Speciale Colesterolo Saluteuropa 2017

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Speciale Il colesterolo e le malattie cardiovascolari

In collaborazione con: Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e SocietĂ . Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari European Medical Association


Sommario La comunicazione sulla salute nell’era digitale La

comunicazione sulla salute nell’era digitale...................................... pag.04

Approcci dietetici per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Dalla letteratura scientifica alla notizia: possibilità e criticità Approcci dietetici per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Dalla letteratura scientifica alla notizia: possibilità e criticità............. pag.09

L’importanza del colesterolo nelle malattie cardiovascolari Placca aterosclerotica: come si forma e perché è pericolosa............ pag.12 Colesterolemia: quanto conta la dieta?.................................................. pag.14 Una terapia mirata per la riduzione del rischio cardiovascolare........ pag.16 Le nuove linee guida sul trattamento delle dislipidemie..................... pag.19

Informare correttamente il paziente: il ruolo del medico Informare correttamente il paziente: il ruolo del medico..................... pag.21

Probiotici e monacolina K: un’alleanza vincente per normalizzare i livelli di colesterolo LDL Probiotici e monacolina K: un’alleanza vincente per normalizzare i livelli di colesterolo LDL.............................................................................. pag.24

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| La comunicazione sulla salute nell’era digitale

La comunicazione sulla salute nell’era digitale |

La comunicazione sulla salute nell’era digitale di Flavia Bruno Negli ultimi anni si è modificato il pubblico, che vuole essere informato per poter gestire in modo autonomo la propria salute e il modo in cui vengono ricercate le informazioni: oggi è il web, spazio aperto e libero, a guadagnare terreno

Negli ultimi anni la nostra società sta attraversando un momento di cambiamento economico e politico. A queste situazioni, di solito le persone rispondono attuando atteggiamenti conservativi: risparmiano sullo svago e sui beni non indispensabili, se devono acquistare oggetti di costo elevato, come device tecnologici, cercano la massima convenienza. Ma questo non vale quando si parla di salute, indipendentemente dalla situazione economica, è aumentata infatti l’attenzione verso quei comportamenti preventivi che si possono introdurre nella quotidianità in grado di modificare il proprio stile di vita. Ci troviamo di fronte a un pubblico che vuole essere informato per poter gestire in modo autonomo la propria salute. Questo atteggiamento non riguarda solo le donne, ma comprende anche gli uomini, finora i meno propensi a sottoporsi a esami e controlli medici e le persone di età più avanzata che vogliono raggiungere una buona qualità di vita grazie alla consapevolezza di

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| La comunicazione sulla salute nell’era digitale

seguire un’alimentazione e uno stile di vita sano introducendo sia regolare attività sportiva che periodici esami clinici. Web, tecnologia l’informazione

e

salute:

Si è modificato il pubblico, quindi, ma anche il modo in cui vengono ricercate le informazioni: se fino a qualche anno fa la fonte di riferimento era rappresentata dal medico e dallo specialista, oggi è il web a guadagnare terreno, uno spazio aperto e libero dove le notizie circolano senza i filtri di camici bianchi e “addetti ai lavori”, che spesso sono percepiti come appartenenti a un mondo distante e non del tutto disposti a parlare il linguaggio delle persone comuni. Secondo i dati Eurisko del 2016 il 65,5% degli Italiani naviga su internet e, di questi, circa 11 milioni utilizzano il web per cercare dati sulla salute: dalle diete, alla prevenzione, gli argomenti cliccati in rete sono tra i più vari, ma hanno come comun denominatore la volontà di gestire in autonomia il proprio benessere psico-fisico, senza affidarsi totalmente alla classe medica. Sulla scia del “dottor web” fanno la loro comparsa anche le app: dal controllo dei parametri vitali, al calcolo delle calorie, fino ad arrivare alla percentuale di massa grassa e muscolare, ormai almeno il 29% degli italiani ha al polso o sul proprio smartphone almeno uno di questi indicatori. Nonostante il proliferare di tutte queste nuove tecnologie, il ruolo del medico rimane ai primi posti come figura di riferimento, soprattutto in caso di malattie gravi. I pazienti al tempo del web: se il passaparola scorre nella rete Da sempre il passaparola è uno degli strumenti più efficaci per diffondere le informazioni. 6

Questo vale anche oggi nel web dove le persone si incontrano per scambiarsi esperienze, opinioni o raccogliere suggerimenti. Le prime comunità virtuali hanno fatto il loro ingresso su internet già negli anni 2000, quando i social network non erano molto più che un’idea astratta. Con la nascita di forum e siti web, in cui la gente si riuniva per condividere i propri interessi e le proprie passioni, non ci è voluto molto prima che qualcuno pensasse di creare gruppi interattivi in cui discutere di uno dei temi più cercati sulla rete: la salute. Per lo più legati a singole patologie, questi spazi digitali sono nati per condividere le proprie storie, ma anche dubbi e preoccupazioni, con chi vive lo stesso problema. La circolazione delle notizie in modo più capillare è senza dubbio un vantaggio ma pone come problema gestire l’affidabilità delle fonti. L’anonimato e la

libertà di espressione che caratterizzano l’ambiente virtuale non sempre vanno di pari passo con la correttezza scientifica degli argomenti di cui si parla: il risultato è il proliferare di bufale e notizie anti-scientifiche, sempre più diffuse negli ultimi anni. La ricerca di condivisione: vivere la malattia ai tempi del social network Ma a cosa serve parlare di malattia e salute sul web? Oltre a raccogliere informazioni, il pubblico sembra cercare quel senso di comunità che spesso si è perso nella società reale. Ivan Noble, giornalista britannico, fu tra i primi a tenere un diario sul web della sua patologia condividendo la sua sofferenza dalla diagnosi di tumore al cervello fino all’esito mortale. Un altro esempio celebre fu Jane Goody, concorrente di una delle edizioni dello show Grande

CURARE CON I SOCIAL SI PUÒ? Non solo condivisione, ma vera e propria terapia: • I cinguettii su Twitter, grazie ai loro 140 caratteri, sono utili per chi ha difficoltà ad articolare discorsi complessi: lo dice un recente studio australiano • Secondo una ricerca della City University di Londra le videochiamate su Skype aiutano nella riabilitazione dopo un ictus, meglio ancora dell’incontro faccia a faccia con il logopedista

Una giornata da ricercatori Una giornata da ricercatori, l’iniziativa promossa da AIRC e IEO per promuovere la conoscenza sulla ricerca sul cancro tra i giovani

Fratello, nel Regno Unito. La giovane raccontò in televisione la storia della sua malattia, un cancro alla cervice uterina fino ai suoi ultimi giorni. Da allora i blog si sono evoluti seguendo le nuove forme del web e sbarcando infine sui social network, come nel caso di Giorgia Libero e di Grandma Betty, entrambe malate terminali che hanno scelto di condividere la loro esperienza su Instagram, il più diffuso social dedicato alla pubblicazione di fotografie. A tutto ciò il pubblico non è certo rimasto indifferente: si parla infatti di migliaia di follower, che attraverso un semplice “like“ o una frase di supporto, hanno partecipato spontaneamente al decorso della patologia giorno dopo giorno. Sicuramente uno degli argomenti maggiormente cliccati resta il tumore, soprattutto per via della forte componente emotiva legata a questa malattia. A seguire, le patologie cardiovascolari come ictus o infarto trovano ampio spazio alla condivisione online. Un esempio si è visto nel 2010 quando il giornalista americano Tommy Christopher ha twittato in diretta il resoconto del suo infarto in corso, fortunatamente conclusosi con un breve ricovero in ospedale e un grande spavento per lui e i suoi fan. Spiegare la scienza con i social Parlare sul web è facile per tutti, ma farsi ascoltare resta ancora difficile, soprattutto

quando a intervenire sono medici o specialisti. I siti e i profili istituzionali, infatti, sono meno cliccati di quelli appartenenti alle cosiddette web star, persone comuni che attraverso un profilo Twitter, Facebook o Youtube e riescono a raccogliere in breve tempo una quantità consistente di fan. Non c’è dunque spazio per i camici bianchi? Non esattamente. Sono diversi i tentativi per farsi strada nel web ed entrare in contatto con il pubblico, offrendo risposte scientifiche a una moltitudine di persone che ha sempre più voglia di informazioni e risposte affidabili. Un esempio italiano è “Youtubers 4 AIRC”, iniziativa che ha portato quattro giovani di Youtube a realizzare, in collaborazione con AIRC (Associazione Italiana di Ricerca sul Cancro), una serie di filmati dove grazie a un linguaggio semplice hanno dato consigli per la prevenzione del tumore. I video hanno avuto un grande successo raggiungendo diverse migliaia di visualizzazioni. Chi dice web dice bufala

L’affidabilità rimane il problema della libera circolazione delle informazioni: chi può garantire che un dato o un concetto passato per vero, non sia in realtà frutto di manipolazioni e disinformazione? La risposta è una sola: le fonti. Controllare l’origine di un dato

è il solo modo che abbiamo per difenderci dalle false notizie, che, purtroppo, continuano a circolare talvolta creando delle vere e proprie bolle disinformative, in particolar modo per quanto riguarda la salute, che più di altri argomenti tocca la nostra emotività. Quando si tratta del nostro benessere e di quello dei nostri cari, infatti, tendiamo ad accettare per vere anche le informazioni meno probabili, purché si associno alle nostre credenze individuali o ai nostri bisogno del momento Per questo trovano sempre più spazio online le pagine su cui circolano notizie false, spesso legate a teorie fantasiose e fuorvianti, che fanno volutamente leva sulla nostra coscienza e sensibilità per arrivare a mettere in dubbio perfino le conoscenze condivise dalla comunità scientifica. È questo il caso di alcuni siti in cui si parla del colesterolo come di un “complotto ad opera delle Big Pharma per vendere farmaci”. Basta un “mi piace” per far entrare un’informazione, anche errata, nella rete, raggiungendo un elevato numero di persone. Per combattere la disinformazione online, le strategie sono diverse: dal coinvolgimento di celebrità come testimonial alla progettazione di portali e siti seguiti da esperti che si rendono 7


| La comunicazione sulla salute nell’era digitale

Approcci dietetici per la prevenzione |

Ogni secondo, il web è invaso da milioni di dati

disponibili a un confronto aperto e diretto con il grande pubblico.

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Lo tsunami dei big data Ogni secondo, sulla rete circola una quantità enorme di dati, conosciuti con il nome di big data: cosa farne? • Le aziende li usano per tracciare profili marketing • L’esperimento di Google Flu Trends, che puntava ad analizzare i dati in rete per ricavare informazioni sullo scoppio di epidemie influenzali, fallì • Oggi i ricercatori lavorano per individuare i corretti algoritmi matematici che permettano di raccogliere dati utili alla salute pubblica, grazie all’analisi dei big data online

Citiamo per esempio il blog promosso da Umberto Veronesi, famoso oncologo, che ogni mese conta migliaia di accessi. La chiave per raggiungere le persone e farsi ascoltare è quella di mettersi sul loro stesso piano, annullare le distanze e condividere le loro preoccupazioni e i loro dubbi, ponendo il sapere medicoscientifico al loro servizio.

Approcci dietetici per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Dalla letteratura scientifica alla notizia: possibilità e criticità di Andrea Poli Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che abbassare i livelli di lipidi presenti nel sangue e mantenerli tali il più a lungo possibile è certamente una strategia utile per migliorare la salute e avere una qualità di vita superiore

Conosci l’autore: Flavia Bruno Direttore del Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società dell’Università degli Studi di Milano dal 2000 al 2015. Attualmente fa parte del Comitato Scientifico del Centro, dove svolge attività di ricerca, didattica e formazione continua. Nel 1974 si laurea in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano e successivamente consegue la Specialità in Farmacologia, nel 1981, e

in Psicologia, nel 1989. Iscritta all’Albo dei Giornalisti della Lombardia, è autrice di diverse pubblicazioni su riviste scientifiche e divulgative. Si occupa di studiare il rapporto “mediascienza-salute-farmaco”, dell’impatto nella società attuale e dell’identificazione di basi e strategie per una corretta ed efficace comunicazione al pubblico dei progressi della scienza medica.

In una società in cui l’aspettativa di vita continua ad aumentare, lo scenario che si presenta oggi al medico è totalmente diverso rispetto a quello di 30 anni fa: una popolazione complessivamente più anziana con una probabilità superiore di sviluppare patologie croniche, considerate una delle prime cause di morte in quasi tutto il mondo. Alla base di queste malattie ci sono infatti fattori di rischio

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come alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, scarsa attività fisica, che possono poi generare ulteriori campanelli d’allarme come ipertensione, glicemia elevata, obesità e eccesso di colesterolo. Proprio riguardo quest’ultimo punto, numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che abbassare i livelli di lipidi presenti nel sangue e mantenerli tali il più a lungo possibile è certamente una strategia utile

per migliorare la salute e avere una qualità di vita superiore. Quando si parla di riduzione del colesterolo, tuttavia, è importante tenere conto che ne esistono diversi tipi e non tutti hanno la stessa influenza sul rischio cardiovascolare. L’attenzione oggi si focalizza soprattutto sul colesterolo LDL (lipoproteina a bassa densità), da molti conosciuto come quello cattivo: è questa la componente lipidica che, secondo moltissimi studi 9


scientifici, è coinvolta nel processo di formazione delle placche aterosclerotiche, che a loro volta possono determinare, nel tempo, il verificarsi di episodi come infarti o ictus. Ma quali sono le strategie migliori per intervenire? Da una parte esiste l’opzione farmacologica, indicata in primo luogo per le persone considerate ad alto rischio cardiovascolare e che cioè sono affette da patologie come diabete, nefropatie o che hanno già avuto ictus o altre malattie di questo tipo. La terapia universalmente considerata la più efficace per questi pazienti è quella a base di statine, farmaci in grado di ridurre i livelli di colesterolo LDL nel sangue, come ormai dimostrato in moltissimi studi clinici. Un altro approccio è quello che passa invece attraverso l’alimentazione. Si sente spesso parlare di tradizione culinaria e, in particolare in Italia, la dieta mediterranea è da sempre considerata un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo rispettando le tradizioni di ogni comunità. T uttavia oggi gli esperti preferiscono parlare di dieta mediterranea 2.0, ovvero di possibili evoluzioni di questo regime alimentare che tengano conto dei recenti passi avanti della ricerca. Per quanto riguarda il colesterolo, si stima che in Italia siano 13 milioni le persone che dovrebbero ridurne i livelli e valutare con il proprio medico una strategia alimentare appropriata potrebbe essere un buon punto di partenza tanto da riuscire ad abbassare il colesterolo fino quasi al 30%. Ma quali sono i cibi che bisogna evitare? Le risposte dalla scienza spesso ci danno pareri discordanti. Da una parte, infatti, sembra che le sostanze che innalzano il livello di LDL siano rappresentate dai grassi saturi e dai cosiddetti 10

la depressione | OLIO DI PALMA: QUANDOIl web LAe SCIENZA NON PARLA A DOVERE

Il caso dell’olio di palma è il classico esempio di cosa succede quando la comunità scientifica non interviene nel modo corretto: lasciare completamente la parola ai media ha prodotto il circolare di informazioni inesatte e fuorvianti, come: • i grassi saturi, abbondanti nell’olio di palma, sono il motivo per cui questo alimento è stato considerato dannoso dal punto di vista cardiovascolare e non solo • il procedimento di lavorazione può generare sostanze associate all’aumento del rischio di sviluppare tumori

Stesso discorso per formaggi e prodotti caseari in genere: da alcune ricerche sembra infatti che i soggetti veramente a rischio siano quelli che non assumono questo tipo di alimenti. Perché queste apparenti incongruenze nei risultati sperimentali? Semplice, gli alimenti sono sostanze composte, che non contengono un singolo elemento, ma una combinazione di diverse sostanze. Nel caso dei formaggi, per esempio, se è vero che i grassi saturi sono presenti in grandi quantità, e altrettanto vero che si tratta di cibi che comprendono altre sostanze indispensabili al nostro organismo, come il calcio. Eliminarli totalmente dalla dieta, quindi, potrebbe fare più male che bene.

Noto come colesterolo HDL (lipoproteina a elevata densità), questo tipo di acido grasso fu inizialmente identificato come quello “buono”, tanto che uno degli approcci per ridurre il rischio cardiovascolare si proponeva di aumentarne i livelli nel sangue mediante l’alimentazione. Tuttavia, recenti studi clinici hanno evidenziato che: •

gli studi compiuti fino a oggi dimostrano che il consumo di acidi grassi saturi ha un’influenza veramente esigua sul contenuto di lipidi nel sangue e, quindi, sulla nostra salute cardiovascolare nuovi processi di lavorazione sono in fase di studio e alcune aziende li hanno già adottati, per offrire un prodotto sicuro e privo di rischi per la salute

trans-insaturi. Dall’altra, però, il beneficio di ridurre l’assunzione di questi componenti con la dieta non diminuisce il rischio cardiovascolare tanto quanto ci si aspetterebbe.

Colesterolo HDL: chi ha detto che non fa male?

Tuttavia: •

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| Approcci dietetici per la prevenzione

un livello troppo alto oppure troppo basso di questa molecola è associato a un aumento della frequenza di ictus o infarto un livello intermedio di colesterolo HDL nel sangue è correlato a una riduzione del rischio cardiovascolare tenere sotto controllo il colesterolo, anche quello HDL, e mantenerlo nei giusti limiti è fondamentale per una buona salute del nostro sistema cardiocircolatorio

Un altro mito da sfatare è quello secondo cui è meglio condire i propri pasti utilizzando l’olio d’oliva, tradizionalmente considerato un alimento sano, se consumato con moderazione.

Conosci l’autore: Andrea Poli

In realtà, questo condimento non ha alcun effetto nel ridurre la colesterolemia.

Presidente della Nutrition Foundation of Italy, collabora da più di quindici anni con il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano. Consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano nel 1977, con specializzazione in Farmacologia Clinica. Membro di diverse società scientifiche, tra cui la Società Italiana di Farmacologia, è autore di più di 60 pubblicazioni su riviste specializzate. La sua principale area di interesse riguarda lo studio dell’alimentazione nella prevenzione delle malattie cardiovascolari su base aterosclerotica e, più in generale, nel mantenimento dello stato di benessere.

Più efficace è invece l’olio di mais, perché contiene sostanze come i fitosteroli, la cui attività nel diminuire i livelli di LDL è dimostrata in numerosi studi. E i carboidrati? Secondo recenti ricerche, il consumo di queste sostanze, per esempio quelle contenute nella pasta, influisce sulla quantità di acidi grassi in circolo. Per capire meglio come funziona questo meccanismo si deve prendere in considerazione l’indice glicemico, ovvero il valore di glucosio nel sangue, che aumenta subito dopo il consumo di questi cibi. Dai risultati di diverse osservazioni scientifiche, appare come un indice glicemico

elevato sia correlato con alti livelli di colesterolo LDL. Meglio quindi scegliere alimenti come pasta, preferibilmente integrale e sempre non troppo cotta, rispetto a patate bollite, polenta o pane bianco.

del 2014 pubblicato sulla rivista Circulation emerge che tanto più si assumono queste sostanze con la dieta, tanto minore è il rischio di andare incontro a patologie cardiache o coronariche, anche se in questo caso non è chiaro se esista un legame diretto con i livelli di colesterolo LDL. Mentre la letteratura scientifica sta ancora valutando se sia utile o meno diminuire il consumo di acidi grassi nel complesso, esistono alcuni punti fissi per quanto riguarda l’intervento alimentare: •

Ridurre al massimo l’apporto di acidi grassi trans-insaturi (ma non dei derivati del latte)

Aumentare l’apporto di acidi grassi poli-insaturi come omega-6 (presente in olio di semi e frutta secca)

Aumentare il consumo di fibre

Prestare attenzione all’indice glicemico dei carboidrati.

Fibre e omega-6 Alcune parole devono essere spese per altri cibi, fondamentali per il mantenimento di una buona salute in genere, e soprattutto nell’ambito cardiovascolare. Parliamo in primo luogo delle fibre e in particolare del beta glucano, un componente altamente solubile, contenuto in cereali come avena e orzo. Una ricerca, pubblicata nel 2016 sulla rivista British Journal of Nutrition, dimostra come questa sostanza sia in grado di ridurre i livelli di LDL nel sangue, bloccandone l’assorbimento a livello intestinale. Altri alimenti con effetti positivi sulla salute sono gli omega-6, acidi grassi poli-insaturi contenuti in molti oli di semi e nella frutta secca: da uno studio

Copertina della rivista Times, 12 giugno 2014, proclama “Gli scienziati si sono sbagliati: mangiate burro!”.

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| L’importanza del colesterolo nelle malattie cardiovascolari

Intervista a Stefano Bellosta |

riducendo il passaggio del sangue. Quando una placca aterosclerotica può diventare rischiosa per il sistema cardiovascolare?

Placca aterosclerotica: come si forma e perché è pericolosa

Tutto questo processo può diventare molto pericoloso per il nostro sistema cardiovascolare perché le placche ricche in colesterolo sono molto fragili e posso rompersi, soprattutto se abbiamo una elevata pressione sanguigna.

Stefano Bellosta spiega cos’è il colesterolo, come avviene la formazione della placca aterosclerotica e quali sono gli stili di vita che possono influire sull’aumento dei livelli di colesterolo cattivo

Infatti, il sangue continua a premere sulla placca e ne facilita la rottura. Se la placca si rompe, può portare alla formazione di un trombo, cioè di un tappo di materiale che può anche arrivare a chiudere completamente i vasi, in particolare quelli con un diametro molto piccolo come le arterie coronariche nella parete del cuore o come quelle che portano il sangue al cervello. La chiusura del vaso impedisce al sangue di raggiungere i tessuti che sono a valle del blocco, provocandone la morte. Se si chiude una coronaria, la conseguenza sarà un infarto del miocardio (la parete del cuore), se si chiude una carotide si potrà avere un ictus. Quanto stili di vita scorretti possono influire sull’innalzamento del colesterolo?

Ci può spiegare con parole semplici cos’è il colesterolo? Il colesterolo è un “mattone” essenziale per la vita di ogni essere vivente del regno animale (le piante non contengono colesterolo, ma sostanze grasse con una struttura chimica simile, chiamate fitosteroli). È una delle componenti principali della membrana delle nostre cellule, cioè di quel rivestimento esterno che delimita ogni singola cellula e che permette la vita delle cellule stesse. La sua presenza è fondamentale per la divisione e la crescita delle nostre cellule e quindi nello sviluppo dell’embrione.

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Il nostro organismo è in grado di produrre da solo il colesterolo, ma spesso preferisce utilizzare quello che può estrarre dai cibi presenti nella nostra dieta. Il colesterolo viene trasportato nel sangue grazie a delle strutture chiamate lipoproteine che contengono lipidi (colesterolo, trigliceridi, fosfolipidi) e proteine. Queste permettono la distribuzione del colesterolo a tutte le cellule dell’organismo.

da una dieta troppo ricca di grassi sia perché prodotto in eccesso dalle nostre cellule, portano ad un aumento del numero delle lipoproteine a bassa densità o LDL o “colesterolo cattivo”. Un eccesso di LDL nelle nostre arterie causa un accumulo di colesterolo nelle cellule presenti nella parete del vaso.

Come avviene la formazione della placca aterosclerotica?

Con il tempo, questi depositi di grasso si ingrandiscono fino a formare una vera e propria “placca” che può andare a restringere il vaso

Livelli troppo elevati di colesterolo, sia proveniente

Le nostre abitudini di vita possono tramutarsi in diversi fattori di rischio che possono portare a un aumento dei livelli del colesterolo nel sangue e alla formazione della placca aterosclerotica. Oltre a una dieta troppo ricca di cibi grassi e zuccheri, una vita sedentaria, un eccesso di peso ponderale, anche il fumo può diventare un motivo di preoccupazione. Infatti il fumo di sigaretta può causare da un lato un irrigidimento della parete dei vasi che quindi si possono occludere più facilmente. Dall’altro il fumo derivante dalla

combustione di una sigaretta contiene dei componenti che mostrano un’attività patologica nell’uomo, facilitando l’accumulo del colesterolo e quindi favorendo la formazione della placca. Il fumo di sigaretta è una delle principali cause di malattie coronariche come l’ictus e le malattie vascolari periferiche fino a determinare circa un terzo dei decessi per queste patologie. Si stima che i fumatori abbiano meno probabilità di sopravvivere ad un attacco di cuore rispetto ai non-fumatori.

Chi è Stefano Bellosta?

Ricercatore presso il Dipartimento di Oncologia ed Emato-oncologia dell’Università degli Studi di Milano. Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università di Milano nel 1987, si specializza in Farmacologia Sperimentale nel 1989 e consegue nel 1995 il Dottorato di Ricerca in Medicina Sperimentale presso l’Università degli Studi di Siena. È autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e partecipa annualmente a diversi congressi. La sua principale area d’interesse riguarda il sistema cardiovascolare e in particolare i meccanismi cellulari coinvolti nella formazione delle placche aterosclerotiche.

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| L’importanza del colesterolo nelle malattie cardiovascolari

Colesterolemia: quanto conta la dieta? |

Nella popolazione occidentale, si stima che il colesterolo dietetico derivi per il 55% circa da carne e pesce, per il 20% da latte e latticini e per il restante 25% dal consumo di uova. Ma il colesterolo non è l’unico nutriente in grado di influenzare la colesterolemia: anche i grassi saturi e i grassi trans (presenti nelle margarine) aumentano il colesterolo plasmatico.

Colesterolemia: quanto conta la dieta? di Giulia Chiesa La dieta può influenzare la colesterolemia e una corretta alimentazione può contribuire al controllo dei livelli plasmatici di colesterolo

Al contrario, un elevato introito di fibre è in grado di ridurre i livelli di colesterolo, in parte perché ne riducono l’assorbimento. Infine, un aiuto può derivare da un tradizionale alimento della nostra dieta mediterranea, i legumi. Particolarmente ricchi di proteine, proprio grazie a questa componente sono in grado di esercitare un effetto ipocolesterolemizzante, come dimostrato in molti studi sperimentali e clinici. Se poi i legumi vanno a sostituire altri alimenti proteici ricchi di colesterolo come le carni rosse, il gioco è fatto. Non aspettiamoci miracoli però: la riduzione del colesterolo plasmatico con una dieta corretta sarà al massimo del 15%.

Il colesterolo presente nel nostro organismo è in gran parte di origine endogena e solo per una piccola parte di origine dietetica. Nell’uomo,

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a

differenza

di

altri

mammiferi

come il criceto o il coniglio, una dieta molto ricca in colesterolo non causa una marcata ipercolesterolemia, perché il nostro organismo è in grado di ridurne la sintesi endogena aumentando l’eliminazione degli acidi e dei sali biliari.

Conosci l’autore: Giulia Chiesa

Professore Associato di Farmacologia presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano. Si laurea nel 1988 in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano, dove consegue il Dottorato di Ricerca nel 1994 in Biotecnologie applicate alla Farmacologia e Biotecnologie Cellulari e Molecolari applicate al settore Biomedico. Autrice di diverse pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, partecipa a numerosi congressi. La sua attività di ricerca si focalizza sulla fisiologia del sistema HDL e sullo sviluppo di modelli per la valutazione dell’effetto di trattamenti dietetici e farmacologici nell’aterosclerosi.

La dieta può però certamente influenzare la colesterolemia e una corretta alimentazione può contribuire al controllo dei livelli plasmatici di colesterolo.

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| L’importanza del colesterolo nelle malattie cardiovascolari

Una terapia mirata per la riduzione del rischio cardiovascolare |

livello di rischio cardiovascolare la persona è esposta e individuare di conseguenza la terapia più adatta.

Una terapia mirata per la riduzione del rischio cardiovascolare

Per le persone considerate ad alto rischio il percorso terapeutico è ben definito e comprende in primo luogo la terapia mediante statine, che rimangono il gold-standard per la riduzione del colesterolo nel sangue. Al contrario, nel caso dei pazienti esposti a un basso rischio il cambiamento di stile di vita e l’assunzione di integratori potrebbero davvero fare la differenza.

di Alberto Corsini Da recenti studi è emerso che valutare il livello di colesterolo LDL di per sé non basta per definire una strategia di cura. Fondamentale è invece conoscere la situazione del paziente nel suo complesso

Stili di vita e integratori alimentari Recentemente sono state sviluppate delle strategie nutrizionali che da una parte incoraggiano i pazienti a limitare il consumo di alimenti considerati rischiosi, come grassi saturi e trans-insaturi, e dall’altra li invitano a scegliere cibi o integratori noti per i loro effetti benefici nella riduzione del colesterolo LDL. Alcuni esempi? Partiamo dai fitosteroli, composti contenuti nel sesamo o nell’olio di germe di grano, che hanno una struttura molecolare molto simile a quella del colesterolo. Agiscono a livello intestinale, riducendone

Si sente sempre più spesso parlare di nutraceutici, cibi funzionali e integratori alimentari. Ma di cosa si tratta esattamente? Attualmente non esiste una definizione precisa condivisa da tutta la comunità scientifica. Coniato dal nutrizionista e biochimico statunitense Stephen De Felice, questo termine indica un alimento dotato di proprietà curative e benefiche, al di là del suo valore nutrizionale: si tratta di cibi in grado di svolgere un’azione preventiva, contribuendo a ridurre il rischio di sviluppare determinate patologie e aiutando a preservare il corretto funzionamento di alcuni organi e tessuti. In ambito cardiovascolare, l’uso degli integratori

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alimentari, affiancato a uno stile di vita sano, può supportare o fungere da alternativa a una terapia farmacologica vera e propria. Queste sostanze possono infatti determinare un abbassamento del colesterolo LDL nel sangue fino al 30%. Negli ultimi anni la scienza ha raccolto nuovi dati su questo argomento, che hanno permesso agli esperti di delineare le ultime linee guida europee ESC/EAS per la gestione delle dislipidemie. Pubblicato nel 2016, si tratta di un documento che raccoglie un insieme di raccomandazioni e suggerimenti che i medici italiani sono invitati a recepire e applicare

nella loro pratica clinica quotidiana. Quello che è emerso da recenti studi in questo ambito è che valutare il livello di colesterolo LDL, di per sé, non basta per definire una strategia di cura. Fondamentale è invece conoscere la situazione del paziente nel suo complesso: bisogna infatti prendere in considerazione fattori come età, predisposizione genetica, stile di vita, presenza o meno di patologie come diabete e nefropatie. In base a queste considerazioni, si può definire a quale

l’assorbimento. In risposta, il fegato, che riceve una minor quantità di questa sostanza dall’intestino, aumenta la produzione di recettori cellulari per il colesterolo LDL. Il risultato è l’assorbimento di quest’ultimo dal sangue, e quindi una conseguente riduzione della colesterolemia. Efficace nel controllo di questo acido grasso è anche il beta-glucano, una fibra insolubile presente nei cereali, in alcuni funghi e in quantità maggiori nell’orzo e nell’avena, attualmente disponibile come integratore o come ingrediente all’interno di alimenti composti. Il meccanismo d’azione non è ancora stato chiarito: numerosi studi suggeriscono che potrebbe essere collegato alla limitazione dell’assorbimento del colesterolo LDL parte dell’intestino. Un‘altra strategia per mantenere bassa la quantità lipidi nel sangue è di diminuirne la sintesi, che avviene principalmente a livello del fegato. Il riso rosso fermentato rappresenta un alimento in grado di svolgere questo compito, grazie alla monacolina K, proteina con funzione analoga a quella delle statine, che inibisce un enzima epatico coinvolto nella produzione di colesterolo. Questo

Arteria parzialmente ostruita da una placca aterosclerotica, costituita in buona parte da colesterolo LDL (Crea F and Liuzzo G J Am Coll Cardiol 2013; 61:1–11)

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| Una terapia mirata per la riduzione del rischio cardiovascolare

L’importanza del colesterolo nelle malattie cardiovascolari |

Quando i geni proteggono dal colesterolo cattivo SCOPRI

Non siamo tutti uguali. Almeno per quanto riguarda il colesterolo. Infatti: • • •

Mutazioni genetiche di proteine coinvolte nel metabolismo del colesterolo possono alterarne i livelli nel sangue Studi mendeliani, che analizzano popolazioni con uno specifico profilo genetico, evidenziano che alcune persone sono naturalmente protette contro il colesterolo alto, indipendentemente da fattori ambientali o stili di vita Terapie personalizzate basate sullo studio del DNA potrebbero essere messe a punto, per adattarsi alle caratteristiche genetiche di ogni singolo paziente e ottenere il miglior risultato possibile

tipo di alimento è facilmente acquistabile anche nei supermercati: deriva dalla fermentazione del comune riso da cucina, a opera di un particolare lievito, il Monascus purpureus o lievito rosso, da cui prende il nome. Noto da secoli alla medicina tradizionale cinese, si è ormai guadagnato il rispetto della comunità scientifica occidentale, grazie ai risultati di diversi studi che dimostrano la sua efficacia nel ridurre il colesterolo LDL. Meglio assorbito rispetto alle statine, il riso rosso non è però immune da provocare alcuni effetti collaterali dato che, di fatto, svolge la stessa funzione di un farmaco vero e proprio. Si tratta per lo più di disturbi muscolari, che solo raramente possono essere gravi, ma che fanno di questo alimento un integratore dotato di un’attività clinica rilevante, tale da essere assunto con cautela e preferibilmente sotto il controllo di un medico. La berberina è l’ultima sostanza, in ordine di scoperta, sul mercato degli integratori che aiuta a ridurre il colesterolo LDL. Estratta da corteccia, radici e fusti di alcune piante appartenenti al genere Berberis, come il crespino questa sostanza è dotata di meccanismi d’azione multipli, tuttora in fase di studio. Sembra in grado di diminuire i livelli di una proteina, denominata PCSK9, che agisce riducendo a sua volta il passaggio di colesterolo LDL dal sangue al fegato. In altre parole, la berberina aiuta le cellule epatiche a ripulire i vasi sanguigni da un eccesso di questo acido grasso pericoloso. Nel complesso, mantenersi in buona salute grazie all’attività fisica e a una dieta sana insieme all’assunzione di alcuni degli integratori alimentari appena descritti, può portare a una riduzione della colesterolemia fino a circa il 30%. Ecco quindi che un approccio di questo tipo può essere applicato ai pazienti con un basso rischio cardiovascolare, in alternativa a trattamento farmacologico con statine. Ma non solo, anche i pazienti ad alto rischio possono trovare beneficio in queste sostanze, che potrebbero fungere da supporto alla terapia tradizionale. 18

I nutraceutici rappresentano dunque un’efficace arma da affiancare al trattamento farmacologico, per la prevenzione di patologie come infarto o ictus, ma sono necessari ulteriori studi per meglio comprendere il loro utilizzo dal punto di vista clinico, soprattutto nel lungo periodo. Diminuire il rischio cardiovascolare è infatti un intervento di tipo cronico, che deve proseguire per l’intera vita del paziente: è quindi fondamentale che le sostanze utilizzate siano ben conosciute per evitare possibili interazioni con altri farmaci o spiacevoli effetti collaterali.

Conosci l’autore: Alberto Corsini Professore Ordinario di Farmacologia presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano. È direttore del Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società dell’Università degli Studi di Milano, coordinatore del Dottorato in Scienze Farmacologiche Sperimentali e Cliniche e del Master in Farmacia e Farmacologia Oncologica dell’Università degli Studi di Milano. Nel 1981 si laurea in Farmacia presso l’Università degli Studi di Milano e consegue nel 1990 un Dottorato di Ricerca in Medicina Sperimentale presso l’Università di Siena. Membro di diverse società scientifiche e di comitati editoriali, è autore di numerose pubblicazioni per riviste nazionali e internazionali. La sua attività di ricerca riguarda lo studio dell’aterosclerosi e il ruolo del colesterolo nella patogenesi di questa malattia, con particolare attenzione all’uso di nuove soluzioni farmacologiche ipolipidemizzanti tra cui l’impiego di sostanze ad attività nutraceutica.

Nell’agosto del 2016, durante il Congresso della European Society of Cardiology (ESC), svoltosi a Roma con la partecipazione di oltre 33.000 professionisti della salute, sono state presentate le nuove Linee Guida ESC-EAS 2016 per il trattamento delle dislipidemie, concordate e decise dalla Joint Task Force ESC/ EAS (European Atherosclerosis

a 10 anni di soffrire di un primo evento cardiaco fatale, di ictus o di altre patologie occlusive arteriose, compresa la morte cardiaca improvvisa sulla base di alcuni dei principali fattori di rischio cardiovascolare quali età, sesso, fumo, pressione sistolica e livelli ematici di colesterolo, confermando così la necessità di abbassare i livelli di lipidi nel sangue

particolarmente elevato, in particolare colesterolo >310 mg/ dL o pressione arteriosa ≥ 180/110 mm Hg inoltre comprende pazienti con dislipidemie familiari, grave ipertensione e diabete ( in assenza di danno d’organo) e con insufficienza renale cronica moderata. Lo score di questa categoria è compreso tra il 5% e il 10%. I pazienti con un

Le nuove linee guida sul trattamento delle dislipidemie di Stefano Bellosta Ribaditi alcuni dei concetti importanti alla base di un’efficace prevenzione delle patologie cardiovascolari utilizzando un approccio personalizzato: raccomandate misure preventive definendo quattro categorie di rischio Society) in collaborazione con la European Association for Cardiovascular Prevention & Rehabilitation (EACPR). Le nuove linee guida hanno ribadito alcuni dei concetti importanti alla base di un’efficace prevenzione delle patologie cardiovascolari utilizzando un approccio personalizzato. Vengono infatti raccomandate misure preventive e target terapeutici in base al profilo del rischio cardiovascolare del paziente, definendo quattro categorie di rischio secondo una stima in percentuale del rischio coronarico, calcolato con il Systemic Coronary Risk Estimation (SCORE). Questi sistemi permettono di calcolare in un individuo sano la probabilità

delle popolazioni ad alto rischio cardiovascolare. (per maggiori informazioni consultare ‘’Progetto Cuore’’ dell’Istituto Superiore della Sanità: www.cuore.iss.it).

punteggio compreso tra l’1% e il 5% sono considerati a ‘’ rischio moderato’’ e infine l’ultima categoria è definita a ‘’ basso rischio ’’ con score minore di 1%.

Vengono definite quattro categorie e i relativi score: ‘’rischio molto alto‘’ include pazienti con malattia cardiovascolare documentata clinicamente (pregresso infarto del miocardio, sindrome coronarica acuta, angioplastica, bypass coronarico, ictus e attacco ischemico transitorio,ww score di questi pazienti è maggiore o uguale al 10%, questo significa che hanno il 10% di probabilità di morire nei prossimi dieci anni per malattie cardiovascolari; ‘’rischio alto’’ include pazienti con un singolo fattore di rischio

Gli autori delle linee guida ESC/ EAS confermano e ribadiscono che abbassare i livelli nel sangue del colesterolo contenuto nelle lipoproteine a bassa densità o LDL (LDL-C, o colesterolo cattivo) è l’obiettivo primario per il trattamento delle dislipidemie e il valore desiderabile varia in funzione del rischio del singolo paziente. Quanto più è elevato il rischio dei pazienti tanto più l’intervento dovrebbe essere intensivo. Per ridurre i livelli di LDL-C le linee guida prevedono due piani di 19


| Le nuove linee guida sul trattamento delle displipidemie

intervento: il primo si basa su un regime alimentare specifico e uno stile di vita sano. L’alimentazione è un fattore imprescindibile perché influisce su diversi fattori di rischio: è bene scegliere gli alimenti in base alla loro efficacia specifica e in alcuni casi utilizzando cibi definiti “funzionali”, come gli integratori e i nutraceutici. Quindi si consiglia di consumare cibi con pochi grassi, ricchi di fibre (soprattutto del tipo solubile presenti nei legumi, nella frutta, nei vegetali e nei cereali integrali) e contenenti fitosteroli per ridurre il LDL-C. Per quanto riguarda lo stile di vita il controllo del peso e l’attività fisica rimangano i due comportamenti di elezione. Il secondo livello di azione cerca invece di migliorare e rendere più efficace la terapia farmacologica oltre che di aumentare l’aderenza alla terapia stessa; infatti spesso sono terapie di lunga durata che necessitano un controllo attento da parte sia del medico che del paziente. Purtroppo l’aderenza alla terapia farmacologica oggi è molto bassa: dopo un anno solo il 40% dei pazienti la segue regolarmente; si sta ricorrendo sia a terapie semplificate e all’utilizzo di nuove tecnologie per ricordare di assumere il farmaco (chiamata da parte di un infermiere, allarmi o applicazioni dedicate sul cellulare, ricevimento di SMS. All’inizio della terapia è molto importante la condivisione del trattamento tra il medico e il paziente, con una discussione del rischio potenziale e dei benefici ottenibili seguendo tutte le raccomandazioni e la posologia consigliate. Le statine sono sempre il farmaco di prima scelta, dato che sono in grado di ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare sia in prevenzione primaria sia secondaria, in entrambi i generi e a qualunque età. 20

Il beneficio clinico ottenibile con le statine è indipendente dal tipo di statina, ma dipende dalla percentuale di riduzione del LDL-C ottenibile con quella particolare statina in quel particolare paziente. Le raccomandazioni per il trattamento farmacologico comprendono: •

Prescrivere una statina alla più alta dose raccomandata o tollerabile per raggiungere il valore di LDL-C desiderabile In caso di intolleranza alle statine, considerare l’uso di ezetimibe o resine a scambio ionico o della loro combinazione Se non si raggiunge il valore di LDL-C desiderabile, considerare la combinazione di una statina con ezetimibe o con una resina a scambio ionico In pazienti con rischio molto elevato, con elevati livelli di

Le 4 Categorie di rischio e relativo score Rischio molto alto Score: = o > al 10%

Rischio alto Score: 5%-10%

Rischio moderato Score: 1%-5%

Basso rischio Score: <1%

Informare correttamente il paziente: il ruolo del medico |

Chi è Stefano Bellosta? Ricercatore presso il Dipartimento di Oncologia ed Emato-oncologia dell’Università degli Studi di Milano. Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università di Milano nel 1987, si specializza in Farmacologia Sperimentale nel 1989 e consegue nel 1995 il Dottorato di Ricerca in Medicina Sperimentale presso l’Università degli Studi di Siena. È autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e partecipa annualmente a diversi congressi. La sua principale area d’interesse riguarda il sistema cardiovascolare e in particolare i meccanismi cellulari coinvolti nella formazione delle placche aterosclerotiche.

LDL-C anche con dosaggi massimi tollerati di statina, in combinazione con ezetimibe o in pazienti con intolleranza alle statine, considerare l’uso di inibitori di PCSK9 (nuova categoria di farmaci in grado di ridurre in modo estremamente efficace il LDL-C) Dalle linee guida emerge l’importanza di seguire in modo corretto la terapia farmacologica senza dimenticare una alimentazione e uno stile di vita sano che concorrono alla gestione e correzione delle dislipidemie. Rispettare una varietà degli alimenti, promuovere il consumo di frutta, verdura, limitare il sale l’assunzione di alcool e alimenti dolci e fare un’attività fisica costante sono importanti per aiutare il nostro fisico a stare meglio.

Informare correttamente il paziente: il ruolo del medico di Gerardo Medea Con la comparsa degli alimenti funzionali, o nutraceutici, è fiorito il fenomeno dell’automedicazione: il ruolo dei professionisti sanitari è fondamentale Con la comparsa dei cosiddetti alimenti funzionali, o nutraceutici, negli ultimi anni è fiorito il fenomeno dell’automedicazione. Sempre più persone, infatti, scelgono seguire determinati stili di vita, con l’obiettivo di migliorare le proprie condizioni di salute o di prevenire la comparsa di disturbi e patologie varie. In questo contesto, il ruolo dei professionisti sanitari è fondamentale: indirizzare e guidare i loro assistiti, fornendo le informazioni adeguate su una dieta corretta e bilanciata.

Il mercato alimentari

degli

integratori

Rispetto a quanto si verifica per un farmaco, le regole di commercializzazione per gli integratori alimentari sono diverse e, in un certo qual modo, meno restrittive. Di conseguenza, nel corso degli anni si sono verificati alcuni casi di integratori dalle presunte proprietà benefiche sulla salute, ma che non erano accompagnati da dati scientifici validi. 21


| Informare correttamente il paziente: il ruolo del medico

Informare correttamente il paziente: il ruolo del medico |

che dimostrano come un nutraceutico si possa definire efficace se determina una riduzione dei livelli di colesterolo LDL compresa tra il 4 e il 25%.

Per colmare questo vuoto legislativo, recentemente sono state introdotte alcune norme, anche a livello europeo, tra cui il regolamento (CE) n° 1924 2006 sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari. In Europa è l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che valuta e controlla le argomentazioni presentate dalle aziende quando propongono un prodotto caratterizzato da un beneficio per l’organismo e, se le ritiene valide dal punto di vista scientifico, ne autorizza la pubblicizzazione. Nutraceutici e cardiovascolare

prevenzione

Sono molti gli integratori alimentari supportati da diversi studi clinici che dimostrano una certa efficacia nella riduzione del colesterolo LDL nel sangue e il cui utilizzo è stato approvato a livello europeo e internazionale. Beta glucano, fitosteroli e riso rosso fermentato sono solo alcune di queste sostanze, dotate di attività diversa le une dalle altre. Alcune mantengono i livelli di LDL in circolo costanti nel tempo, mentre altre sono in grado di ridurli. Ognuno di questi alimenti è caratterizzato da una specifica funzione e presenta piccole differenze anche in termini di dose consigliata o di modalità d’uso. Di fronte questa grande platea di prodotti, è compito del medico fungere da punto di riferimento per il paziente, indirizzandolo verso quello più adatto alla sua situazione clinica. Ancora una volta, quindi, è il rapporto tra professionisti e i loro assistiti il centro di una terapia di successo. Diete su internet informazione

e

cattiva

Con l’avvento di internet assistiamo a una circolazione sempre più libera di tutti i tipi di informazione. Non fa eccezione 22

Integratori alimentari e interazioni con altri farmaci Nonostante si tratti di alimenti, i nutraceutici sono per molti aspetti simili a un farmaco, perché:

Appare ormai certo il legame causale tra il consumo di alcuni integratori alimentari e la riduzione dei livelli di colesterolo LDL in circolo, non è invece chiaro se questo possa tradursi anche in un’effettiva diminuzione del rischio di sviluppare eventi cardiovascolari come infarti o ictus. Sono necessari altri studi per confermare con una certa sicurezza il ruolo di queste sostanze nel mantenere una buona salute dei nostri vasi sanguigni.

Alcuni esempi di diete la cui efficacia non è provata da alcuno studio scientifico valido

l’argomento salute, che risulta ai primi posti in termini di parole digitate sui comuni motori di ricerca. Un tema che negli ultimi anni ha particolarmente attratto l’interesse del pubblico è quello della dieta. Spesso, però, dietro la ricetta di una dieta facile, veloce e dagli effetti miracolosi, si nascondono aziende che cercano un modo per trarne profitto, attraverso per esempio la vendita di un libro. Dalla dieta dei gruppi sanguigni a quella del metabolismo, passando per situazioni vagamente esoteriche come la dieta della luna, gli esempi di cattiva informazione scientifica su questa tematica sono davvero infiniti.

Una sana divulgazione scientifica Quando si parla di salute, però, fondamentale è la chiarezza e la trasparenza dal punto di vista scientifico, che devono essere veicolate al grande pubblico in modo chiaro e affidabile evitando di incorrere nelle bufale online. Il medico infatti, nel consigliare un determinato integratore per il colesterolo, deve sempre illustrare al paziente alcuni punti fondamentali per favorire una scelta informata e consapevole:

I meccanismi di azione: come agisce? Esistono sostanze in grado di bloccare l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale, mentre altre influenzano la sua sintesi: a seconda della situazione di ogni singolo paziente, può essere più adatto intervenire in un modo o nell’altro. Dosaggio e posologia: quale dose è efficace? È importante capire se assumere questi alimenti durante i normali pasti, oppure in altri momenti della giornata, perché l’assorbimento potrebbe variare. Validità scientifica: esistono studi clinici validi

Secondo le raccomandazioni sulla gestione delle dislipidemie dell’Associazione Nazionale dei Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) del 2016 “in linea generale l’uso dei nutraceutici deve essere eventualmente riservato solo a quei soggetti il cui rischio cardiovascolare globale sia tale da non giustificare l’uso di farmaci”. Una situazione particolare, e purtroppo piuttosto diffusa, è quella di persone che si rifiutano di assumere farmaci come le statine per i motivi più disparati, che vanno da una dichiarata intolleranza a una semplice mal disposizione a seguire un trattamento di questo tipo. Solo in tal caso l’assunzione di alimenti nutraceutici può essere considerato una sorta di sostituto alla terapia farmacologica. E in Italia? Vale la pena notare che nelle persone considerate a basso rischio di sviluppare eventi cardiovascolari, la terapia con statine non è rimborsabile dal nostro Sistema Sanitario

SCOPRI

Integratori alimentari e riduzione degli eventi cardiovascolari: sì o no?

• sono dotati di attività paragonabile a quella di una sostanza farmacologica • possono provocare effetti collaterali • possono verificarsi interazioni con altri medicinali, in particolare nel caso di persone anziane, sottoposte a diverse terapie contemporaneamente

Nazionale. È in questi pazienti che il medico potrebbe pensare di suggerire, in aggiunta a un cambiamento dello stile di vita, il consumo di integratori alimentari, valutando con accuratezza il rapporto costo-beneficio per la singola persona. Anche per tutti gli altri casi, ovvero per chi è esposto a un rischio moderato e alto di andare incontro a un evento cardiovascolare, l’utilizzo di nutraceutici può essere consigliato: la funzione, però, non è mai di sostituire la terapia farmacologica, ma solo di supportarla, per renderla più efficace. In conclusione, il panorama in evoluzione dei prodotti alimentari dotati di benefici per la salute pone diverse questioni da tenere in considerazione dal punto di vista sia clinico che legislativo. Saranno necessari ulteriori studi per definire meglio l’uso corretto di questi prodotti, che potrebbero determinare una piccola rivoluzione nel mondo della medicina e del benessere.

Conosci l’autore: Gerardo Medea Medico di famiglia in medicina di gruppo, è responsabile scientifico di progetti di ricerca provinciali e nazionali nell’ambito della medicina generale. Si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze nel 1982, con una tesi sperimentale sulla nutrizione artificiale. Nel 1989 si specializza in Malattie Infettive e Tropicali presso l’Università degli Studi di Pavia. Responsabile nazionale della ricerca per la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), è membro di diverse società scientifiche, tra cui la Commissione Nazionale Diabete del Ministero della Salute. Partecipa a convegni nazionali e internazionali ed è autore di numerose pubblicazioni su riviste specialistiche e di testi divulgativi e scientifici per i medici di medicina generale.

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| Probiotici e monacolina K: un’allenza vincente per normalizzare i livelli di colesterolo LDL

Probiotici e monacolina K: un’allenza vincente per normalizzare i livelli di colesterlo | LDL|

probiotici e quindi di agire anche sull’assorbimento intestinale di colesterolo. Precedenti studi condotti con latte fermentato avevano già dimostrato l’efficacia di diversi batteri lattici, tra cui il Bifidobacterium Longum BB536, nella riduzione dei livelli di colesterolemia (Al-Sheraji 2015; Shimizu 2015) grazie alla sua capacità di scomporre i sali biliari che legano le molecole di colesterolo impedendone quindi il riassorbimento nell’intestino. Questo approccio combinato, Probiotici e Monacolina K, è qualcosa di inedito ed i recenti risultati clinici ci dimostrano come possa essere un approccio efficace nel controllo della colesterolemia.

Probiotici e monacolina K: un’alleanza vincente per normalizzare i livelli di colesterolo LDL di Paolo Magni Un recente studio clinico presso l’ospedale Niguarda di Milano ha dimostrato come l’azione combinata di uno specifico probiotico e di Monacolina K possa

Sulla base anche di questi risultati si può affermare che l’utilizzo di questi prodotti può trovare indicazione in 3 gruppi principali di individui:

significativamente migliorare i livelli di colestersolo LDL.

ormai ben codificate dal punto di vista scientifico e di grande importanza per favorire una prevenzione attiva delle malattie cardiovascolari.

Conosci l’autore: Paolo Magni Professore di patologia clinica presso il dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano. È membro della commissione scientifica della Società Italiana di Endocrinologia e dell’International Center for the Assesent of Nutritional Status oltre che componente della commissione degli esperti per la European Food Safety Authority.

- persone con ipercolesterolemia moderata e basso rischio cardiovascolare; - pazienti intolleranti alle statine; - pazienti con ipercolesterolemia “difficile “ da trattare, in aggiunta al trattamento con farmaci. Ben vengano quindi iniziative divulgative come questa che permettono di far conoscere al grande pubblico informazioni

Le malattie cardiovascolari rappresentano tuttora la principale causa di morte nei paesi industrializzati e tenere il colesterolo sotto controllo, in particolare il colesterolo LDL, è uno dei principali obiettivi delle linee guida che la Società Europea di Cardiologia e della Società Europea dell’Aterosclerosi hanno pubblicato nell’ambito della prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per questa ragione è importante preoccuparsi dei livelli di colesterolo prima che questi superino le soglie massime di allerta e quindi prima che si renda necessario l’utilizzo di farmaci. L’approccio non farmacologico d’elezione nella 24

gestione dei livelli di colesterolo è quello dei nutraceutici associati ad uno stile di vita sano ed a una corretta alimentazione. Oggi lo studio e lo sviluppo dei nutraceutici ha fatto enormi passi avanti, sia dal punto di vista della formulazione, che si sta indirizzando verso la produzione di combinazioni di più nutraceutici con l’obiettivo di impiegarli alle dosi più basse possibili per cercare di mantenere l’efficacia garantendo la migliore tollerabilità (Position Statement SID-SISA, 2016), che dal punto di vista della ricerca clinica. A tal proposito abbiamo recentemente condotto uno studio clinico presso l’ospedale Niguarda di Milano,

nel quale si è dimostrato come l’azione combinata di Bifidobacterium Longum BB536, uno specifico probiotico, e di Monacolina K (10 mg al giorno) possa significativamente migliorare i livelli circolanti di Colesterolo LDL (-26%) in 12 settimane, senza effetti collaterali di rilievo. Se è nota da molto tempo l’azione ipocolesterolemizzante della Monacolina K, l’intuizione innovativa è stata quella di associare un altro target di azione, quello dovuto ai 25


| Fonti e partner

Fonti • • •

http://forward.recentiprogressi.it Grundy SM. “Does Dietary Cholesterol Matter?” Curr Atheroscler Rep. 2016; 18:68 Parolini C, Manzini S, Busnelli M, Rigamonti E, Marchesi M, Diani E, Sirtori CR, Chiesa G. “Effect of the combinations between pea proteins and soluble fibres on cholesterolaemia and cholesterol metabolism in rats”. Br J Nutr. 2013; 110:1394-401 Sirtori CR, Triolo M, Bosisio R, Bondioli A, Calabresi L, De Vergori V, Gomaraschi M, Mombelli G, Pazzucconi F, Zacherl C, Arnoldi A. “Hypocholesterolaemic effects of lupin protein and pea protein/fibre combinations in moderately hypercholesterolaemic individuals.” Br J Nutr. 2012; 107:1176-83.

www.saluteuropa.org DIREZIONE: Andrea Pensotti

Partner • •

European Medical Association Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società. Dipartimento di Scienze Farmacologiche e BIomolecolari. Università degli Studi di MIlano.

COORDINAMENTO EDITORIALE: Nicola Cappello COORDINAMENTO SCIENTIFICO UNIVERSITARIO Martina Laccisaglia Flavia Bruno COORDINAMENTO REDAZIONE E COLLABORATORI: Simona Graziano redazione@saluteuropa.org COORDINAMENTO GRAFICA: Stefania Paradiso COORDINAMENTO WEB MASTER: Alessandro Mattia COORDINAMENTO VIDEO: Gloria Gianatti

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