonadica. La correzione del varicocele nel bambino affetto da ipotrofia gonadiVIENI A TROVARCI
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ca ipsilaterale (solo su un testicolo) porta ad un recupero volumetrico del testicolo nell’80% dei casi. IN ETĂ€ ADULTA si raggruppano tre quadri clinici. 1 VARICOCELE SINTOMATICO viene posta l'indicazione alla correzione chirurgica quando il paziente è “sintomaticoâ€?. Questa sintomatologia spesso non è dovuta al varicocele, ma a patologie concomitanti. Perciò è importante escludere patologie concomitanti quali epididimiti, orchiti, spermatocele, testicolo mobile, ernia inguinale, prostatiti, subtorsioni del funicolo, calcolosi renoureterale, radicolo-nevriti, etc. 2 INFERTILITĂ€ la condizione di infertilitĂ può portare alla correzione del varicocele, sub-clinico o di I grado anche in soggetti con gonadi normotrofiche e asintomatici. 3 VARICOCELE PERSISTENTE le indicazioni sono limitate all’infertilitĂ e alla presenza di sintomatologia. E’ bene ricordare che la correzione del varicocele non implica necessariamente un miglioramento dei parametri seminali.
Tipi di terapie Il varicocele va trattato se subentra infertilitĂ documentata, quando vi sono parametri seminali alterati, quando il
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paziente lamenta dolore o fastidio scrotale o se insorge ipotrofia testicolare significativa. TERAPIA CHIRURGICA A cielo aperto, effettuando una legatura e sezione delle vene spermatiche. SCLEROEMBOLIZZAZIONE Senza accesso chirurgico, utilizzando particolari e sofisticati materiali (cateteri angiografici e guide metalliche) attraverso l’ausilio di appositi “intensificatori di brillanza” (angiografi digitali). Dopo la mappatura venosa, sempre attraverso il cateterino si inietta in sede una sostanza sclerosante che chiude il vaso venoso patologico, impedendo cosi il reflusso venoso nel testicolo causa del varicocele.
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LAPAROSCOPICA Viene eseguita quando si deve intervenire su un varicocele di tipo bilaterale; si esegue posizionando tre accessi laparoscopici e si procede con la legatura VENA SPERMATICA delle vene spermatiche di destra e di SINISTRA ZOOM sinistra. La percentuale di successo di queCATETERE ste terapie è abbaANGIOGRAFICO stanza elevata, si SPIRALE aggira infatti sul (INIETTA LA SOSTANZA 90%; in un 10% dei SCLEROSANTE) casi si hanno recidive entro pochi mesi dalTESTICOLO l’intervento. SINISTRO
Conclusioni Occorre visitare tutti gli adolescenti e in caso di riscontro di varicocele vanno eseguiti un ecocolordoppler e un esame dello sperma. In presenza di uno spermiogramma alterato, occorre ripeterlo a distanza di qualche mese per confermare il dato. Se il dato venisse confermato, è indicata la terapia chirurgica. Se l’ipotrofia del testicolo è superiore del 20% rispetto al controlaterale, è indicata la terapia chirurgica. Se l’ecodoppler e lo spermiogramma sono normali, vanno effettuati FINE dei controlli ogni 1-2 anni.
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SPORT
PREVENIRE LA SINDROME DA SOVRALLENAMENTO Dott.
Andrea Flamigni
Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia
La primavera ormai alle porte, con le giornate sempre più lunghe e il sole che inizia a farsi largo, rappresenta un forte incentivo ad aumentare la voglia di svolgere attività fisica all’aria aperta dopo i rigidi mesi invernali. L'attività fisica svolta in modo regolare e controllato, produce molti benefici effetti sia a livello fisico che mentale. È ormai dimostrato che lo sport, sia in forma amatoriale che a livello agonistico, se praticato senza eccessi e con regolarità, aiuta a prevenire e alleviare i sintomi dell'ansia e dello stress. L’azione benefica si evidenzia su tutto l’organismo, a livello metabolico, sulla circolazione sanguigna e persino sull’attività neuronale dove si verifica un incremento nel rilascio di endorfine. Le endorfine sono sostanze chimiche di natura organica prodotte dal cervello, dotate di proprietà fisiologiche simili a quelle della morfina e dell’oppio, di tipo analgesico e rilassante. È importante adattare l’attività fisica alle proprie abitudini quotidiane, in modo da renderla parte della propria giornata, e non viverla come un impegno gravoso da portare obbligatoriamente a termine, che magari causa la rinuncia di qualcosa di importante. Essa non deve diventare un peso, un dovere, un ulteriore problema da affrontare. 22
Cos’è la Sindrome da OverTraining Lo “sportivo” amatoriale o professionista può andare incontro alla cosiddetta Sindrome da OverTraining, ovvero quella condizione in cui l’atleta, pur allenandosi regolarmente, non solo non migliora le proprie performances, ma addirit-
tura regredisce la propria capacità di prestazione, arrivando a non essere più in grado di sostenere adeguatamente gli allenamenti programmati. L'OverTraining è quindi dovuto ad uno squilibrio dell'allenamento che si verifica quando l'attività fisica praticata è talmente intensa, che il nostro organismo non riesce, nei tempi di riposo, a "recu-
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perare” dalla fatica accumulata. Questo squilibrio provoca un continuo stato di affaticamento muscolare, che si accompagna molto spesso ad un elevato livello di stress psicofisico, e fa inevitabilmente calare le prestazioni atletiche.
Come “lavora” il nostro organismo Il corpo umano necessita di mantenere costanti nel tempo alcuni indici fisiologici fra cui: la temperatura corporea, la glicemia e il pH del sangue. Durante l’attività fisica si mettono sotto stress vari organi ed apparati, perché questi parametri vengono modificati, e si costringe l’organismo ad adattarsi e ad elevare le sue prestazioni. Questo non può avvenire in modo indiscriminato: occorre che ci sia un adeguato recupero tra una sollecitazione e quella successiva.
Le cause più comuni che inducono alla Sindrome sono: UN PERIODO DI RIPOSO NON ADEGUATO tra un allenamento e l'altro; UN REGIME ALIMENTARE SCORRETTO e non bilanciato; UN NUMERO INADEGUATO di ore di sonno e una scarsa qualità dello stesso.
Facile accorgercene I segni e sintomi premonitori sono: STANCHEZZA CRONICA, SENSAZIONE DI INCAPACITÀ A REGGERE LO SFORZO, PERDITA DI MOTIVAZIONE, ABBASSAMENTO DEL TONO DELL’UMORE, DISTURBI DEL SONNO, DIMINUZIONE DELL’APPETITO E DEL PESO, VARIAZIONI DELLA FREQUENZA CARDIACA A RIPOSO. In pratica se, pur allenandosi costantemente, ci si accorge che la propria performance fisica peggiora, come in un circolo vizioso, vuol dire che si sta andando incontro all’OverTraining ed è tempo di riposare. Qualora si decida di effettuare attività sportiva, anche a livello amatoriale, è
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Affidarci a “buone mani” Personale qualificato è in grado di valutare se si trova davanti ad una Sindrome da OverTraining, e valutarne l’entità anche attraverso ad un semplice dosaggio ematico che permette di andare a dosare gli ormoni sottoposti a notevoli cambiamenti durante l’attività fisica. Questi parametri valutati ad intervalli di tempo pre-determinati permettono di andare a calcolare l’indice di OverTraining. Tale indice permette di valutare lo stato ed il livello di stress a cui è sottoposto l’organismo e fornisce al medico specialista le informazioni necessarie per eventualmente correggere il piano alimentare o il piano di allenamento di chi pratica attività fisica. Per non incorrere in una Sindrome da Overtraining è importante seguire indicazioni basilari ma di fondamentale importanza, come ad esempio variare il tipo di attività, alternando momenti di
attività fisica intensa (palestra, aerobica e spinning) ad altri di attività più blanda (stretching e yoga). Aumentare i tempi di recupero tra un allenamento e l'altro, curando maggiormente l'alimentazione. SI DEVE TRATTARE DI UN REGIME ALIMENTARE COMPLETO E BILANCIATO NON SI DEVE PENSARE ALL’ATTIVITÀ FISICA COME AD UN MOMENTO FINALIZZATO A DIMAGRIRE.
Ulteriori suggerimenti Inoltre è molto importante cercare di aumentare le ore di sonno per notte e anche la qualità del sonno. Diminuire il livello di stress nella nostra vita è di notevole beneficio anche durante la pratica dell’attività sportiva, occorre ricordare che anche il fitness, se vissuto negativamente, può nuocere alla salute sia fisica che mentale. Importante è ricordare che fare attività sportiva, soprattutto a livello amatoriale, non significa mai "dare il massimo" o "perdere peso ad ogni costo", ma sempre ricercare il benessere psico-fisico, conservando il massimo rispetto per il proprio organismo, tenendo conto anche dei propri limiti. FINE 23
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SALUTE
INCIDENTI DOMESTICI CAUSE E PREVENZIONE
Al primo posto ci sono le cadute, soprattutto degli anziani. Ogni anno in Italia una persona su venti incorre in un incidente domestico: il 48 per cento a causa di una caduta, il 15 per cento per urti, il 12 per cento per incidenti con oggetti penetranti o taglienti. Al primo posto dunque vi sono le cadute, soprattutto quelle degli anziani, che spesso provocano la frattura del femore. Il tutto si traduce in disabilità e ricoveri costosi per il Servizio Sanitario Nazionale. La maggior parte delle cadute nell’anziano sono causate dall'azione combinata del normale invecchiamento (perdita di agilità, reattività, coordinazione) e di situazioni ambientali non idonee o sfavorevoli. Una precedente caduta, inoltre, rende l’anziano più insicuro, portandolo ad una situazione psicologica precaria tale da impedire la normale conduzione delle semplici azioni quotidiane. Cosa fare, allora? Rendere più sicuro l'ambiente domestico è semplice: ecco alcuni consigli da mettere in pratica.
Corridoi
Tappeti I CORRIDOI DEVONO AVERE SPAZI IDONEI E PERMETTERE MOVIMENTI AGEVOLI.
COSA FARE E COSA NON - NON FARE PERCORSI AL BUIO, mantenere una buona illuminazione dei locali. - TENERLI LIBERI da intralci. - EVITARE FILI ELETTRICI volanti che possono far inciampare. - USARE EVENTUALMENTE un sostegno per muoversi (un bastone o una stampella). 24
SOPRATTUTTO QUELLI SOTTILI, SE POGGIATI SU UN PAVIMENTO LUCIDO, TENDONO A SOLLEVARSI, SPOSTARSI O ARROTOLARSI, CON RISCHIO DI INCIAMPO. ANCHE LE FRANGE POSSONO ESSERE CAUSA DI CADUTA. COSA FARE E COSA NON - NON USARE TAPPETI con frange o buchi, che si piegano o arrotolano facilmente. - RINFORZARE GLI ANGOLI applicando della stoffa sul retro o una gomma antiscivolo.
Scale fisse RAPPRESENTANO UN RISCHIO QUANDO SONO ECCESSIVAMENTE RIPIDE, SCIVOLOSE, TRABALLANTI O DETERIORATE, PRESENTANO GRADINI TROPPO ALTI O TROPPO STRETTI O DI DIVERSO LIVELLO, BUIE O NON HANNO PROTEZIONI. COSA FARE E COSA NON - TENERLE BEN ILLUMINATE, con l’accortezza di porre gli interruttori della luce ben visibili. - MONTARE UN CORRIMANO o un parapetto lungo la scala.
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SALUTE - FISSARE STRISCE antiscivolo sui gradini. - MANTENERLE SGOMBRE da qualsiasi oggetto che possa intralciare il passo. - ELIMINARE EVENTUALI TAPPETINI - INSTALLARE UN MONTASCALE che permette, in caso di necessità, di spostarsi su una sedia da un piano all’altro.
Scale portatili MOLTI INCIDENTI POSSONO ESSERE DOVUTI ALLA DISATTENZIONE O AD UN USO IMPROPRIO. COSA FARE E COSA NON - NON SALIRE SU SCALE O SGABELLI quando si è in casa da soli. - NON SALIRE SULLA SCALA se si soffre di vertigini, dolori muscolari o ossei, se si ha problemi di vista o si è assunto farmaci o alcol. - NON SALIRE con ciabatte o scarpe a tacchi alti, sandali e abbigliamento inadatto (vestaglie, lacci e cinture che possono impigliarsi). - QUANDO SI SALE non portare materiali pesanti e attrezzatura contemporaneamente: si potrebbero avere problemi di equilibrio o difficoltà nel sorreggersi ai montanti della scala.
- EVITARE DI POSIZIONARE la scala vicino a porte o finestre non perfettamente bloccate, spazi in prossimità del vuoto (balconi, pianerottoli etc.), linee elettriche. - NON COLLOCARE mai la scala su una superficie inclinata.
Pavimenti POSSONO RAPPRESENTARE UN RISCHIO SE HANNO UNA SUPERFICIE IRREGOLARE, TROPPO LISCIA O LUCIDA, SE SONO BAGNATI O COSPARSI DI CERA O CONSUMATI DALL’USURA. COSA FARE E COSA NON - TENERLI ASCIUTTI e non scivolosi; evita di lucidarli con la cera. - INDOSSARE SCARPE con suole non scivolose. - RIMUOVERE GLI OGGETTI dal pavimento e ridurre eventuale disordine. - EVITARE I DISLIVELLI.
ATTENZIONE AI PAVIMENTI BAGNATI
IN BAGNO UTILIZZARE TAPPETI ANTISCIVOLO
Bagno RAPPRESENTA UN AMBIENTE A FORTE RISCHIO DI CADUTA, SIA PER LA SCIVOLOSITÀ DEI PAVIMENTI, SPESSO BAGNATI, SIA PER LA LIMITAZIONE DEGLI SPAZI. ANCHE IL BUIO, ASSOCIATO AI PROBLEMI DI VISTA, PUÒ CAUSARE DISORIENTAMENTO. COSA FARE E COSA NON - SUL PAVIMENTO EVITARE tappeti o usare quelli antiscivolo - METTERE TAPPETI ANTISCIVOLO nella vasca e nella doccia - NON SEDERSI SUL FONDO della vasca se non si è sicuri di riuscire a rialzarsi; usare eventualmente sedili per vasca e doccia - USARE MANIGLIONI di supporto e anticaduta nella vasca, nella doccia e vicino al water. FINE
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RICERCA
NANOPARTICELLE
AUTODEGRADANTI UN AIUTO ALLA LOTTA CONTRO I TUMORI Serviranno per una diagnostica ed un “trasporto farmaci” all’interno del nostro corpo con meno effetti collaterali. di Tiziano Zaccaria IMPORTANTE NOVITÀ NELLA LOTTA CONTRO I TUMORI. Dall’Università di Toronto arrivano delle nanoparticelle inorganiche che colpiscono il bersaglio (la neoplasia) e vengono poi degradate, senza accumularsi. Una scoperta che in futuro potrebbe essere utilizzata per il trasporto di farmaci anticancro (all’interno del nostro organismo) e per indagini diagnostiche. In generale, la nanomedicina sfrutta l’uso di nanotecnologie (cioè tecnologie su scala ‘nano’, come appunto in questo caso), sia per applicazioni terapeutiche che per applicazioni diagnostiche, come la diagnostica per immagini, che spesso si serve di mezzi di contrasto.
Lo studio… …condotto sui topi, è stato pubblicato di recente su “Nature Nanotechnology”. I ricercatori hanno utilizzato il DNA per controllare la distribuzione biologica e l’eliminazione di queste particelle, organizzandole in superstrutture colloidali (un colloide è una miscela in cui una sostanza viene dispersa). CON QUESTA TECNICA, le nanoparticelle sono come dei mattoncini piccolissimi (non microscopici ma ancora più piccoli), la cui dimensione, la chimica della superficie e la struttura con cui sono assemblate determina la costruzione complessiva della superstruttura. 26
Proprio in funzione di questa costruzione, queste superstrutture interagiscono con le cellule e con i tessuti, ma poi vengono degradate, sfuggendo così alla ‘cattura biologica’. Così si eviterebbe anche la possibilità di effetti collaterali. Numerosi esperti ne hanno discusso all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano durante il Nano World Cancer Day del 4 febbraio 2014, ideato e organizzato dalla European Technology Platform of Nanomedicine, svoltosi simultaneamente in 13 paesi europei: Austria, Repubblica Ceca, Finlandia,
Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Regno Unito. Le superstrutture potranno essere in seguito rese funzionali per trasportare e proteggere dalla degradazione enzimatica agenti terapeutici e diagnostici (utilizzabili ad esempio per tecniche di generazione di immagini o imaging). Questi risultati suggeriscono una strategia diversa per progettare interazioni tra nanostrutture e sistemi biologici ed evidenziare nuove direzioni nella costruzione di esempi di nanomedicina biodegradabile e mulFINE tifunzionale.
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SOCIETÀ
IL REATO DI
STALKING
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Questo termine anglosassone indica tutti quei comportamenti persecutori come l'invio ossessivo e ripetuto di messaggi, i pedinamenti, gli appostamenti, gli atti anche vandalici a scopo intimidatorio. La soglia per diventare “STALKER” è sottile
Dott.ssa
Serena Bagli
Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it www.serenabagli.it
Nei rapporti interpersonali, a seconda che si tratti di amicizia, rapporto di coppia o semplice conoscenza, ognuno ha un proprio spazio personale che vuole mantenere rispetto l’altro. Le persone, più o meno consapevolmente, hanno una distanza fisica ed emotiva che stabiliscono per ogni tipologia di relazione. Esiste però un tipo di intrusione, molestia e ossessione che va oltre questi limiti in modo considerevole. Lo stalking è un reato, un vero e proprio crimine nel quale una persona (spesso, ma non sempre, una donna) viene perseguitata, seguita, ricercata per molto tempo, più e più volte. Le conseguenze possono essere lievi come anche molto gravi, a seconda del livello di pervasività e gravità dello stalking subito. Le emozioni suscitate sono: paura, ansia, angoscia, problematiche relazionali e personali più o meno gravi.
Essendo un reato, lo stalking viene punito con il carcere: chiunque arrivi a pedinare, assillare, infastidire più o meno pesantemente una persona, a prescindere dal fatto che si tratti di un corteggiatore, un ex-coniuge o un perfetto estraneo, può essere incriminato. Lo stalker solo in pochi casi presenta gravi psicopatologie dal punto di vista clinico. Chiunque, in certi periodi della vita o in
un particolare momento, mal interpretando un rapporto interpersonale, può diventarlo. Alcuni comportamenti come telefonate, sms, e-mail, visite a sorpresa e, perfino l’invio di fiori o regali, possono essere gesti che, in particolari casi, diventano vere e proprie forme di persecuzione in grado di limitare la libertà di una persona e di violare la sua privacy, giungendo perfino a spaventare chi ne è destinatario. Inseguimento, molestia e persecuzione possono manifestarsi sotto innumerevoli forme. »SEGUE
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SALUTE_10piu_n.3.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 10/03/14 11:53 Pagina 28
SOCIETÀ
Le caratteristiche dello “STALKER”
Il reato viene commesso quando si adottano comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, quando si minaccia qualcuno costantemente, con telefonate, messaggi, appostamenti, ossessivi pedinamenti. Questo tipo di condotta deve arrecare nella vittima un grave stato di paura per la propria salute e per la propria sicurezza o per quella di un altro soggetto, tanto da farle modificare considerevolmente lo stile di vita quotidiano. Una sola minaccia o un isolato episodio di persecuzione, anche se invadente, non sono sufficienti a realizzare il reato di atti persecutori: è necessaria una certa reiterazione delle condotte nel tempo.
Il “molestatore assillante” manifesta un complesso insieme di comportamenti che vengono ben racchiusi sinteticamente dall’espressione “braccare qualcuno”, che comprende l’aspettare, l’inseguire, il raccogliere informazioni sulla vittima e sui suoi movimenti. Questi comportamenti sono quasi sempre “tipici” di tutti gli stalkers, al di là delle differenze rilevate di situazione in situazione.
Un fenomeno in crescita Si tratta di un fenomeno molto diffuso: più di 2 milioni di persone sarebbero state vittime di stalking secondo le ultime indagini effettuate. In alcuni casi può sfociare in femminicidio, un’emergenza sociale che in Italia solo nel 2012 ha portato ben 127 donne alla morte. In Italia lo stalking è diventato un reato grazie alla legge n. 38 del 2009 che sancisce la pericolosità di questo tipo di atti. Anche se non sempre lo stalking si accompagna a comportamenti violenti, le sue vittime non riescono più a lavorare, ad avere una normale vita sociale, giungendo perfino a subire gravi danni psicologici, fisici e materiali.
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POSSIAMO DISTINGUERE DUE CATEGORIE DI COMPORTAMENTI ATTRAVERSO I QUALI SI PUÒ ATTUARE LO STALKING: LA PRIMA CATEGORIA riguarda l’insieme di quei comportamenti che hanno lo scopo di trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, che possono essere di affetto o di odio, ma che informano la vittima di ciò che prova il persecutore. Questo può avvenire tramite: telefono, lettere, sms, e-mail o anche graffiti o murales. LA SECONDA CATEGORIA racchiude quel tipo di comportamenti che hanno come scopo il controllo della persona, come ad esempio pedinare o sorvegliare, oppure un confron-
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SOCIETÀ to diretto, ne sono un esempio le visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente si ritrovano entrambe le forme.
Esistono tecniche anti-stalking? Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare, parlando di comportamentali di difesa adottabili in tutte le circostanze. Esistono tuttavia alcune regole utili: È IMPORTANTE RICONOSCERE IL PROBLEMA. Spesso è difficile considerarsi una “vittima” finendo per sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker, questo accade soprattutto se si ha un legame affettivo con lo stalker. Il primo passo è allora sempre quello di guardare in faccia il problema e adottare delle precauzioni maggiori rispetto prima. È NECESSARIO ESSERE FERMI NEL “DIRE DI NO” IN MODO CHIARO. Alcune persone hanno difficoltà in questo, motivo per il quale ci sono persone che fanno più fatica a difendersi dagli stalkers. UN TERZO ASPETTO anch’esso molto importante, da tenere quindi in considerazione, è che a volte, purtroppo, è necessario poter produrre prove della molestia alle forze dell’ordine, di conseguenza
È BENE NON LASCIARSI PRENDERE DALLA RABBIA O DALLA PAURA E RACCOGLIERE PIÙ DATI POSSIBILI SUI FASTIDI SUBITI.
Conclusioni La vittima, a prescindere dalla durata del periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite. Sono molto frequenti quelle a danno psicologico, invisibili da vedere ma sentite come molto forti per chi le subisce. Le conseguenze dello stalking per le vittime sono spesso diverse e si trascinano per molto tempo cronicizzandosi.
Quando si hanno dubbi sull’essere o meno perseguitati è sempre bene rivolgersi alle autorità di pubblica sicurezza. Esistono centri antiviolenza dove operatrici e operatori esperti su tematiche di questo genere possono dare supporto legale e psicologico. FINE
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È molto importante per la salute del nostro amico a quattro zampe, la scelta del veterinario.
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Primavera, tempo di cuccioli. Molti di noi si inteneriscono davanti ad un piccolo quadrupede festante e tondeggiante, dallo sguardo languido ed il fare impacciato, orientandoci verso l'adozione. Nulla in contrario, sempre che la scelta sia ponderata e consapevole dell'impegno e dei doveri che comporta avere un cucciolo di cane in famiglia. Ma una volta fatti i conti con gli oneri, ci potremo godere gli onori. Uno degli impegni più importanti e responsabili, è la scelta di un valido medico veterinario che si occuperà della salute del cucciolo, seguendolo per tutte le fasi della crescita e della vita.
La visita veterinaria Una volta deciso di portare a casa un cucciolo, bisogna quanto prima fargli fare un’approfondita visita veterinaria per valutare il suo stato di salute. La prima visita riveste un ruolo fondamentale, poiché solo un cucciolo sano è un cucciolo felice! Essendo l’ambulatorio veterinario un luogo nuovo e pieno di odori, per il nostro piccolo amico potrebbe rappresentare un luogo stressante, quindi è fondamentale che il proprietario si atteggi al 30
piccolo peloso in modo gioioso, lodando i buoni comportamenti e distraendo il cucciolo con giochi o piccoli premi alimentari. Per quanto concerne il medico, è fondamentale una corretta e “gentile” manipolazione del cucciolo, che, una volta sul tavolo da visita, deve essere analizzato dalla punta del naso a quella della coda.
Attenti a naso, orecchie e mantello Per non tralasciare nulla, il veterinario inizierà controllando che il tartufo (il naso) sia pulito e umido e non presenti croste o ferite. Si continua poi con il controllare la bocca, soprattutto per verificare la fuoriuscita dei dentini e per accertarsi che le gengive siano sane e di buon colore.
CONTROLLARE E MANTENERE PULITO IL MANTELLO
Si passa poi a controllare gli occhi, che devono essere puliti, limpidi, vispi e non presentare alcuna cisposità, poi è la volta delle orecchie, che vanno pulite periodicamente per scongiurare il pericolo dell’instaurarsi di un’otite. È il caso poi di controllare con uno stetoscopio il torace del cane o del gatto per controllarne
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I NOSTRI AMICI ANIMALI respiro e cuore; sarà il caso successivamente di fare una bella palpatina al pancino, per controllore se ha qualche dolore addominale sospetto. Ovviamente non deve essere trascurata un’analisi completa del mantello, per scongiurare la presenza di parassiti e/o croste o ferite di vario genere. In ogni caso, se il piccolo ha già almeno due mesi di età, il veterinario vi consiglierà di utilizzare un prodotto antiparassitario e vi spiegherà modi e tempi di applicazione.
39° di temperatura corporea È importante controllare che anche la temperatura sia quella giusta, che orientativamente in un cucciolo varia dai 38 ai 39 gradi, mentre nell'adulto si stabilizza attorno ai 38°. È poi opportuno fare un esame delle feci, per mettere in evidenza dei parassiti intestinali che cuccioli di poche settimane quasi sempre hanno e che posso essere cause di dissenterie a volte fatali. Infine è sempre bene sincerarsi della perfetta integrità della coda, prolungamento della colonna vertebrale, quindi sensibile e non da considerarsi come un appiglio, visto che è una delle parti maggiormente esposta ad eventi traumatici domestici. Un’altra cosa che sicuramente il vostro veterinario non dimenticherà sarà quella di pesare il piccolo, in modo da verificare di volta in volta il suo incremento di peso. Associazione Sportiva Dilettantistica
L’importanza del piano vaccinale Verrà infine impostato il protocollo vaccinale ideale per il vostro cucciolo, che inizia intorno ai due mesi di età e comprende la copertura per parvovirosi, coronavirosi, cimurro, epatite infettiva, leptospirosi, tosse dei canili ed eventualmente rabbia se si tratta di un cane, mentre se abbiamo un gattino il piano vaccinale deve difendere da malattie respiratorie, leucemia, panleucopenia, clamidiosi ed eventualmente rabbia.
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Molto importante è anche la pianificazione della profilassi contro la filariosi cardio polmonare, malattia trasmessa da una particolare zanzara, che veicola ed inocula il parassita Filaria all'interno del cane sottoforma di uova. Schiudendosi, le uova si trasformano in larve e, annidandosi nel cuore del cane, possono portarlo addirittura alla morte. Si concluderà la visita lodando e premiando il cucciolo, affinché porti con sé un positivo ricordo di quell’esperienFINE za e quel luogo.
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