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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE » N. 7 - LUGLIO 2012
RAVENNA
IN QUESTO NUMERO - Le insidie estive - Le lenti a contatto - La favola di “Camilla”
Raffaella Reggi Medaglia di bronzo a LOS ANGELES ‘84 “La vita dietro una racchetta” - Pag. 14
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SOMMARIO » Nr. 7 - Luglio 2012
FARMACI
2 LA STORIA DELL’ANTIBIOTICO Dott. Andrea Baldisserri SANITÀ
4 LA TELEMATICA CHE TI SALVA LA VITA Dott. Massimo Margheri
Il centro
SALUTE
7 LE INSIDIE DELL’ESTATE
che si prende cura di te
- Come difendersi
Dott.ssa Maria Nives Visani ALIMENTAZIONE
11 IL GELATO Dott.ssa Monica Negosanti e Devis Cavina
Direttore Sanitario Dr. Pier Luigi Fiorella Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia
SPORT
14 LA VITA DIETRO UNA RACCHETTA Raffaella Reggi
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Autorizzazione sanitaria n. PG6592 del 01/03/04
16 I FARMACI DA BANCO E L’AUTOMEDICAZIONE Umberto Parani OCULISTICA
19 LE LENTI A CONTATTO Dott. Ugo Cimberle SANITÀ
22 PREVENZIONE DEL CANCRO ALLA MAMMELLA Dott. Maurizio Marangolo PSICOLOGIA
Risonanza magnetica aperta
24 ANSIE E PAURE DEI NOSTRI RAGAZZI Dott.ssa Dalila Visani SPORT E SALUTE
27 LA MORTE IMPROVVISA SUI CAMPI DI GIOCO Dott. Flaviano Jacopi I NOSTRI AMICI ANIMALI
30 DOG UTILITY
- La favola di Camilla
Giacomo Scoccia
SALUTE 10+ N. 7.2012 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011. Proprietà, redazione e realizzazione Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it
Vasca riabilitativa
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FARMACI
Storia dell’antibiotico Una scoperta che ha rivoluzionato la medicina Tutto nacque nel 1928, quando il microbiologo londinese Alexander Fleming scoprì casualmente la penicillina. Una scoperta casuale
Dott.
Andrea Baldisserri
Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it
Secondo una statistica diramata dall’Istituto Superiore della Sanità, in Italia una persona su due non sa esattamente cosa sia un antibiotico, né come agisce. Eppure, quasi la metà della popolazione lo utilizzerebbe senza prescrizione medica, anche per un semplice raffreddore o un’influenza, fra l’altro in maniera impropria. Va quindi detto subito che l’antibiotico è un farmaco (e come tale va usato con cautela), naturale o sintetizzato, in grado di rallentare o fermare la proliferazione di batteri all’interno di un organismo. La sostanza, introdotta nel corpo, viene trasportata dal flusso sanguigno fino alla zona infetta, dove distrugge o semplicemente inibisce il batterio invasore.
UTILIZZARE CON CAUTELA
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Già nelle antiche culture greca e romana si utilizzavano delle muffe nella cura delle infezioni. La loro efficacia era dovuta alle sostanze antibiotiche prodotte dalle muffe; non si aveva però la possibilità di distinguere la componente attiva, né di isolarla. Le ricerche moderne iniziarono con la scoperta casuale della penicillina, avvenuta nel 1928, da parte del microbiologo londinese Alexander Fleming. Al ritorno dalle vacanze estive, Fleming notò che le piastre utilizzate per studiare le colonie dei batteri sui quali lavorava erano ammuffite. Tutto normale, se non ché gli stafilococchi che colonizzavano tali recipienti erano tutti morti: dunque dove c’era la muffa non risiedeva la vita. Lo scienziato filtrò il tutto per vedere di cosa di preciso si trattasse, ma non possedeva attrezzature adeguate, così decise di pubblicare la scoperta sulla rivista scientifica “British Journal of Experimental Pathology”, sperando che qualche collega potesse andare più avanti nella ricerca rispetto a lui. Scienziati inglesi e americani iniziarono a lavorare su questo strano caso e finirono con individuare chi produceva la morte dei batteri: si trattava di un fungo, il Pennicillium Natatum, già conosciuto dal 1911 perché isolato da un ricercatore danese. Ma soltanto nel 1940 si fecero i primi esperimenti sui alcuni topi infetti da batteri: quelli ai quali era stata somministrata la penicillina si salvarono, gli altri no. Quindi il prodotto funzionava e poteva essere sperimentato anche sugli uomini: un’emergenza fra l’altro determinata dal conflitto mondiale in corso, che causava una moria di soldati per infezioni.
ALEXANDER FLEMING Scoprì la Penicillina nel 1928. La scoperta avvenne per caso notando l’efficacia antibatterica di una muffa.
A. Fleming ottenne il premio Nobel per la Medicina nel 1945.
Dal laboratorio all’industria La prima cavia fu un poliziotto americano, incorso in una grave infezione, che inizialmente regredì, ma dosi e tempi di somministrazione furono sbagliati e alla lunga il paziente morì. Comunque, nonostante tutto, si era definitivamente capito che il farmaco funzionava. Si trattava semplicemente di studiare nei dettagli le dosi da utilizzare ed i tempi di somministrazione, tant’è che i successi arrivarono subito dopo su altri cinque pazienti americani, anch’essi affetti da gravi infezioni. A questo punto occorreva un’industria farmaceutica in grado di trasformare in un farmaco quella sostanza ancora poco raffinata. La purificazione del prodotto fu affidata ad un’industria dell’Illinois. Curiosamente, il nuovo farmaco salvò la vita anche a Marlene Dietrich, ammalatasi di polmonite mentre si trovava a Bari nel 1945.
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FARMACI Restava tuttavia il problema dei costi: una dose di penicillina nelle farmacie americane poteva costare fino a 20 dollari. Ma già nel primo dopoguerra molti Paesi del mondo iniziarono a produrla a livello industriale (anche la Germania e la Cina), facendone scendere il prezzo di una dosa a cinque centesimi di dollaro. Dimenticavamo: nel 1945 Fleming conseguì il premio Nobel per la medicina, assieme ad Ernst Chain e Howard Walter Florey, i due che per primi ottennero la penicillina in forma pura.
A proposito del farmaco Non ci sono antibiotici universali: ciascuno agisce solo su alcuni batteri. È però importante sapere che gli antibiotici agiscono anche sulla microflora batterica intestinale, benefica per l’organismo, distruggendola al punto che a volte occorrono diversi mesi perchè si ripristini. La devastazione
L’ECCESSIVO UTILIZZO DI ANTIBIOTICI, PUÒ PROVOCARE UN’ALTERAZIONE DELLA FLORA BATTERICA
dell’equilibrio microbico intestinale è uno dei rischi maggiori dell’uso di antibiotici e rappresenta già una buona ragione per limitarne l’uso ai casi strettamente necessari. Invece, l’antibiotico viene spesso utilizzato non solo quando non è necessario, ma addirittura quando è inefficace, come nella cura dell’influenza, che è di origine virale e non batterica. Con la distruzione della microflora batterica intestinale, si va incontro al moltiplicarsi di agenti patogeni che di solito sono tenuti sotto controllo, come l’Helicobacter Pylori, responsabile di molte forme di gastrite cronica. Il cambiamento della microflora intestinale porta in breve tempo a disturbi intestinali, quali gonfiori, diarrea, dolori addominali, reflusso gastrico,
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RAVENNA - Via Romea, 121 - Tel. 0544.61068 fino a serie intolleranze alimentari ed allergie, creando uno squilibrio del sistema immunitario. Inoltre, maggiore è l’uso degli antibiotici, più elevato è il rischio di sviluppo di resistenza dei batteri, che “imparano” a rendersi inattaccabili attraverso mutazioni genetiche. In particolare l’amoxicillina (Zimox, derivato dalla penicillina) oggi ha ridotto a meno del 60 per cento l’efficacia su germi CURIOSITÀ
contro i quali era letale, per la selezione naturale che questi riescono a fare. Causa l’abuso di antibiotici, purtroppo, oggi esistono batteri praticamente non sensibili a nessun farmaco. Dunque la natura, la capacità difensiva dei batteri, è più rapida della scienza farmaceutica, che non trova rapidamente nuovi antibiotici capaci di eliminare germi che si sono resi resistenti a tutto. FINE
VINCENZO TIBERIO, UN PRECURSORE DIMENTICATO
Il nome di Vincenzo Tiberio non dirà nulla a molti. La storia, infatti, ha dimenticato questo medico ricercatore italiano, nato nel 1869 a Sepino, in provincia di Campobasso. Mentre ancora studiava medicina all’Università di Napoli, Tiberio mise in relazione i disturbi intestinali di cui soffrivano i suoi vicini di casa ad Arzano, con la periodica disinfezione del pozzo da cui attingevano l’acqua da bere. Così iniziò a studiare le muffe e intraprese esperimenti che lo portarono a scoprire il loro potere battericida. Nel 1895 il giovane medico scrisse il resoconto delle proprie scoperte col titolo “Sugli estratti di alcune muffe”. Divenuto l’anno successivo assistente presso l’Istituto d’Igiene della stessa Università, Tiberio rivolse la sua attenzione verso una classe di funghi particolare, gli ifomiceti. La sua vita operosa, ma lontana dai riflettori della scienza accademica, si spense all’età di soli 46 anni. Può essere considerato un pioniere sconosciuto nella ricerca della penicillina. 3
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SANITÀ
La telematica
che ti salva LA VITA
Salvare la vita dei pazienti con infarto miocardico acuto attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie e l’accesso immediato al centro cardiologico dell’Ospedale di Ravenna, dotato di laboratorio di Emodinamica. La rete di pronto intervento a Ravenna
Dott.
Massimo Margheri
Direttore U.O. Cardiologica Ospedale di Ravenna E-mail: m.margheri@ausl.ra.it
L’infarto miocardico acuto è una grave e invalidante patologia, causa primaria di morte in tutto il mondo. E’ provocata dall’occlusione acuta di un ramo coronarico per un fenomeno trombotico. Non è riconosciuta una causa specifica ma una serie di fattori di rischio cardiovascolare che predispongono alla malattia: il diabete, l’ipertensione arteriosa, il fumo di sigaretta, l’ipercolesterolemia e la famigliarità per malattie cardiovascolari. Senza un adeguato trattamento l’infarto miocardico comporta una elevata mortalità e la compromissione della funzione di pompa del cuore, causa di eventi avversi e successive ospedalizzazioni con gravi ripercussioni sulla qualità di vita e sulla capacità lavorativa del paziente. 4
La rete dell’infarto a Ravenna è ormai una realtà consolidata essendo dotata di una stretta collaborazione con il personale del 118 che per via telematica invia l’elettrocardiogramma al medico di guardia in terapia intensiva che ha quindi la possibilità di eseguire una diagnosi immediata. Se il paziente presenta le caratteristiche elettrocardiografiche tipiche dell’infarto miocardico acuto avrà la possibilità di accedere direttamente e in pochi minuti al laboratorio di Emodinamica.
IL LIFEPACK 12 È LO STRUMENTO CHE INVIA I DATI DALL’AMBULANZA AL CENTRO DI EMODINAMICA
IL CENTRO DI EMODINAMICA RICEVE E MONITORA I DATI INVIATI DALL’AMBULANZA
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Quale trattamento Il trattamento di prima scelta che ha dimostrato, se eseguito in tempi adeguati, di ridurre notevolmente la mortalità dei pazienti con infarto miocardico acuto è l’angioplastica primaria. Permette di ricanalizzare la coronaria occlusa, attraverso il gonfiaggio di un palloncino, in modo tale che il sangue possa refluire lungo tutto il vaso. Tale procedura eseguita il prima possibile dall’inizio dei sintomi permette di aumentare la sopravvivenza intra ed extraospedaliera del paziente e migliorare la funzione del ventricolo sinistro, nella maggior parte dei casi particolarmente colpito dalla patologia. L’angioplastica in corso di infarto miocardico deve essere eseguita da un team di specialisti altamente qualificato e in centri ad alto volume di attività. In particolare il paziente deve essere prontamente inviato dal territorio verso un centro dotato di laboratorio di Emodinamica dove tali procedure possono essere eseguite in sicurezza e in tempi rapidi.
Il tempo è muscolo Il concetto di trasferire immediatamente i pazienti presso il centro specializzato in grado di eseguire una angioplastica primaria è fortemente sottolineato da tutte le linee guida internazionali.
Minore il tempo che passa dall’inizio dei sintomi alla riapertura del vaso e maggiore sarà il muscolo cardiaco salvato. Quindi il trasporto verso il laboratorio di Emodinamica più vicino è giustificato quando si prevede la possibilità di eseguire una angioplastica entro 120 minuti, tempo massimo accettabile tra il primo contatto medico (elettrocardiogramma) e l’angioplastica coronarica (1° gonfiaggio del palloncino in coronaria). Per far ciò il laboratorio di Emodinamica deve poter offrire una disponibilità 24 ore al giorno ed avere una dotazione strumentale e di personale adeguata al servizio. L’equipe del laboratorio deve essere allertata appena posta la diagnosi di infarto miocardico e si decide per la terapia riperfusiva urgente.
La rete dell’infarto in Emilia Romagna… I documenti di consenso delle società scientifiche sottolineano come per la gestione ottimale del paziente con infarto miocardico acuto sia necessario un modello organizzativo coordinato di assistenza territoriale in rete. La rete ha lo scopo di garantire a tutti i pazienti un accesso rapido alle procedure salvavita di riperfusione coronarica. Per far ciò il modello organizzativo deve assolutamente coinvolgere il servizio di emergenza del 118 e le strutture ospedaliere secondo il modello Hub & Spoke
IL LABORATORIO DI EMODINAMICA DELL’OSPEDALE DI RAVENNA
già consolidato da tempo nella realtà dell’Emilia Romagna. Si tratta di un percorso dedicato al paziente con dolore toracico e sospetto infarto che dal territorio (Spoke = domicilio o strutture ospedaliere minori senza laboratori o di emodinamica) viene inviato direttamente al centro di riferimento più vicino (Hub) provvisto di Emodinamica. Nella nostra area i pazienti della sona di Lugo e Faenza vengono trasportati direttamente al Laboratorio di Emodinamica di Ravenna sia dal proprio domicilio sia dall’ospedale di zona se lo hanno ragFINE giunto con mezzi propri. NOTA Quando si sospettano sintomi di infarto il paziente deve chiamare immediatamente ed in ogni caso il 118. Si consiglia di raggiungere l’ospedale sempre attraverso mezzi di soccorso attrezzati per il monitoraggio cardiaco e le terapie più idonee al pronto intervento.
MIRANDA BROKERS s.r.l. Dal 1976. RAVENNA - Via Baccarini, 37 - Tel. 0544.35274 - Fax 0544.31228 info@mirandabrokers.it 5
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SALUTE
Come difendersi
dalle INSIDIE ESTIVE
Punture di zanzara, problemi alla circolazione venosa, disturbi intestinali, colpo di sole, eritema solare. Ecco alcuni utili rimedi. Le punture di zanzara
Dott.ssa
Maria Nives Visani
La zanzara tigre esce in attacco già nelle prime ore del pomeriggio ed affonda silenziosa ed inesorabile il suo pungiglione, per lasciare il povero malcapitato alle prese con prurito e rigonfiamenti della pelle più o meno evidenti a seconda della reattività.
Essi vengono utilizzati anche in lozioni e creme da applicare direttamente sulla pelle, ma attenzione al sole che può provocare effetti di fotosensibilizzaCANDELA zione, quindi meglio ALLA CITRONELLA applicarli alla sera. Si utilizzano anche braccialetti impregnati di questi olii da portare al polso o alla caviglia. Altre piante possono essere usate per alleviare gli effetti delle punture, tra queste la Calendula, crema o tintura madre per impacchi. Anche il Tea Tree Oil o olio di Melaleuca è un ottimo aiuto postpuntura, per i suoi effetti antisettici ed antinfiammatori. A scopo preventivo si utilizzerà il rimedio omeopatico Ledum Palestre per tutto il periodo dell'esposizione. Potrà essere utile l'assunzione di Vitamina B2, che sembra essere sgradita agli insetti.
La circolazione venosa Il caldo e la protratta posizione eretta o seduta sono responsabili di problemi alla circolazione venosa, con sintomi di gonfiore e ritenzione idrica, dolori, sensazione di pesantezza, comparsa di piccole venule dalla caratteristica ragnatela bluastra.
» SEGUE
Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it
Estate, sinonimo di caldo, sole, mare, vacanze. Ma non sempre e non per tutti priva di inconvenienti legati proprio alla temperatura. Soprattutto il caldo umido della nostra Pianura Padana è responsabile di molti disagi.
Vi sono soggetti che reagiscono più violentemente al “veleno”, ad esempio i bimbi. Ma il motivo per cui alcuni sono più facile preda, non è molto chiaro. La natura viene incontro con rimedi, nella maggior parte dei casi efficaci e privi di effetti collaterali. Innanzitutto gli oli essenziali di geranio e citronella possono venire immessi nell’ambiente tramite speciali diffusori o candele.
PICCOLE VENE GONFIE
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SALUTE
Melo e Grano Casa Famiglia - Residenza per anziani Cucina propria improntata sulle esigenze di ciascun ospite Servizi personalizzati Podologia in struttura e parrucchiera al bisogno Servizio 24 ore su 24 di assistenza infermieristica
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Dal punto di vista anatomico le vene hanno una parete più sottile e meno elastica delle arterie, per cui col passare degli anni questa elasticità diminuisce, riducendo così la capacità di fare refluire il sangue, complice anche la mancanza di movimento del piede che fa da pompa. La FITOGEMMOTERAPIA (branca della gemmoterapia che utilizza come rimedi i germogli vegetali), ci viene in aiuto con alcune piante: Aesculus Hippocastano in tintura madre, particolarmente utilizzato assieme a Ruscus Aculeatus in tintura madre, quest'ultimo utilissimo anche nella comparsa di emorroidi. Altri prodotti derivati dalle gemme delle piante saranno molto efficaci nella risoluzione della sintomatologia della caviglia gonfia dovuta a ritenzione idrica. Questi sono Sorbus Domestica, Castanea Vesca e Citrus Limonum, assunte in acqua prima dei tre pasti per 3 settimane al mese, con cicli di due o tre mesi. Anche il Meliloto come estratto secco sarà un ottimo aiuto soprattutto se il problema circolatorio è legato anche a cellulite.
I disturbi all’intestino San Zaccaria - RA - Via Dismano, 488 Castiglione di Cervia - RA - P.za 3 Martiri, 34 PER INFORMAZIONI SIG. CARMELO
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In estate possono comparire anche disturbi intestinali sia di tipo infettivo che dovuti all'assunzione di alimenti. Soprattutto la frutta può essere causa di fermentazione ed episodi di diarrea e spasmi nelle persone con disbiosi (alterazione della flora intestinale) che hanno quindi un’alterazione dell'equilibrio della flora batterica. Occorre fare molta attenzione anche ai cibi consumati a crudo (per esempio; pesce crudo, sushi o carpaccio) perchè facile preda di proliferazione batterica così pure certi dolci a base di mascarpone. Per rafforzare la nostra resistenza e prevenire questi disagi soprattutto negli anziani e nei bambini occorre fare una buona prevenzione con Probiotici (non quelli pubblicizzati negli yogurt) che vadano a ristabilire e mantenere la flora batterica.
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SALUTE
Il colpo di sole Facile preda del caldo e del sole soprattutto al mare sono i bambini Il consumo che sottoposti alle alte temperature di pesce crudo, e per un sistema di termoregolasushi, carpaccio, può facilitare zione ancora non ben maturo posla proliferazione sono essere colpiti da colpo di calobatterica, causando re con sintomatologia molto simile disturbi ad una infiammazione con febbre intesinali. e delirio. In questi casi si utilizzerà ATTENZIONE ALLE ESPOSIZIONI SOLARI INTENSE oltre ad una adeguata idratazione In fase acuta oltre ai fermenti lattici si (bere almeno 2 litri) rimedi omeopatici Responsabili di ciò sono le cellule che utilizzano diversi rimedi; tra quelli omeo- come Belladonna se la pelle è calda e vi liberano istamina: si tratta quindi di patici ricordiamo: Arsenicum Album per è mal di testa e pupille dilatate, oppure una vera e propria allergia. Potremmo diarree abbondanti e debilitazione, con la Glonoinum se ci sono vampate e cefalea prevenire questo fastidio con l'assunziocaratteristica sensazione di freddo; che “batte” ad ogni movimento del capo. ne dal mese precedente di due gemVeratrum Album se la diarrea è associa- Operare inoltre delle spugnature di acqua moderivati: Ficus Carica e Ribes ta a crampi addominali e intensa sudora- fredda o alcool che evaporando disperde il Nigrum, a cui possiamo aggiungere zione in fronte; China se la diarrea è calore. Far bere una soluzione di acqua Myristica Sebifera; Belladonna se ci senza dolore. Un buon rimedio della e magnesio cloruro al 50%. Come Sale sono arrossamenti puntiformi tipo scarnonna è l'acqua di riso ottenuta facendo di Schussler utilizzare il Natrum lattina o arrossamento generale con bollire 30/40 grammi di riso in un litro Muriaticum per mantenere l'equilibrio calore locale intenso; Apis Mellifica se d'acqua per mezz'ora, togliendo il riso e idrico. le zone sono rosee, sollevate e calde e si facendo bere l'acqua residua. Altri liquidi ha desiderio di mettere sopra il ghiaccio Eritema solare come the leggero con succo di limone con sensazione di spilli e aghi; Rhus e tisane andranno assunte per ridurre i In seguito all’esposizione solare, soprat- Toxicodendron con pelle a chiazze di rischi di disidratazione. tutto ravvicinata e questo accade in par- leopardo, intenso prurito che migliora ticolare, durante i primi giorni di vacanza leggermente mettendo qualcosa di Si utilizzano anche Sali di Schussler al mare, alcune persone, con difficoltà del caldo. Per allievare i sintomi si potrà uticome Natrum Phosporicum e sistema immunitario tendono a sviluppa- lizzare tintura madre di Calendula Kalium Sulfuricum. re una reazione chiamata eritema sola- Officinalis e Urtica. Il sale di NOTA: la terapia biochimica di re, con arrossamento, “bolle” e prurito di Schussler da utillizzare sarà il Ferrum Schuessler si basa su 12 rimedi minera- tipo urticante. Si tratta di una difesa del Phosporicum. Se c’è ustione si potrà li inorganici, somministrati in diluizio- nostro organismo che si oppone all'as- utilizzare l’olio di Iperico con forte azioFINE ne cicatrizzante e riepitilizzante. sunzione di radiazioni. ne omeopatica. valentina.luciani86@alice.it
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ALIMENTAZIONE
IL GELATO Possiamo permetterci questo piacere, senza litigare con la bilancia. Meglio il gelato di produzione artigianale che industriale... Artigianale…
Dott.ssa
Monica Negosanti
Dietista Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mnegosanti@gvmnet.it
Il gelato ha origini talmente antiche che è difficile attribuirne una “paternità”. Alcuni la fanno risalire addirittura alla Bibbia, dove Isacco offrì ad Abramo latte di capra misto a neve; altri la affidano agli antichi Romani con le loro “nivatae potiones”, veri e propri desserts freddi. Ma il vero trionfo del gelato si ebbe solo nel Cinquecento, grazie al fiorentino Bernardo Buontalenti,che utilizzò panna, uova e latte, ingredienti alla base del gelato moderno, e grazie a Francesco Procopio dei Coltelli che, trasferitosi in Francia, aprì il primo caffè-gelateria della storia, il “Caffè Procope”, dando avvio al gelato come impresa”.
E’ caratterizzato dall’utilizzo di materie prime fresche e l’ingrediente presente in maggiore quantità è il latte, seguito da zuccheri e panna. Ha una minor quantità di grassi di quello industriale (610% contro l’812%) e contiene meno aria. L’Italia è l’unico paese al mondo dove il gelato artigianale copre il 55% del mercato. Negli ultimi anni, con l’aumento di allergie, intolleranze alimentari e celiachia, le gelaterie si sono inoltre attrezzate per produrre gelati privi di ingredienti allergenizzanti o contenenti glutine, diffondendo gusti vegetali senza glutine, lattosio o a base di acqua.
VASCHE DI GELATO ARTIGIANALE
…e industriale E’ prodotto molti mesi prima del consumo grazie all’impiego di latte in polvere, succhi di frutta concentrati e additivi vari. Viene anche detto “soffiato”, perché durante la fase di gelatura viene introdotta molta aria. Necessaria alla sua ottimale conservazione è un’efficace catena del freddo. Si trovano in commercio diversi tipi di gelato industriale, dalla frutta alle creme, dal cono al biscotto gelato, alle coppette, ai ghiaccioli, ecc.
Valore nutrizionale? Il valore nutrizionale del gelato è determinato dagli ingredienti utilizzati per la sua produzione: latte, panna, uova, cacao o ESEMPI DI GELATO CONFEZIONATO
frutta.
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ALIMENTAZIONE Il gelato a base di latte contiene proteine di elevato valore biologico, ricche di aminoacidi essenziali. I carboidrati sono principalmente il lattosio e il saccarosio, zuccheri semplici di pronto impiego, necessari per il metabolismo dei globuli rossi e del tessuto nervoso. I grassi apportano soprattutto acidi grassi a catena corta, utilizzati come veloci combustibili. Per tutte queste proprietà , il gelato può quindi entrare a far parte di un menÚ giornaliero sano ed equilibrato, tenendo ovviamente conto del suo valore energetico e nutritivo.
Attenzione alle calorie Il suo contenuto calorico è molto variabile: dalle 78 kcal del ghiacciolo alle 326 Kcal del cono alla panna (paragonabile ad un piatto di pasta).
DOLCE SALUTE
Kcal
= GELATO ALLA PANNA E PIATTO DI PASTA HANNO UGUALE APPORTO DI KCAL
Ha un indice di sazietà piuttosto basso e una porzione media è pari circa a due etti, per cui arriva ad apportare anche 500 kcal e oltre. Attenzione quindi a consumarlo, se si è sottoposti a regime calorico ridotto.
Come pemettersi il gusto di un gelato senza dover litigare con la bilancia? Cercare di evitare di comprare vaschette grandi, in modo da limitarne il consumo. I nostri croissant della nuova linea “Dolce Salute� sono realizzati con materie prime naturali, come: burro di cacao, olio extravergine d’oliva, olio di riso, farina, uova, zucchero (q.b.) e sono arricchiti di Omega 3. Inoltre non contengono: latticini, grassi idrogenati, colesterolo “cattivo� grasso di cocco, e grasso di palma. E da oggi, a prendersi cura di te, ci sono 3 nuovi croissant:
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Evitare gelati che contengano margarine o grassi vegetali idrogenati e scegliere una gelateria che produca gelato di qualitĂ . Se abbiamo intenzione di mangiarci un bel gelato, cerchiamo di rimanere piĂš leggeri nel pasto precedente o in quello successivo, in modo da ammortizzare le calorie. Meglio il gelato artigianale alla frutta che quello industriale alla crema.
FINE
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ALIMENTAZIONE
COME FARE UN BUON
GELATO ARTIGIANALE INDURIMENTO
All’uscita dal mantecatore la temperatura del gelato si aggira attorno ai 10°C. In questa fase viene posto in abbattitori di temperatura che lo portano a -20°C, cristallizzando ulteriormente in modo più fine le molecole di acqua presenti, per non far perdere cremosità e finezza al gelato.
Devis Cavina Gelataio Linus Jazz - Faenza E-mail: devislinus@alice.it
La preparazione del gelato può avvenire “a caldo” oppure “a freddo”. Generalmente la preparazione “a caldo” è impiegata per i prodotti a base di latte, mentre si preparano “a freddo” i gusti a base di acqua e frutta.
delle alterazioni del prodotto, ma lasciando inalterate le caratteristiche organolettiche. Il processo consiste nel riscaldamento della miscela a 85° C per quaranta minuti, sotto continua agitazione; segue il successivo raffreddamento a 4° C.
I passaggi fondamentali della preparazione di un buon gelato artigianale
MATURAZIONE
MISCELAZIONE Per la preparazione “a caldo”, poniamo nel pastorizzatore il latte, nel quale versiamo lo zucchero (io utilizzo quello di canna, più puro) assieme ad alcuni stabilizzanti naturali di origine vegetale (io evito i prodotti chimici) e gli altri ingredienti “caratterizzanti”: panna fresca, uova e cacao in polvere. Personalmente preparo tre basi: una bianca, a base di latte, per ottenere i gusti stracciatella, yogurt, fior di latte, etc.; una base gialla, per ottenere i gusti di crema, caffè, zabaione, nocciola, croccante, etc.; infine una terza base al cioccolato, per ottenere i gusti di cioccolato, bacio, nutella, fondente, etc.
A questo punto si mantiene la temperatura a 4° C per una notte, permettendo così a tutti gli ingredienti di amalgamarsi bene e alle parti solide di idratarsi, per avere un gelato più cremoso e vellutato. MANTECAZIONE È la fase che trasforma la miscela in gelato. Dalla temperatura positiva si passa ad una negativa di diversi gradi centigradi in pochi minuti. In questa fase, attraverso l’agitazione, la miscela incorpora aria, aumentando di volume del 20/30 per cento e raggiungendo una consistenza pastosa.
PASTORIZZAZIONE Assieme alla miscelazione, si procede con la pastorizzazione, trattamento termico che conferisce stabilità biologica all’alimento, eliminando gran parte della flora batterica patogena causa
MACCHINE MANTECATRICI
CONSERVAZIONE Il gelato artigianale si conserva in cella a temperature di almeno -18°C. È necessario mantenere costantemente la catena del freddo per garantire la giusta struttura e cremosità al gelato e assicurare un prodotto sicuro al consumatore. Il gelato viene poi somministrato alla temperatura di -15°C. LA FRUTTA Per quanto riguarda i gusti di frutta melone, fragola, limone, frutti di bosco, etc. - la loro preparazione “a freddo” prevede l’utilizzo di acqua, zucchero e frutta fresca. Io aggiungo anche un pizzico di destrosio, per bilanciare in modo corretto la miscela. Altri gusti alla frutta, come la banana e il cocco, possono essere preparati anche con aggiunta di latte. CONSIGLIO FINALE Per ottenere un buon gelato artigianale, al di là della lavorazione, è fondamentale amare il proprio lavoro, utilizzare prodotti italiani di prima qualità tipo la nocciola Igp, il pistacchio di Bronte Dop e frutta fresca. Esistono sul mercato nocciole, pistacchi, pinoli e mandorle e altri prodotti di produzione straniera, che costano anche la metà di quelli nostrani; tuttavia occorre vincere la tentazione di ricorrere a prodotti di scarsa qualità, perché comprometterebbero l’esito della lavorazione: parola di Devis Cavina. 13
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SPORT
LA VITA DIETRO
UNA RACCHETTA La faentina Raffaella Reggi, ex numero 13 del mondo, racconta la sua carriera e la rivoluzione che ha cambiato il tennis negli ultimi venti anni. Dalla Florida al bronzo Olimpico Ancora giovanissima, a soli quattordici anni, mi sono trasferita all’Accademia di Nick Bollettieri in Florida. Diventai professionista nel 1981, poco dopo aver vinto il torneo Raffaella Reggi internazionale Orange Bowl, una Commentratrice SkySport sorta di campionato mondiale juniotwitter.com/raffaellareggi res. Dall'anno successivo feci parte della squadra italiana della Fed Cup, l’equivalente femminile della Coppa Davis. Nel 1984 partecipai alle Olimpiadi di Los Angeles, dove il tennis entrò come sport dimostrativo, vincendo la medaglia di bronzo.
L’exploit di Taranto ed il Grande Slam
“Il tennis è una delle parti più belle della mia vita, è uno sport che mi ha appassionato fin da bambina. Fondamentale è stato il ruolo di mio padre: lui mi ha insegnato questa disciplina, che ho iniziato a praticare a cinque anni, sui campi del circolo tennis “Teo Gaudenzi” di Faenza.” 14
Nel 1985 vinsi i miei primi tornei da professionista: agli Internazionali d'Italia, a Taranto, mi aggiudicai sia il singolare che il doppio con Sandra Cecchini. Mi ricordo che espressi un ottimo tennis, mi sorpresi di come fosse efficace il servizio, da sempre mio tallone d’Achille. Ricordo poi tantissimo pubblico: gente sui tetti, sulle terrazze delle case. L'anno seguente vinsi gli US Open nel doppio misto, assieme RAFFAELLA REGGI VINCITRICE AGLI allo spagnolo Sergio Casal, INTERNAZIONALI D’ITALIA ‘85 diventando la prima italiana
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a conquistare un torneo del Grande Slam. Nel 1988 giunsi ai quarti delle Olimpiadi di Seul, poi il 25 aprile dello stesso anno arrivò al 13º posto del ranking mondiale, mio record personale.
Problemi di cartilagine Il mio anticipato “addio” alla carriera avvenne a soli 26 anni. Nel 1991 mi operai per risolvere uno sperone calcareo, ma quando ripresi la preparazione fisica soffrivo continuamente di dolori alle anche. Da una radiografia emerse che si era quasi completamente consumata la cartilagine all’anca sinistra, e anche quella destra era in parte compromessa. “Non c’erano alternative: dovevo abbandonare il tennis agonistico per sempre.”
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Tuttora, per evitare il dolore, mi sottopongo a continue infiltrazioni di acido ialuronico e faccio pilates in un centro specializzato ad Imola. Mi tengo poi in forma con una buona alimentazione. Chiaramente, non posso tornare a giocare a tennis. Ogni tanto mi prende la voglia e vado in campo con la racchetta, limitandomi però a due tiri da ferma.
Rivoluzione tecnica, ma non solo Il tennis femminile di oggi è totalmente cambiato rispetto a quello che ho vissuto io. Le differenze nascono soprattutto sotto il profilo fisico: oggi le giocatrici sono più alte e più forti fisicamente rispetto alla media della mia generazione. Senza contare che le racchette ora sono costruire in materiale molto più leggero e più facile da maneggiare. Inoltre, alla mia epoca non c’era ancora una certa cultura nella preparazione atletica, che facevamo direttamente sul campo, in modo generico. Adesso le big sono sempre seguite nei tornei da un proprio preparatore atletico e da un fisioterapista, cosa che mi sognavo ai miei tempi. LA TATTICA HA AVUTO UNO SVILUPPO CONSIDEREVOLE Un tempo si conoscevano le principali caratteristiche delle avversarie e su quelle informazioni si costruiva un po’ di tattica. Adesso c’è la video analisi, si studiano le partite degli avversari in modo più scientifico.
L’esempio di Martina Navratilova Rispetto ad anni fa tutto è cambiato anche nei rapporti fra le giocatrici. Tra noi ci si frequentava di più: io ho ancora saldi rapporti di amicizia con Arantxa Sanchez, Monica Seles e Martina Navratilova.
Ronconi Elena
Carli Gaia
Quest’ultima era per noi “giovani” di allora un punto di riferimento, in campo e fuori: la ceka si comportava con grande sportività. Oggi ce ne sono poche di persone così. Adesso le ragazze “fanno vita a parte”, giocano, hanno ognuna il proprio entourage e non socializzano come facevamo noi. Forse il tanto, troppo denaro, ha rovinato un po’ l’ambiente. Ora si baciano tutte, ma non è detto che siano amiche sul serio: spesso è facciata.
Grinta, questione di geni A tutti i ragazzini che si affacciano al mondo del tennis mi sento di dire che ci vuole grande passione, il lavoro alla fine paga. I genitori ricoprono poi un ruolo fondamentale: molti sovrainvestono di aspettative i loro figli. È necessario farli lavorare con tranquillità e serietà, ma bisogna non solo insegnare dritto e rovescio, ma anche “come stare in campo”. E poi bisogna avere chiaro che si può sempre migliorare nel tennis, con l’approccio mentale giusto. Quando ero in campo molti amici stentavano a riconoscermi, per la grinta e la determinazione che tiravo fuori. È questione anche di geni famigliari: mia madre aveva un carattere eccezionale, mio nonno era un boxeur. FINE RAFFAELLA REGGI - BRONZO A “LOS ANGELES 1984” Nasce a FAENZA il 27 novembre 1965. - Numero 1 in Italia nel 1984 e nel 1990. - Nel ranking mondiale raggiunge il miglior risultato nell’aprile 1988 (13° posto). - Del Grande Slam ha vinto il titolo di doppio misto agli US Open 1986. - Ha partecipato oltre che alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, a quelle di Seul 1988.
MARTINA NAVRATILOVA
- Da professionista ha vinto cinque tornei nel singolare, tre nel doppio ed uno nel doppio misto. 15
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SALUTE
AUTOMEDICAZIONE
RESPONSABILE Piccoli problemi che possono essere tranquillamente gestiti
SENZA RICORRERE AL MEDICO Secondo i dati dell’Anifa, l’Associazione nazionale dell’Industria Farmaceutica dell’Automedicazione, sono sempre di più gli italiani che ricorrono a farmaci senza obbligo di ricetta in caso di disturbi lievi o piccoli infortuni. di Umberto Parani
L’automedicazione A optare per le cure “fai da te” sono soprattutto adulti con età compresa tra i 30 e i 55 anni, prevalentemente donne, e di livello culturale e socioeconomico medio-alto. Si tratta di un atteggiamento giusto o sbagliato? Tutti sembrano concordare: l’automedicazione non è soltanto positiva, ma addirittura da incentivare, a patto che sia condotta in modo consapevole e da persone adeguatamente informate sui farmaci acquistabili senza ricetta, sul loro uso corretto e sicuro e sui limiti di tempo e potenzialità terapeutiche che devono caratterizzare l’autogestione della salute. L’automedicazione ha risvolti positivi per il singolo, che acquisisce competenza e sicurezza nella 16
gestione dei malesseri più frequenti, con risparmio di tempo e denaro ed evitando inutili ansie; per i medici, che vedono alleviarsi il carico di lavoro, potendo concentrarsi così sui casi che meritano maggior attenzione; per le casse del Servizio sanitario nazionale, grazie alla riduzione della spesa sanitaria complessiva. Ma come si fa ad automedicarsi in modo consapevole? Quali sono i farmaci da usare, per quanto tempo e in quali quantità? Trovate di seguito le risposte ad alcuni quesiti essenziali.
I farmaci da banco… Con O.T.C., sigla che sta per “over the counter” (ovvero, “sul banco”, intendendo quello della farmacia), ci si riferisce a un qualunque farmaco registrato, liberamente acquistabile senza ricetta.
Ciò non significa che il consiglio del medico o del farmacista non sia importante per il loro uso, ma semplicemente che trattandosi di medicinali ampiamente collaudati, facili da utilizzare e caratterizzati da effetti collaterali e controindicazioni molto limitati, un controllo medico non è necessariamente richiesto. In genere, quelli da banco non sono farmaci indicati per curare malattie gravi o complesse, che devono sempre essere valutate e gestite dal medico, ma ad attenuare uno o più sintomi specifici tendenzialmente lievi e facilmente riconducibili a cause note o a disturbi tutto sommato banali, che tendono a risolversi spontaneamente, senza rischi di peggioramenti.
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SALUTE Rientrano in questa categoria di farmaci: MOLTE FORMULAZIONI (generalmente a basso dosaggio) contenenti principi attivi analgesici, antinfiammatori lassativi, antidiarroici, antiacidi e digestivi. DIVERSI RIMEDI contro mal di gola, tosse, raffreddore, influenza, antisettici cutanei, antimicotici (contro l’insorgere di funghi della pelle), disinfettanti orali, antiafte, colliri. Qualunque farmaco “blando” può diventare un Otc, ma soltanto dopo essere stato impiegato per almeno cinque anni in regime di prescrizione sotto costante monitoraggio degli organismi di farmacovigilanza e senza aver dato luogo a effetti collaterali significativi. Inoltre non deve poter essere oggetto di fenomeni d’abuso (come può avvenire per esempio con sostanze psicoattive o dopanti).
…si riconoscono dal bollino rosso Tutti i farmaci di automedicazione sono facilmente riconoscibili dal bollino (una croce rossa con una faccina sorridente all’interno) presente per legge e
ben visibile su tutte le confezioni di Otc prodotte dopo il 1° marzo 2002, ma non su quelle dei medicinali da prescrizione né dei preparati fitoterapici o di altri rimedi non classificati come farmaci. Una seconda categoria di farmaci di automedicazione sono i cosiddetti Sop o Sp, sigla che sta per “senza obbligo di ricetta”. La principale differenza tra questi ultimi e gli Otc sta nel fatto che gli Sp non possono essere pubblicizzati attraverso nessun mezzo di comunicazione (televisione, radio, carta stampata, Internet eccetera) diretto alla popolazione generale, cioè non professionalmente occupata in ambito sanitario, mentre gli Otc sì. Anche sulle confezioni dei Sop è presente il bollino rosso con lo “smile” (sorriso).
invece essere sempre riferito al medico, magari soltanto per sentirsi dire che non è nulla e che non serve neppure una cura. In secondo luogo va sottolineato che con l’automedicazione non si deve insistere troppo: se dopo due o tre giorni la situazione non migliora si deve interpellare il medico e approfondire la natura e le cause del disturbo. Infine, non si deve calcare la mano con le quantità (si tratta pur sempre di farmaci) e non si deve agire con leggerezza: è stato stimato che l’80 per cento delle epatiti tossiche che si verificano ogni anno negli Stati Uniti sono legate all’uso sconsiderato di farmaci antinfiammatori non steroidei, tanto per fare un esempio. Sul versante resiratorio il ricorso all’automedicazione è ammessa a quasi tutti i disturbi più comuni, dal raffreddore (anche allergico) a tosse e mal di gola fino all’influenza. Nell’ambito dei disturbi circolatori, l’autorizzazione si limita a problemi minimi, come per esempio una lieve insufficienza venosa e il gonfiore alle gambe, couperose al volto ed emorroidi. Infine nel caso dell’apparato digerente, l’automedicazione è ammessa per gestire problemi di digestione lenta e indigestione, areofagia, stitichezza e diarrea. » SEGUE
Quando si può fare da sè Ma quali sono i problemi di salute che possono essere curati in tutta tranquillità senza dover necessariamente interpellare il medico? Innanzitutto va premesso che il disturbo deve essere noto, sperimentato una o più volte in passato (quindi ben riconoscibile) e già valutato dal medico in occasione di episodi precedenti. Un malessere anche lieve che si manifesti per la prima volta deve
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SALUTE Il dolore può essere sempre attenuato con analgesici e antinfiammatori non steroidei quando dipende da fenomeni fisiologici, come il ciclo mestruale, e almeno in prima battuta in caso di manifestazioni occasionali di origine nota o intuibile (per esempio, una contusione lieve o un mal di testa dopo una notte insonne). Possono essere automedicati anche irritazioni e arrossamenti agli occhi, ma soltanto se non sono presenti secrezioni appiccicose: in questo caso si tratta di congiuntivite e possono servire antibiotici prescritti dal medico.
COSA È BENE TENERE IN CASA ANTINFIAMMATORI non steroidei da prendere per bocca, da utilizzarecome antidolorifici in caso di mal di testa, mal di denti, dolori mestruali nonché nelle sindromi infiammatorie di muscoli e articolazioni, nelle forme influenzali e per ridurre la febbre. POMATE, CREME, GEL O SPRAY ANTINFIAMMATORI da applicare in di contusioni, distorsioni e traumi di varia natura, ma lievi e che caso non abbiano provocato ferite aperte (in questo caso sono controindicati: va sempre prima curata la lesione cutanea). ANTISPASTICI per coliche leggere e malesseri associati mestruali. COLLIRI DECONGESTIONANTI O ANTISTAMINICI per attenuare l’irritazione agli occhi. ANTIACIDI BLANDI E DIGESTIVI, per attenuare eventuali bruciori di stomaco dovuti a eccessi alimentari o digestione lenta e favorire lo svuo tamento gastrico. CREME contro le scottature, le punture d’insetto e le micosi cutanee.
Possono essere automedicate anche molte affezioni della pelle (acne lieve, scottature solari e piccole ferite). L’elenco si chiude con disturbi della bocca non gravi ma fastidiosi, quali afte, alitosi e gengiviti.
L’automedicazione in certi casi è sconsigliata Ad alcune categorie di persone l’automedicazione dovrebbe essere vietata. Si tratta degli anziani, specie se affetti da malattie croniche, di quanti siano in trattamento con farmaci da prescrizione (il rischio di interazioni è sempre in agguato), delle donne in gravidanza e dei bambini nei primi anni di vita.
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ANTISETTICI non alcolici per la disinfezione delle ferite.
I farmaci generici Da qualche anno si sente spesso parlare di farmaci generici, confondendoli con gli Otc. Deve essere chiaro invece che le due categorie di medicinali sono ben diverse, soprattutto per il fatto che i generici non sono liberamente acquistabili, ma devono essere consigliati dal medico. Sono infatti normalissimi farmaci da ricetta medica, che presentano il vantaggio di costare meno
per il fatto di essere in commercio da molti anni e quindi non più tutelati da brevetto da parte dell’azienda farmaceutica che li aveva messi a punto. Sono esattamente identici al farmaco originale, hanno la stessa efficacia e le stesse indicazioni terapeutiche. Dovrebbero sempre essere richiesti al medico o al farmacista, che in caso di mancanza del farmaco “vip”, prescritto in ricetta, può anche proporlo in sostiFINE tuzione.
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OCULISTICA
LENTI A
CONTATTO QUALI SCEGLIERE?
Qualcuno non riesce a farne a meno, qualcun altro non sopporta l’idea di indossarle. Le lenti a contatto rappresentano un’alternativa valida agli occhiali per correggere svariati difetti della vista. Categorie di lenti
Dott.
Ugo Cimberle
Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it
Milioni di persone le scelgono per migliorare la qualità e la quantità della vista: miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia, possono essere corretti, anche in associazione tra loro, grazie all’uso di questi strumenti. Le lenti a contatto sono dispositivi medici e prima della loro commercializzazione sono sottoposte a rigorosi controlli di sicurezza in conformità alle norme internazionali e nazionali volte a garantire la tutela della salute oculare del consumatore. Per questa ragione l’uso è sempre più sicuro e i pochi rischi che si corrono sono dovuti ad un uso improprio.
In commercio ne esistono varie tipologie che si distinguono per funzionalità, durata e materiale. Dal punto di vista del materiale si distinguono tre categorie: lenti morbide, rigide e semirigide gas-permeabili. Il tipo più comune è quello morbido, che nella maggior parte dei casi è immediatamente confortevole; al contrario, l’occhio impiega LENTI COMUNI MORBIDE
Altro tipo che desta curiosità fra i pazienti, ma poco nota, è la lente multifocale per la correzione della presbiopia associata a miopia o ipermetropia, che consente la visione da lontano e da vicino senza l'uso di occhiali. Inoltre, ci sono le lenti multifocali toriche, in grado di correggere la presbiopia associata a miopia, ipermetropia e astigmatismo. » SEGUE COME APPLICARE UNA LENTE
normalmente da un paio di giorni fino a un mese per abituarsi a una lente rigida. Dal punto di vista ottico si possono distinguere in lenti sferiche, adatte alla correzione di miopia e ipermetropia, lenti toriche per l'astigmatismo, lenti asferiche per le alterazioni visive secondarie a patologie oculari, oltre alla correzione ottica del difetto refrattivo. 19
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OCULISTICA
Lenti cosmetiche e terapeutiche
Prossimo futuro: la vista bionica
Oltre alle lenti per uso ottico, ci sono anche le lenti cosmetiche per cambiare il colore degli occhi e le lenti terapeutiche, utilizzate nel trattamento di numerose patologie e nel decorso postoperatorio di differenti procedure chirurgiche.
Nel prossimo futuro una nuova generazione di lenti a contatto assemblate con piccoli circuiti elettronici potrebbe trasformare in realtà il sogno della ‘vista bionica’. Gli scienziati dell'Università di Washington e dell'Istituto di Aalto in Finlandia hanno collaborato per lo sviLENTI COSMETICHE PER CAMBIARE COLORE AGLI OCCHI luppo di un computer così minuscolo da essere racchiuso in una lente a contatto. Sicuramente il passo che ci separa dalla messa in commercio di lenti simili è ancora lungo, ma le eventuali applicazioni che ne potrebbero scaturire sono praticamente infinite.
Non tutti possono usare le lenti
In base al tempo di utilizzo, le lenti possono essere a uso giornaliero, quindicinale, mensile, semestrale o uso continuo, potendo essere applicate giorno e notte anche per un mese.
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Tuttavia è importante sapere che non tutti possono indossare le lenti. Bisogna prestare attenzione a condizioni che potrebbero portare, anche in presenza di un occhio sano, a causare nel tempo la comparsa di patologie più o meno gravi a carico sopratutto della cornea. È importante valutare l'opportunità di utilizzo in presenza di sindrome del-
OCCHIO SECCO
l'occhio secco grave, ipo e ipertiroidismo, menopausa, gravidanza, diabete, assunzione di farmaci antistaminici, betabloccanti, contraccettivi e insulina. LA SINDROME DELL’OCCHIO SECCO
La sindrome dell’occhio secco è un disturbo dovuto alla scarsa produzione di lacrime (ipolacrimia): le ghiandole, per un’atrofia parziale o totale o per alterazioni spesso su base ormonale, non producono più a sufficienza liquido lacrimale e l’occhio diventa, quindi, più o meno secco. Talvolta invece è il sistema di scarico ad essere troppo attivo. L'oculista può valutare se il paziente possiede le caratteristiche necessarie affinché l'applicazione delle lenti abbia successo.
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Lenti nell’infanzia Grazie all'avvento di lenti sempre più biocompatibili, si sono ampliate notevolmente le possibilità di usarle nella prima e nella seconda infanzia. Nei primi tre anni di vita l'uso prevede necessariamente la collaborazione dei genitori, ma dopo i sette anni il bambino è autonomo nell’applicazione e nella rimozione delle lenti. Nell'infanzia è opportuno limitare la scelta alle sole lenti morbide a ricambio giornaliero ‘usa e getta’, per le migliori caratteristiche igieniche.
Attenzione alle infezioni La lente a contato è pur sempre un "corpo estraneo" applicato all'occhio e come tale può comportare alcuni problemi. Le infezioni sono la causa dei danni maggiori che possiamo riscontrare. Un germe particolarmente aggressivo o alcuni funghi o microrganismi tipo Acanthameba possono
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svilupparsi nei liquidi di mantenimento delle lenti od aderire alle lenti stesse senza essere eliminati dai comuni detergenti. Dalla lente questi microrganismi possono attaccare la cornea e provocare gravi ulcere a volte con danni permanenti. Se la cornea è già alterata da una irritazione cronica da lente a contatto diventa anche più vulnerabile a questo tipo di aggressioni. Fondamentale quindi non abusare delle lenti, cambiarle frequentemente (anche i liquidi ed i contenitori) e stare molto attenti all'igiene con cui si maneggiano. La lente a contatto "ruba" ossigeno alla cornea e determina una sofferenza delle cellule che la rivestono. Indossarle per molte ore di seguito non è mai un comportamento corretto anche se si utilizzano liquidi lubrificanti. Portarle durante il sonno (di notte la lacrimazione si riduce, manca l'ammic-
camento e la lente si può "appiccicare" alla cornea come un cerotto) non è una buona cosa nonostante alcuni tipi di lenti siano state costruiteanche per questo. Come dicevamo una cornea sofferente è più facilmente aggredibile da agenti patogeni ed il rischio è reale. La lente a contatto morbida assorbe le proteine contenute nelle lacrime e queste, degenerando, rilasciano sostanze che stimolano una reazione tossico-allergica. Può accadere che un pò alla volta si stabilisca una intolleranza alle lenti stesse che non ne permette più l'utilizzo. Un ricambio frequente delle lenti riduce questo problema. Questa carrellata sui problemi da lenti a contatto non deve spaventare, ma solo indurre ad una maggiore prudenza nell'utilizzare questo ottimo ausilio ottico che spesso vediamo oggetto di abuso con tutti i problemi che ne conseguono. FINE
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SANITÀ
PREVENZIONE
del cancro alla mammella Dott.
Maurizio Marangolo
MODIFICABILI Si intendono quelli legati a determinati stili di vita che aumentano il rischio di sviluppare certe malattie (tumori e/o malattie cardiovascolari): il fumo, l'alimentazione, l'inattività (sovrappeso e obesità).
Specialista in Medicina Interna ed Oncologia Medica. Ricercatore volontario Istituto Oncologico Romangolo E-mail: m.marangolo@libero.it
In Europa, ed in Italia in particolare, negli ultimi 20 anni si muore meno per cancro al seno rispetto al passato. Si è passati infatti da un tasso di mortalità di poco più di 35 per 100.000 donne nel 1990 a poco meno di 27 per 100.000 nel 2010; la sopravvivenza a 5 anni delle pazienti diagnosticate è salita, nello stesso lasso di tempo, dall’81% a poco più dell’87%. Parallelamente, l’incidenza di nuovi casi di tumore al seno non si è sostanzialmente discostata, pur con le variazioni geografiche fra nord e sud del Paese, dai 120 casi per 100.000 che rappresenta il tasso medio riscontrabile nelle popolazioni ad alto tenore di vita. Questi risultati assolutamente più che lusinghieri sono da attribuire a più variabili: la migliore conoscenza della biologia e storia naturale della malattia, la diffusione delle campagne di screening mammografico, il miglioramento delle tecniche terapeutiche.
Diagnosi precoce e prevenzione Prima di affrontare, se pur superficialmente, l’argomento è bene fare un distinguo fra Diagnosi Precoce e Prevenzione in campo oncologico. Intendiamo per diagnosi precoce tutto l’insieme di procedure atte a porre dia22
gnosi di una determinata neoplasia quando questa si trova in fase assolutamente iniziale. Tanto più piccolo è il tumore tanto maggiore sarà la possibilità di cura definitiva. Per prevenzione, invece, si intende la rimozione di tutti quei fattori che con la loro presenza possono indurre la crescita di un tumore maligno: tipico esempio è l’abolizione del fumo di tabacco per la prevenzione del cancro polmonare. Nel caso del tumore al seno, per una corretta prevenzione, dobbiamo identificare quelli che vengono definiti fattori di rischio per cancro mammario.
I fattori di rischio… …si distinguono in: genetici (quindi non modificabili), modificabili (quelli per i quali è stata dimostrata la reversibilità del rischio perché dipendono da noi) e ambientali. GENETICI Ci sono individui che possiedono fin dalla nascita delle varianti di alcuni geni che li rendono più suscettibili allo sviluppo di una certa malattia rispetto alla popolazione generale (per esempio mutazioni di alcuni geni che aumentano il rischio di sviluppare un certo tipo di tumore, come i geni BRCA1 e BRCA2 nel caso del carcinoma della mammella).
AMBIENTALI Ovvero sostanze o radiazioni a cui gli individui sono esposti in maniera cronica o acuta, che possono a loro volta influire sulla probabilità di sviluppare una determinata patologia.
I geni BRCA1 e BRCA2 Si tratta di due geni presenti nel nostro DNA il cui compito è quello di fungere da geni onco-soppressori (proteggono le cellule da mutazioni potenzialmente cancerogene) in grado quindi di bloccare qualsiasi processo di trasformazione maligna che coinvolga cellule del nostro organismo. Geni quindi la cui normale funzione è basilare per l’equilibrio biologico. Quando uno o entrambi questi geni vanno incontro a mutazione, nel senso che vengono in parte alterati nella loro funzionalità, la loro funzione viene meno e alcune neoplasie, segnatamente i tumori mammari ed ovarici, possono emergere. Sappiamo infatti che nelle donne portatrici di tali mutazioni il rischio di ammalarsi nel corso della vita è del 50% - 80%. Che fare quindi allorché, mediante un test genetico, una donna scoprisse di essere portatrice della mutazione? Grosso problema non ancora risolto: si va dalla prescrizione di una mastectomia (asportazione della mammella) bilaterale profilattica ad un programma di sorveglianza mediante risonanza magnetica del seno con frequenza annuale con lo scopo quindi di cogliere la trasformazione clinica quanto più precocemente possibile.
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SANITÀ
Gli stili di vita Agire su alcuni fattori di rischio modificabili riduce il rischio di sviluppare un carcinoma mammario. Una regolare attività fisica quotidiana, abbinata ad una dieta equilibrata di tipo mediterraneo e ad un molto limitato consumo di alcool, portano da una parte alla riduzione dell’indice di massa corporea, importante anche sotto l’aspetto cardiovascolare e dall’altra agiscono come fattore protettivo e preventivo migliorando l’assetto metabolico e ormonale. Soprattutto nelle donne in postmenopausa, infatti, a dispetto della fisiologica inattività delle ovaie, si determina una abnorme produzione di estrogeni, gli ormoni sessuali femminili che sono chiamati in causa nel determinismo di moltissime neoplasie (formazioni di cellule tumorali) mammarie, grazie alla trasformazione di ormoni steroidei di provenienza surrenalica per mezzo di sistemi enzimatici (aromatasi) che si trovano in alta concentrazione nei tessuti adiposi.
L’intervento su questi fattori può ridurre il rischio di tumori, in 20 anni dell’1,6% in menopausa, arrivando al 3,2% nelle donne con anamnesi familiare positiva e al 4,1% nelle donne ad alto rischio.
Fattori ambientali L’uomo della civiltà contemporanea vive letteralmente “immerso” in agenti esterni, di varia natura: chimici, fisici, radianti, tutti con un potenziale oncogeno più o meno conosciuto. Di molti di questi si ignora quasi tutto ma di alcuni abbiamo piena coscienza del loro potenziale dannoso, e quindi, almeno per questi, possiamo cercare di limitare il danno. Fra i tanti esempi quello che è certamente il più calzante è quello della terapia ormonale sostitutiva per il controllo dei sintomi della menopausa (ossia il paziente riceve ormoni al fine di colmare un deficit degli stessi o di sostituirne alcuni). Negli USA, una ricerca promossa dal WHI (Women’s Health Initiative)
aveva dimostrato alla fine del 1999, una aumentata incidenza di tumori invasivi della mammella e di malattie cardiovascolari con l’uso della terapia ormonale contenente estro-progestinici. Dal 2003 si è osservata una significativa riduzione di incidenza di carcinoma mammario in donne con età ≥50 anni; tale fenomeno è stato messo in relazione ad drastico calo nelle prescrizioni di terapie ormonali sostitutive. FINE NOTA Nonostante gli enormi passi in avanti, il tumore della mammella rappresenta ancora uno dei “big killer” con cui bisogna fare i conti. La sfida che ci aspetti nel prossimo futuro è quella che vede nella rimozione dei principali fattori di rischio l’obiettivo prioritario per agire efficacemente sulla incidenza della malattia. Il tutto al di là dei miglioramenti e dei progressi in campo diagnostico e terapeutico, che mantengono assolutamente la loro importanza.
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PSICOLOGIA
ANSIE E PAURE
dei nostri ragazzi La paura è un’esperienza emotiva universale presente in tutti i bambini, di tutte le culture. Tra i 3 ed i 6 anni i bambini sono destinati a sperimentare vari tipi di paure (es. paura del buio, dei mostri…).
Dott.ssa
Dalila Visani
Psicologa - Psicoterapeuta c/o Ospedale privato San Francesco Cell. 331.7324658 Email: d.visani5478a@ordpsicologier.it
La semplice presenza di uno stato di timore o apprensione non è necessariamente un segno di patologia, ma una normale reazione di adattamento all’ambiente, che in molti casi è transitoria e fa parte del normale sviluppo emotivo del bambino. Ogni bambino venendo al mondo incontra una realtà sconosciuta ed incontrollabile… …il mondo circostante è tutto da esplorare, tutto è da conoscere, sia gli oggetti che le persone, e il bambino deve porre ordine tra queste cose esterne attraverso l’esperienza. 24
Quando il bambino diventa cosciente della sua aggressività, comincia a temere di poter essere aggredito da altre persone o di poter incontrare dei pericoli in situazioni non abituali. Analogamente, man mano che il bambino diventa sempre più autonomo nelle sue attività quotidiane, la paura può diventare uno strumento per proteggersi da eventuali vissuti depressivi collegati al progressivo raggiungimento dell’indipendenza dal genitore.
Distinguere un’ansia normale e fisiologica da un’ansia patologica non è un processo sempre facile e immediato. Se la reazione emotiva è eccessiva in termini di frequenza con cui si verifica, intensità con cui si manifesta e durata, allora possiamo considerare tale reazione patologica. Le paure non dovrebbero arrivare alla soglia per cui potrebbero bloccare o rallentare lo sviluppo del bambino interferendo con le sue quotidiane attività.
ESISTONO ALCUNE MANIFESTAZIONI DI ANSIA IN ETÀ EVOLUTIVA 1 L’ANSIA DA SEPARAZIONE… …è caratterizzata da un’ansia eccessiva manifestata dal bambino in occasione della separazione dalla principale figura di attaccamento, in genere la madre. Essa si traduce in una persistente riluttanza o rifiuto ad andare a scuola per paura della separazione, ad andare a letto da solo, a stare in casa da solo
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2 L’ANSIA SOCIALE… …si manifesta come un’eccessiva timidezza nei confronti di persone non familiari e situazioni sociali.
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tale figura o percepiscono la separazione come imminente. Attorno ai 2 anni di età è abbastanza normale che il bambino protesti e si agiti quando si deve allontanare dall’adulto di riferimento.
NON È AFFATTO FACILE DISTACCARSI DALLA MADRE PRIMA DELLA SCUOLA
PAURA DI MOSTRARSI
Al di fuori del nucleo familiare il bambino appare socialmente isolato, timoroso ed eccessivamente riservato, teme costantemente di dire o fare cose che possano risultare umilianti o imbarazzanti, pertanto ogni piccola interazione sociale con persone non familiari provoca un estremo imbarazzo e un’ansia eccessiva. I rapporti con i membri della famiglia e gli amici più intimi sono, invece, generalmente adeguati. Le caratteristiche associate alla fobia sociale includono l’ipersensibilità alla critica, alla valutazione negativa o al rifiuto, difficoltà ad essere assertivi e bassa autostima. »SEGUE shianti677@alice.it
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SALUTE_10piu_n.7.12_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 26/06/12 15:53 Pagina 26
PSICOLOGIA 3 L’ANSIA GENERALIZZATA… Consiste in uno stato di eccessiva preoccupazione, immotivata e irrealistica, nei confronti di molteplici stimoli e situazioni, ad esempio eventi futuri o già verificatisi, all’interno dei quali viene messa in discussione l’adeguatezza del comportamento tenuto.
Comportamenti da adottare
Essere presenti nel momento in cui la paura si manifesta. Ad esempio, accompagnandolo nella propria stanza buia con una torcia, guardando sotto il letto o dentro l’armadio alla ricerca di streghe e mostri. Una presenza calma e affettuosa ha un immediato effetto tranquillizzante. Rassicurarlo sul fatto che ciò che sembra pauroso può essere affrontato, raccontandogli come hai superato le tue paure. Dare al bambino il buon esempio, dimostrando di essere capaci di affrontare i pericoli reali e le situazioni quotidiane che possono sembrare difficili ai suoi occhi (ricordandosi che spesso le paure dei bambini assomigliano molto a quelle dei genitori). Spiegare perché una situazione non è pericolosa in modo semplice, riportandogli esempi concreti Non risolvere il problema del bambino al suo posto. Stimolatelo a trovare una soluzione e aiutatelo magari chiedendogli “cosa faresti tu per superare questa paura?” o proponetegli di chiedere agli amici come affrontano le loro paure. Mostrare fiducia nelle sue capacità generali, incoraggiarlo, gratificarlo nei suoi progressi. Vinta la paura fateglielo notare in modo che possa imparare dai suoi successi. 26
Comportamenti da evitare Forzare il bambino ad affrontare "bruscamente" una situazione di cui ha paura con l’intento di fortificarlo o di punirlo. Non diciamo mai: "Affronta la paura, devi essere forte". Spingere un bambino a viso aperto contro una paura è sbagliato, perché può trasformare la paura in terrore e ingigantire il problema. Trattare con sufficienza le sue paure e banalizzarle farà sentire il bambino stupido e sciocco. Chiamarlo "fifone" o usare vezzeggiativi simili, provocherà nel bimbo la "paura di avere paura", situazione fonte di grande umiliazione.
Respingere il bambino quando chiede aiuto, facendolo sentire solo con la sua paura. Assumere atteggiamenti di iperprotezione e di eccessiva apprensione, facendo così sentire il bambino come un essere debole e incapace. Contagiare e coinvolgere il bambino con le proprie paure di adulto. Non lasciate i bambini da soli davanti al televisore: i notiziari, ma anche gli stessi cartoni, a volte presentano dei contenuti spaventosi o emotivamente pesanti. La presenza dei genitori è fondamentale per creare un ponte tra realtà e fantasia del bambino.
FINE
Punirlo o farlo sentire in colpa per la sua mancanza di coraggio avrà semplicemente l’effetto di farlo sentire solo con la sua paura e non amato. Usare l'umorismo: non è compreso dal bambino almeno fino ai sette, otto anni ed è uno strumento che ne attacca e svaluta l'autostima. Fare confronti: ogni bambino ha i suoi tempi, che vanno rispettati.
MEGLIO NON LASCIARE I BAMBINI SOLI DAVANTI ALLA TELEVISIONE
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SPORT E SALUTE
LA MORTE improvvisa
sui campi PIERMARIO MOROSINI
di gioco
E’ un problema non solo degli atleti di alto livello. Ecco le possibili cause e come prevenirle, nel limite del possibile. Dott.
Flaviano Jacopi
Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore Sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it
“La morte improvvisa di uno sportivo ha assunto negli ultimi tempi un grande rilievo: in realtà il problema è noto e studiato da tempo e giungeagli onori della cronaca quando si verificano incidenti luttuosi ad alto impatto mediatico ed emotivo, come nel caso recente del calciatore bergamasco Piermario Morosini (foto sopra), che giocava nel Livorno. Eventi di questo tipo, ritengo vadano affrontati per alleviare almeno in parte la paura che possono suscitare, spiegandone le cause e la catena di eventi che possono averli provocati e dando indicazione sul come prevenirli, nei limite del possibile.”
Cos’è la morte improvvisa E’ quella che si verifica in modo istantaneo, in apparente assenza di qualsiasi sintomo e comunque entro un’ora dall’inizio dei sintomi correlati. La morte improvvisa è praticamente sempre di origine cardiaca, le forme extra-cardiache sono comunque quasi sempre correlate all’apparato cardiovascolare (rottura di aneurismi arteriosi, embolia polmonare massiva ecc).
Incidenza La morte improvvisa rappresenta il 15% di tutte le morti, nel 50% dei casi si verifica in pazienti noti come cardiopatici (distinzione pertanto tra morte improvvisa inaspettata e morte prevedibile-possibile). La morte cardiaca improvvisa è più frequente negli sportivi (2,3 ogni 100.000 all’anno), contro i non sportivi (0,9 ogni 100.000 all’anno). Negli sportivi colpisce più frequentemente i maschi (90%) delle
femmine, i soggetti a più basso livello agonistico (80%), cioè dilettanti, amatoriali ecc. La sua incidenza è superiore nelle competizioni ufficiali (79%), rispetto agli allenamenti (19%).
Cause principali Come già detto, la morte improvvisa è praticamente sempre riconducibile a una causa cardiaca (85%) o per lo meno collegata all’apparato cardiovascolare; ciò è vero anche e soprattutto negli atleti. Praticamente sempre, la causa della morte è un’aritmia cardiaca maligna: la fibrillazione ventricolare. Più raramente la causa può essere una asistolia, cioè una mancanza completa di battiti, o una marcatissima riduzione dei battiti cardiaci, meno di 10 al minuto. In ogni caso, il cuore smette di inviare sangue ossigenato al cervello e si ha la brusca perdita di conoscenza; perdurando il mancato flusso, la morte »SEGUE subentra in pochi minuti. 27
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SPORT E SALUTE
L’idoneità sportiva all’estero… All’estero, praticamente in tutti i paesi, un atleta decide individualmente se sottoporsi ad accertamenti e comunque decide lui, sotto la sua responsabilità, cosa fare in caso di rilievo di anomalie. PROSEGUE » LE CAUSE PRINCIPALI
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Centro Medico Posturale - Via Levico, 60 - CERVIA - RA Tel. 0544.975339 - Cell. 338.4581105 - www. centromedi copostural e. com Queste aritmie, comunque, non si producono spontaneamente se il cuore non presenta qualche patologia anche misconosciuta. Si è detto per gli atleti, che nessun caso di morte può essere attribuito all’effetto di un esercizio fisico, ancorché strenuo, in un cuore sano. Per tale motivo, la morte improvvisa di un atleta, presuppone il concorso di due fattori fondamentali: l’esercizio fisico di entità significativa ed il substrato patologico cardiovascolare. L’esercizio fisico intenso è l’elemento scatenante, in quanto provoca l’immissione nel sangue di sostanze prodotte dal surrene, dette catecolamine (adrenalina e simili), che sono dotate, tra l’altro, di un’intensa azione aritmogena e che pertanto possono provocare aritmie maligne in cuori predisposti. Il substrato patologico è rappresentato da un grande numero di malattie cardiache silenti che, come confermato da numerosi studi, nell’età sotto i 35 anni sono generalmente di origine congenita o ereditaria, cioè presenti fin dalla nascita, dai 35 anni in su sono sempre più frequentemente dovute allo sviluppo di aterosclerosi delle coronarie, che, come noto, incrementa progressivamente con l’aumentare dell’età e dei fattori di rischio. 28
Le malattie non coronariche possono essere malformazioni sia del cuore che delle coronarie, oppure malattie del muscolo cardiaco (miocardiopatie). In altri casi sono anomalie ereditarie della fibra miocardica, che determinano alterazioni biochimiche del suo funzionamento. In alcuni casi le malattie del muscolo cardiaco possono essere acquisite, come nel caso delle miocarditi, infiammazioni virali del cuore. Le valvulopatie, invece, raramente sono alla base di morte improvvisa negli atleti.
Possibile diagnosticare? Ovviamente la prevenzione della morte improvvisa nell’atleta consiste nella diagnosi precoce dell’eventuale cardiopatia sottostante. Almeno in questo campo, il nostro paese è all’avanguardia nel mondo. Com’è noto, la pratica agonistica in Italia può essere praticata solo se si è ottenuta un’idoneità agonistica, specifica per ogni disciplina. In pratica, ogni atleta una volta all’anno deve sottoporsi a un controllo medico che avrà modalità lievemente diverse a seconda del tipo di sport praticato, presso i centri di medicina dello sport. Al termine della visita, viene conferita una idoneità agonistica, senza la quale l’atleta non può partecipare a competizioni ufficiali e nessuna società può consentirgli di effettuare la preparazione.
DI MORTE IMPROVVISA DURANTE LE ATTIVITÀ SPORTIVE Non tutte le anomalie cardiache, sono facilmente diagnosticabili, perlomeno con i metodi di accertamento ordinariamente utilizzati. Alcune anomalie si diagnosticano con alterazioni dell’elettrocardiogramma, che però possono essere instabili e quindi non riscontrabili ogni volta che si esegue un elettrocardiogramma. In qualche caso, la patologia cardiaca può essere insorta dopo il controllo di routine annuale, nei giorni o nelle settimane precedenti l’evento mortale, e per la scarsità o addirittura l’assenza di sintomi non è stato riferito nulla al medico sociale o di famiglia. Non vanno dimenticati i possibili squilibri elettrolitici (perdite di potassio e magnesio o altri sali minerali), provocati da sforzi intensi e prolungati, non adeguatamente reintegrati. Non pochi farmaci possono provocare anomalie cardiache temporanee, suscettibili di sviluppare aritmie pericolose. Ancora più frequentemente alcuni prodotti dopanti possono essere pericolosamente aritmogeni. Capita che sia la paura di non poter ottenere l’idoneità che induce un atleta a minimizzare o nascondere sintomi e problemi, sia all’atto dell’idoneità, sia al controllo del medico di squadra. In ogni caso, il numero di incidenti mortali in atleti è estremamente piccolo ed ulteriormente riducibile, via via che aumenteranno le nostre conoscenze e si studieranno strategie diagnostiche sempre più raffinate.
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SPORT E SALUTE
…ed in Italia » Oggi
come oggi, secondo un’indagine condotta dall’università di Padova e universalmente riconosciuta, la valutazione di idoneità medico-sportiva adottata in Italia è molto efficace, prevedendo, per i giovani sotto i 35 anni: Accurata indagine conoscitiva famigliare alla ricerca di eventuali malattie o morti improvvise di consanguinei in linea diretta; in secondo luogo un’attenta ricerca di sintomi o disturbi che, anche se ritenuti trascurabili dall’atleta, nello specifico possono essere significativi, come ad esempio vertigini, cardiopalmo, dolori ecc. Approfondito esame fisico, alla ricerca in particolare di soffi, toni aggiunti, pulsazioni abnormi ecc. Prove di funzionalità respiratoria. Esecuzione di un elettrocardiogramma completo in 12 derivazioni (punti di “ascolto dello strumento”).
ELETTROCARDIOGRAMMA SOTTO SFORZO
Valutazione della frequenza cardiaca in corso e nel recupero di uno sforzo intenso su gradini (IRI). La procedura sopraelencata, se ben condotta da specialisti esperti, consente di selezionare i giovani assolutamente sani e di individuare quelli in cui vi sia qualche dubbio da chiarire, avviandoli ad ulteriori accertamenti di secondo e terzo livello, come ecocardiogramma, holter, elettrocardiogramma da sforzo massimale, imaging eco o scintigrafico (esame che utilizza una minima ed innocua quantità di isotopi radioattivi) da sforzo, risonanza magnetica cardiaca, angio-tac coronarica, coronarografia, studi elettrofisiologici endocavitari, biopsie miocardiche, indagini genetiche. Come si vede, si tratta di indagini progressivamente sempre più complesse e anche costose, che vanno via via programmate a seconda dei casi da parte di cardiologi esperti e che non potrebbero ovviamente essere eseguite di routine in ogni paziente.
Per gli atleti over 35 Negli atleti di età superiore a 35 anni, l’attenzione va sempre più orientata sulla valutazione della presenza di malattia coronaria aterosclerotica. In questi pazienti appare indispensabile, oltre agli accertamenti in precedenza elencati, una curata indagine sui fattori di rischio coronario (fumo, dislipidemia, familiarità, ipertensione,
peso corporeo, diabete) e, ove disponibile, un controllo degli esami ematochimici relativi. Un elettrocardiogramma da sforzo massimale o limitato dai sintomi, condotto secondo i protocolli cardiologici standard, in una struttura adeguatamente attrezzata. Anche in questi pazienti, eventuali ulteriori accertamenti, progressivamente più complessi potranno essere programmati.
Come detto, nel nostro paese, questa è la prassi seguita anche se la distinzione dei 35 anni non è specificamente prevista dalla legge che istituisce l’idoneità medico sportiva ed è solo consigliata (ad esempio nella regione Emilia Romagna), o applicata nei centri di medicina dello sport a seconda degli indirizzi degli stessi, anche se il problema, ovviamente, è quello dei costi. Rimane poi il problema dell’intervento diretto nei casi di arresto cardiaco di atleti sul campo (o di spettatori sugli spalti), che è un altro argomento da discutere e sul quale purtroppo si è ancora indietro. Su questo tornerò nel mio prossimo articolo. FINE
“Allarme del Censis: “Nove milioni di italiani senza i soldi per curarsi.” (Cit. Quotidiano la Stampa del 5 giugno 2012)
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
CAMILLA, UNA FAVOLA CHE DIVENTA
DOLCE REALTÀ Giacomo Scoccia, educatore cinofilo che opera anche presso il canile municipale di Ravenna, ci racconta come ha preparato un cane alla dog-utility 1
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Giacomo Scoccia Educatore Cinofilo www.goldendogsport.it Cell. 347.5493959
Il canile municipale di Ravenna nell'ambito del progetto "LASCIATI ADOTTARE, LIBERA IL TUO CUORE" organizza un servizio di assistenza post adozione per aiutare i proprietari a relazionarsi con i loro nuovi amici.
Il carattere di Camilla… “Proprio nella veste di educatore cinofilo, venni contattato dalla signora Annarita Montanari che, a dicembre 2011, aveva deciso di adottare Camilla, una deliziosa, affabile meticcia di mezza taglia, della veneranda età di circa 10 anni.”
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- NELLA SEQUENZA DI IMMAGINI (1-2-3-4), CAMILLA AIUTA ANNARITA IN CUCINA -
…il bisogno di Annarita
Istruzione elementare…
“Ad Annarita, costretta a muoversi su di una sedia a rotelle, interessava moltissimo la fase della passeggiata, il suo problema era quello di farsi obbedire dalla sua nuova fedelissima amica, molto esuberante nonostante la non più verde età. Nella fase di addestramento ho intuito come Camilla fosse naturalmente portata ad entrare in completa simbiosi con la sua padrona; ho così voluto provare ad insegnarle qualche comportamento.”
“Niente a che vedere, ovviamente, con i 50 e passa comandi che un cane addestrato alla dog therapy è in grado di eseguire, nessun miracolo ma, in pochissimi mesi, grazie alla positiva ed entusiasta collaborazione di Annarita, sono riuscito ad insegnare a questa bellissima ma non più giovane signora a quattro zampe, una decina fra i principali comandi, «piede-seduto-aprire-chiudere-riportare-scatola etc».”
SALUTE_10piu_n.7.12_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 26/06/12 15:53 Pagina 31
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I NOSTRI AMICI ANIMALI
…e qualcosa in più Non solo. Altro grande risultato è stato quello di avere ottenuto tramite l’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) la certificazione CAE 1, attraverso un test che vuole valutare un cane socialmente affidabile e senza problematiche, prendendo in considerazione il binomio cane-conduttore nella vita quotidiana. Questi riconoscimenti non sono stati ottenuti per la sola abilità del cane perchè l'abilità fine a se stessa non viene premiata in questi esami. Camilla è in definitiva equilibrata ed affidabile oltreché una fedele amica in grado di recuperare un oggetto caduto, di riportare una cosa a posto, di portare un giornale od un ombrello, di aiutare nella vita di tutti giorni il padrone disabile.
ASSOCIAZIONE SPORTIVA
DILETTANTISTICA Scuderia del Borgo Riabilitazione equestre per disabilità fisico-mentali Avvicinamento all’equitazione per grandi e piccini
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SABATO 28 LUGLIO dalle ore 11 presso Scuderia del Borgo - Via Benaco, 59 - RAVENNA - Tel. 0544.271763 Cristiana - Cell. 333.3427633
« INFO »
A proposito di adozioni
AZIONE DI RIPORTO
Tesori nascosti “La realtà è che molti dei cani ospitati dal canile e che sono in attesa di adozione potrebbero avere le stesse qualità di Camilla anche senza avere la dog therapy nel loro DNA. Annarita non cercava un cane come ausilio, cercava un cane per avere compagnia, per potere uscire e socializzare. Annarita, impiegata presso il Comune di Ravenna, mi ha raccontato che da sempre ha avuto dei cani e che Lola, un pastore tedesco nero anche lui adottato al canile, era completamente entrato in simbiosi con lei, le si sedeva accanto senza guinzaglio e pur non interagendo come Camilla, si dimostrava molto attenta e sensibile ai suoi comandi ed ai suoi desideri. Probabilmente anche Lola, come Camilla, era adatta per la dog therapy.”
“Sembra incredibile ma proprio i cani adulti di mezza taglia di buon carattere, docili ed affettuosi, possono diventare non solo ottimi compagni ed amici (mi
Katiuscia - Cell. 347.9162823
raccomando, non adottate solo i cuccioli) ma anche un utilissimo supporto per un proprietario disabile. Un dato di cui si dovrebbe tener conto perchè senza investire ingenti risorse economiche sarebbe possibile incrementare non solo le adozioni responsabili ma anche aiutare nella vita quotidiana quei cittadini che necessitano delle attenzioni di un amico affettuoso e fedele come solo FINE un cane può essere.”
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E-mail: mnegosanti@gvmnet.it Raffaella Reggi Commentratrice SkySport
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Prof. Fabio Fabbri Responsabile tecnico area fitness e spinning Cosmos Fitness Club - Faenza E-mail: info@cosmosclub.it
Dott.ssa Barbara Pallareti Medico Veterinario specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione E-mail: barbara.pallareti@gmail.com
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Dott.ssa Anna Pasi Specialista in ginecologia e ostetricia E-mail: a.pasi1961@libero.it
Agostino Ghesini Preparatore Atletico Olimpionico E-mail: info@lapalestra.ra.it Dott. Italo Greco Dermatologo - E-mail: polimedicalaser@libero.it Dott. Maurizio Grilli - Medico Specialista in Anestesia e Rianimazione - Terapia del Dolore e Agopuntura Compontente dell’Osservatorio per le medicine non convenzionali Regione Emilia Romagna - Cell. 338.5346832 Dott. Davide Guglielminetti Responsabile Reparto Chirurgia d’urgenza Ospedale Santa Maria delle Croci E-mail: d.guglielminetti@ausl.ra.it Dott. Antonio Iammarino Specialista in oculistica - E-mail: aiammarino@gmail.com
Dott. Luca Rossi Direttore Tecnico Centro Studi del Cane Italia ASD E-mail: direzione@centrostudidelcane.com Dott. Roberto Salgemini Medico-Chirurgo convenzionato SSN. E-mail: robertosalgemini@alice.it Dott. Maurizio Santarini Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com
Barbara Sartoni Insegnante di Scuola Primaria Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it
Dott. Stefano Costa Dott.ssa Laura Venturelli Eco Istituto Ecologia Scienza e società Marco Mastropasqua Via Castellani, 7 - Faenza - E-mail: costaest@hotmail.com Responsabile tecnico attività acquatiche Cosmoss Fitness Coordinatrice attività didattiche Scuola Secondaria 1° grado - Liceo Scienze Umane e Liceo Linguistico Club Faenza E-mail: info@cosmosclub.it Fondazione Marri - Sant’Umiltà - Faenza Dott. Lauro Di Meo Dott. Marco Neri Chirurgia Plastica, ricostruttiva ed estetica Dott. Mario Vitale Dottore in scienze alimentari Ravenna Medical Center - E-mail: laurodimeo@libero.it Dietista e preparatore atletico F.I.F. - E-mail: fif@fif.it Resp. Neurochirurgia Maria Cecilia Hospital Cotignola E-mail: mvitale@gvmnet.it Dott. Edmondo Errani Dott. Roberto Nonni Medico sociale del C.A. Pallacanestro Faenza Direttore Sanitario San Pier Damiano HospitalFaenza Marina Zoli Terapia antalgica Studio professionale E-mail: rnonni@alice.it Educatrice Nido - Fondazione Marri - Sant’Umiltà Faenza Via Laghi, 69 Faenza - Tel. 0546.25010
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SALUTE_10piu_cover_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 26/06/12 18:09 Pagina 3
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natore consegna una relazione clinica dettagliata con il risultato degli accertamenti eseguiti, le patologie riscontrate, i consigli terapeutici, l’eventuale proposta di ulteriori accertamenti e il timing dei controlli successivi.
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