Linee guida per il centro storico di Modica

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UNI VE R S I T A’ DE GL I S T UDI DI P AL E R MO S CUOL AP OL I T E CNI CA Cor s odi l a ur e ai nI nge gne r i aE di l eAr c hi t e t t ur a A. A. 2 0 1 4 / 2 0 1 5

L i ne egui dape r i l r e c upe r oel av a l or i z z a z i onede l c e nt r os t or i c odi Modi c a I l t e made l l ar i qua l ic a z i onee ne r ge t i c ade l pa t r i moni oe di l i z i o


UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO SCUOLA POLITECNICA Corso di laurea in Ingegneria Edile - Architettura A.A. 2014/2015

Linee guida per il recupero e la valorizzazione del centro storico di Modica Il tema della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio

Relatori: Prof. Ing. Arch. Giuseppe Trombino Prof. Ing. Gianfranco Rizzo Prof. Ing. Maria La Gennusa Prof. Ing. Maria Fiorella Granata

Tesi di laurea di: Giulia Baldi Salvatore Collura Laura Iuliano Marcello Karra Sara Mandracchia



INDICE

INDICE Parte 1 – Centri storici ed efficienza energetica 1.1 – IL CONTESTO NORMATIVO 1.1.1 La pianificazione dei centri storici in Sicilia 1.1.1.1 Introduzione sull’evoluzione legislativa della definizione di centro storico a livello nazionale 1.1.1.2 La legislazione siciliana in materia di recupero dei centri storici 1.1.1.3 La legislazione speciale in Sicilia e le esperienze siciliane 1.1.2 Le disposizioni normative in materia di efficientamento energetico e prestazioni energetiche dell’edificio 1.1.2.1 Le Direttive comunitarie 1.1.2.2 Quadro normativo italiano Le disposizioni normative Italiane La nuova normativa sull’attestato di prestazione energetica - I tre D.M. di Luglio 2015 I Piani nazionali Le competenze regionali Le scelte della Regione Sicilia in materia di efficienza energetica

1.1.2.3 Prestazione energetica degli edifici Attestato di Prestazione Energetica Compilazione dell’attestato di prestazione energetica Prestazione energetica dell'edificio Il fabbisogno globale di energia primaria Il clima della località e la stagione di riscaldamento

1.1.2.4 Eco - regolamento edilizio


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1.2 - PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA 1.2.1 Caratteristiche bioclimatiche degli edifici storici 1.2.2 Il rilevamento dei dati sulle tipologie edilizie 1.2.3 Individuazione e analisi dei parametri per l’efficientamento 1.3 – INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO NELL’ EDILIZIA STORICA 1.3.1 Interventi sull’involucro 1.3.1.1 Orientamento 1.3.1.2 Isolamento termico 1.3.1.3 Controllo solare e schermature delle superfici 1.3.1.4 Tabelle riassuntive d’intervento sugli elementi tecnici

1.3.2 Interventi sugli impianti 1.3.2.1 Impianto di illuminazione elettrica 1.3.2.2 Impianto di riscaldamento 1.3.2.3 Impianto di raffrescamento 1.3.2.4 Impianto di ventilazione 1.3.1.5 Tabelle riassuntive d’intervento sugli elementi tecnici

1.3.3 Uso di fonti rinnovabili 1.3.5 La valorizzazione degli aspetti bioclimatici


INDICE

Parte 2 – La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio del centro storico di Modica 2.1 – IL CONTESTO URBANISTICO DI RIFERIMENTO 2.1.1 Modica e il suo passato 2.1.2 La morfologia urbana della città antica e le tipologie di isolati

2.2 - ANALISI ENERGETICA DELL’ EDILIZIA STORICA DI MODICA 2.2.1 Linee guida 2.2.2 Materiali ecocompatibili 2.2.3 Il calcolo delle prestazioni energetiche dei casi studio a Modica 2.2.2.1 Le condizioni climatiche di Modica 2.2.2.2 Il software Lex 10 Professional 2.3 - L’ANALISI ECONOMICA 2.4 - CASI STUDIO CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA



PREFAZIONE

PREFAZIONE La tesi di Laurea si inserisce all'interno di un Laboratorio di laurea magistrale a ciclo unico in ingegneria edile architettura avente come tema la definizione di Linee guida per il recupero e la riqualificazione del centro storico di Modica. Il Laboratorio, coordinato dal prof. Giuseppe Trombino, si inserisce a sua volta all'interno di una convenzione stipulata tra il CIRCES (Centro Interdipartimentale di Ricerca sui centri storici) dell'Università di Palermo ed il Comune di Modica, avente anche essa come oggetto il tema della riqualificazione della città storica. All'interno di tale tematica generale sono stati enucleati diversi argomenti che sono stati oggetto di separati approfondimenti conoscitivi e progettuali. Nella presente tesi viene affrontato, in particolare, il tema della riqualificazione energetica ed ambientale del patrimonio edilizio esistente nel centro storico di Modica. Il tema dell’efficienza energetica ha assunto negli anni un’importanza sempre crescente nel dibattito e nelle politiche energetiche dei paesi più industrializzati. In un contesto dove vi è una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali, sempre più spesso, in diversi campi, si ricorre a termini quali “ efficienza energetica”,” risparmio energetico” ,” sostenibilità” . Anche in ambito edilizio si dibatte sul tema che è considerato centrale, poiché il settore risulta essere il principale responsabile, in termini percentuali, dei consumi energetici e dei relativi impatti sull’ambiente. Per tale motivo, in un periodo in cui il surriscaldamento globale, la scarsità di fonti d'energia non rinnovabili e l'effetto serra sono consideratiproblematiche di primaria importanza, è bene possedere una conoscenza generale delle tematiche ambientali e delle possibili soluzioni al problema. Gran parte dei problemi ambientali globali, esoprattutto la lotta contro il cambiamento climatico, implicano una corretta gestione dell’energia, specialmente a livello locale, attraverso azioni concrete che promuovano l’efficienza energetica degli edifici, l’uso razionale dell’energia e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Sostenibilità ambientale ed efficienza energetica in 7


PREFAZIONE

edilizia, inoltre, sono temi che interessano tutte le fasi di costruzione o ristrutturazione degli edifici: dalla produzione all’utilizzo dei materiali edili, dalla realizzazione all’installazione degli impianti, dalla progettazione dell’edificio alla scelta dei sistemi di gestione dell’energia. Nel caso in argomento, trattandosi di edifici esistenti, è sicuramente più corretto parlare di miglioramento dell’efficienza energetica,ossia l’esecuzione di uno o più interventi aventi lo scopo di ridurre l’indice di prestazione energetica senza alterare sostanzialmente lo stato strutturale e architettonico del manufatto e cercando di migliorare le condizioni di qualità ambientale. Tale obiettivo, sempre impegnativo e difficile da raggiungere pienamente, assume una ulteriore complessità nel momento in cui l'edilizia da sottoporre ad interventi di efficientamento energetico riveste caratteri di particolare interesse storico architettonico, ovvero di particolare complessità funzionale ed organizzativa, come nel caso dei centri storici. I centri storici delle città europee e italiane derivano la propria forma urbis dagli insediamenti consolidatisi nel medioevo, anche in sovrapposizione a impianti urbani preesistenti. E le città medievali, arricchite da trasformazioni successive, alterate dagli sventramenti degli ultimi due secoli, più o meno degradate, rappresentano ancora oggi il cuore delle città attuali e contribuiscono a determinarne l’identità. Dunque le configurazioni attuali dei centri storici ci ricordano che la città storica per diversi secoli è stata costretta a crescere su sé stessa all’interno di un perimetro fortificato, il che ha prodotto sopraelevazioni e occupazioni progressive di tutte le aree libere, a tal punto da mostrare al suo interno forme sempre più patologiche connesse al sovraffollamento, raggiungendo l’apice nel XIX secolo. Queste dinamiche hanno contribuito a produrre stratificazioni nel patrimonio edilizio e l’intasamento vero e proprio di ogni spazio in edificato, a discapito della stabilità degli edifici, delle condizioni igieniche dell’edilizia residenziale e perfino della percorribilità della struttura urbana. Queste patologie non possono essere corrette attraverso la semplice conservazione, ma hanno bisogno di strategie di intervento organiche e innovative. Il centro storico non può essere considerato come una piccola parte della città, ma 8


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come il nucleo centrale dove coesistono elementi di “vecchio” e “nuovo”. Accettare le molteplicità che lo definiscono e coniugare le modifiche con il rispetto della sua consolidata identità è il sistema migliore per conservarlo. Un siffatto atteggiamento progettuale è stato appunto sperimentato nel centro storico di Modica, sicuramente tra i più interessanti della Sicilia per la stratificazione urbanistica che lo caratterizza. Il sisma del 1693 fu per Modica e per le altre città della Sicilia orientale interessate, un evento di cesura e/o fece da cerniera con il passato in cui l’ élite fu costretta a prendere delle decisioni importanti per le popolazioni di ogni singolo nucleo urbano. La domanda che si posero le comunità colpite dal terremoto fu se restare o abbandonare i luoghi terremotati: Modica rimase. Questa rinascita si pose per la storia siciliana come momento di svolta per la riconfigurazione dello spazio urbano, come occasione di rottura con l’immagine della città tramandata dal passato ma anche come esigenza diffusa di modernizzazione dell’architettura in senso antisismico. Le scelte urbanistiche di quel dopo terremoto furono comunque il risultato di una storia tormentata e difficile, in cui i protagonisti riuscirono, alla fine, nell’immane impresa di tramutare la sciagura in “occasione”. La linea di intervento seguita a Modica fu quella di mantenere i siti originari per ridurre i costi della ricostruzione, dunque il tessuto urbano si può ricondurre a quello degli impianti urbani medievali, formato da un intricato sistema di strade strette, tortuose,adagiato sui fianchi delle due vallate e sui pianori delle colline sovrastanti, tutto avviluppato intorno allo sperone della collina del Pizzo, sul quale poggiava inaccessibile il Castello dei Conti, con la maestosa Torre dell'orologio che ancor oggi è uno dei simboli più rappresentativi della città. In altre zone fu ricercato un diverso rapporto tra altezza degli edifici e larghezza delle strade, atteggiamento volto a favorire la creazione di vie di fuga, da aprirsi negli spazi per lo più angusti dovuti all’antica formazione dei tessuti urbani. Ebbe una straordinaria fortuna nel Val di Noto, durante la ricostruzione, il modello di prospetto a sviluppo verticale, caratterizzando inconfondibilmente il paesaggio sacro degli Iblei e ponendosi come “segnale nuovo” e nuova emergenza visiva del territorio. Non meno 9


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importanti le poche testimonianze rimaste della precedente città. Modica dunque per le peculiarità che la caratterizzano è senza dubbio un unicum nel territorio. La tesi affronta dunque il tema del recupero e della valorizzazione dell’edilizia storica nell’ottica di una corretta applicazione di principi di efficienza energetica, ben considerando l’evidente difficoltà di conciliare la conservazione di valori architettonici, storici e tecnico-funzionari degli edifici con la sempre maggiore necessità di garantire un ridotto consumo energetico e prestazioni dell'ambiente indoor sempre più elevate. Particolare rilievo è stato dato alla definizione di una metodologia di approccio al problema del recupero dell’edilizia storica, alla proposizione di criteri, linee guida e strumenti per garantire interventi appropriati e tesi al miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici storici nel rispetto dei caratteri costruttivi, strutturali, architettonici e formali.

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PREFAZIONE

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PARTE 1 CENTRI STORICI ED EFFICIENZA ENERGETICA


IL CONTESTO NORMATIVO

1.1 – IL CONTESTO NORMATIVO 1.1.1 - LA PIANIFICAZIONE DEI CENTRI STORICI IN SICILIA 1.1.1.1 Introduzione sull’evoluzione legislativa della definizione di centro storico a livello nazionale Cercare di proporre una definizione di centro storico è oggi un’operazione estremamente difficile per la struttura sintetica che dovrebbe avere la proposizione riuscendo, nonostante la sua brevità, a racchiudere in sé almeno dei riferimenti a molteplici fenomeni complessi, e per l’abbondanza di varietà tipologica, strutturale, storica, dimensionale, geografica e geologica degli stessi. Intendiamo, dunque, analizzare alcune definizioni, non certo per giungere ad una sorta di sintesi degli elementi considerati più interessanti o condivisibili che possano andare a costituire una personale “definizione principe”, quanto per porre in luce da un lato la complessità del tema, e dall’altro tutti gli elementi, le discipline e le problematiche di cui è fondamentale tener conto nel momento in cui si vuole affrontare un fondato discorso sui centri storici. Nonostante l’ampiezza del dibattito culturale sulle loro peculiarità e sulla loro sorte, sviluppatosi in Italia nel dopoguerra, e nonostante l’Italia abbia un ruolo leader in Europa per quanto attiene i principi teorici e le esperienze metodologiche sul recupero dei centri storici la nozione e la definizione di centro storico non compaiono mai nella legislazione urbanistica statale; compaiono con grande ritardo in alcune leggi speciali e nelle leggi urbanistiche regionali. La legge urbanistica del ‘42 si limita a enunciare che si deve assicurare, nel rinnovamento e ampliamento edilizio della città, il rispetto dei caratteri tradizionali. Successivamente, per effetto dell’ art. 17 della l. 765 del 1967 la legge urbanistica dispone (art. 41 quinquies) che quando l’agglomerato urbano rivesta carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale sono consentite esclusivamente opere di consolidamento o restauro, senza alterazioni di volumi (…) fino all’approvazione del piano regolatore generale. Con ciò le trasformazioni sono solo rinviate alla fase della pianificazione urbanistica. Con una successiva integrazione dovuta all’art. 1 della legge 11 novembre 1968 n. 1187, la stessa legge precisa che tra i contenuti essenziali del piano regolatore generale debbono esservi i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico. 14


IL CONTESTO NORMATIVO

Nel 1960 il convegno di Gubbio (Convegno nazionale per la salvaguardia e il risanamento dei Centri Storici), promossa dall’ ANCSA (Associazione Nazionale Centri Storici Artistici), a conclusione emana la Carta di Gubbio, documento di politica culturale indirizzato a un pubblico di politici, amministratori, tecnici finalizzata a promuovere la salvaguardia e il risanamento dei centri storici. Nel breve ma significativo testo della Carta possiamo leggere: l’estensione a scala nazionale del problema trattato è stata unitamente riconosciuta, insieme alla necessità di un’urgente ricognizione e classificazione preliminare dei centri storici con la individuazione delle zone da salvaguardare e risanare. Si afferma la fondamentale e imprescindibile necessità di considerare tali operazioni come premessa allo stesso sviluppo della città moderna e quindi la necessità che esse facciano parte dei piani regolatori comunali, come una delle fasi essenziali nella programmazione della loro attuazione (…) Si invoca una immediata disposizione di vincolo di salvaguardia, atto ad efficacemente sospendere qualsiasi intervento, anche di modesta entità, in tutti i centri storici, dotati o no di Piano Regolatore, prima che i relativi piani di risanamento conservativo siano stati formulati e resi operanti. Si riconosce la necessità di fissare per legge i caratteri e la procedura di formazione dei piani di risanamento conservativo, come speciali piani particolareggiati di iniziativa comunale. Il documento è un importante riferimento per i l dibattito disciplinare sui centri storici. Si evidenzia la necessità della classificazione dei Centri Storici con l’individuazione delle zone da risanare e si sottolinea l’importanza di pianificarli contestualmente all’elaborazione dei PRG. Governo e Parlamento emanano, invece negli anni ‘60, sotto la spinta dell’ alluvione di Firenze e della frana di Agrigento del 1966, provvedimenti urbanistici dichiaratamente provvisori, come la cosiddetta “legge ponte” n.765 del 1967 e i decreti del 1968, che hanno finalità più generali, volte prevalentemente a contenere l’ edificazione, ossia: l'esigenza di inserirli nell'ambito della pianificazione urbanistica generale; la definizione di specifiche modalità di intervento, che di norma prescrivono la conservazione delle densità edilizie e fondiarie preesistenti, senza alterazioni dei volumi" preesistenti. Norme minimali sui centri storici, appaiono nel Decreto del 2 aprile 1968 nel quale sono definite le Zone territoriali omogenee. Da allora, i centri storici (che nel decreto non vengono mai nominati) si sono fatti coincidere, in linea di massima con le zone A definite come le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi. Il Decreto, per le zone A, si limita a prescrivere limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati. 15


IL CONTESTO NORMATIVO

La legge 457 del 1978, ha indirettamente riportato l’attenzione sulle aree degradate dei centri storici, essendo finalizzata nel solo titolo IV al recupero del patrimonio edilizio esistente attraverso piani di recupero di cui comunque non si stabiliscono i contenuti. Molti studiosi hanno criticato, non senza fondamento, la novità introdotta dalla 457 relativa alle categorie di intervento sul patrimonio edilizio e le conseguenze indotte nella pianificazione nei centri storici. Le categorie di intervento in realtà hanno costituito per decenni l’unica normativa applicata a livello nazionale per l’ intervento nei centri storici, con tutta la loro schematicità e presunta alternatività. Per altro i lavori parlamentari che hanno condotto all’ approvazione della L. 457 hanno ulteriormente peggiorato le proposte formulate dagli esperti, per cui la categoria del risanamento conservativo che era riferita agli interventi urbanistici è stata associata in maniera poco comprensibile con il restauro. Addirittura devastante e in aperto contrasto con la conservazione dei tessuti storici é da ritenere la categoria della ristrutturazione urbanistica. Bisogna arrivare al 1997 per trovare il primo disegno di legge nazionale denominato “Norme per le città storiche”, che focalizzava l’attenzione sul fatto che i centri storici assumono interesse non solo per il valore storico-artistico che in essi è contenuto, ma anche per il valore economico che può essere generato dal turismo che essi richiamano. La proposta é stata aspramente criticata dall’ Istituto Nazionale di Urbanistica con argomentazioni un po’ sbrigative, concernenti principalmente la sottrazione di competenza agli enti locali a favore delle Soprintendenze e l’ assenza di connessioni con la disciplina urbanistica. Ed è stata rapidamente abbandonata. I disegni di legge di riforma urbanistica o di governo del territorio sepolti in Parlamento, per la maggior parte ignorano il tema dei centri storici; che viene solo sfiorato nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, il quale incentiva la tutela dei beni culturali, la loro circolazione in ambito nazionale ed internazionale, si occupa di paesaggio e di centri storici, disciplina l'esproprio e la fruizione dei beni immobili. Dopo questo excursus normativo, possiamo concludere che qualsiasi definizione si tenti di dare è necessario che sottintenda sempre e comunque la più ampia visione possibile che comprenda in sé la concezione di centro storico contemporaneamente quale bene culturale, bene economico e bene sociale, tentando di giungere a quel giusto equilibrio tra i diversi fattori che possa condurre anche e soprattutto, ad una corretta possibilità di intervento operativo.

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IL CONTESTO NORMATIVO

Legge urbanistica del ’42: rispetto dei caratteri tradizionali nel rinnovamento e ampliamento edilizio della città. Convegno di Gubbio 1960: classificazione preliminare dei centri storici ,piani di risanamento conservativo . “Legge Ponte” n.765 del 1967: definizione di specifiche modalità di intervento per contenere l’edificazione. Decreto del 2 aprile 1968 : definizione delle Zone territoriali omogenee Norme per le città storiche 1997: attribuiscono non solo valore storico-artistico ma anche valore economico. Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004 :tutela dei beni culturali, la loro circolazione in ambito nazionale ed internazionale Fig.1 - Evoluzione normativa nazionale sui centri storici

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IL CONTESTO NORMATIVO

1.1.1.2 La legislazione siciliana in materia di recupero dei centri storici Con la legge n. 71 del 1978, che dedica al recupero del patrimonio edilizio e ai centri storici solo pochi articoli ( art. 20 e 55), si è comunque fatto un primo passo avanti nella politica urbanistica regionale. L’ art. 20 recepisce le categorie di intervento della legge n. 457 del 1978 proponendo, inoltre, i limiti di densità fondiaria previsti dal Decreto n. 1444 del 1969. Tale articolo, riprendendo in maniera integrale l’art. 31 della legge n. 457, prescrive anche la prevalenza delle definizioni relative ai vari tipi di intervento di recupero del patrimonio edilizio esistente sulle disposizioni degli strumenti generali e dei regolamenti edilizi comunali. Tale prevalenza ha consentito l’applicazione delle categoria d’intervento, sia nei comuni in cui gli strumenti urbanistici generali prescrivevano la preventiva formazione di un piano particolareggiato, sia in quelli che ne erano sprovvisti. L’ art. 55, denominato “Centri storici”, nel trattare la natura degli interventi, pone l’accento sull’inserimento armonico delle nuove costruzioni nell’ambiente circostante, rispettandone la tipologia e le caratteristiche. Inoltre, lo stesso articolo ribadisce il carattere prevalentemente conservativo attribuito ai piani di recupero della L. n. 457 del 1978. Successivamente, con la circolare n. 4 del 1979 dell’ Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, emanata in applicazione alla legge n. 71 del 1978, vengono definiti i contenuti dei piani particolareggiati e dei piani di recupero dei centri storici. Tuttavia, le prime norme organiche per il recupero dei centri storici sono state emanate dalla regione Sicilia nell’ambito della legislazione speciale con la legge n.70 del 1976, dedicata al recupero dei centri storici di Siracusa e di Agrigento. La Regione, dopo essersi impegnata con la legge n. 70 del 1976 a predisporre un elenco dei comuni siciliani i cui centri storici rappresentassero beni culturali di particolare pregio da tutelare con interventi di risanamento conservativo e da finanziare con successivi provvedimenti legislativi, emana la legge n. 71 del 1978. Questa rappresenta la prima legge urbanistica organica dell’ordinamento siciliano che, oltre a riconoscere i contenuti delle leggi nazionali n. 1150 del 1942 e n. 457 del 1978, consente alla Regione di attingere ai finanziamenti per l’edilizia residenziale previsti dalla 457. Per la redazione dei piani e per l’attuazione diretta degli interventi di recupero, l’art. 29 della legge n. 457 prevedeva l’assegnazione ai comuni di una quota di finanziamenti. Il meccanismo finanziario della legge si prestava all’articolazione di una politica di recupero che includesse, nell’attuazione dei piani, la partecipazione delle amministrazioni comunali e dei privati proprietari (singoli o riuniti in consorzio o in cooperative). Non esistendo un patrimonio edilizio storico residenziale di proprietà comunale, le suddette amministrazioni nell’ambito delle disposizioni della legge 457, hanno richiesto i contributi per il 18


IL CONTESTO NORMATIVO

recupero di edifici scolastici, di palazzi comunali o di complessi monumentali, per lo più ex conventi di proprietà pubblica. Ciò ha destato notevoli perplessità nell’amministrazione regionale, la quale, rivolgendosi al Comitato per l’ edilizia residenziale presso il Ministero dei Lavori Pubblici, ha ricevuto parere negativo sulla possibilità di finanziare, con la legge n. 457, gli interventi di recupero sul patrimonio edilizio non abitativo. I canali finanziari attivati dalla predetta legge a favore dell’intervento privato nei centri storici siciliani sono, dunque, rivelati inefficaci, per l’entità irrisoria dei contributi, per la complessità delle procedure e, soprattutto, per l’elevato degrado del patrimonio edilizio dei centri storici siciliani, non risolvibile mediante interventi limitati alle singole unità immobiliari, senza bonificare, consolidare e restaurare le parti condominiali e in assenza di politiche pubbliche di riqualificazione urbana. Per fare un bilancio conclusivo, sembra che per la maggior parte dei finanziamenti provenienti dalla L. n. 457 del 1978 sia stata utilizzata in Sicilia per opere di manutenzione straordinaria o ristrutturazione di edilizia pubblica residenziale. Gli esiti della legge dipendono prevalentemente dalle scelte politiche e di governo del territorio che le amministrazioni di volta in volta hanno scelto di attuare. Tuttavia, è possibile affermare come questa legge rappresenti una conquista, in particolare nel campo del recupero edilizio a fini sociali. In merito alla ripartizione delle competenze tra i vari assessorati regionali, è l’Assessorato dei lavori Pubblici ad avere la competenza sull’edilizia residenziale interamente finanziata dallo Stato, sia di nuova realizzazione che di recupero, e a gestire i finanziamenti nazionali derivanti dalla legge n. 457 e i finanziamenti regionali derivanti dalle leggi regionali n. 86 del 1981 e n. 15 del 1986. La legge regionale n. 86 del 1981, i cui contenuti riguardano norme per incrementare l’edilizia pubblica e privata nuova e di recupero nei comuni capoluogo di provincia e in quelli con popolazione superiore ai 30 mila abitanti (art. 17), si è rivelata fallimentare per l’esiguità della copertura finanziari prevista per il recupero. D’ altronde, associare la necessità e la praticabilità del recupero al solo paramento delle soglia demografica dei comuni è risultato estremamente limitativo. Non esiste, infatti, un rapporto diretto tra il numero degli abitanti e le potenzialità del recupero del patrimonio edilizio storico e, dunque, la maggior parte dei comuni siciliani rimane cosi esclusa dai benefici della legge. Le due leggi regionali, la n. 86 del 1981 e la n. 15 del 1986, in realtà, sono intervenute finanziando prevalentemente l’edilizia pubblica di nuova costruzione. Nell’ambito degli aspetti regolamentativi della formazione dei piani urbanistici generali e particolareggiati interviene, nel 2000, una circolare emanata dall’ ARTA, la circolare ARTA n. 3 del 2000. Tale circolare afferma l’opportunità di disciplinare il 19


IL CONTESTO NORMATIVO

recupero dei centri storici attraverso l’intervento diretto, previsto in sede di pianificazione generale o attraverso apposite varianti generali che abbiano come campo di applicazione le zone A, demandando alla redazione di piani particolareggiati la progettazione relativa al aree campione o ad aree rappresentative di problematiche particolari. Anche se non si può prescindere dalla documentazione cartografica costituita da rilievi delle strutture edilizie (scala 1:500) che consenta di ipotizzare la classificazione tipologica del patrimonio edilizio storico, i rilievi possono essere estesi all’intera zona A o possono essere limitati ad aree campione. La circolare, introducendo la variante generale per le zone A e limitando l’utilizzazione dei piani particolareggiati ad aree che presentano problematiche particolari, consente, quindi, di abbattere i costi relativi alla formazione dei piani. Questa introduce l’analisi tipologia e suggerisce in maniera didascalica il numero e la qualità degli elaborati da redigere, le scale di rappresentazione, le analisi da scorgere e le destinazioni d’uso compatibili con la riutilizzazione del patrimonio edilizio storico. Inoltre, la circolare stabilisce che le scelte progettuali, contenute all’interno delle varianti debbano scaturire da analisi approfondite riferite sia al contesto fisico-spaziale che al contesto socio economico, e finalizzate a ridefinire il ruolo del centro storico nel contesto urbano e territoriale e a individuare i soggetti attuatori pubblici e privati. L’ultimo ammodernamento in ambito di pianificazione riguardante i centri storici riguarda la legge regionale sui centri storici “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” approvata il 10 luglio 2015 dall’ Assemblea Regionale Siciliana . Obiettivo della nuova legge è la valorizzazione e la rivitalizzazione economica e sociale dei centri storici della Sicilia, attraverso norme in grado di semplificare le procedure per gli interventi. Per molte tipologie di lavori, infatti, basterà una comunicazione di invio attività’ accompagnata da una relazione o da un progetto. Vengono definite le diverse tipologie edilizie presenti nei centri storici: edilizia di base non qualificata, edilizia di base parzialmente qualificata, edilizia di base qualificata, edilizia di base qualificata speciale, edilizia monumentale residenziale, edilizia residenziale moderna non qualificata, edilizia specialistica moderna non qualificata. La legge, inoltre, definisce lo studio di dettaglio, necessario a classificare gli immobili nelle diverse tipologie edilizie. Si specificano anche i casi in cui, per gli interventi, è richiesto il parere della Sovrintendenza o del Genio Civile. Inoltre sono indicate le procedure, semplificate, per i diversi tipi di intervento (manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, ristrutturazione, accorpamento, etc) in base alla tipologia edilizia: si tratta di procedure semplificate e con tempi certi, che vanno dalla comunicazione di inizio attività alla concessione edilizia. 20


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Fig.2 - Evoluzione normativa regionale sui centri storici

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1.1.1.3 La legislazione speciale in Sicilia e le esperienze siciliane Due sono le leggi speciali che operano in Sicilia: la legge regionale n. 70 del 1976 ( modificata con la L.r.n. 34 del 1985) destinata a promuovere e finanziare interventi di recupero nel centro storico di Siracusa e di Agrigento e la legge regionale n. 61 del 1981, destinata a promuovere e finanziare interventi di recupero del Centro storico di Ragusa. La legge destinata a Siracusa ed Agrigento enuncia alcuni principi generali sulla tutela dei centri storici siciliani, definiti dall’art. 1 come “beni culturali, sociali ed economici da salvaguardare, conservare e recuperare mediante interventi di risanamento conservativo”. Il riconoscimento del ruolo di beni economici e sociali attribuito ai centri storici è effettivamente un concetto innovativo, cosi come innovative sono le finalità enunciate dall’art. 2, all’interno del quale si rivela una certa attenzione verso la composizione sociale da mantenere nei centri storici. Nell’art. 2, infatti, si stabilisce che “i comuni, nella redazione dei piani particolareggiati relativi ai centri storici, devono perseguire la conservazione, la riqualificazione e la valorizzazione del patrimonio edilizio storico, monumentale e ambientale, il recupero edilizio a fine sociali ed economici e la permanenza degli attuali abitanti”, anche avvalendosi della legge n. 167 del 1962. Per assicurare la corretta cornice normativa agli interventi edilizi, la legge prevedeva che venissero redatti i piani particolareggiati per i centri storici di Agrigento e Siracusa. L’adempimento di questa disposizione, però, si è rivelato lungo e difficoltoso. Infatti, l’iter di formazione del piano particolareggiato di Ortigia ha richiesto quattordici anni, giungendo all’approvazione soltanto nel 1990 e innescando concretamente il recupero e la valorizzazione del centro storico, per Agrigento si è concluso con l’approvazione nel 2007 , col centro storico che versa in pessime condizioni ad esclusione di qualche area centrale gravante sulla via Atenea. Analogamente alla legge speciale per Siracusa ed Agrigento, anche quella per Ragusa proponeva una commissione di esperti, con il compito di affiancare il Comune nella politica di recupero del centro storico, la quale ha incontrato notevoli difficoltà legate alle vicende politiche e amministrative locali. Il Comune stanziò abbondanti fondi finanziari, al fine di acquistare centinaia di immobili per consentire di effettuare una serie di interventi di restauro su edifici di pregio senza aspettare la redazione di uno strumento urbanistico che è stato avviato e portato a compimento successivamente.

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Nel caso di Palermo il processo di recupero del centro storico è stato guidato dal Piano Particolareggiato Esecutivo per il recupero del centro storico commissionato da Orlando a Cervellati e Benevolo, detto abitualmente P.P.E, approvato dalla Regione nel 1993 e assistito da una legge regionale che ha canalizzato notevoli risorse finanziarie a favore degli interventi di recupero pubblici e provati. Catania, Trapani, Caltanissetta ed Enna , tutt’oggi, non dispongono di piani specifici finalizzati al recupero dei rispettivi centri storici, ma mentre i centri storici di Catania e di Trapani si puo dire che siano attualmente investiti da un processo di valorizzazione, anche se disorganico e in assenza si politiche pubbliche di ampio respiro, i centri storici di Caltanissetta ed Enna presentano ancora diversi ambiti caratterizzati da degrado e marginalitĂ .

Comuni siciliani che hanno adottato piani urbanistici sui c.s.

2% 1Circ. 3/2000

11% 6%

2 PP / PDR 3 In itinere 4 Nessuno

81%

Fig.3 - Grafico a torta sui comuni siciliani che hanno adottato piani urbanistici sui centri storici

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Fig.4 - Quadro dell’attività urbanistica comunale in Sicilia riguardante i centri storici

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1.1.2 - LE DISPOSIZIONI NORMATIVE IN MATERIA DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E PRESTAZIONI ENERGETICHE DELL’EDIFICIO 1.1.2.1 - Le Direttive comunitarie L’Unione Europea nel corso degli ultimi anni ha spinto i Paesi membri ad un cambiamento radicale del settore edilizio e del mondo delle costruzioni, con lo sguardo attento alla riduzione dei gas serra e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Alcuni degli ambiti d'intervento, fin dagli anni ’70, hanno riguardato la tutela della qualità dell'aria e dell'acqua, la conservazione delle risorse e della biodiversità, la gestione dei rifiuti e delle attività con effetti dannosi, con l’intento di perseguire i seguenti obiettivi: - salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente, - protezione della salute umana, - utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, - promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.” Il ruolo dell’Europa è stato fondamentale anche rispetto al processo normativo in ambito edilizio, grazie alle Direttive 2002/91/CE e 2006/32/CE che hanno stabilito i criteri per il calcolo dei rendimenti energetici degli edifici ed i relativi requisiti minimi obbligatori, il sistema di certificazione, l’obbligo di effettuare ispezioni costanti sulle caldaie e soprattutto obiettivi, meccanismi ed incentivi per eliminare le barriere che ostacolano un efficiente uso dell’energia e lo sviluppo delle risorse rinnovabili in edilizia. In particolare, la Direttiva 2002/91/CE, rinominata EPBD (Energy Performance Building Directive), concerne il rendimento energetico nell’edilizia. L’obiettivo prefissato è quello di promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici, in considerazione delle specificità climatiche di ogni Stato, in un’ottica di efficienza economica. La Direttiva 2006/32/CE, detta ESD (Energy Service Directive), riguarda l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici con lo scopo di raggiungere il risparmio energetico rafforzandone il miglioramento, sotto il profilo costi/benefici. A tal fine gli Stati membri adottano misure efficaci per conseguire un obiettivo nazionale globale di risparmio energetico pari al 9% entro il nono anno di applicazione della Direttiva. Tale percentuale si calcola sull’ammontare medio annuo del consumo finale di energia, relativo ai cinque anni precedenti l'attuazione della direttiva, rappresentato dalla quantità di 25


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energia distribuita o venduta ai clienti finali. Allo scopo di raggiungere l’obiettivo prefissato la Direttiva istituisce i PAEE, ovvero i Piani di Azione nazionale in materia di Efficienza Energetica, che ogni tre anni vengono aggiornati per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il passo più importante è stato quello della Direttiva 31/2010/UE, di fatto una rifusione della Direttiva 2002/91/CE (EPBD), la quale tratta della prestazione energetica nell’edilizia ed è denominata EPBD2 (Energy Performance Building Directive 2). Tale norma promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici all’interno dell’Unione Europea, tenendo conto delle condizioni climatiche esterne, delle necessità climatiche interne, in un’ottica di efficacia sotto il profilo dei costi. A tale scopo adotta una metodologia per il calcolo della prestazione energetica e applica requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici, sia di nuova costruzione che esistenti. Di fondamentale importanza è la prescrizione per cui entro il 31 dicembre 2020 gli edifici di nuova costruzione devono essere “edifici a energia quasi zero” ovvero “edifici ad altissima prestazione energetica, determinata in conformità all’allegato I. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze.” Gli ultimi interventi di rilevante importanza dell’Unione Europea sull’efficienza energetica sono dati dal recente Regolamento 244/2012 e la Direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica. Il primo integra la direttiva 2010/31 sulla prestazione energetica nell’edilizia istituendo un quadro metodologico comparativo per calcolare livelli ottimali in funzione dei costi per i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi. La nuova direttiva invece si pone l'obiettivo di aumentare l'uso efficiente dell'energia per ridurre del 20% i consumi energetici, con un risparmio valutato in circa 50 miliardi di euro l'anno; non contiene di per sè un obiettivo vincolante ma misure vincolanti da adottare. Gli Stati dovranno elaborare una strategia a lungo termine per favorire la ristrutturazione degli edifici residenziali e commerciali, sia pubblici che privati. La strategia, elaborata sulla base di una ricognizione del parco immobiliare, dovrà essere pubblicata entro il 30 aprile 2014 e aggiornata ogni tre anni. Un ruolo chiave è attribuito alla riqualificazione di edifici pubblici: dal 1° gennaio 2014 il 3% della superficie degli edifici pubblici riscaldati e/o raffrescati deve essere ristrutturata ogni anno per rispettare i requisiti minimi di prestazione energetica stabiliti in applicazione dell’articolo 4 della Direttiva “Edifici a Energia Quasi Zero”, non ancora recepita in Italia. Inoltre, lo Stato e gli enti locali dovranno acquistare esclusivamente prodotti, servizi ed edifici ad alta efficienza energetica. 26


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1.1.2.2 - Quadro normativo italiano Le disposizioni normative Italiane Le normative inerenti il risparmio energetico fecero la loro comparsa nello scenario italiano nel 1976. La crisi petrolifera mondiale del 1973 riportò l’attenzione sui consumi energetici e sulla dipendenza da fonti non rinnovabili, chiarendo la necessità di creare delle regolamentazioni sull’argomento. Nel 1976 fu quindi emanata la prima legge in merito, la Legge 373/76, “Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici”, che tentava di limitare i consumi energetici in edilizia ed imponeva limiti alla dispersione termica degli involucri. Non trovò l’applicazione auspicata nell’edilizia, a causa dei pochi controlli e della poca sensibilità generale all’argomento. Di fatto portò in luce, senza risolverlo, il conflitto di interessi tra chi costruiva economizzando per ottenere dalla vendita il massimo profitto, e chi acquistava questi edifici, costruiti in modo non idoneo, che richiedevano un grande dispendio di denaro per essere climatizzati. Nonostante questa, e la precedente Legge 615/66 “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico”, la prima Legge considerata pioniera in Italia, in tema di risparmio energetico, fu la Legge 10/91 “Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”. Essa trovò espressione nel Decreto Presidenziale 412/93, “Regolamento recanti norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia”, in attuazione dell’art. 4, comma 4 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10”, poi parzialmente modificato dal Decreto Presidenziale 551/99 “Regolamento recante modifiche al D.P.R. 26 agosto 1993, n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia”. In estrema sintesi la Legge 10/91 fu la prima ad imporre di verificare l’isolamento delle pareti murarie e delle coperture per evitare dispersioni di energia e sprechi. Le fonti considerate rinnovabili erano il sole, il vento, le risorse geotermiche, l’energia idraulica, le maree e la trasformazione di rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Anche la cogenerazione o il calore di recupero dai fumi di scarico degli impianti termici erano considerate fonti di energia assimilabili alle fonti rinnovabili. La norma obbligava inoltre alla manutenzione degli impianti ed all’emanazione di norme attuative per la certificazione energetica degli edifici. Solo quattordici anni dopo fu emanato il decreto attuativo della Legge 10/91, il Decreto Ministeriale 178/2005 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “Norma concernente il 27


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regolamento d'attuazione della legge 9 gennaio 1991, n. 10 (articolo 4, commi 1 e 2), recante: «Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia»”. Fu subito chiarito che questo decreto, attuativo di una legge emanata tanti anni prima, rappresentava parte dell’iter necessario per il recepimento in Italia della Direttiva Europea 2002/91/CE, sul rendimento energetico degli edifici. Pochi mesi dopo infatti l’Italia iniziò il recepimento delle Direttive comunitarie in materia di energia, con il Decreto legislativo 192/2005 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia”. Questa norma, recepimento della suddetta Direttiva, viene considerata anche la normativa di riferimento in materia di certificazione energetica, poiché è la prima legge che riconosce il ruolo del certificatore energetico e le sue responsabilità. In linea di principio la norma stabilisce criteri e modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e favorire lo sviluppo e l’integrazione delle fonti rinnovabili, disciplina la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici e i criteri generali per la certificazione energetica, ed invita all’ispezione periodica degli impianti di climatizzazione. “Il decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorirne lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico.” Il Decreto legislativo 311/2006 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n.192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia”, emanato ad integrazione e correzione del precedente, amplia l’ambito di intervento, che ora non riguarda più solo gli edifici di nuova costruzione, ma anche gli impianti in essi installati, e i nuovi impianti installati in edifici esistenti, nonché le opere di ristrutturazione degli edifici e degli impianti esistenti. Dispone, inoltre, che per migliorare le prestazioni energetiche del proprio edificio o del proprio impianto si possa accedere ad incentivi o sgravi fiscali. Con l’emanazione di nuove Direttive europee, anche l’Italia ha ampliato il proprio pacchetto normativo sull’argomento, e nel 2008 ha emanato il Decreto legislativo 115/2008 “Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE". Il decreto stabilisce una serie di misure atte al miglioramento dell'efficienza degli usi finali dell'energia, sotto il profilo costi e benefici, allo scopo di contribuire al miglioramento della sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alla 28


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tutela dell'ambiente attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. A sua modifica e integrazione viene emanato il Decreto legislativo n. 56/2010 “Modifiche ed integrazioni al decreto 30 maggio 2008, n. 115, recante attuazione della direttiva 2006/32/CE, concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e recante abrogazioni della direttiva 93/76/CEE”. Nel 2009 arriva il decreto di attuazione con il Decreto Presidenziale 59/2009 “Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia”. Questo decreto, attualmente in vigore, ha lo scopo di far applicare in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale le norme per l’efficienza energetica degli edifici nuovi e da ristrutturare, definendo i criteri, i requisiti minimi e le metodologie di calcolo per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria. Lo stesso decreto specifica, però, che le sue disposizioni si applicano solo nelle regioni non già dotate di una norma specifica in materia. Il Decreto Ministeriale 26/6/2009 del Ministero dello Sviluppo Economico “Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici” è la legge nazionale di riferimento per la certificazione energetica degli edifici nuovi e preesistenti e per la definizione dei metodi di calcolo. Dal 25 Luglio 2009 le Regioni prive di norme sulla certificazione energetica degli edifici dovranno seguire le linee guida nazionali, mentre le Regioni che hanno già recepito la direttiva comunitaria 2002/91/CE dovranno conservare le proprie norme, ma adeguandole a quelle nazionali. Nel 2011, sempre allo scopo di attuare Direttive europee, è stato emanato il Decreto legislativo 28/2011 “Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE”. Tale norma definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi al 2020, in materia di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Nel corso degli ultimi anni l’Italia è arrivata quasi sempre in ritardo nel recepimento delle Direttive Europee.Con lo schema di DPR approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 febbraio 2013, si è colmato almeno in parte il ritardo normativo e dato risposta alla procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea sul recepimento della Direttiva 2002/91, in merito all’accreditamento dei certificatori energetici e sui controlli degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva. Rimangono però ancora da recepire le regole per quanto riguarda i controlli e le sanzioni per gli attestati di certificazione energetica degli 29


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edifici, i livelli ottimali di prestazioni per gli edifici nuovi ed esistenti. Sulla certificazione energetica degli edifici la Direttiva prevede che, in fase di costruzione, compravendita o locazione di un edificio, l’attestato di certificazione energetica sia messo a disposizione del proprietario o che questi lo metta a disposizione del futuro acquirente o locatario. Si tratta di un elemento essenziale in quanto permette di avere un quadro chiaro della qualità dell’edificio sotto il profilo del risparmio energetico e dei relativi costi. Tali attestati e le relative ispezioni devono essere, rispettivamente, compilati ed eseguite da esperti qualificati e/o accreditati. Nonostante l’inserimento di questi provvedimenti è da segnalare l’ennesima condanna per l’Italia da parte dell’UE, il 13 giugno 2013, sempre in relazione al recepimento della Direttiva 2002/91. Il tema a cui il nostro Paese è venuto meno è quello dell’obbligo di mettere a disposizione l’attestato di certificazione energetica in caso di vendita o di locazione di un immobile. Passi in avanti sono stati fatti con il Decreto Legge 63 del 4 giugno 2013 rispetto alla Direttiva 2010/31. In particolare il provvedimento modifica, in via d’urgenza, il Decreto Legislativo 192/2005 cercando di porre rimedio alla procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea per il mancato recepimento della Direttiva 2010/31/UE. Il Decreto interviene sulla metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, facendo riferimento alle UNI/TS 11300, e, in presenza di diverse fonti di produzione di energia, rende necessario definire i diversi fattori di conversione e la procedura di calcolo. Inoltre il fabbisogno energetico annuo globale deve essere calcolato per ogni servizio energetico (riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, illuminazione). Altra novità importante riguarda la modifica dell’ Attestato di Certificazione Energetica (ACE) che diventa Attestato di Prestazione Energetica (APE), che con la successiva Legge 90 del 3 agosto 2013 ha definito in modo univoco i contenuti dell’ attestato di prestazione energetica in modo da consentire il confronto su tutto il territorio nazionale, obbligatorio per le Regioni e le Provincie autonome. La legge in questione regolamenta il rilascio, l’affissione, la durata, l’uso e l’aggiornamento dell’attestato di prestazione energetica. Nel caso di vendita o di affitto viene precisato che il proprietario è tenuto a produrre l’attestato. Viene infine previsto un Piano di Azione per la promozione degli edifici a “energia quasi zero”, che dovranno essere edifici a bassissimo consumo di energia non rinnovabile, azzerato mediante la produzione in siti di energia rinnovabile.

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Fig.5 - Schema sulle Direttive Europee e relativo recepimento a livello Nazionale

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La nuova normativa sull’attestato di prestazione energetica - I tre D.M. di Luglio 2015 I tre provvedimenti entreranno in vigore il 1 ottobre 2015 e consentiranno così all’Italia di essere completamente in linea con le direttive europee in materia. I nuovi decreti del Ministero dello Sviluppo Economico, già pubblicati nella gazzetta Ufficiale del 15 luglio 2015, sostanzialmente riscrivono le norme sull’efficienza energetica degli edifici, tra cui la nuova procedura di certificazione indicata nelle “Linee Guida per la certificazione energetica degli edifici” e i Requisiti prestazionali degli edifici, modificati rispetto al decreto 59/2009. Il primo decreto (Decreto sull'adeguamento delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici - Linee guida APE) modifica il DM 26 giugno 2009 e introduce le nuove linee guida nazionali per l’Attestazione della Prestazione Energetica degli edifici (APE 2015) che sostanzialmente è volto alla definizione delle nuove modalità di calcolo della prestazione energetica e i nuovi requisiti minimi di efficienza per i nuovi edifici e quelli sottoposti a ristrutturazione. Per evitare la frammentazione a livello locale delle regole sulla certificazione energetica degli edifici, il nuovo modello di APE sarà uguale per tutto il territorio nazionale e, insieme ad un nuovo schema di annuncio commerciale e al database nazionale dei certificati energetici (SIAPE), offrirà al cittadino, alle Amministrazioni e agli operatori maggiori informazioni riguardo l’efficienza dell’edificio e degli impianti, consentendo un più facile confronto della qualità energetica di unità immobiliari differenti e orientando il mercato verso edifici con migliore qualità energetica. Con l’emanazione di questi provvedimenti si compie un passo importante verso l’incremento degli edifici ad energia quasi zero. Infatti, a partire dal 1 gennaio 2021 i nuovi edifici e quelli sottoposti a ristrutturazioni significative dovranno essere realizzati in modo tale da ridurre al minimo i consumi energetici coprendoli in buona parte con l’uso delle fonti rinnovabili. Per gli edifici pubblici tale scadenza è anticipata al 1 gennaio 2019. Le classi energetiche saranno dieci. Dalla A4, la migliore, si passerà via via alla G, la peggiore. Nel secondo decreto (Decreto con schemi e modalità di riferimento per la compilazione della relazione tecnica di progetto ai fini dell’applicazione delle prescrizioni e dei requisiti minimi di prestazione energetica negli edifici) sono definite le nuove modalità di calcolo della prestazione energetica e i nuovi requisiti minimi di efficienza per i nuovi edifici e quelli sottoposti a ristrutturazione. 32


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Vengono rafforzati gli standard energetici minimi per gli edifici nuovi e per quelli ristrutturati, ottimizzando il rapporto costi/benefici degli interventi, in modo da arrivare a realizzare gli Edifici a Energia Quasi Zero previsti dalla Direttiva 2010/31/UE. Gli edifici di nuova costruzione e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti saranno confrontati con un edificio di riferimento, cioè di un edificio identico a quello di progetto o reale in termini di geometria (sagoma, volumi, superficie calpestabile, superfici degli elementi costruttivi e dei componenti), orientamento, ubicazione territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno e avente caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati. In pratica, l’edificio di riferimento serve per determinare il valore di energia primaria limite di legge che l’edificio di progetto deve rispettare e con i quali confrontarsi. Un importante vantaggio di queste nuove regole risiede nel fatto che finalmente i limiti sono tagliati sull’edificio oggetto di intervento, mentre alcuni svantaggi sono rappresentati dalla perdita di confrontabilità, in quanto non ci sono più valori limite assoluti, ma soprattutto dall’esistenza di un unico edificio di riferimento cui tutte le destinazioni d’uso dovranno confrontarsi e non, come più volte richiesto da AiCARR, la definizione di un edificio di riferimento per ogni destinazione d’uso al fine di confrontare ad esempio residenziale con residenziale e terziario con terziario, dal momento che diverse destinazioni d’uso hanno necessità tecnico/costruttive e prestazioni diverse tra loro. Il terzo decreto, infine, introduce degli schemi di riferimento per la compilazione della relazione tecnica di progetto ai fini dell’applicazione delle prescrizioni e dei requisiti minimi di prestazione energetica negli edifici. Gli schemi sono diversi in base alle diverse tipologie di opere eseguite: nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti, riqualificazioni energetiche. L'Art. 4 comma 3 del decreto impone chiaramente l'obbligo a tutti i software commerciali di generare, oltre all’APE, il tracciato informatico dei dati di input necessari per il calcolo della prestazione energetica degli edifici. Per i progettisti, e quindi anche per coloro che certificano edifici di nuova costruzione e per ristrutturazioni importanti, è stato emanato invece apposito decreto che sostituirà l'attuale DPR 59/09 per la determinazione dei requisiti minimi, il calcolo delle prestazioni energetiche e l'utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici. In caso di nuova costruzione e di ristrutturazione importante, i requisiti minimi sono determinati con l'utilizzo dell'edificio di riferimento, in funzione della tipologia edilizia e delle fasce climatiche; le classi 33


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non si basano più su classi ed indici predefiniti, ma su valori di volta in volta definiti in relazione alle caratteristiche dell'edificio che si sta progettando. In pratica l'edificio reale soggetto a certificazione APE, viene confrontato con lo stesso edificio se fosse dotato di involucro e impianti in base ai requisiti minimi fissati dalla legge 90. Per cui, l’edificio di riferimento avrà caratteristiche geometriche, ubicazione, orientamento, destinazione d’uso uguali all’edificio reale, ma caratteristiche termiche e parametri energetici di riferimento determinate dalla legge. Il fabbisogno energetico annuale globale si calcola per singolo servizio energetico, espresso in energia primaria, su base mensile. Con le stesse modalità si determina l'energia rinnovabile prodotta all'interno del confine del sistema, e si opera la compensazione tra i fabbisogni energetici e l'energia rinnovabile prodotta on site, per vettore energetico e fino a copertura totale del corrispondente vettore energetico consumato. In caso di nuova costruzione, il progettista deve evidenziare i risultati della valutazione della fattibilità tecnica, ambientale ed economica per l'utilizzo di sistemi alternativi ad alta efficienza tra i quali, i sistemi a fornitura di energia rinnovabile, cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffrescamento, pompe di calore. Viene prevista la diagnosi energetica obbligatoria nel caso di ristrutturazione o nuova installazione di impianti termici con potenza termica nominale maggiore o uguale a 100 kW.

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I Piani nazionali a) Piano di Azione italiano per l’Efficienza Energetica (P.A.E.E.) La Direttiva 2006/32/CE sull’efficienza degli usi finali dell’energia, ha stabilito che gli Stati membri adottano e mirano a conseguire un obiettivo nazionale indicativo globale di risparmio energetico, pari al 9% per il nono anno di applicazione della presente direttiva da conseguire tramite servizi energetici e ad altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica. Il riferimento è l'ammontare medio annuo del consumo degli Stati membri, ottenuto come la media della quantità di energia distribuita o venduta ai clienti finali durante gli anni 2001-2005; la percentuale di risparmio, da raggiungere entro il 2016, è data dal cumulo dei risparmi energetici annuali conseguiti nell'intero periodo dei nove anni di applicazione. Per raggiungere l’obiettivo ogni Stato istituisce il P.A.E.E., che viene aggiornato ogni tre anni. L’Italia, ha approvato, nel 2007, il primo Piano di Azione nazionale per l’Efficienza Energetica (P.A.E.E. 2007), che ha individuato gli orientamenti del governo per raggiungere gli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica e dei servizi energetici. Nel 2011 ha redatto il secondo Piano di Azione nazionale per l’Efficienza Energetica (P.A.E.E. 2011), che di fatto rappresenta un aggiornamento del precedente piano, con la prosecuzione coerente delle azioni e delle iniziative. Il PAEE 2011, che pone le basi per la predisposizione di una pianificazione strategica delle misure di efficienza energetica su tutti i risparmi, non solo in termini di energia finale, illustra i risultati conseguiti al 2010 e aggiorna le misure di efficienza energetica da adottare per il conseguimento dell’obiettivo generale al 2016. La metodologia di calcolo dell’obiettivo, il valore totale di risparmi energetici attesi al 2016 e le tipologie d’intervento, sono rimaste sostanzialmente le stesse, anche se all’interno del documento sono elencate, in maniera non esaustiva, altre aree di intervento che potrebbero integrare i risparmi al 2016 già stabiliti. Il Piano fornisce indicazioni a favore dell’efficienza energetica come premessa necessaria per la realizzazione degli obiettivi in materia di energie rinnovabili e riduzione della CO2, spingendo quindi a valutare l’attuazione della direttiva 2006/32/CE all’interno di un contesto strategico, anche al di fuori del proprio ambito settoriale. I programmi e le misure per il miglioramento dell’efficienza energetica nei diversi settori economici 35


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(residenziale, terziario, industriale e dei trasporti), previsti nel precedente piano, hanno portato al conseguimento degli obiettivi attesi, e il settore civile ha fornito un contributo determinante al raggiungimento degli obiettivi previsti dal PAEE 2007 soprattutto grazie all’aggiornamento normativo, l’adeguamento delle relative norme tecniche e l’incentivazione di interventi nel settore civile. Il PAEE 2011 promuove una nuova edilizia ad alta efficienza energetica per edifici di futura costruzione ed esistenti. Nel settore terziario sono previste misure di miglioramento dell’efficienza in tema di: prestazioni energetiche degli edifici, condizionamento efficiente, illuminazione pubblica e degli ambienti interni. Come per il residenziale, queste misure derivano dal recepimento delle direttive 2002/91/CE e 2010/31/UE sui requisiti degli apparecchi correlati all’energia (ErP). Inoltre include “criteri ambientali minimi” da introdurre nelle varie fasi di definizione delle procedure d’appalto pubbliche per alcune categorie di prodotti, servizi e lavori, individuati come prioritari in relazione sia all’entità degli impatti ambientali, sia al volume di spesa pubblica coinvolti.

b) Piano di Azione Nazionale (P.A.N.) La Direttiva 2009/28/CE sulla promozione sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili, stabilisce un quadro comune per la promozione di energia da fonti rinnovabili e fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo. Ogni Stato membro è tenuto ad adottare un piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, che fissa gli obiettivi nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili consumata nel settore dei trasporti, dell’elettricità e del riscaldamento e raffreddamento nel 2020, tenendo conto degli effetti di altre misure politiche relative all’efficienza energetica sul consumo finale di energia, e delle misure appropriate da adottare per raggiungere detti obiettivi nazionali generali. Il Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (P.A.N.), emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Ambiente nel 2010, con specifiche tecniche e orizzonti temporali diversi dal P.A.E.E., fissa obiettivi vincolanti al 2020 per ciò che riguarda la quota di energia da fonti energetiche rinnovabili (F.E.R.). Il recepimento della Direttiva 2009/28/CE, che fornisce ulteriori indicazioni a favore dell’efficienza energetica come presupposto indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi in materia di energie rinnovabili e riduzione della CO2, induce quindi a valutare l’attuazione della Direttiva 2006/32/CE in un contesto strategico anche al di fuori del proprio ambito settoriale. 36


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In effetti, la riduzione del consumo finale lordo di energia al 2020, conseguita mediante programmi e misure di miglioramento dell'efficienza energetica, agevolerà il conseguimento efficiente dell’obiettivo di produzione di energia da fonti rinnovabili. L’obiettivo nazionale italiano, da raggiungere entro l’anno 2020, è quello di coprire con energia da fonti rinnovabili il 17% dei consumi finali lordi di energia. In particolare, il calcolo dell’obiettivo complessivo del P.A.N. è dato dal rapporto tra consumi finali lordi di energia rinnovabile (elettricità, calore, trasporti) e i consumi finali lordi totali (CFL totali: prodotti energetici forniti a scopi energetici all’industria, ai trasporti, alle famiglie, ai servizi, all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, servizi ausiliari per la generazione di elettricità e calore, perdite di distribuzione di elettricità e calore). c) Piano d’Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili Il Piano d’Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili si inserisce in un quadro più ampio di sviluppo di una strategia energetica nazionale sostenibile dal punto di vista ambientale e risponde ad una molteplicità di obiettivi che saranno meglio delineati nel documento programmatico (Strategia Energetica Nazionale) in corso di elaborazione. Tra questi, tenuto conto delle specificità nazionali, assumono particolare rilievo: 1) la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, data l’elevata dipendenza dalle importazioni di fonti di energia; 2) la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, data la necessità di portare l’economia italiana su una traiettoria strutturale di riduzione delle emissioni e di rispondere degli impegni assunti in tal senso dal Governo a livello europeo ed internazionale; 3) il miglioramento della competitività dell’industria manifatturiera nazionale attraverso il sostegno alla domanda di tecnologie rinnovabili e lo sviluppo di politiche di innovazione tecnologica. Il documento disegna le principali linee d’azione per le fonti rinnovabili che si articolano su due piani. Da un lato il coordinamento tra la politica energetica e le altre politiche, tra cui la politica industriale, la politica ambientale e quella della ricerca per l’innovazione tecnologica. Dall’altro la condivisione degli obiettivi con le Regioni, in modo da favorire l’armonizzazione dei vari livelli di programmazione pubblica, con la definizione di un burden sharing regionale che possa responsabilizzare tutte le istituzioni coinvolte nel raggiungimento degli obiettivi.

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Le competenze regionali Con il Decreto Legislativo 112/98 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali”, lo Stato ha dato un certo grado di autonomia alle Regioni in tema di energia. In particolare ogni regione è tenuta a svolgere la funzione di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo dei compiti attribuiti agli enti locali, e stabilisce gli obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili e le relative modalità di raggiungimento. Alla Regione spetta, tra l’altro, l’approvazione, l’attuazione e l’aggiornamento del Piano Energetico Regionale e promuove lo sviluppo dei titoli di efficienza energetica e la diffusione delle fonti rinnovabili. L’autonomia data alle Regioni non significa libertà totale in materia, in quanto lo Stato conserva la possibilità di definire dei requisiti minimi che ciascuna regione deve ottenere al fine di raggiungere un obiettivo nazionale. In tal senso si è mosso con l’emanazione del Decreto Ministeriale 15 marzo 2012 del Ministero dello Sviluppo Economico “Definizione e qualificazione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili e definizione della modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle regioni e delle provincie autonome (c.d. Burden Sharing).” Di fatto si tratta di una regionalizzazione dell’obiettivo di produzione energetica da fonti rinnovabili, attribuito all’Italia in sede di approvazione della Direttiva 2009/28/CE. Ciò è stato fatto allo scopo di raggiungere più agevolmente l’obiettivo nazionale imposto dall’Unione Europea. Il decreto definisce come ripartire la quota minima di incremento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili per raggiungere l’obiettivo del 17% del consumo interno lordo entro il 2020. L’obiettivo è quello di quantificare gli obiettivi intermedi e finali che ciascuna regione e provincia autonoma deve conseguire, per raggiungere l’obiettivo nazionale al 2020 definito nel P.A.N. in materia di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e di quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. La ripartizione è stata effettuata in modo da tener conto della situazione pregressa e dei potenziali disponibili in ciascuna regione e provincia autonoma.

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Le scelte della Regione Sicilia in materia di efficienza energetica L'attuale Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano (PEARS), in vigore dal 2009, contiene importanti indicazioni e vincoli operativi e presta la massima attenzione allo sviluppo delle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica. Il modello energetico cui mira il PEARS è quello decentrato e interattivo, basato sul passaggio ad apparati di produzione convenzionale più efficienti ed ecocompatibili e sul sostanziale sviluppo delle fonti rinnovabili di piccola taglia e della cosiddetta "edilizia a energia positiva", con un sistema smart grid per la gestione dei flussi di elettricità e di idrogeno. Nel 2012 il PEARS è entrato nella fase di monitoraggio dei risultati e ridefinizione degli obiettivi. Dalle analisi, gli obiettivi del PEARS, in particolare quelli di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili (FER), appaiono raggiunti e superati tanto nelle potenze autorizzate che nell'energia producibile a regime (si raggiungerebbe oltre il 22% del consumo elettrico lordo). In Sicilia, ad oggi, non sono state emanate norme in maniera organica in materia di sostenibilità edilizia così come fatto in altre regione del paese. La prima Legge emanata dalla Regione Sicilia in tema di Edilizia sostenibile e risparmio energetico è la L.r. n. 4 del 16 aprile 2003, inserita all’interno della Finanziaria regionale per l’anno 2003. Tale legge all’art. 18 si occupa prevalentemente del recupero ai fini abitativi dei sottotetti, delle pertinenze, dei locali accessori e dei seminterrati. L’obiettivo della L.r. 04/03 è di contenere il consumo di nuovo territorio e di favorire la messa in opera di interventi tecnologici per il contenimento dei consumi energetici, in linea con gli impegni assunti dallo Stato nell'articolo 3 del protocollo di Kyoto, per la riduzione dell'impatto ambientale sulla base di apposita programmazione energetica per il triennio 2003-2005. A distanza di due anni dalla L.r. n. 04/03, il 22 aprile 2005 viene emanata la L.r. n. 4 che introduce nella Regione Siciliana per la prima volta “deroghe, esclusioni e premi edilizi” dei maggiori spessori e altezze delle costruzioni al fine di promuovere il miglioramento dei livelli di coibentazione termo-acustica e comfort ambientale. La Legge Regionale n. 04/05 contiene “Norme riguardanti il contenimento dei consumi energetici e il miglioramento dei livelli qualitativi delle abitazioni. Disposizioni volte alla riduzione dell’inquinamento luminoso”. All’art. 1, denominato “Esclusione del computo di maggiori spessori e altezze nelle costruzioni”, la L.R. prevede che al fine di concorrere alla realizzazione degli obiettivi della politica energetica comunitaria e nazionale, di promuovere il miglioramento dei livelli di coibentazione termo-acustica e di comfort ambientale nonché di favorire la sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati. 39


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Per ben cinque anni, dal 2005 al 2010, la Regione Sicilia non ha ritenuto di promulgare alcuna altra legge in tema di risparmio energetico e di edilizia sostenibile. Nel 2010 nell’ambito dell'efficientamento energetico del patrimonio edilizio la Sicilia approva le norme del cosiddetto “Piano Casa”, ovvero "Norme per il sostegno dell'attività edilizia e la riqualificazione del patrimonio edilizio" L.r. 6/2010. L'ENEA tramite l'Ufficio territoriale di Palermo e il Dipartimento di Energetica dell'Università di Palermo hanno collaborato alla stesura del decreto attuativo del 7 luglio 2010 “Definizione delle caratteristiche tecniche costruttive per gli interventi di bioedilizia di cui all’art. 3 della legge regionale”, tuttavia lo sforzo di semplificazione non ha dato per ora i risultati attesi. Il Dipartimento regionale all'Energia è impegnato nell'applicazione della normativa nazionale sulla certificazione energetica degli edifici; con Decreto del 3 marzo 2011 ha emanato le direttive in materia ed è in fase di realizzazione il Catasto energetico degli edifici e un sistema GIS per l'analisi dei risultati e la pianificazione. Le prime analisi effettuate sulle quasi 15.000 comunicazioni pervenute, individuano un 72% di autodichiarazioni (in classe energetica G), un 10% di Certificazioni di edifici della Classe G, percentuali di alcuni punti (3-4%) per le classi da C a F e frazioni di punto per le classi energetiche A+ e A. Tre sono le strade per rendere efficienti gli edifici in modo che l'investimento risulti conveniente in tempi brevi: detrazione fiscale del 65% per interventi di efficientamento, del 50% per ristrutturazione o 40% col «conto termico» del GSE. Lo sviluppo tecnologico consentirà inoltre quanto prima la possibilità di installare presso le abitazioni civili piccoli impianti di solare termodinamico a concentrazione e in particolare il progetto STS-MED "Impianti di piccola scala con tecnologia solare termica per le comunità del Mediterraneo», finanziato dall'Unione europea, consentirà di mettere a punto e installare impianti a concentrazione per ottenere dal sole energia, caldo, freddo e acqua.

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1.1.2.3 - Prestazione energetica degli edifici Dalla metà degli anni ’70 in poi si è cercato di intervenire per limitare i consumi energetici degli edifici principalmente in due modi. In primo luogo si è cercato di aumentare il rendimento generale degli impianti di climatizzazione, anche attraverso una ridefinizione degli standard minimi raccomandati di aria esterna di rinnovo, con diminuzione della ventilazione e aumento del riciclo dell’aria interna soprattutto negli impianti di grossi complessi. In secondo luogo si è cercato di limitare quanto più possibile le dispersioni termiche degli edifici, soprattutto con l’inserimento di infissi con vetro camera e opportunamente sigillati nei confronti degli spifferi e delle rientrate d’aria esterna. La certificazione energetica di un edificio è un processo di analisi di un immobile o di una singola unità immobiliare, in relazione ai suoi componenti opachi e finestrati e dei suoi impianti, con lo scopo di determinarne la prestazione energetica: in sintesi il consumo energetico dell’edificio (o di una singola unità immobiliare) per la sua climatizzazione estiva ed invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale. La prestazione energetica viene espressa mediante un indice in base al quale viene assegnata all’edificio una classe energetica. Ad un indice basso, corrispondono bassi consumi energetici, quindi un risparmio di energia che si traduce in un risparmio economico. Altresì i minori consumi energetici consentono di limitare l’immissione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) e di altri gas clima alteranti, contribuendo quindi a limitare l’innalzamento della temperatura ambientale del globo terrestre.

Attestato di Prestazione Energetica La procedura di certificazione energetica degli edifici prevede che il titolare del titolo abilitativo a costruire, comunque denominato, o dal proprietario, o dal detentore dell’immobile, richieda, a proprie spese, ai Soggetti certificatori riconosciuti, l’attestato di certificazione energetica dell’immobile. Si definisce “Attestato di Prestazione Energetica”, il documento redatto in conformità alla legge 90/2013 realizzato in seguito alla direttiva 2010/31/UE. L'attestato è un documento ufficiale, valido 10 anni, prodotto da un soggetto accreditato e dai diversi organismi riconosciuti a livello locale e regionale. Esso attualmente è necessario per le due seguenti finalità:

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per il rogito, in quanto l'Attestato di Certificazione energetica è indispensabile per tutti gli atti notarili di compravendita di ogni singolo immobile dal 1º luglio 2009 e dal 1° luglio 2010 anche per gli atti di locazione. - per l'accesso alle detrazioni del 55% sul reddito IRPEF poichè l'attestato energetico fa parte della documentazione necessaria all'ottenimento degli sgravi fiscali. L’attestato di certificazione energetica è il documento che stabilisce in valore assoluto il livello di consumo dell'immobile inserendolo in una apposita classe di appartenenza contrassegnata con una lettera che può variare da A+ a G.

Compilazione dell’attestato di prestazione energetica Al fine di compilare una certificazione energetica, i Soggetti certificatori devono attenersi alla seguente procedura: 1) eseguire una diagnosi, o una verifica di progetto, costituita da un insieme di procedure sistematiche che permettono di acquisire un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o di una singola unità immobiliare; essa è finalizzata alla determinazione della prestazione energetica dell’immobile e all’individuazione degli interventi di riqualificazione energetica che risultano economicamente convenienti: a) reperire dei dati di ingresso, relativamente alle caratteristiche climatiche della località, alle caratteristiche dell’utenza, all’uso energetico dell’edificio e alle specifiche caratteristiche dell’edificio e degli impianti; b) determinare la prestazione energetica mediante applicazione della metodologia appropriata, relativamente a tutti gli usi energetici, espressi in base agli indici di prestazione energetica EP totale e parziali; c) individuare le opportunità di intervento per il miglioramento della prestazione energetica in relazione alle soluzioni tecniche proponibili, ai rapporti costi-benefici e ai tempi di ritorno degli investimenti necessari a realizzarle; 2) classificare l’edificio in funzione degli indici di prestazione energetica confrontando i suoi consumi con i limiti di legge e valutare le potenzialità di miglioramento in relazione agli interventi di riqualificazione individuati; 3) rilasciare l’attestato di prestazione energetica. 42


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Sulla base delle finalità, dell’esperienza e delle opportunità offerte dalla certificazione energetica possono essere usate diverse metodologie di riferimento per la determinazione della prestazione energetica degli edifici, differenti per utilizzo e complessità. Sono pertanto considerati: 1) “Metodo calcolato di progetto”, che prevede la valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso del progetto energetico dell’edificio come costruito e dei sistemi impiantistici a servizio dell’edificio come realizzati. Questo metodo è di riferimento per gli edifici di nuova costruzione e per quelli completamente ristrutturati, per la predisposizione dell’attestato di qualificazione energetica e della relazione tecnica di rispondenza del progetto alle prescrizioni per il contenimento dei consumi energetici; 2) “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio o standard”, che prevede la valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso ricavati da indagini svolte direttamente sull’edificio esistente. In questo caso le modalità di approccio possono essere: a) mediante procedure di rilievo, anche strumentali, sull’edificio e/o sui dispositivi impiantistici effettuate secondo le normative tecniche di riferimento, previste dagli organismi normativi nazionali, europei e internazionali, o, in mancanza di tali norme dalla letteratura tecnico-scientifica; b) per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali, regionali o locali; c) sulla base dei principali dati climatici, tipologici, geometrici ed impiantistici.

Fig.6 - Esempio di istogramma relativo alla classe energetica

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Prestazione energetica dell'edificio La prestazione energetica complessiva dell’edificio è espressa attraverso l’indice di prestazione energetica globale EPgl secondo le indicazioni della UNI TS 11300. EPgl= EPi + EPacs + EPe + EPill dove: EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale; EPacs: l’indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria; Epe: l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva; EPill: l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale. L’indice di prestazione energetica globale EPgl tiene conto: - del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale ed estiva, per la produzione di acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale; - dell’energia erogata e dell’energia ausiliaria dei sistemi impiantistici, incluso i sistemi per l’autoproduzione o l’utilizzo di energia.

Il fabbisogno globale di energia primaria Per determinare l'indice di prestazione energetica di un edificio, con destinazione residenziale, è necessario calcolare il fabbisogno globale di energia primaria e la superficie utile. Il decreto legge 63/2013 definisce " prestazione energetica di un edificio" la quantità annua di energia primaria effettivamente consumata o che si prevede necessaria per soddisfare i vari bisogni energetici dell'edificio, la climatizzazione invernale ed estiva, la preparazione dell'acqua calda per usi igienici e sanitari e la ventilazione. Per un edificio residenziale, il fabbisogno globale di energia primaria Qp,h,w dipende dal fabbisogno energetico per la climatizzazione invernale, quello per la produzione dell'acqua calda e quello per l'energia elettrica degli impianti.

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Il clima della località e la stagione di riscaldamento Il fabbisogno energetico per la climatizzazione invernale dipende dalle condizioni climatiche della località in cui si trova l'edificio. Nel definire le condizioni climatiche di una località viene generalmente considerato l'andamento di alcuni parametri, quali la temperatura, la pressione e l'umidità dell'aria, le precipitazioni, il vento, l'irradiazione solare. Il DPR 412/93 suddivide il territorio nazionale in zone climatiche ed, in funzione di esse e del rapporto di forma dell'edificio, il d. lgs. 192/05 individua i limiti di legge rispetto ai quali devono essere confrontati i parametri che descrivono la prestazione energetica dell'edificio. Le zone climatiche sono sei e sono individuate in relazione ad un parametro denominato gradi giorno, che rappresentano la somma, estesa a tutti i giorni del periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle differenze giornaliere tra la temperatura dell'aria ambiente interna di progetto (fissata convenzionalmente a 20°C ) e la temperatura media dell'aria esterna; l'unità di misura è il grado giorno (GG). Tale numero, moltiplicato per il coefficiente globale di trasmissione termica dell'edificio, individua la quantità di energia termica dispersa verso l'esterno durante il periodo di riscaldamento. Le zone climatiche definite dal decreto sono sei, dalla A alla F (Modica appartiene alla zona climatica C con 1117 GG), ove la zona climatica A è attribuita alle località con un clima mite, mentre la zona F a quelle con un clima molto freddo. Per la verifica del fabbisogno energetico stagionale dell'edificio occorre disporre dei dati climatici caratteristici della località in cui si trova l'edificio in esame. Tali dati sono:  la temperatura dell'aria esterna, cioè il valore medio mensile per ogni mese compreso nella stagione di riscaldamento  l'irradiazione solare globale giornaliera cioè i valori medi mensili, per ogni mese della stagione di riscaldamento, della radiazione totale incidente sulle diverse esposizioni e sul piano orizzontale  la temperatura interna di progetto, che per gli edifici residenziali, è fissata in 20°C La durata della stagione di riscaldamento è fissata dal decreto per le diverse zone climatiche. Per la zona climatica C, inizia il 15 novembre e termina il 31 marzo.

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Fig.7 - Rappresentazione delle zone climatiche

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1.1.1.4 - Eco - regolamento edilizio Per fare in modo che l’edilizia sostenibile diventi un “fare” diffuso e costante è necessario, da parte degli enti locali, una profonda revisione delle metodologie sino ad oggi adottate come prassi costante nella redazione degli strumenti urbanistici generali ed attuativi. Tale revisione riguarda particolarmente le Norme tecniche d’attuazione ed al Regolamento edilizio, entrambi strumenti di regolamentazione urbanistica ed edilizia complementari tra loro. Tali strumenti dovranno assumere la veste di una vera e propria guida alla progettazione, in modo che nell’insieme possano configurare un’ “idea” di città nella quale l’edilizia sostenibile possa costituire un elemento fondante. Il regolamento edilizio è lo strumento urbanistico che norma a livello comunale le modalità costruttive dell’edificazione, garantendo il rispetto delle normative tecnico-estetiche, igienico-sanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi. Le amministrazioni comunali hanno piena discrezionalità nella formazione che è limitata solo da specifiche norme statali e regionali che dettano i principi generali formativi. Il regolamento edilizio è obbligatorio per tutti i Comuni, come dispone l'art. 33 della Legge n.1150/42. È uno strumento prettamente "tecnico" nel senso che si limita a disciplinare gli aspetti tecnico-estetici, igienico-sanitari, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle loro pertinenze; in particolare, definisce i parametri edilizi ed il loro criterio di misurazione, le regole per la presentazione delle istanze di permesso di costruire o per il deposito della denuncia di inizio attività, quelle per la composizione ed il funzionamento della commissione edilizi. Con l'evolversi della disciplina urbanistica, però, si assiste oggi ad un progressivo passaggio delle regole "tecniche" del regolamento edilizio alle norme di attuazione del regolamento urbanistico (o del P.r.g.) tanto che il primo, in molti casi, è rimasto essenzialmente un compendio di regole procedurali. Il trasferimento della materia urbanistica alle Regioni, inoltre, ha prodotto una variata articolazione di questi strumenti che presentano sostanziali differenze, anche dal punto di vista terminologico. Pertanto, il Regolamento Edilizio è lo strumento con cui i Comuni definiscono le trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali e edilizi del proprio territorio precisando destinazioni d'uso, tipi di intervento, assetto morfologico e principio insediativo, strumenti d'attuazione. Oggi, grazie alle spinte delle direttive europee e agli adempimenti imposti dalle normative nazionali e regionali nonché grazie ad un sempre crescente aumento della sensibilità in materia di sviluppo 47


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sostenibile e di risparmio energetico, in molte realtà urbane si assiste ad un’innovazione del ruolo e del contenuto dei regolamenti edilizi. I molti Comuni che sono tornati sui propri regolamenti per chiarire alcuni aspetti in tema di prestazione energetica degli edifici lo hanno fatto inserendo negli stessi i parametri ritenuti influenti per l’ottenimento degli obiettivi di risparmio energetico, miglioramento del confort ambientale, ecc. Tali parametri sono i temi tipici che caratterizzano l’involucro edilizio e lo spazio abitativo delle abitazioni: isolamento termico di pareti, tetti, serramenti, utilizzo di fonti rinnovabili, tecnologie per l’efficienza energetica, orientamento e schermatura dal sole, utilizzo di materiali da costruzione locali e riciclabili, risparmio idrico e recupero delle acque meteoriche e grigie, isolamento acustico, permeabilità dei suoli e attenzione all’effetto isola di calore, ventilazione meccanica. Modificare il regolamento edilizio in chiave energetica, significa, quindi andare a definire quei campi, propri di tale strumento urbanistico così come definito dal vigente art. 4 del D.P.R. 380/2001 e s.m.i.: “Il regolamento che i Comuni adottano ai sensi dell’articolo 2, comma 4, deve contenere la disciplina delle modalità costruttive, con particolare riguardo al rispetto delle normative tecnico-estetiche, igienicosanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi”. Dal primo Regolamento Edilizio del Comune di Carugate, che nel 2006 ha proposto interventi di Edilizia Sostenibile, si è passati nel tempo alla scelta di elaborare un Allegato Energetico al Regolamento Edilizio che introduca gli adeguamenti dettati dalle Direttive Europee senza dover rivedere l'intero Regolamento. Le caratteristiche delle norme proposte negli Allegati Energetici si suddividono in obbligatorie ed in scelte suggerite: queste ultime pur non essendo obbligatorie sono utili come indicazione di buona prassi e spesso incentivate con varie forme. Il percorso della costruzione dell'Allegato deve essere condiviso con gli Stakeholders, monitorato ed aggiornato nel tempo. Sia nell’Eco-Regolamento Edilizio che nell’Allegato energetico ambientale al Regolamento Edilizio non si può parlare solo di nuove costruzioni, ma molta attenzione va data alla riqualificazione degli edifici esistenti. Crescono sempre più i Comuni che hanno messo mano ai propri strumenti di governo per introdurre nuovi criteri di sostenibilità e obiettivi energetico-ambientali. In Italia sono 1.003 i Comuni Sostenibili, ovvero che hanno modificato i propri Regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energeticoambientali rispetto alla normativa in vigore, dove vivono complessivamente 21 milioni di cittadini, con l’obiettivo di promuovere una diffusa riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, capace di centrare precisi target di riduzione dei consumi, ma anche di adeguamento delle abitazioni alle nuove domande delle famiglie, e ad un miglioramento del comfort. 48



PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA

1.2 - PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA 1.2.1 - CARATTERISTICHE BIOCLIMATICHE DEGLI EDIFICI STORICI “Gli edifici saranno disposti nel modo giusto se si terrà conto innanzi tutto delle regioni e delle latitudini nelle quali si troveranno. Sembra infatti opportuno che gli edifici siano costruiti in un certo modo in Egitto, in un altro in Spagna, non nello stesso modo nel Ponto, ancora in modo diverso a Roma e così via in tutte le altre località con diverse caratteristiche sia dei terreni che del clima, poiché in una zona la terra viene influenzata da vicino dal corso del Sole, in un’ altra questo è più lontano; in una di mezzo si troverà alla giusta distanza.” (De architectura di Vitruvio dell’anno 1521). Gran parte delle attenzioni che oggi costituiscono il costruire sostenibile erano già, forse inconsapevolmente, alla base del costruire tradizionale, infatti, gli edifici storici erano pensati e progettati con dispositivi bioclimatici che ottenevano il massimo beneficio ambientale con il minimo intervento umano. La localizzazione dell’architettura, la scelta del sito, dell’orientamento, la scelta dei materiali e dei trattamenti delle superfici esterne, la forma ed ogni altro rapporto con l’intorno ambientale sono sempre state in accordo con l’ambito storico, geografico, culturale e sociale in relazione ai tradizionali modi del costruire. Ogni edificio, in passato, contrariamente a quanto avviene oggi, era contestualizzato ad un particolare luogo e tempo ed ogni soluzione tecnologica e costruttiva era tipica del contesto geografico originario. Il legame con l’ambiente circostante, la scelta dell’orientamento, i caratteri territoriali, rappresentavano parametri imprescindibili per il costruito storico e ne definivano proprio il “senso geografico”. Avendo interrotto la continuità storica che, nel tempo, aveva generato modalità costruttive ricche di capacità e di tecniche consolidate atte a migliorare le condizioni dell’abitare, sono andate perdute molte delle soluzioni tecnologiche che quella tradizione aveva individuato e definito per ottimizzare il rapporto tra il costruito ed il benessere di chi lo abita.

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA Ciò è spesso avvenuto anche attraverso interventi di restauro che, non comprendendo le finalità di alcuni elementi costruttivi, li hanno eliminati o modificati stravolgendone il significato originario.

In altri casi, invece, attraverso analisi critiche delle soluzioni adottate dagli antichi per sopportare i cambiamenti di temperatura è stato possibile ricavare accorgimenti e tecniche da mettere in pratica oggi nelle nuove costruzioni. Allo stesso modo, in caso di intervento su un edificio storico, è stato possibile evitare che l’operazione di restauro, con l’adattamento alla nuova funzione, privasse l’edificio di caratteristiche, in apparenza vezzi estetici, che alla luce di queste analisi, si sono rilevate soluzioni che permettevano di interagire con gli aspetti climatici del luogo. Analizzando le caratteristiche di un edificio antico è possibile rilevare le strategie di benessere ambientale utilizzate che con alcuni accorgimenti energeticamente efficienti hanno per secoli mantenuto ottimali le condizioni di benessere all’interno degli stessi. Primo tra questi può essere considerato l’uso di grandi masse murarie (soprattutto in climi di tipo mediterraneo) che mantengono la temperatura superficiale degli ambienti interni più bassa rispetto a quella esterna in regime estivo favorendo migliori condizioni di benessere e comfort percepito nei caldi mesi estivi. Possiamo citare anche la presenza di membrane e strutture leggere di copertura (caratterizzate da intercapedini d’aria tra i listelli e il tavolato di copertura, etc..) costituite da materiali di origine naturale e quindi già intrinsecamente sostenibili; la posizione delle aperture, poche e con dispositivi per occultare l’irraggiamento solare, è scelta in modo da generare correnti di ventilazione che in estate abbassino la temperatura all’interno e d’inverno, mantenendole chiuse, sfruttino l’aria calda interna, dovuta all’insolazione nelle ore diurne, mantenendola anche nelle ore notturne grazie alla buona coibentazione del sistema di chiusura dell’infisso; la presenza di sistemi oscuranti quali tendaggi, di schermature mobili collocate in corrispondenza degli infissi e utili sia nei mesi estivi per proteggere dalla radiazione solare che d’inverno per aumentare l’inerzia termica del sistema serramento. Altra importante caratteristica è la presenza di corti interne ai palazzi, cavedi, logge per allontanare gli ambienti dalla radiazione solare diretta, tutti elementi che sommati e considerati nella loro azione

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA collettiva, ci restituiscono edifici che climaticamente raggiungono livelli di comfort termico interno paragonabili alle condizioni fornite dai moderni sistemi di climatizzazione e condizionamento. Elemento da non trascurare, e di grande uso nei palazzi signorili, era l’utilizzo di arredi-impianti: anche la mobilia interna veniva scelta per migliorare il comfort invernale. Uno tra questi è rappresentato dal sistema degli arazzi appesi alle pareti, che oltre ad essere poi divenuti elementi decorativi veri e propri, avevano lo scopo principale di aumentare l’inerzia termica delle pareti esterne nei mesi invernali fungendo quasi da seconda “pelle”. Funzione analoga avevano i tendaggi disegnati e fissati direttamente sulle pareti che sfruttando le temperature superficiali dei materiali diversi degli intradossi dei paramenti murali abbassando la temperatura radiante superficiale delle pareti in pietra. L’insieme di tutti questi elementi fa dell’architettura storica un riferimento per il modo di costruire moderno in quanto le scelte progettuali del passato hanno condotto a soluzioni costruttive ingegnose dal punto di vista funzionale e spesso molto significative dal punto di vista estetico e simbolico. Lo studio analitico di tutte queste caratteristiche che connotano le architetture preesistenti permette di individuare una serie di informazioni complesse che, se interpretate correttamente, possono essere di riferimento metodologico sia per la progettazione del nuovo, ma soprattutto per un intervento sul costruito che sia capace di coniugare le ragioni della conservazione con il soddisfacimento dei requisiti richiesti. L’identità della sostenibilità nazionale, ed ancor più quella regionale, sarà molto diversa da quella di altri paesi per il rapporto con il clima, con l’ambiente e il paesaggio circostante. Per tale ragione l’architettura storica può essere l’unico mezzo per ricondurci a tale identità al fine di ritrovare quei “fattori bioclimatici” e riproporli, sia negli interventi sull’esistente che sulla progettazione del nuovo, non con operazioni di “copia e incolla”, bensì avendone compreso i significati.

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA

Fig.8 - Esempio edilizia storica con pareti e coperture massicce

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA

CARATTERISTICHE

VANTAGGIO BIOCLIMATICO

Soffitti molto alti/ Volumi grandi;

Raffrescamento efficiente;

Incremento della massa termica dovuto allo spessore dei muri/ muri massicci senza isolamento;

Controllo della temperatura interna/ piccole oscillazioni termiche/ buone prestazioni dell’involucro;

Controllo delle superfici vetrate (il rapporto finestre-muri spesso è minore del 20%) in contrasto con la progettazione contemporanea orientata verso la luce e la trasparenza;

Controllo solare;

del

riscaldamento

Ombreggiature e controllo del surriscaldamento;

Finestre poste in posizione arretrata; Elementi aggettanti, cortili, terrazzi, alberature, chiostri, lucernai, camini solari e di ventilazione;

Miglioramento del rinfrescamento e della ventilazione dell’involucro;

Colori chiari (paesi del sud);

Adattamento all’ambiente e al clima;

Illuminazione naturale e ventilazione.

Qualità e comfort abitativo.

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA

1.2.2 - IL RILEVAMENTO DEI DATI SULLE TIPOLOGIE EDILIZIE Il principale obiettivo di tale analisi consiste nell’individuazione di criteri progettuali per la riqualificazione dell’edilizia storica di base con particolare riferimento agli aspetti di qualità ambientale. “La città è per sua natura una macchina del tempo che conserva il passato e prepara il futuro(…);dalla continuità diacronica della storia ricava un’immagine sincronica immediatamente comprensibile, che ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e agisce come elemento stabilizzante dell’equilibrio culturale epoca per epoca”. (L. Benevolo. Lo scenario fisico delle città; in Principi e forme della città, Milano 1993 ) La conoscenza della costruzione storica e del clima che la circonda è il presupposto fondamentale per la valutazione del comportamento energetico dell’edificio. A tal scopo può essere individuata una metodologia di analisi che permette di individuare le caratteristiche strutturali e impiantistiche di “edifici tipo” nell’edilizia storica, nella fattispecie tale metodologia è stata applicata, come si vedrà più avanti, al caso studio, Modica. Il percorso della conoscenza deve essere basato sul rilievo dell’assetto morfologico della città, delle caratteristiche geometriche, costruttive, materiche e stratigrafiche dell’edificio storico, che deve essere affiancato all’analisi delle preesistenze impiantistiche e delle esigenze connesse alle necessità d’uso contemporanee del manufatto, in modo da garantire una consapevolezza condivisa fra tutti i progettisti coinvolti nel processo di modificazione controllata dell’immobile. Anche nel caso di interventi mirati al miglioramento dell’efficienza energetica, il rilievo non può prescindere dagli aspetti architettonici, artistici e strutturali dell’edificio, per consentire un’accurata analisi critica delle parti su cui è possibile intervenire senza arrecare danno all’insieme e di quelle parti in cui bisogna ridurre al massimo l’invasività dell’intervento. Non si tratta quindi solo di un rilievo degli impianti di un edificio, ma di un rilievo completo, geometrico, architettonico e del degrado, integrato da una completa analisi storica e documentale, con l’aggiunta di approfondimenti dal punto di vista delle caratteristiche bioclimatiche e impiantistiche passive e attive. Il rilievo rappresenta la fase del processo in cui vengono presi in esame i materiali e gli eventuali 56


PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA fenomeni di degrado: nel caso di rilievo geometrico del manufatto è possibile conoscere la geometrica della costruzione nello stato attuale, comprendendo sia la descrizione geometrica complessiva dell’organismo sia quella dei singoli elementi costruttivi, oltre che dei rapporti con gli eventuali edifici adiacenti. In questa fase è possibile definire i principali parametri da rilevare: altezza del fronte, altezza massima dell’edificio, altezza d’interpiano, superficie coperta di piano e superficie coperta utile netta di piano, volume utile netto di piano, volume utile lordo di piano, volumi tecnici e accessori; tali parametri saranno necessari in seguito per l’analisi della prestazione energetica. Nel rilievo architettonico vengono raccolti i dati relativi ai materiali, con particolare riferimento alle caratteristiche termofisiche, e quelli riguardanti i sistemi impiantistici, identificando gli attraversamenti, la collocazione e l’eventuale interazione dell’edificio con le varie parti del sistema tecnologico. Fondamentale è anche il rilievo strutturale, finalizzato all’individuazione degli elementi portanti e di quelli che in qualsiasi modo contribuiscono all’equilibrio statico dell’edificio, per evitare di alterare parti del manufatto che potrebbero comprometterne la stabilità. Il rilievo degli elementi è finalizzato anche alla modellazione energetica dell’edificio, per cui deve essere accurato e deve tener conto anche della qualità e dello stato di conservazione dei materiali e degli elementi che costituiscono il manufatto.

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SETTORE DI INDAGINE

ZONA GEOGRAFICA

FASCIA DI EPOCA DI COSTRUZIONE

CARATTERISTICHE GEOMETRICHE

ELEMENTI COSTRUTTIVI

DELL’INVOLUCR O

INDIVIDUAZIONE “EDIFICIO TIPO”

Fig.9- Schema metodologia

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TIPOLOGIA E COMPONENTI IMPIANTISTICHE


PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA Dall’analisi del tessuto urbano delle città storiche si nota come aggregazioni di uno stesso tipo edilizio e aggregazioni tra tipi edilizi differenti realizzano, in base ai rapporti che stabiliscono con il tracciato viario, tessuti urbani differenti che risolvono in diversi modi la relazione tra la residenza e gli spazi pubblici e si offrono come parti di città con caratteristiche specifiche: in questo modo si stabilisce un legame tra la forma della casa e la forma della città, ed è possibile parlare di relazioni tra tipologia edilizia e morfologia urbana. Il concetto di tipologia rimanda a quello di classificazione e quindi alla distinzione tra tipi diversi che permette di comprendere sia le diverse caratteristiche architettoniche degli edifici ( caratteri stilistici, sviluppo in alzato, modalità distributive, rapporti di sviluppo in pianta), che le diverse modalità di occupazione del suolo e il diverso rapporto con gli altri edifici e con l’ambiente, fino alle idee di casa e di città cui ognuno rimanda. Possiamo, dunque, fare una classificazione tipologica dell’edilizia residenziale: La casa isolata appartiene alla tipologia delle residenze unifamiliari. E’ costituita da un alloggio più o meno ricco di spazi e pertinenze posto isolato all’interno di un lotto fabbricabile. Può essere ad un solo piano o a più piani con l’aggiunta di un piano interrato o seminterrato destinato a servizi o depositi. La case in linea sono caratterizzate da aggregazioni lineari (generalmente, ma non necessariamente rettilinee) di unità immobiliari accorpate a due a due intorno ad un collegamento verticale. La densità delle case in linea differisce notevolmente in funzione del numero di piani serviti, che varia da tre a circa sei o sette; Le case a blocco discendono da quelle in linea di cui rappresentano una variante ove le aggregazioni lineari cambiano direzione e tendono a circoscrivere uno spazio interno. Anche in questo caso le unità immobiliari sono generalmente accorpate a due a due intorno ad un collegamento verticale, ad eccezioni delle soluzioni d’angolo che consentono di servire tre appartamenti per piano; La casa a schiera appartiene alla tipologia delle residenze unifamiliari. I suoi alloggi si identificano con i moduli tipologici elementari. Gli organismi abitativi sono costituiti sempre da più di 2 alloggi; La casa a torre appartiene alla classe tipologica della residenza plurifamiliare. La tipologia a torre si afferma dove l’elevato valore dei suoli induce al massimo sfruttamento dello spazio disponibile, assicurando però accettabili standard igienici e buone possibilità di soleggiamento e affaccio per tutti gli alloggi.

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Fig.10 - Esempio di tessuti urbani differenti in relazione all’aggregazione edilizia

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA E’ possibile anche effettuare una classificazione delle unità edilizie in relazione ai caratteri architettonici, dimensionali e strutturali. Si definisce Unità Edilizia (UE) una porzione di tessuto costituita dall’aggregazione tridimensionale di cellule da cielo a terra e caratterizzata da una propria individualità tipomorfologica. L’UE esprime il risultato fisico ed architettonico del rapporto formale tra il contesto urbano ed il tipo edilizio. Dai loro molteplici modi di combinarsi nel tempo e nello spazio ha origine la ricchezza morfologica del costruito storico. In tale prospettiva, la tipologia che caratterizza l’entità costruita è superata dalla forma che essa assume nella produzione “lenta” dell’architettura. Ciascuna UE è caratterizzata da un attuale livello di strutturazione ed evoluzione formale in rapporto sia alla morfologia ed alla consistenza architettonica della sua figura (le pareti di facciata), sia alla sua forma (la struttura geometrico-costruttiva sviluppata nel tempo in un luogo, e nelle tre direzioni dello spazio). Una UE è riconoscibile “caso per caso” a partire da una configurazione originaria, in genere coincidente per gli edifici seriali con un tipo elementare monocellulare, e dall’interpretazione critica dei suoi meccanismi processuali di crescita e di trasformazione. Le tipologie edilizie riscontrabili nel centro storico si suddividono in: Edilizia di base: E’ costituita da unità edilizie di base con permanenza, totale o prevalente dei caratteri architettonici e dimensionali originari dell’epoca di realizzazione, precedente agli anni 50. Palazzetto : E’ costituita dalla sommatoria di moduli dell’edilizia di base aventi caratteri sia dimensionali che prospettici che le rendono simili ad un palazzo. Palazzi: E’ costituita da unità edilizie di particolare valenza architettonica e di pregio storicoculturale. Edilizia specialistica religiosa monumentale: E’ costituita dai monumenti religiosi, sorti anche dopo il terremoto sui resti delle rovine di precedenti edifici, o su aree libere fino agli anni 50. Edilizia specialistica civile monumentale: E’ costituita edilizia monumentale civile, militare, produttiva e simili sorta antecedentemente agli anni 50.

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA Edilizia residenziale moderna: E’ costituita dagli edifici residenziali sorti ex novo o in sostituzione di preesistenze dopo gli anni 50 aventi i caratteri e i sistemi costruttivi dell’edificato moderno e quelli sorti prima degli anni 50 i cui caratteri architettonici ,costruttivi e dimensionali originari dell’epoca di realizzazione sono stati irreversibilmente modificati dopo gli anni 50. Edilizia specialistica moderna: E’ costituita dagli edifici , civili, militari, produttivi e simili, edificati su aree libere o in sostituzione di edifici preesistenti successivamente agli anni 50, in alcuni casi anche attraverso la demolizione di palazzi. Tale classificazione, descritta ampiamente nei regolamenti edilizi, consente una conoscenza più critica della città portando a definire la specificità e la memoria storica di un particolare luogo, fondamentale quest’ultima per un intervento metodologico sul costruito. L’individuazione e la successiva mappatura delle UE per ogni nucleo storico permette di lavorare su una base informativa più aderente alla reale strutturazione formale dell’edificato e di orientare conseguentemente le previsioni pianificatorie sugli interventi.

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1.2.3 - INDIVIDUAZIONE E ANALISI DEI PARAMETRI PER L’EFFICIENTAMENTO Per poter fare una modellazione energetica dell’involucro si tiene conto di diversi parametri i quali, introdotti in opportuni modelli di calcolo, permettono di determinare la risposta dell’edificio in condizioni di regime variabile sia in inverno che in estate. I principali parametri presi in esame sono: Conduttanza termica: rappresenta la quantità di energia termica che attraversa nell’unità di tempo l’unità di area di un mezzo conduttivo quando viene applicata una differenza di temperatura pari a 1K. Si misura in W/(m2.K). Conduttività termica, : misura l’attitudine di un materiale omogeneo a lasciarsi attraversare dall’energia termica; infatti, rappresenta la quantità di energia termica che nell’unità di tempo attraversa per conduzione un campione di spessore unitario di area trasversale unitaria quando viene applicata una differenza di temperatura pari a 1K. Si misura in W/(m.K). Coefficiente di scambio termico superficiale: rappresenta la quantità di energia termica che nell’unità di tempo e per unità di area viene trasmessa dall’aria alla parete (o viceversa) quando viene applicata una differenza di temperatura pari a 1K. Tiene conto sia dei fenomeni convettivi che dei fenomeni radiativi e si misura in W/(m2.K). Resistenza termica: caratteristica di un prodotto o di un componente edilizio, ne rappresenta la resistenza alla trasmissione di energia termica tra due superfici per unità di tempo e di area di superficie sotto una differenza unitaria di valori di temperatura. Si misura in W/(m2.K). Trasmittanza termica: rappresenta la capacità di trasmettere energia termica per unità di tempo e di area di superficie sotto una differenza unitaria di valori di temperatura tra due ambienti confinanti con la superfici del componente; tiene conto anche degli scambi termci che avvengono tra le superfici del materiale e l’ambiente. Nel caso ad esempio di serramenti, essa, rappresenta una media pesata di quella del telaio, quella del vetro e quella dei ponti termici vetro-telaio, in cui il peso maggiore è quello del vetro. Si misura in W/(m2.K).

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PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA Trasmittanza termica periodica: è la grandezza che permette di valutare la capacità di un aparete opaca di attenuare e sfasare il flusso termico che l’attraversa nell’arco delle 24 ore a causa di una sollecitazione periodica. In questo senso, è rappresentativa del comportamento dinamico di un elemento di involucro e assume grande importanza in regime estivo, in quanto un corretto controllo dell’attenuazione e dello sfasamento possono comportare una riduzione del fabbisogno energetico. Si misura in W/(m2.K). Sfasamento: in riferimento a una qualunque grandezza periodica, è la differenza temporale tre il suo valore massimo e il massimo della forzante. Per esempio, nella stagione estiva , è la differenza temporale tra il valore massimo di flusso trasmesso attraverso una parete e il valore massimo della temperatura esterna. E’ espresso in ore. Fattore di attenuazione: anche detto fattore di decremento , rappresenta il rapporto fra il flusso termico che attraversa la parete per effetto di una sollecitazione periodica della temperatura dell’aria esterna e il flusso massimo trasmissibile, che è quello del regime stazionario. E’ una grandezza adimensionale. Capacità termica: energia termica accumulabile nella parete per unità di variazione di temperatura. Si misura in J/K . Spesso la capacità termica viene riferita all’area della superficie del sistema e chiamata capacità termica areica, che si misura in J/(m2 .K). Permeabilità al vapore: misura l ‘attitudine di una materiale a farsi attraversare da un flusso di vapore; infatti , rappresenta la portata di vapore che attraversa di spessore unitario di area trasversale unitaria quando viene applicata una differenza di pressione del vapore pari a 1Pa. Si misura in g/( s.m.Pa). Fattore di resistenza al vapore: indica quanto la resistenza del materiale considerato è maggiore di quella di uno strato di aria in quiete di uguale spessore e alla stessa temperatura. E’ una grandezza adimensionale. Ponte termico: si intende la parte dell’’involucro edilizio in cui la resistenza termica è significativamente alterata a causa della presenza di materiali con diversa conducibilità termica , e/o di modificazioni dello spessore e/o di differenza tra l’area della superficie interna rispetto a quella esterna . Negli edifici storici non oggetto di interventi di recupero statico i ponti termici sono generalmente limitati agli infissi. In 64


PRESTAZIONI ENERGETICHE ED EDILIZIA STORICA ogni caso la loro presenza può essere evidenziata dal rilievo architettonico dell’edificio o da una termografia all’infrarosso. I ponti termici sono classificati in lineari e puntuali. I primi sono generati dall’intersezione di due pareti i secondi da quella di tre pareti. La valutazione delle dispersioni termiche associate al ponte termico può essere fatta a diversi livelli, secondo quanto previsto della norme UNI EN ISO 10211 e UNI EN ISO 14683. Controllo della radiazione solare : Il controllo della radiazione solare, fondamentale ai fini delle prestazioni energetiche di un edificio , viene valutato sulla base dei seguenti parametri : - valore del fattore solare, anche detto fattore di guadagno solare, che rappresenta il rapporto fra il flusso totale di energia solare trasmessa dal vetro e il flusso su questo incidente; - presenza e efficacia di un eventuale sistema schermante ( interno, esterno o intermedio) e la capacità di tale sistema di modificare il valore del fattore solare; - presenza di aggetti esterni o di ostruzioni in grado di ridurre l’entità del soleggiamento. La valutazione viene effettuata sull’insieme delle superfici trasparenti dell’edificio considerato, sia quelle verticali che quelle orizzontali. I parametri sopra definiti costituiscono i dati da inserire in software di simulazione termoenergetica dinamica, questi ultimi permettono di calcolare i carichi termici e frigoriferi che si presentano nell’arco di un anno di riferimento, individuando così i valori di riferimento per il dimensionamento degli impianti di climatizzazione e dei sistemi energetici al loro servizio, ma anche di prevedere la prestazione energetica di un sistema edificio-impianto in condizioni di esercizio (affrontata nei capitoli successi per un il caso studio di Modica) e di verificare le prestazioni di comfort termico e visivo negli ambienti interni.

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1.3 – INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO NELL’ EDILIZIA STORICA Il tema dell’efficientamento energetico nell’edilizia è molto complesso ed è pertanto fondamentale sottolineare che non vi sono interventi migliorativi in assoluto, tuttavia si possono fissare gli obiettivi comuni, ossia la riduzione del fabbisogno di energia e il miglioramento del comfort abitativo. Tali obiettivi non sono facilmente conseguibili quando si tratta di edilizia storica, sia per l’esigenza di coniugarli con i vincoli normativi imposti a tale tipologia di edifici, sia per la presenza di tecniche costruttive storiche che includono accorgimenti bioclimatici particolari, già descritti nel capitolo 2. Inoltre un altro grande problema nasce nel momento in cui si analizza l’edificio sotto l’aspetto impiantistico, il più delle volte carente o totalmente assente. È stato possibile suddividere il tema degli interventi nell’edilizia storica in tre macroaree riguardanti l’analisi di differenti aspetti legati al miglioramento energetico, scindibili tra loro ma ugualmente rilevanti. Le macroaree che verranno analizzate sono gli interventi sull’involucro, sugli impianti e l’uso di fonti rinnovabili.

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1.3.1-INTERVENTI SULL’INVOLUCRO Il seguente capitolo tratta l’analisi e le proposte d’interventi d’efficientamento energetico compatibili con le caratteristiche materiche, le tecnologie degli edifici storici ed il loro contesto. Un primo passo è stato analizzare i materiali utilizzati e le relative tecniche costruttive dell’edilizia storica; successivamente sono stati analizzati tutti gli interventi compatibili con l’involucro, nel rispetto dei vincoli normativi; infine sono state sintetizzate delle tabelle riassuntive dove si individuano le problematiche relative agli elementi tecnici presenti, i possibili interventi e la loro compatibilità nel rispetto del tessuto consolidato al fine di tutelare e salvaguardare le peculiarità dei centri storici. Le tipologie d’intervento devono tener conto di ogni aspetto dell’involucro edilizio, tra cui gli accorgimenti bioclimatici, di cui abbiamo già parlato nel capitolo precedente.

1.3.1.1 Orientamento Un aspetto importante da valutare nell’ambito dell’efficientamento energetico è l’orientamento dell’involucro edilizio. Nel caso di edifici storici è impossibile regolare l’orientamento ed è improbabile rimodulare le aperture sulla fronte architettonica, però, grazie alla conoscenza della zona climatica e l’esposizione delle fronti, è possibile condurre un’analisi sulle dispersioni termiche, l’irraggiamento solare e l’efficacia delle schermature.

1.3.1.2 Isolamento termico Un intervento fondamentale per migliorare le prestazioni dell’involucro edilizio riguarda l’isolamento termico degli elementi opachi e trasparenti, l’applicazione di materiali o specifiche tecnologie in grado di limitare lo scambio termico tra ambiente esterno ed interno, quindi aumentando la resistenza termica dell’elemento tecnico. L’isolamento deve asservire determinate caratteristiche dell’involucro esterno, quali la continuità materica, l’aspetto originario e la traspirabilità, cioè la capacità di essere attraversato dall'aria umida precludendo la formazione di condensa sulla superficie. I materiali termoisolanti possono essere classificati secondo la loro origine: minerale, vegetale, animale e petrolchimica. La loro valutazione è relazionata alla compatibilità con i materiali esistenti, preferendo materiali naturali quali sughero, fibre di legno, la lana di cellulosa o di pecora, in grado di garantire 68


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buone capacità traspiranti e basso impatto ambientale. Inoltre la scelta deve essere influenzata dalle modalità di dismissione e recupero, dell’incidenza energetica sul ciclo di produzione e della provenienza, privilegiando gli isolanti “a Km 0”. Per le superfici opache verticali, l’isolante termico viene scelto in base alle caratteristiche di conducibilità termica, capacità termica e permeabilità al vapore, che contribuiscono ad individuare il comportamento termoigrometrico della parete. La difficoltà di tale intervento consta della presenza di una muratura piena in conci, senza intercapedini, per cui si è costretti ad intervenire sulla pelle dell’edificio, possibilmente con un cappotto termico interno di ridotto spessore che possa diminuire la trasmittanza complessiva della parete limitando fortemente l'alterazione delle caratteristiche estetiche del manufatto architettonico. Esistono soluzioni complete, del tipo a cappotto, sintetizzate in un solo materiale, come il certificato termointonaco minerale a cappotto, il quale presenta funzionalità di isolante termico ed acustico, caratteristiche traspiranti, deumidificanti ed uno spessore esiguo. L’isolamento può essere coniugato, a seconda del caso specifico, ad un sistema di ventilazione composto da un’intercapedine d’aria limitata da una contro-parete interna, in modo tale da preservare l’aspetto originario dell’edificio. Per le superfici opache orizzontali dapprima va verificata le possibilità di posizionamento dell’isolante (quindi rimuovendo la pavimentazione esistente, isolando l’estradosso o isolando l’intradosso) e dopo si sceglie il suddetto per evitare eventuali formazioni di condensa interstiziale e dispersioni di calore tra gli ambienti. Per le coperture l’analisi va condotta specificando la tipologia (tetto piano o a falde) che influenzerà la metodologia d’applicazione dell’isolante; tuttavia l’obiettivo comune è limitare le dispersioni termiche, sempre nel rispetto dei vincoli normativi legati alle caratteristiche della copertura. Un intervento utile è la creazione di una camera di ventilazione o micro ventilazione (nel caso fosse posta tra i listelli di un tetto a falde in legno) con funzione deumidificante d’inverno e di riduzione del calore proveniente dalle tegole d’estate.

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Per le superfici trasparenti l’obiettivo è la riduzione delle dispersioni di energia termica, conseguibile attraverso l’inserimento di un vetro camera nell’infisso preesistente, l’accoppiamento di un nuovo infisso a quello esistente o la sostituzione diretta(generalmente in presenza di un forte deterioramento). Essendo i serramenti testimonianza peculiare del periodo storico, l’intervento è vincolato a mantenere l’aspetto del telaio originario.

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Fig.11 - Tabella riassuntiva dei parametri utili per la scelta del materiale isolante

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1.3.1.3 Controllo solare e schermature delle superfici Un intervento importante e diretto per ridurre i carichi termici estivi è l’utilizzo di schermature solari per le superfici trasparenti. Tali sistemi di schermature regolano il flusso radiante entrante dall’esterno, controllando i parametri energetici e quelli luminosi in risposta alle sollecitazioni esterne. Nel caso di edilizia storica, tali schermature devono essere coerenti con l’aspetto estetico originario del manufatto: ciò rende limitata la scelta dei sistemi di controllo solare che, per esempio, non possono celare i serramenti originali (o i serramenti sostituiti compatibili). Non possono essere utilizzati sistemi brise soleil, anche se molto efficaci, o frangi sole con lamelle in vetro n quanto altererebbero la fronte architettonica, nonostante siano molto efficaci dal punto di vista del controllo solare. Bisogna optare per tipologie schermanti costituite da strutture semplici, coerenti con la tipologia esistente, quali tapparelle in legno e tendaggi interni.

Fig. 12 – Esempi di schermature semplici nei centri storici

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1.3.1.4 Tabelle riassuntive degli interventi sugli elementi tecnici

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1.3.2 - INTERVENTI SUGLI IMPIANTI L’inserimento di nuovi impianti per soddisfare gli attuali requisiti normativi è un’operazione delicata in quanto vincolata ad interventi che incidono sulla struttura o sulla pelle dell’edificio: è necessario che tali impianti siano integrati, quando possibile, nel rispetto dell’autenticità e della valenza architettonica. Quindi tali interventi vanno valutati contestualmente alla redazione del progetto di recupero del manufatto. Un aspetto importante da valutare è la tipologia di inserimento dell’impianto da adottare, cioè sotto traccia, assoggettati a verifica in fase di progetto (stabilità, altezze effettive) o a vista, con un impatto maggiore sulla valenza architettonica. Risulta quindi necessario valutare preventivamente la compatibilità dell’intervento con la conservazione degli elementi di pregio, come murature, intonaci o pavimentazioni, evitando interventi troppo invasivi. Una modalità d’intervento è quella di sfruttare gli spazi già esistenti e convertirli in vani tecnici, quali spazi interrati, sottotetto non abitabile, canne fumarie e cavedi. Gli impianti presenti negli edifici storici sono quelli di illuminazione e, in alcuni casi, quello di riscaldamento tradizionale, con standard prestazionali molto bassi: ciò comporta una scelta critica sull’inserimento o meno di un nuovo impianto prestazionale, che potrà risultare invasivo. Nel caso di impianti già esistenti bisogna valutarne lo stato di degrado e l’efficienza, così da vagliare le possibilità di riutilizzo, anche solo in parte, o di sostituzione sfruttando gli spazi in cui erano alloggiati.

1.3.2.1 Impianto di illuminazione elettrica Le condizioni di illuminazione devono relazionarsi con i diversi ambienti da asservire, per garantire condizioni di comfort visivo, ridurre i consumi, garantire una buona percezione degli spazi ed in ogni caso devono rispettare le prescrizioni illuminotecniche della normativa vigente. Risulta evidente la difficoltà d’inserimento delle reti di alimentazione elettrica nel caso in cui l’edificio storico ne sia sprovvisto, per cui bisogna valutare la possibilità d’intervento nel rispetto della conservazione del manufatto. Un intervento banale ma incisivo è quello di sostituire le sorgenti luminose artificiali dell’impianto elettrico, ove presente, con altri di nuova generazione a basso consumo, nello specifico lampade ad incandescenza con illuminazione a LED, Light Emitting Diode (diodo ad emissione luminosa), che sfrutta la proprietà di alcuni materiali semiconduttori di emettere fotoni in seguito alla ricombinazione elettroni / lacune. 78


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Fig.13 – Caratteristiche delle differenti sorgenti luminose

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1.3.2.2 Impianto di riscaldamento La caratteristica dell’impianto di riscaldamento è di generare e distribuire calore all’interno dell’involucro edilizio. Nella maggior parte degli edifici storici gli impianti non sono sempre presenti, e qualora lo fossero sono datati e non conformi alle nuove esigenze, legati all’utilizzo di combustibili fossili. Solitamente il generatore è una vecchia caldaia sovradimensionata, caratterizzate da un valore di temperatura dell’acqua costantemente alto e da un isolamento termico insufficiente. Inoltre, non essendo presente la rete di distribuzione del gas in gran parte dei centri storici, gli interventi sono limitati alla sostituzione dell’impianto esistente o al miglioramento tramite sistemi rinnovabili. Si possono individuare tre diversi tipi di generatori di calore nell’edilizia storica: caldaie, camini e stufe, le quali rientrano nella definizione di impianto termico. La caldaia, tramite combustione, produce calore per riscaldare l’aria, l’acqua o il vapore che successivamente vengono convogliati verso i locali da asservire tramite opportuni condotti. Solitamente l'impianto di riscaldamento è abbinato all'impianto di produzione di acqua calda sanitaria, condividendo il generatore di calore. Il camino, presente negli edifici storici di pregio con caratteristiche ornamentali, sfrutta la combustione della legna ed essendo aperto verso il locale da riscaldare, diffonde direttamente il calore della fiamma, principalmente per irraggiamento termico. Stesso principio viene sfruttato dal suo successore, la stufa, solitamente in ghisa, ceramica o acciaio, con un'efficienza di riscaldamento superiore al camino standard in quanto possiede una superficie maggiore esposta al contatto con l'aria dell'ambiente da riscaldare riscaldandolo direttamente per convezione oltre che per irraggiamento. Un aspetto importante da considerare è il sistema di scarico dei generatori di calore, canne fumarie, sfiati o scarichi, per cui sarà importante integrare la valutazione d’inserimento o miglioramento dell’impianto con il progetto di recupero nel rispetto degli elementi iconici dell’edificio (ad esempio i materiali utilizzati per le canne fumarie originarie). 80


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Come detto in precedenza, bisogna evitare interventi invasivi, come bucare la muratura rischiando di compromettere la stabilità globale, a favore dello sfruttamento di alloggi già presenti, quali cavedi e nicchie. Il posizionamento della canna fumaria è fortemente correlata con i vincoli delle azioni di recupero edilizio: e si sceglie di farla passare dell’involucro, bisognerà oltrepassare solai e copertura; se si ubica all’esterno, bisognerà valutare l’impatto visivo e la coerenza con l’estetica originaria dell’edificio. Gli interventi più probabili per compatibilità con il contesto degli edifici storici, sono l’inserimento di un sistema moderno di riscaldamento diffuso , come stufe e caminetti di nuova generazione ad alto rendimento. Le canalizzazioni possono essere eseguite nel soffitto, in caso di grandi altezze, o nei locali interrati o sotto tetto, aprendo ove possibile opportune griglie nel pavimento o nel soffitto. Un intervento possibile è il posizionamento di impianti di riscaldamento per convezione nel battiscopa, che, correndo lungo le pareti, risulta poco invasivo ed altamente efficace.

1.3.2.3 Impianto di raffrescamento La caratteristica dell’impianto di raffrescamento è di abbassare la temperatura dell’ambiente racchiuso dall’involucro edilizio per il conseguimento del comfort termico. L’impianto di raffrescamento negli edifici storici è solitamente assente, in quanto le tecniche costruttive rispondevano alla necessità di contrastare la calura estiva tramite un efficace sistema passivo costituito da setti murari con grandi spessori. L’inserimento di tale impianto è plausibile laddove, per carenze tecnologiche, non si raggiunge la sensazione di benessere all’interno dell’edificio. Le strategie migliori da attuare nei centri storici sono legati alle condizioni in cui versa l’edificio in questione: - è possibile sfruttare l’impianto di riscaldamento anche per il raffrescamento, laddove sia già presente o sia in fase di progettazione. - si possono inserire sistemi ibridi che combinano alla soluzione passiva un sistema impiantistico in modo da amplificarne i benefici.

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Una tipologia di sistema ibrido utilizzabile è il sistema di raffrescamento geotermico ad accoppiamento indiretto, il quale sfrutta l’aria fresca degli ambienti ipogei o semi ipogei, utilizzando uno scambiatore di calore che trasferisce all’aria o all’acqua tale “frescura”, in modo da convogliarla, tramite canalizzazioni, negli altri ambienti. Tale sistema necessita quindi di locali interrati e un sistema di canalizzazioni che non devono comportare un intervento troppo invasivo rispetto la struttura o l’estetica dell’edificio. Altra soluzione ibrida contemplabile è il sistema di raffrescamento evaporativo, il quale sfrutta l’acqua canalizzata che, per evaporare, sottrae calore all’aria calda, diminuendone la temperatura. Tale sistema può essere a raffreddamento diretto, dove l’aria raffreddata e umidificata entra direttamente nell’ambiente, e a raffreddamento indiretto, dove l’aria che entra nell’evaporatore sottrae calore, attraverso uno scambiatore, all’aria che entra nell’ambiente. In commercio sono presenti diverse soluzioni di sistemi di raffrescamento evaporativo, quali pannelli a nido d’ape, impianti fissi a parete o tetto, e impianti portatili: questi ultimi sono consigliabili negli edifici storici in quanto non invasivi e si possono usare in ogni ambiente ove i tradizionali impianti non sono installabili o sono proibitivi.

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1.3.2.4 Impianto di ventilazione La caratteristica dell’impianto di ventilazione è di abbassare la temperatura interna nei periodi estivi e di migliorare la qualità dell’ambiente indoor. Tali sistemi si possono suddividere in attivi, come la ventilazione meccanica controllata, o in ibridi, che combinano la ventilazione naturale con movimentazioni meccaniche dell’aria. Il sistema attivo di ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore immette nell’ambiente aria pulita e riscaldata, attraverso il recupero del calore dell’aria espulsa. Tale sistema è in grado di controllare con continuità il rinnovo d’aria nell’ambiente, azzerando il consumo d’energia sia estivo che invernale e necessita l’installazione di griglie o bocchette di mandata in ogni locale, comportando un intervento minimo compatibile con i vincoli attuativi nell’edilizia storica, soprattutto per quegli edifici in cui la ventilazione naturale, tramite l’apertura delle finestre sarebbe difficoltosa. Un aspetto limitativo è il posizionamento dello scambiatore di calore e delle canalizzazioni dell’aria che, ove possibile, possono sfruttare per gran parte il sottotetto se non utilizzato. La ventilazione ibrida può essere caratterizzata da immissione naturale dell’aria, sfruttando il vento ed estrazione tramite impiantistica, oppure da immissione meccanica dell’aria ed estrazione naturale, per effetto del gradiente termico attraverso flussi ascendenti (effetto camino) o flussi discendenti (a caduta d’aria). Una tipologia di sistema ibrido plausibile è quella che sfrutta raffrescamenti ventilativi geotermici, ovvero caratterizzati da aria che circola in condutture interrate per raffrescarsi prima di entrare negli ambienti, con componente meccanica costituita dal ventilatore posto all’interno di tali condutture allo scopo di permettere il movimento dell’aria. Quindi è necessario valutare la compatibilità legata all’inserimento di condutture interrate nell’edificio storico.

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1.3.2.5 Tabelle riassuntive degli interventi sugli impianti

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1.3.4 - USO DI FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI Analizzata l’impiantistica, indispensabile per garantire illuminazione, riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, è importante valutare la possibilità che la quota di energia ineliminabile, necessaria per vivere o lavorare, sia prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Con l’espressione “energie rinnovabili”, si intendono tutte forme di energia generate da fonti inesauribili derivanti da risorse naturali che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate o non sono esauribili nella scala dei tempi di ere geologiche ed il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. In genere si fa una distinzione tra fonti di energia considerate rinnovabili (per la normativa italiana: il sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica o termica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici) e quelle non rinnovabili (in particolare le fonti fossili quali petrolio, carbone, gas naturale). Per tecnologie efficienti si intendono quei sistemi attivi che contribuiscono al risparmio energetico, pur utilizzando a loro volta energia, ottimizzando l’energia impiegata. Si tratta di impianti di diverso genere, come, ad esempio, la ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore e le caldaie a condensazione. I concetti di tecnologie efficienti negli usi finali e di produzione di energia da fonti rinnovabili, sono strettamente connessi. L’integrazione di questi due sistemi, ove possibile, permette di ottenere un risparmio sostanziale, non solo a livello economico, ma soprattutto dal punto di vista ambientale. Di seguito le principali fonti energetiche rinnovabili applicabili per una singola unità edilizia: 

Energia solare. Essa può essere utilizzata per generare elettricità (fotovoltaico) o per generare calore (solare termico).

Energia eolica.

Energia geotermica.

Energia da biomasse. 86


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1.3.5 LA VALORIZZAZIONE DEGLI ASPETTI BIOCLIMATICI L’approfondimento degli aspetti bioclimatici può incrementare il livello di sostenibilità raggiunto con gli interventi o, in alternativa, può essere un efficace strumento per ottenere prestazioni che, a causa delle restrizioni date dalla conservazione delle caratteristiche di pregio, sarebbero irraggiungibili. Il tema degli aspetti bioclimatici risulta legato a quello delle fonti energetiche rinnovabili. Vediamo più specificatamente, le soluzioni bioclimatiche attuabili negli edifici storici. 

Riscaldamento per guadagno solare diretto : Tale sistema richiede la presenza di superfici vetrate esposte a sud, attraverso le quali la radiazione solare possa passare per riscaldare direttamente gli ambienti. Gli elementi base di un sistema a guadagno diretto sono un’ ampia superficie vetrata esposta a sud, in comunicazione diretta con l’ ambiente da riscaldare, una buona massa termica esposta alla radiazione tra pavimento, soffitto, murature e l’isolamento delle chiusure opache per limitare le dispersioni. Sono utili infissi con le parti vetrate basso emissive, che devono inoltre essere provviste di oscuranti adeguati atti ad evitare dispersioni durante la notte e surriscaldamenti eccessivi in fase estiva.

Riscaldamento per accumulo e convezione Ove sia possibile integrare alla struttura esistente una parte nuova, senza snaturarne l’ integrità, si può mettere in atto il sistema di riscaldamento tramite serra solare, uno spazio chiuso e vetrato, posizionato sul lato sud dell’ edificio. La serra solare basa il suo funzionamento sulla variazione del coefficiente di trasmissione del vetro, in funzione della lunghezza d’ onda della radiazione incidente. In particolare si ha elevata permeabilità alla radiazione solare e bassa trasparenza alla radiazione riemessa dagli oggetti presenti all’ interno della serra, in modo che l’energia radiante che accompagna la radiazione solare resti intrappolata all’interno della serra. L’ accumulo di calore avviene nel muro sul lato nord, nel solaio e negli eventuali muri laterali e il passaggio di tale calore agli ambienti da riscaldare si ottiene praticando delle aperture in alto e in basso nella muratura, in modo da creare un circuito convettivo naturale. 87


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La serra solare, che funge anche da spazio tampone tra l’ esterno e gli ambienti interni, riducendone le dispersioni, deve essere dotato di sistemi di schermatura mobili per evitare surriscaldamenti estivi eccessivi e dispersioni notturne. In linea di massima, in clima temperato, ci vorrebbero 0,3 - 0,9 mq di vetrata ogni mq di pavimento. 

Protezione dai venti freddi e raffrescamento estivo con la vegetazione Un elemento che non produce riscaldamento, ma collabora a controllare le correnti fredde invernali, è la vegetazione. Se opportunamente posizionata in direzione dei venti prevalenti, permette infatti di diminuire le dispersioni dell’ involucro. La presenza di elementi vegetali, durante il periodo estivo, può fungere da barriera alla radiazione solare, alla luminosità e all’ inquinamento acustico, oltre a dare origine a fenomeni di traspirazione che influenzano la temperatura e l’ umidità dell’ aria.

Raffrescamento attraverso sistemi di controllo solare I sistemi di controllo solare regolano l’ afflusso radiativo attraverso le chiusure esterne, sia trasparenti che opache. Si tratta di dispositivi per l’ ombreggiamento, che possono essere fissi o mobili. Il portico e la pergola, che assolvono questa funzione, sono elementi spesso già presenti in edifici storici e di fatto permettono, in funzione della posizione, dell’ altezza e della forma, un’ efficace schermatura dei raggi in estate e la penetrazione della radiazione in inverno. Essendo di dimensioni consistenti generalmente non si possono inserire in tali edifici se non già presenti. Sistemi come brise soleil o frangisole, se opportunamente progettati, possono ridurre efficacemente l’irraggiamento anche se, come aspetto negativo, hanno quello di ostacolare la vista dell’ esterno.

Raffrescamento naturale microclimatico Tale tecnica si basa sui flussi d’ aria che attraversano l’ edificio. Si tratta di flussi naturali, influenzati dalla disposizione planimetrica e dal posizionamento delle aperture in direzione del flusso d’ aria prevalente, che di fatto dissipano il calore all’ interno degli ambienti. In tal senso e importante che cucine e servizi igienici siano collocati in prossimità dell’ uscita dell’ aria, quindi sottovento, in modo che gli odori escano direttamente senza dover attraversare tutti gli ambienti.

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Per utilizzare questo tipo di raffrescamento in un edificio esistente, è necessario che le aperture siano poste su lati opposti, in direzione dei venti prevalenti, oppure che vi sia un elemento verticale che attraversi i piani, come il vano scala, che possa funzionare da camino per l’ espulsione dall’alto dell’aria calda. A scopo dissipativo può essere utile l’ausilio di aperture nel sottotetto, che in estate consentono di espellere l’aria surriscaldata che si forma vicino alla copertura. Altri due sistemi di raffrescamento naturale microclimatico, che pero sfruttano la ventilazione verticale, sono il torrino di ventilazione, che può essere a doppio flusso o ad estrazione, e il camino solare. 

Raffrescamento geotermico Per essere completamente passivo, tale sistema richiede che tali ambienti da raffrescare, e più precisamente le loro chiusure, siano a diretto contatto con il terreno, quindi ipogei o semi ipogei. In alternativa è possibile una combinazione con il sistema naturale microclimatico, in cui l’ambiente ipogeo, raffrescato per il contatto delle pareti con il terreno, funge da pozzo termico che spinge l’ aria calda a fuoriuscire nella parte alta dell’edificio. Per quanto riguarda l’ inserimento in edifici storici, tale sistema richiede che siano presenti uno o più ambienti interrati, non rari in quanto un tempo adibiti a cantine. Un sistema talvolta già presente in questi edifici, e spesso riutilizzabile, è quello in cui aperture coperte da grate poste a livello del soffitto degli ambienti ipogei permettevano di trasferire la “frescura” agli ambienti sovrastanti.

Raffrescamento radiativo Tale sistema, attuato per dispersione notturna del calore accumulato dalle strutture, è un sistema molto usato nei paesi caldi. Si basa sulla riemissione del calore captato dalle strutture durante il giorno verso il cielo sereno, basandosi sul principio naturale per cui il calore passa naturalmente da un corpo caldo, in questo caso l’ edificio, ad un corpo più freddo, in questo caso il cielo notturno. L’ elemento che svolge nel miglior modo tale compito è il tetto. Tale sistema permette in realtà di raffrescare quasi esclusivamente gli ambienti posti più vicini al tetto, quindi il sottotetto e/o gli ambienti dell’ ultimo piano. Non di difficile attuazione e adatto anche agli edifici storici, anche se non efficace in climi umidi, richiede la modifica della stratigrafia del tetto, al fine di aumentarne sostanzialmente la capacita 89


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termica, che gli permetta di accumulare il calore e di non disperderlo durante il giorno all’interno dell’edificio.

Raffrescamento evaporativo Questo tipo di raffrescamento si basa sulla diminuzione della temperatura dell’ aria attraverso l’ utilizzo dell’ acqua. Il passaggio di aria calda in prossimità di contenitori d’ acqua come bacini, canali, fontane o sotto getti nebulizzati, innesca il fenomeno di evaporazione dell’ acqua, ottenibile sottraendo calore, e quindi raffreddando, l’aria stessa. L’inserimento di tale sistema, molto semplice e poco invasivo, e adatto ad essere messo in pratica in ambienti esterni.

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PARTE 2 LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEL PATRIMONIO EDILIZIO DEL CENTRO STORICO DI MODICA


IL CONTESTO URBANISTICO DI RIFERIMENTO

2.1 – IL CONTESTO URBANISTICO DI RIFERIMENTO 2.1.1 - MODICA E IL SUO PASSATO L'antica Contea di Modica giaceva entro tre valli a forma di enorme "Y". Il suo nome ebbe diverse forme durante le varie dominazioni: i Greci la chiamarono Μότουκα, i Romani Mothyca, poi Motyca, Mŭticē e infine Mutica. Il termine verrebbe dal toponimo Mùrika, che nella lingua dei Siculi significa "nuda roccia", così come tramandato dai Greci prima, dai Romani dopo. Furono diverse le dominazioni che si susseguirono: si rilevano ritrovamenti ellenici e fenici, forti impronte romane, e successivi influssi bizantini arabi e normanni. La sua lunga storia vi ha lasciato rilevanti testimonianze linguistiche, culturali, artistiche e architettoniche. Situata nell'area meridionale dei Monti Iblei, è stata definita la "città delle due città", Modica Alta e Modica Bassa, ovvero le due aree in cui il centro originario si divide. La prima si sviluppò intorno al Castello, la seconda lungo i due fiumi, i cui alvei oggi sono stati coperti, per oltre passare i quali furono costruiti ben 17 ponti che univano le diverse sponde della città, tanto che Modica venne definita la città più caratteristica d'Italia, dopo Venezia. A queste due parti, si è aggiunto, a partire dagli anni sessanta del

secolo scorso, il nuovo quartiere residenziale del Sacro Cuore, denominato tradizionalmente Modica Sorda. Una delle più suggestive descrizioni di Modica è quella di Gesualdo Bufalino che, in “Argo il cieco”, così ne parla: "In figura di melagrana spaccata; vicina al mare ma campagnola, metà ristretta su uno sperone di roccia, metà sparpagliata ai suoi piedi con tante scale tra le metà a fare da pacieri e nuvole in cielo da un campanile all’altro, trafelate come staffette dei cavalieri del Re…".

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IL CONTESTO URBANISTICO DI RIFERIMENTO

Dopo il disastroso terremoto del 1693 in cui diversi borghi ed intere città vennero abbattuti e rasi al suolo, il territorio sud orientale della Sicilia fu interessato – con processo graduale ma via via più accelerato – da un’intensa attività di ricostruzione. Il sisma fu un evento di cesura e creò una discontinuità con il passato per tutte le città del comprensorio ibleo, in cui le élite furono costrette a prendere delle decisioni importanti per le popolazioni di ogni nucleo urbano. La domanda che si posero le comunità colpite dal terremoto fu se restare o abbandonare i luoghi terremotati: la popolazione di Modica decise di rimanere. Questa rinascita si pose per la storia siciliana come momento di svolta per la riconfigurazione dello spazio urbano, come occasione di rottura con l’immagine della città tramandata dal passato ma anche come esigenza diffusa di modernizzazione dell’architettura in senso antisismico. Le scelte urbanistiche del dopo terremoto furono il risultato di una storia tormentata e difficile, in cui i protagonisti riuscirono, alla fine, nell’immane impresa di tramutare la sciagura in “occasione”. La tendenza del governo centrale a Modica fu quella di mantenere i siti originari per ridurre i costi della ricostruzione, dunque il tessuto urbano si può ricondurre a quello degli impianti urbani medievali, formato da un complicato sistema di strade strette, tortuose, adagiato sui fianchi delle due vallate e sui pianori delle colline sovrastanti, tutto avviluppato intorno allo sperone della collina del Pizzo, sul quale poggiava inaccessibile il Castello dei Conti, con la maestosa Torre dell'orologio che ancor oggi è uno dei simboli più rappresentativi della città. In altre zone fu ricercato un diverso rapporto tra altezza degli edifici e larghezza delle strade, atteggiamento volto a favorire la creazione di vie di fuga, da aprirsi negli spazi per lo più angusti dovuti all’antica formazione dei tessuti urbani.

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Modica Bassa

Modica Alta

Quartiere Sorda

ee eeFig. 14 – La città antica

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Nella ricostruzione generale, ebbe una straordinaria fortuna nel Val di Noto il modello di prospetto a sviluppo verticale nell'architettura sacra, caratterizzando inconfondibilmente il paesaggio urbano degli Iblei e ponendosi come “segnale nuovo” e nuova emergenza visiva del territorio. A Modica lo dimostrano le imponenti facciate barocche delle chiese, tra le quali spicca quella del celeberrimo Duomo di San Giorgio, incastonata come un gioiello nel quartiere alle sue spalle, e quella della Chiesa di San Pietro, esaltata dalla scenografica scalinata con le statue degli Apostoli. Alle grandi architetture religiose si alternano quelle eleganti dei grandi palazzi, come il Palazzo degli Studi, il Palazzo Grimaldi, il Palazzo de’ Mercedari. Non meno importanti le poche testimonianze rimaste della "precedente città": Il portale gotico della chiesa del Carmine, le rovine della chiesa di Santa Maria del Gesù, risalente al sedicesimo secolo, la Cappella del Sacramento, del quindicesimo secolo, la chiesa "rupestre" di San Niccolò Inferiore, del dodicesimo secolo, recentemente rinvenuta, i cui affreschi di epoca bizantina, così ben conservati, sono un unicum nel territorio.

Fig.15 - Schema planimetrico dell'orografia di Modica

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2.1.2 - LA MORFOLOGIA URBANA E LE TIPOLOGIE DI ISOLATI La morfologia urbana, in senso letterale, è lo studio della forma della città: “ la parola <morfologia> è stata utilizzata per indicare quasi sempre un livello di descrizione e progettazione ad una scala dimensionale e di complessità di relazioni più alta del singolo elemento edilizio e della sua forma in quanto progetto” (Gregotti, 1995).L’analisi urbana considera la città ed il territorio come dei “manufatti”. La natura di un manufatto non è separabile dal luogo in cui si trova, poiché nel luogo è stabilito un ordine formale rispetto al quale si conformano le opere dell’uomo: esse infatti definiscono un'unità con il luogo stesso. In questa condizione risiede il carattere specifico di ogni atto insediativo, di ogni fatto urbano, il “genius loci”. Le città, in base a un fenomeno che è stato definito di “inerzia”, tendono a crescere lungo dei tracciati o assi direttori che mantengono immutata la loro giacitura nel tempo: questo è anche il caso di Modica che dopo la ricostruzione del 1693 ha seguito come assi direttori le sponde dei due fiumi. Dall’analisi del tessuto urbano della città antica, dunque, possono essere individuate quattro differenti tipologie di isolati, i quali, a loro volta, possono essere ulteriormente differenziati per la configurazione interna delle unità edilizie.

Fig.16 - Direttrici dell'espansione di Modica

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2.2 - ANALISI ENERGETICA DELL’EDILIZIA STORICA DI MODICA 2.2.1 - LINEE GUIDA Riqualificazione energetica e miglioramento delle prestazioni energetiche di un edificio ricadente nel centro storico dello strumento urbanistico (non vincolato ai sensi della legislazione vigente) hanno come finalità la riduzione del fabbisogno energetico dello stesso fermo restando la qualità abitativa ed il benessere temo-igrometrico (cercando di migliorarli) dei dimoranti. Il raggiungimento di tale obiettivo implica delle azioni su tutti i fattori legati ai consumi energetici, quali: miglioramento delle abitudini, riduzione dei consumi e degli sprechi, utilizzo di elettrodomestici e impianti ad alta efficienza, inserimento di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili; tutto ciò finalizzato alla creazione di un involucro che riduca al minimo le dispersioni termiche. Nel caso degli edifici storici di Modica, in fase di analisi, sono state determinate le criticità per ciascuno in modo tale da individuare le parti ove intervenire prioritariamente, e quali aspetti trattare con maggiore attenzione in fase di riqualificazione. Trattandosi di edifici storici, un altro passo fondamentale è quello di cercare se esistono soluzioni bioclimatiche originarie, ovvero accorgimenti che un tempo, con minori mezzi a disposizione, si attuavano per relazionarsi al meglio con il clima e l’ambiente circostante. Valorizzare tali strategie, è un passo ulteriore verso la riduzione del fabbisogno energetico. Nello studio condotto, si individuano gli interventi, per i manufatti del centro storico, senza con ciò voler dare una ricetta generale per tutti i centri storici. Gli interventi proposti e le tecnologie suggerite sono da intendersi come “Linee guida per la riqualificazione e del miglioramento energetico dell’edilizia storica di Modica”. Agendo sulla successione di strati, è possibile quindi migliorare le prestazioni termiche di murature, solai e coperture, arrivando ad ottenere bassissime dispersioni. Fanno parte degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti l’inserimento di impianti di produzione di energia da 113


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fonte rinnovabile e l’efficientamento o la sostituzione degli attuali impianti di produzione di calore e di raffrescamento degli edifici medesimi. Generalmente sui solai si interviene creando un isolamento termico, mentre nelle murature e nelle coperture si può agire anche attraverso la ventilazione o la micro ventilazione. Gli infissi, solitamente più deteriorati, richiedono molto spesso una sostituzione, anche se talvolta è possibile aggiungere invece che togliere, accoppiando all’infisso esistente un altro infisso, per ottenere le prestazioni desiderate senza modificare l’esterno dell’edificio. Un elemento fondamentale dei sistemi per la riduzione del fabbisogno energetico è la prestazione termica del materiale che viene utilizzato, sia esso l’isolante per le strutture opache o il vetro per le strutture trasparenti. La scelta del vetro sarà molto legata anche alla resa estetica, mirando a non alterare la visione dall’esterno dell’edificio in cui viene posto. La valutazione dell’isolante invece sarà maggiormente relazionata alla compatibilità con i materiali esistenti, preferendo materiali naturali quali il sughero, le fibre di legno o di cocco, la lana di cellulosa o di pecora, in grado di garantire buone capacità traspiranti e basso impatto ambientale. L’isolante dovrebbe inoltre essere scelto sulla base delle modalità di dismissione e recupero, dell’incidenza energetica sul ciclo di produzione e della provenienza, privilegiando gli isolanti di fabbricazione locale.

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ISOLAMENTO TERMICO Descrizione Per isolamento termico (o coibentazione termica) si intendono tutti i sistemi, le operazioni e le modalità atti a migliorare le prestazioni energetiche dell’involucro e quindi ridurre le dispersioni di calore nella stagione invernale e il surriscaldamento in quella estiva. Mediante tali interventi si impone da un lato una limitazione delle dispersioni termiche, dall’altro si prescrivono le scelte progettuali che relazionano maggiormente il progetto alle caratteristiche climatiche e ambientali del luogo. Riferimenti normativi e legislativi UNI EN ISO 9488 - “Energia solare- Vocabolario” UNI 10349 - “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati Climatici” UNI 8477-1 - “Energia solare. Calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia. Valutazione dell’energia raggiante ricevuta” UNI EN ISO 15927-1 - “Prestazione termoigrometrica degli edifici- calcolo e prestazione dei dati climatici Medie mensili dei singoli elementi metereologici” Direttiva 89/106 - Disciplina sul mercato europeo i prodotti da costruzione (DoP) Legge 10 - 9.1.1991 - “Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia D.Lgs. 192 - 19.8.2005 - “Recepimento della Direttiva Europea 2002/91/CE sull’efficienza energetica nell’edilizia” D.Lgs. 311 - 2.2.2007 - Obbligo certificazione energetica degli edifici Articoli 1. I materiali isolanti privilegiati sono quelli di provenienza naturale o riciclati, “a Km 0”. 2. Per i suddetti edifici storici si privilegia il mantenimento dell’aspetto originario, vagliando le possibilità d’intervento all’interno dell’involucro edilizio in relazione al pregio architettonico della tipologia edilizia. 3. Per le coperture, previa analisi delle condizioni del sistema, è possibile intervenire dall’esterno in caso di necessaria sostituzione del manto, garantendo il riposizionamento dei coppi originari o congruenti e creando un sistema di ventilazion e o micro ventilazione naturale. 4. Per i solai a terra, previa verifica di possibilità dismissione della pavimentazione, si privilegia un intervento di areazione tramite vespaio aerato in plastica riciclata o in argilla espansa, evitando un aumento di spessore con consequenziale diminuzione dell’altezza dei vani. 5. Per le chiusure opache verticali si limitano gli interventi alla superficie interna per preservare il carattere storico dell’edificio, previa verifica di possibilità di dismissione dell’intonaco o posa su paramento originario. Si privilegiano interventi di cappotto interno, con intercapedine ventilata se l’aumento di spessore garantisce l’usufruibilità della superficie orizzontale utile. 6. I valori delle trasmittanze degli interventi dovranno essere rispettati considerando le correzioni per la presenza di ponti termici di forma o di struttura.

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Limiti normativi trasmittanza termica U (W/m2K)

Fig.17 - Strutture opache verticali : murature e strutture verticali

Fig.18 - Strutture opache orizzontali di copertura: coperture piane, inclinate e terrazze

Fig.19 - Strutture opache orizzontali di pavimento: pavimenti controterra, pavimenti su locali non riscaldati e di locali interrati riscaldati

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ISOLAMENTO ACUSTICO Descrizione Per isolamento acustico si intendono tutti i sistemi atti a limitare la diffusione del suono per il raggiungimento del comfort acustico. Bisogna garantire l’efficacia delle prestazioni di tutti gli elementi che compongono l’edificio, posizionandoli in modo corretto ed evitando la creazione di ponti acustici, i quali comportano uno spreco energetico ed economico. Riferimenti normativi e legislativi Legge 26 ottobre 1995, n. 447 - Legge quadro sull'inquinamento acustico D.P.C.M. 5/12/97 - “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici” UNI 11173 - “Finestre, porte e facciate continue – Criteri di scelta in base alla permeabilità e all’aria, tenuta all’acqua, resistenza al vento , trasmittanza termica e di isolamento acustico” UNI 11367 - “Acustica in edilizia – classificazione acustica delle unità immobiliari – procedura di valutazione e verifica in opera” Articoli 1. Per le chiusure opache verticali e le coperture, per non appesantire eccessivamente la struttura, si privilegia la creazione di pareti multistrato, da accoppiare alla parete esistente, verso la superficie interna, con interposto uno strato d'aria. Le due superfici non devono essere rigidamente collegate e l'intercapedine deve essere di almeno 4 cm, così da aumentare il potere fonoassorbente del sistema.

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PRESTAZIONE DEI SERRAMENTI Descrizione Bisogna garantire l’efficacia delle prestazioni del serramento evitando la creazione di un ponte termico nella zona giuntoinvolucro, il quale comporta uno spreco energetico ed economico. Riferimenti normativi e legislativi D.Lgs 192/05 integrato con Allegati C,I - integrato col D.Lgs 311/06 UNI EN ISO 10077-1 - “ Prestazione termica di finestre, porte chiusure – Calcolo della trasmittanza termica – metodo semplificato” UNI EN ISO 10077-2 - “Prestazione termica di finestre, porte chiusure – Calcolo della trasmittanza termica – metodo numerico per i telai” Articoli 1. L’installazione, il recupero e il rifacimento dei serramenti esterni sono effettuati utilizzando tipologie, materiali e colorazioni congruenti con le caratteristiche dell’edificio, con la tipologia delle aperture e con la connotazione storica dell’immobile. 2. Si attuano interventi che mirano alla riduzione delle dispersioni di energia termica, attraverso l’inserimento di un vetro camera, quando possibile, nell’infisso preesistente o l’accoppiamento di un nuovo infisso a quello esistente, nella piena congruenza con gli aspetti architettonici storici. 3. Le chiusure trasparenti comprensive di infissi che delimitano il volume a temperatura controllata rispetto l’esterno, devono avere un valore di trasmittanza termica media U, riferita all’intero sistema telaio-vetro (comprensivo di ponti termici) ed riferita al solo vetro, inferiore ai valori indicati dalla normativa regionale e nazionale in vigore. 4. I cassonetti da sostituire devono soddisfare i requisiti acustici e la trasmittanza termica media degli elementi stessi non potrà essere superiore rispetto a quella dei serramenti.

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CONTROLLO SOLARE E SCHERMATURE DELLE SUPERFICI Descrizione L’utilizzo di schermature solari per le superfici trasparenti ha come scopo la riduzione dei carichi termici estivi. Tali sistemi regolano il flusso radiante entrante dall’esterno, controllando i parametri energetici e quelli luminosi in risposta alle sollecitazioni esterne. Un sistema di protezione solare è l'insieme di tutti quei dispositivi che consentono di regolare il flusso della radiazione solare, divisibili in tre tipologie: sistemi filtranti (ad esempio tende) sistemi schermanti (ad esempio sistemi a lamelle)

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sistemi oscuranti (ad esempio tapparelle)

Riferimenti normativi e legislativi D.Lgs 192/05 - “Allegato I – integrato col D.Lgs 311/06” UNI 10349 - “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici”. UNI EN 13363.01 - “Disposizioni di protezione solare in combinazione con vetrate; calcolo della trasmittanza totale e luminosa, metodo di calcolo semplificato”. UNI EN 13561 - “Tende esterne requisiti prestazionali compresa la sicurezza”. UNI EN 13659 - “Chiusure oscuranti requisiti prestazionali compresa la sicurezza”. UNI EN 14501 - “Benessere termico e visivo caratteristiche prestazioni e classificazioni”. Articoli 1. Al fine di limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva, o il raffrescamento, e di contenere la temperatura interna degli ambienti, si devono applicare sulle superfici vetrate perimetrali dispositivi di schermatura e oscuramento tali da ridurre del 70% l’irradiazione solare massima sulle superfici trasparenti durante il periodo estivo e tali da consentire il completo utilizzo della massima irradiazione solare incidente durante il periodo invernale. 2. Nel caso di documentata impossibilità tecnica nel raggiungere il 70% di riduzione dell’irradiazione solare massima estiva con i soli sistemi schermanti, è consentita l’adozione combinata di sistemi filtranti. 3. É possibile la sostituzione dei sistemi oscuranti in caso di situazione di degrado, mantenendo la congruenza con l’esistente e la continuità con l’edilizia circostante. 4. Per i sistemi filtranti moderni s’intendono le pellicole polimeriche autoadesive applicabili sui vetri, sul lato interno o esterno,in grado di modificare, per la superficie vetrata, la trasmissione dell’energia solare, la trasmissione ultravioletti, la trasmissione infrarossi e la trasmissione luce visibile. In caso di dovuta sostituzione dell’infisso, l’applicazione di vetra zioni con trattamenti superficiali (ad esempio vetri a controllo solare) è considerata equivalente all’applicazione di sistemi filtranti.

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EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI IMPIANTI Descrizione L’inserimento di nuovi impianti per soddisfare gli attuali requisiti normativi è un’operazione delicata in quanto è necessario valutare preventivamente la compatibilità dell’intervento con la conservazione degli elementi di pregio, come murature, intonaci o pavimentazioni, evitando interventi invasivi. Si privilegia, nel caso in cui fossero già presenti, l’inserimento degli impianti sotto traccia, sfruttando gli spazi già esistenti, quali spazi interrati, sottotetti non abitabili, o cavedi, convertendoli in vani tecnici. IMPIANTO ELETTRICO: si prescrive la sostituzione delle sorgenti luminose artificiali dell’impianto elettrico, ove presente, con altre di nuova generazione a basso consumo, preferibilmente con tecnologia a LED, assicurando un adeguato livello di benessere visivo, in funzione delle attività previste. IMPIANTO DI RISCALDAMENTO: si rende obbligatoria l’installazione di caldaie ad alto rendimento in sostituzione delle esistenti, non conformi agli standard normativi. Se tecnicamente possibile, si prescrive l'inserimento di caldaie a condensazione a metano. In presenza di camini, si prescrive la sostituzione con caminetti di nuova generazione ad alto rendimento, sfruttando le canne fumarie originarie. IMPIANTO DI RAFFRESCAMENTO: è solitamente assente perché sopperito dagli accorgimenti bioclimatici dell’involucro edilizio. Laddove, per carenze tecnologiche, non si raggiunge la sensazione di benessere all’interno dell’edificio è possibile sfruttare l’impianto di riscaldamento anche per il raffrescamento se del tipo pompa di calore inverter, o utilizzare sistemi di raffrescamento evaporativo portatili in quanto utilizzabili in ambienti ove i tradizionali impianti non sono installabili per motivi di spazio o non se ne riscontri la convenienza economica. IMPIANTO FOTOVOLTAICO: non è possibile adottare tali soluzioni, tra cui ad esempio le tegole fotovoltaiche per la produzione di energia elettrica, in quanto inciderebbero fortemente sul carattere paesaggistico modicano.

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INTERVENTI CASA IN GROTTA Descrizione L’intervento di efficientamento energetico nella casa in grotta risulta complesso in quanto ambiente poco incline alla civile abitazione, con un importante carattere storico da preservare. L’alto tasso di umidità relativa e le dimensioni della superficie utile non garantiscono le condizioni di comfort abitativo, in particolar modo nel periodo invernale. A Modica usualmente tale tipologia di abitazione presenta paramenti privi di rivestimento, ad eccezione delle unità che hanno subito un intervento recente di riqualificazione architettonica. Con ciò non si può prescrivere un intervento ottimale da adottare per conferire migliori prestazioni energetiche, ma si sono individuate tre possibili soluzioni realizzabili nelle grotte per migliorare l'efficienza termica e risolvere il problema dell'umidità di risalita. 1. È possibile intervenire con l'ausilio di un uno speciale intonaco depressurizzante, il Novomur, brevettato nel 1979 per il trattamento delle superfici umide di locali cantinati o a diretto contatto con il terreno. Il trattamento con il Novomur consente la creazione di una struttura alveolare diffusa nello spessore dell'intonaco. Gli alveoli raggiungono un diametro di 10-20 micron e sono comunicanti tra loro attraverso una fitta rete di micropori che assicurano il trasporto capillare dell'acqua verso alveoli più grandi, da cui essa fuoriesce sotto forma di vapore. Il Novomur viene disposto in uno strato dello spessore di 2 cm, al quale viene aggiunto uno strato di finitura di 5 mm di tonachina termica Velomur con funzioni di isolamento termico e rifinitura. 2. È possibile intervenire senza alcun tipo di intonaco o pellicola ricoprente, si devono utilizzare prodotti che non alterino cromaticamente le murature, orientando il trattamento ai soli strati superficiali. Requisito fondamentale per assicurare la durata dell’intervento è la traspirabilità: la possibile formazione di una pressione di vapore acqueo all’interno della parete, potrebbe determinare il distacco del rivestimento. Sono stati sviluppati proprio per questo genere di intervento due prodotti (PROOFING 31 e PROOFING 32) che consentono il mantenimento delle proprietà traspiranti del calcare, ma che al contempo respingono l’umidità ambientale dai paramenti interni degli edifici per farli rimanere asciutti. 3. La soluzione alternativa è quella del “non intervento” preservando il carattere tipologico della casa in grotta, sulla base degli elevati costi che comporterebbe qualsiasi tipo di intervento sul manufatto storico. È consigliabile un uso abitativo o ricettivo nel solo periodo estivo, in quanto vi è un maggiore comfort igrotermico. In abbinamento ai trattamenti elencati, si consiglia l'utilizzo di un deumidificatore per trattare l'aria interna e contribuire alla salubrità degli ambienti.

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2.2.2 - MATERIALI ECOCOMPATIBILI La situazione energetica attuale mondiale necessità di sensibilizzare l’attenzione verso le tematiche della progettazione sostenibile, in particolare la questione del risparmio energetico, elemento questo che negli ultimi anni sta diventando un fenomeno riscontrabile nelle applicazioni delle nuove tecniche costruttive. L’energia più pulita in assoluto è l’energia che non viene consumata. In questo senso l’isolamento termico rappresenta una delle fonti di energia più importanti in assoluto, in quanto consente di diminuire il fabbisogno termico degli edifici, crea un clima salubre all’interno degli ambienti e, naturalmente, risparmiare energia significa ridurre ai minimi termini il proprio impatto ambientale. Le esigenze progettuali attuali mirano ad aumentare l’uso delle risorse rinnovabili per limitare la dipendenza dalle fonti fossili convenzionali e allo stesso tempo far fronte ai pressanti problemi di carattere ambientale che sono generati dalla loro produzione e dal loro utilizzo. Le strategie del risparmio energetico mirano all’utilizzo di materiali provenienti da fonti di “energia rinnovabile” che consentono di ridurre i consumi di energia grigia, le emissioni di CO 2 e la dispersione termica degli edifici, nonché per assolvere a una questione etica di salvaguardia delle risorse disponibili, in modo da renderle accessibili a tutti in maniera equilibrata.

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Le azioni rivolte al miglioramento dell’aspetto energetico dell’edificio sono prevalentemente legate alla limitazione delle dispersioni: un attento isolamento della muratura con isolanti e cappotti interni di rivestimento, il controllo della ventilazione degli ambienti e un accurato isolamento delle coperture e del solaio a terra, comportano una riduzione della trasmittanza dell’edificio, oltre al miglioramento del comfort abitativo. La maggior parte degli edifici esistenti è caratterizzata da consumi termici spesso elevati, sia a causa delle dispersioni di calore per trasmissione attraverso le pareti esterne, la superficie del tetto, il pavimento e le finestre, sia per le perdite di calore dovute ad una ventilazione non controllabile attraverso le fessure dell’involucro o per l’esistenza di ponti termici nella struttura. I materiali impiegati nelle prove di ciascun edificio analizzato, sono molteplici e le loro caratteristiche sono molto diverse, tanto che a seconda delle esigenze, può essere più adatto un materiale piuttosto che un altro. Un isolamento di qualità è stato scelto (in maniera esemplificativa) dopo uno studio specifico della costruzione, in modo da ottimizzare l’impiego dei materiali di coibentazione: è fondamentale pianificare l’isolamento termico che più si presta a migliorare le caratteristiche dell’edificio in cui è inserito, al fine di consentire la sua massima resa. La panoramica di prodotti che segue inquadra la più recente produzione edilizia relativa ai materiali caratterizzati da componenti legati al risparmio energetico, alla sostenibilità, all’impatto ambientale che la produzione e l’utilizzo di questi ha sull’ambiente, alla prestazione isolante del materiale, al contributo che offrono per la riduzione di dispersione di calore dell’edificio e per la riduzione di emissione di CO2, all’ origine naturale, all’uso di materiali riciclati, alla destinazione d’uso dell’edificio per il quale è stato previsto, alla densità del materiale, alla pianta d’origine dei materiali vegetali, al prezzo di mercato e al tempo di ritorno dell’investimento. I materiali utilizzati nelle prove di prestazione energetica, sono caratterizzati da una conduttività termica piuttosto bassa, con valori compresi tra 0,038 e 0,06 W/m*K.

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Le schede tecniche di seguito riportate contengono tre icone che rappresentano rispettivamente l’origine, la composizione e la struttura del materiale trattato. Ogni scheda è strutturata in modo da riportare l’immagine del prodotto, una descrizione sintetica e i dati tecnici. Questi ultimi forniscono ulteriori elementi di conoscenza per l’uso più idoneo del materiale, mentre l’identificazione delle principali applicazioni ne chiarisce le possibilità di impiego. Vengono inoltre segnalate alcune caratteristiche ambientali che specificano le attitudini dei singoli prodotti in merito ai requisiti di sostenibilità, biodegradabilità, rigenerabilità, riciclabilità.

LEGENDA CLASSIFICAZIONE MATERIALI

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2.2.2 - IL CALCOLO DELLE PRESTAZIONI ENERGETICHE DEI CASI STUDIO A MODICA 2.2.2.1 Le condizioni climatiche di Modica Il territorio comunale si divide in due zone nettamente diverse dal punto di vista altimetrico e climatico, la parte costiera (Marina di Modica), e la montuoso-collinare, dove si trova l'aggregato storico. Il punto più alto del centro urbano, corrispondente al campanile della chiesa di San Giovanni Evangelista a Modica Alta, è posto a 449 m s.l.m. mentre la sede comunale, a Modica Bassa, si trova a 296 m. di altezza sul livello del mare. Il clima nella città antica di Modica è di tipo mediterraneo, generalmente mite anche se, in inverno, possono verificarsi occasionali nevicate soprattutto a Modica Alta. Nella zona montuosa è frequente la formazione di brina e di gelo, mentre è rara la formazione di banchi di nebbia notturni. La temperatura media annua è di circa 17 °C nella parte bassa e 16 °C nella parte alta, con una media a gennaio di 9 °C sulla costa ed 8 °C in collina (con temperature solitamente inferiori ai 4 °C durante la notte), e una media a luglio di 26 gradi. L'estate è calda ma asciutta e ventilata, soprattutto nelle parti più alte della città (oltre i 400 m). L'inverno è fresco e piovoso, con una pluviometria media annuale di circa 650 mm concentrati nel periodo autunno-inverno ed anche in parte della primavera. Il DPR 412/93 individua sei zone climatiche in cui è diviso il territorio nazionale, differenziando i comuni in funzione dei "gradi giorno". Essi vengono definiti come "la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dell'ambiente, convenzionalmente fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera." Modica è situata nella zona climatica C con 1117 gradi giorno ed il periodo di riscaldamento convenzionale si estende dal 15 novembre al 31 marzo per una durata massima di 10 ore giornaliere. La temperatura interna di progetto è stabilita in 20°C per gli edifici con destinazione d'uso residenziale o assimilabili, e 18 °C per edifici utilizzati come cantine, depositi o magazzini.

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2.2.2.2 Il software Lex 10 Professional Per il calcolo delle prestazioni energetiche dei casi studio rilevati a Modica si è utilizzato un moderno software "Lex 10 Professional", aggiornato alle ultime normative in materia energetica, le UNI TS 11300 2014. Il software permette di calcolare i dispendi energetici degli edifici inserendo alcune informazioni quali i dati geometrici e i materiali di cui si costituisce ogni componente dell'involucro edilizio, le temperature e l'umidità relativa durante l'arco dell'anno nella località in cui è posto l'edificio in oggetto, l'orientamento delle varie strutture opache e vetrate, il tasso di ventilazione previsto, il genere di copertura, l'eventuale presenza ed il tipo di impianto di riscaldamento. Dopo aver calcolato le perdite energetiche di ogni edificio per trasmissione verso l'esterno e per ventilazione, il software confronta i flussi di calore medi con quelli inseriti in apposite tabelle della normativa, calcolati in base al rapporto Area/Volume ed alla zona climatica in cui è posta la località, Modica nei nostri casi studio. Dal confronto tra i valori calcolati e quelli derivanti dalla normativa, il software assegna una classe energetica agli edifici studiati. Il calcolo delle dispersioni energetiche dipende quindi, oltre che dalle superfici opache e finestrate degli edifici e dalla loro trasmittanza, dalla differenza delle variabili climatiche (temperatura, umidità relativa, irraggiamento per le diverse esposizioni) tra le condizioni di confort interno stabilite ed i valori medi mensili della località in esame (Figure 20-21).

Fig. 20 - Tabella dei dati climatici

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Fig. 21 - Confronto tra le temperature medie mensili e la temperatura di progetto

Per iniziare, si impostano i dati generali dell'edificio, il volume totale, la superficie disperdente ed il numero dei piani (Fig. 22)

Fig. 22 - Dati generali dell'edificio

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Successivamente si inserisce la località con i suoi dati geografici e climatici, tra cui la latitudine, l'altitudine, i valori di temperatura media mensile di riferimento, l'umidità relativa, i gradi giorno ed i valori di radiazione solare per le diverse esposizioni (Fig 23).

Fig. 23 - Dati geografici di Modica

Nella successiva finestra si inserisce una pianta dell'edificio, in scala 1:1, in formato Dxf, importato da Autocad, in cui le varie componenti edilizie sono state distinte con diversi layers come indicato nel "Manuale Utente" del programma. Nella planimetria è stato indicato l'orientamento, al fine di consentire il calcolo esatto degli apporti gratuiti per irraggiamento (Fig. 24)

Fig. 24 - Pianta dell'edificio 141


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Vengono definite le diverse zone termiche presenti nell'edificio, all'interno delle quali sono state riportate la temperatura interna di progetto, il volume lordo e quello al netto delle murature, la superficie del pavimento totale ed utile, il numero di ricambi d'aria previsti in un'ora, la capacità termica dell'involucro edilizio e la potenza elettrica impiegata per l'illuminazione (Fig. 25).

Fig. 25 - Definizione delle zone termiche dell'edificio

L'impianto termico negli edifici rilevati è inesistente nello stato di fatto, quindi si è optato per il campo "assente" nell'apposita sezione del programma. Nella sezione "strutture di progetto" si inseriscono i dati relativi ai componenti edilizi. Vengono computate le porte, con la superficie ed il materiale che le costituisce con la relativa trasmittanza. Per il computo dei dispendi energetici delle superfici vetrate, si scende più nel dettaglio, inserendo il tipo di vetrata e di telaio con le relative trasmittanze e le aree relative dei due componenti.

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Fig. 26- Elenco delle strutture di progetto

Si passa al tipo di murature presenti, ai solai a terra ed alle coperture, analizzando per i diversi strati i materiali, la densità, la trasmittanza, la capacità termica e gli spessori (Fig. 26) In un'apposita sezione del programma si inseriscono i ponti termici differenziandoli per tipo e lunghezza ed assegnando ad ognuno di essi la trasmittanza lineare. Dopo aver analizzato in dettaglio le strutture di progetto, per ognuna di esse, devono essere assegnati gli orientamenti, le superfici e la zona termica di riferimento, attraverso la sezione "strutture disperdenti" (Fig.27). Sono stati impostati tutti i dati necessari per i calcoli energetici e si sono ricavati, per ogni edificio, i consumi di energia totali e quindi la classe energetica di riferimento. Il software consente di calcolare anche le seguenti dispersioni energetiche parziali:    

apporti termici utili e fabbisogno termico per i diversi mesi del periodo di riscaldamento dispersioni per trasmissione e ventilazione dispersione per trasmissione per ogni tipologia di struttura dispersione per trasmissione per le diverse esposizioni 143


ANALISI ENERGETICA DELL’ EDILIZIA STORICA DI MODICA

Fig. 27 - Le strutture disperdenti

Gli edifici considerati, nello stato di fatto, hanno mediocri prestazioni energetiche: la loro classe energetica, infatti, risulta G o F. Dopo aver completato l'analisi dello stato di fatto, si è proceduto a calcolare le dispersioni energetiche degli edifici in seguito all'aggiunta di strati isolanti e di coibentazione, al fine di garantire prestazioni energetiche più adeguate alle attuali normative di settore ed un elevato confort indoor. Si è intervenuto sulle strutture verticali opache, sugli infissi, sulla copertura e sul solaio a terra attraverso l'inserimento di strati di materiale isolante di diverso genere (pannelli di fibra di vetro, pannelli di sughero e fibra di legno intonacabile) a seconda della struttura edilizia in cui si prevede l'inserimento. In ogni edificio considerato è stato introdotto un impianto di riscaldamento con caldaia a condensazione a risparmio energetico. La classe energetica riscontrata nei diversi casi studio, è migliorata mediamente di tre o quattro livelli rispetto allo stato precedente agli interventi, arrivando a D o C ed in alcuni casi B.

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ANALISI ENERGETICA DELL’ EDILIZIA STORICA DI MODICA

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L’ANALISI ECONOMICA

2.3 – L’ANALISI ECONOMICA Per completare l'analisi dei casi studio considerati, è stata aggiunta un'analisi economica degli stessi, mediante la stima del costo totale degli interventi e del risparmio annuale sui costi di esercizio, legato ai minori consumi di combustibile per il riscaldamento invernale. Si è scelto di inserire strati di isolante di spessore non esiguo, perchè, a fronte di un leggero aumento dei costi di investimento iniziale, si è potuto ottenere un consumo energetico molto ridotto che consente un notevole risparmio dei costi di esercizio. Inizialmente si sono effettuate ricerche di mercato e si è consultato il prezziario dei lavori pubblici della regione Sicilia del 2013 per valutare il prezzo dei materiali proposti. Si è quindi proceduto alla compilazione di una tabella dei prezzi, specificando il costo a metro quadro di ogni materiale (Tab.).

Materiali Argilla espansa s=20 cm Barriera al vapore s=0,5 cm Blocco di mattoni forati s= 8 cm Guaina impermeabilizzante s=0,5 cm Igloo h=10 cm Intonaco isolante s=2 cm Intonaco isolante s=3 cm Lastra in gessofibra s=1,5 cm Listelli tetto ventilato A=(4x4)cmq Magrone di fondazione s=10 cm Massetto di calce s=7 cm Pannello di canapa e calce s= 10 cm Pannello di fibra di cellulosa s=8 cm Pannello di fibra di legno inton. s=2 cm Pannello di fibra di legno s=10 cm Pannello di fibra di legno s=2,5 cm Pannello di PET ricilato s= 8cm Pannello di sughero s=10 cm Pannello di sughero s=8 cm Piastrelle da pavimento s=1 cm Soletta in cls s=4 cm Tavolato di abete s=4 cm Fig.28 - Tabella sul costo dei materiali

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€/mq 29,6 2,8 9,7 6,0 6,6 47,4 71,1 12,2 3,5 12,4 17,8 12,8 17,0 6,0 13,0 6,0 8,0 31,5 25,8 15,0 5,9 27,6


L’ANALISI ECONOMICA

L'analisi è divisa in due sezioni: nella prima parte si effettua un'indagine sui costi degli interventi da effettuare, nella seconda si calcolano, a partire dal costo dell'intervento, diversi indicatori che permettono di valutare la convenienza economica ed ambientale del progetto. L'analisi dei costi è divisa in quattro voci che tengono conto delle murature perimetrali, degli infissi opachi e trasparenti, del solaio a terra e della copertura. I costi di ogni voce sono ottenuti moltiplicando un costo specifico a metro quadro, diverso per le soluzioni progettuali ipotizzate, per l'area dell'elemento tecnico considerato. Il costo per metro quadro si ottiene sommando i costi specifici dei materiali utilizzati per l'isolamento, sovrapposti per consentire il raggiungimento delle prestazioni desiderate. Al costo dei materiali impiegati per l'isolamento del singolo elemento tecnico (muratura perimetrale, infissi, solaio a terra, copertura), si aggiunge l'incidenza della manodopera, della sicurezza, dei trasporti, delle spese generali e del profitto dell'impresa che realizzerà i lavori (Tab.). Infine viene aggiunto il prezzo di una caldaia a condensazione per gli edifici con destinazione d'uso residenziale, per sostituire la caldaia preesistente.

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L’ANALISI ECONOMICA

Fig.29 - Esempio tabella sui costi degli interventi

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L’ANALISI ECONOMICA

Dopo aver ottenuto il costo totale dell'intervento, nella seconda tabella, si calcolano i parametri economici più significativi per l'intervento. Sono stati determinati: le detrazioni fiscali, il tempo di ritorno dell'investimento, il risparmio economico derivante dal minor consumo di metano per il riscaldamento ed il risparmio di CO2 prodotta; i precedenti valori sono stati ottenuti per un anno solare e per l'intera vita utile dell'intervento stimata in 30 anni. Il tempo di ritorno è il parametro più significativo per valutare la convenienza economica di un investimento: esso è definito come il numero di anni necessario ad eguagliare un costo iniziale. Non si è tenuto conto del tasso di inflazione o del tasso di interesse nominale (TAN) per rendere i casi esaminati più generali. Nei casi studio analizzati, il tempo di ritorno per gli interventi di riqualificazione presenta valori fortemente variabili, oscillando tra circa 5 anni ed oltre 20 anni, in funzione del tipo di isolamento scelto, del rapporto tra l'area delle pareti disperdenti verso l'esterno ed il volume, della superficie del pavimento e del numero e delle dimensioni degli infissi. Il costo del metano, dopo un'attenta ricerca di mercato, è stato fissato in 1,16 euro per metro cubo e la produzione di anidride carbonica in 0,2 Kg per Kwh di energia prodotta. Si è potuto osservare che in tutti i casi considerati, grazie anche alle detrazioni fiscali del 55%, la riqualificazione energetica degli edifici storici presenta indubbi vantaggi economici nel medio e lungo periodo (Tab.). In un'ottica di sostenibilità ambientale degli interventi, si è anche calcolata l'anidride carbonica non emessa per il riscaldamento degli ambienti, per via dei minori dispendi energetici.

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L’ANALISI ECONOMICA

Fig.30 - Esempio tabella dei parametri economici

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2. 4 - CASI STUDIO


TIPOLOGIA EDILIZIA B1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui siperviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti già in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, veloci da applicare e con particolari dot i termoacustiche , che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. Sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA B2 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necess arie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolan do l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui siperviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti già in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, veloci da applicare e con particolari dot i termoacustiche, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA B3 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necess arie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolan do l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale, in cui sono stati applicati gli interventi previsti per il miglioramento delle prestazioni energetiche dell' edificio in oggetto (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stato previsto, internamente alla muratura esistente, un intervento di isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm, pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti già in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, veloci da applicare e con particolari doti termoacustiche, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA C1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 38 cm, in relazione al livello di isolamento che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di deposito; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio in argilla espansa, ecologia e naturale, che garantisce inoltre l'aerazione del solaio controterra, poggiato su un elemento di protezione dall'umidità del terreno,ovvero una guaina impermeabilizzante, e sul quale è prevista, a seguito, la posa di un massetto di malta, di una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e di un ulteriore strato di argilla espansa che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stato utilizzato un isolamento interno alla muratura esistente di spessore complessivo di 12,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile,e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di cellulosa, naturale e con ottime caratteristiche isolanti gia in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da pannello in fibra di legno intonacabile di ridotto spessore, necessario a stendere lo strato di finitura costituito da intonaco impermeabile. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno in abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, uno strato isolante costituito da PET riciclato, ecologico ed economico, una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. Nella tavola successiva sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col medesimo programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, distinguendo, tra i vari capitoli di spesa, le murature perimetrali, gli infissi opachi e trasparenti, i solai a terra e le coperture (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA C2 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necess arie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolan do l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente è stato applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti gia in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da uno strato pannello in cartongesso con trattamento della superficie, veloce da applicare e con particolare doti termoacustiche , che presenta ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA C3 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello st ato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stato previsto, internamente alla muratura esistente, un intervento di isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti già in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, veloci da applicare e con particolari doti termoacustici, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano Nella tavola successiva sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col medesimo programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, distinguendo, tra i vari capitoli di spesa, le murature perimetrali, gli infissi opachi e trasparenti, i solai a terra e le coperture (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA D1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necess arie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolan do l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti già in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, rapidi da applicare e con particolari doti termoacustiche, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. Nella tavola successiva sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col medesimo programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA D2 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Vengono inserite una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necess arie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolan do l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; esso prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm, pensato per garantire una migliore prestazione dell’edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in sughero, naturale ed ecologico, che risana l'abitazione dall'umidità, che dimostra ottime caratteristiche isolanti con spessori ridotti rispetto ad altri isolanti a parità di prestazione e che possiede un ottimo costo rapportato all'elevato livello di qualità che l'isolamento garantisce all'abitazione; a seguito è stata applicata una barriera al vapore, per evitare fenomeni di condensa, e uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA si prevede un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, applicando un tavolato in legno in abete, scelto per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante in sughero, della stessa tipologia ma di spessore maggiore rispetto ai pannelli già previsti per l'isolamento della parete verticale, per una più vantaggiosa economia di scala; è stata applicata una guaina impermeabilizzante e su questa una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA D3 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello st ato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di legno, naturale e con ottime caratteristiche isolanti già in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da pannello in cartongesso con trattamento della superficie, rapido da applicare e con particolari doti termoacustiche, che presenta ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno di abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante costituito da canapa e calce, ecologico e con un ottimo costo rapportato alla elevata qualità dell'isolamento che si vuole garantire , una guaina impermeabilizzante e una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, distinguendo, tra i vari capitoli di spesa, le murature perimetrali, gli infissi opachi e trasparenti, i solai a terra e le coperture (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA E1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui si perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; esso prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm, pensato per garantire una migliore prestazione dell’edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in sughero, naturale ed ecologico, che risana l'abitazione dall'umidità, che dimostra ottime caratteristiche isolanti con spessori ridotti rispetto ad altri isolanti a parità di prestazione, e che possiede un ottimo costo rapportato all'elevato livello di qualità che l'isolamento garantisce all'abitazione; poi è stata applicata una barriera al vapore, per evitare fenomeni di condensa, e uno strato di pannelli in cartongesso con trattamento della superficie, veloci da applicare e con particolari doti termoacustiche, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno in abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all'isolamento, una barriera al vapore sulla quale è stato posato uno strato isolante in sughero, della stessa tipologia ma di spessore maggiore rispetto ai pannelli già previsti per l'isolamento della parete verticale, per una più vantaggiosa economia di scala, fattore da non sottovalutare; a seguito è stata applicata una guaina impermeabilizzante e su questa una doppia orditura di listelli in legno di abete, in sos tegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, procedendo poi con il riposizionamento dei coppi origina ri per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA E2 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello st ato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato invece applicato un isolamento di spessore complessivo di 10,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in sughero, naturale ed ecologico, che risana l'abitazione dall'umidità, che dimostra ottime caratteristiche isolanti con spessori ridotti rispetto ad altri isolanti a parità di prestazione, e che possiede un ottimo costo rapportato all'elevato livello di qualità che l'isolamento garantisce all'abitazione; a seguito è stata applicata una barriera al vapore, per evitare fenomeni di condensa, e un pannello in cartongesso con trattamento della superficie, rapidi da applicare e con particolari doti termoacustiche, che presentano ottime caratteristiche prestazionali con un spessore di soli 2 cm. Per il solaio di COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno costituito da una barriera al vapore, utile ad evitare fenomeni di condensa, sulla quale è stato posato uno strato isolante in sughero, della stessa tipologia ma di spessore maggio re rispetto ai pannelli già previsti per l'isolamento della parete verticale, per una piu vantaggiosa economia di scala, fattore da non sottovalutare; a seguito è stata applicata una guaina impermeabilizzante e su questa un massetto delle pendenze che ospita uno strato di pavimentazione,essendo un solaio praticabile. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, distinguendo, tra i vari capitoli di spesa, le murature perimetrali, gli infissi opachi e trasparenti, i solai a terra e le coperture (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA G1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Vengono inserite una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista internamente alla muratura esistente un intervento di isolamento di 22cm di spessore, pensato per garantire una migliore prestazione dell’edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di un'intercapedine, considerata il modo più economico per opporre una barriera alla trasmissione del calore dall'esterno verso l'interno, e di un o strato isolante in sughero, naturale ed ecologico, che risana l'abitazione dall'umidità, che dimostra ottime caratteristiche isolanti con spessori ridotti rispetto ad altri isolanti a parità di prestazione, e che possiede un ottimo costo rapportato all'elevato livello di qualità che l'isolamento garantisce all'abitazione; a seguito è stata applicata una barriera al vapore, per evitare fenomeni di condensa, uno strato costituito da laterizi forati, che ospita lo strato di finitura di intonaco isolante. Per il SOLAIO DI COPERTURA è stato previsto un intervento di isolamento dall'interno, che nonostante riduca l'interpiano di 12,5 cm, si è ritenuto più adatto applicare perché meno invasivo, in quanto mantiene inalterata la copertura esistente, per la rapidità di posa e per la conseguente riduzione dei costi dovuti alla semplicità dell'intervento, garantendo ottime prestazioni isolanti, migliori condizioni di comfort e minimo impatto visivo dall'interno; sulla base di tali input l'intervento previsto consiste nell'applicazione, a diretto contatto con il solaio di copertura, di uno strato isolante in sughero, naturale ed ecologico, il quale risana l'abitazione dall'umidità e possiede un ottimo costo rapportato all'elevato livello di qualità che garantisce all'abitazione; nello strato più interno è stata applicata una barriera al vapore, per evitare fenomeni di condensa, ed uno strato di pannelli di cartongesso con trattamento della superficie, veloce da applicare e con particolare doti termoacustiche. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti,(tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA G2 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Vengono inserite una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necess arie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolan do l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 53,6 cm, in relazione al livello di isolamento e di comfort che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di civile abitazione; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio aerato in plastica riciclata, prodotto ecologico che preserva gli ambienti dall'umidità e garantisce una corretta posa e semplice manutenzione degli impianti previsti, poggiato sul magrone, riceve il getto di malta e su quest'ultimo è previsto a seguito, uno strato di isolante in fibra di legno, naturale ecologico sostenibile ed ecocompatibile, protetto verso l'esterno da una guaina impermeabilizzante e verso l'interno da una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e in successione un massetto che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista internamente alla muratura esistente un intervento di isolamento di 22 cm di spessore, pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile per garantire il maggior comfort agli utenti, e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di un'intercapedine, considerata il modo più economico per opporre una barriera alla trasmissione del calore dall'esterno verso l'interno, e di uno strato isolante in sughero, naturale ed ecologico, che risana l'abitazione dall'umidità, che dimostra ottime caratteristiche isolanti con spessori ridotti rispetto ad altri isolanti a parità di prestazione, e che possiede un ottimo costo rapportato all'elevato livello di qualità che l'isolamento garantisce all'abitazione; a seguito è stata applicata una barriera al vapore, per evitare fenomeni di condensa, e uno strato costituito da laterizi forati, che ospita lo strato di finitura di intonaco isolante. Per il SOLAIO DI COPERTURA è stato previsto un intervento di isolamento dall'esterno di spessore complessivo di 11 cm, che si è ritenuto più adatto applicare perché, garantendo ottime prestazioni isolanti, offre migliori condizioni di comfort; tale intervento consiste nell'applicazione di un massetto delle pendenze che si presta alla posa della barriera al vapore, necessaria a evita re fenomeni di condensa, e sulla quale è stato previsto uno strato isolante in sughero, della stessa tipologia di quello utilizzato nella muratura, per un ritorno vantaggioso nell' economia di scala; nello strato più esterno è stata applicato un manto impermeabile autoprotetto multistrato costituito da materiali solidali tra loro ed aderenti al supporto, che risultano stabili al variare della temperatura. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA H1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello st ato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 38 cm, in relazione al livello di isolamento che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di deposito; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio in argilla espansa, ecologia e naturale, che garantisce inoltre l'aerazione del solaio controterra, poggiato su un elemento di protezione dall'umidità del terreno,ovvero una guaina impermeabilizzante, e sul quale è prevista, a seguito, la posa di un massetto di malta, di una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e di un ulteriore strato di argilla espansa che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato utilizzato un isolamento di spessore complessivo di 12,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile,e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di cellulosa, naturale e con ottime caratteristiche isolanti gia in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da pannello in fibra di legno intonacabile di ridotto spessore, necessario a stendere lo strato di finitura costituito da intonaco impermeabile. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno in abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, uno strato isolante costituito da PET riciclato, ecologico ed economico, una guaina impermeabilizzante e una sdoppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, precedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, distinguendo, tra i vari capitoli di spesa, le murature perimetrali, gli infissi opachi e trasparenti, i solai a terra e le coperture (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA I1 La scheda del caso studio si compone di sette tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, le piante ed i prospetti più rappresentativi (tav. 1.1); successivamenteè stata illustrata la sezione costruttiva dello stato di fatto dell'edificio, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composto l'edificio; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione dell'edificio e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello st ato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed altre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). Da qui i perviene alla fase progettuale (tav. 2.1). Per il SOLAIO A TERRA è stato applicato un sistema di isolamento dal terreno di spessore totale di 38 cm, in relazione al livello di isolamento che si vuole garantire per l'edificio destinato ad uso di deposito; tale intervento prevede la realizzazione di un vespaio in argilla espansa, ecologia e naturale, che garantisce inoltre l'aerazione del solaio controterra, poggiato su un elemento di protezione dall'umidità del terreno,ovvero una guaina impermeabilizzante, e sul quale è prevista, a seguito, la posa di un massetto di malta, di una barriera al vapore per evitare fenomeni di condensa, e di un ulteriore strato di argilla espansa che regolarizza il piano di calpestio e che ospita la pavimentazione. Per la CHIUSURA VERTICALE è stata prevista la sostituzione dell'intonaco esterno con uno strato, dello stesso spessore, di intonaco isolante; internamente alla muratura esistente è stato utilizzato un isolamento di spessore complessivo di 12,5 cm , pensato per garantire una migliore prestazione della muratura di tale edificio in considerazione delle esigue dimensioni della superficie interna, riducendo lo spazio utile il meno possibile,e con attenzione anche al costo che questo intervento comporta; a questo scopo e sulla base di tali parametri nasce la combinazione di uno strato isolante in fibra di cellulosa, naturale e con ottime caratteristiche isolanti gia in pannelli da 8 cm, seguito da una barriera al vapore e da pannello in fibra di legno intonacabile di ridotto spessore, necessario a stendere lo strato di finitura costituito da intonaco impermeabile. Per la COPERTURA è stato previsto un intervento dall'esterno, previa rimozione dei coppi e del cannucciato sottostante, ed è stato applicato un tavolato in legno in abete, tipologia lignea scelta per il suo contributo all' isolamento, uno strato isolante costituito da PET riciclato, ecologico ed economico, una guaina impermeabilizzante e una sdoppia orditura di listelli in legno di abete, in sostegno del manto esterno e utile a garantire la ventilazione della copertura, precedendo poi con il riposizionamento dei coppi originari per mantenere inalterato il carattere tipico del paesaggio modicano. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio con l'applicazione delle soluzioni progettuali specificate in precedenza (tav. 2.2); segueun'analisi dettagliata dei costi degli interventi previsti, distinguendo, tra i vari capitoli di spesa, le murature perimetrali, gli infissi opachi e trasparenti, i solai a terra e le coperture (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









TIPOLOGIA EDILIZIA I2 La scheda del caso studio si compone di sei tavole in cui si illustrano le principali caratteristiche dell'edificio nello stato in cui si trova e si prevede un progetto di riqualificazione energetica. Inizialmente,si inserisce una foto dell'edificio, l'inquadramento urbanistico, la pianta ed il prospetto (tav. 1.1); successivamente è stata illustrata la sezione costruttiva della grotta, specificando in due tabelle i dati geometrici più significativi e gli elementi strutturali di cui è composta; in questa sezione è possibile trarre alcune considerazioni sullo stato di conservazione e quindi operare le necessarie scelte per la fase progettuale (tav. 1.2); a seguito si riportano i risultati tratti da un'analisi energetica approfondita del caso studio, eseguita con il programma “Lex10” al fine di conoscere le sue prestazioni termofisiche nello stato di fatto, calcolando l'attestato di prestazione energetica ed a ltre informazioni riguardanti le dispersioni e gli apporti termici gratuiti (tav. 1.3). A differenza degli altri casi studio trattati, per la particolare conformazione della grotta, si analizzano i diversi elementi tecnici : Il SOLAIO A TERRA della grotta è costituita da calcare presente nella sua stratigrafia originaria . Si è preferito quindi lasciare inalterato la pavimentazione calcarea presente per non alterare la fisionomia della grotta. La CHIUSURA VERTICALE è composta da una parete artificiale in blocchi di pietra di Modica e dalla superficie interna della grotta che compone anche la COPERTURA. Si è scelto di non intervenire per non modificare l'ambiente interno della grotta e non alterarne le caratteristiche peculiari. Per migliorare le caratteristiche termofisiche interne si sostituiscono gli infissi opachi e trasparenti e si inseriscono finestre con telaio a doppio vetro a bassa emissività. Il problema dell'umidità di risalita visibile in alcuni punti della muratura viene risolto con l'utilizzo di un deumidificatore dell'aria interna. A seguire sono stati riportati i grafici ottenuti dai calcoli energetici effettuati col programma sopracitato, in cui si è dimostrato il miglioramento delle caratteristiche termofisiche che ha ottenuto l'edificio dopo la sostituzione degli infissi (tav. 2.1); segue un'analisi dei costi degli interventi previsti (tav. 3.1); l'ultima tavola analizza alcuni parametri economici tra cui il tempo di ritorno, utile per valutare la convenienza economica dell'investimento di riqualificazione energetica, e la differenza nella produzione di anidride carbonica tra lo stato di fatto e la soluzione progettuale considerata (tav. 3.2).









CONCLUSIONI

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CONCLUSIONI

CONCLUSIONI Alla luce dello studio effettuato si può constatare la complessità dell’argomento trattato; se, infatti, una nuova costruzione, con una progettazione sinergica di tutti i sistemi e delle tecnologie disponibili, si può facilmente rendere sostenibile al livello ambientale, per quanto riguarda gli edifici storici risulta spesso più difficoltoso, per l'intreccio di diversi temi; pertanto, ridurre i consumi energetici dovuti all’utilizzo dell’edilizia storica mette in evidenza le criticità d’approccio tuttora esistenti fra conservazione e riqualificazione energetica del patrimonio architettonico. Tuttavia è proprio la sovrapposizione dei temi dell’efficienza energetica e della conservazione programmata dell’edilizia storica, la chiave di lettura in grado di coniugare due mondi, apparentemente distanti, ma in realtà accomunati dall’obiettivo condiviso del risparmio delle risorse. E’ evidente che l’attività edilizia, in considerazione della ricchezza di patrimonio architettonico di cui è dotata l’Italia , va indirizzata al recupero del costruito storico attraverso regole cogenti che incrementino le prestazioni dell’esistente. Pervenire ad un progetto di riqualificazione energetica di un edificio storico caratterizzato, allo stato attuale, da una normativa in materia non del tutto esaustiva, è un processo complesso, che richiede specifiche conoscenze sulla tipologia del manufatto, sui materiali da costruzione, sulle consuetudini e sulle tecniche costruttive del passato e sulla compatibilità di queste realtà preesistenti con i materiali e le tecnologie moderne. Da queste considerazioni si sviluppa l’ambito di ricerca: è stato possibile osservare il costruito tradizionale, con particolare riferimento al contesto locale di Modica, secondo una nuova prospettiva che vede l’edificio storico come modello progettuale, sul quale poter agire coniugando vecchio e nuovo, sempre nel rispetto dell'esistente e del suo valore storico. Il presente lavoro fornisce delle indicazioni metodologiche su come affrontare l’intervento di recupero del bene storico, fondate su un quadro di conoscenze che va dalla ricostruzione dell’evoluzione morfologica del contesto urbano alla comprensione dei condizionamenti climatici del sito, fino all’analisi energetica della singola fabbrica. Il risultato finale è quindi quello di fornire delle indicazioni che, seppure declinate in base alle caratteristiche dei diversi casi studio, possano venire replicate all’interno

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CONCLUSIONI

dello stesso contesto modicano anche in altri edifici esistenti, una volta riscontrate delle matrici comuni relative alle caratteristiche ambientali, alle tecniche costruttive e ai materiali utilizzati. La scelta di analizzare i sedici casi studio caratterizzati da differenti tipologie costruttive, destinazioni d'uso e volumetrie, considerate rappresentative dell’edilizia abitativa non monumentale, ha permesso poi di individuare delle linee guida facilmente estendibili al resto del costruito storico, in relazione sia allo studio delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati, sia all’ambito energetico. La ricerca ha dimostrato che in molti casi è possibile agire sugli edifici storici in termini di efficientamento energetico, ma che gli interventi effettivamente compatibili sono inversamente proporzionali alle restrizioni date dai vincoli. Ne deriva che non è possibile fissare delle prestazioni minime per gli edifici storici, ma che, nella grande maggioranza dei casi, è possibile, e auspicabile, migliorarne il comportamento energetico. In quest’ottica l’intervento di riqualificazione energetica e la conservazione dell’edificio sono legati alla sensibilità delle competenze coinvolte, e dovrà quindi essere il progettista, in accordo con il committente, a valutare il livello di miglioramento, comunque necessario, compatibile con le caratteristiche del manufatto. Al di là delle prestazioni, è stato utile comprendere le possibilità offerte dagli edifici stessi, ovvero studiarne gli accorgimenti bioclimatici esistenti, e prendere spunto da tutte quelle soluzioni che affondano le loro radici in pratiche costruttive lontane nel tempo e nello spazio, attente, in passato più che negli ultimi decenni, a limitare i consumi sfruttando al meglio le caratteristiche climatiche del luogo in cui sorgono. Per concludere, si può affermare che non tutti gli argomenti trattati nella presente tesi possono essere messi in relazione senza entrare in conflitto. Le analisi compiute nei casi di studio hanno però permesso di confermare che riqualificazione energetica e tutela non sempre sono inconciliabili, avendo cura di usare le dovute accortezze. Sarebbe quindi auspicabile, data l’importanza degli edifici storici per il patrimonio edilizio italiano, introdurre nel territorio nazionale strumenti di indirizzo e di pianificazione in grado di guidare i progettisti nelle azioni di efficientamento energetico dell’edilizia storica. Gli eco-regolamenti, ad esempio, potrebbero prevedere al loro interno, una sezione specifica riguardante i centri storici. Essa potrebbe fornire indicazioni progettuali sugli interventi da poter eseguire sugli edifici caratterizzati da valore storico-architettonico. 281


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA Santi Maria Cascone, Ragusa Ibla: repertorio di tecniche costruttive, Il Lunario,Enna, 2008 L. De Santoli, L.Bellia, S.P. Corgnati, F.R. d’Ambrosio Alfano, M. Filippi, L. Mazzarella, P. C. Romagnoni, F. Sciurpi, Efficienza energetica negli edifici storici, Editoriale Delfino srl, Milano, 2014 Comune di Catania, Proposta di modifica e di integrazione del nuovo regolamento edilizio comunale, 2011 Giuseppe Abbate , Teresa Cannarozzo, Giuseppe Trombino, Centri storici e territorio: Il caso di Scicli, Alinea Editrice, Firenze, 2010 Antonio Mazzon, Certificazione energetica degli edifici residenziali: sviluppo analitico e calcolo manuale della prestazione energetica secondo la norma UNI TS 11300 e redazione dell’ APE, Dario Flaccovio Editore, 2015 Santo Caccamo, Stefania Cassarino, Immobili questioni: studi e progetti in tre aree urbane di modica, 1997 L. Musetti, Riqualificazione Energetica degli edifici storici: linee guida di intervento sugli edifici rurali dell’Emilia Romagna, Dottorato di Ricerca in Forme e Strutture dell’Architettura, Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Ingegneria Civile,dell’Ambiente e del Territorio e Architettura, 2013 G. Cammarata, M. Cammarata, G. D’Amico, F. Russo, Certificazione Energetica in Sicilia : manuale pratico e analisi della normativa regionale e nazionale, Grafill, Palermo, 2012 E. Lucchi, V. Pracchi, Efficienza energetica e patrimonio costruito. La sfida del miglioramento delle prestazioni nell’edilizia storica, Maggioli Editore, Milano, 2013 Melita Brancati, Conservazione e innovazione nei centri storici minori di fondazione lombarda e normanna, Dottorato di ricerca in pianificazione urbana e territoriale, Università degli studi di Palermo, 2006


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

ARTICOLI M.F. Granata, A cognite/decision-making model of evaluation for ethical urban and building renewal, 2009 M.F.Granata, Un modello valutativo /conoscitivo per la progettazione e l pianificazione energetica. Un caso studio, 2007

SITOGRAFIA http://www.bigmat.it/site/it/home.html http://www.tafterjournal.it/2012/08/01/leccezionale-rinascita-delle-citta-del-val-di-noto-dopoil-terremoto-del-1693-un-caso-unico-a-livello-europeo/ http://www.enea.it http://www.agenziacasaclima.it http://www.itaca.it http://www.legambiente.it http://www.architetturaecosostenibile.it http://www.infobuildenergia.it http://www.edilportale.com http://www.gurs.regione.sicilia.it/ http://www.agenziaentrate.gov.it/


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