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RAVENNA
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 12 - DICEMBRE 2015
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INTERVISTA A STEFANO
FALCINELLI Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Ravenna.
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Salute Dieci Più
Alessandro BELLIÈRE L’uomo che girava l’Italia a piedi
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Salute Dieci Più
Nr. 12 - DICEMBRE 2015 - www.salute10piu.it
ALIMENTAZIONE
2 PIANTE E INTEGRATORI
PER REGOLARE LA FAME
Dott.ssa Maria Nives Visani PEDIATRIA
4 SVEZZAMENTO E ALLERGIE ALIMENTARI Dott. Giuseppe Vieni L’INTERVISTA
7 STEFANO FALCINELLI Intervista di Tiziano Zaccaria SOCIETÀ
11 L’ALBINISMO Dott. Andrea Baldisserri LONGEVITÀ
12 AGNESE BASSANI, SOLAROLESE DI 107 ANNI di Tiziano Zaccaria IL PERSONAGGIO
15 ALESSANDRO BELLIÈRE ALIMENTAZIONE
18 CARNE ROSSA: L’ALLARME DELL’OMS di Tiziano Zaccaria CARDIOLOGIA
23 LA TROMBOSI Dott.ssa Elisabetta Giusti MEDICINA
26 NUOVI FARMACI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO
Prof. Giorgio Sesti SALUTE
29 LE NUOVE ETICHETTE ALIMENTARI di Fabio Lironzi I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 CARRELLINI PER CANI DISABILI di Alessandro Ortolan SALUTE 10+ - Anno 5 - N. 12.2015 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it
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ALIMENTAZIONE
PIANTEE INTEGRA TORI PER REGOLARE LA FAME Con l’avvicinarsi delle feste natalizie, è opportuno fare attenzione agli abusi alimentari. Ecco alcune sostanze vegetali che assorbono grassi e glucidi.
Prima di tutto
Dott.ssa
Maria Nives Visani
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
I nostri sistemi biologici si apprestano ad affrontare l'inverno, la stagione fredda che secondo la medicina cinese è dedicata al riposo, così come è la notte nel ciclo circadiano (circa 24 ore). L'inverno ha come prerogativa l'abbassamento delle temperature, l'aumento delle piogge e le possibili precipitazioni nevose che ci inducono a rimanere per un tempo maggiore in casa. Situazione questa che, sommata al sopraggiungere delle feste natalizie, potrebbe trasformarsi in occasione per aumentare la convivialità e quindi con rischio maggiore di perdere la linea e di mettere su qualche chilo di troppo. In questo caso, oltre a seguire alcuni consigli dietetici come quello di consumare un piccolo antipasto di verdure crude prima di pranzo e cena, potremmo chiedere aiuto al mondo naturale con l'utilizzo di piante ed integratori in grado di regolare la fame e gli effetti degli abusi alimentari. 2
Potremo utilizzare sostanze che assorbono grassi e glucidi come il Chitosano e i Glucomannani. Da assumersi prima del pasto tra le piante troviamo la Garcinia Cambogia, arbusto proveniente dal sud est asiatico di cui si utilizza la buccia dei frutti sotto forma di estratto secco titolato in acido idrossicitrico, il quale inibisce l'accumulo dei grassi di deposito e stimola la glicogenesi epatica.
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Nei principali tessuti lipogenici (quali fegato, intestino e tessuto adiposo), quando l'ingestione di cibo e in particolare di zuccheri eccede le necessità dell'organismo, una parte del citrato prodotto nel ciclo di Krebs viene immesso nel citoplasma cellulare dove viene scisso in acido ossalacetico e acetilico A (precursore di acidi grassi e colesterolo da cui vengono sintetizzati grassi immagazzinati nel tessuto sottocutaneo) ad opera dell'enzima citratoliasi.
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L'Acido Idrossicitrico è in grado di inibire l'azione dell'enzima citrato-liasi, inducendo quindi una minor formazione di acidi grassi e colesterolo e favorendo la formazione di glicogeno epatico. Quest'ultimo è utile anche per migliorare la resistenza durante lo sforzo fisico muscolare dello sportivo, in quanto per evitare l'esaurimento energetico del muscolo striato, l'organismo prende energia dal glucosio presente nel torrente sanguigno mantenuto costante dal glicogeno epatico che stimolato dalla Garcinia assunta prima dello sforzo permette una maggior resistenza alla fatica.
Altri studi hanno verificato che l'idrossicitrato è un potente inibitore della liponeogenesi e quindi molto utile in associazione a regimi dietetici controllati per accelerare la perdita di massa grassa. Legata alla neoglucogenesi epatica vi è anche la stimolazione dei glucorecettivi che attraverso il nervo vago producono
senso di sazietà ma questo effetto detto Iporessizzante non risulta costante e uguale in tutti i soggetti. Abbiamo visto come l'idrossicitrato sia utile anche nella riduzione del colesterolo nel sangue, soprattutto se derivato dall'eccessivo consumo di carboidrati. Non esistono in letteratura note di tossicità per la Garcinia, ma non se ne consiglia l'uso in gravidanza e allattamento.
Se la voglia di dolce a fine pasto… …di cioccolatini davanti alla tv, di torrone e panettone a casa di amici si fa sentire, allora potrà essere utile un oligoterapico come il complesso Zn Ni Co (Zinco Nichel Cobalto). Questi oligoelementi in sinergia sono in grado di attivare i sistemi enzimatici, riducendo la resistenza cellulare all'insulina responsabile dell'aumento di trigliceridi e conseguente aumento di tessuto adiposo soprattutto nella zona addominale e del giro vita. Dopo una certa età per carenze ormonali, in condizioni di stress per aumento di cortisolo, in caso di assunzione cronica di farmaci o additivi alimentari, il rischio di insulino resistenza è più alto perchè si creano condizioni di blocco enzimatico.
Con Zn Ni Co abbiamo un risveglio del metabolismo cellulare per la presenza di Zinco e un miglioramento del microcircolo per il Cobalto. Sarà comunque utile in questo caso l'assunzione del complesso una volta al giorno come fiale sublinguale da trattenere per circa 20-30 secondi al mattino al risveglio oppure prima di pranzo. Molti studi hanno evidenziato che la ricerca di cibi dolci è legata all'inconscia ricerca di acido glutammico, precursore del triptofano e quindi della serotonina (ormone del buonumore).
In questo caso potrà essere molto utile un intervento con preparati a bassa dose a base di L-glutammina e vitamina B9 e di L-triptofano e vitamina B3 per modulare in maniera fisiologica e senza alcun rischio il senso di fame di FINE origine nervosa.
Il miele di Manuka della Nuova Zelanda:
VERA MEDICINA NATURALE Questo tipo speciale di miele prodotto in Nuova Zelanda ha un'altissima componente antibatterica. Viene prodotto dalle api che si nutrono dei fiori dell'albero di Manuka che è una pianta indigena che cresce nelle distese incontaminate e prive di qualsiasi tipo di inquinamento.
Questo miele è riconosciuto dai medici come una valida alternativa alle forme convenzionali di medicina. È un potente e naturale antibatterico, antivirale, antiossidante, antisettico, antinfiammatorio ed è un validissimo vaccino naturale ma anche un ottimo rimedio in caso di mal di gola, raffreddore e tosse ricorrente. Sulle ferite crea un ambiente di guarigione che permette alle nuove cellule della pelle di crescere a filo della ferita, pre-
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PEDIATRIA
SVEZZAMENTO E ALLERGIE ALIMENTARI
Quando svezzare?
Dott.
Giuseppe Vieni
Responsabile servizio di Allergologia e Pneumologia pediatrica Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia Ospedale S. M. delle Croci di Ravenna e Presidi Ospedalieri di Faenza e Lugo - AUSL Romagna E-mail: giuseppevieni@libero.it
Lo svezzamento è il periodo in cui il lattante introduce nella dieta alimenti diversi dal latte con concomitante graduale riduzione dell’allattamento. Rappresenta una fase della crescita particolare ed importante, sia per la famiglia, sia per il bebè, e può avere un ruolo significativo sulla salute futura del bambino. È esperienza comune tra noi pediatri rilevare una disomogeneità nelle modalità di divezzamento. In particolare, il periodo di inizio e di introduzione degli alimenti, la tipologia degli stessi, le modalità di preparazione… C’è chi propone l'assaggio di un qualsivoglia alimento in un qualsiasi momento e chi segue invece un rigido e antico calendario di introduzione. In questo articolo mi propongo di dare delle risposte ai neogenitori che quotidianamente si pongono delle domande: risposte basate su quanto riportato dalle più recenti linee guida pediatriche. 4
L’epoca di introduzione di cibi solidi, secondo le indicazioni della letteratura scientifica, dovrebbe avvenire tra il 4° e il 6° mese di vita. In questa fascia di età la scelta del momento in cui iniziare lo svezzamento dovrà essere dettata non solo da esigenze nutrizionali, ma anche dalla “maturità neurologica” e dall’interesse che il bambino mostrerà nei confronti del cibo. Nel bambino allattato esclusivamente al seno il latte materno è adeguato e sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali e di crescita fino ai 6 mesi di vita nella maggioranza dei casi; in questi lattanti si può iniziare lo svezzamento anche al 6° mese. Più raramente gli allattati al seno necessitano l’introduzione di cibi solidi prima dei 6 mesi in supporto al latte materno per garantire un adeguato sviluppo ed un’adeguata crescita. Iniziare lo svezzamento contemporaneamente all’assunzione di latte materno può ridurre il rischio di insorgenza di allergie. Negli allattati artificialmente spesso si tende ad anticipare lo svezzamento già a partire da 4°-5° mese compiuti. Non c’è nessuna indicazione e non è quindi consigliato anticipare lo svezzamento prima del compimento del 4° mese di vita o dopo la fine del 6° mese.
Come e con quali alimenti? Quando introdurre i vari alimenti? e con quali tempi? Spesso i genitori sono angosciati dai dubbi relativi agli alimenti da somministrare all’inizio dello svezzamento, alla tempistica con cui introdurre i vari alimenti, agli alimenti da evitare perché “allergizzanti” (esempi tipici di alimenti considerati “allergizzanti” sono il pomodoro e la fragola) o perché “pesanti” e potenziale causa di problemi, agli alimenti da somministrare solo dopo il compimento di una certa età. Questi dubbi derivano in parte dal “sentito dire”, da suggerimenti vari ricevuti da parenti, amici e (cattivi) consiglieri. In parte è stata la stessa comunità pediatrica negli anni passati a dare delle indicazioni restrittive, come ad esempio uovo dopo i 2 anni, pesce e frutta secca dopo i 3 anni. Questa condotta, però, non ha portato ad una riduzione dell’incidenza delle allergie alimentari, che anzi, al contrario, sono aumentate negli ultimi anni.
Quindi, come stanno realmente le cose? Ciò che oggi si può affermare è che non ci sono evidenze che la ritardata introduzione di un qualsiasi determinato alimento oltre il 6°-8° mese di vita, sia nei bambini a rischio di allergia (bambini con genitori o fratelli affetti da malattie aller-
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giche) sia in quelli non a rischio, possa prevenire l’allergia, e questo concetto vale per tutti gli alimenti, anche quelli tradizionalmente considerati “allergizzanti”. Al contrario, secondo qualche segnalazione, l’introduzione tardiva degli alimenti potrebbe aumentare il rischio di allergia, ma questo non è certo, almeno nei bambini sani. Se da una parte i dati scientifici suggeriscono che l’inserimento tardivo degli alimenti nella dieta del lattante non sia utile per prevenire le allergie, e quindi non ha alcuna utilità e indicazione per esser fatta (si finirebbe solo per rischiare di penalizzare il bambino da un punto di vista nutrizionale senza offrire vantaggi), non è neanche dimostrato che l’introduzione molto precoce (prima dei quattro mesi compiuti) degli stessi possa prevenire l’allergia, pertanto è neanche da promuovere, nella pratica quotidiana, una deliberata esposizione precoce ai più comuni alimenti.
Come procedere Somministrare gradualmente e senza forzature tutti gli alimenti, anche quelli che si pensa che siano più “allergizzanti”, senza schemi o tempistica prefissati, assecondando il grado di “sviluppo neurologico” del bambino, il suo interesse per il cibo, i suoi gusti, le sue inclinazioni, le tradizioni familiari e regionali, e rispettando i fabbisogni nutrizionali. Insomma non c’è alcun motivo per cui temere e ritardare l’introduzione di certi alimenti, così come non bisogna eccedere nel contrario, cioè avere ansia di somministrare tutto e nel più breve tempo possibile, perché né il ritardare né l’anticipare troppo la somministrazione degli alimenti offrirà reali vantaggi al bambino. Il bambino può assumere tutti gli alimenti già dall’inizio dello svezzamento, ovviamente tenendo molto in considerazione le sue capacità masticatorie e seguendo le norme di prevenzione degli episodi di soffocamento da alimenti che possono esser chieste al pediatra.
L’alimentazione dovrebbe essere da subito sana e varia. L’unico accorgimento che suggerirei è l’introduzione degli alimenti uno alla volta, in modo da poter più facilmente identificare l’alimento in causa nel caso di una reazione allergica o di intolleranza.
Poche regole SOSTITUIRE IL LATTE IN FORMULA (artificiale liquido o in polvere) con latte vaccino solo dopo il 12° mese (se usato prima può provocare microemorragie intestinali con conseguente rischio di anemia da carenza di ferro); NON USARE SALE o usarne molto poco, non aggiungere zucchero agli alimenti, non somministrare miele nel 1° anno di vita (rischio botulismo). EVITARE ALIMENTI MOLTO SPEZIATI EVITARE MOLLUSCHI E CROSTACEI nei primi 2-3 anni di vita (rischio infezioni). In fondo ciò che viene consigliato oggi è quello che già facevano le nostre nonne. FINE
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L’INTERVISTA
STEFANO
FALCINELLI PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI
E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI RAVENNA
di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it Il Servizio Sanitario Nazionale sta vivendo una profonda ristrutturazione finanziaria e gestionale. In futuro le risorse potrebbero non essere più in grado di sostenere la domanda di salute. In poche parole, il Servizio Sanitario Nazionale creato nel 1978 sul principio fondante della solidarietà, pone con urgenza la questione della sua sostenibilità. Il problema cruciale è trovare il modo di far quadrare i bilanci, senza danneggiare le basi sulle quali è stato originato. Ne parliamo con il dottor Stefano Falcinelli, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Ravenna.
E a nostro avviso, sono stati recuperati diminuendo la risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale».
Ma la sanità è un investimento o una spesa? «Il grosso errore della nostra classe politica è di considerare la sanità come un costo, mentre in realtà si tratta di un investimento per il nostro Paese. Le persone in salute lavorano e producono di più. Investire in sanità sarebbe un disegno di ampio respiro, ma la nostra classe politica ha un respiro corto, in que-
sto momento mi pare che pensi soprattutto alle elezioni dell’anno prossimo. Ovviamente, nell’immediato porta più vantaggi elettorali diminuire le tasse sulla casa nel 2016, piuttosto che pensare ad una popolazione più sana fra dieci anni».
Il vostro ordine professionale sta poi chiedendo di rivedere le leggi che regolamentano la responsabilità professionale dei medici. «Oggi i medici sono pieni di contenziosi con i pazienti, anche se la stragrande maggioranza… »SEGUE
Dott. Mauro Passarini MEDICO CHIRURGO SPECIALIZZATO CHIRURGIA OSTETRICA
Cosa ne pensa della Nuova Legge di Stabilità, negli aspetti che riguardano il Servizio Sanitario Nazionale? «La Finanziaria 2016 per il Servizio Sanitario Nazionale prevedeva inizialmente un budget di 113 miliardi di euro. Si è invece scesi a 111 miliardi. Quindi, siamo di fronte ad un evidente sottofinanziamento. In questa Finanziaria si è data priorità all’abbattimento della tassa sulla prima casa. Per carità: è un intervento che può far piacere a tanti, ma poi questi soldi vanno trovati da qualche altra parte.
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…delle cause intentate si riducono in nulla. Però, sono cause che fanno perdere soldi, tempo e soprattutto serenità al nostro lavoro. Ci era stato promesso che assieme alla Finanziaria 2016 si sarebbe rivista la legge sulla responsabilità professionale dei medici. Speriamo bene».
Fondamentalmente cosa chiedete? «Chiediamo soprattutto due cose: che l’onere della prova ricada sul paziente, mentre ora sono i medici a dover provare la propria innocenza, e che la possibilità di intentare una causa resti entro i cinque anni dall’episodio “incriminato”, anziché dieci anni come è ora. Se un medico viene chiamato oggi a rispondere di un episodio avvenuto nove anni fa, come può ricordare esattamente cosa è successo? Inoltre, vorremmo fare una netta distinzione fra la colpa grave, ovvero l’imperizia e la negligenza per esempio di un chirurgo durante un’operazione, e l’ineluttabile errore umano di chi comunque rispetta le linee guida della buona pratica clinica. Fermo restando che chi sbaglia con dolo deve risponderne, vorremmo la depenalizzazione dell’involontario errore umano. Altrimenti il medico può essere condizionato nel suo agire dal timore di una causa giudiziaria e scatta la cosiddetta “medicina difensiva”. Se un paziente rappresenta un caso clinico molto dif-
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ficile, allora si potrebbe scegliere di non prenderlo in carico, per non rischiare successive problematiche giudiziarie».
L’accesso alla professione è un altro punto che chiedete di migliorare. «Oggi abbiamo una discrepanza netta fra i colleghi che si laureano e quelli che hanno la possibilità di entrare nelle scuole di specializzazione e nei corsi di medicina generale. Chi si laurea, ma non riesce ad ottenere una specialità o non riesce ad entrare nel corso di medicina generale, di fatto non può accedere al Servizio Sanitario Nazionale, non potendo fare nè concorsi ospedalieri, nè avviarsi all’attività di medico di famiglia. Gli restano solo delle occupazioni abbastanza marginali».
Altro punto controverso col mondo politico: il rinnovo contrattuale. Da tempo i sindacati del vostro settore lo stanno rivendicando. «L’unica categoria che di recente ha rinnovato il contratto, è quella degli specialisti ambulatoriali. Il contratto degli ospedalieri e dei medici di famiglia, invece, è fermo da anni. A parte la mancanza di fondi per gli aumenti salariali, fra gli ospedalieri si lamenta soprattutto la mancanza di un turnover. Nella Ausl Romagna c’è sostanzialmente un blocco delle assunzioni: può essere assunto un solo medico ogni
quattro pensionamenti. Quindi in generale la fotografia del settore è abbastanza negativa, tuttavia il nostro Servizio Sanitario resta uno dei migliori al mondo. E abbiamo la presunzione di sostenere che ciò accade grazie all’abnegazione dei professionisti».
Veniamo alle problematiche legate al nostro territorio. Da dove iniziamo? «Innanzitutto, ma questo è un problema di carattere nazionale, vanno superate le differenze fra le varie Regioni. Non è possibile che a Rovigo o a Pesaro (per citare due provincie vicine) ci siano regole diverse dalla nostra Regione. Non possono esistere tre sistemi sanitari diversi a distanza di cento chilometri, dove, a seconda della Ausl, alcune cose vengono concesse ed altre no. Noi chiediamo che si torni ad un maggiore governo centrale della gestione della sanità, eliminando tutte le molte differenze da regione a regione».
Chiedete nuovi investimenti sul territorio, in termini di infrastrutture e di personale. «I maggiori progetti di investimento sul territorio dovrebbero riguardare le “case della salute”, una sorta di poliambulatori che rappresentano una soluzione intermedia fra le medicine di gruppo e gli ospedali. Le patologie croniche non possono essere più seguite in
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ospedale, dove devono andare soltanto i malati acuti. Perciò varie patologie croniche, anche impegnative come i malati terminali, devono trovare una risposta diversa sul territorio, a partire dall’assistenza domiciliare. Sono quindi necessari nuovi investimenti, a partire dall’assunzione di nuovi infermieri che attualmente sono in numero non sufficiente».
Ricetta elettronica e fascicolo sanitario elettronico: a che punto siamo nella nostra Ausl? «All’Ausl Romagna abbiamo numeri già molto elevati riguardo la “ricetta dematerializzata”. Attualmente tutti i medici della nostra Ausl sono tecnologicamente in grado di trasmettere al MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze) i dati delle ricette erogate ai pazienti. Non siamo però disponibili a trasmettere, come ci si chiede, anche i dati delle fatture al MEF per consentire la precompilazione della dichiarazione dei redditi: vogliamo fare i medici, non gli impiegati della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda il fascicolo sanitario elettronico, l’Emilia
Romagna è una delle poche regioni in cui questo servizio è già operativo. Io ho già attivato il mio “fascicolo” personale. E consiglio a molti miei pazienti di fare la stessa cosa».
Restando nella tecnologia, cosa pensa delle “App” mediche (le applicazioni installabili sugli smartphone che permettono, ad esempio, di controllare il battito cardiaco o di misurare la temperatura del paziente)? «Vedo bene la tecnologia, ma bisogna usarla correttamente. Per quanto riguarda le App mediche, il primo rischio è che il paziente le utilizzi per un’auto-diagnosi, sovrastimando o sottostimando i suoi problemi. Personalmente penso che dobbiamo recuperare il contatto fisico fra medico e paziente attraverso la semeiotica, ovvero la branca che studia i segni e i sintomi: palpare il fegato, guardare gli occhi, auscultare il cuore... Perché esiste anche un valore terapeutico nel contatto fisico fra medico e paziente. L’empatia che si crea, fa parte della cura. E le app non possono darla».
Infine, un argomento attuale è quello delle vaccinazioni. C’è chi vorrebbe obbligarle per legge. «Innanzitutto dobbiamo ricordarci che il vaccino è paragonabile a un farmaco, e
in quanto tale va somministrato in maniera appropriata. Grazie alle vaccinazioni di massa, negli ultimi decenni alcune malattie infettive come il vaiolo si sono estinte, altre sono nettamente diminuite. Ora, purtroppo, registriamo un ritorno di alcune patologie. Nelle settimane scorse a Bologna una bimba di due anni è morta di pertosse. Quella bambina, che non poteva essere ancora vaccinata perché troppo piccola, è stata contagiata da un parente. Ciò significa che resta fondamentale la vaccinazione di comunità, per evitare la diffusione di certi batteri. Noi medici raccomandiano sempre le vaccinazioni, ma è giusto che non si possa imporle con decreti o regolamenti. Lo dice l’Articolo 32 della nostra Costituzione: nessuno può essere obbligato ad un trattamento di qualsiasi tipo contro la sua FINE volontà».
A quale età la prima visita odontoiatrica dei nostri bambini?
I consigli di Stomatologica
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SOCIETA’
ALBINISMO Cos’è e quali sono i motivi per cui è una condizione ancora fortemente discriminata nel continente Africano.
Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
La parola albino deriva dal latino “albus”, bianco. L’albinismo è un’anomalia congenita consistente nella totale o parziale deficienza di pigmentazione melaninica nella pelle, nell'iride, nei peli e nei capelli, causata da un'assenza o un difetto dell’enzima tirosinasi, coinvolto nella sintesi della Melanina. E’ una condizione ereditaria frequente non solo negli esseri umani, ma in numerosi mammiferi, pesci, uccelli e rettili. E si verifica persino nei petali, nelle foglie e nei frutti di piante e fiori.
Cosa provoca a livello fisico… «Nell’uomo l'albinismo è associato ad alcuni difetti visivi come la fotofobia, il nistagmo (movimenti oscillatori, ritmici e involontari dei globi oculari) e l'astigmatismo. La totale assenza di pigmentazione aumenta notevolmente la suscettibilità di questi soggetti alle ustioni solari ed ai tumori della pelle. Nella maggior parte dei casi questa condizione si manifesta in individui nati da genitori entrambi portatori sani o entrambi albini. E’ affetta da albinismo all’incirca una persona su 17.000.
…e a livello sociale Tutti sanno che gli albini sono bianchis-
simi, hanno gli occhi ed i capelli chiari. Ma spesso le conoscenze si fermano a questo. Per secoli questa condizione è stata soggetta a molte discriminazioni, ancora oggi non completamente cancellate. Per esempio, i bambini dalla pelle e dai capelli bianchi sono spesso oggetto di scherno da parte dei compagni di scuola. Il non potersi esporre al sole tanto quanto gli altri, aggiunge spesso elementi di esclusione e discriminazione. Negli adulti generalmente le problematiche fisiche rimangono tali, salvo l’aggravamento del problema della vista con il subentro della presbiopia in età avanzata. La cattiva prevenzione invece può giocare un ruolo fondamentale per i problemi cutanei: se le persone affette da albinismo non utilizzano sempre protezioni solari totali, possono incorrere in danni dermatologici gravi. Per quanto riguarda invece l’aspetto psicologico, nell’età adulta spesso le cose vanno meglio, anche se non per tutti. Bisognerebbe vivere l’albinismo come una caratteristica fisica e non una malattia.
Cosa accade in Africa Il problema della discrimazione degli albini è ancora particolarmente grave ed inquietante in Africa, dove sono isolati, guardati con sospetto, considerati portatori di sventure, relegati ai margini della vita sociale e costretti a subire persecuzioni di ogni tipo. I bimbi vengono maltrattati persino in famiglia, perché i genitori si vergognano di loro: alcuni scappano di casa e finiscono per vivere sulla strada. Assurde credenze e antichi pregiudizi contribuiscono ad alimentare l’intolleranza: ancora oggi molte donne africane sputano per terra quando vedono un albino. Per non avere un figlio come lui. A scuola fanno fatica a integrarsi coi compagni. Nel lavoro incontrano resistenze che li costringono a mendicare. E molti non hanno la possibilità di curare le gravi conseguenze che l’albinismo può provocare. FINE 11
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LONGEVITA’
IL CASO ECCEZIONALE DI NONNA INES
107ANNI AGNESE BASSANI, la “nonnina di Solarolo”, non è mai stata in ospedale e non assume medicine. Prendeva una pillola per la pressione sanguigna, ma ora si è normalizzata pure quella.
di Tiziano Zaccaria E-Mail: zaccariatiziano@alice.it Le difficoltà, nel corso del suo secolo abbondante di vita, non le sono certo mancate. Per anni ha combattuto contro la povertà e per due volte, per motivi diversi, s’è vista distruggere la propria abitazione. Eppure, ha sempre affrontato ogni insidia con la giusta serenità, senza abbandonarsi mai alla disperazione e pensando che con il tempo le cose si sarebbero sistemate. La tranquillità è la virtù dei forti e forse è anche grazie ad essa se oggi Agnese Bassani, per tutti Ines, a centosette anni suonati può ancora raccontare la propria storia.
Chi sono «Sono nata il 9 ottobre 1908 a Casola Valsenio, in una famiglia di contadini. Eravamo sette sorelle ed un fratello, tutti a lavorare nei campi dopo aver studiato poco o niente. Era una vita dura, quella di allora. A me, però, piaceva lavorare nei campi, accudire le vacche e fare gli altri lavori domestici».
INES INSIEME AL MARITO GETTUGLIO IN UNA FOTOGRAFIA DEL 1930
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Negli anni ‘20… …Ines conobbe Gettuglio Ciani, un ragazzo di Riolo Terme che divenne poi suo marito e dal quale ha avuto la figlia Vittorina. «Anche Gettuglio (deceduto negli anni Settanta, ndr.) faceva il contadino. Assieme a lui ho vissuto il dramma della Seconda Guerra Mondiale ed il passaggio del Fronte nei pressi di Casola Valsenio. Ci ritrovammo in casa un gruppo di militari tedeschi, che si impossessarono dei nostri letti; noi dovemmo dormire per diversi giorni nella stalla con le vacche. Dovevamo stare buoni, perché c’era da farsi ammazzare. In seguito la nostra abitazione venne semidistrutta dai bombardamenti aerei e fummo costretti a sfollare presso alcuni conoscenti fuori dal paese».
Con la fine della guerra… …i problemi non erano certo terminati: «Nella nostra casa restava agibile una sola stanza, dove io e mio marito vivemmo per qualche tempo durante i lavori di sistemazione. Ma il problema più grande era quello delle mine, che i tedeschi avevano sotterrato nei campi durante la loro ritirata. Portammo mia figlia Vittorina in collegio per tre anni a Riolo Terme, in attesa che tutti i campi attorno a casa fossero sminati. Mia figlia, che allora aveva sette anni, avrebbe rischiato seriamente di morire su una mina: ricordo che ogni tanto “saltava” in aria un maialino».
Negli anni ‘50, Ines e suo marito si trasferirono prima per qualche tempo a Riolo Terme, poi a Bagnara di Romagna. E qui, per un brutto scherzo del destino, nel 1972 furono costretti a rivivere la distruzione della propria abitazione: «Il progetto della nuova bretella autostradale per Ravenna passava proprio sopra casa nostra. Non potemmo opporci: vennero le ruspe e ce la demolirono. Noi ci trasferimmo a Solarolo, acquistando la casa dove tuttora vivo. Mio marito continuò per un po’ a coltivare quel po’ di terra che c’era rimasta a Bagnara, di fianco all’autostrada».
Oggi… …oltre alla figlia Vittorina, Ines ha un nipote e due pronipoti. Dopo il pensionamento, fin quasi ai cento anni è stata autonoma, andando sulle proprie gambe a fare la spesa quotidiana, pur con qualche problema con gli euro: «Con quei nuovi soldi, non ci capivo più niente».
107 ANNI IL 9 OTTOBRE SCORSO: CON IL SINDACO DI SOLAROLO (A SX) E IL PARROCO DI SOLAROLO, DON ZOLI.
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Oggi ha un po’ di problemi di deambulazione, inevitabili alla sua età, comunque per il resto vanta un’ottima salute. Non è mai stata in ospedale ed attualmente non assume alcun tipo di farmaco. Fino a qualche tempo fa prendeva una pillola per la pressione sanguigna, i cui valori ora si sono normalizzati. Il suo medico di base? «Non lo vedo da anni, non ricordo chi sia. Anche perché, quando ho un problema, chiamo mia nipote che fa l’infermiera». Ines non ha diete particolari: «Ho sempre mangiato di tutto e continuo a farlo. Pane e patate non mi sono mai mancate, anche perché per anni non ho avuto altro». Un caso eccezionale quello della nonnina di Solarolo, per la quale ora potrebbe aprirsi l’obiettivo di diventare una “supercentenaria”, termine coniato di recente per identificare le persone che raggiungono i 110 anni di età. Dai dati ufficiosi (non esistono registri ufficiali, per via della privacy), Agnese Bassani è fra le duecento persone più anziane in Italia. FINE
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SOLAROLO, PAESE DI CENTENARI Negli ultimi anni la cittadina a metà strada fra Faenza, Imola e Lugo, è salita alla ribalta per il numero elevato di abitanti che hanno raggiunto e superato il secolo di vita. Il picco fu raggiunto nel 2012, quando Solarolo ha avuto, sia pure soltanto per qualche mese, ben sei centenari in vita. Un numero incredibilmente elevato, se si considera che il paese ha 4400 abitanti ed attualmente in Italia si registra la media di un centenario ogni 3300 persone. Attualmente i centenari in vita a Solarolo sono due: la 107enne Agnese Bassani ed Elio Mignani (foto sotto), 104 anni compiuti il 5 giugno scorso. Elio è ancora in forma eccezionale per una persona della sua età. Si muove a piedi autonomamente per il centro del paese: vive a cinquanta metri dalla piazza centrale. Qualche settimana fa le addette all’anagrafe comunale, con piacevole sorpresa, se lo sono ritrovate davanti: ha chiesto il rinnovo della carta d’identità. «Mi serve anche per andare a votare alle prossime elezioni», ha detto con piglio sicuro e guardando verso il futuro. Elio gode anche di una sorprendente lucidità mentale: si tiene informato sull’attualità attraverso i giornali e la tv, segue con interesse l’evolversi della situazione politica ed è noto in tutto il paese per la sua avversione verso Berlusconi. Due anni fa sua sorella Domenica Mignani (foto sotto) è scomparsa all’età di 106 anni: siamo quindi di fronte ad una straordinaria genetica di famiglia. (Questa rivista ha dedicato un articolo ai due fratelli centenari Domenica ed Elio Mignani, nel nr. 10 dell’anno 2012 - Puoi sfogliare il pdf on-line su http://www.salute10piu.it). Altri ex centenari di Solarolo, recentemente scomparsi, sono stati il 102enne Libero Galeati, la 102 Maria Dalmonte e la 100enne Elena Cantagalli.
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IL PERSONAGGIO
ALESSANDRO
BELLIERE A 82 ANNI IL GIRO D’ITALIA A PIEDI
L’ottuagenario podista bolognese racconta le sfide sportive estreme compiute negli ultimi tre anni. “Lo squalo”, come lo chiamano gli amici, è anche paracadutista ed appassionato di foto subacquea.
La vita comincia ad ottant’anni. E’ quanto deve essersi detto il bolognese Alessandro Bellière alla vigilia del suo ottantesimo compleanno, decidendo di affrontare un’avventura sportiva ardua per chiunque: attraversare l’Italia a piedi, dal Comune più a nord fino a quello più a sud. E dopo aver portato a termine questa sfida, nei due anni succesivi ha dato vita ad imprese ancora più estreme. Ma andiamo per ordine e partiamo dall’inizio.
Alessandro, intanto il suo cognome Bellière evoca chiare origini francesi «Mio bisnonno era francese: venne in Italia verso la fine dell’Ottocento a costruire ferrovie. Mio nonno diventò poi un funzionario delle ferrovie italiane. Mio padre, invece, era un avvocato originario di Firenze, che per motivi di lavoro viaggiava parecchio per il Paese. Io sono nato “di passaggio” a Parma il 24 ottobre 1933».
Lei è sempre stato un appassionato sportivo «Ho sempre fatto sport fin da giovanissimo. Per alcuni anni sono stato nell’orbita della nazionale di atletica leggera, nel fondo e nella marcia, partecipando a varie gare nazionali ed internazionali. Ho poi svolto il servizio militare negli alpini paracadutisti a Bressanone, effettuando centinaia di lanci anche negli anni successivi da civile. Inoltre, sono appassionato di foto subacquea, da qui il soprannome di “Squalo” chi mi hanno appiccicato i miei amici.
Dagli anni Sessanta ho avuto la fortuna di fare immersioni nei mari più belli del mondo, dall’Australia alla Polinesia, dalla Papua Nuova Guinea alla Isole Fiji. E verso il pensionamento, ho iniziato ad avvicinarmi al trekking, dapprima con brevi passeggiate alla scoperta di luoghi naturalistici, arrivando all'età di 78 anni a percorrere a piedi il percorso da Bologna a Roma attraverso la via Francigena». »SEGUE
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Che mestiere ha svolto? «Ho fatto l’assicuratore della Sai a Bologna, dove ho vissuto dal 1957 fino a tre anni fa, quando ho deciso di trasferirmi a Molinella, nella casa di uno dei miei figli e sua moglie. Sono vedovo da venticinque anni. Ho tre figli, due maschi e una femmina, e due nipotini».
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Così sono partito da Predoi, il Comune più a nord, in provincia di Bolzano, a quattro km dal confine con l’Austria, arrivando dopo 42 tappe quotidiane a Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa, per un totale di 1759 km». (nell’immagine a sinistra il tracciato è di colore giallo - ndr)
PREDOI CHIAVENNA TRIESTE
Già questa impresa da sola poteva bastare. Invece ha raddopiato…
VENTIMIGLIA
«L’anno scorso ho deciso di alzare l’asticella della fatica. Ho pensato di attraversare l’Italia a piedi lungo tutte le coste, da Ventimiglia a Trieste, comprese la Sardegna e la Sicilia. (Nell’immagine a sinistra il tracciato è di colore verde - ndr). In tutto 4759 km, divisi in 137 tappe senza sosta. Sono partito il 9 giugno da Ventimiglia, arrivando a Trieste il 24 ottobre, proprio nel giorno del mio 81° compleanno, camminando ad una media quotidiana di 34 km».
L’ITALIA A PIEDI SECONDO ALESSANDRO BELLIÈRE TRAPANI
TRACCIATO PERCORSO NEL 2013 TRACCIATO PERCORSO NEL 2014 (LUNGO LE COSTE) TRACCIATO PERCORSO NEL 2015 (LUNGO LA DORSALE APPENNINICA)
A quel punto è nata l’idea di festeggiare gli 80 anni con una vera e propria impresa podistica «Nel 2013, in vista del mio ottantesimo compleanno, decisi di esplorare i miei limiti, conscio del mio buono stato di salute. I miei amici mi invitarono a fare
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il cammino di Santiago de Compostela,“ma è una cosa troppo ordinaria per me, lo fanno in tanti”, pensai. Così decisi, fra lo stupore di tutti i miei conoscenti, di intraprendere una sfida più singolare: attraversare a piedi l’intera Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia.
Percorrere a piedi il periplo dell’Italia per un totale di quasi cinquemila chilometri, richiede una preparazione psico-fisica eccezionale e una buona dose di sana follia. «Sì, però non vado allo sbaraglio: ogni anno mi sottopongo regolarmente alla visita medica per attività sportiva agonistica. Seguo anche una dieta particolare, venendo costantemente monitora-
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to nella mia attività dal Poliambulatorio di Molinella, che è uno dei miei sponsor. Per il resto, in fase di preparazione faccio un allenamento quotidiano di circa 25 km, per circa cinque ore di cammino».
mondo, mi ha dedicato uno speciale di 26 minuti. Alcuni amici di Sydney e Bangkok mi hanno detto di averlo visto».
Quando lei parte per una nuova sfida, ha già tutte le tappe programmate? E dove si ferma ogni sera?
Quest’anno non ha voluto sottrarsi ad una nuova avventura podistica. «Per fare qualcosa di diverso, ho deciso di percorrere nuovamente l’Italia da nord a sud, ma stavolta seguendo la dorsale appenninica, per oltre 2000 chilometri. Sono partito da Chiavenna lo scorso 20 agosto, arrivando a Trapani nuovamente il 24 ottobre, il giorno del mio 82° compleanno. UN SELFIE DI ALESSANDRO A GAMBARIE, NEL PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE
Le ultime tappe, da Reggio Calabria in giù, le ho fatte fra alluvioni e fango, rischiando di dovermi fermare. Ma alla fine ce l’ho fatta. E il giorno dopo sono partito in aereo da Palermo per Bologna, da dove con un’auto mi hanno portato a Molinella per fare un lancio in paracadute».
«Tutto è programmato con meticolosità a tavolino fin dalla partenza. Di notte mi fermo in alberghi, spesso ospite dei Comuni in cui transito. Altre piccole spese le affronto grazie all’aiuto di alcuni sponsor».
PRONTO AL LANCIO CON IL PARACADUTE
Qualcuno la accompagna in bici o in auto durante le sue lunghissime camminate? «Mio figlio mi segue virtualmente: porto sempre con me un navigatore Gps e lui in ogni momento sa esattamente dove mi trovo e a che andatura procedo. Comunque spesso durante le mie tappe vengo affiancato da qualcuno: un amico, un conoscente, oppure un semplice appassionato sportivo che ha saputo della mia avventura tramite internet o i giornali locali che riportano i miei passaggi. Sono stato seguito per alcune tappe anche da una troupe della Rai. Di recente Rai Community, quella che si vede nel
Ha già un tour in programma per il 2016? «Un giornalista di Barletta mi ha proposto di fare il cammino di Annibale, dall’Africa agli Appennini, passando per la Francia. Gli ho risposto che accetto la sfida. A patto che possa affrontarla in groppa ad un elefante. FINE Come il vero Annibale».
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ALIMENTAZIONE
ALLARME
CARNE ROSSA E’ CANCEROGENA?
Il recente annuncio dell’OMS ha generato ansia tra i consumatori ed i produttori. Ecco diversi autorevoli pareri a confronto.
di Tiziano Zaccaria E-Mail: zaccariatiziano@alice.it Nell’ultimo mese su tutti i media è esploso il caso della carne rossa. A lanciare l’allarme è stata l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha inserito la carne rossa e gli insaccati nella blacklist dei cibi cancerogeni, assieme a sigarette, vino, liquori, stupefacenti e stimolanti. Se un’organizzazione autorevole come l’Oms si è mossa in tal senso, non lo ha fatto a cuor leggero, ma avrà ponderato bene gli effetti di un simile annuncio, che nel mondo ha provocato spostamenti economici per miliardi di dollari. Solo in Italia, nella settimana successiva all’annuncio, si è verificato un calo di vendite di carne rosse ed insaccati dell’8 per cento, con una punta del 18 per cento per i wurstel. C’è chi ha detto che l’annuncio dell’Oms è sacrosanto, qualcun altro lo ha ritenuto legittimo ma sopra le righe, qualcun altro ancora lo ha definito totalmente fuori luogo. E allora cerchiamo di fare chiarezza con un ventaglio di opinioni e dichiarazioni.
Il rischi secondo l’Oms Già si sapeva che il consumo eccessivo di carni rosse ed insaccati fosse poco salutare, ma l’annuncio che può provocare il cancro, in molti ha suscitato stupore ed inquietudine. 18
Gli studiosi dell’Oms hanno catalogato le carni rosse lavorate (salate, essiccate, fermentate, affumicate o trattate con conservanti) fra i “cancerogeni certi”, «sulla base di evidenze della letteratura scientifica legata ai tumori del colon e dello stomaco». La carne rossa fresca (manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo o capra) è stata invece inserita nella lista dei “probabili cancerogeni”, «in considerazione dei numerosi dati che ne dimostrano un’associazione con il cancro al colon, al pancreas e alla prostata».
Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno poi aggiunto: «Resta basso il pericolo di sviluppare il cancro per un consumo di 50 grammi quotidiani di carne rossa, ma il rischio aumenta con la quantità consumata». L’Oms ha considerato più di 800 studi effettuati negli ultimi venti anni in molti paesi e popolazioni con diete diverse, che hanno indagato le associazioni di vari tipi di cancro col consumo di carne rossa o lavorata.
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1° PARERE
2° PARERE
4° PARERE
Il Governo Italiano: “Allarme eccessivo”
Ordine dei Medici Veterinari: “C’è insaccato e insaccato”
Giovanni Scapagnini: “Le variabili che fanno la differenza”
Nel commentare questo annuncio, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha sottolineato come lo studio completo dell’Oms non sia ancora disponibile: «Ne abbiamo visto solo una sintesi sulla rivista “Lancet” – ha detto - Abbiamo chiesto di avere il testo completo, ma lo studio sarà pronto solo nella seconda metà del 2016. Intanto, però, è stato fatto allarmismo in modo ingiustificato. Ovviamente, dobbiamo dare autorevolezza alle istituzioni scientifiche mondiali, ma in attesa di maggiori chiarimenti affidiamoci alla nostra dieta Mediterranea, che comprende i carboidrati, i nutrienti indispensabili da frutta, verdura, cereali e in minima parte anche da carni bianche e rosse, in un giusto equilibrio». E’ un punto di vista condiviso anche dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: «Non vanno creati allarmismi esagerati, anche perché queste ricerche sono note da tempo e il tema vero è quello dell’equilibrio tra quantità, qualità, composizione nutrizionale degli alimenti. E dobbiamo sapere che quello studio prende a riferimento alcuni Paesi dove il consumo di carni rosse è esagerato».
Nel dibattito è intervenuto anche l’Ordine dei Medici Veterinari di Milano, rassicurando sulla qualità dei lavorati presenti sul nostro mercato: «Lo studio dell’Oms ha preso come campione insaccati lavorati con sostanze per la conservazione e il fissaggio di gusto non presenti nell'Unione Europea. L'analisi, infatti, è stata svolta su prodotti americani, che non hanno gli elevati standard di controllo qualità presenti in Europa».
Il neuro-scienziato dell’International Council of Genetics, Nutrition and Fitness for Health, un network internazionale con sede centrale a Washington DC, ha fatto notare che «l’Oms ha lanciato un allarme sicuramente pesante, dimenticando però le variabili che non trapelano. E’ importante ricordarne tre: 1 - come è stata trattata la carne che mangiamo 2 - come viene cucinata 3 - con che cosa la mangiamo.
3° PARERE L’associazione a tutela dei consumatori, ha chiesto di rendere obbligatoria nelle etichette degli insaccati, l’indicazione di origine delle materie prime: «Garantirebbe la tracciabilità degli alimenti lavorati – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi - Oggi si spacciano per italiani prodotti le cui materie prime provengono da altri luoghi del mondo, dove la legislazione in fatto di salute ed alimentazione degli animali è assai meno rigorosa della nostra».
Nel contesto della dieta mediterranea, un po’ di carne mangiata con molte fibre è una carne “safe” (sicura), soprattutto se proviene da allevamenti nostrani controllati».
5° PARERE Francesco Cipriani «Già nel 2010 la Regione Toscana aveva indicato la strada per la salute a tavola, con vantaggi anche per ambiente, conti economici e benessere degli animali. Tutto in una sola immagine: la Piramide Alimentare Toscana». »SEGUE
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E’ quanto ha osservato Francesco Cipriani, Direttore generale dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana. «La Piramide è stata elaborata con l’aiuto di agronomi, medici, nutrizionisti, geriatri, epidemiologi, veterinari, biologi, economisti delle Università di Firenze, Siena e Pisa. I sei scalini della Piramide, dal basso verso l’alto, comprendono: frutta e verdura; cereali e derivati e olio extravergine di oliva; legumi, frutta secca, latte e yogurt; pesce e pollame; formaggi, uova e patate; infine carne, salumi e dolci. Tra questi prodotti, la Piramide suggerisce pochi ma sicuri orientamenti: consumare tutti gli alimenti con una frequenza diversificata, più spesso i gruppi alimentari posti in basso nella piramide e più raramente quelli in alto. Vino con moderazione solo durante i pasti e, alla base di tutto, molta attività fisica».
6° PARERE SITI: Società Italiana d’Igiene “La soluzione? La moderazione” Dal canto suo la Società Italiana d’Igiene ha dichiarato: «I dati dell’Oms in realtà non aggiungono nulla rispetto a quanto già noto da anni. Anche le conclusioni, per quanto oggetto di critica nella modalità comunicativa, non meravigliano, in quanto erano già richiamate, soprattutto per quanto concerne il tumore colorettale, in numerosi articoli di letteratura. Perciò restano valide le raccomandazioni secondo le quali, per contrastare le malattie croniche non trasmissibili, tumori compresi, si suggerisce il consumo quotidiano di cereali (pasta, riso o pane) preferibilmente integrali, frutta ed ortaggi (almeno 5 porzioni al giorno), legumi accompagnati alternativamente da carne (2-3 volte la settimana fra carni rosse e bianche), pesce (2-3 volte la settimana), uova, latte e deri-
MONTATURA
vati, oltre all’uso quotidiano di olio extravergine di oliva, aromi e spezie utili a ridurre il consumo di sale. Da limitare le cotture che espongono la carne alla fiamma diretta ad elevate temperature, come il barbecue».
7° PARERE Luca Zaia «La ricerca dell’Oms è tarata sul “cibo spazzatura” americano – ha dichiarato Luca Zaia, governatore del Veneto - In Italia le carni hanno un percorso di verifica di qualità rigoroso, che garantisce la salute della gente. I nostri insaccati e le nostre carni arrivano al consumatore con tutte le caratteristiche di genuinità e sicurezza dopo controlli minuziosi. Se assunti con moderazione, carni ed insaccati italiani sono sani. Non a caso li prevede anche la tanto, e giustamente, decantata dieta mediterranea».
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8° PARERE Umberto Tirelli Sbagliato equiparare carne a tabacco Per il direttore del Dipartimento di Oncologia Medica Istituto Nazionale Tumori di Aviano, «lo studio dell’Oms in realtà conferma quanto già sapevamo: consumare carne rossa e lavorata in eccesso fa male. Ma alla fine il messaggio arrivato è stato: “la carne provoca il cancro”. Un messaggio sbagliato, che rischia di avere conseguenze negative sull’alimentazione degli italiani, nonché sull’economia del nostro Paese». «L’Oms ha sbagliato ad equiparare il rischio di tumore legato al consumo di carne, a quello legato al fumo – ha aggiunto Tirelli - I due fattori non sono paragonabili. Anche i numeri parlano chiaro: secondo l’Oms i decessi per tumori legati all’eccessivo consumo di carne sarebbero nel mondo circa 50mila all’anno, ma il fumo uccide un milione di persone all’anno. È evidente che i due fattori di rischio, attualmente, non sono paragonabili. Quanto detto per il fumo, vale anche per l’alcol». «Gli studi utilizzati dall’Oms sono prevalentemente anglosassoni, quindi sotto esame ci sono gli hamburger e i wurstel americani, non le bistecche italiane. E c’è una notevole differenza tra la qualità della nostra carne e quella degli Stati Uniti. Anche il tipo di alimentazione è molto diversa: la dieta italiana è variegata, nelle nostre tavole c’è anche verdura e frutta; negli Stati Uniti, invece, c’è una forte abitudine al “fast food”. Il loro consumo di carne è ben più alto del nostro e, ribadisco, parliamo di carne di qualità molto inferiore della nostra. Certo, anche noi andiamo ai fast food, ma nella nostra cultura l’hamburger è ancora un’eccezione. E bisogna stare attenti a non farlo diventare una regola: questa sì che è una campagna da portare avanti». FINE
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IL CONSUMO DI CARNE NEL MONDO Primo il Lussemburgo con 132 kg procapite In Italia 90 kg a testa In base agli ultimi dati disponibili, l’Italia è al quattordicesimo posto al mondo nel consumo di carne, con una media pro capite di 90 kg all’anno. Ciò significa che ogni italiano consuma mediamente 250 grammi di carne al giorno, cinque volte di più della quantità consigliata dall’Oms: 50 grammi, soglia sotto la quale non vi sarebbero rischi di contrarre patologie. A livello mondiale il consumo di carne pro capite è pari a 42 kg annui, con una differenza ovviamente molto marcata fra occidente e Terzo mondo: i Paesi sviluppati si attestano sugli 80 kg contro i circa 33 dei Paesi poveri. I consumi totali nel mondo, a causa dell'aumento della popolazione e della ricchezza più diffusa, sono quasi quadruplicati dagli anni Sessanta ad oggi, passando da circa 70 milioni di tonnellate alle attuali 270. Secondo uno studio del settimanale inglese “The Economist”, attualmente il principale Paese consumatore di carne al mondo è il Lussemburgo, con una stima intorno ai 132 kg per persona. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con quasi 125 kg; al terzo l'Australia con poco più di 120 kg per persona. L'Italia è appunto quattordicesima. Nel nostro Paese mangiamo molta carne di maiale e di bovini, mentre è inferiore il consumo di pollame. Mangiare carne dipende anche dal livello di benessere economico, ma non mancano le eccezioni alla regola. Brasiliani e venezuelani mangiano molta più carne rispetto al loro reddito, e lo stesso si può dire per paesi come Mongolia, Gabon, Turchia, Romania e Bielorussia. All'opposto, paesi ricchi come Giappone, Corea del Sud, Malesia e Singapore si astengono dalla carne in quanto estranea alla loro cultura e religione. Un giapponese mangia un terzo della carne di un americano, pur non disdegnando le balene… ma questa è un’altra storia. Fra i tipi di carne consumate nel mondo, il maiale è al primo posto, la carne bovina resiste al secondo posto malgrado la forte diminuzione nell’ultimo mezzo secolo, mentre cresce il pollame, passato in una cinquantina di anni dal 12 al 31 per cento del consumo su scala globale.
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CARDIOLOGIA
FORMAZIONE DEL TROMBO
Dott.ssa
Elisabetta Giusti
Specialista in Chirurgia d’urgenza e P. S.. Diagnostica Ecocolor Doppler - Flebologia Casa di Cura Domus Nova Ravenna - Tel. 0544 508311 Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (Ra) - Tel. 0544 84814 E-mail: ela.giusti@gmail.com
Le malattie da trombosi colpiscono il doppio dei tumori. La trombosi consiste nella formazione di un coagulo di sangue (chiamato trombo) all’interno di un vaso, arterioso o venoso. Nel caso di una vena può interessare una vena profonda (trombosi venosa profonda) o superficiale (tromboflebite) più spesso a livello delle gambe, ma possibile anche negli arti superiori. Se il trombo occlude un’arteria può provocare un infarto (cardiaco se a livello delle coronarie o cerebrale se interessa un’arteria che va al cervello, come la carotide) o un’arteriopatia periferica se colpisce gli arti inferiori o superiori.
I trombi si formano… …nelle vene delle gambe perché queste, con il passar degli anni, perdono elasticità, e le valvole al loro interno diventano meno efficienti nell’aiutare il ritorno del sangue verso il cuore.
LA TROMBOSI E’ provocata da un coagulo di sangue, chiamato appunto “trombo”, che si forma all’interno di un’arteria o una vena. I farmaci antitrombotici si dividono in antiaggreganti, anticoagulanti e trombolitici.
Questo accade in persone particolarmente predisposte o per gravidanze precedenti, o per importante sovrappeso, soprattutto se il grasso è distribuito sull’addome, o per flebiti o trombosi precedenti, spesso non diagnosticate. Le vene varicose favoriscono il rallentamento della circolazione e predispongono a trombosi. Trombosi ripetute e non curate possono predisporre a una malattia subdola, molto frequente e invalidante, detta sindrome post flebitica o post trombotica: sulla cute della gamba o della caviglia compaiono macchie rossastre o scure, a volte ulcere, anche molto estese, che guariscono con molta difficoltà, e spesso si infettano.
quali la gravidanza, l’obesità, la sedentarietà, l’esposizione a fonti di calore eccessive, l’uso di biancheria elastica troppo stretta e l’invecchiamento. Possono dare problemi solo estetici, o anche funzionali: l’esame adatto per definirne la gravità è l’ecocolordoppler.
ECOCOLORDOPPLER VENOSO
La trombosi venosa è frequente nei portatori di varici, ed è subdola: può dare un dolore simile a un crampo, gonfiore e rossore. La trombosi di un’arteria delle gambe invece è più drammatica: l’arto diventa pallido, freddo e molto dolente.
A parte il problema estetico, a volte grave, le gambe con varici sono spesso affaticate, gonfie e dolenti, soprattutto dopo lunghi periodi trascorsi in piedi. CHE COSA SONO LE VARICI? Sono vene dilatate e poco elastiche. La tendenza a sviluppare varici può essere ereditaria: ma la loro comparsa dipende da fattori di rischio aggiuntivi,
La tromboflebite… …a differenza della trombosi venosa profonda, interessa le vene superficiali più spesso degli arti inferiori e consiste nella formazione di un coagulo di sangue all’interno del vaso, soprattutto se varicoso, con conseguente infiammazione dello stesso e formazione di un “cordone “ superficiale, sottocutaneo, arrossato e molto dolente. »SEGUE 23
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La tromboflebite, comunemente chiamata anche “flebite”, nel caso degli arti inferiori può essere causata dalla prolungata posizione seduta o eretta ,dalla trascuratezza nella cura delle varici, nonché da disordini nella coagulazione del sangue e il suo trattamento prevede il riposo assoluto con arto sollevato e in scarico, terapia eparinica (anticoagulante) per almeno 20 giorni e antidolorifica, impacchi caldo umidi per lenire il dolore e ammorbidire il trombo che chiude la vena, mentre non è giustificato l’utilizzo di antibiotici, dato che non si tratta di una infezione batterica.
TROMBOFLEBITE SUPERFICIALE
Una volta estinta la tromboflebite, che va controllata con esame ecodoppler, è opportuno risolvere il problema venoso chirurgicamente, se possibile e se le con-
dizioni cliniche del paziente lo permettono, e iniziare la terapia con calza elasto-graduata compressiva per ridurre le dimensioni della varice ed evitare una recidiva con la formazione di un nuovo coagulo.
nonché contenzione elastica con calza graduata.
Gli obiettivi della terapia… per la trombosi venosa profonda sono riassumibili in tre punti importantissimi: ARRESTARE la CRESCITA del coagulo insidiato in una vena
CALZA ELASTO-GRADUATA
Nel caso di una trombosi venosa profonda… …l’arto interessato apparirà molto edematoso e dolente ma senza cordoni superficiali arrossati corrispondenti alla vena ostruita, dato che in questo caso la vena è profonda e non visibile se non con un esame ecodoppler. La terapia iniziale è sovrapponibile a quella delle flebiti, se non per i dosaggi più elevati degli anticoagulanti, riposo assoluto per prevenire embolie polmonari e alla riapertura del vaso un trattamento continuativo per almeno sei mesi con anticoagulanti orali
PREVENIRE la ROTTURA del COAGULO (dunque il rischio di embolia polmonare) ABBATTERE le PROBABILITÀ di ricomparsa della trombosi venosa profonda In sintesi la cura e la prevenzione della trombosi, oltre che sulla riduzione dei fattori di rischio, si basa essenzialmente sull'impiego di farmaci, in particolare gli antitrombotici.
La cura farmacologica I farmaci antitrumbotici sono di diverse categorie a seconda del loro meccanismo d’azione: gli antiaggreganti agiscono generalmente inibendo la funzio-
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coagulazione e il cui effetto non è immediato, ma richiede circa cinque giorni per essere raggiunto. La terapia con farmaci TROMBOLITICI, efficace nell'infarto miocardico acuto, ha una durata da 1 a 3 ore e va eseguita unicamente in ambito ospedaliero.
La diagnosi Prima di procedere con la somministra-
zione di farmaci per la cura della trombosi venosa è indispensabile l'accertamento diagnostico: infatti, i sintomi che accompagnano la malattia sono comuni a molte altre (es. ematomi, fratture, osteomielite, stiramenti, strappi, traumi , rottura di cisti di Baker, ecc.). In genere, le probabilità che si tratti, effettivamente, di trombosi venosa aumentano quando i sintomi caratteristici coinvolgono un solo arto; in ogni caso, fin dalle prime avvisaglie è indispensabile correre ai ripari per un consulto medico; non a caso, si osserva che le probabilità di buona prognosi aumentano quando la patologia viene diagnosticata il più precocemente posFINE sibile.
Clinica San Francesco
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MEDICINA
NOVITA’ NELLA CURA DEL
DIABETE MELLITO
L’ultima classe di farmaci impedisce al co-trasportatore sodio-glucosio 2 di svolgere la sua funzione di riassorbimento del glucosio al livello reni favorendo così la sua eliminazione attraverso le urine, migliorando anche il controllo metabolico.
Prof.
Giorgio Sesti
Ordinario di Medicina Interna Università “Magna Græcia” di Catanzaro
Il diabete mellito tipo 2… …è una patologia cronica e progressiva caratterizzata da iperglicemia a digiuno e post-prandiale (cioè successivo al pranzo). Dal punto di vista fisiopatologico, la storia naturale del diabete tipo 2 è caratterizzata da una fase iniziale di ridotta azione dell’insulina durante la quale si osserva un incremento della secrezione insulinica da parte delle β-cellule pancreatiche volto a compensare lo stato di insulino-resistenza, a cui segue una fase di esaurimento della capacità secretoria delle stesse β-cellule pancreatiche. Sulla base di queste considerazioni fisiopatologiche, la ricerca farmacologica ha sviluppato farmaci in grado di agire sulla funzione delle β-cellule pancreatiche o di migliorare l’azione dell’insulina.
L’ultima classe di farmaci… …introdotti nell’armamentario terapeutico del diabete mellito tipo 2 è quella degli inibitori del co-trasportatore sodioglucosio 2 (SGLT2), molecole in grado di bloccare il riassorbimento del glucosio a livello renale e di favorire la sua elimi26
nazione attraverso le urine, migliorando così il controllo metabolico indipendentemente da una specifica azione sulla β -cellula pancreatica e sulla sensibilità insulinica. La riduzione della glicemia così ottenuta permette di contenere gli effetti negativi che l’iperglicemia cronica esercita sulla secrezione e azione dell’insulina.
L’efficacia terapeutica degli inibitori del co-trasportatore SGLT2 dipende in maniera pressoché esclusiva dalla funzione renale, che non deve essere compromessa, e dai livelli circolanti di glucosio. La maggior parte delle terapie noninsuliniche per il trattamento del diabete mellito tipo 2 si basa su farmaci che aumentano l’azione ipoglicemizzante dell’insulina prodotta dal pancreas o sulla stimolazione della secrezione di insulina da parte del pancreas. L’inibizione del riassorbimento di glucosio a livello renale indotta dagli inibitori di SGLT2, invece, è un meccanismo non dipendente dall’insulina prodotta dal pancreas e induce la
riduzione di emoglobina glicata (HbA1c), glicemia a digiuno, del peso corporeo e della pressione arteriosa. Infatti, gli inibitori di SGLT2 inducendo una perdita di calorie contenute nel glucosio eliminato con le urine, determinano una perdita di peso che è quantificabile mediamente in circa 2-3 kg. Tale perdita di peso si mantiene stabile nel tempo (fino a 4 anni di osservazione). Inoltre, favorendo la diuresi, gli inibitori di SGLT2 determinano una riduzione, costante nel tempo, della pressione arteriosa sistolica (circa 4 mmHg) e diastolica (circa 2 mmHg). Il primo inibitore di SGLT2 a essere stato introdotto in Italia è il Dapagliflozin seguito da altri due molecole della classe, il Canagliflozin e l’Empagliflozin. Il loro uso è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale quando prescritto in monoterapia nei pazienti intolleranti alla metformina, in associazione a metformina e in associazione a insulina.
Il rischio dell’ipoglicemia… …rappresenta uno degli effetti collaterali più frequenti e temuti dei farmaci ipoglicemizzanti. Tale rischio è in sostanza trascurabile con gli inibitori di SGLT2 quando usati in monoterapia e nettamente inferiore quando confrontati con sulfonilurea. Il principale effetto indesiderato associato all’uso degli inibitori di SGLT2 è il rischio d’infezioni uro-genitali.
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Le infezioni urinarie, soprattutto nel lungo termine sono solo modestamente aumentate se non addirittura simili come frequenza a quanto osservabile con i farmaci anti-diabetici usuali, mentre vi è un lieve incremento del rischio d’infezioni dei genitali esterni, in particolare da candida, nel sesso femminile. A cospetto di questi effetti indesiderati non è stato registrato un aumento del rischio d’infezione urinaria grava.
La terapia del diabete mellito tipo 2… …ha subito una considerevole evoluzione negli ultimi anni con l’arrivo nell’armamentario terapeutico di nuove classi di farmaci.
Gli inibitori del co-trasportatore SGLT2 rappresentano farmaci molto promettenti in quanto consentono di ridurre l’iperglicemia nei pazienti attraverso un meccanismo d’azione indipendente da secrezione e azione di insulina basato sull’aumento dell’escrezione urinaria del glucosio tanto da consentirne l’impiego in tutte le fasi della storia naturale della malattia. Poiché tali farmaci determinano comunemente un calo ponderale, potrebbero rivelarsi particolarmente indicati nel caso di pazienti in sovrappeso o obesi. L’impiego in questi soggetti ha dimostrato un calo ponderale significativo, prevalentemente imputabile alla riduzione della massa grassa a livello viscerale oltre che sottocutaneo. Gli inibitori di SGLT2 hanno un particolare potenziale nei pazienti con diabete mellito tipo 2 e sovrappeso in trattamento insulinico.
L’associazione di questi farmaci consente di ridurre la dose di insulina, migliorare il compenso glicemico e favorire il calo ponderale. L’efficacia di questi farmaci nel controllo della glicemia unitamente alla riduzione del peso corporeo e all’effetto sulla pressione arteriosa, permette al medico di avere un’ulteriore opportunità nella gestione del paziente con diabete FINE tipo 2.
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SALUTE
NUOVE ETICHETTE
ALIMENTARI Un regolamento dell’Unione Europea applicato da quest’anno favorisce i diritti dei consumatori. Ecco le norme che i produttori alimentari devono rispettare.
DENOMINAZIONE DURABILITA’ DEL PRODOTTO
di Fabio Lironzi Le etichette rappresentano un importante strumento per la sicurezza alimentare, per una spesa intelligente e consapevole. Dall’inizio di quest’anno è stato applicato in tutti gli Stati dell’Unione Europea il nuovo regolamento relativo alle etichette alimentari, approvato dall’Ue per consentire al consumatore di adottare decisioni in piena conoscenza e di utilizzare gli alimenti in modo sicuro, garantendo al tempo stesso la libera circolazione degli alimenti legalmente prodotti e commercializzati.
Requisiti generali Per gli alimenti preimballati, le informazioni obbligatorie devono essere apposte direttamente sull'imballaggio o su un'etichetta ad esso apposta.
Le etichette devono essere chiaramente leggibili ed eventualmente indelebili; non devono essere nascoste, oscurate, limitate o separate da altre indicazioni scritte o grafiche o altri elementi suscettibili di interferire. Per quanto riguarda gli imballaggi multipli, se gli articoli individuali sono unità di vendita destinate al consumatore finale, le informazioni obbligatorie devono figurare anche su ciascun articolo.
Etichettatura degli allergeni Nell’elenco degli ingredienti, deve essere in evidenza il nome della sostanza o del prodotto che provoca allergie o intolleranze. Ogni Stato dell’Ue può adottare misure nazionali sulle modalità di comunicare le informazioni sugli allergeni.
INDICAZIONE NUTRIZIONALE
CONDIZIONI DI CONSERVAZIONE ED USO
ELENCO INGREDIENTI
ALLERGENI
PAESE D’ORIGINE E LUOGO DI PROVENIENZA
DICHIARAZIONE NUTRIZIONALE
Prodotti congelati
Per i prodotti congelati NOME O QUANTITA’ AL NETTO RAGIONE SOCIALE deve essere indicata chiaramente la data di congelamento (giorno, seguenti elementi: acidi grassi monoinsamese e anno), nonché il luogo di prove- turi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre alimentari, vitamine e sali minerali. nienza.
Presenza di acqua aggiunta
Gli alimenti esclusi
La presenza di acqua aggiunta che rappresenta più del 5% del prodotto finito, deve essere indicata nei prodotti a base di carne e pesce preparati sottoforma di taglio (anche d'arrosto), fetta, porzione, filetto o prodotto intero.
Alcuni prodotti sono esentati dall'obbligo di recare l'etichetta nutrizionale. Sono l’acqua, tutti i prodotti non trasformati con un solo ingrediente, le spezie, il sale, gli edulcoranti, il caffè, le infusioni a base di erbe ed i tè, gli aceti, le gomme da masticare, la frutta ed altri alimenti particolari quali gli aromi, gli additivi alimentari, i coadiuvanti tecnologici, gli enzimi, le gelatine ed i lieviti. FINE
Dichiarazione nutrizionale La dichiarazione nutrizionale obbligatoria comprende i seguenti elementi: il valore energetico e la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. La dichiarazione nutrizionale può inoltre essere completata dall'indicazione delle quantità dei
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
CARRELLINI PER CANI DISABILI
Restituiscono una vita normale all’animale che ha perso l’uso delle zampe posteriori o anteriori. Intervista ad un artigiano costruttore, il trevigiano Alessandro Ortolan.
Cosa fare, quando il nostro cane diventa disabile a causa di un incidente stradale o di una patologia? Ci sono proprietari che non riescono a sostenere l'impegno di assistere un animale disabile, arrivando a scegliere la strada più breve, che anche è la più drammatica. Ma il cane ha sempre voglia di vivere e di combattere la sua disabilità, per cui la via da seguire è quella di dargli la possibilità di tornare a correre con un “ausilio ortopedico”: un apposito carrellino con rotelle. Ne parliamo con l’artigiano trevigiano Alessandro Ortolan, che dopo un’esperienza di volontariato a favore degli animali, ha avviato la ditta"Carrellini del Mago". www.carrellinidisabili.it
ditte specializzate come la mia, contattabili su internet. Raramente si trovano in commercio, nemmeno nei negozi di prodotti per animali».
Un costruttore ha l’esigenza di visionare il cane? «Io no, anche perché quasi tutte le ordinazioni che ricevo, mi arrivano da oltre cento chilometri di distanza da Treviso, quindi diventa un problema di costi e di tempi per il proprietario. Nella maggior parte dei casi lavoro soltanto via internet, senza vedere il cane.
Il proprietario mi contatta tramite il mio sito; io gli chiedo di compilare una scheda con i dati dell’animale e poi gli invio un preventivo. Quando mi dà conferma, gli realizzo il carrellino e glielo spedisco a casa».
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Alessandro, come vengono realizzati i carrellini per cani disabili? Sono standard o fatti su misura? «Si possono fare su misura, come un vestito personalizzato. Ma esistono anche modelli standard, regolabili in base alla taglia del cane».
Dove si trovano in vendita? «Sono prodotti e venduti soltanto da 30
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Qual’è il costo medio di un carrellino? «Personalmente ho adottato una politica di prezzi molto contenuti: parto da una base di circa duecento euro, che può salire a tre/quattrocento nei casi più complessi. Se si chiedono mille euro per un carrellino - e purtroppo qualcuno lo fa - è più facile che il proprietario, per risolvere il problema, scelga la puntura…».
Il cane va fatto comunque vedere preventivamente da un veterinario? «Certamente. Quando un cane non riesce più a camminare sulle quattro zampe, innanzitutto un veterinario deve sottoporlo ad una visita accurata ed eventuali analisi. Quando si è in presenza di una diagnosi precisa, per la quale viene consigliato l’uso di un carrellino, si procede per restituirgli la mobilità e quindi la propria indipendenza».
I cani disabili sono in larga parte incidentati?
I carrellini comportano delle scomodità?
«Esistono carrelli con caratteristiche funzionali identiche a quelli per le zampe posteriori, che variano in dimensioni e misure delle ruote. Si adattano sia a cani amputati, che gravati da disfunzioni motorie».
«Un cane non ha la percezione della propria disabilità. Se gli si offre la possibilità di tornare a muoversi e a giocare come prima, tutti i suoi problemi sono risolti e recupera subito la voglia di vivere. La disabilita è un concetto degli uomini. Per i cani non esiste, non si sentono diversi o umiliati dalla loro disabilità. E gli altri cani si comportano in modo normale con chi si nuove grazie ad un carrellino».
Per un gatto, invece, non deve essere atrettanto semplice accettare un carrellino.
«Dal centro-sud Italia mi arrivano soltanto casi di cani che hanno perso l’uso degli arti posteriori perché schiacciati da un’auto o da un mezzo di trasporto. Al nord, mi sottopongono anche casi di cani afflitti da patologie invalidanti».
E se la disabilità si presenta nelle zampe anteriori?
Il cane può vivere con disagio questa situazione?
«Per garantire il comfort del cane occorre porre attenzione ad alcuni aspetti. Le zampe non devono mai essere forzatamente piegate sotto il peso del corpo, ma adagiate sulla struttura. E il supporto deve consentire di urinare e defecare facilmente».
«Esistono anche carrellini per gatti; sono soltanto un po’ più leggeri. In effetti per i mici accettare questo ausilio è più complicato. La metà di loro familiarizza con questo supporto, l’altra metà invece non ne vuol proprio sapere. Ad ogni modo, se un cane non si muove senza l’utilizzo delle zampe posteriori, un gatto riesce a farlo, trascinando il proprio corpo su quelle anteriori. Ci sono gatti che con le sole zampe anteriori si arrampicano sugli alberi». FINE
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HANNO COLLABORATO al numero 12_DICEMBRE_2015 di SALUTE 10+ Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott.ssa Elisabetta Giusti - Specialista in Chirurgia d’urgenza e P. S. - Diagnostica Ecocolor Doppler - Flebologia Casa di Cura Domus Nova Ravenna - Tel. 0544 508311 Studio: P.zza della Resistenza, 3 Alfonsine (Ra) - Tel. 0544.84814 Alessandro Ortolan Proprietario della ditta “Carrellini del Mago”. www.carrellinidisabili.it
Prof. Giorgio Sesti Ordinario di Medicina Interna Università “Magna Græcia” di Catanzaro Dott. Giuseppe Vieni - Responsabile servizio di Allergologia e Pneumologia pediatrica Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia Ospedale S. M. delle Croci di Ravenna e Presidi Ospedalieri di Faenza e Lugo - AUSL Romagna Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata
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Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it
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Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it Dott. Andrea Costa Laurea in tecniche audioprotesiche Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza - E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com
Enrico Casadei Maestro di tennis - Circolo Tennis Club Faenza Denny Conti - Sport GM Solarolo Rivenditore specializzato materiale da running Dott. Andrea Costa Laurea in tecniche audioprotesiche Dott.ssa Margherita D’Amato Medico Chirurgo Oculista - Studio: Piazza della Resistenza, 3 Alfonsine (RA) - Cell. 333.1671952 Dott. Andrea Drei Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it
Nicoletta Fabbri - Laureata in Scienze Motorie e Sportive Titolare di Spazio Pilates - Faenza - E-Mail: nicofabbri@libero.it Dott. Maurizio Fontana Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia Presidio Ospedaliero di Faenza Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia Email: andrea.flamigni@terme.org
Gianna Manna - Optometrista E-mail: giannamanna@yahoo.it Dott.ssa Francesca Negosanti Medico Chirurgo, specialista in Dermatologia e Venereologia c/o Centro Dermatologico srl via Ercolani, 8 - Bologna - www.centro-dermatologico.it Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it Dott. Marco Quarantini Medico Chirurgo spec. Odontostomatologia Centro Odontoiatrico Bononia - Bologna E-mail: marcosmile@libero.it Dott. Pietro Querzani - Neurologo - E-mail: querzani@gmail.com Dott.ssa Antonietta Pace Logopedista - Cell. 339.7196006 E-mail: paceantonietta@libero.it Dott. Stefano Palo Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica Cell: 393.4825681 E-mail: dott.stefanopalo@gmail.com
Manlio Panascì - Chirurgo Ortopedico GVM Care & Research Dott. Massimiliano Perrone Medico Chirurgo Oculista Direttore Sanitario Poliambulatorio Privato DSC - Bologna - Tel. 051.242588 E-mail: info@poliambulatoriodsc.com Dott.ssa Federica Piras Medico Veterinario - E-mail: st.fe@libero.it
Dott.ssa Elisabetta Giusti - Specialista in Chirurgia d’urgenza e P. S.. Diagnostica Ecocolor Doppler - Flebologia Ravenna - Casa di Cura Domus Nova E-mail: ela.giusti@gmail.com
Edda Plazzi Psicologa e Psicoterapeuta di coppia per problemi sessuali e relazionali Cell. 333.6921234 - E-mail: eddaplazzi@hotmail.com
Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com
Dott. Oliviero Quercia Responsabile Unità di Alta Specializzazione di Allergologia - Ospedale di Faenza
Dott. Marco Ioni - Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna
Antonio Ravaglioli Esperto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici per impiego biomedico E-mail: ravaglioli.antonio@alice.it
Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia Dott.ssa Enza Lamanna Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it
Salute Dieci Piu
Tiziano Rondinini Apicoltore - Faenza Roberta Rossi Presidente Federazione Italiana Sessuologia Scientifica
Dott. Antonio Salzetta Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna Dott. Ernesto Sarracino Coordinatore pedagogico Comune di Russi e Faenza Pedagogista al centro per le famiglie del Comune di Forlì Consulente per i genitori - Tel. 335.5238668 Dott.ssa Pamela Sparacino E-mail: pamela.sparacino@libero.it Dott. Sergio Spinato Odontoiatra - Sassuolo Tel. 0536.883868 - www.studiodentisticospinato.it E-mail: studiodentisticospinato@gmail.com Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Professore associato Università di Parma E-mail: igstanga@tin.it Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it
Evelina Tabanelli Consulente Nutrizionale E-mail: evelinatabanelli@libero.it
Fabrizio Tagliavini Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative - Istituto Carlo Besta Prof. Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica, Centro di Riferimento Oncologico, Istituto Nazionale Tumori di Aviano (Pordenone) Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it Dott. Aldo Vallicelli Nutrizionista - E-mail: aldoval57@libero.it Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com Dott.ssa Dalila Visani E-mail: dalila.visani@gmail.com Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata - E-mail: salutenaturasnc@alice.it
Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico - www.dicasavismara.it Ing. Nicola Vitiello Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Dott. Salvatore Voce - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott. Alfonso Zaccaria - Ex Direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Azienda USL di Ravenna Dott. Franco Ziccardi - Medico di medicina generale Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com
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Don Angelo Lolli
Direttore Sanitario Dott. Paolo Balella
CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE di 1000 ORE per Operatore Socio-Sanitario Operazione Rif. PA 2015-1196/RA approvata con Provvedimento della Provincia di Ravenna n.3146 19/10/2015
Sono aperte le iscrizioni al corso per conseguire la Qualifica Professionale di OSS organizzato da Oficina IS srl in collaborazione con il Polo Sanitario di Santa Teresa del Bambino Gesù. L’Operatore Socio Sanitario è in grado di svolgere attività di cura e assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, al fine di soddisfarne i bisogni primari e favorirne il benessere e l’autonomia, nonchè l’integrazione sociale. Contenuti: Etica professionale - Legislazione - Animazione - Comunicazione - Igiene - Pulizia, sanificazione, sanitizzazione e disinfezione - Decontaminazione e sterilizzazione - Sicurezza - Rilevazione dei parametri vitali Raccolta e smaltimento dei rifiuti - Primo soccorso - Assistenza alla persona - Tecniche di mobilizzazione. Destinatari e requisiti di accesso: il corso si rivolge a 25 persone maggiorenni in possesso di licenza media (o titolo equivalente se conseguito all’estero). Durata: 1000 ore (di cui 450 di stage in strutture sociali e sanitarie) da dicembre 2015 a ottobre 2016. Sede del corso: Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù, via Santa Teresa, 8 - Ravenna. Titolo rilasciato: Qualifica Professionale di Operatore Socio Sanitario, previo superamento di un esame finale che seguirà le procedure previste dal Sistema Regionale di Formalizzazione e Certificazione delle Competenze della Regione Emilia-Romagna.
Quota di partecipazione: Euro 2.550,00 da versare in 4 rate.
TERMINE ISCRIZIONI: 9 DICEMBRE 2015
Dott. Mirco Coffari Coordinatore del Corso Assistente alla Direzione del Polo Sanitario
PER ULTERIORI INFORMAZIONI Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù: via Santa Teresa, 8 - Ravenna » Polo Sanitario: Via A. Lolli, 20 - Ravenna
Polo Sanitario Opera Santa Teresa del Bambino Gesù - Via Don Angelo Lolli, 20 - Ravenna - Tel. 331.9128451
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