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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE N. 8 - AGOSTO 2012
RAVENNA
IN QUESTO NUMERO - La menopausa in estate - Il mal di viaggio - Un aiuto agli anziani contro il caldo
Francesco Damiani Manager dei Pugili Italiani alle Olimpiadi di Londra “Pugno d’acciaio e cuore d’oro” - Pag. 16
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SOMMARIO » Nr. 8 - Agosto 2012
MONDO FEMMINILE
2 LA MENOPAUSA IN ESTATE Dott.ssa Maria Nives Visani OCULISTICA
5 LACRIME AMARE
- Cause e rimedi ad un disturbo comune
Dott. Ugo Cimberle SALUTE
8 IL MAL DI VIAGGIO Dott. Andrea Baldisserri ALIMENTAZIONE
9 LE INTOSSICAZIONI ALIMENTARI Dott. Giuseppe Ballardini SPORT
12 LA SOGLIA AEROBICA ED ANAEROBICA Dott. Pierluigi Fiorella TERZA ETÀ
14 GLI ANZIANI ED IL CALDO ESTIVO Dott. Giorgio Maria Cicognani SPORT
16 FRANCESCO DAMIANI
- Cuore d’oro, pugno d’acciaio
Tiziano Zaccaria CARDIOLOGIA
19 IL RISCHIO CORONARICO Dott. Flaviano Jacopi SOCIETÀ
22 L’OBESITÀ
- Un problema serio ma risolvibile
Dott. Massimo Liverani SANITÀ
24 IL FUOCO DI SANT’ANTONIO Dott.ssa Mariarosaria Venturi SOCIALE
25 TECNOLOGIA E LEGGE A FAVORE DEI DISABILI Roberto Cammarota SOCIETÀ
28 LINEA ROSA
- Un aiuto in difesa delle donne
Tiziano Zaccaria I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 L’GIENE ORALE DI CANI E GATTI Dott.ssa Chiara Barboni SALUTE 10+ N. 8.2012 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it
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MONDO FEMMINILE
MENOPAUSA
IN ESTATE Un aiuto arriva dalla natura
Caldo fuori e caldane dentro: i mesi estivi non sono certo il periodo più piacevole per una donna in stato di menopausa; ecco alcuni possibili sostegni naturali.
Dott.ssa
Maria Nives Visani
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
La menopausa, o climaterio, si verifica fisiologicamente tra i 46 e i 54 anni. In genere viene ritenuta precoce se si presenta prima dei 45 anni ed è preannunciata da diversi segnali. Durante questa fase, chiamata pre-menopausa, l’ovaio inizia a ridurre la sua attività e la produzione di estrogeni; possono comparire irregolarità mestruali, a volte le mestruazioni possono anche non presentarsi per lunghi periodi (amenorrea). Per questo motivo è dunque corretto parlare di menopausa vera e propria solo a un anno dall’ultimo flusso mestruale, ed è importante ricordare che fino a quel punto si può essere ancora fertili. 2
Non solo vampate di calore
Una regola, fondamentale: la giusta alimentazione
La ridotta produzione di estrogeni (ormoni sessuali femminili) è responsabile di molti cambiamenti, che si manifestano con diversi disagi:
D’estate le problematiche in qualche maniera si accentuano, con il caldo della temperatura esterna che si addiziona alla vampate di calore interno. E’ innanzitutto importante un giusto comportamento alimentare, pertanto si ELIMINARE consiglia di introdurre calorie in base all’attività fisica svolta per evitare il sovrappeso, eliminare o limitare il fumo e il consumo di alcool, fare LIMITARE esercizio fisico, bere molta acqua per mantenere l’idratazione dei tessuti, consumare alimenti ricchi di vitamine e sali minerali utili per la salute di pelle, unghie e capelli, preferire piatti unici e completi a base di cereali possibilmente integrali e legumi o verdure abbinate a piccole quantità di carne, ABBONDARE pesce o formaggio.
• VAMPATE DI CALORE • IRRITABILITÀ E AFFATICAMENTO • ALTERAZIONI INERENTI LA SFERA SESSUALE • PUÒ FAVORIRE L’INSORGENZA DELL’OSTEOPOROSI AFFATICAMENTO
In particolare, la pelle è molto sensibile all’azione degli estrogeni: secchezza cutanea - riduzione dello spessore e dell’elasticità - macchie iperpigmentate - riduzione del collagene delle fibre elastiche con formazione di rughe - secchezza delle mucose ed in particolare secchezza vaginale.
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MONDO FEMMINILE
Gli effetti benefici degli isoflavoni di soia La natura fornisce alcune piante contenenti i cosiddetti isoflavoni, che hanno una struttura simile agli estrogeni e che, assunti in quantità, adeguata migliorano i sintomi della menopausa. Lo dimostra il fatto che le donne asiatiche, alimentate con una dieta ricca di soia, sono meno colpite dai tipici disturbi della menopausa: tra le donne europee troviamo che il 70% soffre di questi disturbi, contro il 18 per cento delle asiatiche. Dopo tre mesi il numero delle vampate di calore viene ridotto del 50%. Alcuni studi hanno dimostrato come l’utilizzo degli isoflavoni di soia riduca in maniera significativa le vampate di calore già dopo due settimane. La soia è una pianta della famiglia delle leguminose originaria della Cina e del Giappone molto utilizzata come foraggio e per la produzione di olio. E’ un alimento particolarmente salutare grazie alla presenza di fitosteroli (composto di origine vegetale), in grado di abbassare il colesterolo del sangue e di regolare la produzione ormonale.
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Anche queste piante fanno bene
A tutte queste piante possono essere associati integratori e sali minerali, vitamine e probiotici, utili sia al metabolismo del calcio che al mantenimento dell’equilibrio acido-base, quali vitamina D3, Calcio, Silicio, Fluoro, Boro, Magnesio, Zinco, oltre che vitamine come la Vitamina B6, regolatrice del sistema nervoso.
Altra importante pianta delle nostre latitudini è il trifoglio rosso, anch’esso utile per la sua attività fito-estrogenica simile. Un’altra pianta simile della cui si usano radici e rizoma è l’igname, che svolge piuttosto un’attività proprogenistica. Abbiamo ancora la cimicifuga SALVIA e la salvia.
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FINE
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OCULISTICA
LACRIME
AMARE Molte persone, soprattutto anziane, presentano difetti della lacrimazione e della superficie dell’occhio; le cause e i possibili rimedi. Cosa sono le lacrime Dott.
Ugo Cimberle
Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it
Una buona percentuale dei pazienti che vengono ad una visita oculistica presentano sintomi fastidiosi, che spesso li mettono in allarme: bruciore, sensazione di avere della sabbia negli occhi, eccesso di lacrimazione, dolore come punture di spillo, fino a visione offuscata e difficoltà a tenere aperti gli occhi. La maggior parte di questi pazienti ha un’età avanzata o sono donne dopo la menopausa, ma non mancano persone più giovani di entrambi i sessi. Il problema che riscontriamo quasi sempre è un difetto della lacrimazione e della superficie dell’occhio.
La superficie dell’occhio è formata da cornea, congiuntiva, bordo palpebrale e film lacrimale, strutture collegate sia da un punto di vista anatomico che funzionale. La congiuntiva è la mucosa che riveste il guscio bianco dell’occhio, lo protegge ed interagisce con l’ambiente producendo lacrime, sostanze nutrienti ed antinfiammatorie. La cornea è la cupola trasparente dell’occhio, che tale deve rimanere per permettere la visione. La trasparenza si deve alla sua particolare struttura ed al fatto che non ha vasi sanguigni al suo interno, per cui il nutrimento delle sue cellule è affidato alle sostanze portate dalle lacrime, che devono rivestire la sua superficie come una pellicola, appunto il “film lacrimale”. La cornea ha una fitta rete di terminazioni nervose che sentono la mancanza di rivestimento lacrimale e mandano dei segnali, anche dolorosi a volte, che stimolano la secrezione appunto di lacrime, prodotte da alcune ghiandole poste all’angolo dell’occhio e » SEGUE all’interno della congiuntiva. Ghiandola lacrimale
Congiuntiva Cornea Film lacrimale Cornea Menisco Lacrimale Bordo palpebrale
LE LACRIME SONO SOSTANZE NUTRIENTI ED ANTIINFIAMMATORIE
Ghiandole di Meibomio
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OCULISTICA A svolgere il doppio ruolo di protezione e di “spargimento” delle lacrime sulla superficie dell’occhio, come un vero e proprio tergicristallo, sono le palpebre. Sul loro bordo, dove ci sono le ciglia, sboccano alcune ghiandole che producono sostanze grasse e muco, che entrano a far parte del film lacrimale e fanno da "guarnizione" ad evitare che le lacrime stesse escano fuori, invece di andarsene lungo la normale via di scarico posta sul bordo interno delle palpebre.
Perché l’occhio si “secca” Come dicevamo, questo sistema è dinamico e garantisce l’equilibrio, la difesa e la riparazione di un apparato esposto a stimoli continui. Diverse sono le condizioni per mantenere questo sistema in condizioni di salute: una sufficiente quantità di lacrime, un film lacrimale stabile e completo dal punto di vista della sua composizione, fatta di acqua, grassi e muco, una corretta chiusura palpebrale con un normale ammiccamento, un adeguato ricambio del film lacrimale.
La rottura di questo equilibrio origina una sindrome da disfunzione lacrimale, detta “occhio secco”, caratterizzata da disturbi della visione, instabilità del film lacrimale, variazioni nella composizione ed infiammazione dell’occhio. I problemi sono dati da una scarsa produzione di lacrime o da un eccesso di evaporazione, oppure più spesso da un’associazione di entrambe. Il risultato è una destabilizzazione del film lacrimale, che da una parte lascia zone secche e dall’altra diventa più denso con molte particelle di muco in sospensione. Le cellule corneali esterne entrano in sofferenza nel tentativo di reagire alla differente concentrazione dei composti lacrimali e si assiste a perdita di cellule ed esposizione delle terminazioni nervose, con sensazione di fastidio fino a vero e proprio dolore. Il sistema per reagire alla sofferenza delle cellule corneali stimola a volte una lacrimazione eccessiva, come sa bene chi si ritrova con gli occhi pieni di lacrime quando esce all’aria aperta.
Le “lacrime artificiali”
UNA SUFFICIENTE LACRIMAZIONE, ED UNA CORRETTA CHIUSURA DELLE PALPEBRE MANTENGONO GLI OCCHI IN SALUTE
Una terapia efficace per l’occhio secco dovrà prendere in considerazione in modo adeguato tutte le varie componenti del sistema ed intervenire su quelle che non svolgono in modo adeguato la loro funzione. La scelta più utilizzata è quella delle “lacrime artificiali”. Questi sono dei preparati in forma di collirio o di gel che mimano l’azione delle lacrime, ma hanno shianti677@alice.it
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OCULISTICA una valenza soprattutto sintomatica, non riuscendo a controllare i meccanismi che stanno alla base del problema. Una lacrima artificiale deve essere ben tollerata ed atossica, deve avere una persistenza prolungata, non deve interferire con la visione e non deve ostacolare le normali secrezioni lacrimali. La lacrima ideale dovrebbe ridurre l’eccessiva evaporazione, diluire a sufficienza le lacrime naturali e proteggere la superficie corneale fornendo adeguati nutrimenti alle cellule lesionate. Non esiste ancora una lacrima artificiale che abbia tutte queste caratteristiche assieme, anche se i prodotti più recenti, grazie a formulazioni complesse,
simulano in modo più accurato la funzione della lacrima naturale, intervenendo su tutti i meccanismi alla base dell’occhio secco.
La pulizia delle palpebre Oltre all’applicazione di sostituti lacrimali, una terapia a tutto campo della disfunzione lacrimale deve prevedere un controllo dell'infiammazione sia della superficie oculare che del bordo palpebrale. Cattiva lacrimazione provoca infiammazione ed infiammazione provoca cattiva lacrimazione. Per questo sono spesso indicati colliri a base di cortisone ed una scrupolosa igiene delle palpebre e delle ciglia.
PER CURARE L’OCCHIO SECCO SI UTILIZZANO PREPARATI SOTTOFORMA DI COLLIRIO O GEL CHE PRODUCONO “LACRIME ARTIFICIALI”
Esistono saponi specifici o salviette detergenti per la pulizia delle palpebre, che vanno usati costantemente per eliminare le sostanze grasse e le squame di muco.
ALTRI POSSIBILI RIMEDI Le palpebre svolgono inoltre una funzione di pulizia costante della superficie e spremono le ghiandole ad ogni ammiccamento. Con l’età il tono dei muscoli della palpebra diminuisce e con questo la funzione di "tergicristallo" necessaria ad una corretta distribuzione delle lacrime. Quando la problematica diventa importante, può essere necessario un intervento per dare forza alla palpebra, specie quella inferiore, accorciandola e tirandola maggiormente verso l'interno. Quando la lacrimazione è veramente molto ridotta può essere indicato ridurne lo scarico dalla superficie oculare chiudendo i forellini, posti sulle palpebre, che le drenano verso le cavità nasali. Questo può essere fatto in via provvisoria con dei microtappi di silicone o in via definitiva saldando con un po’ di calore l’apertura dei canali lacrimali di scarico. In tutti i casi, d’estate per ridurre l’evaporazione delle lacrime conviene tenere protetti gli occhi, specie quando si è all’aperto, con un buon paio di occhiali da sole.
FINE
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SALUTE
MAL DI
VIAGGIO Perché insorge, come si evita Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
Con l’avvicinarsi dei viaggi vacanzieri, ecco rispuntare per molti l’incubo della cinetosi, il cosiddetto mal d’auto. Per cinetosi, in realtà, si intende quella serie di disturbi che insorgono a seguito di spostamenti su vari mezzi di trasporto quali auto, nave ed aereo. Il disturbo è dovuto ad un’eccessiva stimolazione delle delicate strutture dell’equilibrio situate nell’orecchio interno (sistema vestibolare), quando il corpo è sottoposto alle sollecitazioni indotte dal movimento. Il sintomo della vertigine deriva dalla distorsione dei rapporti normalmente esistenti tra il nostro corpo e l’ambiente che lo circonda. La percezione dei suddetti rapporti deriva dall’integrazione a livello cerebrale di informazioni sensoriali provenienti da diversi recettori: orecchio, occhio, propiocettori (recettori di movimento e posizione situati nei muscoli). Quando ai centri nervosi dell’equilibrio giungono informazioni dai recettori periferici contrastanti fra di loro, si genera una sorta di conflitto neurosensoriale, una sensazione illusoria di movimento: appunto la vertigine. 8
Questo disturbo, il cui nome scientifico è «cinetosi», sopravviene in seguito a spostamenti o viaggi su mezzi di trasposto come automobili, aerei, navi, treni. Facile accorgersene… I sintomi della cinetosi consistono in uno stato di malessere generale con pallore, sudorazione fredda, ansietà e spesso anche nausea e vomito. A volte può associarsi abbassamento o talora aumento della pressione arteriosa, cefalea, diarrea e disidratazione. Generalmente i disturbi cessano al termine del viaggio e non danno luogo a particolari complicanze.
…abbastanza facile evitarlo Prima di partire assumere un pasto leggero e mangiare di tanto in tanto pane o grissini, meglio senza bere. Non leggere durante il viaggio, limitare i movimenti del capo, guardare all’orizzonte, sistemarsi nel punto più stabile del veicolo: nella zona centrale della nave, in corrispondenza dell’ala dell’aereo, nel sedile anteriore dell’auto. Può anche essere necessario ricorrere a farmaci come cerotti di scopolamina da applicare circa due ore prima del viaggio e con azione protratta fino a tre giorni. I cerotti però non vanno utilizza-
ti da chi soffre di glaucoma e ipertrofia prostatica: possono dare secchezza del cavo orale, dilatazione della pupilla con disturbi visivi e sonnolenza, anche una volta rimossi. Evitare l’associazione con bevande alcooliche, che peggiorano gli effetti collaterali. Altro farmaco è il dimenidrinato, antistaminico in compresse o in forma di gomma da masticare, da assumere circa 30 minuti prima del viaggio, con un effetto di circa sei ore. Questo farmaco può dare sonnolenza, secchezza della bocca, disturbi visivi.
Un’altra forma di cinetosi Altro aspetto particolare di cinetosi è il “mal di terra”. Esso colpisce soprattutto chi è stato a lungo in mare, che al momento dello sbarco sulla terraferma continua a sentire come una sensazione di continuo rollio, anche se intorno tutto è fermo. Anche in questo caso il sistema vestibolare e quello visivo/propiocettivo devono in qualche modo ritrovare la stessa lunghezza d’onda. FINE
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ALIMENTAZIONE
INTOSSICAZIONI
ALIMENTARI Si tratta di malattie causate dall’ingestione di alimenti che sono stati inquinati da germi capaci di determinare infezioni intestinali, oppure da tossine di origine microbica dannose per il nostro organismo. Le contaminazioni
Dott.
Giuseppe Ballardini
Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna - E-mail: campehna@me.com
Con l’ arrivo dell’ estate ci aspettiamo come ogni anno una recrudescenza degli episodi di cosiddetta “Tossinfezione Alimentare”, più comunemente noti come “intossicazione alimentari”. Oltre alle tossine di origine biologica, possono causare contaminazioni del cibo anche sostanze chimiche ad azione velenosa, come ad esempio i pesticidi utilizzati in agricoltura. Per evitare questo genere di problemi, la distribuzione di queste sostanze è strettamente regolamentata. Esistono poi categorie di alimenti naturalmente tossici, come ad esempio i funghi velenosi o alcune specie di frutti di mare.
parte dei microrganismi non resiste a temperature superiori ai 60-70 gradi) può contaminarsi per contatto con cibi crudi. Grande importanza rivestono le condizioni in cui i cibi sono mantenuti durante le varie fasi di conservazione: la catena del freddo, ad esempio, previene lo sviluppo e la moltiplicazione di alcuni microrganismi che per essere tossici necessitano di una popolazione molto numerosa. Esistono oggi al mondo più di 250 diversi tipi di tossinfezioni alimentari, che si manifestano con differenti sintomi e sono causate da diversi agenti patogeni, perlopiù batteri, virus e parassiti. Il miglioramento delle pratiche di gestione degli alimenti ha determinato la scomparsa di malattie gravi come SEGUE Tifo, Paratifo e Colera.
La contaminazione dei cibi può avvenire in molti modi. Alcuni microrganismi sono presenti negli intestini di animali sani e vengono in contatto con le loro carni (trasmettendosi poi a chi le mangia) durante la macellazione. Frutta e verdura possono contaminarsi se lavate o irrigate con acqua contaminata da feci animali o umane. Fra gli altri, la Salmonella può contaminare le uova dopo aver infettato il sistema ovarico delle galline. I batteri del genere Vibrio, normalmente presenti nelle acque, vengono filtrati e concentrati dai frutti di mare, come ostriche e mitili, e quindi possono causare infezioni se gli alimenti vengono ingeriti crudi. Le infezioni possono essere trasmesse al cibo, da parte degli operatori, anche durante la fase di manipolazione e preparazione degli alimenti sia per contatto con le mani che con gli strumenti della cucina, utilizzati ad esempio nella preparazione di diversi alimenti e non disinfettati a UN CIBO COTTO È SICURO, MA PUÒ dovere. Un cibo cotto è CONTAMINARSI A CONTATTO CON CIBI quindi sicuro (la maggior
CRUDI
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ALIMENTAZIONE Dall’altra parte però la ricerca ha via via individuato nuovi agenti patogeni e nuove vie di trasmissione (basti pensare alla Malattia della Mucca Pazza) mentre l’espansione dei viaggi internazionali e la comparsa di nuove abitudini alimentari ha introdotto malattie un tempo sconosciute (basti pensare alla diffusione dell’anisakiasi in relazione al consumo di pesce crudo). L’ANISAKIS È UN PARASSITA E SI PUÒ
Anisakiasi o Anisakidosi L'anisakis è un verme (nematode) che nelle sue diversi fasi di sviluppo parassita molte speci di pesci, crostacei e mammiferi marini (delfini, foche ecc.). L'uomo si contagia consumando pesce crudo o poco cotto o affumicato parassitato. Le larve, una volta ingerite, possono penetrare nella parete dello stomaco e dell’intestino provocando ulcerazioni della parete intestinale o fenomeni di infiammazione cronica. Ne conseguono dolori addominali e nausea. Possono talora verificarsi fenomeni di allergia (alimentare e non), occlusioni o perforazioni intestinali. In altri rari casi, fortunatamente rari, il parassita può migrare in altri organi
TROVARE IN MOLTE SPECI DI PESCE
(polmoni, fegato, milza, pancreas ecc.) e danneggiarli più o meno gravemente. Questa malattia si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo in proporzione alla crescente abitudine di consumare pesce crudo. Al momento non si dispone di farmaci di sicura efficacia e la terapia è sintomatica e basata sulla rimozione del parassita per via endoscopica (gastroscopia) o chirurgica. La prevenzione costituisce la migliore terapia. L’infestazione è facilmente prevenuta dalla cottura del pesce: l’anisakis non resiste a temperature superiori a 60°C. Anche il congelamento uccide il parassita: per questo la legislazione italiana prescrive che i pesci destinati
ad essere consumati crudi, marinati o affumicati siano congelati lasciati nel congelatore per almeno 24 ore a -18° C. Più drastica la legislazione statunitense che esige il congelamento rapido a -35'C per almeno 15 ore o il congelamento nei normali freezer domestici a -23'C per almeno 7 giorni. I giapponesi giurano che il sashimi ed il sushi, consumati a regola d’arte, siano al riparo da qualsiasi problema sanitario, anche se l’anisakiasi rimane un vero problema sanitario in Giappone.
La salmonellosi In Italia comunque ancora oggi la parte del leone è svolta dalle Salmonellosi che da sole sono responsabili di circa il 90% delle tossinfezioni alimentari del nostro paese. Sono presenti in tutto il mondo e possono infettare le più svariate speci animali. In primis gli uccelli. E attraverso queste inquinano facilmente le acque.
ALCUNE FRA LE PRINCIPALI INTOSSICAZIONI ALIMENTARI DI ORIGINE BATTERICA GERME
TEMPO INCUBAZIONE
MATRICE DI PROVENIENZA
SINTOMI
Bacillus Cereus (tossina emetica)
1-6 ore di incubazione
Riso bollito - Alimenti ricchi d’amido non raffreddati dopo cottura
Attacco acuto di vomito.
Bacillus Cereus (Tossina diarroica)
6-24 ore di incubazione
Alimenti ricchi d’amido, cereali verdure, pasticceria, salse, zuppe, spezie
Diarrea - Dolori addominali Talvolta vomito e febbre.
Staphylococcus aureus
1-6 ore di incubazione
Prodotti di gastronomia, dolci piatti cotti conservati non refrigerati
Nausea, vomito, crampi addominali, ipotermia.
Listeria monocytogenes
6-12 ore di incubazione
Formaggi, verdure e carni.
Diarrea, febbre, dolori addominali.
Vibrio parahoemolictus
6-24 ore di incubazione
Prodotti ittici consumati crudi, alimenti manipolati dopo la cottura.
Diarrea, febbre, dolori addominali, vomito.
Salmonella non tifoide
6-48 ore di incubazione
Molluschi, carne, uova, latticini, vegetali, insalate etc...
Diarrea, febbre, dolori addominali, a volte vomito.
Clostridium perfrigens
12-24 ore di incubazione
Carni, verdure, spezie, salse.
Diarrea, dolori addominali.
Clostridium botulinum
12-48 ore di incubazione
Conserve a basso grado di acidità sott’olio o sotto vuoto.
Vertigini, mal di testa secchezza delle fauci.
Aeromonas spp
12-72 ore di incubazione
Acqua, vegetali conservati a lungo in frigor, carni, molluschi, pesce, gelati.
Diarrea, gastrointerite.
Campylobacter jejunii
2-5 giorni di incubazione
Pollame poco cotto, carni in genere latte non pastorizzato, ostriche.
Febbre, diarrea persistente.
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ALIMENTAZIONE I principali serbatoi dell’infezione sono dunque gli animali e i loro derivati (come carne, uova e latte consumati crudi o non pastorizzati) e l’ambiente (acque non potabili). In considerazione di tale diffusione è facile la contaminazione degli alimenti nel corso della loro preparazione. L’infezione si trasmette per via orofecale attraverso l’ingestione di cibi o bevande contaminate e non sottoposte ad adeguata cottura. E’ importante ricordare che il cibo contaminato da salmonelle non presenta di regola alcuna alterazione delle sue caratteristiche organolettiche (colore, odore, sapore, consistenza). I sintomi della malattia possono comparire tra le 6 e le 72 ore (di solito 12-36 ore) dall’ingestione di alimenti contaminati e si protraggono per 4-7 giorni. La diarrea è il disturbo principale, spesso accompagnata da nausea, vomito e febbre, talora elevata. Nella maggior parte dei casi la malattia ha un decorso benigno e si risolve da sola nel giro di pochi giorni. In questi casi il consiglio è di non contrastare in maniera troppo drastica il fenomeno diarroico, poiché è il naturale meccanismo di difesa usato dall’organismo per espellere i germi. Di norma è sufficiente adottare una terapia di supporto: somministrazione di soluzioni orali reidratanti (che servono per compensare l’acqua e i sali persi con il vomito e la diarrea), e probiotici (fermenti lattici). La reidratazione per via endovenosa è indicata solo nelle situazioni in cui non sia possibile mantenere una valida assunzione di liquidi per via naturale. Sono comunque disponibili antibiotici in grado di contrastare efficacemente l’infezione, ma vanno usati sotto stretta indicazione medica. UOVA E LATTICINI CONSUMATI CRUDI POSSONO FAVORIRE LA SALMONELLOSI
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RAVENNA - Via Romea, 121 - Tel. 0544.61068 La gravità della malattia è in relazione al tipo di salmonella in causa e al numero di microrganismi ingeriti. L’ambiente acido dello stomaco può uccidere un’ampia parte delle salmonelle ingerite e ridurre così la gravità dell’ infezione. Di conseguenza le persone che fanno uso di anti-acidi, sono dunque a rischio maggiore di malattia. E’ fortunatamente rara la diffusione dell’infezione dall’intestino ad altri organi (ossa, cuore etc). Dopo l’ infezione acuta in alcune persone la salmonella può rimanere nell’ intestino per periodI di tempo anche molto lunghi e la persona diventa quindi un “portatore asintomatico”. Questi portatori possono diffondere l’infezione se non si lavano accuratamente dopo essere stati in bagno. L’esame delle feci (coprocoltura), da praticare prima della somministrazione di qualsiasi antibiotico, confermerà la diagnosi e consentirà di individuare il preciso ceppo di salmonella in causa. Quest’ultimo dato è importante non solo per l’ammalato, ma anche per l’epidemiologo (Ufficio di Igiene e Sanità Pubblica) che dovrà intraprendere le corrette misure di protezione pubblica. Si potrebbe ad esempio dover intervenire su servizi di ristorazione o su allevamenti avicoli, con le inevitabili rica-
dute anche economiche. Per quanto riguarda le norme igieniche da rispettare, va ricordato che i batteri della salmonella sono facilmente eliminabili attraverso una buona cottura, ma spesso si dimentica che l’effetto sterilizzante del calore di cottura delle carni si annulla se, per esempio, il coltello usato per tagliare la carne cruda viene impiegato poco dopo per tagliare la carne cotta, senza un adeguato lavaggio tra un’operazione e l’altra.
Pericolosa è l’abitudine di rompere le uova sottovalutando la potenziale carica infettiva del guscio. È bene ricordare che piccole incrinature nel guscio possono permettere l’ingresso nell’uovo del batterio eventualmente presente nelle feci della gallina. Nel mondo, si stima che il 50% delle epidemie di salmonellosi è dovuto a uova contaminate, mentre la carne bovina e suina (cruda o poco cotta) e i derivati del latte possono provocare, rispettivamente, il FINE 15% e il 5% dei casi. 11
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SPORT
La soglia aerobica ed anaerobica (patologie silenti), insidie che potrebbero manifestarsi proprio a causa degli sforzi intensi e ripetuti. Tranquillizzato dal fatto che "il motore" è sano, l'atleta amatoriale può pensare ad allenarsi in modo intelligente ed efficace. Conoscere la propria soglia aerobica ed anaerobica è il primo passo che l’atleta deve compiere. Dott.
Pierluigi Fiorella
Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Direttore Sanitario del Centro Medico Polispecialistico Olympus di Ravenna. Medico addetto alle squadre nazionali della Federazione Italiana Atletica Leggera. E-mail: p.fiorella@olympus.ra.it
Sono tanti i ravennati che amano praticare sport all'aperto e che, con ogni tempo ed in ogni stagione, si allenano utilizzando le strade, le piste ciclabili, le pinete, gli argini dei fiumi per correre a piedi od in bicicletta. La maggioranza si avvicina al mondo dello sport per divertirsi, per stare in forma, per perdere chili in eccesso, per stare con gli amici. Molti sono veri e propri atleti amatoriali che si impegnano in allenamenti faticosi per raggiungere obiettivi anche importanti e prestigiosi. Questi atleti spesso di età non più giovane, si cimentano in prove molto impegnative come una maratona od una gara ciclistica di lunga durata.
Un “tagliando” e pronti via… “Ovvio che la prima cosa che noi medici sportivi suggeriamo di fare è quella di sottoporsi ad un check-up cardiovascolare per certificare che "la macchina" non abbia problemi nascosti 12
La soglia aerobica… Si riferisce al livello di intensità dell'esercizio che permette di prolungarlo per un tempo anche lunghissimo. In questa fase il nostro organismo lavora esclusivamente sfruttando il metabolismo aerobico, ossia l’ossigeno che respiriamo, ed usa come carburante una miscela composta principalmente da grassi e, in minor misura, da zuccheri. La composizione di questa miscela varia a seconda dell'intensità dell'esercizio. Se si cammina a buon ritmo il rapporto grassi/zuccheri sarà di 90 a 10, e aumentando l'intensità dell'esercizio (corsa) questo rapporto si modifica (80/20, 70/30, 60/40 etc.) fino ad arrivare all’intensità corrispondente alla fatidica soglia anaerobica, dove l’organismo brucia esclusivamente zuccheri per produrre energia. La frequenza cardiaca massima Prima cosa per cominciare a fare dei calcoli occorre conoscere la propria frequenza cardiaca massima ovvero quella frequenza, misurabile con un cardio-frequenzimetro, oltre la quale non è consigliabile andare. Paragoniamola al numero di giri di un motore oltre al quale si rischierebbe di
fonderlo. La vecchia formula, molto diffusa, è quella di sottrarre a "220 battiti per minuto” la propria età. (Es. una persona di 40 anni deve fare 220 – 40 = 180 bpm) Questa stima è stata ottenuta su un campione di persone di ampia fascia d’età e sedentarie, motivo per cui il calcolo della frequenza cardiaca massima va adeguato in base al grado di allenamento e meglio se lo si ottiene con un test specifico da effettuare presso centri specializzati. Conosciuto questo valore, possiamo cominciare a calcolare la nostra soglia aerobica ovvero calcolare costantemente durante il nostro allenamento quel “range” di battiti oltre il quale non occorre andare per poter fare un allenamento prolungato. Il motivo fondamentale per il quale il lavoro in soglia permette un allenamento prolungato (anche 4/5 ore) sta nel fatto che nel nostro organismo ci sarà un bilanciamento tra produzione e rimozione dell’acido lattico, la sostanza responsabile dell’affaticamento dei nostri muscoli. Calcolo SOGLIA AEROBICA (S-A) SOGLIA MINIMA (220bpm - età) x 60% SOGLIA MASSIMA (220bpm - età) x 80% Una persona di 40 anni dovrebbe mantenere la frequenza cardiaca durante l'allenamento aerobico tra i 108 battiti per minuto e i 144 battiti per minuto.
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SPORT
La soglia anaerobica… Quando si oltrepassa la soglia aerobica si entra in quella anaerobica. La soglia anaerobica rappresenta il limite massimo oltre il quale la quantità di acido lattico prodotto supera la quantità di quello rimosso. L'ossigeno da solo non basta più a produrre l’energia necessaria per sostenere lo sforzo e l’utilizzo preferenziale dei carboidrati determina la produzione progressiva di acido lattico: il suo accumulo crescente nei nostri muscoli contribuisce allo stato di fatica e rende necessaria la riduzione dello sforzo prodotto.
circa 60 minuti). E’ improbabile poter correre una maratona o una granfondo ciclistica ad una velocità superiore a quella della propria soglia anaerobica. Meglio sarebbe dire che per prestazioni di lunga durata e per raggiungere buoni risultati agonistici occorre saper dosare il proprio sforzo in soglia aerobica con quello fuori soglia (soglia anaerobica). Chiaramente il nostro atleta di riferimento resta sempre la persona di 40 anni e dalla formula di prima sappiamo che oltre ai 144 battiti al minuto comincia ad entrare in quella fase critica di soglia anaerobi-
IL DOTT. FIORELLA MISURA AD UN ATLETA LA PRODUZIONE DI ACIDO LATTICO
E’ per questo motivo che “gli sforzi fuori soglia” non possono essere sostenuti a lungo nel tempo (da pochi minuti sino ad un massimo di
ca, pertanto più si avvicinerà alla sua frequenza cardiaca massima (22040=180bpm) e più il suo organismo produrrà velocemente acido lattico.
Calcolo SOGLIA ANAEROBICA (S-An) (Frequenza cardiaca massima - età) x - un valore variabile da 7% al 10%. Es: (220bpm - 40)= 180bpm » » poi sottrarre il 10% = 162bpm Confrontando questa formula con quella della soglia aerobica si potrebbe pensare che qualcosa non vada bene in quanto nella formula della soglia aerobica per l’atleta di 40 anni avevamo individuato una soglia di 144 bpm oltre alla quale si entrava in soglia anaerobica. In effetti questa differenza fra 144 e 162 bpm è quella marginalità di battiti (18 bpm) che differenzia un atleta poco allenato da un atleta allenato. Si capisce qui che questi valori di riferimento non sono valori assoluti e dipendono dal grado di allenamento che si è raggiunto e dalle condizioni fisiche del momento. L'unico vero modo per poter conoscere questo valore in modo certo è quello di effettuare un test specifico che preveda l'analisi e la misurazione del livello di acido lattico del sangue durante lo sforzo, dell'O2 consumato, della CO2 prodotta e della freq. cardiaca massima reale, esame che naturalmente può essere effettuato solo in ambiente FINE medico attrezzato a tale scopo.
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TERZA ETÀ
Anziani, dieci buone regole dieci buone regole
per combattere la calura estiva Dott.
Giorgio Maria Cicognani
Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it
Quest’anno l’estate ha portato uno dei caldì più opprimenti dell’ultimo secolo. L’anticiclone, l’alta pressione, “Minosse”, “Caronte”… la fantasia meteorologica ricorre all’iconografia ed alla mitologia più “infuocata”. Ma il caldo a volte è un nemico, degli anziani in particolare. Ecco che allora ci si mobilita: piani anti emergenza, task forces, decaloghi, protocolli e consigli! Per tutti i gusti e da tutte le parti. Sicuramente utili, ma a volte presi troppo alla lettera. Allora, mentre li ricordiamo, cogliamo l’occasione per seguirli con buonsenso, cercando anche i lati positivi. Del caldo, si intende.
Un buon decalogo estivo 1 Ricordarsi di bere molti liquidi: almeno due litri al giorno, di più se si svolge attività fisica. Si consiglia di bere anche se non se ne sente il bisogno, perché vanno reintegrate le perdite quotidiane di minerali (soprattutto potassio,
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sodio e magnesio) e liquidi, evitando le bevande gassate, troppo zuccherate e troppo fredde; queste ultime contrastano con la temperatura corporea e potrebbero provocare l’insorgenza di congestioni gravi. Evitare inoltre bevande alcoliche e caffè che, aumentando la sudorazione e la sensazione di calore, contribuiscono alla disidratazione. Ricordarsi tuttavia che ci sono eccezioni: per esempio, chi è cardiopatico non deve idratarsi LIMITARE eccessivamente, per non correre il rischio di scompenso. Quindi, sempre attenersi alle raccomandazioni del proprio medico di base. 2 Evitare di uscire e di svolgere attività fisica nelle ore più calde del giorno, dalle 11 alle 17. La ricerca del fresco, o meglio la fuga dal caldo, imporrebbe di uscire presto. Ma non scordiamolo: i nostri anziani da sempre sono abituati a farlo. E’ piuttosto una questione di stimoli, quindi è opportuno ricordare che andare a fare la spesa presto, aiuta a scegliere meglio in bottega! E quest’ultima, comunque, mantiene da sempre quella dimensione umana che hanno sempre cercato i nostri vecchi: una valenza sociale inveterata, ma altresì stimolante i rapporti interpersonali. E se proprio è necessario restare a domicilio, bisogna impegnarsi affinchè tale permanenza non diventi fonte di ulteriore disagio affettivo: il ritiro “sociale” imposto si associa al temporaneo
allontanamento dei parenti in ferie o degli amici in villeggiatura, o alla chiusura dei Centri Sociali. E tutto ciò diventa fonte di depressione, stato d’animo che prelude a più gravi e complesse somatizzazioni, a loro volta causa di ospedalizzazione “impropria”. Inoltre al domicilio la giornata lunga viene spesso alleviata dalla televisione, accesa quasi ininterrottamente, ma quasi mai seguita, bensì semplicemente tollerata come sottofondo. Allora bisogna educare parenti ed operatori dell’assistenza a sensibilizzare l’anziano alla socializzazione: perché non organizzare anche a domicilio incontri fra più anziani e dedicarsi ad attività stimolanti dal punto di vista cognitivo? Senza volare alto: giochi di carte, letture e anche solo conversazioni con argomenti futili… Agli anziani piacciono molto i gossip!
IN BUONA COMPAGNIA È MEGLIO
3 Vivere in un ambiente rinfrescato. A tal fine aprire le finestre dell'abitazione al mattino e abbassare le tapparelle o socchiudere le imposte per smorzare la luminosità; rinfrescare l'ambiente in cui si soggiorna d’abitudine, favorendo le correnti. Se gradito, attivare un condizionatore.
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TERZA ETÀ Ma attenzione: è necessario non creare uno sbalzo di temperatura superiore ai cinque o sei gradi. E’ preferibile togliere l’umidità e il getto non deve essere diretto sul corpo. Quando si passa da un ambiente molto caldo ad uno con aria condizionata è meglio coprirsi; questo vale per tutti, ma in particolar modo per chi soffre di bronchite cronica. A tal proposito, tuttavia, non bisogna dimenticare che il fresco “costa”: l’ambiente climatizzato fa lievitare la bolletta ed aumenta il buco nell’ozono! Quindi alternare, se possibile, l’aria condizionata a quella naturale, climatizzando gli ambienti tramite lo sfruttamento del microclima domestico con le sue “correnti naturali”. Già, le correnti: attenzione ai vortici domestici, naturali ed artificiali, nocivi per la già noiosa artrosi che immancabilmente si acuisce con l’umidità della calura estiva, ma che trova altresì giovamento dal caldo “secco”! Ecco peraltro un esempio di caldo “amico” per i nostri anziani. 4 Quando si esce, ripararsi la testa, proteggendosi con cappellino o foulard e occhiali scuri. Qualora non si possa evitare di circolare in auto, durante le ore centrali della giornata, accendere il climatizzatore, se disponibile, con le stesse precauzioni del domicilio e in ogni caso usare le tendine parasole. La scusa del caldo non deve comunque rappresentare un pretesto per evitare di rompere la monotonia domestica quotidiana con una breve passeggiata o per rimandare nel tempo appuntamenti importanti quali visite ambulatoriali, esami ecc.
6 In caso di cefalea provocata da un colpo di sole o di calore, fare subito impacchi con acqua fresca, per abbassare le temperatura corporea. L’acqua è da sempre un buon farmaco! Anche solo sulla pelle… 7 Chi soffre di ipertensione arteriosa non deve interrompere o sostituire di propria iniziativa i farmaci antiipertensivi, anche in caso di effetti collaterali, ma è opportuno consultare sempre il proprio medico. Ricordarsi che anche quando il medico di base si assenta per ferie, delega comunque ad un sostituto tutte le sue competenze ed in alcuni casi esiste la cosiddetta Medicina di comunità: sono medici di medicina generale che a turno si suppliscono vicendevolmente. Anche solo per consigli. 8 Fare pasti leggeri, preferendo la pasta, la frutta e la verdura alla carne e ai fritti; in estate c’è bisogno di meno calorie.
schezza, genuinità e, perché no, di minor costo? In tempi di “spending review” non è cosa da poco. 9 Non assumere regolarmente integratori salini senza consultare il medico curante. Ricordarsi sempre che le cure “fai da te” possono fare danni: solo gli esperti conoscono gli effetti indesiderati e le interazioni dei farmaci o parafarmaci. E gli integratori salini appartengono a queste categorie. Senza scordare che la pubblicità può essere ingannevole!
CAUTELA CON GLI INTEGRATORI SALINI
10 In vacanza, cercare di privilegiare le zone collinari o termali. Ma chi non abbandona le città, può cercare lo stesso refrigerio nei parchi e negli spazi verdi che abbelliscono i nostri quartieri, all’imbrunire quando si leva la brezza, causata dall’inversione termica, dopo aver cenato e prima di coricarsi. FINE
UN CLASSICO DELL’ESTATE ITALIANA
Richiamando la bottega di cui sopra, perché non incentivare i prodotti “chilometro zero” che il dettagliante classico promuove da sempre? Garanzia di fre-
UN SOGGIORNO ALLE TERME È UNA SCELTA OTTIMA ANCHE IN ESTATE
ALIMENTAZIONE IN ESTATE GIUSTO E SBAGLIATO… Informarsi sui rischi che il caldo può procurare sull’organismo è molto importante, così come lo è la prevenzione. A tal proposito torna utile sapere cosa mangiare quando il caldo diventa un rischio per la salute.
TENERE LA TESTA RIPARATA DAI RAGGI
5 Indossare indumenti non aderenti, chiari, di fibre naturali, come ad esempio lino e cotone; evitare le fibre sintetiche che impediscono la traspirazione e possono provocare irritazioni, pruriti e arrossamenti di tipo allergico. L’abbigliamento va scelto, sia per l’interno che per l’esterno di casa, favorendo la libertà dei movimenti e la sensazione di freschezza, anche al fine di combattere la sedentarietà con almeno 15 minuti al dì di cammino moderato.
SÌ ad acqua e tè: bisognerebbe bere almeno due litri d'acqua nel corso della giornata, anche se si ha poca sete. Se si vuole alternare, va bene anche il tè. SÌ a pasti leggeri e frequenti: l'ideale è cinque pasti al giorno, tra colazione, spuntino di metà mattina, pranzo, merenda e cena. SÌ al pesce: è da preferire rispetto alla carne e ai formaggi. SÌ a frutta e verdura: consumarne in abbondanza perché apportano acqua, vitamine e sali minerali. SÌ ai gelati: meglio se ai gusti di frutta, più ricchi d’acqua. NO a bevande fredde e ghiacciate: occorre evitarle perché possono provocare congestioni gravi. Preferire le bevande a temperatura fresca. NO a birra e alcolici: astenersi, aumentano la sudorazione e la sensazione di calore contribuendo alla disidratazione. NO a fritti, intingoli, insaccati e cibi piccanti: vanno ridotti o evitati tutti i cibi elaborati, molto salati e ricchi in grassi. SÌ e NO a succhi di frutta e bevande gassate: moderarne l’assunzione, perché sono ricchi di calorie, poco dissetanti, spesso troppo zuccherati. SÌ e NO al caffè: d'estate e con le alte temperature bisogna limitarne l’assunzione.
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SPORT
FRANCESCO
DAMIANI Pugno d’acciaio e cuore d’oro
Il bagnacavallese, Manager dei Pugili Italiani alle Olimpiadi di Londra, ci dice:
“Voglio una medaglia d’oro”. di Tiziano Zaccaria «Dài, due minuti e sei campione olimpico!». Ci sono frasi semplici, a volte perfino ingenue, che restano scolpite nella storia. E nella storia recente del pugilato italiano ha fatto epoca questo spontaneo incoraggiamento che Francesco Damiani rivolse a Roberto Cammarelle durante la finale olimpica dei pesi supermassimi ai Giochi di Pechino, il 24 agosto 2008. Una frase che riassume l’essere di Damiani, persona genuina, schietta, passionale.
Da Bagnacavallo con furore… Francesco Damiani è nato a Bagnacavallo il 4 ottobre 1958. La boxe è stata la sua grande passione fin da giovanissimo. Dotato di buona tecnica individuale e grande incassatore, ha ottenuto il suo primo grande successo ai Mondiali dilettanti di Monaco di Baviera nel 1982, dove nei quarti sconfisse il grande cubano Teofilo Stevenson, venendo poi battuto in finale dallo statunitense Tyrell Biggs. Damiani vinse una medaglia d’argento anche alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, ancora una volta battuto da Biggs con un verdetto molto contestato dal pubblico americano. 16
Iniziò poi la carriera professionistica nel 1985, inanellando 29 vittorie consecutive e venendo incoronato campione del mondo dei pesi massimi nella versione WBO, un titolo detenuto dal 6 maggio 1989 all’11 gennaio 1991. Damiani si ritirò nel 1993 con all’attivo 30 vittorie (24 per ko) e 2 sconfitte, patite contro Ray Mercer e Oliver McCall. Con Primo Carnera resta l’unico italiano a potersi fregiare del titolo di campione del mondo dei pesi massimi.
«Avevo 24 anni quando ai Mondiali di Monaco nel 1982 lo sconfissi – ricorda Damiani – Con la scomparsa di Teofilo ho perso anche una parte della mia vita, almeno sportiva, oltre che un amico. La vittoria contro di lui a Monaco fu il mio trampolino di lancio. Qualche anno fa gli mostrai la registrazione di quell’incontro, un video che lui non aveva mai visto. Alla fine mi disse: “Non credevo di aver perso così nettamente”.
Il ricordo di Stevenson Durante la sua carriera agonistica, per anni Damiani era stato identificato come “l’uomo che ha battuto Teofilo Stevenson”, il pugile cubano tre volte campione olimpico (Monaco 1972, Montreal 1976 e Mosca 1980), deceduto proprio il 12 giugno scorso a L’Avana, a sessant’anni, stroncato da un infarto. T. STEVENSON IN UN’IMMAGINE RECENTE
FOTOGRAMMA DAL MATCH DAMIANI-STEVENSON AI MONDIALI DI MONACO 1982
Fu la più bella soddisfazione che potesse darmi. Stevenson ha puntualmente respinto le tentazioni del professionismo ed è sempre rimasto fra i dilettanti, dove era due spanne sopra gli altri per tecnica, tattica e potenza. Tra i professionisti, sarebbe diventato tra i più grandi di sempre».
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SPORT
Obiettivo Londra di Cammarota Roberto
Oggi Francesco Damiani è il manager dei pugili italiani alle Olimpiadi. A Pechino, quattro anni fa, i suoi atleti hanno fatto faville, conquistando una medaglia d'oro con Roberto Cammarelle nella categoria +91 kg (pesi supermassimi), una d'argento con Clemente Russo nei 91 kg (pesi massimi) e una di bronzo con Vincenzo Picardi nei 51 kg (pesi mosca). Ora per le Olimpiadi di Londra, in programma dal 27 luglio al 12 agosto, il bagnacavallese non abbassa gli obiettivi: «I sette ragazzi che porteremo a Londra stanno lavorando bene e sono molto motivati.
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Mi piace l’aria della Romagna, la re sul ring in pantaloncini. Le emoziocampagna, il profumo delle ni che si provano in quel ruolo, non te FINE pesche». La sua professione attuale lo le può regalare nessuno». gratifica, anche se ammette che l’attività agonistica era un’altra cosa. «Stare all’angolo ha le sue soddisfazioni: per esempio Cammarelle, quando ha vinto l’oro a Pechino, mi ha celebrato come allenatore, facendomi capire che il mio apporto era stato FRANCESCO DAMIANI, QUI CON CLEMENTE RUSSO importante. Ma il pugilato è saliAi reduci di Pechino, che si sono mantenuti ai vertici internazionali, abbiamo aggiunto alcuni giovani di valore sui quali puntiamo parecchio. Obiettivi? Vogliamo portarci a casa un’altra medaglia d'oro». I sette azzurri che saliranno sul ring di Londra sono Manuel Cappai, Vincenzo Picardi, Vittorio Parrinello, Vincenzo Mangiacapre, Domenico Valentino, Clemente Russo e Roberto Cammarelle. «Questo incarico all’interno della Federazione Pugilistica Italiana mi porta ad essere sempre in giro per il mondo. Ora risiedo con mia moglie a Bologna, ma non dimentico assolutamente le mie origini romagnole. Quando posso, torno a Bagnacavallo, dove vivono ancora mia madre e i miei fratelli.
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CARDIOLOGIA
Come prevenire le malattie coronariche I fattori di rischio possono essere non modificabili (età, ereditarietà), ma anche rettificabili (fumo, obesità, ipertensione)… …e correggendo lo stile di vita, si allontanano anche i pericoli. Dott.
Flaviano Jacopi
Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore Sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
Non sempre è chiaro a tutti che differenza ci sia tra avere “fattori di rischio per una certa malattia, oppure essere sicuramente affetti da essa. Cercherò di spiegare succintamente la problematica. Rischio è la probabilità statistica di incorrere in una malattia. I fattori di rischio coronario sono specifiche condizioni che risultano statisticamente correlate ad una patologia coronaria e che pertanto si ritiene possano concorrere alla sua patogenesi, cioè al suo sviluppo. Tali fattori non sono pertanto da considerare agenti causali, ma indicatori di probabilità di comparsa di una coronaropatia che, come noto, si manifesterà prevalentemente con un’angina pectoris o un infarto cardiaco. La loro assenza non esclude la comparsa della malattia, ma la presenza di uno di essi, e ancor di più la compresenza di più fattori di rischio legati fra loro, ne aumenta notevolmente il rischio di insorgenza e di sviluppo. In altre parole, non avere fattori di rischio, non significa che sicuramente non si avrà mai ad esempio un infarto, ma solo che tale evento è più probabile e tanto più lo sarà, quanto maggiore è il loro numero. I fattori di rischio cardiovascolare si dividono tradizionalmente in non modificabili e modificabili.
“
Fattori di rischio non modificabili… ETA’ Il rischio di malattie cardiovascolari aumenta con l'età e, nei pazienti anziani, l'età diviene il fattore di rischio dominante. SESSO Gli studi finora condotti hanno fatto emergere un rischio maggiore negli uomini rispetto alle donne prima della menopausa. Tuttavia, dopo la menopausa il rischio cardiovascolare nelle donne tende ad aumentare rapidamente. Viene infatti a mancare l'effetto protettivo esercitato, almeno in parte, dagli estrogeni che favoriscono livelli più elevati di colesterolo HDL rispetto agli uomini. FAMILIARITÀ Il rischio di malattia coronarica è tanto maggiore quanto più diretto il grado di parentela con un individuo già colpito, più elevato è il numero di parenti affetti, più precocemente si è manifestata la malattia in questi soggetti. Sono ancora oggetto di studio i geni coinvolti, ma sicuramente in alcuni casi, la familiarità è dovuta alla trasmissione ereditaria di altri fattori di rischio quali diabete, ipertensione arteriosa o ipercolesterolemia.
… e fattori di rischio modificabili Sono quelli suscettibili di correzione, mediante modifiche dell’alimentazione, del comportamento, dello stile di vita, o mediante interventi farmacologici. E’ evidente che questi sono i più importanti da OSTRUZIONE DELLE ARTERIE conoscere, perché sono quelli sui quali tutti ci possiamo impegnare attivamente. DISLIPIDEMIA Si intende un’alterazione del metabolismo che si manifesta con aumento dei grassi (trigliceridi » SEGUE e colesterolo)…
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CARDIOLOGIA »
…nel sangue, sotto forma ipertrigliceridemia e soprattutto di ipercolesterolemia. L’aumento di questi grassi può essere di origine genetica e quindi famigliare, oppure può essere secondaria, cioè acquisita, generalmente di origine alimentare o conseguente a stili di vita errati. Il colesterolo è il principale costituente delle placche arteriose che caratterizzano l’aterosclerosi che, come noto, riguarda tutte le arterie e in particolare le coronarie. IPERTENSIONE E’ l’aumento persistente dei valori della pressione del sangue circolante sulle pareti dei vasi.
Pr: 120/80 Arterie sane ed elastiche attenutano la pressione del sangue, espandendosi.
Pr: 160/100 Se le pareti diventano più rigide ed il passaggio si restringe, il sangue incontra un ostacolo maggiore e la pressione del sangue aumenta.
DIABETE E’ il disturbo del metabolismo del glucosio, caratterizzato da aumento di tale zucchero nel sangue, con difficoltà ad un corretto utilizzo dello stesso da parte delle cellule. Si distingue un diabete di tipo 1, caratterizzato da scarsa produzione dell’ormone insulina, detto anche giovanile, e un diabete tipo 2, che generalmente compare in età matura, caratterizzato da un’incapacità di utilizzo dell’insulina prodotta dal paziente. Entrambe le forme sono importanti fattori di rischio. OBESITÀ Si definisce obesità un incremento del grasso corporeo che porti ad un aumento della massa corporea, con una sproporzione del peso rispetto all’altezza. Il così detto indice di massa corporeo (IMC = peso/(altezza2) deve essere inferiore a 25; quando è superiore a 30, si parla di obesità. L’obesità è un fattore di rischio di per sè, perché fa lavorare eccessivamente il cuore e porta a riduzione dell’attività
Si parla di ipertensione sia quando è aumentata la massima (sistolica), cioè la pressione sviluppata dalla contrazione cardiaca che spinge il sangue in circolo, sia quando è elevata la minima (diastolica), dovuta alle resistenze offerte dai vasi sanguigni alla circolazione. La pressione sistolica deve essere stabilmente uguale o inferiore a 140, la minima uguale o inferiore a 90.
fisica; inoltre spesso si associa a dislipidemia, diabete tipo 2 e ipertensione. FUMO Secondo tutti i più importanti studi mondiali, il fumo di sigaretta è considerato il principale fattore di rischio che predispone all’insorgenza dell’arteriosclerosi e delle patologie ad essa collegate. Uno studio inglese del 2004 ha riscontrato che i fumatori hanno un’aspettativa di vita inferiore di 10 anni rispetto ai non fumatori, e che i forti fumatori (più di 10 sigarette al giorno) hanno il 25 per cento di possibilità in più di morire di tumore al polmone o di polmonite cronica ostruttiva. SEDENTARIETÀ Il cosiddetto stile di vita sedentario è comunemente riscontrato nei paesi sviluppati ed è caratterizzato dallo stare seduti per lavoro, leggere, guardare la tv e usare il computer per buona parte del giorno, con mancanza parziale o totale di esercizio fisico. E’ generalmente associato a obesità.
Parola d’ordine: prevenzione I fattori sopracitati sono correggibili, ma prima di tutto bisogna essere convinti della necessità di farlo. Non sempre è facile, perché un iperteso, un dislipidemico, un paziente con diabete tipo 2 o un fumatore, quando ancora non si è svilup-
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CARDIOLOGIA pata una forma clinica di malattia coronaria, non avverte nessun disturbo e, se non correttamente informato, difficilmente accetterà di curarsi o modificare il suo tipo di vita.
Dott.ssa Valentina Luciani valentina.luciani86@alice.it
La correzione dei fattori di rischio è la base della prevenzione della malattia aterosclerotica in generale e delle sue manifestazioni coronariche in particolare: quanto prima si interviene, tanto migliori saranno i risultati. Il diabete, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia si trattano, oltre che con modifiche delle regole di vita (dieta, esercizio fisico ecc.), anche con farmaci. “Farmacon” in greco significa veleno, e non c’è dubbio che l’assunzione di una o più medicine può provocare disturbi ed effetti collaterali in una minima percentuale di persone. Questi disturbi devono essere tenuti presenti dal medico, valutati e studiati di caso in caso, ma mai, se non in situazioni estreme, devono portare alla sospensione della terapia medica.
al fumo e… La sospensione del fumo è la base di una corretta prevenzione; abolire il fumo è più facile che ridurlo; d’altro canto si parla di forte fumatore già con 10 sigarette.
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…occhio alla bilancia
DA RICORDARE
Il calo di peso è fondamentale tanto più se vi sono associati diabete, ipercolesterolemia o ipertensione. Non esistono farmaci per l’obesità, ma solo dieta (riduzione dell’apporto di calorie) e maggiore attività fisica (aumento del consumo di calorie). FINE
Più fattori sono presenti, più il rischio si alza in maniera esponenziale. Giusta alimentazione, abolizione del fumo, buona attività fisica e calo ponderale migliorano il senso di benessere ed il piacere della vita con sé e con gli altri. Come ho detto in altre occasioni, molte persone che hanno cambiato stile di vita dopo un infarto, mi hanno detto di stare molto meglio ora di prima.
“Allarme del Censis: “Nove milioni di italiani senza i soldi per curarsi.” (Cit. Quotidiano la Stampa del 5 giugno 2012)
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SOCIETÀ
OBESITÀ Un problema serio ma risolvibile
I dati che ci vengono forniti dal Ministero della Salute sono allarmanti: un maschio su due è in sovrappeso, uno su dieci è obeso; una donna su tre è in sovrappeso, una su dieci è obesa. Non solo una questione di aspetto estetico L’obesità è un problema nazionale che pesa seriamente sul bilancio della nostra sanità.
Dott.
Massimo Liverani
Biologo Nutrizionista - Consulente programma Dimagrimento e Trainer Ginnico Motorio c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI Barbiano di Cotignola E-mail: info@indacosrl.it
L'obesità cresce, cresce di circa un 9% ogni 5 anni, colpisce sopratutto la popolazione maschile, le persone meno istruite e più povere. Per andare maggiormente nel dettaglio possiamo evidenziare come nella fascia di età compresa fra i 45 ed i 54 anni il 39,5% della popolazione (maschi e femmine) è in sovrappeso mentre l'11,9% è obeso. Queste percentuali aumentano sensibilmente con l'aumentare dell'età al punto che ben il 44,7% della popolazione di età compresa fra i 55 ed i 64 anni è in sovrappeso mentre ben il 14,8% è obeso. Il problema tocca tutte le fasce di età (sono ormai il 34% i bambini di età compresa fra i 6 ed i 9 anni che sono obesi ed in sovrappeso) tutte le regioni, tutte le città. 22
SOVRAPPESO: (fino a 25 kg in più rispetto al peso forma) OBESO: (oltre 30 kg oltre il proprio peso forma) Essere in sovrappeso oppure essere obesi significa aprire la strada a molte patologie come le malattie cardiovascolari, l'ictus, il diabete, alcuni tipi di tumore come quello colon-rettale, renale e della colecisti, le osteoartriti, le malattie muscolari e scheletriche, le malattie del fegato, dell'esofago e del-
JUNK FOOD O CIBO SPAZZATURA
l'apparato digerente. Si pensi che l'obesità aumenta di ben 83 volte il rischio di ammalarsi di diabete e di ben 59 volte il rischio di una malattia ipertensiva. E poi sono ben note le gravi compilicanze di ordine psicologico, l'ansia, la depressione, il senso di vuoto, il desiderio di isolarsi dal mondo, la paura di venire giudicati e di non essere accettati, il cibo come unica medicina per l'anima. Dati inquietanti che lo diventano ancora di più se ricordiamo le decina di migliaia di persone che, ogni anno, muoiono a causa del loro peso eccessivo. La realtà è che che circa il 63% dei maschi adulti compresi fra un'età di 45 ed una età di 54 anni, è gravemente in sovrappeso oppure obeso, una realtà imbarazzante ed incomprensibile.
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SOCIETÀ
L’esperienza con Monica “Personalmente ho avuto modo come biologo nutrizionista e personal trainer di seguire molte persone, uomini e donne, affette da questa patologia che altera gravemente sia l'aspetto esteriore che la funzionalità stessa del nostro organismo. Ricordo con piacere la storia di Monica Bernesi, una giovane impiegata comunale di Lugo che mi venne a trovare nell'ormai lontano 14 luglio 2010.
Monica pesava, allora, 137 kg a fronte di una statura di 170 cm. Un caso difficile che è stato felicemente risolto sopratutto grazie alla volontà di Monica che, da subito, si dimostrò moti-
vata, collaborativa e con un forte senso di rivalsa. Dopo appena 4 mesi, il 24 novembre del 2010, il peso era già sceso a 92 kg mentre un nuovo sensibile calo fu registrato nella primavera del 2011 quando la bilancia si fermò, con grande gioia di Monica e mia, a 63 kg. Ora Monica Bernesi pesa 59 kg ed ha perso ben 78 kg in due anni. Non sono stati utilizzati farmaci ma solo integratori naturali come il ginseng (un potente tonico) il gambo di ananas (ottimo per drenare i liquidi) ed altri prodotti a base di tarassaco, una pianta dal grande potere depurativo. Monica ha rispettato una dieta normocalorica, normoglucidica (normale apporto di zuccheri complessi) moderatamente proteica ed ipolipidica. Una dieta personalizzata, equilibrata di circa 1400/1600 calorie, una dieta composta al 55% da carboidrati, al 20% da proteine e dal 155% da lipidi. Alla dieta abbiamo aggiunto una costante attività fisica, 1 ora per 3 volte alla settimana, che comprendeva circa 40 minuti di esercizi aerobici ed un 20 minuti di esercizi a corpo libero con un consumo medio di calorie di circa 500 a seduta.
Oggi Monica continua a fare sport ma con una intensità molto maggiore. Il rapporto peso statura è, ora, ideale, 170 cm per 59 kg, una condizione di forma invidiabile che le permette di cimentarsi in allenamenti anche molto intensi. Monica è calata di peso grazie alla sua forza di volontà e alla sua determinazione ma senza seguire diete scellerate e difficili da poter rispettare ed interpretare. Un esempio per i tanti, troppi obesi e per i loro cugini di primo grado, i tanti, troppi, che sono in sovrappeso. Calare di peso con intelligenza e buon senso, riappropriarsi del proprio corpo, riassaporare la vita di relazione, sono cose possibili e non sogni di mezza estate. Ritornare ad essere felici, si può e si deve.” FINE
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SANITÀ
Il FUOCO di Sant’Antonio È causato dal virus della varicella, che colpisce i nervi, provocando l’arrossamento di strisce della pelle, vescicole, intorpidimento e dolore bruciante. Si cura con farmaci antivirali e antidolorifici.
Dott.ssa
Mariarosaria Venturi
Email: maria.venturi@medici.progetto-sole.it
Il Fuoco di Sant’Antonio è il nome popolare di una patologia il cui termine medico è infezione da Herpes Zoster. In Italia l’infezione è piuttosto frequente e colpisce circa 300 mila persone ogni anno. Non esiste un’età preferenziale, ma sono interessate maggiormente le persone adulte e quelle con un’età avanzata anche se il virus che causa la malattia è il medesimo che provoca la varicella, disturbo invece prevalentemente infantile o giovanile.
Varicella Zoster il virus “intelligente” Quando l’organismo viene colpito dal virus della varicella (che ha come nome Varicella Zoster), il sistema immunitario si attiva per combattere e porre fine al disturbo, cercando di distruggerlo. 24
Accade allora che il virus cerca di difendersi, rifugiandosi e sopravvivendo “latente”, come fosse in letargo, nelle cellule nervose dei gangli spinali, che, esprimendoci con semplicità, costituiscono la struttura da cui hanno origine i nervi che si diffondono in tutto il corpo. Infatti, in questa sede, gli anticorpi, cioè la difesa dell’organismo verso l’infezione, non possono arrivare.
Quando il fisico è debole torna ad essere aggressivo Il virus, quindi, sopravvive e non dà segno di sé fino al manifestarsi di condizioni di indebolimento del fisico, tali da provocare una ripresa della sua aggressività. A quel punto sarà in grado di provocare la malattia, che non si presenta come la Varicella, ma in una striscia di pella, generalmente a lato della spina dorsale o della linea sterno ombelicale, oppure su un lato del viso o del cuoio cappelluto, compaiono arrossamento, vescicole, formicolio, intorpidimento, dolore bruciante, accompagnati da stanchezza e malessere generale, anche con brividi e febbre. Il disporsi del disturbo cutaneo lungo una striscia è dovuto all’anatomia del corpo umano: il nervo colpito è appunto come una striscia all’interno dell’organismo. E sempre all’anatomia è dovuto l’intenso dolore: infatti i nervi sono gli organi della sensibilità.
Diagnosi e cura Avere il sospetto del verificarsi dell’infezione e segnalarla al proprio medico con sollecitudine è molto importante, perché la terapia esiste (farmaci antivirali e antidolorifici) e, per ottenere la guarigione, è necessario intervenire il prima possibile. Esiste anche un vaccino, approvato e registrato dall’Agenzia Europea del Farmaco, e speriamo disponibile a breve anche in Italia.
PREGIUDIZI POPOLARI Questa patologia, purtroppo per chi deve curarla, è soggetta a forti pregiudiziali culturali (come in particolare tutte quelle con manifestazioni cutanee), che il nome popolare del disturbo esprime appieno. Sin dall’antichità, infatti, con il termine Fuoco di Sant’Antonio, si descriveva sia la malattia da Herpes Zoster che attacchi convulsivo-epilettici accompagnati da intenso dolore bruciante in tutto il corpo e si è scoperto poi dovuti a intossicazione fungina. La costante del dolore, descritto come un fuoco, e della sofferenza conseguente, ricordava i tormenti a cui il Santo venne sottoposto, (voce di popolo), da parte dei demoni: quindi il passo verso la malattia, intesa come maledizione, è breve. FINE
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SOCIALE
LA TECNOLOGIA
E LA LEGGE
A FAVORE
DEI DISABILI Un importante passo verso la completa indipendenza ed autonomia, la possibilità di ottenere una migliore qualità della vita, un valido supporto all'insostituibile sostegno della famiglia e degli amici. MONTASCALE A PEDANA
Anche le tante leggi dello stato aiutano il disabile nella sua quotidianità. Gli Enti Pubblici hanno l’obbligo di mettere a norma i locali per permettere ai diversamente abili di accedervi con carrozzine, poltroncine, ascensori o montascale.
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L’aiuto degli animali
La tecnologia a favore
Anche gli animali domestici se pensiamo ai progressi fatti dalla dog therapy e dalla dog utility, possono essere degli affettuosissimi partner che aiutano i diversamente abili a migliorare la loro vita di relazione, i loro rapporti sociali, la loro autostima, la loro fiducia in se stessi.
I supporti meccanici per i disabili sono numerosi e molto diversificati fra loro. Ascensori e miniascensori, montalettighe, montascale a pedana, poltroncine, carrozzine elettriche, elevatori. La tecnologia ha fatto, negli ultimi anni, dei passi da gigante se si pensa che le carrozzine oltre ad avere caratteristiche molto diverse fra loro, hanno autonomie più o meno lunghe, comandi manuali ma, anche, comandi vocali e possono essere governate dal semplice respiro con il quale si può regolare la velocità e decidere se andare a destra o a sinistra.
DOG-THERAPY
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SOCIALE
I LUOGHI PUBBLICI DEVONO PERMETTERE AI DIVERSAMENTE ABILI UN ACCESSO AGEVOLATO
Anche molti ponti di Venezia sono, ormai, dotati di questi supporti tecnologici che favoriscono la libera circolazione ed il libero passaggio di chi, purtroppo, non è più in grado di utilizzare le proprie gambe. Il costo di questi supporti è, ovviamente, a carico degli Enti Pubblici, ma anche i privati possono fare fronte personalmente a questi oneri utilizzando i contributi e gli sconti fiscali previsti dalla legge.
Un montascala, a poltroncina o a piattaforma oppure una piattaforma elevatrice da utilizzare in abitazioni private sono considerati, infatti, beni finalizzati all’ abbattimento delle barriere architettoniche.
I contributi comunali La legge n°13/1989 prevede fondi per finanziare l’installazione di poltroncine montascale di piattaforme montascale e di piattaforme elevatrici. Lo stato concede contributi erogati tramite le
Regioni ai Comuni con lo scopo di superare ed abbattere le barriere architettoniche negli edifici privati. Il cittadino deve, innanzitutto, presentare domanda al Comune di residenza di inizio lavori e generalmente sono proprio le aziende installatrici ad aiutare le persone interessate a redigere in modo corretto questa domanda; un primo passo fondamentale visto che ogni macchina che verrà installata ha un suo proprio numero di matricola che la identifica con certezza. Compiuto questo primo passo, la seconda cosa che deve essere fatta è la presentazione, sempre all’autorità comunale, della domanda di richiesta del contributo.
MOLTO IMPORTANTE E’ necessario avere una invalidità superiore all’ 80% per ottenere dal proprio Comune un contributo fino al 25% della somma che dovrà essere spesa. Anche in questo caso le aziende installatrici aiutano ed assistono il cittadino.
IN EL
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SOCIALE
Detrazioni fiscali Qualsiasi contribuente anche non residente in Italia ed indipendentemente dal suo stato di salute, può utilizzare la detrazione fiscale del 36% se decide di installare un montascale o una piattaforma elevatrice in un immobile di proprietà o detenuto ad altro titolo (uso, usufrutto, locazione, comodato). Questa procedura è stata semplificata il 13 maggio del 2011 grazie alla conversione in legge del Decreto Sviluppo che ha modificato la legge 449/97. In base a questo Decreto non è più necessario inviare comunicazione prima dell’inizio dei lavori al Centro Operativo di Pescara e nemmeno indicare in fattura il costo della mano d’opera. Tutti i costi dovranno essere semplicemente indicati nella dichiarazione dei redditi. L’ importo (fino a 48.000 euro) potrà venire detratto in parti uguali in 10 anni fatto salvo l’età del richiedente. Un cittadino di 75 anni potrà, infatti, detrarre l’importo in 5 anni, un cittadino di 80 anni effettuerà la detrazione in soli 3 anni. Ovviamente, anche in questo caso, l’azienda installatrice assiste sempre il richiedente la prestazione.
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La speranza è che l’attuale crisi finanziaria non vada a modificare in negativo, fondi, leggi e regolamenti che sono stati negli anni approvati proprio per migliorare la qualità della vita dei FINE diversamente abili.
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SOCIETÀ
UnaLineaROSA in DIFESA delle DONNE L’associazione di volontariato ravennate offre sostegno gratuito alle donne che subiscono ogni tipo di violenza, dai soprusi psicologici ai maltrattamenti fisici. di Tiziano Zaccaria Secondo dati nazionali, i responsabili delle violenze sulle donne nel 90 per cento dei casi sono i partner o gli ex partner, il padre, il figlio, il fratello o altri familiari. La lotta alla violenza e ai maltrattamenti in famiglia (fenomeni molto più diffusi di quanto si possa credere), in provincia di Ravenna vede in prima linea l’associazione di volontariato Linea Rosa, che dal 1991 offre servizi gratuiti a difesa e sostegno delle donne in difficoltà, che subiscono o che hanno subito violenza psicologica, economica, fisica, sessuale, mobbing e stalking. Dalla sua apertura l’associazione ha accolto oltre 4.500 donne, vittime soprattutto fra le mura domestiche, il luogo dove paradossalmente la violenza ha il suo principale scenario.
Rifugi ad indirizzo segreto In casi di particolare gravità la donna può essere ospitata nella Casa Rifugio e nella Casa Dafne, luoghi di genere ad indirizzo segreto. Fra le attività di Linea Rosa figurano corsi di formazione per le aspiranti volontarie, gruppi di auto-aiuto, attività di prevenzione nelle scuole, corsi di difesa personale, un servizio di consultazione e prestito libri ed una serie di mostre e manifestazioni durante le quali incontrarsi, riflettere e confrontarsi. Negli ultimi anni l’associazione è stata impegnata, in convenzione con l’Asp (Azienda Servizi alla Persona) di Ravenna, anche nel sostegno di donne immigrate richiedenti asilo politico. Sempre in convenzione con il predetto consorzio Linea Rosa gestisce la struttura di ospitalità
Una via d’uscita dal dramma personale Il sostegno che Linea Rosa fornisce alle donne in difficoltà è strutturato su vari livelli. Si parte generalmente da uno o più colloqui, telefonici o personali, durante i quali la donna racconta la sua storia, le sue problematiche ed i suoi timori. Insieme a lei si cerca di capire il percorso da seguire, quali le risorse a cui poter attingere ed i servizi da attivare. Linea Rosa fornisce sostegno psicologico, medico-legale e sociale, attraverso un rete di servizi e figure professionali specializzate. Inoltre, può costituirsi parte civile nel processo, su richiesta delle donne che sono state oggetto di violenza, o comunque attuare ogni intervento legale nei casi di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Le operatrici di Linea Rosa collaborano con i servizi sociali del territorio, la Questura, i carabinieri, il Tribunale, le associazioni di volontariato, i Centri e le case antiviolenza, soggetti istituzionali che vengono coinvolti solo con il consenso della donna maltrattata. 28
TRA LE ATTIVITÀ PROMOSSE DA LINEA ROSA È POSSIBILE FREQUENTARE CORSI PER LA DIFESA PERSONALE
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SOCIETĂ€ “Melogranoâ€? per donne che attraversano momenti di difficoltĂ sociale o economica. Progetti specifici sono stati realizzati nei confronti dei minori ospitati all’interno delle case rifugio. Infine l’associazione ha attivato uno sportello lavoro per donne vittime di violenza.
Corsi formativi per gli operatori Ăˆ in corso un progetto formativo diretto agli operatori sanitari che prevede, fra l’altro, la realizzazione di corsi di autodifesa per il personale sanitario attraverso l’acquisizione di tecniche Krav Maga (tecnica di combattimento israeliana, utilizzabile come autodifesa). La formazione prevede inoltre la visione di un cortometraggio realizzato dall’Associazione Linea Rosa, con la sceneggiatura originale di Monica Vodarich e con la regia di Gerardo Lamattina, dal titolo “Basta poco per cambiareâ€?. Il cortometraggio viene utilizzato anche in percorsi formativi dedicati alle Forze dell’Ordine. Due sportelli decentrati a Russi e Cervia. L’associazione dispone di altri due sportelli di ascolto e accoglienza per donne vittime di violenza. Âť A Russi è attivo in Via Farini 35 il servizio di prima accoglienza rivolto a donne in difficoltĂ o che subiscono violenza, aperto il martedĂŹ dalle 9 alle 13; tel. 0544-583901. Negli altri orari le telefonate vengono dirottate al centro di prima accoglienza di Ravenna. Âť A Cervia è attivo in Via Mazzini 40 il servizio di prima accoglienza rivolto a donne in difficoltĂ o che subiscono violenza, aperto il lunedĂŹ dalle 15 alle 18; tel. 0544-71004. Negli altri orari le telefonate vengono dirottate al centro di prima accoglienza di Ravenna. FINE
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PIACERE MIO
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
L’IGIENE ORALE DI CANI E GATTI
Possiamo dedicare un’attenzione maggiore
alla bocca degli animali d’affezione? L’80 per cento dei cani ed il 74 per cento dei gatti soffrono di problemi a denti e gengive, soprattutto dopo i tre anni di età; e sono soprattutto i cani di piccola taglia ed i gatti di razza pura ad essere predisposti a questo tipo di problema. 30
Dott.ssa
Chiara Barboni
Medico Veterinario - Ravenna E-mail: sanbartolovet@libero.it
Quando spuntano i denti? Nel cucciolo i denti da latte compaiono dalla terza alla sestasettima settimana, i denti definitivi spuntano tra il terzo e il 7° mese. Nel gattino i denti da latte compaiono tra la terza e la sesta settimana, i denti definitivi tra il terzo e il sesto mese.
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I NOSTRI AMICI ANIMALI E’ importante dedicare attenzione a denti e gengive fin da piccoli, per questo motivo fin dalla prima visita… …il veterinario dovrà valutare la dentizione del cucciolo-gattino, informarvi se è un soggetto a rischio di contrarre qualche malattia del cavo orale e abituarlo alla manipolazione della bocca. Se si riesce a fare questo si creano le condizioni ideali per effettuare la pulizia quotidiana dei denti utilizzando spazzolino e dentifricio appositamente studiati per loro per evitare la formazione di placca e tartaro, cause principali di malattia parodontale. La placca è costituita da una matrice glicoproteica che consente ai batteri di aderire alla superficie dei denti. Se non opportunamente rimossa, sedimentandosi, mineralizza; il tartaro così formatosi, non solo non viene rimosso con il semplice spazzolamento dei denti, ma favorisce l’adesione e la colonizzazione dei batteri della placca su denti e gengive provocando infiammazione del tessuto gengivale, danneggiandolo e coinvolgendo anche le altre strutture di sostegno del dente determinandone, infine, la caduta.
L’alitosi, campanello d’allarme da considerare Nei nostri amici animali l’alitosi spesso è sottovalutata e considerata dai proprietari “normale”. A provocarla sono i batteri presenti nella placca, capaci di liberare grandi quantità di composti a base di zolfo; è il primo segno clinico di malattia parodontale e segnale di scarsa igiene orale. Altri segnali che devono farvi insospettire sono la difficoltà ad alimentarsi per il dolore alla masticazione, la resistenza opposta dall’animale all’avvicinamento della bocca, il sanguinamento gengivale, cambi di comportamento come minori vivacità, voglia di giocare o rosicchiare.
Come agire Per prima cosa, portare l’animale dal veterinario di fiducia, il quale esaminerà lo stato generale del cavo orale e prescriverà opportune terapie e-o interventi.
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Se necessario, egli vi consiglierà l’utilizzo di supplementi nutrizionali (stick) per contrastare l’adesione e la crescita batterica della placca e migliorare così l’alitosi, gel gengivali utili a ripristinare e proteggere l’integrità della mucosa orale, diete specifiche consigliate per cani/gatti predisposti a sviluppare placca/tartaro, alitosi e gengivite. Il veterinario valuterà, inoltre, l’opportunità o meno di effettuare una detartrasi, procedura attraverso
la quale i depositi di placca e tartaro vengono rimossi dalle strutture sopra- e sotto-gengivali dei denti, fino ad eventuali estrazioni dentarie quando il dente è già, ormai, compromesso. FINE
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HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI AGOSTO DI Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna E-mail: campehna@me.com Dott.ssa Chiara Barboni Medico Veterinario - Ravenna E-mail: sanbartolovet@libero.it
Dott. Pierluigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia Direttore Sanitario del Centro Medico Olympus di Ravenna E-mail: p.fiorella@olympus.ra.it Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it Dott. Massimo Liverani Biologo Nutrizionista - Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI E-mail: info@indacosrl.it Dott.ssa Mariarosaria Venturi
Roberto Cammarota Titolare Meccanic System E-mail: meccanicsystem@fastwebnet.it Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.itcollaboratori
E-mail: maria.venturi@medici.progetto-sole.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
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Dott. Italo Greco Dermatologo - E-mail: polimedicalaser@libero.it
Dott. Andrea Bulzacca Medico Veterinario - Faenza E-mail: bulzac01@abulzacca.191.it
Dott. Maurizio Grilli Medico Specialista in Anestesia e Rianimazione Terapia del Dolore e Agopuntura Componente dell’Osservatorio per le medicine non convenzionali Regione Emilia Romagna Cell. 338.5346832
Flaminia Buttazzi Istruttrice Cosmos Fitness Club Faenza Titolare brevetti FIF e FBI per insegnare pilates E-mail: info@cosmosclub.it Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott.ssa Cinzia Cesari Psicologa e psicot. Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: cinzia.cesari@tin.it Dott. Michele Ciani - Dottore in psicologia Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com
Dott. Davide Guglielminetti Responsabile Reparto Chirurgia d’urgenza Ospedale Santa Maria delle Croci E-mail: d.guglielminetti@ausl.ra.it Dott. Antonio Iammarino Specialista in oculistica - E-mail: aiammarino@gmail.com Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it Dott. Massimo Margheri Direttore U.O. Cardiologica Ospedale di Ravenna E-mail: m.margheri@ausl.ra.it
Dott. Stefano Costa Eco Istituto Ecologia Scienza e società Via Castellani, 7 - Faenza - E-mail: costaest@hotmail.com
Marco Mastropasqua Responsabile tecnico attività acquatiche Cosmoss Fitness Club Faenza E-mail: info@cosmosclub.it
Dott. Lauro Di Meo Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center - E-mail: laurodimeo@libero.it
Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it
Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza - E-mail: info@cosmosclub.it
Dott. Marco Neri Dottore in scienze alimentari Dietista e preparatore atletico F.I.F. - E-mail: fif@fif.it
Dott. Fausto Pasqualini Galliani Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it
Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario San Pier Damiano HospitalFaenza E-mail: rnonni@alice.it
Agostino Ghesini Preparatore Atletico Olimpionico E-mail: info@lapalestra.ra.it
Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione E-mail: barbara.pallareti@gmail.com
Dott.ssa Anna Pasi Specialista in ginecologia e ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it Dott. Luca Rossi Direttore Tecnico Centro Studi del Cane Italia ASD E-mail: direzione@centrostudidelcane.com Dott. Roberto Salgemini Medico-Chirurgo convenzionato SSN. E-mail: robertosalgemini@alice.it Dott. Maurizio Santarini Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com
Barbara Sartoni Insegnante di Scuola Primaria Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza Giacomo Scoccia Educatore Cinofilo - www.goldendogsport.it Cell. 347.5493959 Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it Dott.ssa Laura Venturelli Coordinatrice attività didattiche Scuola Secondaria 1° grado - Liceo Scienze Umane e Liceo Linguistico Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta Ospedale privato San Francesco - Tel. 331.7324658 E-mail: d.visani5478a@ordpsicologier.it Dott. Mario Vitale Resp. Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvmnet.it
Marina Zoli Educatrice Nido - Fondazione Marri Sant’Umiltà Faenza
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SALUTE_10piu_cover_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 20/07/12 14:57 Pagina 3
VILLANOVA
di Bagnacavallo 7 - 8 - 9 - 10 SETTEMBRE 2012 28 sagra Civiltà delle Erbe Palustri Una manifestazione unica a scopo evocativo che privilegia le antiche arti manuali dell’utilizzo dell’erba di valle e del legno nostrano. SABATO 8 E DOMENICA 9 “La Soffitta in Piazza” mostra mercato dell’usato, dell’arte, della natura; mestieri etnici, etnoparco Villanova delle capanne e Villanova Express trenino navetta di servizio. IN PROGRAMMA: mostre dal tema “Lamone bene comune”, laboratori di intreccio, mestieri etnici italiani e spagnoli, burattini, tresca e trescone laboratorio di canto e ballo popolare, cantastorie, organetto di Barberia, il venditore d’aria fritta, frate Tac e i suoi animali, spettacoli dialettali, opera e operetta.
La manifestazione offre la possibilità di gustare i piatti tipici alla “Vecchia Osteria della Bassa Romagna” e presso i punti di ristoro dislocati in tutto il paese.
Ecomuseo della Civiltà Palustre - Largo 3 giunchi, 1 - 48012 Villanova di Bagnacavallo - Tel. e fax 0545.47122 - E-mail: barangani@racine.ra.it - www.erbepalustri.it
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