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RAVENNA
MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 5 - MAGGIO 2014
PAGINA 16 - IL PERSONAGGIO
PASQUALE
CAGNANI L’ORTICOLTURA
ALLUNGA LA VITA INOLTRE ·TRAPIANTO DI CUORE
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Nr. 5 - MAGGIO 2014 - www.salute10piu.it
SALUTE
2 LA CAMOMILLA - Rimedio naturale polivalente Dott.ssa Maria Nives Visani
TECNOLOGIA
4 GOOGLE GLASS - Gli occhiali dal futuro in medicina di Tiziano Zaccaria
CARDIOLOGIA
8 TRAPIANTO DI CUORE Dott. Flaviano Jacopi
GENITORIALITÀ
12 LA FECONDAZIONE ETEROLOGA Dott. Andrea Maccolini
IL PERSONAGGIO
16 L’ORTO DI PASQUALE di Tiziano Zaccaria
ANZIANI
18 OSTEOPOROSI - Meglio la prevenzione Dott. Giorgio Maria Cicognani
SESSO
22 AVANAFIL, LA PILLOLA “VELOCE” di Fabio Lironzi
GENETICA
24 IL PRIMO CROMOSOMA ARTIFICIALE NEUROBIOLOGIA
26 LA CORSA RINGIOVANISCE e favorisce la produzione Dott. Stefano Farioli-Vecchioli
di nuove cellule staminali nel nostro cervello.
I NOSTRI AMICI ANIMALI
29 COS’È LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE Max Vismara SALUTE 10+ - Anno 4 - N. 5.2014 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al) - www.tipograficaderthona.it
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BENESSERE
LA CAMOMILLA Oltre ad essere un rimedio a blanda azione sedativa, è utile anche in caso di problematiche digestive, per uso cutaneo e come antinfiammatorio.
Dott.ssa
Maria Nives Visani
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
La camomilla è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae, il cui nome scientifico è Matricaria chamomilla. Questa specie è originaria dell’intera Europa e della porzione di Asia dal clima temperato, ma con il passare del tempo si è acclimatata con successo anche in altre aree del mondo. La pianta di camomilla cresce abbondantemente fino a quote di 800 metri sul livello del mare su diversi tipi di suolo, perciò la sua diffusione avviene con facilità e la si può spesso rinvenire ai margini dei campi coltivati, lungo le strade e nelle aree lasciate al pascolo.
Caratteristiche della pianta La camomilla impiegata nell’ambito erboristico e fitoterapico è una specie erbacea che raggiunge un’altezza di 60 centimetri (fino a quasi un metro per le varietà coltivate), caratterizzata da uno stelo eretto e dall’apparenza liscia. I fiori presentano petali bianchi disposti a raggiera intorno ad una parte centrale di colore giallo intenso, dalla forma a bottone; il loro profumo è gradevole e caratteristico. Proprio i fiori vengono utilizzati a scopi medicinali ed in genere vengono raccolti quando, sugli steli, hanno perso i petali ma non sono ancora completamente disseccati. 2
I capolini vengono fatti essiccare all’aria aperta in luoghi ombreggiati, e possono essere conservati a lungo al riparo da umidità, luce e fonti di calore. Con la camomilla essiccata si ottengono principalmente infusi, ma i fiori possono anche essere impiegati per la preparazione di collutori per risciacqui, impacchi, soluzioni per nebulizzazioni, colliri, pomate ed unguenti.
Utilizzi medicinali e terapeutici I principi attivi caratteristici della camomilla sono rappresentati principalmente da oli essenziali, flavonoidi, tannini, lattoni e cumarine. L’utilizzo per il quale la camomilla è maggiormente nota è quello sedativo, nonché come coadiuvante per migliorare il sonno. Questa pianta è altresì conosciuta per i suoi effetti blandamente lassativi e per le sue proprietà battericide; è inoltre un acaricida piut-
tosto efficace nei confronti di alcune specie. La camomilla presenta una BUONA AZIONE ANTINFIAMMATORIA, sia ad uso interno che locale; perciò viene impiegata come… …CALMANTE E CURATIVO NEI CONFRONTI DI DOLORI ALLA SCIATICA, TORCICOLLO, REUMATISMI, LOMBALGIE, DOLORI ARTICOLARI E MUSCOLARI… di varia natura. Può essere utile, inoltre, per il trattamento di infiammazioni localizzate in diverse aree del corpo (cavo orale, epidermide, gola) e per alleviare il dolore, il gonfiore ed il prurito associati ad ustioni, scottature solari e punture di insetto. La camomilla viene comunemente impiegata per il trattamento di problemi a carico dell’apparato digerente (sindrome dell’intestino irritabile, insufficienza digestiva, coliche, pesantezza e bruciori di stomaco), a livello del quale svolge un’azione digestiva e spasmolitica, riducendo nei soggetti nervosi i crampi intestinali.
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BENESSERE È inoltre utile per eliminare i gas intestinali prodotti in eccesso, contribuendo quindi al rilassamento della tensione e del gonfiore addominali. Impiegata anche in età pediatrica come rimedio per problemi di dentizione, otiti e coliche del neonato, la camomilla risulta essere infine efficace in caso di mucositi, ovvero infiammazioni a carico delle membrane mucose del tratto digestivo, che spesso si presentano a livello del cavo orale. La camomilla può essere utilizzata con tranquillità anche in bambini in età pediatrica e durante la gravidanza e l’allattamento.
Utilizzo in cosmetica Nell’ambito della cosmetica la camolilla viene impiegata, sotto forma di infuso, come applicazione sui capelli al fine di schiarirli e donare loro una tinta tendente al biondo. Un tempo veniva utilizzata come materia prima per la produzione di coloranti naturali, di tonalità gialla, per tessuti. Nel campo delle produzioni agrarie viene talvolta denominata “la pianta dottore”, perché si ritiene possa migliorare la crescita di altre piante, soprattutto quelle contenenti grandi quantità di oli essenziali come basilico, menta piperita, salvia, origano e rosmarino.
È SUGGERITO L’ACQUISTO DI FIORI ESSICCATI SFUSI
Come preparare la bevanda Per preparare una bevanda a base di camomilla che mantenga inalterate le sue proprietà benefiche è sufficiente osservare pochi, semplici accorgimenti. Innanzitutto, nonostante in commercio esistano prodotti in bustine di qualità, in genere è meglio acquistare la camomilla presso erboristerie specializzate, sotto forma di fiori essiccati sfusi.
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ERBORISTERIA - COSMESI - OGGETTISTICA
Per ciascuna persona in genere sono sufficienti due cucchiaini di fiori di camomilla, che devono essere lasciati in infusione in acqua bollente per almeno dieci minuti. Durante l’infusione è necessario porre un coperchio sopra il contenitore, affinchè gli oli essenziali liberati dalle alte temperature non evaporino via. Trascorso questo periodo, mescolate bene e pressate i fiori rimasti sul fondo del contenitore, permettendo così alle sostanze attive di essere liberate completamente nel liquido; dopodiché procedete alla filtrazione con un colino. La camomilla così preparata può essere bevuta tale quale, oppure addizionata di zucchero, malto, succo di limone o miele, a seconda delle preferenze personali. PRECAUZIONI D’USO ED EFFETTI COLLATERALI La pianta è generalmente ben tollerata dall’organismo alle dosi consigliate. Solo in rari casi sono state segnalate reazioni allergiche, dermatiti da contatto, sedazione o sonnolenza eccessiva, nausea e vomito, ma solo in soggetti geneticamente predisposti ed in concomitanza con assunzioni di quantità eccessive di questa pianta officinale.
FINE
Le piante, la fitoterapia, la medicina alternativa, sono le nostre passioni… Le Radici della nostra migliore tradizione. Nasce così, con questi obiettivi, la nostra attività che offre un’ampia varietà di prodotti, dalla cosmesi all’erboristeria. Dopo anni di esperienza, abbiamo mirato alle crescenti necessità di un servizio su misura ad-hoc per la singola persona. Entrare in erboristeria può anche significare ricercare un rimedio, e quindi poter ricevere un consiglio, un suggerimento, da personale specializzato. Noi di “Le Radici” abbiamo scelto di porre la nostra esperienza a disposizione di chi volesse passare a trovarci, prevedendo una consulenza privata gratuita nei seguenti orari pomeridiani: il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle 15.30 alle 19.30. In un’area dedicata, all’interno del nostro negozio, il cliente può esporci la propria richiesta liberamente, con tutta calma: saremo lieti di ascoltare. Il personale della nostra erboristeria ha una visione completa di tutti i prodotti disponibili e può offrire una risposta efficace. Sono molto richiesti, per esempio, i rimedi omeopatici contro ansia, stress, paure, etc., mali comuni del vivere moderno. Passa a trovarci per un consulto personalizzato… e gratuito.
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TECNOLOGIA
GLASS
Gli occhiali intelligenti arrivano nella sale operatorie italiane. Questo strumento permetterà ai chirurghi di visualizzare sulla lente i dati clinici del paziente durante l’operazione, per prendere decisioni tempestive. di Tiziano Zaccaria I Google Glass arrivano nelle sale operatorie italiane. A sperimentarli per la prima volta sarà l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, che li ha testati come strumento di formazione durante un corso di Emodinamica e Cardiologia interventista. I super occhiali sono stati presentati il 16 aprile scorso, alla presenza di Rokivo e Vidiemme, le due aziende tecnologiche che per prime hanno portato nel nostro Paese i prototipi Google Glass ed investito in progetti innovativi.
Gli sviluppi futuri ci permetteranno di visualizzare sulla lente molte informazioni utili, come i parametri vitali del pazienti».
Cosa cambierà nella pratica clinica In situazioni di emergenza, o in caso di applicazione di procedure complesse, i Google Glass potranno essere utilizzati
Ci occupiamo di allevamento suino, dal 2000 abbiamo intrapreso un percorso di diversificazione della nostra produzione, proponendoci anche come Fattoria Didattica, inserita nel circuito della provincia di Ravenna.
Nel 2008, con la creazione di un laboratorio e del relativo punto vendita diretta delle nostre carni, abbiamo ridotto il numero di animali presenti in stalla, prediligendo per loro una alimentazione costituita da cereali e farine locali. Così facendo possiamo garantire la genuinità della carne che vendiamo e "...quel gusto di una volta..." ormai svanito dai nostri palati.
Vedere per imparare «Avere il punto di vista del medico impegnato in un intervento chirurgico, soffermarsi sui movimenti delle sue mani ed osservare ciò che gli sta intorno in sala, ha un’importante finalità didattica e formativa – ha spiegato la dottoressa Patrizia Presbitero, responsabile di Emodinamica e Cardiologia Interventistica di Humanitas – Si ha infatti un’idea chiara di come un operatore esperto si muove durante un intervento. I Google Glass sono uno strumento agile da indossare e non disturbano il campo visivo, perché lo schermo è laterale. 4
per assistere i professionisti. Gli anestesisti, ad esempio, potrebbero beneficiare del loro utilizzo durante un intervento rianimatorio per visionare in tempo reale i parametri vitali (battito cardiaco, pressione, etc.) del paziente e consultare, attraverso comandi vocali, la cartella di anamnesi, il risultato degli esami o altri dati. «Durante l’intervento, il chirurgo si troverà facilitato nella
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consultazione delle informazioni relative al paziente grazie ai dati proiettati sulle lenti dei Glass», ha aggiunto il dottor Michele Lagioia, Direttore Sanitario di Presidio di Humanitas.
L’utilizzo in ambito ospedaliero «Per la loro natura, i Google Glass si prestano per un utilizzo “a mani libere”, non ingombrante e rapidamente attivabile ove necessario – ha concluso Giulio Caperdoni, di Vidiemme Consulting - Lo strumento risponde a comandi vocali o impartiti tramite un semplice gesto sul touchpad della stanghetta destra, per la consultazione di dati e informazioni. Le informazioni fruibili con immediatezza permettono al chirurgo di prendere decisioni più tempestive e la modalità di interrogazione vocale evita di contaminare la scena operatoria».
COSA SONO E COME FUNZIONANO I GOOGLE GLASS Dopo tante attese, negli Usa è uscita una prima versione per tutti dei Google Glass, disponibile dal 15 aprile scorso. Per lo sviluppo e la produzione di questo innovativo dispositivo, il colosso delle ricerche online è stato affiancato da Luxottica, azienda italiana leader nella produzione di occhiali.
Per ora i Google Glass sono venduti a 1.500 dollari e permettono per la prima volta al pubblico di poter sperimentare questa nuova tecnologia. Varie le colorazioni disponibili: nero, bianco, arancio, grigio e celeste.
Ma a cosa servono? Il loro utilizzo permette di tenersi a contatto con internet, leggere e scrivere email, aggiornare il proprio social network grazie alla connessione wi-fi integrata; si possono poi scattare foto e video di alta qualità, così come rimanere aggiornati sulla propria posizione e sulle condizioni meteo. Il dispositivo permette inoltre di mostrare in diretta ai propri amici ciò che si sta guardando.
Caratteristiche tecniche I Google Glass hanno un telaio resistente e naselli regolabili, così da poter essere meglio adattati a ogni viso. AUDIO CON TRASDUTTORE A CONDUZIONE OSSEA, UDIBILE SOLO A CHI INDOSSA GLI OCCHIALI.
BATTERIA
Il display è montato su una lente ad alta definizione, che proietta le immagini direttamente sull’occhio destro dell’utente, dove i contenuti vengono visualizzati come se ci si trovasse di fronte a uno schermo da 25 pollici, visto da una distanza di due metri. Lo schermo creato è un rettangolo di 640x360 pixel, flottante e semitrasparente, posizionato in alto a destra del campo visivo. Basati sul sistema operativo Android, i Google Glass sono compatibili con ogni smartphone dotato della tecnologia Bluetooth. Sul lato destro della montatura un touchpad è utile a scorrere tra i menu ed i contenuti; la dotazione comprende poi una fotocamera con sensore da 5 megapixel in grado di garantire una buona qualità delle foto e di catturare video a 720p, connettività Wi-Fi e Bluetooth. Una batteria assicura un’autonomia di circa un »SEGUE giorno di normale utilizzo.
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Inoltre, sempre disponibile il Baby-Parking per bimbi di tutte le età (anche 0-3 anni). Rischi per la salute? Ma come per tutte le novità tecnologiche, anche questa suscita qualche inquietudine. Il Codacons – la principale associazione italiana dei consumatori - ha addirittura richiesto il blocco commerciale italiano dei Google Glass. Alla base di questa richiesta vi sono le lamentele riguardo la sicurezza degli stessi occhiali, che potrebbero causare emicranie ed altri stati negativi legati
alla salute. A tal proposito il dottor Ugo Cimberle, stimato oculista e collaboratore di “Salute 10+”, ci spiega: «In effetti, restare per un lungo periodo con l’occhio destro puntato contro un microschermo a due centimetri di distanza, mentre quello sinistro continua a guardare in lontananza, può causare mal di testa. Ma niente di più. Sarà sufficiente utilizzarli con moderazione».
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E la privacy personale? Sciolti i dubbi legati alla salute, permangono quelli legati alla privacy. Questa importante questione ha sollevato serie apprensioni anche tra i membri del Congresso Usa, che hanno chiesto a Google delucidazioni in merito. A preoccupare in particolar modo è un’applicazione che permetterebbe di identificare un amico nella folla, sfruttando il riconoscimento facciale. Google ha già fatto sapere che non permetterà l'inserimento di questa “app” nel suo play store, ma ciò non toglie che in futuro dal web si potranno scaricare delle applicazioni non ufficiali. Insomma, i Google Glass sembrano destinati a portarsi dietro problemi legati alla privacy, ma potrebbero esserci anche dei risvolti favorevoli. Ad esempio, gli occhiali potrebbero essere determinanti per individuare un criminale. Immaginate se coi Google Glass una persona registrasse casualmente la fuga di un assassino, che gli passa di fianco. Non sarebbe più necessaria la ricostruzione sommaria e spesso poco precisa di un identikit: ci sarebbe la prova inconfutabile di un video!
Vietarli alla guida? ALTRA PREOCCUPAZIONE I Google Glass mostreranno in maniera innovativa le indicazioni stradali chieste da chi li indossa, mediante Google Maps, direttamente sull’occhio dell’utente. Ma visualizzare le mappe mentre si è al volante potrebbe essere rischioso e causare incidenti stradali, tanto che il Ministero dei Trasporti britannico ha già vietato l’uso del “device” (dispositivo, apparecchio) alla guida, ancor prima del suo debutto sul mercato.
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TECNOLOGIA Non è ancora noto se pure in Italia verrà adottata dal Governo una misura del genere.
La netiquette di Google Per ovviare a tutte queste problematiche, Google ha già definito una netiquette per gli utilizzatori di Glass. L’obiettivo è di evitare che gli occhiali finiscano nelle mani dei “Glasshole” (un neologismo nato ancor prima del fenomeno…), ovvero utenti che utilizzano lo strumento senza la necessaria consapevolezza e sensibilità verso il prossimo. Le principali regole: spegnerli quando inopportuno, chiedere prima di fotografare e agire sempre con discrezione.
Scenari futuri Ad ogni modo, senza dubbio nei prossimi anni questo strumento si farà strada, soprattutto se verrà venduto al pubblico ad un costo più accessibile rispetto ai 1500 dollari attuali. Sembra che in pochissimi anni si possa arrivare a circa 500 dollari, meno di 400 euro. Chi porta già gli occhiali da vista non dovrà preoccuparsi: Google è al lavoro su versioni alternative dei Glass che comprenderanno anche lenti graduate.
E la concorrenza? Il progetto di Google sta riscuotendo un così alto interesse tra i consumatori, che varie aziende stanno valutando la costruzione di dispositivi concorrenti. Apple e Microsoft, le principali rivali, starebbero già sviluppando un device proprietario. Presto si dovrebbe assistere all’annuncio di numerosi progetti del genere: si prevede infatti che il mercato degli indossabili sarà uno dei segmenti maggiormente redditizi nei FINE prossimi anni.
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CARDIOLOGIA
TRAPIANTO
DI CUORE Da quando Christian Barnard in Sud Africa nel 1967 effettuò la prima operazione, le tecniche chirurgiche si sono perfezionate, sono stati introdotti migliori farmaci anti-rigetto e affinati i criteri di selezione di pazienti e donatori. Oggi è una prassi consolidata nel mondo.
Dott.
Flaviano Jacopi
Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore Sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
Il trapianto cardiaco, tra quelli che da tempo vengono praticati, è quello che suscita i sentimenti più contrastanti, i dubbi e le angosce maggiori nella popolazione. Questo, sia per l’atavico valore simbolico che il sentire comune dà al cuore inteso impropriamente come sede dell’anima e dei sentimenti, sia soprattutto per le problematiche di ordine morale che sono connesse a questa pratica. La problematica angosciante è che se un cuore viene trapiantato, questo apparteneva ad una persona sana e quasi sempre molto giovane, andata incontro a qualche drammatico avvenimento, in genere traumatico, che l’ha ridotta ad una vita puramente vegetativa. In questa situazione, due persone, un medico e un parente stretto, devono decidere di troncare definitivamente questa vita per asportare il cuore e donarlo a chi ne ha assoluta necessità. Un’altra componente del dramma è la rapidità con cui queste decisioni devono essere prese. Al contrario, un rene o un lobo di fegato possono essere espiantati anche ad un vivente che volontariamente li dona ed i termini temporali sono comunque meno incalzanti. Veniamo a parlare in modo succinto del trapianto di cuore. 8
Introduzione Il primo trapianto cardiaco fu effettuato in Sud Africa da Christian Barnard nel dicembre 1967. Questo primo paziente sopravvisse 18 giorni. Il secondo operato, un mese dopo, visse per 18 mesi. Da allora le tecniche chirurgiche si sono perfezionate, sono stati introdotti migliori farmaci anti-rigetto, sono stati affinati i criteri di selezione dei pazienti e dei donatori, i controlli del follow up sono divenuti più precisi, per cui il trapianto cardiaco è divenuto una prassi ben consolidata in tutto il mondo, con ottimi risultati per quanto riguarda durata e qualità di vita dei trapiantati. OGGI PIÙ DEL 60% DEI TRAPIANTATI SOPRAVVIVE OLTRE 10 ANNI DOPO L’INTERVENTO. Anche in Italia, dove il primo intervento fu effettuato a Padova nel 1985 dal prof. Vincenzo Gallucci la pratica dei trapianti è ben diffusa su tutto il
territorio nazionale, che è suddiviso in centri interregionali di riferimento cui fanno capo da un lato le cardiologie del territorio e dall’altro le cardiochirurgie in grado di eseguire l’intervento. Agli stessi centri fanno capo gli ospedali regionali, in grado di fornire organi da trapiantare.
Indicazioni Il trapianto cardiaco è indicato IN QUALSIASI TIPO DI CARDIOPATIA COSÌ GRAVE ED IN STADIO COSÌ AVANZATO CHE, pur essendo praticati tutti i trattamenti terapeutici, LA PREVISIONE DI SOPRAVVIVENZA DEL PAZIENTE È INFERIORE A 6-12 MESI. In pratica, le più comuni cardiopatie che possono portare al trapianto sono le forme estreme di miocardiopatia primitiva o secondaria, le valvulopatie con disfunzione irreversibile della funzione ventricolare, alcune forme di cardiopatia congenita.
Caratteristiche del ricevente Il paziente da trapiantare deve essere preventivamente valutato con una serie di indagini emodinamiche cruente (sanguinose) che servono ad avvalorare la situazione di compenso e lo stato di compromissione del circolo polmonare.
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In ogni caso, l’età anagrafica o fisiologica del paziente non deve superare i 65 anni e non devono essere in atto gravi malattie sistemiche. IL LIMITE DI ETÀ… Ogni anno i trapianti dovrebbero essere circa 800, ma mediamente non se ne praticano più di 300 per la carenza di cuori disponibili. La presenza di malattie sistemiche gravi in atto ridurrebbe la capacità di sopravvivenza. Le malattie che escludono il trapianto SCOMPENSATO sono il DIABETE COMPLICATO DA RETINOPATIA, NEUROPATIA, NEFROPATIA O MICROANGIOPATIA PERIFERICA; VASCULOPATIE CEREBRALI E SISTEMICHE GRAVI, NEOPLASIE MALIGNE SE NON DICHIARATE GUARITE, HIV, COLLAGENOPATIE GRAVI, GRAVI INFEZIONI SISTEMICHE, almeno fino a che non siano stati attuati adeguati trattamenti antibiotici. Analogamente alcune malattie come rettocolite ulcerosa, ulcera gastrica, epatiti etc., fanno rinviare l’intervento fino a guarigione avvenuta. A volte, in caso di gravi insufficienze renali o epatiche croniche concomitanti, si può prevedere un duplice trapianto; la presenza di analoghe severe disfunzioni dovute allo scompenso cardiaco e non a malattie primitive rendono problematica l’opzione di trapiantare un cuore. …è legato alla scarsissima disponibilità di cuori trapiantabili.
Infine, fondamentale è l’atteggiamento psicologico del paziente nei confronti del trapianto cardiaco che deve essere ben accettato, con piena conoscenza della sua natura. Inoltre il paziente deve sapere che, anche dopo il trattamento, dovrà praticare costantemente delle terapie ed effettuare rigorosi controlli.
Caratteristiche del donatore Per quanto riguarda il paziente donatore, DEVE ESSERE DICHIARATA UNA MORTE CEREBRALE avvalorata da una serie di test ed indagini cerebrali (EEG piatto per 6 ore, assenza di riflessi truncali ecc.). L’EVENTUALE ARRESTO CARDIACO NON DEVE AVER SUPERATO I 15 MINUTI, il cuore deve rispondere alle varie stimolazioni, non
devono essere in atto fenomeni tossici o infettivi, ma soprattutto il cuore da trapiantare deve essere sano e con buona funzionalità. Preventivamente, vanno effettuate indagini laboratoristiche e strumentali (Ecocardiogramma, coronarografia per età superiore ai 50 anni), che garantiscano il più possibile la buona riuscita del trapianto e la durata del risultato. Comunque, importante è l’ispezione diretta del cuore da parte del chirurgo che pratica l’espianto. »SEGUE
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CARDIOLOGIA
Al fine di evitare il rischio di rigetto, tra ricevente e donatore devono esservi affinità immunologiche, a partire dal sistema A-B-Zero, fino a più complesse compatibilità linfocitarie. Inoltre deve esserci una compatibilità tra le dimensioni somatiche dei due che non deve superare il 20-30%.
La lista d’attesa Una volta che per un paziente viene data indicazione per il trapianto, è collocato in una lista d’attesa in cui i vari aspiranti sono suddivisi per gravità clinica, tipizzazione immunologia, taglia somatica, fascia d’età nell’ambito dell’area geografica di appartenenza, secondo criteri rigidamente stabiliti dai protocolli internazionali. Il curante deve sempre essere aggiornato della situazione clinica del suo paziente, in particolare se compaiono malattie che possano impedire anche solo temporaneamente il trapianto. Il paziente e la struttura che l’assiste devono essere in grado di rispondere immediatamente alla chiamata, che ovviamente può arrivare in ogni momento, e non bisogna perdere tempo, perchè tra espianto e trapianto non dovrebbero passare più di 8 ore.
A tal proposito ogni mezzo di trasporto deve essere disponibile ed il paziente ha la priorità assoluta. E’ evidente che analoga priorità e urgenza viene riservata al trasporto del cuore espiantato.
L’intervento Al suo arrivo in reparto di cardiochirurgia, il paziente viene preparato e una volta stabilita l’idoneità del cuore, viene immediatamente portato in sala operatoria. L’intervento si svolge in extracorporea e ha una durata complessiva di 5 ore. Dopo un soggiorno in terapia intensiva post trapianti, il paziente viene dimesso dal reparto cardiochirurgico nel giro di 15-30 giorni.
Le complicanze acute e croniche IL RIGETTO È LA PRINCIPALE COMPLICANZA DEL TRAPIANTO. Può essere iperacuto (nelle primissime ore), acuto o cronico a seconda che si manifesti nei primi giorni o dopo sei mesi.
I sintomi sono una progressiva e sempre più grave disfunzione dell’organo trapiantato, non di rado lesioni coronariche. Tali complicanze, ora sempre più rare, sono prevenute con una accurata selezione dei donatori e combattute con una ricca serie di farmaci antirigetto, di cui i principali sono il cortisone ad alte dosi e la ciclosporina. Il MONITORAGGIO STRUMENTALE (elettrocardiografico, ecocardiografico, radiologico), le biopsie endomiocardiche e i controlli laboratoristici consentono di individuare in anticipo il manifestarsi di tali complicanze e di prevenirle o ridurne le conseguenze. SOLO IL RIGETTO IPERACUTO, che dipende da una pre-immunizzazione nei confronti dell’organo trapiantato richiede un retrapianto sempre; i rigetti subacuto e cronico sono meglio controllabili con le terapie, anche se sono responsabili del 60% dei retrapianti, o in certi casi richiedono interventi sulle coronarie.
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Direttore Sanitario Dr. Pier Luigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Autorizzazione sanitaria n. PG6592 del 01/03/04
PROGETTI SALUTE 2014 - (FINO AL 31.12.2014)
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PROGETTI SALUTE 2014 - (FINO AL 31.12.2014)
Compatibilità tra ricevente e donatore
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Le terapie antirigetto, come noto, riducono le difese dell’organismo, per cui il rischio di contrarre infezioni con facilità maggiore è il principale pericolo che i pazienti trapiantati corrono soprattutto nei primi mesi.
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Per tale motivo, va prestata la massima attenzione alla prevenzione, evitando situazioni di contagio. Si è notato un incremento del rischio neoplastico nei trapiantati, forse in conseguenza delle terapie immunosoppressive. Il largo uso di cortisonici, facilita la comparsa o l’aggravamento del diabete, soprattutto nei predisposti. Frequentemente si ha rialzo dei valori pressori.
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Come detto, il trapiantato soprattutto nel primo anno, deve effettuare numerosi e approfonditi controlli nei centri specialistici di riferimento. Tali controlli poi si diradano, ma vanno sempre eseguiti da cardiologi esperti del settore, per quanto sempre in collegamento coi curanti del paziente che, non di rado, saranno i primi a vederlo in caso di problemi acuti.
La vita del trapiantato Il trapianto viene effettuato per consentire al paziente una vita il più possibile normale. Questa è la finalità che ogni cardiologo vuole perseguire e quasi sempre si avvera. Dopo i primi mesi in cui, come detto, i controlli sono assai fre-
Fax 0544.502495 - E-mail: multiredazione@linknet.it quenti ed il rischio di contrarre infezioni è più elevato, il paziente pian piano comincia ad avere una vita sempre più normale, compresa una regolare attività sessuale. Generalmente dopo 12 mesi, si può riprendere il lavoro; l’attività fisica va incrementata e, per chi lo desidera,non di rado, è consentita, nei limiti di una adeguata e progressiva preparazione, anche una attività sportiva. E’ evidente che il trapiantato deve attuare le pratiche igieniche che ognuno di noi dovrebbe seguire, con particolare attenzione al controllo di quei fattori di rischio su cui Info:
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in passato ci siamo dilungati. Come visto, i pazienti che avrebbero bisogno di trapianto sono moltissimi, ma spesso il trapianto non si può eseguire per la mancanza di cuori adatti disponibili. Fin dagli inizi si è posto il problema della disponibilità di “cuori artificiali” che consentano di avere sempre pronto un supporto per il paziente bisognoso senza necessariamente dover aspettare la morte di un uomo giovane e sano. Il problema è molto complesso ed in questa occasione non se ne può parlare. Mi riprometto di tornare sull’argomento al più presto in un prossimo incontro. FINE
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GENITORIALITÀ
FECONDAZIONE
ETEROLOGA ORA È POSSIBILE
Dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale, cade il divieto.
Dott.
Andrea Maccolini
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia Email: amaccolini@alice.it
Il 9 aprile scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di accesso alla fecondazione eterologa per le coppie in cui sia stata diagnosticata un’infertilità assoluta. Prima di questa sentenza, secondo la Legge 40 approvata dal Parlamento nel 2004, queste coppie erano costrette a recarsi all’estero per effettuare trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita eterologa, essendo sostanzialmente considerate “fuorilegge” in Italia. Ora, non appena la sentenza verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, sarà possibile sottoporsi a fecondazione eterologa anche nei Centri italiani e ciò limiterà il cosiddetto “turismo procreativo” verso Centri esteri. Analizziamo dettagliatamente le tecniche alle quali le coppie potranno nuovamente accedere, dopo dieci anni di divieto: 1 » Ovodonazione 2 » Donazione di spermatozoi 3 » Embriodonazione 12
IMMAGINE INGRANDITA DELL’APPLICAZIONE DELLA TECNICA ICSI
1 » Ovodonazione L'ovodonazione consiste nella fecondazione di ovociti provenienti da una donatrice con spermatozoi del partner maschile della coppia. La donna che desidera avvalersi della donazione degli ovociti lo fa perchè i suoi ovociti, a causa dell'età o di altri fattori, non sono più in condizioni idonee per dare origine ad embrioni che possano svilupparsi fino a completare la gravidanza, oppure perchè la probabilità che ciò accada è così bassa da sconsigliare
ulteriori tentativi con i propri ovociti. LE CANDIDATE ALLA FECONDAZIONE ETEROLOGA MEDIANTE DONAZIONE DEGLI OVOCITI SONO: - le donne affette da insufficienza ovarica primaria; - le donne affette da menopausa precoce o fisiologica; - le donne portatrici di malattie geneticamente trasmissibili;
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- le donne che hanno avuto ripetuti insuccessi nel rispondere alla stimolazione ovarica;
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- le donne che hanno difficoltà di risposta alla stimolazione ovarica.
Organizzazione di Volontariato Albo Provinciale n.1633
Nella fase preparatoria all’ovodonazione il ciclo mestruale della donna “ricevente” viene sincronizzato con quello della donatrice. Per ottenere la sincronizzazione, alla donna che desidera ricevere la donazione degli ovociti viene somministrata un’opportuna terapia ormonale, che permette di portare il suo ciclo in fase con quello della donatrice.
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La donatrice viene sottoposta a stimolazione ovarica con l’utilizzo di farmaci appositi (gonadotropine).
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Tutte le donatrici In questo modo è sono testate per possibile ottenere le malattie geneun’ovulazione multitiche ed infettive. pla e quindi aumenDopo alcuni tare il numero di giorni di stimolaovociti da utilizzare. zione, la donatrice viene sottoposta in anestesia al prelievo degli ovociti per via trans-vaginale. Contestualmente al prelievo degli degli ovociti, si procede al prelievo per via naturale dello sperma dal compagno della ricevente. Gli ovociti provenienti dalla donatrice vengono inseminati con gli spermatozoi utilizzando la tecnica FIVET (in vitro fer-
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C.F. 92072990390: Informazioni: 331.1017555 - info@angsaravenna - www.angsaravenna.it tilization) oppure micro-iniettati utilizzando la tecnica ICSI (intracytoplasmic sperm injection) qualora i parametri del liquido seminale risultino alterati.
per verificare l’esito della procedura. In Italia non è permesso il reclutamento di donatrici di ovociti a pagamento. »SEGUE
Gli embrioni che si formano vengono poi trasferiti dopo tre-cinque giorni nell'utero della ricevente; il numero viene concordato con la donna che li riceve. Prima del trasferimento, attraverso un’opportuna terapia ormonale, l'utero della ricevente viene preparato a ricevere gli embrioni. Dopo quindici giorni circa la ricevente si sottoporrà al test di gravidanza
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Paura, ansia e stress prima di un trattamento odontoiatrico possono essere eliminati grazie alla sedazione cosciente, che favorisce il rilassamento del paziente e la sua collaborazione. Questa pratica viene largamente utilizzata negli Stati Uniti nei piccoli pazienti che manifestano reazioni emotive di paura e disagio, ma anche nei soggetti adulti che non riescono a controllare l’ansia. Presso lo Studio Dentalica, tale metodo viene condotto grazie ad una macchina, azionata e monitorata da personale medico specializzato, che consente al paziente di inalare una miscela di gas protossido di azoto-ossigeno. Questa miscela non ha effetti tossici, in quanto non viene metabolizzata dall’organismo, e presenta inoltre proprietà antiemetiche, consentendo le cure anche a persone facili a nausea o vomito.
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2 » Donazione di spermatozoi Per azoospermia si intende l’assenza completa di spermatozoi nel liquido seminale. Tale quadro può essere causato da un deficit di produzione da parte del testicolo (AZOOSPERMIA SECRETIVA) o da una ostruzione delle vie seminali che, partendo dal testicolo, portano gli spermatozoi all’esterno (AZOOSPERMIA OSTRUTTIVA). L’ostruzione dei dotti seminali può realizzarsi a livello dell’epididimo (parte dell’apparato genitale maschile), dei dotti deferenti ed eiaculatori. L’OSTRUZIONE PUÒ ESSERE PRESENTE ALLA NASCITA, come accade ad esempio per l’assenza congenita dei dotti deferenti (patologia che caratterizza tra l’altro il 95% dei casi di soggetti affetti da Fibrosi Cistica), oppure PUÒ ESSERE CAUSATA DA INFEZIONI, ACUTE o croniche (epididimiti, orchite, prostatiti), traumi o interventi chirurgici. Anche il deficit della spermatogenesi può derivare da cause congenite, presenti alla nascita (criptorchidismo, sindrome di Klinefelter, aberrazioni e/o delezioni del cromosoma Y), iatrogene (chemioterapici), ormonali (ipogonadismo ipogonadotropo), traumatiche e/o
legato alla insorgenza di neoplasie. IN ENTRAMBI I CASI DI AZOOSPERMIA, LA DIAGNOSI ISTOLOGICA RISULTA NECESSARIA. A tale scopo si effettua un prelievo bilaterale di tessuto testicolare eseguibile secondo differenti tecniche chirurgiche: TESE (Testicular Sperm Extraction): estrazione chirurgica di tessuto testicolare; TESA (Testicular Sperm Aspiration): aspirazione percutanea di tubuli seminiferi con ago sottile; PESA (Percutaneous Epididymal Sperm Aspiration): aspirazione percutanea di spermatozoi dall’epididimo, con ago sottile; MESA (Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration): aspirazione di spermatozoi dall’epididimo attraverso una incisione chirurgica. Gli spermatozoi recuperati potranno poi essere microiniettati (ICSI) all’interno dell’ovocita nell’ambito di un trattamento di procreazione medicalmente assistita. Nel caso in cui non sia possibile recuperare spermatozoi, sarà necessario ricorrere al liquido seminale del donatore conservato presso una banca del seme. Gli spermatozoi dei donatori sono conservati in azoto liquido a temperature inferiori ai -196 gradi: in que-
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ste condizioni le cellule spermatiche mantengono inalterate le loro possibilità di sopravvivenza e la loro funzionalità. La banca del seme può essere utilizzata per eseguire un’inseminazione intrauterina eterologa o una fecondazione in vitro eterologa, con tecniche identiche a quelle omologhe. Tutti i donatori sono testati per le malattie genetiche ed infettive. In Italia non è permesso il reclutamento di donatori di seme a pagamento.
3 » Embriodonazione L’embriodonazione rappresenta la soluzione particolarmente adatta nel caso in cui entrambi i partners abbiano bisogno di una donazione di gameti. Gli embrioni possono essere ottenuti “ex novo” con gameti provenienti da un donatore (liquido seminale crioconservato nella banca del seme) e da una donatrice. In alternativa le coppie possono utilizzare embrioni donati da coppie che si sono sottoposte a fecondazione in vitro.
Cosa prevedono le leggi che regolano la fecondazione eterologa negli altri Paesi AUSTRIA: è ammessa sia la fecondazione artificiale tra coppie sposate o conviventi sia quella eterologa, ma non per
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GENITORIALITÀ le donne sole. E' inoltre ammesso l'accesso ai dati del donatore. Non sono consentiti l'inseminazione post mortem e l'utero in affitto. FRANCIA: la legge del 1994 stabilisce che solo le coppie sposate o conviventi da almeno due anni possono accedere all'inseminazione artificiale. I componenti la coppia inoltre devono essere entrambi in vita. E' ammessa l'inseminazione artificiale con donatore solo quando la procreazione assistita all'interno della coppia non abbia avuto successo. Non è ammesso l'utero in affitto. GERMANIA: la legge del 1990 ammette l'inseminazione omologa e eterologa solo per le coppie sposate. La fecondazione in vitro è ammessa solo se omologa. E' inoltre vietato trasferire nel corpo di una donna più di tre embrioni per un ciclo di inseminazione. Non sono ammessi l'inseminazione post mortem e l'utero in affitto. GRAN BRETAGNA: la legge del 1990 consente sia l'inseminazione omologa che eterologa a coppie sposate o conviventi e a donne singole. La legge del 1990 ammette l'utero in affitto, purché non ci sia passaggio di denaro, e l'inseminazione post-mortem. NORVEGIA: possono accedere all'inseminazione artificiale solo le coppie sposate o conviventi in maniera stabile. L'inseminazione eterologa è ammessa solo quando il marito o il convivente della donna sia sterile o se si è in presenza di una malattia ereditaria. SPAGNA: in questi ultimi anni è stata la meta preferita del turismo procreativo italiano. L'accesso all'inseminazione artificiale, sia omologa che eterologa, è consentita alle coppie sposate e ai conviventi purché vi acconsentano in modo libero e cosciente. La prima legge che regola la materia è del 1987. SVEZIA: è ammessa l'inseminazione omologa e eterologa per le coppie spo-
sate o conviventi. Non è ammessa per la donna sola. La fecondazione in vitro è ammessa solo con il seme della coppia, che deve essere sposata o convivente. Non è ammesso l'utero in affitto. STATI UNITI: esistono profonde differenze tra Stato e Stato. Generalmente è ammessa sia l’inseminazione omologa che eterologa. In California e in qualche altro Stato è ammesso l'utero in affitto. In ITALIA, dopo la sentenza della Corte Costituzionale… …potranno accedere alla fecondazione eterologa le coppie eterosessuali sposate o conviventi con una diagnosi di sterilità assoluta, mentre non potranno farlo coppie omosessuali, donne single ma neppure coppie fertili a meno che il partner non sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili… …ed in particolare del virus HIV o di quelli delle epatiti B e C, riconoscendo che tali condizioni siano assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla PMA. Secondo i legali che in questi anni hanno presentato i ricorsi, sarà possibile accedere all’eterologa già un mese dopo la pubblica-
zione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale. Inoltre, un problema di non poco conto è rappresentato dalla riorganizzazione delle banche dei gameti. Per dieci anni in tutti i centri italiani è stato vietato il congelamento dei gameti per donazione, così quelli “vecchi”, congelati prima dell’entrata in vigore della legge 40, negli anni sono stati eliminati. Sarà quindi necessario organizzare un sistema per il reclutamento dei donatori. Se da un lato sarà abbastanza facile ricostituire le banche dello sperma, dall’altro sarà più complesso reperire donatrici di ovociti. La legge 40 vieta la commercializzazione dei gameti maschili e femminili, pertanto chi vorrà donare gameti dovrà farlo a titoFINE lo gratuito ed oblativo.
UNA “BANCA” DELLO SPERMA
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IL PERSONAGGIO
LORTO DI PASOUALE ’
A 92 anni il signor Cagnani di Faenza coltiva ortaggi e viti per passione. I benefici dell’orticoltura come terapia
di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it Chiunque si prenda cura di un orto, può testimoniare che veder crescere i prodotti della propria terra, in armonia coi ritmi della natura, è fonte di benessere psicologico. Non solo: secondo numerosi studi scientifici la cosiddetta “ortoterapia” è in grado di ritardare la comparsa di malattie, soprattutto quelle cardiovascolari, e quindi allungare la vita.
Un esempio E’ il caso di Pasquale Cagnani, 92enne di Faenza, che quasi quotidianamente in bicicletta si porta a lavorare in un orto situato ad un paio di chilometri da casa
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sua, dove coltiva carote, patate e fagioli, ma anche viti e qualche altro piccolo albero da frutto. «Ho sempre avuto la passione per la natura – racconta – Da bambino con la mia famiglia d’estate andavamo sui crinali del Monte Falterona a coltivare alcuni fazzoletti di terra, mentre d’inverno ci spostavamo nel ravennate, a Fosso Ghiaia, per accudire un gregge di pecore».
Tra il piacere e il dovere Da ragazzo Pasquale alternava l’amore per la terra alla passione per l’Arma: «Poco dopo essere entrato nel corpo dei Carabinieri, nel 1943 fui spedito in guerra in Albania. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, il battaglione al quale appartenevo fu catturato dalle
milizie tedesche ed inviato in un campo di concentramento a Stoccarda. Io fui trasferito a lavorare in un’azienda tessile, il cui proprietario era un ebreo che per salvarsi la vita aveva dovuto trasformarla in una fabbrica di armi. Costruivamo pezzi di ricambio per gli aerei Stukas. Gli americani ci liberarono il 29 aprile 1945. Soltanto qualche settimana dopo potei tornare a casa, dalla mia famiglia, che nel frattempo era sfollata a Fosso Ghiaia. Mia mamma, quando mi rivide dopo quattro anni, neppure mi riconobbe: durante la guerra ero calato da 85 a 50 kg di peso».
Il ritorno a casa Il desiderio di continuare a stare nell’Arma, però, si interruppe ben pre-
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sto: «Dopo due mesi di convalescenza, mi inviarono di stazza a Laterina, in provincia di Arezzo. Ma siccome i Carabinieri sono un Corpo creato da Re Vittorio Emanuele I, in quei mesi di malcontento popolare verso la Monarchia eravamo presi di mira dalla popolazione. Ci tiravano sassi contro la porta della caserma e ci osteggiavano in tutti i modi. Non ressi alla situazione, così decisi di congedarmi e di tornare alla vita civile». Pasquale si sposò, ebbe un figlio (purtroppo deceduto l’anno scorso per un tumore) e tornò alla sua passione iniziale per la terra. «Con mia moglie, oggi 86enne, acquistammo un podere a Pieve Cesato, nei pressi di Faenza. Lo coltivammo per oltre una decina d’anni, poi ebbi l’occasione di andare a lavorare alla Sariaf di Faenza e la sfruttai: in quegli anni entrare in fabbrica era una conquista sociale per un contadino. Io poi ero in portineria, un posto privilegiato. Sono rimasto lì fino al mio pensionamento, avvenuto nel 1985».
IL SIG. PASQUALE TRA LE VITI DELL’ORTO DI CUI SI OCCUPA TUTTI I GIORNI
Oggi Da allora Pasquale, quindi da quasi trent’anni, si diletta con l’orto: «Quando le belle giornate me lo consentono, prendo la vanga e mi metto al lavoro. E’ un passatempo utile, perché coltivare ortaggi e verdura fa anche risparmiare un po’ nella spesa. Ma lo faccio soprattutto perché mi consente di ristabilire un piacevole contatto con la natura». FINE
NOTA Numerosi studi scientifici hanno confermato l’utilità dell’orticoltura come terapia. Per dodici anni il British Journal of Sports Medicine ha monitorato oltre quattromila ultrasessantenni: dai risultati è emerso che la loro attività quotidiana a contatto con la natura aveva ridotto il rischio di infarto e ictus, prolungandone la vita del 30
per cento. Dunque coltivare un orto, attività alla portata anche di ultrasettantenni, può bastare ad assicurarsi una vita più lunga e sana. Tre ore a settimana sono sufficienti a ridurre i grassi e gli zuccheri nel sangue. Se poi gli ortaggi e la verdura coltivati finiscono anche nella propria dieta, il beneficio è doppio.
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ANZIANI
OSTEOPOROSI MEGLIO PREVENIRE
Come? Con una dieta ricca di calcio e vitamina D, una sana attività fisica ed il rispetto di buone regole salutistiche come la rinuncia al fumo e all’alcol. OSSO SANO
Dott.
OSSO MALATO
Giorgio Maria Cicognani
Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it
L’osteoporosi è una malattia dell’apparato scheletrico caratterizzata da una perdita graduale del contenuto minerale delle ossa e da alterazioni del tessuto scheletrico. Le ossa diventano quindi più fragili e sono esposte ad un maggior rischio di frattura. Sebbene storicamente l’osteoporosi e le fratture osteoporotiche siano state considerate condizioni che colpiscono soprattutto la donna dopo la menopausa, negli ultimi anni è stato evidenziato come siano problematiche di rilievo anche negli uomini. Le fratture osteoporotiche sono quelle vertebrali, di polso, omerali, costali, di bacino e di femore. Particolare importanza assumono le fratture vertebrali e quelle del femore, sia per la loro frequenza che per le conseguenze sul piano delle complicazioni cliniche. In Italia ogni anno si verificano negli anziani oltre 80.000 fratture da fragilità ossea del collo del femore: una vera epidemia! 18
Classificazioni Esistono numerose classificazioni dell’osteoporosi, a seconda che si consideri il meccanismo patogenetico, l’età di insorgenza, l’associazione con altre patologie, i distretti interessati, ecc. UNA PRIMA CLASSIFICAZIONE consiste nel dividere le osteoporosi primitive da quelle secondarie. LE FORME PRIMITIVE responsabili di oltre l’80% dell’osteoporosi, sono per la massima parte dovute alla forma post-menopausale, conseguente alla naturale riduzione degli estrogeni che non vengono più prodotti dalle ovaie dopo la menopausa, ed alla forma senile.
FRA LE SECONDARIE che costituiscono circa il 20%, annoveriamo principalmente quelle dovute a terapie con alcuni farmaci, la più importante delle quali (come numerosità e gravità) quella indotta da cortisonici, ma anche conseguenti ad altri farmaci (antiepilettici, anticoagulanti orali, alcuni diuretici, etc.); oppure secondarie a problemi ghiandolari endocrini. Possono indurre all’osteoporosi anche l’immobilizzazione protratta, le malattie croniche ostruttive dei bronchi e dei polmoni, l’artrite reumatoide, la celiachia, l’ipercalciuria (eccessiva eliminazione dei calcio con le urine), le neoplasie maligne, l’intolleranza al lattosio.
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Infine l’osteoporosi può riscontrarsi in seguito a variazioni di peso in difetto o in eccesso, come l’anoressia e l’obesità.
l’eccessivo consumo di alcolici e la vita sedentaria.
Fattori di rischio
TRA I FATTORI NUTRIZIONALI si possono includere le diete sbilanciate povere di sali minerali, l’assunzione di calcio non adeguata alle richieste (a seconda dell’età, si dovrebbero introdurre con gli alimenti 800-1000 mg di calcio al giorno), la dieta prevalentemente carnea (l’eccesso di proteina induce perdita di calcio con le urine).
Solo in casi limitati l’osteoporosi può essere provocata da una sola causa, in genere secondaria ad altre malattie. Nella maggior parte dei pazienti è invece possibile riconoscere la presenza di uno o più fattori che influenzano negativamente il metabolismo osseo. L’osteoporosi interessa la donna con un rapporto di 4 a 1 nei confronti dell’uomo: la donna ha in effetti un apparato scheletrico meno robusto di quello maschile, è esposta alla perdita accelerata di minerale dopo la menopausa ed inoltre vive più a lungo. L’età infatti può essere considerata di per sé un fattore di rischio, in quanto più si va avanti con gli anni e maggiore è la quantità di osso che si perde progressivamente. Si calcola che siano affette da osteoporosi il 15 per cento delle donne di 50 anni ed il 50 per cento delle donne di 80 anni.
MAGGIORI RISCHI PER LE DONNE, NEL PERIODO POSTERIORE ALLA MENOPAUSA
Le popolazioni caucasiche (europei e nordamericani) ed asiatiche hanno una prevalenza di osteoporosi superiore alle popolazioni africane e di discendenza ispanica. Alcuni fattori di rischio sono genetici e quindi non possono essere modificati. La massa ossea si presenta ridotta nelle donne i cui genitori o ascendenti erano osteoporotici, in particolare se nella storia clinica materna viene riferita una frattura di femore. Altri fattori di rischio sono dipendenti da abitudini di vita e nutrizionali, quindi modificabili, oppure sono in rapporto a patologie concomitanti o ad assunzioni di determinati farmaci. Tra le abitudini che possono predisporre all’osteoporosi vanno incluse il fumo,
L’osteoporosi secondaria ad altre malattie fa parte del quadro clinico della patologia principale e deve essere presa in considerazione esclusivamente dal medico. Alcuni farmaci, come i corticosteroidi e gli anticoagulanti orali, inducono direttamente una perdita di minerale dall’osso, indipendente dal sesso e dall’età. Questi farmaci tuttavia vengono prescritti per trattare situazioni cliniche impegnative e spesso il medico non dispone di alternative efficaci. Comunque, è possibile ridurre il rischio… »SEGUE
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ANZIANI
Prevenzione
“FARSI DEL BENE” CON L’ATTIVITÀ MOTORIA, AIUTA LA PREVENZIONE DELL’OSTEOPOROSI
…di osteoporosi connesso al trattamento, sia ottimizzando le dosi, sia associando opportune terapie di supporto.
Diagnosi Nel valutare un rischio osteoporotico o di fratture, il medico si avvale degli strumenti comunemente d’uso nella pratica clinica: l’anamnesi, o intervista della persona, con la raccolta di dati riguardanti le abitudini di vita, le malattie presenti e passate ed eventuali terapie farmacologiche, quindi l’esame obiettivo del soggetto. Successivamente il medico può avvalersi di una serie di esami clini-
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ci e strumentali semplici, come la mineralometria ossea computerizzata (è un mezzo per la misura della densità minerale ossea), chiamata Moc o Dexa, gli esami del sangue o delle urine, le radiografie della colonna vertebrale. Si comprende come il percorso diagnostico coinvolga più professionisti, dal medico di medicina generale a specialisti quali ginecologi, internisti, endocrinologi, oncologi, geriatri, fisiatri, ortopedici, a seconda del genere di osteoporosi e delle cause ad essa sottostanti, prevedendo una stretta collaborazione interdisciplinare.
Le misure preventive sono rappresentate da una serie di comportamenti corretti che dovremmo adottare nella nostra vita quotidiana. Questi atteggiamenti “virtuosi” sono correlati con l’alimentazione, l’attività motoria e con le sane abitudini di vita, quali l’astensione dal fumo e la limitazione del consumo di alcolici. L’alimentazione svolge un ruolo preventivo essenziale, in quanto tramite essa ci approvvigioniamo dei minerali alla base del metabolismo osseo. Particolarmente importanti sono il Calcio e la vitamina D. Cibi ricchi di Calcio sono il latte ed i latticini, ma spesso anche ricchi in colesterolo, pertanto è consigliabile alternarli ad altri alimenti altrettanto ricchi in Calcio quali le verdure come lenticchie, fagioli, broccoli, cavolfiori e cime di rapa. Anche la vitamina D viene assunta con la dieta, sebbene la quota preponderante derivi dall’esposizione della cute ai raggi solari ultravioletti (Uva). Negli alimenti la vitamina D è contenuta nella frutta e nella verdura, nonché in alcune specie di pesci quali salmone, acciughe e aringhe, nel fegato e nel tuorlo dell’uovo. Quando l’introito medio giornaliero di Calcio risulta insufficiente, negli anziani vengono suggeriti dei supplementi di Calcio; è tuttavia raccomandabile tentare sempre di garantire un apporto adeguato con la sola dieta, ricorrendo ai supplementi soltanto quando ciò non risulti possibile.
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FUMO E ALCOL IN QUANTITÀ FAVORISCONO L’INSORGERE DELL'OSTEOPOROSI
ANCHE LA CARENZA DI VITAMINA D è un problema rilevante, dovuto ad errate abitudini alimentari ed alla scarsa esposizione ai raggi solari: in questo caso l’uso di integratori alimentari è sempre indicato, in considerazione dei benefici sul piano della prevenzione. Va inoltre ricordato come anche le proteine siano necessarie per mantenere l’integrità funzionale del sistema muscolare, strettamente correlato con quello scheletrico. A tal proposito il mantenimento di un minimo grado di attività motoria nel corso della vita è importante. La sedentarietà ha infatti effetti deleteri sul tessuto minerale scheletrico e su tutti gli organi ed apparati in genere: la raccomandazione è quella di svolgere almeno 30 minuti di passeggiata tutti i giorni, che può offrire vantaggi anche sul versante della vitamina D, obbligando gli anziani ad esporsi ai raggi ultravioletti. In ogni caso è necessario essere guidati da specialisti esperti, evitando deleterie pratiche “fai da te”.
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Trattamenti I trattamenti non farmacologici fanno appunto riferimento alla dieta e all’attività fisica, ma anche all’eliminazione del consumo di alcool e del fumo di sigaretta. GLI INTERVENTI FARMACOLOGICI possono invece essere suddivisi in due grandi classi: FARMACI INIBITORI DEL RIASSORBIMENTO OSSEO e STIMOLATORI DELLA FORMAZIONE DI NUOVO OSSO. La scelta del farmaco è individualizzata e presuppone
prima un appropriato approfondimento con gli esami in precedenza citati. Qualunque trattamento farmacologico deve essere consigliato e monitorato solo dal medico, che sceglie caso per caso il farmaco più indicato per l’età e le condizioni del paziente. FINE
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SESSO
DISFUNZIONE
ERETTILE ARRIVA LA PILLOLA“SENZA ATTESA“
Avanafil è il nuovo farmaco che permette agli uomini di “essere pronti” in pochi minuti. Un nuovo importante beneficio per i tre milioni di italiani che soffrono di impotenza. di Fabio Lironzi Il Viagra? E’ già superato da un farmaco con caratteristiche migliori. Adesso c’è l’AVANAFIL: è la nuova pillola contro la disfunzione erettile che agisce in meno di 15 minuti dall’assunzione, superando la necessità di pianificare con almeno mezz’ora di anticipo la possibilità di avere rapporti o di costringere la partner ad aspettare. Il risultato è un approccio all’amore del tutto naturale: un bel beneficio per quei tre milioni di italiani che sono affetti da una forma più o meno importante di disfunzione erettile.
La novità arriva dal Nord Già disponibile in Italia, questa pillola è stata presentata durante il congresso dell'European Association of Urology, svoltosi a Stoccolma nell’aprile scorso. Nella capitale svedese, che evidentemente continua ad essere all’avanguardia nella sfera del sesso, gli esperti hanno sottolineato l’importanza di questo nuovo farmaco, che ha caratteristiche diverse rispetto ai tre principi attivi finora disponibili: il Sildenafil col quale si produce il Viagra, il Tadalafil per il Cialis, il Vardenafil per il Levitra. 22
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«Purtroppo un paziente su due con disfunzione erettile non ottiene una vita sessuale pienamente soddisfacente e abbandona la terapia entro poche settimane - ha affermato VINCENZO MIRONE Segretario Generale della Società Italiana di Urologia - Questo accade perché non sempre le attuali pillole riescono a rispondere ai bisogni dei pazienti, che ad esempio cercano di vivere con naturalezza il rapporto sessuale senza doverlo pianificare per tempo».
Nel nostro paese Prodotto in Italia dalla Menarini, Avanafil colma dunque un “vuoto” nelle terapie attuali, anche perché gli altri principi attivi hanno una durata d'azione o breve, dalle tre alle cinque ore, oppure molto lunga, oltre 17 ore, mentre il nuovo farmaco ha una “finestra di efficacia” intermedia e più adeguata. «Questi farmaco si mantiene efficiente per oltre sei ore dall'assunzione: ciò basta a coprire una notte d'amore, dando all’uomo la totale libertà nel rapporto… – ha osservato Mirone – Secondo uno studio internazionale condotto su 686 pazienti, otto uomini su dieci rispondo-
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Come funziona - Prevenzione: aiuta a prevenire la ZEOLITE Toxaprevent? - Infezione da helicobacter pylori; problemi dovuti all'intossicazioAssumendo Toxaprevent con ne svolgendo un'azione antiabbandante acqua questo libe- - Diete iperproteiche e diete età, alleggerisce il lavoro degli ra nell'intestino una sostanza dimagranti; organi interni e mantiene giovanaturale chiamata zeolite che ne e elastica la pelle. come una calamita attira tossine e radicali liberi che vengono successivamente eliminati con le feci. PARAFARMACIA - ERBORISTERIA E-mail: obiettivosalute.ra@gmail.com Parafarmacia-Erboristeria-Obiettivo-Salute
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no molto bene al farmaco, che risulta efficace anche in chi ha una forte disfunzione erettile. Peraltro, pur appartenendo alla stessa classe degli altri farmaci già in commercio da anni… …Avanafil ha caratteristiche peculiari che riducono la possibilità di comparsa di effetti collaterali come cefalea, congestione nasale, vampate, disturbi visivi, mal di schiena e una minor probabilità di interazioni con medicinali e cibi. Infine, i dosaggi non devono essere “aggiustati” in caso di pazienti anziani,
con diabete o insufficienza renale».
Prestare attenzione Sono d’obbligo tuttavia due avvertenze finali: È SEMPRE INDISPENSABILE LA RICETTA DEL MEDICO ed è sempre bene diffidare delle offerte molto economiche che arrivano del web, perché nella maggior parte dei casi si tratta di copie contraffatte, pericolose e poco sicure. FINE
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GENETICA
IL PRIMO CROMOSOMA
ARTIFICIALE
E’ stato integrato in una cellula di lievito di birra, che ora possiede nuove funzionalità. Per i ricercatori questa scoperta potrà essere utile per produrre nuovi farmaci, vaccini e perfino biocarburanti. Un po’ di nozioni I cromosomi si trovano nelle cellule di ogni essere vivente e rappresentano gli elementi base della vita: formati dall’unione di un filamento di DNA con alcune proteine, al loro interno sono presenti tutte le informazioni genetiche. E’ la doverosa premessa di una notizia affascinamente, che apre nuovi orizzonti soprattutto nel campo della farmacologia: per la prima volta è stato creato in laboratorio un cromosoma artificiale, integrato in laboratorio nel microrgani-
smo Saccharomyces cerevisiae, banalmente noto come “lievito di birra”. Secondo i ricercatori che hanno compiuto questa ricerca, si tratta di un passo importante nella biologia sintetica, che in futuro potrà essere utile per produrre farmaci rari, vaccini e perfino biocarburanti.
“Syn III” E’ questo il nome del cromosoma artificiale nato
* Piastra di petri per la crescita delle cellule di lievito di birra usate nell'esperimento. Fonte NYU LANGONE MEDICAL CENTER
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dallo studio condotto da un team internazionale di ricercatori, coordinato da Jef Boeke della New York University School of Medicine. La ricerca è stata pubblicata sull’ultimo numero di “Scienceâ€?, il chĂŠ ne garantisce l’autorevolezza. Secondo gli esperti, l’integrazione del cromosoma artificiale in una cellula di lievito è un traguardo storico: ÂŤAbbiamo dimostrato che le cellule di lievito contenenti questo cromosoma sintetico si comportano in modo praticamente identico alle cellule di lievito originarie, ma in piĂš possiedono nuove funzionalitĂ e hanno capacitĂ che quelle originarie non possiedonoÂť. Il lievito di birra è costituito da un totale di 16 cromosomi, contro le 23 coppie di cromosomi (46 in tutto) dell’uomo e condivide circa un terzo dei suoi 6000 geni con il Dna umano. Gli scienziati hanno impiegato sette anni di lavoro per costruire il cromosoma “Syn IIIâ€?, usando una tecnica di scomposizione che ha permesso loro di mescolare i geni come un mazzo di carte. ÂŤModificare il genoma è come giocare d'azzardo: un’alterazione errata può distruggere tutta la cellula. Noi abbiamo fatto oltre 50 mila modifiche al codice del DNA nel nostro cromosoma sintetico, ma il lievito di birra è ancora in vita. Ciò evidenzia che “Syn IIIâ€? è resistente e conferisce al Saccharomyces cerevisiae nuove proprietĂ Âť.
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Conseguenze positive? Ora si parla delle possibili applicazioni. I ricercatori sostengono di poter sviluppare piÚ rapidamente ceppi sintetici di lievito, che potrebbero essere utilizzati nella fabbricazione di farmaci per malattie rare, come artemisinina per la malaria, o nella produzione di alcuni vaccini, compreso quello per l’epatite B. Inoltre questo lievito sintetico potrebbe essere utilizzato per sviluppare biocarburanti piÚ efficienti, come l'alcol, il butanolo e il biodiesel. Senza contare che potrebbe essere utilizzato per migliorare le qualità organolettiche della birra: ma questo è FINE un altro discorso.
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NEUROBIOLOGIA
LA CORSA STIMOLA
LA PRODUZIONE DI NUOVE CELLULE STAMINALI NEL CERVELLO E’ stato dimostrato che la loro perdita durante l'età adulta è un processo reversibile. Lo studio del CNR apre nuove prospettive nella medicina rigenerativa del sistema nervoso centrale.
Dott.
Stefano Farioli-Vecchioli
Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia Centro Santa Lucia-Ebri-CNR, Roma E-mail: stefano.farioli@inmm.cnr.it
Che l’esercizio fisico giovi non solo al corpo ma anche al cervello, è cosa nota. Nessuno prima d’ora però aveva mai dimostrato che un’attività come la corsa è in grado perfino di bloccare il processo di invecchiamento cerebrale e di stimolare una massiccia produzione di nuove cellule staminali presenti nelle aree cerebrali dove avviene la neurogenesi il processo di formazione di nuove cellule nervose (neurogenesi) in età adulta.
Premessa Nel corso degli ultimi decenni è emersa con chiarezza l’esistenza nei mammiferi di regioni cerebrali in cui si assiste alla produzione di nuovi neuroni anche nell’età adulta. In particolare si è visto che le regioni del cervello in cui avviene la proliferazione ed il differenziamento di nuovi neuroni sono la regione dell’ippocampo deputata all’ap26
prendimento e memoria e la regione dei ventricoli laterali. L’isolamento di questi nuovi neuroni ha consentito successivamente di dimostrare che tali cellule sono delle vere e proprie CELLULE STAMINALI. Cellule capaci di autoQuesta riserva di rinnovamento ed in cellule staminali grado di differenziarsi in numerose linee celluadulte tuttavia è lari presenti nel cervelmolto esigua e nel lo, quali neuroni, astrociti e oligodendrociti. cervello dell’uomo tende ad esaurirsi gradualmente nel corso dell’invecchiamento, oppure in maniera molto più brusca in seguito a malattie neurodegenerative, quali il morbo di Alzheimer, ed eventi post-ischemici.
Gli studi attuali sulle cellule staminali Il ruolo funzionale delle cellule staminali adulte è ancora molto controverso, anche se alcune evidenze sperimentali hanno suggerito che nella regione dell’ippocampo la neurogenesi adulta giochi un ruolo molto importante nella regolazione di alcune funzioni legate ai processi di apprendimento e memoria. Infatti dobbiamo sottolineare che la regione ippocampale è la sede della formazione delle nuove memorie a breve e lungo termine, che successivamente vengono
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immagazzinate in specifiche aree della corteccia cerebrale. Negli anni successivi all’identificazione della neurogenesi, avvenuta una ventina di anni fa, è sorto un importante movimento scientifico rivolto a studiare i meccanismi molecolari e cellulari alla base della produzione di nuove cellule staminali nel cervello adulto, e soprattutto ad identificare possibili utilizzi terapeutici di queste cellule staminali adulte.
La ricerca al CNR Nel nostro laboratorio da anni ci occupiamo di studiare alcuni geni che regolano i processi di proliferazione e maturazione delle cellule staminali adulte nel corso della neurogenesi. In un lavoro precedente abbiamo dimostrato che il gene antiproliferativo (cioè che regola negativamente la produzione di cellule staminali) Btg1 svolge un ruolo molto importante nel mantenimento della riserva di cellule nervose adulte, in quanto una sua delezione (aberrazione, mutazione) provoca nel topo geneticamente modificato un iniziale processo di iper-proliferazione postnatale, seguito da un esaurimento della popolazione staminale nervosa nelle regioni cerebrali dove avviene la neurogenesi adulta.
La scomparsa della cellule staminali si spiega con il fatto che queste cellule hanno una limitata capacità replicativa che si esaurisce molto velocemente in seguito ad iper-proliferazione post-natale. Tale depauperamento delle cellule staminali nervose adulte ha profonde conseguenze in termini di invecchiamento precoce delle nicchie neurogeniche e di capacità mnemoniche ippocampodipendenti, rendendo il topo che porta la delezione del gene Btg1 un ottimo modello di invecchiamento neuronale. I risultati di questo nuovo studio, realizzato nel laboratorio guidato del Dott. Felice Tirone dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), hanno invece evidenziato che è possibile invertire completamente l’impoverimento precoce delle cellule staminali neuronali del topo Btg1 knockout, grazie ad uno stimolo esterno quale l’esercizio fisico, che è in grado di recuperare totalmente la mancanza di cellule staminali adulte
nell’ippocampo, ma anche di scatenare di nuovo un processo di iper-proliferazione con un effetto duraturo nel tempo, provocando un arricchimento di nuovi neuroni ippocampali ed un recupero a lungo termine delle funzioni mnemoniche. Inoltre abbiamo dimostrato per la prima volta che l’esercizio fisico incrementa la produzione di nuovi neuroni, accorciando la lunghezza del ciclo cellulare e permettendo quindi alla singola cellula di effettuare un maggior numero di cicli replicativi. Il ciclo cellulare è il meccanismo molecolare che consente ad una cellula di dividersi in due cellule figlie ed è costituito da una serie molto complessa di stadi successivi ognuno dei quali regolato da geni specifici. La lunghezza del ciclo cellulare controlla in maniera molto rigida la velocità di replicazione di una cellula: più il ciclo è corto e più una cellula si divide velocemente (come avviene ad esempio nello sviluppo dei tumori) più è lungo e meno la cellula si divide, come si osserva appunto nelle cellule staminali del cervello adulto. Più specificatamente abbiamo visto che in assenza del gene Btg1 la corsa… »SEGUE
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…diminuisce la lunghezza del ciclo cellulare sia delle cellule staminali che dei progenitori neuronali derivanti dal differenziamento delle cellule staminali, mentre in condizioni fisiologiche la corsa agisce esclusivamente sul ciclo cellulare dei progenitori neuronali che hanno perso le caratteristiche di staminalità e non sono in grado di arricchire la riserva cerebrale di cellule staminali perché vanno incontro e maturazione e diventano neuroni maturi.
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Conclusioni Noi pensiamo che questa scoperta possa avere implicazioni molto importanti nell’ambito della medicina rigenerativa del sistema nervoso centrale, poi-
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Tel. 0544.240157 chè scardina un dogma della neurobiologia secondo il quale le cellule staminali nervose adulte conservassero un potenziale replicativo molto limitato, ossia che il declino della neurogenesi adulta nel corso dell’invecchiamento fosse irreversibile. Il nostro studio ha invece dimostrato che nel cervello adulto la mancanza di un freno proliferativo, associato ad uno stimolo neurogenico quale l’esercizio fisico, stimola una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose, con conseguente aumento di
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nuovi neuroni e miglioramento delle funzioni mnemoniche. Le potenzialità terapeutiche di queste cellule sono davvero ampie, anche se a breve termine non possono scaturire terapie mirate. Il prossimo passo sarà validare la nostra scoperta delle cellule staminali attivate dalla corsa su altri modelli murini (topi), isolando e trapiantando queste cellule staminali iper-attivate in topi con malattie quali l’Alzheimer, il morbo di Parkinson oppure in topi in cui un evento ischemico abbia provocato un elevata mortalità neuronale. FINE
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
SPERIMENTAZIONE ANIMALE
STOP ALLE CRUDELTÀ Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico www.dicasavismara.it
Era il 1983 quando il mio professore di Scienze mi mise a conoscenza di un libro intitolato Imperatrice nuda. Da quel giorno iniziai a considerare la Scienza non più solo come lo strumento per la ricerca della conoscenza ragionata e ponderata, ma anche, purtroppo, un luogo contaminato da ciò di aberrante che contraddistingue la nostra specie dalle altre: la crudeltà. Se per “Scienza” intendiamo un sistema di conoscenze, ottenute attraverso la ricerca organizzata e con procedimenti rigorosi, allo scopo di giungere ad una descrizione della realtà e delle leggi che regolano fenomeni in maniera obiettiva, quello che trassi da quel libro si tramutò in sgomento, dolore e rabbia… Imperatrice nuda affronta - a detta dell'autore Hans Ruesch (che non possedeva alcuna qualifica scientifica) dal punto di vista storico, medico, etico e scientifico - il problema della sperimentazione animale, indicando a suo parere le prove a sostegno della tesi che non esista alcun motivo, che non sia quello del profitto personale, per portare avanti questa pratica, ma anzi che abbia apportato negli anni danni nel suo utilizzo. La storia dettagliata degli ostacoli editoriali che intralciarono la diffusione del libro, e quindi la polemica cresciuta attorno ad esso, furono descritti da Hans Ruesch in Piccola storia editoriale, appendice all'attuale versione di Imperatrice nuda nell’edizione Civis.
Un po’ di storia Il termine VIVISEZIONE fu coniato nel Settecento, anche se questi esperimenti si conducevano già nel Cinquecento, dopo la riscoperta delle ricerche anatomiche di Galeno. Ma solo dalla seconda metà del Seicento, insieme alla ricerca fisiologica e anatomica di quest’epoca, vi fu un più assiduo uso di osservazioni su animali vivi sezionati, con una ricerca imperniata soprattutto sullo sviluppo della problematica di WILLIAM HARWEY, che nella prima metà del secolo aveva scoperto la circolazione del sangue e la funzione del cuore tramite vivisezioni su un gran numero di animali. È in questo periodo che si diffondono le idee meccanicistiche del filosofo Cartesio, con la teoria dell'animale-
macchina, secondo cui le manifestazioni di dolore dell'animale non sono che risposte a stimoli. Non tutti gli scienziati dell'epoca, però, seppur fondamentalmente meccanicisti, credevano all’insensibilità dell'animale. Il fisico e chimico ROBERT BOYLE giustificava la propria attività sugli animali su un più classico piano teologico, attenendosi all’idea che Dio avesse affidato il creato all’uomo perché lo amministrasse e se ne servisse, ammettendo però che gli animali provano dolore e rifiutando le idee di Cartesio. ROBERT HOOKE, proprio in una lettera a Boyle del 1664, manifestò la sua incapacità di rimanere indifferente alle sofferenze degli animali usati negli esperimenti, rifiutandosi di sottoporre a torture altri animali e suggerendo che si… » SEGUE 29
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…sarebbe dovuta almeno trovare una maniera di anestetizzarli, anche se riconosceva che nessun oppiaceo sarebbe stato sufficiente. Hooke inoltre riteneva che la vivisezione causasse un tale violento disordine nel fenomeno naturale osservato, da rendere incerta la validità delle osservazioni stesse, preferendo pertanto il lavoro al microscopio. L’olandese FREDERIK RUYSCH, studioso del sistema linfatico, abbandonò del tutto la vivisezione, che in Inghilterra conobbe un declino tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento, periodo durante il quale in Francia e Inghilterra si formò un filone antivivisezionista.
La sperimentazione animale è una pratica ancora più ampia Essa comporta l’uso dell’animale come soggetto e modello per una serie di attività fondate su ipotesi che trovano appunto un loro fondamento sulla base delle risposte che l’animale stesso fornisce da un punto di vista biologico, fisiologico e comportamentale. La “sperimentazione animale” è lo studio del comportamento animale, anche senza l’intervento chirurgico o farmacologico, in un contesto artificiale di laboratorio; lo è anche lo studio dei mangimi industriali deputati proprio ad ali-
mentare gli stessi animali i cui cospecifici fungono da cavie di laboratorio. Tutto ciò, da un punto di vista etologico, è per l’animale stesso fonte di stress, disagio e dolore.
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Una gran quantità di letteratura scientifica dimostra la fallacia dei modelli animali nelle reazioni a farmaci e sostanze ed alle malattie umane. Esistono tecniche scientifiche più affidabili che potrebbero sostituire il ricorso ad animali in molti ambiti. Eppure la pratica continua. Perché? Le ragioni sono molte e differenti ed hanno poco o nulla a che fare con la scienza. La macchina della ricerca animale è alimentata da avidità, ego, istinto di sopravvivenza. Aggiungendoci l’inerzia e la cieca obbedienza al sistema, si ottiene la formula perfetta per mantenere fiorente questa industria multimilionaria. Non è il sadismo dei ricercatori a mantenere la sperimentazione animale e neppure gli ingenti guadagni: la ricerca raramente è un lavoro redditizio, se
tutto va bene permette di perseguire una carriera, cosa estremamente più facile servendosi dei modelli animali, che permettono di ottenere dati omogenei, puliti, standardizzati, adatti ad una veloce pubblicazione. Il valore di un ricercatore, e quindi il suo successo professionale ed economico, è infatti dato anche dal numero dei suoi articoli su riviste scientifiche. Poco importa se poi quelle pubblicazioni non hanno alcuna ricaduta concreta sul benessere umano, ma anzi, contribuiscono a creare altri interrogativi che richiedono ulteriori studi su animali.
Il profitto sugli animali Attorno alla sperimentazione animale girano grandi quantità di denaro e posti di lavoro.
Gli allevatori di animali da laboratorio, i fornitori di servizi, i rivenditori di gabbie, attrezzature, alimenti per animali e strumenti progettati per la sperimentazione animale, veterinari, stabularisti, ecc. dipendono da questa pratica per il loro profitto.
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I NOSTRI AMICI ANIMALI Gli animali usati nei laboratori appartengono spesso a razze o ceppi selezionati, che possono essere geneticamente modificati, portatori di particolari difetti genici, immunodeficienti, axenici, ecc. a seconda delle necessità dei ricercatori. Animali molto costosi, che necessitano spesso di vivere in ambienti particolari (sterili, riscaldati, ecc.) e di un’alimentazione specifica. Si stima che gli animali utilizzati ai fini della ricerca siano 500 milioni all’anno in Usa e 21 milioni in Europa. In Italia gli animali utilizzati per la sperimentazione sarebbero 900mila. In definitiva, è evidente che esiste una rete di interessi economici e che troppi individui beneficiano dello status quo e perciò nessuno vuole far affondare la nave.
Il fallimento dei numeri Il professor STEFANO CAGNO, Dirigente Medico dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate (MonzaBrianza), sostiene che: - IL 92% delle sostanze che superano la sperimentazione sugli animali non superano la sperimentazione umana; - IL 51% dei farmaci commercializzati negli Usa presenta gravi reazioni avverse, che non si erano verificate nei test sugli animali; Quindi la SPERIMENTAZIONE ANIMALE FALLISCE NEL 92% DEI CASI NEL PASSAGGIO ALLA SPERIMENTAZIONE UMANA, e pure nella metà dei casi del restante 8% dopo la commercializzazione. Ossia: su 100 sostanze sicure negli animali, 92 sono tossiche e/o inefficaci nella sperimentazione umane e altre 4 sono tossiche dopo la commercializzazione. Quindi, su 100 sostanze sicure negli animali, almeno 96 si dimostrano tossiche e/o inefficaci nella nostra specie.
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Avvicinamento all’equitazione per grandi e piccini
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Centri Ricreativi Estivi, a contatto con gli animali, per bambini dai 2 a 15 anni. Cristiana - Cell. 333.3427633 INFO. Katiuscia - Cell. 347.9162823
Possibili alternative LE COLTURE CELLULARI Quanti sperimentano sugli animali affermano che le colture cellulari non possono sostituire gli animali perché su di esse non si può studiare la metabolizzazione e l’eliminazione delle sostanze/farmaci. Tuttavia è sempre meglio ottenere risultati parziali, ma affidabili, perché riferiti a quanto succede nell’organo umano, piuttosto che avere risultati complessivi ma inaffidabili perché riferiti ad altre specie che metabolizzano ed eliminano le sostanze in maniera differente rispetto alla nostra. Curioso poi constatare che secondo chi sperimenta sugli animali le colture cellulari umane non servirebbero, mentre il 20% degli animali uccisi in Italia serve proprio per allestire colture cellulari, che in questo caso presentano un doppio limite.
Una nuova e “buona” legge per L’Italia C’è una buona notizia nella lotta contro la sperimentazione animale. In Italia non sarà più possibile per legge allevare cani, gatti e primati da laboratorio
(quindi la famigerata “Green Hill” – famosa per allevare a fini di sperimentazione cani di razza beagle - non potrà più riaprire, a prescindere dall’esito del prossimo processo). Non si potranno poi effettuare esperimenti su scimmie antropomorfe ed esercitazioni su animali per didattica, ad eccezione dei corsi universitari per la medicina veterinaria. Sono questi alcuni dei punti della nuova legge sulla vivisezione, approvata il 7 marzo scorso dal Governo. “E’ il raggiungimento di un obiettivo significativo, anche se non si tratta di una vittoria definitiva”, sostengono le associazioni animaliste italiane. Tra gli altri punti del testo, il divieto agli esperimenti sugli animali con livello di dolore grave a partire dall’1 gennaio 2017 e sanzioni più efficaci per chi viola le norme. Questa legge nazionale per alcuni aspetti è più restrittiva della direttiva europea 2010/63 e rappresenta “un punto di partenza per nuove battaglie”, affinché, come per i test a fini cosmetici aboliti da un anno a livello europeo, si cambi effettivamente sistema di ricerca, adottando anche in Italia altri metodi già ampiamente praticati FINE all’estero. 31
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