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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE Âť N. 1 - GENNAIO 2013
RAVENNA
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Dr. Franco Fussi Responsabile centro audiologico e foniatrico AUSL di Ravenna.
IN QUESTO NUMERO - Il russamento - Nanotecnologie e medicina - Il defibrillatore info@otticagiannigreco.it
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STUDIO DI PSICOLOGIA PSICOTERAPIA e SESSUOLOGIA SOSTEGNO, COMPETENZA E PROFESSIONALITÀ Se le persone non sono soddisfatte del motto di vita che si sono costruite nel tempo, possono sempre cambiarlo, a loro la scelta. Dott. Angelo Lofino
Una sofferenza psicologica si manifesta con una serie di sintomi non sempre facilmente riconoscibili ma, spesso, molto dolorosi, tristezza, angoscia, ansia, depressione, il nulla come conforto. Scegliere di andare dallo psicologo e/o dallo psicoterapeuta significa essere responsabili, voler prendersi cura della propria salute per migliorare la propria qualità della vita. Uno specialista si occupa anche di tutte le problematiche relative alla sfera della sessualità, aiutando a superare i blocchi che creano difficoltà a se stessi e alla coppia. Calo del desiderio, disturbi della sessualità maschile come la disfunzione erettile e l’eiaculazione precoce, disturbi della sessualità femminile come il vaginismo e l’anorgasmia, disturbi affettivi e relazionali. Le problematiche sessuali o di coppia possono essere sia nella sfera eterosessuale, sia omosessuale, bisessuale o transessuale. Dott. Angelo Lofino - Psicologo - Sessuologo - Psicoterapeuta Specialista in Sessuologia clinica - Terapia cognitiva e cognitivo-comportamentale
Via S. Valitutti 88 - 48124 Ravenna Tel. 0544.402019 - Cell. 347.7222321 www.psicologia-studio-sessuologia.it - xlofin@libero.it
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SOMMARIO » Nr. 1 - GENNAIO 2013
capelli per lui capelli per lei
PNEUMOLOGIA
2 LA BRONCHITE CRONICA Dott.ssa Mariarosaria Venturi RIMEDI NATURALI
4 CURARE LA TOSSE IN MANIERA NATURALE Dott.ssa Maria Nives Visani
RAVENNA - Viale della Lirica, 21 Tel. 0544.403014 - ravenna@bayermann.it CESENA - Tel. 335.6081505
TRATTAMENTI PERSONALIZZATI CONTRO LA CADUTA DEI CAPELLI
MONDO FEMMINILE
6 IL CICLO MESTRUALE Umberto Parani IL PERSONAGGIO
11 DR. FRANCO FUSSI - Il mago della voce Intervista di Tiziano Zaccaria
NOI POSSIAMO RIDARTI IL SORRISO
OTORINOLARINGOIATRIA
14 IL RUSSAMENTO - Da semplice “fastidio” a malattia Dott. Andrea Baldisserri RICERCA SCIENTIFICA
15 NANOTECNOLOGIE E MEDICINA Anna Tampieri NEUROLOGIA
18 COS’È LA NARCOLESSIA Dott. Giuseppe Plazzi CARDIOLOGIA
21 COME FUNZIONA IL DEFIBRILLATORE Dott. Flaviano Jacopi ALIMENTAZIONE
24 LA DIETA MEDITERRANEA COME STILE DI VITA Dott.ssa Chiara Lisi SPORT
27 COME PREPARARE UNA MARATONA
Marianna Gigliotti BAYERMANN Ravenna
Prof. Fabio Fabbri I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 EDUCARE IL CANE ALLA MUSERUOLA Max Vismara SALUTE 10+ N. 1.2013 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it
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PNEUMOLOGIA
BRONCHITE CRONICA La BPCO provoca l’ostruzione di bronchi e polmoni, rendendo problematica la respirazione. La cura migliore? Smettere di fumare. I farmaci ne frenano soltanto lo sviluppo. VIE AREE IRRITATE
Dott.ssa
Mariarosaria Venturi
Email: maria.venturi@medici.progetto-sole.it
La bronchite cronica, o meglio BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), è una malattia bronchiale e polmonare progressiva che provoca un’ostruzione delle vie aeree e rende problematica la respirazione. E’ una malattia molto diffusa: rappresenta la quarta causa di morte nel mondo.
ECCESSO DI MUCO
CIGLIA POLMONARI DANNEGGIATE
Le cause I FATTORI SCATENANTI DI QUESTO DISTURBO SONO COSTITUITI DA TUTTI I TIPI DI FUMO E POLVERI CHE POSSONO ESSERE ASPIRATI Sigaretta, pipa, sigaro, fumo passivo, vapori irritanti e, componente molto grave, inquinamento da combustibile, utilizzato per cucinare e riscaldare in ambiente domestico. Si calcola che 400mila persone all’anno muoiano 2
La diagnosi per BPCO causata da aspirazione di fumi combustibili, piaga, questa, che colpisce in preferenza le popolazioni dell’estremo oriente. Anche l’inquinamento atmosferico e ambientale influisce, ma il suo impatto reale non è ancora completamente quantificato e chiarito, mentre le infezioni in età infantile sono associate all’aumentato numero di sintomi respiratori in età adulta.
La diagnosi di BPCO si dovrebbe considerare ogni volta che ci si trova di fronte ad un paziente esposto a fattori di rischio e che presenta sintomi quali tosse, espettorato, mancanza di fiato durante sforzi fisici di portata casalinga, come per esempio salire le scale. L’accertamento deve essere confermato da prove di funzionalità respiratoria, ovvero da spirometria, che hanno lo scopo di determinarne la gravità.
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PNEUMOLOGIA
Le cure Esiste un programma di trattamento della malattia che va dalla riduzione dei fattori di rischio, alla costante cura farmacologica contro l’ostruzione e l’infiammazione delle vie respiratorie (che sono i presupposti patologici della malattia), fino alla somministrazione di ossigeno. E’ necessaria la collaborazione tra medico e paziente. Non pensi il paziente fumatore, esposto a rischio quotidiano e quindi caso più frequente di sviluppo di BPCO, che il medico non sia cosciente della difficoltà di cessare l’abitudine al fumo, e che il consiglio di ridurre l’esposizione ai fattori di rischio rappresenti una metodica di deresponsabilizzazione terapeutica da parte del medico stesso. FINE
DA RICORDARE SULLA BRONCHITE CRONICA » Tosse, catarro, affanno dopo uno sforzo fisico non sono fisiologici. Se ci sono questi sintomi, o anche se si fuma, è opportuno parlarne al proprio medico di base e sottoporsi ai test. Purtroppo la consapevolezza è scarsa: se venisse fatta a tutti una spirometria, troveremmo un buon 10 per cento di malati di BPCO che non sospettano affatto di esserlo. » E’ una malattia subdola, che si sviluppa lentamente e in silenzio. I pazienti si adattano man mano alle limitazioni che impone e non ci fanno realmente caso. Se le scale fanno venire il fiatone, si sceglie di prendere l’ascensore e non ci si pensa più. » I farmaci non curano completamente la malattia, ma possono ridurre i sintomi, migliorando la qualità della vita, riducendo la frequenza e la gravità delle riacutizzazioni. L’unico intervento che davvero cambia la storia della BPCO è smettere di fumare. Se a una persona diciamo che ha perso il 30 per cento della capacità respiratoria e che nell’arco di dieci anni può dover ricorrere all’ossigeno, diamo un’ottima motivazione per non fumare più. » Il 25 per cento dei pazienti inizia a sviluppare la BPCO intorno ai 50 anni. Verso i 60 anni sale il rischio di un decorso veloce della patologia.
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RIMEDI NATURALI
Tossi e bronchiti Possono essere curate con piante della tradizione etnica: Miele di Manuka e Pelargomiun Sidoides.
Dott.ssa
Maria Nives Visani
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
Dalla ricerca avanzata ci arrivano due prodotti strettamente naturali, dalle proprietà uniche: il Miele di Manuka e il Pelargomiun Sidoides. FIORI DI MANUKA
Miele di Manuka E’ ottenuto dai fiori della Manuka, un arbusto che cresce spontaneo nella campagna della Nuova Zelanda, finora completamente immuni da ogni tipo di inquinamento. Il miele che si ottiene dal nettare delle infiorescenze ad opera delle api è puro e biologico,
dalla consistenza e aroma unici e con un leggero profumo erbaceo. Già utilizzato dalle antiche popolazioni locali per i suoi effetti benefici, il Miele di Manuka è stato studiato dal Professor Peter Molan, biochimico dell'Università di Waikoto in Nuova Zelanda, che ne ha
messo in luce le specifiche proprietà salutistiche non apprezzabili in nessuna altra varietà di miele. Sembra che l'attività antibatterica sia dovuta alla presenza di molecole di perossido di idrogeno, antisettico naturale, e soprattutto dal fattore antibatterico naturale
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RIMEDI NATURALI UMF (Unique Manuka Factor), in grado di bloccare l'enzima catalasi, presente nei tessuti e nel siero umano, responsabile della disattivazione del perossido di idrogeno. A differenza degli altri mieli, esso è molto stabile al calore. IL MIELE DI MANUKA È EFFICACE NEL TRATTAMENTO ANCHE DEI SINTOMI DI: - Piede d'atleta (micosi) - Eruzioni cutanee - Bruciature - Herpes - Artrite - Ulcera - Abrasioni - Acne - Infezioni - Punture di insetto
kg di foglie fresche), ha un profumo caldo, terroso, speziato, erbaceo. In esso si trovano principi attivi con intensa attività anti-microbica, antinfiammatoria, antivirale, astringente, febbrifuga, immunostimolante e sedativa. E’ utile in caso di bronchite, asma, catarro, tosse, sinusite, influenza, raffreddore, febbre, pertosse.
Pelargonium Sidoides E’ un geranio sudafricano, utilizzato nella medicina popolare locale per la cura delle malattie polmonari e della tubercolosi.
Altri studi universitari hanno attestato la sua efficacia nel contrastare lo sviluppo di un ampio range di batteri e funghi, quali lo streptococcus pyogenes responsabile di faringotonsilliti, e lo spaphylococcus aurens, il più comune agente delle ferite infette. Pertanto può trovare grande utilizzo per affrontare le patologie del periodo invernale dell’albero respiratorio, del cavo orale, influenze, raffreddori. Associato ad esso, per potenziarne l'azione, si usa l'olio essenziale di Manuka, che si ottiene per idrodistillazone delle foglie fresche (per distillare 1 litro di olio essenziale servono più di 200
Del pelargonium si usano le radici da cui si ottiene l'estratto contenente il Fitocomplesso attivo, esso viene titolato in principi attivi e standardizzato in modo da garantire l'omogeneità posologica per singola unità. La storia di questo prodotto parte dalla fine dell'Ottocento, quando il diciasettenne Charles Henry Steven di origini inglesi venne mandato in Sudafrica per curare la sua tubercolosi, sfruttando il clima più salubre. Egli fu sottoposto alle cure di uno sciamano, che gli prescrisse un decotto di radici di Perlargonio. Dopo poche settimane tornò in Inghilterra guarito: da allo-
ra, anche in Europa, si espanse l'utilizzo di questa pianta, messa poi da parte verso la metà del Novecento con la scoperta degli antibiotici, ma ripresa dopo gli anni Settanta. Studi dettagliati di una importante casa farmaceutica tedesca misero in luce il fitocomplesso Eps® 7630 ottenuto dall'estratto di Pelargonio. La sperimentazione, che si è svolta su pazienti bronchitici cronici, bronchiectasici e fumatori, ha dato risultati molto interessanti. Si è osservato una notevole efficacia nella riduzione dello stress ossidativo, tale da portare a netto miglioramento dello stato di salute dei pazienti. Il Fitocomplesso Eps®7630, dotato di attività antibatterica ed immunomodulante, può essere utilizzato in tutti i casi di patologie virali acute polmonari, bronchitiche, da raffredamento dove non sia necessario l'uso di antibiotico. Durante il periodo di studi non sono stati rilevati effetti avversi. FINE
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MONDO FEMMINILE
I disturbi del ciclo
MESTRUALE GIO RN ID IM ES
NI ZIO UA TR
di Umberto Parani Spesso questi cambiamenti naturali sono accompagnati da piccoli fastidi o disturbi che, anche quando non sono gravi, possono rendere difficile svolgere le attività abituali. In altri casi, possono manifestarsi irregolarità del ciclo che richiedono l’attenzione del ginecologo.
Sindrome premestruale Con “sindrome premestruale” si indica il caratteristico insieme di disturbi (alcuni fisici, altri di carattere emotivo), che precedono di qualche giorno l’inizio delle mestruazioni. Per esempio, nella settimana prima del ciclo ci si può sentire stanche, avvertire tensione, fastidio o dolore al seno e all’addome, mal di testa, nausea, talora dolori muscolari; può inoltre 6
Ogni 28 giorni circa, l’apparato genitale femminile subisce particolari modifiche, utili ad assicurare la fertilità alla donna, per un lungo periodo della sua vita, dalla pubertà alla menopausa.
verificarsi una ritenzione di liquidi nei tessuti dell’organismo che provoca gonfiore e un lieve aumento di peso, in genere di due o tre chili. Spesso per qualche giorno si ha più fame del solito e cambiano le abitudini intestinali, con stipsi o diarrea. Possono anche verificarsi modificazioni dal punto di vista psichico: in genere, si diventa più ansiose, nervose e irritabili. Si è spesso soggette a sbalzi di umore, con maggior propensione a deprimersi; si può provare sonnolenza in diversi momenti della giornata e avere difficoltà di concentrazione. I disturbi sono sempre piuttosto soggettivi per tipo, combinazione e intensità, ma nella maggior parte dei casi si presentano abbastanza regolarmente intorno a 7-10 giorni prima dell’inizio delle mestruazioni e tendono a scomparire da soli poche ore dopo l’inizio del ciclo.
La colpa è tutta degli ormoni La vera causa dei disturbi è ancora sconosciuta: alcuni danno la colpa alle fluttuazioni degli ormoni oppure alla carenza di sali e vitamine, che possono spingere a mangiare quantità maggiori di cibi salati (che a loro volta favoriscono la ritenzione idrica). In genere i disturbi non sono tali da costringere a interrompere le attività abituali, ma alcune donne che ne provano di molto fastidiosi potrebbere non essere d’accordo. Se i disturbi arrivano a interferire con gli impegni quotidiani o causano un malessere significativo è consigliabile consultare il medico che, dopo aver valutato i sintomi potrà eventualmente suggerire alcuni farmaci di supporto.
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MONDO FEMMINILE Nei casi in cui dominano i disturbi psichici, il medico può prescrivere medicinali antidepressivi o rimedi naturali con azione analoga. Per alleviare i sintomi dolorosi, dal mal di testa ai dolori addominali, si possono invece utilizzare farmaci antinfiammatori non steroidei, gli stessi usati per il raffreddore o l’influenza. Presi prima dell’inizio delle mestruazioni, hanno un effetto benefico anche sui successivi disturbi che caratterizzano i primi giorni del ciclo. Quelli a dosaggi minori si possono acquistare anche senza ricetta, con l’avvertenza di farsi consigliare dal farmacista. La pillola anticoncezionale, per esempio, bloccando l’ovulazione risolve un po’ tutti i disturbi premestruali, a gendo direttamente sulla loro causa primaria. Ma non è un rimedio che può essere generalizzato e di certo non è il più indicato per le donne che desiderano avere figli.
LA PILLOLA ANTICONCEZIONALE RIDUCE I DISTURBI PREMESTRUALI
Utili anche vitamine e buone abitudini Possono risultare benefiche anche supplementazioni di sali minerali e vitamine: calcio e magnesio, in particolare, sembrano aiutare a migliorare i sintomi, sia psichici sia fisici, e la ritenzione idrica. Potrebbero avere qualche effetto anche la vitamina E, che interviene sulla produzione delle prostaglandine (le sostanze prodotte all’inizio del ciclo per promuovere le contrazioni dell’utero) e la vitamina B6.
Anche sali minerali e vitamine dovrebbero essere prescritti dal medico e non presi di propria iniziativa. L’introduzione di alcune piccole modifiche nello stile di vita può poi avere sorprendenti effetti positivi. L’alimentazione, per esempio, assume una notevole importanza. Come sempre deve essere equilibrata e commisurata al dispendio energetico, ma anche ricca di carboidrati, che aiutano a ridurre la tensione al seno e a migliorare il tono del»SEGUE l’umore. COSA MANGIARE? Via libera a frutta, verdura, pane, cereali e i loro derivati, come riso, patate. Vanno invece ridotti i grassi, gli zuccheri semplici (zucchero, miele, bibite dolci) e possibilmente evitati la caffeina (caffè, tè, bevande a base di cola, ma anche alcune tisane stimolanti) e le bevande alcoliche, che favoriscono depressione e sbalzi d’umore.
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MONDO FEMMINILE
Contro la ritenzione evitare i cibi salati e limitare i dolci Per contrastare la ritenzione di liquidi e il gonfiore, può essere utile limitare anche il consumo di cibi molto
passeggiate, cyclette, bicicletta), ma praticata regolarmente, per 20-30 minuti almeno tre volte la settimana, anche nei giorni in cui si avvertono i sintomi. Ha un effetto rilassante, migliora l’umore e sembra stimolare la produzione di endorfine, sostanze secrete dal nostro organismo capaci di combattere il dolore. Anche alcune tecniche di rilassamento, come yoga, tai chi o shiatzu, possono aiutare a sopportare meglio i dolori e allentare lo stress, che è stato dimostrato aumentare l'intensità dei sintomi.
La dismenorrea un disturbo frequente
salati (snack, patatine, insaccati, cibi in scatola e in salamoia). E si dovrebbe cercare di trattenersi dalla tentazione, particolarmente accentuata in questo periodo del ciclo, di mangiare ciccolata, gelati, e stuzzichini vari, che attenuano forse il nervosismo del momento, ma sono tutt’altro che salutari per l’organismo. Meglio infine fare spuntini leggeri e frequenti, anziché mangiare molto nei soli due pasti principali. Di grande aiuto è poi l’attività fisica, non troppo pesante (per esempio,
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Il disturbo più comune durante le mestruazioni è la dismenorrea, termine che indica il dolore addominale e il malessere che la gran parte delle donne conosce fin dall’adolescenza. Il dolore è crampiforme, localizzato alla parte bassa dell’addome, ma si può estendere anche alle cosce e soprattutto alla schiena. Insorge poco prima della comparsa del flusso e arriva alla massima intensità durante il primo giorno delle mestruazioni, per poi scomparire gradualmente. Al dolore si associano quasi sempre indolenzimento al seno e gonfiore addominale, spesso mal di testa, nausea e vomito; talora diarrea o, al contrario, stitichezza. Le donne giovani e senza figli sono le più colpite. Con gli anni, invece, l’intensità dei disturbi tende a diminuire. A scatenare i sintomi sono le prostaglandine, sostanze che provocano contrazioni dell'utero e restringimento dei vasi che lo riforniscono di sangue. Nel periodo che precede le mestruazioni, vengono prodotte in grande quantità proprio dall’utero, stimolato dagli ormoni secreti dalle ovaie, e il diminuito apporto di ossigeno che ne consegue determina il dolore mestruale. In alcune donne i sintomi sono modesti e possono essere ben sopportati senza alcun trattamento o con rimedi molto blandi.
Per esempio, l'uso di infusi di malva o tiglio oppure l’applicazione sull’addome di borse d'acqua calda, che in qualche caso sono effettivamente d’aiuto. Nessuna di queste pratiche è comunque dannosa e anche il loro eventuale effetto “psicologico” è comunque positivo. In virtù della loro azione rilassante, hanno effetti positivi anche massaggi leggeri, eseguiti circolarmente con le dita, oppure i massaggi lombari non troppo energici. Sfatiamo alcune leggende che circondano il periodo mestruale: fare il bagno o la doccia durante il ciclo non peggiora i disturbi né aggrava la perdita di sangue. Al contrario, un bagno moderatamente caldo può esercitare un effetto rilassante sulla muscolatura di tutto il corpo e diminuire così i crampi addominali. In molti casi, tuttavia, il dolore è notevole e diventa allora necessario ricorrere a farmaci antinfiammatori. Per finire, è importante fare attenzione alla comparsa di fitte o crampi insolitamente forti, che cominciano prima del ciclo o persistono per tutta la sua durata, specie quando sono
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MONDO FEMMINILE accompagnati da modificazioni del flusso o perdite tra una mestruazione e l’altra: meglio parlarne con ginecologo, perché potrebbero essere la spia di malattie anche gravi, come l’endometriosi, i fibromi uterini o le cisti ovariche.
Le tappe dell’ovulazione Il ciclo mestruale è l’insieme di meccanismi che portano la donna all’ovulazione, cioè alla maturazione dell’ovulo che può così essere fecondato. Il ciclo è controllato dall’ipofisi (una ghiandola situata alla base del cervello, che produce gli ormoni necessari all’ovulazione) e dall’ipotalamo (che regola la produzione degli ormoni da parte dell’ipofisi). In particolare, sono due gli ormoni principalmente coinvolti nella regolazione del ciclo: gli estrogeni e il progesterone. Il ciclo dura in media 28 giorni e si suddivide in 4 fasi. 1 Flusso (o mestruazione): è caratterizzata dallo sfaldamento della mucosa dell’utero, che viene espulsa dando origine a una perdita di sangue che dura alcuni giorni. 2 Periodo che precede l’ovulazione (fase proliferativa): in questa fase l’ipofisi produce due ormoni, l’Fsh (follicolo stimolante) e Lh (luteinizzante). L’Fsh fa maturare il follicolo, una specie di sacchetto che contiene la cellula uovo, e lo stimola a produrre gli estrogeni (gli ormoni che rigenerano la mucosa uterina che si è sfaldata durante la mestruazione, e che stimolano l’ipofisi a produrre Lh). Quando l’Lh raggiunge una certa soglia, stimola l’ovulazione. 3 Ovulazione: il follicolo scoppia facendo fuoriuscire la cellula uovo che, attraverso le tube di Falloppio, si dirige verso l’utero, pronta per essere fecondata da uno spermatozoo. 4 Intervallo tra ovulazione e flusso (fase secretoria): la parte del follicolo che è rimasta nell’ovaio
(che si chiama “corpo luteo”) inizia a produrre, oltre agli estrogeni, il progesterone, che ha la funzione di preparare la mucosa dell’utero a ricevere l’uovo fecondato, favorendo l’immagazzinamento di sostanze nutritive e un maggior afflusso di sangue. Se l’uovo non è stato fecondato, il corpo luteo degenera e smette di
produrre ormoni. Ciò provoca la mestruazione. Mentre la seconda fase del ciclo (quella che segue l’ovulazione) ha una durata biologicamente costante di 14 giorni, la prima fase, che va dal primo giorno di mestruazione all’ovulazione, è molto variabile e non facilmente FINE prevedibile.
CONDIZIONI DA NON TRASCURARE ANOMALIE DEL RITMO - Mancanza di mestruazioni: amenorrea. - Mestruazioni “poco frequenti”, cicli che “ritardano”, verificandosi a intervalli superiori ai 3 giorni: oligomenorrea. - Troppe mestruazioni, cicli che “anticipano”, che compaiono cioè a un intervallo inferiore ai 25 giorni: polimenorrea. Se i flussi sono abbondanti possono causare un’anemia.
ANOMALIE DI QUANTITÀ e DURATA - Mestruazioni scarse: ipomenorrea. - Mestruazioni abbondanti: ipermenorrea. - Mestruazione abbondante, a carattere emorragico: menorragia.
ANOMALIE DI PRESENTAZIONE - Perdita anomala inaspettata, che si verifica cioè in maniera indipendente dal ciclo mestruale, oppure in periodi dove le mestruazioni dovrebbero essere assenti (durante la gravidanza, prima della pubertà, dopo la menopausa): metrorragia. - Perdite inaspettate, combinate con mestruazioni lunghe e abbondanti: menometrorragia. 9
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FONIATRIA
FRANCO
FUSSI Il medico ravennate è consulente di numerosi celebri cantanti, da Laura Pausini ad Andrea Bocelli. I suoi consigli su come tenere in forma le corde vocali. di Tiziano Zaccaria Andrea Bocelli, Laura Pausini, Elisa, Zucchero Fornaciari, Ron, Ornella Vanoni. E poi Giusy Ferreri, Francesco Renga, Malika Ayane. Potremmo andare avanti ancora parecchio, per fare l'elenco completo dei "professionisti della voce" che sono pazienti di Franco Fussi, il medico ravennate specialista in foniatria e otorinolaringoiatria, responsabile del centro audiologico e foniatrico dell'Azienda Usl di Ravenna. Una passione per la voce, quella del dottor Fussi, nata quasi per caso, grazie allo zio Mario, un melomane che adorava ascoltare le opere liriche e che una sera del 1964 lo portò ad assistere al "Rigoletto". Fussi, allora adolescente, si entusiasmò per il canto, decidendo poi qualche anno dopo di studiarne i meccanismi anche dal punto di vista medico.
AD OGNI CANTANTE IL PROPRIO REPERTORIO I cantanti lo interpellano per guarire danni fisici alle corde vocali, ma anche per avere consigli sull'equilibrio tecnico e sul repertorio più adatto da affrontare, in base alle caratteristiche e alle potenzialità del proprio organo. Ciò è possibile attraverso alcuni esami specialistici come la laringostroboscopia, la spettografia e la fonetografia, che permettono di visualizzare il comportamento vibratorio delle corde vocali, analizzando le dinamiche della voce di ognuno di noi. Una decina di anni fa la voce di Laura Pausini sembrava non più in grado di lavorare al meglio. Fussi scoprì che la pop star di Solarolo forzava le corde vocali senza usare adeguatamente il muscolo diaframma. E la rimise in sesto, prescrivendole una serie di esercizi mirati di logopedia, reimpostandone la respirazione, oltre ad alcuni rimedi omeopatici. CONSIGLI PER TUTTI
ZUCCHERO FORNACIARI COL PROFESSOR FRANCO FUSSI
«Le alterazioni della voce colpiscono il 10 per cento della popolazione, specialmente chi impiega la voce in maniera intensiva per motivi professionali - ricorda Fussi - L'utilizzo esagerato della voce costituisce la principale fonte di stress » SEGUE
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le corde vocali, nonché la causa prima di raucedini, ma anche emorragie, polipi e cronici noduli». Ecco allora alcuni consigli del dottor Fussi per tenere in forma la propria voce. BERE MOLTA ACQUA ED AERARE GLI AMBIENTI «E' necessario idratarsi con almeno due litri d'acqua al giorno, altrimenti la mucosa diventa arida. Se si è rimasti a lungo in un ambiente troppo riscaldato, oppure si è camminato a lungo per le vie cittadine piene di smog, è consigliabile tirare qualche respiro in un fazzoletto bagnato e strizzato, piazzato sotto le narici: così umidifichiamo il tappeto di mucosa che riveste la laringe e le corde vocali. LA GOLA SEZIONE
VIE AEREE SUPERIORI EPIGLOTTIDE LARINGE (scatola della voce)
“LONG LIFE VOICE” alle Terme di Castrocaro La Clinica del Ben Essere applica le proprietà delle acque salsobromoiodiche e sulfuree anche al benessere vocale, con la collaborazione qualificata del dottor Fussi. Dall’estate scorsa è attivo alle Terme di Castrocaro il “Long Life Voice”, centro all’avanguardia, unico in Italia, dedicato al benessere e alla cura della voce. «Long Life Voice spiega Lucia Magnani, Amministratore Delegato di Salsubium Spa, la Società di Gestione delle Terme di Castrocaro - è il nuovo progetto della nostra Clinica del Ben Essere dedicato ai professionisti che utilizzano la voce in ambito artistico (cantanti, attori, doppiatori), di coloro che la usano quotidianamente nella propria professione (insegnanti, giornalisti, speaker, manager), ma anche di chiunque voglia semplicemente controllarne lo stato di salute, mantenendone un’idoneità perfetta attraverso un programma di prevenzione e terapie personalizzate». La struttura è nata da un’intuizione della stessa Lucia Magnani, grazie alle indicazioni della dottoressa Wanda Del Gobbo, coordinatrice del programma Long Life Voice, relative alle proprietà benefiche che le acque termali salsobromoiodiche e sulfuree delle Terme di Castrocaro hanno anche sul sistema vocale: «Queste acque speciali svolgono un’azione antinfiammatoria e antisettica,
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stimolano le ciglia della mucosa nell’eliminazione delle sostanze dannose per il sistema respiratorio e provocano un aumento del contenuto idrico della secrezione mucosa. Il percorso Long Life Voice propone un approfondimento specialistico per impostare uno stile di vita che esalti l’espressività e l’utilizzo della voce, combinando i benefici delle acque termali e l’esperienza di un’équipe di professionisti qualificati a livello internazionale quali il dottor Franco Fussi per l’Italia, il dottor Andrè Romain Perouse per la Francia e il dottor Alfonso Borragan per la Spagna». Long Life Voice si avvale inoltre di specialisti quali foniatri, fonochirurghi, otorini, vocologi, fisioterapisti, logopedisti, maestri di canto, psicologi, esperti di biofeedback, osteopati, dietologi, omeopati, councelor e insegnanti di tecniche di comunicazione. Il paziente, infatti, viene seguito non solo con terapie mediche specifiche, ma riceve anche un supporto nella soluzione dei problemi psico-somatici, emotivi e relazionali, curando anche quegli aspetti, apparentemente secondari, che incidono sulla qualità vocale.
CORDE VOCALI CARTILAGINE TIROIDEA
TRACHEA ESOFAGO
Aerare spesso i locali di casa e umidificarli a dovere, per rimuovere dall'ambiente le polveri irritanti e regalare alle mucose delle corde vocali il giusto carico di acqua». NIENTE FUMO ED ALCOL «Abbadonate il fumo: a causa del tabagismo, le corde vocali si gonfiano e ciò ne impedisce il normale movimento. Di conseguenza viene modificato il timbro vocale, soprattutto nella donna, la cui voce assume connotati mascolini. E' opportuno inoltre limitare il consumo di alcol e di caffeina, sostanze che privano di acqua, con il loro spiccato effetto diuretico. E non abusiamo di formaggi grassi e piccanti, brodo di carne, fritture, salse, carni grasse e affumicate, insaccati, uova fritte o sode, dolciumi con creme o liquori, cioccolato, tè, bibite gassate, burro e margarina: sono tutti cibi che modificano l'attività dello sfintere esofageo (bocca dello stomaco) inferiore e possono provocare il reflusso dei succhi gastrici: un fenomeno fisiologico, ma quando è frequente, l'acidità
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FONIATRIA può generare anche raucedini e tosse cronica, opacizzando la voce». INALAZIONI SALUTARI E RIMEDI OMEOPATICI «Le tradizionali inalazioni di vapore e sostanze balsamiche, fatte col pentolino d’acqua e l'asciugamano sopra la testa, restano un toccasana per spegnere le infiammazioni. Sono però sconsigliati per recuperare la voce abbassata: in questo caso le corde sono gonfie ed esporle al calore significa peggiorare la situazione. Per la cura della voce suggerisco anche alcune cure omeopatiche come l'Arum Triphyllum, che migliora resistenza e brillantezza del timbro vocale, mentre l'arnica rappresenta un defatigante. Vanno prese l'una prima e l'altra dopo la prestazione vocale. Fra le cure fitoterapiche, l'echinacea e l'erismo devono la loro fama erboristica proprio al potere d'alleviare le infiammazioni della gola. Ma ha senso ricorrere all'Erismo, detta proprio "l'erba del cantante". soltanto quando è presente FINE un’infiammazione».
PROF. FRANCO FUSSI E ANDREA BOCELLI
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OTORINOLARINGOIATRIA
IL RUSSAMENTO Non è solo un fastidio, ma a volte diventa una vera e propria malattia. Ecco cosa può determinare la roncopatia e in che modo può essere risolta.
L'ingrossamento dele tonsille/adenoidi, la deviazione del setto nasale, polipi nasali o altre neoformazioni, morfologie particolari dell'ugula o del cavo orale, possono rappresentare ulteriori cause di roncopatia. COSA FARE?
Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
Russare può essere una vera e propria malattia, anche se pochi lo sanno e tanto meno conoscono il nome con cui è riportata sui testi di medicina: la roncopatia. Tutti conoscono invece bene come si manifesta. La maggior parte delle persone considera questo problema semplicemente come motivo di fastidio, per sè e per i familiari, tanto che difficilmente chi russa si rivolge al proprio medico per questo problema. Più spesso invece si riferiscono al medico i problemi legati a una cattiva qualità del sonno, che portano inevitabilmente a sonnolenza diurna, cefalea e scarsa capacità di concentrazione. In genere, chi è sovrappeso tende a russare di più di chi è normopeso. La roncopatia associata ad apnee notturne è considerata in realtà un vero e proprio fattore di rischio cardio-vascolare, al pari della pressione arteriosa alta o di elevati valori di colesterolo. 14
LE CAUSE La respirazione avviene fisiologicamente attraverso il naso. Si russa quando l'aria inspirata non riesce a passare agevolmente attraverso il naso e la gola. Dormendo, infatti, il tessuto molle che riveste l'orofaringe si rilassa, provocandone il restringimento che ostacola il passaggio dell'aria. La vibrazione dei tessuti al passaggio forzato dell’aria è responsabile del tipico rumore. PALATO MOLLE TRACHEA
LINGUA UGOLA
VIA AEREA OSTRUITA
In caso di congestione nasale, come per un raffreddore, il russamento può essere determinato da un ostacolo al flusso dell’aria attraverso le cavità nasali: di conseguenza si respira con la bocca, creando turbolenze e vibrazioni dei tessuti con il conseguente tipico rumore.
A volte è necessario un intervento chirurgico per correggere cause anatomiche o per aumentare lo spazio respiratorio. Esistono alcuni accorgimenti che possono attenuare il russamento nelle persone che ne soffrono in modo modesto. In particolare: cercare di dimagrire spesso risolve il problema; limitare il consumo di alcol porta ad un sonno migliore; cene leggere; evitare di dormire supini ma sforzarsi di coricarsi su un fianco. Accanto a questi comportamenti, sono in commercio cerotti che aiutano a respirare meglio con il naso, riducendo il russamento, inefficaci però se il problema è una deviazione del setto nasale. Alcuni olii essenziali, che aumentano lievemente il tono della mucosa nasale, possono ridurre il problema. Assolutamente da evitare i decongestionanti nasali, perchè possono dare un momentaneo innalzamento dei valori pressori, aumentando il rischio cardio-vascolare, oltre a favorire l'ipertrofia dei turbinati nasali e di conseguenza un ulteriore peggioramento poi della capacità respiratoria nasale. QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO In caso di sonno poco riposante, in caso di apnee notturne, soprattutto se associate ad altri fattori di rischio cardio-vascolare, è importante parlarne FINE col proprio medico di famiglia.
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RICERCA SCIENTIFICA
CI SALVERANNO LE NANOTECNOLOGIE Viaggio all’Istec-Cnr di Faenza, dove si studiano nuovi materiali “intelligenti” per realizzare impianti protesici e curare i tumori.
Anna Tampieri Ricercatrice Istec-Cnr Faenza
Viviamo in un’epoca caratterizzata da un progressivo invecchiamento della popolazione, che espone il nostro corpo ad un accresciuto rischio di lesioni traumatiche in età avanzate, nonché ad un’incidenza sempre crescente di patologie tumorali. Per far fronte a questa sfida, che coinvolgerà buona parte del ventunesimo secolo, le nanotecnologie rappresentano uno strumento potente, in grado di mettere a punto nuove soluzioni diagnostiche e terapeutiche caratterizzate da minore invasività e maggiore efficacia, con ridotti effetti collaterali. Da alcuni anni il nostro gruppo di Ricerca Biomateriali e Compositi BioIbridi dell’Istec-Cnr di Faenza si occupa di questo affascinante settore della ricerca scientifica. Uno dei rami della Nanomedicina attualmente di maggior interesse è la medicina rigenerativa, che mira a ripristinare le funzioni fisiologiche di organi e tessuti danneggiati mediante l’uso di impianti biomimetici - spiega la ricercatrice Anna Tampieri - Questi ultimi, essendo in grado di riprodurre la composizione e la struttura del tessuto da rigenerare,
LA SEDE DI ISTEC-CNR FAENZA
costituiscono un supporto in grado di dirigere e assistere le cellule specializzate nella ricostruzione dei tessuti mancanti. Soprattutto in campo ortopedico questo nuovo concetto è molto rilevante, poiché punta a superare il vecchio approccio basato sull’impianto di protesi sintetiche bio-inerti, che offrono una funzione di mero sostegno ma non consentono un completo recupero funzionale. In particolare, un’esigenza particolarmente stringente è quella di sostituire porzioni di osso soggette a carico meccanico, come il femore, la tibia e l’omero, che quando sono mancanti o danneggiati, provocano notevole disabilità, con forti ripercussioni socio-economiche, anche di carattere psicologico. Nonostante siano già disponibili dispositivi in grado di accelerare i processi di guarigione e rigenerazione ossea, le soluzioni esistenti sono inadeguate a fronteggiare le esigenze crescenti di pazienti che anche in età avanzata ambiscono a standard di vita soddisfacenti.
Il maggiore ostacolo nella realizzazione di biodispositivi rigenerativi adeguati è l’insufficiente resistenza meccanica di materiali biomimetici come l’idrossiapatite, il principale costituente minerale del tessuto osseo. Un ulteriore ostacolo è infatti l’ottenimento di strutture tridimensionali gerarchicamente organizzate su più livelli di scala, in grado di riprodurre la complessa struttura dell’osso. Proprio l’organizzazione gerarchica conferisce al tessuto osseo le straordinarie proprietà di leggerezza, elasticità e capacità di rigenerazione dopo traumi limitati. Tale struttura ha una complessità da non poter essere riprodotta con tecniche di fabbricazione convenzionali; in generale le strutture di organismi naturali sono estremamente complesse e organizzate in maniera gerarchica, grazie ad un’evoluzione di milioni di anni, così da esibire proprietà e prestazioni sorprendenti. I nostri ricercatori hanno a tal proposito scoperto che le strutture lignee di alcuni alberi presentano una morfologia che si avvicina molto alle caratteristiche del tessuto osseo. » SEGUE 15
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RICERCA SCIENTIFICA
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RAVENNA - Via Meucci, 9 - Tel. 0544.403003 A questo proposito il nostro gruppo di Ricerca Biomateriali e Compositi BioIbridi ha da alcuni anni intrapreso lo studio di strutture lignee, opportunamente selezionate per mimare il tessuto osseo. Abbiamo inoltre messo a punto un processo per convertire chimicamente tali legni in impianti in idrossiapatite (che può essere usata come riempitivo per sostituire ossa amputate, oppure come rivestimento per stimolare la crescita ossea all'interno di impianti protesici), mantenendone tuttavia la morfologia e la struttura originale.
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Questi dispositivi del tutto innovativi sono in via di sperimentazione su animale, ma i primi risultati sono molto incoraggianti e mostrano come le sollecitazioni meccaniche dell’impianto in vivo accelerino i processi di formazione di un nuovo osso gerarchicamente organizzato, quindi con proprietà biomeccaniche molto migliorate rispetto a impianti con strutture meno complesse e lontane dall’architettura dell’osso naturale. Le prospettive di questa tipologia di materiali sono quelle di aprire una nuova epoca nel campo dell’ortopedia, poichè si potrà risolvere gran parte dei problemi che affliggono un numero sempre crescente di persone. Basti pensare che sono milioni gli interventi di chirurgia ossea in campo ortopedico in tutto il mondo e altrettanti sono i casi di fallimento di protesi che richiedono interventi chirurgici supplementari di revisione e correzione. Queste soluzioni applicate all’uomo porteranno ad un abbattimento dei costi del servizio sanitario nazionale e ad un miglioramento generale della qualità della vita. CURIOSITÀ La scoperta delle protesi lignee effettuata dai ricercatori Istec-Cnr di Faenza è stata inserita tra le 50 migliori invenzioni dell’anno 2009 pubblicate dalla rivista Time.
APPROFONDIMENTO: LA TRASFORMAZIONE DAL LEGNO DI RATTAN ALL’IDROSSIOPATITE L'idrossiapatite è un minerale raro avente composizione chimica Ca5(PO4)3(OH). L'idrossiapatite è anche prodotta e riassorbita da tessuti organici, questa infatti è uno dei componenti principali delle ossa trovandosi sotto forma di sali di Calcio: carbonato di Calcio, fosfato di Calcio e fluoruro di Calcio. Come detto l'idrossiapatite è il principale costituente minerale del tessuto osseo. Infatti, il 99% del Calcio presente nell'organismo umano è immagazzinato nel tessuto osseo sotto forma di idrossiapatite. È in fase avanzata di sperimentazione la possibi16
lità di trasformare il rattan in una so umano, capace di ospitare gli osteoblasti (cellule rigeneratrici dell’osso) e di struttura biomipermettere il loro insemetica simildiamento e la loro ossea, composta da carbotrasformazione nato-idrossiain osteociti patite, sotto(osso). ponendo il L'obiettivo finale legno a trattaè il suo utilizzo nelmenti ad alte l'impianto osseo RATTAN “TRASFORMATO” pressioni e tempeumano, per la risoluziorature. ne delle conseguenze di gravi I campioni così ottenuti esibiscono una traumi o severe mutilazioni. spiccata similitudine al tessuto osseo ed RIPRODUZIONE DELLA SPINA DORSALE CON una porosità molto simile a quella dell'os- UN INSERTO DI MATERIALE BIOMIMETICO
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RICERCA SCIENTIFICA IL NANOBIOMAGNETISMO è un altro fattore emergente nel campo della ricerca biomedicale: viene utilizzato per assistere e stimolare i processi di rigenerazione. Presso il gruppo di Ricerca Biomateriali e Compositi Bio-Ibridi di Istec-Cnr Faenza, nell’ultimo anno è stato messo a punto un nuovo impianto biomimetico, bioattivo, superparamagnetico, cioè nuovi materiali in grado di riparare osso e osso-cartilagine che, oltre ad avere le caratteristiche degli impianti prima descritti, possono magnetizzarsi sotto l’azione di deboli campi magnetici esterni. In questo modo l’impianto all’interno dell’organismo può funzionare come una stazione in vivo, controllabile dall’esterno, in grado di attivare processi di attecchimento, proliferazione cellulare e rimodellamento tissutale. Questa proprietà può essere utilizzata per azioni specifiche, in base alle necessità cliniche. Ad esempio un impianto superparamagnetico può legare a sé molecole in grado di promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni, per assicurare un continuo nutrimento al nuovo tessuto in via di rigenerazione, oppure proteine in grado di promuovere la formazione di un nuovo osso. Questi fattori biochimici possono essere attivati e rilasciati in vivo a seguito di attivazione magnetica remota (pro-
veniente dall’esterno), consentendo quindi la messa in opera di terapie estremamente mirate e personalizzate. Lo sviluppo del NanoBioMagnetismo biomedicale apre nuove prospettive anche nel settore della terapia e diagnostica dei tumori. A questo proposito la realizzazione di nanoparticelle multi-funzionali, biocompatibili, magneticamente attivabili e che risultino biodegradabili in condizioni fisiologiche senza il rilascio di sottoprodotti tossici per l’organismo, è stata di recente ottenuta dal nostro gruppo di Ricerca. Queste nuove nanoparticelle superparamagnetiche sono a base di calcio fosfato, ottenute mediante sostituzione di piccole quantità di ioni calcio con ioni ferro. Nella diagnostica, le nano-particelle possono essere progettate in modo da costituire dei veri e propri nano-sistemi con attivazione dall’esterno, in grado di legare sulla loro superficie molecole tumore-specifiche così da catturare in modo selettivo specifici bio-marcatori tumorali. Tramite l'uso di un campo magnetico esterno, le nanoparticelle potranno essere poi recuperate per quantificare in modo accurato i bio-marcatori.
Inoltre, grazie alle loro proprietà magnetiche, le nano particelle possono funzionare come agenti di contrasto per imaging mediante Risonanza Magnetica, sostituendo i liquidi di contrasto più tossici e aumentando grandemente l’indice di rilevabilità. Per scopi terapeutici si potrà sfruttare la capacità delle nano-particelle di produrre un surriscaldamento localizzato indotto da campi magnetici, per distruggere le cellule cancerose di tumori solidi. A questo scopo sono oggi utilizzate nano particelle di ossidi di ferro, in particolare magnetite, le quali mostrano tuttavia una tossicità a lungo termine, dovuta all’accumulo progressivo in vari organi. Dato l’utilizzo esteso delle nano-particelle di magnetite nelle varie applicazioni biomedicali, ancora oggi la sua tossicità è un problema dibattuto a livello scientifico. Pertanto le nuove nanoparticelle di calcio fosfato superparamagnetico si propongono come efficace e più sicura alternativa per la cura e diagnosi dei tumori, con prospettive di minore invasività per i pazienti. FINE
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NEUROLOGIA
NARCOLESSIA Sonnolenza diurna, cataplessia, allucinazioni e paralisi del sonno sono i sintomi di questa patologia rara, legata alla perdita di poche migliaia di neuroni nell'ipotalamo. Al Sant’Orsola di Bologna esiste il Centro del Sonno di riferimento nazionale. Dott.
Giuseppe Plazzi
Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it
La narcolessia è una malattia rara: in media colpisce quattro persone ogni diecimila. Descritta per la prima volta alla fine del XIX secolo, è caratterizzata da quattro sintomi principali: SONNOLENZA DIURNA, CATAPLESSIA (una perdita improvvisa del tono muscolare scatenata da emozioni), ALLUCINAZIONI, PARALISI DEL SONNO. A questi sintomi si aggiungono un sonno notturno disturbato e un significativo aumento di peso. Sebbene la malattia sia stata descritta oltre un secolo fa e l'insieme di questi sintomi appaia ben riconoscibile, i pazienti affetti da narcolessia rimangono a lungo non-diagnosticati: il ritardo diagnostico medio in Europa è di circa 7 anni dall'esordio dei sintomi e solamente il 20 per cento circa delle persone narcolettiche riceve, nel corso delle propria vita, una diagnosi corretta. La narcolessia è legata alla perdita di poche migliaia di neuroni, collocati nell'ipotalamo postero-laterale. La perdita progressiva di questi neuroni porta alla drastica riduzione, fino alla completa assenza, di un neuropeptide (molecola diffusa nel sistema nervoso centrale), l’ipocretina, che svolge numerose funzioni, fra cui la regolazione dell’equilibrio sonno/veglia e del comportamento alimentare. 18
Filogeneticamente, l’ipocretina mantiene l’animale sveglio e muscolarmente attivo per la ricerca del cibo. La mancanza di ipocretina sconvolge questi equilibri e porta alla narcolessia, spesso accompagnata anche da un rapido aumento di peso, proprio nel periodo dell’esordio. Il motivo per il quale avvenga la perdita di questi neuroni resta ancora sconosciuto, ma studi recenti di analisi genetica avvalorano la tesi che si tratti di un meccanismo autoimmune selettivo. La conseguenza è che in un breve arco di tempo, anche solo giorni, il paziente che sviluppa la narcolessia è maggiormente predisposto alla sonnolenza e all’addormentamento durante il giorno, anche in momenti impropri (nel corso di una conversazione, mentre è seduto in classe, davanti al computer, mentre sta aspet-
tando l’autobus, mentre mangia, mentre guida) e che, viceversa, non riesca a mantenere un sonno continuo durante la notte. Sonnellini di pochi minuti sono in grado di garantire un’autonomia di circa 2-3 ore. Il sonno notturno è caratterizzato da numerosi risvegli e da fenomeni tipici, quali le paralisi del sonno, in cui il soggetto è consapevole di non riuscire a muoversi nonostante il desiderio di farlo e le allucinazioni ipnagogiche, ossia esperienze sensoriali intense e vivide, talora a contenuto terrificante, che si verificano all’inizio o alla fine di un periodo di sonno. Alcuni o tutti i sensi possono risultare coinvolti e spesso è molto difficile per il soggetto distinguere l’allucinazione dalla realtà. Ancor più terrorizzante è la comparsa contemporanea di allucinazioni e paralisi.
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NEUROLOGIA
Altro sintomo è infine la cataplessia, ovvero la rapida perdita del tono muscolare causata da manifestazioni emotive come riso, collera, eccitazione, sorpresa, emozioni intime o profonde. Un attacco cataplettico può comportare solo una breve e parziale debolezza, ma anche una quasi completa perdita del controllo muscolare per alcuni minuti. Può conseguirne una caduta o l’impossibilità di muoversi e di parlare, anche se il soggetto è cosciente. CONSEGUENZE SOCIALI DELLA PATOLOGIA A causa di quanto sopra riportato e verosimilmente anche per la scarsa conoscenza della narcolessia, spesso i pazienti ricevono diagnosi e terapie sbagliate (depressione, psicosi, malattia muscolare, epilessia, alcolismo, tossicodipendenza o vengono considerati mistificatori), che aggravano il disagio già presente, oltre a esporli ai rischi connessi ad una sonnolenza patologica,
come per esempio gli incidenti. Fin dagli anni Sessanta del secolo scorso numerosi studi hanno evidenziato le ricadute della malattia in ambito scolastico, lavorativo e dei rapporti familiari e interpersonali: difficoltà a concentrarsi a scuola e a raggiungere gli obiettivi formativi desiderati, a trovare una collocazione lavorativa adeguata alla propria qualifica, a mantenere i ritmi lavorativi (con conseguente perdita di lavoro o necessità di cambiare lavoro); problemi coniugali; limitazioni nella gestione del tempo libero (viaggi, cinema e teatro, uscite con gli amici, sport). Non solo prima della diagnosi, ma anche successivamente, le persone con narcolessia possono subire discriminazioni, venendo spesso considerate pigre o svogliate, quando non tossicodipendenti o mistificatrici. Non di rado a scuola si verificano “derisioni” da parte dei compagni e addirittura degli insegnanti. L'esordio tipico avviene durante l'adolescenza, sempre più frequenti sono però i casi infantili - in questo caso la narcolessia è spesso associata a pubertà precoce - ma può comparire anche in età adulta, attorno ai 30-35 anni. PERCORSO DIAGNOSTICO La diagnosi di narcolessia prevede un iter abbastanza complesso, che soltanto
in pochi centri del sonno dotati di stanze apposite (laboratorio del sonno) è possibile eseguire. È infatti necessario eseguire uno studio video-polisonnografico del sonno notturno, seguito da un test strumentale che è in grado di rilevare obiettivamente la gravità della sonnolenza diurna e il marker caratteristico della narcolessia, ossia la transizione rapida dalla veglia al sonno Rem (acronimo di “Rapid Eye Movement”, ovvero “movimento rapido degli occhi”, che avviene durante la più profonda delle cinque fasi del sonno, accompagnata da altre alterazioni come irregolarità cardiaca, respiratoria e variazioni della pressione arteriosa). L’esame strumentale è inoltre in grado di valutare verosimilmente l’idoneità alla guida del soggetto. È anche indispensabile far eseguire ai pazienti una risonanza magnetica cerebrale, per escludere le seppur rare forme secondarie: tumori diencefalici, lesioni vascolari e malformative. In attesa di una terapia risolutiva, il trattamento farmacologico si avvale a tutt’oggi solo di terapie sintomatiche: farmaci “stimolanti” per combattere la sonnolenza (modafinil, di prima scelta) e altri farmaci (antidepressivi, sodio oxibato) per la cataplessia. Non è tuttavia eccessivo affermare che buona parte della terapia, nei casi di narcolessia, sia costituita da una corretta diagnosi, fatta in tempi accettabili. » SEGUE
Il COUNSELING è un intervento professionale circoscritto nel tempo che promuove il benessere della persona alleggerendo il peso dei momenti di difficoltà e disagio. Il counseling si rivolge alle persone che non hanno psicopatie.
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NEUROLOGIA Medicina del Sonno dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna è in grado, unico in Italia, di dosare l’ipocretina liquorale, non ancora prezzato come prestazione agli esterni, ma sostenuto con fondi di ricerca Plazzi - Pagotto. FLUSSO DI PAZIENTI CENTRO GIOCHI PER BAMBINI E GENITORI Lunedì e mercoledì dalle 17 alle 19
Giovedì dalle 17 alle 19
Spazio bambini e genitori autorizzato dal Comune
Laboratori creativi
Martedì dalle 17 alle 19
Venerdì dalle 17 alle 19
Music together
Giochiamo con il corpo
- TUTTI I GIORNI DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ DALLE 16 ALLE 20 BABY PARKING - SABATO E DOMENICA DALLE 9 ALLE 13 SI GIOCA CON I GENITORI - SABATI A TEMA DALLE 10 IN POI Fate Folletti - RAVENNA - Via Faentina, 121/G - Info.: 331.1410072 - Parcheggio NaturaSi - fatefolletti2010@gmail.com
E’ prevista la presenza continua di personale tecnico preposto.
IL LABORATORIO DI POLISONNOGRAFIA Il Laboratorio è costituito da stanze di degenza dotate di video-registrazione e poligrafi, a temperatura climatizzata indipendente, insonorizzate e completamente oscurabili, attrezzate per un sistema di comunicazione con una stazione di registrazione e sorveglianza contigua.
E
L
PROTOCOLLO DI STUDIO Tre giorni e due notti di registrazione continua consentono quasi sempre di chiudere il caso in modo definitivo. Nel frattempo il paziente può eseguire valutazioni cliniche, protocolli ematochimici, liquorali, genetici e strumentali (Risonanza Magnetica Nucleare). Il Centro Multidisciplinare di
Le campagne informative eseguite in stretto contatto con l’Associazione Italiana Narcolettici (AIN) hanno consentito al Centro di Bologna di diagnosticare, negli ultimi anni, oltre cento pazienti all’anno (il 30 per cento sono casi pediatrici), diventando Centro di riferimento a livello nazionale e il maggiore in Europa per numero di pazienti trattati assieme al Centro francese di Montpellier. Al Sant’Orsola operiamo con una rete di collaboratori: psicologo, medico legale, pediatra, endocrinologo. FINE Dott. GIUSEPPE PLAZZI Il ravennate Giuseppe Plazzi, autore di questo articolo, è il Responsabile del Laboratorio del Sonno allestito presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche dell'Università di Bologna. Nato nel 1959 a Ravenna, si è laureato in medicina nel 1988 e specializzato in neurologia nel 1992. È autore di oltre 260 lavori scientifici su neurofisiologia clinica, epilessia e medicina del sonno, pubblicati su prestigiose riviste. Aree di particolare interesse e competenza: patofisiologia della narcolessia, genetica dei disturbi del sonno, epilessia notturna, controllo motorio durante il sonno.
M B A G FOODS ERI
Nel negozio Le Gamberi Foods si trovano prodotti sostitutivi di quelli farinacei, preparati con miscele contenenti proteine vegetali e fibre vegetali. Quindi tutto tipo croissant, biscotti, pane, pasta, cracker, grissini, pizza, fette biscottate dolci e salate, snack, cioccolata e tanto altro. Un’alimentazione aglucidica consente un’alimentazione iperlipidica. Croissant e burro? Va bene. Panino con la mortadella? Va bene. Pasta ben condita? Va bene. Snack fuori pasto? Va bene.
NIENTE PIÙ FAME. NIENTE PIÙ DIETE
Finalmente ora si può mangiare e dimagrire. E’ facile.
Dolci e cioccolata per coccolarsi? Va bene. Nulla da pesare? Va bene. Non si tratta di miracoli, ma di un metodo semplice e sicuro: l’irrilevante contenuto di carboidrati fa in modo che il corpo, per avere l’energia che gli serve, utilizzi quale fonte alternativa il grasso di riserva. Perciò niente più fame, niente più diete, niente più arrabbiature, niente più sensi di deprivazione. Finalmente ora si può mangiare e dimagrire. E’ facile.
Viale Newton, 70 - RAVENNA - Tel. 0544.478994 - www.mangiareedimagrire.it 20
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CARDIOLOGIA
IL DEFIBRILLATORE LA STRUMENTAZIONE PER COMBATTERE L’ARRESTO CARDIACO Dott.
Flaviano Jacopi
Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore Sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
L’arresto cardiaco è una situazione drammatica, in cui il cuore cessa improvvisamente di battere e il sangue ossigenato non arriva più agli organi periferici, in particolare al cervello. Il paziente perde immediatamente conoscenza e, se non si interviene prontamente, nel giro di pochi minuti subentrano lesioni cerebrali irreversibili per cui, chi sopravvive avrà danni molto gravi fino allo stato vegetativo. L’ARRESTO CARDIACO PUÒ ESSERE DOVUTO A DUE TIPI DI ARITMIA 1 LA FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE (FV), caratterizzata dalla comparsa di una caotica e scoordinata attività elettrica del cuore, che si manifesta all’elettrocardiogramma con onde irregolari sia in frequenza che in ampiezza: alla pur evidente attività elettrica del cuore, non corrisponde nessuna attività meccanica.
ELETTROCARDIOGRAMMA DI UNA FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE
2 L’ASISTOLIA PERSISTENTE, caratterizzata da un’assoluta assenza di qualsiasi attività elettrica del cuore, che si manifesta con un elettrocardiogramma completamente piatto ed assenza di qualsiasi contrazione. L’asistolia solo raramente è la prima manifestazione di arresto cardiaco, al
contrario rappresenta più spesso la cessazione dell’attività cardiaca in situazioni terminali. In pratica è l’atto finale di un progressivo spegnimento delle attività vitali. In ogni caso l’asistolia è l’evoluzione finale di una fibrillazione ventricolare, che è invece la forma di arresto cardiaco più comune: può manifestarsi improvvisamente e più o meno inaspettatamente (in questo caso si parla di FV primaria), ma in alcuni casi, di fronte a particolari situazioni cliniche, è prevedibile o addirittura probabile (in questo caso si parla di FV secondaria). FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE COSIDDETTA PRIMARIA Compare in assenza di eventi premonitori, oppure i sintomi sono molto modesti e comunque non tali da mettere in allarme il paziente. Spesso le patologie cardiache rimangono a lungo asintomatiche e la prima manifestazione è l’arresto cardiaco. LE CAUSE PRINCIPALI SONO: Lesioni cardiache congenite, spesso ereditarie, di vario tipo, a carico delle valvole, dei vasi ma soprattutto del muscolo cardiaco (miocardiopatia ipertrofica in particolare); Lesioni cardiache acquisite (a carico delle valvole, del muscolo cardiaco o
delle coronarie) asintomatiche o come spesso accade caratterizzate da disturbi lievi e comunque non correttamente valutati dal paziente o dai famigliari. Intossicazioni da sostanze chimiche varie che modificano l’irritabilità del cuore (farmaci, veleni, droghe). Anomalie metaboliche del cuore, in particolare conseguenti a gravi squilibri elettrolitici. In ogni caso, queste patologie, mettono il cuore in condizioni di grave instabilità elettrica, tale da poter scatenare una FV in seguito, ad esempio, di un piccolo sforzo, di un’emozione o anche senza causa. Questo tipo di arresto cardiaco si può manifestare per la strada, allo stadio, in casa o durante il sonno e scatena sempre allarme diffuso se colpisce un giovane o una persona nota. La cosiddetta morte improvvisa è sinonimo di fibrillazione ventricolare primaria. FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE COSIDDETTA SECONDARIA Si manifesta soprattutto in corso di malattie acute o riacutizzate del cuore, in particolare nelle prime ore di infarto del miocardio o in corso di gravi forme di scompenso cardiaco. » SEGUE 21
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CARDIOLOGIA In questi casi, il più delle volte il paziente è ricoverato o in via di ricovero: il trattamento immediato è uno dei motivi che rende indispensabile in ogni caso ospedalizzare questi pazienti. TRATTAMENTO DELLA FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE Va premesso che per combattere la fibrillazione ventricolare la cosa migliore è la prevenzione mediante appropriati controlli cardiologici e laboratoristici nelle varie età della vita e nelle varie situazioni di rischio, finalizzati a individuare le patologie cardiache congenite o acquisite potenziamente pericolose, per mettere in atto tutte le procedure e le terapie che scongiurino il pericolo di morte improvvisa. Tuttavia la FV, quando si manifesta, può essere trattata efficacemente solo con il defibrillatore. Il defibrillatore è un accumulatore di energia elettrica che viene scaricata sul torace in presenza di fibrillazione, tramite due elettrodi collocati in modo che il cuore si trovi in mezzo al campo elettrico che si crea con la scarica.
Lo shock azzera l’attività elettrica del cuore e consente ai centri dell’automatismo cardiaco di ripartire, riattivando l’attività meccanica cardiaca. IL DEFIBRILLATORE FUNZIONA SEMPRE, MA DEVE TROVARSI AL POSTO GIUSTO NEL MOMENTO GIUSTO.
Mentre è logico avere un defibrillatore a disposizione in un reparto d’ospedale, e particolarmente in terapia intensiva, in unità coronaria, in pronto soccorso, su un’ambulanza, insomma nei posti dove
viene a trovarsi un paziente con i sintomi di infarto acuto o di grave scompenso, più problematico è averne uno disponibile dove si può verificare un arresto cardiaco inaspettato. Negli ultimi anni si è andato diffondendo l’uso di posizionare defibrillatori in posti di particolare affollamento di persone (stadi, cinema, piazze, supermercati, stazioni, aeroporti
ALLO STADIO ADRIATICO DI PESCARA, IL 14 APRILE 2012 PIERMARIO MOROSINI POTEVA ESSERE SALVATO PROPRIO DA UN DEFIBRILLATORE CHE PERÒ NON È STATO UTILIZZATO.
ecc), oltre alla disponibilità di ambulanze con defibrillatore strategicamente posizionate. Ma si pongono vari problemi: i defibrillatori devono essere facilmente reperibili; occorre la presenza di personale preparato ad usarli; è necessario mantenere vitale il paziente in arresto cardiaco, visto che comunque passerà un certo lasso di tempo dalla comparsa dei sintomi, all’arrivo del defibrillatore. I defibrillatori moderni sono strumentazioni essenziali, molto maneggevoli e facili da usare. Quelli di ultima generazione, una volta accesi, danno una sequela di ordini delle manovre da fare prima di arrivare allo shock. Inoltre, è bene sapere che funzionano solo se è in atto una fibrillazione ventricolare.
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CARDIOLOGIA
PRONTO INTERVENTO
Oggi sono sempre più diffusi i corsi per preparare personale non medico in grado di usare un defibrillatore. Gli stessi corsi danno le necessarie istruzioni per mantenere in condizioni vitali un paziente in arresto cardiaco fino all’arrivo di un defibrillatore o di un’ambulanza attrezzata.
ESERCITAZIONE
Tali manovre sono molto importanti , negli ultimi anni la tendenza all’imperché in attesa del defibrillatore, se pianto di defibrillatori del tutto simili a ben eseguite, possono mantenere in pace maker, anche se appena in po’ più vita il paziente anche per lungo tempo. voluminosi, quindi caratterizzati da una scatola posizionata sotto Comunque, ancora oggi tutto è affidacute con un catetere che to a iniziative lodevoli di singoli DEFIBRILLATORE IMPIANTATO raggiunge organismi o istituzioni, ma la punta non c’è nulla di certo sul del venterritorio fuori dai presidi tricolo in cui vi sono precisi destro. obblighi, a parte ovviaTali gioielli tecmente le ambulanze, che nologici vanno comunque possono impieutilizzati nel caso gare anche molto tempo a preVENTRICOLO DESTRO di patologie consentarsi. E’ evidente che è CATETERE genite o acquisite tempo di andare verso un’orgache anche solo nizzazione pianificata e globale potenzialmente posdell’emergenza per l’arresto cardiaco sul territorio, con il coinvolgi- sono dare FV, indipendentemente dal fatto che questa non si sia mai manifemento indispensabile di volontari. stata. Ovviamente l’impianto è ancora IL DEFIBRILLATORE più imperativo se un arresto cardiaco IMPIANTABILE ci fosse già stato. Al contrario, non vi (AICD o Automated Implantable è indicazione ad impianto di defiCardioverter-Defibrillator) brillatore se la situazione che ha proNei pazienti a rischio di fibrillazione vocato una FV si è stabilmente supeventricolare, si è andata sviluppando rata. FINE
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ALIMENTAZIONE
LA DIETA
mediterranea Questo stile alimentare si ispira alle tradizioni dei popoli del bacino del Mediterraneo e rappresenta anche uno stile di vita. Quali benefici apporta questa dieta?
Dott.ssa
Chiara Lisi
Tecnologo alimentare E-mail: dipartimentotecnico@naturhouse.it
La dieta mediterranea è uno stile alimentare che si ispira alle tradizioni dei popoli del bacino del Mediterraneo. Negli anni del boom economico, gli anni ‘60 e ‘70, venne preferito un diverso stile alimentare che si rifaceva alla ricca America, uno stile sicuramente meno povero e più attraente. Fu, però, proprio un nutrizionista americano, Ancel Keys, che, negli anni ‘50, iniziò a mettere in guardia il mondo intero contro le cosidette "malattie del benessere". Keys aveva capito come le abitudini alimentari tipiche della dieta mediterranea, cereali, verdura, frutta, pesce ed olio di oliva rappresentavano una sana alternativa ad una dieta troppo ricca di grassi, proteine e zuccheri. Questa dieta sta conoscendo, specie dopo gli anni ‘90, una grande diffusione negli stessi Stati Uniti d'America ed in altre nazioni come Argentina e Uruguay. 24
» un maggior consumo di proteine vegetali rispetto a quelle animali; » una riduzione dei grassi saturi a favore di quelli vegetali insaturi; » una riduzione della quota calorica globale; » un'elevata introduzione di fibre alimentari; » un maggior consumo di carne bianca, pesce e legumi. La dieta mediterranea è stata proclamata nel 2010 patrimonio immateriale culturale dell'umanità dall’UNESCO. Da evidenziare come i popoli mediterranei non è che non facciano uso di grassi
ma che, a differenza dei popoli americani e del nord Europa, utilizzino prevalentemente l’olio d'oliva con il risultato di una minore incidenza delle malattie cardio vascolari. Altre importanti caratteristiche della dieta mediterranea sono la convivialità, la frugalità (semplicità), la freschezza e la stagionalità dei suoi alimenti. Non è un caso che parlando di dieta mediterranea ci si riferisce non solo ad uno stile alimentare, ma anche ad un vero e proprio stile di vita. Mangiare un panino da soli non dona sensazioni piacevoli, spesso abbiamo la sensazione di non avere mangiato nulla; stress e mancanza di tempo sono gli altri nemici di un corretto stile alimentare. La cucina deve essere vissuta con semplicità, come momento di relax magari
LA DIETA MEDITERRANEA È ANCHE UNO STILE DI VITA E FAVORISCE LA CONVIVIALITÀ
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abbinando al piatto che si sta preparando o che si sta gustando una musica che piace, una musica appropriata. La dieta mediterranea significa anche riscoprire il piacere di nutrirsi con amore, significa risvegliare in noi sensazioni positive come la socializzazione, il mangiare tutti assieme. Associare la cucina all’impiego di molto tempo è una considerazione spesso errata ed inopportuna. Anche un pranzo veloce preparato con gli ingredienti giusti, consumato assieme alle persone care, ai propri amici, può migliorare la qualità della nostra vita e può aiutarci a stare meglio. Il pasto come piccolo rito, il pasto come momento centrale dei principali eventi della nostra vita, come matrimonio, compleanno, Pasqua, Natale, capodanno o altri grandi raduni conviviali, importanti momenti di incontro e di scambio di affetti e sensazioni. Il cibo come gioia e non come dieta. Giusto incentivare gli orti in terrazza, un modo per riscoprire la stagionalità dei prodotti, per conoscere le erbe aromatiche ed il loro giusto utilizzo.
Meno sale, più spezie, più basilico, più rosmarino, più lavanda. Giusto variare l'alimentazione miscelando con sapienza gli ingredienti, giusto rendersi conto di come, anche al supermercato, possiamo ricercare la stagionalità dei prodotti. La dieta mediterranea invita alla socialità, ripudia l'isolamento, richiede un salutare e costante esercizio fisico, invita a raggiungere un equilibrato rapporto peso/salute che deve essere mantenuto in assoluta tranquillità e senza alcuno stress. Un corretto stile di vita abbinato alla dieta mediterranea aiuta a ritrovare una buona forma fisica senza rapide perdite di peso (in genere non oltre kg 0.5 alla settimana se non siamo in presenza di gravi alterazioni del proprio peso corporeo) senza sottoporre il proprio fisico e la propria
psiche a stress emotivi che, il più delle volte, risultano assolutamente dannosi. Da ricordare che la dieta mediterranea prevede un consumo giornaliero di frutta, verdura, legumi, olio di oliva, yogurt, patate, pane, pasta e riso. Necessario moderare l'uso del vino, limitare ad una sola volta alla settimana l'uso di uova, dolci e carne. Uno stile alimentare ideale per combattere arteriosclerosi, cardiopatie, ipertensioni, diabeti, tumori dell'apparato digerente, disturbi della motilità intestinale. La dieta mediterranea rappresenta un patrimonio storico e culturale di grande rilievo e si propone come simbolo di una cucina la cui semplicità, fantasia e sapore sono apprezzati in tutto il mondo. I piatti tipici della dieta mediterranea rappresentano un'eccellenza gastronomica e nutrizionale, la loro cottura esalta i profumi ed i sapori di tutti gli ingredienti, ognuno dei quali esprime decise proprietà nutritive e protettive. FINE
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SPORT
Come preparare una
MARATONA Con un buon trainer e tre allenamenti alla settimana, il sogno di portare a termine una gara podistica nella classica distanza dei 42,195 km diventa raggiungibile.
Prof.
Fabio Fabbri
Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: fabio.cosmos@virgilio.it
Maratona! La mitica distanza è affrontabile da tutti o raggiungibile solo da pochi? Sicuramente i 42 km e 195 metri sono diventati ai giorni nostri la distanza più ambita dai podisti di tutto il mondo, dai più forti keniani o etiopi, fino ai principianti più inesperti di casa nostra.
Per un principiante è un obiettivo cosi ambito? Vuoi per vedersi citato nelle riviste del settore (che spesso pubblicano le intere classifiche delle maratone più importanti), vuoi per abbinare il duo vacanza più sport, vuoi per il passaparola di chi l’ha già affrontata e finita e di conseguenza pubblicizzata agli amici! Insomma una vera e propria runner-mania è scoppiata e proprio da qui parte il nostro discorso, un po più tecnico, un po’ più metodico, per capire come prepararsi e come affrontare una maratona.
LA PARTENZA DELLA MARATONA DI ROMA
Prima di tutto, condizione assolutamente necessaria, occorre avere un certificato medico per attività sportiva agonistica, che attesti l’effettivo e reale stato di benessere fisico del runner; numerosi poliambulatori locali lo rilasciano, dietro visita medica specialistica su prenotazione. A ciò è utile aggiungere la presenza di un trainer o esperto del settore che possa instradare alla tecnica e alla didattica di corsa. E per finire, ultimi ma essenziali componenti: la pazienza di non correre subito a tabelle o programmi troppo evoluti, e la costanza di allenarsi almeno tre volte alla settimana, in base alle proprie possibilità e al tempo a propria disposizione, per tutta la durata della programmazione.
La tecnica di corsa Non “corriamo” troppo avanti e partiamo dalla tecnica di corsa. Faccio una domanda provocatoria, rivolta a chi inizia: “Sei certo di correre bene?”. Seconda domanda: “Hai una tecnica di corsa economica?” Bèh, se siete già cosi bravi da rispondere sì ad entrambe le domande, tanto di capello, ma essere prudenti non è mai sbagliato all’inizio. Da un trainer di fiducia fatevi consigliare e correggere come appoggiare i piedi: la postura corretta e l’assetto di corsa sono fondamentali per affrontare una corsa così lunga e dispendiosa, sia dal punto di vista muscolare che mentale. » SEGUE 27
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SPORT
Gli allenamenti
UNA POSTURA CORRETTA DURANTE LA CORSA È FONDAMENTALE PER PREVENIRE EVENTUALI INFORTUNI
Non abbiate fretta di correre a tabelle specialistiche, vedrete che il tempo speso per impostarvi correttamente vi farà guadagnare tempo in futuro, ma soprattutto sarà il vostro alleato principale nel prevenire infortuni come tendiniti, contratture e stiramenti. Esistono programmi base che prevedono periodi di camminata o recupero, alternati a periodi di corsa corretta, che deve essere eseguita a respirazione facile. Per intenderci, se andiamo a correre assieme ad un amico, deve essere un ritmo che ci consenta di parlare. I tempi della camminata verranno sempre più accorciati, fino ad essere eliminati, per arrivare ad un unico periodo di corsa.
Dopo il descritto periodo di rodaggio, per pianificare la maratona inizialmente occorre correre per un’oretta, senza fiatone, almeno tre volte a settimana; a ciò è consigliata una differenziazione dello stimolo allenante, evitando non solo la monotonia di “correre e basta”, ma di incappare in uno stallo delle prestazioni e non migliorarsi più. CONSIGLI PER UN ALLENAMENTO
Sempre con tre sedute settimanali: una corsa a ritmo medio, definita corsa a respirazione mediamente impegnata, della durata di 45-50’; una corsa con prove ripetute, definita corsa a respirazione impegnata, sulle distanze che variano dai 400 ai 2000 metri, con relativi tempi di recupero di un paio di minuti tra una prova e l’altra; un “lungo lento”, definito corsa a respirazione facile, per macinare km e abituarsi in maniera crescente alla distanza di gara.
Infine, bisogna aggiungere la prevenzione e il recupero. Non c’è miglioramento se non si recupera da una fatica precedente, così come bisogna soffermarsi sul rinforzo dei muscoli e delle gambe, per non andare incontro a spiacevoli infortuni che possono compromettere il lavoro e i sacrifici fatti. Quindi, alle nostre sedute specifiche di corsa bisogna aggiungere una seduta preventiva di rinforzo muscolare, che preveda esercizi di tonificazione per le gambe (quadricipiti, bicipiti femorali, glutei e polpacci) senza tralasciare i muscoli stabilizzatori del nostro corpo: gli addominali e i lombari, che rappresentano la nostra “cintura” di sostegno in tutte le sollecitazioni sportive, in questo caso la corsa. Con queste dritte, spero sia passato il messaggio: niente è per caso, nel senso che per cominciare ed avvicinarsi alla maratona bisogna avere pazienza, criterio e l’aiuto di un tecnico competente che possa guidarci a raggiungere il nostro traguardo più ambito, quello dei 42 km e 195 metri.
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PROGRAMMI
di allenamento per
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SPORT
Le 10 maratone piÚ belle nel mondo e in Italia Maratona di Roma E’ la piÚ bella e piÚ partecipata in Italia. Partenza e traguardo sono posti in via dei Fori Imperiali, a due passi dal Colosseo. Si svolge in marzo. Paris Marathon E’ la quinta al mondo per numero di partecipanti, ben 35.000 che partono dall'Arco di Trionfo e percorrono gli Champs Elisee. Si svolge in aprile. Boston Marathon La piÚ antica del mondo. Si svolge dal 1897 e sempre di lunedi. Partenza a 40 km e 195 metri fuori dalla città per arrivare in centro. Si corre in aprile. Virgin London Marathon Abbraccia tutta Londra, da Greenwich fino al Male passando sul Tower Bridge e davanti al Bing Ben. Si corre a fine aprile. Real Berlin Marathon La prima in Europa, la seconda al mondo per numero di partecipanti. Si corre in settembre. Chicago Marathon Ogni anno piÚ di 30.000 iscritti partecipano a questa corsa prestigiosa, che si corre all’inizio di ottobre. Amsterdam Marathon Dal 1928 si corre per le strade e i ponti della capitale olandese, con partenza ed arrivo nello Stadio Olimpico. In programma a fine ottobre. Maratona di Venezia Vanta i piÚ spettacolari 2 km finali, in laguna, con 14 ponti che superano i canali e un apposito ponte di barche. E’ di scena ogni anno a fine ottobre. New York City Marathon E’ il sogno di tutti i podisti. E’ la piÚ famosa e frequentata maratona del mondo: ogni anno vede la presenza di 40.000 podisti provenienti da tutto il mondo, di cui quasi quattromila italiani. Chi vuol parteciparvi, deve iscriversi quasi un anno prima. Si svolge la prima domenica di novembre, con partenza dal Ponte di Verazzano e traguardo al Central Park. Firenze Marathon Presenta uno stupendo percorso che passa dal Piazzale Michelangelo e giunge in Santa Croce. Si svolge l’ultima domenica di FINE novembre.
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
Abituare il cane alla alla
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L'uso della museruola, in particolari condizioni, è indispensabile per mettere il cane in sicurezza. L'adozione di questo mezzo, ingiustamente considerato coercitivo, oltre a permetterci di ottemperare alle ordinanze comunali che regolano la frequentazione di ambienti pubblici, ci dà modo di avere un maggiore controllo del nostro amico. Indipendentemente dalle regole dettate di volta in volta, va ricordato che un cane potrebbe avere reazioni non controllate in ambienti affollati come feste o mercati, eventi sportivi, oppure durante l’uscita dei bambini dalle scuole. Se l’educazione alla museruola viene fatta come imposizione, il livello di tollerabilità da parte del cane sarà notevolmente basso, tanto da renderne l’uso un’inevitabile tortura. Si suggerisce quindi di avviare l’abitudine alla museruola quando il cane è ancora un cucciolotto di qualche mese, con l’apparenza di un piacevole gioco e mai di una pratica necessaria. 30
PRIMA FASE Prima di tutto scegli una museruola adatta al muso del cane; non stretta perchè sarebbe troppo costrittiva, non larga in quanto il suo innaturale movimento potrebbe provocare lesioni cutanee. In ambiente conosciuto, come in casa, gioca con lui con un oggetto che non possa essere addentato dal cane, per esempio un pallone. Tieni la museruola infilata in un polso e, durante il gioco, fai in modo che intervenga in modo attivo, interponendola fra il muso e l’oggetto. Non permettergli di morderla: deve accettarne la presenza come mezzo per giocare con te. Con la stessa mano che tiene la museruola, stringi delicatamente il muso chiudendogli la bocca.
Se si divincola, pronuncia un “no”, interrompi il gioco e allontanati: riproverai dopo qualche minuto, per due o tre volte al massimo. Se non MUSERUOLA ottieni risulADATTA A CANI tati positivi, DI TAGLIA MEDIO-PICCOLA riproverai il giorno seguente dall’inizio. Se invece accetta di rimanere anche per pochi secondi in quella posizione, lascia la presa e premialo con un boccone, poi riprendi a giocare allegramente. Ripeti l’operazione aumentando il tempo in cui sta con la bocca chiusa. SECONDA FASE Gioca come nella prima fase, facendo sedere il tuo cane, poi infila correttamente la museruola senza allacciarla. Se dovesse rifiutarla, riprova senza insistere ed eventualmente, dopo alcuni inutili tentativi, torna alla prima fase. Se accetta di rimanere anche per pochi secondi in quella posizione, leva la museruola e premialo con un boccone. Riprendi a giocare allegramente, approfondisci l'esercizio, aumentando gradualmente il tempo con la museruola inserita, fino a totale adattamento.
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TERZA FASE
FASE ULTIMA
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ACCOMPAGNARE IL CANE IN LUOGHI A LUI SCONOSCIUTI E RIPETERE GLI ESERCIZI
Cambia spesso ambiente, sempre con guinzaglio ben allacciato, portandolo a passeggio. Quando sei in posizione di sicurezza, puoi levargli temporaneamente la museruola, pulirgli le labbra e premiarlo con un boccone: il cane accetterà di buon grado la museruola, in quanto mezzo necessario per uscire e giocare allegramente con il suo padrone. Ricorda comunque che, anche se il tuo amico non dà segni di intolleranza, la museruola è sempre una limitazione della libertà di movimenti. I tempi per raggiungere un risultato accettabile dipendono dalla ricettività del cane e dalla buona volontà dell’educatore. Il metodo deve essere non coercitivo, ma presentato e condotto come gioco gradevole e gratificante. FINE
Andrea
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In questa fase devi inserire ambienti nuovi e sconosciuti. Se sei fuori casa, durante il gioco lo fermi, lo fai sedere, infili la museruola, l'allacci e lo lasci in quella posizione. Anche in questo caso, se dovesse rifiutarla, dopo alcuni inutili tentativi torna alla seconda fase. Se accetta di rimanere anche per pochi secondi in quella posizione, leva la museruola e premialo con un boccone. Riprendi a giocare allegramente, approfondisci l'esercizio, aumentando gradualmente il tempo con la museruola allacciata, fino a totale adattamento.
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HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI GENNAIO DI Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: fabio.cosmos@virgilio.it
Anna Tampieri Ricercatrice Istec-Cnr Faenza
Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
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Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata
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Dott.ssa Chiara Barboni Medico Veterinario - Ravenna E-mail: sanbartolovet@libero.it
Dott. Giovanni Innocenti Medico Chirurgo - Specializzato in malattie infettive Medico responsabile per il Consorzio Solco/Corif nella RSA San Rocco (Fusignano)
Dott. Pier Luigi Bedei - Medico, ginecologo E-mail: plbedei@hotmail.com Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Michele Ciani - Dottore in psicologia Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com Dott. Ugo Cimberle - Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Lauro Di Meo Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center E-mail: laurodimeo@libero.it Dott. Pierluigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Direttore Sanitario del Centro Medico Olympus di Ravenna E-mail: p.fiorella@olympus.ra.it Dott. Fausto Pasqualini Galliani Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it
Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it Dott. Massimo Margheri Direttore U.O. Cardiologica Ospedale di Ravenna E-mail: m.margheri@ausl.ra.it Dott. Massimo Liverani Biologo Nutrizionista - Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI E-mail: info@indacosrl.it Dott. Angelo Lofino Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it
Dott. Luca Rossi Direttore Tecnico Centro Studi del Cane Italia ASD E-mail: direzione@centrostudidelcane.com Dott. Roberto Salgemini Medico-Chirurgo convenzionato SSN. E-mail: robertosalgemini@alice.it Dott. Maurizio Santarini Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com
Barbara Sartoni Insegnante di Scuola Primaria Fondazione Marri Sant’Umiltà - Faenza Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it Prof. Carlo Tagariello Villalba - Bologna E-mail: catag@iol.it Dott.ssa Donatella Valmori Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it
Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it
Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta Ospedale privato San Francesco Tel. 331.7324658 E-mail: d.visani5478a@ordpsicologier.it
Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione E-mail: barbara.pallareti@gmail.com
Dott. Mario Vitale Resp. Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvmnet.it
Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital Faenza - E-mail: rnonni@alice.it
Marina Zoli Educatrice Nido Fondazione Marri - Sant’Umiltà Faenza
Dott.ssa Anna Pasi Specialista in ginecologia e ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it
Mauro Zaccarini Il Salto srl - Faenza E-mail: alsalto@interfree.it
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