Salute 10 più Nr. 5 Anno 2012

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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE » N. 5 - MAGGIO 2012

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IN QUESTO NUMERO - Gli antiossidanti - La rinoplastica - Gli occhi del bambino - La giusta abbronzatura - La cyclette

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Come sta il tuo udito? SOMMARIO Âť Nr. 5 - Maggio 2012

Fai il punto della situazione! SANITĂ€

Le 3 domande giuste:

2 COME MANTENERE SANI I RENI SALUTE

4 GLI ANTIOSSIDANTI

- Difesa contro i radicali liberi.

Dott.ssa Maria Nives Visani SOLIDARIETĂ€

6 DONAZIONE DI SANGUE CORDONALE Dott. Pierpaolo Casalini ALIMENTAZIONE

8 ALIMENTARSI IN MODO SANO‌ Dott.ssa Monica Negosanti ESTETICA

10 RINOPLASTICA

- Correggere gli inestetismi del naso.

Dott. Lauro Di Meo

le altre e persone ti fanno o notare e che spesso chiedi di ripetere ciò che hanno detto?

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15 GLI OCCHI DEL BAMBINO

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- I disturbi in etĂ neonatale.

Dott. Ugo Cimberle SALUTE

18 IL FUMO TI PRENDE ALLA GOLA Dott. Andrea Baldisserri

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Dott. Roberto Nonni

SANITĂ€

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22 LA GIUSTA ABBRONZATURA Dott. Italo Greco

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25 PREVENIRE LA PARODONTITE 28 CYCLETTE

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SANITÀ

Come mantenere

sani i reni Gli esami per capire le condizione dei nostri “filtri”. Eventuali danni possono essere combattuti con l’uso di farmaci e attraverso una corretta alimentazione, povera di proteine, sale e fosforo.

Dott.

Roberto Nonni

Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital Faenza E-mail: rnonni@alice.it

Per capire se i reni non funzionano a dovere basta poco. Semplici esami delle urine e del sangue permettono di appurare se questi "filtri" stanno perdendo colpi. Saperlo è fondamentale, perché la sofferenza dei reni è indolore e si rischia di non accorgersi di nulla finché il danno è avanzato, a volte irreversibile. Se invece si arriva in tempo, si possono prendere tutte le misure per proteggerli. Con questo spirito sono state redatte le linee guida italiane per identificare, prevenire e gestire la malattia renale cronica, un documento frutto della collaborazione di 13 società scientifiche coordinate dell'Istituto Superiore di Sanità. La diagnosi precoce può allontanare la dialisi e le ricadute negative su altri organi e apparati, a partire da cuore e vasi. Avere reni sofferenti aumenta infatti il rischio di infarto e ictus, ma saperlo consente di frenare la progressione della malattia e in alcuni casi addirittura di arrestare situazioni iniziali di danno renale. 2

Gli esami rivelatori

diti e l'esecuzione di altre indagini, prime tra tutte l'ecografia renale. E’ importante, in questa fase, affidarsi ad un nefrologo, il medico specialista più adatto a definire le condizioni dei reni.

È importante dunque un controllo regolare: ma con quali esami? Un primo indizio è un valore alto della creatinina nel sangue. La creatinina è un prodotto del metabolismo muscolaI farmaci tossici ai reni re e il rene sano è in grado di eliminarla completamente. Perciò un suo Alcune persone più di altre hanno magaumento nel sangue potrebbe indicare giori probabilità di sviluppare disfunzioche i “filtri” non funzionano a dovere. ni renali. L'esempio più eclatante è Conoscendo i valori della creatinina, quello di chi assume farmaci nefrotossil'età e il sesso del paziente, si può rica- ci, come alcuni chemioterapici, antibiovare un parametro che permette di tici e altri; in questi pazienti andrebbe confermare o meno l'esistenza di una monitorato periodicamente il Gfr, ovveriduzione del flusso di filtrazione. ro il Grado di Filtrazione Glomerulare, Inoltre, è utile eseguire anche un semplice VENA ARCUATA esame delle urine, ARTERIA ARCUATA MIDOLLO per valutare l'evenARTERIA INTERLOBULARE tuale presenza di pro- VENA INTERLOBULARE teine e sangue, CALICI CORTEX MINORI entrambi potenziali ARTERIA CALICI segnali di danno RENALE MAGGIORI renale. Tutti questi VENA RENALE PELVI esami, comunque, RENALE sono soltanto il punto di partenza per la diaURETERE gnosi delle malattie renali: risultati anomali possono indirizzare verso accertaSEZIONE DI UN RENE menti più approfon-


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SANITÀ un parametro necessario per definire il livello esatto della funzione renale. Un controllo annuale del Gfr è indicato anche in chi assume a lungo termine farmaci antinfiammatori non steroidei, ad esempio per curare malattie infiammatorie o degenerative delle articolazioni. Ma esistono altri buoni motivi per sottoporsi periodicamente a controlli, come per esempio soffrire di diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, calcoli renali o ipertrofia prostatica; avere una familiarità per l'insufficienza renale grave o malattie renali ereditarie. Assumere con cautela proteine e sale Una volta appurato il danno renale, sono diversi gli strumenti per curarlo, attraverso l’uso di farmaci o più semplicemente modificando le abitudini alimentari con diete appropriate.

Assumere con cautela proteine e sale Per quanto riguarda l’alimentazione, un consumo eccessivo di proteine e sale rischia di sovraccaricare i reni.

Idealmente non bisognerebbe superare la quota giornaliera di 1 grammo di proteine per chilo di peso corporeo. Una persona che pesa 60 chili non dovrebbe quindi superare i 60 grammi al giorno (una bistecca di 2 etti contiene circa 35 grammi di proteine ndr). Il sale si può usare, ma gli oltre 10 grammi al giorno che gran parte degli italiani ingeriscono quasi senza rendersene conto vanno dimezzati. Un eccesso di sale, oltretutto, favorisce l'ipertensione, acerrima nemica dei reni.

Un altro nemico dei reni Di recente si è scoperto un altro nemico dei reni: il fosforo. Il monito arriva dalla Società Italiana di Nefrologia: il fosforo, quando è presente in eccesso nel sangue, favorisce una perdita più rapida della funzione renale, riducendo in modo rilevante la risposta di alcuni farmaci di solito utilizzati per contrastare la perdita urinaria di proteine. Meglio dunque non esagerare con gli alimenti ricchi di fosforo, come carne, latte e formaggi conservati.

MODERARE L’ASSUNZIONE DI CARNE, FORMAGGI, INSACCATI

Nell'arco di una giornata si consiglia di non superare il grammo di fosforo. Un grammo sembra tanto, ma si fa in fretta ad esagerare, perché all'assunzione di fosforo con latte, carne e formaggi si può sommare quella con cibi insospettabili come bibite, insaccati e surgelati, ai quali vengono spesso aggiunti sali di fosforo (i famosi polifosfati) per aumentare il sapore o migliorare la conservazione. FINE

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SALUTE

Gli antiossidanti Il segreto per rallentare l’invecchiamento Vitamine A, C ed E, ma anche alcuni minerali, i carotenoidi ed i flavonoidi difendono il nostro organismo dalla formazione di radicali liberi. Cosa possiamo fare per ridurre e rallentare i danni da radicali?

Dott.ssa

Maria Nives Visani

Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Invecchiare è un fenomeno fisiologico ed inevitabile, ma invecchiare bene dipende molto dal comportamento di ciascuno di noi nel corso degli anni. Il nostro organismo è costantemente bombardato da agenti ossidanti, che favoriscono la formazione di radicali liberi. E diversi studi scientifici hanno dimostrato che lo stress ossidativo rappresenta il principale fattore causale di molti disturbi e dell’invecchiamento precoce. Stress, inquinamento, fumo, radiazioni magnetiche e solari, consumo eccessivo di farmaci, alcoolici e cibi fritti sono i maggiori responsabili della formazione dei radicali liberi. La produzione di tali sostanze è tuttavia un fenomeno fisiologico, che fa parte del normale metabolismo cellulare, perciò l’organismo ha sviluppato dei sistemi enzimatici antiossidanti per neutralizzare la loro tossicità. 4

Innanzitutto occorre porre attenzione nella scelta dei cibi e nella loro preparazione e conservazione. Per apportare al nostro organismo una corretta quantità di sostanze antiossidanti, dovremmo assumere almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Ma risulta difficile indicare questa regola, soprattutto ai giovani, sottoposti più di qualsiasi altro a messaggi devianti. Inoltre, lo stile di vita frenetico dei nostri tempi impone pasti frettolosi e spesso non freschi, che portano ad un impoverimento delle naturali difese enzimatiche contro i radicali liberi e ad una minore assunzione di vitamine antiossidanti. Un altro importante aspetto è la depurazione del sistema mesenchimale, ovvero il mare magnum in cui sono immerse cellule, tessuti e vasi, in cui vengono riversati i prodotti metabolici cellulari. Un mesenchima inquinato determina un rallentamento dei processi fisiologici di disintossicazione, con conseguenze inevitabili sul sistema immunitario, che come sappiamo ci protegge dallo stress ossidativo dei radicali liberi. E’ necessario inoltre assumere nutrienti che abbiano potere antiossidante in grado di rigenerare ed aiutare i sistemi di difesa endogeni, per neutralizzare i radicali liberi circolanti.

L’organismo non è in grado di produrre autonomamente le vitamine A, C ed E, i tre famosi antiossidanti che hanno sempre avuto maggiori attenzioni, ma che non sono i soli. Le 3 vitamine sopracitate lavorano in sinergia con i minerali quali il selenio, lo zinco, il manganese e il rame, utili come fattori coenzimatici degli enzimi antiossidanti presenti nell’organismo umano. Il Coenzima Q 10, ha la proprietà di preservare i componenti vitali della membrana cellulare, tra cui il colesterolo, ed è inoltre coinvolto nei processi che producono energia a livello cellulare e favorisce la performance atletica. E’ infine un utile coadiuvante dei meccanismi fisiologici deputati alla regolazione della pressione sanguigna e della contrazione del muscolo cardiaco.

LE PATATE SONO RICCHE DI SELENIO


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I CAROTENOIDI (betacarotene, luteina, zeaxantina, licopene,) sono presenti normalmente negli alimenti e il cui 10 per cento viene classificato come provitamina A, cioè può essere convertito in vitamina A nell’organismo senza rischi di tossicità possibili come con la stessa vitamina A. Il betacarotene in particolare inibisce l’ossidazione del colesterolo e svolge una protezione attiva del timo. Luteina e zeaxantina sono potenti antiossidanti del tessuto oculare e possono ritardare la degenerazione maculare legata all’invecchiamento.

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Il licopene, la cui fonte alimentare più importante sono i pomodori, svolge un’azione protettiva del tessuto prostatico. I carotenoidi possiedono una significativa attività antiradicalica, quindi molto utili durante l’esposizione ai raggi UV. I FLAVONOIDI i composti che conferiscono a piante e frutta i brillanti colori rosso, blu e verde smeraldo, di cui ricordiamo la quercitina, assai diffusa in natura e presente in buona concentrazione nei semi e nella buccia della frutta e verdura, nella corteccia di alcune piante e anche in alcune bevande come vino rosso, tè e cioccolata. Viene suggerito l’uso di quercitina in caso di allergie, problematiche respiratorie, situazioni infiammatorie generali, coadiuvando il regolare controllo del rilascio dei mediatori delle risposte infiammatorie.

IL CAPPERO È LA PIANTA CHE CONTIENE LA MAGGIOR QUANTIÀ DI QUERCITINA RISPETTO AL PESO

La natura ci offre un’ampia varietà di piante ed erbe ad alta concentrazione di antiossidanti, fra questi elenchiamo i più importanti: il tè verde, ricco in flavonoidi noti come catechine, il Ginko Biloba, la cui azione antiossidante è affiancata alla più nota attività antinfiammatoria, dovuta ai terpenoidi, utili nell’asma e nelle allergie. Altra pianta importante è la Curcuma, la cui attività contro tossine e radicali liberi sembra legata alla capacità di aumentare la concentrazione di un enzima responsabile dei processi di eliminazione a livello epatico; essa è utile anche come antinfiammatorio per le articolazioni e l’intestino.

Un altro alimento noto di grande tradizione e reperibilità è l’aglio, ricca fonte di quercetina, potassio e sostanze contenenti zolfo, minerali, amminoacidi e vitamine A, B1, B2, B6, B12, C. L’aglio possiede azione antiossidante ed è un valido supporto al sistema cardiovascolare, favorendo il fisiologico controllo di colesterolo e di trigliceridi nel sangue. FINE

UTILI RIMEDI A BASE DI AGLIO Per espellere i parassiti intestinali, tagliare una testa di aglio e metterla in un pentolino con un litro di latte; scaldare, senza portare ad ebollizione e lasciare riposare per 3 o 4 ore. Prendere un bicchiere di latte a digiuno per qualche giorno. Per combattere il mal d’orecchi, prendere due spicchi d’aglio, schiacciarli e farli bollire in un pendolino d’acqua; filtrarli e applicarne alcune gocce calde nell’orecchio, attraverso il cotonfioc. Per abbassare la pressione sanguigna, si possono assumere due cucchiai al giorno di sciroppo, così ottenuto: due spicchi d’aglio grattugiato e mescolato con 100 gr. di zucchero e un bicchiere d’acqua. Per concludere questo breve panorama sull'aglio come rimedio vogliamo raccomandare di usarlo con precauzione. Se non si è abituati al consumo di questo vegetale è consigliabile incominciare in modo graduale, considerando le reazioni del proprio corpo ed evitando gli eccessi nella speranza di affrettare la guarigione.

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SOLIDARIETÀ

DONAZIONE di SANGUE CORDONALE Un piccolo gesto di una neo mamma può salvare una vita. Le cellule staminali presenti nel cordone ombelicale servono infatti per la cura delle malattie che danneggiano il midollo osseo. Dott.

Pierpaolo Casalini

Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com

“Quel signore ha la leucemia e deve fare il trapianto di midollo. Bisogna trovare un donatore”. “Il signor J. ha fatto la chemioterapia. Ha avuto una reazione in cui si sono azzerate le cellule del sangue. Dobbiamo trovare un midollo osseo compatibile”. “Il midollo di questa signora è aplasico, cioè non produce più globuli rossi. Faremo delle trasfusioni, ma poi ci vorrà un midollo nuovo”. Queste situazioni sono oggi presenti in tanti reparti di un ospedale, perché alcune malattie, o gli effetti collaterali di alcune pesanti terapie, possono danneggiare il midollo osseo. 6

Ma cos’è il midollo osseo? E’ il tessuto dove sono conservate le cellule staminali emopoietiche, cioè le cellule “madri” del sangue: da queste si originano i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Nel midollo osseo crescono, e in parte maturano, fino a quando saranno immesse nella circolazione.

Come possono essere sostituite oggi queste cellule staminali? In tre modi: con le trasfusioni classiche, perché anche nel sangue circolante ci sono cellule staminali; con la donazione di midollo, prelevato da donatori esterni o dal paziente stesso con l’autotrapianto, in momenti opportuni del suo ciclo di terapia, e da una terza fonte, forse ancora poco conosciuta: il sangue cordonale. Il sangue cordonale è quella piccola quantità di sangue che ristagna nel cordone ombelicale e nella placenta dopo il parto, e precisamente dopo che il neonato viene staccato dal cordone ombelicale stesso. E’ sangue che normalmente si butta via, come la placenta, ma è ricco di cellule staminali! Oggi tutte le partorienti che abbiano avuto una gravidanza normale possono “donare” questo sangue e contribuire alla cura delle malattie che danneggiano il midollo osseo. I riceventi sono normalmente “estranei” alla famiglia, spesso ragazzi o persone di piccolo peso perché la quantità di cellule staminali è a volte scarsa, oppure possono essere consanguinei, fratelli o sorelle che si ammalano di linfomi, leucemie o altro. Da oltre un anno, in tutti i reparti di Maternità degli Ospedali pubblici dell’Emilia Romagna sono stati formati operatori, ostetriche, in grado di prelevare questo sangue dopo il parto.


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SOLIDARIETÀ Il prelievo, effettuato dagli organi “inattivi” dopo il parto, in apposite sacche se raggiunge la quantità sufficiente (fra i 50 e i 150 ml) viene inviato alla Banca del Sangue Cordonale della Regione, con sede presso l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Qui viene analizzato e tipizzato per identificarne le caratteristiche genetiche. Viene quindi “schedato” nei Registri Nazionale e Internazionale dei donatori di Midollo Osseo, immagazzinato e conservato, anche per 20 anni, a -196 gradi, fino a che non verrà utilizzato da un ricevente compatibile.

Garantire la sicurezza della donazione E’ una donazione innocua, senza possibili danni al neonato o alla madre, ma non si può improvvisare all’ultimo momento. Infatti per garantire la sicurezza sui riceventi la madre e il padre, durante la gravidanza, vengono per tempo sottoposti ad un colloquio che ne accerta lo stato di salute.

La madre viene sottoposta ad esami del sangue ulteriori, rispetto a quelli che normalmente si fanno in gravidanza. E’ l’unico impegno e fastidio che la madre deve assumersi per donare il sangue cordonale. Questi accertamenti verranno poi ripetuti alcuni mesi dopo il parto sulla madre, insieme ad una visita sul neonato volti a verificarlo stato di salute. Un controllo in più che giova alla sicurezza della donazione, ma giova indirettamente anche alla madre e al figlio. Perciò è necessario un consenso consapevole e maturato per tempo dalla mamma, che può riferirsi semplicemente al proprio ginecologo di fidu-

cia il quale personalmente o attraverso suoi operatori qualificati è in grado di dare tutte le informazioni necessarie per realizzare questa semplice ed importante donazione che accresce le possibilità di cura di queste malattie e aggiunge un gesto di solidarietà concreta alla nostra società. C’è bisogno di tanti consensi, perché oltre il 70% del sangue raccolto risulta poi non idoneo. Per esempio, nel 2011 all’Ospedale di Faenza sono stati forniti 79 consensi alla donazione di sangue cordonale: è stato possibile inviare alla Banca regionale solo 66 sacche di donazione, perché 10 di queste non avevano raggiunto la quantità di sangue sufficiente, poi di quelle pervenute alla Banca solo 14 sono state registrate. Sembra una parziale sconfitta, ma che sarebbe completamente superata se la maggiore parte delle quasi 1000 partorienti nel 2011 avesse espresso il proprio consapevole consenso. FINE

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ALIMENTAZIONE

ALIMENTARSI

IN MODO SANO

ED EQUILIBRATO Le linee guida per mangiare correttamente, stilate dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. Controllare il peso e mantenersi attivi

Dott.ssa

Monica Negosanti

Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it

Nel corso degli ultimi trent’anni si è assistito ad un profondo cambiamento sulle tavole degli italiani, dovuto allo sviluppo dell’economia, ai grandi mutamenti sociali e ad uno stato di benessere maggiore. La possibilità di potersi nutrire con una più ampia varietà e ricchezza di cibi ha portato da un lato indubbi benefici, con la scomparsa totale di carenze nutrizionali, dall’altro ha determinato una maggiore incidenza di obesità, ipertensione, diabete e altre patologie a livello cardiovascolare. L’ampia scelta che ogni supermercato ci offre ha finito col confondere la maggior parte della popolazione che non sa più cosa acquistare per potersi alimentare correttamente. Per chiarirsi le idee, molti si rivolgono a riviste di dubbia scientificità, a professionisti non autorizzati, ai consigli di amici e vicine di casa, col risultato che si vanno a seguire poi schemi alimentari piuttosto rigidi, squilibrati e, a lungo andare, dannosi per il nostro organismo. Allora come ci si può alimentare correttamente? Quali sono gli alimenti che sulle nostre tavole non devono mancare? L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) ha stilato, sulla base di dati scientifici, delle linee guida molto pratiche e comprensibili che illustrano come deve essere gestita la nostra alimentazione. Sono 10 semplici regole facilmente attuabili da tutta la popolazione. 8

Il peso corporeo rappresenta l’espressione tangibile del bilancio tra entrate ed uscite caloriche. Un peso stabile, che rientri nei limiti della norma, contribuisce a far vivere meglio e più a lungo. L’attenzione al peso va posta sin dall’infanzia perché il bambino obeso sarà molto probabilmente anche un adulto obeso. L’attività fisica consigliata deve essere moderata-leggera e di tipo aerobico (dispendio energetici 150 Kcal/giorno).

Più cereali, legumi, ortaggi e frutta Questi alimenti, oltre che fornire proteine, vitamine e sali minerali, forniscono fibre e sostanze anti-ossidanti, che hanno un ruolo importantissimo nella protezione cardiovascolare. Bisognerebbe consumare preferibilmente cereali integrali ogni giorno, una porzione di legumi almeno 3 volte a settimana e quotidianamente ortaggi ( specialmente quelli ricchi in fibra come: carciofi, carote, fagiolini, funghi, melanzane, broccoli, cavolfiore, cavoli, zucchine) e almeno 2/3 porzioni di frutta.

I CEREALI SI POSSONO MANGIARE ANCHE TUTTI I GIORNI


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ALIMENTAZIONE

Grassi: scegli la qualità e limita la quantità È ormai ampiamente dimostrato che un eccesso di grassi con la dieta porta ad un innalzamento a livello plasmatici del colesterolo, con conseguente aumento del rischio cardiovascolare. È buona norma quindi non eccedere nella quantità di oli e grassi da condimento, specie se di origine animale (burro, lardo, pancetta, panna, ecc), ma preferire piuttosto gli oli di origine vegetali, come l’olio extravergine di oliva (contiene molta vitamina E che è un ottimo antiossidante). Il consumo di formaggi e latticini va limitato a non più di due volte la settimana, in porzione ridotta, come anche le uova! Il pesce va consumato invece almeno 2-3 volte a settimana, per il suo contenuto cardioprotettivo di omega 3. La carne va scelta tra quelle più magre, eliminando pelle e grasso visibile. Per chi fa uso abbondante di latte, preferire quello scremato o parzialmente scremato. Evitare nel modo più assoluto alimenti ricchi di acidi grassi trans (grassi che si accumulano nei vasi formando placche aterosclerotiche): prodotti da forno confezionati (biscotti, merendine, snack), patatine in busta, margarine a panetti non spalmabili.

Zuccheri, dolci e bevande zuccherate nei giusti limiti Il consumo frequente e continuo di alimenti e/o bevande zuccherate non solo apporta moltissime calorie, ma ci espone anche al rischio di carie dentarie. Sostituire quindi dol- NON ECCEDERE ciumi e bevande zuccherate con frutta e spremute senza zucchero, molto più salutari e molto meno ricche di calorie inutili.

Bere acqua ogni giorno in abbondanza La quantità di acqua da assumere è regolata dal meccanismo della sete. Nei bambini e negli anziani questo meccanismo ha ABBONDARE però un tempo di rispo-

Dimagrisci mangiando 5 volte al giorno

INFORMAZIONI Ronconi Elena

Carli Gaia

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sta ritardato o funziona male, esponen- più sale di quello necessario all’organidoli al rischio di disidratazione. smo, all’incirca 10-14 grammi a testa Bisognerebbe bere almeno 1,5-2 litri di al giorno, favorendo in persone prediacqua al giorno, frequentemente e in sposte l’insorgenza dell’ipertensione piccole quantità, indipendentemente arteriosa. Il sale, salvo casi di profonda dallo stimolo della sete. Quando ci sono e profusa sudorazione o di attività fisistati patologici che causano abbondanti che/lavorative pesanti, va ridotto al perdite idriche, come febbre, diarrea, minimo. L’orientamento internazionale vomito, oppure quando si fa attività fisica, suggerisce una quantità che non superi bisogna reintegrare adeguatamente e i 6 grammi al giorno. Bisogna quindi limitare l’uso del sale a tavola, ridurlo al tempestivamente le perdite di acqua. minimo nelle preparazione casalinL’acqua molto fredda va bevuta con cautela per non causare, IL MENO ghe dei cibi, evitare prodotti confezionati dove è particolarmente abbassando la temperatura dello POSSIBILE ricco (insaccati, alimenti in scastomaco, pericolose congestioni. Guardare la tv, tola, formaggi, latticini, dadi usare il computer, stare seduti per da brodo, estratti di carne, Il sale? più di 30 minuti. ecc.). per rendere il piatto Meglio poco 2-3 VOLTE più saporito ma in Da una recente ricerca A SETTIMANA modo salutare si può è stato dimostrato Attività ricreative Esercizi muscolari sempre ricorrere come giardinaggio, stretching, yoga, che gli italiani conall’uso di erbe golf, bowling. flessioni, piegamenti. sumano molto e spezie aromati3-5 VOLTE LIMITARE che. Esercizi aerobici (almeno 20 minuti) Nuotare, camminare, andare in bicicletta.

A SETTIMANA

Attività ricreative (almeno 30 minuti) Calcio, tennis, basket, arti marziali, ballo, passeggiate.

FINE

OGNI GIORNO Passeggiare, scegliere strade più lunghe da percorrere a piedi, fare le scale anzichè utilizzare l’ascensore, camminare per andare a fare la spesa, fare giardinaggio, posteggiare l’auto lontano dal posto da raggiungere poi a piedi. 9


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ESTETICA

RINOPLASTICA E’ l’intervento chirurgico di correzione del naso, sia per migliorare forma e dimensioni, sia per sistemare le strutture interne che fanno parte delle prime vie respiratorie.

Dott.

Lauro Di Meo

Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center E-mail: laurodimeo@libero.it

La rinoplastica è l'intervento che consente di correggere i difetti del naso. La maggior parte delle persone richiede un rinoplastica semplicemente per migliorare forma e dimensioni del proprio naso, ma è possibile associare anche la correzione delle strutture interne che fanno parte delle prime vie respiratorie (setto nasale, turbinati).

UNA PAZIENTE PRIMA E DOPO UN INTERVENTO DI RINOPLASTICA Le alterazioni più frequenti sono: la presenza di una gobba più o meno accentuata, piramide nasale deviata, punta larga, punta cadente. Spesso i difetti sono variamente combinati; lo specialista valuta e discute insieme al

paziente la modalità del loro miglioramento. Esaminando nel contempo le vie respiratorie a livello nasale, si possono evidenziare eventuali turbe della respirazione, correggibili contestualmente all’intervento di rinoplastica. shianti677@alice.it

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L’operazione Tutti i difetti vengono eliminati mediante rimodellamento delle ossa e delle cartilagini che compongono il naso, utilizzando come vie di accesso piccole incisioni interne, per cui le cicatrici residue non saranno visibili. Solamente nei casi rari di narici troppo larghe vengono effettuate delle piccole incisioni esterne per eseguirne la riduzione. Nelle due settimane precedenti all’intervento, è sconsigliabile fare uso di aspirina o di qualsiasi altro farmaco contenente acido acetilsalicilico. In caso di dubbio, è opportuno consultare il proprio farmacista. E’ bene informare il chirurgo se nella settimana che precede l’intervento compare un qualsiasi segno di infezione, in particolar modo raffreddore, febbre o foruncoli in prossimità del naso. L’operazione viene eseguita in anestesia generale, con una notte di ricovero. Nel caso di un rimodellamento molto limitato del naso, per esempio il ritocco della punta, l’intervento può essere eseguito in anestesia locale con una lieve sedazione ed in regime di Day Hospital. Alla fine dell’operazione, le cavità nasali verranno tamponate e sul dorso del naso verrà posto un gesso contenitivo.

Il post intervento Durante le prime 48 ore compariranno un certo grado di gonfiore ed una colorazione bluastra delle palpebre che peggioreranno il secondo giorno ma che potranno essere attenuate dall’applicazione di impacchi freddi sugli occhi nelle primissime ore successive all’intervento. Il gonfiore e l’ecchimosi palpebrali regrediranno nel giro di due settimane. Sono normali un lieve sanguinamento del naso, che si arresterà gradualmente, e un modico fastidio o dolore. Per alleviare tutti questi sintomi è bene rimanere in posizione semiseduta e, quindi, dormire con la testa sollevata da due cuscini e, inoltre, assumere preferibilmente cibi morbidi e tiepidi.

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RAVENNA - Via Romea, 121 - Tel. 0544.61068 In media dopo 5 giorni vengono tolti i tamponi nasali. La sensazione che si avrà di “naso chiuso” sarà ora causato dal ristagno delle secrezioni e dalla formazione di crosticine all’interno del naso, che non dovranno essere rimosse con la forza (non starnutire, non soffiarsi il naso); esse gradualmente cadranno nel giro di qualche settimana, utilizzando appositi prodotti che ne facilitano l’espulsione. Dopo 8/10 giorni dall’intervento verrà tolto anche il gesso di contenizione e sostituito con dei cerottini che andranno portati per altri 15 giorni. In quest’ultimo periodo di tempo a volte è utile applicare il gesso durante la notte. Una complicazione da ricordare, anche se rara, è l’emorragia dal naso, che generalmente non è mai seria e che può essere fermata applicando delle compresse ghiacciate.

Il nuovo aspetto Di norma si assume un aspetto “presentabile” nella terza settimana dopo l’operazione. A questo punto il risultato estetico non è ancora definitivo. In particolare il naso potrà sembrare “massiccio”, in quanto sovente presenta un slargamento della radice nasale, una punta grossa e talora un appiattimento dell’angolo naso frontale che dà un aspetto temporaneo di “naso greco”. Dopo due o tre mesi si può avere una buona idea del risultato definitivo, che comunque non potrà essere giudicato che dopo 9/12 mesi di evoluzione. Gli sport che richiedono contatto fisico, quali calcio, pallacanestro o judo, sono da evitare per altri tre mesi. E sconsigliato fare uso di occhiali appoggiati sul naso per due – tre mesi dopo l’intervento; sono consentite, invece, le lenti a contatto. Nei sei mesi successivi ci si può esporre al sole, proteggendo però il naso mediante una crema solare a schermo totale. Il risultato definitivo è raggiunto, come già detto, dopo 9/12 mesi. Qualche volta si possono rendere necessari dei piccoli ritocchi o miglioramenti, ma questi sono, in generale, più semplici dell’operazione iniziale, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista delle sequele postoperatorie. FINE 11


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PEDAGOGIA

TUTTI A NANNA …nel proprio letto Nel corso del primo anno di vita cambia significativamente la qualità e quantità del sonno.

Dott.ssa

Dalila Visani

Psicologa - Psicoterapeuta Ospedale privato San Francesco Cell. 331.7324658 Email: d.visani5478a@ordpsicologier.it

Differenza del sonno tra adulto e neonato L’adulto trascorre circa l’80% del riposo notturno in uno stato di sonno calmo e profondo (sonno non REM) e il restante 20% in uno stato di sonno attivo e più leggero, conosciuto come sonno REM (acronimo di Rapid Eyes

Movement, ovvero i vistosi movimenti dei globi oculari che contraddistinguono questa modalità di sonno). Nel neonato il sonno il sonno calmo ed il sonno leggero occupano circa l’80% del tempo mentre il restante 20% del riposo viene definito sonno indeterminato perché non sono riconoscibile le caratteristiche proprie del sonno calmo e di quello attivo. Questa peculiare struttura del sonno spiega perché gli episodi di sonno del bambino sono di breve durata e costellati di micro risvegli.

Come si distribuisce il sonno durante la giornata Durante il primo mese di vita il ciclo sonno-veglia non è sincronizzato con l’ambiente esterno, ma è piuttosto regolato da bisogni interni come la fame e la sete.

Nei mesi successivi il ritmo del sonno inizia a regolarsi sulla base del ciclo luce-buio. Attorno ai 2-3 mesi i sonni più prolungati si stabilizzano nelle ore notturne. Verso i 3-4 mesi il bambino dovrebbe allungare il sonno notturno fino a 6 ore consecutive e le veglie notturne prolungate dovrebbero scomparire. Dai 6 mesi all’anno la durata del sonno notturno aumenta fino a 12 ore.

Sincronizzare il ritmo del sonno con l’esterno I genitori possono aiutare il bambino a sincronizzare il ritmo sonno-veglia con l’ambiente esterno: accentuando il contrasto luce e rumore di giorno e buio e silenzio di notte, modulando le attività rispetto al ciclo luce-buio (gioco attivo e stimolante di giorno, attività tranquille e rilassanti di sera) e sfruttando i pasti che preannunciano l’attività che li segue, cioè il riposo.

Il sonno è un’abitudine e come tale può essere insegnata

DOLCE RIPOSO

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E’ importante stabilire un orario in cui mettere regolarmente a letto il bambino. Alcuni studi suggeriscono che il cervello del bambino concilia meglio il sonno tra le 20:00 e le 21:00. Costruite un rituale che preannunci al bambino che il momento del sonno si sta avvicinando (ad esempio, bagnetto, cena, coccole e nanna…).


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E’ fondamentale prevedere all’interno di questo rituale un momento in cui i genitori si dedicheranno completamente al figlio, facendo con lui qualche attività piacevole e rilassante (leggere un libro, cantare una ninna nanna) e scambiandosi baci, carezze e tenerezze. Terminato questo momento (che sarebbe preferibile svolgere in una stanza diversa dalla camera da letto) i genitori accompagneranno il bambino nella propria cameretta e lo porranno nella sua culla o nel suo lettino calmo e tranquillo, ma ancora sveglio.

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In questo modo si aiuta il bambino a non dipendere dalla presenza fisica del genitore per addormentarsi. Nel lettino il bambino troverà alcuni elementi esterni (pupazzo, ciuccio, carillon, giostrina) che imparerà ad asso-

Tel. 331.1410072 ciare alla nanna. Se il bambino usa il ciuccio è consigliabile metterne sul cuscino più di uno, in modo tale che il bambino possa ritrovarlo qualora dovesse svegliarsi nel corso della notte. » SEGUE

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Brevi risvegli durante il sonno Brevi risvegli sono normali nel passaggio da un tipo di sonno all’altro, anche nell’adulto, che normalmente non li ricorda il mattino seguente. Se il bambino è ancora abituato alla poppata notturna (generalmente non oltre i 5-6 mesi) limitate al minimo l’interazione: allattare il tempo necessario per sfamarlo e poi rimettetelo con calma nel lettino. In questo modo il bambino capirà che la notte è fatta per dormire e la poppata è solo una piccola parentesi. Successivamente, quando il bambino si sveglia nel corso della notte, evitate di correre e prenderlo in braccio o dargli acqua o camomilla appena inizia a piangere. Attendete alcuni minuti per vedere se il bambino è in grado di utilizzare le sue risorse per auto consolarsi e riaddormentarsi. Se il bambino non si calma potrete raggiungerlo in camera e cercare di consolarlo, preferibilmente lasciandolo nel suo letto.

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Il rituale che precede l’addormentamento contribuisce a rendere l’ambiente esterno più prevedibile e quindi più rassicurante per il bambino. Altrettanto importante è l’atteggiamento dei genitori. Se il genitore è sereno e fiducioso trasmetterà al bambino tranquillità e il messaggio che non c’è niente di spaventoso e pericoloso nel proprio lettino, che addormentarsi è facile e dormire è piacevole. Il momento dell’addormentamento può scatenare, al contrario, ansie di separazione nel genitore (espresse frequentemente come timore che il figlio possa soffocare o smettere di respirare) che si traducono in disturbi del sonno nel bambino. Queste ansie possono avere diverse origini, che dovrebbero essere esplorate se interferiscono con la capacità del genitore di mettere a letto con serenità il proprio figlio. Molti genitori calmano l’ansia facendo dormire il bambino con loro nel letto matrimoniale. In questo modo non solo precludono al bambino la possibilità di diventare autonomo nell’addormentamento, ma limitano anche significativamente gli spazi di intimità della coppia FINE genitoriale.


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OCULISTICA

GLI OCCHI del BAMBINO Facciamo attenzione ai disturbi alla vista in età neonatale e nel periodo della prima infanzia. Le alterazioni visive provocate durante il processo di crescita cerebrale possono diventare permanenti. che compromettono il processo dello sviluppo psicomotorio così lungo, delicato e complesso.

Il delicato processo di crescita cerebrale Dott.

Ugo Cimberle

Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

Quando nasce, un neonato non ha ancora sviluppato la vista: percepisce soltanto movimenti, ombre e colori. Nelle prime settimane vede annebbiato, ma le forme diventano via via sempre più precise, finché ai due mesi di vita gli occhi devono essere già dritti e allineati, e il bambino deve fissare con precisione ed attenzione tutto ciò che gli sta attorno. Da questo momento, e per tutto il periodo della prima infanzia, è fondamentale l’attivazione dei motori percettivi e l’attività biologica, le principali basi per lo sviluppo della corteccia cerebrale visiva e di altre funzioni legate alla percezione dello spazio e dell'ambiente. Tra queste, quelle del campo visivo è la più delicata. Tuttavia, già da bambino possono subentrare alterazioni visive

Anche un piccolo ostacolo che ferma o rallenta lo sviluppo, può portare a disturbi visivi permanenti. Lo sviluppo cerebrale avviene in presenza di un costante ed adeguato stimolo sensoriale, i nostri neuroni crescono, creano connessioni ed "imparano" in proporzione agli stimoli che arrivano dall’ambiente esterno attraverso gli organi di senso. Se noi tappiamo un occhio perfettamente sano ad un bambino, il suo cervello crescerà dando per scontato che quell’occhio non esiste, per cui quell’occhio sarà cieco senza alcuna possibilità di recupero una volta terminato il processo di crescita cerebrale. Allo stesso modo, se un occhio ha una visione non a fuoco mentre l’altro è perfettamente a fuoco, la crescita cerebrale, quindi la capacità di distinguere nettamente gli oggetti, alla fine della crescita sarà ottimale per l'occhio sano, ridotta e non recuperabile per quello non perfetto, anche se correggiamo il difetto di base.

I pericoli dell’ambliopia (o occhio pigro) Se è presente uno strabismo non corretto, il sistema si adatterà a questa situazione e non si svilupperà mai una normale visione binoculare e stereoscopica, oltre al fatto che il bambino utilizzerà prevalentemente l'occhio dritto, "dimenticandosi" di quello deviato. Questa situazione in cui la capacità visiva cerebrale non si sviluppa in modo normale è chiamata "ambliopia" e va riconosciuta precocemente e subito corretta al meglio possibile. L’ambliopia è uno dei disturbi visivi più comuni nei bambini. Si presenta quando, anche con l’utilizzo di lenti correttive, l’acutezza visiva non migliora. E’ un difetto che spesso riguarda un solo occhio, definito “pigro”, che semplicemente ha smesso di contribuire allo sviluppo naturale del campo visivo. Importante, per non dire » SEGUE necessaria, la prevenzione.

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OCULISTICA

L’importanza della visita oculistica

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Come curarla Un’ambliopia trascurata, e portata avanti fino all’età scolare, significa difficoltà nel recupero, e impossibilità di guarire questa alterazione, se si scopre il disturbo nel bambino al termine delle scuole elementari. La prevenzione, è sicuramente una visita oculistica. Se si dovesse scoprire un occhio pigro, si procederà a correggere completamente le cause che l'hanno pro-

Katiuscia - Cell. 347.9162823 vocato (lenti da occhiale nel caso di un difetto refrattivo monolaterale, che è la causa più frequente) ed a stimolarne l'utilizzo con il classico bendaggio. Si tratta di bendare l’occhietto sano, in modo che l’occhio pigro si sforzi di tornare piano piano a lavorare come si deve. In questa maniera, tutte le funzioni cerebrali potranno tornare a funzionare. Al termine di questo processo, gli occhietti del bimbo dovranno lavorare entrambi allo stesso modo.

Anche in assenza di determinate ed evidenti patologie visive, è quindi importante sottoporre il bimbo ad una visita oculistica precoce. Se c'è un piccolo sospetto anche solo perché qualcuno dei genitori o dei parenti stretti ha avuto dei problemi visivi da piccolo, è indicata una visita oculistica attorno all'anno e mezzo. In ogni caso i bambini dovrebbero essere sempre visitati attorno ai 3 anni e mezzo. In questo modo si potrà conoscere il grado dell’acutezza visiva, che già a quell'età dovrebbe essere tra gli 8 e i 10/10 e soprattutto uguale nei due occhi. Si raccomanda ai genitori di studiare i comportamenti del proprio figlio, al fine di individuare precocemente eventuali disturbi agli occhi, in modo da poter agire immediatamente e riparare il difetto. I disturbi visivi possono riguardare anche un solo occhio e vengono rilevati esclusivamente tramite l’esecuzione di determinati esami specifici. Per un corretto sviluppo a livello visivo è opportuno anche proteggere gli occhi dal sole, con occhiali adeguati, e se molto piccoli, con il classico ombrellino da passeggino o carrozzina. Da non sottovalutare nemmeno situazioni come mal di testa, annebbiamenti nella vista e bruciore agli occhi.

I difetti della vista nei bambini possono essere sostanzialmente tre 1- Miopia L'occhio miope è un po' più lungo della norma, l’immagine si forma prima nella retina e gli oggetti sono a fuoco solo quando vicini. Il disturbo della miopia si scopre quasi sempre in età scolare. Il bambino, infatti, non riuscirà a vedere bene ciò che la maestra scrive alla lavagna. L’acutezza visiva quindi ad una certa distanza, subisce un calo. 16


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OCULISTICA OCCHIO MIOPE CRISTALLINO

La miopia viene misurata in diottrie. Si considera lieve quando è inferiore a 3-4 diottrie, media o medio-forte fino a 8-9 diottrie, elevata al di sopra di questi valori.

RETINA

2- Astigmatismo PUNTO FOCALE MIOPE

Ma ci sono determinati segni che preannunciano la miopia? Se il bambino comincia improvvisamente ad avvicinarsi troppo alla televisione o durante la lettura la distanza è troppo ravvicinata o ancora socchiude spesso le palpebre, c’è da preoccuparsi. La miopia, come abbiamo detto, sorge quasi sempre quando il bambino comincia ad andare a scuola, ma questo disturbo alla vista può sopraggiungere anche in età adulta, solitamente entro i 25 anni di età. Il tutto si risolve con un paio di occhiali. La miopia non porta quasi mai ad ambliopia, a OCCHIO ASTIGMATICO CRISTALLINO

meno che non ci siano grosse differenze tra un occhio e l'altro, e questo perché il mondo del bambino è un mondo vicino e qui la nitidezza dell'immagine è ottima.

RETINA

L'astigmatico mette a fuoco su due piani diversi, per cui gli oggetti non saranno mai nitidi del tutto, se non a scapito di uno sforzo continuo. Valori bassi di astigmatismo non danno problemi, valori elevati portano a sintomi da affaticamento, bruciore, annebbiamenti, mal di testa, fino all'ambliopia se lo sforzo è eccessivo ed il bambino inconsciamente ci OCCHIO IPERMETROPE rinuncia, specie se, al solito, c'è una elevata differenza tra i due CRISTALLINO occhi. Per eliminare, ma non del tutto, questo disturbo, che non è da sottovalutare specialmente in età giovane, occorre prenotare una visita oculistica. Dopodichè, lo specialista prescriverà particolari cure. In caso contrario, subentrerà un’eNELL’IPERMETROPE levata difficoltà nello sviluppo visi- L’OCCHIO È vo che si trasmetterà all’età adulta. TROPPO “CORTO”

3- Ipermetropia NEI SOGGETTI ASTIGMATICI SI GENERANO DUE FOCALI

vedere gli oggetti nitidi. Si manifesta con la difficoltà non solo a leggere ma a volte anche ad apprendere. Possono insorgere anche alcuni malesseri "spia", tra questi segnaliamo il bruciore agli occhi, accompagnato da dolori e rossore. Da non sottovalutare nemmeno il mal di testa, la nausea e il nervosismo. L'ipermetropia a volte si accompagna ad uno strabismo, che scompare solo quando facciamo indossare occhiali correttivi al piccolo paziente. In ogni caso, in presenza di ipermetropia elevata esiste il rischio di ambliopia (occhio pigro), specie se il difetto non è uguale nei due occhi: il

L’ipermetropia è una discrepanza tra la messa a fuoco dell'occhio e la sua lunghezza, un po' più corta del normale. L'ipermetrope deve continuamente aggiustare la sua focale per

RETINA

PUNTO FOCALE IPERMETROPE

bambino "si accontenta" di vederci male, perché lo sforzo per mettere a fuoco correttamente è eccessivo per lui. Se individuato in tempo, tramite l’effettuazione di particolari esami, è possibile correggere il disturbo per continuare ad avere una buona vista. FINE

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SALUTE_10piu_n.5.12_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 02/05/12 17:03 Pagina 18

SALUTE

IL FUMO ti prende alla gola Il cancro laringeo è provocato nella maggior parte dei casi dal vizio per le sigarette. Si può curare. Ma la cura migliore, preventiva, è quella di smettere di fumare. Attenzione ai sintomi

Dott.

Andrea Baldisserri

Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

La laringe è la parte iniziale dell’apparato respiratorio, dove ci sono anche le corde vocali. E’ lì, nel collo: hai presente il “pomo d’Adamo”? Il cancro è una malattia che purtroppo non colpisce solo gli altri… una volta si diceva “male incurabile, oggi fortunatamente è invece sempre più guaribile. In Italia, ogni anno, si ammalano di cancro laringeo oltre 5.000 persone. Se pensiamo ai morti che il fumo provoca per malattie cardio-vascolari e per altre tipologie di tumori, soprattutto ai polmoni, quello della laringe, se vogliamo, è un “problema minore”, però è ugualmente significativo per un paio di motivi. Primo: è sempre fondamentale prevenire che anche una sola persona si ammali. Secondo: se chiediamo a queste 5.000 persone se fumano, oltre il 90 per cento risponde sì. 18

Vuoi dire che il fumo non c’entra? Potrei annoiare parlando di benzopirene, di idrocarburi aromatici e di modifiche cellulari, ma i numeri sembrano molto comprensibili. Il cancro laringeo colpisce soprattutto l’uomo dopo i 40 anni, anche se la donna, fumando sempre di più, sta aumentando la possibilità di ammalarsi. Oggi questa malattia rappresenta il 10% dei cancri nell’uomo e il 4% nella donna.

Il segnale che più facilmente manda, è una modifica della voce, per cui se ci si accorge che da alcuni giorni si è modificato il proprio tono vocale, è opportuno parlare con il medico di famiglia ed iniziare a pensare ad una visita specialistica. Altre volte uno strano dolore all’orecchio (otalgia riflessa) è spia della malattia.

Altre volte ancora praticamente il tumore non manda segnali, purtroppo finchè non è esteso. Quindi davanti a un dubbio è importante fare una visita, anche perché si può diagnosticare senza esami particolarmente fastidiosi. E fare diagnosi precoce, porta in altissima percentuale alla guarigione completa, con interventi chirurgici sempre più ridotti e meno invasivi.

La terapia Le armi della terapia vanno dalla radioterapia mirata sulla corda vocale a interventi chirurgici che possono portare all’asportazione di una parte (laringectomia parziale) o di tutta la laringe (laringectomia totale). Visto che la malattia tende a diffondersi ai linfonodi del collo, si associa spesso il cosiddetto svuotamento latero-cervicale, che comporta l’asportazione chirurgica di tessuto del collo, ai lati del “pomo d’Adamo”. La terapia, oltre a tecniche radioterapiche e/o chirurgiche, può avvalersi anche di chemioterapia, in base all’aggressività e all’estensione del tumore. Le conseguenze più evidenti di un intervento radicale sulla laringe sono la perdita della voce, solo in parte recuperabile con esercizi e strumenti di logopedia, e la compar-


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SALUTE sa di un’apertura nel collo, da dove per sempre entrerà l’aria per i polmoni, stoma che sostituisce il “pomo d’Adamo”. La sopravvivenza a cinque anni nei casi di malattia limitata è di oltre il 90 per cento; se la malattia è diagnosticata in grave ritardo, questa purtroppo si riduce al 20 per cento.

DIFFICILE MA REALIZZABILE

Smettete di fumare Ma in questa rivista vogliamo essere soprattutto propositivi ed ispirati ad un atteggiamento ottimistico, per cui aggiungiamo subito che, smettendo di fumare, dopo cinque anni il rischio di ammalarsi di tumore alla laringe diminuisce sensibilmente. Per smettere ci vuole soprattutto la propria volontà, che può essere aiutata dalla conoscenza dei possibili danni (“il fumo nuoce gravamente alla salute”, oppure l’ancor più drastico “Il fumo uccide”, scritto sui pacchetti delle sigarette, è il primo ipotetico deterrente per i fumatori accaniti), ma anche da farmaci, da corsi specifici e da sistemi vari. Considerando che la nicotina dà dipendenza, ci sono sistemi che prevedono l’assunzione della nicotina a scalare, con l’obiettivo di ridurre e infine di uscire da questa tossicodipendenza. Altre sistemi sostituiscono la “gestualità” del fumare, ricorrendo per esempio alla sigaretta elettrica, che emana odore ma non nicotina. Visto che lo smettere di fumare comporta comunque uno stress emotivo, esistono corsi gestiti da psicologi che affiancano la buona volontà personale in questo percorso che porta a liberarsi dal fumo. I sistemi e le strade per farcela sono tante: anche agopuntura e ipnosi, per esempio, possono aiutare. L’importante è avere voglia di uscire da FINE questo tunnel. 19


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SANITÀ

SCREENING PER LA NEOPLASIA

DELLA PROSTATA Più dubbi che certezze Dott.

Maurizio Marangolo

Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica. Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it

Il tumore della prostata è certamente annoverato fra quelli a più alta incidenza nel mondo occidentale e nelle nazioni a maggiore sviluppo; in Italia, secondo i dati della International Agency for Research on Cancer (IARC), ogni anno vengono diagnosticati poco più di 40.000 nuovi casi pari a 58,4 casi ogni 100.000 abitanti di tutte le età, parallelamente, e sempre annualmente, muoiono in Italia per neoplasia della prostata 7790 pazienti pari a 9 ogni 100.000. C’è da dire inoltre che l’incidenza inizia a crescere alla fine dei 60 anni di vita per raggiungere l’acme a più di 75 anni. Alta incidenza quindi, è la prima neoplasia nel sesso maschile soprattutto nell’età avanzata, ma bassa mortalità. L’antigene prostatico specifico (PSA) è un enzima prodotto dalla prostata la cui funzione è quella di fluidificare il liquido seminale; è presente nel siero in piccole quantità ed aumenta solo in situazioni particolari quali la stimolazione prostatica (massaggio prostatico, attività sessuale, traumatismo da sella di bici20

Fra le tante controversie che quotidianamente si affacciano nell’ambito della sanità pubblica, quella sulla opportunità o meno di attivare una campagna di screening basata sulla determinazione del PSA per una diagnosi precoce del carcinoma prostatico è da oltre 20 anni oggetto di dibattiti, articoli ed editoriali sulle più prestigiose riviste; ma a tutt’oggi mancano robuste prove di efficacia che facciano annoverare questo screening fra quelli sicuramente efficaci quali la mammografia, il pap test e la ricerca del sangue occulto. Le “regole d’oro” per uno screening di popolazione sono poche ma molto precise: 1- La neoplasia oggetto dello screening deve avere un impatto significativo in termini di incidenza e di mortalità.

2 - La metodica diagnostica che si intende utilizzare per diagnosticare precocemente la malattia deve essere di basso costo.

cletta) o in situazioni patologiche quali l’ipertrofia (ingrossamento della ghiandola prostatica) e il tumore della prostata. La determinazione laboratoristica è oggi sufficientemente standardizzata, i valori normali sono ≤4 ng/ml, con costi assolutamente contenuti.

3 - La metodica diagnostica deve essere non invasiva e facilmente ripetibile.

Un passo successivo, che è importante definire, è quello relativo al comportamento che si deve tenere a fronte di un valore di PSA ≥ 4 ng/ml. Le linee guida internazionali suggeriscono che i pazienti con questi valori di PSA, se non vi sono particolari controindicazioni, debbano


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essere sottoposti a biopsie prostatiche multiple. La procedura è certamente invasiva e non esente da qualche rischio di complicazioni. In caso di individuazione del tumore prostatico, l’atteggiamento terapeutico comprende tutte le possibilità che vanno dalla chirurgia (prostatectomia radicale) alla radioterapia, alla ormonoterapia; la scelta fra queste è condizionata da variabili che qui è non è il caso di affrontare. Che l’argomento sia di grande interesse lo dimostra il fatto che in tempi relativamente recenti sono stati portati a termine due grandi studi prospettici (anche non del tutto concordanti) negli USA e in Europa, focalizzati a dimostrare l’utilità del PSA screening per ridurre la mortalità da cancro della prostata. Per diagnosticare precocemente una neoplasia (tumore) prostatica è necessario sottoporre a screening un numero di soggetti ragionevolmente modesto; mentre per ridurre il tasso di mortalità specifica i dati ci indicano che è necessario sottoporre a screening un numero molto più consistente di soggetti, possibilmente in età compresa fra i 45 e i 65 anni. Se invece ci si pone l’obiettivo di ridurre la mortalità generale in una coorte di soggetti di età compresa fra i 45 e i 75+ anni mediante uno screening per la diagnosi precoce della neoplasia prostatica non si può fare affidamento sul PSA screening. In conclusione, quale potrebbe essere un atteggiamento corretto da parte del Servizio Sanitario Nazionale? Innanzi tutto è assolutamente necessario affinare la diagnostica mediante test che dimostrino una affidabilità maggiore del PSA perché i due studi sopra citati hanno entrambi riportato una percentuale di falsi positivi allo screening del 12 – 13%. In secondo luogo, e in attesa di test più precisi, bisogna affidarsi al buon senso ed al medico di famiglia. In base a tutta una serie di variabili quali familiarità, stili di vita, pregresse patologie urologiche, età del paziente, il medico di famiglia potrà discutere con il suo assistito sulla opportunità o meno di eseguire il PSA test con tutti i problemi ad esso connessi e che FINE è inutile ripetere.

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EVOLUZIONE DELLA NEOPLASIA ALLA PROSTATA URETERE LINFONODI

VESCICA VESCICOLA SEMINALE PROSTATA RETTO URETRA

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La neoplasia si forma all’interno della prostata.

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La neoplasia fuoriesce all’esterno della prostata.

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La neoplasia si espande su tutta la prostata.

La neoplasia può diffondersi agli altri organi.

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DERMATOLOGIA

LA GIUSTA ABBRONZATURA Il sole fa bene alla pelle, ma con moderazione. I raggi ultravioletti, soprattutto di tipo A, sono pericolosi e possono provocare gravi malattie. Ecco alcuni consigli utili per una tintarella equilibrata. Dott.

Italo Greco

Dermatologo E-mail: polimedicalaser@libero.it

E’ il momento delle vacanze, del mare, del sole, della tintarella. Ma attenzione a non esagerare. Ce ne parla il dottor Italo Greco, dermatologo. «L’abbronzatura è benefica per la salute e per l’umore, ma va fatta con giudizio. I raggi ultravioletti, infatti, sono pericolosi. Quelli di tipo A, che hanno una lunghezza d’onda più corta, a lungo termine hanno effetti sul sistema immunitario. Indeboliscono, creano le condizioni per l’insorgere di tumori della pelle quali carcinomi e melanomi. Gli ultravioletti di tipo B, invece, con le loro onde più lunghe sono meno potenti ma più penetranti e sul lungo termine si rendono responsabili del fotoinvecchiamento cutaneo, caratterizzato da perdita di elasticità e formazione di rughe». 22

Come comportarsi quindi per ottenere una tintarella salutare? «La prevenzione è dettata dalla capacità di risposta della propria pelle al sole (ci si scotta facilmente?), dall’utilizzo corretto di prodotti ad alta protezione, che vanno spalmati su tutto il corpo in modo uniforme ogni due-tre ore, da un’alimentazione ricca di frutta e verdure, soprattutto pomodori, e non ultimo dall’evitare l’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti, come alcuni anticoncezionali».

Come scegliere il prodotto protettivo adatto alla nostra pelle? «E’ opportuna una visita del dermatologo, che guida la scelta dei protettivi, esaminando il tipo di pelle, la reazione al sole, le patologie pregresse, l’eventuale interazione con farmaci che possono dare macchie o altre conseguenze. Non si deve pensare che i prodotti con alti indici di protezione impediscano la tintarella, ma la rendono duratura, uniforme e, soprattutto, graduale. Tra i componenti attivi, oltre a quelli chimici, devono essercene anche di tipo fisico, come i talchi silicei, che semplicemente “coprono” la pelle».

Quali sono le esposizione pericolose? «Quelle non protette, tipiche delle sedute occasionali. Attenzione anche alle lampade e ai lettini solari: non essendoci la componente infrarossa, quella che dà calore, a volte non ci si accorge che si sta esagerando».


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E’ vero che sono pericolose anche le giornate estive nuvolose e ventose? ÂŤSĂŹ, perchè attraverso le nuvole può passare anche il 90 per cento dei raggi ultravioletti, per cui è sempre meglio proteggersiÂť.

Per le pelli delicate dei bambini, cosa consiglia? I neonati devono evitare l’esposizione diretta. I bambini, invece, possono stare al sole, ma soltanto nelle ore meno calde e protetti da prodotti ad alto indice di protezione. Il melanoma, la piÚ grave neoplasia cutanea, presenta oggi in Italia un’incidenza di 11-12 casi ogni centomila abitanti, raddoppiata negli ultimi venti anni.

Quali sono le categorie di persone piĂš a rischio di melanoma della pelle?

DOLCE SALUTE

ÂŤL’etĂ di massima incidenza è attorno ai cinquant’anni, con una concentrazione maggiore negli arti inferiori fra le donne e al dorso fra gli uomini. PiĂš a rischio sono gli individui di carnagione chiara, con capelli rossi o biondi, con efilidi (piccole macchie brune) e lentiggini, con facilitĂ di scottature solari. Il 10 per cento dei melanomi ha una predisposizione ereditaria. L’esposizione al sole è il fattore esterno principalmente coinvolto nella formazione del melanoma della pelleÂť.

Quanto incide la diagnosi precoce nel melanoma? E’ importante sia l’autoesame periodico della propria cute, sia la valutazione di un dermatologo esperto. Consiglio un controllo dermatologico almeno annuale. Esistono poi strumenti specifici per la diagnostica. In questo senso sta sempre piÚ assumendo crescente rilievo la dermatoscopia.

Come si possono individuare i nei a rischio? Con la regola dell’ABCDE, che intende per A asimmetria del neo; B bordi irregolari; C colorito variabile; D dimensione maggiori di 5 millimetri; E evoluzione rapida. FINE

I nostri croissant della nuova linea “Dolce Salute� sono realizzati con materie prime naturali, come: burro di cacao, olio extravergine d’oliva, olio di riso, farina, uova, zucchero (q.b.) e sono arricchiti di Omega 3. Inoltre non contengono: latticini, grassi idrogenati, colesterolo “cattivo� grasso di cocco, e grasso di palma. E da oggi, a prendersi cura di te, ci sono 3 nuovi croissant:

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PIACERE MIO

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SOCIALE

CHIRURGIA SENZA

CONFINI Dott.

Davide Guglielminetti

Responsabile Reparto Chirurgia d’urgenza Ospedale Santa Maria delle Croci E-mail: d.guglielminetti@ausl.ra.it

Davide Guglielminetti, classe 1955, ravennate, responsabile della chirurgia d'urgenza presso l'ospedale di Ravenna, una grande esperienza nell' ambito della chirurgia generale e toracica. Il dott. Guglielminetti, in missione per Emergency, verso la fine del 2011 ha prestato la propria opera in uno dei tre grandi ospedali costruiti da questa benemerita associazione nell'Afghanistan martoriato da un conflitto pluridecennale. Abbiamo incontrato il dott. Guglielminetti per farci raccontare questa sua esperienza umana e professionale.

La chirurgia d’urgenza a Ravenna Il mondo della chirurgia d'urgenza è spesso legato ad un evento traumatico, ma non solo. La chirurgia d'urgenza implica innanzitutto un approccio virtuoso di tutto lo staff chirurgico che deve, in tempi assai brevi, decidere come trattare un paziente seguendo un protocollo ben determinato. In poco tempo si deve decidere come intervenire su di un paziente che può avere anche pesanti e pregresse patologie, un scelta difficile ed impegnativa che coinvolge non solo il chirurgo ma anche altre figure professionali come il radiologo, l'anestesista, il gastroenterogolo. 24

Ne parla un medico ravennate, che di recente ha prestato opera in Afghanistan, nella città di Kabul.

Si pensi ad una peritonite con perforazione dell'intestino, ad una pancreatite acuta, ad una occlusione intestinale, ad una colecistite acuta, ad una diverticolite. Per ognuna di queste patologie esiste un protocollo diagnostico, terapeutico ed anche comportamentale perchè in una situazione di criticità è fondamentale saper parlare e comunicare con il paziente. Ovvio che le patologie d'urgenza possono venire risolte secondo tempistiche molto diverse fra loro (un'operazione può avvenire dopo un'ora dal ricovero ma anche dopo quattro ore o, addirittura dopo dodici ore) mentre deve essere considerata come molto probabile una degenza post operatoria più lunga del previsto.

La chirurgia d’emergenza a Kabul Nell'ospedale di Kabul diretto da Emergency si rivolgono uomini e donne con ferite devastanti causate da mine, da armi da taglio, da proiettili, da schegge. Tutto è rigidamente protocollato, il tempo per intervenire, limitatissimo. Ho trovato colleghi di grande valore e di grande professionalità. I pazienti (quellli in grado di interagire) sono assolutamente collaborativi, accettano con coraggio e dignità la sofferenza ed il rischio di una operazione. Si opera un paziente ferito all’addome senza l'ausilio di lastre o di altri esami preliminari, senza accertarsi di eventuali patologie preesistenti una dolorosa necessità propria degli ospedali che sorgono in zona di guerra.

SALA OPERATORIA A KABUL

L'ospedale di Emergency a Kabul offre 100 posti letto di cui 9 destinati al reparto di rianimazione, 2 sale operatorie, un pronto soccorso, una fisiatria e molti ambulatori. Tutti i cittadini vengono curati gratuitamente, molto usati (e protocollati) sono gli antidolorofici. Il personale è interamente afghano salvo, appunto, il responsabile della chirurgia.

Consapevolezze La consapevolezza di un mondo diverso e di una realtà crudele ma, anche, di un popolo molto coraggioso ed orgoglioso, legatissimo alle proprie tradizioni, gelosissimo della propria indipendenza. Un mondo difficile dove le donne (Talebani o non Talebani) vanno in giro con il Burqa perchè questa è la secolare usanza, donne che cercano solo dottoresse perchè, anche in un momento di grande sofferenza "farsi mettere le mani addosso da un uomo straniero e sconosciuto" è un comportamento considerato biasimevole. Il popolo afghano, gli uomini, le donne, i tantissimi bambini martoriati a migliaia dalle mine giocattolo, meritano la pace e la prosperità dopo tanti, troppi anni vissuti fra violenza ed FINE orrore.


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ODONTOIATRIA

DENTI SEMPRE PULITI

PER PREVENIRE

LA PARODONTITE Una buona igiene orale quotidiana e una visita di controllo all’anno tengono alla larga le infezioni batteriche al parodonto, ovvero il tessuto di sostegno del dente (che può anche cadere, se viene colpito dalla malattia). Le cause

Dott.

Fausto Pasqualini Galliani

Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it

Dopo i 30 anni d’età, la prima causa di perdita dei denti è la malattia parodontale, ovvero un’infezione causata da batteri che attacca il tessuto di sostegno del dente, il parodonto. Spesso questa malattia è indolore, perché i denti sono sani per cui può succedere che ci si accorga di essa troppo tardi, cioè solo quando le gengive ed il tessuto osseo sono seriamente compromessi.

La principale causa della malattia parodontale è la placca, una pellicola bianco-giallastra composta da batteri e residui di cibo, che si deposita sulla superficie dei denti. Se non costantemente rimossa, la placca indurisce in una formazione ruvida chiamata tartaro. Depositandosi sotto la gengiva, il tartaro rende più difficile l’asportazione quotidiana della placca. I batteri presenti sono la causa dell’infiammazione gengivale e provocano sanguinamento ed in seguito distruzione ossea. L’osso alveolare sostiene il dente, per cui una distruzione ossea comporta la perdita del dente anche se sano. La malattia parodontale inizia come gengivite e poi si aggrava, attaccando in profondità i tessuti di sostegno del dente. I fattori di rischio dell’accumulo della placca sono: fumo, predisposizione ereditaria, farmaci (alcuni come gli antidepressivi possono interferire sulla malattia parodontale), diabete ed altre malattie metaboliche.

FASI DELLA MALATTIA PARODONTALE

1. Salute

2. Gengivite

3. Tasche parodontali

4. Parodontite

La gengivite è il primo stadio della malattia parodontale. Le gengive diventano rosse, gonfie, e possono sanguinare facilmente. In questo stadio il disturbo è ancora reversibile, ma se non curato può progredire fino ad una forma più grave detta parodontite, o piorrea, lo stadio più avanzato della malattia. Le gengive, l’osso e le altre strutture che sostengono il dente sono danneggiate e i denti, perdendo il tessuto di sostegno, diventano mobili. Nei casi più gravi, possono cadere. » SEGUE 25


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ODONTOIATRIA

La diagnosi

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Visite di controllo regolari, almeno una volta l’anno, permettono di fare una diagnosi precoce della malattia parodontale e di fare prevenzione. Durante la visita viene effettuata la radiografia panoramica (OPT), che mostra tutte le strutture ossee della bocca, ed in caso di necessità, delle radiografie endorali, che sono più precise e consentono una diagnosi più fine per valutare la perdita di struttura ossea attorno ai denti.

La prevenzione Per agire contro la parodontite, la regola è: igiene orale. Igiene che dovrà essere prima eseguita in uno studio professionale e poi quotidiana, in autonomia, con lo scopo di eliminare i germi che sono causa dei problemi poarodontali. Ecco quattro utilissime regole: spazzolare i denti dopo ogni pasto per circa tre minuti; usare il filo interdentale per rimuovere la placca fra i denti almeno una volta al giorno; non fumare; fare una visita di controllo almeno una volta l’anno.

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La cura Se la malattia viene aggredita nei primi stadi, una pulizia dentale professionale è in grado di contrastare questa forma iniziale di parodontopatia. Una presenza di tasche parodontali, anche se poco profonde, richiede una procedura di pulizia più approfondita, includente trattamenti di pulizia sottogengivale e trattamenti più profondi, che devono essere eseguiti da personale sanitario qualificato ed esperto. La malattia parodontale non guarisce spontaneamente e, se non trattata, può portare alla perdita del dente i cui tessuti di sostegno siano seriamente danneggiati, anche per salvaguardare la salute dei denti vicini. Prevenire la malattia parodontale o trattarla fin dalla sua fase iniziale è il modo migliore per mantenere sani a lungo i denti e le gengive.


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Come scegliere il giusto spazzolino da denti La scelta dello spazzolino da denti giusto è importante per il benessere di denti e gengive. In primo luogo lo spazzolino deve essere personale, per evitare di trasmettere batteri da una bocca all'altra, e va conservato con cura. Deve avere un manico con un’impugnatura ergonomica, per non scivolare o ruotare durante l'uso, e la testina abbastanza piccola, in modo da poter raggiungere tutte le zone della bocca, soprattutto quelle posteriori. Le testine con setole ad altezza diversa o setole incrociate permettono una miglior pulizia degli spazi interdentali. Alcune testine hanno degli inserti in gomma con una funzione massaggiante sulla gengiva. Le setole devono essere artificiali e non naturali, poiché quelle naturali hanno un interno cavo, assorbono più facilmente l’acqua e diventano il substrato per la formazione di muffe e batteri; inoltre si spezzano con facilità, diventando quindi più aggressive per la gengiva. E’ importante anche la giusta durezza della setola: quelle troppo morbide risultano meno efficaci nella rimozione della placca batterica, tuttavia vengono utilizzati in casi particolari, come in seguito ad interventi chirurgici o su gengive particolarmente delicate. L’ideale è una

setola media, mentre quelle troppo dure risultano particolarmente aggressive su gengive e denti. Quando le setole cominciano a piegarsi, lo spazzolino deve essere sostituito. Un'alternativa allo spazzolino manuale è quello elettrico. Esistono poi spazzolini particolari, come quello monociuffo, che serve per raggiungere meglio le zone difficili della bocca, oppure quello succulare, che è più stretto per lavorare meglio sotto la gengiva. C’è poi lo spazzolino ortodontico, che presenta una particolare forma della testina, adattandosi meglio alle apparecchiature ortodontiche e fisse. Lo spazzolamento dei denti deve durare almeno tre minuti. Ma piuttosto che il tempo impiegato, ai fini della rimozione della placca conta il modo in cui utilizziamo lo strumento.

Qual è allora il metodo giusto per pulire i denti? Lo spazzolino va mosso in direzione perpendicolare alla gengiva, e sempre dalla gengiva verso il dente. In altre parole, per pulire i denti superiori il suo movimento deve avvenire verso il basso, in modo da penetrare con le setole anche negli interstizi dentali, per rimuovere la placca da sotto il colletto gengivale. Per la parte inferiore della bocca vale l'opposto, cioè il movimento deve procedere verso l'alto; l'operazione va ripetuta sulla parte esterna della dentatura e su quella interna. Per quanto riguarda invece la pulizia della parte masticatoria dei denti posteriori, l'ideale é spazzolare queste superfici prima dal dietro verso l'avanti e viceversa e poi, ad operazione conclusa, con il solito movimento laterale per pulire gli interstizi dentali. FINE

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BENESSERE

CYCLETTE Adatta a tutte le età, è lo strumento ideale per bruciare le calorie in eccesso, migliorare l’apparato cardiovascolare e rendere più efficiente quello osteo-articolare. Bastano 30 minuti al giorno di “ciclocamera” per rinnovare la propria forma fisica.

Prof.

Fabio Fabbri

Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: info@cosmosclub.it

La cyclette è una bicicletta stazionaria domestica, adatta a tutte le età e a qualsiasi livello, che consente di svolgere attività aerobica, ovvero stimola l’utilizzazione di ossigeno da parte delle fibre muscolari. Grazie alle nuove tecnologie, oggi le palestre dispongono di cyclette di elevata qualità e prestazioni.

Dimagrire non è facile Certamente la cyclette aiuta a smaltire calorie e bruciare il grasso in eccesso, ma non va nemmeno intesa come una panacea. Per dimagrire è infatti indispensabile mantenere un regime dietetico ipocalorico e allenarsi in maniera costante ad intensità via via crescenti. Pedalare a ritmo blando può quindi 28

servire a smaltire calorie, ma non a sistemare la propria forma fisica. Solo con 40 minuti di lavoro, praticati almeno tre volte a settimana, e per diversi mesi, si possono perdere gradualmente i chili di troppo e recuperare la tonicità muscolare. Resta tuttavia fermo il beneficio della cyclette rispetto ad altre forme di esercizio a maggiore impatto articolare, come lo jogging (la corsa podistica), l’aerobica e il tapis roulant. Sfruttando la comoda seduta su sella, la bici da camera riduce i rischi di microtraumi alle ginocchia, alle caviglie e alla schiena. Unica nota stonata, se vogliamo definirla tale è il coinvolgimento di un solo gruppo muscolare, circoscritto agli arti inferiori composto dal quadricipite dal femorale dal gluteo e dal polpaccio. Ma anche su questo fronte le moderne cyclette si sono evolute: i nuovi modelli sono dotati infatti di vogatore, che permette di allenare anche gli arti superiori. Altri benefici apportati con l’uso costante della cyclette riguardano il miglioramento della microcircolazione, con conseguente riduzione degli inestetismi della pelle, il rilassamento fisico, gli effetti tonificanti della muscolatura, la riduzione della massa grassa, il miglioramento della capacità motoria, la decontrazione muscolare.

La corretta postura Mentre si pedala sulla cyclette, per far lavorare bene tutti i muscoli e svolgere un buon esercizio fisico è indispensabile mantenere una postura adeguata. Ecco alcuni consigli. L’altezza della sella deve essere regolata in maniera da consentire la distensione semi-completa dell’arto inferiore, senza per questo inclinare il bacino a destra e a sinistra. L’altezza del manubrio deve essere adeguata per tenere una posizione eretta e poco tensiva nei confronti della colonna vertebrale e della cervicale. Infine, il manubrio deve essere impugnato con leggerezza dalle mani, per dare stabilità a tutto il corpo e per evitare inutili tensioni agli arti superiori e alla colonna cervicale.

LA GIUSTA POSTURA


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BENESSERE

Organizzare gli allenamenti L’uso della cyclette non ha controindicazioni, tuttavia è preferibile approcciarsi ad essa con moderazione, magari iniziando con soli dieci minuti di pedalata giornaliera nelle prime due settimane. In seguito è possibile passare a tre sedute settimanale da 20/30 minuti, intervallate da esercizi di allungamento muscolare. L’obiettivo è di giungere a tre allenamenti settimanali, della durata di almeno 40 minuti l’uno.

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Il consiglio è di ripartire l’allenamento in tre fasi: 1-5 minuti di riscaldamento 20-30 minuti con intensità crescente 3-5 minuti di pedalata “defatigante” Naturalmente l’allenamento può essere ulteriormente intensificato con l’aumento della resistenza della pedalata.

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Cyclette tradizionale: è la tipologia standard (foto a sinistra), adatta a qualsiasi esigenza d’uso. Bike ripiegabile: per agevolare chi ha poco spazio in casa (foto a destra). Mini-bike elettrica: consigliata per la ginnastica passiva e riabilitativa, è un piccolo strumento dotato di pedali che può essere utilizzato rimanendo seduti su una sedia o sdraiati su un materassino (foto sotto). Per allenare gli arti inferiori, la bike deve essere collocata a terra, mentre per tenere in allenamento gli arti superiori, deve essere posizionata su un tavolo. MINIBIKE ELETTRICA

Spin bike: simula con precisione la pedalata della bicicletta da strada e perSPIN BIKE mette quindi di compiere allenamenti aerobici particolarmente intensi. Essa può essere a “scatto fisso” o a “scatto libero”. Recumbent bike: consente di avere una

postura più comoda della bici da camera tradizionale; è molto simile a una normale bicicletta da passeggio, ma grazie al suo sviluppo orizzontale con ampio e comodo sellino regolabile, schienale e pedali collocati di fronte e non sotto l’utilizzatore, diventa un comodo strumento di lavoro. Upright bike: ha i comfort di una recumbent bike, ma il suo sviluppo è verticale e i pedali sono collocati non FINE di fronte al sedile ma sotto.

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

ATTENTI AL CANE Alcune buone regole per evitare situazioni spiacevoli quando si ha a che fare con un esemplare particolarmente aggressivo. di Tiziano Zaccaria A chiunque può capitare di trovarsi di fronte a situazioni che possono diventare sgradevoli o, addirittura, pericolose. Le statistiche rivelano che le aggressioni da cane rappresentano la seconda causa di infortunio sul lavoro per i portalettere in Emilia Romagna. Ma qual è il segnale che precede l’inizio dell’aggressione di un cane verso l’uomo? E ringhiare nei confronti dell’uomo è sempre un segnale di aggressività?

quali bisogna tener conto, evitando scelte basate su valutazioni di carattere puramente estetico o ispirate alla moda del momento, che spesso sono all’origine di successivi problemi di convivenza. Il cane ha sviluppato una serie di segnali che, se conosciuti, possono essere utilizzati per prevenire le aggressioni e ridurre la tensione. Questi segnali, detti per l’appunto calmanti, comprendono posture e movimenti particolari e possono essere utilizzati anche nella comunicazione uomo-cane.

I segnali calmanti

SPOSTATE DI LATO LA TESTA

Gli addetti ai lavori individuano una delle principali cause della crescita di episodi pericolosi nell’inconsapevolezza con la quale si acquista un cane. Ogni razza ha proprie ben definite caratteristiche comportamentali, delle

Con lo spostamento laterale della testa, che comporta quindi l’assenza di contatto visivo, si comunica che non si cerca il conflitto. Spesso il girare la testa di lato fa parte proprio del loro cerimoniale di saluto: due cani si

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incontrano, girano entrambi la testa per un attimo e poi si annusano felicemente. Altre volte il cane usa questo gesto per comunicare un disagio all'interno di una certa situazione, ad esempio se qualcuno gli posa la mano sulla testa, che è per lui un chiaro segnale di dominanza. CAMMINARE SEGUENDO UNA CURVA Due cani normalmente non si avvicinano in modo diretto tra loro, ma avanzano facendo un semicerchio. Tale gesto ha un potere calmante ed è facilmente fattibile anche da un uomo. Avvicinandoci ad un cane vistosamente preoccupato, potremmo fare un semicerchio per raggiungerlo, magari ruotando la testa di lato e senza guardarlo negli occhi.


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SOCCHIUDERE GLI OCCHI Restringere gli occhi facendo diventare lo sguardo più dolce, abbassare le palpebre, non guardare in maniera minacciosa, sono segnali tranquillizzanti. VOLTARE LE SPALLE Di solito i cani trovano rilassante girarsi di lato o dare le spalle. Quando un cane ringhia ad un altro è facile vedere questo ultimo girarsi di schiena; spesso i cani lo fanno anche quando vogliono essere coccolati dal padrone, si appoggiano alle gambe del proprietario con il fianco. Le persone potrebbero a loro volta usare questo atteggiamento proprio per calmare, anche quando un cane sta giocando un po' troppo irruentemente. IMMOBILIZZARSI Lo stare immobile è una tipica tattica, innata in tutti gli animali, per sfuggire ad una aggressione. Stando fermo davanti ad un altro cane, magari più grande per mole o età, l'animale cerca di dimostrarsi passivo, inoffensivo. Una persona, che non conosce il cane che gli sta venendo incontro, stando ferma e facendosi annusare, darà un segno calmante all’animale. MUOVERSI LENTAMENTE Il movimento lento ha per il cane un forte senso calmante. Spesso il cane lo mette in atto quando vede un altro cane sconosciuto o quando stanno succedendo troppe cose intorno a lui. ATTENTO STO PER MORDERTI Quasi sempre se un cane morde, prima di farlo dà un segnale. Se ci morde è perché, quasi sicuramente, l’abbiamo infastidito, ad esempio entrando in casa sua senza le dovute cautele o provocandolo con attenzioni non gradite. Insomma, nella maggior parte dei casi il cane non morde per bizzarria, ma risponde ad un atteggiamento umano.

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Dunque è l’uomo a dover capire e interpretare il linguaggio dell’animale, per prevenire spiacevoli situazioni e far sì che il rapporto sia sempre sereno. Se si interpreta correttamente il linguaggio del cane, può essere paragonato allo studio di una lingua straniera, questo non riserverà brutte sorprese. L’animale si esprime solo parzialmente attraverso abbai, ringhi, guaiti o ululati, mentre la maggior parte della comunicazione avviene per via non verbale, utilizzando il corpo. Il primo errore in cui non si deve incorrere è quello di umanizzare il cane. Non attribuirgli, dunque, sentimenti, reazioni, emozioni, pensieri e intelligenza di tipo umano.

Come comunica il cane con il proprio corpo RICHIESTA DI GIOCO Quando vuole giocare, il cane tende ad abbassarsi con la parte anteriore del corpo, quasi fino ad accovacciarsi. In questa situazione può emettere latrati, di solito caratterizzati da note alte, può scodinzolare, o saltare avanti ed indietro. Il pelo della groppa può essere eretto, in segno di eccitazione.

SOTTOMISSIONE Nell’atto di sottomissione il cane si mette su un fianco, mostrando il ventre. Spesso tende ad alzare anche la gamba posteriore, in segno di resa; le orecchie sono indietro, la coda abbassata o in mezzo agli arti posteriori, la testa abbassata per evitare qualsiasi contatto visivo. Con questo comportamento il cane sta mostrando il suo essere inerme, la sua totale mancanza di aggressività. AGGRESSIVITÀ DA PAURA Quando il cane si sente minacciato da qualcuno, e perciò sta cercando a sua volta di intimorire l’avversario, mostra i denti ed emette di solito un ringhio sordo e prolungato. Le orecchie sono abbassate e portate indietro, l’intero corpo è teso e pronto al movimento, il pelo del dorso eretto, la coda bassa e rigida. AGGRESSIVITÀ DA DOMINANZA Quando il cane avanza con le orecchie e la coda erette, ha lo sguardo diretto alla persona specifica, i denti scoperti, e spesso il ringhio accompagnato all’abbaio, è pronto ad ingaggiare una vera e propria “lotta”. Spesso l’aggressività da dominanza è diretta verso gli altri cani più che verso l’uomo, del quale comunque il cane ha più spesso timore. FINE 31


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Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: info@cosmosclub.it

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO DI

Dott. Andrea Baldisserri Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

Dott. Maurizio Marangolo Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica. Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it

Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com

Dott.ssa Monica Negosanti Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola

Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

Dott. Roberto Nonni Direttore Sanitario San Pier Damiano Hospital - Faenza E-mail: rnonni@alice.it

Dott. Lauro Di Meo Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Ravenna Medical Center E-mail: laurodimeo@libero.it

Dott. Fausto Pasqualini Galliani Responsabile clinico “Dental Unit” Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: dentalunit@gvmnet.it

Dott. Italo Greco Dermatologo

Dott.ssa Dalila Visani Psicologa - Psicoterapeuta Ospedale privato San Francesco - Tel. 331.7324658 E-mail: d.visani5478a@ordpsicologier.it

E-mail: polimedicalaser@libero.it Dott. Davide Guglielminetti Responsabile Reparto Chirurgia d’urgenza Ospedale Santa Maria delle Croci E-mail: d.guglielminetti@ausl.ra.it

E-mail: mnegosanti@gvmnet.it

Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

I NOSTRI COLLABORATORI Dott.ssa Chiara Barboni Medico Veterinario - Ravenna E-mail: sanbartolovet@libero.it Dott. Andrea Bulzacca Medico Veterinario - Faenza E-mail: bulzac01@abulzacca.191.it

Flaminia Buttazzi Istruttrice Cosmos Fitness Club Faenza Titolare brevetti FIF e FBI per insegnare pilates E-mail: info@cosmosclub.it Dott. Stefano Carlini Docente F.I.F. per i corsi: Fitness Funzionale, Preparatore Atletico, Power Pump E-mail: fif@fif.it Dott.ssa Cinzia Cesari Psicologa e psicoterapeuta Maria Cecilia Hospital Cotignola

Dott. Edmondo Errani Medico sociale del C.A. Pallacanestro Faenza Terapia antalgica Studio professionale, via Laghi, 69 Faenza - Tel. 0546.25010 Dott. Antonio Iammarino Specialista in oculistica E-mail: aiammarino@gmail.com

Dott.ssa Anna Pasi Specialista in ginecologia e ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it Dott. Roberto Salgemini Medico-Chirurgo convenzionato SSN. E-mail: robertosalgemini@alice.it Dott. Maurizio Santarini Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com

Dott. Flaviano Jacopi Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it

Barbara Sartoni Insegnante di Scuola Primaria Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza

Marco Mastropasqua Responsabile tecnico attività acquatiche Cosmoss Fitness Club Faenza E-mail: info@cosmosclub.it

Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it

Claudia Serena Monghini Educatore cinofilo, Ravenna E-mail: c.serenamonghini@gmail.com

Dott.ssa Laura Venturelli Coordinatrice attività didattiche Scuola Secondaria 1° grado Liceo Scienze Umane e Liceo Linguistico Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza

Dott. Michele Ciani Osteopata - Fisioterapista Dottore in psicologia presso la clinica Domus Nova di Ravenna e il poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com

Dott. Marco Neri Dottore in scienze alimentari Dietista e preparatore atletico F.I.F. Federazione Italiana Fitness - E-mail: fif@fif.it

Dott. Stefano Costa Eco Istituto Ecologia Scienza e società Via Castellani, 7 - Faenza E-mail: costaest@hotmail.com

Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione E-mail: barbara.pallareti@gmail.com

Dott. Giuseppe Visani Diret. Ematologia e Centro Trapianti Osp. di Pesaro E-mail: pesarohematology@yahoo.it Dott. Mario Vitale Resp. Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvm-vmc.it

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