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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE » N. 3 - MARZO 2012
RAVENNA
IN QUESTO NUMERO
Il bruxismo Un disturbo notturno
L’animale e il bambino Il loro rapporto ed i problemi di convivenza
SANITARIA RAVENNATE
ORTOPEDIA SPADONI
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presenta
incontri letterari
libri, laboratori e non solo...
domenica 4 marzo or ore e 17
do domenica omenica 11 marzo ma ore ore 17
Umberto P Pasqui asqui
Massimo P Pulini ulini u
L’UOMO DELLA BIRRA
GLI INESTIMABILI
L’incredibile L ’’incredibile storia della più antica “bionda” di luppolo italiano.
Quando Raffaello e Piero Piero della Francesca Francesca vennero vennero rubati ad Urbino.
Incontro con Umb Umberto erto Pasqui. Pasqui. Degustazione di birr birree artig artigianali ianali con Birrificio Valsenio in collaborazione collaborrazione a Valsenio a e Birra Cajun.
Incontro con Massimo Pulini. Pu P u ulini.
domenica 18 18 marzo marzo or ore e 17
domenica do omenica 2 25 5m marzo arzo ore ore 17
aS orrentino Vanessa V aness a Sorrentino Carlotta Costanzi
Gio Giovanni vanni N Nadiani adiani
LOW SOCIETY
LENA LA BALENA
Storie da ccaBARet. aBAReet.
Incontro con Vanessa Vanessa a Sorrentino. Sorrentino. Laboratorio Laboratorio ludico-didattico per bambini da 3 a 6 anni.
Incontro-spettacolo con Gio Giovanni vanni Nadiani accompagnato da Chris R Rundle undle alla chitarra.
in collabor collaborazione razione a con
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..è il portale immobiliare SOMMARIO » Nr. 3 - Marzo 2012
SANITÀ
2 LENTI A CONTATTO DI NOTTE… Dott. Antonio Iammarino
specializzato della Romagna, con più di 3.500 offerte complete di dettagli e fotografie.
ORTOPEDIA
4 IL DOLORE ALLA PIANTA DEL PIEDE SANITÀ
7 IL DOLORE TORACICO
- La causa non è sempre il cuore.
Dott. Flaviano Jacopi
ODONTOIATRIA
10 IL BRUXISMO
- Il bite può rimediare a questo disturbo.
Dott. Fausto Pasqualini Galliani
BELLEZZA
12 ADDOMINOPLASTICA Dott. Lauro Di Meo
NEUROCHIRURGIA
13 LA CHIRURGIA VERTEBRALE Dott. Mario Vitale
PEDAGOGIA
16 SOCIAL NETWORK
- I giovani ed i rapporti virtuali in rete.
Dott.ssa Laura Venturelli
CASA Notizie è il periodico IMMOBILIARE
SANITÀ
18 IL CARCINOMA ORALE
- Caratteristiche e prevenzione.
Dott. Stefano Stea
più diffuso
SALUTE
19 QUANDO LA PANCIA SI GONFIA DI GAS Dott.ssa Monica Negosanti
della Romagna.
SALUTE
23 MENOPAUSA
- Le caratteristiche del “passaggio”.
Dott.ssa Anna Pasi
ALIMENTAZIONE
26 GRASSO È BELLO
- Negli alimenti ci è “amico” o “nemico”?
Dott. Marco Neri
Ogni grande città ha la sua edizione dedicata ed ogni lettore può trovare le migliori offerte immobiliari.
SOCIETÀ
28 LA GUIDA SICURA
- Suggerimenti per gli automobilisti.
Tiziano Zaccaria
I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 L’ANIMALE E IL BAMBINO Dott.ssa Chiara Barboni
SALUTE 10+ N. 3.2012 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it
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SANITÀ
LENTI A CONTATTO DI NOTTE, PER VEDERE
BENE DI GIORNO La sua denominazione scientifica è ortocheratologia contattologica e aiuta a ridurre soprattutto la miopia, appiattendo la cornea mentre si dorme.
Dott.
Antonio Iammarino
Specialista in oculistica E-mail: aiammarino@gmail.com
Cos’è l’ortocheratologia contattologica? Questo termine abbastanza difficile si riferisce alla programmazione di lenti a contatto opportunamente disegnate, utilizzate per modificare la curvatura della
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cornea. Il termine “ortocheratologia” deriva dal greco “orthos”, che significa dritto, giusto, e “keratos”, che significa cornea. L’aggiunta di “contattologica” limita la programmazione all’uso di lente a contatto, escludendo la regolarizzazione ottenuta mediante fotoablazione con laser. Lo scopo è quello di appiattire progressivamente la cornea: portate soltanto nelle ore notturne, le lenti a contatto riducono l’effetto della miopia e al mattino, una volta rimosse, permettono una visione naturale, senza alcuna correzione, per 10-12 ore.
A chi è rivolta Questa tecnica viene utilizzata principalmente per correggere miopie sino a -5 diottrie e bassi astigmatismi. E’ richiesta principalmente da pazienti che per varie
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motivazioni non vogliono sottoporsi ad un intervento con laser terapia e che durante il giorno, per motivi lavorativi ed estetici, non intendono portare occhiali o lenti a contatto. Per valutare l’idoneità all’applicazione di questo tipo di lente a contatto, occorre una visita oculistica completa, con particolare riguardo alle patologie della cornea ed utilizzando esami strumentali quali la mappa corneale computerizzata, che dà l'esatta conformazione delle curve corneali per la personalizzazione delle lenti ad ogni paziente. Già al primo appuntamento presso un centro specializzato si può comunque verificare l'efficacia della correzione e la sua fattibilità. E’ infatti possibile applicare le prime lenti e dopo soltanto un’ora, togliendole, il paziente potrà apprezzare il miglioramento della propria vista. Ovviamente l’effetto sarà breve, di un paio d’ore, ma darà già l’idea del risultato che si potrà ottenere alla fine della correzione
Metodica reversibile Questa metodologia nacque in Usa verso gli anni Sessanta. Oggi sono stati introdotti particolari polimeri gas permeabili all’ossigeno, per permettere una buona ossigenazione della cornea, approvati dalla FDA americana, l’organo mondiale più autorevole per l’autorizzazione all’uso di medicinali e presidi medici. Le controindicazioni sono le stesse delle lenti rigide gas permeabili, quali la secchezza oculare, tensioni della palpebra superiore, conformazione anomala della periferia della cornea. Il controllo dell’oculista per verificare i benefici o eventuali problemi alla cornea è più frequente nei primi mesi nella fase di adattabilità: una volta stabilizzatasi la curvatura della cornea, i controlli possono essere dilazionati più a lungo. I costi, essendo lenti personalizzate, sono molto differenti dalle comuni lenti a contatto e vengono imposti dalla casa produttrice. L’ortocheratologia è una metodica reversibile, a differenza della chirurgia refrattiva con laserterapia, quindi l’applicazione notturna va protratta per sempre allo scopo di mantenerne i benefici. Una volta sospeso l’utilizzo, la cornea ritorna FINE alla sua conformazione originale.
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ORTOPEDIA
IL DOLORE ALLA PIANTA DEL PIEDE
Detta anche metatarsalgia, affligge soprattutto le donne e gli sportivi praticanti. La terapia più semplice ed efficace prevede l’utilizzo di plantari ortopedici realizzati su misura. Si chiama metatarsalgia ed affligge prevalentemente le donne e i soggetti che praticano sport, determinando limitazioni nel movimento del piede. E’ una sindrome dolorosa acuta o cronica che può aggravarsi al punto da impedire una corretta deambulazione e pregiudicare lo svolgimento delle comuni azioni di vita quotidiana. La metatarsalgia consiste in particolare nel dolore a livello della pianta del piede, in prossimità delle teste dei metatarsi, cinque strutture ossee deputate alla funzione di scarico del peso corporeo, disposte a forma di arco, che svolgono un'azione ammor-
tizzante utile alla deambulazione. La metatarsalgia è causata dallo squilibrio di questa volta, con conseguente sovracarico di una o più teste metatarsali.
Come si manifesta Talvolta il disturbo può essere accompagnato da dolori intermittenti, aggravandosi fino a pregiudicare la funzionalità e la sensibilità di tutta la parte anteriore del piede. I fattori scatenanti possono essere molteplici: di frequente la metatarsalgia rappresenta un sintomo secondario a situazioni patologiche di altro genere, dal diabete all’artrite reumatoide. Nella maggior parte dei
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casi le cause sono di natura biomeccanica e colpiscono prevalentemente il sesso femminile, manifestandosi con l’ispessimento della cute sulla zona dolente (tanto per intenderci, i classici ‘duroni’) e con l’infiammazione delle strutture attorno alle ossa. Fra le donne, l'utilizzo di calzature con tacchi alti sposta in avanti il baricentro corporeo, con un conseguente sovraccarico della zona dolente, peggiorando la sintomatologia del disturbo. Da quanto detto, risulta evidente che le metatarsalgie richiedono particolare attenzione sulle cause scatenanti.
POLIAMBULATORIO
» Fisiochinesi terapia » Riabilitazione post-traumatica » Riabilitazione post-operatoria » Massofisioterapia » Rieducazione motoria » Idrochinesi terapia
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librare l'assetto delle teste dei metatarsi, evitando che si creino zone di sovraccarico. I plantari ortopedici su misura sono dispositivi medici realizzati dal tecnico ortopedico, previa valutazione dell'appoggio plantare. Questa valutazione si può effettuare attraverso vari sistemi, dall'uso del podoscopio, attrezzatura a forma di box composta di vetri e luci che permette di valutare quale parte del piede poggia e con quanta forza, fino Le possibili all'esame baropodometrico, terapie osservazione dell'appoggio plantare compuLa risoluzione a questa situaterizzata, che permetzione di deficit motorio prevete di avere una visiode un approccio ne molto più ampia del p e rs o n a l i z zato , problema, poiché prende in appropriato alle considerazione anche dinacaratteristiche anamiche fondamentali come tomiche del piede. La terapia, oltre a quella farmacologi- l'equilibrio e il baricentro corporeo. Per ca, è fondamentalmente ortesica, realizzare i plantari vengono utilizzati cioè attuabile attraverso l'utilizzo di materiali morbidi come il lattice, che plantari ortopedici realizzati su permettono un defaticamento delle FINE misura. La funzione è quella di riequi- zone infiammate. Il neuroma di Morton Un neuroma è solitamente definito come un ispessimento nervoso che si sviluppa in determinate parti del corpo. Quando questo ispessimento si realizza al piede, è conosciuto come neuroma di Morton e interessa la zona tra il terzo ed il quarto dito. Il neuroma di Morton può raggiungere uno stadio irreversibile, se non curato in tempo, e un danneggiamento dei nervi del piede. Possono ricercarsi un grandissimo numero di cause, in quanto tutto ciò che porta ad una pressione eccessiva nella pianta del piede può dar via al processo di irritazione dei nervi. Le persone che soffrono già di per sè a causa di alcune condizioni legate alla salute del piede, vedi l'alluce valgo o il piede a martello, saranno sicuramente più indicate a soffrire dello svilupparsi di questo neuroma, così come le persone che hanno già subito danni ai tessuti del piede (traumi e infortuni).
RICERCHIAMO
Metatarso Zona di dolore
Le principali cause che favoriscono la comparsa della metatarsalgia Un'eccesso di attività fisica è sicuramente una delle cause più comuni di questa patologia, in quanto alcuni sport possono causare un'infiammazione del metatarso e dei tessuti circostanti. Gli esercizi che comportano un allenamento delle gambe possono portare a soffrire di metatarsalgia, per cui è necessario prestare molta attenzione al modo in cui si svolge attività sportiva. Le scarpe a tacco alto sono da considerare tra le più alte fonti di stress metatarsale. Essere in sovrappeso è condizione fastidiosa per diversi motivi, se poi porta a soffrire di metatarsalgia ecco allora una motivazione in più per dimagrire alcuni chili. Avere una caviglia rigida significa aumentare la pressione esercitata sulla pianta del piede, portando dolore e fastidio: questo è il primo segno della metatarsalgia ed è necessario prevenire che ciò accada.
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SANITÀ
Il dolore toracico Non sempre è provocato dal cuore
Può provenire anche dall’apparato osseo, dalle fasce muscolari o dagli altri organi interni. Ma se il dolore è cardiaco ischemico, ecco come riconoscerlo e come comportarsi. Dott.
Flaviano Jacopi
Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
Il dolore toracico è una delle problematiche che più frequentemente porta il paziente dal medico. Visto che il torace è la sede del cuore, è evidente che un sintomo doloroso in quella sede, allarma non poco ognuno di noi, addetti ai lavori compresi. Non bisogna però dimenticare che il torace è una struttura complicata, in cui, sommariamente, bisogna distinguere la parete cutanea, lo scheletro osseo (le costole inserite anteriormente sullo sterno e dietro sulla colonna vertebrale) e i vari
Torace » OSSA
muscoli con le relative innervazioni (muscoli intercostali, pettorali, dorsali, i muscoli del collo che si inseriscono nella pare alta del torace). Poi, più internamente, i polmoni e le pleure che li avvolgono, il cuore e il pericardio che analogamente lo avvolge, e ancora l’aorta toracica, l’arteria polmonare con le sue diramazioni, la trachea e i bronchi, infine l’esofago.
Torace » ORGANI
Ciascuno di questi organi, in varie situazioni patologiche, può provocare sintomi dolorosi, spesso chiaramente differenziabili, ma in rari casi difficilmente interpretabili in modo chiaro. In ogni caso, un’attenta interrogazione del medico ed eventualmente ulteriori accertamenti aiuteranno a fare una diagnosi precisa. Ovviamente quello che più ci preoccupa è che il dolore toracico sia di origine cardiaca e in particolare che sia di natura ischemica, cioè angina o infarto.
Mal di cuore Il dolore cardiaco ischemico è generalmente un dolore avvertito come “interno”, al centro del torace, dietro lo sterno; il suo carattere è generalmente costrittivo, cioè come una morsa che stringe, ma a volte è un bruciore, a » SEGUE volte solo un peso.
Torace » ARTERIE 7
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SANITÀ » Generalmente
il dolore ischemico è “in pieno petto”. Tuttavia in alcune occasioni è più alto, verso la base del collo; al contrario, a volte, è più basso, verso lo stomaco. Frequentemente è associato a sudorazione e/o nausea, non di rado viene avvertito un intenso senso di angoscia. Spesso il dolore è irradiato a una o a entrambe le spalle e/o alle braccia fino alle dita. Altre volte, o contemporaneamente, il dolore è irradiato al collo, alla mandibola, alla schiena.
già correttamente diagnosticati come reumatici. Il dolore ischemico, generalmente, non è modificato dagli atti respiratori o dal cambio di posizione. Nel caso dell’angina, il sintomo dura da 30-40 secondi fino ad alcuni minuti; se il dolore dura molto (più di 15 minuti), si può pensare ad un infarto.
Attenzione: in qualche caso il dolore è presente solo alle spalle, alle braccia, alla schiena, alla bocca dello stomaco ecc, cioè solo nei punti dove di solito si irradia. Questo fatto è conosciuto da tutti, tuttavia non deve essere troppo enfatizzato, perché molte persone che lamentano una lieve dolenzia ad una spalla, alla mano, al polso ecc, pensano subito all’infarto e si preoccupano eccessivamente, dimenticando eventualmente un precedente trauma o analoghi disturbi
Nel caso di angina, il dolore può essere provocato da uno sforzo, da un’emozione, da esposizione al freddo, spesso in fase di digestione.
A volte, non si rileva una causa scatenante. Il dolore da pericardite, cioè da infiammazione del sacco che avvolge il cuore, può avere caratteri simili, anche se non si irradia facilmente; più frequentemente è un forte bruciore, che in modo caratteristico si modifica con gli atti respiratori, con i colpi di tosse e con il cambio di posizione. Spesso si associa a febbre, e dura ore con alti e bassi. Non di rado nei giorni precedenti vi sono state manifestazioni influenzali o altre forme di malattie da agghiacciatura. Caratteri simili presenta il dolore da pleurite. Il dolore di origine aortica ha caratteri simili al dolore dell’infarto. I dolori di origine neuro-muscolare, ossea o articolari, in genere, hanno minore intensità, sono superficiali, distribuiti lungo i muscoli o le inserzioni articolari, sono modificati (aumentati o attenuati) dai movimenti, dagli atti respiratori, spesso sono accentuati dalla pressione locale con le dita. Non di rado sono stati preceduti da traumi, sforzi o agghiacciature; hanno andamento variabile. Il dolore di origine esofagea (spasmi, discinesie, reflussi acidi dallo stomaco, scivolamento di ernie jatali), spesso può ingannare e confondere anche il medico. In genere (a parte il fatto che spesso il paziente sa di avere una gastrite, un reflusso o un’ernia jatale) questi dolori profondi, sono associati a difficoltà di deglutizione, o insorgono dopo ingestione di cibi solidi o toppo freddi o molto caldi, sono avvertiti come costrizioni anche associate o precedute da bruciore, e si allentano rapidamente, frequentemente con un’eruttazione, spesso dopo ingestione di un sorso d’acqua o dopo l’assunzione di un antiacido. Dolore cardiaco ischemico (angina o infarto) Dolore centrale, a tipo costrizione o bruciore o peso, con sudorazione, nausea e angoscia; si irradia per spalla-e, braccia, polso-i, collo, mandibola, schiena; questo dolore non viene modificato dagli atti respiratori o da cambi di posizione.
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Dolore da pericardite (e/o pleurite) urente e/o gravativo, profondo, non irradiato, modificato dalla posizione e dagli atti respiratori, prolungato con andamento altalenante; dolore di origine aortica (vedi angina o infarto); dolore di origine muscolare superficiale, accentuato dal movimento, dagli atti respiratori, dalla digito pressione; generalmente non molto forte, di durata variabile. Dolore di origine esofagea dolore profondo, associato a difficoltà alla deglutizione, e o bruciori, scatenato a volte da ingestione di cibi solidi o troppo freddi o toppo caldi, in genere a rapida risoluzione dopo una eruttazione o un sorso d’acqua. Reflussi acidi
Esofago I succhi gastrici passano attraverso lo sfintere esofageo indebolito.
Acidi gastrici
DOLCE SALUTE
Stomaco
Dopo questa descrizione dei principali dolori toracici e delle loro caratteristiche, mi preme sottolineare che ognuno deve imparare a conoscere e soprattutto a riconoscere i propri dolori, quando se ne conosca già la natura perchÊ già studiati. Non di rado, sia le forme piÚ gravi (ischemiche) che quelle piÚ benigne (le forme gastro-esofagee e reumatiche) tendono a ripetersi. Bisogna quindi sapere quali comportamenti adottare, senza precipitarsi ogni volta dal medico, ma senza trascurare i sintomi nei casi già conosciuti e noti come piÚ gravi. Nel caso che si sospetti un infarto, la cosa piÚ importante è chiamare il 118 senza far passare troppo tempo. Ma su questo torneremo in un’altra conversazione. FINE
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PIACERE MIO
Nota bene: in tutti i casi descritti ha importanza la storia del paziente.
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ODONTOIATRIA
IL BRUXISMO Stringere e digrignare i denti durante il sonno è un disturbo che può portare all’usura delle due arcate dentali. L’unico rimedio è il bite, un dispositivo rimovibile posto fra le arcate, che protegge lo smalto dei denti e favorisce un riallineamento mandibolare. Le forme e le cause
Dott.
Fausto Pasqualini Galliani
Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it
Il bruxismo è l’abitudine involontaria di stringere o digrignare i denti, presente inconsapevolmente soprattutto durante il sonno, in particolare nei periodi di stress o tensione, ma in alcuni casi anche durante il giorno. Ad ogni modo, se si sente dolore a sbadigliare o spalancare la bocca, se la parte superiore della dentatura è appiattita, se si ha secchezza della bocca o ipersensibilità al caldo e al freddo, allora è probabile che si soffra di questo disturbo.
Il bruxismo si può presentare in varie forme, più o meno lievi. Studi recenti dimostrano l’elevata diffusione di questo disturbo, che per effetto della contrazione della muscolatura masticatoria, può causare lo sfregamento e la conseguente usura delle due arcate dentali, mettendone in pericolo la naturale fisiologia. Il bruxismo non solo accelera il processo di deterioramento dentale, ma riflette le sue conseguenze negative anche sull’apparato muscolo-scheletrico, causando cefalee e numerose patologie. Nonostante la principale causa del bruxismo non sia stata ancora individuata e non esista alcuna terapia farmacologica specifica per curare questo disturbo, la medicina ufficiale lo ritiene legato ad alcune cause psico-fisiche. Per quanto riguarda le cause psicologiche, si fa riferimento ad ansia, stress, tensione emotiva, frustrazione, personalità iperattiva. Per quanto concerne le cause fisiologiche, il dito è puntato contro la postura errata, i disturbi del sonno ed i dolori collegati alla dentizione e alla crescita e sviluppo della mandibola nei bambini. Altri fattori che possono avere il bruxismo come effetto collaterale sono l’uso di antidepressivi e droghe, l’utilizzo eccessivo di caffeina e alcolici, le disfunzioni del sistema nervoso, come il morbo di Parkinson.
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ODONTOIATRIA
Gli effetti dannosi Se trascurato a lungo, il bruxismo può portare effetti dannosi sia fisici che estetici. Inoltre, i disturbi del sonno collegati a questa patologia possono generare ripercussioni sulla psicologia e lo stile di vita. Mentre è bene affrontare le cause per risolvere l'origine del problema da un punto di vista psicologico e di stile di vita, è altresì necessario arginare tempestivamente le conseguenze del bruxismo ed intervenire da un punto di vista medico dentistico. I muscoli della masticazione dovrebbero essere attivi per un paio d’ore al giorno per masticare i cibi durante i pasti, oltre ad una minima attività durante il resto del giorno per parlare e deglutire. Per il resto dovrebbero aver modo di riposare. Se invece una persona soffre di bruxismo, i muscoli vengono attivati continuamente, soprattutto durante la notte, quando dovrebbero riposare, e diventano dolenti. Questo affaticamento si può estendere anche ai muscoli del collo e delle spalle, dando origine a forme di mal di testa soprattutto al risveglio.
anche di giorno, se non per periodi di tempo limitati. Se la tendenza a stringere, serrare e digrignare i denti si presenta solo in alcuni momenti precisi, come durante un lavoro stressante o mentre si guida, è indispensabile identificarli, in modo da prestare attenzione e tenerlo controllato.
Il rimedio: il bite L’unico rimedio riconosciuto come efficace è il bite, un dispositivo rimovibile in resina trasparente che, posto fra le due arcate dentali, protegge lo smalto dei denti e favorisce un riallineamento mandibolare, minimizzando gli effetti del bruxismo. Affiancare l'utilizzo del bite a terapie psicologiche e tecniche di rilassamento (come lo yoga, la meditazione e il training autogeno, ma anche una passeggiata rilassante all’aria aperta o dedicarsi al proprio hobby preferito), aiuta non solo a risolvere il problema, ma anche a prevenire ulteriori danni alla dentatura, disturbi del sonno, dolori alla mandibola, al collo e alla schiena. Col dispositivo rimovibile si può anche modificare la posizione della mandibola, se risulta alterata, migliorando l’attività dei muscoli e i rapporti tra le articolazioni. Se il bruxismo è presente anche durante il giorno, è importante imparare a controllarlo, perché non si può pensare di utilizzare un bite
Il bruxismo nei bambini Il bruxismo è molto comune tra i bambini e tende a scomparire nell'adolescenza. Si tratta di un normale fenomeno legato alle fasi psicologiche della crescita e allo sviluppo della mandibola e dei denti. Tuttavia non va sottovalutato, perché può avere effetti collaterali come disturbi del sonno, irritabilità, tendenza al pianto ed iperattività. Di solito i genitori si accorgono del problema percependo il tipico rumore del battere e digrignare i denti durante il sonno. A volte il rumore non è così distinguibile, ma si può capire se il bambino soffre di bruxismo osservando i sintomi causati da questo disturbo. Si consiglia di consultare il pediatra o il dentista, per confermare la diagnosi e per verificare se le arcate dentali del bambino hanno raggiunto uno sviluppo tale da consentire l'utilizzo del bite. FINE
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BELLEZZA
ADDOMINO
PLASTICA Questo intervento rimuove la cute in eccesso nell’addome, formatasi a seguito di gravidanza o di eccessivo aumento e diminuzione di peso. La pelle “stirata”
Dott.
Lauro Di Meo
Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center E-mail: laurodimeo@libero.it
Durante la gravidanza la pelle e i muscoli della parete addominale anteriore vengono stirati: questo effetto in alcune persone lascia una deformazione permanente. Ciò si verifica anche nei casi di eccessivo aumento e diminuzione di peso, o di una pelle non elastica ed estremamente fragile. L’esercizio fisico e la dieta aiutano a cercare di invertire la tendenza di questi cambiamenti, ma in alcuni casi vi è bisogno della chirurgia per rimuovere la cute in eccesso.
L’intervento chirurgico di addominoplastica viene eseguito in anestesia generale o spinale. Mediante un’incisione orizzontale posta molto bassa, in genere all’interno della linea dello slip, tutta la pelle dell’addome viene liberata, staccata dal piano muscolare sottostante e portata in basso, così da rendere necessario il riposizionamento dell’ombelico. Contemporaneamente si risuturano insieme, sulla linea mediana, i due muscoli retti che decorrono con andamento longitudinale sotto tale cute, ciò perché quasi sempre è presente un cedimento di questa parte di muscolatura proprio a questo livello. Alla fine restano una cicatrice orizzontale o ad “U” bassa, poco al di sopra dei peli pubici, un’altra intorno al nuovo ombelico e, solo nei casi più gravi, una verticale mediana a partenza dalla prima cicatrice che sale al massimo fino all’ombelico.
Il post intervento Al termine dell’intervento vengono posizionati due drenaggi, poi sfilati durante la prima medicazione, così come il bendaggio compressivo allestito alla fine dell’operazione viene sostituito con un’apposita guaina che deve essere indossata per almeno un mese, e nei primi 15 giorni anche durante la notte. I punti di sutura sono rimossi dopo 15-30 giorni, a seconda della tecnica di sutura utilizzata. 12
Movimenti dopo l’intervento sono possibili, ma vanno assolutamente evitati gli esercizi fisici che richiedono l’impiego della muscolatura dell’addome. Queste precauzioni devono essere osservate per circa quattro settimane, dopodiché si può tornare gradualmente ad una normale vita quotidiana. Nei primi mesi dopo l’intervento è presente sull’addome un’ampia area di diminuita sensibilità, che gradualmente regredisce fino al recupero totale nella maggior parte dei casi. Le cicatrici restano rilevate e arrossate per alcuni mesi, quindi gradualmente si schiariscono e si appiattiscono; per favorire questo processo, non devono essere esposte al sole nei primi 6 mesi.
Possibili complicanze Le complicanze, poco frequenti, sono quelle generiche di ogni intervento chirurgico quali l’infezione, la raccolta di siero o di sangue, a cui si devono aggiungere la diminuzione della sensibilità dell’addome e la formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidee. Questi ultimi due fenomeni non sono prevedibili, in quanto si tratta di reazioni soggettive dell’organismo allo stress chirurgico. Si tenga comunque presente che questo intervento non è un metodo per dimagrire, per cui se successivamente si aumenta di peso in modo cospicuo si riforma in parte il pannicolo adiposo a livello dell’addome (“pancetta”), anche se in maniera ridotta rispetto a prima dell’operazione. FINE
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NEUROCHIRURGIA
LA CHIRURGIA
VERTEBRALE Come curare al meglio l’ernia del disco e i dolori lombari gnarsi a portare questa ‘croce’. Anzi: multipli tentativi chirurgici spesso peggiorano la situazione e a volte sfociano nella depressione del paziente. Vediamo nel dettaglio patologie e possibili soluzioni.
Ernia del disco lombare
Dott.
L’ernia del disco lombare causa un forte dolore alla parte bassa della schiena e si irradia ad una gamba con varia distribuzione. Il dolore alla gamba di solito prevale rispetto al dolore lombare. » SEGUE
Mario Vitale
Responsabile Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvm-vmc.it
La chirurgia alla colonna vertebrale, in fase di sviluppo, si pone come soluzione della maggior parte dei problemi che causano dolori, deformità e deficit neurologici di vario grado. Sempre più spesso vengono proposte soluzioni ai problemi della colonna vertebrale da parte di fisioterapisti, osteopati, anestesisti, fisiatri e massaggiatori. Spesso, però, le soluzioni non sono idonee, e se da una parte non danneggiano, nemmeno risultano efficaci. Recentemente anche gli anestesisti hanno deciso di lanciarsi nel grande mercato del mal di schiena, proponendo interventi chirurgici che rappresentano un rischio per il paziente e non arrecano alcun beneficio; uno fra tutti la neurolisi endoscopica vertebrale. Del resto, tutti i neurochirurghi che si occupano seriamente da anni di chirurgia vertebrale hanno preso le distanze da questa pratica.
Disco in condizioni normali Per curare le patologie della colonna vertebrale ci si deve invece rivolgere a specialisti dotati di esperienza chirurgica. I danni riportati nella chirurgia vertebrale scorrettamente eseguita possono essere penosi e definitivi, perciò bisogna evitare specialisti inesperti che promettono miracoli. Va poi precisato che molti dei problemi legati alla colonna vertebrale possono trarre giovamento da una corretta impostazione e cura fisioterapica, come la perdita di peso e la ginnastica quotidiana, evitando le abitudini giornaliere che sottopongono la colonna vertebrale a posture errate. Ma non sempre i medicinali e gli interventi chirurgici possono risolvere il dolore lombare; qualcuno deve rasse-
Disco soggetto a ernia
NERVO SPINALE COMPRESSO
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NEUROCHIRURGIA » La
compressione del nervo sciatico può provocare anche paralisi di gruppi muscolari e alterazioni della sensibilità alla gamba o al piede (formicolio, scosse elettriche, crampi dolorosi).
Osso sacro Muscolo piriforme Nervo sciatico
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In questo caso è opportuno eseguire una visita specialistica e una risonanza magnetica o una tac del tratto lombosacrale; è poi necessario utilizzare i farmaci consigliati dal proprio medico, stare a riposo e non sottoporsi a trattamenti di manipolazione della schiena. Se poi il formicolio ad una gamba diventa eccessivo, rivolgersi d’urgenza a un neurochirurgo, perché il nervo potrebbe rimanere lesionato definitivamente. E se dopo tre settimane il dolore non migliora sensibilmente, si è candidati all’intervento chirurgico per l’asportazione dell’ernia del disco lombare, che oggi è un’operazione sicura, veloce e poco invasiva, purché sia fatta da un’équipe neurochirurgica d’esperienza che utilizzi il microscopio operatorio. Il dolore alla gamba cessa immediatamente e il dolore dell’intervento è trascurabile. La tanto temuta recidiva dell’ernia, cioè il riformarsi di una nuova ernia e del nuovo dolore alla gamba, colpisce l’8-9 per cento degli operati.
Ernia del disco cervicale Parimenti all’ernia del disco del tratto lombare, la fuoriuscita di materiale discale a livello cervicale provoca dolori lancinanti ad una spalla e un braccio fino alla mano, che spesso risulta addormentata o in preda a scariche elettriche. Questa evenienza è di gran lunga meno frequente rispetto all’ambito lombare, ma può risultare molto più dolorosa. Se il dolore al collo s’irradia ad un braccio, rivolgersi subito allo specialista: eseguire una risonanza magnetica del collo; sottoporsi a terapia con cortisonici se possibile; utilizzare un collare morbido; stare a riposo assoluto; non farsi manipolare il collo nella fase acuta. Se il dolore non cessa rapidamente, e se nella notte non è possibile stendersi per riposare, può esserci la necessità di sottoporsi all’intervento per l’asportazione dell’ernia del disco cervicale, più agevole e meno rischiosa di quanto la credenza popolare lasci intuire.
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NEUROCHIRURGIA L’operazione chirurgica è poco dolorosa e nei giorni successivi il disagio è dato più che altro dal collare, che va portato per alcune settimane. Il disco asportato viene sostituito da un disco in materiale particolare; il collo potrà essere mosso come prima senza alcuna limitazione. Questo intervento viene utilizzato spesso anche per la soluzione di gravi dolori cervicali dovuti al consumo di uno o più dischi, quando si crei la situazione di instabilità del rachide cervicale.
Il dolore lombare Il dolore lombare affligge molte persone dopo i 40 anni, ma può comparire già in età giovanile. Le cause più frequenti sono la discopatia degenerativa (la disidratazione dei dischi lombari, che generalmente colpisce gli ultimi due dischi compresi fra le vertebre L4, L5 e il sacro; i dischi vengono schiacciati nei movimenti e nella stazione eretta, provocando forti dolori al basso schiena); la spondilo-olistesi (lo scivolamento delle
vertebre, che può comparire sia per la grave degenerazione del disco, oppure per un difetto di funzione dell’arco della vertebra, cagionando un grave dolore lombare spesso irradiato all’arto inferiore o agli arti inferiori); la stenosi del canale lombare (negli anziani si manifesta una ristrettezza progressiva del canale lombare, con conseguente compressione dei nervi che innervano gli arti inferiori). Fra le possibili soluzioni chirurgiche, nella discopatia grave viene praticata una stabilizzazione trans-lamino-articolare che di fatto blocca la compressione del disco, pur senza limitare i movimenti del tratto lombare. L’intervento, di breve durata e scarso rischio operatorio, permette il netto miglioramento dei dolori lombari. Nella spondilo-olistesi, viene installato un sistema di viti e barre che blocca lo scivolamento delle vertebre, risolvendo il dolore lombare e alle gambe. Nella stenosi (restringimento) del canale lombare si pratica un intervento chirurgico atto a decom-
primere le radici lombari sofferenti; il risultato è sempre ottimo. Nella frattura da osteoporosi di una vertebra lombare o dorsale, viene da tempo praticata la vertebro-plastica che, eseguita in anestesia locale e in pochi minuti, utilizzando apposito ‘cemento’ iniettato nella vertebra rotta, consente una rapida mobilizzazione e la scomparsa di dolori pressoché immediata. La scelta della procedura chirurgica viene valutata dallo specialista dopo opportuno colloquio col paziente, al fine di valutare ‘pro’ e ‘contro’. Personalmente ritengo che prima di giungere all’intervento per la soluzione di dolori lombari, vada percorsa la strada del trattamento fisioterapico; ampio credito viene dato oggi alla ginnastica in acqua. Purtroppo l’esperienza insegna che quasi nessuno è disposto a tentare il trattamento fisioterapico, se non per breve tempo; più facilmente si cade vittima delle proposte terapeutiche rapide, a base di farmaci o gas miracolosi; in genere il miglioramento è solo temporaneo. FINE
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PEDAGOGIA
SOCIAL network
Le trappole che possono nascondersi dietro a Facebook e i suoi simili Nei giovani, il rischio è che i rapporti virtuali su internet diventino una “scorciatoia” sistematica per evitare le relazioni reali. Facebook e compagnia, grandi comunità virtuali
Dott.ssa
Laura Venturelli
Coordinatrice attività didattiche Scuola Secondaria 1° grado Liceo Scienze Umane e Liceo Linguistico Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza
Le problematiche connesse allo sviluppo dei cosiddetti social network su internet sono ormai da tempo di scottante attualità, non solo nei convegni di antropologi, sociologi, psicologi, o nei forum sull'educazione, bensì anche nei più comuni contesti come un talk show televisivo. Ad ogni modo, in chiave pedagogica è molto importante cercare di circoscrivere il più possibile la questione e individuare i confini entro cui lavorare. 16
Innanzitutto, è bene precisare che per social network si intendono le comunità sociali della “rete”, ognuna con proprie caratteristiche, ma nel complesso molto simili fra loro, comunemente identificate con Facebook, Twitter, Messenger, My Space, Second Life, per citare solo le più conosciute. Per farne parte occorre elaborare un proprio profilo personale, fornendo informazioni come l'indirizzo email ma anche notizie relative agli interessi e alle passioni. A questo punto è possibile invitare nella propria rete gli amici, i quali a loro volta possono fare lo stesso, cosicché ci si trova ad allargare enormemente, e in modo incontrollato, la cerchia dei contatti. Se diventa quindi possibile costituire delle comunità tematiche in base alle proprie passioni (per la popolazione adulta anche in base alle aree di affari), aggregando altri utenti e stringendo contatti di amicizia o di lavoro, è
però innegabile che il problema sostanziale posto da questo modo di comunicare è proprio la sua estrema virtualità, cui gli utenti si "sottomettono" (piacevolmente), in quanto è possibile nascondersi dietro fattezze che rendono praticamente irriconoscibili: viene offerta cioè l'opportunità di diventare qualcun altro. In questo modo la rete di rapporti costruita rischia di diventare del tutto fittizia, e anche ingannevole.
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PEDAGOGIA
Le trappole per i giovani In quest'ottica, è evidente che i più esposti ai pericoli di tale virtualità sono i più giovani, che pur essendo tecnicamente molto esperti non hanno però ancora sviluppato adeguate difese di fronte agli effettivi rischi che si possono nascondere dietro simili modalità comunicative, in quanto troppo spesso rimangono vittime di quell’istintività ed emotività su cui i social network costruiscono molto del loro fascino, giocando anche sulla riduzione delle inibizioni e delle condizioni di subordinazione presenti invece nella relazione diretta. Non a caso, infatti, l'identità viene spesso nascosta dietro uno pseudonimo, il nickname, a cui, con interfaccia grafica, può essere associata un'immagine di riferimento, l'avatar. Viene così a cadere, potenzialmente, ogni collegamento con la concretezza del soggetto: età, aspetto fisico, etnia, sesso non hanno più alcuna importanza, tanto meno possono essere vincolanti per un contatto o una nuova amicizia. Succede quindi che, in modo spesso troppo azzardato, ci si racconti sul web, trovando quel coraggio che manca quando si tratta di dirsi le cose “guardandosi negli occhi”. A questo, infatti, è strettamente connessa la predilezione che i ragazzi dimostrano per un rapporto “con lo schermo” ai danni di una relazione autentica, che troppo spesso dimostrano di non volere o non sapere gestire, sia perché non sono “allenati”, sia perché mettersi in gioco in prima persona è decisamente più impegnativo.
Nessun “nemico” ma occhio alle trappole Queste note altro non vogliono essere che una provocazione, la sommaria presentazione di una realtà che si è fatta problema, di fronte alla quale sarebbe sicuramente sbagliato condannare a priori uno strumento, che non è un "nemico" di per sé, ma che di certo non può nemmeno essere sottovalutato. E' importante quindi che i genitori e gli educatori in primis conoscano la “rete” e le sue trappole, per farne oggetto di un costante e
LA RETE PUÒ NASCONDERE INSIDIE PER I GIOVANI
sereno argomento di confronto all'interno del rapporto educativo, partendo dal presupposto che gli adolescenti, anche su queste tematiche e problematiche, non sono affatto chiusi al dialogo con gli adulti: anzi, come dimostra una recente indagine statistica, addirittura i due terzi dei ragazzi interpellati accettano volentieri la mediazione dei genitori.
La miglior protezione? I filtri umani Come si ci può muovere allora, per non essere assillanti o invasivi, ma nemmeno vaghi o inadeguatamente impreparati? Di certo, è importante non sentirsi spiazzati di fronte alla rivoluzione tecnologica, che d'altronde ormai nessuno può più ignorare, poiché Internet ha ridise-
gnato, in buona parte, la dimensione emozionale dei giovani, i quali cercano nelle rete la soddisfazione del loro desiderio di entrare in comunicazione con gli altri, anche con gli adulti stessi. Ed è bene sapere che per proteggere i figli dai pericoli subdoli che si nascondono dietro e dentro questi strumenti non servono software particolari, ma "filtri umani", cioè padri, madri, insegnanti, educatori attenti e disponibili, pronti a rispondere a quelle richieste di aiuto che spesso i ragazzi lanciano proprio attraverso il computer, suggerendo loro - e dimostrandolo in presenza - che il dialogo sincero, fatto di ascolto e confronto, è solo quello che si costruisce guardanFINE dosi reciprocamente negli occhi.
UN GENITORE È UN OTTIMO FILTRO PROTETTORE PER GLI UTENTI PIÙ PICCOLI
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SANITÀ
LA PREVENZIONE del carcinoma orale L’incidenza di questa tipologia di tumore sta aumentando. Il fumo è il principale fattore di rischio. Ma non vanno sottovalutati l’alcool e la cattiva igiene alla bocca.
Dott.
Stefano Stea
Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it
Come in altre parti del corpo, i tumori possono insorgere anche nel cavo orale: lingua, mucosa delle guance, pavimento della bocca, gengive, palato. Mentre in Europa il carcinoma orale rappresenta circa il 2 per cento di tutti i tumori, in Italia è attestato attorno al 4 per cento nell’uomo e all’1 per cento nella donna. Nella nostra nazione ogni anno si registrano circa 8.000 nuovi casi e più di 3.000 decessi. L’età più interessata è quella maggiore di 50 anni, anche se in questi ultimi anni vi è evidenza scientifica che l’insorgenza in età giovanile è sempre più frequente. Purtroppo, l’aumento di incidenza e mortalità è comune a tutti i paesi del mondo, con circa mezzo milione di nuovi casi ogni anno. Dopo aver fatto registrare un aumento di incidenza nel sesso forte fino alla metà degli anni Novanta, nell’ultimo decennio la stessa è in aumento anche tra le donne, complice il tabagismo diffuso tra il gentil sesso.
I fattori di rischio Il principale fattore di rischio è appunto il fumo da sigaretta: circa l’80 per cento dei pazienti con carcinoma orale sono 18
fumatori. Venti sigarette al giorno aumentano il rischio di sviluppare il cancro di circa 5-6 volte. In India o in alcune aree dell’Asia l’incidenza del carcinoma orale è tre volte più elevata rispetto all’Europa e agli Stati Uniti, per il costume che c’è in queste aree di masticare tabacco o noce di betel. Anche l’abuso di alcool rappresenta un importante fattore di rischio e ha dimostrato in questo di “lavorare” in forte sinergia con il fumo da sigaretta. Un altro fattore di rischio è la cattiva igiene orale, come presenza di stimoli irritativi continui per le mucose del cavo orale, ad esempio i denti scheggiati. Un pericolo arriva poi dalla presenza di lesioni precancerose (leucoplachie, eritroplachie), che si presentano come macchie o placche presenti nella mucosa della bocca talvolta da anni e spesso asintomatiche. Tali lesioni possono degenerare e trasformarsi da pre-cancerose in maligne. Infine, occorre considerare anche la correlazione con infezioni di natura virale.
70 per cento dei carcinoma orali vengono diagnosticati tardivamente e una diagnosi intempestiva influisce negativamente sulla prognosi.
E’ fondamentale la diagnosi precoce E’ dunque necessario e fondamentale, per prevenire questa grave patologia, l’esame periodico del cavo orale (insostituibile in questo senso è il ruolo dell’odontoiatra) e l’invio al chirurgo maxillofacciale in caso di lesioni sospette per un eventuale prelievo bioptico. In caso di positività del prelievo bioptico, viene valutata la grandezza, l’invasione dei linfonodi e la presenza o meno di metastasi. Successivamente il caso viene studiato collegialmente con il team di oncologia testa/collo (chirurgo maxillo-facciale, oncologo, radioterapista, radiologo) per decidere l’iter terapeutico più appropriato per ogni singolo paziente. FINE
Come si evidenzia il carcinoma Il carcinoma può presentarsi sotto varie forme cliniche, generalmente come macchie bianche o rosse persistenti, ulcerazioni o vegetazioni, indurimento localizzato. I sintomi possono essere dolore spontaneo o esacerbato da stimoli, con parestesie e mobilità dentaria. Talvolta purtroppo l’assente o modesta sintomatologia provoca una diagnosi tardiva dello stesso. Inoltre, nonostante il cavo orale sia facilmente esaminabile, circa il
Cavo orale
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SALUTE
QUANDO LA PANCIA
SI GONFIA DI GAS Quali sono le cause? Le buone regole per evitare il meteorismo e quali cibi è meglio consumare con attenzione.
Dott.ssa
Monica Negosanti
Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvm-vmc.it
Quando ci sentiamo gonfi, con quella sensazione fastidiosa di distensione addominale, stiamo parlando di meteorismo, un disturbo caratterizzato da un’eccessiva presenza di gas all’interno dell’intestino, associato o meno a dolori addominali. Basti pensare che in condizioni fisiologiche arriviamo a produrre in media 700 ml di gas.
Le origini del problema Le cause dell’insorgenza del meteorismo sono assai differenti fra loro, a partire dall’eccessiva introduzione di aria attraverso la deglutizione (aerofagia). Ogni qualvolta che beviamo o mangiamo, introduciamo piccole quantità di aria nello stomaco. Ma quando mangiamo o beviamo rapidamente, consumiamo chewingum, fumiamo o indossiamo protesi dentali, l’aria che ingeriamo è notevolmente superiore alla normalità e questo basta già in parte a provocarci gonfiore. Nell’elenco delle causa va inserita anche la fermentazione sovrabbondante dei cibi all’interno dell’intesti-
no: alcuni alimenti impiegano molto più tempo ad essere digeriti, a causa della loro composizione complessa. Quando arrivano all’intestino, quindi, vengono attaccati dalla flora batterica intestinale, che nel processo digestivo porta alla formazione di idrogeno, anidride carbonica e metano, ossia di gas. Altre cause del meteorismo sono: l’eccessivo introito di cibi grassi, che rallentano lo svuotamen-
to dello stomaco e aumentano la sensazione di pienezza addominale; la stipsi (il ristagno delle feci all’interno del colon-retto porta ad un maggior accumulo d’aria); le intolleranze alimentari al lattosio o al glutine; lo stress importante e persistente; le condizioni patologiche che portano ad alterazione dell’assorbimento dei gas intestinali o alla modifica » SEGUE della flora batterica. 19
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SALUTE »
Le buone regole da adottare Escludendo pertanto i casi patologici, ove è consigliato rivolgersi ad un gastroenterologo per esami più approfonditi, essendo il meteorismo correlato per la maggior parte delle volte a cattive abitudini dietetiche o ad errate scelte alimentari, può essere facilmente trattato seguendo alcune regole igienico-sanitarie di facile applicazione. La prima regola è quella di mangiare senza fretta, masticando con regolarità: una masticazione troppo frettolosa porta a deglutire più frequentemente e ogni deglutizione comporta l’ingestione di 3 ml di aria. Evitare quanto più possibile l’uso di gomme da masticare o caramelle a lenta dissoluzione, in quanto si deglutisce maggiormente e si ingerisce più aria. Abolire o ridurre il fumo: il fumo di chi aspira non va a finire solo nei bronchi e quindi nei polmoni, ma inconsapevolmente anche nell’esofago e nello stomaco.
Condurre uno stile di vita il più tranquillo possibile, per evitare situazioni di forte stress, che facilitano l’aerofagia. Evitare di coricarsi subito dopo mangiato. Bere dal bicchiere, evitando quindi di utilizzare cannucce o di bere a garganella. Se si possiede una protesi dentale, cercare di fissarla al meglio: una protesi lasca fa infatti salivare di più e facilita deglutizioni ripetitive. Praticare attività fisica regolare, per migliorare sia la digestione che l’evacuazione intestinale. Evitare bevande gassate, specie se fredde, e bevande o zuppe troppo calde. Ridurre al minimo l’introito di grassi: i cibi ricchi di grassi, come per esempio le fritture, ritardano lo svuotamento gastrico e possono aumentare la sensazione di pienezza allo stomaco. Prestare attenzione anche al consumo di pasti abbondanti e ricchi di zuccheri: un eccesso di zuccheri, infatti, favorisce il meteorismo.
È consigliabile quindi consumare frutta zuccherina (ricca di fruttosio) lontano dai pasti ed evitare prodotti a base di dolcificanti artificiali che contengono polialcoli (mannitolo, sorbitolo, xilitolo). Oltre a questi zuccheri, anche raffinosio (contenuto in cavoli, broccoli e fagioli) e lattosio (contenuto in latte e derivati) portano alla formazione di gas intestinali. Consumare periodicamente fermenti lattici per riequilibrare la flora batterica: in commercio si trovano tantissimi prodotti caseari, dal latte agli yogurt ai formaggi, arricchiti di fermenti lattici. Evitare di consumare troppi pasti amidacei: patate grano e pasta contengono molto amido che produce gas, mentre il riso è l’unico alimento contenente un amido che non provoca gas.
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SALUTE
Occhio a questi alimenti Ma quali sono in dettaglio gli alimenti che dobbiamo consumare con attenzione per evitare il meteorismo? I cibi che vanno ridotti sono i seguenti. Cereali: in caso di meteorismo o pancia gonfia sostituire la mollica del pane con pane abbrustolito, crackers o fette biscottate. Consumare più riso che pasta (attenzione però ai casi di stipsi, perché il riso è astringente). Frutta: mele, banane, prugne, albicocche, uva, uva passa, melone, anguria. Ortaggi: fagioli, ceci, fave, cipolla, broccoli, ravanelli, cetrioli, cavoli, piselli, rape, verza, cavolfiore, aglio, peperoni, melanzane, cavoletti di Bruxelles, cime di rapa, lupini.
Grassi: cibi contenenti molti grassi (es. insaccati, maionese, ecc.) e fritture in genere. Dolciumi: i dolci sono alimenti solitamente ricchi sia di zuccheri che di grassi, quindi a priori andrebbero evitati, ma in particolar modo va posta particolare attenzione al consumo di dolci contenenti creme o panne. Bevande: bevande gassate, bevande zuccherine o contenenti dolcificanti, vino rosso, alcolici e aperitivi, bevande troppo fredde o troppo calde. Se intolleranti al lattosio, va ridotto anche il consumo di latte vaccino, preferendo il latte delattosato o
di soya. Le verdure, anche se a causa della presenza di fibra possono portare alla formazione di gas, non vanno assolutamente evitate, ma è utile introdurle gradualmente nella dieta e scegliere tra quelle che producono meno gas. Le fibre infatti agiscono positivamente sul nostro intestino, perché facilitano l’evacuazione e il loro introito riduce l’assorbimento di grassi e zuccheri con la dieta.
Esistono rimedi farmacologici? Farmacologicamente possiamo invece ricorrere all’assunzione di: carbone vegetale, dimeticone e fermenti lattici. È bene sempre, comunque, rivolgersi al proprio medico per avere consigli più personalizzati e cercare di seguire uno stile di vita più regolare e corretto possibile al fine di raggiungere anche un miglior benessere fisico!
FINE
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SALUTE
MENOPAUSA Se un normale fenomeno fisiologico diventa patologia…
Dott.ssa
Anna Pasi
Specialista in Ginecologia e Ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it
La menopausa, ma sarebbe meglio parlare di climaterio, è un argomento di crescente interesse: l’allungamento della vita media ha consentito ad un numero sempre maggiore di donne di vivere questo particolare periodo della vita. La menopausa, ovvero l’arresto definitivo ed irreversibile delle mestruazioni (espressione dell’esaurimento funzionale dell’ovaio), non è un evento prevedibile, ma accertabile solo a posteriori. Se l’OMS definisce la salute come uno stato di benessere fisico mentale e sociale, la menopausa, potendo alterare questo benessere, può allora essere considerata un’alterazione della salute e una malattia? È un fenomeno fisiologico o patologico? Il significato sociale e la percezione dei sintomi climaterici cambiano nelle diverse culture. Donne che appartengono a società diverse, vivono diversamente la perdita della fertilità ed i sintomi ad essa correlati.
Nelle donne africane, che passano buona parte della loro vita in amenorrea (ovvero senza flussi mestruali) a causa delle gravidanze frequenti, la cessazione dei flussi mestruali non viene quasi percepita. Alle donne della classe Raijput dell’India, così come per certe arabe, la menopausa, liberandole dalle impu-
La menopausa nel mondo Gran parte delle donne dei paesi orientali dà poca importanza ai sintomi climaterici come se fossero poco fastidiosi: hanno vampate con la stessa frequenza ed intensità delle donne occidentali, ma un disagio molto contenuto.
rità dei flussi mestruali, conferisce un certo prestigio sociale e a ciò si associa una pressocchè assente sintomatologia climaterica. In Cina, dove è leggendario il rispetto
nei confronti delle donne entrate nell’età della saggezza, la sindrome climaterica è assente. In una società mista come quella statunitense, le donne di etnia afroamericana riferiscono meno sintomi delle donne bianche.
Per la nostra cultura giovanilista ad oltranza, portata a negare l’invecchiamento la perdita della fertilità può rappresentare per alcune donne l’occasione per una crisi di identità. E’ certo che nella nostra cultura ha assunto un significato negativo. » SEGUE 23
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SALUTE
Le ventate di calore sono il principale sintomo del climaterio La menopausa è in realtà parte integrante di un periodo più ampio della vita della donna, che si definisce climaterio, un periodo di transizione tra la fase riproduttiva e quella non più fertile per esaurimento della attività ovarica. Dei sintomi che accompagnano il climaterio alcuni hanno insorgenza precoce se non addirittura immediata, come i sintomi neurovegetativi e psicoemotivi (sudorazioni, vampate di calore, irritabilità, variazioni del tono dell’umore…) e posseggono la caratteristica della reversibilità (anche se variabile da soggetto a soggetto), altri come quelli dismetabolici e distrofici compaiono più o meno tardivamente e vanno incontro ad un progressivo peggioramento nel tempo (osteoporosi, incontinenza urinaria, patologia cardiovascolare…).
»L’età
del passaggio? I 51 anni
L’età media di comparsa della menopausa è intorno ai 51 anni e pare che non si sia modificata nel corso del tempo. Anche nel Medio Evo arrivava ai 50 anni, ma purtroppo solo il 28 per cento delle donne raggiungeva questa età e meno del 5 per cento arrivava ai 75 anni, mentre oggi il 95 per cento delle donne raggiunge l’età della menopausa. La stessa si considera tempestiva se interviene fra i 45 e i 53 anni, prematura se insorge fra i 40 e i 45, precoce se compare prima dei 40 e tardiva se arriva dopo i 54. Alcune variabili si sono dimostrate specifiche per condizionarne l’età di insor24
genza, come per esempio il fumo, la razza, il clima, l’altitudine, il livello socioeconomico. E’ noto infatti che nelle donne fumatrici insorge più precocemente, così come sembra che le grandi altitudini ne accelerino la comparsa, mentre viceversa l’appartenenza alle classi più agiate e l’obesità allungherebbero il periodo riproduttivo. Non ci sarebbe invece correlazione né con il menarca (ovvero la prima mestruazione), né con il numero dei parti e delle gravidanze. Per quanto riguarda infine la familiarità, esisterebbe una correlazione stretta solo in caso di menopausa precoce fra appartenenti allo stesso nucleo familiare.
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Tra i sintomi ad insorgenza precoce, le vampate di calore e le sudorazioni sono le manifestazioni più frequenti; compaiono infatti nel 75-85 per cento delle donne in menopausa fisiologica spontanea; nel 65 per cento dei casi entro il primo anno; nell’80 per cento dei casi persistono per più di un anno; in un quarto delle donne per più di 5 anni e in un 10 per cento delle donne continuano per più di 10 anni. Le “ventate” vengono in genere definite dalle donne come un improvviso senso di calore che dalla metà superiore del tronco si diffonde al collo e al viso, dura dai 3-4 secondi a qualche minuto ed è generalmente, ma non necessariamente, accompagnata da una profusa sudorazione; a questo si associano un aumento della frequenza cardiaca e della temperatura corporea, con un ritorno alla norma dei due parametri nell’arco di circa mezz’ora. Le “ventate” insorgono più di frequente nelle stagioni calde, durante le ore notturne, con un ritmo giornaliero che ha un picco fra le 18 e le 21, e compaiono maggiormente durante periodi di stress psicologico. Non conosciamo bene perché compaiono, ma sono riconducibili alla carenza di estrogeni che caratterizza questo periodo e più precisamente sarebbero l’espressione di una suscettibilità del SNC (sistema nervoso centrale) alla privazione di estrogeni. La loro presenza è stata tra l’altro correlata con un aumentato rischio di osteoporosi, depressione e malattia di Alzheimer.
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Aperto tutte le domeniche ed i festivi dalle 8 alle 12.30 Ansia, insonnia e altri disturbi Fra i disturbi che compaiono precocemente nella fase postmenopausale, oltre alle vampate di calore e alle sudorazioni, si possono manifestare disturbi di tipo psicoaffettivo come ansia, irritabilità, alterazioni del tono dell’umore, fino alla depressione, difficoltà di concentrazione, disturbi della memoria, turbe dell’appetito e insonnia. L’insonnia è riferita dal 40-60 per cento delle donne in postmenopausa ed è una condizione che accompagna periodi non tranquilli della vita, per le donne in questa fascia di età è spesso l’espressione di una sofferenza per eventi concomitanti, per esempio lutti genitoriali, allontanamento dei figli, difficile relazione di coppia. Tra le manifestazioni ad insorgenza un po’ più tardiva rispetto all’età di comparsa della menopausa vanno sicuramente ricordate quelle legate alla atrofia del tratto urogenitale, come vaginiti, cistiti ed uretriti, prurito da atrofia vulvare e vaginale, rapporti sessuali dolorosi ed incontinenza urinaria, così come l’insieme delle manifestazioni legate ad una generale riduzione del collagene, un componente fondamentale del tessuto cutaneo che conferisce elasticità alla cute. Le due più grandi conseguenze a lungo termine della carenza di estrogeni sono poi l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari. L’osteoporosi, la malattia ossea
più comune, colpisce una donna su tre in postmenopausa e la sua prevalenza aumenta in ogni decade a partire dai 60 anni, con una caratteristica tale per cui si parla di “ladra silenziosa”, ad indicare una patologia poco sintomatica. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte per le donne femminile, che con la menopausa perdono quella sorta di “protezione” legata agli estrogeni e diventano vittime di una serie di patologie che per lungo tempo sono state considerate appannaggio del sesso maschile, come infarto miocardico e ictus.
La forza della consapevolezza Alla luce di queste considerazioni è di estrema importanza che la donna sia in grado di affrontare questo periodo della sua vita con serenità e consapevolezza. L’arrivo della menopausa “divide” spesso le donne: alcune non vedono l’ora di liberarsi dalle “odiate” mestruazioni, altre sono preoccupate dei cambiamenti che la fine della fase fertile può comportare. E’ fondamentale allora che la donna si confronti con il proprio medico, che dopo un’attenta valutazione saprà consigliare su quando, come e se iniziare un trattamento specifico per superare questa fase transitoria della sua vita, e soprattutto contrastare le conseguenze più o meno gravi per la sua salute. FINE 25
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ALIMENTAZIONE
Grasso è bello Il tanto bistrattato grasso trova oggi una totale riabilitazione nella dietologia, a patto che….
Dott.
Marco Neri
Dottore in scienze alimentari Dietista e preparatore atletico F.I.F. Federazione Italiana Fitness, con sede in Ravenna. E-mail: fif@fif.it
Va bene, capisco già che qualcuno che mi conosce ironizza su questo titolo pensando che voglio “spezzare” una lancia riguardo alle persone di importante “prestanza” fisica, in realtà il tema dell’articolo riguarda i grassi come alimenti, quelle molecole che fino agli anni ‘90 venivano accusate di qualsivoglia nefandezza salutistica. Poi, con l’avvento di una certa “apertura” dietetica, ci si è accorti che in realtà i grassi sono delle brave persone e che certo, all’interno della loro categoria esistono anche “malvagi” ma in linea di massima risultano molto più importanti i possibili aspetti positivi che non quelli negativi legati al loro uso.
L’OLIO DI PALMA È UN GRASSO SATURO DI ORIGINE VEGETALE
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Volendo conoscere meglio questi dalla accezione certamente negativa dal “amici”, occorre per prima cosa risalire punto di vista nutrizionale. Questo tipo alla loro divisione primaria, quella tra di grassi “manipolati” ha più effetti grassi saturi e insaturi: i primi com- negativi anche rispetto ai tradizionali prendono i grassi animali più alcuni oli grassi animali reperibili in natura (come (come quello di cocco e di palma) men- il burro), infatti oltre all’azione di tre i secondi sono prevalentemente rap- aumentare il colesterolo totale aumenpresentati dagli oli vegetali come quel- tando le LDL, detto anche colesterolo lo di oliva o di semi (girasole, mais, “cattivo”, abbassano quello protettivo “buono” HDL, ma danneggiano anche lino, arachide ecc). Il problema dell’alimentazione moder- le membrane cellulari. A titolo di “ripasna è che troppe volte ci si dimentica di so generale” ricordiamo che il rapleggere, e soprattutto “tradurre”, le porto fra colesterolo totale e HDL scritte riportate sulle etichette. Troppe dovrebbe essere inferiore a 4,5, volte appare infatti la scritta “olio vege- tanto per intenderci, se avete un valore 200 di colesterolo totale e 50 di tale idrogenato”, un termine HDL, il rapporto risulta 4 ed è positiapparentemente innocuo e vo. Tornando ai nostri grassi “trans”, che riporta invece una c'è da dire che purtroppo la dizione importante e riportata in etichetta non è semnegativa lavorapre cristallina e spesso l’idrogezione che ha nizzazione non è dichiarata. Una subito quel tipo azienda può decidere se affermare di grasso. o meno che in quel prodotto esiInfatti, partenstano grassi idrogenati, perchè do da una potrebbe anche limitarsi ad una struttura mono generica indicazione “grassi o polinsatura si è vegetali”. intervenuti con un Fino a qui solo cattive notizie, processo industriale detto “saturazione di L’OLIO DI OLIVA, ESEMPIO ma va da se che per ogni DI GRASSO INSATURO effetto negativo la famiglia idrogeno” o idrogenizzazione, in quanto viene aggiunto idro- dei grassi promuove tantissime altre geno per rendere la molecola più stabi- funzioni positive. Infatti gli oli vegetali le, più semplice da conservare e meno mono e poli insaturi rappresentano un soggetta all’irrancidimento tipicamente vero rinforzo per la salute. Fra questi veloce nei grassi vegetali. Inoltre costa- un acido grasso particolare, denominano meno rispetto ad un tipico grasso to Omega 3 è un prezioso grasso essenanimale come burro o strutto. Con l’i- ziale (quindi non sintetizzabile dal drogenizzazione il grasso cambia la sua nostro organismo) che sta dimostrando struttura che viene denominata “trans”, le sue molteplici funzioni in molte termine senza allusioni sessuali ma situazioni e meccanismi fisiologici.
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La presenza nella dieta di una cospicua dose di grassi mono e polinsaturi, ricca di grassi essenziali, porta una serie di vantaggi che possono essere così sintetizzati:
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Migliorano la resistenza all’insulina con minore probabilità di trasformare in grasso i carboidrati.
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Abbassano l’indice glicemico dei cibi stabilizzando l’insulina e la fame. Apportano vitamine liposolubili (A-D-E-K). Ottimizzano il ricambio della membrana cellulare e della cute. Massimizzano la produzione di eicosanoidi che regolano la produzione ormonale e biologica. Rendono positivo il rapporto fra il colesterolo buono e cattivo. Aiutano il corpo a ridurre la produzione endogena di colesterolo. Stabilizzano la temperatura e la pressione (azione sulle prostaglandine). Contribuiscono alla salute dell’apparato tendineo e nervoso. Migliorano la concentrazione e la resistenza psico-fisica (fosfolipidi celebrali). Alla luce di queste considerazioni è facile capire come la presenza nella dieta quotidiana di almeno 40 gr di oli sia basilare, senza peraltro dimenticare il possibile (e spesso consigliato) utilizzo di semi e frutta secca come mandorle, nocciole, arachidi, noci ecc. ecc., alimenti che possiedono una significativa quantità di grassi essenziali.
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RAVENNA - Via Romea, 121 - Tel. 0544.61068 Ma tutto questo parlare di grassi non può, oltre ad avervi fatto venire fame, anche fatto venire alla memoria i fondamenti legati ai principi della cosiddetta “dieta a zona” dove, per il migliore controllo insulinico e per una produzione ottimale di ormoni come gli eicosanoidi, si consiglia una proporzione calorica fra carboidrati, grassi, proteine pari a 40-30-30; quindi con un buon aumento della quota lipidica (solitamente attestata intorno al 20%). Al di là dell’aspetto quantitativo, Sears (ideatore della “zona”) insiste sulla qualità dei grassi, soprattutto sul rapporto fra Omega 6 (certamente fin troppo facili da reperire nella dieta) ed i preziosi Omega 3.
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Tornando al discorso in cui parlavamo dei “grassi cattivi”, ricordiamoci che se nella alimentazione c’è una ricchezza di grassi saturi e di “trans”, si inibisce pesantemente la possibilità di una efficace azione dei grassi buoni: infatti, in questi casi, un aumento dell’acido arachidonico porta alla creazione di sostanze infiammatorie, creatrici di trombi, pro allergeniche ecc. Al fine di fare un pò di chiarezza, le raccomandazioni sono: Non usate (se non poco) grassi animali. Non usate cibi che contengano grassi “trans” idrogenati. Usate molto olio crudo. Arricchite la vostra dieta con Omega 3, presente anche nel pesce (soprattutto salmone e pesce azzurro) Non abusate nell'utilizzo di carboidrati ad alto indice glicemico e se siete sportivi riservatevi questa possibilità concentrata nel momento post allenamento.
Tale rapporto dovrebbe essere idealmente di 1:1 (mentre sale anche al 15/20:1 in molte diete da fast-food o che includano l'utilizzo di “grassi sbagliati”).
Frazionate molto le assunzioni di cibi durante il giorno e curate che sia presente spesso una quota di “grassi buoni”. FINE
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SOCIETÀ
LA GUIDA
SICURA Una giusta postura della schiena, delle gambe e delle braccia, aumenta la sicurezza in auto. Ecco un piccolo vademecum per migliorare la capacità di controllo della propria vettura. di Tiziano Zaccaria Spesso alla guida si tende ad attenuare l’attenzione ed a fare anche qualche movimento scomposto, ritenendoci molto sicuri della nostra esperienza di guida. Invece, la concentrazione, unita ad una corretta postura, rappresentano il punto di partenza per una guida sicura. La posizione al volante condiziona la sensibilità, la capacità di controllo e di conseguenza la sicurezza del guidatore. Ecco dunque alcuni buoni consigli per trovare una corretta postura.
Le mani sul volante segnano le 9 e 15 Alla guida occorre tenere le spalle appoggiate allo schienale, che va sistemato in una posizione sufficientemente verticale. La schiena deve essere sempre aderente allo schienale, in modo che con le braccia, allungate ma non tese, si possa raggiungere comodamente il volante. Le mani sul volante devono stare nella posizione delle ore 9 e 15, con i due pollici inseriti nelle “razze”, che permettono una presa sicura, necessaria soprattutto durante reazioni d’emergenze, come nella correzione di una sbandata o nell’evitare un ostacolo improvviso. 28
Il poggiatesta, non sottovalutiamolo Componente dedicato alla sicurezza, il poggiatesta andrebbe regolato un po’ meglio di come avviene di solito: se non è posizionato a dovere, non serve a nulla. Non basta che sia genericamente all’altezza della nuca, perché in caso di tamponamento il capo rischia di essere proiettato all’indietro fino a scavalcare il poggiatesta, piegandosi tanto da provocare i cosiddetti “colpi di frusta” o, nelle peggiori delle ipotesi, lesioni alla colonna vertebrale. Per evitare ciò, vanno rispettate due condizioni: il punto più alto del poggiatesta deve trovarsi 2-3 centimetri sopra la sommità del capo; la distanza della nuca dal poggiatesta durante la guida non deve superare i 5-6 centimetri.
POSIZIONE ERRATA
POSIZIONE CORRETTA
La giusta posizione del sedile Per una guida agevole e sicura, occorre poter premere i tre pedali a fondo con facilità, per cui la posizione del sedile va regolata in base alla lunghezza delle proprie gambe. Col piede sinistro premete a fondo la frizione e spostate il sedile fin quando la coscia tocca, ma non preme, il sedile stesso.
Confermate questa posizione col piede destro, premendo l’acceleratore e il freno. Importante: il piede non deve formare con la caviglia un angolo inferiore ai 90°. Per finire regolate, nella posizione a voi più confacente, l’altezza dell’aggancio laterale della cintura di sicurezza, che non deve passare sopra il collo.
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SOCIETÀ
Gli specchietti: usiamoli tutti E’ buona norma regolare al meglio anche gli specchietti retrovisori e utilizzarli tutti e tre. Molti si servono soltanto di quello centrale, tralasciando i laterali, ottenendo un panorama ridotto di quanto accade alle loro spalle. I retrovisori vanno regolati di modo che, per guardarli, non sia necessario allungare il collo o piegare la testa, ma basti girare gli occhi. Per una visione ottimale, è bene che dove finisce il campo visivo di uno specchietto, inizi quello dell’altro. POSIZIONAMENTO ACCURATO
Il seggiolino per i bimbi E’ infine doveroso dedicare la dovuta attenzione alla sicurezza dei bambini in auto, con la giusta installazione del seggiolino. In genere i genitori si preoccupano della sicurezza dei loro bimbi quando si trovano a casa o al parco, mentre a volte si dimenticano della loro incolumità quando salgono in auto, luogo in cui il rischio di infortuni e incidenti è molto elevato. Il posto migliore per trasportare il
seggiolino col proprio bambino è quello posteriore centrale, ma solo nel caso in cui l’auto sia dotata della cintura a tre punti. Diversamente, il punto più sicuro è il sedile posteriore lato marciapiede. Molti genitori preferiscono trasportarlo accanto a sé, sul sedile anteriore, scelta permessa dall’articolo 172 del Codice della Strada, giustificandosi col fatto di volerlo tenere sotto controllo durante il viaggio, magari interagendo con lui per i pochi secondi di un
semaforo rosso. Sicuramente questa soluzione risulta migliore dei contorsionismi alla ricerca del ciuccio o del giocattolino caduto tra i sedili, cui si esibiscono a volte alcuni genitori, però occorre limitare qualsiasi distrazione. E’ comunque obbligatorio sistemare i bambini fino a 13 kg di peso (24 mesi circa) su un seggiolino posto nel senso contrario a quello di marcia, perchè il loro collo è debole e non potrebbe sopportare un urto violento. E’ consigliato metterli nel sedile posteriore, tuttavia è permesso posizionarli anche nel sedile passeggero anteriore, ma non in presenza di airbag. Per i bambini dai tre ai cinque anni è consigliato un “rialzo”: un cuscino piuttosto rigido che permette di legarli con le cinture di sicurezza in dotazione all’auto. Meglio acquistare un seggiolino dotato di schienale e protezioni laterali per la testa. Se lo posizionate davanti, mettete il sedile tutto indietro e lasciate l’airbag attivo. Infine, quando il bambino raggiunge la statura di 1 metro e 50, può utilizzare in autonomia la cintura di sicurezza dell’auto. FINE
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
L’ANIMALE un mediatore per scoprire il bambino Dott.ssa
Chiara Barboni
Medico Veterinario - Ravenna E-mail: sanbartolovet@libero.it
Sono numerosi gli ambiti in cui l’animale d’affezione permette ai bambini di scoprire le proprie potenzialità e capacità; ma l’animale aiuta anche i genitori, gli insegnanti, gli educatori e terapeuti a comprendere meglio certi aspetti dello sviluppo infantile, con le sue difficoltà e le sue possibilità evolutive. L’età gioca un ruolo fondamentale: dai 2 ai 3 anni il bambino privilegia i comportamenti di sfida nei confronti dell’animale (dare colpi, tirare il pelo ecc…); tra i 3 e i 4 anni sviluppa comportamenti affettuosi (carezze, abbracci, coccole …); tra i 4 e i 5 anni si instaurano altri tipi di relazione, le interazioni diventano meglio organizzate e più complesse.
L’animale aiuta il bambino a scoprire le proprie capacità I giochi che si sviluppano con l’animale d’affezione includono intensa atti30
vità fisica; nella maggioranza dei casi l’animale dispone di risorse fisiche sufficienti per partecipare attivamente a questi giochi e non pone limiti. L’animale diventa stimolo di curiosità, divertimento, partecipazione, contatto; è una fonte inesauribile di creatività e fantasia per la mente dei più piccoli. Con un compagno così, il bambino esprime un'ampia possibilità di abilità motorie e sviluppa nel contempo nuove regole di autocontrollo, per esempio nell’evitare ostacoli durante la corsa e nei salti; sollecitato attivamente da questo speciale compagno di giochi egli valuta meglio le sue performance ma anche i suoi limiti (nella velocità di corsa rispetto a quella di un cane, nella capacità di arrampicarsi rispetto a quella di un gatto, ecc…). Affidare la responsabilità di allevare un animale da affezione ad un bambino è inoltre fonte di sentimenti di soddisfazione e valorizzazione con acquisizione di maggior consapevolezza di sé: essere in grado di prendere iniziative, di rispondere ai bisogni di altri esseri viventi, di essere apprezzato per il
suo senso di responsabilità. Questa è un’esperienza che gioca un ruolo molto positivo durante l'infanzia.
L’animale ci aiuta a scoprire capacità Osservando un bambino, le sue preferenze e i suoi modelli di riferimento nel mondo animale, possiamo facilitare la scelta e la pratica di un’attività fisica (ad esempio i levrieri sono modello di velocità, i delfini di agilità in acqua, ecc…). La relazione bambino-animale ha effetti positivi sull’autostima: aiuta gli introversi, poco loquaci e timidi, a scoprire capacità nascoste e nei bambini con disturbi di comportamento induce reazioni insospettate, infatti, in questo caso, diventa un buon mediatore per instaurare un dialogo.
TENERE EFFUSIONI
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
PICCOLE RESPONSABILITÀ
Influisce positivamente sulle relazioni interpersonali, aumentando le occasioni di socializzazione, fornendo un immediato pretesto e un buon argomento di conversazione. Poiché l’animale non giudica e non valuta, la risposta emotiva dei bambini ma anche degli adulti è più libera; esso rappresenta infatti un protettore e un protetto con il quale poter sperimentare il ruolo di educatore, sentendosi amati indipendentemente dalle proprie prestazioni.
Problemi di convivenza: le zoonosi Le zoonosi sono malattie in comune, condivise o trasmesse, tra uomo ed animali. La trasmissione può avvenire per contatto diretto con gli animali stessi, per contatto indiretto con le loro secrezioni o escrezioni o per contatto con veicoli, quali acqua e cibo, contaminati dall’animale. In realtà è improbabile che l’uomo contragga malattie infettive da animali adulti sani, vaccinati, liberi da parassiti e tenuti in casa. In molti casi di zoonosi i pazienti umani vengono colpiti più comunemente rispetto agli animali, questo significa che è più probabile contrarre l’infezione da un essere umano malato o da un ambiente contaminato da animali estranei che dal proprio animale da compagnia.
Larva migrans, malattia trasmessa da alcuni parassiti intestinali del cane e del gatto. I bambini possono infettarsi con l’ingestione delle uova dei parassiti. Leishmaniosi, malattia causata da protozoi del genere leishmania. Il cane, che contrae la patologia tramite la puntura di un flebotomo (un piccolo insetto di 2-3 mm di dimensione) rappresenta il principale serbatoio del parassita. Leptospirosi, patologia che si contrae attraverso il contatto di ferite con urine o acque contaminate da urine di ratti o cani infetti. Il cane si contagia mediante l’ingestione di acque e/o di alimenti contaminati da urine di ratti e cani infetti. Tuttavia l’incidenza della leptospirosi canina si è ridotta di molto grazie all’utilizzo routinario della vaccinazione. Toxoplasmosi, causata da un parassita del gatto e non esiste trasmissione dal cane all’uomo. Sebbene non sia un problema sanitario grave per la maggior parte degli individui, può essere un problema serio per le persone immunocompromesse e per le donne in gravidanza che non possiedono già anticorpi. Un feto può contrarre la toxoplasmosi tramite la placenta di una madre infettatasi attraverso un incauto utilizzo della lettiera del gatto oppure attraverso cibo infetto.
Può essere contratta mediante l’ingestione di oocisti eliminate con le feci di gatti malati ma più frequentemente per l’ingestione di carne cruda o poco cotta o verdura non ben lavata. Giardiasi, patologia gastrointestinale causata dall’ingestione di acqua o cibo contaminato da feci di animali infetti. Micosi cutanea o tigna, trasmissibile per contatto diretto dagli animali all’uomo e viceversa. Il gatto può essere anche un portatore latente Rogna, malattia della pelle che si manifesta con papule pruriginose; il
contagio avviene mediante contatto diretto con l’animale malato. Malattia da graffio di gatto la Bartonellosi è la più comune zoonosi trasmissibile attraverso morsi o graffi di gatto. Rabbia, una malattia infettiva virale acuta che colpisce il sistema nervoso, di solito a decorso fatale. Colpisce i mammiferi a sangue caldo, selvatici e domestici, uomo compreso e viene trasmessa attraverso la saliva di un animale infetto. Dopo molti anni è ricomparsa nel nord-est del nostro paese. La vaccinazione antirabbica è il metodo più efficace per proteggere i nostri amici a quattro zampe.
Alcuni consigli per aiutare la vostra famiglia nella cura dei propri animali da compagnia Indossare i guanti durante la regolare pulizia delle lettiere o l’allontanamento delle deiezioni, mantenere la zona vitale del proprio animale domestico pulita e non permettere il suo accesso ai box di sabbia dove giocano i bambini. Effettuare sul proprio animale periodici trattamenti contro pulci e zecche e repellenti per i flebotomi, regolari controlli delle feci per la ricerca dei parassiti intestinali, sverminazioni e le vaccinazioni raccomandate. Tenere il proprio animale al guinzaglio durante le passeggiate, lontano da animali non vaccinati o selvatici. E per finire, castrare o sterilizzare il vostro animale può ridurre le probabilità di contatto con altri animali che possono essere infetti. Conclusioni: il possesso di un animale da compagnia assicura benefici psicologici e fisiologici importanti non solo per il bambino, ma per tutta la famiglia. I legami e le relazioni che si creano possono essere intensi; il senso di protezione, il piacere, la felicità e la maggior autostima che essi regalano a noi e ai nostri bambini sono i motivi per cui separarsi dal proprio amico a quattro zampe per un remoto rischio zoonosico non può essere accettabile. FINE 31
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I NOSTRI COLLABORATORI Dott. Andrea Baldassarri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott.ssa Chiara Barboni Medico Veterinario - Ravenna
Marco Mastropasqua Responsabile tecnico attività acquatiche Cosmoss Fitness Club Faenza E-mail: info@cosmosclub.it Claudia Serena Monghini Educatore cinofilo, Ravenna
E-mail: sanbartolovet@libero.it Flaminia Buttazzi Istruttrice Cosmos Fitness Club Faenza Titolare brevetti FIF e FBI per insegnare pilates E-mail: info@cosmosclub.it Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott.ssa Cinzia Cesari Psicologa e psicoterapeuta Maria Cecilia Hospital Cotignola
E-mail: c.serenamonghini@gmail.com Dott. Marco Neri Dottore in scienze alimentari Dietista e preparatore atletico F.I.F. Federazione Italiana Fitness - E-mail: fif@fif.it Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione E-mail: barbara.pallareti@gmail.com Dott.ssa Anna Pasi Specialista in ginecologia e ostetricia
TÈìì5Michele Ciani - Osteopata - Fisioterapista Dottore in psicologia presso la clinica Domus Nova di Ravenna e il poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com - www.micheleciani.com Dott. Stefano Costa Eco Istituto Ecologia Scienza e società Via Castellani, 7 - Faenza E-mail: costaest@hotmail.com Dott. Lauro Di Meo Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center E-mail: laurodimeo@libero.it Dott. Edmondo Errani Medico sociale del C.A. Pallacanestro Faenza Terapia antalgica - Studio professionale, via Laghi, 69 - Faenza - Tel. 0546.25010 Dott. Antonio Iammarino Specialista in oculistica E-mail: aiammarino@gmail.com Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvm-vmc.it
E-mail: a.pasi1961@libero.it Dott. Fausto Pasqualini Galliani Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it Dott. Roberto Salgemini Medico-Chirurgo convenzionato SSN. E-mail: robertosalgemini@alice.it Dott. Maurizio Santarini Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it Dott.ssa Laura Venturelli Coordinatrice attività didattiche Scuola Secondaria 1° grado Liceo Scienze Umane e Liceo Linguistico Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza Dott. Giuseppe Visani Direttore Ematologia e Centro Trapianti Ospedale di Pesaro E-mail: pesarohematology@yahoo.it Dott. Mario Vitale Responsabile Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvm-vmc.it
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