Salute 10 più Nr.9 Anno 2014

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RAVENNA

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 9 - SETTEMBRE 2014

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LE CONSERVE ALIMENTARI INOLTRE

· IL REFLUSSO GASTROESOFAGEO · COS’È L’AGORAFOBIA · PROFESSIONE BADANTE

· NUOVO VACCINO CONTRO L’ALLERGIA AL NICHEL · LA TESSERA SANITARIA EUROPEA · EDUCARE IL CANE ALL’INDIPENDENZA

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Nr. 9 - SETTEMBRE 2014 - www.salute10piu.it

BELLEZZA

2 IDRATARE LA PELLE DOPO L’ESTATE Dott.ssa Maria Nives Visani ALIMENTAZIONE

4 CONTROLLO DELLA FAME E DELLA SAZIETÀ Dott.ssa Chiara Bucherini CARDIOLOGIA

6 LA DILATAZIONE DELL’AORTA Dott. Vladimir Guluta GASTROENTEROLOGIA

8 IL REFLUSSO GASTROESOFAGEO Dott. Alessandro Repici ALIMENTAZIONE

10 I BENEFICI DELL’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA Dott.ssa Monica Negosanti PSICOLOGIA

12 COS’È L’AGORAFOBIA Dott.ssa Isabella Cantagalli SALUTE IN CUCINA

14 LE CONSERVE ALIMENTARI - Seconda Puntata di Tiziano Zaccaria CODICE DELLA STRADA

18 RINNOVARE LA PATENTE DAL MEDICO DI BASE? Il parere del dott. Andrea Baldisserri OCULISTICA

19 PATENTE DI GUIDA E CAPACITÀ VISIVA Dott. Ugo Cimberle WELFARE

20 COSA SAPERE SULLA “PROFESSIONE BADANTE” Doriana Togni SALUTE

22 NUOVO VACCINO CONTRO L’ALLERGIA AL NICHEL SANITÀ

24 UN NUOVO TEST DI DIAGNOSI DEL MORBO DELLA MUCCA PAZZA TUTELE

26 LA TESSERA SANITARIA EUROPEA FARMACI

27 QUALI SONO I FARMACI DA BANCO PIÙ VENDUTI I NOSTRI AMICI ANIMALI

29 EDUCARE IL CANE ALL’INDIPENDENZA Max Vismara ERRATA CORRIGE Con riferimento allo spazio pubblicitario presente in ultima pagina di copertina del nr.8.2014 di questa rivista, la redazione precisa che il referente per Scuderia del Borgo non è Katiuscia, bensì Cristiana - Cell. 333.3427633.


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BELLEZZA

PELLE IDRATATA

DOPO L’ESTATE Dott.ssa

Maria Nives Visani

Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Il sole, grande amico e fonte di vita ed energia può in certi casi insieme ad altri fattori atmosferici quali vento e salsedine, portare ad eccessiva disidratazione dello strato cutaneo esterno. Anche le radiazioni presenti durante l'esposizione solare (UVA e UVB) sono responsabili di invecchiamento perchè alterano gli strati profondi del derma. Premesso che sia indispensabile proteggersi adeguatamente, resta però la possibilità di riparare parzialmente ai danni procurati. Così al ritorno dalle vacanze occorrerà fare molta attenzione nella scelta di cosmetici, integratori e alimenti da utilizzare.

La cosmesi naturale Per quanto riguarda i prodotti cosmetici sarà importante prestare la massima attenzione alla composizione degli stessi prediligendo creme, sieri, oli, detergenti e shampoo che nella loro composizione non contengono oli minerali, conservanti, parabeni, SLS (sodio lauril solfato) e che sfruttino le proprietà rigeneranti di alcune piante. Tra le piante utilizzate all'interno di creme e sieri a tal proposito vi è il MELOGRANO. È un vero e proprio concentrato di sostanze attive e secondo studi 2

recenti è uno dei frutti che possiede la maggior attività antiossidante utile per proteggere le cellule del corpo dai

danni causati dai radicali liberi. IL SUO PREZIOSO OLIO, RICAVATO DAI SEMI, è infatti naturalmente ricco

Dott. Mauro Passarini MEDICO CHIRURGO SPECIALIZZATO CHIRURGIA OSTETRICA

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di acidi grassi insaturi, contiene “acido punicico” in concentrazione elevata, vitamina E, flavonoidi, fitormoni e fitosteroli ed è in grado di contrastare i processi di invecchiamento della pelle svolgendo anche una funzione protettiva e rigenerante sulla struttura cellulare. Se ai danni del sole si aggiunge anche la riduzione degli estrogeni come avviene in menopausa le problematiche diventano più serie così oltre a disidratazione avremo anche perdita di tono, di elasticità, assottigliamento cutaneo, comparsa di rughe e macchie. Sarà necessario utilizzare anche ACIDO JALURONICO capace di ridare turgore alla pelle per apporto di acqua. Prezioso sarà l'aiuto di Oli quali quelli di Argan e di Rosa Mosqueta le cui proprietà elasticizzanti e rigeneranti sono conosciute da secoli. Anche il Burro e l'Olio di Karitè per le sue naturali attività potranno dare un valido aiuto alla pelle del corpo che dopo l'abbronzatura può perdere elasticità ed idratazione. Essi vengono usati anche per prevenire smagliature in gravidan-

za, nella secchezza della pelle del neonato e dell'anziano.

Un aiuto anche dall’omeopatia Infine, un accenno all'utilizzo dei Sali di Schussler indicati per migliorare l'aspetto cutaneo. I cosiddetti “Sali di Bellezza”: Natrum Chloratum D6 per la secchezza e la disidratazione; Calcarea Fluorica D12 per l'elasticità

e la prevenzione di smagliature e perdita di tono; Calcariea Phosphorica D6 per l'assottigliamento dello strato cutaneo; Silicea D12 per il collagene che sostiene il derma e che riduce il formarsi di rughe. FINE SALI DI SCHUSSLER

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ALIMENTAZIONE

IL CONTROLLO DELLA FAME E DELLA SAZIETA Il nostro corpo utilizza dei segnali precisi, che ci dicono quando lo stomaco “brontola” perché ha fame e quando invece è pieno al punto giusto e non richiede più cibo. IL PRINCIPALE SEGNALE DI FAME, prodotto quando siamo a “stomaco vuoto”, è la GRELINA… …mentre… …quelli di sazietà sono la LEPTINA E L’INSULINA…

Chiara Bucherini Dott.ssa

Biologa nutrizionista

…che aumentano in seguito all’assunzione di cibo. I meccanismi che regolano questi stimoli risiedono nell’ipotalamo, una struttura del sistema nervoso centrale.

I segnali del nostro corpo sono importanti

Nuove scoperte: l’oleoiletanolamide

FAME e SAZIETÀ sono due sensazioni che proviamo più volte durante l’arco della giornata.

Recentemente un gruppo di ricercatori dell’università di Firenze, del Cnr e dell’università la Sapienza di Roma

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hanno scoperto un’altra molecola correlata con il senso di sazietà: l’oleoiletanolamide, un lipide secreto, in seguito al consumo di grassi, dagli enterociti, cellule caratteristiche dei villi intestinali.

Il fattore chimico Anche questo composto agisce a livello dell’ipotalamo e sfrutta l’istamina cerebrale per portare il messaggio di sazietà dall’intestino al cervello. L’istamina è un composto azotato tipicamente coinvolto nei fenomeni infiammatori del nostro organismo. Questa molecola può rivestire anche il ruolo di neurotrasmettitore e per svolgere la propria attività va a legarsi a specifici recettori posti sulla membrana delle cellule. Nello studio in questione l’istamina, secreta durante la fase dell’appetito, trasmette il senso di pienezza generatosi nell’intestino a livello del


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sistema nervoso, andando ad agire sui suoi specifici recettori H1, posti nei nuclei ipotalamici. La presenza di questo neurotrasmettitore è fondamentale per far giungere a destinazione il segnale di sazietà… …si è visto, infatti, che in animali incapaci di sintetizzare istamina o con riserve neuronali di istamina inattivate l’effetto dell’oleoiletanolamide è assai ridotto. I risultati ottenuti saranno importanti per mettere a punto lo sviluppo di nuovi farmaci specifici nel trattamento dell’obesità, con un meccanismo d’azione che vada a stimolare il rilascio di istamina cerebrale, per poter così avere, in circolo, livelli più alti del neurotrasmettitore e potenziare la sua funzione.

Fame e aspetto psicologico La fame e la sazietà sono quindi regolate da segnali chimici presenti nel nostro corpo, ma è bene ricordare che il più delle volte quando si mangia si è condizionati anche da tanti altri stimoli che di solito sono la principale causa dello sviluppo di sovrappeso e obesità. L’atto di mangiare, infatti, è influenzato sia da sentimenti positivi sia da senti-

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Inoltre Ulteriori studi realizzati sull’oleoiletenolamide mostrano come questo composto sia prodotto a partire dall’acido oleico, introdotto con la dieta, una volta che ha raggiunto l’intestino.

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Via Mario Montanari, 37 - Ravenna Tel. 0544.400125 - infolmedica@gmail.com Molte sono le specialità sportive che necessitano di paradenti; Hockey, Rugby, Boxe e Arti Marziali in genere… Ma anche Calcio, Ciclismo, Motociclismo, Basket, Baseball, Sci, Pallanuoto, Pallamano, Calcio a 5… Necessitano l’utilizzo del paradenti, quindi, tutte quelle attività in cui ci sia il rischio di entrare in contatto.

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menti negativi (ansia, depressione, etc.) e proprio questi ultimi portano ad avere molto spesso attacchi di fame incontrollata. Per non cadere in tentazione e non eccedere con il cibo ogni volta che ci sediamo a tavola, è importante sviluppare una buona dose di autocontrollo.

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L’acido oleico è un acido grasso monoinsaturo, appartenente alla serie degli omega-9, presente soprattutto negli oli vegetali e in particolare nell’olio extravergine d’oliva. Da queste ricerche, perciò, si conferma anche l’importanza che riveste l’olio d’oliva, alimento tipico della dieta mediterranea, come condimento valido da utilizzare (a crudo e non cotto) per insaporire i cibi. Attenzione però, non bisogna abusare nel consumo di olio, poiché è un alimento piuttosto calorico e pertanto va assunto nelle giuste quantità. FINE

PARADENTI SPORTIVO - La protezione perfetta per competizioni, allenamenti e tempo libero Il paradenti sportivo è un dispositivo di protezione dentale realizzato su misura che protegge i denti da colpi diretti ed indiretti alla bocca, utile per tutti coloro che praticano uno sport da contatto fisico e di impatto. I traumi sportivi possono provocare gravi danni o lesioni del cavo orale, oltre all’avulsione degli elementi dentari anche vere e proprie fratture delle ossa mascellari. I paradenti proteggono e prevengono rotture dentali, tagli alle gengive, labbra e ossa alveolari. I paradenti offrono caratteristiche custom made di sicurezza (biocompatibile, atossico, inodore e resistente alla formazione di muffe) e sono costruiti mediante tecnica individuale sul singolo paziente con adattabilità precisa sui denti: ciò permette di parlare, respirare e bere senza alcun disagio. L’importanza del paradenti - I dentisti stimano che il 40% delle lesioni dentali si verificano durante la pratica dello sport. Circa l’80% di tutte le lesioni dentali interessano almeno uno dei denti anteriori. Danni alla lingua o alla guancia. Il tipo di paradenti che si sceglie di indossare potrebbe influire sul livello di protezione in caso d’impatto violento durante l’attività sportiva.

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CARDIOLOGIA

LA DILATAZIONE

DELLAORTA ’

Quando supera il 50% del diametro normale, si parla di “aneurisma”. Le tre cause più comuni sono: età, sesso maschile ed abitudine al fumo. AORTA CON

ANEURISMA AORTA NORMALE

Dott.

Vladimir Guluta

Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com

Cos’è l’aorta? È la più grande arteria, sia come diametro che come lunghezza, del nostro organismo. Nasce immediatamente al di sopra della valvola aortica, all’uscita dal ventricolo sinistro e dopo avere percorso il torace, scende nell’addome e si divide in due arterie (arterie iliache) che continuano negli arti inferiori. Attraverso le numerose arterie che nascono dall’aorta, il sangue arterioso (ossigenato) arriva in tutti gli organi e tessuti del nostro organismo.

L’influenza del tempo Con l’invecchiamento la struttura della parete dell’aorta cambia, rendendo il vaso più rigido, meno distendibile durante la contrazione del cuore e dall’altra parte più debole, più tendente alla deformazione e alla dilatazione. Negli adulti il diametro dell’aorta è di 6

circa 3 cm a livello della porzione vicina al cuore, di circa 2,5 cm a livello del passaggio tra il torace e l’addome e di 1,8-2 cm a livello della biforcazione nelle due arterie iliache. Una modesta espansione del diametro rispetto alla norma si chiama “ectasia aortica”, mentre QUANDO LA DILATAZIONE VA OLTRE IL 50% DEL DIAMETRO NORMALE PARLIAMO DI “ANEURISMA”. A seconda della sua localizzazione, l’ANEURISMA può essere a livello dell’aorta toracica o addominale e parliamo quindi di “aneurisma dell’aorta toracica” oppure di “aneurisma dell’aorta addominale”.

L’evoluzione dell’aneurisma è quella di aumentare gradualmente di diametro fino alla rottura che rappresenta la complicazione più severa di qualsiasi tipo di aneurisma. Molte persone non sono al corrente di essere affette di una dilatazione dell’aorta, quindi possono andare incontro a complicanze gravi “a ciel sereno”. Sapendo di avere una dilatazione o peggio, un aneurisma dell’aorta, controllando periodicamente il suo diametro il paziente può essere trattato prima della comparsa delle complicanze.

Diagnosi Una delle più semplici modalità di diagnosi e di follow-up delle dilatazioni


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aortiche è l’esame ecografico. L’aorta toracica (nella sua parte iniziale che si chiama “aorta ascendente”) è visualizzabile mediante l’ecocardiogramma, mentre la parte addominale può essere esplorata e misurata con l’ecografia addominale.

nale a tutti i cittadini non è immaginabile. Milioni di persone dovrebbero periodicamente essere sottoposte ad esami ecografici, che rappresenterebbero un notevole sovraccarico di lavoro degli specialisti ed un impressionante spesa sanitaria. Più intelligente sarebbe controllare solo le persone ad alto rischio di sviluppare un aneurisma.

I soggetti “delicati”

AORTA ADDOMINALE

Chi ha un rischio più elevato di presentare un’ectasia o un aneurisma dell’aorta? Le tre cause più comuni sono: L’ETÀ, IL SESSO MASCHILE e L’ABITUDINE AL FUMO. L’incidenza aumenta notevolmente dopo i 60 anni di età. Negli uomini è almeno 2 volte più frequente rispetto alle donne. Il rischio aumenta notevolmente nei fumatori…

Per un medico con esperienza la sola palpazione dell’aorta addominale può identificare la presenza di una dilatazione del vaso. Misurare il diametro dell’aorta ascendente e dell’aorta addomi-

…ed uno studio ha dimostrato un rischio 6 volte superiore nei fumatori di sigarette con filtro rispetto ad un rischio 25 volte superiore nei fumatori di

sigarette auto fabbricate (tabacco rollato a mano). Altri fattori di rischio sono l’IPERTENSIONE ARTERIOSA, l’IPERCOLESTEROLEMIA E LA PRESENZA DI MALATTIA ARTERIOSCLEROTICA a livello di altri distretti vascolari (coronarie, carotideo, ecc.). In modo sorprendente, il diabete sembra avere un ruolo “protettivo”, diminuendo il rischio di sviluppare un aneurisma dell’aorta addominale del 30%-50% a seconda degli studi pubblicati. Un altro potente fattore di rischio è quello di avere un familiare di primo grado affetto da aneurisma. Un aneurisma dell’aorta addominale è presente nel 18% dei discendenti di primo grado di un paziente con aneurisma dell’aorta addominale. Se durante una visita medica annuale, alla quale ognuno dovrebbe sottoporsi, si controllasse il diametro dell’aorta ascendente e di quella addominale, soprattutto nei soggetti con le patologie e le problematiche sopraelencate, FINE sarebbe già una vittoria.

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GASTROENTEROLOGIA

REFLUSSO GASTROESOFAGEO

Colpisce quasi una persona su quattro ed è in sensibile aumento nella popolazione italiana. Questa patologia può essere ora meglio affrontata con un innovativo colonscopio a tre occhi. Come riconoscerlo

Dott.

Alessandro Repici

Responsabile Endoscopia Digestiva Humanitas Milano

A causa delle cattive abitudini alimentari, in Italia quasi una persona su quattro soffre di reflusso esofageo, patologia che negli ultimi anni ha visto un sensibile incremento nella nostra popolazione. Lo dice una recente ricerca, che ha individuato i CIBI DA EVITARE quali cioccolato, carni grasse, thè, bevande gassate e agrumi e quelli invece protettivi che sono verdura, legumi, frutta tranne gli agrumi, olio extravergine di oliva e pane integrale. I più colpiti da questa patologia sono gli uomini. Lo studio, che ha coinvolto 7.000 persone di età superiore ai 25 anni, punta quindi il dito contro l’alimentazione scorretta: gli italiani assumono poca frutta e verdura e sempre meno alimenti integrali e legumi, mentre aumenta l’utilizzo di bevande zuccherate e gassate soprattutto tra i più giovani. Il reflusso gastroesofageo viene spesso sottovalutato, a torto, perché costituisce il principale fattore di rischio per l’esofago di Barrett o il tumore esofageo. Ma come riconoscerne i sintomi e correre ai ripari? Ecco un pratico vademecum. 8

Bruciori di stomaco o dietro lo sterno, acidità, rigurgito, senso di digestione lenta e faticosa, sono i sintomi più evidenti e tipici del reflusso gastroesofageo. Ma esistono anche quelli atipici, che si manifestano nel 15 per cento dei pazienti: tosse stizzosa, sensazione di un corpo estraneo in gola, difficoltà respiratorie, disfonia. Sono fastidiosi e si manifestano quotidianamente, provocati dalla risalita di materiale acido proveniente dallo stomaco nell’esofago, dove esercita un'azione irritante che provoca dolore e infiammazione.

Le cause Spesso la presenza di un'ernia iatale causa malfunzionamento al CARDIAS , la valvola che si apre per far passare il cibo quando mangiamo e si chiude subito dopo che questo ha raggiunto lo stomaco. Se questa valvola si apre quando non dovrebbe, parte del cibo ingerito torna indietro, trascinando materiale acido nell'esofago. CARDIAS

IL REFLUSSO RISALE

Alcuni cattivi comportamenti alimentari peggiorano il disturbo (l'assunzione di agrumi, pomodori, menta, liquirizia) o riducono ulteriormente la funzionalità del cardias (per esempio, i grassi animali), così come uno stile di vita poco sano (fumo e alcol determinano un aumento dell’acidità gastrica).

I possibili rimedi Sostanzialmente sono tre: LA TERAPIA MEDICA, l'INTERVENTO CHIRURGICO e la CORREZIONE ENDOSCOPICA del cardias (questa ancora in via sperimentale, ma già utilizzata con successo e per la prima volta proprio in Humanitas). La TERAPIA MEDICA si basa sull’assunzione di farmaci che impediscono la produzione di acido a livello gastrico, in modo che il materiale che ritorna in esofago non nuocia alla mucosa esofagea. E’ un trattamento efficace nel 95 per cento dei casi, senza effetti collaterali anche se i medicinali vengono assunti per lungo tempo. L'INTERVENTO CHIRURGICO di gastroplastica laparoscopica, invece, ha l'obiettivo di ripristinare la naturale barriera antireflusso a livello del cardias. Ma attenzione: viene eseguito nei centri che, come Humanitas, hanno un'elevata esperienza di chirurgia laparoscopica. La sua efficacia è pari all’85 per cento dei casi.


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La CORREZIONE ENDOSCOPICA del cardias mira a ricostituirne un corretto funzionamento attraverso l'utilizzo di particolari e innovative suturatrici introdotte per via orale sotto guida endoscopica, che ricostruiscono la naturale barriera anti-reflusso in modo simile alla chirurgia, con risultati equiparabili, ma con un intervento più veloce, con meno complicanze e una migliore tolleranza dei pazienti, che recuperano più velocemente. In futuro, sarà, quindi applicata con indicazioni più ampie rispetto alla chirurgia, che resta comunque la prima scelta in casi di Esofago di Barret o tumore.

Il colonscopio a tre occhi Nella lotta contro questa patologia, oggi è a disposizione una nuova tecnologia: un colonscopio a tre occhi, che fa luce nei meandri dell’intestino alla ricerca delle lesioni più nascoste. Si COLONSCOPIO tratta di uno stru- A TRE OCCHI mento innovativo, sperimentato per la prima volta in Italia in Humanitas, che coordina uno studio multicentrico, a seguito di numerose ricerche condotte in Israele e in America. Il colonscopio a tre occhi permette di raffinare la sensibilità diagnostica e quindi di scorgere la presenza anche delle lesioni più nascoste della parete del colon, aumentando la capacità di diagnosi del 70-80%.

Dotato di tre telecamerine anziché una, permette di studiare il colon da tre angolazioni diverse, ottenendo una maggiore accuratezza nella visione, ad esempio, di polipi e lesioni del colon. Grazie all’endoscopia, oggi è possibile effettuare una diagnosi dei tumori gastrointestinali, risolvendo in modo definitivo i problemi dei pazienti con tumori superficiali. Quando, infatti, i tumori che interessano il colon, lo stomaco, e l’esofago si trovano nel primo tratto della parete, l’intervento endoscopico è ormai consolidato come prima scelta rispetto alla chirurgia. FINE

QUALI CIBI EVITARE Aglio, cipolla, cioccolato, the, caffè, menta, cibi grassi, fritture e uova: abbassano la tensione muscolare allentano la pressione sulla valvola che separa l’esofago dallo stomaco, favorendo fenomeni di reflusso. Agrumi e pomodori: sono alimenti acidi, che aumentano ancor di più la quantità di acido presente nel nostro stomaco. Bibite gassate: l’anidride carbonica in esse contenuta gonfia l’addome ed aumenta la possibilità del reflusso. Alcolici, fumo o dolci al liquore: rilassano i muscoli e tendono ad irritare l’esofago. Caffè, Cocacola, chinotti e tutte le bibite contenenti caffeina, che favoriscono la produzione di succhi gastrici.

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ALIMENTAZIONE

OLIO EXTRAVERGINE ’

DOLIVA E’ un alimento con importanti caratteristiche nutrizionali e molte proprietà salutari. Ma attenzione a non eccedere: la quantità consigliata è di 30-40 grammi al giorno.

Dott.ssa

Monica Negosanti

Dietista - AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione

In commercio troviamo moltissimi tipi di olio: oliva, mais, girasole, lino, ecc. ma gli esperti di nutrizione consigliano sempre un unico olio, l’ OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA (olio EVO). L’EVO è un olio ottenuto dalla spremitura delle drupe, i frutti dell’ulivo, mediante processi meccanici, escludendo qualsiasi trattamento industriale. Per meritarsi la denominazione di olio di oliva extravergine, oltre ad essere estratto in modo esclusivamente meccanico, l'olio non deve essere soggetto ad alcun tipo di riscaldamento, il suo grado di acidità non deve essere superiore allo 0,8% ed il suo punteggio da un punto di vista organolettico non deve essere inferiore a 6,5. Tutti gli oli che non soddisfano queste caratteristiche vengono messi in commercio con altre denominazioni.

di fumo*, quindi ideale per le fritture, ed è caratterizzato dall’acido oleico e da vitamine con proprietà antiossidanti, che lo rendono indispensabile nella nostra dieta quotidiana. All’olio EVO sono difatti attribuite moltissime proprietà salutari: PREVIENE L’ATEROSCLEROSI e l’invecchiamento cellulare. RIDUCE l’ipercolesterolemia, in particolare il colesterolo “cattivo” LDL, agendo sui processi di biosintesi del colesterolo plasmatico e rendendo il sangue più fluido.

Il miele di Manuka della Nuova Zelanda:

VERA MEDICINA NATURALE Questo tipo speciale di miele prodotto in Nuova Zelanda ha un'altissima componente antibatterica. Viene prodotto dalle api che si nutrono dei fiori dell'albero di Manuka che è una pianta indigena che cresce nelle distese incontaminate e prive di qualsiasi tipo di inquinamento. Questo miele è riconosciuto dai medici come una valida alternati-

va alle forme convenzionali di medicina. È un potente e naturale antibatterico, antivirale, antiossidante, antisettico, antinfiammatorio ed è un validissimo vaccino naturale ma anche un ottimo rimedio in caso di mal di gola, raffreddore e tosse ricorrente. Sulle ferite crea un ambiente di guarigione che permette alle nuove cellule della pelle di crescere a filo della ferita, prevenendo deformità della pelle e cicatrici. Contrasta reflusso gastrico e bruciore di stomaco. Ha proprietà antifunginea.

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Il Miele di Manuka è adatto anche ai bambini anche al suo sapore dolce e gradevole. L'attività antibatterica del miele di manuka è indicata dal quantitativo di MGO (MethylGlyOxal) che è indice di qualità del prodotto e ne suggerisce il corretto utilizzo. Contenuti MGO Utilizzalo per:

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Prevenzione Reflusso, bruciori Ulcera, colon irrit. Il meglio

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Ăˆ PRIVO DI COLESTEROLO e, grazie all’acido oleico di cui è composto, è facilmente assimilabile.

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Diversi e svariati studi scientifici riconoscono all’olio EVO pregi e virtĂš indiscusse, soprattutto come “alimento - medicamentoâ€?. Per esempio, uno studio compiuto dal Monel Chemical Senses Center di Philadelphia (Pennsylvania, USA) ha mostrato la presenza nell’olio extra vergine di oliva fresco di una molecola chiamata “oleocanthalâ€?, che ha le stesse proprietĂ anti infiammatorie dell’ibuprofene (noto principio attivo contenuto in farmaci cone Brufen, Nurofen, Moment), per cui è coinvolta nell’infiammazione. Uno studio britannico ha, invece, recentemente evidenziato che l’uso di olio EVO riduce la presenza di microorganismi patogeni nel cavo orale, con minore incidenza di patologie paradontali. Uno studio del 2012 della Northwestern University, ha provato, invece, come l’utilizzo della vitamina E contenuta nell’Olio EVO, che è sotto forma di alfa-tocoferolo, sia protettiva nelle patologie infiammatorie polmonari, riducendone di gran lunga l’incidenza; al contrario, la vitamina E contenuta negli oli di colza, di mais e di soia, spesso usati nei prodotti confezionati di uso comune, essendo sotto forma di gamma-tocoferolo, favorisce le patologie polmonari. Ăˆ chiaro dunque come l’olio EVO debba entrare a pieno diritto nell’alimentazione di tutti i giorni, come consigliato dalla nostra piramide alimentare. La quantitĂ consigliata sono 3-4 cucchiai di olio al giorno, pari a 30-40 grammi/die. Nonostante, infatti, sia un alimento molto salutare, apporta anche moltissime calorie, per cui il suo consumo deve essere moderato: un cucchiaio di olio apporta all’incirca 100 Kcal. E 100 kcal in piĂš ogni giorno, rispetto al nostro fabbisogno calorico giornaliero, possono farci aumentare FINE fino a 5 kg di peso in un anno! * IL PUNTO DI FUMO è la temperatura a cui un grasso alimentare riscaldato comincia a decomporsi, liberando una sostanza tossica che è l’acroleina. La temperatura ideale di frittura si aggira sui 170-180° C. VISIVAMENTE, QUANDO L’OLIO IN PADELLA COMINCIA A FUMARE, SIGNIFICA CHE Ăˆ STATO RAGGIUNTO IL PUNTO DI FUMO.

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VITAMINA E NEGLI OLI ALIMENTARI: CROCE E DELIZIA La VITAMINA E, presente in molti oli punto, c’è chi comincia a mettere in coralimentari, è salita di recente al centro relazione questa epidemia, con le mutadel dibattito internazionale. Uno studio te abitudini alimentari dell’americano della Northwestern Medicine di Chicago medio, passato da lardo e burro, a olio (Usa) ha messo in correlazione l’impiego di colza, soia e mais, in quanto considedi alcuni oli alimentari ricchi di vitamina rati piĂš salutari per il cuore. Andando a E e considerati fino ad oggi salutari, studiare i tassi d’asma negli altri Paesi, la quali quello di colza, di soia e di mais, Cook-Mills ha evidenziato che questa con l’aumentata incidenza di patologie patologia è meno incidente nelle nazioinfiammatorie polmonari e forse dell’a- ni con elevati consumi di olio di oliva e sma. Questa ricerca dimostra essenzial- di semi di mente che, parlando di vitamina E, non GIRASOLE. è tutto oro quel che luccica. PiĂš in par- A riprova di queticolare, gli effetti salutari o dannosi per sto, la stessa i polmoni dipenderebbero dalla confor- Cook-Mills sottolimazione della vitamina E. La forma nea che le concentrazioni medie di detta gamma-tocoferolo presente gamma-tocoferolo nel plasma degli americani, superano di almeno quatappunto negli OLI DI SOIA, COLZA E MAIS, tro volte quelle presenti nel sangue sarebbe quella nemica dei degli europei e dei Paesi scandinavi, polmoni; al contrario, l'alabituali consumatori di olio d’oliva e fa-tocoferolo, presente di semi di girasole. nell’olio di oliva e in quelDunque lo studio della Cook-Mills lo di semi di girasole, fornisce una freccia in piĂš all’arco avrebbe effetti protettivi FIORI DI COLZA della dieta mediterranea (e in particoper la salute. lare all’olio d’oliva), inclusa a buon diritLa prevalenza dell’asma è aumentata del to nella lista delle ereditĂ culturali intan40% negli Usa nel corso degli ultimi 40 gibili dell’umanitĂ dell’Unesco e con anni (nel 2010 la patologia interessava sempre piĂš ragioni per essere consideral’8,4% della popolazione) e a questo ta uno scudo protettivo per la salute. 11


SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 10:35 Pagina 12

PSICOLOGIA

AGORAFOBIA La paura degli spazi aperti porta a chiudersi dentro le mura domestiche. Può essere curata con la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

A riguardo di cosa

Dott.ssa

Isabella Cantagalli

Psicologa, Psicoterapeuta Specializzata in Psicologia Clinica - Physiomedica Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403

L'agorafobia (dal greco αγορά, piazza, e φοβία, paura, etimologicamente "paura della piazza") è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all’aperto, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro. L’agorafòbico cerca di evitare luoghi pubblici o luoghi non familiari, ha difficoltà ad uscire di casa e viaggiare. La gravità dell’ansia e dei comportamenti evitanti sono variabili. L'agorafobia È UNA DELLE MANIFESTAZIONI ANSIOSE PIÙ INVALIDANTI, IN QUANTO CHI NE SOFFRE SPESSO DIVENTA COMPLETAMENTE DIPENDENTE DALLE MURA DOMESTICHE, OPPURE È COSTRETTO AD USCIRE DI CASA SOLO QUANDO È ACCOMPAGNATO. 12

L'oggetto dell'agorafobia può riguardare l'USCIRE DI CASA, l'ENTRARE NEI NEGOZI, NEI LUOGHI PUBBLICI, IL VIAGGIARE DA SOLI NEI BUS, NEI TRENI O NEGLI AEREI; gli attacchi di panico possono riguardare la paura di avere un collasso o di essere lasciati senza aiuto in pubblico, oppure derivare dalla mancanza di un'uscita di sicurezza immediata, una delle caratte-

ristiche chiave delle situazioni agorafobiche. Il timore delle conseguenze sociali di una crisi di panico dovuta ad agorafobia spesso diviene esso stesso un'ulteriore causa di difficoltà emotiva. Il timore di uscire dalle mura domestiche e di relazionarsi con il mondo esterno, evidenzia una difficoltà a confrontarsi con eventi, persone, situazioni nuove e sconosciute, privi di quella "protezione", in questo caso rappresentata dall'ambiente familiare, dove l'in-

UN SOSTEGNO CONCRETO ED IMMEDIATO ALLE FAMIGLIE Psicoterapie brevi Terapia delle emergenze Terapia individuale e di coppia Consulenze psicologiche in ambito relazionale

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SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 10:35 Pagina 13

dividuo non rischia di immergersi nell'anonimato della caotica folla.

PAURA DI USCIRE DI CASA

A seconda della storia personale di ogni individuo, del legame alle sue abitudini e alle sue sicurezze quotidiane, del suo livello di accettazione del rischio e dell'incertezza relazionale, il significato assunto da questa fobia sarà peculiare e quindi spetterà allo psicoterapeuta di valutare il tipo di cura da intraprendere.

Sintomi e diagnosi Spesso l’agorafobia viene associata ad un disturbo di panico, per farne la cui diagnosi devono essere soddisfatti i criteri elenvati di seguito. PRESENZA DI ATTACCHI DI PANICO inaspettati e ricorrenti, dei quali alme-

no uno seguito da un mese (o più) di preoccupazione persistente di avere altri attacchi e/o preoccupazione relativa alle implicazioni o alle conseguenze dell’attacco (ad esempio: perdere il controllo, avere un infarto cardiaco, impazzire) e seguiti da una significativa PAURA DEI alterazione del comportamento correlata agli attacchi di panico; GLI ATTACCHI DI PANICO NON DEVONO essere causati dagli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale; GLI ATTACCHI DI PANICO non devono essere meglio giustificati da un altro disagio psichico. Sintomi depressivi e ossessivi e fobie sociali possono essere presenti, ma non dominano il quadro clinico. In assenza di una terapia, l'agorafobia può divenire cronica, sebbene di solito con decorso clinico altalenante.

LUOGHI PUBBLICI

Le cure L’agorafobia e il disturbo di panico sono condizioni molto diffuse. La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato scientificamente la propria efficacia. Nel corso del trattamento la persona è aiutata a prendere consapevolezza dei circoli viziosi del panico e a liberarsene gradualmente attraverso l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali. FINE

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SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 10:35 Pagina 14

SALUTE IN CUCINA

CONSERVE

ALIMENTARI LE REGOLE PER UNA

PREPARAZIONE di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it

CORRETTA

SECONDA PUNTATA I MICRORGANISMI DEGLI ALIMENTI Negli ultimi cinquant’anni sono profondamente cambiate le abitudini alimentari della società italiana. Con l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, si sono ridotte le disponibilità di tempo per la preparazione dei pasti ed è aumentata la domanda di alimenti conservati. Se negli anni Ottanta i prodotti di questo tipo più acquistati erano i vegetali sott’olio e sott’aceto, i legumi, i sughi, la carne e il tonno in scatola, oggi le attenzioni sono rivolte soprattutto verso quei prodotti debolmente processati, sempre più vicini ai prodotti freschi, che possono essere conservati a temperature di refrigerazione per tempi abbastanza lunghi.

Il deterioramento degli alimenti Tutti gli alimenti, in tempi più o meno lunghi, a seconda della loro natura o delle condizioni di conservazione, subiscono processi alterativi imputabili ad agenti biologici (microrganismi, insetti, animali), agenti chimici (enzimi) e agenti fisici (calore, luce). In tutti i casi, gioca un ruolo da protagonista l’alto contenuto di acqua presente negli alimenti. Per le funzioni vitali dei microrganismi è 14

infatti essenziale l’acqua, in assenza della quale vengono bloccate tutte le reazioni chimiche che permettono il corretto funzionamento. L’acqua contenuta negli alimenti può essere ridotta mediante evaporazione, essiccazione, oppure rendendola indisponibile, “legandola” con sostanze come lo zucchero o il sale da cucina. Oltre allo sviluppo microbico, il deterioramento degli alimenti può essere dovuto all’attività enzimatica, che solitamente ne modifica le caratteristiche organolettiche (colore, odore, sapore, consistenza), in modo che non risulta più idoneo al consumo umano. Il deterioramento enzimatico non comporta rischi di natura sanitaria, ma dal momento che non è sempre facile capirne l’origine, per precauzione è meglio non assaggiare né consumare tali prodotti. Nel caso in cui la conserva sia stata alterata da microrganismi che producono gas, il contenitore risulterà deformato, oppure al momento dell’apertura ci sarà fuoriuscita di gas.

Cosa più difficile è invece capire se una conserva è stata contaminata da microrganismi che non producono gas e che non determinano evidenti segni di deterioramento.

I microganismi e gli alimenti Ogni alimento possiede una comunità microbica autoctona (microrganismi come batteri, virus, lieviti, muffe), strettamente dipendente dalla natura delle materie prime e dall’ambiente in cui esse vengono coltivate o allevate. I microrganismi presenti sugli alimenti possono essere utili o benefici (come i lattobacilli ed i lieviti responsabili della fermentazione del vino o della birra), oppure alterativi, in grado di causarne modificazioni tali da rendere gli alimenti inaccettabili per il consumo. I MICRORGANISMI UTILI O BENEFICI possono essere distinti in DUE CATEGORIE: quelli che favoriscono i processi di trasformazione e quelli che aiutano la costituzione o ricostituzione delle popolazioni batteriche intestinali. Alla PRIMA CATEGORIA appartengono i microrganismi detti “STARTER”, utilizza-


SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 10:35 Pagina 15

ti per innescare quei processi come la lievitazione, la fermentazione alcolica, lattica o acetica e i processi di maturazione dei formaggi e dei salu- LO YOGURT CONTIENE mi. Alla SECON- FERMENTI LATTICI DA CATEGORIA appartengono i microrganismi probiotici, ovvero quelli che sono in grado di apportate benefici alla salute, come i lattobacilli e i bifidobatteri. I MICRORGANISMI PUTREFATTIVI O ALTERATIVI responsabili dei processi di deterioramento delle qualità organolettiche degli alimenti, appartengono a diversi gruppi: batteri gram-negativi, batteri gram-positivi, batteri lattici, lieviti e muffe. Con poche eccezioni, tutti gli alimenti, dopo la raccolta o durante la loro trasformazione vanno incontro ad alterazioni di varia natura, che comportano una perdita della loro qualità. Oltre ai batteri, tra i patogeni alimentari ci sono alcune specie di muffe e alcuni virus. CLOSTRIDIUM BOTULINUM E GLI ALTRI CLOSTRIDI PRODUTTORI DI TOSSINE BOTULINICHE… …sono i microrganismi maggiormente implicati nelle malattie trasmesse da conserve alimentari. Info:

Altre muffe, invece, non sono pericolose e sono utilizzate volutamente per conferire agli alimenti alcune caratteristiche specifiche. Basti pensare all’utilizzo del GORGONZOLA PENICILLIUM ROQUEFORTI per la produzione dei formaggi erborinati tipo il GORGONZOLA. La presenza di cariche micetiche elevate nei prodotti alimentari, soprattutto vegetali, può determinare la comparsa di fenomeni di deterioramento. I miceti, grazie alla notevole sofisticazione dei loro meccanismi metabolici, sono in grado di adattarsi a situazioni estreme che risultano invece ostili alla maggior parte dei batteri, quali le basse temperature, l’elevata acidità, la scarsa disponibilità di acqua. LIEVITI e MUFFE tollerano processi di stabilizzazione non termica come l’acidificazione o la salagione. Anche nel caso di trattamento con il calore è possibile che l’effetto risulti insuffciente a garantire la completa distruzione della popolazione micetica, a causa della particolare composizione dell’alimento (elevato tenore zuccherino o salino, massiccia presenza di fibre vegetali, ecc). In caso di fioritura di muffe sulle conserve, generalmente si tende a rimuovere la contaminazione superficiale visibile e a consumare il prodotto. Questo approccio non è corretto, anche se potrebbe non comportare implicazioni di carattere sanitario.

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I clostridi I clostridi produttori di tossine botuliniche sono microrganismi sporigeni, anaerobi, molto diversi tra loro, accomunati dalla capacità di produrre la sostanza più tossica per l’uomo: LA TOSSINA BOTULINICA. Al momento, oltre al noto Clostridium botulinum, capace di produrre 8 tipi di tossine (denominate con le lettere dell’alfabeto dalla A alla H), sono stati caratterizzati altri microrganismi solitamente non pericolosi che si trovano nell’ambiente. Si tratta dei ceppi di Clostridium butyricum produttore di tossina tipo E, e dei ceppi di Clostridium baratii produttore di tossina tipo F. I clostridi produttori di tossine botuliniche si trovano naturalmente nella polvere, nel suolo, nei sedimenti, nell’acqua, nei vegetali e negli animali, sotto forma di spore. Possono facilmente venire a contatto con gli alimenti e contaminarli. Le spore sono forme di resistenza che i microrganismi utilizzano per sopravvivere in condizioni ambientali sfavorevoli. Quando i clostridi produttori di tossine botuliniche sono in forma di spora non sono pericolosi, ma possono diventarlo se si trasformano in cellule vegetative, producendo e rilasciando la tossina. Se si blocca la germinazione delle spore, è quindi possibile rendere sicure quelle conserve alimentari che altrimenti sareb»SEGUE bero pericolose.

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SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 16:12 Pagina 16

SALUTE IN CUCINA A livello domestico è possibile bloccare la germinazione delle spore mediante acidificazione, aggiunta di sale o zucchero, o congelamento. Tutte le conserve che non è possibile trattare così, devono essere sterilizzate, quindi non possono essere prodotte in modo sicuro a livello domestico. Basti pensare che le spore di Clostridium botulinum tipo A possono resistere a trattamenti di bollitura a 100 °C anche per 5-6 ore.

Le tossine botuliniche Un grammo di tossina botulinica pura può provocare la morte di 14mila persone se assunta per ingestione. Perciò, il consumo di quantità minime di alimenti contaminati può provocare la malattia ed addirittura può essere fatale. Tuttavia, nonostante la loro elevatissima tossicità, le tossine botuliniche trovano ampio impiego in medicina per il trattamento di innumerevoli patologie a carico del sistema nervoso e in cosmesi per correggere le rughe di espressione. Sull’uomo, si distinguono alcune modalità di intossicazione da botulismo: nella maggioranza dei casi la tossina viene ingerita con cibi contaminati, talvolta l’ingestione di spore porta a produzione di tossine nell’intestino, in altri casi può derivare dalla penetrazione di spore attraverso ferite nella cute e nei tessuti. Qualunque sia la variante, l’intossicazio-

ne botulinica è l’effetto che consegue l’assorbimento. Le tossine botuliniche patogene per l’uomo (tipo A, B, E, F, H) sono proteine di piccole dimensioni in grado di entrare nelle terminazioni delle cellule nervose e causare il blocco del rilascio del neurotrasmettitore acetilcolina, con conseguente paralisi muscolare. I sintomi del botulismo possono essere vari: da un lieve stato di malessere ad una patologia fulminante, con evoluzione rapidamente mortale. La sindrome più tipica dell’intossicazione è caratterizzata da paralisi flaccida discendente in paziente cosciente e senza febbre. Nel botulismo alimentare, assorbita a livello intestinale, la tossina raggiunge

per via ematica e/o linfatica le terminazioni del sistema nervoso parasimpatico e autonomo. L’intossicazione alimentare si manifesta in media 12-48 ore dopo l’ingestione del cibo contaminato, ma il periodo di incubazione può essere più breve (qual-

che ora) o assai più lungo (fino a due settimane). La gravità della malattia dipende dalla quantità di tossina ingerita; è discriminante anche il tipo di tossina, in quanto quella di tipo A sembra essere responsabile delle forme più gravi. I sintomi sono essenzialmente costituiti da paralisi e disturbi secretori, e compaiono in paziente senza febbre, spesso preceduti da spossatezza, bocca asciutta, nausea, vomito e diarrea. Inizialmente la paralisi colpisce bilateralmente i nervi deputati alla motilità oculare. I disturbi neurologici possono poi progredire in modo discendente, interessando prima la deglutizione e l’articolazione della parola, quindi, nei casi più gravi, la paralisi dei muscoli respiratori e la muscolatura degli arti. Alcune indagini strumentali (elettromiografia, studio dei potenziali motori evocati) possono rilevare alterazioni caratteristiche che consentono di differenziare il botulismo da altre malattie paralitiche. Nei casi ad esito favorevole si osserva un lento e progressivo miglioramento del quadro neurologico; in alcuni casi, specie in caso di diagnosi e trattamenti tardivi, la risoluzione della paralisi della muscolatura respiratoria può richiedere tempi prolungati, da due settimane a molti mesi. (Il pericolo del botulismo è stato trattato approfonditamente nella prima puntata, sul precedente nr.8 di questa rivista).

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SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 10:35 Pagina 17

Come trattare la patologia La somministrazione di antibiotici non ha alcun effetto sul meccanismo di tossicità della tossina botulinica, mentre può essere necessaria per il trattamento delle eventuali complicanze secondarie, soprattutto dell’apparato respiratorio. E’ invece indicata l’esecuzione di una lavanda gastrica, con successiva somministrazione di carbone vegetale attivato e di catartici per limitare l’assorbimento della tossina botulinica a livello intestinale. Oltre alla terapia sintomatica e di supporto delle funzioni vitali, il trattamento specifico dell’intossicazione da botulismo alimentare consiste nella precoce somministrazione dell’antitossina, costituita da proteine eterologhe di derivazione equina per l’immunizzazione anticorpale passiva.

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RAVENNA & Provincia » FORLÌ » CESENA LUGO&BAGNACAVALLO » IMOLA nostri. In Italia si registrano mediamente 20-30 casi di botulismo ogni anno e nella stragrande maggioranza sono dovuti al consumo di conserve prodotte in ambito domestico senza rispettare le regole igieniche. Gli alimenti maggiormente coinvolti sono le conserve vegetali sott’olio, per le quali l’errore di preparazione più frequente è un’insufficiente acidificazione. Per quanto riguarda invece i prodotti vegetali in acqua o in salamoia,

l’errore maggiormente commesso nella pratica domestica è un’insuffciente aggiunta di sale. I prodotti in salamoia, come le olive verdi, richiedono una quantità di sale almeno pari al 10% dell’acqua utilizzata. A concentrazioni di sale minore, oltre ai microrganismi responsabili della fermentazione delle olive, possono svilupparsi microrganismi dannosi come FINE Clostridium botulinum. (CONTINUA NEI PROSSIMI NUMERI)

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Lo scopo del trattamento specifico consiste nel “legare” la tossina ancora circolante, limitandone il legame con le terminazioni nervose; più è precoce, più si limitano i danni. Una volta che la tossina è entrata nelle cellule del sistema nervoso, infatti, non è possibile rimuoverla con l’antidoto. La somministrazione dell’antitossina deve quindi essere effettuata appena possibile nei pazienti con segni neurologici di botulismo e non deve essere ritardata in attesa dei risultati delle indagini microbiologiche. Il trattamento antidotico può in rari casi essere causa di reazioni avverse: la sua somministrazione deve perciò essere effettuata in ambiente sanitario protetto. Non esistono controindicazioni particolari per i pazienti in età pediatrica o per donne in gravidanza.

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Mortalità in calo Mediante una corretta e precoce diagnosi e con l’adozione di idonee procedure di trattamento, peraltro con un siero specifico distribuito dal Ministero della Salute, e cure praticate in ospedale, il tasso di mortalità del botulismo alimentare negli ultimi decenni è stato fortemente ridotto, passando da oltre il 60 per cento di cent’anni fa al 3 per cento dei giorni

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SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 14:53 Pagina 18

CODICE DELLA STRADA

RINNOVO PATENTE L’esame d’idoneità dal proprio medico di base? E’ in discussione in Parlamento una nuova riforma al codice della strada. Fra i nuovi provvedimenti ipotizzati ve n’è uno che riguarda i soggetti abilitati all’accertamento dei requisiti psico-fisici per il conseguimento (o il rinnovo) della patente. Nella lista di medici abilitati - che al momento comprende, fra gli altri, medici militari, della Polizia, dei vigili del fuoco e anche in pensione, presenti nelle delegazioni Aci o nelle autoscuole – potrebbero infatti essere inclusi anche i medici di base. Un inserimento che la Commissione Parlamentare considera “opportuna, in quanto i medici di base dei soggetti che richiedono il permesso di guida sono anche quelli che ne conoscono meglio la storia clinica e le reali condizioni di capacità psico-fisica”.

Le perplessità dei medici Il dottor Andrea Baldisserri, medico di base collaboratore di “Salute 10+”, commenta così: «Questa ipotetica soluzione ha dei “pro” e dei “contro”. E’ certamente vero che noi medici di base conosciamo meglio di tutti la storia clinica dei nostri pazienti. Io stesso, per la verità, ho qualche paziente novantenne che sinceramente non capisco come abbia fatto ad ottenere il rinnovo della patente, ma non posso intervenire. Ad ogni modo non mi entusiasma il pensiero di dover decidere se un mio paziente possa guidare o meno, poiché ciò può diventare un motivo fortemente conflittuale con lo stesso. Mettiamo per esempio il caso che io decida di non rinnovare la patente ad un mio paziente perché non lo ritengo più idoneo alla guida. Ebbene, lui il giorno dopo potrebbe farsi rilasciare l’idoneità da qualche medico più conciliante, che magari non ne conosce affatto la storia clinica. 18

Al di là di ciò, ritengo che l’esame per il rilascio o il rinnovo della patente vada rivisto, perché com’è e come viene gestito adesso non ha senso. E’ assolutamente importante farlo bene, con maggiore severità, non in modo frettoloso e poco accurato».

Diritti e doveri Va qui ricordato che già all’inizio del 2014 sono cambiate alcune norme per il rinnovo della patente. La novità maggiore riguarda proprio gli over 80, che prima erano costretti a ricorrere ogni due anni alla visita davanti ad una Commissione medica locale, mentre ora possono seguire la trafila di tutti. Trafila che prevede la visita presso i medici abilitati, i quali in caso di dubbi possono rimandare il richiedente al vaglio della Commissione medica; quest’ultima può rilasciare il documento per due anni, oppure ridurre il periodo di durata anche a 6 o 12 mesi, o introdurre delle limitazioni, come l’obbligo

di guida diurna o solo su strade urbane ma non autostrade. Anziani a parte, ciò che rende diverso il nostro paese è più una questione culturale: all’estero il cittadino sa di avere il diritto di guidare, ma riconosce di avere il dovere e la responsabilità di avvertire l’autorità dei suoi problemi fisici. Invece da noi spesso non vengono dichiarate tutte le patologie di cui si soffre. E sappiamo che talvolta i controlli medici non sono adeguati, vengono vissuti come un semplice atto amministrativo. Un dato inquietante riguarda in particolare i controlli alla vista e la sottovalutazione del decadimento delle proprie capacità visive. Molti soggetti sono stati sottoposti ad esami accurati da parte del loro oculista, ma alcuni di loro, nonostante i risultati insufficienti, continuavano a pensare di non aver problemi, soltanto perché avevano superato da poco FINE l’esame per la patente.

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SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 16:14 Pagina 19

OCULISTICA

PATENTE DI GUIDA

E CAPACITA

VISIVA

Dott.

Ugo Cimberle

Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

Da qualche anno stanno cambiando a più riprese le regole per il rilascio della patente di guida e per la prima volta si coinvolge il medico oculista, purtroppo solo come consulente. Oggi il medico abilitato al rilascio del certificato, di solito un medico militare o un ufficiale sanitario, oppure la commissione provinciale, richiedono maggiori approfondimenti oculistici qualora sussistano delle condizioni non chiare.

visivo, diabetici o epilettici, è subordinato all'accertamento dei requisiti previsti dagli allegati 1, 2 e 3, facenti parte integrante del presente decreto”. Va subito sottolineato che l’accertamento dei requisiti visivi richiesti dall’allegato 1 di questo Decreto si applica solo a soggetti “con patologie a carico dell’apparato visivo”, e non a tutti i soggetti che chiedono il rilascio o il rinnovo della patente di guida.

Non tutto è chiaro Il Decreto tralascia poi alcuni punti; ad esempio non stabilisce quali devono essere le "patologie" e come queste possono venire a conoscenza dell'esaminatore, con che parametri deve essere valutato il campo visivo o ancora se deve essere valutato il difetto centrale.

La “nuova” normativa in vigore dal 2011

Si dà sempre molta importanza al visus (acutezza visiva), senza prendere in considerazione il campo visivo dinamico ed il tempo di reazione.

L’11 gennaio 2011 è entrato in vigore un Decreto che recepisce una direttiva Europea del 2009 sui requisiti fisici ed i relativi accertamenti medici per ottenere il rilascio o il rinnovo della patente di guida per i soggetti con patologie dell’apparato visivo, i diabetici e gli epilettici. L’Articolo 1 del Decreto recita: “Il rilascio e la conferma di validità della patente di guida a soggetti con patologie a carico dell'apparato

Limitando l'accertamento oculistico ai soggetti con patologie, si perde l'occasione per una valutazione effettiva

delle reali capacità visive associata ad uno screening esteso della popolazione. Spesso nei nostri ambulatori vediamo dei pazienti considerati idonei alla guida in prima battuta, ma con patologie oculari anche importanti non rilevate, pazienti inviati per esami singoli tipo campo visivo ma con ben altri problemi, o ancora pazienti assolutamente nella norma ma ritenuti sospetti.

Inoltre Alcune regole potrebbero essere riviste, come ad esempio l’assurda limitazione in essere da qualche anno per la patente nautica: questa limitazione considera non idoneo chi possiede un visus naturale monoculare, cioè senza correzione ottica (ad esempio una lente), inferiore ai 3/10 (e per questo basta un piccolo difetto refrattivo di 1-1,5 diottrie per non conseguire idoneità), parametro non richiesto neppure per un pilota di elicotteri. Ciò dimostra che spesso il legislatore, o il tecnico che appronta le regole, non ricerca o non tiene in considerazione il parere dei reali esperti, in questo caso i medici oculisti. Sicuramente il fatto di aver coinvolto l’oculista è un passo avanti rispetto al passato, ma ancora viene lasciato un grosso margine di discrezionalità a figure professionali non qualificate, con tutti i risvolti dati dal fatto che l’Italia è ancora un paese con molte variabili nell'apFINE plicazione delle regole. 19


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WELFARE

L’ESERCITO DELLE

BADANTI Oggi in Italia il welfare “fai da te” coinvolge oltre un milione 600mila collaboratrici e due milioni 600mila famiglie. Ecco i vari aspetti di questa professione, ancora molto “sommersa”. verso il ricorso alle TATE, alle SIGNORE DELLE PULIZIE e alle BADANTI, a tal punto che negli ultimi 10 anni l'assistenza famigliare è cresciuta del 53%, secondo l’ultima indagine del Censis “Servizi alla persona e occupazione nel welfare che cambia”.

Doriana Togni Bottega dei Servizi E-mail: info@bottegadeiservizi.it

In Italia da alcuni anni si registra una progressiva crescita del bisogno, da parte delle famiglie, di servizi di cura, spesso di tipo domiciliare, a favore delle persone più vulnerabili e fragili della famiglia come i bambini, gli anziani e i disabili. E’ uno sviluppo strettamente connesso ad alcuni fenomeni, in primo luogo all'evoluzione demografica del nostro paese, dove ad esempio l’aspettativa di vita media della popolazione è arrivata a 84,5 anni per le donne e 79,4 per gli uomini. A questa si aggiunge la crescita dell'occupazione femminile, poi la costante e importante presenza di flussi migratori verso il nostro paese, infine la crisi di un modello di welfare che non riesce a garantire l’assistenza ai non autosufficienti, bambini o anziani che siano.

Una professione in via di espansione E’ in questo contesto che si è rafforzato il cosiddetto welfare informale o “fai da te”, in cui le famiglie si sono auto-organizzate nella ricerca di soluzioni attra20

Il numero dei collaboratori che prestano servizio presso le famiglie, con formule e modalità diverse, è passato da poco più di un milione nel 2001 all’attuale 1 milione 655mila. Sono 2 milioni 600mila le famiglie (il 10,4% del totale) che hanno attivato servizi di collaborazione, di assistenza per anziani o persone non autosufficienti, e di baby sitting.

lifica un consistente giro di lavoro nero (27,7% dei collaboratori) o che rientra nella fascia cosiddetta “grigia” (il 37,8% dei casi) . Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Colf e Badanti non è sufficiente per molteplici ragioni a contenere la diffusione di situazioni di illegalità. La PRIMA RAGIONE è sicuramente di ordine economico: in assenza di sgravi sul piano fiscale, “la badante in regola” comporta sicuramente una spesa superiore che grava quasi interamente sui bilanci familiari.

La SECONDA RAGIONE è di ordine culturale e riguarda sia le lavoratrici sia Immediate conseguenze le famiglie. Nell’ambito dell’assistenza E si stima che, mantenendo stabile il famigliare la presenza più significativa tasso di utilizzo dei servizi da parte è quella delle lavoratrici straniere, che delle famiglie, il numero dei collabora- oggi rappresentano il 77,3% del totale dei collaboratori, tori salirà a 2 I LAVORI DOMESTICI DI PULIZIA donne nella magmilioni 151mila VENGONO SPESSO AFFIDATI ALLE “COLF” gior parte dei nel 2030 (circa casi con progetti 500mila in più). migratori “a Questa progressitempo determiva crescita purtroppo non è stata accompagnata da nato” nel nostro paese: l’obiettivo è una definizione e strutturazione ade- lavorare abbastanza per poter manteguata dell’assistenza famigliare e il nere la famiglia a casa con la prospettimondo delle badanti, sia che abitino va di rientrare in patria il prima possibiper conto proprio (la maggioranza) o le. Non avendo una prospettiva di vita beneficino di vitto e alloggio, resta pre- a lungo termine nel nostro paese, il vervalentemente sommerso; la ricerca del samento dei contributi fiscali e pensioCensis stima che attorno al settore pro- nistici non costituisce una priorità.


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D'altra parte le famiglie difficilmente riconoscono l'assistenza famigliare come un lavoro a tutti gli effetti, con la dignità, i doveri e i diritti che questo comporta – ad esempio il riposo, la malattia, le ferie – ed hanno la tendenza a ritenere che il lavoro della badante si estenda tanto quanto il loro bisogno: 24 ore su 24, 7 giorni su 7. La TERZA RAGIONE è di ordine organizzativo, non possono infatti essere trascurate le difficoltà che sempre più famiglie incontrano non solo nel reclutamento delle lavoratrici, ma anche nella gestione del rapporto con i collaboratori. Sempre secondo il Censis il 34,5% delle famiglie vorrebbe l’istituzione di registri di collaboratori al fine di garantirne la professionalità, il 39% vorrebbe che venissero create o potenziate le strutture che si occupano di reclutamento, mentre il 25,7% sarebbe pronto ad affidarsi totalmente a un’agenzia privata che sollevi la famiglia da tutte le incombenze di carattere burocratico e gestionale.

Qualcosa sta cambiando In questo panorama estremamente complesso che richiede molta delicatezza e attenzione, anche a livello locale si sono sviluppate delle esperienze che cercano di rispondere alla domanda crescente di protezione sociale intercettando tutte quelle famiglie che si rivol-

gono ad un welfare informale impiegando rilevanti risorse private ma rinunciando spesso alla legalità e alla garanzia di sicurezza e qualità e dei servizi.

La situazione a livello locale Il territorio di Ravenna si caratterizza per alcune esperienze particolarmente innovative che partono dalla analisi del bisogno delle famiglie e propongono risposte adeguate a bisogni specifici. Se pensiamo agli anziani, le esigenze possono essere ad esempio molto diverse: - ci sono anziani autosufficienti che hanno bisogno di un supporto per le pulizie domestiche o per le piccole commissioni; - ci sono anziani parzialmente autosufficienti che hanno bisogno di un aiuto solo in alcuni momenti della giornata e

per alcune attività specifiche come il bagno o la cura dell'igiene personale; ci sono anziani che necessitano di assistenza continua o prestazioni sanitarie specifiche.

Conclusioni Individuare il bisogno specifico e la risposta più adatta diventa fondamentale anche in un’ottica di sostenibilità economica. Se si considera, in questo scenario, che i servizi richiesti sono spesso irrinunciabili, anche il welfare locale forse dovrebbe cominciare a interrogarsi e valutare se continuare a considerare le prestazioni sociali private estranee alla propria missione, oppure aprire un dialogo con chi è già impegnato in questo settore, in un’ottica di promozione della legalità e della qualità dei servizi a vantaggio dei propri cittadini. FINE

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SALUTE

UN NUOVO VACCINO CONTRO L’ALLERGIA

AL NICHEL Le donne sono le più colpite dalla sindrome provocata dal “rame del diavolo”.

Buone notizie per i pazienti affetti da allergia sistemica al nichel, metallo contenuto in piccole dosi negli alimenti che ingeriamo quotidianamente. Sono infatti incoraggianti i risultati ottenuti presso l’Unità Operativa di Allergologia del Policlinico Gemelli di Roma, relativi alla sperimentazione di un nuovo vaccino orale in capsule. Si tratta di uno studio clinico randomizzato in doppio cieco: placebo confrontato con le capsule di vero vaccino. «La sperimentazione è risultata efficace nel ridurre i sintomi gastrointestinali e cutanei sistemici, come l’orticaria e l’eczema disseminato – spiega il dottor Domenico Schiavino, direttore del reparto di Allergologia del Gemelli - Nello studio sono stati coinvolti oltre cento adulti, ai quali abbiamo somministrato capsule contenenti nichel a dosaggi crescenti, oppure a loro insaputa capsule di placebo. Le capsule svolgono la funzione di vaccino, in quanto abituano l’organismo a sopportare la presenza di piccole quantità di questo metallo. 22

Poiché il nichel è importante per favorire l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo, una dieta povera di questo elemento può causare alla lunga anemia. Da ciò la necessità di desensibilizzare a questo metallo in modo da riprendere una dieta normale, soprattutto nelle donne, che rappresentano il sesso preferenziale per l’allergia al nichel». Esiste anche un’allergia da contatto al nichel, che è presente in piccole dosi negli abiti e soprattutto nei telefoni cellulari e nei tablet. Una persona su cinque sembra subirne in qualche modo le conseguenze. In caso di dermatite da contatto, però, il vaccino sperimentato al Policlinico Gemelli è risultato poco risolutivo.

Cos’è il Nichel Il nome nichel deriva dalla parola svedese Nickel (diminuitivo di Nicolaus, con significato di folletto o ragazzo irrequieto) e dal derivato tedesco Kupfernickel (“rame del diavolo”), nome dato dai minatori a questo elemento un tempo senza valore. Il nichel, come solfato, è presente in molti alimenti, tra i quali lenticchie, fagioli, cacao, nocciole e liquirizia, tanto per citare quelli che ne contengono una buona quantità; poi ci sono molte verdure e frutti come gli asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodoro, che comunque ne conten-

gono quantità significative. Questo metallo è presente un po’ ovunque, anche nella farina integrale e nella farina di mais, in pere, prugne, uva passa, mandorle, arachidi, tè, aringhe ed ostriche. E’ perfino nell’acqua del rubinetto e in alimenti industriali di vario genere.

Come si capisce che si ha questa allergia? I sintomi possono essere: DERMATITI E PRURITI che si manifestano sul volto, sulle mani, sulle gambe; AFTE O INFIAMMAZIONI boccali e gengivali; GONFIORI ADDOMINALI; MALESSERE GENERALE DIFFUSO; SENSO DI STANCHEZZA E PESANTEZZA; SENSO di NAUSEA e MAL di TESTA; CRISI RESPIRATORIE ED ASMA.

Quali tipi di diagnosi? La diagnosi di sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS) è molto più complessa rispetto alla diagnosi di una dermatite allergica da contatto. Il patch test (ovvero l’applicazione di un cerotto contenente nichel per 48-72 ore) viene eseguito per confermare la sensibilizzazione al nichel,


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ma l’unica possibilità di diagnosi definitiva è il test di provocazione che riproduce l’esposizione naturale. NEL CASO DELL’ESPOSIZIONE PER VIA ALIMENTARE il procedimento diagnostico prevede, come per tutte le allergie ed intolleranze alimentari, il test di provocazione orale con l’alimento sospetto preceduto dalla dieta di eliminazione diagnostica dell’alimento stesso. UN ALTRO METODO per diagnositicare la sindrome da allergia sistemica al nichel è il patch test della mucosa orale che consiste nell’applicazione nella bocca dei pazienti di dischetti imbevuti con una soluzione di solfato di nichel in grado di provocare, nei soggetti sensibili al nichel, lesioni locali o generali.

Approfondimento sulle allergie in genere, i vaccini e la terapia iposensibilizzante a bassa dose Per anni la Medicina ha cercato di allontanare la sostanza ritenuta "responsabile" di allergia dall'ambiente; questo attraverso l'eliminazione di cibi per le allergie alimentari e tentativi di bonifica ambientale per le reazioni agli acari o alle muffe. Così capita di frequente che un bambino allergico agli acari, che respira abbastanza bene a casa propria, dove c'è una pulizia estrema, passerà poi la notte in Pronto Soccorso la prima volta che va a dormire da un amico o trascorre qualche giorno di vacanza in un albergo con moquette o con le pareti umide. Le soluzioni per fortuna ci sono, e sfruttano le nuove conoscenze della moderna immunologia, che da qualche anno ha compreso che le reazioni allergiche sono solo la punta di un "iceberg" legato alla complessiva infiammazione dell'organismo e che nel caso in cui un singolo allergene (acari, polli-

ni, muffe) abbia davvero una responsabilità diretta, la via migliore per guarire è quella di indurre tolleranza immunologica per tornare "amico" della sostanza allergizzante. Polline o alimento che sia. La graduale reintroduzione del cibo allergizzante, a partire da bassissime concentrazioni che vengono via via aumentate, porta, nella maggior parte dei casi, alla guarigione. La tecnica viene definita iposensibilizzazione a bassa dose, o immunoterapia tollerogena orale. La “VACCINAZIONE” IPOSENSIBILIZZANTE (quella cioè “antiallergica” che non c'entra nulla con le vaccinazioni antiepatite, antinfluenzali o simili) può agire dall'esterno sul sistema immunitario per indurre tolleranza. Quella a bassa dose, può essere utilizzata sia nel caso di reazioni alimentari sia, con estrema efficacia, nel trattamento delle allergie respiratorie: si tratta di uno dei sistemi di terapia più interessanti e innovativi degli ultimi anni. Attraverso la vaccinazione iposensibile, si può scegliere una particolare concentrazione di sostanza alimentare o una specifica concentrazione a bassa dose di allergene respiratorio e si inizia la somministrazione quotidiana del rimedio per consentire il recupero della tolleranza. Attraverso la quantità di allergene e la modalità con cui l'allergene entra in

contatto con il sistema immunitario si possono ottenere effetti diversi. Se le alte dosi di allergene creano una sorta di “annegamento e paralisi” del sistema, cioè bloccano la reazione, ma solo nei confronti di quell'allergene, senza intervenire sulle altre concause, le basse dosi determinano invece una differente regolazione delle cellule che comandano la partenza della reazione; riescono cioè ad agire "a monte", modulando e controllando le reazioni, talvolta, verso tutte le allergie attive nell'organismo. Questo significa che le preparazioni a bassa dose sono in grado di prevenire efficacemente le manifestazioni allergiche acute e di favorire la rieducazione dell'organismo alla tolleranza nei confronti dell'ambiente circostante. In pratica oggi sappiamo che la bassa dose non agisce solo sulle cellule B (quelle che producono gli anticorpi) ma sulle cellule Treg, le cosiddette cellule che regolano tutte le reazioni allergiche dell'organismo. Un po' come arrivare al centro di controllo anziché fermarsi alla periferia.

Nella pratica Concludendo, nel caso dell’argomento trattato in questo articolo, l'iposensibilizzazione al nichel dura in genere 6-12 mesi. Per alcuni alimenti invece i tempi variano tra 3 e 12 mesi. Per gli allergeni respiratori (per esempio per le graminacee) la terapia è solitamente stagionale (con inizio 2-3 mesi prima della pollinazione e termine alla fine della stessa), ma una buona percentuale di individui sembra rispondere bene anche all'uso contestuale alla pollinazione. In caso di allergeni perenni (quali acari, muffe, candida), l'uso può anche essere continuato nel tempo. Tuttavia, in un'elevata percentuale di casi, dopo 12-18 mesi di trattamento si tenta in genere la sospensione della terapia, valutandone gli FINE effetti. 23


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SANITÀ

MORBO DELLA MUCCA PAZZA A breve sarà possibile diagnosticarlo con un metodo nuovo, più semplice e veloce grazie ad un innovativo test messo a punto dai ricercatori dell’Istituto Carlo Besta di Milano: basterà un semplice esame delle urine. Presto un’analisi delle urine sarà sufficiente per poter diagnosticare la variante umana del morbo della “mucca pazza”, o malattia di Creutzfeldt-Jakob, se preferiamo chiamarlo in termini accademici. L’innovativo test è stato messo a punto dai ricercatori dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, in collaborazione con l’University of Texas Health Science Center di Houston.

Anche per Alzheimer e Parkinson Fabrizio Tagliavini, Direttore del Dipartimento di malattie neurodegenerative del Carlo Besta, spiega: «Il test consente di individuare nelle urine la presenza delle proteine prioniche, che sono alla base della malattia. Per ora l’esame è disponibile soltanto a fini di ricerca, ma prevediamo che dopo la procedura di validazione entrerà nella pratica clinica e potrà essere utilizzato non solo per diagnosticare la malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma anche altre patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson e le demenze fronto-temporali, attraverso la dimostrazione di marcatori specifici in tessuti periferici e liquidi biologici di facile accessibilità. Ciò consentirebbe la diagnosi precoce di queste malattie ed il tempestivo avvio di trattamenti, quando i danni al cervello non sono ancora gravi e irreversibili». 24

Il prione nefasto Il morbo della mucca pazza è causato da un prione, ovvero una proteina che subisce una modificazione permanente della sua conformazione, provocando un danno irreversibile nelle cellule sane del cervello dell’animale. Ciò produce un'aggregazione tra proteine e forma dense placche fibrose, che al microscopio appaiono come dei "buchi", dando alla materia cerebrale un caratteristico aspetto "spugnoso". Questo fenomeno produce un deterioramento delle condizioni fisiche e mentali della mucca e la conduce inevitabilmente alla morte. I prioni sono resistenti alle alte temperature e alle normali procedure di disinfezione.

Le farine prodotte da animali infetti ed usate per l'alimentazione bovina fino allo scoppio della malattia, sono state ritenute la causa prima di questa pestilenza.

Il caso esplose nel 1986 Il primo caso di mucca pazza fu identificato nel Regno Unito nel 1986, in un allevamento nella regione dell’Hampshire. L'insorgenza della malattia fu ricollegato a modifiche nel processo di produzione di queste farine di carne: in precedenza per eliminare l'eccesso di grassi si usavano dei solventi, ma siccome erano sospettati di tossicità se ne abbandò l'uso, sostituendoli con un altro processo in cui però le temperature raggiunte non erano più in grado di

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inattivare i prioni, come invece avveniva nell’uso dei solventi. Nel 1994 la Comunità Europea mise al bando questa pratica. Negli anni seguenti in Italia vennero presi diversi provvedimenti normativi ancor più restrittivi: nel 2000 fu istituita la cosiddetta "anagrafe bovina" e l’anno dopo venne disposta l'etichettatura di tutte le carni bovine, che ancora oggi consente la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni ai consumatori. In ITALIA, nel 2001 venne vietato il consumo di carni bovine con “osso” fra cui la tipica “fiorentina toscana”: l’allarme sanitario rientrò poi solo nell’ottobre 2005.

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Il test delle proteine Nella variante umana della malattia di Creutzfeldt-Jakob, la diagnosi può essere effettuata nelle urine, poiché i prioni, oltre che nel cervello, sono presenti in organi periferici quali milza, tonsille, intestino, muscoli, e in minime quantità anche nel sangue e nelle urine. Diversamente, nelle forme genetiche e sporadiche della malattia, il prione è presente solo nel sistema nervoso centrale, dove è molto difficile scovarlo. Il test sviluppato dai ricercatori del Carlo Besta insieme ai colleghi americani individua la malattia nel 93 per cento dei casi e non dà falsi positivi. I prioni, presenti in piccole quantità nelle urine, vengono amplificati miliardi di volte, fino a renderli visibili al test; un risultato ottenuto attraverso la procedura di Protein Misfolding Cyclic Amplification. Ecco come: «Il prione malato si lega ad altre proteine prioniche normali e le trasforma, con un meccanismo a cascata che promuove la progressione della malattia – spiega Fabio Moda, ricercatore del Carlo Besta di Milano e coordinatore dello studio da lui avviato - Il test da noi individuato consiste nell’alimentare con proteine sane il campione da esaminare. La presenza dei prioni malati viene svelata dalla trasformazione delle proteine sane in altre alterate, arrivando progressivamente ad averne un numero tale da poter essere rivelato dalle comuni tecniche diagnoFINE stiche».

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RAVENNA - Via Murri, 33 UN TEST NASALE PER LA DIAGNOSI PRECOCE DI PARKINSON E ALZHEIMER Fino ad oggi per diagnosticare il morbo della mucca pazza era necessario ricorrere all’esame del tessuto cerebrale, mediante biopsia o esame autoptico. Nel futuro prossimo, oltre al più semplice esame delle urine, sarà possibile scovare la malattia di Creutzfeldt-Jakob anche mediante un prelievo dalle cavità nasali, effettuato con un tampone sterile, sotto la guida di un rinoscopio a fibre ottiche. Lo studio di questa metodica è stato condotto dal ricercatore italiano Gianluigi Zanusso dell’Università di Verona assieme a colleghi americani del National Institutes of Health. Il test consiste nell’effettuare un “brushing” dell’epitelio olfattorio all’apice della cavità nasale, dove sono localizzati i neuroni olfattori. Un prelievo totalmente indolore, non invasivo e poco costoso. Le cellule olfattive umane sono costituite da circa 6 milioni di neuroni che rigenerano ogni 5-6 mesi. Queste neuroni rappresentano l’unico tessuto nervoso esposto all’ambiente esterno e hanno una caratteristica

peculiare: sono in grado di rigenerarsi. «La scoperta rappresenta un passo in avanti importante nella diagnosi di questa malattia – ha sottolineato il ricercatore americano Anthony Fauci, membro del National Institutes of Health – Non appena sarà validato, il test entrerà nella pratica clinica ed in medicina veterinaria. Esistono poi potenziali ricadute su altre gravi malattie neurodegenerative, dal morbo di Parkinson all’Alzheimer. Nella malattia di Parkinson i disturbi olfattori possono precedere anche di un decennio i sintomi motori; e le lesioni tipiche di questa malattia sono presenti nel sistema olfattorio. Il “brushing” dell’epitelio olfattorio permetterebbe, quindi, di identificare precocemente i segni della patologia e di poter intervenire con terapie in grado di arrestarne l’evoluzione. Allo stesso modo, pure nell’Alzheimer le alterazioni patologiche che avvengono nel cervello sono speculari a quelle che colpiscono la mucosa olfattoria. Pertanto, lo studio fornisce un importante strumento diagnostico ed un potenziale indicatore per calibrare gli interventi terapeutici nelle diverse fasi delle malattie neurodegenerative». 25


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TUTELE

TESSERA SANITARIA

EUROPEA

Con la Team, in caso di necessità, si riceve assistenza sanitaria gratuita in 28 paesi europei.

PUÒ ESSERE RICHIESTA ALLA PROPRIA ASL DI APPARTENENZA Compie dieci anni la Tessera Europea di Assicurazione e Malattia (Team), entrata in vigore il 1° novembre 2004. E per celebrare le sue prime dieci candeline, Team mette sul web un’applicazione scaricabile gratuitamente, disponibile in varie lingue, con tutte le informazioni che torna utile avere sul proprio smartphone quando si viaggia all’estero, all’interno dell’Unione Europea ma non solo.

A cosa serve e come ottenerla Disponibile a titolo gratuito, la Team conferisce al titolare in viaggio all’estero il diritto di ricevere dal sistema sanitario del paese ospitante le cure sanitarie necessarie, alle stesse condizioni e allo stesso costo previsti per i cittadini di quel paese. GLI OSPEDALI CHE OFFRONO SERVIZI SANITARI PUBBLICI SONO OBBLIGATI A RICONOSCERLA Dunque, grazie alla Team si viaggia sicuri e, in caso di necessità, si riceve assistenza sanitaria in 28 paesi europei, compresi Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, che non sono stati membri dell’Unione Europea. Basta esibirla negli ospedali o negli studi convenzionati col sistema sanitario pubblico. Non copre, però, l’assistenza privata e i costi di un viaggio programmato per curarsi fuori dall’Italia. Per ottenerla, occorre richiederla alla propria Asl di appartenenza. 26

La tessera viene rilasciata a tutte le persone a carico del Servizio sanitario nazionale in possesso della cittadinanza italiana e con residenza in Italia. Inoltre, spetta ai cittadini comunitari ed extracomunitari iscritti al Servizio sanitario nazionale e non a carico di Istituzioni estere.

Come e dove utilizzarla Per ottenere le prestazioni, l’assistito può recarsi direttamente presso un medico o una struttura sanitaria pubblica o convenzionata ed esibire la Team, che dà diritto a ricevere le cure alle stesse condizioni degli assistiti del Paese in cui ci si trova. L’assistenza è in forma diretta e pertanto nulla è dovuto, eccetto il pagamento di un eventuale ticket che è a diretto carico dell’assistito e quindi non rimborsabile. In Svizzera ed in Francia, dove vige un sistema basato sull’assistenza in forma indiretta (prima si paga, poi si viene rimborsati dal servizio sanitario pubblico), molte volte viene richiesto il pagamento delle prestazioni: il rimborso può essere richiesto direttamente sul posto all’istituzione competente (LAMal per la Svizzera e CPAM per la Francia). In caso contrario, il rimborso dovrà essere richiesto alla propria ASL al rientro in Italia, presentando le ricevute e la documentazione sanitaria. Qualora la tessera non sia accettata dall’ospedale pubblico in cui ci si è recati a farsi curare, occorre contattare l'autorità sanitaria competente del paese che si sta visitando.

I numeri per le emergenze sono accessibili mediante l'applicazione per smartphone e tablet di cui parlavamo prima. E’ bene precisare che Team non può essere utilizzata all’estero per cure programmate di alta specializzazione, per le quali è necessaria l’autorizzazione preventiva da parte della propria ASL. Team ha validità sei anni, eccetto diversa indicazione da parte della Regione o dell’ASL di appartenenza. In prossimità della scadenza, l’Agenzia delle Entrate invia automaticamente a casa la nuova tessera.

Ce l’hanno 200 milioni di persone In base ai dati del 2013, quasi 200 milioni sono già in possesso della tessera: si tratta di oltre la metà della popolazione assicurata nell’Unione Europea. Il numero di titolari di Team aumenta costantemente: nel 2013 sono cresciuti del 4 per cento rispetto all’anno precedente. Ciò dimostra la fiducia nel sistema europeo di assicurazione malattia e la consapevolezza della protezione che esso garantisce. FINE


SALUTE_10piu_n.9.14_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 04/09/14 10:35 Pagina 27

FARMACI

I FARMACI DA BANCO

PIU VENDUTI IN ITALIA La Tachipirina è in cima alla classifica. Ne sono state acquistate tre milioni di confezioni soltanto nel secondo semestre 2013. Qual è il farmaco da banco, non soggetto a prescrizione medica, più venduto in Italia? 1° POSTO: il Ministero della Salute fa sapere che in cima a questa speciale classifica c’è la TACHIPIRINA , con 3.008.014 di confezioni da 500 mg compresse acquistate nel nostro Paese nel secondo semestre 2013. Considerando che ogni scatola contiene 20 compresse, è come se ogni italiano ne avesse assunto almeno una compressa negli ultimi sei mesi dell’anno passato. La presenza della Tachipirina al vertice di questa graduatoria non è una novità: già da qualche anno il noto medicinale a base di paracetamolo, considerato l’antipiretico per eccellenza (è indicato per abbassare velocemente la febbre), rappresenta il più venduto fra i farmaci da banco o di automedicazione (Otc) e non soggetti a prescrizione medica (Sop), venduti nelle farmacie, nelle parafarmacie ed in altri esercizi commerciali generici come i supermercati. Al 2° POSTO: troviamo l’antidolorifico OKITASK (ketoprofene sale di lisina), con 1.758.818 di confezioni vendute. Al 3° POSTO: a quota 1.502.826 per l’ENTEROGERMINA (Bacillus Clausii),

un medicinale che serve a combattere diarrea, dolori addominali ed aumento dell’aria nell’intestino. 4° POSTO poi per un altro “classico”: l’ ASPIRINA (Acido acetilsalicilico) confezione da 400 mg, con 1.497.014 confezioni vendute, seguito a stretto contatto da un prodotto storico contro il raffreddore quale il Rinazina spray nasale (Nafazolina) a quota 1.496.622. Nei primi venti posti ci sono altri farmaci di assoluta notorietà, come il Moment (antinfiammatorio e antireumatico, con-

tro dolori di varia origine e natura), il Vivin C (analgesico contro mal di testa e di denti, nevralgie, dolori mestruali, dolori reumatici e muscolari) e il Buscofen (altro antinfiammatorio contro dolori di varia origine e natura). E’ invece piuttosto indietro in classifica il Maalox, il farmaco salito di recente agli onori delle cronache per essere stato assunto da Beppe Grillo in video, in seguito ai bruciori per il risultato deludente alle ultime elezioni europee. Il medicinale a base di Idrossido di Magnesio ed Idrossido di Alluminio, utilizzato appunto per il mal di stomaco, si colloca soltanto al 26esimo posto, con 808.283 confezioni vendute. FINE

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ASS. CIVILTĂ€ ERBE PALUSTRI

30a Sagra delle Erbe Palustri 12 - 13 - 14 - 15 Settembre 2014

di Bagnacavallo (RA)

ale ernazion Anno Intltura Familiare o dell’Agric

VenerdĂŹ 12 Settembre • Workshop nazionale degli Ecomusei • Inaugurazione delle mostre • Cena conviviale a tema “La Bandega di capènâ€? la sera de' furmai murbi (prenotazione obbligatoria)

• IL FASCINO DELL'OPERETTA Gruppo Arcangelo Corelli Fusignano

Sabato 13 Settembre • • • • • • • •

The Summerhill school e i diritti naturali dei bambini La Soffitta in Piazza Laboratori dimostrativi di intreccio Vecchie botteghe artigiane e mestieri etnici Torneo di Zachègn e Podistica Animazioni di strada Cena alla Vecchia Osteria della Bassa Romagna ROMANZE E MUSICA ITALIANA Orchestra del M° Vallicelli e intermezzi di Tiziano Gatta

Domenica 14 Settembre • • • • • • • • •

La Soffitta in Piazza Laboratori dimostrativi di intreccio Vecchie botteghe artigiane e mestieri etnici Mercatino delle Pulci Maneggio Pony Pranzo e Cena alla Vecchia Osteria della Bassa Romagna Laboratori manuali creativi per bambini Burattini, animazioni e spettacoli di piazza SORRISI E CANZONI con Sgabanaza e Cassio Babini

LunedĂŹ 15 Settembre • Cena conviviale a tema “Dal mare alle capanneâ€? serata del pesce nostrano (prenotazione obbligatoria)

• LE FARSE In attesa di giudizio Una giornata particolare in una canonica qualunque Compagnia de’ Bosch Gambettola

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

EDUCHIAMOLO

ALL’INDIPENDENZA Come evitare che il nostro cucciolo diventi un cane ansioso

Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico www.dicasavismara.it

Lo svezzamento è una tappa di crescita comune a tutti i cuccioli di mammifero, compreso il cane; è un momento biologico in cui la sua alimentazione subisce una modificazione con l’introduzione di cibi via via maggiormente solidi e contemporaneamente vi è una spinta da parte della madre a fare in modo che il piccolo si allontani progressivamente da lei alla scoperta del mondo ed alla conquista di un’indipendenza sia alimentare che affettivo/sociale. » SEGUE

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Il rapporto madre-cucciolo Da un punto di vista relazionale però un legame rimarrà, come studiato da David Mech nei gruppi famigliari di Lupi Nordamericani, dove i cosiddetti branchi non sono altro che famiglie allargate formate da madre, padre e figliolanze... Quindi la madre col suo comportamento sarà di esempio al cucciolo affinchè questi acquisti competenze che lo possano introdurre nel mondo dei “grandi”, ma al tempo stesso lo allontanerà da essa per stimolare in lui atteggiamenti da adulto.

negato non solo il diritto/dovere di fare il cane, ovvero di essere un predatore, un guardiano, un pastore tutore del prorpio branco/famiglia, ma anche il diritto di godere di quanto di più naturale ci sia al mondo: il camminare con le proprie zampe.

Nelle prossime righe mi soffermerò quindi su come aiutare il cucciolo a diventare un cane adulto, soprattutto da un punto di vista psicologico, affinchè possa crescere sereno e sicuro di sè. Frequentemente mi si chiede una consulenza dicendomi: “Quando esco di casa, il mio cane si mette ad abbaiare ininterrottamente, e quando rientro trovo feci davanti alla porta e oggetti portati in giro per la casa. Ecco, vede, il mio cane mi fa i dispetti...”. Da un punto di vista “umano” quest’ultima affermazione può essere anche corretta, ma nel “mondo canino” i dispetti non esistono...

No al cane antropomorfo

SORPRUSO

Cani come surrogati di affetti mancanti o venuti meno, cani intesi come "figli", mostrati come oggetti fashion ai quali è 30

I sintomi, in assenza del “padrone”… - DISTRUZIONE OGGETTI - URINAZIONE E DEFECAZIONE INUSUALI - ABBAIARE/ULULARE in modo eccessivo

…e quelli in presenza MANIFESTAZIONI DI ECCESSIVO ATTACCAMENTO nei vostri confronti (vi segue ininterrottamente, non vi perde mai di vista, diventa irrequieto quando capisce che state per uscire).

Noi e il cane Nel nostro rapporto col cane, sovente non attuiamo nessun tipo di svezzamento, in quanto per noi i nostri cani restano eterni cuccioli, o peggio “bambini pelosi”. Ma questo a chi giova? Certamente non al cane.

riale, con una regressione ad un legame vischioso esclusivo e patologico con il proprietario/mamma, che porta il cane alla più totale disperazione nel momento in cui il proprietario si allontana da lui.

O stai in braccio, o nella borsa a tracolla che si intona col guinzaglino, oppure stai sul divano/lettone con “mamma e papà”, e se devi fare la pipì o la cacca, solo sulla pezzina autoassorbente profumata... Credo che l'antropomorfizzazione sia la forma di maltrattamento più frequente e subdola che i nostri amici debbano sopportare, rimettendoci la salubrità mentale ed emotiva.

Capire se il vostro cane soffre di ansia da separazione Un modo per scoprirlo può essere quello di filmarlo quando siete fuori casa, anche perché molti cani con problemi di ansia si comportano normalmente quando il padrone è in casa con loro.

L’ansia da separazione canina Molti pensano che i cani si comportino in modo anomalo e distruttivo (scavare, masticare) durante l'assenza dei loro padroni solo per gioco o per rabbia, non immaginando che tutto ciò potrebbe celare una reale manifestazione di disagio. In realtà, questi comportamenti sono spesso sintomo di una patologia nota come ansia da separazione. L’entomologo (scenziato studioso di insetti) e comportamentista Patrick Pageat sostiene che nei cani con cui si sia mantenuto un comportamento infantile, "il cucciolo a vita", ove si sia impedito di “fare” il cane, sviluppando le naturali competenze prosociali con la stessa specie e con specie diverse (uomo), si assiste ad un arresto dello sviluppo emotivo e caratte-

Tuttavia, considerate che esistono anche altre patologie che si manifestano con sintomi simili; perciò vi consiglio di portare il vostro cane dal medico veterinario, che saprà individuare il vero problema del vostro amico.

Curare La soluzione consigliata dai medici veterinari consiste in una terapia comportamentale e farmacologica. Il trattamento farmacologico è necessario perchè il cane, quando è in preda all'ansia, ha limitate capacità di apprendimento; solo riducendo l'ansia la terapia comportamentale


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I NOSTRI AMICI ANIMALI diventa efficace. Il trattamento farmacologico si basa su prodotti che diminuiscono lo stato di stress ed ansia. La terapia comportamentale, che è un insieme di tecniche di modificazione comportamentale basate sui principi di desensibilizzazione e controcondizionamento, ha lo scopo di ristabilire una relazione equilibrata con il proprietario e stimolare maggiore indipendenza dell’animale.

Rigida disciplina? ASSOLUTAMENTE NO I cani che soffrono di ansia da separazione, non sono in grado di controllare il proprio comportamento. Quindi punirli per questo sarebbe sbagliato e controproducente, finirebbe con l’aumentare il loro stato di ansia e di stress.

Semplicissimi consigli

Barbara Maioli

EDUCATRICE CINOFILA Iscritta APNEC (Associazione Nazionale Educatori Cinofili) Regione Emilia Romagna n.43 - Disciplinato ai sensi di legge 4/2013

» Lezioni individuali di educazione di base, anche a domicilio. » Attività di avviamento all’huntering (obbedienza, traccia e riporto)

» Consulenze pre e post adozione. » Dog sitting.

Barbara MAIOLI 339.2527768

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E-mail: barbara.maioli@alice.it

PRIMA DI USCIRE - Non prestare attenzione al cane nei 20-30 minuti precedenti l'uscita.

A CASA - Incoraggiare l'indipendenza dell'animale evitando di protrarre il contatto fisico.

tempo della lontananza, aiuta l'animale a diventare indipendente e ad affrontare la solitudine.

- Il distacco deve avvenire senza enfasi, nè particolari rituali di commiato.

- Insegnare al cane a rimanere seduto mentre ci si allontana, premiando il suo comportamento adeguato. Aumentare gradualmente la distanza e il

- Compiere i gesti che preludono al distacco (esempio: indossare il soprabito, maneggiare le chiavi dell'auto) in momenti diversi da quello dell'uscita. Il cane può andare incontro a un peggioramento dell'ansia quando percepisce l'imminente uscita del proprietario. FINE

- Lasciare un giocattolo o cibo per distrarre il cane quando uscite. Deve essere qualcosa di speciale, come una ciotola piena di cibo, che gli consenta di associare il distacco a qualcosa di positivo e che lo tenga occupato quando uscite. AL RITORNO - Ignorare il cane finchè non è tranquillo e rilassato, quindi interagire con lui di vostra iniziativa. Interagire quando è tranquillo, premia il suo comportamento adeguato. - Non sgridarlo per un comportamento distruttivo o per aver urinato o defecato in casa. La punizione può solo aumentare l’ansia, anche perchè, al contrario di quanto pensano i proprietari, il cane non stabilisce un rapporto tra la punizione ed il precedente comportamento inappropriato. - Non pulire urina o feci in presenza del cane: il gesto può essere interpretato come un comportamento esplorativo o un invito al gioco, che lo spingerà a ripetere l’eliminazione inappropriata.

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HANNO COLLABORATO al numero di SETTEMBRE di Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it Dott.ssa Chiara Bucherini Biologa nutrizionista

www.salute10piu.it

Dott. Alessandro Repici Responsabile Endoscopia Digestiva Humanitas Milano

Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Physiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403 Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com Dott.ssa Monica Negosanti Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione

Fabrizio Tagliavini Direttore Dipartimento Malattie Neurogenerative Istituto Carlo Besta Doriana Togni Bottega dei Servizi E-mail: info@bottegadeiservizi.it Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it Max Vismara Istruttore cinofilo e psicologo clinico www.dicasavismara.it

I NOSTRI COLLABORATORI Dott. José Aguayo Ph.D. Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it Dott.sa Azzarello Maria Germana Iscritta AGI (Associazione Grafologi Italiani) Iscritta ANGRIS (Ass.ne Naz. Grafologi Rieducator) E-mail: azzarellogermana@gmail.com Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it Dott. Matteo Biserna - Psicologo e scrittore - Ravenna Email: matteobiserna@gmail.com www.marginidelfoglio.blogspot.com Dott. Eugenio Bucherini - Angiologo Dott.ssa Letizia Bompani Ortodontista c/o Studio ABB Faenza - Tel. 0546.623355 - E-mail: info@studioabb.it Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Guido Cocchi Responsabile Centro Malformazioni Congenite e Amb/DH MR UO-Neonatologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna E-mail: guido.cocchi@unibo.it Dott. Sergio D’Addato - Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna - Ospedale Sant’Orsola Malpighi Dott. Calogero Di Stefano - Specialista urologo E-mail: loger99@libero.it Prof. Marinella Di Stani - Psichiatra Responsabile Ambulatorio del Comportamento Alimentare di Ravenna - AUSL Romagna Dott. Andrea Drei - Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza - E-mail: andrea.drei@alice.it

Dott. Maurizio Fontana - Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia - Presidio Ospedaliero di Faenza

Massimo Greco - Associazione Pet Levrieri Onlus www.petlevrieri.it Dott. Marco Ioni Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna Dott. Flaviano Jacopi - Specialista in cardiologia e medicina dello sport - Direttore sanitario Astrea Medical Center Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it

Dott. Antonio Salzetta - Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna

Francesco Spadoni - Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it Dott.ssa Susanna Stagni Laureata in odontoiatria e protesi dentaria.

Dott.ssa Enza Lamanna - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it

Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo

Dott. Angelo Lofino - Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it Dott. Leonardo Loroni Pediatra a Ravenna presso Ospedale Privato San Francesco e presso Ravenna Medical Center E-mail: leonardo.loroni@gmail.com

Barbara Maioli Educatore Cinofilo APNEC nr. 043 - Reg. Emilia Romagna Disciplinato ai sensi della Legge nr. 4/2013 E-mail: barbara.maioli@alice.it Dott. Andrea Maccolini Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Tecnobios Procreazione Bologna Consigliere CECOS Italia - Email: amaccolini@alice.it

Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it

Prof. Pierluigi Strippoli - Università di Bologna Prof. Catrin Tamburini - Psicologa Clinica Ambulatorio Disturbi del comportamento Alimentare di Ravenna, AUSL Romagna

Monica Tramonti - Collaboratrice circoli ippici FISE E-mail: monica@mo-maeventi.it

Gianna Manna - Optometrista - E-mail: giannamanna@yahoo.it

Dott. Gregorio Tugnoli Responsabile U.O.S.D. Chirurgia del Trauma Ospedale Maggiore, Azienda USL di Bologna E-mail: gregorio.tugnoli@ausl.bologna.it

Federico Marchetti - Direttore Dipartimento Maternità ed età evolutiva Ausl Ravenna

Dott.ssa Donatella Valmori - Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it

Dott. Francesco Motta Primario del reparto di Ortopedia Pediatrica Ospedale “dei Bambini” Vittore Buzzi di Milano E-mail: francesco.motta@icp.mi.it

Dott.ssa Sara Vignoli Fisioterapista - Studio Medico Villa Ginanni Corradini Campiano - Cell. 345.2801470 - E-mail: vignolisara@gmail.com

Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it

Simonetta Ferretti - Responsabile U.O. Consultori Familiari Ausl Ravenna

Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario - San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it

Dott. Stefano Farioli-Vecchioli Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia - Centro Santa LuciaEbri-CNR, Roma - E-mail: stefano.farioli@inmm.cnr.it

Dott. Giuseppe Plazzi Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it

Dott. Marcello Lanari - Consiglio Direttico SIN, Società Italiana di Neonatologia

Dott.ssa Valeria Fabbri - U.O. Officina Trasfusionale, Centro Servizi AVR - Pievesestina (Cesena) E-mail: vfabbi@ausl-cesena.emr.it

Dott. Andrea Flamigni - Specialista Idrologia Medica Direzione Sanitaria Terme di Cervia

Dott. Fabiano Palmieri Dirigente medico UOC Urologia AUSL Romagna - PO RAVENNA

Dott.ssa Valentina Orlandi - Ortottista E-mail: valentina.orlandi28@libero.it Dott.ssa Antonietta Pace - Logopedista Cell. 339.7196006 - Email: paceantonietta@libero.it

Dott.ssa Dalila Visani - Psicologa - Psicoterapeuta E-mail: dalila.visani@gmail.com Dott. Salvatore Voce - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it Dott.ssa S. Zamuner Medico Nutrizionista E-mail: info@stefaniazamuner.it Dott. Franco Ziccardi Medico di medicina generale - Gruppo C.A.S.P.I.T.A. di Faenza E-mail: caspitafaenza@gmail.com

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