Moduli per una Riqualificazione Flessibile

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Moduli per una Riqualificazione Flessibile Samuele Dal Vecchio Giulia Filardo Marco Foco



Moduli per una Riqualificazione Flessibile


Studenti: Samuele Dal Vecchio Giulia Filardo Marco Foco Relatore: Michele Cafarelli Correlatori: Alessandro Balbo Stefano Di Polito POLITECNICO DI TORINO Dipartimento di Architettura e Design Collegio di Design Corso di Laurea in DESIGN e COMUNICAZIONE VISIVA Anno Accademico 2015/2016


Indice Accessibilità

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Proposte Moduli

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Via Baltea

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Funzionamento workshop 128

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Parco Dora

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130 Scenari di fattibilità

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Decadimento e riqualifica

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Docks Dora

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CORPORATE IMAGE

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ANALISI TERRITORIALE

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Toolbox

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Logo

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La nascita del quartiere Mirafiori

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Cecchi Point

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Tipografia

144

Suddivisione Territoriale

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Base

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Grafica applicata

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Azioni di riqualifica

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Valori individuati

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Comunicazione

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Organizzazioni socialmente attive

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Caso studio MRF

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Support kit

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SCENARIO

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RINGRAZIAMENTO

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CASI STUDIO

29 Nuovo polo lavorativo e ricreativo

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BIBILIOGRAFIA SITOGRAFIA

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INTRODUZIONE

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Torino/Milano

QUADRO STORICO

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Bunker

Le origini

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L’industrializzazione

Europa Boxpark

33

Il questionario

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NDSM

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Co-progettare il nostro spazio

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Zollverein

37

Condivisione del lavoro

83

Spinnerei

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PROGETTO

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Mikser House

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MRF WORK

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Santralistanbul

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Obiettivo

90

Poblenou

45

Pedana di base

96

Lx Factory

47

Kit workshop

104

La Sucrière

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Proposte esecutive dettagliate

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Il dizionario ci fornisce una descrizione del concetto di Quartiere che recita più o meno così: dormitorio, rione situato all’estrema periferia di grandi città, formato da un fitto agglomerato di edifici, abitato da gente che di giorno lavora in centro e rientra a casa solo la sera, oppure: satellite, centro abitato alla periferia di una grande area urbana. Ed è proprio su questo concetto che si sviluppa nel corso degli anni il quartiere Mirafiori, zona prevalentemente improntata sul lavoro industriale, situata alla periferia della città di Torino. Numerose sono state le azioni mirate alla riqualifica del territorio, che hanno interessato soprattutto gli ex edifici Fiat. Uno di questi, è stato convertito qualche anno fa in Centro del Design, ed è proprio dal polo di studenti che inizia a muoversi, con il passare degli anni, una volontà di ampliamento degli spazi universitari, o semplicemente, di avere un luogo di ritrovo extrascolastico. MRF si adatta perfettamente a ricoprire questo compito. Ampio spazio inutilizzato che, solo recentemente, ha ripreso vita grazie all’organizzazione di disparati eventi, che sfruttano il fascino di un ambiente storico, che ha visto nascere e crescere il settore terziario torinese. Il presente lavoro si fonda sull’idea di ridare vita a questo ambiente nelle due accezioni di luogo per eventi e di ambiente aperto agli studenti, tramite l’organizzazione di un workshop che preveda la partecipazione degli universitari in prima persona e non solo, in modo da lasciare carta bianca nella creazione di uno spazio flessibile e su misura per ogni occasione. La creatività scaturita dal coworking di menti giovani ed estrose, investe, non solo l’aspetto della creazione e costruzione di elementi fisici e tangibili, ma anche la possibilità di poter personalizzare graficamente l’ambiente, ridando vitalità e ritmo ad un luogo industriale e grigio. Così rinasce MRF, da ambienti di lavoro, ad ambiente per il lavoro.


Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perchè la città è il riflesso di tante storie. Renzo Piano


QUADRO STORICO

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Le origini

Il quartiere di Mirafiori, che ha origini antiche risalenti al 1500, riprende il nome da un’antica tenuta fuori città appartenente al duca di Savoia Carlo Emanuele I e donata nel 1585 alla sua sposa Caterina d’Asburgo. Fu denominata Villa Miraflores, in spagnolo guarda i fiori, poiché nei giardini venivano coltivati innumerevoli specie floreali. La villa non fu frequentata spesso dalla duchessa Caterina, e il progetto non fu mai interamente realizzato; fu costruito solo il corpo centrale del castello, mentre le due ali laterali non furono edificate. L’anno di maggior splendore per Miraflores fu il 1636, quando divenne sede di innumerevoli feste organizzate dalla sorella del Re di Francia, Maria Cristina. Il 1706 segnò la rovina della dimora: durante l’assedio di Torino, il palazzo fu arso da un incendio causato dai combattimenti e gran parte dei marmi precipitarono nel fiume Sangone, deviandone il corso.

Intorno a questo stabile sorse un vero e proprio borgo, grazie alla presenza di nuove case che, fiancheggiando la via centrale, ospitarono le prime attività commerciali. Il nuovo centro, che prese proprio il nome di Mirafiori, accoglieva soprattutto i lavoratori e dipendenti del castello ed oggi ciò che rimane di questo antico borgo è identificabile come la zona compresa tra Corso Unione Sovietica, Via Farinelli, Via Coggiola e Strada Comunale di Mirafiori. Ancora nel 1700, la zona era prevalentemente agricola: gli unici edifici esistenti erano alcune cascine e ville e, nel 1741, anche il castello subì una trasformazione, convertendosi in una fabbrica di tabacco. Dopo l’occupazione francese e la caduta dell’impero napoleonico, Miraflores passò in mani private e, nel 1875, una piena del fiume Sangone ne spazzò via per sempre le parti edificate, il parco ed il giardino.

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L’industrializzazione La prima fase di industrializzazione torinese risale all’inizio dell’Ottocento, quando la città contava circa 80.000 abitanti ed era caratterizzata dal sorgere di lanifici, cotonifici e setifici che videro il loro sviluppo, sollecitando il sorgere di industrie meccaniche, a causa della sempre maggiore richiesta di macchinari all’interno degli stabilimenti industriali. Seguirono industrie chimiche, del tabacco (altro grande stabilimento torinese), di candele, e soprattutto le officine militari, che divennero il primo nucleo di operai altamente specializzati con cui prese avvio l’industria automobilistica. Si trattava di manodopera qualificata, meccanici, metallurgici, siderurgici, carrozzai e gente dotata di grande competenza, utile all’affacciarsi delle nuove attività. Quando Torino divenne capitale del Regno d’Italia, nel 1861, numerosi furono gli operai metallurgici che lavorarono in città, ma, dopo lo spostamento della capitale da Torino a Firenze, nel 1865, causata dalla crisi del settore terziario, si scelse una politica di industrializzazione. La popolazione di Torino continuò ad aumentare e la città divenne all’avanguardia per molti aspetti. In questo senso si può sottolineare come, già dal 1937, la città fosse dotata di un’illuminazione pubblica a gas, diventando la prima città italiana ad utilizzare questo sistema; nel 1896, inoltre, fu anche una delle prime città ad essere dotata di un sistema di fognatura. Inoltre, nel 1884, in occasione dell’Esposizione Nazionale, venne presentato per la prima volta l’utilizzo dell’energia elettrica a scopi industriali e fu una grandissima rivoluzione. Così, per la prima volta, alcuni padiglioni vennero illuminati con l’energia elettrica, che si diffuse in ambito industriale e in ambito domestico, rivoluzionando le abitudini e il settore dell’arredo.

Il binomio Mirafiori - FIAT All’inizio del XX secolo la storia di Mirafiori e di Torino si intreccia profondamente con quella della casa automobilistica FIAT, costruita a Torino l’11 luglio 1899 da un gruppo di aristocratici proprietari terrieri e dalla borghesia imprenditoriale torinese, attirata dal nuovo mezzo di trasporto, l’automobile. Inizialmente FIAT fu denominata “Società Anonima Fabbrica Italiana Automobili Torino” e il primo stabilimento venne inaugurato nel 1900 in Corso Dante e, fra i fondatori, spicca la figura di Giovanni Agnelli, che nel 1902 ne diventò l’amministratore delegato. Assunse il nome di FIAT solo a partire dal 1906. L’obbiettivo era superare il sistema di produzione artigianale e costruire un’impresa capace di

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realizzare grandi produzioni in serie, come faceva all’epoca la Ford negli Stati Uniti. Nel 1907 la FIAT fu investita da una crisi finanziaria e lo scoppio della prima guerra mondiale contribuì notevolmente a sviluppare la produzione, convertita però agli utilizzi militari. Gli impianti vennero ampliati e il numero di operai crebbe da 4.000, nel 1914, a 40.000, nel 1918. Intanto a Mirafiori, intorno agli anni 1910-11, nacquero le officine aeronautiche e l’Aeroporto di Torino-Mirafiori, denominato Campo di Volo Mirafiori o Aeroporto Gino Lisa, utilizzato per scopi militari e dismesso successivamente nel secondo dopoguerra, per lasciare spazio all’attuale Parco Colonnetti. Nel 1915, Conseguenza di un viaggio in America di Agnelli, fu la progettazione e la successiva realizzazione di un nuovo grande stabilimento FIAT che prese il nome di Lingotto, basato sul modello della Ford di Highland Park, che produceva 3.000 vetture al giorno, contro le 200 della Fiat. Nel 1922, ha inizio la costruzione del Lingotto, straordinario dal punto di vista architettonico e costruttivo, definito un documento per l’urbanistica e, nel 1925, inizia la meccanizzazione delle linee, trasformandolo nella fabbrica europea più avanzata del tempo, simbolo dell’industria automobilistica italiana. Il mercato dell’automobile si allarga progressivamente, insieme al miglioramento della condizione operaia e la FIAT inizia a rivolgere i propri interessi all’estero.

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L’impegno autocratico Con l’avvento di Mussolini, la società torinese dovette rivedere i suoi piani di espansione a livello internazionale per concentrarsi sul mercato interno. Negli anni Trenta si registrarono importanti sviluppi tecnologici e la Fiat allargò il proprio mercato, grazie a vetture destinate ad un target ancora medio-alto, ma iniziando un progressivo contenimento dei costi. Il Lingotto risultò non essere più sufficiente per rispondere alla crescente domanda di mezzi, e così prese vita un nuovo progetto destinato alla grande area di Mirafiori. Nel 1937, su progetto dell’ignegner Bonadè Bottino, iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo stabilimento, su modello fordista a produzione orizzontale: una struttura, denominata Fiat Mirafiori, che affiancava le diverse fasi produttive del Lingotto, ormai insufficiente. L’inaugurazione si tenne il 15 maggio 1939, di fronte a 50.000 persone tra impiegati, operai e dirigenti.

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Rappresenta un giorno decisivo per l’identità della città di Torino, poiché questo stabilimento divenne presto uno dei simboli di quella che, nell’arco di tutto in Novecento, fu definita la città industriale per eccellenza, marcandone le radici socio-economiche e culturali. Il discorso fu tenuto da Benito Mussolini, che volle enfatizzare la fabbrica perfetta del tempo fascista, ma che si presentò, tuttavia, davanti ad una folla poco festante, provata dal carovita e dagli effetti negativi delle politiche autarchiche del regime. Nonostante il fallimento di questa presentazione formale, lo stabilimento di Mirafiori si presentò come la fabbrica modello dell’industria automobilistica italiana, e passò alla storia anche per le sue dimensioni: un’area complessiva di 1 milione di mq, con la capacità di accogliere circa 22.000 operai. 300.000 mq di uno stabilimento attrezzato, destinato alla produzione, con un grande e luminoso refettorio lungo 560 metri, ambulatori, servizi, piscina olimpionica e strutture per la ricreazione; inoltre presentava 6 km di gallerie sotterranee ed 11 km di binari ferroviari.


L’entusiasmo e l’orgoglio per il progetto realizzato si spense poco dopo con l’ingresso dell’Italia in guerra, nel giugno 1940. Mussolini ordinò alla Fiat di concentrarsi sulla produzione bellica. La notte tra l’11 e il 12 giugno 1940 Mirafiori fu bombardata dai francesi. La ripresa della produzione raggiunse l’apice durante la pausa delle incursioni del 1941,ma emersero delle difficoltà finanziarie dovute alla rettifica dei macchinari, per adattarli alla produzione bellica. Un altro bombardamento colpì Mirafiori nella notte del 18 novembre 1942, al quale seguirono le incursioni del 20 novembre e dell’ 8 dicembre. La produzione rallentò notevolmente e, a causa delle continue incursioni aeree tra il 1943 ed il 1944, non riprese mai a pieno ritmo. Nel marzo 1943 Mirafiori diede il via ad una serie di scioperi contro le dure condizioni di lavoro, aggravate dalla guerra che si stava avviando verso un esito sfavorevole; inoltre, nello stesso periodo, continuarono i bombardamenti. Dopo l’armistizio, cominciò il controllo tedesco della fabbrica, che entrò in una fase di sottomis-

sione alle autorità della RSI e fu controllata militarmente dalle SS. Ne conseguì la nascita delle cellule partigiane SAP e la diffusione tra gli operai del sabotaggio dei macchinari al fine di evitare il trasferimento delle linee di produzione in Germania, che portò, successivamente, all’insurrezione e alla liberazione dal dominio tedesco. Mirafiori si avviò così verso una lenta e dolorosa ripresa della produzione. La ricostruzione impiegò quasi un triennio, dal 1945 al 1947 e la produzione venne rilanciata con i primi modelli della 500B Topolino e la 1100.

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Il processo evolutivo Sul finire degli anni Cinquanta gli spazi non furono più sufficienti: nacquero gli stabilimenti di Mirafiori Sud. Nel 1953 gli operai erano 16.000, 2.000 gli impiegati e la richiesta di mano d’opera attirava sempre di più gente dal Sud Italia che iniziò a emigrare al Nord, cambiando l’assetto urbanistico della città di Torino. Il 1955 fu l’anno della svolta con la produzione di uno dei capolavori, su progetto di Dante Giacosa, la 600, che diede il via alla produzione di massa Fiat, destinata a motorizzare il paese e a diventare, insieme all’altro grande successo Fiat, la 500, il simbolo del boom economico. Nel 1957 si produssero all’incirca 3.718.000 esemplari di 500. In soli due anni lo stabilimento raddoppiò, con l’utilizzo di nuove tecnologie per la produzione in serie, come le macchine transfer. Durante tutti gli anni Settanta, a Mirafiori, si susseguirono lotte sindacali e scioperi e quello che fu conosciuto come l’ Autunno caldo, segnato da atti terroristici, sfociò in un attentato allo stabilimento.

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Quegli anni, però, non furono solo segnati da scontri e attacchi, ma rappresentarono anche un ulteriore passo verso l’innovazione tecnologica, che portò alla robotizzazione nei primi anni Ottanta. Furono anche gli anni del decentramento produttivo e della specializzazione dello stabilimento di Mirafiori nella produzione di alcuni modelli quali la Lancia Thema e Y10, best seller degli anni 80 insieme alla Ritmo e alla Uno. Dalla seconda metà del Novecento Mirafiori divenne il simbolo di Torino, la città industriale per eccellenza: dentro gli stabilimenti e davanti ai suoi cancelli si scrisse buona parte della storia politica, economica e sociale torinese e non solo. Tra gli anni Ottanta e i primi del XXI secolo la fabbrica scontò una grave crisi, dovuta al declino del modello di produzione fordista, e la produzione di Mirafiori fu segnata da una delocalizzazione verso l’estero (Polonia e Serbia), anche se lo stabilimento continuò a produrre modelli di grande successo come la Punto e la MultiplaDecDec.


Decadimento e riqualificazione Dal 2004 Mirafiori non produsse più vetture a marchio Fiat, ad eccezione della Grande Punto, e dal 2008 divenne sede del marchio Abarth. Gli effetti urbanistici della storia Fiat sulla città di Torino sono imponenti, prima di tutto per la domanda di servizi e di abitazioni, conseguenza dell’emigrazione di massa dei lavoratori (caso emblema fu la costruzione di otto edifici di dieci piani in Via Artom). Aumentò in questi anni anche l’emigrazione interna e tutto ciò portò ad una vera e propria esplosione urbana a Torino. A partire dagli anni ‘80, alcune aree di Mirafiori divennero progressivamente inutilizzate, e negli anni ‘90 il Comune di Torino avviò una serie di interventi per riconvertire queste aree urbane, con il Progetto Speciale Periferie, i Piani di accompagnamento sociale e i Programmi di recupero urbano. Oggi il quartiere di Mirafiori è profondamente cambiato, già nel 2005, 300.000 mq di superfici ormai da tempo inutilizzate sono stati acquistati dagli Enti locali per essere trasformate in un polo che coniughi produzione, ricerca e sviluppo. I principali stabilimenti produttivi ex Fiat oggi sono dismessi e destinati a funzioni nuove e diverse. Al Lingotto la produzione di autoveicoli terminò già nel 1982 e l’azione di riqualifica venne affidata a Renzo Piano. Oggi l’edificio è sede di un centro commerciale, di due alberghi, di un cinema

multisala e della pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli e rimane, comunque, un’icona nel panorama urbano e architettonico della città. Molti degli ex stabilimenti di Mirafiori situati in Corso Settembrini, sono proprietà di Torino Nuova Economia che, già da anni, opera verso una riqualificazione dell’area, regalando già ad alcune delle strutture una funzione del tutto nuova, come ad esempio il Centro del Design, elaborato dai torinesi Isolarchietti, per farne un polo innovativo che coniughi attività produttiva, ricerca e sviluppo e che nasce con l’opportunità offerta dalla dismissione di circa 300.000 mq sul margine occidentale dell’enorme recinto degli stabilimenti. Qui sono stati trasferiti i corsi di laurea in Disegno Industriale e di Ingegneria dell’Autoveicolo del Politecnico di Torino. Questo progetto è dettato dal riutilizzo delle strutture dell’edificio ex Dai. Nel frattempo, nel 2007, negli spazi dell’ex Officina 83, si inaugura il nuovo Centro Stile di Fiat Group Automobiles. Torino è metafora di come possa trasformarsi una città nel tempo dell’economia globale e di come, nella capacità di produrre cambiamento e trasformazione, stiano le opportunità di crescita, di progresso, di lavoro di una comunità.

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Bene comune vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità. Vuol dire anteporre l’eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all’istinto primordiale di divorare tutto e subito. Salvatore Settis


ANALISI TERRITORIALE

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La nascita del quartiere Mirafiori L’attuale conformazione spaziale e sociale del quartiere di Mirafiori è frutto della sua storia fatta di tradizione e progresso. Mirafiori, nato come borgo contadino rurale a ridosso del Castello di Miraflores, a partire dal Novecento, affronta le novità del tempo convertendosi in centro della produzione e innovazione torinese, grazie alla costruzione dell’ippodromo, del campo volo Gino Lisa e soprattutto grazie agli stabilimenti Fiat che ne trasformano geografia ed essenza. La conseguente migrazione dei lavoratori dal sud Italia produce una nuova emergenza abitativa, risolta grazie alla costruzione delle case popolari, costruite specialmente nelle zone periferiche, dando vita ai micro quartieri Basse Lingotto, situato in Mirafiori sud, l’area di Via Artom e Via Fratelli Garrone. Gli anni del dopoguerra e del boom economico sono stati anni di sviluppo edilizio intenso e caotico e frequenti erano i casi di speculazione, per cui molte persone si ritrovarono a vivere in vere e proprie baracche. Nel corso degli anni Sessanta il Comune intervenne costruendo edifici gestiti da enti comunali e nuovi quartieri residenziali, cercando di far fronte al problema abitativo. Nel 1962 partì il piano Torino Casa, che prevedeva la costruzione di circa 800 alloggi su terreno comunale che, comunque, non bastarono a far fronte al problema. Entrarono così in gioco diversi enti, tra cui: il Comune di Torino, soggetti pubblici (come IACP, Istituto Autonomo Case Popolari, attualmente ATC, Agenzia Territoriale per la Casa), soggetti privati e la stessa Fiat, che contribuì alla costruzione di alloggi per i propri dipendenti. Sono questi gli anni in cui vengono realizzati i quartieri delle Vallette, del Regio Parco, della Falchera, di Lucento, di Corso Sebastopoli e di Mirafiori.

Tra i più significativi interventi del Comune di Torino, vi sono quelli di Corso Taranto , Via Artom e, nell’ex area di Campo Volo a partire dal 1963 vennero costruiti otto edifici di nove piani ciascuno, area poi denominata Basse Lingotto, nell’estrema periferia sud ovest della città di Torino. Ma le condizioni di questi nuclei abitativi erano assai precarie per la popolazione. Tra il 1965 e il 1966 la furono realizzati 780 alloggi integralmente prefabbricati suddivisi in 8 edifici di 9 piani ciascuno, dando vita a tre nuovi quartieri: M22, M23 e M24 tra via Artom e Via Fratelli Garrone. La posizione periferica del quartiere rispetto al centro della città, insieme alla composizione sociale dei suoi residenti e la loro suddivisione interna, conferiva l’idea di un ghetto urbano. Infatti, all’interno dello stesso quartiere, vi erano tre sotto gruppi divisi per provenienza, aumentando il senso di disagio. Il 66% dei residenti proveniva da zone del meridione, dalle isole e dalla Tunisia, ed erano abitanti soprattutto giovani ( il 63,1% tra 0-24 anni), dando vita ad una periferia urbana e popolare. Gli anni Settanta e Ottanta hanno rappresentato un periodo buio per questo quartiere, soprattutto per Mirafiori Sud che divenne presto etichettata come zona malfamata e poco raccomandabile, idea che ancora oggi, nonostante ci siano stati molti cambiamenti e progressi, è difficile cancellare.

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Suddivisione territoriale Il territorio comunale era ripartito in 8 Circoscrizioni, che includono rispettivamente i diversi quartieri torinesi: Questa suddivisione fu attuata il 1 gennaio 2016, quando secondo l’articolo 65, sono state unificate le circoscrizioni 2-10 e 8-9 come previsto dal regolamento del decentramento per il rinnovo della consiliatura 2016 – 2021, ridefinendo le ex 10 macro zone amministrative.

1.

1 Centro 2 Crocetta

2.

3 Santa Rita 4 Mirafiori Nord 34 Mirafiori Sud

3.

5 San Paolo 6 Cenisa 7 Pozzo Strada 8 Cit Turin 9 Borgata Lesna

4.

10 San Donato 11 Campidoglio 12 Parella

5.

13 Borgo Vittoria 14 Madonna di Campagna 15 Lucento 16 Vallette

6.

17 Barriera di Milano 18 Regio Parco 19 Barca 20 Bertolla 21 Falchera 22 Rebaudengo 23 Villaretto

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7.

24 Aurora 25 Vanchiglia 26 Sassi 27 Madonna del Pilone

8.

28 San Salvario 29 Cavoretto 30 Borgo Po 31 Nizza Millefonti 32 Lingotto 33 Filadelfia


L’ex circoscrizione 10 L’ex circoscrizione 10 Mirafiori Sud ricopre una superficie di 11.491.000 kmq, includendo la zona industriale Fiat, più precisamente Corso Settembrini, dove attualmente sorge lo Spazio MRF. Rappresenta l’estrema periferia meridionale della città e confina con la Circoscrizione 2 e 9, ad est con il Comune di Moncalieri, a sud con Nichelino e Beinasco e ad ovest con i Comuni di Orbassano, Grugliasco e Rivoli. Nonostante occupi una vasta area, la densità abitativa è relativamente bassa, considerando che gran parte del territorio è occupato da stabilimenti Fiat e da aree verdi. Inoltre, all’interno della Circoscrizione, si possono identificare quattro diverse aree residenziali: · Mirafiori Sud: compreso tra via Plava, via Faccioli, strada Drosso e via Anselmetti. Micro quartiere solitamente identificato con via Negarville e via Roveda, quasi interamente costituita da edifici popolari. · Cime Bianche: a ridosso di Mirafiori Sud, interessa l’area compresa tra strada del Drosso, corso Unione Sovietica, via Biscaretti di Ruffia e via Faccioli, in cui non sono presenti insediamenti popolari ed è caratterizzata da una percentuale di appartenenti al ceto medio maggiore rispetto alle altre zone del quartiere. Qui infatti vi è l’insediamento che prende il nome di Villaggio, agglomerato di palazzi che si situa nei pressi di via Buriasco. · Borgata Mirafiori: zona compresa tra corso Unione Sovietica e strada delle Cacce, che si affaccia su strada Castello di Mirafiori, costituendo il cuore del quartiere, del borgo rurale originario di Mirafiori, composto da cascine, affiancate nel tempo da palazzi moderni. L’edilizia qui è di qualità maggiore, essendo case di proprietà, mentre le strutture popolari sono meno diffuse. · Basse Lingotto: l’area più nota di Mirafiori Sud, con la maggior concentrazione di case popolari, che si estende oltre il Parco Colonnetti, fino al confine con il Comune di Moncalieri, identificata con via Artom, composta principalmente dalle case costruite dalla Fiat per i suoi operai nel

corso degli anni Cinquanta e dalle case popolari costruite a partire dalla metà degli anni Sessanta dal Comune. Purtroppo, negli anni, è stata etichettata negativamente ed è infatti la zona soggetta a maggiori progetti ed azioni di riqualificazione urbana (progetto PRU e PAS)

Attuale Circoscrizione 2 La ridisegnazione dei quartieri di Torino, prevede l’unificazione della Circoscrizione 2 e dell’ex Circoscrizione 10, che attualmente comprende la Zona Santa Rita, Mirafiori Nord e Mirafiori Sud. Oltre, quindi, alle zone precedentemente elencate, a questa macro area sono state annesse: · Mirafiori Nord: area confinante a sud con Mirafiori Sud, a nord con Pozzo strada e Borgata Lesna, ad est con Santa Rita e ad ovest con Grugliasco. Inizialmente area prevalentemente rurale, dopo l’avvento dell’industria, fu soggetto a grandi lavori di ristrutturazione, riedificazione grazie al progetto “Urban 2” finanziato dall’Unione Europea, che prevedeva tre tipi di intervento: 1. miglioramento degli spazi verdi, della mobilità sostenibile e della qualità ambientale; 2. Sviluppo delle attività economiche; 3. Iniziative di integrazione sociale e di sostegno alla cultura. · Santa Rita: quartiere che prende il nome dal quartiere – santuario dedicata a Santa Rita da Cascia e delimitato a nord da Corso Rosselli (quartiere Crocetta e San Paolo), a ovest da Corso Siracusa (Mirafiori Nord), ad est da Corso Unione Sovietica (Borgo Filadelfia, Lingotto), a sud da Corso Cosenza (Mirafiori Nord). Quest’area iniziò a popolarsi negli anni Sessanta, Settanta, ed attualmente è una zona ricca di residenze ed esercizi pubblici, in cui sorge anche il grande centro sportivo, riqualificato in onore dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006, comprendente lo Stadio Olimpico di calcio, l’adiacente Palasport Olimpico (rinominato dal 2015 PalaAlpitour), il Parco Rignon, e il Parco “Piazza d’Armi”. La popolazione totale dell’intera Circoscrizione 2 aggiornata al 2015 conta 138.132 abitanti.

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Azioni di riqualifica Negli ultimi decenni il Comune di Torino ha operato per la riqualificazione e il recupero urbano delle periferie, mosso dalla consapevolezza che il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti sia un elemento fondamentale per creare un contesto maggiormente vivibile. Le problematiche delle zone periferiche, si riflettono nell’intera città, quindi, è di fondamentale importanza intervenire per risolverle, attivando un dialogo con gli abitanti, e cercando di recuperare le zone di periferia urbana, per migliorare la realtà torinese nel suo complesso. Progetto Speciale Periferie (PSP) Il Comune di Torino, a partire dal 1997, iniziò ad affrontare il tema della riqualificazione urbana, sviluppando gli strumenti adatti alla creazione politiche innovative, come il Progetto Speciale Periferie (PSP), una nuova modalità di intervento della pubblica amministrazione. L’obiettivo era dare impulso e sostegno alla rigenerazione urbana, grazie ad un disegno di sviluppo sostenibile e di crescita equilibrata delle diverse parti. PSP nacque nel 1997 ed intervenne non solo nelle aree periferiche lontane dal centro, ma in luoghi in ci mancava identità, senso di appartenenza

e spazi di aggregazione, in cui era necessaria una valorizzazione. I fini erano la promozione e il sostegno della partecipazione responsabile dei cittadini al progetto, l’attuazione di interventi di riqualifica a livello edile, urbano ed ambientale, in grado di incentivare le relazione comunitarie locali. Inoltre, fornì occasioni di sviluppo economico e sociale a partire dalla valorizzazione delle risorse locali presenti sul territorio, incentivando il sostegno e la comunicazione tra i gruppi sociali. Già nei primi anni, si raggiunsero i primi risultati positivi, che portarono, nel 2001, a mantenere un Progetto Per Periferie della città, al fine di garantire il controllo dei programmi in corso di realizzazione e di gestire le azioni di sviluppo locale partecipato e di accompagnamento socioculturale già avviate, creando un’organizzazione comunale detta Settore Periferie. Il Progetto Periferie si basò quindi su la partecipazione integrata dei soggetti nei programmi di rigenerazione e recupero urbano, agendo su una delineata area geografica con rispettiva denominazione, impostando un programma pluriennale o annuale per definire i diversi tipi di azione, con un tutor di riferimento e una squadra di lavoro territoriale, a seconda della Circoscrizione.


I principali tipi di azioni sperimentate all’interno di questo progetto sono stati: · PAS, PIAS (Piani di Integrazione alle Attività Sociali), azioni di sostegno alla partecipazione · azioni di accompagnamento e sostegno all’auto-mutua-organizzazione del Tavolo Sociale, · un laboratorio municipale, agenzie o comitati per lo sviluppo locale · interventi di rigenerazione, · PRU · Contratti di quartiere ed azioni di sviluppo locale partecipato. Urban 2 Urban 2, programma di rigenerazione urbana che fu promosso dall’Unione Europea, finanziò i nuovi interventi destinati a rilanciare lo sviluppo e a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente, concentrandosi nel quartiere Mirafiori Nord. Comprendeva interventi per 40 milioni di euro, impiegati per attivare processi di trasformazione sociale, fisica ed economica della zona, garantendo nuove opportunità di sviluppo per gli abitanti locali. Il programma Urban 2, tuttavia, fa parte del contesto più ampio di valorizzazione delle periferie torinesi, attuato nel 1997, con la creazione del nuovo settore comunale Settore Periferie ed ini-

ziò la sua attività a gennaio 2002. Studiato quindi per un’area di circa 25 mila abitanti e una superficie di più di 2 milioni di mq, si organizzò in tre principali assi di intervento: · Asse Verde: per il recupero fisico e la sostenibilità ambientale, valorizzando le aree verdi come elemento di distinzione del quartiere, e favorendo così la riscoperta di quest’aerea della città da parte dei suoi abitanti. Tra questi vi sono la riqualificazione di piazza Livio Bianco, dell’asse di Corso Tazzoli e di via Gaidano e via Dina, la ristrutturazione delle cascina Roccafranca. · Asse Blu: basta sulla creazione di infrastrutture per lo sviluppo economico, sostenendo le imprese già esistenti ed aiutando le nuove a crescere. · Asse rosso: mirata all’integrazione sociale e alla crescita culturale, rafforzando i legami sociali, le occasioni di espressione e le reti di contatto tra abitanti, ampliando servizi ed accessibilità. Tra questi interventi spicca l’apertura della Cascina Roccafranca, centro pubblico di ritrovo per le famiglie. Anche il Tavolo Sociale, precedentemente citato, rientra in queste iniziative ed è un gruppo composto da associazioni e cittadini, formatosi in una fase precedente al bando dell’Urban 2.

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Organizzazioni socialmente attive Fondazione della comunità di Mirafiori ONLUS Sul territorio di Mirafiori agiscono diverse associazioni; tra queste la principale è la Fondazione della Comunità di Mirafiori ONLUS. Si tratta di un’associazione noprofit, ovvero basata sul mancato proseguimento dei profitti, che rientra in quello che prende il nome di Terzo settore (economia sociale, economia civile, settore noprofit). È dunque un’organizzazione volontaria formalmente costituita, con una natura giuridica privata in grado di autogovernarsi, che non può distribuire profitti ai soci dirigenti, denominata appunto, ONLUS (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale). Successivamente ai precedenti 10 anni di azioni atte a trasformare il territorio, non si vollero disperdere tutti i risultati raggiunti fino a quel momento e, grazie all’adesione al progetto internazionale Yepp (Youth Empowerment Partnership Programme), si è poi andati verso la sperimentazione di innovative forme di collaborazione tra settori pubblici e privati, mirate a rafforzare i giovani residenti in aree svantaggiate. Quindi, dal 2006, era necessario disporre di un’organizzazione che continuasse ad operare sul territorio, valorizzando le relazioni tra pubblico e privato, e il clima di fiducia e di innovazione che si era creato nel corso degli ultimi anni. La Fondazione della Comunità, è sembrata la logica conseguenza a tutto ciò, andando a coinvolgere le istituzioni pubbliche e perseguendo un approccio di sviluppo locale e di comunità che va oltre l’emergenza che vi era stata fino a quel momento, ma che persegue il beneficio degli stessi abitanti del quartiere.

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Nacque nel 2008 dalla compagnia di San Paolo e dall’Associazione Miravolante (atta a riunire i soggetti del terzo settore che operano a livello locale) e si occupa di raccogliere fondi pubblici e privati per contribuire a migliorare dal punto di vista ambientale e sociale il quartiere di Mirafiori, sostenendo i processi di trasformazione già avviati. Utilizzando le risorse del quartiere, si vuole sperimentare interventi nuovi a favore dei giovani, promuovendo la sostenibilità e valorizzando le risorse ambientali, grazie alla partecipazione a reti locali ed internazionali per la condivisione di idee ed esperienze, agendo nell’interesse della comunità intera. La fondazione, dunque, è strettamente legata al territorio della Circoscrizione 2, ne conosce i punti di forza e le debolezze, ed è aperta a tutte le persone che vogliono migliorare il luogo in cui vivono, contribuendo alla crescita di opportunità e servizi. Opera attraverso la progettazione di interventi specifici e attraverso la Casa nel Parco, e si occupa di erogare annualmente stanziamenti per servizi e progettualità sul territorio, collaborando con le diverse realtà territoriali su tematiche come lavoro e educazione.


La Casa nel Parco La Casa nel Parco, che si sviluppa su 400 mq, fu costruita nell’ambito del Programma di Recupero Urbano, situata tra via Artom e Via Panetti. Parte della struttura è stata affidata dalla città di Torino alla Fondazione, che ha messo a disposizione delle organizzazioni del quartiere, spazi di lavoro, di incontro e di condivisione. Vengono ospitate iniziative sociali, culturali, artistiche e formative il cui accesso è esteso, non solo agli abitati del quartiere, ma a tutta la città. La sua stretta relazione al Parco Colonnetti, lo converte, inoltre, in polo ecologico e lo lega alle pratiche sostenibili. Tra i servizi dedicati alla comunità vi sono lo Sportello Sociale, lo Sportello Tecnico-Giuridico, lo Sportello di Ascolto Psicologico, lo Sportello Diabetici, corsi di italiano per le donne straniere e doposcuola per i bambini delle scuole medie e la Banca del Volontariato. Tra le varie iniziative del quartiere vi sono: AlloggiAMI (Alloggia a Mirafiori) che offre posti letto a studenti e ricercatori universitari e agli abitanti del quartiere, favorendo la possibilità di integrazione del reddito per gli abitanti della zona e la disponibilità di alloggi a prezzi ragionevoli per i giovani. In questo progetto sono coinvolti anche i com-

mercianti che aderiscono all’iniziativa offrendo agevolazioni e sconti agli studenti. A coloro che vivono in questi alloggi viene fornita una mappa contenente l’elenco dei negozi, dei ristoranti e di tutte le attività che rientrano in questa rete di attività commerciali. Tutto questo permette anche di rinvigorire il tessuto sociale di Mirafiori. Mirafiori Social Green, è un progetto che mira a sviluppare iniziative Social e Green per il quartiere di Mirafiori, investendo sulle reti sociali e puntando sulle caratteristiche ambientali, storico-culturali e sulla produzione alimentare agricola. L’obiettivo è integrare il passato agricolo e quello industriale, creando una nuova identità e realizzando iniziative per la riduzione dello spreco e il recupero alimentare. Mifafleming è un centro per ragazzi preadolescenti dai 9 ai 15 anni, gestito dalla Cooperativa Mirafiori presso la struttura situata in Via Fleming, rivolto alle Agenzie Educative del territorio per lo svolgimento di attività ludiche, formative e di socializzazione.

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Nuove strategie di rinnovo di Mirafiori Sud Il progresso del quartiere di Mirafiori non si è fermato nel corso degli anni e, a partire dal 2005, la società che prende il nome di Torino Nuova Economia si è occupata del rinnovo dell’ex area Fiat che sorge in Corso Settembrini. TNE è una Società a capitale prevalentemente pubblico, nata nel Dicembre 2005, costituita dagli Enti Territoriali quali Regione Piemonte (43,54%), Città di Torino (43,54%), Provincia di Torino (10,89%) e dalla Società Fiat Group Automobiles S.p.A. (2,03%). La sua missione consiste nel rivalorizzare le ex aree industriali dismesse dalla Fiat, che facevano parte del vecchio stabilimento di Mirafiori a Torino, promuovendo la realizzazione di insediamenti di aziende tecnologicamente avanzate con particolare attenzione per quelle operanti nel sistema dell’automotive, nonché attività di ricerca e di servizio nel campo della mobilità sostenibile.

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Le aziende insediate potranno trarre beneficio dalla vicinanza del Politecnico di Torino con i suoi laboratori di ricerca, centri di servizi e attività formative. Il Progetto di TNE comprende circa 300 mila metri quadrati di aree da restituire al tessuto urbano mediante interventi di riqualificazione urbanistico-edilizi e di valorizzazione socio-economica. Le principali attenzioni sono rivolte alla cosiddetta Zona A sede della Cittadella Politecnica della Mobilità dove la sua trasformazione consiste nell’ampliamento del Centro del Design e la realizzazione di un comparto per Attività di Servizio alle Persone e alle Imprese destinato ad ospitare anche attività commerciali. Completano il quadro di riqualificazione le Residenze Universitarie, Centri Espositivi, Terziario Avanzato e Incubatori di Impresa.



Gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio. L’uomo creativo osserva le cose vecchie con occhio nuovo. Gian Piero Bona


CASI STUDIO

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01. BOXPARK /LONDRA

02. NDSM /AMSTERDAM

03.ZECHE ZOLLVEREIN /ESSEN

09. LA SUCRIÈRE /LIONE

08. LX FACTORY /LISBONA

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07. POBLENOU /BARCELLONA

04. SPINNERE /LIPSIA


/Londra, Inghilterra /Ex scalo ferroviario /2011-2016 /Centro commericale “pop-up” /Roger Wade, Waugh Thistleton Architects

EUROPA

EI

05. MIKSER HOUSE /BELGRADO

06. SANTRALISTANBUL /ISTANBUL

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01.


BOXPARK

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/Londra, Inghilterra /Ex scalo ferroviario /2011-2016 /Centro commericale pop-up /Roger Wade, Waugh Thistleton Architects

Il progetto sfrutta una porzione di un sito di 4,7 ettari inutilizzato da più di 40 anni, la Bishopsgate Station. Aperta nel 1840 come un terminal passeggeri, costituiva uno scalo per Londra da Ipswich, Norwich e Colchester. La stazione venne chiusa ai passeggeri nel 1875 e riaprì sei anni più tardi come Bishopsgate Goodsyard, una stazione merci al servizio dei porti orientali dell’Inghilterra.

Il 5 dicembre 1964 un incendio distrusse la stazione. L’incendio era così intenso che dovettero intervenire 40 autopompe e 235 vigili del fuoco. Nonostante i loro sforzi, due doganieri sono stati uccisi, milioni di sterline di merci furono distrutte e la Goodsyard diventò inagibile. Nel corso dei successivi 40 anni il sito rimase abbandonato; fu poi messo in sicurezza da un importante progetto di demolizione nel 2003/2004. Siccome l’area attende un piano di riqualificazione permanente, il progetto Boxpark è stato specificamente concepito in modo da convertire la zona solo temporaneamente. Il concept è tanto semplice quanto rivoluzionario: un centro commerciale pop-up ossia flessibile, in cui oltre 40 diverse attività commerciali e culturali sono ospitate all’interno di container appositamente adibiti. Nei 61 container trovano spazio boutique di abbigliamento, di accessori, concept store di design, ristoranti, caffè. Inoltre un’area eventi ospita regolarmente concerti, spettacoli, workshop e mercatini. Il progetto non segue vincoli strutturali legati alla precedente funzionedel sito, se non quello di sfruttare in maniera longitudinale il lotto: i container sono distribuiti lungo una linea retta che affianca la Bethnal Green Road creando, una serie di negozi che si affacciano direttamente sul marciapiede e un piano sopraelevato a terrazza facilmente accessibile. Le strutture non sono né invadenti né troppo invasive, ma riescono facilmente ad integrarsi col tessuto urbano circostante.

Politica e organizzazione L’obbiettivo è quello di sfruttare temporaneamente l’area che nel 2017 verrà definitivamente trasformata in un complesso abitativo all’avanguardia. L’utilizzo dei container apre la progettazione verso la sostenibilità e reversibilità ambientale dell’oggetto architettonico, mirando ad un uso quasi nullo di materie prime e a nessun consumo irreversibile di suolo. Grazie a questo progetto sono stati creati in breve tempo posti di lavoro a medio termine, nonché miglioramenti ambientali immediati. La volontà è quella di offrire una possibilità alle piccole imprese (che altrimenti non sarebbero state in grado di permettersi affitti elevati) di avviare un’attività a costi bassi, con un impatto ambientale decisamente ridotto. Inoltre, la struttura, unica nel suo genere, funge da catalizzatore per ulteriori investimenti.

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Chiunque può proporre, tramite un modulo web, la propria idea di commercio e, se si rientra nei parametri prestabiliti, è possibile noleggiare uno o più container adatti alle proprie esigenze. I prezzi vanno dalle 1.000 £ per una settimana fino a 20.000 per un anno e includono la possibilità di vendere i propri prodotti sul e-commerce Boxpark Marketplace, un collegamento diretto alla propria banca per pagamenti con moneta elettronica, un database digitale di 200 Gb, la possibilità di sfruttare l’area eventi e, inoltre, il vantaggio di emergere grazie alla visibilità del complesso e alla loro mirata immagine e campagna pubblicitaria.

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Immagine e comunicazione L’identità della struttura è semplice ed efficace: l’intera immagine del complesso è rigorosamente basata sulla bitonalità e sull’utilizzo dei container. Infatti questi ultimi all’esterno sono dipinti di nero e riportano il nome del brand in colore bianco nel carattere tipografico Conduit ExtraBold. A nessuno è permesso di esporre all’esterno qualcos’altro di diverso dal proprio nome. Il risultato è un’efficace democratizzazione visiva. Lo studio Filthy Media è responsabile per la comunicazione su tutti i supporti stampati e digitali. Ogni anno la grafica viene rinnovata, ma il linguaggio è basato su linee diagonali rette o spezzate che riprendono la modanatura dei container. Inoltre, nel 2013, nel corso di 6 settimane le migliori crews di graffiti del globo hanno dato vita alla campagna di guerrilla marketing Bomb the Box. Un container bianco è stato piazzato difronte alla stazione di Shoreditch per permettere agli artisti di dar sfogo alla loro creatività. Per sei Domenice gli artisti a coppie hanno messo il loro marchio sui container accompagnati da Dj set Live contribuendo a diffondere l’immagine all’avanguardia di Boxpark.


NDSM

/Amsterdam, Olanda /Ex cantiere navale /2002 /Spazio polifunzionale /Stiching Kinetisch Noord

Il Nederlandse Droogdok Scheepsbouw Maatschappij in passato si occupava della gestione dei cantieri navali e dell’area del porto, oltre alla costruzione delle imbarcazioni. L’azieda Olandese fallì nel 1984 e il sito venne dismesso. Nel 1999 il distretto Amsterdam Noord decide di rivolgersi al Noord Lonkt Initiative chiedendo di studiare una possibile riqualificazione del NDSM in grado di coniugare sia le funzioni lavorative che quelle abitative. Contemporaneamente, vista la scarsità di adeguati spazi di lavoro e alloggi per artisti e piccole imprese, il City council decise di realizzare nuovi spazi in varie zone della città, tra cui l’area di NDSM.

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Ad Ottobre del 1999 il distretto Noord chiese di presentare proposte per la realizzazione di un multipurpose cultural meeting point nell’area, della durata di cinque anni, con possibilità di estensione fino a dieci. Questo portò alla creazione dell’organizzazione Kinetishch Noord, che vinse il concorso presentando una proposta di riqualificazione dei vecchi cantieri navali attraverso l’imprenditorialità culturale. Il progetto era quello di trasformare l’area in uno spazio di lavoro per performers, artisti e piccoli imprenditori in fase di avvio della loro attività, riunendoli per permettere la contaminazione reciproca, creando collaborazioni. Nel 2000 venne presentato il piano di fattibilità e nel 2002 il piano operativo che consisteva nella creazione di atelier, luoghi di lavoro da affittare per periodi di cinque, dieci o venticinque anni NDSM è una vera e propria città che ospita al suo interno circa duecento strutture, aziende, gruppi o società che vi operano, tra cui uno skatepark, un ristorante e dei moduli adibiti ad atelier-ufficio.

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Politica e organizzazione

Immagine e Comunicazione

L’NDSM di Amsterdam si fonda sul programma Stad Als Casco, che consiste in una strategia alternativa di town planning avente come obiettivo quello di creare una vera e propria città autosuficiente dove gli stessi abitanti non sono più semplici consumatori, ma bensì dei partner nello sviluppo e nella gestione degli spazi. Il modello casco fornisce uno scheletro in cui è l’utente finale a scegliere quali elementi costruire al suo interno, adattando lo spazio alle proprie esigenze e andando a creare una modalità flessibile di progettazione, uso e manutenzione degli edifici. Questo tipo di approccio, inoltre, implica un’attenzione particolare all’aspetto storico della struttura, al patrimonio esistente della città, inteso come parte del prodotto culturale e sociale.

A livello di comunicazione l’NDSM è molto efficace. Si promuove tramite supporti cartacei e il sito web, creato dalla Vandejong creative agency che, oltre a mostrare tutti gli eventi in programma , presenta anche tutti i partner che operano all’interno della struttura. A livello di brand identity, invece, risulta carente in quanto non possiede un logo preciso e presenta diversi aspetti migliorabili.

Il modello Stad als casco, invece, è costituito da tre elementi principali: l’ambiente costruito, il management e l’economy. L’ambiente costruito consiste nell’avere una struttura che si possa adattare ai bisogni dell’utilizzatore, facendo riferimento all’intero spazio che la circonda. Il management invece viaggia di pari passo con l’idea di responsabilità, in cui colui che si occuperà dello sviluppo dello spazio dovrà essere anche colui che si occuperà della sua organizzazione. Infine l’economy possiede una struttura casco di base che include la produzione, il commercio, il consumo e la cultura. L’unione di questi elementi crea un economic cross-fertilisation ed una coesione sociale che porta alla creazione di un luogo dove poter vivere e lavorare. Questa filosofia porta alla creazione di una città vivibile in cui la popolazione si assume la responsabilità non solo della struttura, ma anche dei dintorni, permettendo di ricavarne maggiore profitto.


ZOLLVEREIN

/Essen, Germania /Ex miniera di carbone /2001 /Parco multifunzionale /Fritz Schupp, Martin Kremmer

La Zeche Zollverein, nata nel 1807 a Essen, fu trasformata negli anni ‘20 in architettura modernista, in stile Bauhaus, su progetto di Fritz Schupp e Martin Kremmer, che decisero di restaurare il complesso industriale rispettando le regole della simmetria e geometria. Il 23 dicembre 1986, dopo 135 anni di attività, l’ultima miniera di carbone chiuse per sempre e la cokeria seguì la stessa sorte il 30 giugno 1993. Negli ultimi venti anni il terreno è stato bonificato e gli spazi dismessi si sono animati di significati nuovi e, nel 2001, Zollverein è stata iscritta nella lista del patrimonio mondiale dei Beni Culturali UNESCO.

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Quando l’attività mineraria si concluse, il Consorzio delle Imprese Minerarie, proprietario dell’area, decise di demolire la struttura, ma pochi giorni prima della sua dismissione, Zollverein è stato indicato come Monumento della città di Essen, grazie ad un Decreto Ministeriale e la sua architettura, la sua storia economica e sociale sono state tutelate. Nel 1999 Zollverein fu aperto per la prima volta al pubblico, per ospitare una mostra su alcune esperienze di riconversione di edifici industriali. Il masterplan del progetto di trasformazione in parco culturale fu realizzato da Rem Koolhaas e lo studio OMA, destinato a riconvertire l’intera area in un grande spazio naturale ed espositivo, restaurando le architetture esistenti.L’architetto olandese ha dato la sua impronta a tutto il progetto urbanistico del parco di oltre 100 ettari.

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Gli spazi della miniera offrono un’immagine viva della storia dell’estrazione mineraria e dell’architettura industriale, infatti, lungo il percorso museale, i visitatori possono seguire le tappe evolutive dell’industria pesante. Zollverein oggi è un Parco multifunzionale che sfrutta una commistione di usi e di attività e che è stato integrato nella vita pubblica e sociale locale, combinando il valore storico e architettonico con lo sviluppo commerciale per il tempo libero e l’attrazione turistica. Offre una vasta gamma di attrazioni storiche, culturali, creative, gastronomiche, attività per il tempo libero, mostre di arte e design, danza e performance, workshop, fiere e convegni e attività per il divertimento di bambini e famiglie. Inoltre il centro offre uffici e atelier per le persone che vogliono creare la loro azienda. Nel dicembre 2001 è stata realizzata la pista di pattinaggio più lunga del mondo (larga 13 m e lunga 600 m) al fianco di una delle industrie abbandonate, mentre nel 2003, su progetto degli architetti Pasche e Milohnic, sono stati saldati insieme due container dando vita ad una piscina all’aperto.

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Politica e Organizzazione Il progetto si fonda su un principio specifico: la conservazione architettonica attraverso nuovi usi, favorendo la creazione di un nuovo ambiente culturale ed innovativo, grazie ad un processo di riconversione dell’economia locale, favorendo la riqualificazione dell’area e nuove prospettive di sviluppo per la comunità locale. Promuove nuove tipologie di impiego legate principalmente alla fruizione dello spazio, garantendo all’area un passo avanti verso la sostenibilità e un processo di riconversione conciliabile alla storia e alla natura del territorio. Immagine e comunicazione Zollverein possiede una visual dentity ben definita ed efficacie, elaborata dallo studio tedesco F1RSTDESIGN, che comprende logo, tipografia, layout, pittogrammi per il parco, creando un sistema efficacie e ben riconoscibile. Inoltre, la comunicazione è affiancata da oggetti di merchandising che vengono venduti all’interno del parco, come souvernir.


SPINNEREI

/Lipsia, Germania /Ex cotonificio /2004 /Centro di produzione artistica /Schauspiel Leipzig

In Germania, più precisamente a Lipsia, esiste un ex impianto per la filatura del cotone, uno dei più grandi dell’Europa continentale, dismesso dal 1992 e occupato successivamente da artisti, designer, architetti, musicisti e creativi. La Spinnerei Gallery, dopo la caduta del muro, ha subito un forte processo di dismissione industriale e, nel 2001, l’intera struttura è stata acquistata dalla società che attualmente la gestisce e che ha deciso di scommettere sulle potenzialità della destinazione artistica dell’ex cotonificio, diventando un conosciuto ed apprezzato centro di produzione artistica e guadagnandosi l’attenzione di diverse gallerie nel contesto di Lipsia. Nel 2005, sei gallerie hanno aperto nuove esibizioni all’interno di Spinnerei, tra questi

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EIGEN + ART e la crescita di interesse da parte della scena artistica ha fatto si che altre quattordici gallerie realizzassero le loro esposizioni al suo interno. Oggi Spinnerei è un quartiere culturale di rilevanza globale, le cui inaugurazioni attraggono più di 10.000 collezionisti e operatori del settore da tutto il mondo. Lo spazio dell’ archeologia industriale, gli eventi artistici e culturali, i negozi specializzati, il caffè creano un’attrattiva urbana che risulta un fattore strategico per la trasformazione della città.

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Politica e organizzazione L’innovazione del progetto Spinnerei riguarda principalmente tre aspetti: il primo consiste nella Politica di sviluppo messa in atto dalla Società che gestisce lo spazio, che ha previsto un lavoro temporalmente e strategicamente complesso di attivazione di risorse, ricerca e gestione; il secondo nel meccanismo economico utilizzato, che ha consentito l’attivazione di un polo internazionale dell’arte contemporanea senza l’utilizzo diretto di denaro pubblico grazie al Programma Speciale per l’impiego; il terzo nella commistione di usi e funzioni destinate agli spazi che hanno garantito un uso continuativo e una diversificazione di risorse per la realizzazione del progetto. È possibile comprendere questi tre aspetti attraverso la lettura del processo di costruzione del centro che chiarisce quali siano gli strumenti e le forme di gestione messe in campo dallo Spinnerei. 1. prima fase: afitti contenuti e attivazione di risorse. All’inizio del progetto la Società Spinnerei, non avendo la possibilità economica di investire nel recupero della struttura, decise di affittare gli spazi ad affitti contenuti. Attraverso questo dispositivo fu capace di attirare giovani artisti e artigiani nella struttura e a garantirsi le prime entrate economiche utili a mandare avanti il progetto. 2. seconda fase: contrattazione e promozione. Dopo 2/3 anni di start up lo Spinnerei decise di investire in un progetto ad ampio raggio che si inserisse in un panorama internazionale promuovendo attività artistiche di qualità. Per portare avanti il progetto, la Società modificò il piano economico e anche il piano degli affitti coinvolgendo gli affittuari presenti nel progetto di riqualificazione per evitare che, con l’aumentare dei costi, andassero via. Gli occupanti apprezzarono l’iniziativa e decisero di continuare a lavorare all’interno del cotonificio. L’idea di investire in un centro espositivo di alto profilo nasceva dal fatto che, in pochi anni, il Cotonificio si era riempito di artisti promettenti e che la Scuola di Lipsia iniziava a diventare un punto di riferimento importante nel panorama internazionale. Per iniziare il progetto era necessario portare le più importanti Gallerie espositive di Lipsia nella struttura offrendo loro servizi e op-

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portunità. All’inizio del 2004 cominciò il lavoro di contrattazione: la prima galleria ad essere coinvolta fu la Eigen+Art che accettò in cambio di un contratto a costi contenuti per una superficie di 2000 mq; subito dopo anche le altre Gallerie della città chiesero di usare gli spazi del Cotonificio. 3. terza fase: il recupero degli spazi e l’attivazione del progetto. Per offrire ambienti idonei e appropriati necessitava di un lavoro di rinnovo, reso possibile grazie ad un Programma Speciale per l’impiego finanziato dal Comune di Lipsia che prevedeva il coinvolgimento di persone disoccupate come manodopera. Spinnerei ha pagato soltanto i costi dei materiali e, grazie a questa operazione, è riuscito a recuperare l’intera struttura. Le gallerie interessate si sono insediate nel 2005 e, qualche anno dopo, ne sono arrivate diverse straniere. Inoltre, molti operatori locali ed internazionali continuano a fare richiesta di spazio. Immagine e comunicazione A livello di comunicazione e Brand Identity si può affermare che Spinnerei sia decisamente debole, nonostante abbia un sito personale, questo non è aggiornato per quanto riguarda eventi e associazioni operanti all’interno della struttura. Il logo è migliorabile.


MIKSER HOUSE

/Belgrado, Serbia /Ex capannone industriale /2013 /Centro multidisciplinare /Remiks

Il progetto rientra nel piano di riqualificazione del sito industriale dismesso di Savamala, una area industriale trascurata, situata tra il fiume Sava ed uno dei raccordi autostradali più trafficati della città. Il primo tentativo di riqualifica avviene da parte di Ljudmila Stratimirovic che, nel 2009, creò il KC Grad, primo centro artistico culturale della zona. L’architetto diede l’input per riconvertire l’intera zona in una piattaforma per attività alternative nella città di Belgrado. In questo nuovo distretto culturale si colloca la Mikser House che, in un tempo molto breve, si è guadagnata il riconoscimento come uno promettenti centro di progettazione europei, dedicato allo sviluppo e alla promozione del talento regionale.

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Oltre a un ampio spettro di attività culturali, mostre, conferenze, promozioni, concerti, tavole rotonde, workshop, festival, spettacoli teatrali e programmi educativi, realizzati in collaborazione con diversi partner, Mikser House è un centro multidisciplinare che ospita diversi laboratori di coworking. Qui trova spazio anche il Balkan Design Store , che riunisce una selezione dei migliori designer locali e regionali e i loro manufatti in un’unica sede. Il negozio offre componenti d’arredo originali e contemporanei, decorazioni per la casa, capi di abbigliamento unici, borse, gioielli ed accessori, oltre che libri e pubblicazioni fresche di stampa. Lo spazio ospita anche un’area ristoro, il Mikser Café, uno spazio stimolante, ideale come punto di incontro diurno e notturno. La connessione Wi-Fi e un area di lavoro rendono l’atmosfera stimolante, anche per incontri lavorativi. Mikser Café è pet-friendly è adatto anche ai visitatori più piccoli, grazie all’angolo creativo e ludico.

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Politica e organizzazione

Immagine e Comunicazione

Mikser House apre l’intera struttura all’organizzazione di eventi: mostre, presentazioni, conferenze, seminari, forum, dibattiti, feste aziendali, concerti, festival. A seconda delle esigenze, viene fornita l’area polifunzionale di 1.000 mq (piano nobile: 860mq, galleria: 160mq, giardino: 120mq), un bar professionalmente attrezzato e cucina, apparecchiature audiovisive e un team di professionisti con esperienza nell’organizzazione di oltre 1.000 eventi commerciali e non commerciali.

La struttura non nasconde il suo passato industriale: tutte la trabeazione di traliccio metallico, i pilastri e i tamponamenti in mattoni sono stati semplicemente ridipinti in bianco, mentre il pavimento in cemento battuto è stato coperto da un più caloroso parquet ligneo. L’identità dello spazio è stata concepita da Lorem Ipsum Studio ed è basata su un palette di colori limitata e dall’uso del carattere tipografica Helvetica Neue Bold. L’obbiettivo principale del brand è quello di raggiungere un semplice ma audace concetto visuale attraverso elementi minimali e multifunzionali. Nel 2015 un coppia di freelancer di Belgrado ha concepito un upgrade del brandig, definendo un set di Icone per migliorare la segnaletica dello spazio, nonchè la comunicazione su supporti stampati e web, in cui i layout grafici seguono sempre i principi di semplicità e chiarezza immediata, attraverso una griglia compositiva rigorosa. Successivamente, lo studio ha realizzato una serie di illustrazioni sullo stesso stile grafico delle icone ed ha arricchito la palette cromatica al fine di creare un visual più accattivante e uniforme per il ricco palinsesto di eventi da promuovere. I contenuti grafici in questo specifico ambito sono aggiornati e variati mensilmente.

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SANTRALISTAMBUL

/Instanbul, Turchia /Ex centrale termoelettrica /2007 /Museo, Campus universitario /Emre Arolat Architects, NSMH

SantralIstanbul nacque dal recupero della vecchia centrale termoelettrica Silahtarağa Power Plan. La vecchia centrale venne costruita nel 1910 e fornì energia dal 1914 al 1983, quando fu dismessa, in quanto antiquata e particolarmente inquinante a causa della sua alimentazione a carbone. Dopo la sua chiusura, nel 1983, la centrale rimase inattiva fino al 2004, quando il Ministero dell’Energia assegna all’Università Bilgi di Istanbul una concessione ventennale per il recupero dell’intera area, composta da oltre 110 mila metri quadri. Il processo di trasformazione terminò nel 2007 con la creazione di un centro per le arti e l’educazione dal nome di SantralIstanbul.

Il SantralIstanbul è un centro polifunzionale, al suo interno si trova il Museo dell’Energia ed il Museo d’Arte Contemporanea che comprende gallerie espositive situate su quattro piani. La costruzione di circa sette mila metri quadri è stata progettata mantenendo le vecchie forme dei due locali in cui si trovavano i boiler adibiti alla produzione termodinamica, demoliti dopo la chiusura della centrale. Gli uffici della Silahtarağa Power Plant furono trasformati in residenze in cui importanti artisti, architetti, filosofi e scienziati possono essere ospitati. In aggiunta a tutto questo, il centro è anche un campus universitario. I dipartimenti ed i relativi programmi post-laurea della Facoltà dell’Università Bilgi di Istanbul e la Facoltà di comunicazione hanno condotto qui le loro lezioni, a partire dall’anno accademico 2007/2008.

Politica e organizzazione L’obiettivo primario di SantralIstanbul è quello di realizzare un programma di residenza internazionale, che mira a trasformare Istanbul in una piattaforma in cui varie culture e tradizioni, pensieri e studi innovativi possono convivere ed è per questo che sono state create residenze per artisti di ogni genere in modo che essi possano influire sulla crescita culturale della città. La struttura è, inoltre, catalizzatore di iniziative ed eventi: l’edificio, infatti, è stato concepito sul modello della Factory di Andy Warhol, il punto di ritrovo per artisti, dove si girava, si creava qualcosa di nuovo, si dipingeva di giorno e di notte.

Immagine e Comunicazione A livello di comunicazione e Brand Identity si può affermare che SantralIstanbul sia decisamente debole, nonostante abbia un sito personale, questo non è aggiornato per quanto riguarda eventi e associazioni operanti all’interno della struttura, lo stesso logo è rivedibile.

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POBLENOU

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/Barcellona, Spagna /Ex area industriale /2012 /Distretto di arte e creatività /RQP, CAVAA, YLAB

Il nucleo iniziale del Poblenou corrisponde all’antico quartiere del Taulat e occupa la parte bassa e più vicina al mare del distretto attuale e dell’antico quartiere di Sant Martì. Agli inizi del 1800 Poblenou, soprannominata la Manchester catalana, era considerato il centro dell’industria della città. Intorno alle fabbriche sorsero le aree residenziali, che determinarono un incremento demografico e la creazione di importanti nuclei di baracche, alcuni dei quali persistettero fino alla seconda metàdel XX secolo. Dopo un periodo di decadenza, a partire dagli anni ‘60, il quartiere fu oggetto di un intenso processo di deindustrializzazione che, con i Giochi Olimpici del 1992, portò alla trasformazione della zona, ribattezzando Poblenou distretto tecnologico e dell’innovazione. Ciò che prima era il cuore industriale è diventato sede di interessanti centri d’arte, cultura creatività. Poblenou, in catalano nuovo paese, si è sviluppata nel corso degli anni, mantenendosi indipendente dalle tendenze del momento e convertendosi in uno degli scenari metropolitani più prolifici della città e, dal 2012, grazie ad una comunità creativa che promuove, reinventa e genera proposte, questo nucleo post industriale si colloca nel punto focale dell’avanguardia di Barcellona. Negli ultimi anni, si sono consolidati in questo quartiere, nuclei di creazione, spazi culturali e commerciali che condividono proposte innovatrici e che si sono adattate al futuro senza rinunciare al passato industriale. Qui convivono edifici di ultima generazione, come la Torre Agbar o il Disseny Hub Barcelona, con antichi magazzini adibiti alle numerose nuove attività. Il quartiere, infatti, conta un ampio numero di spazi adibiti alle funzioni più disparate, tra cui: agenzie di pubblicità e comunicazione, cocktail bar, negozi, centri di creazione e studi di artisti, centri di coworking e hub, centri di formazione in design e architettura, servizi d’asporto per cibi e altri prodotti, studi di architettura e design, studi di produzione, postproduzione ed eventi, fondazioni e associazioni, gallerie d’arte e showrooms, hotel e ostelli, copisterie e servizi pubblicitari, luoghi di interesse, ristoranti.

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Politica e organizzazione

Immagine e Comunicazione

Dal suo inizio, l’associazione Poblenou Urban District ha lavorato per stabilire il quartiere come nuovo epicentro culturale e imprenditoriale dentro la trama urbana di Barcellona, seguendo il modello di altre città come Wynwood Arts District a Miami, o Meatpacking District a New York. É il principale referente tra il pubblico, i visitatori, i professionisti e le istituzioni pubbliche.

Prendere parte a questa organizzazione apporta numerosi benefici, incoraggia lo scambio di esperienze, crea cooperazioni tra i soci, i collaboratori e promuove il quartiere, mediante, ad esempio, l’organizzazione di eventi annuali e circuiti culturali e commerciali vincolati alla creazione. Uno degli impegni del Poblenou Urban District è dare visibilità ai soci e ai collaboratori attraverso diversi supporti di comunicazione, aumentando così l’offerta culturale, commerciale e imprenditoriale della zona. La promozione è attuata tramite supporti cartacei e soprattutto online.

Oltre questo principale obbiettivo, l’associazione si propone di dare visibilità alle comunità di creativi ed artisti del Poblenou, facendo conoscere i suoi obbiettivi attraverso eventi e circuiti culturali e potenziando l’offerta culturale, imprenditoriale e commerciale della zona. Importante è la collaborazione tra le personalità creative e le imprese e la collaborazione con iniziative internazionali di carattere simile. Infatti, Poblenou Urban District è intenzionato ad attrarre, oltre al pubblico locale, anche quello straniero residente a Barcellona e ad attirare il settore turistico. Ad oggi conta più di 130 associati ed ognuno deve pagare una quota annuale, che dipende dal tipo di socio che vuole essere: base (professionisti indipendenti con proposte emergenti), pro (imprese di formato medio di differenti settori) e premium (imprese medie e grandi che prendono parte al settore professionale e turistico della zona).

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Inoltre, periodicamente il distretto apre le porte al pubblico nel suo Open Day, un’iniziativa che propone attività intorno all’arte, la creatività, la gastronomia, le arti sceniche, la musica, nei più di 150 spazi che formano questa comunità. É un’opportunità unica in cui, anche gli spazi che normalmente sono privati, vengono aperti al pubblico.


LX FACTORY

/Lisbona, Portogallo /Ex tipografia /2008 /Spazio polifunzione /Mainside

LX Factory di Lisbona sorge su un ex complesso industriale che si occupava della stampa dei quotidiani e giornali portoghesi. La struttura si estende per 23000 metri quadrati e, negli ultimi due secoli, ha ospitato importanti aziende, tra cui la Companhia de Fiação,Tecidos Lisbonense e la Gráica Mirandela. Nel 2008, dopo anni di abbandono, lo stabile fu completamente mutato nel suo volto e trasformato in un catalizzatore di creatività che spazia da un capo all’altro del continuum artistico. La LX Factory è costituita da due enormi strutture che per anni avevano ospitato macchinari e operai, separate da un grande corridoio centrale. L’intero spazio è suddiviso in tre grandi aree: una composta da atelier ed uffici che sono situati ai piani alti delle due strutture, una seconda caratterizzata dal viale centrale in cui si svolge il mercatino vintage della domenica, i concerti e i vari festival ed eventi, infine, la terza consiste nel piano terra in cui si svolgono le varie attività commerciali con bar, cioccolaterie, negozi bio, ristoranti e la libreria. La libreria Ler Devagar, che in portoghese significa Leggere lentamente, è ospitata nei vecchi

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spazi della Tipograia Mirandela e attualmente è considerata tra le più belle di tutto il mondo. L’enorme macchinario da stampa presente al centro della struttura, è ora diventato cocktail bar. Lx Factory è stata concepita con l’intento di lasciare a vista la vecchia struttura industriale in modo da non cancellare il suo passato.

Politica e organizzazione Il concetto su cui si fonda LX Factory è coraggiosa e affascinante. L’impresa che ha acquistato lo spazio ha deciso di mantenere la struttura industriale, trasformandola in un luogo di creazione di idee, un polo creativo in cui grafici, consulenti informatici, fotografi e professionisti possano collaborare per la creazione di progetti comuni.

Immagine e Comunicazione Lx Factory possiede una brand identity efficace ma migliorabile. Possiede un logo personale ed un sito web attraverso il quale si ha una panoramica degli eventi in programma e di quelli passati, l’elenco delle aziende operanti al suo interno, la mappa della struttura ed i contatti.

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LA SUCRIÈRE

/Lione, Francia /Ex fabbrica di zucchero /2011 /Spazio per eventi /Z Architecture

La struttura si propone come uno spazio per eventi unico nel suo genere, che ospita performance artistiche e musicali ed è caratterizzata sopratutto dalla forte impronta industriale. La Sucrière beneficia di una posizione avvantaggiata: è, infatti, uno degli edifici storici più emblematici del nuovo quartiere Lyon Conluenece, il primo progetto architettonico contemporaneo d’Europa, al quale hanno contribuito architetti di calibro internazionale. L’edificio, costruito intorno al ‘30, era in origine una fabbrica di zucchero (da qui il suo nome La Zuccheriera) sulla Senna, abbandonata negli anni ‘90 e rinnovata completamente nel 2003. Il luogo, grazie alla sua modularità, è particolarmente adatto ad ospitare anche eventi variagati: da serate esclusive a party underground, cena di gala, convention, show-room, esposizioni, sfilate di moda, concerti, festival. La Sucrière è sopratutto un luogo di riferimento per l’arte e la cultura. Ogni due anni, dal 2003, accoglie la Biennale d’arte contemporanea di Lione, nonchè Le Nuits Sonores e altre esposizioni internazionali.

Politica e organizzazione Costruito su 4 piani, la Sucrière fu pensata per ricevere simultaneamente eventi artistici, privati o pubblici, proponendo due spazi per eventi al piano terra: uno di 1700 mq, sormontato da un mezzanino di 1100 mq e uno di 600 mq; un’altra sala di 1700 mq, al secondo livello, è esclusivamente dedicata alla programmazione artistica. In aggiunta trovano spazio due Ristoranti, cinque Caffè e numerose boutiques. La Sucrière è affiancata dalla GL events, che si occupa della gestione degli spazi e fornisce al cliente tutta l’attrezzatura necessaria alla buona riuscita degli eventi.

Immagine e Comunicazione l’immagine della Sucrière è gestita dall’agenzia francese Communiquez, ma la sua immagine coordinata è misera come la sua strategia comunicativa, non sono quindi adeguate al calibro degli eventi che vengono ospitati.

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12. PARCO DORA /TORINO

11. VIA BALTEA /TORINO 10. BUNKER /TORINO

15. CECCHI POINT /TORINO 13. DOCKS DORA /TORINO

14. TOOLBOX /TORINO

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TORINO/MILANO

16. BASE /MILANO

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BUNKER

/Barriera di Milano Via Niccolò Paganini 200, Torino /Ex scalo ferroviario /2012 /Spazio per eventi /Associazione Variante Bunker

Il progetto nasce nella primavera del 2012, come esperimento di riuso degli spazi dell’ex scalo merci Torino Vanchiglia, posto al termine di una lunga trincea ferroviaria che diramava in origine dalla ferrovia Torino-Milano. Dismessa a inizio anni novanta in seguito all’ampliamento dello scalo di Orbassano, la stazione è in attesa di un vasto progetto di riqualificazione, che prende il nome di Variante 200, il quale prevede che lungo la vecchia trincea ferroviaria si attesti la futura seconda linea della metropolitana per poi restituire allo scalo la sua funzione originaria. Inoltre, il piano include la costruzione di un micro quartiere residenzial-commerciale all’avanguardia e di un annesso parco pubblico.

Gli spazi del Bunker sono situati nella parte Nord della città di Torino, compresi fra il quartiere di Barriera di Milano e lo Scalo Ferroviario di Vanchiglia, dismesso dagli anni Ottanta. Il complesso è proprietà della Società Torino Quittengo srl ed è costituito da cinque grandi stabilimenti edilizi, a loro volta suddivisi in strutture minori. Nato dalla collaborazione fra il soggetto privato proprietario Società dell’area Quittengo srl e l’Associazione Culturale URBE – Rigenerazione Urbana, il Bunker è attualmente gestito dall’associazione culturale Variante Bunker e ha l’obiettivo di sperimentare nuovi modelli di fusione fra arte, natura e urbanistica, per creare un laboratorio attivo sul territorio post-industriale della periferia Nord di Torino, più precisamente nel quartiere Barriera di Milano. L’area è stata soggetta a numerosi restauri nel corso degli anni, grazie ai volontari che hanno contribuito alla messa in sicurezza dello stabile. Le attività che l’Associazione propone al territorio limitrofo ed alla città in generale, si sviluppano in un ampio arco culturale-sportivo, che parte dalla proposta di eventi musicali, performativi (sia diurni che notturni) ed espositivi, per arrivare alla presenza di una palestra e di un piccolo lago artificiale dove è possibile praticare il wakeboard e lo sci nautico in ambito urbano. Tutte le aree di terreno utilizzabili sono state convertite in orti condivisi e giardini sperimentali, e vi è una forte presenza di progetti legati al gioco, alla socializzazione e alla natura, come la presenza di alcuni alveari del Progetto URBEES - api urbane. La molteplicità degli spazi (capannoni, tettoie, aree verdi) offre una vasta gamma di soluzioni per la realizzazione di spettacoli musicali, performativi e teatrali di diverse dimensioni, dalle piccole manifestazioni dilettantistiche all’organizzazione di eventi più strutturati. Grazie all’organizzazione di eventi musicali di diversa natura, dalla musica sperimentale alla musica elettronica, dall’hip-hop a reggae, il progetto ha acquisito un discreta visibilità tra i giovani

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Politica e organizzazione

Immagine e Comunicazione

L’associazione Variante Bunker è finalizzata a dare una risposta provocatoria all’immobilismo delle aree in attesa di trasformazione e, soprattutto, a prefigurare delle possibili attività innovative in grado di caratterizzare l’area urbana in cui il progetto è situato. Lo spazio ospita regolarmente diversi eventi ed attività ed è aperto a nuove idee e proposte da parte degli utenti stessi.

L’identità visiva del Bunker è stata creata nel corso degli anni grazie all’intervento di oltre cinquanta street-artist internazionali che hanno sfruttato l’opportunità di eseguire le proprie opere in un contesto post industriale e in un regime di legalità, dovuto alla disponibilità della proprietà a mettere a disposizione i propri muri. I dipinti si sviluppano sia all’interno dell’area privata che sulle strade pubbliche limitrofe, alimentando il dialogo sui temi dell’arte pubblica, dell’arte urbana e del loro ruolo nei processi di riqualificazione urbana. L’Associazione è particolarmente attiva sui social network, sopratutto attraverso la pagina facebook che è sempre aggiornata sulle proposte e sugli eventi ospitati. Questi ultimi sono il principale mezzo dello spazio per auto-promuoversi.

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VIA BALTEA

/Barriera di Milano Via Baltea 3, Torino /Ex tipografia /2014 /Spazio polifunzionale condiviso /Sumisura

Gli spazi di Via Baltea sono ospitati in un’ex tipografia di 900 mq, situata in zona Barriera di Milano, tra Corso Vercelli e Corso Giulio Cesare, che è stata riconvertita da Sumisura s.c - Risorse per l’Ambiente e la Città, in spazi aperti e accessibili per produrre e autoprodurre, ospitante servizi per la cultura e l’aggregazione. Il quartiere di Barriera di Milano nacque come agglomerato di case e botteghe e, dopo la costruzione della Cinta Daziaria divenne quartiere di grande interesse industriale ed economico, in contrapposizione con Mirafiori sud, sede della Fiat.

La Barriera di Milano oggi ha perso molto della sua importanza strategica e industriale e molte zone sono in attesa di una riconversione funzionale e di una ristrutturazione degli edifici. Via Baltea è proprio uno dei simboli del cambiamento di Torino, verso una pratica del riciclo, dell’autoriparazione, del risparmio dei consumi, dello scambio e diventa un manifesto per vivere meglio il proprio quartiere. Questo stabilimento oggi offre molteplici spazi, tra cui: una caffetteria e il bar sociale, kitchen club, cucina condivisa, salone delle feste, panificio, carpenteria soffice, jazz school Torino, ufficio co-working, dehor verde, officina Koinè. Il punto di riferimento del progetto è il bar sociale, che prende la funzione anche di HUB culturale grazie a molteplici attività ricreative e non solo, organizzando momenti di ritrovo in cui è possibile avere informazioni sul mondo del lavoro e del tempo libero. Gli altri spazi hanno come protagonista l’arte, l’artigianato e l’auto produzione, mentre il salone delle feste è uno spazio di 200 mq, fornito di impianto audio-video, sedie e cucina, in cui è possibile organizzare feste, concerti, workshop, corsi ed attività di qualsiasi genere. Politica e organizzazione Via Baltea è sostanzialmente un laboratorio di Barriera, nato come uno spazio multifunzionale, composto di laboratori artigianali, ristoranti e spazi dedicati a servizi che vengono messi a disposizione dei cittadini e del quartiere. É possibile prenotare uno spazio della struttura o proporre una nuova attività direttamente dal sito, compilando un format, in cui è possibile selezionare il salone, il kitchen club e la caffetteria. Via Baltea – Laboratori di Barriera è gestita dalla cooperativa Sumisura s.c. – Risorse per l’Ambiente e la Città, una cooperativa nata nel 2007 composta da architetti e operatori che si occupano della rigenerazione urbana a livello locale. Immagine e comunicazione La comunicazione dei laboratori di Via Baltea è soprattutto a livello di quartiere, che è il target principale a cui si riferisce l’intero progetto. Possiede, comunque, un ottimo sito internet, in cui è possibile venire a conoscenza degli spazi che la struttura mette a disposizione, degli eventi che questa ospita e in cui si può interagire proponendo nuove attività.

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PARCO DORA

/Torino, Italia /Ex ferrerie Fiat /2011 /Parco polifunzionale / Comune di Torino, Rigenerazione Urbana

Il Parco Dora è stato realizzato lungo la Dora, sulle aree occupate fino agli anni Novanta dai grandi stabilimenti produttivi della Fiat e della Michelin. Questo spazio integra bene gli ambienti naturali e le strutture industriali preesistenti che costituiscono il cuore della trasformazione di Spina 3: zona un tempo occupata dal passante ferroviario di Torino, oggetto di una profonda riorganizzazione a livello urbanistico. Il parco postindustriale della Dora costituisce l’opera di maggior rilievo nell’ambito della trasformazione urbanistica della Spina 3 e, con i suoi 456.000 mq di superficie, rappresenta uno dei più vasti polmoni verdi della città. Ogni comparto ex industriale integra ambienti naturalistici e preesistenze derivanti dal passato industriale della zona, conservate e riqualificate; tra queste la torre di raffreddamento della Michelin, la grande struttura dello strippaggio e la centrale termica delle acciaierie Fiat costituiscono alcuni dei più importanti processi di recupero. La storia del luogo e il suo carattere industriale si riflette nella scelta dei materiali, nel disegno lineare di percorsi e aiuole e nella scansione regolare delle piantumazioni. Un altro elemento fondamentale per il parco è il fiume Dora, valorizzato mediante la riqualificazione delle sponde e, per un tratto della riva sud, reso accessibile. Uno degli stabilimenti, nominato Vitali, ospitava la più grande delle acciaierie del complesso Ferrerie Fiat, e si componeva di due capannoni affiancati e connessi tra loro. Della parte più grande dell’acciaieria è stata rimossa la copertura, mantenendo le torri in calcestruzzo e gli imponenti pilastri che segnavano la scansione dei diversi comparti di lavorazione. Del capannone più piccolo, quello dello strippaggio, è stata invece mantenuta la copertura. Oggi, quest’ultimo rappresenta il cuore dell’intero Parco Dora. Attualmente, il parco Dora è sede di moltissimi eventi che spaziano dall’ambito sportivo, musicale, artistico, gastronomico e anche religioso, di interesse sia urbano che internazionale.

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Politica e organizzazione

Immagine e comunicazione

Il Parco è uno spazio completamente pubblico, appartenente alla Città di Torino e, per poter utilizzare gli spazi ed organizzare iniziative e manifestazioni, deve essere presentata una richiesta di occupazione di suolo pubblico, e dei permessi necessari in base alla tipologia di evento che si vuole organizzare.

Esisite un servizio di comunicazione e informazione interno al Comitato Parco Dora che lavora per accompagnare il quartiere nel suo processo di trasformazione, renderne visibile e comprensibile la riqualificazione, mantenere costantemente informati gli attori locali e i cittadini su opportunità, risorse ed eventi. Le stesse sono state, inoltre, valorizzate attraverso il sito internet, la relazione con l’Ufficio Stampa della Città, la cura dei rapporti con i media, la disseminazione e messa in rete dell’esperienza del Comitato. Quest’ultimo, inoltre, ha offerto il proprio supporto agli enti, alle associazioni e alla comunità locale, per comunicare e promuovere iniziative e attività sul territorio.

Fino al 2015, tutte le attività svolte all’interno del Parco sono state gestite dal Comitato Parco Dora che supporta la selezione degli spazi e accompagna nell’individuazione e nella compilazione della modulistica necessaria. Essendo un suolo pubblico, bisogna rispettare determinate regole che riguardano: il provvedimento autonomo, o tramite agenzia, alla pulizia del luogo, la deroga ai limiti del pubblico rumore, la licenza di pubblico spettacolo temporaneo, la richiesta di poter somministrare cibi e bevande, i permessi SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) per riprodurre brani o opere protette dal diritto d’autore.

Esiste, inoltre, un servizio di newsletter, elettroniche e cartacee (distribuite buca a buca a tutti i residenti dell’area), mentre gli eventi sono divulgati mediante supprti cartacei. Qualsiasi organizzatore voglia pubblicizzare la propria attività attraverso supporti stampati deve presentare domanda presso la Direzione Servizi Tributari e COSAP (Canone per l’Occupazione permanente di Spazi e Aree Pubbliche) Tuttavia, i supporti digitali sono rivedibili e sarebbe necessaria una campagna sui social di punta.

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DOCKS DORA

I Docks Dora sorgono nel 1912 su un’area che ammontava a 20.000 mq, a ridosso dei binari ferroviari, sull’area compresa fra Via Valprato, Gres/Via Valprato,68 - Torino soney e gli stabilimenti industriali allora esistenti. /Ex magazzini generali La loro funzione principale era quella di stoccag/1995 .ca gio delle merci, ma erano presenti anche torrefazioni, attività di lavorazione enologica e dolciaria. /Spazio polifunzionale Grazie alla presenza di un raccordo con la linea /Insieme di attori economici ferroviaria Torino-Milano, le merci potevano essere scaricare direttamente in banchina facilitanprivati do le operazioni di carico e scarico. I Docks Dora sono composti da una portineria dalla quale si ha accesso ai tre padiglioni paralleli, a due piani con tetto piano. Nonostante i due bombardamenti (dicembre del 1942, luglio del 1943) , la struttura ci è giunta pressoché intatta. Negli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo il quartiere subì un ulteriore sviluppo industriale concentrato maggiormente sulle attività metallurgiche. Gli anni ‘60 videro la fine dell’utilizzo dei Docks come magazzino alimentare. A partire da questi anni, la struttura iniziò a trasformarsi in un’area ormai dismessa in cui si consolida l’uso commerciale e artigianale. Pian piano, durante gli anni ‘90, si insediarono studi di design e di architettura, locali come il Caffè Blu, le sale di registrazione della Raibow Music, la galleria Fornaresio, il centro di produzione audiovisiva Oficine, le associazioni culturali (da Artifex a Spazio Fine). Nell’ultimo decennio del XX Secolo, i Docks Dora divennero il simbolo della vita notturna e culturale di Torino.

Politica e organizzazione I Docks sono frutto di un processo di non-politica, in quanto l’intero processo di creazione fu caratterizzata da tante azioni spontanee di piccoli gruppi, di imprese culturali, di soggetti economici, lontani da una strategia politica precisa di rigenerazione urbana. La struttura è il risultato dell’insieme delle azioni di tanti piccoli gruppi, di imprese culturali e di soggetti economici. Purtroppo, questa trasformazione non è ancora completata e questo tende a separare la struttura dal resto della città a causa dei molti spazi vuoti e dei diversi cantieri persistenti. Nonostante ciò, questo cambiamento radicale ha generato effetti positivi sia a livello di quartiere, rendendo nuovamente fruibile e vitale una zona segnata dall’abbandono delle attività produttive e dal degrado edilizio, sia a livello più ampio, contribuendo a ribaltare l’immagine statica della città che cercava faticosamente di uscire dalla crisi determinata dalla deindustrializzazione.

Immagine e comunicazione L’immagine coordinata dei magazzini Docks Dora è del tutto inesistente. Infatti, la struttura è sprovvista di un logo identificativo, oltre che di un sito web. Ogni privato provvede alla propria communicazione e immagine personale senza far puramente riferimento al complesso ex industriale.

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TOOLBOX

/Zona Crocetta, Via Montefeltro 2,Torino /Ex fonderia /2010 /Spazio coworking /Caterina Tiazzoldi

Il Toolbox ofice fa parte del quartiere Crocetta di Torino e sorge in una ex fonderia costruita a inizio 900 a cura dell’ingegnere Giovanni Antonio Porcheddu, in via Montefeltro 2. A partire dal 2010, nacque l’obbiettivo di trovare un utilizzo più innovativo degli spazi dismessi, trasformandoli in nuovi spazi dedicati al lavoro, tenendo conto di tutte le grandi novità attualmente in corso nel modo di concepire il lavoro stesso, fatto di collaborazione, apertura, accessibilità, relazioni, design e sostenibilità.

In Toolbox il lavoro diventa sociale e condiviso, grazie a spazi dedicati alle aziende, ai professionisti e alle nuove generazioni di freelancers, unendo autonomia e contaminazione, in puro spirito coworking. É composto da diversi ed innovativi spazi, tra cui il Fablab, laboratorio artigianale dotato di strumenti all’avanguardia: dalle stampanti 3D alle macchine a taglio laser, dedicato a chi desidera capire come si possano inventare nuovi processi produttivi e nuovi modelli di business, a partire dalla fabbricazione digitale, dall’open source e dalla collaborazione tra persone. Toolbox ospita anche il Digifab, un’officina di ricerca che riguarda i materiali, la fabbricazione digitale, la robotica; il Print club, un laboratorio di stampa e sperimentazione grafica che offre a designer, illustratori, studenti e appassionati la possibilità di portare a termine i propri progetti grafici, in autonomia o affiancati da un tecnico specializzato. Inoltre, annesso al Toolbox vi è Casa Jasmina di Arduino, un appartamento all’insegna dell’open source, che si basa sull’integrazione tra oggetti d’uso quotidiano e dispositivi elettronici, con una particolare attenzione agli oggetti d’arredo.

Politica e organizzazione Toolbox offre molti spazi, servizi e soluzioni per il lavoro autonomo e per lo sviluppo delle nuove professionalità a Torino, dalla singola postazione open space alla team room a misura di azienda, combinando le esigenze di organizzazione e il bisogno di flessibilità. Sono luoghi di lavoro, progettazione ed innovazione basati sulla condivisione delle risorse per creare lavoro e occupazione. In ogni spazio questa idea si ripropone in un modo diverso: al Toolbox condividendo scrivania, cucina, sale riunioni; al FabLab trasformando codici in oggetti tridimensionali intelligenti, grazie ad Arduino e alle stampanti 3D.

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Gli spazi si possono affittare con prezzi differenti a seconda della tipologia e del periodo. FLEX DESK: 15 euro (al giorno), 100 euro (al mese) MY DESK MINI: 20 euro (al giorno), 160 euro (al mese) MY DESK MIDI: 20 euro (al giorno), 180 euro (al mese) MY DESK MAXI: 25 euro (al giorno), 250 euro (al mese) TEAM ROOM: 72 euro (al giorno), 600 euro ( al mese) Nel Print club, inoltre, sono disponibili stampanti digitali inkjet e laser, una stampante risograph, diversi banchi e una giostra per la serigrafia, macchinari per realizzare interventi di finitura e legatoria manuale. Per accedervi bisogna essere muniti di tessera per utilizzare i macchinari, che è a scadenza annuale e consente agli utenti di accedere al laboratorio autonomamente, garantendo sconti su workshop e articoli di laboratorio

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Immagine e comunicazione Toolbox organizza e ospita eventi basati sulla creatività, sul lavoro autonomo e sull’impresa. Importanti, per farsi strada tra il pubblico torinese e non, sono anche i diversi content, le numerose maker faire, congressi, workshop, meeting. Grazie a queste iniziative, permette, oltre a far conoscere la struttura e la sua funzione, anche di promuovere giovani freelencers. Ogni singolo laboratorio dispone di un proprio logotipo identificativo. Il tutto è efficacemente comunicato online, sull’apposita pagina internet. Probabilmente, quello che manca, anche in questo caso, è una comunicazione rivolta ad un target più ampio e non solo ad un settore limitato.

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CECCHI POINT

/Via Antonio Cecchi 17, Torino /Ex officina manutenzione del comune /2001 /Hub multiculturale /Città di Torino, Compagnia San Paolo, Fondazione Vodafone, Umana Mente

Cecchi Point nacque nel 2001 dal recupero dell’officina manutenzione del comune di Torino e diventa, fin da subito, punto di riferimento per i giovani di Porta Palazzo, grazie alla gestione da parte dell’associazione Il Campanile, che si propose di promuovere le attività educative tramite l’arte e la cultura. Nel 2011 il centro subì una ristrutturazione grazie al contributo della Fondazione Vodafone Italia , Fondazione Umana Mente (Gruppo Allianz), Compagnia di San Paolo e all’impegno della Città di Torino, trasformandosi in Hub Multiculturale.

L’Hub Cecchi Point è nato con la finalità di svolgere un’azione educativa focalizzata principalmente sui minori, ma ad oggi presenta una moltitudine di servizi, attività, workshop ed eventi artistici, manuali, interculturali ed educativi, rivolti a tutte le realtà presenti nel quartiere e nella città. Al suo interno presenta numerosi spazi, in particolare comprende due sale teatrali (salone delle arti e teatro officina), due sale incontri, una sala riunioni, una sala danza, una palestra, una falegnameria, una ciclofficina, una sartoria e, per concludere, un ristobar. Inoltre, vi sono diverse associazioni che operano all’interno dell’Hub multiculturale Cecchi Point, tra cui Il Campanile Onlus, l’associazione culturale Quinta Tinta, l’associazione Videocommunity, l’associazione Museo Nazionale del Cinema e Just for Joy. Politica e organizzazione L’obiettivo generale del progetto è la creazione di un Hub (fulcro, polo) che funzioni da catalizzatore e propulsore, come crocevia di persone e di opportunità, come spazio di promozione e di attivazione, come strumento di innesco di nuove relazioni cittadine, come occasione di sperimentazione di un diverso modo di abitare la città. L’Hub fa, infatti, riferimento a tre differenti filoni progettuali: gli Spazi Educativi, che comprendono: attività educative volte all’integrazione sociale di minori e stranieri nel territorio, laboratori innovativi e percorsi educativi individualizzati; gli Spazi del Protagonismo, riguardanti eventi, proposte culturali ed iniziative rivolte alla città ed indirizzate alle promozione del protagonismo dei giovani e delle associazioni multi-culturali; infine, gli Spazi Atelier, creati per le organizzazioni socio-culturali e le associazioni degli immigrati. Cecchi Point ha deciso di avviare quest’ultimo, in modo che, tramite l’accoglienza di associazioni o altre attività commerciali, sia in grado di generare una nuova strategia di autofinanziamento che contribuisca alla sostenibilità futura della struttura. Immagine e comunicazione L’Hub Multiculturale Cecchi Point possiede un logo e una pagina web. Tuttavia, la sua immagine coordinata è carente e certamente migliorabile.

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BASE

BASE Milano nacque nel 2014, come nuovo polo culturale creativo, uno spazio di coworking, workshop, esposizioni e spettacoli. Il suo intento /Via Bergognone 34, Milano principale è quello di promuovere progetti, ser/Ex acciaieria vizi, prodotti, ricerche e riflessioni per le città del /2014 XXI secolo utilizzando come bussola la cultura. Lo spazio nacque dalla riqualificazione dello sta/Spazio polifunzionale bilimento ex Ansaldo, nato nei primi decenni del / Onsite Studio XX secolo ed acquistato dal Comune di Milano negli anni Novanta, con lo scopo di promuovere e diffondere iniziative culturali. Nel 2014, in seguito ad un bando pubblico, Onsitestudio realizzò questo progetto che interessava circa 6000 mq dello stabilimento e prevedeva il riutilizzo dei primi due livelli dell’edificio. Questi spazi sono stati successivamente affidati ad un gruppo formato da Arci Milano, Avanzi, H+, Make a Cube³ ed esterni, che hanno costituito un’impresa sociale, nella forma di società a responsabilità limitata. Altri 6.000 mq, che consistono nei livelli terzo e quarto, sono oggetto di interesse per un possibile ampliamento futuro del progetto. Politica e organizzazione

BASE Milano è suddivisa in quattro ampie sale. La sala A è il cuore dell’intero edificio, un ampio spazio su due livelli con accesso al cortile, versatile e polifunzionale con palco e servizio bar aperto ogni giorno della settimana. La sala B, invece, può essere utilizzata per concerti e conferenze, in quanto costituita da un auditorium di 150 posti, e come spazio per esposizioni e proiezioni. Infine le sale C e D, a differenza delle precedenti, sono situate al primo piano dell’edificio e consistono in due ampie sale scandite da colonne, utilizzabili singolarmente o in continuità tra di loro, ideali per conferenze, esposizioni e workshop. BASE Milano presenta al suo interno tre diversi spazi fondamentali: le zone di Coworking, il Campobase e la Casabase. Le prime, progettate per stimolare la creatività e la concentrazione, consistono in 2000 mq, comprese di laboratori che promuovono la comunione tra diverse discipline e facilitano nuove sinergie. Lo spazio offre, tuttavia, tre diversi modelli di coworking: Coworking stabile, che riguarda professionisti ed organizzazioni con un contratto minimo di sei mesi, Coworking uficio, destinato a contratti di un anno per spazi indipendenti e Coworking hot desking, comprendente professionisti ed organizzazioni con contratti di durata variabile. Il Campobase consiste, invece, in una vera e propria scuola della creatività costituita da sale studio, workshop di falegnameria, laboratori di tipografia e fotografia, lezioni di yoga ed esplorazioni urbane in bici. Infine, la Casabase non è altro che la zona residenziale di BASE, un modo di ripensare l’ospitalità creando l’atmosfera familiare di casa, offrendo dieci stanze singole, doppie, triple o quadruple, semplici e accoglienti, destinate non solo ad ospiti paganti, ma anche ad artisti e collaboratori. Immagine e comunicazione

BASE Milano oltre ad essere ben comunicato sul territorio possiede un’efficace brand identity realizzata dallo studio OutThere ed un sito web, a cura dello studio Dotdotdot, che presenta un calendario aggiornato con gli eventi ospitati e mette a disposizione i contatti e le specifiche tecniche dell’edificio, per tutti coloro che fossero interessati ad affittare lo spazio.

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01. BOXPARK

09. LA SUCRIÉRE Possibilità di ospitare simultaneamente eventi artistici, privati o pubblici.

Immagine coordinata ben definita ed efficace, basata sulla bitonalità, con il risultato di democratizzazione del linguaggio visivo.

12. PARCO DORA

05. MIKSER HOUSE

Spazio interamente pubblico, sede di disparati eventi dai temi seri a quelli più ludici.

Brand minimal ma audace, espresso attraverso elementi semplici e in sintonia fra di loro.

07. POBLENOU Riqualificazione di un intero quartiere, includendo un’ampia gamma di attività e servizi per la comunità.

11. VIA BALTEA Coinvolgimento della comunità del quartiere.

13. CECCHI POINT Offre spazi di ritrovo e di lavoro per i cittadini del quartiere e non solo.

03. ZOLLVEREIN La relazione con il passato, evidente, è l’elemento chiave di questa struttura.

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11. BUNKER Le aree di terreno disponibili sono state convertite in orti condivisi e giardini sperimentali, per favorire l’integrazione tra ambiente urbano e natura.


SANTRAL 06. INSTAMBUL Centro per le arti e per l’educazione, che sfrutta la vicinanza con l’Università.

02. NDSM Flessibilità di progettazione in cui l’utente finale sceglie gli elementi da costruire ed inserire al suo interno.

08. LX FACTORY Polo creativo in cui differenti personalità lavorative e professionisti possono collaborare per la creazione di progetti comuni.

14. TOOLBOX Ambiente multiuso, fornito di officine di lavoro e spazi di coworking, sede di numerosi eventi legati al mondo Arduino e del design, tra cui numerosi workshop.

16. BASE Promuove e diffonde iniziative culturali, fornendo spazi per coworking, lavoro, studio e progettazione.

04. SPINNEREI Polo internazionale dell’arte contemporanea senza l’utilizzo diretto di denaro pubblico.

13. DOCK DORA Negli anni Novanta, dopo l’azione di singoli gruppi e soggetti economici, diventa punto di incontro notturno per gli abitanti della città.

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Opinione pubblica

MRF

/Mirafiori, Corso Settembrini 178, Torino /Ex stabilmento Fiat /2015 /Spazio per eventi /Torino Nuova EconomIa

Le diverse iniziative TNE hanno aperto la strada alla lunga ricerca volta ai possibili interventi di grande impatto sul panorama cittadino. Da un’analisi approfondita, sono emersi diverse criticità, provenienti direttamente dagli attori locali, per la definizione del futuro di quella che viene denominata Zona A, all’interno della quale sono presenti il capannone ex Dai e l’ex gommatura. Gli intervistati sono stati selezionati all’interno dell’ex Circoscrizione 10 ed i temi trattati sono stati principalmente la percezione del territorio, la sua storia, le tendenze in atto e gli scenari futuri, partendo dalle risorse, esigenze e opportunità attuali.

La percezione di Mirafiori sud, da parte di quasi tutti gli intervistati, è di un’area in cui, dalla metà degli anni ‘60, si sono sviluppati i quartieri pubblici, destinati ad ospitare gli operai e gli impiegati della Fiat. Fin da subito gli abitanti del quartiere si sono sentiti parte di un tutt’uno, uniti da un forte senso di identità, ma allo stesso tempo, di estraneità verso il resto della città. Si viveva in una situazione di disagio economico, legato alla condizione operaia e, successivamente, intorno agli anni Settanta/Ottanta, comparve il fenomeno dello spaccio e del consumo di droga, apportando un senso di insicurezza tra gli abitanti. La coesione sociale del quartiere è sempre stata un aspetto importante per Mirafiori e la mancanza di servizi ha attivato l’ingegno degli abitanti che, nel corso degli anni, hanno creato occasioni lavorative, per lo più artigianali e di bottega, che nascevano, più che per un problema economico, per una necessità di uno scambio di relazioni. Dall’ instaurarsi di nuovi rapporti, nacquero i primi nuclei dei comitati di quartiere, che compensavano alla carenza dell’offerta di servizi comunali. Gli intervistati affermano ,anche, che un cambiamento nel quartiere c’è stato, sia per quanto riguarda la qualità delle vita, sia dell’immagine di Mirafiori, ma non abbastanza per trasformarlo in un territorio attraente. Non si tratta più di un quartiere estraneo alla città, tuttavia, mantiene viva la sua identità e il suo senso di appartenenza. Secondo gli intervistati, rilevante è stato il ruolo del PRU- Programma di recupero urbano promosso dal comune, atto a riqualificare l’area di Via Artom, intervenendo sugli spazi pubblici e sulle abitazioni. Ciononostante, si riscontra ancora una mancanza di servizi ed iniziative, manifestazioni culturali e luoghi da frequentare in alternativa al centro città. I luoghi di incontro menzionati sono per lo più spazi di funzione sociale e di animazione del quartiere, quali le scuole, le biblioteche, le parrocchie, i centri di aggregazione e le realtà locali riunite nell’ Osservatorio d’area di Mirafiori sud. Un ruolo importante, in questo senso, è rivestito dalla Fondazione Miraiori, insediata nel 2008 per dare un aiuto sociale al Programma di recupero urbano.

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Il merito allo scenario futuro per Mirafiori, l’esigenza maggiormente espressa è di avere più movimento, che comprende un’offerta commerciale più ricca, iniziative culturali, luoghi di ritrovo sociale per incrementare le relazioni, spazi di aggregazione per giovani, per eventi, mostre, per attirare il pubblico esterno. Per questo, grande curiosità è stata scaturita da quelli che saranno i prossimi insediamenti nelle aree ex Fiat, come ad esempio la Centrale del latte. Ciò che i cittadini più rivendicano, è il bisogno di avere una nuova identità che, pur mantenendo un rapporto con il passato, trasformi la periferia post-industriale in un’area che si integri al resto della città. La Zona A, oggi gestita da TNE, viene reputata dai cittadini un’area fuori mano, da collegare meglio tramite i mezzi pubblici e servizi di bike sharing, per facilitarne la fruizione, soprattutto da parte degli studenti. L’opinione pubblica è consapevole che la rivalutazione di queste zone potrebbe garantire un rilancio dell’intero quartiere di Mirafiori, soprattutto se le funzioni di questi spazi siano rivolte ad un pubblico diversificato, così da ampliare il target di utenza.

MRF e le iniziative di TNE A Mirafiori, in corso Settembrini 178, il capannone industriale ex DAI, base della logistica Fiat diventa MRF, uno spazio temporaneo per eventi e manifestazioni di carattere sociale e culturale. A ridar vita a questo spazio, come già anticipato, fu TNE (Torino Nuova Economia), che si occupa da anni della riqualificazione urbana delle aree industriali dismesse di Mirafiori. Nel processo di trasformazione di MRF, è importante citare MRF - Concorso di idee per il riuso delle ex aree industriali di Miraiori a Torino, avviato nell’aprile 2015 da TNE e promosso dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, con lo scopo di definire degli strumenti volti alla rigenerazione urbana delle suddette aree e mirato al coinvolgimento di attori locali.

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Con questo concorso si è voluto individuare la migliore proposta possibile per l’utilizzo temporaneo dell’ex area industriale, invitando i concorrenti a presentare proposte innovative, sostenibili ed economicamente attraenti, prendendo spunto dal panorama europeo di città come Berlino, Belgrado, Istanbul, Manchester, Londra e Parigi. L’obiettivo di TNE è quello di trasformare lo spazio in un polo di attrazione e di aggregazione, propulsore di sviluppo e creatività, non solo per l’area urbana di Mirafiori, ma per l’intera città di Torino. Per questo motivo, molto importante è stato il coinvolgimento diretto degli abitanti del quartiere, intervistati da TNE, al fine di ricostruire un quadro chiaro di quelle che sono le esigenze e le opportunità del territorio, come esplicato precedentemente. La giuria del Concorso, presieduta dall’architetto Gino Zucchi, ha esaminato 45 proposte di professionisti esperti di riqualificazione urbana, ita-


liani e stranieri, che hanno per lo più incentrato il cambiamento in cinque orientamenti principali: green, entertainment, produzione, spazio multifunzionale, autocostruzione. Mirafiori ha bisogno di una trasformazione che riesca ad attribuirgli un nuovo ruolo e che, al tempo stesso, ne reinterpreti la storia ed il carattere. A luglio 2015, inoltre, TNE ha organizzato la Miraiori Week , evento che ha coinvolto cittadini, studenti e i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e private del territorio, grazie all’organizzazione di incontri, dibattiti, workshop, installazioni architettoniche, proiezioni cinematografiche e l’esposizione dei progetti risultati dal Concorso di idee, con la seguente premiazione dei vincitori. Questa settimana ha dato il via al processo di rivitalizzazione riguardante il riutilizzo temporaneo della struttura, punto di partenza per i successivi eventi culturali e ricreativi ospitati in MRF, che hanno visto ridar vita a Corso Settembrini.

Caratteristiche Tecniche

· 2.000m2 di superficie · 100 posti auto nel parcheggio uso pubblico · 50 Kw di potenza elettrica disponibile · 3 uscite di sicurezza · 3 moduli igienico sanitari · 200 sedie ignifughe · 40 tavoli in legno

Stato di fatto Dimensioni Lo spazio MRF ha una superficie di circa 2.000 metri quadrati e occupa una posizione centrale all’interno del Capannone ex DAI. L’area esterna di pertinenza è quella che si attesta su corso Settembrini ed è attualmente adibita a parcheggio automobili, assoggettato all’uso pubblico, con capienza di circa 100 posti. Accessibilità L’accesso all’area, carrabile e pedonale, avviene dalla via pubblica corso Settembrini al numero 178 e al numero 164. Modalità di accesso vanno concordate con TNE e con il Politecnico di Torino. L’accesso pedonale allo Spazio MRF, all’interno del Capannone ex DAI, avviene tramite una scala in acciaio e una rampa a servizio dei disabili. L’eventuale accesso con mezzi di servizio all’interno dello Spazio MRF, per le attività di allestimento e smontaggio, deve essere concordato con TNE.

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Dotazioni Impiantistiche Illuminazione I locali sono dotati di impianto di illuminazione di base e di sicurezza lungo le vie di esodo. L’area è allacciata alla rete acquedotto (a servizio dei servizi igienici) e alla rete elettrica. L’impianto elettrico è allacciato a un contatore generale con potenza pari a circa 50 kw. La distribuzione dell’energia elettrica all’interno dello spazio avviene attraverso un quadro generale e sotto quadri a servizio delle varie zone. Servizi igienici L’area è dotata di tre moduli sanitari (n. 2 monoblocchi uomo/donna e n.1 monoblocco disabili). I monoblocchi sono dotati di rampa di accesso e aspiratori per il ricambio di aria forzata. Accessori di arredamento L’area è dotata dei seguenti accessori di arredo: - n. 200 sedie monoscocca struttura in acciaio, seduta in polipropilene di colore nero (Ignifughe - Classe 1) con agganci laterali - n. 40 tavoli in legno quadrati (90x90 cm, h. 70 cm) TNE mette a disposizione, su richiesta, fino a 24 container marittimi (dimensioni caduno mt 6,21x2,44x2,30 int -2,65 est).

Requisti di sicurezza presenti Sicurezza Antincendio Sono presenti n. 10 estintori su piantana a polvere da 6 kg 21°, 144 B e C, conformi al DM 20.12.82 e s.mi., da utilizzare per un primo e rapido intervento. L’area è inoltre dotata di impianto EVAC. I materiali utilizzati per l’allestimento hanno caratteristiche di reazione al fuoco conformi alla Circ. MI del 17.12.1986 i materiali sono dotati delle certificazioni di reazione al fuoco in classe 1 e relative omologazioni. Afflusso massimo di pubblico e vie di esodo L’afflusso massimo di pubblico è limitato a 350 persone. La capacità di deflusso calcolata in funzione delle vie di esodo è di 50 persone/modulo. Le tre uscite di sicurezza sono posizionate sulla parete prospiciente l’area esterna pertinenziale adibita a parcheggio. I percorsi di esodo hanno uno sviluppo lineare inferiore a 50 metri. Le uscite di sicurezza sono dotate di porte con apertura a spinta di larghezza libera di due moduli ciascuna. L’area è inoltre dotata di opportuna segnaletica di sicurezza indicante le uscite da utilizzarsi in caso di emergenza. Aspetti ambientali Considerato che lo Spazio MRF è ubicato all’interno in un edificio industriale dismesso, nell’area vengono eseguiti periodicamente monitoraggi atti ad accertare la sussistenza di condizioni di salubrità e sicurezza ambientale per i fruitori.

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Ulteriori misure di sicurezza da adottare

Allestimenti elettrico-luminosi

Affollamento

Considerato che l’impiantistica è la più tipica causa di innesco di incendio, qualsiasi evento che richieda allestimenti elettrico-luminosi dovrà essere supportato dall’intervento di un installatore qualificato per garantire che gli impianti siano realizzati a regola d’arte.

In relazione alla diversa tipologia di evento occorre definire i limiti in termini di affollamento massimo consentito. Si dovrà altresì verificare se l’evento corrisponde a una delle attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco e/o della Commissione di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, subordinandone l’organizzazione ad una loro specifica autorizzazione, concessa unicamente dopo l’adempimento di tutte le prescrizioni tecniche imposte dalle norme. Capacità di deflusso In relazione alla capacità di deflusso delle persone dai locali e alle problematiche antincendio, vanno rispettati i seguenti requisiti: • percorsi di esodo: adeguatamente segnalati con apposita cartellonistica e sgombre di qualsiasi materiale; • porte di uscita: per numero e dimensioni, devono consentire una rapida uscita alle persone, essere agevolmente apribili dall’interno, dotate di cartellonistica e di luce di emergenza. Il piano di emergenza dovrà tenere conto delle porte di uscita presenti. • presidi antincendio: estintori in perfetta efficienza. monitoraggi atti ad accertare la sussistenza di condizioni di salubrità e sicurezza ambientale per i fruitori.

Area ristoro L’eventuale servizio di ristorazione dovrà essere organizzato individuando soggetti specializzati in materia al fine di garantire appropriate condizioni di igiene ambientale e sicurezza alimentare. Presidio antincendio e Pronto Soccorso In eventi con la partecipazione di almeno 25 persone, occorre prevedere uno specifico presidio in grado di fronteggiare il verificarsi di eventuali emergenze. Tale presidio deve essere composto da due addetti professionalmente qualificati per lo svolgimento di tali compiti. Ciò in quanto la gestione di un’emergenza richiede una pluralità di attività (es. favorire l’esodo dei presenti e avvisare tempestivamente i soccorsi esterni) che spesso una sola persona non è in grado di svolgere contemporaneamente. Piano di emergenza Bisognerà provvedere alla redazione di un nuovo Piano di emergenza che tenga conto dell’allestimento dello spazio e delle sopraggiunte esigenze.


Cancellare, cancellare, cancellare e alla fine trovare un componente principale di progettazione; noi mentre progettavamo eravamo contro l’invadenza del disegno, eravamo alla ricerca del tratto minimo che serviva alla funzione; volevamo arrivare a dire: meno di cosĂŹ non si può fare. Achille Castiglioni


SCENARIO

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Nuovo polo lavorativo e ricreativo Premesse e criticità attuali Come accennato precedentemente, MRF, situato nel cuore industriale torinese ed immerso nel grigiore di Corso Settembrini, mette a disposizione il suo enorme spazio aprendolo ad eventi e manifestazioni che investono i temi più disparati, dalle sagre culinarie, degustative e festival, fino ai temi più culturali, tecnologici e di nicchia, offrendo un punto ricreativo nella periferia di Torino. La sua vicinanza alla Cittadella Politecnica del Design e della Mobilità, ha da tempo attirato l’attenzione dei numerosi studenti che hanno visto la struttura rimettersi in gioco sul panorama cittadino solo nell’ultimo anno. L’affluenza sempre maggiore di studenti ogni anno, ha fatto sì che questi ultimi iniziassero a vedere con occhio curioso lo spazio MRF, vuoto, spazioso e con grandi possibilità di recupero e di riutilizzo, non solo in ambito scolastico, ma anche come luogo di svago e ritrovo al di fuori dell’orario di lezione. Infatti, la Cittadella presenta non poche carenze e criticità riguardanti lo spazio a disposizione per lo studio, per le ore di progettazione, ma anche, per i momenti di ristoro o di ricreazione. Per lo più, la maggior parte delle università sparse per il territorio torinese, si trova in una posizione decisamente più strategica e limitrofa al centro della città, o ai locali in cui gli studenti possano dedicare del tempo ai rapporti sociali e al divertimento. La posizione, dunque, risulta essere prevalentemente una criticità, che viene riscontrata anche nella promozione degli eventi ospitati al suo interno, che difficilmente raggiungono l’attenzione dell’area più centralizzata della città. Spesso, infatti, le persone non conoscono neppure l’esistenza di questo spazio, reputando Mirafiori, e più precisamente Corso Settembrini, solo come nucleo industriale periferico. MRF è dotato di un immenso potenziale, che, grazie all’aiuto creativo degli studenti, può emergere, in risposta alle necessità non solo proprie, ma dell’intero quartiere.

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Il questionario Uno sguardo al cambiamento I cambiamenti, si sa, sono frutto di bisogni e necessità e, dunque, il primo passo da fare è capire quali siano i pensieri dei vicini di casa di MRF, ovvero, gli studenti.

Sei a conoscenza degli eventi che vengono organizzati al suo interno?

Conosci lo Spazio MRF?

Hai mai preso parte ad un evento ospitato dallo Spazio MRF?

No

No

No

12%

33%

74%

Quali tipologie di eventi ti piacerebbe venissero organizzati?

Se sĂŹ, quale/i?

60% 50% 18 % 12% 3% 3% 0%

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Nel mese di giugno 2016, sono stati sottoposti ad un questionario relativo allo spazio e sono stati raccolti ed analizzati i pareri di 130 studenti campione.

World Beer Festival In Vino Verites Photocontainer Binario 18 Mirafiori Week A bit of [hi]story Talks_slidingdoors

80% 72% 65 % 45% 41% 26% 20% 2%

Esposizioni culturali Musicali Workshop Gastronomici Fiere Sportivi Conferenze Altro


Pensi che la vicinanza dello Spazio MRF alla Cittadella del Design e della MobilitĂ sia un valore aggiunto da poter sfruttare?

In vista dell’afflusso sempre maggiore ogni anno di studenti, pensi che lo spazio della Cittadella oggi a disposizione, sia sufficiente?

Sfrutteresti lo spazio a disposizione per ampliare le aree del Politecnico?

Si

Si

No

97%

91%

78%

Se si come? 12%

71% 65%

Area ristoro

Altro

Area di lavoro

60%

Area relax - svago Aula studio

63%

Area espositiva

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51%


Lo Spazio MRF potrebbe diventare il nuovo punto di ritrovo degli studenti anche oltre l’orario di lezione?

Dando il mio 77% contributo progettuale per la soluzione di funzioni o problematiche

Metteresti a disposizione la tua creatività e il tuo tempo libero per migliorare lo Spazio MRF?

Si 88%

73%

Fai parte di un’organizzazione che avrebbe bisogno di uno spazio per organizzare i propri eventi?

Saresti disposto ad offrire iniziative/attività sociali a livello di quartiere?

Si

47%

7%

· Sarebbe utile fosse adibito come un area di lavoro per gli studenti, in modo da avere uno spazio apposito per svolgere ricerche, piccoli lavori manuali o semplicemente progettare. Uno spazio quindi con tavoli (non banchi) in modo da poter lavorare in gruppo, una piccola biblioteca o spazio per consultare libri attinenti alle materie di studio, prese per i computer e magari una zona relax con tavolini o panchine.

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Dando la mia disponibilità a supervisionare gli spazi

Si

Consigli rilevanti

Organizzando 40% eventi

19%

· Attualmente lo renderei più visibile progettando una propaganda per farlo conoscere al maggior numero di persone, in modo tale che lo Spazio MRF diventi un luogo culturale di ritrovo per i giovani e per le persone creative. L’allestimento di mostre ed eventi è già di per sè, un’ottima idea, ma sarebbe interessante cedere un spazio alla Cittadella del Design per la costruzione di nuove aule studio, di ritrovo e magari un piccolo dormitorio per gli studenti fuori sede, in modo tale da agevolarli. In ogni caso è preferibile che lo stabile venga riconsiderato come tale, riprogettato ed utilizzato.


Co-progettare il nostro Spazio Obiettivi preliminari Prima di iniziare la fase progettuale, bisogna chiarire quali sono gli obiettivi comuni che si vogliono raggiungere.

Principalmente c’è la volontà di far convivere l’attuale utilizzo dell’edificio, ossia, come spazio per eventi, con un utilizzo che possa coinvolgere studenti o persone esterne, spinte dall’interesse di poter progettare per creare qualcosa di utile e versatile e di interesse pubblico. Attori Lo Spazio MRF, attualmente, mira ad attirare l’attenzione non solo del pubblico cittadino, ma anche, o soprattutto, degli organizzatori di eventi, indispensabili per creare una rete di interesse e fiducia nelle potenzialità dell’ambiente. Pertanto, i principali attori coinvolti nel mondo MRF, e a cui si rivolge il progetto di riutilizzo creativo dello spazio sono:

STUDENTI

ORGANIZZATORI DI EVENTI

PUBBLICO

CITTADINI


Da ambiente di lavoro, ad ambiente per il lavoro La riqualificazione dell’ambiente tiene conto, non solo del presente, ma anche del suo passato industriale, ben evidente nell’aspetto e nella disposizione degli spazi, ampi e con alti soffitti. Gli abitanti di Mirafiori, soprattutto i più anziani, che ben ricordano con nostalgia gli anni della fioritura della gloria automobilistica Fiat, identificano il quartiere come zona lavorativa.

Il concetto di lavoro è dunque il marchio di fabbrica, l’emblema del quartiere, ed è giusto mantenerlo vivo anche durante la sua evoluzione, progettando un luogo il cui scopo non è più quello di ospitare gli operai che si limitano solo alla produzione di un manufatto da assemblare e vendere esternamente, ma uno spazio che ospiti persone, spinte da bisogni comuni e con idee diverse, che si incontrano per inventare, progettare e successivamente produrre un oggetto che diventa parte integrante dello spazio.

L’anima del progetto è quindi ancora una volta la comunità di studenti, di organizzatori, di cittadini, che prendendo parte alla personalizzazione dello spazio, diventa parte attiva del processo di rinnovo.

Tutti questi aspetti, si incastrano alla perfezione in un connubio tra passato e presente, che rimanda ai concetti di due delle pratiche maggiormente diffuse negli ultimi anni nell’ambito del design, quella di coworking e di workshop.

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Condivisione del lavoro Coworking Il coworking è inteso come uno stile lavorativo che prevede la condivisione di un ambiente, spesso un ufficio, mantenendo un’attività indipendente. Questa metodologia attrae tipicamente liberi professionisti che altrimenti lavorerebbero da casa, o persone che si spostano frequentemente e hanno bisogno di un posto, per non dover lavorare sempre in solitudine. Si tratta di un raduno sociale di un gruppo di persone che condivide dei valori e che, pur lavorando in modo indipendente, è interessato al clima frizzante e dinamico che può instaurarsi lavorando a stretto contatto con altre persone di talento. La formula del coworking è in costante aumento, raggiungendo ad oggi circa il 20% dei lavoratori dipendenti, mentre negli USA è una pratica che raggiunge il 35%.

Alcuni di questi spazi sono stati creati da imprenditori nomadi di internet, alla ricerca di un’alternativa al lavoro nei bar o nei coffee shops, o all’isolamento in ufficio o nella propria casa. Il coworking è una soluzione ai problemi che tanti freelancers riscontravano svolgendo il lavoro da casa, permettendo una valida distrazione all’ambiente domestico. Questa pratica non coinvolge solo lo spazio fisico, ma è una vera e propria istituzione di una comunità, oppure, più semplicemente uno spazio che ne accoglie una già esistente. Numerose comunità di coworking si formano attraverso l’organizzazione di eventi di coworking casuale, e il target principale è composto di freelancers, nuove imprese startup, tutte realtà in continuo aumento. Attualmente, vi sono diversi spazi di coworking presenti in tutto il mondo, e il canale di ricerca Coworking Wiki, ne stila una lista. In Italia, invece, si sta sviluppando una rete di spazi coworking che prende il nome di CoWo. Un altro dei temi principali coinvolti da questa pratica, è il concetto di risparmio.

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Il coworking, infatti, è un modo di intendere il lavoro come una possibilità di risparmio economico. La società si sta evolvendo, passando da una Money-CenteredEconomy, ad una Human-Centered-Society.

Bisogna cercare di trasformare il coworking in spazi che facilitino la crescita economica, aggiungendo alla condivisione dello spazio, idee e relazioni, anche quella dei servizi, intesi come commerciali e consulenziali.

L’esperienza infatti dimostra come, i sistemi che meglio funzionano siano quelli verticali (come ad esempio Talent Garden, che accoglie imprese e professionisti digital, The Hub, aperto solo ad imprese sociali), in cui ogni azienda o professionista opera nello stesso campo. Tutti i protagonisti lavorano nello stesso spazio, condividendo capacità e competenze differenti ma affini, per un unico obiettivo comune.


Workshop Il termine Workshop ha subito dei cambiamenti di significato nel corso del tempo. Grammaticalmente workshop è una parola composta da work (lavoro) e shop (bottega), complessivamente laboratorio ed originariamente, identificava semplicemente i laboratori - officina nei quali veniva costruito qualcosa, soprattutto in campo teatrale, artistico e fotografico. Con la diffusione delle professioni creative, e del design in particolare, il significato è stato esteso ad incontri, riunioni dei partecipanti, discussioni, condivisione di idee ed elaborazione di risultati tangibili.

Il prodotto, materiale o immateriale che sia, è il risultato di tutti i partecipanti, come sintesi di una contaminazione reciproca. Un workshop si organizza per affrontare una fase di ricerca, che parte generalmente da un brainstorming, per cercare assieme risposte e soluzioni a tematiche rilevanti per chi sceglie di parteciparvi e chi decide di strutturarlo, condividendo l’esperienza progettuale. Si tratta di un corso in cui un professionista esperto affianca i partecipanti e condivide sul campo la sua professionalità, collaborando fianco a fianco, e non svolgendo una lezione unidirezionale. Sovente lo scenario è composto da un laboratorio, grandi tavoli, e relatori-tutor che lavorano a stretto contatto con i partecipanti, con un approccio formativo / esperienziale che permette uno scambio di idee a 360 gradi, creando un’esperienza di apprendimento.

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Un tempo era normale costruirsi un banco da lavoro, per esempio, assemblando qualche asse tagliata della misura giusta, oggi ci si aspetta di trovare oggetti adatti a noi ed alle nostre esigenze, quando in realtà siamo noi ad adattarci a loro, a farceli piacere. La situazione dovrebbe capovolgersi e dovremmo essere noi ad adattare alle nostre esigenze gli oggetti e quando non è possibile a crearne di nuovi. Enzo Mari


PROGETTO

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MRF 1 2000 m2


MRF work Il modo migliore per creare un ambiente adatto agli studenti della Cittadella del design, che possa adattarsi anche alle funzioni attuali dello Spazio, è farlo creare proprio da loro stessi, organizzando un workshop e fornendo loro delle linee guida e delle macro categorie che possano soddisfare i principali bisogni riscontrati.

Dalle ricerche e dai sondaggi è emerso che le tematiche principali di interesse pubblico, che garantiscano un multi utilizzo dell’ambiente, sono quelle che permettano agli studenti di avere un posto in cui studiare, lavorare, o eventualmente potersi rilassare o esporre.

MRF mette a disposizione due grandi aree all’interno del capannone, che rispondono alle norme di sicurezza:

MRF 2 7000 m2


Obiettivo Il Workshop, ospitato da MRF WORK, è mirato alla progettazione e costruzione di moduli flessibili, adibiti su pedane mobili che, grazie alle loro dimensioni, alla loro forma e alla possibilità di movimento, possono adattarsi facilmente alle esigenze dello spazio e, soprattutto, degli utenti. Questa flessibilità di disposizione può essere sfruttata creando diverse configurazioni da parte degli studenti, che compongono uno spazio utile in base alle loro esigenze, e che, oltre l’orario di lezione, possono trovare in MRF un ottimo punto di svago e ristoro. noltre, l’ampia gamma di eventi che vengono organizzati al suo interno, possono richiedere spazi itineranti aggiuntivi per il pubblico o per esporre qualsiasi tipologia di prodotto, all’interno o all’esterno della struttura.

STUDIO

I quattro moduli, quindi, devono rientrare nelle quattro macro categorie evidenziate in precedenza e devono rispondere a determinati bisogni.

RELAX

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ESPOSITIVO

LAVORO

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Modulo Studio Lo studio, probabilmente, è il bisogno primario degli studenti della Cittadella, che a causa della mancanza di spazi e aule libere ed il limitato numero di posti delle aule studio, si trovano spesso obbligati a recarsi alla caffetteria del centro studi, perché privi di un posto tranquillo e appartato in cui poter leggere e studiare. MRF può essere una valida soluzione, se attrezzata correttamente, poiché lo spazio a disposizione è davvero molto ampio, e dà la possibilità di spostare il modulo studio a piacimento, in base alla comodità o alla necessità di appartarsi per cercare la concentrazione. Inoltre, chi studia design, sa bene che i lavori di gruppo sono all’ordine del giorno, ed è necessario poter parlare e discutere per confrontarsi e scambiarsi idee e consigli. La scarsità di aule libere, colpisce anche questo aspetto, e poiché le aule studio sono un luogo in cui vige il silenzio e la concentrazione, non è possibile sfruttarle per questa attività. L’ampio spazio, se adibito con le giuste attrezzature, ha un enorme potenziale, permettendo al singolo gruppo di lavoro di disporsi lontano dagli altri, in modo da non essere disturbato da discorsi o rumori.

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ESIGENZE

REQUISITI

Appoggiare il materiale

Supporto orizzontale

Comfort fisico

Supporto per seduta

Comfort visivo

Ambiente luminoso

Silenzio / Tranquillità

Ambiente appartato


Modulo o Relax ESIGENZE

REQUISITI

Comfort fisico

Supporti comodi per seduta

Silenzio / Tranquillità

Ambiente appartato

È importante ritagliarsi un momento di svago durante la giornata di lavoro e studio, ma la caffetteria della Cittadella, che attualmente ricopre la funzione di punto ristoro, spesso è troppo caotica, rumorosa e, soprattutto nelle ore di punta, si fatica a trovare un posto a sedere. Lo spazio libero di MRF diventa così invitante e, grazie all’allestimento dei moduli relax, fornisce la giusta alternativa, spaziosa e flessibile, per rilassarsi o trascorrere un momento di sollievo.

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Trovare un posto adatto all’esposizione dei lavori e dei progetti è un fattore da tenere in conto durante l’organizzazione di mostre o eventi scolastici, che coinvolgono sia l’Ateneo che utenti esterni. La vicinanza della struttura alla sede politecnica del Design è un valore aggiunto da sfruttare, che permette di ridurre i problemi e i tempi di trasporto dei manufatti prodotti dalla sede universitaria al luogo espositivo. Inoltre, un modulo versatile e mobile, permette di adattarsi alle diverse tipologie di prodotti da esporre, conformandosi alle realizzazioni dell’intera varietà di indirizzi di studi ospitati dalla Cittadella, di predisporre lo spazio in maniera adeguata ad accogliere i flussi di percorso.

ESIGENZE

REQUISITI

Affissione

Supporti verticali

Esposizione

Supporti orizzontali

Visibilità dei prodotti esposti

Illuminazione

Modulo Espositivo 94


ESIGENZE

Disporre di un’area di

REQUISITI

Supporti orizzontali

lavoro

Riporre gli strumenti di

Supporti organizzati

La Cittadella del Design offre un laboratorio rifornito delle attrezzature necessarie al lavoro manuale, adatto all’ideazione di modelli progettuali, prototipi e non solo. Tuttavia, bisogna prenotare per poterlo utilizzare e la capacità è limitata. MRF, come ex area industriale, si presta al meglio ad accogliere questa categoria di moduli. Gli utenti possono usufruire dell’ampio spazio per svolgere le attività manuali e lavorative che, altrimenti, all’interno del Politecnico non sarebbero consentite.

lavoro

Modulo o Lavoro


Pedana di base La piattaforma di base di ogni modulo è di forma quadrata con un ingombro totale di 2500 x 2500 mm, che ne garantisce la perfetta modularità. Le ruote, inoltre, permettono la mobilità di ogni singolo nucleo, attribuendo una libertà di composizione che si adatta ad ogni contesto ed alle diverse necessità.

ESIGENZE

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REQUISITI

Utilizzo interno / esterno

Materiale adatto per interni e esterni

Flessibilità di composizione

Combinabilità dei moduli

Utilizzo collettivo

Dimensioni adatte ad ospitare più persone

Facilità di movimento

Elemento che consenta il movimento del modulo


e

PRESTAZIONI

Forma modulare

2500x2500 mm

Multistrato di Betulla

Ruote

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LATERALE

212

2500

0

100 200 300 400 500

Quote in mm

Viste 98

Pedana


a

FRONTALE

4

80

2440

SUPERIORE 1130

8.8

80

99


Esploso A · Profilato in acciaio a U (2500 x 80 x 80 x 4 mm) x 2

TELAIO costo stimato: 380€ circa

B · Profilato in acciaio a U (2336 x 80 x 80 x 4 mm) x 2

B1 · Stesse dimensioni di B, fori differenti x 1

C · Profilato in acciaio a U (1126 x 80 x 80 x 4 mm) x 2

D · Profilato in acciaio a U (435 x 40 x 40 x 2 mm) x 16

E · Multistrato di betulla (1130 x 1130 x 20 mm) x 4 45€ F · Ruota con freno CMTWS (Ø 100 mm, carico 90 Kg) x 4 47.60€ F1 · Ruota senza freno CMTW (Ø 100 mm, carico 90 Kg) x 4 23.60€ G · Dadi (Ø M8 ) x 198 2.40€ H · Bulloni (Ø M8 x 30 mm) x 198 11€ Costo Totale: 510€

100

F


o E

B

C A

C

B B1 D D

D D F1

A

F1

G G

H F 101


Pedana Il montaggio della pedana è semplice, rapido ed intuitivo.

Alcuni profilati, come illustrato nell’abaco dei componenti a pagina 100, possiedono delle piastrine in acciaio di spessore 2 mm, saldate all’estremità, che presentano tre o quattro fori di Ø 8 mm, necessari per l’assemblaggio della struttura intera. Infatti, l’intero telaio in acciaio è tenuto insieme da bulloni Ø M8 x 30 mm, motivo per cui ogni profilato viene fornito degli appositi fori (Ø 8 mm), atti ad ospitare il sistema di fissaggio e gli incastri necessari alla costruzione dei moduli.

PIASTRINE SALDATE

STRUTTURA IBULLONATA

I fori sono posizionati nei tratti orizzontali dei profili a U; quelli presenti nel tratto superiore, sede dei giunti e della rampa di accesso, sono in asse con quelli del tratto inferiore, utili per l’ancoraggio delle ruote, così da facilitare la foratura in fase di produzione.

FORI I pannelli in multistrato di betulla si incastrano precisamente nel telaio metallico, senza bisogno di un ulteriore fissaggio secondario. La scomponibilità in singoli elementi separati, permette di trasportare facilmente la pedana dal luogo di produzione al luogo di montaggio e di creazione dei moduli, mostrando, non solo un’attenzione alla fase di stoccaggio e trasporto, ma anche al montaggio. Stoccaggio

Trasporto

Montaggio

Infatti, i singoli profili metallici risultano molto più semplici da maneggiare e spostare nello spazio, rispetto ad un telaio già assemblato delle dimensioni di 2500x2500 mm, permettendo, inoltre, di coinvolgere i partecipanti al workshop nella costruzione della pedana stessa.

102

PANNELLI AD INCASTRO


103


L’elemento chiave della creatività del progetto sono i giunti metallici, che permettono di comporre le forme pensate e volute dall’utente che partecipa al workshop.

Giunto a terra (1 via) 5.5 €

Questi vengono forniti con il kit contenente gli elementi necessari per la creazione dei moduli flessibili e sono di diverse forme, per permettere di accogliere e connettere una o più travi a seconda delle necessità. I giunti sono ottenuti dal taglio della tipologia di profilato in acciaio a U (lato 80 x 80, spessore 4 mm) che compone il telaio della pedana, così da permettere, in fase di produzione, di utilizzare un unico elemento e di poter minimizzare o perlomeno riutilizzare gli scarti derivanti dalla lavorazione precedente.

Giunto a L (2 vie) 5.5 €

I fori (Ø 8 mm) sono utili per assicurare un fissaggio più stabile ed efficace, per mezzo di viti. Ciò che rende il giunto il tratto caratterizzante dei moduli è il colore rosso, che emerge ancor prima della fase di personalizzazione da parte dello studente. Questo permette di esaltare l’articolazione delle differenti strutture, attribuendo dinamicità ad uno spazio altrimenti spoglio.

Giunto a T (2 vie) 7€

L’altro elemento principale del kit sono le travi in legno di abete, che vengono fornite di una dimensione standard di 2500 mm, per una sezione di 70 mm, da tagliare al bisogno. Le scelta di materiali così differenti come il metallo e il legno è spinto dalla volontà di far coesistere in un ambiente industriale, un materiale familiare al contesto, che facesse da filo conduttore, con uno totalmente estraneo, più caloroso, che si prestasse ad invitare le persone all’utilizzo quotidiano e a fare di MRF un luogo più accogliente e frequentato.

Kit 104

Workshop


p

Giunto a croce (4 vie) 9€

Giunto a L (3 vie) 7€

Giunto a T (3 vie) 9€

Viti 0,07€

Trave legno abete, sez. quadrata 70 x 70mm, 3.5 €/m


FRONTALE

2

8.8

242

LATERALE

0

20

40

80

10 30 50 Quote in mm

Giunto a terra (1 via) 106

80

SUPERIORE

4

G a


FRONTALE

LATERALE

240

80

4

8.8

SUPERIORE

0

20

40

Giunto a croce (4 vie)

80

10 30 50 Quote in mm

80

107


LATERALE

FRONTALE

160

80

160

0

20

40

80

10 30 50 Quote in mm

SUPERIORE

108

G

80

Giunto aL (2 vie)

8.8


FRONTALE

LATERALE

160

160

80

8.8

80 0

20

40

10 30 50 Quote in mm

4

160

Giunto aL (3 vie)

SUPERIORE

109


LATERALE

FRONTALE

80

160

4

240

80 0

20

40

10 30 50 Quote in mm

SUPERIORE

110

G

80

Giunto aT (2 vie)

8.8


LATERALE

FRONTALE

80

4

240

8.8

80

0

20

40

SUPERIORE

Giunto aT (3 vie)

160

10 30 50 Quote in mm

80

111


Propo Modu Stud ELEMENTI DEL KIT Costo previsto: 133€ Giunto a terra (1 via) x 4 22€

Giunto a L (2 vie) x 4 22€

Giunto a T (2 vie) x 1 28€

Trave x 7 61€

112


osta ulo dio

COSTO TOTALE Elementi + Pedana 643€


Propo Modu Rela ELEMENTI DEL KIT Costo previsto: 120€

Giunto a terra (1 via) x 4 22€

Giunto a L (3 vie) x 4 28€

Trave x 8 70€

114


osta ulo ax

COSTO TOTALE Elementi + Pedana 630€


Propo Modu Exhib ELEMENTI DEL KIT Costo previsto: 51€

Giunto a terra (1 via) x 2 11€

Giunto a L (2 vie) x 2 14€

Trave x 3 26€

116


osta ulo bit

COSTO TOTALE Elementi + Pedana 561€


Propo Modu Lavor ELEMENTI DEL KIT Costo previsto: 120€

Giunto a terra (1 via) x 4 22€

Giunto a L (3 vie) x 4 28€

Trave x 8 70€

118


osta ulo oro

COSTO TOTALE Elementi + Pedana 630€


Accessibilità VISTA LATERALE

216

4

VISTA FRONTALE

05

895

0 100 150 200 250

Quote in mm

VISTA SUPERIORE

ESIGENZE Facilitare l’accesso alla

900

pedana

REQUISITI Elemento che permetta il superamento del dislivello dal terreno

120


Rampa di accesso La moltitudine di fori presenti lungo il telaio della pedana, permette di aggiungere anche elementi esterni per soddisfare un maggior numero di esigenze. Ad esempio, sempre grazie al sistema di imbullonatura, si può aggiungere una rampa, che renda accessibile la pedana anche a chi possiede disabilità fisiche.

Rampa in lamiera 900x895x4 mm h: 216 mm

Fissaggio con bulloni Ă˜ 8 mm

121


Moduli Studio

122


Moduli Relax

123


Moduli Exhibit

124


Moduli Lavoro

125


Moduli Eventi

126


La creativitĂ non ha limiti, cosĂŹ come le infinite possibilitĂ di configurazione dei moduli.

127


MRF Un nuovo polo d’attrazione per un target più ampio

WORKSHOP MRF ospita il Workshop MRF WORK

SPONSOR Sponsor locali forniscono il materiale necessario al workshop

MRF sfrutta la vicinanza con la Cittadella del Design e collabora, usufruendo delle attrezzature del laboratorio di modellistica e del supporto tecnico dei docenti

STUDENTI

ESTERNI

I partecipanti al workshop sono 20 persone, divise in gruppi da 4 Per gli studenti del Politecnico è incluso nel carico didattico e quindi compreso nelle tasse universitarie 128

Per i partecipanti esterni al Politecnico, la collaborazione con fornitori locali garantisce la partecipazione gratuita


UTENZA

VISITATORI I visitatori degli eventi entrano in diretto contatto con i moduli disposti secondo le esigenze del momento

STUDENTI Gli studenti utilizzano i moduli che hanno prodotto come ampliamento delle zone del Politecnico

ORGANIZZATORI I moduli si adattano alle esigenze di diverse tipologie di eventi ospitati dalla struttura

ABITANTI il quartiere viene coinvolto nel processo di rinnovo di MRF, che diventa un punto di incontro e di riferimento per i cittadini di Mirafiori

5

Presentazione

Ridare vita al quartiere 4

Assemblaggio

1 2 3

Consegna istruzioni

Ideazione

Ordine del kit

ORGANIZZAZIONE Il workshop è scandito da fasi differenti a seconda della giornata

Consegna del materiale


SPONSOR 1

SPONSOR 2

TNE

01. 02. SPONSOR

TNE LEGNAME

In vista di una realizzazione, vengono proposte diverse soluzioni di fattibilità che prevedono il coinvolgimento di differenti sponsor.

IPOTESI / 01. Componenti legnose: fornite da uno sponsor esterno (fornitore/rivenditore locale, fai da te, centro per il bricolage, ecc..). Componenti metalliche: fornite da uno sponsor esterno (fornitore/rivenditore locale, officina specializzata, fabbro, fai da te, ecc..). Altro: le spese che non riguardano legno e metallo sono affidate a TNE. IPOTESI / 02. Componenti legnose: fornite da uno sponsor esterno ( fornitore/rivenditore locale, fai da te, centro per il bricolage, ecc..). Componenti metalliche: TNE si incarica dell’acquisto dei componenti, nell’eventuale mancanza di uno sponsor esterno. Altro: le spese che non riguardano legno e metallo sono affidate a TNE.

130

TNE

PEDANA

ALTRO (personale, stencil, supporti cartacei, libretto istruzioni)

Scenari di Fattibilità


IPOTESI / 03. Componenti legnose: TNE si incarica dell’acquisto dei componenti, nell’eventuale mancanza di uno sponsor esterno. Componenti metalliche: fornite da uno sponsor esterno (fornitore/rivenditore locale, officina specializzata, fabbro, fai da te, ecc..). Altro: le spese che non riguardano legno e metallo sono affidate a TNE.

03.

LEGNAME

TNE

IPOTESI / 04. Componenti legnose: fornite da uno sponsor appartenente al quartiere di Mirafiori, per enfatizzare il coinvolgimento della comunità (artigiani, fornitori/rivenditori del quartiere, ecc..) Componenti legnose: fornite da uno sponsor appartenente al quartiere di Mirafiori, per enfatizzare il coinvolgimento della comunità (artigiani, fornitori/rivenditori del quartiere, ecc..) Altro: le spese che non riguardano legno e metallo sono affidate a TNE.

PEDANA SPONSOR ALTRO (personale, stencil, supporti cartacei, libretto istruzioni) TNE

04. QUARTIERE 1

QUARTIERE 2

TNE

131


Non occorre cercare per forza la novità, la sorpresa a tutti i costi, l’originalità, l’effetto. Occorre invece trovare l’idea forte che sta dietro a un fatto, a un evento, a una marca, quello che la rende unica e riconoscibile. Bob Noorda


CORPORATE IMAGE

133


Suggestioni

Attualmente MRF non presenta un’immagine coordinata, a sola eccezione della presenza del logo. La comunicazione sul territorio è carente, o addirittura inesistente, rendendo impossibile, al pubblico cittadino, entrare a conoscenza della struttura e degli eventi ospitati al suo interno. Nel processo di recupero dello Spazio MRF è, dunque, fondamentale soffermarsi anche su questi aspetti, essenziali per il rilancio della struttura sul panorama torinese. Qui di seguito sono descritti tutti gli argomenti affrontati.

Restyling

L’immagine, così come l’ambiente, incorpora gli ideali del progetto MRF WORK, l’austerità di uno spazio industriale, con i suoi motivi standardizzati, le sue linee rigide ed ortogonali, viene stravolta dalla possibilità di creare qualcosa di nuovo e versatile grazie all’intervento grafico che dona colore e vitalità all’insieme. Lo Spazio MRF è la fonte di ispirazione primaria che diventa linea guida di tutta la corporate image, offrendo una valida suggestione di pattern e materiali.

134


135


L’evoluzione del Logo

Logo

Il Logo è una rivisitazione dell’attuale MRF. Ne viene ripresa la forma, corretta per esaltare quella più semplice del quadrato, la cui suddivisione interna riprende la ripartizione in campate dell’ex fabbrica ed anche il carattere tipografico Avenir Next LT Pro, serio e lineare, utilizzato per scrivere il naming, si adatta bene a rappresentarne i valori.

Il logotipo, proprio come lo spazio, viene sottoposto ad una riqualifica, subendo gli stessi interventi attuati in esso. Vengono inseriti i giunti rossi che vanno a connettere gli elementi ortogonali della sua struttura, trasformandolo, allo stesso tempo, in una rappresentazione dei moduli flessibili che andranno a comporre MRF WORK.

Naming

MRF WORK è il risultato dell’accostamento del nome originario dello spazio, in fase di restauro, che ospita il workshop, da cui viene estrapolata la parola WORK, che riprende, inoltre, il concetto di lavoro, elemento guida del concept, sul quale si fonda tutta la progettazione.

136


137

Griglia


Area di Rispetto 138

Il logo dev’essere sempre circondato da uno spazio di respiro, (rappresentata dalla dimensione della croce centrale del logo), in cui non viene inserito nessun tipo di elemento grafico o di testo, per farlo risaltare a pieno. L’unica eccezione è data dalla presenza sullo sfondo di pattern relativi alla corporate image di MRF WORK.


Scalabilità

20 mm

Il logo non è stato progettato per rispettare dimensioni fisse, lasciando libera scelta all’utilizzatore. Comunque, dovrà rispettare la dimensione minima di 20 mm di altezza e larghezza, al di sotto del quale non sarebbe più leggibile.

139


Colori

PANTONE Black 6 C R: 16 G: 24 B: 31 HEX: #10181F

C: 92% M: 75% Y: 56% K: 78%

I colori principali dell’immagine coordinata sono: rosso (PANTONE 185 C) e nero (PANTONE Black 6 C), giustificati dall’ambiente stesso che presenta queste due principali tonalità, riscontrabili nella struttura metallica scura ravvivata da dettagli rossi, che lo accomunano alla vicina Cittadella del Politecnico, creando un’identità cromatica che si diversifica dal resto degli stabilimenti industriali di Corso Settembrini.

L’unico elemento di spicco nel logo sono i giunti rossi, che vengono utilizzati senza le linee ortogonali che li uniscono, andando a creare una continuità visiva dell’insieme, che rende comunque riconoscibile la struttura quadrata del logo.

Il logo è presente nelle declinazioni positiva, negativa e monocromatica (colore istituzionale pantone 185 C).

140

PANTONE 185 C R: 235 G: 0 B: 40 HEX: #EB0028

C: 0% M: 100% Y: 81% K: 0%


Versioni


Usi Consentiti 142

Logo in positivo su pattern nero, fondo bianco (carta).

Logo in negativo su pattern bianco, fondo nero.

Logo in positivo su pattern rosso, fondo bianco (carta).

Logo bicolore positivo su pattern nero, fondo bianco (carta).

Logo bicolore negativo su pattern bianco, fondo nero.

Logo bicolore positivo su pattern rosso, fondo bianco (carta).

Logo monocromatico rosso su pattern nero, fondo bianco (carta).

Logo monocromatico rosso su pattern bianco, fondo nero.

Logo monocromatico rosso su pattern rosso, fondo bianco (carta).


Usi Vietati

Non alterare in alcun modo la grandezza o qualsiasi altra caratteristica del logo.

Non utilizzare il logo con l’outline.

Non utilizzare altri colori.

Non variare la grandezza, l’inclinazione, il colore o qualsiasi altra caratteristica del logotipo nella versione positiva o negativa.

Non applicare il logo in 3D, o in altri effetti.

Non ridurre il logo oltre i 20mm.

Non utilizzare il logo su uno sfondo che abbia un colore della palette.

Non utilizzare il logo bianco su uno sfondo chiaro o viceversa il logo nero su uno sfondo scuro.

Non utilizzare uno sfondo diverso da quelli consentiti.

143


Tipografia

Avenir Next LT Pro Bold ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVXYZ abcdefghijklmnopqrstvxyz {[(/+-#@Ø$%&=?*^”°\}]) 0123456789 the quick brown fox jumps over the lazy dog.

Il Font utilizzato per il logotipo e per la comunicazione è Avenir Next LT Pro, (nella sua versione Bold) una rivisitazione del 2004-2007 dell’originario font Avenir, ad opera di Adrian Furtiger. Il carattere sans-serif si presta bene all’immagine di MRF WORK, poiché è chiaro, geometrico ed essenziale.

Può essere applicato all’interno dell’immagine coordinata nei suoi differenti pesi: light, regular, demi e bold.

La sua semplicità lo rende ben leggibile ed efficace, strettamente moderno e sorpendentmente umano.

144


Avenir Next LT Pro Demi ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVXYZ abcdefghijklmnopqrstvxyz {[(/+-#@Ø$%&=?*^”°\}]) 0123456789 the quick brown fox jumps over the lazy dog.

Avenir Next LT Pro Regular ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVXYZ abcdefghijklmnopqrstvxyz {[(/+-#@Ø$%&=?*^”°\}]) 0123456789 the quick brown fox jumps over the lazy dog.

Avenir Next LT Pro Italic ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVXYZ abcdefghijklmnopqrstvxyz {[(/+-#@Ø$%&=?*^”°\}]) 0123456789 the quick brown fox jumps over the lazy dog. 145


Grafica applicata 146

La corporate image di MRF WORK comprende diversi aspetti, primo fra tutti la grafica applicata ai moduli fisici. 1130 mm

Textures Il sistema di textures, individuate direttamente nello spazio industriale, viene applicata a piacimento dall’utenza, alle piattaforme, tramite un sistema di stencil. Questi sono realizzati in PVC, polivinilcloruro (spesore 0,30 mm) in modo da assicurare una buona resistenza all’usura dei dispositivi e permettere il loro utilizzo anche per la comunicazione sul territorio cittadino.

Le dimensioni sono fissate preventivamente, per garantire di ricoprire interamente la zona di calpestio dei pannelli in multistrato di betulla, con stencil quindi di 1130 x 1130 mm, ed uno più piccolo di 500 x 500 mm, per garantire la sua applicazione anche ad aree ridotte.

L’area di applicazione sui moduli non è definita dal progetto. Il gusto e la la creatività del partecipante al workshop fanno da padrone anche in questa fase di personalizzazione del prodotto fisico.

500 mm


147


50

296

1000

250

98

Sistema Alfabetico

150

2

La grafica si presta agli organizzatori dei molteplici eventi ospitati all’interno dello Spazio MRF, garantendo una differenziazione in base alla tipologia di prodotto o servizio che viene esposto, venduto o offerto.

25

75

198

49

19

30

2

Il sistema alfabetico, come già accennato, è stato pensato specialmente per personalizzare i moduli in vista dell’organizzazione di eventi. Ogni venditore / espositore, potrà esporre il nome del suo progetto, studio, brand, ecc.. seguendo delle semplici specifiche che servono a regolare l’immagine complessiva dello spazio, al fine di non creare confusione visiva.

2

Sono pensati di diverse dimensioni (rispettivamente 1000 mm, 500 mm e 200 mm), e presentano due o più tagli per lato, che ne permettano l’incastro in fase di applicazione. Questo garantisce il perfetto allineamento delle parole, in modo da avere sempre la stessa distanza tra una lettera e l’altra.

500

Le lettere sono applicate tramite stencil che, a seconda della volontà e della necessità di chi li utilizza, possono essere in cartone, per un utilizzo temporaneo, oppure in lamiera metallica per un utilizzo più prolungato.

148

Scala 1:10 Quote in mm

15

200

L’immagine coordinata, infatti, comprende anche il sistema alfabetico, sempre in Avenir Next LT Pro Bold, che permette di applicare sui teli, sulle pedane o su qualsiasi tipo di supporto, una scritta / naming / brand che identifichi l’utilizzo del modulo in un preciso momento.


Le lettere a fini indicativi, dovranno essere essere applicate su supporti rimovibili (ad esempio teli, cartelloni, supporti in legno ecc..), in modo da non andare a personalizzare definitivamente il singolo modulo che potrĂ essere utilizzato successivamente, mentre le dimensioni possono variare da 500 mm a 200 mm in base alla parola che bisogna scrivere. Gli stencil da 1000 mm sono pensati per essere utilizzati sulle pedane in multistrato di betulla della pedana di base, come quelli delle textures. Le variazioni cromatiche seguono le precedenti regole enunciate.

149


150

Personalizzazione dei moduli fisici


151


Comunicazione 152

1st

06 10

1st

04 17

Worskshop curricolare aperto agli studentidel 2° e 3° anno in Design e Comunicazione Visiva, con erogazione di 3 cfu

Worskshop curricolare aperto agli studentidel 2° e 3° anno in Design e Comunicazione Visiva, con erogazione di 3 cfu

· WORKSHOP · · Moduli per una · Riqualificazione · Flessibile

PROGETTA COSTRUISCI RINNOVA

creativo e attrattivo

· WORKSHOP · · Moduli per una · Riqualificazione · Flessibile

PROGETTA COSTRUISCI RINNOVA

condividi le tue idee,

condividi le tue idee, dai forma al nuovo polo

04

06 10 17

· Spazio MRF · Cittadella Politecnica del Design e della Mobilità Sostenibile

dai forma al nuovo polo creativo e attrattivo

Corso Settembrini, 152/164/178, Torino

Corso Settembrini, 152/164/178, Torino

MRF WORK www.spaziomrf.it www.dad.polito/workshop.it

La comunicazione del workshop sul territorio avviene per mezzo di diversi canali, dai più standard, come la comunicazione cartacea e via web, alla meno convenzionale e strategica.

Supporti Cartacei I supporti cartacei rispettano tutte le norme di applicazione del logo precedentemente elencate. Un certo rigore è necessario per definire con più chiarezza l’immagine di MRF anche al pubblico cittadino, per la maggior parte ignaro della nuova vitalità che accende la periferia urbana. Il poster è costituito dagli elementi che regolano tutta l’immagine coordinata, ossia il colore pantone 185 C , associato con il bianco e nero, e i pattern che rappresentano MRF. Le due proposte si differenziano per layout e l’utilizzo del colore.

· Spazio MRF · Cittadella Politecnica del Design e della Mobilità Sostenibile

MRF WORK www.spaziomrf.it www.dad.polito/workshop.it



Comunicazione 154

Canali Digitali Lo stesso criterio viene utilizzato per i supporti digitali. Il principale canale web di promozione è il mondo dei social, ormai sempre più attivo nel catturare l’attenzione di un vasto target, giovane e adulto.

MRF WORK disporrà delle sue pagina social, in cui verranno inserite le date dei workshop organizzati al suo interno, le novità riguardanti gli eventi ospitati e le curiosità relative allo Spazio e al quartiere.


155


Comunicazione 156

Non Convenzionale La comunicazione più creativa riguarda quella di guerrilla marketing, atta a colpire e stimolare la curiosità degli utenti.

Questo tipo di promozione dello spazio è coerente con i metodi utilizzati per le altre tipologie di comunicazione, permettendo di sfruttare gli stencil già creati per la personalizzazione dell’interno della struttura, o creandone di nuovi ed articolati.

Lo stencil può essere applicato in diverse zone strategiche della città, permettendo di differenziare il target da attirare, a seconda della zona prescelta. Differenti tipi di aree e supporti possono essere, inoltre, trattati con diversi metodi di applicazione.

Il più classico prevede l’utilizzo di vernici biodegradabili, in totale tutela e rispetto dell’ambiente, che garantisce un risultato evidente e di forte impatto sul pubblico, applicabile su strade, marciapiedi, muri, pareti ed infiniti altri elementi che caratterizzano l’ambiente urbano.

Un’altra tipologia, più particolare e ricercata, è l’utilizzo di un’idropulitrice, che permette, grazie all’adesione dello stencil al supporto urbano, di ottenere lo stesso risultato, andando solo a pulire l’area di applicazione. Questo metodo presuppone un’area urbana adeguata; è più adatto quindi a zone di calpestio o a pareti esterne.

Quest’azione diventa una metafora della riqualifica di MRF, che sul territorio urbano spazza via la severità di un quartiere industriale per dar spazio a qualcosa di nuovo e vivace.



Esploso pedana 1 · Unire i pezzi C con il pezzo B1 2 · Unire i quattro profilati D che collegano C e B1 3 · Unire i pezzi B con B1 4 · Unire i quattro profilati D che collegano B1 e B 5 · Unire i pezzi A con B 6 · Unire i quattro profilati D che collegano A e B 7 · Montare le ruote F sui profilati A e B 8 · Montare le ruote F1 sui profilati A e B 9 · Montare i quattro pannelli E sulla struttura

E

B

C

Sketch

MRF Work

A

C

B

Questa flessibilità di disposizione, può essere sfruttata creando diverse configurazioni da parte degli studenti, che compongono uno spazio utile in base alle loro esigenze, e che, oltre l’orario di lezione, possono trovare in MRF un ottimo punto di svago e ristoro. Inoltre, l’ampia gamma di eventi che vengono organizzati al suo interno, possono richiedere spazi itineranti aggiuntivi per il pubblico o per esporre qualsiasi tipologia di prodotto, all’interno o all’esterno della struttura.

B1 I quattro moduli, quindi, devono rientrare nelle quattro macro categorie individuate come studio, relax, espositivo e lavoro oltre a dover rispondere a determinati bisogni.

D D

F D F1

D F1

A G G

H

Componenti

1st

06 10

04 17

STUDIO

RELAX

Kit Workshop

ESPOSITIVO

LAVORO

ORGANIZZAZIONE Il Workshop è scandito da fasi differenti a seconda della giornata

A · Profilato in acciaio a U (2500 x 80 x 80 x 4 mm) x 2 Giunto a terra (1 via)

Giunto a L (3 vie)

Giunto a L (2 vie)

Giunto a T (3 vie)

Giunto a T (2 vie)

Giunto a croce (4 vie)

Viti

Trave legno

B · Profilato in acciaio a U (2336 x 80 x 80 x 4 mm) x 2 B1· Stesse dimensioni di B, fori differenti x 1

2 3

C · Profilato in acciaio a U (1126 x 80 x 80 x 4 mm) x 2

06-07-08 Consegna istruzioni

Ideazione

Ordine del kit

D · Profilato in acciaio a U (435 x 40 x 40 x 2 mm) x 16 E · Multistrato di betulla (1130 x 1130 x 20 mm) x 4 4

MRF WORK www.spaziomrf.it www.dad.polito/workshop.it

09

F · Ruota con freno CMTWS (Ø 100 mm, carico 90 Kg) x 4

Assemblaggio

F1 · Ruota senza freno CMTW (Ø 100 mm, carico 90 Kg) x 4 5

G · Dadi (Ø M8 ) x 198

10 H · Bulloni (Ø M8 x 30 mm) x 198

A tutti i partecipanti al workshop verrà, inoltre, distribuito un depliant che illustra nei dettagli: le informazioni dell’evento, le istruzioni di montaggio della pedana, gli elementi forniti, assieme ad una casella apposita per la fase di ideazione e sketch del modulo. Il depliant, una volta completato, diventa anche poster di MRF WORK, da conservare come ricordo dell’esperienza svolta.

158

Il Workshop ospitato da MRF WORK, è mirato alla progettazione e costruzione di moduli flessibili, adibiti su piattaforme mobili che, grazie alle loro dimensioni, alla loro forma e alla possibilità di movimento, possono adattarsi facilmente alle esigenze dello spazio e, soprattutto, degli utenti.

1

Support Kit

Stencil

Presentazione

Consegna



MRF WORK significa restituire la vitalità all’area industriale, donando una nuova visibilità , che va oltre il periodo di organizzazione eventi e permettendo il coinvolgimento di tutto il quartiere, che quotidianamente riscopre il piacere di vivere Mirafiori.


Giunti al capolinea di questo percorso iniziato sei mesi fa, è doveroso per noi ringraziare chi ci ha accompagnati in questo passo importante verso il futuro e chi ha reso tutto questo possibile.

Innanzitutto, ringraziamo il nostro relatore Michele Cafarelli, per la pazienza, la disponibilità, i consigli e per aver reso piacevole il tempo trascorso insieme revisione dopo revisione.

Un ringraziamento va anche ad Alessandro Balbo che, sempre con estrema gentilezza, ci ha dedicato parte del suo tempo e dei suoi preziosi consigli, a Stefano Di Polito per averci coinvolti nei processi organizzativi di MRF.

Un grazie speciale va a tutti gli amici più stretti che ci hanno supportato e sopportato, non solo in questo viaggio, ma in quello più ampio di vita, ai compagni che hanno reso questo percorso universitario meno faticoso e che hanno condiviso con noi preoccupazioni e passioni e alle nuove amicizie nate in Erasmus, che durante l’esperienza all’estero sono stati i nostri punti di riferimento.

Infine, ma non per questo ultimo, il ringraziamento più importante è per le nostre famiglie, che hanno reso possibile realizzare i nostri sogni.


Bibliografia

Sitografia

Analisi storica e territoriale

Analisi storica

Guiati F. e Savio E., Mirafiori Sud. Vita e storie oltre la

http://www.foto.ilsole24ore.com (05/2016)

fabbrica, Graphot, 2014. (06/2016)

http://www.mole24.it (05/2016) http://www.museotorino.it (05/2016)

Deiana A., La Notte N., Loddo A., Obiettivo 10. Storie di

http://ruoteclassiche.quattroruote.it (05/2016)

ieri e di oggi in un quartiere di periferia, Carta e Penna,

http://www.italianieuropei.it (05/2016)

2015. (07/2016)

http://www.raiscuola.rai.it (05/2016) http://www.concorsomirafiori.it (05/2016)

Sogno della città industriale - Torino tra Ottocento e Novecento, Fabbri Editori, 1994. (07/2016)

Analisi territoriale

Berta G., Mirafiori. La fabbrica delle fabbriche, Il Mulino,

http://www.comune.torino.it (07/2016)

1998. (08/2016)

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