infosantésuisse Nr. 09/2008 Deutsch

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info santĂŠsuisse Tessin

Das Magazin der Schweizer Krankenversicherer


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Patrizia Pesenti: «Ich wünsche mir aus Bern Lösungen und keine zusätzlichen Probleme»

Porträt der santésuisseGeschäftsstelle im Tessin

Keine Medikamente mehr wegen Druck von santésuisse: Kann das sein?

Inhalt Im Fokus 4 Ticino – quo vadis? 6 Im Gespräch: Patrizia Pesenti, Gesundheitsdirektorin des Kantons Tessin 8 Meinrado Robbiani und Ignazio Cassis: Kulturelle Besonderheiten prägen das Tessiner Gesundheitswesen 10 Porträt der santésuisse-Geschäftsstelle im Tessin 11 Keine Medikamente wegen des Drucks von santésuisse: Kann das sein? 12 Wirtschaftlichkeitsverfahren: Keine Jagd auf teure Ärzte 14 Die Tessiner gehen anders mit Medikamenten um Krankenversicherung 16 Neue ehealth-Anwendungen: Die Chance für die Versichertenkarte? 18 Grafik des Monats: Unterschiedliche Kostenstrukturen in den Kantonen Gesundheitswesen 19 Drei Fragen an: Pantaleimon Giannakopolous, Alzheimer-Spezialist am Universitätsspital Genf 20 «Journée d’information et de réflexion» von santésuisse in Morges 22 Buchtipp: Im Grenzbereich zwischen Leben und Tod Klipp & klar 23 Anästhesie-Mittel im ambulanten Spitalbereich: santésuisse und H+ finden Lösung Service 24 Deutschland hat massive Probleme mit unbezahlten Prämien 24 News aus aller Welt 25 Veranstaltungen 25 Mr. Raoul 26 Neue Methode für schmerzfreie und sichere Verabreichung von Medikamenten 26 Tessiner Regionalzüge werden für Velofahrer attraktiver

Nr. 9, November 2008. Erscheint zehnmal jährlich Abonnementspreis Fr. 69.− pro Jahr, Einzelnummer Fr. 10.− Herausgeber und Administration santésuisse, Die Schweizer Krankenversicherer, Römerstrasse 20, Postfach, 4502 Solothurn Verantwortliche Redaktion Peter Kraft, Abteilung Politik und Kommunikation, Postfach, 4502 Solothurn, Tel. 032 625 42 71, Fax 032 625 41 51, E-Mail: redaktion@santesuisse.ch Herstellung: Vogt-Schild Druck AG, Gutenbergstrasse 1, 4552 Derendingen Gestaltungskonzept: Pomcany’s Layout: Henriette Lux Anzeigenverwaltung: Alle Inserate − auch Stelleninserate − sind zu richten an: «infosantésuisse», Römerstrasse 20, Postfach, 4502 Solothurn E-Mail: redaktion@santesuisse.ch Abonnementsverwaltung Tel. 032 625 42 74, Fax 032 625 41 51 Homepage: www.santesuisse.ch Titelbild: Heiner Grieder, Langenbruck BL ISSN 1660-7228


Valorizzare le competenze del Ticino

Regolarmente infosantésuisse ospita contributi su attività o studi di autori ticinesi. I Ticinesi hanno troppo spesso il sentimento che oltr’Alpe ci si preoccupi poco del loro cantone. Forse è un po’ vero, la lingua è la prima chiave che apre le porte della comunicazione e della comprensione d’una popolazione. La carenza di conoscenze della lingua di Dante allontana talvolta troppo il Ticino dalle preoccupazioni degli importanti centri urbani, laddove si prendono le grandi decisioni. La diversità linguistica e culturale è una delle grandi ricchezze del nostro paese. L’assicurazione malattia è stata creata­ dal legislatore nazionale, ma i parlamentari si sono fortemente ispirati al sistema federalista. Diverse applicazioni della legge menzionano infatti la competenza dei cantoni. Così, per esempio, nella struttura tariffale del TARMED si ritrova ­questo sapiente miscuglio d’unificazione nazionale. Tuttavia le tariffe sono negoziate in ogni cantone. santésuisse rispetta questa differenza, anche se è ragionevole tendere verso una convergenza delle pratiche e dei prezzi. Alcune tariffe «storiche» non hanno più ragione di esistere, poiché non si giustificano più dal punto di vista economico, pur ­tenendo conto delle particolarità locali. Lo stesso vale per il controllo dell’economicità delle prestazioni mediche, il cui processo deve, per quanto sia possibile, essere oggetto di un’unità di dottrina nazionale. Da lungo tempo il Ticino conta un numero importante di responsabili politici di grande valore, sia a livello cantonale, che nazionale. Nel campo della salute, i suoi curanti, le sue cliniche o i suoi economisti della sanità hanno una reputazione che va ben al di là dei confini ticinesi. È necessario valorizzare queste competenze, far conoscere questi valori certi e unirli, nell’interesse di tutto il sistema dell’assicurazione malattia. Il modello d’assicurazione duale di base, accolto favorevolmente dalla Commissione della sanità del Consiglio degli Stati, incoraggia queste collaborazioni tra gli attori del sistema dell’assicurazione malattia. È dunque certamente questa via che occorre sostenere per limitare l’aumento dei costi della salute, fornendo nel contempo delle prestazioni mediche di qualità. Nel modello duale d’assicurazione malattia, i bisogni dei pazienti e la libera scelta per gli assicurati restano un asse fondamentale, come il mantenimento della solidarietà tra ammalati e assicurati in buona salute.

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Nello Castelli Membro della direzione Delegato alle relazioni pubbliche


Il particolare impatto del nuovo sistema di finanziamento ospedaliero sul servizio sanitario ticinese

Ticino – quo vadis? Il servizio sanitario nel Canton Ticino è, come dappertutto, in costante cambiamento. Una grossa opportunità sta per presentarsi all’assicurato ticinese: il nuovo sistema di finanziamento ospedaliero permetterà un significativo sgravio di alcune particolarità cantonali.

Nel 1921 fu costituita la Federazione Ticinese delle Casse Malati; la retta per la degenza negli ospedali pubblici fu fissata a franchi due giornalieri, tutto compreso ad esclusione del vitto e alloggio, che restavano a carico del paziente. Altri tempi! Oggi una giornata di cura in un ospedale acuto dell’Ente Ospedaliero Cantonale ha un costo standardizzato medio riconosciuto a carico degli assicuratori di 425 franchi. Detto importo rappresenta il 46% dei costi e quindi la retta teorica è finalmente di 850 franchi. Teorica, dicevo, perché l’EOC ha aderito al sistema di remunerazione delle prestazioni secondo la diagnosi. Per un’operazione chirurgica un paziente può restare degente per cinque o otto giorni, il costo a carico dell’assicurazione malattia sarà il medesimo. Grossa importanza delle cliniche private in Ticino

L’ospedale multisito pubblico conta circa il 60% dei posti letto del Cantone. Il restante 40% è coperto dalle cliniche private, che non ricevono sovvenzioni pubbliche. Le prestazioni fornite dalle cliniche private sono perlopiù remunerate dalle assicurazioni mediante tariffe miste, ovvero un rimborso per il tipo di intervento effettuato al quale va sommata una tariffa giornaliera. Vi sono anche cliniche totalmente finanziate mediante una diaria e altre quasi esclusivamente mediante prezzi forfetari. Non consideriamo poi il trasferimento di prestazioni, un tempo indissolubilmente legate a periodi di degenza anche lunghi, verso l’ambulatoriale! Per quale ragione sto a confondervi le idee? Unicamente per dimostrare la difficoltà attuale di poter comparare nello spazio e nel tempo con obiettività ciò che dovrebbe essere possibile fare. Dal 2012 gli ospedali pubblici e le cliniche private saranno messi sullo stesso piano grazie al nuovo regime di finanziamento ospedaliero. In Ticino, vista l’importante quota di cliniche private, si parla di un trasferimento di 80/90 milioni di franchi che sarebbero da quel momento finanziati dagli introiti fiscali, scaricando i premi degli assicurati. L’ideologia tendenzialmente di sinistra dovrebbe trovare soddisfazione in questo cambiamento, poiché risulterà socialmente più equo un aumento delle imposte versus la diminuzione della quota – per tutti uguale – della cassa malattia. Grazie invece ad una maggiore concorrenza dettata da una migliorata facilità di confronto dei costi delle strutture sanitarie troverà gradimento l’elettorato borghese. Già sappiamo però che tutto non sarà così scontato. I meriti e i demeriti, le responsabilità e le strumentalizzazioni troveranno ampio spazio d’azione.

Maggiore trasparenza e mobilità grazie a SwissDRG

Il nuovo regime di finanziamento ospedaliero sarà probabilmente anticipato dall’introduzione generalizzata del principio di remunerazione delle prestazioni erogate basate sulla diagnosi SwissDRG. Un ulteriore elemento quindi orientato alla trasparenza e alla conseguente opportunità di effettuare confronti di qualità e prezzo tra strutture diverse, anche site in altri cantoni. Potremo in quel momento parlare o riparlare di pianificazione ospedaliera? Se non altro, grazie ai codici DRG dovrebbe essere più semplice attribuire mandati di prestazioni precisi ed evitare quindi che un nosocomio possa interpretare in senso lato la volontà politica di ben delimitare quegli ambiti di competenza chiaramente definibili e, con quel sistema, sovrapponibili con maggiore difficoltà. Perché l’abbiamo vissuta: è comprensibile la difficoltà politica di procedere al riassetto territoriale ma anche strutturale degli ospedali acuti. L’abbiamo vissuta con l’Ospedale Italiano, l’abbiamo vissuta con l’oncologia pediatrica. Oltre ai fattori di costrizione locali che, più o meno legittimamente, sono comprensibili e sono dettati dall’alto valore che attribuiamo al bene salute e dall’acquisito benessere, stiamo assistendo ad un’esacerbazione degli animi a livello nazionale. Evoluzioni positive in Ticino

La recente diatriba riguardante le riserve contabili degli assicuratori malattia mi fa dubitare che nulla sarà intrapreso nell’ambito delle pianificazioni ospedaliere cantonali fino al

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Foto: Prisma

un’intensificazione dei rapporti, ma anche scambio di ambiti di competenza tra EOC e cliniche private: penso al Centro di Radioterapia di Moncucco oppure alla rete riabilitativa REHA Ticino. Sono allargamenti di vedute virtuosi: mettono il paziente al centro dell’interesse, il quale beneficia di una presa a carico qualitativa e la collettività vede un ricorso agli scarsi mezzi economici, umani, tecnici più efficiente. Tutti devono scendere a compromessi

Il nuovo sistema di finanziamento ospedaliero permetterà un significativo sgravio di alcune particolarità cantonali.

momento dell’introduzione del nuovo regime di finanziamento ospedaliero e di SwissDRG. Un misto tra nichilismo legislaturale e attivismo mediatico volto… a far passare il tempo. Fortunatamente oggi in Ticino assistiamo più che in passato a

Gianni Nessi, Presidente onorario, così concludeva il suo discorso (dal quale ho tratto l’accenno storico iniziale) in occasione del 75° di fondazione della Federazione Ticinese delle Casse Malati nel 1996: «Siamo all’inizio di una notevole evoluzione nell’assicurazione malattia: assistiamo alla scomparsa di casse ed alla loro fusione. Tra pochi anni si arriverà ad una tale concentrazione di casse, ciò che ridurrà purtroppo, anche l’attività delle federazioni cantonali.» Ebbene, nel frattempo è entrata in vigore la LAMal, il sovrano ha detto no alla cassa unica e oggi stiamo vivendo un terribile uragano finanziario. Anche l’offerta sanitaria è evoluta in Ticino un po’ come l’intera economia: in pochi anni siamo passati dal salasso alla radioterapia. Il livello attuale d’offerta ci inorgoglisce e rende nel contempo difficoltoso un apparente mezzo passo a ritroso, in nome della razionalizzazione, prima che il razionamento trovi terreno fertile. Come coniugare il tutto? Come far quadrare il cerchio? Penso che ogni attore dovrà fare delle concessioni per poter entrare in sintonia con gli altri partner. In Ticino il Gottardo e il federalismo possono, ancora una volta, darci una mano, a condizione di essere più conciliativi, meno bellicosi ed essere propositivi, non rivendicativi. OLIVIO LAMA

Résumé: Zukunftsaussichten des Tessiner Gesundheitswesens Die Federazione Ticinese delle Casse Malati (Kantonales Konkordat der Tessiner Krankenkassen) wurde 1921 gegründet. Damals kostete ein Tag im Spital durchschnittlich zwei Franken. Heute sind es im Tessin 850 Franken. Die Krankenversicherer tragen davon einen grösseren Teil als in anderen Kantonen. Nur 60 Prozent aller Betten stehen in öffentlichen Spitälern. Die Privatspitäler haben einen Marktanteil von 40 Prozent. Für die Patienten in diesen Kliniken bezahlt der Kanton keine Beiträge – die Krankenversicherer übernehmen die volle Rechnung. Ab 2012 aber erhalten die Privatspitäler die gleichen Kantonsbeiträge wie die öffentlichen. Das wird die Krankenversicherer und damit die Prämienzahler im Tessin etwas entlasten. Die neue Spitalfinanzierung erhöht – durch SwissDRG – aber auch die Transparenz: Qualität und Preise der Tessiner Spitäler werden mit jenen in anderen Kantonen vergleichbar. Bisher war eine bedarfsgerechte Spitalplanung aus regionalpolitischen Gründen sehr schwierig. SwissDRG wird für Bewegung in der Spitallandschaft sorgen.

Allzu oft führen wir Diskussionen, die von den wirklichen Problemen ablenken und dazu führen, dass sinnvolle Reformen gar nicht erst angepackt oder verschoben werden. Immerhin zeigen sich im Tessin positive Veränderungen: Spitäler legen manche Aufgaben zusammen und intensivieren ihre Zusammenarbeit – zum Wohle der Patienten. In den letzten Jahren hat das Gesundheitswesen eine gewaltige Entwicklung durchgemacht. Das hat unter anderem zu einem starken Anstieg der Kosten geführt. Es ist politisch sehr schwierig, im Namen der Rationalisierung Reformen durchzusetzen. Gelingt dies jedoch nicht, wird die Rationierung bald fruchtbaren Boden vorfinden. In dieser Situation müssen alle Akteure des Gesundheitswesens bereit sein, Kompromisse einzugehen. Im Kampf um die Eigeninteressen dürfen sie das Gesundheitssystem als Ganzes nicht aus den Augen verlieren.

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Im Gespräch: Patrizia Pesenti, Gesundheitsdirektorin des Kantons Tessin

«Ich wünsche mir aus Bern Lösungen und keine zusätzlichen Probleme» Für die Tessiner Gesundheitsministerin Patrizia Pesenti ist das Tessiner Gesundheitswesen nicht einfach eine Hochkosten-Insel, sondern ein innovatives und zukunftsgerichtetes System. Unter anderem sollen neue wissenschaftliche Methoden zeigen, welche Folgen politische Entscheide für die Gesundheit der Tessiner Bevölkerung haben. Pesenti erwartet von den Protagonisten des Gesundheitswesens ständige Zusammenarbeit statt Besitzstandswahrung.

Das Tessiner Gesundheitswesen ist relativ häufig in den Schlagzeilen. Wie steht es aus Ihrer Sicht um die medizinische Versorgung im Kanton?

Die Schlagzeilen rund um das Tessiner Gesundheitswesen sind oft auch positiv. Ich denke da an das Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, das dank Professor Cavalli und seinen Mitarbeitern einen exzellenten Ruf in der internationalen Krebsforschung geniesst. Unser Gesetz gegen das Passivrauchen ist ein Erfolg, genauso wie der seit Jahren laufende Pilotversuch mit der Gesundheitskarte. Und wir haben im Tessin vor kurzem ein sogenanntes «Health Impact Assessment» eingeführt. Damit untersuchen wir politische Entscheidungen und neue Gesetze systematisch auf ihre Auswirkungen auf die Volksgesundheit. Natürlich gibt es im Tessin, wie in den anderen Kantonen auch, noch viel zu verbessern – aber insgesamt kann sich unser Gesundheitssystem durchaus sehen lassen. Haben Sie schon erste Erkenntnisse dank des «Health Impact Assessment»?

Dazu ist es noch zu früh. Doch wir werden besser verstehen, wovon die Gesundheit unserer Bevölkerung tatsächlich abhängt. Ich bin der Überzeugung, dass sozioökonomische Faktoren, das Umfeld und die Umwelt dabei eine grössere Rolle spielen als die Inanspruchnahme medizinischer Leistungen. Der Kanton Tessin hat einen grösseren Konsum und höhere Gesundheitskosten als der schweizerische Durchschnitt, und trotzdem ist seine Bevölkerung nicht gesünder. Der Tessiner Ökonom Luca Crivelli hat als Hauptursachen für die hohen Krankenversicherungsprämien im Tessin die hohe Ärztedichte und die vergleichsweise hohen Preise für die KVG-Leistungen ausgemacht. Teilen Sie seine Meinung?

Ich teile seine Meinung. Luca Crivelli erwähnt in seiner Studie allerdings noch einen weiteren wichtigen Punkt. Im Tessin steht fast die Hälfte aller Betten in Privatspitälern. Diese Betten werden vollständig durch die Kassen finanziert, was zu höheren Prämien führt. Crivelli weist auch auf den hohen Anteil der über 75-jährigen hin. Viele Schweizer verbringen ihren Lebensabend im sonnigen Süden. Crivelli fordert deshalb einen Risiko-

ausgleich nicht nur zwischen den Kassen, sondern auch unter den Kantonen. Was sagen Sie dazu?

Wir lassen das in unsere Spitalplanung einfliessen. Jeder Kanton muss ja eine gewisse Anzahl Spitalbetten pro 1000 Einwohner aufweisen. Unsere Bettenquote ist leicht erhöht wegen des grösseren Anteils an älteren Menschen. Ich würde deswegen aber nicht so weit gehen und einen Risikoausgleich zwischen den Kantonen fordern. Wenn pensionierte Menschen ihren Lebensabend im Tessin verbringen möchten, ist das an sich schön. Sie kommen wegen der Landschaft und des Klimas zu uns und sicher nicht, um hier Gesundheitsleistungen zu konsumieren. 2007 hat das Tessin als erster Kanton beschlossen, die Kosten für Kinder und Notfälle zu übernehmen, wenn die Prämien nicht mehr bezahlt werden. Welche Bilanz ziehen Sie?

Von Kindern kann man keine Eigenverantwortung fordern, wenn es um das Einzahlen von Prämien geht. Was die Notfälle betrifft: Wir wollen niemanden grosser Gefahr aussetzen oder sogar sterben lassen, weil er seine Versicherungsprämien nicht zahlt. Wir haben festgestellt, dass vor allem Single-Männer um die 40 mit tiefem Einkommen ihre Prämien schuldig bleiben. Das sind zum Teil Leute, die eigentlich staatliche Hilfe in Anspruch nehmen könnten, dies aber nicht tun. Glücklicherweise sind die meisten unserer 10 000 säumigen Prämienzahler sehr gesund. Nur für ein bis zwei Prozent von ihnen mussten wir bisher Leistungen bezahlen. Als Bürger frage ich mich: Wie ist es überhaupt möglich, dass es trotz einer gut ausgebauten Prämienverbilligung zu so vielen Ausständen kommt?

Das ist wirklich schwierig zu verstehen. Einige Menschen bekommen vielleicht Prämienverbilligungen, können aber die Selbstbehalte nicht bezahlen. Wir vermuten auch, dass es Leute gibt, welche Briefe vom Kanton erst gar nicht öffnen. Dann nehmen sie auch das Formular nicht zur Kenntnis, welches sie zum Bezug von Prämienverbilligung zurücksenden müssten. Natürlich ist das nicht belegt, aber ich habe manchmal diesen Eindruck. Muss der Bürger im Tessin den Antrag auf Prämienverbilligung selbst stellen?

Nein. Wer aufgrund der Steuerdaten berechtigt ist, erhält automatisch ein Formular. Das muss er zurücksenden, um den Antrag zu stellen. Das Verfahren wäre also sehr einfach. santésuisse und die GDK haben sich schwer getan, eine Ersatzregelung zur Leistungssistierung zu finden. Das müsste Sie als Gesundheitsdirektorin eines Kantons mit mehr als 10 000 Betroffenen doch ziemlich ärgern?

Ich ärgere mich sehr selten. Das eigentliche Problem ist der Artikel 64a im KVG. Der Gedanke dahinter ist zwar richtig: Wer seine Prämien nicht bezahlt, obwohl er könnte, soll

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Foto: Keystone

«Es gibt durchaus Leute, die Prämienverbilligungen in Anspruch nehmen könnten, das aber nicht tun.»

auch keine Leistungen mehr erstattet bekommen. Aber in der Umsetzung hat sich der Artikel nicht bewährt, weil er auch wirklich Zahlungsunfähige mit einer Leistungssistierung bedroht. Also ist das Parlament gefordert, eine neue gesetzliche Grundlage zu schaffen. Das bedeutet allerdings nicht, dass sich santésuisse und GDK nicht weiter mit dem Problem befassen sollen. Das Klima zwischen santésuisse und der Tessiner Ärzteschaft ist angespannt. Wie beurteilen Sie diese Situation?

Die Situation ist tatsächlich angespannt. Der Tessiner Ärzteverband hat die Regierung und das Gesundheitsdepartement um Vermittlung gebeten. Allerdings haben wir keine gesetzliche Kompetenz, in solche Konflikte einzugreifen. Nur wenn der ausdrückliche Wille beider Parteien vorhanden ist, können wir vermitteln. Ob dies etwas nützen würde, kann ich allerdings auch nicht garantieren. Das Tessin hat in Sachen Gesundheitskarte eine Pionierrolle übernommen. Wie sind die Erfahrungen bisher?

Man darf sich darunter keinen flächendeckenden Einsatz einer Gesundheitskarte vorstellen. Es ist ein Pilotprojekt in der Region Lugano mit etwa 3000 Karten. Bisher ziehe ich eine positive Bilanz. Besonders erfreulich ist, dass über Jahre hinweg die verschiedenen Akteure des Gesundheitswesens gemeinsam an einem Projekt gearbeitet haben. Das ist für den erfolgreichen Einsatz einer Gesundheitskarte auch dringend nötig: Die Daten zirkulieren, um Fehler zu vermeiden und unnötige Kosten zu sparen. Das ist nur möglich, wenn alle Beteiligten optimal zusammenarbeiten. Wie sieht es bezüglich Datenschutz aus?

Elektronische Daten sind sensibel. Andererseits ist die Informations-Aufbewahrung auf Papier nicht weniger problematisch. Wenn wir uns gegen die elektronische Datenverarbeitung wehren, ist das Datenschutzproblem also nicht einfach gelöst. Ausserdem ist das eine Entwicklung, die wir nicht verhindern können und die auch viele Vorteile hat. Statt sie mit Blick auf den Datenschutz zu bekämpfen, tun

wir besser daran, den Datenschutz so gut wie möglich zu gewährleisten. Hatten Sie während des Pilotprojekts nie Probleme mit dem Datenschutz?

Nein. Da kann ich Entwarnung geben. Welche Anliegen haben Sie an die Gesundheitspolitiker auf Bundesebene?

Der Bund entscheidet über die Finanzierung des Gesundheitssystems, die Kantone über dessen Organisation. Ich erwarte, dass das Bundesparlament bei seinen Entscheiden auch die Folgen für Organisation und Qualität des Gesundheitssystems bedenkt. Etwas mehr Gespür für die Umsetzungsprobleme wäre angebracht. Ich wünsche mir aus Bern Lösungen und keine zusätzlichen Probleme. Gibt es zu viele Interessensvertreter im Parlament?

Nein. Ich glaube, dass die Parlamentarier mit ihrer Gesundheitspolitik durchaus das Wohl der Patienten und der Bevölkerung anstreben. Aber es fehlt ihnen die Praxisnähe der Kantone. Was erwarten Sie von den Akteuren – insbesondere von den Krankenversicherern?

Ich erwarte von ihnen, dass sie sich zusammenraufen und gemeinsam nach Lösungen suchen. Es gibt genug gemeinsame Interessen: Wir alle möchten ein finanzierbares, qualitativ hervorragendes und gerechtes Gesundheitswesen. Der Versuch, dieses Ziel zu erreichen, erinnert manchmal an die Quadratur des Kreises. Die Rahmenbedingungen und die technischen Möglichkeiten verändern sich ständig. Deshalb müssen alle Beteiligten unser Gesundheitswesen laufend überarbeiten und weiterentwickeln – und zwar gemeinsam und nicht gegeneinander. INTERVIEW: PETER KRAFT

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Die beiden Tessiner Nationalräte Meinrado Robbiani (CVP) und Ignazio Cassis (FDP) analysieren für infosantésuisse das Gesundheitswesen in ihrem Kanton

Kulturelle Besonderheiten prägen das Tessiner Gesundheitswesen Die Nationalräte Meinrado Robbiani und Ignazio Cassis nehmen Stellung zum Tessiner Gesundheitswesen. Sie sind sich in vielem einig – etwa darin, dass die Besonderheiten des Tessiner Gesundheitswesens auch kulturelle Ursachen haben. Von den Krankenversicherern erwarten beide mehr Transparenz und Kundennähe.

vatspitälern zu höheren Kosten für die Versicherten geführt. Erwähnenswert ist auch die hohe Dichte von Leistungserbringern, insbesondere von Fachärzten. Kann der Kanton Tessin von den Kantonen mit niedrigeren Gesundheitskosten seine Lehren ziehen – und was können andere Kantone umgekehrt vom Tessin lernen?

Es wäre wichtig, die Erfahrungen anderer Regionen des Landes besser zu nutzen. Auch aufgrund der kulturellen und sprachlichen Unterschiede gibt das Tessin manchmal der Verlockung eines Rückzugs auf sich selbst nach. Doch darf man auch nicht vergessen, dass jede Strategie sich an der örtlichen Wirklichkeit, an der Kultur, Mentalität und Eigenarten der Bevölkerung, orientieren muss, um wirksam zu sein. Seinerseits kann das Tessin den anderen Regionen in erster Linie seine fundierte Erfahrung auf dem Gebiet der Prävention sowie seine solide wissenschaftliche Forschung in den Bereichen der Gesundheitspolitik anbieten. Was kann die Politik gegen die hohen Kosten unternehmen, was die Akteure?

Es ist entscheidend, dass alle Hauptakteure des Gesundheitswesens gemeinsame Ziele verfolgen. Zu oft agieren sie heute gegen- statt miteinander. Es braucht eine organische Zusammenarbeit und ein Bündnis zwischen allen Beteiligten: Kantonsbehörden, Versicherer, Leistungserbringer und Versicherte. Wichtig sind auch weitere Fortschritte bei der Planung der Dienstleistungen und der stationären Einrichtungen. Bestimmte Organisationsformen für ambulante Behandlungen (Hausarzt-Modelle, HMO) sind bis heute im Tessin nicht ausreichend verwurzelt. Sie müssen stärker gefördert werden. «Viele Privatspitäler und eine hohe Dichte an Leistungserbringern tragen zu den hohen Prämien im Tessin bei», sagt Meinrado Robbiani.

Meinrado Robbiani (CVP): «Das Tessin gibt manchmal der Verlockung eines Rückzugs auf sich selbst nach» Was sind aus Ihrer Sicht die Gründe für die vergleichsweise hohen Gesundheitskosten im Tessin und die hohe Prämienbelastung der Tessiner Bevölkerung?

Welche Erwartungen richten Sie speziell an die Krankenversicherer?

Den Versicherern mache ich den Vorwurf, dass sie mehr Energie für die Erwerbung «guter» Risiken aufgewendet haben, als zur Qualität und zu einer angemessenen Dämpfung der Kosten des Gesundheitswesens beizutragen. Es fehlt zudem an ausreichender Transparenz. Dieser Mangel ist umso ärgerlicher in einer Region wie dem Tessin, wo die Prämien hoch sind. Ferner hat die Zentralisierung der Aktivitäten manchmal die Qualität der menschlichen und geschäftlichen Beziehung zu den Versicherten verringert.

Das Ursachen-Geflecht für die Situation im Tessin ist komplex. Sicherlich spielt auch das Durchschnittsalter der Bevölkerung eine Rolle, das höher ist als in der übrigen Schweiz. Der geringere Austausch mit den übrigen Regionen des Landes und ein eingewurzelter Regionalismus könnten eine stärkere Verbreitung von stationären Einrichtungen gefördert haben. In diesem Bereich hat auch die grosse Zahl von Pri-

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Fotos: www.parlament.ch

Was kann die Politik gegen die hohen Kosten unternehmen, was die Akteure? «Es herrscht eine Konsumhaltung im Gesundheitswesen», sagt Ignazio Cassis.

Ignazio Cassis (FDP, Vizepräsident der FMH): «Es braucht einen Mentalitätswechsel» Was sind aus Ihrer Sicht die Gründe für die vergleichsweise hohen Gesundheitskosten im Tessin und die hohe Prämienbelastung der Tessiner Bevölkerung?

Die Gründe für die überdurchschnittlichen Gesundheitskosten im Tessin sind demografischer, organisatorischer und kultureller Natur. Die Tessiner Bevölkerung ist älter als im schweizerischen Durchschnitt. Ältere Menschen geben für ihre Gesundheit mehr als jüngere aus. Das Tessin hat eine überdurchschnittlich höhere Dichte an Spitalbetten, Ärzten, Apotheken und anderen Fachpersonen. Deshalb werden mehr Leistungen erbracht und in Rechnung gestellt. Die Volksentscheide der letzten 40 Jahre gingen systematisch in Richtung einer Ausdehnung des Gesundheitssystems. Dazu kommt die italienische Kultur: die soziale Bedeutung von Gesundheit, Krankheit und Leiden ist eine andere als in der Deutschschweiz und in der Romandie. Wir neigen mehr dazu, unser «Gesundheitskapital» den Fachpersonen zu delegieren. Diese kulturellen Merkmale sind in meinen Augen die wichtigste Erklärung für die höheren Gesundheitskosten. Hinzu kommt der höhere Prozentsatz an Akutbetten der Privatkliniken – etwa 40 Prozent gegenüber 15 Prozent national. Diese Betten werden ohne Steuergelder und nur mit Krankenversicherungsprämien finanziert. Kann der Kanton Tessin von den Kantonen mit niedrigeren Gesundheitskosten seine Lehren ziehen – und was können andere Kantone umgekehrt vom Tessin lernen?

In einer direkten Demokratie kann die Politik nicht mehr tun als die Bevölkerung zulässt. Damit sind wir wieder bei den kulturellen Faktoren. Der Föderalismus ist hier ein Vorteil: Der Bund kann – wie im Fall der Tessiner Spitalplanung – im Interesse des Landes Entscheide treffen, die kantonal nie möglich wären. Alle Akteure müssten vermehrt ihre soziale Verantwortung wahrnehmen, was heute aber nicht gerade «à la mode» ist. Vielmehr herrscht ein Konsumrecht. Wie häufig hört man Äußerungen wie «von dem Geld was ich für Prämien zahle, muss ich doch etwas zurückbekommen und gehe deshalb zum Arzt». Anderseits sind auch die Ärzte und die anderen Fachpersonen an dieser Entwicklung nicht unschuldig: je mehr Leistungen, desto mehr Umsatz. Die Versicherer ihrerseits haben eine wichtige Aufgabe: Sie sollen die Bürgerinnen und Bürger gegen Krankheitsereignisse optimal versichern, sie sollen mit ihren Verhandlungspartnern konstruktiv umgehen und innovative Versicherungsprodukte auf dem Markt bringen. Dabei haben sie einige Schwierigkeiten zu überwinden: Das straffe gesetzliche Korsett, den Rollenkonflikt zwischen Sozial- und Privatversicherer, den Machtkonflikt mit den anderen Tarifpartnern, die Erwartungen des Kunden als Patient oder als Versicherter. Welche Erwartungen richten Sie speziell an die Krankenversicherer?

Meine grösste Erwartung ist Transparenz und klare Trennung der Geschäfte zwischen sozialem und dem privatem Bereich. Viel Misstrauen hängt damit zusammen. Weiter erwarte ich, dass die Versicherer sich für die Gesundheitskompetenz der Versicherten engagieren, als Investition für die Zukunft. Drittens, dass sie eine Aufklärungskampagne über die ursprüngliche, solidarische Natur der Krankenversicherung führen. Viertens, dass sie die wirtschaftliche Dimension der medizinischen Leistungen nicht immer als oberstes Gebot betrachten. Es geht auch um Menschen, um Krankheit, um Leiden des Einzelnen und des sozialen Umfeldes.

Lernen kann man immer, man soll sich aber keine Illusion machen. Es sind vor allem kulturelle Aspekte, welche die höheren Kosten verursachen. Diese rasch zu ändern, scheint mir schwierig. Es braucht Generationen, einen Mentalitätswandel und eine Förderung der Gesundheitskompetenz, die sehr früh im Leben beginnen muss.

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Porträt der santésuisse-Geschäftsstelle im Tessin

Minderheit sein – Vorteil oder Nachteil? Die komplizierte Geografie des Kantons Tessin und der Status einer sprachlichen und kulturellen Minderheit prägen die Tätigkeit von santésuisse in diesem Kanton. infosantésuisse hat Olivio Lama und Ines Decio in Bellinzona getroffen – ein Duo, das die Vielfältigkeit des Kantons zwischen Norden und Süden widerspiegelt.

Bellinzona. Ein Bauwerk, das vom Tessiner Architekten Mario Botta entworfen wurde. Die Riesenhaftigkeit des Gebäudes bricht mit der Grösse des Teams: Olivio Lama und Ines Decio, zwei Personen, die sich sämtliche Dossiers teilen. Dieser Kontrast widerspiegelt auch die Kluft zwischen der Realität und dem Bild der allmächtigen Krankenkassen, das von den Medien vermittelt wird. Ungezwungene Beziehungen und erhitzte Gemüter

Mit seiner Überschaubarkeit ermöglicht das Tessin eine gewisse Geselligkeit, einen spontanen Dialog und ungezwungene Beziehungen zwischen den verschiedenen Akteuren im Gesundheitswesen. Geselligkeit ist dabei aber nicht als Kumpanei oder als ständiger Kuschelkurs zu verstehen, wie es die angespannte Beziehung zur Ärztegesellschaft beweist. Der begrenzte Raum kann die Gemüter auch zusätzlich erhitzen, und die Zeitungen widmen dem Konflikt ganze Seiten. Unter solchen Umständen erzeugt die geringe Grösse des Teams gewiss ein Gefühl von Isoliertheit – trotz der permanenten Unterstützung durch den Hauptsitz von santésuisse. Als Minderheit zu gelten kann eine Stärke, aber auch eine Schwäche sein. Fern ab davon, sich als Opfer oder als erbitterte Verteidiger ihrer Eigenheiten porträtieren zu lassen, sehen Olivio Lama und Ines Decio durchaus die positiven Seiten ihrer Situation. Das Tessin ist zum Beispiel im Me-

dienbereich sehr gut bedient: Es verfügt über zwei nationale Fernsehkanäle und drei Tageszeitungen. Das Duo hat bei seinen Reisen keinerlei Probleme, die Sprache zu wechseln, sprechen doch beide einwandfrei Deutsch und Französisch. Sie geben aber zu, dass die Stellung als Minderheit auch Dinge komplizieren kann. So machen es die Eigenheiten der lokalen Mentalität oftmals schwierig, eine Tessiner Idee auf die ganze Schweiz auszudehnen. Es ist für die beiden auch wichtig, dass in der Direktion von santésuisse Personen sitzen, welche für die regionalen Besonderheiten empfänglich sind. Trotz ihrer geografischen Randsituation fühlen sich die beiden Mitarbeiter mit dem Hauptsitz von santé­suisse eng verbunden. Norden und Süden

Das Tessin öffnet sich nach Italien. Täglich passieren 40 000 italienische Arbeiter die Grenze zum Tessin. Zahlreiche italienische Patienten lassen sich in den Tessiner Spitälern behandeln, weil sie auf deren Qualität vertrauen. Einzelne Kliniken werden sogar von Italienern geleitet. Allerdings befürchten einige Ärzte, dass es im Falle einer Aufhebung des Zulassungsstopps zu einer Welle von italienischen Kollegen kommen könnte. Das Tessin ist eine Grenzzone zwischen Nord und Süd und zugleich repräsentativ für den Norden und den Süden. Im Innern des Kantons trennt sogar ein kleiner «Röstigraben», markiert durch den Monte Ceneri, den Norden vom Süden. Früher, als die Mobilität noch bedeutend eingeschränkter war, trennte der Monte Ceneri zwei Gemeinschaften: Jene des Sopraceneri war stärker abgeschottet und auf die öffentliche Verwaltung fixiert. Jene des Sottoceneri konzentrierte sich auf die Industrie, was durch die Nähe zu Italien zusätzlich gefördert wurde. In der Mitte befindet sich Lugano, das seither zu einer wirtschaftlichen Macht geworden ist, und das die politischen Entscheide des Kantons je länger je mehr beeinflusst. Die Lebensweise der Luganesi steht in der Tat im Kontrast zum ländlichen Geist, der im ­Sopraceneri und im Mendrisiotto spürbar ist. Die beiden Mitglieder von santé­suisse Tessin, die ursprünglich aus dem bündnerischen Grenzgebiet im Norden (Ines Decio) beziehungsweise dem Süden (Olivio Lama) stammen, sind wiederum repräsentativ für die Dualität und Offenheit des Kantons. Allerdings steht diese Dualität weder der Zusammenarbeit noch der Solidarität im Wege – so könnte das Rezept von santésuisse Tessin und des gesamten Kantons lauten.

Foto: Peter Kraft

MAUD HILAIRE SCHENKER

Ines Decio und Olivio Lama vor dem Sitz von santésuisse Tessin in Bellinzona.

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Wenn sich Ärzte und Krankenversicherer nicht verständigen, leidet der Patient

Keine Medikamente wegen Druck von santésuisse: Kann das sein? Foto: Prisma/santésuisse

Bleibt der Apothekerschrank den Patienten tatsächlich wegen der Krankenversicherer verschlossen?

gend benötigten Medikamente nicht mehr leisten zu können. Er schaltete die Care Managerin seiner Krankenversicherung ein. Doch auch sie konnte den Hausarzt von Erwin Steiger nicht davon überzeugen, die Diabetes-Medikamente wieder zu verschreiben. Die Kassen verbieten nichts

Die Stimmung zwischen dem Tessiner Ärzteverband und santésuisse ist angespannt. Die Ärzte fühlen sich durch die Wirtschaftlichkeitsverfahren der Krankenversicherer unter Druck gesetzt. santésuisse hingegen beruft sich auf seine gesetzliche Pflicht, solche Kontrollen durchzuführen. Zwischen die Fronten geraten – leider – nicht selten die Patientinnen und Patienten.

Erwin Steiger*, seit 1975 im Tessin wohnhaft, hat eine lange Leidensgeschichte hinter sich. 1985 erhielt der ehemalige Privatpilot bei einer fliegerärztlichen Kontrolle die Diagnose Diabetes. Sein damaliger Hausarzt verschrieb ihm vorerst ein Blutzucker senkendes Medikament. Die Therapie war wenig erfolgreich: Erwin Steiger bekam Infektionen an beiden Füssen. Nach einem Spitalaufenthalt behandelte der Arzt mit Insulin weiter. Trotzdem folgten weitere Infektionen. Nun wechselte Erwin Steiger zu einem Hausarzt, der auf Diabetes spezialisiert ist. Dieser rettete die Füsse des Patienten vor einer drohenden Amputation. Doch das Schicksal schlug erneut zu, und diesmal noch härter: Erwin Steiger verlor nach einer Laseroperation sein rechtes Auge. Immerhin: Die Diabetes hatten Patient und Mediziner gemeinsam im Griff. Bis sich der Hausarzt plötzlich weigerte, Steiger die nötigen Medikamente zu verschreiben. Arzt verweigert Medikamenten-Verschreibung

Der Mediziner erzählte Erwin Steiger, er habe Schwierigkeiten mit santésuisse: Er dürfe ihm fortan weder Medikamente noch Verbandsmaterial verschreiben. Die Kassen seien zum Schluss gekommen, er sei zu teuer. Die Apotheke gab Erwin Steiger die Medikamente vorerst weiter ab – in der Hoffnung, die Rezepte würden später nachgeliefert. Weil dies aber nicht geschah, verlangte sie später eine sofortige Barzahlung. Erwin Steiger musste nun fürchten, sich die drin-

Schliesslich wandte sich Erwin Steiger an santésuisse. Er bat den Verband der Krankenversicherer, seinem Hausarzt das Verschreiben der Medikamente wieder zu erlauben. Das aber kann santésuisse nicht, denn: Weder hat sie dem Mediziner je irgendetwas verboten, noch hätte sie dazu die Berechtigung. Der Hausarzt hat Erwin Steiger – wissentlich oder nicht – falsch über die Wirtschaftlichkeitsverfahren von santésuisse informiert. Wenn santésuisse feststellt, dass ein Arzt weit höhere Kosten als der Durchschnitt aufweist, macht sie ihn darauf aufmerksam und bittet ihn, dies zu begründen. Wenn der Arzt das kann, muss er keinerlei Konsequenzen fürchten. Im Fall von Erwin Steiger wären die Verschreibungen ganz offensichtlich gerechtfertigt gewesen. Auch die Care Managerin der Krankenversicherung hat sich dafür eingesetzt. Gespräch suchen statt Patienten strafen

Die Wirtschaftlichkeitsverfahren sind nicht dazu da, auf Kosten der Patienten zu sparen. Auf keinen Fall dürfen sie dazu führen, dass notwendige medizinische Leistungen gestrichen werden. Ärzte, die einen Warnbrief erhalten, sollten die Situation mit der zuständigen Geschäftsstelle von santésuisse klären, statt in Panik ihren Patienten Medikamente zu verweigern. Patienten, die in eine ähnliche Situation wie Erwin Steiger geraten, wenden sich am besten an den Vertrauensarzt ihrer Krankenversicherung. Entscheidend ist, dass sich die Parteien miteinander an einen Tisch setzen. Gesprächsverweigerung führt zu brenzligen Situationen, unter denen vor allem die Patienten leiden. Erwin Steiger hat mittlerweile einen Arzt gefunden, der ihm die nötigen Medikamente problemlos verschreibt. Nur seine Füsse lässt er weiterhin in der gleichen Praxis behandeln wie zuvor. PETER KRAFT

*Name von der Redaktion geändert

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santésuisse setzt ihren Gesetzesauftrag mit höchstem Bedacht um

Wirtschaftlichkeitsverfahren: Keine Jagd auf teure Ärzte Die Wirtschaftlichkeitsverfahren von santésuisse polarisieren. Von einer Hetzjagd sprechen vor allem betroffene Ärzte. Dabei wird bei genauerem Hinsehen deutlich: santésuisse erfüllt mit den Wirtschaftlichkeitsverfahren einen wichtigen gesetzlichen Auftrag – und das mit der nötigen Umsicht und Zurückhaltung.

wiesen, als hätte er die gleiche Alters- und Geschlechtsverteilung wie der Durchschnitt seiner Vergleichsgruppe. Ausserdem berücksichtigt Anova die unterschiedlichen Kostenniveaus in den Kantonen. Deshalb ist es möglich, die Ärzte nicht nur eines Kantons, sondern der ganzen Schweiz miteinander zu vergleichen. Dank der grösseren Vergleichsgruppe verbessert sich die statistische Aussagekraft zusätzlich.

Wer die Funktionsweise der santésuisse-Wirtschaftlichkeitsverfahren wirklich verstehen will, darf sich keine falschen Vorstellungen über ihre Ziele machen. Es geht ausdrücklich nicht darum, möglichst viel Geld von den Ärzten zurückzufordern. Auf gar keinen Fall dürfen die Wirtschaftlichkeitsverfahren dazu führen, dass Patienten notwendige und sinnvolle Behandlungen nicht mehr erhalten. Die Wirtschaftlichkeitsverfahren von santésuisse wollen wirtschaftliches Arbeiten bei den Ärzten fördern – und unwirtschaftlichem Verhalten vorbeugen.

santésuisse erkennt statistische Fehlalarme

Der gesetzliche Auftrag ist unmissverständlich

Diese Zielsetzungen sind keine Erfindungen der Krankenversicherer oder von santésuisse. Sie sind im Krankenversicherungsgesetz (KVG) klar festgehalten. «Die Wirksamkeit, die Zweckmässigkeit und die Wirtschaftlichkeit der Leistungen werden periodisch überprüft», heisst es im Artikel 32. Artikel 43 präzisiert: «Die Vertragspartner und die zuständigen Behörden achten darauf, dass eine qualitativ hoch stehende und zweckmässige gesundheitliche Versorgung zu möglichst günstigen Kosten erreicht wird.» Und Artikel 56: «Der Leistungserbringer muss sich in seinen Leistungen auf das Mass beschränken, das im Interesse der Versicherten liegt und für den Behandlungszweck erforderlich ist.» Wer dem nicht Folge leistet, muss laut Artikel 59 mit Konsequenzen rechnen. Sie reichen von der Verwarnung über die Rück­ erstattung überzogener Honorare bis hin zum «Ausschluss von der Tätigkeit zu Lasten der obligatorischen Krankenversicherung.» Gesetze haben nie eine möglichst häufige Bestrafung zum Ziel, sondern das Verhindern von ungesetzlichem Handeln. santésuisse führt seine Wirtschaftlichkeitsverfahren getreu diesem Grundsatz durch. Ungerechtfertigte Klagen verhindern

santésuisse hat deshalb eine Methode entwickelt, die falsche Verdächtigungen und ungerechtfertigte Klagen so gut wie möglich ausschliesst. Der Datenpool von santésuisse erfasst die eingereichten Rechnungen von über 98 Prozent der Versicherten. Die Daten sind von höchster Qualität und breit anerkannt. Den Bundesämter für Gesundheit und Statistik sowie dem Schweizerischen Gesundheitsobservatorium dienen sie als Grundlage für ihre Arbeit. Mit Hilfe des Datenpools kann santésuisse die Kosten jedes Arztes mit jenen seiner Facharztkollegen im gleichen Kanton vergleichen. Für die Wirtschaftlichkeitsverfahren ist jedoch ein zusätzlicher Filter eingebaut: Die Anova-Methode berücksichtigt Alter und Geschlecht der Patienten eines Arztes und korrigiert seine Daten entsprechend. Seine Kosten werden also so ausge-

santésuisse versucht ungerechtfertigte Wirtschaftlichkeitsverfahren nicht nur mit der Anova-Methode zu verhindern. Ein weiteres Mittel ist die relativ hohe Toleranzgrenze: Nur wer 30 Prozent über den (anova-bereinigten) Durchschnittskosten seiner Vergleichsgruppe liegt, wird vom Statistikfilter überhaupt erfasst. Aber auch derart hohe Kosten können durchaus begründet sein – zum Beispiel durch viele HIV-Patienten oder einen hohen Anteil von chronisch kranken Patienten. santésuisse versucht, solche Praxis-Besonderheiten bereits mit internen Spezialisten ausfindig zu machen. Eine grosse Hilfe dabei ist der Tarifpool. Dank ihm lässt sich feststellen, ob ein Arzt bestimmte Tarifpositionen häufiger (oder seltener) benutzt als seine Kollegen. Stellt sich zum Beispiel heraus, dass ein Arzt sehr viel häufiger als andere das Medikament ATC J05 verschreibt, ist klar: Er hat viele HIV-Patienten (siehe Grafik). Die hohen Kosten des Arztes sind in diesem Fall begründet, santésuisse kann auf das Einleiten eines Wirtschaftlichkeitsverfahrens verzichten. In den Bereichen Kardiologie, Onkologie, Ophthalmologie und Rheumatologie geht santésuisse noch einen Schritt weiter: Hier berücksichtigt der Statistikfilter in einer Pilotphase verschiedene Tätigkeitsschwerpunkte innerhalb der gleichen Facharztgruppe. Das heisst: Kardiologen, die auch Aufgaben von Hausärzten wahrnehmen, werden separat von den «Vollzeit-Kardiologen» betrachtet. Wenn sich das Vorgehen bewährt, ist seine Ausdehnung auf andere Ärztegruppen durchaus denkbar. Gespräche bringen meist die Lösung

Was aber, wenn das alles nichts nützt? Wenn santésuisse beim besten Willen keine Praxisbesonderheit finden kann, bittet sie den Arzt in einem Brief um Begründung seiner hohen Kosten. In der Regel finden dann Gespräche zwischen beiden Parteien statt, und meistens kann der Arzt seine hohen Kosten denn auch glaubhaft begründen. Sollte dies jedoch nicht der Fall sein, erhält er ein Jahr Zeit, seine Kosten zu senken. Erst wenn auch das nicht auftritt, zieht santésuisse den Fall weiter. In den Kantonen der Westschweiz sowie in Zürich gibt es dafür paritätische Vertrauenskommissionen gemeinsam mit der Ärzteschaft. Sie bilden eine letzte Möglichkeit, einer Rückforderungsklage zuvorzukommen. In den anderen Kantonen wird direkt der Gerichtsweg beschritten. Rückforderungen als Ultima Ratio

Dies ist aber wirklich die Ultima Ratio, wie die Zahlen aus den letzten Statistikjahren eindrücklich belegen. 2006 waren in der Schweiz 17 228 Ärzte tätig. 2078 von ihnen – also 12 Prozent – hat der Anova-Statistikfilter als auffällig ein-

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gestuft. Bei 1687 konnte santésuisse selber feststellen, dass die Kosten wohl begründet sind. Noch 391 – oder 2,3 Prozent aller Ärzte – erhielten ein Warnschreiben. Von diesen Schrei­ben mündete ebenfalls nur ein Bruchteil in einem Gerichtsverfahren. 2006 stellte santésuisse 120 Mal Rückforderungen. Das betrifft 0,7 Prozent aller Ärzte in der Schweiz (siehe Grafik). 2004 und 2005 präsentierte sich die Situation bis auf einige kantonale Besonderheiten ähnlich.

Diese Zahlen machen deutlich: santésuisse nimmt ihren gesetzlichen Auftrag ernst, ist aber weit davon entfernt, eine Jagd auf kostenintensive Ärzte zu veranstalten. Ins Visier der santésuisse-Wirtschaftlichkeitsverfahren gerät nur, wer seine Kosten nicht begründen kann und auch nicht bereit ist, sein unwirtschaftliches und gesetzeswidriges Verhalten zu ändern. PETER KRAFT

WIRTSCHAFTLICHKEITSVERFAHREN: MASSNAHMEN IM STATISTIKJAHR 2006 20000 18000

Quelle: santésuisse

17228

16000 14000 Von Rückforderungen seitens der Krankenversicherer sind lediglich 0,7 Prozent aller Schweizer Ärzte betroffen.

12000 10000 8000 6000 4000 2078

2000 0 ANZAHL ÄRZTE

ANZAHL AUFFÄLLIGE ÄRZTE

391

120

WARNBRIEF

VERGLEICH ODER GERICHTSFALL

ANDERE TARIFE/ TARIFPOSITIONEN

tarifstruktur eines arztes mit vielen hiv-patienten

Quelle: santésuisse

TARMED/ TARIFPOSITIONEN

Die Tarifstruktur eines Arztes kann Praxisbesonderheiten aufzeigen. Dieser Arzt z.B. verschreibt oft das Medikament ATC J05 und hat folglich viele HIV-Patienten.

ABWEICHUNG VS. FACHARZTGRUPPE

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MEDIKAMENTE ATC J05 ANDERE TARIFE WIE VERGLEICHSGRUPPE

TARMED ANWENDUNG WIE VERGLEICHSGRUPPE


Verschreibung von Medikamenten: Vergleich und Unterschiede zwischen der Schweiz, dem Tessin und Italien

Die Tessiner gehen anders mit Medikamenten um Verschiedene Studien – unter anderem von santésuisse – haben die Schweizer Medikamentenpreise bereits ausgiebig mit dem Ausland verglichen. Eine Tessiner Studie hat nun auch die Mengen und die Verschreibungspraxis unter die Lupe genommen – und dabei Erstaunliches zu Tage gefördert.

santésuisse hat nachgewiesen, dass in der Schweiz der Einheitspreis von Medikamenten höher ist als in anderen europäischen Ländern. Durch diese Preisunterschiede entstehen jedes Jahr Mehrkosten von 850 Millionen Franken. Diese Daten wurden durch den neuesten Bericht der OECD (September 2008) bestätigt, der hervorhebt, dass der Fabrik­ abgabepreis von Medikamenten (d. h. der Preis, zu dem die Industrie die Medikamente an den Grosshandel verkauft) in der Schweiz, in Japan und in den USA weltweit am höchsten ist – was auch erklärt, warum die Publikumspreise von Medikamenten in der Schweiz zu den höchsten unter den OECD-Ländern zählen.1 Die pharmazeutischen Gesamtkosten hängen jedoch nicht nur vom Einheitspreis ab, sondern auch vom Volumen der Verschreibungen und von der Auswahl unter den verschiedenen Medikamenten, die den Ärzten für die Verschreibung zur Verfügung stehen. Schlechte Datenlage in der Schweiz

In der Schweiz fehlt es an Daten über die verschriebenen Mengen – oder besser gesagt: Es sind zwar Daten vorhanden, diese werden jedoch nicht analysiert. Es stehen zwei Informationsquellen zur Verfügung: Einerseits werden die – gebühren­pflichtigen – Daten vorwiegend zu kommerziellen Zwecken von Firmen gesammelt, um Marktanalysen durch-

zuführen. Andererseits stammen die – kostenlosen – Daten von den Krankenkassen, die auf Basis der Abrechnungen die Daten aller verschriebenen Medikamente erfassen. Bis heute wurde in einer einzigen Studie, die sich jedoch auf Antibiotika beschränkt, das Volumen der Verschreibungen in den Regionen und den Schweizer Kantonen untersucht. Diese enthält auch Informationen über die Art der verschriebenen Antibiotika sowie einen Vergleich der verschriebenen Mengen mit anderen Ländern Europas.2 Trotzdem: Erste Untersuchung aus dem Tessin

Aufgrund der Daten eines Krankenversicherers mit über einer Million Versicherten konnte der Tessiner Wissenschaftler Dario Caronzolo eine Vergleichsstudie zu den Verschreibungen dieser Medikamente in der Schweiz, im Kanton Tessin und in Italien durchführen.3 Untersuchungen dieser Art sind leichter zu realisieren, wenn ein nationales Gesundheitssystem vorhanden ist. Sie fehlten in der Schweiz bis anhin wegen der Zersplitterung der Datensammlungen durch die verschiedenen Krankenversicherer, des Fehlens einer gemeinsamen Datenbasis und des Fehlens einer Körperschaft oder Agentur auf nationaler Ebene, vergleichbar mit der britischen NICE (National Institute of Clinical Excellence) oder der italienischen AIFA (Agenzia Nazionale del Farmaco). Da eine Gesamtdatenbasis fehlt, musste sich die Analyse auf den Konsum der 100 umsatzstärksten Medikamente stützen. Die 100 umsatzstärksten Medikamente machen etwa 40 Prozent der Gesamtkosten für Medikamente aus. Dadurch war es möglich, einen ersten, wenn auch unvollständigen Überblick über den Konsum zu erhalten, sowohl bezüglich der Kosten als auch der Dosen pro Patient.

ABB. 1: VERSCHREIBUNG VON THROMBOZYTENAGGREGATIONSHEMMERN: ITALIEN, SCHWEIZ UND TESSIN 2006 (DDD X 1000 EINWOHNER / TAG) 100

ASPIRIN

76

DEFINED DAILY DOSE

PLAVIX

53 50

59.7 36 46.8 35.2 16.3 0.8

0 ITALIEN

6.2 SCHWEIZ

TESSIN

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Plavix – nur für bestimmte Patienten kassenpflichtig – wird im Tessin massiv häufiger verschrieben als in der übrigen Schweiz.


ABB. 2: VERSCHREIBUNG VON STATINEN: ITALIEN, SCHWEIZ UND TESSIN 2006 (DDD X 1000 EINWOHNER / TAG)

26

100

96 SONSTIGE STATINE

Im Tessin werden nicht nur mehr, sondern auch teurere Statine verschrieben.

23

26

DEFINED DAILY DOSE

ATORVASTATIN 64 19

70

23 41

50 39

70

19 41 20 0 ITALIEN

Trotz dieser objektiven Beschränkungen hat die Untersuchung interessante Ergebnisse hervorgebracht. Bei der Analyse der Daten für 2006 ergibt sich an erster Stelle ein deutlich höherer Medikamentenkonsum für den Kanton Tessin, sowohl im Vergleich zum schweizerischen Durchschnitt als auch zum Konsum in Italien. Tessiner schlucken mehr…

Für die 100 umsatzstärksten Medikamente wurden im Tessin Fr. 288.20 pro Versicherten ausgegeben (+ 64 Prozent gegenüber dem schweizerischen Durchschnitt), während die Kosten in der Schweiz Fr. 175.50 (+ 25,6 Prozent gegenüber dem italienischen Durchschnitt) und in Italien Fr. 141.30 betrugen. Hinsichtlich der Mengen wurden im Tessin jeweils 444.7 Tagesdosen (DDD, Defined Daily Dose pro 1000 Einwohner und Tag,), in der Schweiz 300.7 DDD und in Italien 279.5 DDD konsumiert. Thrombozytenaggregationshemmer sind Medikamente, die in der Regel für die Prävention von Herz-Kreislauf-Erkrankungen verwendet werden. Für diese Medikamentenklasse werden im Kanton Tessin pro Versicherten Fr. 23.30 ausgegeben, in der Schweiz sind es Fr. 10.30 und in Italien Fr. 2.50. Im Tessin werden täglich im Durchschnitt 75.53 DDD pro 1000 Versicherte konsumiert. Im Durchschnitt verwenden also ca. 75 Patienten pro 1000 dauerhaft dieses Medikament. In der Schweiz sind es 52.87 DDD und in Italien 36.19 DDD. …und teurere Medikamente

Die Daten für das Tessin sind gekennzeichnet durch einen höheren Gesamtkonsum (plus 42,9 Prozent gegenüber dem schweizerischen Durchschnitt), aber auch durch einen Unterschied in qualitativer Hinsicht. Im Tessin werden nämlich im Durchschnitt 16.34 DDD Clopidogrel (Plavix) und 59.16 DDD Acetylsalicylsäure (Aspirin Cardio) konsumiert, während in der Schweiz der Konsum mit 6.19 DDD bzw. 46.68 DDD deutlich darunter liegt und in Italien im Durchschnitt nur 0.79 DDD Clopidogrel und 35.40 DDD Acetylsalicylsäure verwendet werden.

SCHWEIZ

TESSIN

Aufgrund der Daten, die sich aus unserer Studie ergeben, ist festzustellen, dass eine DDD Clopidogrel im Durchschnitt Fr. 3.26 kostet, während es bei einer DDD Acetylsalicylsäure Fr. 0.18 sind. Clopidogrel (Plavix) ist nur für bestimmte Krankheiten indiziert (z. B. für eine begrenzte Zeit bei Patienten, die an einer Koronarangioplastie leiden, oder in Fällen einer Hypersensibilität gegenüber Aspirin). Es ist merkwürdig festzustellen, dass im Tessin die verschriebenen Mengen um 164 Prozent höher sind als in der Schweiz, und um über 1900 Prozent höher als in Italien (s. Abb. 1). Bezeichnend sind auch die Daten zum Konsum von Statinen, die für die Behandlung von Hypercholesterinämie eingesetzt werden. Für diese Medikamentenklasse werden im Tessin Fr. 39.40 pro Versicherten ausgegeben, in der Schweiz Fr. 18.50 und in Italien Fr. 21.20. Im Tessin werden im Durchschnitt täglich 95.87 DDD pro 1000 Versicherte konsumiert, in der Schweiz sind es 63.93 DDD und in Italien 39.20 DDD (s. Abb. 2). Auch in diesem Fall unterscheiden sich die Daten für das Tessin in qualitativer Hinsicht von den Daten für die Schweiz und für Italien. Diese Unterschiede sind hauptsächlich auf den stärkeren Einsatz von Atorvastatin (Sortis) und einen geringeren Konsum von Generika zurückzuführen. Aufgrund des Fehlens von epidemiologischen Daten ist nicht feststellbar, welches der angemessene Medikamentenkonsum innerhalb einer Population wäre. Die Hervorhebung der Unterschiede ist somit die einzige Möglichkeit, eine Diskussion in die Wege zu leiten, die eine verbesserte Wirksamkeit und Effizienz bei Verschreibung und Konsum von Medikamenten fördert. DOTT. PHARM. DARIO CARONZOLO PROF. DR. GIANFRANCO DOMENIGHETTI

OECD. Pharmaceutical Pricing Policies in a Global Market. Paris (2008) Filippini, M., Masiero, G., Moschetti K. «Socioeconomic determinants of regional differences in outpatient antibiotic consumption: Evidence from Switzerland». Health policy (2006), vol. 78, pp. 77–92. 3 Caronzolo D. Valutazione dell’utilizzo dei farmaci: confronto e differenze tra Ticino, Svizzera e Italia. Tesi di Master in economia e gestione sanitaria e sociosanitaria. Università della Svizzera Italiana, Lugano (2008). 1 2

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8. ehealthcare-Kongress in Nottwil: Zusammenarbeit steht mehr und mehr im Vordergrund

Neue ehealth-Anwendungen: Die Chance für die Versichertenkarte? Am diesjährigen ehealthcareKongress in Nottwil hat die Zusammenarbeit stärker denn je im Vordergrund gestanden. Im Swiss ehealth-Village zeigten verschiedenste Anbieter ihre Lösungen unter einem Dach. Hannes Bösch, Initiator des ehealth-Village, meint: Für die Versichertenkarte bietet sich die Chance, als Bindeglied zwischen all diesen Anwendungen zu funktionieren.

Die beiden Inspirations-Referate zu Beginn des Kongresses konfrontierten die Besucher mit sehr verschiedenen Ansichten über ehealth. Adolf Inzlinger, wirtschaftlicher Gesamtleiter der österreichischen Ordensprovinz der Barmherzigen Brüder, schwärmte von den Veränderungen in seinen Spitälern. ehealth ermögliche ihm eine Optimierung der Prozesse, ein besseres Wissensmanagement und eine konsequente Qualitätssicherung. Daniel Mart, ehemaliger Präsident der europäischen Ärztekommission, gab sich wesentlich skeptischer. ehealth bringe neben grossen Chancen auch grosse Gefahren mit sich. Mart befürchtet eine Entmenschlichung der Medizin und möglichen Datenmissbrauch, falls die neuen Technologien nicht mit Bedacht eingeführt werden. In einem aber sind sich beide Referenten einig: ehealth kann nur dann sein Potenzial entfalten, wenn die Betroffenen – also Leistungserbringer, Patienten und Versicherer – seine Vorteile erkennen. Inzlinger und Mart fordern deshalb, Spitalangestellte, Ärzte und Patientenorganisationen in die Einführung von ehealth-Produkten mit einzubeziehen.

Veka-Center: Abfragedienst startet durch

Diese Zusammenarbeit der verschiedenen Akteure hat am Kongress das Swiss ehealth-Village veranschaulicht. Verschiedene Anbieter zeigten unter einem Dach ihre Lösungen. Hannes Bösch, CEO der Arpage AG und Initiant des Swiss ehealth-Village, sagte dazu: «Ziel des ehealth-Village ist nicht nur, einzelne Lösungen zu präsentieren, sondern auch zu zeigen, dass diese durchaus zusammenspielen können.» Mit von der Partie war auch das VekaCenter von santésuisse. Die Besucher konnten am Veka-Stand eins zu eins nachvollziehen, wie eine Deckungsabfrage mit der heute erhältlichen Versichertenkarte funktioniert. Einmal kurz den Magnetstreifen durch das Lesegerät ziehen – und schon erhält der berechtigte Leistungserbringer die notwendigen administrativen Daten auf seinen Bildschirm. Diese enthalten die Kontaktdaten des Versicherten und der Versicherung sowie die Angaben über die Versicherungsdeckung. Die Ärztin oder das Spital weiss damit sofort, in welchem Modell der Patient versichert ist oder über welche Zusatzversicherungen er verfügt. Die Deckungsabfragen sind zurzeit bei den Solothurner Spitälern und bei anderen Leistungserbringer-Gruppen im Einsatz. Das VeKa-Center ist optimistisch, dass bald weitere Leistungserbringer-Gruppen mit einsteigen und die Deckungsabfrage mit der Versichertenkarte administrativ nutzen werden. Medizinische Daten: Nicht zentral gespeichert

Die Verordnung des Bundesrates vom 14.2.2007 stellt an die Schweizer Versichertenkarte ab 2009 aber weitergehende Anforderungen. Sie soll in Zukunft mit einem Chip ausgestattet sein, auf dem die Versicherten medizinische Daten speichern lassen können – sofern sie das wollen. Weiter verlangt die Verordnung, dass die Versicherer ein online-Verfahren zum Bezug von administrativen Daten anbieten müssen. Die Leistungserbringer sollen sich in-

formieren können, ob ein Versicherungsverhältnis besteht und ob die Versichertenkarte gültig ist. Weiter sollen sie Informationen, welche bereits auf der Karte angedruckt sind – Name, Vorname, AHV-Nummer, Geburtsdatum, Geschlecht und Angaben zum Versicherer – online abrufen können. Die Dateninhalte beim VeKaCenter sind auf diese Verordnung abgestimmt. Im Rahmen der VeKaAbfragedienste sind die Versicherer bereit, auch die fakultativen Datenfelder, wie zum Beispiel Angaben zur Zusatzversicherung, zu liefern. Die medizinischen Daten werden die Leistungserbringer nur einsehen können, wenn die Patienten das ausdrücklich erlauben. Während die Angaben zur Deckungsabfrage auf einer gemeinsamen Plattform gespeichert sind, werden sich die medizinischen Daten ausschliesslich auf dem Chip der Versichertenkarte befinden. Als zusätzliche Sicherheit können die Patienten ihre Notfalldaten mit einem Pin-Code schützen. Und schliesslich werden die Leistungserbringer nicht nur Karte und Erlaubnis des Patienten brauchen, um die Notfalldaten einzusehen. Sie benötigen zusätzlich eine Health Professional Card (HPC) als Schlüssel. Damit wird sichergestellt sein, dass nur autorisierte Leistungserbringer die Pa­ tien­tendaten abrufen können. Versichertenkarte ist keineswegs isoliert

Die Versichertenkarte ist keineswegs eine isolierte Lösung. Im ehealth-Village präsentierten diverse Anbieter Lösun-

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gen, die sich sehr gut für Synergien mit der Versichertenkarte eignen. So befindet sich momentan ein elektronisches Gesundheitsdossier in der Testphase, das sich nicht beim Arzt oder in einer Datenbank, sondern in erster Linie beim Patienten selbst befindet. Die Patienten bestimmen in Zusammenarbeit mit ihrem Hausarzt die Inhalte des Dossiers und bestimmen, wer mittels Passwort Zugang erhält. Als Schlüssel zum Dossier dient eine Karte, die sich im Besitz des Patienten befindet. Ohne dessen Anwesenheit kann also niemand auf seine Gesundheitsinformationen zugreifen. Für den Notfall kann der Patient im Voraus definierte Daten bestimmen, die auch ohne Passwort zugänglich sind. Weil die Karte über einen simplen USB-Anschluss verfügt, ist jeder Arzt in der Lage, im Notfall die freigegebenen Angaben abzurufen. Diese Lösung bietet damit einen Spagat zwischen grösstmöglicher Diskretion und Notfalltauglichkeit. Andere Lösungen sind eher leistungserbringer-orientiert. So bietet eine Firma ein InformationsAus­tauschsystem für Ärzte an. Es handelt sich um eine Datenbank, welche die Krankheitsgeschichte, die Rezepte und medizinischen

Dokumente eines Patienten enthält. Zugriff haben der Hausarzt des Patienten und jene mitbehandelnden Leistungserbringer, welche der Hausarzt dazu berechtigt. Für den Patienten hat das den Vorteil, dass nicht mehr Daten weitergegeben werden als bisher – der Hausarzt würde die weiterbehandelnden Ärzte sowieso informieren. Ausserdem wird die Behandlungssicherheit grösser, weil allfällige Risiken oder Unverträglichkeiten gegenüber Medikamenten schneller auffallen als bei Papierakten. Der Krankenversicherer KPT schliesslich bietet seinen Kunden eine besondere Zusatzdienstleistung: Rechnungen, Arztberichte und sonstige Dokumente können von ihm, von den Leistungserbringern oder von der Versicherung auf sein online-Profil geladen werden. Zugriff auf dieses Profil haben nur der Versicherte und von ihm autorisierte Ärzte. Die Versicherung selbst gehört nicht zu den Berechtigten. Die KPT bietet diesen Service denn auch nicht auf der eigenen Homepage an, sondern über eine externe Plattform. Die Versichertenkarte als Schlüssel für viele Anwendungen

Der Patient hat sein eigenes Gesundheitsdossier, Leistungserbringer tauschen Informationen aus, und die Versicherer bieten ebenfalls Plattformen an – Hannes Bösch sieht in diesen Anwendungen durchaus eine Chance für die Versichertenkarte. «Wenn sich solche Lösungen durchsetzen, wäre ein einziger, einfacher und sicherer Zugangsschlüssel von grossem Vorteil.» Weil die Versichertenkarte eine eindeutige Identifizierung der Patienten ermöglicht, könnte sie diese Funktion durchaus übernehmen, meint Bösch. Die technischen Voraussetzungen dazu seien jedenfalls vorhanden. PETER KRAFT


Grafik des Monats November

Grundversicherung: Die Kantone haben sehr unterschiedliche Kostenstrukturen Die Kosten für die Grundversicherung setzen sich in den einzelnen Kantonen höchst unterschiedlich zusammen. Der Anteil der Spitalkosten zum Beispiel schwankt zwischen etwas mehr als 30 und knapp 45 Prozent. Trotz der Unterschiede lässt sich kein Sektor finden, der ein stärkerer Kostentreiber ist als alle anderen.

In den Kantonen Thun und Bern zum Beispiel macht der Spitalsektor einen höheren Anteil an den Gesundheitskosten aus als in allen anderen Kantonen. In beiden Fällen ist es vor allem der stationäre Bereich, der anteilsmässig viel stärker ins Gewicht fällt. Ähnlich stark ist der stationäre Bereich im Tessin. Dort weist der ambulante Spitalsektor aber einen relativ geringen Anteil auf, so dass die Spitalkosten keinen überdurchschnittlichen Anteil an den Gesamtkosten ausmachen. Umgekehrt ist die Situation im Kanton Waadt: Der ambulante Spitalsektor hat hier den schweizweit höchsten Anteil, während der stationäre Bereich den kleinsten Anteil im ganzen Land ausmacht.

Tiefe Spitalkosten = hohe Arztkosten?

Den tiefsten Anteil der Spitalkosten weisen die beiden Westschweizer Kantone Genf und Neuenburg auf. In Neuenburg schlagen dafür Medikamente- und Pflegekosten stark zu Buche, während in Genf die Arztkosten gemeinsam mit Zürich einen rekordhohen Anteil ausmachen. In Zürich ist dafür der Anteil der Spital- und der Pflegekosten unterdurchschnittlich. Im Medikamenten-Bereich weisen neben Neuenburg auch Waadt, das Tessin, Jura, Aargau und das Wallis einen hohen Anteil auf. Die Unterschiede sind hier aber bedeutend kleiner als bei den Arzt- und Spitalkosten. Ganz anders hingegen in der Pflege: Diese Kosten machen in Neuenburg einen fast doppelt so hohen Anteil aus wie in Baselland oder Aargau.

Kantone fahren unterschiedliche Pflegestrategien, und sie sind unterschiedlich attraktiv für praktizierende Ärzte. Eine der Folgen davon sind Kostenstrukturen, die sich stark voneinander unterscheiden. Interessant dabei ist: Es lässt sich kein Sektor identifizieren, der stärker kostentreibend wirkt als alle anderen. Kantone mit hohem Arzt-, Spital- oder Pflegekostenanteil gibt es sowohl bei den teureren (in der Grafik rechts) als auch bei den günstigeren Kantonen (links). Das bedeutet: Reformen zur Kostensenkung sind in allen Sektoren angebracht – und nicht nur in isolierten Bereichen. PETER KRAFT

Kein dominanter Kostentreiber

Die Grafik des Monats November zeigt auf, wie unterschiedlich die Gesundheitssysteme in den einzelnen Kantonen strukturiert sind. Die Spitalfinanzierung ist (noch) überall separat geregelt. Manche setzten auf Privatspitäler, andere auf grosse Ambulatorien. Die

ANTEIL DER VERSCHIEDENEN KOSTENBLÖCKE AN DEN KANTONALEN KVG-KOSTEN 2007 Quelle: santésuisse

100%

80%

60%

40% REST PFLEGE 20%

MEDIKAMENTE ÄRZTE

Die KVG-Kosten setzen sich in den einzelnen Kantonen sehr unterschiedlich zusammen.

SPITAL AMBULANT 0%

SPITAL STATIONÄR AI NW AR OW UR ZG LU SG SZ TG GL GR VS AG FR SH SO ZH JU CH BL BE NE VD TI BS GE

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Drei Fragen an Prof. Pantaleimon Giannakopoulos, Chef der Abteilung für Psychiatrie des Universitätsspitals Genf

«Neue Behandlungsmethoden sollen die Ursachen von Alzheimer bekämpfen» Foto: ZVG

Alzheimer: Die Forschung ist den Ursachen auf der Spur.

runter der Einsatz von Methylenblau. Hierbei befindet man sich allerdings noch in einem frühen Stadium, und es sind weitere Untersuchungen nötig. Was genau sind die Ursachen der Krankheit

In der Schweiz leiden etwa 100 000 Personen an Alzheimer. Auch heute noch gibt es keine Behandlungsmethode, die Alzheimer heilen oder das Fortschreiten der Krankheit aufhalten kann. Wir liefern eine Bestandesaufnahme der wissenschaftlichen Forschung mit Professor Pantaleimon Giannakopoulos, Chef der Abteilung für Psychiatrie im Universitätsspital Genf.

In welche Richtung orientieren sich die Forscher, um diese Krankheit zu bekämpfen? Wie steht es um die Studien zur Impfung?

Bekannt sind die symptomatischen Behandlungen. Die Ärzte ersetzen dabei neurochemische Substanzen, welche sich im Gehirn des betroffenen Patienten vermindern, durch Medikamente. Heute werden aber auch zahlreiche Behandlungs-Methoden erforscht, die bei den Ursachen ansetzen. Die ersten Resultate der Impfung einer kleinen Kohorte zeigen, dass eine Impfung die schädlichen Eiweiss-Ablagerungen im Gehirn vermindert, die Symptome der Krankheit jedoch nicht beeinflusst. Diese Resultate sind jedoch mit Vorsicht zu geniessen, weil in Europa und in den USA gegenwärtig mehrere Versuche laufen. Ebenfalls in Entwicklung sind Behandlungen gegen die Ablagerung des Tau-Proteins im Gehirn, da-

Die Ursachen bleiben weiterhin im Dunkeln. Eine ausführlich behandelte Hypothese betrifft mögliche giftige Auswirkungen löslicher Eiweisse auf die Synapsen und auf die Gehirnfunktionen. Diese Auswirkung wäre bedeutend wichtiger als jene der Ablagerungen im Gehirn. Letztere sind eher als ein Versuch des Gehirns, «sich zu reinigen», zu verstehen. Eine weitere untersuchte Hypothese ist die Entzündung oder eine Anomalie der Mitochondrien, der «Energiezentrale» der Zellen.

Gibt es Fortschritte in der Früherkennung?

Die Früherkennung ist entscheidend. Alle bekannten Resultate zeigen, dass nicht erst bei erkennbaren kognitiven Störungen gehandelt werden sollte. Der Organismus kompensiert die Krankheit während einer langen Zeitspanne, bevor er sie in Form von Symptomen zum Ausdruck bringt. Mittels MRI oder PET versucht die Forschung, die biologischen Anzeichen des kognitiven Verfalls bei Personen zu finden, die sich in der Übergangsphase zwischen normaler Alterung und beginnender Alzheimer-Krankheit befinden. Die Forschung sucht auch nach vorhersagbaren Anzeichen bei gesunden betagten Personen. INTERVIEW: MAUD HILAIRE SCHENKER

Was ist Alzheimer?

Die Krankheit wurde 1906 von Dr. Alois Alzheimer entdeckt. Sie wird durch eine fortschreitende Zerstörung von Zellen des Gehirns ausgelöst und führt zu einem allmählichen und unwiederbringlichen Verlust der geistigen Funktionen. Meist tritt die Krankheit nach dem Erreichen des 60. Lebensjahres auf. Sobald die ersten Anzeichen auftreten, ist der Abbauprozess von Zellen schon seit mehreren Jahren aktiv. Es gibt zwei Varianten der Krankheit: • Amyloid-Ablagerung, also eine Aggregation des Beta-Amyloid-Proteins (A-Beta). Normalerweise wird dieses Protein vom Gehirn abgebaut. Im erkrankten Gehirn kommt es jedoch zu einer krankhaft vermehrten Ablagerung, die kompakte Plaques bildet. • Aggregation des Tau-Proteins, d.h. eine verstärkte pathologische Bildung von Fibrillenbündeln in den Neuronen.

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«Journée d’information et de réflexion» von santésuisse in Morges

Informativ, bereichernd, emotional Am 11. September ist der «Journée d’information et de réflexion» von santésuisse in Morges zum elften Mal über die Bühne gegangen. Im Zentrum standen die neusten Entwicklungen im Bereich der Krankenversicherung und andere Themen aus der Welt der Gesundheit. Solidarität, Unterstützung und Emotionen prägten die Tagung, die einiges an Optimismus versprühte.

Nationalrätin Thérèse Meyer-Kaelin, Vizepräsidentin der SGK-NR, gab sich angesichts der derzeitigen Situation «optimistisch, aber mit einigen Sorgenfalten». Damit war der Grundton der Veranstaltung gegeben. Thérèse Meyer-Kaelin sprach von der Solidarität als Grundprinzip der Sozialversicherungen. Der Begriff sei in aller Munde und man frage sich, ob er sich dadurch nicht abnutze. Thérèse Meyer-Kaelin will der Solidarität wieder ihren verdienten Platz zuweisen und sie als dynamischen Leitgedanken festigen.

IV: Schnelle Wiedereingliederung ist zentral

François Wagner, Sozialversicherungsexperte und Ausbildender, fasste die Neuheiten des Jahres 2008 im Bereich der Sozialversicherungen zusammen. Seine klaren Ausführungen waren bisweilen nicht ohne Ironie. Am Herzen lag ihm besonders die Früherfassung in der Invalidenversicherung (IV) bei Personen, die während mindestens dreissig Tagen ununterbrochen erwerbsunfähig, oder in einem Jahr mehrere Male wiederholt abwesend waren. Die rasche Intervention, vier Wochen nach der Meldung bei der IV, hat zum Ziel, die Person am Arbeitsplatz möglichst bald weiterzubeschäftigen. In den ersten sechs Monaten gibt es zahlreiche Interventionsmöglichkeiten: Anpassung des Arbeitsplatzes, Umschulung, verschiedene Wiedereingliederungen. Mit seiner offenen Art und den vereinfachten Ausführungen verstand es François Wagner, den Anwesenden die Änderungen und Neuerungen auf interessante Weise zugänglich und verständlich zu machen. Zwischen Optimismus und Pessimismus schwankte Dr. Patrick Wilson, als er von den Auswirkungen des Zulassungsstopps und vom Numerus clausus sprach. Beide Massnahmen waren eingeführt worden, um die Ärzte-Zahl nicht zu stark anwachsen zu lassen. Wilson macht sich Sorgen, weil immer weniger Ärzte ausgebildet werden und

die Ärzteschaft immer älter wird. Wie lässt sich die Nachfolge der «Babyboomer» sicherstellen? Wie kann man die Zahl der Hausärzte halten und sie ermutigen, in ländliche Regionen zu ziehen, wo doch der Zulassungsstopp die Ärzte dazu treibt, länger im Spital zu praktizieren und sich auf ein Fachgebiet zu spezialisieren? Wie kann man Beruf und Familie vereinbaren? Laut Wilson besteht die Lösung darin, die Arbeitsund Ausbildungsbedingungen zu verbessern und Teilzeitarbeit und Betreuungsstrukturen zu fördern. Problem erkennen, Lösungen finden: Informationen und Emotionen

Am Nachmittag stand die Alzheimer-­ Erkrankung im Zentrum. Frau Birgitta Martensson, die dynamisch und kämpferisch auftretende Geschäftsleiterin der Schweizerischen Alzheimervereinigung, warnte davor, sich vor den Tatsachen zu verschliessen und nannte einige aussagekräftige Zahlen: 50 Arten von Demenz, rund 100 000 Betroffene in der Schweiz, 23 000 neue Fälle pro Jahr. 40 Prozent der Betroffenen leben in einem Heim, 60 Prozent zu Hause. Das Bundesamt für Statistik geht davon aus, dass es im Jahr 2050 in der Schweiz rund 310 000 Demenzkranke geben wird. Es sei deshalb an der Zeit, mit Tabus zu brechen und die Krankheit zu thematisieren. Noch brauche es vermehrte Anstrengungen im Bereich Früh­erfassung, Diagnose, Zugang zu

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Fotos: Georges-André Escoffey

V.l.n.r.: Béatrice Giriens, Patrick Wilson, Brigitta Martensson, François Wagner und sein Publikum.

Therapien, Unterstützung für Kranke und deren Familien, aber auch bei der Ausbildung von Hausärzten und der Betreuung. Betroffene, Familienangehörige und die Regierung plädierten für die Pflege zu Hause, aber dazu müsse man sich die nötigen Mittel geben. Mit der zunehmenden Zahl von Erkrankungen stellt sich auch die Frage der Prävention: Stösse am Kopf vermeiden, gesund leben (Gewichtskontrolle, Tabakkonsum, Alkohol, Sozialleben, körperliche und geistige Ertüchtigung). Hinzu kommen verschlimmernde Faktoren wie Bluthochdruck, Diabetes und Cholesterin. Eine Frage blieb indes unbeantwortet: Was geschieht mit all den Kranken, wenn in den Alters- und Pflegeheimen nicht mehr genügend Platz ist, um sie aufzunehmen? Wie Angehörige Alzheimer erleben

Den theoretischen Ausführungen von Birgitta Martensson folgte ein bewegender Erlebnisbericht. Mit viel Emotionen und Humor schilderte die zerbrechlich wirkende und zugleich selbstbewusste Béatrice Giriens die elf Jahre, die sie an der Seite ihres an Alzheimer erkrankten Mannes verbracht hat. Sie beschrieb eingehend, wie sie ihren Mann bis zum letzten Tag zu Hause begleitet und gepflegt hat. Diese oft sehr schwierige Zeit sei immer geprägt gewesen von tiefer Zuneigung und Glücksmomenten. Momente grosser Emotionen. Ihre Devise lautet «dem geliebten Menschen je-

den Tag besser helfen.» Der erste Schritt besteht für Béatrice Giriens darin, die Krankheit zu akzeptieren. Sie wehrt sich gegen vorgefasste Meinungen («jetzt ist er schwachsinnig geworden», «er ist total verrückt») und unterstrich, dass die Kranken ihre Umgebung sehr wohl wahrnehmen, auch wenn dieser Zustand des Bewusstseins nach und nach verschwindet. Sie erinnerte an die ersten Symptome: Langsamkeit, Konzentrationsschwächen, kleinere Beschwerden, usw. Die Diagnose liess in ihrem Fall lange auf sich warten, ganze drei Jahre, da Allgemeinpraktiker oft nicht ausreichend geschult seien. Nach dem Arztbesuch wären psychologische Hilfe und vor allem Informationen und einschlägige Adressen sehr nützlich. Béatrice Giriens schilderte den progressiven Verlust grundlegender Fähigkeiten, wie Trinken, Essen, Reden und Gehen. Der Optimismus, der sich zu Beginn der Tagung breit gemacht hatte, wird hier quasi verbildlicht: Anstatt dass Béatrice Giriens die verlorenen Fähigkeiten beklagte, freute sie sich jeden Tag darüber, was ihr Mann noch alles machen kann. «Madame MacGyver», wie sie von ihre Bekannten genannt wird, verriet einige Tipps und Tricks aus ihrem damaligen Alltag, ging aber auch auf die zahlreichen persönlichen finanziellen Investitionen ein, die es brauchte, um ihren Mann zu Hause pflegen zu können (Rollstuhl, Umgestaltung der Wohnung, Treppe). Sie weiss, dass nicht alle

diese Anstrengungen erbringen können. Man muss psychisch stark und körperlich in einer sehr guten Verfassung sein. Es brauche aber auch die nötigen finanziellen Ressourcen. Sie sei deshalb nicht strikte gegen eine Heimeinweisung. Aber man müsse den Wunsch des Ehepaares respektieren. Abschliessend erwähnte sie noch die fehlende bedürfnisgerechte Betreuung und den akuten Mangel an Tagesbetreuungsplätzen. Alzheimer-Patienten im Heim

Christian Weiler, Geschäftsführer der Fondation Primeroche, schilderte zum Schluss die Betreuung von AlzheimerKranken in seiner Einrichtung. Er ging auf die Palliativpflege ein, sprach aber auch die Besonderheiten der Psychogeriatrie an: Verwirrtheit, Umgehen mit Desorientierung und die notwendige, permanente Aufsicht. Seiner Ansicht nach spielt die Familie eine wichtige Rolle. «Mit der Familie zusammenzuarbeiten, heisst unterstützen, informieren, Grenzen setzen, gemeinsames Vorgehen, lernen, zuhören, delegieren und aufnehmen». Die Stiftung Primeroche bietet eine breite Palette von Zusatzleistungen, um das Wohlsein der Patienten zu verbessern. Dazu gehören kosmetische Pflege, Tiere, Aromatherapie, Fingerfood, Unterhaltung und Massagen. MAUD HILAIRE SCHENKER

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Buchtipp: Leben um jeden Preis? – Entscheidfindung in der Intensivstation

Im Grenzbereich zwischen Leben und Tod Foto: Prisma

Wie eruiert man den Willen eines Patienten, wenn er im Koma liegt?

zelnen Fall die Beurteilung der voraussehbaren Überlebenswahrscheinlichkeit und der zukünftigen Lebensqualität. Der Autor ist sich bewusst, dass die Behandelnden oft dazu neigen, die vom Patienten nach der Entlassung wahrgenommene Lebensqualität zu unterschätzen. So besteht die Gefahr, dass dem Patient unser eigenes Verständnis von Lebensqualität übergestülpt wird. Gemeinsamer Orientierungspunkt: Menschenwürde

Der Mensch versucht mit vielen Mitteln, sich seinem Ende zu widersetzen. Zugleich weiss er aber auch, das Ende nicht vermeiden zu können. Diesem Spannungsfeld widmet sich das Buch «Leben um jeden Preis?». Die gut dokumentierte Publikation zeigt eindrücklich, wie modernste Technologie und intensive Betreuung Leben retten und verlängern. Es macht aber auch deutlich, dass der modernen Intensivmedizin unverrückbare Grenzen gesetzt sind.

In ihrem Beitrag befasst sich die Wirtschaftsjuristin Gabrielle Steffen mit der Frage, ob es ein allgemeines Grundrecht auf Gesundheit und Gesundheitsversorgung gibt. Sie stellt fest, dass das Recht auf Selbstbestimmung keinen absoluten Anspruch auf lebensrettende Massnahmen um jeden Preis begründet. Aus dem Grundrecht auf Menschenwürde, Leben und Selbstbestimmung sei vielmehr abzuleiten, dass die Behandlung oder Nichtbehandlung der innersten Überzeugung des Patienten entsprechen sollte. Es gibt jedoch kein Recht auf die Vergütung jeder denkbaren Behandlung. Die Behandlung muss Aussichten auf eine angemessene Wirkung auf den Gesundheitszustand des Patienten bieten. Sie muss effizient, angemes-

sen und wirtschaftlich sein. Die Lebensrettung hat in unserer Gesellschaft zweifellos einen hohen, aber keineswegs unbegrenzten Stellenwert. Ein Entscheid des Patienten und begrenzte Mittel des Staates bilden die Schranken, mit denen sich auch die moderne Intensivmedizin abfinden muss. Ethische und ökonomische Grenzen

In seinen Ausführungen über «Die Grenzen der Intensivmedizin» weist Reto Stocker, Facharzt für Anästhesiologie und Intensivmedizin, darauf hin, dass die moderne Medizin neben all ihren Segnungen auch eine neue Reihe von Problemen geschaffen hat. Die Intensivmedizin hat eine ethische Grenze erreicht, die zunehmende Aufmerksamkeit erfordert: Ist alles, was machbar ist, auch wünschbar? Die Intensivmedizin stösst angesichts der immensen Kostensteigerungen aber auch auf ökonomische Grenzen. Laut Stocker ist die Optimierung der Ressourcenzuteilung primär eine Aufgabe, die von den Medizinern selbst und nicht von ökonomischen Heilsbringern übernommen werden muss. Der mit den Problemen der Intensivmedizin direkt konfrontierte Autor weiss aus eigener Erfahrung, dass die Entscheidung über Vorenthaltung oder Abbruch von lebenserhaltenden Therapien schwierig ist. Deshalb verlangt Stocker in jedem ein-

Nach welchen Kriterien soll über Einsatz, das Unterlassen oder das Abbrechen von Intensivmassnahmen entschieden werden? Die Theologin Ruth Baumann-Hölzle schreibt, es falle oft schon schwer, den wahren Willen eines so genannt urteilsfähigen Menschen in der Krankheitssituation zu erkennen. Die ethische Entscheidfindung werde aber erst recht zum Problem, wenn der Patient nicht selbst entscheiden könne und Lebensentscheide stellvertretend für ihn zu treffen seien. In solchen Situationen bestehe die moralische Verpflichtung, nach seinem so genannt «mutmasslichen Willen» zu forschen. Stellvertretende Lebensentscheide seien in einer pluralistischen Gesellschaft ohne gemeinsamen Sinnhorizont aber äusserst schwierig zu treffen. Als einzigen gemeinsamen Orientierungspunkt der pluralistischen Gesellschaft bezeichnet die Autorin die Menschenwürde, wonach kein Patient ungefragt zu einem Mittel für einen Zweck gemacht werden darf. Ruth Baumann ist sich bewusst, dass auch der menschlichen Entscheidungsfähigkeit Grenzen gesetzt sind. Auch wenn an einem Patienten oder einer Patientin nichts mehr «gemacht» werden kann, kann noch sehr viel für sie getan werden. Menschliche Freiheit ereigne sich manchmal gerade im Verzicht auf Handlungsmacht beim geduldigen Anwesendsein im gemeinsamen Warten auf den Tod. JOSEPH ZIEGLER

Leben um jeden Preis? – Entscheidungsfindung in der Intensivstation, Ruth Baumann-Hölzle, Corinna Müri, Markus Christen u. Boris Bögli (Hrsg), Interdisziplinärer Dialog – Ethik im Gesundheitswesen, Band 4, 270 S. Verlag Peter Lang AG, Bern

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len, vorläufig bestimmte, für ambulante Operationen verwendete Wirkstoffe zu vergüten. Deshalb haben H+ und santésuisse einen Vertrag unterzeichnet. Er beinhaltet eine Liste von Nicht-SL-Medikamenten, welche im Rahmen von ambulanten Spitalbehandlungen von der Grundversicherung übernommen werden. Der Vertrag legt für jedes Medikament einen Maximalpreis pro Dosierung fest. Die Vertragspartner H+ und santésuisse können Produktliste und Preise im gegenseitigen Einverständnis monatlich anpassen. Die Verbände machen ihren Mitgliedern die Liste und die Berechnungsgrundlage für die Preise zugänglich. Dieser Vertrag ist keinesfalls eine Erweiterung der Spezialitätenliste. Er ist lediglich eine pragmatische Übergangslösung, bis gesetzliche Grundlagen vorliegen. Diese sind neu zu schaffen, weil AnästhesieMittel immer häufiger im ambulanten Bereich zum Einsatz kommen.

Foto: Prisma

Bis anhin bestand für Anästhesie-Medikamente, die im ambulanten Bereich genutzt werden, ein Abrechnungsproblem im KVG. Einerseits stehen nicht alle eingesetzten Medikamente in der Spezialitätenliste, weil sie früher ausschliesslich im stationären Bereich angewandt wurden, und andererseits sind gemäss TARMED (KI-28-3) die betroffenen Wirkstoffe nicht Teil der technischen Leistungskomponenten. Somit deckt zumindest theoretisch die obligatorische Krankenversicherung die Kosten für diese Medikamente nicht. Es ist aber unbestritten, dass für eine Operation auch im ambulanten Bereich Anästhetika, Narkotika, Hypnotika, Sedativa sowie weitere Präparate notwendig sind. Ausserdem sind gemäss bundesgerichtlicher Rechtsprechung Behandlungen in ihrer Gesamtheit zu vergüten – unter Umständen also inklusive NichtSL-Medikamenten. Schliesslich hat das Bundesamt für Gesundheit mit 2007 den Versicherern empfoh-

23 | Klipp & klar 9/08

Klipp klar

Anästhesie-Mittel im ambulanten Spitalbereich: H+ und santésuisse finden Lösung für Vergütung


Benzin oder Sanitäter Der britische Rettungsdienst ist wegen der gestiegenen Benzinpreise in finanzielle Schwierigkeiten geraten. Um die Rettungswagen zu betanken, braucht es Mehrausgaben von umgerechnet rund 40 Millionen Franken. Vielen Gesundheitsverwaltern fehlt nun das Budget, neue Sanitäter einzustellen.

Gefährliche schlechte US-Spitäler In schlechteren US-Spitälern ist es laut einer Studie um 70 Prozent wahrscheinlicher, dort zu sterben als in Spitzenkliniken. In den letzten drei Jahren kam es zu fast einer Viertelmillion unnötiger Todesfälle.

Foto: Keystone

Wie zufrieden die Schweiz mit ihrem KrankenversicherungsObligatorium, den Kopfprämien und dem System der Prämienverbilligung sein kann, zeigen neuste Zahlen aus Deutschland. Erst seit dem 1. April gibt es dort zwar ein Obligatorium, das zum Beispiel auch nicht privatversicherte Rentner mit einschliesst. Weil dieses Obligatorium aber sozial nicht abgefedert ist, sind innert drei Monaten Prämienrückstände von umgerechnet 160 Millionen Franken entstanden. Kein Wunder: Die Mindest-Prämie, die auch Personen ohne Einkommen bezahlen müssen, beträgt 131 Euro oder gut 200 Franken pro Monat. Es gibt zwar eine Möglichkeit der Prämienreduktion – aber nur, wenn die Krankenkasse dies dem Versicherten gewährt, und nur, wenn er in den letzten Monaten keine Leistungen bezogen hat. Kranke Menschen haben also keinerlei Chance auf eine Prämienermässigung. Ausserdem müssen sich die Versicherten zu einem künftigen Teilverzicht von Leistungen bereit erklären, um eine Prämienermässigung zu erhalten. Der Spitzenverband Deutscher Krankenkassen hat laut dem Magazin «Ersatzkasse» die Abgeordneten des Bundestags dazu aufgefordert, diese Zustände umgehend durch Gesetzesreformen zu beseitigen. Wie war das noch mal mit dem Traum von den einkommensabhängigen Prämien in Deutschland – und dem angeblichen Albtraum der Kopfprämien und der allmächtigen Kassen in der Schweiz?

Aus aller Welt

Deutschland hat massive Probleme mit unbezahlten Prämien

Service

Menschen mit tiefen Einkommen können sich Mindestprämie kaum leisten

WHO warnt vor E-Zigaretten Die elektronischen Zigaretten kommen ohne Tabak aus, haben nikotingefüllte Kammern, funktionieren mit Batterien statt Feuer und produzieren keinen Rauch. Die WHO befürchtet, diese Produkte könnten die Hemmschwellen zum Rauchen senken und warnt deshalb davor.

Ungleichheit Die EU-Kommission schlägt Alarm wegen der ungleichen Gesundheitsversorgung zwischen Ost und West. In Rumänien ist die Kindersterblichkeit sechsmal so hoch wie zum Beispiel in Schweden. Die Kommission erarbeitet nun einen langfristigen Massnahmeplan.

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Veranstaltungen Veranstalter

Besonderes

Datum/Ort

Weitere Informationen

VZK-Tagung Gesundheitsversorgung Verein Zürcher Krankenhäuser

Beiträge u.a. von Thomas Heiniger, 13. November Gesundheitsdirektor ZH, Simon Hölzer, Kontresshaus Geschäftsführer SwissDRG, Stefan Kaufmann, Zürich Direktor santésuisse

www.vzk.ch

Auswirkungen von DRG auf die Tarifpartner santésuisse

Beiträge u.a. von Carlo Conti (Regierungsrat BS), Stéphanie Mörikofer (Spitex Schweiz) und Reto Dahinden (CSS)

14. November Kantonsspital Aarau

www.santesuisse.ch

19. November Hotel Bellevue Palace, Bern

www.novartis.ch

11. Forum für Gesundheitsökonomie Novartis

Thema: «Die Nutzenfrage im Gesundheitswesen"

Welches Finanzierungsmodell für die Langzeitpflege ab 2012? isesuisse

Thema: Sichtweisen der Akteure und Erfahrungen aus dem Ausland

27. November www.isesuisse.ch Conference Center Olten

Zeichnung: Marc Roulin

Melden Sie uns Ihre Veranstaltungen an: redaktion@santesuisse.ch! Weitere Veranstaltungen unter www.santesuisse.ch

25 | Service 9/08


Service

Medtech-Award für neues Medikamenten-Dosiersystem

Neue Methode für schmerzfreie und sichere Verabreichung von Medikamenten Der KTI Medtech Award 2008 geht an ein Projekt, das Mikronadeln zur schmerzfreien und präzisen Verabreichung von Medikamenten und Impfungen entwickelt. Professor Dr. Yann Barrandon vom Laboratoire de Dynamique des Cellules Souches (LDCS) und Dr. Frédéric Neftel, CEO und Präsident der Firma Debiotech SA, heissen die Preisträger. Die beiden Forscher entwickelten im Rahmen eines KTI-Projekts Mikronadeln mit Hohlraum, die eine für den Patienten

nahezu schmerzlose Medikamentenabgabe durch die Haut ermöglichen. Mit diesen Mikronadeln können Ärzte den Patientinnen und Patienten Medikamente durch die Haut verabreichen und exakt dosieren. Die Nadeln dringen sehr schonend durch die Haut ein, wodurch die Einstichstelle rasch verheilt. Insbesondere dürften die Mikronadeln künftig bei Insulin- und Hormonbehandlungen sowie bei der Verabreichung von Impfstoffen zum Einsatz kommen.

Kanton und SBB spannen zusammen

Mit Spezialaktionen und neuem Rollmaterial: Tessiner Regionalzüge werden für Velofahrer attraktiver fördern, wie das bfu-Magazin mitteilt. Die Bahn bietet spezielle, günstige Billette für Velo-Ausflüge an, ebenso wie ein «Velo-GA» für ein Jahr. Ausserdem setzt die SBB-Tochter TILO, die im Tessin die Regionalzüge betreut, auf geräumige, velofahrerfreundliche S-Bahn-Züge. Ähnliche Züge gibt es auch in der Region Basel und in der Innerschweiz.

Foto: Keystone

Mobilität und Verkehr stellen das Tessin vor noch grössere Herausforderung als andere Kantone. Die komplizierte Geografie und der massive Pendelverkehr aus Italien – täglich sind es 40 000 Personen – sind die Hauptgründe dafür. Der Kanton und die SBB sind deshalb aktiv geworden: Die Aktion «Treno –Bici» soll die kombinierte Nutzung von Zug und Velo

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Ausschreibung der Berufsprüfung für die/den Krankenversicherungs-Fachfrau/Fachmann mit eidgenössischem Fachausweis 2009 santésuisse führt die Berufsprüfung für die/den Krankenversicherungs-Fachfrau/Fachmann mit eidgenössischem Fachausweis wie folgt durch: Ort:

Olten und Lausanne

Daten:

schriftliche Prüfung: mündliche Prüfungen:

Montag, 11. Mai 2009 Dienstag, 12. Mai 2009 Mittwoch, 13. Mai 2009 Donnerstag, 14. Mai 2009

Zulassung: Prüfung nach Prüfungsordnung 2008

Zur Prüfung wird zugelassen, wer

a) über das Fähigkeitszeugnis einer dreijährigen Grundbildung oder eine gleichwertige Ausbildung (z.B. anerkanntes Diplom einer Handelsmittelschule, eidgenössische Matura) und eine Berufspraxis von mindestens vier Jahren nach Abschluss der Lehr- oder Studienzeit nachweist, wovon mindestens zwei Jahre in der Krankenversicherung nach KVG;

b) sechs Jahre Berufspraxis in der Krankenversicherung nach KVG nachweist.

Prüfung nach Reglement 2000

Kandidatinnen/Kandidaten, welche bereits die Berufsprüfung nach Reglement 2000 oder die Wiederholungsprüfung nach Reglement 2000 ohne Erfolg absolviert haben, werden wiederum nach Reglement 2000 und Wegleitung Ausgabe 2001 geprüft. Diese Prüfungsform wird nur noch 2009 und 2010 angeboten.

Prüfungsgebühr:

CHF 1050.–, zahlbar nach schriftlichem Zulassungsentscheid

Anmeldung:

auf besonderem Formular, erhältlich bei santésuisse, Ressort Ausbildung, Römerstrasse 20, Postfach, 4502 Solothurn, Tel. 032 625 41 41, Fax 032 625 41 51, E-mail: ausbildung@santesuisse.ch

Anmeldeschluss:

Mittwoch, 7. Januar 2009 (Poststempel)

Über die Zulassung zur Prüfung entscheidet die Prüfungskommission. Kandidatinnen/ Kandidaten werden darüber schriftlich informiert. Weitere Auskünfte erteilt das Ressort Ausbildung von santésuisse.


11. Nationale Gesundheitsförderungs-Konferenz, Seedamm Plaza, Pfäffikon SZ, Donnerstag, 15. und Freitag, 16. Januar 2009

Gesundheitsförderung im Spannungsfeld der Gesellschaftspolitik: soziale Determinanten nachhaltig beeinflussen Referentinnen und Referenten Thomas Abel, Prof. Dr., Leiter der Abteilung für Gesundheitsforschung am Institut für Sozialund Präventivmedizin der Universität Bern | Robin Cornelius, Gründer und Vorsitzender von Switcher AG, Le Mont-sur-Lausanne | Joachim Eder, Präsident des Stiftungsrates von Gesundheitsförderung Schweiz, Regierungsrat, Gesundheitsdirektor des Kantons Zug | Hugo Fasel, Direktor, Caritas Schweiz, Luzern | Rita Fuhrer, Regierungsrätin, Volkswirtschaftsdirektorin des Kantons Zürich | Michel Graf, MPH, Direktor der Schweizerischen Fachstelle für Alkohol- und andere Drogenprobleme, Lausanne | Armin Hüppin, Regierungsrat/Landesstatthalter, Vorsteher des Departements des Innern des Kantons Schwyz | Ueli Mäder, Prof. Dr., Soziologe, Institut für Soziologie der Universität Basel | Pierre-Yves Maillard, Präsident der Schweizerischen Gesundheitsdirektorenkonferenz, Staatsrat, Vorsteher der Gesundheits- und Sozialdirektion des Kantons Waadt, Lausanne | Thomas Mattig, Dr. iur., Direktor, Gesundheitsförderung Schweiz, Bern | Pasqualina Perrig-Chiello, Prof. Dr., Präsidentin der Leitungsgruppe des Nationalen Forschungsprogramms NFP 52, Institut für Psychologie der Universität Bern | Elisabeth Pott, Prof. Dr., Direktorin der Bundeszentrale für gesundheitliche Aufklärung, Köln, Deutschland | Rolf Rosenbrock, Prof. Dr., Wissenschaftszentrum Berlin für Sozialforschung, FG Public Health, Berlin, Deutschland | Urs Schwaller, Dr. iur., Rechtsanwalt, Ständerat CVP, Präsident der ständerätlichen Kommission für soziale Sicherheit und Gesundheit, Tafers (FR) | Kari Välimäki, Permanent Secretary, Ministry of Social Affairs and Health, Government, Helsinki, Finland | Richard Wilkinson, Professor of Social Epidemiology, Division of Epidemiology and Public Health, University of Nottingham Medical School, Queens Medical Centre, Nottingham, England Während der Konferenz finden verschiedene Workshops statt. Detailprogramm und Anmeldung: www.gesundheitsfoerderung.ch/konferenz


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