2020 01 IT

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La rivista della cannabis dal 1985

www.softsecrets.com/it/ | Numero 1 - 2020 18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi

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La Germania rivela il prezzo all'ingrosso della cannabis medica a € 2,30 al grammo

AMSTERDAM

Il governo federale tedesco acquisterà almeno 650 chilogrammi di cime di cannabis medica dai produttori nazionali per un valore di circa 1,5 milioni di euro al trimestre, il che fissa il prezzo medio all'ingrosso a € 2,30 al grammo.

per vincere l’appalto, poiché il punteggio relativo al prezzo rappresentava il 40% del totale.

Per le società produttrici di marijuana medica che macinavano elevati margini sul mercato il prezzo all'ingrosso renderà i guadagni un ricordo del passato.

Aphria, Aurora e Demecan forniranno al BfArM cime confezionate. Le autorità tedesche hanno anche affermato che in futuro verrà avviato un processo di appalto per la distribuzione.

white berry • sensi-star • delahaze • pandora • belladonna • wappa • allkush • atomical haze • ice cream • nebula

Lo Stato ha parlato anche della possibilità di acquistare 325 chilogrammi in più al trimestre, sempre a 2,30 euro al grammo.

Le tre filiali tedesche delle aziende con sede in Canada Aurora Cannabis (250 chilogrammi al trimestre) e Aphria (250 chilogrammi), nonché Demecan (150 chilogrammi), con sede in Germania, sono state le tre aggiudicatarie dell’appalto.

Le società non hanno divulgato i prezzi offerti in fase di candidatura all’appalto e lo Stato non ha rivelato quanto pagherà ciascuna società, ma solo il totale. Ciononostante, i candidati sono stati incentivati a offrire un prezzo estremamente basso

Sweet Cheese XL Auto® SWS77

I produttori di cannabis con sede in Australia, Colombia, Danimarca, Grecia, Lesotho, Malta e altri Paesi hanno in programma di unirsi ai produttori in Canada, nei Paesi Bassi e in Portogallo per colmare questo divario. Tuttavia, se prosegue la compressione dei prezzi, guadagnarci sarà davvero difficile. Nel 2018, la Germania ha importato circa 3.000 chilogrammi di cime. Nella prima metà del 2019, sono stati importati 2.500 chilogrammi, il che suggerisce come quest'anno la domanda potrebbe raddoppiare nuovamente e raggiungere i 6.000 chilogrammi.

Devono rifornire il Federal Institute for Drugs and Medical Devices (BfArM) di un totale complessivo di 650 chilogrammi al trimestre. BfArM prevede di ricevere le prime spedizioni alla fine del 2020. Lo Stato e le società potrebbero concordare d’incrementare le quantità fino al 10% annuo nel corso di un periodo di quattro anni.

L’offerta nazionale non si ritiene sia sufficiente a coprire la domanda, il che significa che il mercato continuerà a fare affidamento sulle importazioni.

Questo significa che i produttori non saranno autorizzati a fornire alle farmacie la loro cannabis coltivata a livello nazionale attraverso i canali di distribuzione per la cui creazione hanno già speso milioni di euro a meno che non si aggiudichino l’appalto per la distribuzione. Potranno comunque continuare a importare da altri Paesi per la distribuzione alle farmacie in Germania.

Blueberry Cookies

Supponendo che la domanda continua ad aumentare fino a 10.000 chilogrammi nel 2021, la produzione nazionale coprirebbe almeno il 26% del mercato. Potrebbe potenzialmente coprire circa il 40% del mercato, nel caso in cui diventasse realtà l’opzione delle quantità extra. La Germania è il maggiore mercato di cannabis medica in Europa - supera tutti gli altri Paesi del continente messi insieme nella produzione di questa medicina. Fonte: Mjbizdaily.com



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CANNABIS SOSTENIBILE GUIDA ALLA COLTIVAZIONE DI CANNABIS ORGANICA E RIGENERATIVA

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QUATTRO LUSTRI

COME CAMBIANO I TEMPI

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DEUMIDIFICAZIONE E RAFFREDDAMENTO DELLA STANZA DI COLTIVAZIONE

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Cream ® Mandarine Auto Sweet Seeds www.sweetseeds.com

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CANNABIS GASSATA

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AVVENTO DELLE PRE-ROLLATE


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SHOP REVIEW

VEXPA: BARCELLONA, ITALIA, EUROPA. Nel corso del 2019, durante le fiere nostrane ed internazionali, vi sarà capitato di imbattervi in una coppia giovane e appassionata, Valentina e Matteo, fondatori di Vexpa, ditta specializzata nell’offerta di vaporizzatori tecnologici concepiti espressamente per il consumo d’estrazioni a base di cannabinoidi.

SSIT: Quando nasce Vexpa e che prodotti avete immesso nel mercato della vaporizzazione? Vexpa nasce a Barcellona due anni fa, col desiderio di creare un prodotto completamente naturale ed in grado di sfruttare i principi attivi della cannabis. I nostri olii da svapo sono abbinati a una linea di sigarette elettroniche disegnata per la vaporizzazione dei cannabinoidi: questa tecnologia funziona a temperature molto basse appunto per non bruciare CBD e terpeni. Le cartucce sono riutilizzabili fino a 3/4 volte ed hanno l'atomizzatore in ceramica che non altera quindi il sapore dell'olio, mantenendolo sempre fresco.

SSIT: Oltre agli strumenti per consumare offrite anche olio e liquidi. Potete parlarci di loro? Gli olii Vexpa non contengono glicerina, né PG/VG. Usiamo una base naturale neutra che si chiama C8-Mct oil (estratto dal cocco), poi aggiungiamo una piccola percentuale di Vitamina E naturale (molto diversa da Vitamina E acetate, che è sintetica e potrebbe essere dannosa per la salute). A questo punto sciogliamo cristalli di Cbd puri al 99,7% ed infine aggiungiamo terpeni naturali ricomposti o estratti da piante di cannabis negli Stati Uniti. Gli olii sono stati brevettati da noi e la produzione viene fatta in un laboratorio certificato di Praga, specializzato nella estrazione e realizzazione di prodotti a base di Cannabis e altre piante.

SSIT: Quali sono i prodotti che vi hanno dato maggiori soddisfazioni? Il nostro punto forte sono le alte concentrazioni di CBD, infatti gli olii di CBD con 300 mg e 500 mg sono i più venduti. La più grande soddisfazione è stata la ricerca approfondita sui terpeni, ricerca che ci ha permesso di preparare olii con un sapore molto fedele alla realtà, bilanciato e che soddisfa tutti i gusti. Per il 2020 stiamo lavorando anche ad una nostra gamma di cosmetici ed edibles.

SSIT: La vostra base è a Barcellona, quanto influisce lavorare nel contesto spagnolo per la vostra ricerca di prodotti di alta gamma?

Vivere a Barcelona e aver avuto la possibilità di formarci e lavorare nel mondo cannabico ha sicuramente influito sulla qualità dei nostri prodotti. Ogni giorno siamo a stretto contatto con esperti del settore, sia europei che americani e questo

ci permette di avere il top di gamma per i nostri ingredienti e di arricchire sempre piu il know-how che ci permette di sviluppare articoli di alta qualità a base di cannabis. www.vexpa.org




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PRODUCTS

PRODUCT FLASH

ESSENZ HEMP SIERO Olio di cannabis con CBD Essenz Hemp Siero è un prodotto naturale al 100%, elaborato con ingredienti di alta qualità, come olio extravergine di oliva ed estratto di canapa, ricco di cannabidiolo (CBD) di grado alimentare. Con proprietà OHQLWLYH DQWLQȴDPPDWRULH H DQWLRVVLGDQWL TXHVWR VLHUR R΍UH PROWHSOLFL EHQHȴFL SHU LO FRUSR Essenz Hemp Siero non contiene alcun componente psicoattivo, Tetraidrocannabinolo (THC), nessuna sostanza tossica nè residui di pesticidi. &RV ª LO &%' H TXDOL VRQR L VXRL EHQHȴFL" Il cannabidiolo (CBD) è un composto cannabinoide non psicotropico estratto dalla pianta di canapa con livelli molto bassi di THC e livelli moderati di CBD. L'Unione Europea consente la sua coltivazione per la produzione GL ȴEUH R VHPL H O XVR FRVPHWLFR PD QRQ SHU XVR DOLPHQWDUH L'Organizzazione Mondiale della Sanità lo considera un composto non narcotico nè psicotropico. %HQHȴFL GHO &%' VXOOD SHOOH ΖO FDQQDELGLROR R΍UH YDUL EHQHȴFL DOOD SHOOH HG DO FRUSR JUD]LH DOOH VXH SURSULHW¢ DQWLQȴDPPDWRULH lenitive e antiossidanti. Quindi, il suo uso è raccomandato per il trattamento di eczema, psoriasi, dermatite atopica, acne e per ridurre i segni dell'invecchiamento facciale (anti-invecchiamento). Hemp Serum Siero è disponibile in concentrazione di 2,5%, 5% e 10% di CBD. Per magliore informazione visitate:

http://hemptrading.com

LOWRIDER, VEXPA (OHJDQWH H GLVFUHWR /RZULGHU ª XQ YDSRUL]]DWRUH VSHFLȴFR SHU FDQQDELQRLGL La batteria ha 3 voltaggi/ potenze: 2.8 V, 3,3 V e 3.8V. Le temperature rimangono sempre basse per non bruciare cannabinoidi e terpeni. /D FDUWXFFLD ª GL FHUDPLFD S\UH[ H PHWDOOR HG ª ULXWLOL]]DELOH ȴQR D YROWH SULPD GL essere cambiata. Garanzia due anni. Raggiunge il massimo della carica in due ore.

www.vexpa.org

CANAPA MUNDI SBARCA ALLA FIERA DI ROMA Dal 21 al 23 febbraio 2020, Canapa Mundi – la VI Fiera Internazionale della Canapa si terrà alla Fiera di Roma: 11.000 mq, più di 260 espositori, numerosi eventi ed DSSXQWDPHQWL PDUNHW PRVWUH FLER H VSHWWDFROL WUD VRVWHQLELOLW¢ H QXRYH WHFQRORJLH OHJDOLW¢ QXWUDFHXWLFD PHGLFLQD H ELRERQLȴFD Canapa Mundi da sempre accompagna i visitatori lungo due percorsi tematici ben precisi: quello dedicato al grow-head-seed-cannabis light, e quello con protagonisti i nuovi utilizzi quotidiani dal cibo ai cosmetici, alla nutraceutica. L’area grow-head-seed-cannabis light è riservata alle aziende specializzate in sistemi altamente tecnologici di coltivazione, alle banche del seme con le loro genetiche di ultima generazione, alle ultime novità per gli articoli per IXPDWRUL H DOOD VHOH]LRQH GHOOH LQȴRUHVFHQ]H GL TXDOLW¢ /ȇDUHD FDQDSD LQGXVWULDOH ª OHJDWD VRSUDWWXWWR DG D]LHQGH ΖWDOLDQH VHPSUH LQ SULPD ȴOD SHU LO FLER GL TXDOLW¢ PD DQFKH SURGX]LRQH di cosmetici e bioedilizia: in questa sezione si collocano i nuovi prodotti alimentari a base di canapa, dalla pasta alle farine, dalla birra all’olio, dalla pizza ai dolciumi; i cosmetici naturali e i VDSRQL L SURGRWWL GL HUERULVWHULD H QXWUDFHXWLFD L ODYRUDWL WHVVLOL FRQ OD VȴODWD ȴQR DG DUULYDUH DL componenti bioedili. Tra gli appuntamenti, numerosi workshop in fase di preparazione dove sarà possibile divertirsi a scoprire la canapa, conoscerla e manipolarla, e ammirare le creazioni realizzate dagli artisti ospiti. 7UD OH LQL]LDWLYH DQFKH EXVLQHVV QHWZRUNLQJ GHGLFDWR DOOȇLQWHUD ȴOLHUD H SUHVHQWD]LRQH GL QXRYL progetti Universitari rivolti al futuro. 7UD OH SL» JUDQGL ȴHUH GHO VHWWRUH LQ (XURSD &DQDSD 0XQGL ª OD )LHUD ΖQWHUQD]LRQDOH GHOOD Canapa, il punto di riferimento fondamentale per gli specialisti del settore, per chi vorrebbe entrare in questo mercato, ma anche per curiosi e famiglie che vogliono conoscere i mondi della canapa.

www.canapamundi.com


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SHOP REVIEW

I FILTRI CAVAGNIS LA FAMIGLIA CUSTODE DEL SEGRETO DEL VETRO DI MURANO

Pablo, come nasce questa idea che coniuga tradizione e modernità? Nasce dietro il bancone del mio growshop: vedendo i filtri di vetro presenti sul mercato ci siamo detti perché non li produciamo noi stessi, ma con un livello superiore e sfruttando la tradizione storica di Murano che non vogliamo si perda proprio per la sua qualità secolare. I filtri che vedevamo sul mercato erano in vetro borosilicato, mentre la nostra idea è quella di tramandare i segreti di quest’arte di generazione in generazione e perché no, applicandola anche ad altri settori come questo.

Nel concreto, come cambia l’esperienza del fumare con questi filtri? Come si puliscono una volta usati?

A un passo da Piazza San Marco a Venezia, nel 1970, l’isola di Murano aveva più di 4.000 abitanti e almeno 200 fabbriche che lavoravano il vetro. Lavoravano il vetro secondo la tradizione millenaria risalente all’epoca in cui la Repubblica di Venezia dominava il

custodiva il segreto del vetro. Corrado e Pablo, padre e figlio, hanno deciso oggi di applicare la maestria della produzione vetraria veneta al mondo della cannabis ed hanno immesso sul mercato dei filtri in vetro, la cui fattura di altissima qualità ne fa un prodotto per i fumatori più esigenti.

la lavorazione è fatta a mano, artigianalmente, qui da noi diciamo “a lume” e cioè con la fiamma ossidrica che arriva sino ai 1500 gradi e le bacchette di vetro certificato di vari colori. Grazie alla temperatura sprigionata dalla fiamma ossidrica i colori si amalgamano per andare a creare le infinite fantasie che caratterizzano queste piccole opere d’arte. Quando si comincia un pezzo lo si deve terminare: ogni filtro quindi, fatto e finito, comprende tutte le fasi del processo come la fusione, la tempera, l’acidatura, la molatura a misura e la sabbiatura finale per dare il grip alla cartina.

Quanto tempo serve per terminare un pezzo? Mi servono circa 20 minuti per completare i filtri più semplici e mezz’ora abbondante per quelli più sofisticati.

Ma la tecnica di lavorazione come è arrivata alla vostra famiglia?

commercio sino all’Oriente. Un lavoro prezioso e segreto. La famiglia Cavagnis, protagonista anche ai giorni nostri, era di origine bergamasche ed arrivò a far parte del Consiglio dei dieci della Repubblica di Venezia. Una famiglia di notabili che

Buongiorno Maestro, allora ci racconta un po’ con quale tecnica costruisce questi filtri di vetro, queste opere d’arte? Per cominciare, ovviamente

La tecnica di lavorazione del vetro di Murano proviene dai tempi della Repubblica di Venezia, la Serenissima, mio papà è stato un autodidatta anche perché ai tempi suoi, nessuno voleva insegnare l’arte, per evitare nuovi concorrenti, e anzi, in tempi antichi ,chi rivelava il segreto veniva cercato in tutto il mondo conosciuto per essere ucciso dai sicari della Repubblica.

Sicuramente il fumo arriva raffreddato e in questo modo si intensifica l’aroma. Il filtro poi, si pulisce perfettamente con alcol isopropilico ed è riutilizzabile. Pensato per un mercato di nicchia composto da persone a cui piace distinguersi attraverso prodotti personalizzabili e che hanno una sensibilità particolare per il vetro, in particolare quello di Murano e le sue tradizioni. La magia del vetro è infinita. Siamo pronti a stupire gli amanti della cannabis con un filtro innovativo e curato in tutti i suoi dettagli. Non abbiamo confini in quanto a creatività, continuiamo a realizzare contenuti social e nuovissime fantasie e colori ogni giorno. I miei clienti diventano davvero matti e tanti hanno cominciato a collezionare i nostri filtri oppure a domandarci di personalizzarglieli con le loro iniziali o quelle della loro attività. ZZZ FDYDJQLVPXUDQRJODVVWLSV FRP



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GROWING di botanicaunderground@gmail.com

CANNABIS SOSTENIBILE Guida alla coltivazione di cannabis organica e rigenerativa La crescente ondata di legalizzazione della cannabis a livello mondiale ha provocato un notevole aumento dei professionisti del settore, insieme al numero di spazi dedicati alla coltivazione. Molte zone degli Stati Uniti, a seguito dell'entrata in vigore della legalizzazione della marijuana, hanno visto crescere in maniera esponenziale il consumo di elettricità e acqua, oltre alle emissioni di CO2. Questi sono tutti fattori che insieme alla sempre più diffusa sensibilità per l'ambiente, stanno spingendo molti growers di marijuana ad abbracciare pratiche più ecologiche e sostenibili.

L'AGRICOLTURA ORGANICA E RIGENERATIVA L'agricoltura organica e rigenerativa abbraccia i principi di molte pratiche tradizionali, come la permacultura, la biodinamica, gli orti sinergici, il living soil, combinate con il sapere moderno. Questo tipo di approccio si pone come obiettivo di limitare lo spreco di risorse, rigenerare ove possibile queste risorse, sviluppare coltivazioni ecosostenibili, gestire in maniera olistica le coltivazioni. Vediamo esattamente i principi su cui si fonda: ȏ g estione dell'acqua: raccogliere e immagazzinare l'acqua piovana per ridurre lo spreco soprattutto in periodi di siccità ȏ c ontrollo delle plaghe: l'impiego di pesticidi chimici non è ammesso perché nocivi per la salute e pregiudizievoli per la biodiversità, si possono utilizzare solo prodotti ammessi in agricoltura biologica ȏ p olicoltura: praticare la rotazione delle colture e mantenere viva la biodiversità rivalutando anche varietà locali ȏ n o till: evitare le lavorazioni del terreno per preservare la vita nel suolo ȏ p acciamatura: praticare la copertura del terreno per diminuirne la traspirazione e proteggerlo dall'erosione di agenti climatici ȏ c ompostaggio: per ridurre gli sprechi adottare il compostaggio degli scarti alimentari ȏ s oil food web: rigenerare e mantenere viva la rete alimentare del suolo attraverso l'applicazione di compost ed estratti di piante benefiche

Coltivazione di cannabis verticale

APPLICAZIONE NELLA COLTIVAZIONE DI CANNABIS L'obiettivo di questo articolo è di sensibilizzare e diffondere delle pratiche che permettano di coltivare cannabis organica di alta qualità, in maniera sostenibile e con un basso impatto ambientale. Esaminiamo i vari dettagli che compongono una coltivazione di marijuana.

ACQUA La cannabis è una pianta che ha bisogno di molta acqua per crescere con vigore, nelle coltivazioni di marijuana è molto importante gestire in maniera corretta le risorse idriche. La raccolta e immagazzinamento dell'acqua piovana è un ottimo metodo per ridurne i consumi. Adottare sistemi idroponici per la coltivazione, riduce sensibilmente lo spreco d'acqua. Anche l'impiego di sistemi di irrigazione a goccia, oltre a fornire il giusto fabbisogno d'acqua alle piante, ne riducono lo spreco. Evitare l'impiego di pompe ad osmosi

inversa, in molti paesi l'acqua della rete idrica è somministrata con un basso contenuto di sali minerali, ottima per coltivare la cannabis; prima di utilizzare una pompa ad osmosi verificare il contenuto di sali minerali dell'acqua del vostro rubinetto. Le pompe ad osmosi inversa consumano almeno 3 litri d'acqua per produrne 1 litro privo di sali minerali. Una buona pratica, per ottenere dell'acqua con un basso valore di elettroconducibilità e allo stesso tempo ridurre gli sprechi, è quella di diluire l'acqua della rete idrica con acqua di osmosi.

ILLUMINAZIONE Il sole è la fonte di illuminazione più potente che esiste ed è anche gratuita; approfittare delle buone stagioni per coltivare la propria marijuana, le piante cresciute sotto al sole si presentano più vigorose e sviluppano al massimo il loro potenziale genetico. Nei paesi con leggi e clima meno permissivi, la coltivazione della marijuana in indoor è quella più diffusa. Per coltivare la cannabis indoor è necessario impiegare fonti di illuminazione artificiale; i vecchi sistemi

di illuminazione HPS o MH risultano essere poco efficienti rispetto alla tecnologia presente oggi sul mercato; la scarsa efficienza di questi apparati si traduce in raccolti più scarsi con un alto spreco di energia e quindi dei costi maggiori d'affrontare, il calore generato da questi apparati contribuisce in maniera negativa all'effetto serra che minaccia il pianeta terra. Adottare sistemi di illuminazione LED o LEC è un'ottima soluzione per migliorare l'efficienza energetica insieme alla resa e alla qualità del raccolto. Questi nuovi sistemi sono dotati di uno spettro luminoso più specifico per coltivare la marijuana, emanano meno calore e consumano meno energia elettrica. Anche l'impiego di riflettori di qualità, che distribuiscano la luce in maniera più uniforme, consente di ridurre il numero di lampade necessarie a coprire la superficie di coltivazione. Un altro consiglio per migliorare la luminosità di una stanza è di rivestire tutte le pareti con del telo riflettente oppure di verniciarle di colore bianco. Nelle stanze dedicate alla crescita della marijuana è possibile diminuire il numero


11 di lampade necessarie installando un sistema di lampade mobili.

SUBSTRATO Il substrato più ecologico per coltivare la marijuana è il terreno di casa propria. Tra i substrati in commercio, la fibra di cocco è il medium più ecologico per varie ragioni; la produzione di fibra di cocco non è compromettente per il pianeta come lo è la produzione di torba, infatti la fibra di cocco è un risultato di scarto della lavorazione del cocco e ogni anno vengono piantati nuovi alberi, la palma da cocco, per soddisfarne il fabbisogno. La fibra di cocco può essere riutilizzata fino a 4-5 volte, il suo unico inconveniente è di essere un materiale inerte; ciò significa che la fibra di cocco non contiene sostanze nutritive e vi è tantomeno la presenza di una rete alimentare del suolo, perciò le piante coltivate in questo tipo di substrato devono essere alimentate con fertilizzanti preferibilmente minerali. La produzione di terricci a base di torba, che sono i più comuni sul mercato, è altamente pregiudizievole per il pianeta, infatti la torba è ricavata attraverso dei processi che includono la deforestazione; ogni anno intere foreste del nord Europa vengono abbattute giù per garantire la richiesta di questo materiale. Una buona pratica è quella di riciclare il substrato ad ogni ciclo di coltivazione, in questo modo si riduce lo spreco di terra. Per riciclare il substrato è necessario mantenerlo vivo oppure rigenerarlo; è sufficiente aggiungere humus, compost e somministrare estratti di erbe benefiche oppure tè di compost ossigenato. È facile produrre del compost in casa propria, sono necessari solo un po' di spazio ed una compostiera domestica.

CONTENITORI Anche i vasi e i contenitori utilizzati hanno il loro peso in una coltivazione ecosostenibile. Impiegare vasi di grandi dimensioni con piante più grandi ha molteplici vantaggi, innanzitutto per

coprire la superficie di coltivazione avremo bisogno di meno vasi riducendo il consumo di plastica, inoltre le piante coltivate in contenitori più grandi gestiscono in maniera più efficiente il fabbisogno d'acqua diminuendone il consumo. Un'ottima soluzione è quella di costruire dei letti di terra, le piante hanno più spazio per crescere e gestiscono meglio le risorse disponibili; generalmente i letti di terra sono costruiti in legno, anche in questo modo si riduce il consumo

Sia per le coltivazioni in outdoor che per quelle indoor è molto importante scegliere con attenzione il luogo dove crescere le proprie piante. Per le coltivazioni sviluppate all'interno, le cantine rappresentano i luoghi ideali, mantengono la loro temperatura costante durante tutto l'anno. Le stanze ubicate in alto come un attico, sono sconsigliate perché sono continuamente esposte agli agenti atmosferici esterni; gli attici spesso risultano essere caldi di estate e freddi in inverno. Per creare e

LUOGO DI COLTIVAZIONE

OUTDOOR VS INDOOR Sviluppare le coltivazioni all'aperto è il modo più ecologico e sostenibile per coltivare la marijuana. Spesso la qualità della cannabis prodotta in outdoor è pari o anche superiore a quella coltivata in indoor. Quanto appena detto ha valore solo se si seguono alcune di queste buone pratiche. Infatti spesso i coltivatori di marijuana outdoor sono i protagonisti di veri e propri scempi ambientali. In molte zone degli Stati Uniti per fare spazio alle coltivazioni di marijuana vengono rase al suolo intere aree boschive. Corsi dei fiumi deviati per approvvigionarsi dell'acqua, sversamento di sostanze inquinanti, abbandono dei rifiuti sul posto, sono tutte cose all'ordine del giorno.

Preparazione del tè di compost ossigenato di plastica. Sul mercato sono presenti molte aziende che producono vasi con materiale riciclato o addirittura compostabile, materiali come tessuti geotessili, fibra di cocco e anche canapa. Questo genere di vasi permettono uno sviluppo ottimale dell'apparato radicale, mantengono ossigenato costantemente il terreno e hanno la caratteristica di rilasciare il calore, rispetto alla plastica che invece lo trattiene, ciò significa che forniscono calore al substrato facendo proliferare i microrganismi e dove le temperature di coltivazione sono molto alte evita di cuocere le radici.

sarà necessario una leggera brezza per mantenere al fresco le piante. L'esposizione a venti forti oppure ad una forte luce solare aumentano la traspirazione sia fogliare che del terreno, in questo modo aumenta il fabbisogno idrico della pianta. Coprire le piante con una rete ombreggiante per serre è un'ottima soluzione per controllare il clima all'esterno.

mantenere sotto controllo il clima ideale per coltivare marijuana, sono necessari climatizzatori d'aria in estate, stufe per riscaldare l'ambiente in inverno, deumidificatori e umidificatori per il controllo dell'umidità, tutti apparati che consumano energia elettrica. Costruire una growroom con materiali isolanti è un'ottima soluzione per mantenere costante il clima all'interno. Per quanto riguarda le coltivazioni di marijuana praticate all'aperto, nella scelta del luogo bisogna tenere conto del movimento del sole e del flusso dell'aria; la cannabis ha bisogno di almeno 6 ore di luce diretta per crescere rigogliosa, la temperatura ideale non deve superare i 29°C perciò

Alcune aziende produttrici di cannabis stanno dimostrando come sia possibile coltivare marijuana indoor in maniera sostenibile. Edifici dotati di sistemi per la raccolta delle acque piovane, di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, strutture coibentate per migliorare l'efficienza energetica, illuminazione a led di ultima generazione, vertical farming per migliorare la gestione degli spazi, sistemi di coltivazione idroponici per gestire al meglio il fabbisogno d'acqua e di sostanze nutritive, sono tutti fattori che in una coltivazione di cannabis fanno la differenza. Un bravo coltivatore di marijuana è anche un ottimo difensore dell'ambiente!


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MEDICAL CANNABIS di Fabrizio Dentini

DOVE TROVARE UNA PRESCRIZIONE PER CANNABIS A MILANO?

AL MEDICAL CANNABIS CENTER! Milano, fine novembre, l’insegna del Cannabis Medical Center attira la mia attenzione, un ambulatorio in pieno centro dove i pazienti possono confrontarsi con medici senza pregiudizi e con il bagaglio tecnico necessario per pianificare un percorso di cura attraverso la marijuana. Paolo e Lorenzo due dei pilastri di questo centro innovativo mi invitano a scambiare due parole. SSIT: Quando e con quali obbiettivi nasce il Cannabis Medical Center?

gia che va dalla fibromialgia, all’Alzhaimer, al dolore cronico, autismo o epilessia.

Nasce a marzo 2019 con l’intento di portare sul territorio un luogo fisico dove i pazienti possano farsi prescrivere cannabis ed avere a disposizione medici che già da anni curano i malati con questa pianta. L’obbiettivo è permettere ai pazienti di trovare personale specializzato e così ottenere le terapie più adatte fin dal primo momento, appena riscontrata la patologia, cosa che al momento negli ospedali non avviene. All’interno degli ospedali infatti, la cannabis non è certamente una priorità e viene prescritta spesso con sottodosaggi e mai come primo farmaco. Il paziente deve insistere per ottenerla e per averla con dosaggi appropriati. Qui da noi invece è il contrario, non abbiamo un piano terapeutico obbligatorio da redigere, come in struttura ospedaliera, ma lavoriamo con un sistema personalizzato sul paziente. Il nostro scopo è quello di portare a conoscenza dell’opinione pubblica che la cannabis terapeutica può essere assunta per qualsiasi patologia , dalle malattie più gravi, fino allo stress e all’insonnia.

SSIT: I medici lavorano a tempo pieno per il centro? Come si può prendere un appuntamento?

SSIT: Quali servizi offrite ai pazienti? Di chi si compone il vostro personale?

SSIT: Chi sono i pazienti che vengono qui da voi?

Siamo uno studio professionale e offriamo servizio visita, consulenza, ascolto e prescrizione. Qui curiamo i sintomi, ascoltiamo i pazienti e in quanto specialisti nella cannabis non abbiamo remore nella prescrizione. Nel centro collaborano una psicologa, un fisioterapista e tre medici generici. In aggiunta offriamo anche il servizio di reperimento del prodotto, nel senso che andiamo noi in farmacia e spieghiamo successivamente al paziente come assumerlo.

SSIT: Al momento quanti pazienti seguite? Circa 200 pazienti con ogni tipo di patolo-

Tutti i medici del centro hanno altre attività. L’appuntamento è preso tramite prenotazione, dato il numero di medici che collabora con noi riusciamo a garantire comunque un servizio praticamente continuo.

SSIT: Avete relazioni con l'ASL e con la Sanità regionale? Le nostre ricette passano tutte dall’ASL perché le farmacie sono obbligate a trasmettere. Siamo medici privati che prescrivono su ricetta bianca, ma indirizziamo anche i pazienti che hanno diritto alla cannabis rimborsata dalla Regione a far riferimento a una terapia del dolore per il piano terapeutico e istruiamo poi il medico generico per le ricette successive. Alcuni medici, infatti, stanno mandando i pazienti al nostro centro proprio per “capire” cosa devono prescrivere.

Penso a una ragazza milanese di 44 anni, che soffre di fibromialgia e altre patologie croniche riconosciute dal servizio sanitario nazionale, che grazie alla prescrizione ricevuta presso il Center oggi ha ripreso l’attività professionale, mentre in precedenza era allettata per la maggior parte della giornata. Oppure un ragazzo paraplegico che venne da noi in carrozza con piaghe da decubito e un quadro clinico molto grave e che grazie alla cannabis è riuscito a contenere tutti i problemi legati alla sua condizione. Oppure una ragazza epilettica refrattaria di venti anni che è passata da 1 crisi al giorno a 1 crisi al mese, una ragazza alla quale la cannabis ha cambiato la vita. Un altro caso eclatante è quello di un signore di 60 anni coper-

to su tutto il corpo di psioriasi che soffriva di artrite psioriasica e porocheratosi Mibelli, questa persona adesso consuma estratto di Bediol e vaporizza il Bedrocan, le lesioni precancerose sono sparite ed anche la psioriasi è andata via, tanto che è tornato ad andare in piscina.

SSIT: È mai capitato che un paziente venuto da voi per ricevere una prescrizione non l’abbia avuta? Per quale motivo? Stiamo molto attenti alle prescrizioni per

disordini mentali, come pazienti schizofrenici o bipolari.

SSIT: Che prospettive avete per il futuro? Ci piacerebbe che iniziative come la nostra venissero incentivate, invece di mettere i bastoni fra le ruote. Come Cannabis Medical Center comunque vorremmo essere presi come punto di riferimento per la creazione di una rete di medici realmente specializzati nella cura del malato con questo medicamento.

Il Cannabis Medical Center si trova a Milano in Viale Misurata numero 62. Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00



NUOVA VARIETÀ!

The New The New è il risultato della nostra collaborazione migliore mai fatta finora: Sherbinski x HSO. Dall’incrocio di una Girl Scout Cookies e una Larry OG nasce questo strain a predominanza Indica avvolto in un delizioso profumo di benzina con tocchi di cannella e di cookie. Il suo sapore gradevole, la sua grossa produzione di resina e il suo potente effetto sedativo la rendono una varietà da non farsi scappare. The New, discendente della famosa Girl Scout Cookies (Sherbs cut) e una Larry OG selezionata, è la prima di tante collaborazioni con l’incredibile Sherbinski. Mario Guzman, alias Sherbinski, è conosciuto in tutto il mondo come un vero e proprio appassionato della cannabis d’alta gamma. L’ibrido risultante è una pianta spettacolare brulicante di qualità i cui fiori emanano uno squisito e sottile aroma di benzina e cannella. Al chiuso, conviene che la crescita sia corta. In esterno, i climi secchi, caldi, temperati e mediterranei, e pure la serra, porteranno ai migliori risultati. La produzione di resina è sopra la media. Essendo la prima varietà ad essere stabilizzata in modo soddisfacente da Sherbinski, The New era senz’altro il punto di partenza migliore. Il suo sapore è dolce, accompagnato da un mix di cannella e benzina, e il suo esorbitante 28% di THC le conferisce un effetto travolgente che risveglia i sensi. Perfetta per rilassarsi e godersi lo straordinario high e gusto delle varietà Cookies di una volta.

by

SHERBINSKIS

www.humboldtseeds.net


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HISTORY CANNABIS

QUATTRO LUSTRI

COME CAMBIANO I TEMPI

di CBG

Sono venti anni che consumo cannabis. Se mi fermo a ripensare un attimo a cosa fumavo, cosa ho fumato e cosa fumo... beh ho tre visioni differenti. Il mondo della cannabis è cambiato profondamente, ecco la mia riflessione di quattro lustri di consumo. Comincerò col fumo e poi tratterò l’erba. Buona lettura. Il fumo marocchino era già molto diffuso venti anni fa, certo non come oggi dove costituisce la quasi totalità dell’offerta. Allora oltre al marocchino ricordo il nepalese, la charas, l’afghano, il libanese, il pakistano e probabilmente ce n’era anche qualche altro. Essi erano prodotti tradizionali, da tempo prodotti con le stesse piante che crescevano in localmente nei paesi di produzione. Negli anni gli avvenimenti sociopolitici hanno imposto numerosi cambiamenti a numerosi paesi produttori e, di riflesso, alle tipologie di fumo disponibili. In un paese ha prosperato la produzione di fumo, complice la sua vicinanza all’Europa e il metodo di estrazione su scala industriale: il Marocco. In Marocco l’hashish è passato dall’essere una polvere di piante autoctone battute e poi pressata in tavolette con nomi commerciali, agli ovetti di polvere di piante della stessa varietà battuta, non pressata e

rifiltrata più volte. Oggi come venti anni fa in Marocco si continua a produrre fumo tipo tavoletta commerciale, ma in più vi sono prodotti che non esistevano prima. Adesso ci sono fattorie che coltivano con sementi create da breeders di tutto il mondo e producono i famosi dry da genetiche blasonate. Avevo 16 anni e c’era il the best in piazza. Di anno in anno cambiava il timbro sulla panetta e noialtri si fumava questo fumo marocchino senza capirci nulla. Ogni tanto qualcuno aveva un poco di charas o del nepalese ed era festa perché c’erano sapori nuovi. Ora posso andare a Barcellona in un cannabis social club e provare qualche dry rifiltrato estratto da varietà di piante californiane. Come cambiano i tempi. Cosa è cambiato nel metodo marocchino? Anzitutto la tipologia di sementi utilizzate che è passata dalle sementi autoctone del raccolto precedente, ai

femminizzati con nuovi e più intensi sapori creati da breeders contemporanei. Inoltre si è evoluta la pratica agricola. Ad ogni pianta è stato assegnato un irrigatore goccia a goccia e l’acqua ha cominciato a venir fertilizzata con prodotti sempre più specifici. A tutto ciò si aggiunge la pratica del ri-filtraggio delle polveri battute, utilizzando setacci differenti si purifica la polvere ottenuta dalla prima battitura per ottenere fumo di qualità più alta. Chiaramente

a quelli di nicchia passando per una infinità di fumi più o meno sofisticati a seconda del mercato a cui si rivolgono. Nondimeno sono scomparsi numerosi prodotti provenienti da altri paesi e questo ha consolidato l’egemonia del fumo marocchino per le grandi masse. I più fortunati, sempre al giorno d’oggi e non venti anni fa, possono trovare dell’iceo-lator, del rosin, dello static hash o del BHO che sono nuove tipologie di estratto dalla cannabis disponibili. Venti anni

COME È CAMBIATA LA SOCIETÀ DEI CONSUMATORI È CAMBIATO ANCHE IL PANORAMA DI VARIETÀ DISPONIBILI la resa diminuisce all’aumentare della qualità ricercata per via delle lavorazioni aggiuntive. E questo fa lievitare i prezzi, purtroppo per noi consumatori finali. Ma non tutti sono disposti a pagare per una supposta qualità maggiore, così l’offerta si è allargata mantenendo i prodotti, diciamo, "più antichi" e introducendo questi nuovi estratti. L’offerta marocchina al giorno d’oggi è ampia, vi sono dai prodotti commerciali

fa o non esistevano o erano delle rarità da coffee-shop di Amsterdam mentre oggi abbiamo tutti un amico che ama dabbare. Anche sull’erba, come prevedibile, ho da raccontare qualcosa. Solo la costante e mai ferma ricerca di nuove varietà deve far intuire quali cambiamenti possano esser avvenuti parlando di fiori da fumare in due decenni. Prima di tutto ricordo chiaramente la prima erba che vidi,


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ero già un fumatore ma non avevo mai visto coi miei occhi la pianta di cannabis. Erano dei fiori di White Widow, coltivati outdoor in mezzo ad un campo di mais. Che profumo e che effetto! Mi ricordo ancora di non aver avuto mai più gli occhi così rossi e gonfi. Probabilmente era anche la prima volta che assumevo una dose giusta di cannabinoidi, come dicevo poco sopra all’epoca conoscevo e fumavo hashish commerciale dallo scarso contenuto di principi attivi. Quando si trovava l’erba, erano quei rari casi in cui qualcuno la portava perché l’aveva avuta da un amico che l’aveva coltivata in aperta campagna. Il resto era tanto, tantissimo fumo. Nel giro di pochissimi anni l’offerta cambiò e ai fumi commerciali si affiancarono le erbe coltivate indoor, chiaramente di importazione. La qualità maggiore si trovava nelle erbe indoor, quando ancora non esistevano i dry speciali. Quindi passammo dal fumare le prime indoor importate all’avere a disposizione fiori olandesi di prima scelta, qualche volta impacchettati e pressati, altre volte nemmeno trimmate e con semi. Tutto in veramente poco tempo. I semi se c’erano non costituivano un grande problema, all’epoca. Mi ricordo ancora questa varietà olandese pressata in mattoni. Quando dovevi fare una canna mettevi un angolino nel grinder e quando lo riaprivi avevi davanti un cannone gigante. Sembrava montasse da quanto era densa a causa della pressatura. E con le indoor iniziaro-

no a girare i primi nomi di varietà. Direi che quasi tutti hanno fumato una canna di Amnesia Haze una volta nella vita. Questo perché è stata la varietà commerciale maggiormente coltivata indoor insieme alla Critical Mass. Fino ad arrivare a circa tre anni fa quando sul mercato sono arrivate le californiane. No, non intendo due sorelle fighe di San Francisco. Intendo quelle varietà di erba più recenti, con sapori ancora inediti. Varietà come Zkittlez, che valgono fino a 10 volte il prezzo di una Amnesia Haze, sono prodotti considerati di nicchia e perciò sono molto ricercati. Con sta storia del nome si è andati a finire alla situazione odierna in cui numerosi strain sono molto costosi e ricercati a causa della fama che li circonda. Dal mio canto non seguo l’hype delle nuove varietà, ma perché tendo a preferire un buon coltivatore con uno strain mediocre a un coltivatore mediocre con un buono strain. In California vi sono varietà molto interessanti per due motivi: il primo è il quadro legale che permette lo sviluppo dell’industria della cannabis alla luce del sole e il secondo è che la California si trova nel paese che possiede il maggior pool genico di ibridi al mondo (gli U.S.A.). Venti anni fa l’erba era principalmente outdoor di poche genetiche che giravano tipo la Blueberry, la Orange Bud, la Skunk, la Northern Light, la White Widow ecc. Poi arrivarono i primi indoor commerciali sinsemilla e assieme si diffusero nuove genetiche, fino ad

arrivare agli ultimi 10 anni in cui abbiamo assistito ad un crescente mercato di nuovi strain che partorisce ogni anno centinaia di varietà. Fino agli ultimissimi anni in cui abbiamo visto affermarsi nuovi strain con nuovi sapori, coltivati in ottime condizioni e disponibili solo per coloro che sono disposti a sborsare ben più che per la solita erba commerciale. Son contento che sia cambiata così tanto l’offerta e che si sia diversificata maggiormente. Prodotti di qualità così alta effettivamente non esistevano una volta. Forse da qualcuno verranno considerati più genuini quei prodotti, sicuramente erano più tradizionali. Ma i tempi scorrono e i gusti delle persone cambiano. Come è cambiata la società dei consumatori è cambiato anche il panorama di varietà disponibili. Ora che il nostro excursus sul mondo dei fumatori di cannabis è finito, voglio parlare delle pennette o sigarette elettroniche col Rosin. Innanzitutto il Rosin non esisteva e le sigarette elettroniche hanno trovato diffusione circa 10 anni fa. Sono una buona soluzione per chi non vuole o non può fumare in quanto emettono poco odore e non funzionano tramite la combustione, quindi non sono dannose come il fumare tradizionale. Chiaramente da giovane non avrei mai sacrificato i soldi per un cyloom per comprare una sigaretta elettronica, ma ora con l’età che avanza devo salvaguardare la mia salute e devo dire che ho trovato delle ricariche forti e saporite delle quali non posso lamentarmi.

In misura minore, sempre al giorno d’oggi, si possono trovare edibles e tinture. Gli edibles sono i prodotti alimentari infusi di cannabinoidi. Ne ho provati parecchi perché una volta erano i biscotti col magic butter e stendevano un bue quando li facevamo a casa mia. Oggi si chiamano edibles e riportano il contenuto di THC sulla confezione. Non sono soddisfacenti per chi vorrebbe fumare, ma son perfetti per chi cerca l’effetto. Nei dispensari negli U.S.A. sono diffusi e qualcuno è prodotto da qualche cuoco famoso. Sulle tinture invece si apre un discorso particolare perché tanti anni fa esistevano ma nessuno tra i fattoni le praticava. Erano appannaggio degli erboristi e sicuramente non contenevano THC. Le tinture hanno guadagnato grande fama dopo la diffusione del Rick Simpson Oil, che non è propriamente una tintura ma ha dato l’ispirazione a chiunque volesse una medicina casalinga in forma oleosa. Negli ultimi 5 anni sono numerose le persone che ho conosciuto che mi hanno chiesto consigli sulle tinture e che oggi se le autoproducono. È cambiato il mondo della cannabis, me ne accorgo rileggendo questo articolo e lo rivedo nelle parole dei più anziani quando raccontano di tanto tempo fa. E son contento di esser nato in quest’epoca e di poter godere delle novità cannabiche. Mi piace vaneggiare come con i videogiochi e pensare chissà cosa fumeremo nel 2050? Ai posteri l’ardua sentenza, buone fioriture a tutti!



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COLTIVAZIONE

Di Mr. José - info@pestovat.cz

DEUMIDIFICAZIONE E RAFFREDDAMENTO DELLA STANZA DI COLTIVAZIONE Condizioni climatiche adeguate sono fondamentali se si vuole ottenere un raccolto di successo, non solo per quanto riguarda la coltivazione di cannabis. Tuttavia, mantenere queste condizioni è spesso un compito impegnativo che sia i coltivatori domestici che i grandi produttori devono risolvere. Ciò che succede molto spesso è che si debba far fronte alle alte temperature e all’elevata umidità relativa nelle nostre stanze di coltivazione. Queste due variabili sono strettamente collegate e ci sono diversi modi per gestirle. Nel prossimo articolo le esamineremo in modo più dettagliato.

UMIDITÀ DELL’ARIA L’umidità dell'aria indica la quantità di acqua contenuta in una certa quantità di aria che ci circonda. Molti di voi probabilmente hanno confidenza con la misurazione dell’umidità dell'aria in percentuale. Si tratta dell’umidità relativa o proporzionale dell’aria, che esprime il rapporto tra la quantità effettiva di vapore nell’aria e la quantità che l’aria potrebbe assorbire nelle stesse condizioni di temperatura e pressione. Se un ambien-

l’umidità assoluta dell’aria è di 13 g/1 m3, l’igrometro misurerà un’umidità relativa dell’aria di circa il 60%. Aumentare la temperatura a 28 °C e mantenere l’umidità assoluta al valore originale ridurrebbe l’umidità relativa al 50%. Di conseguenza, se l’umidità assoluta dell’aria è la stessa, l'umidità relativa dell'aria può essere ridotta incrementando la temperatura dell’aria o viceversa abbassando la temperatura dell’aria. Questo è il motivo per cui l’umidità relativa nella stanza di coltivazione aumenta in poco tempo quando le luci

di acqua, ossia quando l’umidità relativa dell'aria è del 100%, come abbiamo detto in precedenza. Quando la temperatura della superficie scende al di sotto del punto di rugiada, il vapore acqueo si condensa in acqua. Se la temperatura nella stanza di coltivazione fosse 28 °C e l’umidità relativa fosse del 60%, la temperatura del punto di rugiada sarebbe 19,5 °C. Questo significa che se la temperatura di qualsiasi superficie scende a un punto di rugiada, il vapore presente su di essa inizierà a condensarsi diventando acqua. Di conseguenza, una volta che la temperatura della superficie delle foglie o della parete del vaso di fiori scende a 19,5 °C, l’acqua comincia a condensarsi su di esse. E questo sicuramente non va bene.

RIDUZIONE DELL’UMIDITÀ DELL’ARIA

Deumidificatore professionale mobile per piccole stanze di coltivazione. te fosse completamente saturo di vapore acqueo, l’umidità relativa sarebbe del 100%. Il secondo indice a essere ampiamente utilizzato è il cosiddetto valore di umidità assoluta dell’aria. Esprime il peso del vapore contenuto in una particolare unità d’aria: in Europa viene spesso usato il peso del vapore acqueo in grammi per metro cubo di aria. Più è elevata la temperatura dell’aria, più vapore l’aria può assorbire. Se la temperatura della stanza di coltivazione è 24 °C e

sono spente. La temperatura scende mentre l’umidità assoluta dell’aria rimane la stessa. Inoltre, durante la fase finale della fioritura, dalle piante traspirano nell’aria grandi quantità di acqua, aumentando ulteriormente l'umidità assoluta. Quando la temperatura scende, l’aumento dell’umidità relativa è ancora più evidente. La temperatura del punto di rugiada è importante anche per i coltivatori. Questo termine si riferisce alla temperatura quando l’aria è completamente satura

Come indicato nel paragrafo precedente, la riduzione dell’umidità relativa dell’aria può essere ottenuta aumentando la temperatura nella stanza di coltura. Questo ha senso soprattutto quando la temperatura scende in modo deciso dopo aver spento le luci, di oltre 8 gradi centigradi. In questo caso, conviene riscaldare la stanza durante la fase di buio e mantenere la differenza fra la temperatura diurna e la temperatura notturna a un massimo di 5-8 °C. Più è grande la differenza fra la temperatura diurna e la temperatura notturna, più sarà rapida la crescita delle piante. Di conseguenza, è possibile controllare l’altezza delle piante regolando le temperature diurne e le temperature notturne. Si consiglia tuttavia di aumentare la differenza fra le temperature diurne e notturne durante la fase di fioritura. In questo caso, però, si presuppone che si disponga di un dispositivo di deumidificazione di alta qualità che possa estrarre la quantità richiesta di acqua o, più precisamente, di vapore acqueo. Nel caso in cui si abbia una piccola stanza di coltivazione, sarà meglio mantenere la differenza fra la temperatura diurna e la temperatura notturna il più bassa possibile, più o meno di 2–5 °C. In questo

modo è possibile ridurre almeno in parte l’umidità relativa durante la notte. Per una deumidificazione affidabile, la stanza di coltivazione deve essere dotata di aria condizionata, deumidificatore o l’unione di entrambi. Ogni dispositivo di condizionamento ha una determinata capacità di deumidificazione. Quando l’aria viene raffreddata, la temperatura dell’evaporatore scende al di sotto del punto di rugiada, il che provoca la condensazione dei vapori d'acqua che diventano dunque acqua, rilasciata poi dal condizionatore all’esterno della stanza di coltivazione. I condizionatori d’aria più avanzati hanno una maggiore capacità di deumidificazione, il che è ciò che consiglio quando scelgo l’aria condizionata.

La temperatura della foglia è inferiore al punto di rugiada il che provoca la condensazione dell’acqua su di essa. L’accesso più rapido per muffe e malattie fungine.

DEUMIDIFICATORE

Il modo più affidabile per ridurre l’umidità della stanza di coltivazione è quello di utilizzare un deumidificatore. Può essere usato non solamente da solo, ma anche come supporto alla capacità di deumidificazione del dispositivo di condizionamento dell’aria. Un deumidificatore ha in genere una capacità di deumidificazione più elevata rispetto all’aria condizionata con un dispositivo di deumidificazione. Quando si sceglie un deumidificatore, ci sono diverse possibilità. I deumidificatori passivi con funzionalità di assorbimento sono in genere in vendita nei negozi. Questi modelli sono assolutamente insufficienti per la coltivazione indoor. Ricordate che quasi il 100% dell’acqua che si utilizza per irrigare le piante viene rilasciato nell’atmosfera come vapore. Più sono grandi le piante, maggiore sarà la quantità di vapore acqueo che deve essere drenata dall’aria. Questo lo si può ottenere solamente utilizzando la deumidificazione attiva. La maggior parte dei deumidificatori destinati all’utilizzo indoor è progettata soprattutto per eliminare l’umidità media dell’aria a una temperatura ambiente normale. Questo non è sufficiente per la stanza di coltura. Ma anche un deumidificatore debole è pur sempre meglio di niente e


19 qualsiasi deumidificatore attivo che si acquista in un supermercato sarà sufficiente se si coltiva su un metro quadrato. Uniti all’aria condizionata, anche questi comuni deumidificatori possono funzionare bene in tende da coltivazione di medie dimensioni. Tuttavia, se si desidera un deumidificatore davvero affidabile per una stanza di coltivazione grande, conviene sceglierne uno prodotto da aziende che si concentrano sulle aree di deumidificazione utilizzate per la coltivazione di piante o sulla deumidificazione di locali industriali. La potenza di un determinato deumidificatore viene misurata generalmente in quantità di litri d’acqua che è in grado di eliminare dall’aria per 24 ore. Si consiglia di controllare la temperatura e l’umidità relativa a cui il deumidificatore è in grado di eliminare tale quantità di umidità. Ciò che accade spesso è che la capacità di deumidificazione viene misurata in condizioni che non verranno mai raggiunte nella stanza di coltivazione e che aumentano artificialmente le prestazioni di deumidificazione. La situazione ideale è conoscere il numero di litri d’acqua che può eliminare il deumidificatore a una temperatura di circa 25 °C e con un’umidità compresa fra il 60% e l’80%.

to ancora più efficiente, installate una seconda ventola di aspirazione dell’aria. Può avere la metà della potenza della ventola di espulsione. Come abbiamo già detto, il raffreddamento a sola ventola è efficace in luoghi in cui l’aria esterna è più fredda della temperatura desiderata all'interno della stanza di coltura. Fate solo attenzione nelle giornate estremamente calde. A breve termine, questo problema può essere risolto mettendo un asciugamano bagnato o dell’altro tessuto vicino all'apertura. Finché è sufficientemente bagnato, l’aria in circolazione verrà raffreddata. Se si riesce a far fluire lentamente un po’ d’acqua attraverso l’asciugamano, l’effetto di raffreddamento risulta migliore e dura più a lungo. Questa tecnica viene chiamata parete bagnata e viene utilizzata per realizzare grandi serre più fresche. L’aria viene immessa attraverso blocchi di carta che vengono costantemente inumiditi. L’effetto di raffreddamento è più che ottimo in questo caso. Per le stanze di coltura indoor, tuttavia, la soluzione più adatta è quella di utilizzare un dispositivo di condizionamento.

CONDIZIONAMENTO DELL’ARIA

La riduzione di base del livello di umidità si può ottenere utilizzando un’aspirazione adeguata.

RAFFREDDAMENTO Ci sono sostanzialmente due modi per raffreddare l’aria nella stanza di coltivazione. Una possibilità è estrarre l’aria calda dallo spazio di coltivazione e sostituirla con aria più fresca proveniente dall’esterno, oppure usare l’aria condizionata. La prima opzione è diffusa fra i coltivatori domestici. La condizione di base per il suo corretto funzionamento è che la temperatura dell’aria aspirata o introdotta nella stanza di coltivazione non sia superiore alla temperatura desiderata nell’area di coltivazione. Per un sistema molto semplice, è sufficiente installare un aspiratore sufficientemente potente. Dovrebbe avere un flusso d’aria che sia almeno 40 volte più forte rispetto al volume dell’area di coltivazione. Dovrebbe avere un flusso d'aria almeno 40 volte più forte rispetto al volume dell'area in crescita. Per una stanza di coltivazione 2 x 2 x 2 metri, è necessario un ventilatore con potenza di scambio d’aria di 240 m3/ora. Naturalmente, ci deve essere un’apertura nella stanza di coltivazione attraverso la quale l’aria fresca può essere aspirata sotto pressione. Per un raffreddamen-

L'aria condizionata deve avere la potenza richiesta per funzionare correttamente. Quando si acquista un normale condizionatore d’aria per stanze, è sufficiente scegliere la capacità di raffreddamento in base alle dimensioni della stanza, o più precisamente al suo volume. Di norma, un metro cubo richiede 30 watt di capacità di raffreddamento. Tuttavia, questo non è sufficiente quando si sceglie il giusto condizionatore d’aria per la stanza di coltivazione. In questo caso, è necessario sapere quanti watt vengono prodotti dalla fonte o da altri dispositivi installati (ad es. generatore di CO2). Se si utilizzano sei lampade al sodio da 600 W nella stanza di coltivazione, la capacità di raffreddamento necessaria sarà di almeno 3.600 W. Per garantire il corretto funzionamento del condizionatore d’aria, aggiungete 30 W per metro cubo della stanza di coltivazione. Ad esempio, se l’area di coltivazione citata in precedenza fosse di 30 m3, aggiungete 900 W. La capacità di raffreddamento risultante necessaria in questo caso è quindi di almeno 4.500 W. Il BTU (British Thermal Unit) è utilizzato come unità di misura per il raffreddamento. 1 Wh (Watt ora) è pari a 3,412 BTU. Moltiplicate 4.500 W per 3,412 e otterrete 15.355 BTU: questa è la potenza minima di raffreddamento necessaria per raffreddare un’area di coltivazione di 30 m3 con sei lampade al sodio da 600 W. È importante notare che è meglio utilizzare una potenza di raffreddamento lievemente più forte, il che significa che l’aria condizionata con una capacità di raffreddamento di 20.000 BTU sarebbe una soluzione ancora migliore in questo

La cannabis di alta qualità cresce nelle condizioni giuste. caso. Tuttavia, il condizionatore d’aria non dovrebbe essere progettato in modo eccessivo, poiché l’immissione di aria troppo fredda potrebbe provocare un’interruzione di corrente.

LA SOLUZIONE OTTIMALE Il modo migliore per raggiungere temperatura e umidità ottimali per la stanza di

coltivazione è quello di unire aria condizionata, riscaldamento, deumidificazione e umidificazione dell'aria. Tutte e quattro le funzionalità devono funzionare armonicamente e dovrebbero essere idealmente controllate mediante un’unica centralina. In questo caso, si raggiungerebbero le condizioni climatiche ideali durante ogni fase del ciclo di vita delle piante e si sarebbe quindi in grado di ottenerle in qualsiasi momento.


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IL CANAPAIO di Franco Casalone

MONOPOLIO? NO, GRAZIE... ma che se la prendiamo come esempio ci sono tantissime cose da cambiare, a cominciare dalla coscienza, dal renderci conto che ci hanno ipnotizzato: in modo molto sottile, molto subdolo, fin dall'asilo. Ci hanno sempre di più detto: "non preoccuparti di nulla, c’è qualcuno che pensa per il tuo bene, e quello che ti diamo è proprio quello di cui avevi bisogno". Mentre quello che ci fanno credere che ci serve è in realtà quello che ci devono vendere in quel momento.

Vale anche per le idee e convinzioni... Vale anche per il Sapere: diviso in compartimenti stagni, e non comunicanti fra loro. Non bisogna conoscere troppe cose, se no se ne riconoscerebbe la qualità. E spesso (e nel mondo cannabico lo vediamo bene) la qualità si inventa: ad esempio in un'erba, più cannabinoidi significa oggi più qualità. Serve per vendere, ma non è così: non è il vino che fa più gradi alcolici quello di qualità migliore, ma quello più rotondo, più piacevole al gusto, al palato, al corpo e alla mente.

Sono stato alla fiera di Milano. Era appena uscito un emendamento, da parte di una classe politica che si proclama "antiproibizionista" (solo per prendere voti?) che proponeva, per la canapa, una specie di monopolio... E tanti rappresentanti di movimenti antipro sembravano contenti di questa porcata: "almeno, se ci si mette in regola, si può ottenere la licenza x coltivare...". Ma siamo diventati tutti cretini? Ci hanno ipnotizzato a tal punto da farci dimenticare che sono più di 40 anni che diciamo "attenti che se la legalizzano non la passino come monopolio, se no non la potremo coltivare mai più!"? Non riusciamo a renderci conto che se diventasse monopolio la potrebbero produrre solo le aziende certificate, che rispondono a standard imposti perché' un piccolo privato non possa rispettare? Non riusciamo a renderci conto che non potremo mai più coltivarci le nostre amate piantine: non per venderle, ma per gioirne in simbiosi? Se diventasse monopolio, come per il tabacco le grandi aziende ci obbligherebbero a usare quello che per loro è più redditizio, e non quello che ci potrebbe far meglio. Per il cibo, per

tutto quello che usiamo nella vita lo fanno già, ma non vorremmo che fosse così... (la Bayer, prima della fusione con la Monsanto, ha detto: “il mercato dell'alimentare deve essere gestito dalla farmaceutica", ma nessuno ha dato il giusto peso a questa terribile affermazione). Ho sentito tante volte dire "ci servono regole precise, se no non possiamo lavorare". Ma rendiamoci conto che,

"diritto di scelta" (a tal proposito: poco tempo fa una pubblicità diceva "liberi di non dover scegliere". Plagio totale...), "LIBERTÁ" parola dimenticata e da dimenticare... "Autosufficienza"... non si sente più nemmeno questa parola. Vorrei che si continuasse a chiedere a gran voce la possibilità di coltivarsi quello che si vuole, senza imposizioni bigotte o speculative. Vorrei che il movimento

LA CANAPA NON DEVE ESSERE SOGGETTA A RESTRIZIONI MONOPOLISTICHE, MA DEVE ESSERE "NORMALIZZATA" se chiediamo regole in un regime proibizionista ci diamo la zappa sui piedi e le regole saranno sempre fatte per favorire chi è in grado di muovere maggiori somme di denaro e per soffocare chi cerca di non dipendere... Sono anni che non sento più parole come "autodeterminazione", "coscienza individuale", "auto responsabilità",

per la liberazione della nostra amata pianta non diventi solo una richiesta di un possibile mezzo per lavorare e sopravvivere, ma si ricordi che la richiesta di liberazione della cannabis andava di pari passo con la speranza di cambiamento verso un mondo più giusto, più onesto, più sano e più rispettoso delle libertà individuali. Che ci si ricordi che la cannabis è un esempio,

Se coltivo canapa dovrei avere un'azienda con certificazioni elettroniche e centinaia di migliaia di euro in macchinari e infrastrutture. Ma io non voglio avere decine di ettari e correre dietro ad un ricavo per pagare i macchinari, non voglio essere obbligato ad usare concimi e pesticidi per avere un raccolto decente. Voglio potermi fare la mia verdura, usare il mio trattorino (sarebbe meglio un animale da tiro, ma anche questo è diventato quasi impossibile...) e coltivare canapa in rotazione con altri seminativi. La canapa non deve essere soggetta a restrizioni monopolistiche, ma deve essere "normalizzata". Diventare una coltura normale, come i pomodori: se ho i miei pomodori nell'orto e me ne porto un paio di cassette in macchina, nessuno mi può dir nulla. Se giro con un camion pieno di pomodori o li vendo in negozio saranno necessari fatture e controlli di qualità. E ancora sulla questione cannabis terapeutica: l'utilizzo di cannabis è sempre un tentativo di migliorare il proprio stato fisico o mentale (se mi voglio "stonare" è meglio mi beva una bottiglia di vino: costa meno, ha un'azione più rapida e più violenta, si trova ovunque ed è accettato socialmente). Siccome penso di avere il diritto di essere io a gestirmi a mia salute, voglio anche potermi fare la mia medicina. E voglio tutte le informazioni corrette per potermela fare. E nessuno ha il diritto di portarmela via!

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COLTIVA CON RICH HAMILTON

Di Rich Hamilton

CANNABIS GASSATA

Con ogni nuova tendenza in materia di salute o di stile di vita, le aziende sono sempre alla ricerca di denaro e traggono beneficio dal colpaccio, e il mercato della cannabis in parte legale e in continua evoluzione non fa certo eccezione! Se il 2018 è stato l’anno degli innumerevoli prodotti a base di CBD, con oli e dolciumi di ogni tipo, preparatevi perché il 2019 sarà l’anno delle bevande alla cannabis! La cannabis gassata è la prossima grande novità! Il fatto che quest’anno vedrà a luglio il lancio della prima fiera dedicata alle bevande alla cannabis, a San Francisco, dovrebbe dirvi tutto ciò che dovete sapere sul potenziale e sulla domanda per questo prodotto. Gli analisti del business ritengono sia da tenere sott’occhio poiché Bloomberg.com ha previsto a settembre 2018 che il mercato delle bevande alla cannabis potrebbe valere fino a $600 milioni entro il 2022 (Personalmente penso che sia una stima addirittura prudente). La marijuana ricreativa è ora legale in tutto il Canada e in 10 Stati degli Stati Uniti e New York dovrebbe entrare a far parte di questo elenco nel corso dell’anno. È una notizia molto interessante, in quanto significa che c’è un elevatissimo potenziale e spa-

zio di crescita in questo mercato, poiché il “boom” del business della cannabis legale è ancora ai suoi inizi.

PERCHÉ LE BEVANDE? Le bevande sono estremamente convenienti, socialmente accettabili, discrete, prodotte a basso prezzo, hanno una lunga vita da banco, sono facilmente accessibili, sono ottime per accompagnare un buon pasto o per stare a casa. Cosa ancora più importante, bere non ha alcun impatto sulla salute o sulle abitudini sociali degli altri, come possono invece fare il fumo e lo svapo, che creano odori e fumo indesiderato di seconda mano.

Questi motivi mostrano perché l’alcol è rimasto un farmaco socialmente accettabile, nonostante l’effetto devastante che può avere sulla salute. Sembra che se qualcosa può essere bevuto, allora va bene. È bello fare battute sottilmente velate su “come si abbia bisogno di bere” o vantarti di come non ci si ricordi nulla della sera prima (ma di quanto ci si sia divertiti). Oppure informare tutti in ufficio o sui social media che stasera ci si “devasterà” Provate a farlo con la cannabis e otterrete una reazione molto più gelida! Il che è illogico se ci si pensa; quando è stata l’ultima volta in cui avete visto una persona che aveva fumato una canna vomitare sulle scarpe ed essere arrestata per rissa, per strada, un venerdì sera? Oppure stare male e utilizzare le risorse di un servizio sanitario troppo tirato a causa dello stato d’intossicazione autoindotto?? (mi viene in mente una canzone da “strada”). Sto diva-

tica yoga con pelle radiante, è più accettabile e ha un nuovo status di super alimento. Oppure che va bene perché la si può acquistare con un’etichetta di birra artigianale apposta, con la pretesa che è stata prodotta da hipster vegani in una capanna che fa parte di un ecosistema autosufficiente, utilizzando le lacrime di alcuni unicorni albini. Il potere del packaging e della pubblicità hanno molto da dire! Penso che ci si debba avvicinare a qualsiasi nuova grande tendenza o campagna con una buona dose di cinismo, come sono certo che il passaggio alle

LE BEVANDE ALLA CANNABIS SONO STATE PER COSÌ DIRE TESTATE NEI DISPENSARI DEGLI STATI UNITI gando, comunque; amici miei, questo sarebbe un articolo da scrivere a parte. Punto interessante però, non credete? Quindi, tornando al punto in questione, con la legalizzazione abbiamo l’opportunità d’impacchettare la cannabis in questa forma a misura di consumatore e socialmente accettabile che potrebbe probabilmente portare coloro che sono anti-cannabis a essere tentati di provarla e molto probabilmente di divertirsi. S’ingannerebbero e crederebbero che ciò che è in una bella bottiglia con l’etichetta che mostra una donna che pra-

bevande alla cannabis porterà ad alcuni nuovi fantastici prodotti e ne vedrà anche molti di scarsa qualità e che non saranno all’altezza di quanto dichiarato. Quindi, tenendo tutto ciò a mente, ho pensato che fosse necessario analizzare cosa stava succedendo. Cosa è legale e cosa no? Chi sono i grandi protagonisti e le aziende che la vogliono? Cosa possiamo aspettarci di vedere sugli scaffali? Anche se la cannabis è ancora illegale a livello federale negli Stati Uniti, questo non impedisce ai grandi protagonisti d’investire denaro e segnare il territorio


23 per progetti futuri e sperimentare le loro idee sul mercato dei dispensari statunitensi (le bevande e i prodotti commestibili a base di cannabis non sono destinati a diventare legali in Canada fino a luglio 2019). L’industria delle bevande potrebbe davvero cambiare per sempre il modo in cui scegliamo di degustare la cannabis. Esistono già bevande alla cannabis sul mercato negli Stati Uniti, dove c’è stata la legalizzazione. Al momento si possono acquistare varietà di bibite ricche di THC e CBD come limonata, melograno e arancia e bevande alcoliche come il sidro di mela e pera e la birra lager. Scoprirete tuttavia che la maggior parte delle bevande contiene solo CBD perché al momento è vietato che le bevande alcoliche contengano THC, il che è positivo o negativo a seconda del proprio rapporto con l’alcol, ma probabilmente è la decisione più responsabile, date le infinite combinazioni di effetti intossicanti prodotti da tale commistione. Fate quindi attenzione (tornando alla questione sui birrai hipster vegani!) a ciò che vi viene venduto e a ciò che afferma di produrre, perché le birre che dichiarano contenuto di THC non fanno sballare e ubriacare allo stesso tempo. DATO DI FATTO. La birra alcolica che afferma di contenere THC è in realtà prodotta solo con terpeni per aggiungere i sapori a base di erbe della cannabis. In confronto, la birra che afferma di contenere THC attivo non conterrà alcol. Per quanto concerne le aziende produttrici di alcolici, alcune sono già entrate nel mercato, come Laguinitas Brewing Co, di proprietà di Heineken, che produce una birra non alcolica al THC chiamata Hi-Fi Hops, venduta nei dispensari statunitensi. Molte delle grandi aziende produttrici di alcolici propongono già versioni analcoliche delle loro bevande e dunque non sorprende che, dato l’interesse e le voci che circolano sui pro-

dotti a base di cannabis, siano disposte a puntare sullo sviluppo di bevande a base di cannabis. Una scommessa che ci si aspetta ripaghi alla grande a giudicare dalle statistiche sul numero di persone che vogliono bere la propria erba! Gli ultimi 12 mesi hanno visto alcuni importanti accordi aziendali, come nel caso del titolare di Corona Constellation Brands che ha investito $4 miliardi nei produttori di cannabis Canopy Growth, con sede in Ontario e Molson Coors,

che ha investito somme ingenti nel produttore di cannabis HEXO, con sede in Quebec, per produrre bevande analcoliche infuse di cannabis per il mercato di massa in Canada nel 2019. E tutto questo non si ferma certo ai produttori di birra. Anche la casa madre di Tanqueray e Johnnie Walker ha espresso interesse a investire in cannabis. Molte aziende produttrici di alcolici considerano l’industria dell’erba legale un grande concorrente e una minaccia al loro settore. Con le vendite di alcol attualmente in calo o ferme a causa del cambiamento di stile di vita e di abitudini dei clienti, ritengono che la combinazione dei loro prodotti con il mercato della cannabis sia un ottimo modo per assicurarsi vendite future e mantenere la propria posizione. Questo interesse non inizia e finisce nemmeno con l’industria dell’alcol, in quanto anche le grandi società produttrici di bibite gassate che spesso vengo-

no messe al patibolo per le loro bevande nutrizionalmente vuote a elevato contenuto di zucchero, stanno manifestando l’interesse di fondersi con il settore della cannabis, anche se provvisoriamente, per non danneggiare il loro solidi marchi di famiglia. Aziende come la Coca-Cola (non ce ne sono molto più grandi di così!), fra le altre, hanno cominciato a trattare con l’azienda produttrice di cannabis Aurora Cannabis, della British Columbia, per creare possibili bevande con infusione di CBD.

La dichiarazione ufficiale rilasciata dalla Coca-Cola riporta che “Insieme a molti altri nel settore delle bevande, stiamo osservando da vicino la crescita del CBD non psicoattivo come ingrediente delle bevande funzionali per il benessere in tutto il mondo”. L’uso del CBD si adatterebbe perfettamente a tutti i marchi di bibite tradizionali, consentendo il confezionamento dei prodotti per il mercato della salute, dell’esercizio e del benessere. Il CBD offrirebbe ai consumatori vantaggi in termini di potenziatori di umore ed energia senza la presenza di THC. Le bevande alla cannabis (entrambe le varietà CBD e THC) sono state per così dire testate nei dispensari degli Stati Uniti, dove a dicembre 2017 i prodotti disponibili erano già oltre 100, un numero che senza dubbio è in crescita e sicuramente continuerà ad aumentare. Il successo delle bevande alla cannabis non è stato perso dalle grandi aziende produttrici di bevande che hanno preso atto e considerato le

possibilità di replicare questo modello su scala nazionale, ed eventualmente internazionale, per lottare contro la minaccia del crollo delle vendite di alcolici. Nell’agosto del 2018 è stato riportato che in seguito alla legalizzazione della cannabis in 9 Stati degli Stati Uniti (che ora corrispondono al 64% della popolazione americana), le vendite medie di vino erano diminuite del 16,2% e di birra del 13,8%. Non vi è quindi alcun dubbio che la cannabis ricreativa sia la concorrente numero 1 per le vendite di alcolici. Potrebbe comunque anche dimostrarsi il primo fattore di promozione della vendita di bevande, a giudicare dai dati sul potenziale di tali prodotti. Gli analisti di Cannacord Genuity prevedono che le bevande contenenti CBD potrebbero raggiungere un fatturato di $260 milioni entro il 2022, mentre le bevande contenenti THC potrebbero raggiungere un fatturato di $340 milioni, oltre il triplo dell’attuale valore. Altre stime sostengono che entro lo stesso periodo, tutte le bevande contenenti THC o CBD potrebbero detenere una quota del 20% del mercato dei prodotti commestibili negli Stati Uniti, rispetto all’attuale 6%. Il vero primo grande test arriverà quest’anno quando il Canada legalizzerà la vendita di tali bevande a livello nazionale, evento che molti dei grandi produttori di bevande stanno aspettando preparando forsennatamente i loro nuovi prodotti. Se queste bevande si riveleranno il successo atteso, solo il cielo sarà il limite massimo e mi aspetterei assolutamente che il mercato delle bevande alla cannabis esploda in un nuovo territorio inesplorato, eclissando anche potenzialmente il fumo come prima modalità di consumo della cannabis. È quasi grottesco pensare che uno dei principali fattori che contribuiscono alla maledizione dei tumori (fumo) possa anche esserne la cura più grande.


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EVENTI SULLA CANNABIS

25 Foto: Miri Hofman

CANAPA EXPO, MILANO

Seconda edizione del Canapa Expo a Milano, Fiera internazionale della canapa svoltasi a Novegro (MI) lo scorso novembre. Con circa 10.000 visitatori e con la partecipazone di una settantina di espositori, questa Fiera potrebbe diventare un punto di riferimento importante per il mercato nazionale. Questa seconda edizione ha dimostrato una buona organizzazione in termini di logistica per gli espositori e in termini di contributi culturali per il pubblico. Numerosi e affollati workshop, presentazioni di libri sulla cannabis e conferenze di approfondimento hanno dato la possibilità a tutti i visitatori di acquisire un livello di conoscenza maggiore e basato su spunti di realtà concreta e senza pregiudizi.


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Grow - Harvest - Concentrate! Grow the biggest buds, harvest the highest yields and make amazing concentrates. Let The Guru of Ganja teach you how to grow, harvest and process whether you are a beginner or a seasoned professional. “Ed Rosenthal holds the distinction of turning more people on to pot than Cheech and Chong.” -- Tommy Chong “Mr. Rosenthal is the pothead’s answer to Ann Landers, Judge Judy, Martha Stewart and the Burpee Garden Wizard all in one.” --The NY Times

Ed Rosenthal

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ESTRAZIONE di botanicaunderground@gmail.com

DRY SIFT HASH E STATIC TECH

COME FARE IL DRY SIFT HASH E COME MIGLIORARLO Macrofotografia dei tricomi ghiandolari appena separati

Il Dry Sift Hash è un tipo di concentrato di cannabis ottenuto attraverso la separazione della resina dalla pianta utilizzando degli screen specifici. Il nome deriva proprio dalla tecnica utilizzata per estrarre questo tipo di hashish. Il Dry Sift rappresenta per i consumatori di cannabis una delle esperienze migliori che possa avere un fumatore. Questo tecnica di separazione della resina è il metodo migliore per preservare tutte le sue proprietà organolettiche, a differenza di altri metodi come l'Ice-o-lator, il BHO oppure il Rosin, che durante il processo di estrazione la resina subisce delle alterazioni significative.

COME FARE IL DRY SIFT HASH Per eseguire questa tecnica di estrazione sono necessari solo dei Dry Sift screen e un po' di marijuana di buona qualità. I Dry Sift screen sono dei telai dotati di una maglia che hanno dimensioni differenti, espresse in micron; le dimensioni della maglia variano dai 220 micron ai 38 micron. Questo genere di telai nasce per l'industria serigrafica ma oggi diverse aziende del settore della cannabis ne producono modelli specifici. La marijuana da utilizzare per l'estrazione deve essere ricca di resina, disidratata ma non molto secca, in questo modo i tricomi ghiandolari si staccano più facilmente senza contaminare l'estrazione con materiale vegetale troppo secco. Se avete delle piante di marijuana recentemente raccolte ma ancora da trimmare sono la soluzione migliore. Di seguito troverete una lista di tutto l'occorrente: ȏ 'U\ 6LIW VFUHHQ PLFURQ ȏ JUDPPL GL PDULMXDQD ȏ ODVWUD GL SOH[LJODVV ȏ WDYROR GD ODYRUR ȏ VSDWROD R VFKHGH WHOHIRQLFKH ȏ SHQQHOOR ȏ FDUWD IRUQR ȏ DOFRRO ȏ IRUELFL GL SUHFLVLRQH

La quantità di marijuana è indicativa, per il nostro esperimento abbiamo utilizzato la quantità su indicata. È possibile lavorare anche con gli scarti della pelatura delle cime. La resa e la qualità dell'estrazione dipendono dalla qualità della materia prima utilizzata. Le dimensioni del tavolo e della lastra di plexiglass devono essere proporzionali alla grandezza dei Dry Sift screen. Vediamo passo per passo come procedere: 1. posizionare la lastra di plexiglass sul tavolo 2. pulire con alcool la lastra di plexiglass 3. posizionare i Dry Sift screen sulla lastra di plexiglass in modo che i lati combaciano 4. i Dry Sift screen vanno incolonnati in ordine crescente, più in basso lo screen da 73 micron, poi quello da 180 e infine quello da 220 micron 5. spargere la marijuana sullo screen superiore da 220 micron 6. nel nostro caso i fiori di marijuana erano ancora da pelare perciò abbiamo eseguito le operazioni di pulizia dei fiori usando lo screen come base 7. con la spatola o con la scheda smuovere i fiori per tutta la superficie dello screen 8. battere delicatamente con le mani la superficie dello screen in modo da agevolare la caduta della resina 9. raccogliere la marijuana dalla superficie del Dry Sift screen e conservala 10. rimuovere lo screen da 220 micron dalla colonna 11. la superficie del Dry Sift screen da 180 micron si presenta piena di resina 12. con la spatola muovere delicatamente la resina da un lato all'altro per filtrarla dalla materia vegetale residua 13. sono sufficienti 1-2 minuti per filtrare i tricomi ghiandolari di dimensioni inferiori a 180 micron 14. quando la separazione è completa raccogliere la resina mista a residui vegetali rimasta sullo screen e conservarla nella carta forno 15. rimuovere lo screen da 180 micron

16. ripetere l'operazione con la resina depositatasi sullo screen da 73 micron 17. con una scheda muovere delicatamente la resina da un lato all'altro dello screen 18. in pochi minuti il Dry Sift Hash completamente filtrato è pronto A questo punto è possibile raccogliere la resina dalla superficie dello screen da 73 micron e conservarla oppure proseguire con ulteriore miglioramento attraverso la "static tech".

STATIC TECH La static tech è un metodo di separazione della resina attraverso il quale si possono ottenere concentrati fino al 99% di purezza. Questa tecnica sfrutta la carica elettrostati-

che si possono impiegare sono vari, nel nostro caso utilizziamo della carta forno avvolta intorno alla custodia di un DVD, ma anche un guanto di lattice gonfiato come un palloncino risulta essere efficace. Vediamo come procedere: 1. avvolgere un foglio di carta forno intorno alla custodia di un DVD in maniera tale che sia aderente 2. utilizzare la custodia come una spatola per muovere la resina da un lato all'altro dello screen da 73 micron 3. la resina va mossa delicatamente in una sola direzione in piccole quantità 4. durante il movimento la resina si separa su i due lati opposti della custodia, la parte di scarto rimane sul lato a contatto con la superficie dello screen e i tricomi ghiandolari si accumulano sul lato superiore separandosi grazie alla carica elettrostatica posseduta dalla carta forno 5. i tricomi ghiandolari separati vanno raccolti ogni volta che compiamo il movimento della resina da un lato all'altro dello screen 6. con un pennellino spolverare il lato della custodia dove si accumulano i tricomi su un foglio di carta forno per una successiva conservazione 7. ripetere l'operazione di movimento della resina più volte per cercare di catturare quanti più cristalli possibile 8. raccogliere e conservare la resina rimasta sulla superficie dello screen da 73 micron 9. rimuovere lo screen da 73 micron da sopra il tavolo 10. raccogliere la resina depositatasi sulla lastra di plexiglass Il risultato finale è un full melt hash al 99% di purezza, formato da soli tricomi ghiandolari di grandi dimensioni. Questo genere di concentrato è molto sensibile alle temperature perciò è consigliato conservalo

5HVLQD GHSRVLWDWD VXOOR VFUHHQ GD ΊΆ PLFURQ

ca di alcuni materiali per separare i tricomi ghiandolari dalle parti vegetali che contaminano il concentrato. Eseguire questa estrazione è relativamente facile, i materiali con carica elettrostatica

in frigo in un contenitore ermetico. Il resto delle resine raccolte rappresentano qualità inferiori, ma sempre buone da consumare. (QMR\ \RXU KDVK


Nuovo

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BELPAESE di Giovanna Dark

IL MOSTRO CHE SI VUOLE IGNORARE

La relazione annuale del dipartimento delle Politiche antidroga e i numeri del paradosso italiano Lo scorso 6 dicembre il governo "Conte 2" ha presentato in Parlamento la relazione annuale sulle tossicodipendenze che il governo "Conte 1" avrebbe dovuto depositare, ai sensi di legge - quella sulle droghe, che quest'anno compie 30 anni tondi - entro il 30 giugno 2019. Se da un lato ci siamo liberati del leghista Lorenzo Fontana, dall'altro non c'è molto da gioire su quanto arriva dal Dipartimento delle Politiche Antidroga: i dati raccolti per l'anno 2018 sono lo specchio di un'Italia in cui la percezione delle cose è assolutamente distorta, a partire dalle priorità. Quello che ha fatto notizia e che ha indubbiamente allarmato è l'aumento delle morti per droga: nel 2018 i decessi legati al consumo di stupefacenti sono stati 334, il 12,8% in più rispetto ai 296 dell'anno precedente, con una quota particolarmente rilevante (+92%) tra le donne over 40. L'infografica che apre la relazione di quasi 300 pagine, disponibile sul sito ZZZ SROLWLFKHDQWLGURJD JRY LW, mostra

infatti un incremento significativo (+14,2%) di donne che si rivolgono a percorsi di disintossicazione. In quella stessa infografica - che potete trovare a corredo di questo articolo - sono evidenziati tutti i paradossi della questione "droghe" in Italia. Partiamo dai numeri. Nonostante l'eroina sia chiaramente la droga più dannosa, prima per ricoveri (21% del totale) e decessi (46,1%), le forze dell'ordine hanno preferito concentrarsi sui sequestri di piante di cannabis razziandone più di mezzo milione - e dell'hashish magrebino che, complice probabilmente il senso di Salvini per i migranti, rappresenta il 63,7% dei sequestri totali per il 2018. E mentre il dito del ministero dell'Interno puntava sulle droghe leggere, nessuno guardava l'inquietante avanzata di quelle pesanti. Il monitoraggio della diffusione di oppiacei riportato dal DPA indica un mercato in crescita esponenziale. Nel corso del 2018 si è registrato il 28% in più di ricoveri e il 6% in più di

decessi correlati all'uso di oppiacei. A confermare queste importanti modifiche nel mercato, oltre all'aumento della purezza della sostanza c'è anche l'aumento del prezzo medio di spaccio e delle denunce per associazione finalizzata al traffico, raddoppiate in un anno. L'aumento della disponibilità di eroina è accompagnato anche dall'aumento di giovanissimi che l'hanno provata: gli studenti 15-19enni che hanno utilizzato eroina almeno una volta nella vita sono passati dall'1,1% del 2017 all'1,5%. Il rapporto sottolinea, inoltre, un incremento della prevalenza stimata degli utilizzatori ad alto rischio nella popolazione generale 15-64 anni con un tasso che, dal 2013 al 2017, passa da 4 a 6 soggetti ogni mille residenti. Numeri che dovrebbero fare paura, soprattutto quelli relativi ai giovanissimi. Ma in Italia, l'attenzione e soprattutto lo zelo delle forze dell'ordine, rimangono focalizzati sulla cannabis. Se i sequestri di eroina rappresentano un misero 0,8% delle operazioni antidroga, per la cannabis suona tutt'altra musica: il

58% delle operazioni antidroga, il 96% dei quantitativi sequestrati, l'80% delle segnalazioni amministrative e il 48% delle denunce riguardano i cannabinoidi (marijuana, hashish e piante di cannabis). Forse anche grazie a questa indubbie e massiccia repressione, nel corso degli ultimi 10 anni risultano diminuiti i giovani che hanno iniziato ad utilizzare la sostanza prima dei 13 anni, passando dal 5% degli anni 2009-2011 all'attuale 3%. Ora, se la matematica non è un'opinione, parte di questo 2% di teenager che ha rinunciato alla cannabis rientra giocoforza in quello 0,4% che si è rivolto all'eroina. E fa davvero rabbia vedere che a snocciolare questi dati è quello stesso DPA che si propone di fare prevenzione ed educare i più giovani: in quasi due lustri di martellante propaganda sui mali della cannabis, questi sono i risultati. Dov'è finita l'attenzione alla droga che si è portata nella tomba parte della generazione dei nostri padri? Quella che tutt'ora ha un costo più alto in termini di gestione sanitaria e sociale? Perché si è smesso di parlare di eroina? Forse perché anche la guerra alle droghe è una questione squisitamente - o schifosamente - politica. Se è vero che l'eroina è sempre stata un tabù nel discorso pubblico, la cannabis è diventata invece decisamente più "mainstream" ed è stato facile per la politica - specialmente quella più a destra - trovare in essa l'ennesimo "altro", l'ennesimo "loro" da cui differenziarsi. Quello del fu Giovanardi e dei suoi seguaci, fino al non compianto Fontana, non è stato altro che uno sfoggio di benaltrismo tafazziano: per braccare la cannabis hanno dimenticato il mostro ben più pericoloso che "si annida nelle strade". Perché di eroina sono ancora piene le piazze, di eroina ancora si muore. E lo si fa di più rispetto agli anni passati. Sarà forse l'ora che il Dipartimento per le Politiche Antidroga - e la politica tutta - rivaluti a fondo le proprie priorità quando si tratta di "lotta alle dipendenze".

6LQWHVL LQIRJUDILFD GHO UDSSRUWR VXOOH WRVVLFRGLSHQGHQ]H ΅΃΄Ό )RQWH www.politicheantidroga.gov.it


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STRAIN REPORT

Auto Colorado Cookies

Report sulla coltivazione di Dutch Passion

Coltivo e mi godo la cannabis da molto tempo, ho coltivato molte varietà e mi piace sempre provare qualcosa di nuovo in ogni coltura. È raro per me coltivare una varietà più di una volta. Tuttavia, alcune varietà sono semplicemente troppo buone per non averle e Di MACKY - Percygrowroom.com l’Auto Colorado Cookies di Dutch Passion è una di queste. Così semplice da coltivare e con un prodotto finale incredibile e gustoso, l’Auto Colorado Cookies non è soltanto una delle mie varietà preferite di Dutch Passion, è anche una delle mie varietà preferite di cannabis di sempre. L’Auto Colorado Cookies è un ibrido a predominanza Indica che viene incrociato dalla Girl Scout Cookies e dalla Auto Blueberry. Se avete provato una di queste 2 varietà, anche solo leggendo questo dovreste andare direttamente sul sito web di Dutch Passion per ordinarne un po’. Questa varietà è davvero un piacere da coltivare e può essere raccolta a sole 11 settimane dalla germinazione. Se state cercando varietà autofiorenti da coltivare, allora provate l’Auto Colorado Cookies.

meglio è. Le piante dovrebbero essere poste sotto fonti di luce da almeno 100 w per pianta durante la fase vegetativa. All'ACC non piace molto eccessivo nutrimento. Si può facilmente esagerare. Tenete sotto controllo la pianta per capire ciò di cui ha bisogno e aumentate la quantità somministrata man mano che la pianta cresce. Tenete sempre il nutrimento a un livello ridotto, a meno che non vi sembra che la pianta abbia fame. Dopo 4-5 settimane, vedrete che i fiori iniziano a formarsi. È a questo puto che inizia la fase di fioritura.

il raccolto. L’odore pungente delle cime è dolce e fruttato. Personalmente, preferisco personale lasciare crescere un po’ più a lungo questa varietà. Seguendo il consiglio di Dutch Passion, ho lasciato crescere una delle mie Auto Colorado Cookies per 100 giorni, al fine di effettuare una prova, e al fumarla l’esperienza è stata incredibile. Vi consiglierei di provare la stessa cosa. Ma il prodotto è comunque di qualità con 11-12 settimane. Il momento di raccogliere dipende da voi, ma assicuratevi che i tricomi siano lattigi-

Risultato finale

Guida alla coltivazione dell’Auto Colorado Cookies Germinazione Le Auto Colorado Cookies hanno sempre una germinazione rapida. Immergo i semi per poche ore in acqua e poi li pianto direttamente nel substrato (Cocco). Nel giro di 2-3 giorni, fa già capolino il germoglio. Li tengo poi sotto fonti t5 da 50w per alcuni giorni, a volte una settimana, fino a quando non si vedono le vere prime foglie e le pianticelle riescono a gestire più luce. Alcuni coltivatori di autofiorenti piantano i semi nel vaso finale e non travasano, ritenendo che agire in questo modo aumenta la resa finale. Secondo me si tratta di una leggenda e l'ho provato. Pianto la ACC in vaso piccolo, con un volume massimo di 0,5 litri. Una volta che le radici sono abbastanza grandi, trapianto nel vaso finale. Dipende da voi, ma non ci sono rischi nel travasare una volta, a condizione che lo si faccia nel modo corretto e si mantenga lo stress al minimo.

Fase vegetativa La fase vegetativa dell’Auto Colorado Cookies dura solamente 3-4 settimane circa. All’inizio la crescita è lenta al di sopra del terreno, ma al di sotto della superficie si sviluppano molte radici. Dopo circa 3 settimane, le piante inizieranno a svilupparsi copiosamente e più luce si somministra da questo momento in poi,

estratti e oli. Lo spesso strato di cristalli è incredibile e può effettivamente essere raschiato dalle punte delle foglie. Dopo 5 giorni, le cime più piccole saranno essiccate e le cime più grandi dovrebbero essere pronte fra una settimana e 10 giorni. A questo punto la Cookies è pronta e se lo desiderate potete fumarla. Tuttavia, curare le cime per almeno una settimana farà davvero emergere il sapore dolce e fruttato.

Fioritura

Quando i fiori iniziano a formarsi, si dovrebbe passare a un nutrimento per “fioritura”. Si dovrebbe ridurre la quantità di azoto che viene somministrata alla pianta e aumentare la quantità di potassio e fosforo. Un’eccessiva quantità di azoto durante la fioritura porterà le cime a essere ariose (meno dense). Con la giusta alimentazione, si formeranno le grandi cime dense tipiche dell’Auto Colorado Cookies. Ridurre l’azoto all’inizio della fioritura contribuirà alla formazione di queste belle cime dense e oleose. Dal canto mio, coltivo le autofiorenti con un fotoperiodo di 18/6 per l’intera coltura. Tuttavia, non c'è motivo per cui non possiate coltivare l’ACC sotto 24 ore di luce. Le cime diventano grandi in poco tempo ed è una delle poche varietà in cui si nota che la pianta prende peso giorno dopo giorno. Dopo 6-7 settimane, vedrete come i tricomi sono lattiginosi, i pistilli diventano di colore bruno e la pianta è pronta per

nosi almeno al 90% prima del raccolto per ottenere i migliori risultati e fare in modo che le cime esprimano le giuste caratteristiche dell’effetto dell’Auto Colorado Cookies.

Raccolto Quando siete soddisfatti perché secondo voi la pianta è matura e pronta per il taglio, tutto ciò che dovete fare è raccogliere. Questa varietà crescerà formando lunghe cime dense, quindi è facile staccare un intero ramo dalla pianta e appenderlo. Con un sostegno e uno sfoltimento corretti all'inizio della coltura, otterrete un buon numero di rami con enormi cime dense. Raccoglietele uno per uno e appendeteli nella vostra stanza di essiccatura.

Essiccatura Man mano che procede l’essiccatura delle cime, noterete ancora di più lo strato spesso di resina e olii prodotto. È molto appiccicoso ed è perfetto per produrre

La resa che ottengo dall’Auto Colorado Cookies varia a seconda della luce che utilizzo per farla crescere. Ho scoperto che ottengo cime più ricoperte di resina sotto fonti LED, ma la resa è migliore sotto le fonti HPS, il che è standard per qualsiasi varietà. A prescindere comunque da come l’abbia coltivata, l’Auto Colorado Cookies non mi ha mai deluso. Ha sempre una buona resa e cime di standard molto elevato una volta giunta alla fine del suo percorso. Il sapore finale è intenso, fruttato, dolce, ma contiene una leggera miscela di tutti i sapori. Con il suo profondo effetto rilassante tipico dell’Indica, è gradevole da fumare di giorno per i più navigati e dovrebbe invece essere consumata in quantità minore da chi non fuma spesso. La quantità di cristalli su cime e foglie è sorprendente e se cercate un’autofiorente con cui produrre prodotti commestibili, non smetterei mai di consigliarvi l’Auto Colorado Cookies. Anche le parti vegetali rimanenti dopo il raccolto possono essere utilizzate per produrre una buona quantità di estratto.

Seguite la mia coltivazione Se volte vedere l’Auto Colorado Cookies mentre cresce, date un’occhiata al diario di coltivazione che pubblicherò presto su percysgrowroom.com. Inizierò una coltura sponsorizzata con Invisible Sun LED e coltiverò 2 Auto Colorado Cookies, con Canna Nutrients. Se desiderate unirvi a me e coltivare alcune delle vostre Auto Colorado Cookies, mandatemi un messaggio nel forum dei coltivatori di cannabis della Percy Grow Room. Possiamo consigliarvi passo dopo passo come portare avanti la coltivazione per ottenere il miglior raccolto possibile.


m om o c .c s. ds d e ee e s ss es e o zo p.z o sh

YOUR MEDICAL CANNABIS SEEDS


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COLTIVA CON JORGE CERVANTES

Di Jorge Cervantes jorge@marijuanagrowing.com

e la lavorazione del raccolto su 500 m2 è un po’ diversa rispetto a coltivare alcune piante pregiate in cortile o nel seminterrato.

CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI CBD – LA REALTÀ È UNO SBALLO! Di recente, in un viaggio di ritorno nello Stato in cui sono nato, l’Oregon, negli Stati Uniti, ho ripreso contatto con un vecchio amico della mia città natale. Steve è un coltivatore da tutta la vita, come me. Insieme all’amore per le piante e per la natura nutriamo una profonda ammirazione per la conoscenza, la scienza e l’intelletto. Oltre a questi aspetti, condividiamo il disprezzo per l’ignoranza, le bugie e l’autorità immeritata. Queste caratteristiche ci uniscono nella nostra amicizia, tuttavia, queste stesse caratteristiche ci hanno posti in contrasto con la società nella maggior parte dei casi. Quelli di voi che condividono questi valori da pecora nera sicuramente sanno di cosa sto parlando. Cosa hanno a che fare questi aspetti personali con la cannabis? Ebbene, è piuttosto semplice, questi sono alcuni dei motivi per cui coltiviamo cannabis. Adoriamo la cannabis e la società ha sbagliato per la maggior parte di un secolo. Il divieto della cannabis è condizionato da ignoranza e bugie che danno autorità immeritata a coloro che diffondono questa follia e inganno. Detto questo, decenni fa Steve ha lasciato il suo lavoro come ingegnere high-tech per coltivare la sua passione,

pubblico per nascondere la mia identità e ho cambiato il mio nome per evitare la prigione. Come molti di voi, siamo stati definiti pazzi, perdenti, strani, asociali e persino criminali per il fatto di essere coltivatori e di amare il regno vegetale. Questa decisione ci ha resi più forti. Le battaglie sono state vinte e perse, ma le cicatrici dimostrano che ne è valsa la pena ogni volta che mi guardo allo specchio e sorrido con orgoglio. Quest’anno Steve ha piantato mezzo ettaro di cannabis ad alto contenuto di CBD nella sua azienda agricola, che si trova nella Willamette Valley, in Oregon. La germinazione di 1.500 semi convenzionali (maschi e femmine) e la semina, il rouging dei maschi, la raccolta

il giardinaggio e l’agricoltura. Coltiva commercialmente ortaggi, fiori e cannabis nella sua azienda agricola di 9 ettari in Oregon. Sono andato contro i desideri della mia famiglia e della società per dedicare la mia carriera professionale alla cannabis. Come sappiamo, la maggior parte di voi per esperienza personale, intraprendere questa strada riempie la vita di prove e tribolazioni… un percorso difficile da zappare. Per 15 anni ho indossato un travestimento in

Jerry Norton, un buon amico, ha fornito a Steve abbastanza semi di cannabis Cherry Wine per coltivare mezzo ettaro. Jerry è co-fondatore della Oregon Industrial Hemp Farmers Association. In un recente incontro, Jerry mi ha detto che all’Associazione aderiscono 1.500 coltivatori registrati (cannabis ad alto contenuto di CBD) che hanno coltivato 22.700 ettari nel 2019. Jerry è cresciuto coltivando semi di erba nella Willamette Valley. Affronta la coltivazione di cannabis come un contadino che coltiva e lavora centinaia di ettari di cannabis e non come un hobby. Ha una formazione universitaria in agricoltura con mezzo secolo di esperienza pratica nel settore. Jerry è uno dei promotori del Global Hemp Innovation Center presso la Oregon State University, a Corvallis, in Oregon, nel cuore della Willamette Valley. Il Centro ha 14 ricercatori a tempo pieno, tutti formati in scienze agrarie. Steve ha fatto germinare i semi di Cherry Wine con risultati deludenti. Il tasso di germinazione è stato inferiore al 70% e molte delle pianticelle erano deboli e poco vigorose. Le pianticelle rimanenti erano forti e sane. Attualmente i ricercatori dell’Oregon State Global Hemp Innovation Center stanno lavorando instancabilmente per sviluppare forti varietà di cannabis ad alto contenuto di CBD che supereranno i limiti individuati nei semi di Cherry Wine. Diverse altre società private stanno sviluppando semi ad alto contenuto di CBD per l’agricoltura. Molte di queste nuove varietà saranno disponibili nel 2020. La Cherry Wine è la varietà ad alto contenuto di CBD più diffusa disponibile negli Stati Uniti. Il THC è geneticamente stabile e si garantisce che rientri nel limite legale dello 0,3 percento. Tuttavia, il contenuto di CBD dipende da fattori culturali - terreno, apporto di nutrienti, acqua, luce del sole, ecc. - e dal momento di raccolta. La maggior parte del CBD si trova nelle cime. Il picco della produzione e del contenuto di CBD si verifica circa due settimane prima che la produzione di THC raggiunga il suo massimo. Le piante ad alto contenuto di CBD vengono raccolte in genere due settimane prima delle piante ad alto contenuto di THC. Steve mi chiamava nel cuore della notte nel periodo che precedeva il raccolto. Alle 3:00 di notte camminava all’aperto indossando guanti, un cappotto pesante e un cappello guardando un termometro che segnava circa 0 gradi centigradi. Naturalmente, era mezzogiorno nella soleggiata Spagna in cui mi trovavo.


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Tutta la sua coltivazione di cannabis era sull’orlo della morte improvvisa. Le temperature di congelamento hanno fatto esplodere le cellule all'interno di piante <soft> che non sono in grado di resistere al freddo. Molte notti <accendeva il cannone>. Si tratta del nome che ha dato allo sprinkler a impatto singolo che eroga un enorme flusso/spruzzo d’acqua per ghiacciare il suo mezzo ettaro di canapa ad alto contenuto di CBD. Le colture ghiacciate sono uno dei modi utilizzati dagli agricoltori per salvare le colture dalla morte certa derivante dal congelamento. Uno spruzzo d’acqua copre il raccolto. Quando la temperatura scende al di sotto dello zero e oltre, si forma uno strato di ghiaccio sul fogliame per proteggere le piante da eventuali danni gravi. La temperatura del fogliame, che è racchiuso nel ghiaccio, non scenderà al di sotto degli 0 gradi centigradi. E poi dicono che bisogna tenere l’acqua lontana dalle piante di cannabis in fioritura! Oltre al clima inclemente, lo Stato dell’Oregon costringe i coltivatori di cannabis ad alto contenuto di CBD a divincolarsi attraverso molti cavilli legali. E il 31 ottobre 2019, il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha stabilito le norme transitorie per il Farm Bill 2018 (sulla Cannabis). ȏ I test devono essere eseguiti 15 giorni prima del completamento del raccolto ȏ Il THC totale (ovvero THC + (THCA * ,0877)) deve essere pari o inferiore allo 0,3 percento ȏ Solo 6 cm di parte terminale del fiore tagliato da ogni pianta campionata ȏ Entra in vigore immediatamente per gli Stati del programma non pilota

ȏ Gli Stati pilota devono effettuare la transizione entro il 31 ottobre 2020 Attendo con ansia ulteriori norme e regolamenti man mano che la cannabis diventa legale in tutto il mondo. Sono finiti i tempi dei <selezionatori> di cannabis egoisti che proclamavano pazze teorie infondate sulla loro genetica. Sono

finiti i giorni in cui ci si può nascondere all’ombra dell’ignoranza. Sono finiti i giorni del selezionatore che parla più a gran voce e in modo più vincente. Sono finiti i giorni delle cazzate pure e semplici. Steve lo ha detto proprio bene: “Ogni volta che non faccio attenzione alla realtà, mi dà un calcio nelle palle”.

Jorge Cervantes è l’autore della Cannabis Encyclopedia (596 pagine, oltre 2.000 immagini a colori, in formato A4) e di Marijuana Horticulture (ossia la Bibbia). Entrambi sono disponibili in vendita su Amazon a livello internazionale. Contattate Jorge su ZZZ PDULMXDQDJURZLQJ FRP.


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COLTIVA CON ED ROSENTHAL

3.

VALUTAZIONE DELLE VARIETÀ Alcuni rappresentanti della commissione che ha effettuato i test riuniti a un incontro di sicurezza. Da sinistra a destra: Milos, cultore esperto, Eugene Gardener, coltivatore di cannabis, Ellen Holland, Redattore Senior, Cannabis Now, Sophia, NewBridge Consortium, Michael, Garden House Farms

James Loud, proprietario e selezionatore di Loud Seeds aveva un gruppo di nuove varietà che voleva testare utilizzando un focus group di intenditori che conosceva. Avevamo parlato degli stili di giudizio in occasione di alcune gare. Abbiamo deciso che, a differenza della maggior parte delle valutazioni, non avremmo ricompreso

Abbiamo spiegato il metodo di valutazione: ogni canna avrebbe fatto un giro del tavolo. L'idea non era vedere quanti tiri ci sarebbero voluti per raggiungere un certo effetto, ma verificare che effetto avrebbe fatto a ogni turno. Abbiamo pensato che questo avrebbe anche aumentato il burn-out: quando tutto si fonde in un mix vorticoso di stile caleidoscopico di onde di cannabinoidi e terpeni che s’infrangono sulle coste della nostra coscienza. Dopo poco tempo dall’inizio del test, mi sono reso conto che la nostra teoria aveva bisogno di qualche adeguamento, ma era troppo tardi per questo giro. Il motivo? La persona che cominciava con il test avrebbe provato la miscela completa di cannabinoidi e terpeni che la natura ha prodotto e che James aveva essiccato e curato. La persona seguente - non così tanto. Per la terza persona sarebbe stato sostanzialmente diverso. La soluzione, anche se non più applicabile per questo test, era un single hitter pipe. Ogni persona avrebbe provato l’effetto completo.

Official Event Stash Bag con due delle prerollate a mano di James confezionate e in attesa di distruzione parziale la “qualità delle cime” o l’odore, perché eravamo interessati soprattutto agli effetti e, secondariamente, a gusto/ fragranza/odore. Per fare in modo che i membri della giuria non fossero influenzati da tali fattori, Loud ha prerollato 20 canne, una per ogni varietà.

Abbiamo esaminato tutte e 20 le varietà. La concorrenza è forte e implicita. Queste varietà nel test non erano solo “in competizione” tra di loro, ma anche con l’ambiente della marijuana della Bay Area. I risultati del test? 1. 2.

Si sono divertiti tutti. È difficile giudicare 20 varietà in 150 minuti - 7,5 minuti a varietà.

4.

5. 6. 7.

Mi chiedo: se avessimo riproposto la stessa varietà due volte, una volta verso l’inizio della prova e di nuovo verso la fine, la cima avrebbe ottenuto la stessa valutazione? La cura influisce sul processo di valutazione. Alcune canne avevano un sapore molto terroso. Ho il sospetto che sia dovuto all’azione batterica che si verifica durante il processo di cura, perché un’umidità elevata o eccessiva ha permesso la proliferazione dei microrganismi. Non c’è stato un vero e proprio vincitore. I commenti sono stati espressi soprattutto sulle qualità specifiche delle varietà. La mia preferita è stata la White Tahoe Cookies. Le due preferite di James sono state la OG Kush Story e la Zkittlez. Il campione più sorprendente a essere stato testato è stato Green Crack, che è considerato una varietà top shelf nella maggior parte dei circoli. Si è distinto dalle altre varietà e tre delle dieci persone presenti lo hanno ritenuto il migliore.





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COLTIVA CON RICH HAMILTON Di Rich Hamilton

AVVENTO DELLE PRE-ROLLATE Mentre il settore della cannabis continua a svilupparsi e la legalizzazione si sta facendo strada in tutto il mondo, ha visto un effetto positivo in numerose aree del settore, ivi incluse le vendite di pre-rollate. Se negli ultimi tempi siete stati in qualche coffee shop europeo, avrete notato che il numero di pre-rollate nel menu è aumentato. Inoltre, i recenti dati analitici raccolti negli ultimi anni dimostrano come i rivenditori negli Stati legali di Colorado, Washington e Oregon abbiano venduto pre-rollate per un valore che supera i 158 milioni di dollari in un periodo di 12 mesi. Gran parte dei nuovi consumatori è entrata nel mercato della cannabis e molte di queste persone non riescono e, onestamente, non hanno bisogno d’imparare a rollare una canna grazie alle pre-rollate e ad altre tecnologie di rollaggio che si sono diffuse sempre più e hanno reso la cannabis molto più accessibile. Se si osserva la cannabis rispetto al tabacco, si può notare come e perché il mercato stia crescendo. Il tabacco originariamente e per molto tempo è stato venduto come prodotto sfuso, che si poteva fumare usando una pipa o rollando le proprie sigarette. Il tabacco si fumava già nel IX secolo, ma fu solo dalla fine del 1800 in poi che fece la sua comparsa per la prima volta la sigaretta dritta, prodotta in serie, quella che conosciamo oggi, e con questa decollò il “boom” del fumo. Perché? Perché si rivelò subito molto più comoda. Mentre c’erano (e ci sono ancora) persone che preferiscono rollare le proprie sigarette usando il tabacco, non è passato molto tempo prima che la comodità delle sigarette pre-rollate ha portato questo mercato a diventare uno dei maggiori al mondo, quindi è fattibile immaginare che le pre-rollate di cannabis vadano nella stessa direzione.

Le pre-rollate, per definizione, sono canne di cannabis che sono state preparate in anticipo per poter essere acquistate e fumate subito. Le pre-rollate consentono di provare 1 o più varietà prima d’impegnarsi ad acquistarne una quantità maggiore. È possibile acquistare canne singole o confezioni da 5-10 pezzi e un numero sempre maggiore di aziende inizia a distribuire e vendere marchi di pre-rollate prodotte in serie in tutto il Paese. Sarebbe come entrare in un punto

vendita ovunque e poter acquistare la propria marca preferita di sigarette. Anche i consumatori esperti di cannabis possono godersi i vantaggi delle pre-rollate, in quanto sono discrete e più facili da trasportare rispetto al kit di rollaggio, le cartine, il tabacco, ecc. Le pre-rollate sono un ottimo modo affinché dispensari e grandi coltivatori e distributori possano sfruttare al massimo

le loro scorte, poiché dopotutto sono un business. All’acquistare un fiore (bocciolo di cannabis) da un dispensario, un bar per fumatori o altri, tutti (incluso me) vogliono il migliore per il denaro speso. Il che è fantastico, è così che dovrebbe essere. Ma le persone sono meno propense a desiderare pezzi di fiori più piccoli, spezzati e meno interessanti. Proprio come con la frutta e la verdura, le persone tendono a non voler acquistare carote o patate deformi, preferiscono infatti un

aspetto e dimensioni uniformi. Ciò non significa che ci sia qualcosa di sbagliato nella qualità o nel gusto dei prodotti, è solo che il mondo di oggi si basa principalmente su valori estetici. Fortunatamente, comunque sia, la prerollata diventa la soluzione etica perfetta per disporre di queste quantità di fiori meno interessanti. Questo significa che non ci sono sprechi di questo prezioso prodotto e che il consumatore riceve

ancora un prodotto di qualità. Alcuni sostengono che la qualità della prerollata può essere bassa poiché alcuni dispensari utilizzano la qualità più bassa degli avanzi e miscelano varietà diverse in una pre-rollata. Anche se questo può capitare, ci sono vari modi per assicurarsi di ricevere un prodotto di qualità. Insistete per avere una pre-rollata che contenga solo una varietà o provate uno dei marchi commerciali emergenti, che si concentrano completamente su questo prodotto e che usano quindi una qualità del fiore più elevata che sarà uniforme a prescindere da dove venga acquistato. Questi marchi ritengono che il modello collaudato di sigarette da tabacco sarà anch’esso il futuro del mercato della cannabis e si battono tutti per essere i primi marchi ad affermarsi in questo settore. Nonostante il loro massimo impegno, alcune persone non riescono proprio a rollare una buona canna! Per rollare una bella bestia ci vuole abilità, probabilmente è una forma d'arte. Conosco un sacco di persone che non sanno rollare bene, persone che fumano da anni, alcuni addirittura da decenni; e rollano ancora ramoscelli sfilacciati. Una canna sbrindellata che somiglia più a una mini versione della bacchetta di Harry Potter che a qualcosa che mi vorrei fumare! Ho un amico che usa un tappetino di bambù e non riesce ancora a farlo bene! Potreste aver appena accettato che, a meno che non abbiate effettivamente la bacchetta di Harry Potter, non migliorerete mai e non vi fumerete mai una buona canna, indipendentemente che sia da soli, ma questo funzionerà comunque in una situazione di gruppo e potreste essere un po’ paranoici pensando che il vostro miglior sforzo non basti. In questi casi, la pre-rollata può diventare la vostra miglio-


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re amica, è pronta da fumare e contiene la quantità perfetta di cannabis. Naturalmente ci sono altri motivi per cui le persone non riescono a rollare, come le condizioni mediche che incidono sulla destrezza e sul movimento delle mani, come l'artrite. L’artrite è una condizione che la cannabis medica può aiutare notevolmente a livello di gestione del dolore. Fra le altre condizioni che compromettono la stabilità e il movimento delle mani figurano SM, Parkinson e tremore essenziale. Potrebbe anche accadere che diverse condizioni che influenzano il

visus o causano scarsa vista potrebbero impedirvi di rollare le vostre canne, nel qual caso, ancora una volta, le pre-rollate sono un’ottima soluzione. Le pre-rollate sono anche ottime per il mercato del “turista fumatore”, perfette per immergere un dito nel mondo della cannabis. Laddove la cannabis è legale (soprattutto a livello ricreativo) c’è una grande tendenza dei fumatori di passare le vacanze e in questi luoghi, entrare in un coffee shop o in un dispensario e acquistare un pacchetto di pre-rollate come se si stessero com-

prando delle sigarette è una prospettiva molto allettante. Conoscere il dosaggio di ciò che si sta fumando è molto importante. Fumare cannabis ha effetti molto rapidi sull’organismo e relativamente parlando, gli effetti “di sballo” hanno vita breve, raggiungendo il loro picco entro i primi 10 minuti ed esaurendosi gradualmente nel corso dell'ora successiva. Le prerollate sono quindi un ottimo modo per stimolare se stessi e conoscere i propri limiti e se le cose iniziano ad andare male, ci si può fermare in modo tale che gli effetti comincino a svanire. Le persone hanno tolleranze diverse ed è quindi molto importante trovare il proprio “luogo felice” personale con la cannabis, che sia per motivi ricreativi o medici, e poi attenersi ad esso, aumentando gradualmente il dosaggio solo quando si sviluppa la tolleranza, il che avverrà con un consumo regolare. In genere una pre-rollata contiene 1 grammo di cime. Possono differire lievemente, ma normalmente le pre-rollate riportano la varietà usata e la quantità di cannabis contenuta in ogni canna. Le pre-rollate tendono a contenere una sola varietà: Train Wreck, Jack Herer e così via. Per dirla in modo chiaro, si sanno esattamente varietà e quantità contenute in ogni canna. Se non si conosce la cannabis e non si sa a quale varietà dedicarsi, conviene prima fare qualche ricerca online o chiedere semplicemente ai gestori del dispensario o del bar, perché sono tutti estremamente competenti e disponibili. Il che mi porta al prossimo punto... Comprare erba su internet. Dove vivo normalmente ci sono ondate di 3 a volte 4 varietà diverse di erba in qualsiasi momento. Ho perso il conto del numero di volte in cui ho visto una bella varietà esotica su internet e ho pensato “accidenti, voglio provarla”. Soluzione perfetta? Le pre-rollate.

Man mano che il mercato delle pre-rollate cresce, aumenta anche la scelta, con una soluzione per tutti, dalle pre-rollate standard king size che costano da $ 5 a $ 10 ciascuna, fino a $ 50- $ 60 per un pacchetto di cinque proposto dalle aziende che vendono all'ingrosso e dedicano alla produzione di canne. Si possono acquistare altri articoli di lusso a $ 20 o più, come un unico mostro sbriciolato frantumato di Kief. Si possono anche acquistare blunt pre-rollati se è questo il vostro genere! Questi sono un po’ più costosi delle canne (circa $ 15 ciascuno). Le pre-rollate stanno davvero diventando il prodotto di lusso del mercato della cannabis, tanto che le aziende e persino alcune celebrità si mettono in coda per capitalizzare e offrire un nuovo e personale tocco a questa classica forma di esperienza con la cannabis. Ovviamente, se lo desiderate, potete creare i vostri coni pre-rollati per comodità o per gestire i livelli di dosaggio. Si possono comprare coni vuoti che poi si vanno a riempire. È disponibile un’ampia gamma di strumenti per farlo, sia a livello manuale per riempire 12-24 coni, fino a una base shaker professionale (venduta al dettaglio a circa $ 5000) che produce 100 pre-rollate alla volta. Queste macchine, sebbene costose, sono davvero sorprendenti e vi consentono di controllare il grado di riempimento dei vostri coni con 3 impostazioni diverse! In generale, le pre-rollate sono un segno dei tempi, nonché un segno di ciò che verrà man mano che l'industria della cannabis diventerà più grande, più accettata e più aziendale. Le persone vogliono scelta, vogliono praticità, vogliono un buon rapporto qualità-prezzo e vogliono il controllo, e ritengo che questo sia un motivo importante per cui le pre-rollate stanno conquistando una fetta così grossa del mercato e per cui sempre più prodotti arrivano sugli scaffali... e non immagino proprio che tutto ciò vada presto a rallentare. Al contrario, l’ascesa delle prerollate è appena iniziata.


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LE NOSTRE DRITTE

Di MACKY

Lavare le cime dopo il raccolto per fumare più pulito

anche qui intorno ai 20°C, ma non aggiungete altro. Questo secchio verrà utilizzato per risciacquare l’acqua del primo secchio.

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Il secchio C conterrà acqua fredda. Questo è l’ultimo secchio e viene utilizzato per assicurarsi che sia stato risciacquato tutto dalle cime.

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Assicuratevi che sia tutto pronto prima di tagliare qualsiasi parte della pianta. Tagliate, lavate e poi appendete a essiccare. Più siete preparati, più sarà facile e senza stress l’operazione che andate a svolgere. Tenete tutti i secchi allineati pronti e fate in modo che l’area di essiccatura sia pulita, oltre che pronta per appendervi le cime. Una volta che siete pronti, è tempo di procedere alla raccolta! Passaggio 1: Tagliate un ramo dalla pianta Togliete un ramo dalla pianta. Cercate di no toccare le cime, quindi tagliate abbastanza gambo per poter gestire il ramo, senza maneggiare le cime stesse.

Potrebbe sembrare strano quando se ne sente parlare per la prima volta, e può sembrare spaventoso, ma lavare le cime dopo il raccolto può migliorare notevolmente la qualità del prodotto finale, soprattutto se si sono verificati problemi di parassiti o si è coltivato in un ambiente polveroso. Durante le settimane del periodo di fioritura, le piante accumulano ogni sorta di sostanze contaminanti. Possono essere polvere, sporcizia, insetti, che incideranno sul sapore e sulla qualità finali delle cime.

Per ottenere un buon prodotto pulito, si possono lavare le cime dopo il raccolto, affinché si eliminino i contaminanti dalle cime. È facile da fare e non lava via oli, cannabinoidi o terpeni. Tutti i coltivatori sono inizialmente scettici sul lavaggio delle cime, ma tutti quelli che l’hanno provato hanno giurato di non voler più raccogliere senza lavare le cime. Sostengono che la differenza è davvero enorme. Quindi, perché non provarci e vedere cosa ne pensate? Seguite questa guida e fateci sapere cosa avete fatto.

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La preparazione è importante. Assicuratevi di avere tutto ciò di cui avete bisogno, prima di raccogliere la pianta. Tagliate un ramo, potate se volete, quindi lavare la cima e appendetela nella stanza di essiccatura. Assicuratevi che la zona di essiccatura sia pulita e pronta e preparate gli strumenti necessari per lavare le cime dopo averle raccolte.

Cosa vi serve per lavare OH FLPH

Avrete bisogno di 3 contenitori, preferibilmente secchi, per metterci l’acqua. Questi contenitori devono essere abbastanza grandi da poter coprire completamente con l’acqua le cime. [IMG 1]

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Nel secchio A, avrete bisogno di acqua calda, non troppo calda. Una temperatura di 20°C circa va bene. Per ogni litro d’acqua nel contenitore, aggiungete 2 cucchiaini di lievito in polvere e 2 cucchiaini di succo di limone. Questi due agiranno insieme per contribuire a sminuzzare sporco e altri contaminanti per eliminarli dalle cime, ma non scioglieranno o spezzeranno i tricomi.

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Nel secchio B avrete solo acqua calda,

Passaggio 2: Potate le cime Se tagliate le cime mentre sono umide, conviene potarle adesso, prima di lavarle. Questo consentirà di eliminare la clorofilla che è gocciolata sulle cime dalle foglie tagliate e di rimuovere eventuali piccoli frammenti di fogliame che potrebbero essere rimasti. Se avete intenzione di potare la pianta a secco, andate al passaggio 3. Passaggio 3: Immergete nel secchio A Prendete il ramo e immergetelo completamente nell’acqua nel secchio A. Il succo di limone e il bicarbonato di sodio agiscono insieme per rimuovere sporco e detriti dalle cime. Vedrete che le particelle emergono fino alla superficie sull’acqua. Scuotete delicatamente le cime da un lato all’altro e lasciatele immerse per circa 30 secondi, agitandole costantemente nell’acqua. Siate delicati, ma più riuscite a scuotere, più agenti contaminanti potranno essere rimossi. Passaggio 4: Scrollate via l’eccesso d’acqua Dopo trenta secondi, togliete il ramo dall’acqua e scuotetelo per altri trenta secondi circa per eliminare le gocce d’acqua più grandi e qualsiasi detrito ancora attaccato alle cime. Una volta soddisfatti vedendo che la maggior parte dell’acqua è stata scrollata via, immergete di nuovo il ramo, ma questa volta nel secchio B. Passaggio 5: secchio B Ripetete i passaggi 3 e 4, ma nel secchio B. Questo serve a eliminare tutta l’acqua rimasta dal secchio A. Agitate in acqua


43 per circa 30 secondi e scuotete poi di nuovo per altri trenta secondi circa fuori dall’acqua. Eliminate tutta l’acqua possibile prima d’immergere infine il ramo in un secchio d’acqua fredda, il secchio C. Passaggio 6: secchio C Per fare in modo che tutti i contaminanti vengano rimossi dalle cime, va effettuato un risciacquo finale in acqua fredda. Avrete ormai notato l’accumulo di particelle sula superficie dell’acqua presente nei secchi A e B. La rimozione di queste particelle dalle cime darà un prodotto finale molto più pulito e gustoso, soprattutto se si sono verificati problemi con insetti o polvere nella stanza di coltivazione. Passaggio 7: Appendete a essiccare Dopo che le cime sono state lavate e tutta l’umidità in eccesso è stata tolta, bisognerebbe appendere il ramo a essiccare, con un forte flusso d’aria puntato su di esso. Accendete i ventilatori a massimo regime per circa un’ora in modo tale che le gocce d’acqua più grandi evaporino. Un buon flusso d’aria è fondamentale per tenere muffa e ascomiceti lontani dal raccolto. Quando tutte le gocce d’acqua grandi sono scomparse, diminuite la velocità dei ventilatori e mantenete un leggero flusso d’aria costante nella stanza di coltivazione.

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No, non è così. Potrebbe sembrare strano per i coltivatori indoor, ma dovete capire che le piante di cannabis coltivate all’aperto riceveranno pioggia e saranno costantemente umide. Non sono le cime bagnate ciò che provoca la formazione di muffe e marciume, bensì l’aria viziata e l’elevata umidità. Finché si mantiene un buon flusso di aria fresca verso la pianta e si mantengono i livelli di umidità al di sotto del 55%, le probabilità di muffa sono minime.

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Si potrebbe pensare che lavare le cime tolga qualcosa dalla pianta, ma la pianta di cannabis è abituata a bagnarsi nel suo habitat naturale e questo non incide sulle resine e sugli oli. Per rimuovere i cannabinoidi e gli oli da una pianta di cannabis, in genere vengono utilizzati solventi che li sciolgono o temperature basse che li scindono. Il solo lavaggio delle cime seguendo il procedimento descritto non farà che migliorare la qualità delle cime. E non preoccupatevi, il sapore delle cime

non sarà influenzato neanche dal succo di limone e dal bicarbonato di sodio.

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Anche se lavare le cime contribuirà a pulirle, se la pianta è stata colpita da marciume delle cime, non potrà essere lavata e non dovrebbe essere utilizzata in nessun caso. Neanche per produrre oli ed estratti. Fumare o ingerire particelle di muffa può essere estremamente dannoso per la salute. Se trovate del marciume nelle cime, le stesse dovrebbero essere gettate via, in quanto lavarle non risolverà il problema. L’oidio è un altro tipo di muffa che può attaccare una pianta di cannabis. In alcuni casi limitati in cui l’oidio attacca solo le foglie, può essere lavato via con perossido di idrogeno al 3% in soluzione acquosa. Se trovate un certo tipo di marciume o muffa sulle cime della pianta, è vivamente consigliato buttarli via, perché lavarle non eliminerà tutta la muffa dalle stesse.

6L GRYUHEEHUR ODYDUH OH FLPH GRSR LO UDFFROWR" Dipende da voi, ovviamente. Tuttavia, se si è verificato qualche tipo di problema durante il ciclo di fioritura, si consiglia di lavare le cime dopo averle raccolte.

Se gli insetti avessero infestato la pianta durante la fioritura, sarebbero morti sulle cime, avrebbero deposto le uova, prodotto degli scarti e si sarebbero riprodotti. Tutto ciò rimane poi sulle cime. Ovviamente non volete questo genere di cose sulle cime e lavarle permetterà di rimuoverle. Inoltre, se avete notato un grande accumulo di polvere sul ventilatore durante la crescita, lo stesso vale per le cime, anche se non si vede così chiaramente. Se avete coltivato in un ambiente sporco o se arriva sporcizia dall'esterno, dovreste lavare le cime. Lavate la frutta e la verdura prima di mangiarle, forse dovreste quindi provare a lavare le cime prima di essiccarle.

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Se avete già pensato in passato di lavare le vostre cime, ma come la maggior parte delle persone eravate restii a farlo, non dovete necessariamente lavare l’intero raccolto per provare. Perché non lavare solo alcuni rami e lasciarne alcuni non lavati? Potete quindi vedere la differenza tra i due e verificare se ci sono risultati diversi a livello di qualità. Sono certo che non rimarrete delusi. PERCYSGROWROOM.COM



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QUIZ SULLA COLTIVAZIONE 6. Le talee terminali sono prelevate dalla parte superiore della pianta e vengono tagliate appena sopra l’internodo in cui si ramificano a partire dal gambo principale. Perché sono le migliori talee che si possano ottenere? A. B. C. D.

CLONES 1. Qual è il momento migliore per prelevare una talea dalla pianta madre, per avere la maggiore probabilità di successo nel radicamento? A. B. C. D.

Vegetativa. Propagazione. Raccolto. Fioritura.

2. Nei giorni appena prima del prelievo delle talee, che tipo di trattamenti dovreste effettuare sulla pianta madre? A.

B.

C. D.

Aumentare il nutrimento per dare alle talee una spinta prima che vengano tagliate. Nutrire con acqua per risciacquare parte dell’azoto e favorire così la crescita radicolare nelle nuove talee. Somministrare solo nutrimento fogliare, per alimentare questa parte della pianta. Non somministrare acqua o nutrienti alla pianta in modo tale che le talee assorbano la massima quantità di acqua disponibile.

3. Qual è il volume massimo che potete prelevare da una pianta madre per essere certi che si riprenda correttamente e che la ricrescita sia forte? A. B. C. D.

25% 40% 60% 75%

4. Qual è lo strumento migliore e più sterile da utilizzare per prelevare una talea? A. B. C. D.

Un coltello Stanley. Forbici. Un bisturi usa e getta. Un coltello da cucina.

5. Una buona talea dovrebbe essere tagliata in modo pulito e netto. Qual è la migliore angolatura per farlo affinché lo stress sia minimo per la pianta? A. B. C. D.

90 gradi. 135 gradi. 180 gradi. 45 gradi.

Perché sono le più facili da raggiungere. Perché hanno le foglie più grandi. Perché crescono in modo più omogeneo. Perché sembrano le più sane.

7. Per assicurarsi una crescita e uno stato di salute omogenei, le talee dovrebbero avere un aspetto uniforme. A che altezza dovrebbero generalmente arrivare tutte le talee? A. B. C. D.

5 cm. 3 pollici. 10 cm. Più corte possibili.

8. Dopo aver prelevato le talee, dove dovreste metterle immediatamente? A. C. D. E.

Al buio. Nel substrato di propagazione prescelto. In un gel radicante. In un propagatore.

9. Qual è lo scopo del gel radicante? A.

B. C. D.

Somministrare alla nuova talee una certa quantità di nutrienti. Idratare la talea. Esporre l’ormone radicale e favorire la conseguente crescita delle radici. Sterilizzare la talea.

10. A che profondità andrebbe piantata la talea nel plug/spugna di radicazione per assicurarsi uno sviluppo radicale ottimale? A. B.

C. D.

1 cm. Metà della profondità del plug/spugna di radicazione. 1 pollice. Quasi sul fondo del plug/spugna di radicazione.

11. Quanto devono essere tenuti umidi il plug/spugna di radicazione dopo aver piantato le talee? A.

B.

C. D.

Il più umidi possibile per dare alle talee tutta l’acqua di cui hanno bisogno. Con un po’ di umidità sulle foglie e sulla superficie in modo tale che le radici siano obbligate a estendersi e cercare acqua. Esattamente 250 ml al giorno per talea. Inumidite ma non impregnate d’acqua, perché un’eccessiva irrigazione può sommergere le talee, il che può portare a infezioni fungine e marciume radicale.

12. È buona prassi tagliare orizzontalmente a metà le foglie più grandi della media. Perché lo si fa? A.

B. C.

D.

Perché possano essere contenute meglio nel propagatore. Perché siano più belle esteticamente. Per favorire una crescita più uniforme e causare meno stress alla pianta in fase di sviluppo. Per ridurre la possibilità di malattia o d’infestazione da parassiti.

13. Perché andrebbe utilizzato un igrometro quando si mettono le talee nel propagatore? A. B. C. D.

Per misurare la temperatura. Per misurare l’umidità. Per misurare la crescita radicale. Per misurare il pH.

14. A che umidità andrebbe settato il propagatore quando vi vengono messe le talee? A. B. C. D.

Fra il 70% e il 90%. Al 50% preciso. Al di sotto del 40%. Al di sopra del 90%.

15. Qual è il miglior regime di luce per le talee in propagazione? A. B. C. D.

18-6. 12-12. 24 ore costante. 16-8.

16. Di che temperatura hanno bisogno le talee nel propagatore per sviluppare un forte sistema radicale? A. B. C. D.

15-19°C. 25-30°C. Oltre i 30°C. 23-26°C.

17. In genere alle talee deve essere somministrata solo acqua ma quali sono i segnali che potrebbero aver bisogno di qualcosa di più forte? A.

B. C. D.

Quando il colore delle foglie diventa più chiaro tendendo al giallo. Avvizzimento estremo. Ripiegamento delle foglie. Rallentamento generale della crescita.

18. Quanto ci mettono le talee a radicarsi in una spugna/cubo di radicazione da 2,5 cm circa? A. B. C. D.

Meno di 48 ore. 1 mese. 1-2 settimane. 6 settimane.

19. Quando siete certi che le talee sono sufficientemente forti da poter uscire dal propagatore ed essere passate in vegetativa? A.

B. C.

D.

Una volta che sono diventate così alte da toccare il soffitto del propagatore. 2 settimane dopo che sono state trapiantate. Quando si sono radicate attraverso la spugna/plug o quando hanno 3 livelli di internodi. Quando iniziano ad avvizzirsi.

20. Una volta che le talee sono pronte per essere trapiantate, dovranno essere “indurite”. Cosa significa? A. B. C. D.

Devono essere potate. Deve essere fatto flushing. Devono essere tenute al buio. Devono essere passate gradualmente alle condizioni esterne al propagatore.

Controlla le risposte a pagina 62


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Jack 47 Auto Pura energia

Una fantastica autofiorente, davvero ragguardevole per dimensioni e resa. Fiorisce in pochissime settimane e si contraddistingue per la straordinaria potenza. Sviluppa bud enormi e molto densi, ricoperti da uno scintillante strato di resina, da cui si sprigiona un dolce profumo di limone. Consumata, genera un effetto ideale per gli amanti delle varietà energizzanti di origine sativa. Questa spettacolare autofiorente, per lo più di origine sativa, della banca dei semi Sweet Seeds è frutto di un incrocio fra una Jack Herer Auto, fornita

Bud enormi.

dal reparto I+D+I della stessa banca, e un clone élite di AK47. Il risultato è una delle autofiorenti più potenti sul mercato.

La Jack 47 Auto è una varietà molto facile da coltivare, che non mancherà di ricompensare il cannabicoltore con un raccolto di bud giganti, squisiti e ricchi di tricomi. Ibrido di terza generazione presenta un rapporto indica-sativa di 20/80 e THC in proporzione variabile dal 18 al 21%. Grazie alla rapida fioritura, è pronta in solo 9 settimane dalla germinazione. Gli esemplari possono crescere fino a oltre un metro di altezza, con rese di 450-600 g/m2 all’interno, sotto luce artificiale, e di 50-200 g per pianta all’esterno, in condizioni ottimali.

Ha un sapore squisito, dolce e freschissimo, con note di agrumi e incenso. Lo sballo è molto potente e duraturo. Dopo il consumo, l'effetto è immediato e genera una sensazione di grande allegria e vivacità, stimola la mente e rilassa il corpo.

Germinazione e crescita Abbiamo messo a germinare al buio, fra panni umidi, quattro semi di Jack 47 Auto. Tutti e 4 sono germogliati in meno di 48 ore. Le piantine ottenute sono state poi collocate direttamente,


48 misuravano oltre un metro di altezza e presentavano una struttura forte e robusta: non necessitando di cure eccessive, ci siamo limitati a somministrare solo una piccola quantità di fertilizzante. Svariate volte abbiamo poi arricchito l’acqua irrigua con uno stimolatore di crescita, limitando però la somministrazione del fertilizzante a una o due volte in tutto il periodo di fruttificazione. Due settimane circa prima del raccolto, in attesa di quel momento tanto desiderato, abbiamo effettuato un buon lavaggio di radici. In poco più di 60 giorni tutte le piante erano mature e ricche di bud compatti e pesanti.

Raccolto Attendendoci alle indicazioni di Sweet Seeds e avendo constatato la maturità dei tricomi al microscopio, abbiamo subito messo mano alle forbici e reciso i nostri 4 esemplari. Il raccolto è stato davvero eccezionale, con un’esplosione di bud densi, villosi ed enormi. Per la grandezza che avevano assunto, i bud sembravano quasi aver divorato le foglioline sottostanti, che abbiamo

Un altro spettacolare bud centrale. con la radichetta verso il basso, in vasi di circa 18 litri di capacità, evitando così ogni possibile stress dovuto al successivo trapianto in vasi più grandi. Ben presto i cotiledoni hanno raggiunto la superficie, anche grazie al calore delle lampade al sodio, che abbiamo inizialmente posto ad una distanza di circa 80 cm, poi ridotta, con il passare dei giorni, a un massimo di 45-50 cm. Il fotoperiodo è stato fissato a 20 ore di luce per 4 ore di buio. La crescita di questa varietà è sorprendente.

erano già cresciuti i primi pistilli, lunghi e bianchi, su tutti gli esemplari. In questa fase abbiamo controllato se erano presenti infestanti o fitopatologie e modificato l’alimentazione: nessun insetto o fungo ha attaccato la nostra Jack 47.

Fase di fioritura Mantenendo l’illuminazione a 20 ore giornaliere, per sfruttare al massimo le potenzialità di questa varietà, abbiamo costatato che gli steli e i rami continuavano a crescere e ad aumentare di peso per diversi giorni,

“HA UN SAPORE SQUISITO, DOLCE E FRESCHISSIMO” Nel nostro caso tutti gli esemplari avanzavano forti e robusti verso la luce, sviluppando una fitta ramificazione con una distanza internodale piuttosto corta. Al primo ciclo irriguo abbiamo aggiunto uno stimolatore radicale per favorire la crescita di una buona zolla nelle prime settimane. Quindi, alla fine della fase vegetativa, abbiamo aggiunto un concime specifico per la crescita solo una o due volte. Tra la terza e la quarta settimana,

con una contestuale e progressiva riduzione della distanza internodale. Quindi, per un periodo di pochi giorni, gli esemplari hanno smesso di crescere e focalizzato la loro energia sulla crescita dei fiori. I pistilli, di forma allungata, assumevano toni arancioni, ammassandosi e formando enormi bud, pelosissimi e resinosi, su tutta la pianta. Tutti gli esemplari

Bud laterale coperto di pistilli.

solo dovuto spuntare. Dato il basso rapporto foglie-bud, la potatura è stata quindi completata in tempo record. Grazie poi all’odore penetrante emanato non abbiamo avuto dubbi: ci trovavamo di fronte a una sativa spettacolare. Abbiamo infine appeso i rami all’ingiù, coprendoli con un telo e mettendoli ad essiccare in una stanza buia, ben ventilata, a una temperatura inferiore a 20ºC e con un’umidità di circa il 60%.

Degustazione Ci piacciono praticamente tutte le varietà anche se, per l’effetto, il più delle volte preferiamo le sative alle indiche. In questo raccolto la Jack 47 Auto era una delle poche sative coltivate e non ci ha deluso affatto. Dopo due settimane di permanenza nell’essiccatoio abbiamo potuto constatare l’elevato livello di questa varietà, tanto sul piano quantitativo che su quello qualitativo. Pianta dall’aroma e sapore dolci e citrici, presenta un effetto molto equilibrato, che lascia la mente lucida e rilassa il corpo senza risvolti devastanti. Ideale da consumare tutto il giorno senza causare pesantezza.


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MEDICAL CANNABIS

Salvate il “Soldato Entourage” perché la cannabis non è solo THC INTERVISTA AL DOTTOR MARCO TERNELLI

L’estate scorsa ho avuto l’occasione di passare un paio d’ore in compagnia del Dottor Marco Ternelli, farmacista galenico, promotore di farmagalenica.it ed opinion leader del settore cannabis terapeutica nel nostro paese. L’intervista che segue è stata registrata durante un viaggio da Bolzano a Reggio Emilia ed affronta, sviscerandole, molte delle tematiche più importanti e attuali per chi voglia approfondire la conoscenza del “mondo cannabis medica”: criticità, prospettive, produzione italiana, GACP e GMP, olio standardizzato made in Italy e, soprattutto, l’importanza del concorso di tutti i cannabinoidi nella produzione dell’effetto entourage, quello alla base dell’effetto curativo della pianta. Buona lettura. SSIT: Nel corso del 2019 i Consigli Comunali di città come Torino, Milano e Bolzano, ma anche Regioni come Lombardia, Lazio e Sicilia, hanno legiferato per autorizzare la produzione di cannabis terapeutica nel loro territorio. Una presa di posizione importante a livello politico locale. Cosa ne pensa? Che ad oggi non è fattibile per il fatto che tutte queste coltivazioni vanno autorizzate dall’Ufficio Centrale Stupefacenti e l’UCS non approverebbe mai un’autorizzazione di questo tipo perché per i dirigenti di questo ente, al momento, il fabbisogno nazionale è sistemato. Bisogna poi considerare il fatto che tutte queste realtà locali portano avanti il discorso di avere i terreni, il che significa che sono convinti di seminare in outdoor, mentre in realtà si tratterebbe di avere coltivazioni indoor con riproduzione agamica, in clonazione, autorizzate e ispezionate dall’AIFA [ndr. Agenzia italiana del farmaco] e coltivate in GACP.

SSIT: Che differenza c’è fra GACP e GMP? GACP [ndr. Good Agricultural and Collection Practice] è la coltivazione della cannabis, GMP [ndr. Good Manufacturing Practice] è la parte successiva all’essiccazione. Una volta che fai essiccare la cannabis, da quando cominci a manipo-

larla e non è più la pianta in sé, ma viene presa, recisa e messa ad essiccare, quello è GMP. Il GACP, invece, raccoglie tutte le norme che garantiscono che il prodotto sia di qualità: senza pesticidi, su terreni in lana di roccia, insomma tutto quello che avviene secondo il Decreto 9/11 del 2015. Successivamente, quando si comincia la trimmatura in un ambiente protetto per evitare contaminazioni del fiore, quando si effettua la gammatura, la pesatura, ecco tutta questa parte rientra nel GMP, alla stregua di ogni farmaco.

SSIT: Tornando alle aperture politiche locali per produrre cannabis, nel concreto non vede sbocchi in questa direzione? C’è un discorso politico di facciata per il quale tali autorizzazioni quasi sicuramente non verranno mai assegnate; piuttosto

livello d’immagine, la percezione sarebbe sempre che sia lo Stato a produrre. A inizio 2019, il Sottosegretario alla Difesa Tofalo dichiarava di star valutando l’apertura ai privati, però con tutte le attenzioni dovute per evitare l’acquisizione indebita di know how. Ciò significa che verosimilmente anche il privato dovrà lavorare all’interno del Farmaceutico militare.

SSIT: Che è un’assurdità tutta italiana, un vero controsenso per chi vorrebbe investire ed è abituato, penso ai canadesi, a stabilimenti di almeno 5000 metri quadri (quando sono piccoli piccoli)... Però è ovvio per un discorso d’insieme, perché si da l’idea che politicamente siano sempre e solo i militari a coltivare, quando in realtà a loro potrebbe rima-

AD ALTI LIVELLI ISTITUZIONALI, MA ANCHE A LIVELLO DI CLASSE MEDICA, LA CANNABIS È PERCEPITA SOLO COME THC prenderebbero qualcuno che vada a coltivare all’interno dello Stabilimento militare di Firenze [ndr. SCFM] anche perché, a

nere solamente il compito del controllo qualità, lasciando la coltivazione in mano a terzi. E’ lo stesso motivo per il quale

la Pedanios/Aurora [ndr. Produttore canadese], pur avendo base anche in Germania, passa solo dai militari e non viene distribuita dai fornitori italiani nonostante ne abbiano fatto richiesta, come per la Bedrocan olandese. La risposta è stata negativa ed il motivo è prettamente d’immagine (sono in tantissimi a credere che le Pedanios siano varietà prodotte direttamente dal SCFM) nel senso che se mantengono tutto all’interno dello Stabilimento Farmaceutico risulta, così come risulta dai dati ufficiali, che nel 2018 il Farmaceutico ha distribuito 150 Kg, e non che ne ha distribuiti 60 dei suoi, mentre gli altri 90 erano dell’Aurora/Pedanios.

SSIT: Potrebbe essere più chiaro? I dati ufficiali del Ministero dicono che nel 2018, tramite gli importatori italiani alle farmacie, tramite l’importazione diretta per ASL e ospedali e tramite il SCFM a farmacie private e ospedali, sono stati distribuiti circa 600 Kg. Questo dato è attendibile per quel che riguarda le quote di circa 300 Kg che i distributori italiani hanno importato dall’Olanda e poi girato alle farmacie private ed è attendibile anche per le importazioni dirette autorizzate per ASL e ospedali. Poi ci sono i 147 Kg che si leggono nelle interviste online al Colonnello Medica che preventivava che nel 2018 il Farmaceutico avrebbe prodotto, la parola non è più distribuito, 150 kg. Se uno controlla sembra tutto in linea con quanto dichiarato. Il problema è che i dati,


52 sottolineo, quelli ufficiali del Ministero, comunicano i grammi di canapa distribuiti, usciti quindi dal Farmaceutico, ma che poi siano quelli prodotti effettivamente non è da dare per scontato, perché i dati ufficiali di Aurora Italia dicono che nel 2018 su un bando vinto per 100 kg ne avevano forniti al Farmaceutico 90 kg. Quindi, se poi si va a vedere il dato reale, ci si rende conto che 147 kg, meno 90, sono 57 kg, ossia la stessa identica quantità che il Farmaceutico ha distribuito nel 2017 ed il dato è perfettamente coincidente col fatto che nel 2017/2018 le serre all’interno dello Stabilimento siano restate della stessa cifra e cioé tre. Quindi a parità di serre, a mio parere, la cannabis realmente coltivata e prodotta nel 2017 e nel 2018 arrivava a 57 kg, chili che però nella statistica risultano 150 perché vi sono aggiunti quelli di Aurora.

SSIT: Ma il Colonnello Medica mi ha confermato telefonicamente che nel 2018 la quantità di cannabis prodotta dallo Stabilimento è stata di 100 kg, come si spiega tale discostamento dalla sua analisi? Allora, nel 2018, Pedanios/ Aurora ha distribuito indicativamente 90 kg. Prendendo ovviamente per buone le stime del Colonnello Medica, possiamo dire che i militari hanno prodotto 100 kg e che ne abbiano distribuiti 160 (ndr. sempre compresi i 90 kg canadesi), quindi, però, dove sono finiti i restanti 30 kg? Nello stoccaggio? Possibile, anche se all’epoca, a fine 2018, non mi sembra di ricordare che ci fossero scorte, oppure, e avrebbe un senso, è anche possibile che si fossero avviati ad utilizzare una certa quantità di cannabis per eseguire dei test per la registrazione dell’olio di produzione militare. E’ un interrogativo però, sto facendo delle supposizioni cercando di dare un senso ai numeri di cui disponiamo.

sarebbe così importante avere un olio registrato AIFA? Secondo me non è così importante, ma a monte c’è un problema farmacologico. Ad alti livelli istituzionali, ma anche a livello di classe medica, la cannabis è percepita come THC: non importa che varietà venga prodotta, o cosa si riesca ad ottenere, conta solo il THC. Una volta quindi che i militari produrranno un olio ottenuto da una varietà che può essere l’FM1 o l’FM1000, e lo standardizzeranno ad una certa concentrazione di THC, quello diventerà l’olio di cannabis, fine. Non esistono, non vengono presi in considerazione né varietà, né genetiche né terpeni.

SSIT: Ma questo approccio è in aperta antitesi rispetto all’attualità della ricerca scientifica internazionale, o sbaglio? È un discorso semplificatorio che nasce dal fatto che nel metodo della ricerca scientifica, che nella medicina occidentale è condizionato dalla chimica farmaceutica, ci hanno insegnato che c’è una sostanza X, cioè un elemento fisico che ha una formula chimica e che questo da un effetto e su quello si fanno gli studi. Faccio sempre l’esempio della Furosemide che è un diuretico, una sostanza chimica con una struttura chimica che è quella ed è unica in Italia, in Germania, in India ed in Cina, in America e Sudamerica, è sempre la stessa. Quindi si possono fare tutti gli studi che si vuole e tutti i risultati saranno riproducibili perché la sostanza è quella. La cannabis invece non è il THC e quindi uno studio clinico controllato fatto con una determinata varietà di cannabis darebbe dei risultati che non sarebbero riproducibili con una varietà di cannabis omologa

Ricordo che il Sottosegretario alla Difesa Tofolo aveva affermato che entro fine 2019 avrebbero registrato all’AIFA l’olio di cannabis, cosa inverosimile perché non avevano nemmeno le infiorescenze “per piangere” e per fare l’olio servono proprio le infiorescenze. Quelle con cui avrebbero voluto fare l’olio sarebbero state infiorescenze sottratte alle farmacie per fare cartine o altre preparazioni.

Bisogna avere un surplus, una parte destinata alla vendita diretta di infiorescenze e l’altra alla preparazione dell’estratto.

SSIT: E perché per i militari

SSIT: E questo comporterebbe dei rischi per i pazienti? Anche se arrivassero a farlo e a registrarlo all’AIFA, per verificarne l’efficacia prima di metterlo in commercio, dovrebbero comunque disporre di dati di sperimentazione clinica, normalmente ottenuti tramite trial ospedalieri. Il rischio sarebbe quello di ritrovarsi con un Sativex light, qualcosa che non è prodotto a livello di industria farmaceutica, ma a livello galenico-industriale e che una volta pronto alla vendita diventi l’unico olio di cannabis possibile.

SSIT: Cioè il rischio è che un solo ed unico olio possa monopolizzare il mercato? Spero di no. Ma mentre in farmacia prendi qualsiasi genetica della pianta e prepari l’olio standardizzato col Bedrocan, il Bedica, il Bediol, la Pedanios 22, l’Aurora 12, l’FM2 o con qualsiasi altra nuova varietà dovesse arrivare, una volta che sarà prodotto un olio col THC e un olio THC e CBD l’Ufficio Centrale Stupefacente potrebbe dire: “Ecco qui gli olii signori, non c’è più bisogno di altro: il medico vuole il THC? Olio di FM1, il medico vuole THC e CBD? Olio di FM2.”

SSIT: Insomma, sarebbe un assoluto impoverimento dell’offerta terapeutica che la marijuana offre ai pazienti? Assolutamente si e soprattutto perché ho il terrore che l’impostazione sia quella dell’AIFA, cioè della farmacologia, cioè del a noi interessa il THC e del fitocomplesso che vuol dire terpeni, ma anche gli altri cannabinoidi e tutte le sostanze secondarie come gli alcaloidi e gli elementi che magari oggi non sappiamo che funzione possano avere, non interessa nulla. Questa complessità sarebbe riprodotta in un’estrazione full spectrum, ma in un estratto prodotto dai militari non si può sapere.

SSIT: Effettivamente nel 2019 si era anche parlato di produzione di un olio standardizzato da parte dei militari. Cosa ne sa?

SSIT: Cioè l’olio, eventualmente, lo si può cominciare a preparare quando è disponibile un surplus produttivo non quando non se ne produce abbastanza...

terrore che ho è che facciano un estratto si di cannabis, ma sicuramente non full spectrum, sicuramente senza tenere conto dei terpeni e che il loro obbiettivo sarà massimizzare il THC, facendo una specie di Sativex galenico.

SSIT: Ma perché è così convinto che i militari non vogliano fare un’estrazione full spectrum, in fondo, una volta che la fanno... (stesso contenuto di THC e o CBD ma genetica diversa). Un conto è fare uno studio sul Dronabinol o sul Sativex che è un farmaco standardizzato che contiene solo il THC, solo il CBD e tracce di terpeni, ma che di fatto non presenta tutte le altre migliaia di sostanze presenti nella pianta di cannabis. Quindi, tornando all’olio dei militari, se produrranno un estratto come Stabilimento, il primo

Il concetto è quello di raffinare. Perché, visto che devono andare a fare la sperimentazione, introdurre degli elementi di variabilità?

SSIT: Perché risiede proprio li la potenzialità della cannabis... Questo lo diciamo io e lei e tutti gli esperti, ma vada a parlare con i farmacologi dell’ISS, con Garattini [ndr. Presidente

Istituto Mario Negri] e co: loro parlano solo di THC e CBD.

SSIT: Cioé gli esperti che decidono sulla messa in commercio e distribuzione di cannabis e derivati non si rendono conto che la marijuana è un medicamento e non un farmaco? Esattamente: il THC è una nota e la cannabis l’accordo. Nei farmaci di origine vegetale si parte dalla pianta per isolare un principio attivo, la pianta produce quella sostanza che per la chimica farmaceutica è responsabile dell’attività che si necessita, allora la estraggo completamente e la purifico, mi rimane quella e poi addirittura arrivo a sintetizzarla. Il rischio con la cannabis è di utilizzarla unicamente come fonte del THC perché reputo che il THC sia la parte terapeuticamente necessaria, quindi non interessa che ci siano i terpeni o che la cannabis odori, che sia tritata o non tritata che abbia concentrazioni di THCV piuttosto che di CBG, quelle non le standardizzerebbero perché secondo loro non hanno valenza scientifica. Si dedicheranno a standardizzare THC o THC e CBD e fine dei giochi.

SSIT: Perché esiste questo margine fra la comunità scientifica internazionale che da decenni ci parla di effetto entourage ed i nostri dirigenti che nel comparto sanità si occupano di cannabis? Il problema esula dalla cannabis. Questo discorso vale per qualsiasi medicinale, l’effetto entourage o fitocomplesso che è il termine italiano, da noi non è riconosciuto, da noi a volte si parla di sinergismo/ interazione che prende però un’accezione negativa. Questo margine trova la sua ragione nel fatto che farmacologi e tossicologi seguono l’impostazione della chimica farmaceutica e cioé con il singolo principio attivo singolo, mentre il resto non conta.

SSIT: Ma questa è l’impostazione della medicina moderna tout court… Questa è l’impostazione della medicina occidentale: un componente ha un’attività preso da solo e isolato poi è chiaro che è come dire: “Vado dall’urologo che mi da un medicinale per il mio problema", perfetto dosaggio, benissimo, però l’urologo non ha la minima idea degli altri 14 farmaci che io già prendo perché prescritti dall’ortopedico, dall’ematologo o dal cardiologo. Ogni medico mi ha dato la sua molecola pensando solo ed esclusivamente a quella, nessuno è in grado, perché non abbiamo la cultura, di valutare l’effetto d’insieme, anche se in teoria questo ruolo spetterebbe al medico generale. Per questo motivo quando faccio i corsi ai medici la prima cosa che metto è in chiaro è che se loro affrontano la cannabis come sono abituati ad affrontare normalmente la medicina tradizionale, intesa come chimica farmaceutica, si troveranno a fallire.



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CANNABIS FAIR di Fabrizio Dentini

GIRL GROWER PRIDE

QUANDO IL POLLICE VERDE SI DECLINA AL FEMMINILE

La prima edizione del Girl Grower Pride tenutasi alla fiera Canapa Expo di Milano lo scorso novembre è stata un successo. Le growers, giunte all’evento dopo una selezione basata sul passaparola nei growshop del centro lombardo, hanno trovato tutto un settore in ebollizione ad attenderle. Perché le nostre donne, le nostre mamme, le nostre nonne, le nostre sorelle e le nostre fidanzate come sanno prendersi cura di noi sanno anche prendersi cura di ogni pianta che coltivano. Con grande passione e coraggio. Questo evento esclusivo aveva quindi come scopo quello di ringraziarle per esserci, sempre. Le partecipanti, quasi una dozzina, due le francesi presenti, la maggioranza di provenienza lombarda, ma anche una veneta ed una ticinese, insieme e con orgoglio hanno condiviso un momento di incontro e confronto che, grazie a questa prima edizione esplosiva, torneremo a celebrare già nelle prossime fiere nel corso del 2020. Le partecipanti provenivano da diverse esperienze: ragazze ancora studenti con un cammino tutto da intraprendere, donne fatte che lavorano come imprenditrici nel campo della cannabis

e non, un’artista nella produzione visiva e attivista nella liberazione clitoridea, una fotografa specializzata nell’underground, insomma una grande voglia di conoscersi per scambiare le proprie esperienze botaniche e per contribuire alla crescita di un settore, quello dell’home growing, nel quale il

la maggior parte degli espositori si sono prodigati per preparare un bel cestino di regalo alle partecipanti: dai leggendari filtri in vetro soffiato di Murano offerti dalla ditta veneziana CAVAGNIS, a quelli in ceramica del famoso artigiano bolognese KAIO, dai prodotti per la fertilizzazione messi in

PERCHÉ LE DONNE COLTIVANO E COLTIVANO CON SERIETÀ E GRANDE ABNEGAZIONE contributo delle donne non può, né deve essere più trascurato. Perché le donne coltivano e coltivano con serietà e grande abnegazione. Più che positive le reazioni degli operatori del settore che hanno offerto per la premiazione i loro prodotti di punta. L’idea era semplice: mettere insieme produttori di materiali e strumenti per la coltivazione con le loro clienti finali, una maniera di mettere a contatto i due segmenti più importanti di ogni industria: chi produce e chi consuma. Così,

premio dagli italiani di LINEA PRO e dagli olandesi di BIONOVA, per arrivare alle tante semenze di prestigio per raccolti prodigiosi e abbondanti come quelle offerte da DINAFEM, da GHOST FARM, da DUTCH PASSION, ROYAL QUEEN SEEDS e da ZOE SEEDS. Un regalo gradito è stato offerto anche da HEMPHILIA con la propria linea cosmetica e da CRYSTAL WEED con le tisane rilassanti a base di CBD. Anche i ragazzi di INDOORLINE hanno voluto regalare un pensiero alle partecipanti il cui cestino si è arricchito ulteriormente grazie al libro: “Coltivare cannabis 2.0”,

appena tradotto, appena presentato in fiera e offerto alle donzelle da MR. JOSE, scrittore di Soft Secrets ed esperto grower di fama internazionale. Un bel aperitivo a base di CANNABIS SPRITZ, offerto dalla omonima ditta veneta e ottime focacce e pizze a base di farina di canapa offerte dai milanesi del team di GREEN UTOPIA. In ultimo mentre le ragazze si conoscevano, a turno, l’artista svizzero IVAN ART, vicino di stand di Soft Secrets ha voluto omaggiarle, ritraendole con il suo tratto simpatico e caricaturale: l’immagine che vedete infatti a margine dell’articolo è proprio il ritratto d’insieme di tutte le partecipanti, una maniera semplice e di grande impatto estetico per salvaguardare la loro privacy, rivendicando senza paure la libertà di coltivare quello che più ci aggrada. Appuntamento senza indugi pertanto alla prossima fiera dove le fanciulle cannabiche sapranno rendersi ancora protagoniste!

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GROWING

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Speriamo che sia femmina Guida pratica alla produzione di semi femminizzati

Anche il nitrato d'argento può essere impiegato per indurre le piante di sesso femminile a produrre fiori maschili. Il nitrato di argento risulta essere più efficace se viene mescolato con il tiosolfato di sodio.

Nel precedente numero di Soft Secrets abbiamo descritto il ciclo di riproduzione della cannabis, la differenza tra piante maschio e femmina e soprattutto, come produrre semi regolari di marijuana. In questo articolo analizzeremo passo per passo, attraverso varie tecniche, come fare semi femminizzati in casa propria.

L'unione dei due elementi da vita al tiosolfato di argento, conosciuto nel settore con la sigla STS, l'impiego di una soluzione a base di STS è la maniera più efficace e più producente per ottenere tantissimo polline da una pianta di sesso femminile e future generazioni di semi stabili. Esaminiamo come creare semi femminizzati impiegando l'STS.

REGOLARI VS FEMMINIZZATI

In natura la cannabis si riproduce per via sessuata, cioè attraverso l'impollinazione di una pianta di sesso femminile con una di sesso maschile, da questo incrocio nascono i cosiddetti semi regolari. I semi regolari contengono il corredo cromosomico di entrambi i genitori, perciò i nuovi esemplari che nasceranno dai nuovi semi saranno con molta probabilità il 50% maschi e il 50% femmine. I semi femminizzati garantiscono il 99% di esemplari di sesso femminile, con piante che presentano caratteristiche molto simili alla madre da cui provengono, quasi come un clone garantiscono una coltivazione uniforme. Sin dagli anni '90 le seeds bank che producevano semi femminizzati hanno monopolizzato il mercato per via della semplicità con cui possono essere coltivati; ad esempio, il coltivatore non deve più fare attenzione ad eventuali piante maschio che potrebbero impollinare un intero raccolto.

DNA DELLA CANNABIS

Allo stesso modo degli esseri umani, nelle piante di cannabis il sesso è ereditario. La cannabis possiede un corredo cromosomico formato da 10 coppie di cromosomi, una coppia di questi sono chiamati cromosomi sessuali perché determinano il sesso di una pianta. Nelle piante di sesso maschile questa coppia di cromosomi sono chiamati XY mentre in quelle di sesso femminile sono detti XX. Le piante che nascono dall'incrocio tra maschio e femmina ereditano un set di 10 cromosomi, da ogni genitore, tra cui un cromosoma sessuale. Le piante femmina possono trasmettere solo un cromosoma X invece, il polline delle piante maschili può contenere due tipi di cromosomi, X oY. Perciò la probabilità per la progenie di ricevere un cromosoma X o un cromosoma Y è del 50%. Il genetista britannico Reginald Punnet ha ideato un diagramma, detto il quadrato di Punnet, che permette

Alcuni produttori di semi utilizzano una soluzione a base di argento colloidale per invertire il sesso di una pianta; l'argento colloidale è facile da reperire, le piante vanno completamente polverizzate a partire da due giorni prima di iniziare la fase di fioritura per circa 10-20 giorni, fino a quando non si saranno formate le sacche contenenti il polline. Le piante vengono sottoposte ad un forte stress, perdendo tanto vigore. L'argento colloidale va applicato puro, con concentrazioni di minimo 20 ppm per risultare efficace.

Esemplare di Forbidden Fruit impollinato con polline femminile della stessa varietà di determinare la manifestazione di alcuni caratteri degli esemplari derivati dall'incrocio di due parentali. I semi femminizzati funzionano un po' diversamente da quanto abbiamo appena spiegato, infatti la coppia di cromosomi che ne determinano il sesso è di tipo XX, quindi come è possibile che le piante nate da semi femminizzati non presentino la variante XY tipica della cannabis in natura?

I SEMI FEMMINIZZATI

Per produrre semi femminizzati vengono utilizzate due piante di sesso femminile, una delle due piante viene forzata a produrre fiori di sesso maschile, il polline ottenuto dalle infiorescenze maschili viene utilizzato per impollinare la seconda pianta rimasta di sesso femminile. Il polline ottenuto da questa forzatura, o inversione del sesso, possiede la coppia di cromosomi sessuali di tipo XX, cioè un patrimonio genetico identico alla pianta da cui è stato prelevato, perciò la progenie derivata da questo tipo di incrocio erediterà cromosomi solo di tipo X da entrambi i genitori. Il risultato sono dei semi che possiedono cromosomi sessuali solo di tipo XX, quindi gli esemplari che nascono da questi semi sono tutte di sesso femminile.

INVERSIONE DEL SESSO

Esistono vari metodi per forzare una pianta di cannabis femmina a produrre fiori maschili da cui ottenere il polline, questo meccanismo è erroneamente chiamato inversione del sesso, ma in realtà è una semplice forzatura a produrre fiori di tipo maschile su una pianta che mantiene

sempre lo stesso sesso cioè femminile. In natura le piante di cannabis di sesso femminile, alla fine del loro ciclo vitale, possono sviluppare dei fiori maschili per autoimpollimarsi, come meccanismo di sopravvivenza, nel tentativo di dare vita a nuove generazioni. Questo metodo è detto "rodelizzazione" della cannabis, è il modo più naturale per ottenere del polline da piante di sesso femminile ma presenta degli inconvenienti, lunghi tempi di attesa, scarse quantità di polline prodotto e inoltre non tutte le piante hanno la tendenza a produrre fiori maschili. Un metodo naturale ma poco efficace per invertire il sesso di una pianta è di sottoporla ad alcuni tipi di stress; ad esempio interrompendo bruscamente la fase notturna del periodo di fioritura con alcune ore di luce. La mancanza di acqua, il ph instabile, l'assenza di luce o la temperatura sono tutti fattori che generano stress nella pianta e che possono indurla a creare fiori maschili. La maniera più efficace per invertire il sesso di una pianta è attraverso l'impiego di spray specifici. Le "gibberelline" sono degli ormoni della crescita, il più diffuso per la produzione di semi femminizzati è la gibberellina GA3, le piante vanno polverizzate con una soluzione allo 0,01% in acqua distillata cioè 0,01 grammo in 1 litro d'acqua, per cinque giorni consecutivi prima di indurle in fioritura. Dopo circa due settimane appariranno i primi fiori maschili. Le gibberelline non sono facili da utilizzare, è molto importante applicare il dosaggio giusto altrimenti risultano inefficaci, inoltre provocano un forte allungamento della pianta.

PREPARAZIONE DELL'STS

Preparare in casa una soluzione di tiosolfato di argento è molto semplice e sono sufficienti alcuni strumenti e materiali facilmente reperibili in commercio. Sia il nitrato di argento che il tiosolfato di sodio si possono comprare sul web oppure presso alcune farmacie, entrambe le sostanze sono abbastanza economiche. Ecco una lista del materiale necessario: ȏ nitrato di argento ȏ tiosolfato di sodio ȏ 2 litri acqua distillata ȏ 2 becher da 500 ml ȏ 1 becher da 1 litro ȏ bacchette per mescolare ȏ guanti in latex ȏ mascherina ȏ occhiali di protezione ȏ siringa dosatore ȏ bilancino di precisione Innanzitutto bisogna preparare due soluzioni acquose, una a base di nitrato di

Esemplare di Forbidden Fruit impollinato con polline femminile della stessa varietà


57 argento e un'altra a base di tiosolfato di sodio, vediamo passo per passo: ȏ riempire completamente con acqua distillata uno dei due becher da 500 millilitri ȏ con il bilancino, pesare 0,5 grammi di nitrato d'argento ȏ versare il nitrato di argento nel becher contenente l'acqua distillata ȏ mescolare con la bacchetta per circa 30 secondi ȏ la soluzione di nitrato di argento è pronta ȏ riempire il secondo becher da 500 millilitri completamente con acqua distillata ȏ pesare con il bilancino di precisione 2,5 grammi di tiosolfato di sodio ȏ versare il tiosolfato di sodio nel secondo becher da 500 millilitri ȏ mescolare con una bacchetta pulita per circa 60 secondi ȏ la soluzione di tiosolfato di sodio è pronta per l'uso ȏ Le due soluzioni acquose appena ottenute vanno miscelate insieme per creare il tiosolfato di argento: ȏ versare nel becher da 1 litro la soluzione di tiosolfato di sodio ȏ successivamente versare molto lentamente nello stesso becher da 1 litro la soluzione di nitrato di argento ȏ mescolare le due soluzione per circa 1 minuto Con pochi piccoli passaggi abbiamo ottenuto la nostra soluzione di tiosolfato di argento. Prima di essere utilizzato l'STS va diluito con acqua distillata nel rapporto di 1:9 ad esempio 100 millilitri di STS con 900 millilitri di acqua distillata. Questa ricetta per la preparazione del tiosolfato di argento può essere soggetta a variazioni, iniziare a provare con le dosi consigliate in questo articolo e in base alle vostre esigenze apportate le modifiche necessarie. Ogni varietà di cannabis risponde in maniera differente

LA SCELTA DEI GENITORI Per produrre semi femminizzati sono necessari almeno due cloni, entrambi di sesso femminile, possono essere due cloni della stessa varietà oppure

due strain differenti per creare nuovi ibridi. Utilizzare cloni della stessa varietà non è molto consigliato: potrebbero manifestarsi delle instabilità nelle future generazioni, vale la stessa regola degli esseri umani. Dei genitori degni di essere impiegati rimangono stabili anche se sono sottoposti a forti stress ambientali. Parentali che hanno la tendenza a produrre dei fiori maschili, o con tratti di ermafroditismo, trasmetteranno queste caratteristiche alle future generazioni. Prima di utilizzare dei genitori, sottoporli a forti stress ambientali per verificare la loro stabilità.

ȏ eliminare il clone di Cherry Marmelade ȏ dopo circa 6 settimane dall'impollinazione, la Super Lemon Haze dovrebbe essere pronta per essere raccolta, con le infiorescenze piene di semi maturi ȏ tagliare la pianta ed essiccarla in un luogo buio e asciutto per almeno due settimane ȏ sminuzzare i fiori con le mani in piccole parti e raccogliere i semi all'interno ȏ ripulire i semi dal sottile strato che li riveste con l'ausilio di un setaccio a maglie larghe

ȏ i semi vanno essiccati per circa due settimane in luogo asciutto e successivamente conservati in frigo per almeno due mesi prima di farli di germinare per testare il proprio lavoro

SICUREZZA

Le piante trattate con STS non devono essere consumate ma eliminate immediatamente dopo averne raccolto il polline. È importante utilizzare guanti, mascherina e occhiali di protezione durante la preparazione e l'impiego del tiosolfato di argento.

COME FARE I SEMI FEMMINIZZATI

Una volta che ci siamo procurati i due genitori, possiamo procedere con i lavori. Per semplificare la dimostrazione prendiamo come esempio un clone di Super Lemon Haze e un clone di Cherry Marmelade, entrambi di sesso femminile: ȏ preparare 1 litro di soluzione a base di STS, nel rapporto di 1:9 ȏ polverizzare completamente il clone di Cherry Marmelade con la soluzione di STS ȏ indurre in fioritura il clone di Cherry Marmelade, ad un regime di 12 ore di luce e 12 di buio ȏ dopo circa due settimane il clone di Cherry Marmelade inizia a sviluppare dei fiori di sesso maschile ȏ quando appaiono le prime formazioni maschili, indurre in fioritura anche il clone di Super Lemon Haze ȏ i fiori maschili, dopo circa due settimane dalla loro nascita, inizieranno ad aprirsi rilasciando il polline desiderato ȏ prelevare il polline inserendo un ramo fiorito in un sacchetto di carta ȏ la Super Lemon Haze tra la seconda e la terza settimana dovrebbe aver già sviluppato abbastanza infiorescenze femminili, pronte per essere impollinate ȏ con un pennello spolverare il polline di Cherry Marmelade sulle infiorescenze di Super Lemon Haze

Quadrato di Punnet, rappresenta un incrocio tra una pianta maschio ed una femmina

Quadrato di Punnet, rappresenta un incrocio tra due piante di sesso femminile


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INTERVIEW di CBG

A VOLTE RITORNANO

IL CBD IN ITALIA HA ATTIRATO UN COLTIVATORE

66Ζ7 7HQHULIH ª XQȇLVROD EHOOLVVLPD GHOOH &DQDULH H OD VFHQD FDQQDELFD ª PROWR DWWLYD ODJJL» 5DFFRQWDFL FRPH FROWLYDYL LQGRRU H SRL RXWGRRU Sì, indoor usavo vasi da 11 litri con terriccio lightmix e lampade da 600 Watt HPS. I vasi quadrati da 11 sono comodi e permettono di riempire lo spazio per-

In questo articolo vi riporterò l’intervista ad un coltivatore di canapa italiano, tornato da una lunga esperienza all’estero. I casi della vita hanno voluto che questa persona potesse tornare in Italia a praticare un lavoro per il quale dovette emigrare anni prima. Lascio molto volentieri la parola al nostro ospite.

consigliato di accompagnarlo in Spagna. In Spagna, dicevano, potevi coltivare a casa, potevi andare al club e condividere momenti con altri amanti della cannabis. Così sono andato con il mio amico a Tenerife e ho conosciuto dei ragazzi spagnoli con un club. Un mese dopo mi stavo trasferendo a Tenerife perché

66Ζ7 3UHVHQWDWL DL OHWWRUL GL 6RIW 6HFUHWV Mi chiamo Jo’, vivo in Italia da tre anni. Sono ritornato in Italia per fare il coltivatore di CBD. Nel senso produco cannabis light ad uso tecnico e biomassa per estrazione di principio attivo, il CBD puro.

IL CBD PER ME È STATA LA POSSIBILITÀ DI TORNARE A CASA MIA A FARE QUELLO CHE MI PIACE

66Ζ7 &LDR -Rȇ VHL XQ FDQDSLFROWRUH H VHL WRUQDWR LQ ΖWDOLD GRYH HUL H FRVD IDFHYL" La mia storia è complessa. Nasco in Italia e per 25 anni rimango nella mia città. La città è piccola e il mio growshop era un sogno irrealizzabile, così un giorno mi sono sfogato con un amico dj e mi ha

avevo trovato lavoro nel club e potevo coltivare le piante a casa. Per cinque anni ho coltivato con sei lampade nel garage della casa dove ho abitato. Sei lampade sono poco impegnative da curare, quindi col tempo ho deciso di provare l’outdoor nella mia finca.

fettamente. Le lampade da 600 Watt non le avevo mai usate perché in Italia usavo una CFL da 250 Watt. Le HPS scaldano di più perché sono più potenti. Devi tenerle più lontane dalle piante se non vuoi bruciarle. Pensa te la prima volta che le ho accese e sono andato a comprare

l’aria condizionata subito. Ho cominciato coltivando indoor sei lampade copiando il mio sistema in Italia. Ho dovuto solamente ingrandire le cose e comprare più fertilizzante. Se vuoi saperlo ho sempre usato i Biocanna e mi sono sempre andati benissimo. Io ho cercato di scegliere semi o talee che mi piacessero, ma i club vogliono varietà conosciute quindi ho coltivato un poco di tutto quello che mi facilitavano i club. 66Ζ7 ( OD FROWLYD]LRQH RXWGRRU FRPH KDL FRPLQFLDWR" È facile, c’era il giardino e avevo tempo per starci dietro. Tutti pensano che outdoor ci pensa la natura e c’è il sole. Niente di più sbagliato. Devi starci dietro guardandole ogni giorno, tenendole pulite, controllando sempre che tutto funzioni per esempio non devono intasarsi i tubi dell’irrigazione... e i parassiti, e spruzza i trattamenti sulle foglie che ci metti due giorni solo per fare bene un filare... Sì, dipende da quante pian-


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te hai e dalla grandezza del campo. Sicuramente non sono esperto ma ci ho messo poco a rendermi conto che non è un lavoro da sottovalutare. 66Ζ7 +DL UDJLRQH QRQ YD VRWWRYDOXWDWD OD PROH GL ODYRUR FKH ULFKLHGH OD FROWLYD]LRQH RXWGRRU 5DFFRQWDFL TXDOFRVȇDOWUR VX FRPH FROWLYDYL RXWGRRU D 7HQHULIH Certo! Il primo anno ho scavato delle buche larghe mezzo metro e lunghe tre e profonde 50 centimetri circa. Poi le ho riempite di terriccio che ho comprato mescolato a della perlite per ossigena-

re il substrato. È importante la perlite perché così le radici respirano meglio. Sempre il primo anno le ho bagnate a mano, pochi filari di autofiorenti e il resto mostri stile la Bibbia del Coltivatore. La potatura la consiglio a tutti, fimmare o toppare ho imparato coltivando outdoor. In casa non avevo mai avuto il coraggio di tagliare la testa a una pianta mentre in giardino diventa una cosa obbligatoria. E non sto parlando delle autofiorenti perché non si possono potare. Il fertilizzante ho smesso di darlo a un mese dal taglio perché sapevo che le radici sarebbero andate ben oltre la buca e è meglio non

sovraccaricare di fertilizzante le piante che poi non stanno bene. 66Ζ7 ( SRL VH WRUQDWR LQ ΖWDOLD FRPH PDL" Ho capito di esser bravo come coltivatore e siccome provengo da una zona dove storicamente si è sempre coltivata la canapa, ho deciso di tornare e aprire la mia azienda agricola per lavorare con la canapa legale insieme a due soci agricoltori che per caso mi hanno fatto una proposta interessante. "Visto che sei bravo perché non vieni a coltivare quella legale insieme a noi?". Cioè quella

cannabis senza THC, o comunque sotto i limiti legali. E allora ho messo a loro disposizione la mia esperienza. Tenerife e il lavoro al club andavano bene, ma coltivare mi dava e mi dà più soddisfazioni di qualunque altra cosa. Così quando ho potuto sono partito lasciando il mio giardino alle Canarie in mano a un buon amico. Così quando voglio posso tornare e degustare i frutti del giardino proibito! 66Ζ7 &KH FROSR GL IRUWXQD WURYDUH GXH VRFL EHQ GLVSRVWL QHOOD SURSULD ]RQD Sì, non smetterò mai di ricordare il giorno in cui mi hanno proposto di aprire una


62 INDICE PUBBLICITÀ azienda agricola. Adesso coltivo 5 ettari di canapa legale ad alto contenuto di CBD. 66Ζ7 5DFFRQWDFL DOORUD TXDOFRVD GHO WXR QXRYR ODYRUR LQ ΖWDOLD Sono responsabile di 5 ettari, seminiamo canapa di varietà certificata in filari irrigati a goccia a goccia e pacciamati con teli di plastica contro le infestanti. Produciamo biomassa da estrazione trinciando le piante essiccate dopo però avergli rimosso le cime apicali che finiscono sul mercato come uso tecnico, nei negozi di CBD in pratica. Quindi togliamo le apicali e raccogliamo le piante intere. Le facciamo seccare in capannoni ventilati e poi le trinciamo per produrre biomassa che va a una azienda produttrice di cosmetica con CBD aggiunto. 66Ζ7 'LFFL TXDOFRVD LQ SL» VXOOD WXD FROWLYD]LRQH GL FDQDSD H VXO WXR PHWRGR Certo, ho scelto di coltivare a filari perché è più semplice la gestione delle infestanti. Inoltre basta un trattore con un aratro bivomere e si creano da soli i filari. Come pure il rincalzo della pacciamatura si può praticare agilmente a mano pestandolo con un trattorino. Come trattamenti del suolo prima ariamo e poi fresiamo, una volta prima delle gelate e poi appena prima della semina. Così facendo il suolo si scompatta e permette alle radici di andare più a fondo. Come le mie buche di una volta (ride). 66Ζ7 4XHOOH SULPH EXFKH GL FXL FL UDFFRQWDYL SULPD 3DUODQGR LQYHFH GHO SURGRWWR ILQLWR FRVD FL GLFL" Come sai il fiore non viene venduto per il consumo umano anche se so di clienti che lo fumano e mi fanno i complimenti. Credo che il mio metodo di coltivazione renda le piante cariche di principi attivi, le cime sono ben sviluppate e siccome le pianto molto dense, riesco a raccogliere una marea di biomassa all’ettaro. Con il termine biomassa si intende la pianta trinciata, ma se trinci una pianta da fibra avrai biomassa con pochissimo CBD. Se invece trituri una pianta ben fiorita e cicciona come le mie, ottieni una biomassa da estrazione con un alto contenuto di CBD.

66Ζ7 &HUWDPHQWH OD GHVWLQD]LRQH GȇXWLOL]]R GHOOD ELRPDVVD QH LQIOXHQ]D OD WHFQLFD DJURQRPLFD GL FROWLYD]LRQH 4XDOL DOWUL SURGRWWL RIIULWH FRPH D]LHQGD DJULFROD GL FDQDSD" Prima di tutto produciamo infiorescenze, solo apicali, da uso tecnico. Le vendiamo a una rete di negozi nel nord Italia. Produciamo inoltre biomassa per estrazione, che vendiamo a una ditta produttrice di cosmesi col CBD infuso. Trinciamo le piante essiccate in fascine e le vendiamo a peso, per estrazione. Dopodiché l’ultimo prodotto della nostra azienda agricola sono le talee di canapa proveniente da sementi certificate. Le talee non sono certificate ma noi le vendiamo perché per uso ornamentale si possono vendere. 66Ζ7 *UD]LH SHU OH WXH SDUROH FL KDL GHVFULWWR OD WXD YLWD GL FROWLYDWRUH WRUQDWR LQ ΖWDOLD SHU SUDWLFDUH OD SURSULD SDVVLRQH OHJDOPHQWH 9XRL GLUFL TXDOFRVȇDOWUR" Sì, voglio dirti che il CBD per me è stata la possibilità di tornare a casa mia a fare quello che mi piace. Non è proprio come coltivare Super Lemon Haze, ma la pianta è la stessa e i bravi coltivatori possono dimostrare di saper lavorare. Anche se lo accusano di scarsa utilità, per me è un passo avanti verso la legalizzazione della cannabis. Per me poi rappresenta la possibilità di stare in Italia, alla luce del sole posso coltivare questa bellissima pianta. Quando ho voglia invece me ne torno a Tenerife per un weekend e scateno l’inferno tra filtri e cartine. I tempi cambiano e le persone crescono, credo sia un’ulteriore crescita poter lavorare con il CBD che ripeto per me è un passo avanti verso la legalizzazione. 66Ζ7 &DSLVFR EHQH OH WXH SDUROH H DQFKH LR SHQVR VLD XQ SDVVR DYDQWL verso la legalizzazione o regolamenWD]LRQH GHOOD FDQQDELV 7L ULQJUD]LR DQFRUD SHU DYHU UDFFRQWDWR D PH H DL OHWWRUL GL 66Ζ7$ OD WXD VWRULD 6SHUR VLD XWLOH SHU L QRVWUL OHWWRUL H FKH VLD GL VSXQWR SHU TXDOFKH DOWUR EUDYR FROWLYDWRUH

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COLOFON Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV P.O. Box 362, 5460 Veghel, Paesi Bassi Tel: 0031 - 73 54 98 112 e-mail: LQIR#VRIWVHFUHWV QO Sito internet: ZZZ VRIWVHFUHWV FRP Editore: Cliff Cremer Collaboratori: Franco Casalone, Ed Rosenthal, Jorge Cervantes, Enrico Fletzer, Clod, Giovanna Dark, Carlos Rafael Esposito, J. Searcher, Mr. Jose, Robert B., Stoney Tark, Jim Stewart, e tanti altri. Traduzioni: Valefizz

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Indirizzo redazione: Soft Secrets Italia E-mail: UHDGHUV#VRIWVHFUHWV QO Pubblicità: Fabrizio E-mail: IDEUL]LR#VRIWVHFUHWV QO Tel: 0039 - 36 65 44 66 94 /D YRFH GHOOȇHGLWRUH Soft Secrets è una rivista bimestrale gratuita pubblicata nei Paesi Bassi (con il nome di Highlife), Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Cile. A livello mondiale è in corso un processo di relativa liberalizzazione dell'uso della cannabis, che sia per scopi medici o ricreativi. Diversi Paesi hanno legalizzato la cannabis per separare le droghe leggere da quelle pesanti, come dimostrato in Olanda. Altri Paesi hanno legalizzato l'uso della cannabis per uso medico, ivi incluso il diritto di coltivare piante di cannabis per uso personale.

L'editore si propone di mettere in luce il processo di normalizzazione dell'uso della cannabis. Questo presuppone che l'editore non sia necessariamente d'accordo su tutto ciò che figura negli articoli e nelle pubblicità che appaiono sulla rivista. L'editore si discosta quindi in modo esplicito da dichiarazioni o immagini pubblicate che potrebbero dare adito a pensare che siano stati approvati l'uso e/o la produzione di cannabis. Nulla della presente pubblicazione potrà essere copiato o riprodotto in qualsiasi formato senza previa autorizzazione dell'editore e di altri titolari del copyright. L'editore non assume alcuna responsabilità in merito al contenuto e/o al punto di vista degli annunci pubblicitari. L'editore non assume alcuna responsabilità per eventuali documenti presentati indesiderati. L'editore ha cercato di contattare tutti i titolari del copyright di fotografie e/o immagini. Coloro che ritengono ancora di avere diritto ai suddetti diritti sono pregati di contattare l'editore.

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